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Sommario del 23/12/2011
Benedetto XVI ricorda Vaclav Havel nel giorno dei funerali: “coraggioso difensore dei diritti umani”
◊ Un coraggioso difensore dei “diritti umani in un tempo nel quale questi erano sistematicamente negati al popolo” ceco. Così Benedetto XVI in un telegramma di cordoglio ricorda Vaclav Havel, il leader della Rivoluzione di Velluto scomparso domenica scorsa all’età di 75 anni, i cui funerali sono stati celebrati oggi nella Cattedrale di Praga. Il servizio di Roberta Barbi:
Rende grazie al Signore “per la libertà di cui ora gode il popolo della Repubblica Ceca”, il Santo Padre, nel telegramma di cordoglio che ha inviato in ricordo di Vaclav Havel, letterato, ma soprattutto statista ceco, del quale il Papa sottolinea, “la leadership visionaria” e la capacità che ebbe di “forgiare un nuovo sistema democratico dopo la caduta” del regime comunista. Il messaggio del Pontefice è stato letto dal nunzio apostolico emerito a Praga, cardinale Giovanni Coppa, durante i funerali di Stato di colui che fu il fondatore del movimento per i diritti umani e civili “Charta 77” e l’ultimo presidente della Cecoslovacchia, nonché il primo della Repubblica Ceca, funerali che si sono svolti questa mattina nella Cattedrale di Praga dedicata ai Santi Vito, Venceslao e Adalberto. A celebrare le esequie l’arcivescovo della città e presidente della Conferenza episcopale ceca, mons. Dominik Duka, che con Havel condivise un periodo di prigionia nel carcere di Plzen, per entrambi dovuto all’aperto dissenso manifestato contro il regime comunista. Nell’omelia il presule ha ricordato il sogno di Havel, che “verità e amore prevalgano sulla menzogna e sull’odio” e ne ha evidenziato la perseveranza nel renderlo realtà. Alla cerimonia funebre, concelebrata con il vescovo ausiliario di Praga mons. Vaclav Maly, hanno preso parte 12 capi di Stato, tre principi e una trentina di delegazioni straniere, che a mezzogiorno, unendosi ai 10 milioni e mezzo di abitanti del Paese, hanno osservato un minuto di silenzio mentre tutte le campane delle chiese ceche suonavano. Dopo il rito solenne, concluso con l’antico canto liturgico in onore di San Venceslao, in cui vengono invocati tutti i protettori della nazione ceca, c’è stato un momento commemorativo con i discorsi delle autorità intervenute; nel pomeriggio, l’ultimo addio dei parenti stretti nel crematorio di Praga. La terza e ultima giornata di lutto nazionale, al quale oggi si è unita la Slovacchia, tanto che il Requiem è stato recitato in ceco e in slovacco, si chiude con un concerto in suo onore, mentre l’urna di Havel sarà seppellita dopo Natale nella tomba di famiglia.
◊ Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio Cardinalizio, mons. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, e il sig. Timothy Andrew Fischer, ambasciatore di Australia, con la consorte, in visita di congedo.
◊ Non si può prescindere oggi dai laici cristiani, dalle famiglie soprattutto, nell’azione evangelizzatrice della Chiesa. Lo ha affermato padre Raniero Cantalamessa, che ha concluso questa mattina in Vaticano il ciclo delle prediche di Avvento tenute al Papa e alla Curia Romana. Nella quarta meditazione, il predicatore pontificio ha riconosciuto ai fedeli laici un ruolo spesso più “decisivo” del clero nel diffondere il Vangelo in contesti secolarizzati. Il servizio di Alessandro De Carolis:
È il “quarto mondo” quello a cui padre Cantalamessa dedica l’ultima riflessione: il quarto mondo secondo la sua ricostruzione delle “ondate evangelizzatrici” che hanno caratterizzato i duemila anni di storia della Chiesa. Dopo i vescovi protagonisti dell’annuncio di Cristo nel mondo greco-romano, i monaci in quello barbarico, i frati nel Nuovo mondo americano, padre Cantalamessa si è soffermato sui fedeli laici e la loro capacità di incidere nel mondo secolarizzato “post-cristiano”. Certo, ha riconosciuto il predicatore pontificio, non ci si può presentare a un uomo che ha “smarrito ogni contatto con la Chiesa e non sa più chi è Gesù” e imporgli venti secoli di dottrina e tradizione. E inoltre, se “non si può cambiare l’essenziale dell’annuncio”, si “può e deve cambiare il modo di presentarlo”, compiendo uno sforzo di “creatività”:
“Abbiamo un alleato in questo sforzo: il fallimento di tutti i tentativi fatti dal mondo secolarizzato per sostituire il kerygma cristiano con altri ‘gridi’ e altri ‘manifesti’. Io porto spesso l’esempio del celebre dipinto del pittore norvegese Edvard Munch, intitolato ‘L’urlo’ (…) È un grido di angoscia, un grido vuoto, senza parole, solo suono. Mi sembra la descrizione più efficace della situazione dell’uomo moderno che, avendo dimenticato il grido pieno di contenuto che è il kerygma, si ritrova a dovere urlare a vuoto la propria angoscia esistenziale”.
Con il Vangelo, invece, è possibile sempre ripartire da un annuncio autentico, vitale, che non è, ha osservato padre Cantalamessa, né “finzione mentale”, né una “operazione di archeologia”, grazie alla “reale” contemporaneità di Cristo che vive tra gli uomini oggi, come duemila anni fa, grazie all’Eucaristia. Dunque, accanto ai ministri dell’Ostia, il Vaticano II ha fatto riscoprire il protagonismo dei laici nell’evangelizzazione. Questi ultimi, e soprattutto le famiglie, posseggono – ha detto il religioso – una potenzialità simile al processo di fissione dell’atomo, che rende li rende sul piano spirituale “una specie di energia nucleare della Chiesa”:
“Essi non più sono semplici collaboratori chiamati a dare il loro contributo professionale, il loro tempo e le loro risorse; sono portatori di carismi, con i quali, dice la Lumen gentium, ‘sono resi adatti e pronti ad assumersi opere e uffici, utili al rinnovamento e alla maggiore espansione della Chiesa’”.
I laici, ha ripetuto padre Cantalamessa, sono quelli che possono andare alla ricerca dei lontani molto più dei pastori per i quali è più facile “nutrire con la parola e i Sacramenti quelli che vengono in Chiesa:
“La parabola della pecorella smarrita si presenta oggi rovesciata: novantanove pecore si sono allontanate e una è rimasta all’ovile. Il pericolo è di passare tutto il tempo a nutrire quell’unica rimasta e non avere tempo, anche per la scarsità del clero, di andare alla ricerca delle smarrite. In questo l’apporto dei laici si rivela provvidenziale. di Dio per i nostri tempi La realizzazione più avanzata in questo senso sono i movimenti ecclesiali. Il loro contributo specifico all’evangelizzazione è di offrire agli adulti un’occasione per riscoprire il loro battesimo e diventare membri attivi e impegnati della Chiesa”.
E un’arma per farsi largo nel mondo dell’eclissi di Dio, dominato da scientismo e razionalismo – ha proseguito il predicatore pontificio, riecheggiando le parole di ieri del Papa – è l’arma della “gioia”:
“La testimonianza più credibile che tutti, venerabili padri e fratelli, clero e laici, giovani e anziani, possiamo dare al Vangelo è la gioia. Mostrare che Cristo è stato capace di riempire di gioia e di pace le nostra vita. La parola evangelizzare fa la sua comparsa, nella Scrittura, nella notte di Natale; il suo contenuto è la gioia: ‘Vi annuncio una grande gioia’, ‘Evangelizo vobis gaudium magnum’, disse l’angelo ai pastori. E questo è un linguaggio che tutti capiscono”.
L’ultimo spunto, padre Cantalamessa lo ha riservato al Natale, con una domanda che scava nella coscienza e che già molti secoli fa Origene, Sant’Agostino, San Bernardo si erano posti:
“Che giova a me che Cristo sia nato una volta a Betlemme da Maria, se non nasce di nuovo per fede nel mio cuore?”.
Cinque passi verso la gioia: l’editoriale di padre Lombardi sul discorso del Papa alla Curia Romana
◊ Vasta eco ha avuto in tutto il mondo il discorso che il Papa ha rivolto ieri alla Curia Romana per il tradizionale scambio degli auguri natalizi. Benedetto XVI, sottolineando che “il nocciolo della crisi della Chiesa in Europa è la crisi della fede”, ha proposto cinque indicazioni per rilanciare l’annuncio del Vangelo nel vecchio continente. Ascoltiamo, in proposito, il nostro direttore, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:
Anche quest’anno nel discorso ai suoi collaboratori della Curia Romana prima di Natale il Papa è riuscito a dirci qualcosa di bello, di grande e di incoraggiante. Lo ha fatto proprio sullo sfondo di questo tempo di crisi che egli ritiene – ben a ragione – non solo economica, ma più profondamente morale, culturale, spirituale. E lo ha fatto riflettendo su una delle esperienze che lo ha colpito di più fra quelle di quest’anno passato: la Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid. Papa Benedetto individua “un modo nuovo, ringiovanito, di essere cristiani” e ce lo delinea in cinque passi, cinque indicazioni per capire che cosa annunciare – e come - a un mondo che sembra “stanco” e “tediato” di essere cristiano.
Anzitutto, “una nuova esperienza della cattolicità, dell’universalità della Chiesa”: che siamo tutti fratelli e sorelle non è solo un’idea, ma un’esperienza. Poi, “essere per gli altri è bello”: il tempo e la vita trovano il loro senso quando vengono donati, non quando vengono tenuti per sé. Quindi l’adorazione, l’atto di fede davanti a Cristo risorto presente nell’Eucarestia: Dio è davvero presente fra noi, per noi e con noi. E ancora, il perdono di Dio per ognuno di noi nel sacramento della Penitenza, per contrastare continuamente il nostro egoismo, alleggerire il nostro peso e riaprirci all’amore. Infine, la certezza di essere voluti, accettati, accolti, amati da Dio. Insieme, donarsi, credere, chiedere perdono, affidarsi all’amore. Percorrendo questi cinque passi la vita si apre alla gioia. Se no, il dubbio se sia bene esistere non trova risposta e diventa insuperabile e la vita è preda della tristezza. “Dal dubbio su Dio segue inevitabilmente il dubbio circa lo stesso essere uomini”- dice il Papa. Ma Dio si è fatto uomo proprio per aiutarci a superare questi due dubbi. Dunque: “E’ bene esistere come persone umane, anche in tempi difficili”. Buon Natale!
Salvatore Martinez sulle parole del Papa alla Curia: la fede viva cambia la storia
◊ Ridare vitalità ad una fede spesso stanca a partire dalla gioia di sapersi amati da Dio: questa è una delle esortazioni di Benedetto XVI nel suo discorso alla Curia. Ogni riforma della Chiesa - ha affermato - resterà inefficace se non si attua una vera conversione del cuore nell’incontro vero con Cristo. Si sofferma su questa annotazione il presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito Santo, Salvatore Martinez, al microfono di Sergio Centofanti:
R. – Il Santo Padre, a conclusione di questo anno che è stato certamente di estrema difficoltà per gli Stati, per i mercati, per i popoli, ci indica una via sicura per uscire dalla crisi. Afferma in modo estremamente chiaro che la radice, la madre di tutte le crisi è spirituale: ecco perché si risponde con la cifra netta, forte, decisa della fede; ma una fede viva, perché è possibile che ci sia anche una fede morta. Muore la fede quando muore il primato di Dio. Non è possibile per i cristiani cedere nel tempo della crisi! Il Santo Padre, quindi, per così dire, chiude un anno e ne apre uno nuovo che dedica, consacra proprio al tema della fede, riproponendo l’attualità dell’esperienza cristiana, con la gioia di essere cristiani. E questo incontro con la Persona viva di Gesù Cristo non solo cambia la vita, ma cambia la storia!
D. – Una medicina contro la stanchezza del credere - ha detto il Papa - è stata la magnifica esperienza della Giornata mondiale della gioventù a Madrid. Benedetto XVI ha parlato di un modo nuovo, ringiovanito di essere cristiani ...
R. - ... e si temeva un flop, perché l’Europa sembra essere non solo allergica alle proprie radici cristiane, ma sembrerebbe consacrare l’egoismo della rinuncia. I giovani ci hanno testimoniato l’altruismo del dono, in Spagna; hanno affermato che è possibile percepire questo amore di Dio. E allora, tante nostre preoccupazioni sono vane, questo pessimismo della speranza deve invece lasciare il posto ad un nuovo ottimismo. L’ottimismo è in chi crede, in chi sa che nella fede c’è una vera forza di cambiamento. I giovani, con il loro entusiasmo, con la loro gioia, ci dicono non che c’è un nuovo modo di credere: il modo è sempre lo stesso. E l’esperienza dell'incontro con la Persona di Gesù Cristo, è il passare da un incontro ad un incontro. Questo regala gioia, questo è lo stile di vita dei cristiani di ogni generazione, di ogni tempo.
D. – Il Papa ha fatto un confronto con l’Africa, con la gioia di essere cristiani in Africa, e con il tedio di essere cristiani, invece, che a volte si riscontra in Europa ...
R. – L’incontro con queste Chiese di confine ci dice quanto l’esperienza cristiana ci riconduca ad una fede vitale. Bernanos diceva che sono i poveri che ci insegnano a non disperare, perché possono solo sperare. E’ una speranza che costruisce, una speranza creativa, una speranza che si fa dignità di popolo, una speranza che non rinuncia alle proprie tradizioni, alle proprie memorie ... Questo ci testimoniano questi popoli, ma mostra soprattutto quella vitalità, quella voglia di crescere che poi fa bene non soltanto alla speranza, ma fa bene anche alla statura, alla dignità di un popolo. (gf)
Incontro a Roma con mons. Mamberti e Giulio Terzi di Sant'Agata sul Messaggio del Papa per la pace
◊ “Educare i giovani alla giustizia alla pace”. Questo il tema del messaggio di Papa Benedetto XVI per la Giornata mondiale della pace 2012, che è stato al centro di un incontro svoltosi ieri sera a Roma. L’evento, promosso dalla Congregazione dei Figli dell’Immacolata Concezione e da Elea, ha visto la partecipazione dell’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati e del ministro degli esteri italiano Giulio Terzi di Sant’Agata. Il servizio di Michele Raviart:
Affrontare il tema della pace in una prospettiva educativa, nel convincimento che i giovani con il loro entusiasmo e la loro spinta ideale, possano offrire una nuova speranza al mondo. Questo l’auspicio del Santo Padre nel messaggio per la Giornata mondiale della pace del 2012, dopo un anno di frustrazione per una crisi economica le cui radici sono prima di tutto antropologiche e culturali. Educare i giovani alla pace, attraverso la giustizia e la verità universale, è un dovere primario di tutta la società e delle sue istituzioni, a cominciare dalla famiglia, come ci spiega mons. Dominique Mamberti, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati:
“La famiglia è il primo ambiente dove si viene educati alla giustizia e alla pace. Occorre, perciò, aiutare innanzitutto i genitori a esercitare il loro diritto-dovere primario in materia educativa. Diviene così una priorità, adoperarsi ad ogni livello per creare le condizioni migliori perché la famiglia possa adempiere il suo compito, rimuovendo gli ostacoli che vengono da condizioni di lavoro poco armonizzabili con la responsabilità familiare, da preoccupazioni per il futuro, da ritmi di vita frenetici”.
Un invito rivolto principalmente ai responsabili politici, che devono anche poter “offrire ai giovani un’immagine limpida della politica, come vero servizio per il bene di tutti”. Un’educazione che ha bisogno di testimoni credibili, e che non può prescindere dai mezzi di comunicazione di massa:
“Non esiste nella società chi ha il compito esclusivo di formare e chi ha invece quello esclusivo di informare. Già il Concilio Vaticano II metteva in guardia dal pericolo di un’informazione che non tenesse conto della legge morale dei diritti e della dignità dell’uomo”.
La formazione integrale della persona, riguarda innanzitutto la dimensione morale e spirituale dell’essere, e la prima educazione “consiste nell’imparare a riconoscere nell’uomo l’immagine del Creatore e, di conseguenza, ad avere un profondo rispetto per ogni essere umano”. La verità, quindi, come mezzo per un espressione compiuta della libertà, che non è il dominio del libero arbitrio, ma è il rapporto con gli altri, e soprattutto, con Dio. La base, quindi, della convivenza giusta e pacifica tra le persone. Una giustizia che non è una semplice convenzione umana, ma una legge morale universale; una pace che non è solo un dono di Dio, ma un’opera da costruire. Giulio Terzi di Sant’Agata, ministro degli Esteri italiano:
“La pace non è più l’assenza dello stato di guerra, ma con il mutare dei fattori di crisi si definisce oggi in senso positivo: la pace è perciò lotta alla miseria, lotta alla povertà, alla malattia, al degrado ambientale. È integrazione dello straniero, è stabilità, è sicurezza. E riprendendo le parole di Papa Paolo VI, la pace non è pacifismo, non nasconde una concezione vile e pigra della vita, ma proclama i più alti e universali valori della vita, verità, giustizia, libertà e amore”. (bi)
◊ La comunità della Radio Vaticana si è riunita oggi nella Capella dell’Annunciazione di Palazzo Pio per la tradizionale Messa in attesa del Natale. Alla celebrazione eucaristica ha fatto seguito un incontro conviviale per lo scambio degli auguri. Il servizio di Cecilia Seppia:
E’ una consuetudine che si rinnova con gioia quella di ritrovarsi insieme e raccogliersi in preghiera in attesa del Natale, nonostante il lavoro frenetico che la comunicazione impone, nonostante la diversità culturale di una Radio che parla dai suoi microfoni in 45 lingue diverse a tutti i popoli del mondo. A presiedere la celebrazione eucaristica di oggi è stato padre Georges Cheung leung Chung, responsabile del Servizio documentazione; nell’omelia poi le parole di incoraggiamento e speranza di padre Taras Kotsur, responsabile del Programma ucraino, di rito greco-cattolico. Il sacerdote ha ricordato come per essere efficaci strumenti per la nuova evangelizzazione, secondo l’auspicio del Papa, dobbiamo cominciare da noi stessi abbattendo muri e steccati, come ha fatto Gesù che nascendo nella grotta di Betlemme ha unito tutte le genti:
“E’ perché siamo fratelli e sorelle in Cristo che possiamo radunarci attorno all’unico Altare, nonostante la provenienza, appartenenza razziale o etnica, o stato sociale. Così auguro a tutti noi che il nostro lavoro e le nostre parole si distinguano per la fede profonda, per il coraggio senza compromessi e l’umiltà dei servi non degni di sciogliere il legaccio dei calzari. E che siamo come Maria: sempre pronti ad aiutare coloro che ne abbiano bisogno. Noi facciamo un lavoro grandissimo ed importantissimo: questo lo attestano anche numerose testimonianze che abbiamo ricevuto durante questo anno giubilare del nostro 80.mo. Però, non lo facciamo per conto nostro: lo facciamo al servizio della Chiesa e del Papa e dobbiamo ricordare che lo facciamo sempre, prima di tutto, per la maggiore gloria di Dio”.
Dopo la Messa, la festa, nella Sala Marconi di Palazzo Pio, il saluto del direttore generale Padre Federico Lombardi che ha ripercorso l'anno dell'ottantesimo della Radio, denso di eventi e sfide, come quella digitale, sintetizzati nel volume di Fernando Bea e Alessandro De Carolis. Quindi il suo augurio:
“Chiedo veramente che questo Natale, questa venuta di Gesù, sia per tutti una fonte di serenità, una fonte di speranza, una fonte di coraggio, per pensare che abbiamo davanti un futuro bello per la nostra vita, per le nostre famiglie; anche se ci sono delle difficoltà, non c’è motivo di scoraggiarsi!”.
A nome dei tanti laici che lavorano nella Radio Vaticana, redattori, giornalisti, personale tecnico e amministrativo, anche le parole di auguri del nostro collega del Radiogiornale in lingua italiana, Salvatore Sabatino, da poco papà, che si è fatto interprete della vera gioia di celebrare la nascita, il dono meraviglioso della vita che ogni bambino incarna. Quindi ha ribadito l’impegno di tutti per essere ogni giorno esempio di confronto e unità in un mondo che troppo spesso ha paura di chi è diverso. (gf)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un editoriale di Julian Carron dal titolo “La tentazione del Natale”.
Telegramma del Papa per i funerali dell’ex presidente ceco Havel.
In rilievo, nell’informazione internazionale, la Somalia, segnata da fame e guerra, e la Siria, dove si sono verificati gravi attentati.
In cultura, un articolo di Silvia Guidi dal titolo “Il terribile critico” dell’‘Osservatore’”.
Il calore umano contro il gelo della dittatura nell’Urss: Lucetta Scaraffia recensisce il libro di memorie di Victor Zaslavsky “Il mio compagno di banco Ramon Mercader”.
L’Accademia del Papa “tosto”: Marcello Filotei su Santa Cecilia (fondata da Sisto V nel 1585), una delle istituzioni musicali più antiche del mondo.
Una luce nelle tenebre: Raffaele Alessandrini su Paolo VI e il “Diario di Gusen” di Aldo Carpi.
Un articolo di Isabella Farinelli dal titolo “Quei libri colorati dai frutti d’oro”: dall’Africa un arcobaleno di carta in vendita per le strade italiane.
Crisi dalle radici più antiche: il cardinale Angelo Scola sul “Corriere della Sera”.
Una famiglia costruita sulla roccia: nell’informazione religiosa, Enrica Rosanna sul centenario dell’approvazione delle Figlie di Maria Ausiliatrice come istituto di diritto pontificio.
Una risposta al grido d’angoscia dell’uomo: nell’informazione vaticana, la conclusione delle prediche d’Avvento in Vaticano.
◊ E' crisi diplomatica tra Francia e Turchia dopo il via libera dell'Assemblea nazionale transalpina alla legge che punisce la negazione dei genocidi, compreso quello degli armeni tra il 1915 e il 1917. Ankara ha reagito in maniera molto dura, cancellando tutti gli incontri con la Francia e annunciando misure severe. Questa mattina, inoltre, il premier turco Erdogan ha accusato Parigi di aver commesso un "genocidio" in Algeria a partire dal 1945. Ma cosa si rischia, ora, sul fronte dell’Alleanza Atlantica? Entrambi i Paesi fanno parte della Nato con ruoli di primo piano. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Massimo Nava, corrispondente da Parigi per il Corriere della Sera:
R. – E’ prematuro immaginare una crisi addirittura dell’Alleanza Atlantica rispetto a una problematica storica che, inevitabilmente, crea polemiche, come le ha già create in passato. Piuttosto mette ulteriormente in crisi le discussioni sull’allargamento dell’Europa e sulla marcia – ovviamente – della Turchia sull’Europa.
D. – Molti osservatori vedono dietro questa crisi innescata dalla Francia una manovra elettorale di Sarkozy che vuole accaparrarsi alle prossime presidenziali il voto della comunità armena: lo ha ribadito anche Erdogan. Quanto è reale questa ipotesi?
R. – Sicuramente questo pesa, ma qui va ricordato che la questione della condanna del genocidio armeno fu messa all’ordine del giorno dell’Assemblea nazionale francese già nella precedente campagna elettorale e fu un voto promosso addirittura dall’allora candidata Ségolène Royal. Essendo la comunità armena in Francia particolarmente influente, tra l’altro oltre che una comunità di affari è anche una comunità che ha spesso sostenuto e promosso iniziative contro un’eventuale adesione della Turchia all’Europa, chiaramente promuovendo un argomento su cui i nervi turchi sono particolarmente scoperti, è chiaro che si allontana ancora di più questa prospettiva.
D. – Bisogna anche dire che Francia e Turchia hanno avuto un ruolo di primo piano anche sul fronte dei Paesi che hanno vissuto dei sommovimenti, quelli che tutti chiamano la “primavera araba”: pensiamo alla Siria in questi giorni o alla Libia, alla Tunisia… Ora come si confronteranno dopo questa rottura? Può diventare questo un ulteriore fronte di tensione?
R. – Io credo di sì, anche perché è evidente che, mentre la Francia è in prima linea nel rendere più difficile il cammino della Turchia verso l’Europa, la Turchia in questo momento - forte anche di una situazione economico-finanziaria persino più florida e comunque più promettente dei Paesi europei - sta giocando un ruolo di primo piano in tutto il Medio Oriente, cercando soprattutto di tendere la mano a quei partiti filoislamici che oggi sono maggioritari e che stanno vincendo le elezioni e che almeno nelle promesse, se non ancora nei fatti, cercano di proporsi proprio col modello Ergodan: un modello in cui l’islam sia un elemento di espressione dell’identità nazionale, ma non influenzi più di tanto la vita politica e le strutture dello Stato. (mg)
Betlemme prepara il Natale: l'amore di Gesù Bambino è più forte dei muri che dividono
◊ Clima di grande gioia in preparazione del Natale al Caritas Baby Hospital di Betlemme che offre cure mediche, assistenza sanitaria e psicologica ai bambini affetti da malattie croniche e alle loro mamme. Al microfono di Antonella Palermo la testimonianza di suor Lucia Corradin, francescana elisabettiana che da nove anni lavora presso la struttura.
R. – Pur nella nostra realtà di essere imprigionati dal muro, da check-point, quindi da una situazione sempre critica nella zona palestinese, e quindi anche qui a Betlemme, da noi si respira un’atmosfera di gioia, di grande soddisfazione, perché in qualche modo si è realizzato un grande sogno, avvenuto l’anno scorso, con l’inaugurazione ufficiale del padiglione ambulatoriale del nuovo appartamento delle mamme, che ha la possibilità di accogliere, da 25 posti letti, 46 posti letti. Il padiglione ambulatoriale è costituito da 6 ambulatori che vedono una media di 100 bambini al giorno e da alcuni mesi abbiamo la garanzia di avere delle consulenze specialistiche.
D. – Ad un anno di distanza dall’inaugurazione che bilancio fate?
R. – Un bilancio estremamente positivo, se guardiamo appunto all’aspetto educativo, formativo per le mamme, e se guardiamo all’aspetto ambulatoriale, possiamo valutare che anche le visite stesse sono molto aumentate.
D. – Il mistero del Natale al Caritas Baby Hospital di Betlemme si vive con la sua forza dirompente ogni giorno, ogni istante…
R. – Sì, diciamo che noi abbiamo la fortuna di essere a contatto con i bambini, e quindi è un’incarnazione costante questo mistero; noi abbiamo la possibilità di vedere questa sua parte che si svela, che ci racconta, che si fa carne, e in questa sua debolezza, questo Dio che si fa uomo, che si fa fragile, con tutta la sua potenza, che è nascosta in questa debolezza. E’ proprio questo l’incanto e ci si meraviglia come quando un bambino sta bene o comincia a sorridere o a fare le prime smorfie: sono segni di una vita che non ha confini, di una vita che porta speranza, che porta luce. Questo è il significato anche etimologico di Betlemme: essere "Casa del pane", che è in grado di sfamare ogni fame – di piccoli e di grandi - come Gesù ha fatto. (ap)
Giornata particolare nella parrocchia di Beit Jala a Betlemme che ha organizzato una grande festa con i bambini del villaggio e le loro famiglie impossibilitati a partecipare alle celebrazioni del Natale, con il Patriarca latino emerito di Gerusalemme Michel Sabbah. Un Natale diverso questo per la comunità locale che vede l’espropriazione da parte di Gerusalemme di 1200 ettari di terreno coltivabile fondamentale per la vita e l’economia degli abitanti. Al microfono di Antonella Palermo sentiamo padre Ibrahim Shomali parroco di Beit Jala:
R. – Anticipiamo la Festa di Natale per i bambini che non potranno venire il 24 sera e il 25 e festeggiamo così il Natale con loro. Quello che vogliamo a trasmettere a questi bambini con questa nostra idea è che, anche se viviamo una situazione molto difficile, sia politicamente che economicamente, dobbiamo sempre mantenere la speranza, la speranza in Gesù Bambino che nasce anche per tutti questi bambini, per dar loro la pace e la serenità, almeno quella interiore.
D. – Come stanno vivendo questi giorni in famiglia?
R. – Vivono con gioia, ma vivono anche con un po’ di ansia, perché la situazione non è certo molto bella. Stiamo perdendo una parte dei nostri territori: infatti l’ultimo tratto rimasto per i cristiani, per la gente di Beit Jala, per la zona di Betlemme sarà presa per realizzare la costruzione del muro.
D. – Ci racconta anche un po’ gli antefatti di questa vicenda? Cosa è successo?
R. – Pretendendo la sicurezza, Israele vuole costruire questo muro di cui tutti sanno: il muro è ormai giunto alla nostra zona. Il nostro problema è che il muro che è stato costruito non è in realtà per la sicurezza: se fosse, infatti, per motivi di sicurezza, potrebbero costruirlo sulla “linea verde”; invece lo costruiscono sul nostro terreno, rubando 1.200 ettari, abitati da 57 famiglie, per unire due colonie ebraiche. E’ per tutto questo che i nostri sentimenti sono un po’ di rabbia e un po’ anche di mancanza di speranza per il futuro: è per questo che cerchiamo di portare un po’ di speranza a tutti i nostri bambini, così che loro possano poi dare speranza ai loro genitori, alle loro famiglie, perché i bambini sono la speranza della Chiesa! (mg)
◊ Il cinema di Natale riserva sorprese: cala finalmente l’interesse per le commedie italiane infarcite di banalità e volgarità, mentre tra i diversi titoli si segnalano i tradizionali cartoni animati con storie molto ben scritte e originali, come nel divertente “Il figlio di babbo Natale”, oppure alcuni titoli di nicchia eleganti, tra cui spicca “The Artist”, un sincero omaggio al cinema muto che torna ad appassionare e incuriosire. Il servizio di Luca Pellegrini:
“Questa è la vera slitta! Pensavo fosse stata rottamata anni fa!”.
“Lo pensavano tutti!”
“Costruita nel 1845, arriva a 50.000 miglia all’ora e un’altezza di 12 mila metri… Polvere magica...”.
Anche la slitta di Babbo Natale, rossa, legno pregiato, bussola e lanterna per viaggiare di notte, è parcheggiata in un hangar e andata in pensione. Come le renne, che ormai non volano più. Al Polo Nord, nella fabbrica dei regali, è arrivata, infatti, la tecnologia: catene di montaggio sofisticate e computerizzate e una vera e propria nave spaziale che plana sui villaggi e le città, catapultando gli elfi che, cronometro alla mano, mettono a tutti i bambini e le bambine del mondo un dono sotto l’albero. Succede però che, per una svista, ne saltino una e il tempo stringe: prima dell’alba bisogna rimediare. Così i vecchi mezzi tornano in funzione e chi riuscirà a concludere felicemente la missione e salvare la dignità di Babbo Natale sarà proprio il figlio pasticcione, Arthur, accompagnato da un simpaticissimo e anziano Bisnonno Natale. Realizzato con stile, humour, ritmo, fantasia e buoni sentimenti, la commedia d’animazione in 3D è il film di Natale - una bella storia piena di emozioni importanti, precisa la regista Sarah Smith - che entusiasmerà i piccoli e divertirà anche i grandi. Come fa “Il gatto con gli stivali”, che regala un film tutto suo a uno dei più divertenti e amati personaggi della saga di Shrek. Altrimenti ci si può concedere un momento di grande cinema scegliendo un film anomalo, ma di rara eleganza e di splendida fattura: “The Artist” è muto, in bianco e nero, storia semplicissima, per questo una sfida per il pubblico di oggi. Ma il suo regista, Michel Hazanavicius, ha saputo costruire una commedia romantica ambientata in quel fatidico lasso di tempo nel quale molti soffrirono per il passaggio dal muto al sonoro. Qui si seguono le difficoltà di una star nell’accettare la parola sullo schermo, dunque la sua caduta e la sua rinascita. Senza alcuna retorica e come un sincero omaggio alla storia del cinema, il film è spettacolare e curioso nella sua semplicità, splendidamente diretto e interpretato, accompagnato da una colonna sonora sapientemente scritta, che supplisce alle parole di cui non se ne sente la mancanza: parlano gli sguardi, parla il cuore.
Filippine: oltre mille morti e centinaia di dispersi per il tifone Washi
◊ Sarebbero ancora centinaia i dispersi dopo il passaggio del tifone Washi nel sud delle Filippine che secondo la protezione civile ha provocato più di 1000 morti accertati, colpendo a vario titolo mezzo milione di persone. La drastica impennata di un bilancio comunque provvisorio e da verificare – l’ultimo rendiconto confermava solo una cinquantina di dispersi – è riportata da fonti di agenzia internazionali riprese anche dai quotidiani dell’arcipelago. Si spiegherebbe con le segnalazioni degli abitanti delle aree rurali dell’isola di Mindanao che non sono riusciti ancora a riabbracciare i propri cari e a superstiti che finora, a causa dello shock o per le ferite riportate, non avevano offerto la loro testimonianza. La tempesta, che ha toccato le coste di Mindanao nel fine settimana scorso si è abbattuta con particolare violenza sulle località di Cagayan de Oro, che conta circa un milione di abitanti, e Iligan (100.000) portando inondazioni che hanno travolto interi quartieri, distrutto ponti e strade, costringendo migliaia di persone ad abbandonare le proprie abitazioni e a cercare un riparo di fortuna. Secondo la protezione civile i numeri restano comunque ancora tutti da verificare. L’Onu - riferisce l'agenzia Misna - ha lanciato nel frattempo un appello per mobilitare la comunità internazionale, sottolineando che sono necessarie risorse per garantire la distribuzione di acqua potabile, alimenti, tende da campo agli sfollati. Un carico con 42 tonnellate di generi di prima necessità dovrebbe raggiungere oggi via aerea alcune delle aree colpite. L’arcipelago è colpito ogni anno da almeno una ventina di tempeste che solitamente si abbattono sul nord. “Mindanao non era abituata a tifoni di questo genere e la gente è stata colta impreparata. Ma tali eventi possono essere il risultato dei cambiamenti climatici: i tifoni si scatenano laddove erano inusuali in passato” ha detto ieri mons. Broderick Pabillo, vescovo ausiliare di Manila e responsabile della Caritas-Filippine. (R.P.)
La Caritas Internationalis accanto alla popolazione affamata della Corea del Nord
◊ Caritas Internationalis in prima linea nel portare aiuto alla popolazione della Corea del Nord, da tempo afflitta da una grave crisi alimentare: secondo una stima del Programma alimentare delle Nazioni Unite, di cui riferisce l'agenzia Sir, soltanto il 6% delle famiglie hanno cibo sufficiente a soddisfare il loro fabbisogno giornaliero, mentre i due terzi della popolazione, che ammonta a 24 milioni e mezzo di persone, non mangia abbastanza né regolarmente. Mentre l’Occidente sta col fiato sospeso per la successione politica del leader nordcoreano Kim Jong-Il, scomparso nei giorni scorsi, il popolo sopravvive a stento in un Paese in cui un chilo di riso costa quanto viene pagato un salario mensile. In aiuto dei poveri, la Caritas coreana ha installato nella capitale Pyongyang un laboratorio in cui realizzare semi di patate senza virus, fornire gratuitamente farmaci, vaccini e attrezzature mediche di vario tipo. Inoltre, in occasione del Natale, è stata promossa una raccolta fondi che ha permesso di inviare 100 tonnellate di farina a un ospedale e a un asilo nido. La Caritas anche in futuro continuerà a stare accanto ai nordcoreani: “La carità non conosce frontiere”, ha ribadito l’arcivescovo Osvaldo Padilla, nunzio apostolico in Corea. (R.B.)
Iraq: cancellata la Messa di Mezzanotte in molte città, aumentano le aggressioni ai cristiani
◊ Mons. Louis Sako, arcivescovo cattolico-caldeo di Kirkuk, nel Nord dell’Iraq, ha dichiarato ad Aiuto alla Chiesa che Soffre che i cristiani sono spaventati dai recenti attacchi. Il presule – come riferisce Zenit - ha detto che non sarà possibile celebrare la Messa di mezzanotte a causa dell’alto rischio per l’incolumità dei fedeli (tutte le liturgie del tempo natalizio saranno celebrate nelle ore diurne) e che i cristiani non mostreranno decorazioni di Natale fuori delle loro case. “La Messa di mezzanotte per la Vigilia di Natale – ha affermato mons. Sako - è stata cancellata a Baghdad, a Mosul e a Kirkuk, a causa dei continui attentati omicidi contri i cristiani e dell’attacco contro la chiesa di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso, avvenuto il 31 ottobre, in cui sono rimaste uccise 57 persone”. Secondo l’arcivescovo di Kirkuk la sicurezza nel paese sta diventando sempre più precaria a seguito del ritiro delle truppe USA avvenuto all’inizio di questo mese. Mons. Sako ha sostenuto, tuttavia, che la situazione è drammaticamente segnata dai contrasti per il potere politico tra sunniti e sciiti. Le dichiarazioni dell’arcivescovo sono state precedute da un gran numero di incidenti nel Nord della provincia del Kurdistan, precedentemente considerata “sicura”, avendo attirato numerosi cristiani dal Sud. Ad Erbil, la capitale del Kurdistan, un cristiano di 29 anni, Sermat Patros, è stato rapito nel pomeriggio del 12 dicembre scorso. La settimana precedente, tra il 2 e il 5 dicembre, non meno di 30 negozi di proprietà dei cristiani sono stati dati alle fiamme a Zakho nella provincia curda di Dohuk, nei pressi del confine con la Turchia. Oltre a questi incidenti si segnala l’uccisione di due coniugi cristiani, Adnan Elia Jakmakji e Raghad al Tawil, avvenuta in un sparatoria a bordo della loro automobile, a Mosul, nel Nord dell’Iraq, lo scorso 13 dicembre. Secondo quanto riferito, la coppia è stata deliberatamente presa di mira ed assassinata. Aiuto alla Chiesa che Soffre ha esortato i cristiani di tutto il mondo a pregare per i loro correligionari iracheni, durante tutto il tempo natalizio, in segno di solidarietà.
Pakistan: chiese presidiate dalla polizia per le Messe di Natale
◊ Oltre 2.500 poliziotti saranno presenti per proteggere le chiese cristiane in Pakistan durante il fine settimana di Natale, per prevenire gli attacchi da parte di gruppi islamisti radicali. Come riferiscono fonti locali dell'agenzia Fides, le circa 430 chiese cristiane esistenti in Pakistan saranno oggetto di “misure speciali di sicurezza” per evitare che le minoranze cristiane siano prese di mira e per garantire che i fedeli possano celebrare il Natale nella serenità e nella pace. “Ci saranno circa 2.500 poliziotti, tra cui i cecchini, per proteggere i fedeli cristiani a Natale” ha detto un portavoce della polizia di Lahore, in Punjab, dove si concentrano la maggioranza dei cristiani e dei loro luoghi di culto. “Abbiamo dato priorità a 38 chiese, di cui 20 sono ampiamente frequentate da cristiani stranieri che partecipano alla Messa di Natale” ha aggiunto. I cristiani, che rappresentano circa il 3% della popolazione, sono particolarmente discriminati e sottoposti ad abusi e violenze in Pakistan. Secondo fonti ufficiali, negli ultimi cinque anni, quasi 5.000 persone sono state vittime di attacchi da parte di gruppi fondamentalisti, in Pakistan: un quarto delle vittime sono cristiane. (R.P.)
India: Natale di pace in un anno di persecuzioni
◊ “Il Global Council of Indian Christians (Gcic) prega che la nascita di Cristo possa portare la pace in Karnataka, Orissa, Madhya Pradesh e tutti quei luoghi dell’India dove i cristiani sono perseguitati per la loro fede”. L’augurio di Sajan K George, presidente del Gcic, arriva insieme ad alcune dichiarazioni dei fondamentalisti indù del Kandhamal (Orissa), intenzionati a una serrata del distretto da oggi fino al 27 dicembre, per ostacolare le celebrazioni del Natale ai cristiani locali. In termini di libertà religiosa, il bilancio di quest’ultimo anno è drammatico: solo nel 2011 infatti, la minoranza cristiana è stata vittima di 170 attacchi per mano di nazionalisti indù. Il Karnataka è il Paese in cui si registra il numero più alto, con 45 incidenti. Seguono l’Orissa, 25 casi; Madhya Pradesh, 15; Kerala, 10; Tamil Nadu, Chhattisgarh, Uttar Pradesh, Andhra Pradesh e Maharastra con 6 ciascuno. A questi si aggiungono episodi isolati e aggressioni non registrate. Secondo dati raccolti dal Gcic, gli attacchi sono sistematici e di ogni tipo: omicidi, mutilazioni, ferite agli occhi e alle orecchie, spesso con danni permanenti; chiese, Bibbie, crocifissi e altri manufatti religiosi distrutti, dissacrati o bruciati; automobili, moto e biciclette distrutte; espropri forzati di case e terreni; tombe profanate. “Le aggressioni – specifica Sajan George – sono tutte su base religiosa e non rispettano nemmeno il precetti filosofici della Bhagavad Gitā (testo sacro dell’induismo, ndr), che insegna a tutti gli indiani l’amore e il rispetto per i credenti di ogni religione”. (R.P.)
Nepal: per la comunità cristiana è un Natale da vivere in sicurezza
◊ Un Natale di gioia, di festa e finalmente anche un Natale in sicurezza, quello che si apprestano a vivere i cristiani del Nepal, senza il rischio di attentati. “La nostra società sta cambiando, la popolazione indù ci rispetta”, testimonia all'agenzia AsiaNews una donna di fede cattolica di Kathmandu, dove chiese, abitazioni, hotel e negozi sono decorati a festa. Dopo la caduta della monarchia indù, nel 2006, il nuovo governo decise di rendere il Natale festa nazionale per incrementare il turismo, ma gli anni successivi sono stati difficili per la comunità cristiana, a causa degli attacchi dei fondamentalisti. Nel 2008, ad esempio, una frangia estremista uccise il sacerdote gesuita padre John Prakah; nel 2009 una bomba esplose nella cattedrale cattolica della capitale causando due morti e 13 feriti. Dal 2006 a oggi il numero dei cattolici in Nepal è cresciuto, passando dai seimila dell’anno della proclamazione dello Stato laico, ai diecimila di oggi; tuttavia, per ragioni di sicurezza, la cattedrale di Kathmandu resterà sorvegliata da volontari e poliziotti per tutto il periodo natalizio. (R.B.)
Pakistan: il caso Asia Bibi “sul tavolo del Ministero degli Interni”
◊ Il rapporto sulle drammatiche condizioni di salute di Asia Bibi, la cristiana condannata a morte ingiustamente per blasfemia, è stato inviato al Ministero federale dell’Interno del Pakistan dalla “Masihi Foundation”, l’Organizzazione non governativa che si occupa dell’assistenza legale e materiale della donna. L’Ong, come riferito all'agenzia Fides, segnala come “le condizioni psicofisiche della donna siano in netto peggioramento” e come “urgano controlli e cure mediche per evitare che la sua salute fisica e soprattutto mentale venga irrimediabilmente compromessa”. L’Ong auspica che il Ministero prenda immediati provvedimenti per tutelare la vita di Asia Bibi e disponga l’intervento di un team di medici. Sul caso di Asia Bibi, patente esempio di violazione dei diritti umani, della libertà religiosa e della giustizia, si sono espresse di recente anche istituzioni internazionali come il Parlamento Europeo e il Parlamento del Canada. In un risoluzione approvata il 17 dicembre, il Parlamento della UE, toccando il tema dei diritti delle donne in Asia, esprime “profonda preoccupazione per la gestione del processo contro Asia Bibi, che potrebbe ulteriormente erodere la fiducia nel sistema giudiziario del Pakistan e incoraggiare coloro che cercano di violare i diritti delle donne”. Nei giorni scorsi anche il Parlamento canadese ha chiesto la liberazione di Asia Bibi. In un messaggio congiunto, i deputati di Camera e Senato “invitano il governo del Pakistan a rilasciare immediatamente Asia Bibi, a garantire la sua sicurezza e il suo benessere, ad ascoltare il grido della comunità internazionale e a rispettare i principi della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani”. (R.P.)
India: sarebbe stato 'pianificato' l'omicidio del catechista cattolico in Orissa
◊ La comunità cristiana in Orissa non ha dubbi: l’omicidio di Rabindra Parichha, il catechista cattolico ucciso giorni fa in Orissa , è stato compiuto “su commissione”. La polizia, intanto, ha arrestato tre persone e, proseguendo le indagini, sta cercando di identificare con precisione i mandanti del delitto. Rabindra Parichha era impegnato nella difesa delle vittime dei massacri anticristiani avvenuti in Orissa nel 2008 e per combattere l’impunità: per queste ragioni, legate al suo forte impegno per la “giustizia e la pace”, è stato eliminato: lo dicono all'agenzia Fides i familiari di Rabindra Parichha, dicendosi certi che “l'uccisione è correlata al suo lavoro, dato che Rabindra curava la formazione giuridica dei sopravvissuti alla violenza di Kandhamal”. Parichha era un attivista cattolico impegnato per i diritti umani nell’arcidiocesi di Cuttack-Bhubaneswar. Buon organizzatore di comunità, operava come “catalizzatore” nel processo di sviluppo e promozione sociale per tutti, indipendentemente da casta, fede ed etnia. Stava aiutando a ottenere giustizia coloro che non avevano terra o avevano perso casa, terra e proprietà, in conseguenza dell’ondata di violenza estremista. Operava per il miglioramento della vita e per la tutela dei diritti di dalit (gli “intoccabili”) e tribali. Quest’opera, compiuta in nome del Vangelo e della Verità, lo rendeva inviso a molti, soprattutto ai gruppi estremisti indù, e gli è costata la vita. (R.P.)
Sri Lanka: per le piogge intense a rischio 38 mila persone, si teme l’esondazione delle dighe
◊ Oltre 38 mila persone dello Sri Lanka del nord sono state evacuate a causa delle piogge intense e delle inondazioni che si stanno abbattendo in questi giorni sull’isola. Più di 10 mila famiglie sono state sfollate in quattro distretti della provincia settentrionale, l’area più gravemente colpita riguarda quelli amministrativi di Kilinochchi, controllati in passato dalle Tigri Tamil. Solo a Kilinochchi - riferisce l'agenzia Fides - sono state sfollate 14.456 persone, tra queste oltre 5 mila sono state mandate in 31 campi profughi. Altri distretti duramente colpiti sono quelli di Mannar, Jaffna e Mullaitive, che si stavano lentamente riprendendo dopo 30 anni di guerra civile. Per far fronte a questa emergenza sono stati istituiti 41 centri di assistenza, impegnati 24 ore su 24 a distribuire aiuti. Le 33 dighe più grosse del Paese rischiano di esondare, e il Dipartimento per l’Irrigazione ha allertato la popolazione che vive nelle aree più basse di tenere sotto controllo l’aumento dei livelli dell’acqua. Il Dipartimento Meteorologico nazionale prevede ulteriori piogge intense e venti forti nel nord e a est del Paese, a causa dell’intensificarsi del monsone nordoccidentale. (R.P.)
Terra Santa: auguri per il Natale del presidente Peres ai cristiani
◊ Visita di Natale del presidente israeliano, Shimon Peres, ai cristiani di Jaffa. E’ accaduto ieri nella Chiesa di Sant'Antonio a Jaffa, dove il Presidente, accompagnato dal sindaco della città, Ron Huldai, è stato ricevuto dal parroco, padre Ramzi Sidawi. Secondo quanto riferisce il vicariato per i cattolici di espressione ebraica, Peres nell’augurare buone feste a tutti, ha fatto riferimento ai simboli di Hannuka, la festa ebraica delle Luci, e di Natale: il candelabro e la stella. “Entrambi – ha detto - hanno dato la luce e la pace nel mondo e non l'oscurità e l'odio”. Il sindaco Huldai, a sua volta, ha ricordato che a Jaffa vive la più grande comunità cristiana e che la visita del presidente servirà a rafforzare “la convivenza tra cristiani, ebrei e musulmani, rendendo la città un modello per il resto del Paese”. Nel salutare Peres - riferisce l'agenzia Sir - il parroco ha spiegato il lavoro dei francescani nella città e la vita della loro comunità. All’incontro erano presenti rappresentanti di tutte le Chiese cristiane e della “Terra Santa School”. (R.P.)
Il cardinale Bagnasco: serve 'sapienza' per decidere del bene di famiglie e Paese
◊ Per far fronte alla crisi serve “sapienza per decidere per il bene delle persone e per lo sviluppo del Paese” ed è necessario “affrontare le difficoltà nella solidarietà”: ad affermarlo questa mattina l'arcivescovo di Genova e presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, durante la registrazione del messaggio di auguri per il Natale. “La situazione è seria e preoccupante per le famiglie, per i giovani in particolare, ma anche per gli anziani” ha detto il porporato, aggiungendo: “È un Natale in cui dobbiamo continuare a pregare ed intensificare la nostra preghiera perché il Signore Gesù Bambino doni a tutti noi un supplemento di sapienza di saggezza per poter affrontare queste difficoltà insieme, nella solidarietà più stretta tra gli uni e gli altri”. Nello stesso tempo, serve “avere più sapienza per poter decidere le cose che in questo momento devono essere decise per il bene delle persone delle famiglie e per lo sviluppo del Paese”. Il porporato ha poi formulato i propri “auguri a tutti di serenità familiare perché se non c'è il nucleo familiare che assicura quella rete di rapporti, sicurezza, fiducia, proprio come la zattera che ciascuno desidera, è difficile poi affrontare qualunque onda. Se invece la famiglia è coesa nel suo interno, se gli affetti sono sicuri e belli, anche le onde più difficili si possono affrontare”. Parlando in particolare della città di Genova, il cardinale ha spiegato che, per superare la crisi c'è bisogno di 'trovare strade nuove': “Vorrei che l'appello riguardasse tutti perché a tutti i livelli bisogna decidere sul futuro della città, dove ci vuole un cambiamento - ormai questo è evidente da tutte le parti - di mentalità rispetto al lavoro, alle modalità, all'innovazione, alla progettazione. Non si può rimanere a guardare pensando ad una storia che è gloriosa, certamente, che non termina di essere ricca di potenzialità e professionalità - ha aggiunto - ma nello stesso tempo ha bisogno assolutamente di trovare strade nuove”. Ha quindi augurato alla città “di decidere rapidamente e insieme se svilupparsi oppure se stare a guardare gli altri”. E proprio a causa della crisi, ha detto il cardinale, “nelle nostre parrocchie le richieste di intervento si sono raddoppiate” anche se, “nello stesso tempo anche la generosità delle comunità cristiane, e della gente in genere, mi pare si sia risvegliata”. Per questo ha augurato alla diocesi ed a Genova “una preghiera ed una fede più intensa, profonda, più vera più ricca di preghiera che diventa solidarietà, carità fraterna, vicinanza”. (R.P.)
Strage a Damasco: 40 morti in un duplice attentato kamikaze
◊ Duplice attentato kamikaze a Damasco, che ha provocato stamani 40 morti e oltre 100 feriti. Gli attacchi, che il governo ha attribuito ad elementi di al Qaeda, sono avvenuti subito dopo l’arrivo ieri sera in Siria dei primi osservatori internazionali della Lega araba. Il servizio di Stefano Leszczynski :
La crisi siriana ha subito un’imprevedibile impennata di violenza. Stamattina, due kamikaze a bordo di auto imbottite di esplosivo hanno sferrato un duplice attentato nel cuore della capitale Damasco, uccidendo almeno 40 persone tra civili e militari. Nel mirino degli attentatori due basi dei Servizi di sicurezza. Gli attacchi, che il governo ha attribuito ad ambienti vicini ad al Qaeda, sono avvenuti poche ore dopo l’arrivo in Siria dei primi osservatori arabi incaricati di preparare il terreno all'intera missione della Lega araba. A differenza dei confinanti Libano e Iraq, la Siria è stata raramente teatro di attentati kamikaze e l'attacco odierno si inserisce in un contesto di forte tensione nel Paese, scosso da dieci mesi di proteste anti-regime, soffocate da una sanguinosa repressione che secondo l’Onu avrebbe provocato oltre 5.000 morti. Già da diversi giorni la rivolta ha conosciuto una pericolosa escalation di violenza sfociando in una rivolta armata attiva in alcune regioni, come quelle di Homs, Daraa e Idlib. Anche oggi, com'è consuetudine ormai ogni venerdì, giorno di preghiera islamica, sono in corso manifestazioni di protesta in varie località del Paese e gli attivisti anti-regime riferiscono dell'uccisione stamattina di almeno 14 civili, per lo più a Homs. L’opposizione infine accusa il regime di avere orchestrato gli attentati odierni per dimostrare alla Lega araba che stanno combattendo contro dei terroristi.
Tre operatori umanitari uccisi in Somalia
Tre operatori umanitari somali sono stati uccisi questa mattina nella regione di Hiiraan, nella Somalia centrale. I tre, due dei quali lavoravano nell'ambito del Pam, il Programma mondiale delle Nazioni Unite per l'alimentazione, sono stati uccisi da sconosciuti armati mentre rientravano da un campo che ospita famiglie sfollate. Solo due settimane fa, i combattenti islamici Shabaab, che governano gran parte delle regioni meridionali e centrali del Paese, hanno vietato a 16 organizzazioni umanitarie di fornire assistenza nelle zone sotto il loro controllo, perchè accusate di spionaggio e propaganda anti-islamica. La carestia in Somalia continua intanto a mietere vittime: secondo un rapporto dell'agenzia americana "Famine Early Warning Systems Network" (Fews) la tragedia della Somalia rappresenta la peggiore crisi umanitaria nel mondo: nel Paese un bambino muore ogni sei minuti per la mancanza di cibo.
Riaperta frontiera tra Libia e Tunisia
Il nuovo governo libico ha riaperto oggi il suo principale passaggio di frontiera con la Tunisia, a Rad Jedir, rimasto chiuso per tre settimane, dopo averne ripreso il controllo da milizie che si erano scontrate con le forze di sicurezza tunisine. “I rivoluzionari - ha detto Omar al Khadrawy, sottosegretario al Ministero dell'interno - hanno aiutato a controllare il posto di frontiera nei mesi scorsi, ma ora lo hanno consegnato al ministero dell'Interno”.
Riunione d’urgenza dei gruppi politici in Iraq
Una riunione d'urgenza dei dirigenti dei gruppi politici iracheni convocata per oggi dal presidente del parlamento, nel tentativo di trovare una soluzione alla crisi che vede di fronte sciiti e sunniti, è stata cancellata a seguito del rifiuto ad incontrarsi dei due schieramenti, secondo quanto rivelato da un responsabile iracheno. Il presidente del parlamento, Osama al-Noujaifi, aveva convocato la riunione per tentare di far uscire il Paese da una grave crisi politica che paralizza le istituzioni e minaccia il fragile equilibrio tra gli sciiti, maggioranza in Iraq, e i sunniti.
Ribelli del Darfur annunciano marcia verso Khartoum
Ribelli del Darfur, regione dell'ovest del Sudan sconvolta da anni di guerra civile, hanno annunciato di avere iniziato una marcia verso Khartoum. Lo ha reso noto il loro portavoce, a tre anni dall'attacco condotto dagli stessi ribelli contro la capitale sudanese nel quale persero la vita più di 200 persone. “Le nostre truppe hanno iniziato a spostarsi dal Darfur verso est, in direzione della capitale”, ha dichiarato all'Afp Gibril Adam Bilal, portavoce del Movimento per la giustizia e l'uguaglianza (Jem), raggiunto al telefono a Londra. Nessun commento è stato possibile avere nell'immediato dall'esercito sudanese.
Disordini in Congo legati al risultato delle elezioni di novembre
Nella Repubblica democratica del Congo (Rdc), la polizia ha disperso con la forza manifestanti che tentavano di riunirsi rispondendo al richiamo del leader dell'opposizione, Etienne Tshisekedi. Quest'ultimo intende oggi prestare giuramento come “presidente eletto” malgrado il presidente uscente, Joseph Kabila, sia stato proclamato ufficialmente vincitore delle elezioni presidenziali a turno unico dello scorso 28 novembre, che gli osservatori internazionali hanno giudicato compromesse da irregolarità diffuse. I sostenitori di Tshisekedi, 79 anni, proclamatosi vincitore dopo aver respinto i risultati dello scrutinio, intendevano riunirsi in massa sotto casa del loro leader e allo Stadio dei Martiri di Kinshasa, che contiene 80 mila posti. La polizia ha usato i lacrimogeni e ha compiuto diversi arresti fra i manifestanti.
Sette anni di reclusione per la Timoshenko: la conferma in appello
In Ucraina, confermata in appello la sentenza di primo grado che ha condannato a sette anni di reclusione l'ex premier, Yulia Timoshenko. La Corte d'appello ha respinto la richiesta della difesa. La Timoshenko, eroina della rivoluzione arancione, è stata condannata lo scorso ottobre per abuso di potere per aver siglato con la Russia, quando era premier, un contratto di fornitura di gas giudicato sfavorevole al suo Paese. La Timoshenko sostiene che si tratta di una sentenza “politica” e si è rivolta alla Corte europea per i diritti umani.
Due scosse di terremoto vicino Christchurch, in Nuova Zelanda
Due scosse di terremoto, la seconda di magnitudo 5.8, sono state registrate a un’ora di distanza vicino la città di Christchurch, in Nuova Zelanda, quando in Italia era notte. In entrambi i casi non si registrano al momento particolari danni a persone o cose, ma solo molta paura, evacuazioni e interruzioni di corrente. La città, che è la seconda per grandezza, era stata colpita nel febbraio scorso da una scossa di magnitudo 6.3 che aveva causato circa 180 vittime.
La Nord Corea accetta delegazioni dal Sud per la morte di Kim Jong-il
La Corea del Nord ha annunciato oggi che lascerà entrare nel suo territorio le delegazioni sudcoreane che vorranno presentare le loro condoglianze per la morte del leader comunista, Kim Jong-il. "Numerose persone in Corea del Sud chiedono di venire per presentare le loro condoglianze - spiega il governo nordcoreano sul suo sito web - Accettiamo rispettosamente tutte le delegazioni sudcoreane che desiderano venire e abbiamo preso misure per aprire tutte le vie aeree e terrestri via Kaesong", città nordcoreana alla frontiera col Sud, aggiunge Pyongyang.
Attentato in Pakistan dove si discute rapporto Usa-Nato su fatti di novembre
Un commando di militanti armati ha attaccato nel Pakistan nordoccidentale un reparto della Polizia di frontiera, causando la morte di almeno un agente, mentre di altri 30 non si hanno più notizie. A quanto inoltre si è appreso, i militanti armati sono entrati in azione contro un posto di controllo della Polizia nell'area di Malazai, del distretto di Tank, nella provincia di Khyber Pakhtunkhwa, a poca distanza dal territorio tribale del Waziristan dove i talebani pakistani hanno la loro roccaforte. Intanto, il presidente della Corte suprema del Pakistan, Iftikhar Muhammad Chaundhry, ha oggi assicurato che non vi è alcun “colpo di Stato imminente” nel Paese, ove si registra un aumento della tensione tra potere civile e i militari. Ieri, i militari pakistani hanno respinto le conclusioni del rapporto Usa-Nato sull'attacco di elicotteri dell'alleanza del 26 novembre scorso a un posto di blocco al confine con l'Afghanistan, nel quale morirono 25 soldati pakistani. Il rapporto, diffuso ieri, parlava di "una serie di errori commessi da entrambe le parti", dovuti al mancato coordinamento prima e durante le operazioni. Secondo Islamabad, il rapporto è di parte e anche carente di informazioni e di sostanza.
Russia: Medvedev presenta le sue proposte di riforma elettorale
All'indomani delle sue proposte per una riforma complessiva del sistema politico ed elettorale, il leader del Cremlino, Dmitri Medvedev, ha sottoposto alla Duma - il ramo basso del parlamento - due progetti di legge per facilitare le regole della registrazione dei partiti politici e dei candidati presidenziali. Lo ha reso noto il Cremlino. Per ora il presidente ha inviato ai deputati la sua proposta per ridurre il numero di firme necessarie alla registrazione di un partito (da 50 mila a non meno di 500) e di un candidato presidenziale (da due milioni a 100 mila per un partito senza rappresentanza parlamentare e 300 mila per le autocandidature). Nel suo discorso alla nazione, ieri Medvedev aveva annunciato una riforma più ampia, comprendente il ripristino dell'elezione diretta dei governatori (ma Putin nei giorni scorsi aveva suggerito il filtro del Cremlino), l'abolizione delle firme per le elezioni legislative federali e regionali, il ritorno alla votazione col sistema uninominale per metà dei seggi (225), il decentramento dei poteri, anche finanziari, e l'aumento della rappresentanza dei partiti nelle commissioni elettorali. Per domani è stata annunciata una nuova manifestazione di piazza, a Mosca, contro i brogli elettorali e il sistema di potere di Putin.
Colombia, scoppio di un oleodotto provoca vittime
Sette morti e decine di feriti: è il bilancio di un'esplosione avvenuta in un settore di un oleodotto nel nord della Colombia. Lo ha annunciato a Radio Caracol il sindaco della città di Dosquebradas, secondo il quale all'origine del disastro vi potrebbero essere dei ladri di carburante, frequenti nell'area. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 357