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Sommario del 21/12/2011
◊ Il Natale è una festa sacra e cristiana il cui “profondo valore religioso” non deve essere assorbito “dagli aspetti esteriori”. È l’auspicio con il quale Benedetto XVI ha aperto la catechesi dell’udienza generale di stamattina in Aula Paolo VI. Al termine dell’udienza, il Papa ha salutato tre bambini coreani cattolici, tra i vincitori di un concorso indetto nel loro Paese in segno di omaggio per i 60 anni di sacerdozio del Papa. Il servizio di Alessandro De Carolis:
L’Eterno che entra “nei limiti del tempo e dello spazio”, Dio che per un atto d’amore “passa attraverso la mangiatoia di Betlemme” chinandosi fino a farsi uguale all’uomo. In una catechesi qua e là caratterizzata da squarci poetici, Benedetto XVI ha citato alcune delle più belle espressioni che la Chiesa ha dedicato nei secoli alla nascita di Gesù. Tuttavia, che il Natale sia oggi una festa a costante rischio di superficialità emotiva e commerciale è stato subito puntualizzato dal Papa, che riferendosi a quel “Buon Natale” che in questi giorni corre sulle labbra di tutti, ha auspicato:
“Facciamo in modo che, anche nella società attuale, lo scambio degli auguri non perda il suo profondo valore religioso, e la festa non venga assorbita dagli aspetti esteriori, che toccano le corde del cuore. Certamente, i segni esterni sono belli e importanti, purché non ci distolgano, ma piuttosto ci aiutino a vivere il Natale nel suo senso più vero, quello sacro e cristiano, in modo che anche la nostra gioia non sia superficiale, ma profonda”.
Ma come si fa a cogliere oggi questa profondità del Natale? Come può riuscirvi, si è domandato il Papa, l’uomo contemporaneo, definito “l’uomo del ‘sensibile”, dello sperimentabile empiricamente”? Certamente, ha detto, partendo dal fatto storico di Gesù di Nazareth, il Dio “che non solo ha parlato all’uomo”, ma “si è fatto uomo”. E poi, a un livello più spirituale, facendo bene attenzione alle parole e ai segni della liturgia del Natale:
“Indicando che Gesù nasce ‘oggi’, la Liturgia non usa una frase senza senso, ma sottolinea che questa Nascita investe e permea tutta la storia (...) A noi credenti la celebrazione del Natale rinnova la certezza che Dio è realmente presente con noi, ancora ‘carne’ e non solo lontano: pur essendo col Padre è vicino a noi, in quel Bambino nato a Betlemme, si è avvicinato all’uomo: noi Lo possiamo incontrare adesso, in un ‘oggi’ che non ha tramonto”.
Benedetto XVI ha poi richiamato l’attenzione sull’aspetto “pasquale” che pure è insito all’evento di Betlemme. “Natale e Pasqua – ha spiegato – sono entrambe feste della redenzione”:
“La Pasqua la celebra come vittoria sul peccato e sulla morte: segna il momento finale, quando la gloria dell’Uomo-Dio splende come la luce del giorno; il Natale la celebra come l’entrare di Dio nella storia facendosi uomo per riportare l’uomo a Dio: segna, per così dire, il momento iniziale, quando si intravede il chiarore dell’alba”.
Il Papa ha citato ampi stralci tratti dagli scritti più intensi sulla Natività conservati dalla tradizione ecclesiale. E sulla scorta delle parole di San Gregorio Magno e San Basilio, Benedetto XVI ha terminato la catechesi ricordando con altrettanto trasporto non solo l’importanza, ma anche la bellezza della festa ormai alle porte:
“Nel Natale noi incontriamo la tenerezza e l’amore di Dio che si china sui nostri limiti, sulle nostre debolezze, sui nostri peccati e si abbassa fino a noi (...) Il Figlio di Dio nasce ancora ‘oggi’, Dio è veramente vicino a ciascuno di noi e vuole incontrarci, vuole portarci a Lui. Egli è la vera luce, che dirada e dissolve le tenebre che avvolgono la nostra vita e l’umanità”.
L’atmosfera natalizia dell’udienza generale, come sempre in questo periodo, ha preso corpo in Aula Paolo VI grazie anche alle note degli zampognari molisani di Bojano, ringraziati dal Papa “per la bella musica”. Benedetto XVI ha anche esortato in lingua spagnola alla solidarietà verso i meno abbienti durante il periodo delle feste: “Per i poveri – ha affermato – non può esservi alcun ritardo”. Quindi, ha concluso con il consueto saluto ai giovani, ai malati e a i nuovi sposi intonato al Natale:
“Cari giovani, specialmente voi alunni del liceo Braucci di Caivano, possiate accostarvi al mistero di Betlemme con gli stessi sentimenti di fede della Vergine Maria; sia dato a voi, cari ammalati, di attingere dal presepe quella gioia e quell'intima pace che Gesù viene a portare nel mondo; e voi, cari sposi novelli, vogliate contemplare con assiduità l'esempio della santa Famiglia di Nazaret, per improntare alle virtù in essa praticate il cammino di vita familiare da poco iniziato”.
All’udienza generale di oggi hanno preso parte anche tre bambini coreani cattolici venuti dal loro Paese per donare al Papa un fascicolo contenente le lettere con i disegni eseguiti dai 33 coetanei – su 1220 partecipanti – vincitori di un concorso organizzato dall’Ambasciata della Repubblica di Corea presso la Santa Sede, in collaborazione con il giornale cattolico coreano Pyeonghwa Shinmun (Giornale della Pace) dell’arcidiocesi di Seul, in occasione del 60.mo anniversario dell’ordinazione sacerdotale di Benedetto XVI.
Durante la Messa della Vigilia di Natale uno dei tre bambini leggerà la preghiera dei fedeli in coreano, mentre gli altri due riceveranno la Comunione dalle mani del Santo Padre. Inoltre, sempre durante la Messa, due bambini coreani parteciperanno all’offertorio e altri due porteranno i fiori al Presepe. “L’Ambasciata della Repubblica di Corea presso la Santa Sede – spiega un comunicato della stessa ambasciata – ha organizzato questo concorso per ringraziare il Santo Padre per l’instancabile servizio per l’umanità e per il grande affetto per il popolo della Corea. L’Ambasciata è sicura che questo evento servirà in maniera significativa la Chiesa e la società in Corea a promuovere la vocazione cattolica edificando ulteriormente il sensus fidei dei cattolici della Corea”.
Il Presepe dei netturbini a Roma compie 40 anni. Il cardinale Piacenza: "il Natale non è una favola"
◊ Si rinnova come ogni a Roma la tradizione del Presepe dei Netturbini. E’ stato stamane il cardinale Mauro Piacenza, prefetto della Congregazione per il Clero, su mandato del Santo Padre, a presiedere la Messa nel 40.mo anniversario di questo ormai storico presidio della fede, collocato nella sede Ama di via dei Cavalleggeri, a due passi dalla Città del Vaticano, visitabile durante tutto l’anno, oltre che nel periodo natalizio. Presente alla cerimonia il sindaco di Roma Gianni Alemanno. Il servizio di Roberta Gisotti:
“Sarà il più bello di Roma e verrà a vederlo anche il Papa”, ne era convinto il netturbino Giuseppe Ianni, ideatore nel 1972 del presepe e che ancora oggi ne segue con amore l’allestimento:
"E' una grande emozione ed una grande gioia. E' sempre aperto e viene davvero tanta gente, da tutte le parti del mondo. Queste persone mi portano anche una pietra dal loro Paese, che viene poi incastonata nella parete".
Il primo Papa a visitarlo nel ’74 fu Paolo VI, poi Giovanni Paolo II dal ’78 al 2002 e Benedetto XVI nel 2006 ed ancora tra gli ospiti illustri Madre Teresa di Calcutta e il presidente Giorgio Napolitano; ben due milioni e mezzo i i visitatori in 40 anni. "E’ un’emozione, per me, essere davanti a questo presepe", ha detto il cardinale Piacenza, dopo aver benedetto un grande dipinto della Madonna della Strada Patrona dei netturbini romani, realizzato dal capo squadra Francesco Palumbo. "Occorre fuggire", ha sottolineato il porporato, nell’omelia della Messa, "l’idea che il Natale sia una ‘bella favola’, come spesso i media vorrebbero farci credere, un’opera di convincimento diffuso ed insidioso, segno di uno sradicamento dalla cultura cristiana, organizzato e pianificato da matrici di potere nel mondo". "Davanti al presepe dobbiamo svuotarci dall’orgoglio e dall’egoismo – ha auspicato il cardinale Piacenza – e fare non solo qualche opera buona ma fare il bene, donando noi stessi".
Al sindaco di Roma, Gianni Alemanno, abbiamo chiesto che cosa augurare in questo tempo di Natale ai romani che appaiono sempre più stressati dalla vita in città:
"Dobbiamo uscire da una crisi economica che ci mette tutti a dura prova. Mette a dura prova l'amministrazione per la carenza delle risorse, mette a dura prova le famiglie e le imprese. Per uscire da questa crisi economica ci vuole un grande sforzo collettivo e si riesce a trovare una diversa armonia nella città se tutti partecipano, insieme, sia allo sviluppo economico sia alla cura, al decoro ed alla crescita di questa città. Qusto é il messaggio che viene oggi da questo Presepe dei netturbini romani. E' un grande messaggio di comunione fra l'Ama e la Città di Roma nel nome dei valori cristiani".
◊ Benedetto XVI ha nominato nunzio apostolico in Trinidad e Tobago e in Barbados mons. Nicola Girasoli, arcivescovo titolare di Egnazia Appula, nunzio apostolico in Antigua e Barbuda, Bahamas, Dominica, Giamaica, Grenada, Saint Kitts e Nevis, Santa Lucia, San Vincenzo e Grenadine, Suriname, Repubblica Cooperativistica della Guyana e delegato apostolico nelle Antille.
Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Natal (Brasile), presentata da mons. Matias Patrício de Macêdo, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Jaime Vieira Rocha, trasferendolo dalla diocesi di Campina Grande.
Il Papa ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Belo Horizonte (Brasile) il rev. João Justino de Medeiros Silva, del clero dell’arcidiocesi di Juiz de Fora, finora rettore del Seminario arcidiocesano Santo Antônio, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tullia.
Il Santo Padre ha nominato vescovi ausiliari dell’arcidiocesi di Vitória (Brasile) padre Rubens Sevilha, finora provinciale della Provincia Carmelitana São José e parroco della Parrocchia Santa Terezinha nell’arcidiocesi di São Paulo, assegnandogli la sede titolare vescovile di Idassa, e mons. Joaquim Wladimir Lopes Dias, del clero della diocesi di Jundiaí, della quale è vicario generale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Sita.
Padre Lombardi: non c’è ancora una data per una visita di Mario Monti al Papa
◊ Rispondendo alle domande dei giornalisti sull’eventualità che il nuovo presidente del Consiglio, Mario Monti sia ricevuto dal Papa, il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, ha detto che “è possibile che ci siano contatti in vista di una normale visita, come si è sempre fatto con i nuovi capi del governo e con il presidente della Repubblica, ma la data non è stata ancora calendarizzata”. Quanto all’ipotesi che l’incontro tra Benedetto XVI e Mario Monti possa avvenire entro il mese di gennaio, padre Lombardi ha risposto”: “Potrebbe, ma la data non è per ora nel calendario”.
Documentazione della Fraternità San Pio X alla Commissione “Ecclesia Dei”
◊ Rispondendo alle domande dei giornalisti, il direttore della Sala Stampa vaticana ha affermato che nei giorni scorsi la Fraternità San Pio X ha fatto avere alla Commissione “Ecclesia Dei” una documentazione che è attualmente all’esame della Comissione stessa, che vedrà come procedere.
La Santa Sede non ha acquistato il dominio “vatican.xxx”
◊ Da alcuni giorni circola insistentemente nella rete la notizia che il Vaticano avrebbe acquistato il dominio “vatican.xxx”, verosimilmente per proteggersi da usi impropri, dato che l’identificativo “.xxx” riguarda siti “per adulti”. In realtà, tale dominio risulta non disponibile, perciò effettivamente acquistato da qualcuno, ma non dal Vaticano. E’ quanto fa sapere il direttore della Sala Stampa vaticana padre Federico Lombardi che, interrogato sull’argomento, dopo le opportune verifiche assicura che “non risulta che tale dominio sia stato acquistato dalla Santa Sede o da organismi che facciano capo ad essa”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Orizzonti aperti per entrare nel mondo di Dio: all'udienza generale Benedetto XVI spiega il senso sacro e cristiano del Natale.
Nell'informazione internazionale, la visita in Cile dell'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.
Un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo "Prospettive di pace per la Casamance": i ribelli dell'enclave senegalese pronti a rinunciare alle armi.
Poesie in bianco e nero: in cultura, Gaetano Vallini recensisce una mostra, a Milano, che presenta una selezione di fotografie di Leonard Freed.
Occhi alieni controllano la Sistina: Antonio Paolucci illustra la campagna di monitoraggio microclimatico per ammodernare l'impianto di condizionamento della Cappella più famosa del mondo.
Ore 11, esame di latino ai Musei Vaticani: il Gregoriano Profano trasformato in aula per un giorno.
Un articolo di Pietro Petraroia dal titolo "Accanto al loggione le Gallerie (d'Italia)": convincono i nuovi spazi espositivi milanesi a piazza Scala.
Un porporato tra sfingi e scarabei: Pasquale Iacobone sulla visita del cardinale Gianfranco Ravasi al Museo Egizio di Torino.
La storia siamo noi: i 150 anni dell'"Osservatore Romano" sulla Rai.
Una donna cristiana sulle rotte della missione: nell'informazione religiosa, Maria Barbagallo, su madre Francesca Saverio Cabrini e la fiducia incrollabile nel Sacro Cuore di Gesù.
Non solo Asia Bibi: la denuncia di Paul Bhatti sui tanti cristiani pakistani detenuti ingiustamente
◊ In Pakistan, sono sempre più gravi le condizioni psico-fisiche di Asia Bibi, la donna cristiana condannata a morte per blasfemia, in carcere dal 9 giugno del 2010. Una situazione drammatica che, purtroppo, riguarda tanti altri cristiani pakistani dimenticati. E’ quanto denuncia Paul Bhatti, consigliere speciale del premier per l’Armonia nazionale, raggiunto telefonicamente in Pakistan da Alessandro Gisotti:
R. – Per quanto riguarda il caso di Asia Bibi è una faccenda che stiamo seguendo da quando sono ministro. Devo dire che, l’altro giorno, sono andato in prigione per vedere anche altri detenuti: sono tantissimi nella sua stessa situazione, se non peggio! Chiaramente la nostra lotta e il nostro impegno sono diretti ad aiutare questa gente. Ci sono, però, alcune situazioni che non vanno viste con gli occhi del mondo occidentale, ma bisogna vederle nella realtà pakistana: abbiamo avviato le nostre indagini e le nostre richieste di seguirli dal punto di vista sia psicologico che medico. Questo ci è stato garantito che lo faranno.
D. – Cosa si sta facendo per aiutare le tante persone, anche dimenticate?
R. – Abbiamo formato un’associazione di avvocati disponibili a lavorare in maniera gratuita per tutti i cristiani o le persone appartenenti ad altre minoranze che hanno subito qualche ingiustizia o che non riescono a portare avanti la loro causa, perché non hanno un avvocato, non hanno i soldi... Sono poi presidente dell’Alleanza di tutte le minoranze del Pakistan, che ha rappresentanti in tutte le quattro province del Paese, che operano sia a livello provinciale, sia nelle piccole città e nei piccoli villaggi. Queste persone sono attive: quindi qualsiasi cosa succeda, uno dei nostri rappresentanti va lì, segue la faccenda e poi noi – a livello centrale – facciamo quello che è possibile fare. Abbiamo creato anche una fondazione a nome di mio fratello, Shahbaz Bhatti, attraverso la quale stiamo portando avanti una campagna per migliorare l’educazione… Certo, ci vuole un po’ di tempo.
D. – Chiaramente è un impegno a lungo termine, ma c’è qualche segnale di miglioramento, di possibile cambiamento?
R. – Certo, certo che ci sono segnali di miglioramento. Sicuramente c’è la speranza, perché la gente ha visto che ci sono delle persone che vogliono collaborare, che vogliono provare a cambiare le cose e quindi sicuramente collaboreranno.
D. – Cosa si sente di dire a chi ascolta, ai cristiani che sono così lontani da queste sofferenze dei loro fratelli in Pakistan?
R. – Direi che abbiamo bisogno delle loro preghiere, abbiamo bisogno di aiuti concreti e di solidarietà: non è soltanto manifestando attraverso i giornali la solidarietà nei diversi Paesi, manifestando solo verbalmente… Qui abbiamo tre problemi prioritari da affrontare: l’analfabetismo, la povertà e la intolleranza religiosa. Abbiamo bisogno di aiuti concreti che ci permettano di fare qualcosa, affinché queste persone possano studiare di più, possano trovare lavoro, possano trovare un orientamento per tutto quello che stiamo facendo per avere una maggiore tolleranza religiosa. Secondo me, dovrebbe esserci un contributo concreto, magari parlando con noi, condividendo, pregando insieme. Abbiamo bisogno anche di offerte, abbiamo bisogno di un aiuto concreto! (mg)
Messaggio di Natale del patriarca Twal: pace giusta e democrazia in Medio Oriente
◊ Il dialogo tra le religioni come via della pace: è l’appello lanciato oggi dal patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, nel suo Messaggio di Natale, diffuso oggi a Gerusalemme. Il patriarca condanna “ogni violenza a danno dei luoghi di culto”, parla della “primavera araba” e della dignità dei popoli di questa regione; chiede il rispetto dei diritti delle minoranze e il riconoscimento dello Stato palestinese. Ma ascoltiamo gli auguri del patriarca Fouad Twal al microfono di Manuella Affejee:
R. - Ce sont les mêmes vœux …
Sono gli stessi auguri di sempre: che si realizzi l’annuncio di Betlemme, un annuncio di pace. Abbiamo bisogno che arrivi la pace annunciata dagli angeli, la pace nei cuori prima ancora che una pace esteriore fatta di incontri e di accordi tra i popoli. Abbiamo bisogno che ci sia la pace nei cuori della gente, nelle famiglie, soprattutto nelle famiglie divise; che vi sia la pace nei cuori della gente che soffre, della gente che si sente oppressa e sola… Ci sono ancora tante miserie. Noi abbiamo bisogno che tutti i movimenti e le manifestazioni che attraversano il Medio Oriente possano portare ad una pace giusta per tutti, ad una maggiore democrazia, ad una maggiore dignità e alla realizzazione di quanto desiderano le persone. Tutto quello che noi indichiamo come “primavera araba” ha ridestato in noi la gioia: è la gioia di sentirsi cittadini, di appartenere alla terra, perché c’è più democrazia, più dignità e amore tra i popoli. Auspichiamo la pace nei Paesi europei e nel mondo intero: questo è quello che speriamo e per questo preghiamo. Domando anche la vostra preghiera, la preghiera a tutti coloro che ci ascoltano: io ne ho bisogno, come ne ha bisogno la Terra Santa, come Gerusalemme ha bisogno delle vostre preghiere, dei vostri pellegrinaggi: venite a trovarci e insieme pregheremo per la pace! Che Dio vi benedica tutti, cristiani e non cristiani. Buone feste a tutti e buon anno, che sia un anno pieno di salute, di pace e di serenità. (mg)
Filippine: intervento Caritas per le vittime del tifone "Washi". La Cei stanzia un milione di euro
◊ È destinato purtroppo ad aggravarsi il tragico bilancio delle vittime causate dal passaggio del tifone "Washi" nelle Filippine, in particolare sulla parte settentrionale dell’isola di Mindanao. I morti accertati sono oltre mille, ma rimane imprecisato il numero dei dispersi. Le città più colpite sono Cagayan de Oro e Iligan, dove ci sono quasi 300mila sfollati. Si è intanto messa in moto la macchina dei soccorsi. Anche la Conferenza episcopale italiana ha stanziato un milione di Euro, invitando “a pregare e a sostenere le iniziative di solidarietà promosse dalla Caritas Italiana”, che - da parte sua - ha messo a disposizione 100mila euro (offerte da inviare a Caritas Italiana tramite c/c postale n. 347013, specificando nella causale: “Emergenza Filippine”). In queste ore, come sta agendo dunque la rete delle Caritas? Giada Aquilino lo ha chiesto a Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale di Caritas Italiana:
R. – C’è il contatto costante con la Caritas nazionale filippina, che si chiama "Nassa", che in collaborazione con le diocesi colpite sta facendo ancora una valutazione precisa dei bisogni. Teniamo conto che ci sono 23 villaggi dove l’acqua non è ancora completamente defluita e la stessa Cagayan de Oro è senza elettricità. Quindi, una valutazione complessiva del disastro è ancora in atto. Nonostante ciò, sono già attive le azioni a livello parrocchiale e diocesano con l’accoglienza - presso le strutture delle parrocchie, delle diocesi, delle congregazioni - di migliaia di persone. Stiamo quindi predisponendo il piano complessivo di aiuti con Caritas Filippine e prevediamo un lavoro molto lungo, che va al di là dell’emergenza.
D. – In particolare quali sono le emergenze della popolazione di Cagayan de Oro e di Iligan?
R. – Il problema è che l’isola di Mindanao non aveva conosciuto nel passato recente dei disastri di simile magnitudo e quindi c’è un lavoro da farsi sia sulle emergenze, sia sulla ricostruzione e anche per la prevenzione, perché - come ha denunciato anche la Chiesa locale - il tema dei cambiamenti climatici sta portando una violenza nuova di queste catastrofi naturali anche in queste zone, a cui bisognerà poi prepararsi per il futuro affinché l’impatto la prossima volta possa essere più limitato.
D. – Perché è stata così devastante questa tragedia?
R. – "Washi" è una tempesta tropicale di secondo livello, ha attraversato completamente da Est ad Ovest tutta l’isola di Mindanao, colpendo numerosi villaggi. L’innalzamento delle acque, il fango e alcuni smottamenti hanno provocato un numero elevato di vittime, cosa che appunto va a segnare poi dolorosamente a livello sociale, psicologico ed economico le popolazioni locali.
D. – Allora, qual è l’auspicio per le Filippine della Caritas italiana, anche in vista del prossimo Natale?
R. – Certamente, visto il fatto che sono state colpite proprio famiglie, nuclei con tanti minori, l’auspicio è che nelle celebrazioni natalizie ci si ricordi anche di queste “sacre famiglie”, che appunto hanno subito questi gravi disastri. (ap)
◊ Seggi aperti in Egitto per il ballottaggio della seconda tornata di elezioni legislative, in un Paese sconvolto dalle proteste al Cairo che hanno fatto 14 morti in cinque giorni. Ieri sono scese in piazza migliaia di donne per protestare contro le violenze subìte in particolare dalle dimostranti. Una situazione che preoccupa anche gli Stati Uniti, con il segretario di Stato, Hillary Clinton, che ha fermamente condannato le aggressioni dei militari alle donne. Un rapporto, quello tra Washington e Il Cairo storicamente saldo; ricordiamo, ad esempio, che il famoso discorso del presidente Obama al mondo arabo fu pronunciato proprio nell’Università della capitale egiziana. Questa presa di posizione così forte, da parte di Washington può di fatti scardinare questo legame? Salvatore Sabatino ne ha parlato con Francesca Paci del quotidiano La Stampa, che ha seguito la rivolta a Piazza Tahrir:
R. – Scardinarlo è difficile. L’Egitto rimane un Paese assolutamente importantissimo e strategico soprattutto per il mantenimento della pace con Israele. Anche oggi i Salafiti, il partito alla destra dei Fratelli musulmani, che è stata la vera novità dei primi risultati delle elezioni, ha detto che è intenzionato a mantenere il rapporto con Israele. Certamente però se le discussioni e gli scontri dovessero andare avanti probabilmente Washington non potrebbe che ritoccare al ribasso il finanziamento di circa due miliardi di dollari che ogni anno versa all’Egitto, due terzi dei quali in particolare all’esercito.
D. – Un Paese, l’Egitto, che vive un delicato momento di transizione dopo la fine dell’era Mubarak, e che guarda al proprio futuro con speranza e timori. Come mai non si riesce a placare la violenza? E’ frutto di questi timori?
R. – Ci sono diverse forze in questo momento al lavoro in Egitto. Da una parte c’è l’esercito che, certamente, continuando a dirsi il garante della transizione democratica, sta chiaramente dimostrando di non voler rinunciare, non tanto al potere, ma certamente ai privilegi che da quel potere derivano. Dall’altra c’è la fortissima affermazione dei partiti islamici, non soltanto dei tanto temuti in Occidente “Fratelli musulmani”, ma soprattutto alla loro destra i Salafiti, che menzionavamo prima. Forze che insieme hanno già dimostrato di poter ottenere il 50 per cento dell’elettorato. Dall’altra parte ci sono poi i liberali, quelli che erano in piazza i primi giorni della rivoluzione, i veri artefici della caduta di Mubarak, che però peccano probabilmente di disorganizzazione, di incapacità di allestire una vera e propria forza politica al di là della forza di rottura. Tutte queste forze si inseriscono in un contesto, che è quello di un Medio Oriente in grande fermento, dove certamente l’Occidente non può ignorare quello che sta succedendo anche in Siria. Quindi se da una parte si è salutato l’Egitto, il più grande Paese dell’area, che andava alle urne, dove vincevano gli islamisti, che però potevano anche andare d’accordo con la democrazia, non si possono chiudere gli occhi su quello che sta succedendo in questi ultimi giorni.
D. - Molti osservatori segnalano la crisi economica che attanaglia il Paese con un settore portante come quello turistico che è praticamente paralizzato. Quanto questo alimenta la tensione?
R. – Questo effettivamente è un problema con cui anche i Fratelli musulmani - che sono il partito che ha ottenuto la maggioranza dei seggi – devono fare i conti, tanto è vero che all’interno dei Fratelli musulmani ci sono diverse forze, quelle più conservatrici e altre più disposte a tenere in conto lo sviluppo economico. E’ proprio su questo che bisogna puntare veramente lo sguardo, nel senso che Washington potrebbe esercitare anche a una pressione sull’esercito, che già tempo fa ha rifiutato gli aiuti del Fondo monetario internazionale che volevano sostenere l’Egitto al momento di crisi.(bf)
Daghestan: ucciso giornalista di un settimanale dell'opposizione
◊ Grande preoccupazione è stata espressa oggi a Ginevra dall’Alto commissariato per i diritti dell’uomo per l’omicidio di Khadzhimurad Kamalov, avvenuto il 15 dicembre scorso in Daghestan, Repubblica caucasica della Federazione Russa. La vittima era un giornalista, fondatore di un settimanale di opposizione famoso per le grandi inchieste sulle violenze condotte dalla polizia in Daghestan, ritenuta una delle regioni più pericolose d’Europa. Quello di Kamalov è solo l’ultimo nome di una lunga lista di attacchi negli anni ai giornalisti in Russia, spesso mortali. Questi casi sono ancora quasi tutti irrisolti. Francesca Sabatinelli ha intervistato Giorgio Comai, redattore di Osservatorio Balcani e Caucaso.
R. – Come altri giornalisti e altri attivisti per la difesa dei diritti umani ha pagato il suo impegno a raccontare ciò che vedeva, ciò che succedeva nella sua regione. Quindi, anche l’omicidio di Kamalov è l’ennesimo esempio che chi critica le autorità apertamente, chi lotta per la tutela dei diritti umani nel Caucaso, è a rischio, non è assolutamente tutelato dalle autorità.
D. – Quindi è impossibile uscire indenni dalle critiche nei confronti dell’autorità costituita e non ultimo anche nei confronti delle forze dell’ordine?
R. – Sì, come si comportano le forze dell’ordine nella regione è un problema forte. Continuano a violare i diritti umani eseguendo rapimenti, torturando, la tortura è un fenomeno assolutamente diffuso nel Caucaso del nord, in particolare in Daghestan. Attraverso arresti arbitrari, torture e sistematiche violazioni di diritti umani, colpiscono la popolazione locale che spesso reagisce. Quindi buona parte di coloro che si uniscono al movimento ribelle sono persone che lo fanno spinte da un desiderio di vendetta o di riscossa nei confronti delle violazioni che vengono costantemente perpetrate ai loro danni. Abbiamo sentito garantire che sicuramente verranno puniti i colpevoli dell’omicidio di Kamalov, abbiamo sentito buoni propositi da parte delle autorità: ciò che vediamo nella realtà è che esponenti delle forze dell’ordine possono permettersi di violare continuamente i diritti umani della popolazione locale senza alcun rischio di veder punito il proprio comportamento.
D. – Quando si parla di ribelli, chi si intende? Le autorità puntano il dito contro i fondamentalismi islamici, accusati di essere all’origine degli attacchi terroristici...
R. – Siamo di fronte a fenomeni che, da parte ribelle, sicuramente si realizzano in attacchi, in attentati, in omicidi mirati, quindi in tecniche sicuramente anche terroristiche, questo è innegabile. Ma ciò che è alla base di questo movimento è spesso un desiderio di riscossa e di vendetta nei confronti di continue violazioni che vengono commesse da parte delle forze di polizia e quindi una reazione proprio a questo sistema. Si genera un clima d’odio nei confronti dello Stato che porta ad un perpetuarsi del conflitto che ha luogo in Europa, ma di cui l’Europa spesso si dimentica.(bf)
Il cardinale Bagnasco invita i politici a evitare la sistematica delegittimazione
◊ Il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, chiede ai politici di collaborare, evitando la “sistematica delegittimazione”, la “contrapposizione sterile”. Il cardinale è intervenuto in questo modo ieri sera, celebrando la Messa per i parlamentari, in occasione del Natale, nella chiesa di Santa Maria Sopra Minerva a Roma. Alessandro Guarasci:
E’ un Natale di crisi, di sacrifici, quello del 2011. Nella chiesa di Santa Maria Sopra Minerva, sono presenti una trentina di parlamentari e anche i ministri per la cooperazione Andrea Riccardi e del Turismo Piero Gnudi. Il cardinale Bagnasco invita al dialogo tra le parti:
“Individuare e realizzare il bene comune, evitando di cedere alla tentazione di essere – ogni parte - fine a se stessa. In un’ottica distorta e parziale, infatti, vincerebbe la prassi della sistematica delegittimazione, della contrapposizione sterile, e chi ci perde è la gente, che ha diritto di avere certezze, di essere nei pensieri e nelle corde affettive di coloro che hanno l’alto compito di essere responsabili della cosa pubblica”.
Dunque, sì alla “ partecipazione” che “ arricchisce il discernimento e rende più sicuri e agevoli i percorsi, ma non deve frenarli o rallentarli a fronte, non di rado, di urgenze irrimandabili e gravi”. Il presidente della Cei, però, sembra fiducioso per il futuro:
“Che il Natale ci doni luce e forza: la situazione ben la conosciamo e riveste un carattere mondiale. Le preoccupazioni e le difficoltà sono in atto, ma il patrimonio spirituale e culturale, la dedizione e lo spirito di generosità e di sacrificio del nostro popolo, è sempre vivo. Questo patrimonio ha fatto la vera storia dell’Italia, ed è tuttora sorgente di dignità anche eroica”.
“La radice sempre viva – dice il cardinale – è la fede e il Vangelo. Questa profonda incomparabile ricchezza non va smarrita”. La Chiesa “da sempre apprezza il servizio della politica”, giudicata “una forma alta di carità”. Un campo in cui “discernere il bene comune” è “necessario e doveroso”. L’attenzione della Chiesa per la politica è talmente forte, che il cardinale Bagnasco ha annunciato di ripetere le Messe per i politici ad ogni Natale e ad ogni Pasqua.(bi)
Terra Santa: le iniziative della "Domus Galilaeae" per il Natale
◊ In Terra Santa, sono tante le iniziative per vivere le festività di Natale. Ad esempio sul lago di Tiberiade presso il Centro internazionale Domus Galilaeae, gestito dal Cammino Neocatecumenale, si terrà, come ogni anno, una rappresentazione dal vivo con i re Magi. Sempre nel periodo natalizio, a Betlemme e a Gerusalemme sarà eseguita la sinfonia sulla Sofferenza degli Innocenti, composta da Kiko Arguello, uno degli iniziatori del Cammino Neocatecumenale. Momenti importanti di incontro con le persone che vivono in Israele. Su queste iniziative, Debora Donnini ha intervistato padre Francesco Voltaggio, rettore del Seminario diocesano "Redemptoris Mater" che ha sede in una parte riservata della Domus Galilaeae:
R. - Ci sarà un concerto il 27 dicembre a Betlemme a cui parteciperanno gli arabi cristiani di tutte le confessioni, anche ortodossi, e il 28 dicembre ci sarà questa sinfonia per i nostri fratelli ebrei a Gerusalemme. Il senso di questa sinfonia è parlare della sofferenza degli innocenti a partire dalla musica, che è un linguaggio universale, quindi che apre uno spazio anche a gente non direttamente cristiana, non direttamente credente, e in particolare la sinfonia è tutta centrata sulla sofferenza della Vergine Maria sotto la croce, su questa spada che anche Simeone ha profetizzato. Già abbiamo fatto questo con gli ebrei: ha presieduto l’incontro una volta il Rabbino David Rosen e un’altra volta il Rabbino Lefkovitz e sono stati eventi che hanno toccato molto tutti gli ebrei che erano presenti.
D. - Prima del concerto Kiko farà un breve discorso parlando del mistero della sofferenza nella vita di ogni uomo…
R. – Esattamente, non è solo una sinfonia ma è una celebrazione sinfonico-catechetica in cui c’è una catechesi breve: un’introduzione alla sinfonia di Kiko Arguello, in cui si sottolinea come la sofferenza non è il silenzio di Dio. Noi come cristiani sappiamo che nella stessa sofferenza c’è Dio che è presente.
D. – Come ogni anno in questo periodo natalizio, per la festa dell’Epifania, farete alla Domus Galilaeae anche una rappresentazione dal vivo con i Re Magi. In cosa consiste?
R. – La facciamo sempre: un giorno per gli ebrei della Galilea, ma adesso vengono anche da Gerusalemme, da Tel Aviv, e un giorno per gli arabi cristiani. Proclamiamo il Vangelo del giorno, l’incontro degli arabi cristiani della Galilea è sempre presieduto a turno da un vescovo locale, quindi è anche un’occasione di ritrovarsi per i cristiani e anche specialmente per i bambini, perché vedere dal vivo questa rappresentazione dei Re Magi che vengono sui cammelli sullo sfondo del lago di Galilea per loro è un’esperienza indimenticabile. Dopo, anche i bambini fanno domande ai Re Magi, che sono poi sempre seminaristi di varie parti del mondo. Per quanto invece riguarda gli ebrei è un incontro di amicizia. Anche lì proclamiamo il Vangelo in ebraico, facciamo canti ebraici, però siccome il Natale coincide sempre con la festività di Hannukah è un’occasione per festeggiare le feste e con nostra grande sorpresa abbiamo una partecipazione grandissima di ebrei. Ricordo l’anno scorso, per esempio, un ebreo di un paese vicino alla Domus ha detto: io non mi voglio perdere assolutamente questo incontro perché qui sperimento la festa; questa comunione, questa gioia tra ebrei e cristiani io non l’ho mai sperimentata, quindi verrò ogni anno con piacere.
D. – Lei è rettore di un seminario "Redemptoris Mater" che sorge vicino alla Domus Galilaeae sul lago di Tiberiade ma è un seminario particolare…
R. – E’ un seminario latino, cioè eretto dal patriarca latino di Gerusalemme però in comunione con l’arcivescovo greco-cattolico mons. Elias Chacour e l’arcivescovo maronita, quindi di fatto è un seminario latino aperto ad altri riti, principalmente il greco-cattolico e il maronita. I seminaristi latini saranno incardinati nella diocesi latina del Patriarcato di Gerusalemme ma abbiamo anche seminaristi greco-cattolici e seminaristi maroniti che saranno incardinati nella loro diocesi con la specificità nostra che siamo diocesani però missionari, cioè disposti a partire per la missione nel Medio Oriente e in qualunque parte del mondo. Quindi tutti i seminaristi imparano l’arabo e l’ebraico per poter servire la Chiesa locale e anche per essere inviati in missione. Nel caso delle Chiese orientali noi però formiamo “celibi”; abbiamo il carisma di formare celibi perché, come sappiamo, nelle Chiese orientali cattoliche c’è anche la possibilità dei sacerdoti uxorati però noi non abbiamo esperienza in questo tipo di formazione.
D. – E’ una ricchezza il rapporto fra i seminaristi di riti diversi?
R. – Sì, è una ricchezza grandissima che prepara i futuri presbiteri in un’era in cui la globalizzazione sta sempre più avanzando. Non possiamo più parlare di zone dove ci sono arabi o solo cinesi... Prima di tutto il seminario è internazionale: per esempio, abbiamo seminaristi da Israele, Libano, Giordania e anche dall’Europa … Sperimentiamo una grande comunione: è importante amare il proprio rito ma essere aperti a tutta la ricchezza della Chiesa cattolica. (bf)
Pubblicato un libro sul significato cristiano dell'albero di Natale
◊ “Perché facciamo l’albero di Natale?”: è la domanda e il titolo dell’ultimo libro di Mariolina e Carlo Coghe. Un testo di 79 pagine ricco di illustrazioni, pensato come una vera e propria catechesi per i più piccoli e non solo. Il lavoro, attraverso un testo agile e decine di codici miniati, traccia la storia dell’albero: dall’uomo della pietra fino al significato simbolico di Gesù. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento dello stesso Carlo Coghe, curatore della parte iconografica dell’opera:
R. - Abbiamo voluto unire poco testo essenziale con immagini e con didascalie che aiutino a capire l’immagine, per poter entrare nel mistero del Natale, nel mistero dell’albero: l’albero che – poi abbiamo spiegato – è Cristo, il Giusto.
D. – L’albero di Natale, nel sentire comune, è qualcosa che viene visto come distante, distaccato dalla fede, quasi pagano, di tradizione nordica. In realtà, l’albero è molto di più ...
R. – In questo ci ha aiutato tantissimo il Beato Giovanni Paolo II, quando nel 1982 mise in Piazza San Pietro un albero di Natale bellissimo. Fece anche una predicazione sul significato di quest’albero, ed ha continuato in questo insegnamento anche Benedetto XVI. Andando a fondo nella Scrittura, troviamo che l’albero è simbolo del Giusto, è simbolo di Cristo, la Croce di Cristo che è diventata il segno della nostra salvezza, l’emblema dal quale l’uomo, il cristiano è stato salvato. Inoltre, abbiamo una radice nelle nostri origini ebraiche: la "Menorah", infatti, è un albero che riceve l’olio da due olivi. E’ uno spunto, quello di partire dall’albero per arrivare a Cristo, affinché non rimanga esclusivamente un simbolo sotto al quale si mettono i regali, ma andare oltre.
D. – Un testo di 79 pagine, quello sull’albero di natale, scritto con un linguaggio accessibile ma ricco di contenuti anche dal punto di vista iconografico, che riporta all’interno un grande lavoro di ricerca e di studio, e nel quale si trovano dei codici miniati risalenti fino all’VIII secolo ...
R. – Il codice dell’XVIII secolo ci fa vedere una città che è Gerusalemme, la Gerusalemme Celeste, sulla quale domina l’agnello sgozzato, simbolo di Cristo. Da questo agnello parte un albero con tre ramificazioni, e i frutti di quest’albero sono frutti d’uva, anche se di per sé quest’albero non è una vite. Questo per illustrarci che, se ci si radica in Cristo, quest’albero porta frutti e - come dice la Parola - porta frutti in ogni stagione. E poi alla sua sinistra ci sono i re della terra che vengono a portare i doni a Cristo, e San Giovanni, il testimone fedele che ha predicato, che ha annunciato Cristo.
D. – Cosa sono i codici miniati?
R. – I codici miniati sono nati nel Settecento e utilizzati fino al 1600, quando ancora non esisteva la stampa e con essa la duplicazione delle opere. I principi, i re che avevano soldi, chiamavano gli amanuensi e si facevano scrivere la Bibbia o i Salteri o i Libri delle preghiere. E questi erano, secondo me, dei frati con una grandissima fede che davano una lettura, un’interpretazione del contenuto catechetico delle Letture. Così, nei capolettera c’è già una lettura, un’interpretazione di quello che è contenuto nel testo. Ed è la “Bibbia pauperum”: quando nel Medioevo il popolo non conosceva il latino, andava nelle cattedrali dove c’erano le vetrate, dove c’erano i bassorilievi, dove c’erano queste grandi Bibbie esposte e capiva le immagini e, attraverso le immagini, gli amanuensi facevano la catechesi al popolo. Ci sono anche dei codici su due strati, su due fasce: la fascia superiore riporta le immagini del Nuovo Testamento e la fascia sottostante raffigura il Vecchio Testamento. Per esempio, viene raffigurata in basso Eva e in alto Maria, in basso Isacco – simbolo del sacrificio – e in alto Cristo. Questo ci fa dimostra che c’era una profonda conoscenza della Scrittura, e c’era anche la voglia di disegnarla, di immaginarla per trasmetterla al popolo. (bi)
Filippine: per Natale la Chiesa chiede di "adottare" una famiglia di profughi colpita dal tifone
◊ Gli sfollati di Mindanao, colpiti dal tifone Sendong, non passeranno Natale da soli, nei centri allestiti per i profughi. Saranno invece ospiti di altre famiglie, in aree risparmiate dal disastro, in una atmosfera di condivisione e solidarietà: è quanto riferisce all’agenzia Fides l’arcivescovo di Cagayan de Oro, mons. Antonio J. Ledesma, raccontando l’iniziativa della Chiesa locale chiamata “Adotta una famiglia”, “per alleviare il dolore, consolare le persone che hanno perso i propri cari, la casa, la speranza”. La diocesi, che insieme a quella di Iligan, abbraccia il territorio interessato dal tifone, ha lanciato il progetto “Adotta una famiglia” invitando tutte le famiglie a ospitare, il giorno di Natale, una famiglia di sfollati. L’iniziativa ha riscosso un immediato successo, anche al di là dei confini diocesani, e gli operatori pastorali di Cagayan si dicono certi che tutte le 7.000 famiglie di sfollati “troveranno una mensa imbandita, un luogo di accoglienza fraterna, nello spirito dell’amore cristiano, dove trascorrere un Santo Natale”. Padre Socretes Mesiona, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie nelle Filippine, sentendosi “colpito dagli importanti segni di carità e solidarietà che la popolazione filippina sta mostrando in questo doloroso frangente”, racconta: “I filippini stavano aspettando la celebrazione del Natale, partecipando alla ‘Misa de Gallo’, la tradizionale novena che si celebra all’alba. La trepidante attesa si è mutata all’improvviso in disperazione. Come un ladro nel bel mezzo della notte, il tifone si è abbattuto senza pietà, travolgendo case e sommergendo migliaia di persone ignare. Aiuto e assistenza sono urgentemente necessari”. (R.P.)
Indonesia. Allarme dei cristiani: vietato celebrare il Natale a Giava
◊ Grazie ad una sciagurata alleanza fra le autorità civili e i gruppi estremisti islamici, i fedeli cattolici della chiesa di san Giovanni Battista di Parung, a sud di Giacarta (nella diocesi di Bogor), non potranno celebrare la Messa di Natale. Un presidio di estremisti islamici da alcuni giorni è apparso nei pressi della chiesa. Uno striscione recita in tono minaccioso: “Noi, popolo musulmano di Parung, sosteniamo e metteremo in pratica il decreto del Reggente n. 453.2/556, che ordina di fermare le attività religiose della chiesa cattolica di San Giovani Battista”. Fonti locali dell'agenzia Fides confermano che la Regency di Bogor (unità amministrativa) ha emesso un’ordinanza che “vieta ai cristiani attività religiose pubbliche” e, di fatto, impedisce ai cristiani di celebrare il Natale, adducendo “motivi di sicurezza”. “E’ una storia che si ripete e che è avvenuta anche lo scorso anno, quando abbiamo celebrato il Natale in un parcheggio” nota un cattolico di Parung. I fedeli sono spaventati e temono violenze verso quanti si avvicinano alla chiesa. Saranno impedite le celebrazioni natalizie e ogni manifestazione pubblica di culto, anche alla “Chiesa Cristiana Indonesiana” (Gereja Kristen Indonesia, Gki) di Bogor. La Gki, denominazione protestante con forte presenza nell’isola di Giava, continua la sua lotta per la legalità: pur avendo ricevuto una regolare autorizzazione a costruire una chiesa a Bogor, la realizzazione dell’opera viene impedita dai militanti islamici e anche dal sindaco di Bogor, Diani Budiarto, che ha emesso un provvedimento di revoca del permesso. Il clima sfavorevole verso i cristiani si estende anche alle chiese già costruite. Padre Emanuel Harjito, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) in Indonesia, spiega che “c’è agitazione nell’area di Giava occidentale, per la presenza dei militanti dell’Islamic Defenders Front (Fpi). Nel corso del 2011 ci sono stati parecchi episodi di violenza. Per molte comunità cristiane nell’area, il diritto al culto e a praticare la propria fede è fortemente limitato o negato. Sono gruppi estremisti piccoli ma forti, che vorrebbero una nazione solamente islamica e imporre la sharia. Ma questo va contro la Costituzione, contro la Pancasila (i cinque principi basilari del Paese) e contro il pluralismo che è un carattere fondante dell’Indonesia. Le autorità hanno l’obbligo di fermarli, ma a volte ciò non avviene”. Il direttore nazionale delle Pom conclude: “Esprimiamo ai cristiani di Bogor tutta la nostra solidarietà Una strada che si può percorrere per provare a superare il problema è il dialogo e una interazione fra leader cristiani e musulmani, per far desistere gli estremisti dai loro propositi”. (R.P.)
Giappone: Natale fra i sopravvissuti dello tsunami a Sendai
◊ Per i cristiani giapponesi, il Natale è un’occasione per condividere le sofferenze di migliaia di persone che hanno perso tutto a causa della catastrofe e per ricordare le oltre 15mila vittime. Quest’anno alle celebrazioni natalizie nell’arcidiocesi di Sendai, parteciperanno anche centinaia di famiglie non cristiane, che in questi mesi hanno vissuto insieme ai cattolici delle parrocchie di Sendai, Morioka, Miyagi e Fukushima. Nei giorni scorsi, i cittadini di Tokyo, Yokohama, Osaka e di altre megalopoli del Paese hanno organizzato una raccolta fondi per donare a tutte le famiglie colpite un albero di Natale, luci e addobbi. A nove mesi dalla tragedia costata oltre 15mila vittime, la maggior parte degli sfollati vive in case prefabbricate situate intorno alle città e ai villaggi spazzati via dall’onda anomala. Per ricostruire la vita sociale delle comunità - riferisce l'agenzia AsiaNews - il governo ha allestito in ogni area una serie di saloni destinate alle attività ricreative per bambini, giovani e anziani, rette dai volontari della Chiesa cattolica e organizzazioni non governative. Nonostante il carico di vittime e sofferenza, il dramma dello tsunami ha ridato vita e unità alle comunità cattoliche giapponesi, impegnando giorno e notte sacerdoti e fedeli. Nelle arcidiocesi di Sendai e Sapporo, le parrocchie si sono trasformate in centri di raccolta viveri e reclutamento volontari da inviare nelle aree più remote. Padre Marco Antonio de la Rosa, sacerdote messicano dei missionari di Guadalupe e parroco della comunità di Myako, ha convertito i saloni parrocchiali in un magazzino per la raccolta e distribuzione di cibo destinato alle famiglie costrette a vivere dentro i prefabbricati. Insieme a decine di volontari, il sacerdote organizza ogni mattina una visita agli sfollati, offrendo loro cibo, bevande calde e conforto spirituale. Padre Joseé Alfredo Fonzalex della parrocchia di Motodera (arcidiocesi di Sendai) è anche egli messicano e missionario di Guadalupe. Insieme ad alcuni fedeli, il sacerdote è impegnato da mesi nel sostegno di coloro che hanno perso nella tragedia mariti, figli, genitori e che ora vivono uniti ad altre famiglie all’interno dei container. Padre Juan de la Cruz Aizu Takashi parroco delle comunità di Kesennuma e Ishinomaki, ha seguito le pratiche di rientro delle centinaia di stranieri residenti nelle aree terremotate, ospitandoli nei locali parrocchiali e consentendo loro di entrare in contatto con i familiari. (R.P.)
India: sì della Chiesa alle Leggi anti-corruzione e per la sicurezza alimentare
◊ La Chiesa indiana esprime pieno apprezzamento verso due provvedimenti di legge giunti in Parlamento che saranno esaminati ed approvati nei prossimi giorni: il primo è quello contro la corruzione nel sistema pubblico, il secondo intende garantire la sicurezza alimentare in India. L’arcivescovo di Delhi, mons. Vincent Concessao, in una nota inviata all'agenzia Fides, elogia la decisione del governo, definendola “un passo nella giusta direzione”, che genera “grande sollievo per me personalmente, per la Chiesa, le Ong e tutti coloro che lavorano per assicurare il sostentamento necessario per milioni di uomini, donne e bambini indiani”. L’arcivescovo si dice favorevole, nell’ottica dell’equità evangelica, a tassare di più i ricchi per assicurare il cibo ai più poveri”. “Dio vuole che le risorse di questo mondo siano adeguatamente condivise da tutti gli abitanti di questo pianeta. Il passo del governo è un tentativo di realizzare ciò che Dio vuole per tutti. La Bibbia dice chiaramente che la preferenza di Dio è sempre per i poveri” spiega l’arcivescovo, commentando il disegno di legge sulla sicurezza alimentare. Il provvedimento contro la corruzione trova favorevoli larghi segmenti della società civile, che nel corso del 2011 hanno manifestato pubblicamente, sotto la guida del leader Anna Hazare. Sostenendo l’iniziativa del governo, la Chiesa indiana ribadisce che “la trasparenza, la moralità nella vita pubblica e privata, la lotta alla corruzione, sono nel Dna dell’impegno nella società di tutti i cristiani”. (R.P.)
E’ il cristianesimo la religione più diffusa nel mondo
◊ Il cristianesimo continua a essere la religione più diffusa nel mondo. Circa un terzo della popolazione della Terra, 2,18 miliardi di persone, sono infatti classificate “cristiani” in una ricerca del The Pew Forum, autorevole centro americano di ricerche. Alla stessa data, i musulmani erano circa 1,6 miliardi e rappresentavano il 23,4% della popolazione mondiale. Dallo studio - ripreso dall'agenzia AsiaNews - emerge che i cattolici sono il 50,1% dei cristiani, i protestanti il 37%, gli ortodossi il 12% e il resto i seguaci di varie denominazioni. Globalmente, i cristiani rappresentano all’incirca la stessa percentuale di popolazione di cento anni fa. Nell’ultimo secolo, infatti, il loro numero è quasi quadruplicato, passando da 600 milioni a più di due miliardi. Ma nello stesso periodo di tempo, la popolazione mondiale è passato da un 1,8 a 6,9 miliardi, Come risultato, la percentuale dei cristiani è rimasta quasi invariata: era il 35% della popolazione mondiale, è il 32%. Se globalmente la percentuale dei cristiani non è cambiata di molto, è molto diversa la loro distribuzione geografica, con una crescita che riguarda Africa e Asia. Nel 1910 il 66,3% dei cristiani viveva in Europa, il 27,1% nelle Americhe, il 4,5% nell’Asia-Pacifico, l’1,4% nell’Africa sub-sahariana, lo 0,7% nel Medio Oriente e Africa del nord. La situazione è radicalmente cambiata: oggi l’Europa è al secondo posto (25,9%) mentre il maggior numero di cristiani (36,8%) è nelle Americhe. Ma a crescere sono state soprattutto l’Africa sub-sahariana, che ora rappresenta il 23,6% dei cristiani e l’Asia-Pacifico, salita al 13,1%. Praticamente identica la presenza in Medio Oriente e Africa del nord: era lo 0,7% è lo 0,6%. Anche la distribuzione globale dei cristiani ha subito un mutamento significativo: nel 1910 i cristiani che vivevano nel Nord del mondo (Europa, America del nord, Australia, Giappone e Nuova Zelanda) erano circa il quadruplo di quelli che vivevano nel Sud (il resto del mondo). Ora il 61% sono al Sud e il 39% al nord. A livello locale, i cristiani nell’Africa sub-sahariana erano il 9% della popolazione nel 1910, ora sono il 63%, mentre nell’Asia-Pacifico, erano il 3% e sono il 7%. I cristiani sono maggioranza in 158 dei 232 Paesi e territori presi in esame dalla ricerca, ma si tratta spesso di Paesi relativamente piccoli. Essi sono minoranza, invece, in alcuni dei Paesi più popolosi del mondo. In Cina e India, così, ci sono le minoranze cristiane più numerose, con, rispettivamente, oltre 67 milioni e quasi 32 milioni di fedeli, il 5,0 e il 2,6% delle rispettive popolazioni. In questa classifica, seguono l’Indonesia, con 21.160mila cristiani (8,8%), la Corea del Sud con 14,1 milioni (44,8%), il Vietnam (7,030 milioni – 8,0%). Al nono posto si trova il Kazakhstan (4,14 milioni – 26,2%). (R.P.)
Sud Sudan: mons. Kussala auspica un Natale sereno, ma torna la minaccia della guerriglia
◊ “Speriamo di trascorrere il Natale nella serenità e nella pace, ma c’è qualche timore in tutta la popolazione per la possibilità di attacchi dei guerriglieri dell’Lra” dice all’agenzia Fides mons. Edaward Hiiboro Kussala, vescovo di Tombura-Yambio, nel Sud Sudan, dove da anni i guerriglieri del movimento di origine ugandese Esercito di Resistenza del Signore (Lra), compiono violenze contro la popolazione locale. “Da almeno 2 mesi non ci sono attacchi dell’Lra nella nostra regione e quindi al momento siamo tranquilli, ma i guerriglieri possono riapparire all’improvviso” sottolinea mons. Kussala. L’Lra agisce in una vasta area che va dal Sud Sudan al nord-est della Repubblica Democratica del Congo (Rdc) fino al Centrafrica. L’esercito ugandese, in accordo con le autorità di questi Paesi, ha dispiegato alcune unità di combattimento per dare la caccia all’Lra. In loro appoggio, il governo degli Stati Uniti ha inviato un centinaio di istruttori delle forze speciali. “Alcuni ufficiali dell’esercito ugandese che operano accanto a quello del Sud Sudan nella nostra area, mi hanno confermato la presenza di istruttori statunitensi” dice mons. Kussala. Nel Sud Sudan, indipendente dal luglio 2011, operano diversi movimenti di guerriglia che minano le fragili istituzioni del neo Stato. Oltre all’Lra, che ha origine straniera, vi sono gruppi di origine locale, come il South Sudan’s Democratic Movement/Army, il cui leader George Athor è stato ucciso il 19 dicembre in uno scontro con l’esercito del Sud Sudan nella Contea di Morobo, nello Stato dell’Equatoria Centrale. Nello Stato del Nilo Blu intanto, oltre 20 mila persone sono sfuggite alle bombe e alla violenza per recarsi nel campo profughi del villaggio di Doro per cercare cibo e riparo sicuro. Tuttavia in questo campo ogni giorno arrivano mille persone e finora non hanno ricevuto nessun tipo di aiuto. Dormono sotto i cespugli, non hanno di che nutrirsi e aumenta la malnutrizione infantile. Alcuni bambini hanno diarrea e febbre, e se continuano a non avere di che mangiare, sicuramente moriranno di fame. Molte famiglie, costrette a lasciare i loro campi e le loro abitazioni a causa della guerra, stanno cercando di tornare indietro per poter avere qualcosa con cui nutrirsi. (R.P.)
Congo: nel Nord-Kivu rapito un religioso a Beni
◊ I parrocchiani di Beni, nella provincia nordorientale del Nord-Kivu, denunciano la scomparsa di fratel Evariste Makobe, un religioso della congregazione dei ‘Frati della Funzione’, che sarebbe stato rapito all’interno del complesso della chiesa di Saint Gustave Paida. Decine di alunni e alcuni insegnanti dell’Istituto Rwanzururu di Beni - riferisce l'agenzia Misna - hanno manifestato contro il sequestro, chiedendo alla polizia e alle autorità cittadine di fare tutto il possibile per ritrovare il religioso. Secondo il parroco di Saint Gustave Paida, padre Jean-Pierre Kandu, sono rimaste sul posto le scarpe, l’orologio e l’asciugamano di fratel Makobe. Non ci sono tracce di un’eventuale aggressione. La società civile è preoccupata: si tratterebbe del secondo caso di sequestro di un religioso nella città di Beni dall’inizio del mese. (R.P.)
Messico: emendamento per le celebrazioni pubbliche di eventi religiosi
◊ La Camera dei Deputati messicana ha appena approvato, con i voti del Partito Azione Nazionale (Pan), la proposta del Presidente Felipe Calderon e del Pri (Partido Revolucionario Institucional): si tratta di un emendamento all'articolo 24 della Costituzione che permette la celebrazione pubblica di eventi religiosi senza chiedere prima il permesso. Anche se manca ancora l'approvazione del Senato, il cambiamento ha diviso il Pri e ha allarmato la sinistra, temendo che questa modifica diventi la porta attraverso cui le organizzazioni religiose possano riuscire ad ottenere concessioni per la radio e la televisione o per entrare nel sistema educativo. Dalle informazioni raccolte dall'agenzia Fides, la situazione non è del tutto tranquilla, in quanto un gruppo di politici insiste per limitare questa "libertà di culto". Per esempio, secondo la Segretaria della Commissione per i Diritti Umani della Camera dei Deputati, Enoé Uranga, bisogna specificare ogni cosa per evitare interpretazioni errate. Dalle interviste rilasciate alla stampa, la deputata Paola Rojas (Prd) ha affermato che non è la stessa cosa celebrare il culto in un locale chiuso e uscire a manifestare per strada per motivi religiosi. C'è un cambiamento radicale nel concetto dell'articolo 24: dal concetto di libertà religiosa adesso si è passati a quello di libertà di religione. Quindi non è un privilegio della Chiesa cattolica, ma un'apertura a tutte le religioni. Il cardinale Norberto Rivera Carrera, arcivescovo di Mexico, alla domanda sulla riforma fatta alla Camera dei Deputati sull'articolo 24 della Costituzione, ha risposto che si trattava di qualcosa di previsto, perché già il Primo articolo parla dei diritti uguali per tutti i messicani, e questa riforma è necessaria perché esprime come la Costituzione si adegui ai trattati internazionali che il Paese ha ratificato. "Ogni essere umano ha diritto alla libertà religiosa, di credere o non credere, e praticare o non praticare. Tutti coloro che credono nei diritti umani devono rallegrarsi, perché questo concetto è stato finalmente applicato nell'articolo Primo della Costituzione". (R.P.)
Algeria: il vescovo di Orano auspica un Natale più aperto al dialogo interreligioso
◊ “Il vero dialogo è un’opera di Dio dinanzi alla quale dobbiamo farci piccoli e per la quale dobbiamo pregare”: lo scrive nell’editoriale dell’ultimo numero di quest’anno del bimestrale “Le Lien”, della diocesi di Orano, in Algeria, mons. Alphonse Georger. Ricordando che in questi ultimi mesi si è tanto parlato di dialogo e di dialogo islamo-cristiano in particolare, il presule auspica che questo dialogo possa continuare e spiega che “il dialogo fra più persone consiste in una conversazione in cui si espongono delle idee, nella quale ci si ascolta, ci si interroga per conoscersi meglio, comprendersi meglio, talvolta anche per contraddirsi e ciò soprattutto a causa della mancanza di conoscenza della persona, dell’altro, della sua cultura o della sua fede”. “Se non ci si ascolta – scrive il vescovo di Orano – e ciascuno porta avanti un monologo per esporre o imporre le proprie idee, si può parlare di dialogo tra sordi, perché non ci si vuole arricchire della ricchezza del sapere dell’altro”. E sul tema del dialogo il presule ricorda la figura di San Francesco che volle incontrare il sultano d’Egitto come “inviato di Dio l’Altissimo”. “L’umile Francesco ha trovato la sua forza del dialogo fraterno nella contemplazione del Bambino della mangiatoia di Natale – spiega mons. Georger –. Rappresentando con veri personaggi in carne ed ossa la natività del Principe della Pace, ha compreso e ha saputo far comprendere che in Gesù, l’Amore di Dio, era stato rivelato fra gli uomini e per tutti gli uomini”. Il vescovo di Orano sottolinea che “Natale è la festa dell’incontro di Dio con l’uomo, la festa del dialogo dell’Amore” ed “è a questo stesso dialogo dell’amore incarnato che siamo chiamati a collaborare, con ogni uomo, quale che sia. Siamo invitati a portarlo avanti con perseveranza, umiltà e fiducia”. (T.C.)
Germania: 54.ma Campagna dei Cantori della Stella. Scelto come Paese simbolo il Nicaragua
◊ Per la 54.ma volta, nei giorni vicini al 6 gennaio, i “Cantori della Stella” (Sternsinger) dell’Infanzia Missionaria tedesca, saranno per le strade della Germania con i loro canti natalizi. “Bussate alle porte, insistete sui vostri diritti” è il motto della Campagna di quest’anno che nelle diocesi tedesche vedrà circa mezzo milione di ragazze e ragazzi tedeschi andare di porta in porta indossando i vestiti dei Re Magi, portando con sé la stella cometa. Con il motto di quest’anno i Cantori della Stella vogliono sottolineare che i diritti dei bambini in tutto il mondo devono essere rispettati e promossi. I ragazzi si impegnano affinché adulti e politici difendano i loro diritti e quelli dei loro coetanei in tutto il mondo. Anche la povertà e la violenza sono da considerare un’offesa ai diritti dei bambini, l’accesso al sistema sanitario e all’istruzione devono essere garantiti per tutti. Soprattutto in Nicaragua, il Paese simbolo della 54.ma Campagna dei Cantori della Stella, i diritti dei bambini sono spesso calpestati. Sfruttamento, abuso e violenza domestica contro i bambini sono all’ordine del giorno. I Cantori della Stella sostengono in Nicaragua progetti che insegnano ai bambini a reclamare i propri diritti. Facendoli crescere “forti” e sicuri di sé si sapranno difendere contro gli abusi. Il direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Germania, mons. Klaus Krämer, che è responsabile anche dell’Infanzia Missionaria, spiega così il contenuto della Campagna: “Nessun bambino è come un altro, ma tutti hanno lo stesso diritto all’incolumità fisica. I diritti dei bambini fanno parte dei diritti dell’uomo. Non rispettarli non è certo una trasgressione perdonabile”. Il 1° gennaio 2011 saranno 24 i Cantori della Stella provenienti dalla diocesi di Würzburg che parteciperanno alla celebrazione presieduta da Papa Benedetto XVI nella Basilica di San Pietro per la Giornata mondiale della Pace. Due di loro, indossando i vestiti tradizionali dei Re Magi, parteciperanno alla processione offertoriale. Il cancelliere tedesco Angela Merkel riceverà il 5 gennaio, negli uffici di Berlino, 108 Cantori della Stella. Quattro ragazze e ragazzi di ognuna delle 27 diocesi tedesche rappresenteranno i loro coetanei che partecipano alla Campagna. Indossando i vestiti dei Re Magi, con la loro stella cometa ed i loro canti, nel tempo natalizio e nei primi giorni dell’anno nuovo i “Cantori della Stella“ bussano alle porte delle case tedesche. Circa mezzo milione di bambini nelle 12.500 parrocchie cattoliche della Germania porteranno la benedizione “C+M+B” (“Christus mansionem benedicat - Cristo benedica questa casa”) alle famiglie, raccogliendo offerte per i loro coetanei che soffrono in tutto il mondo. La raccolta dei “Cantori della Stella” tedeschi è diventata la più grande iniziativa di solidarietà in tutto il mondo, che vede i bambini impegnarsi per i loro coetanei bisognosi. (R.P.)
Tanzania: messaggio del cardinale Pengo per il 50° d'indipendenza del Paese
◊ “La vera indipendenza non si riduce a qualche celebrazione, ma è un duro lavoro che deve assicurare ai cittadini tanzaniani prosperità economica, sociale e politica. Senza questo lavoro, come ci ha insegnato Mwalimu Nyerere (il padre fondatore della Tanzania), essa non significa nulla”. È quanto afferma il cardinale tanzaniano Polycarp Pengo, arcivescovo di Dar-Es-Salaam, in un messaggio alla nazione diffuso nei giorni scorsi in occasione del 50° anniversario dell’indipendenza e delle prossime festività natalizie. Un messaggio a tutto campo in cui, come riporta il quotidiano locale “The Citizen Newspaper”, il porporato affronta i principali temi al centro del dibattito pubblico nel Paese. A cominciare dalla riforma dell’attuale Costituzione, giudicata ormai da tutti i cittadini e le forze politiche inadeguata in quanto non garantisce un effettivo multi-partitismo. Secondo il cardinale Pengo è essenziale che la riforma sia varata prima delle prossime elezioni nel 2015, altrimenti – ammonisce - il Paese rischia di piombare nel caos. Nel messaggio non mancano richiami alla classe politica: in particolare, il cardinale Pengo critica il recente aumento delle indennità dei parlamentari deciso dal Parlamento, una decisione afferma – che sembra dettata da un miope egoismo: la giustificazione addotta del caro-vita infatti non è accettabile in un momento in cui tutti i cittadini tanzaniani sono chiamati a fare sacrifici. Ai servitori dello Stato e ai leader politici egli ricorda quindi che “sono dove sono per tutelare gli interessi del popolo”. Per altro verso, il messaggio elogia la linea mantenuta dal Governo contro le pressioni di alcuni Paesi stranieri – in particolare il Regno Unito e gli Stati Uniti - per introdurre la legalizzazione dei matrimoni omosessuali anche in Tanzania. Parlando, infine, delle vivaci contestazioni studentesche che agitano in queste settimane diverse università del Paese, il cardinale Pengo invita, da un lato, le autorità a un esame critico dell’attuale sistema educativo superiore e, dall’altro, gli studenti a non ricorrere alla violenza per fare valere i loro diritti. Al centro delle contestazioni, in alcuni casi degenerate in scontri, vi sono la gestione delle università e la distribuzione dei sussidi. (A cura di Lisa Zengarini)
Zambia: i giovani tra le priorità pastorali di mons. Mulenga, nuovo vescovo di Kabwe
◊ Circa 10mila persone hanno partecipato nei giorni scorsi alla consacrazione di mons. Clement Mulenga, salesiano, nominato vescovo della nuova diocesi Kabwe, in Zambia. L’ordinazione episcopale – riferisce l’agenzia Ans - è stata conferita da mons. Telesphore Mpundu, arcivescovo di Lusaka. Alla solenne cerimonia, ospitata nello stadio cittadino, hanno partecipato tutti i vescovi della Conferenza episcopale zambiana (Zec), 140 sacerdoti, quasi 300 religiose, il nunzio apostolico uscente mons. Nicola Girasoli e vari vescovi giunti anche da altri Paesi africani. Presenti anche due ministri del Governo di Lusaka. La celebrazione è iniziata con la lettura del decreto con il quale la Santa Sede ha eretto la diocesi Kabwe. È quindi seguito un breve discorso del nunzio, che ha incoraggiato mons. Mulenga a prendersi cura del clero nella sua diocesi. Nell’omelia il cardinale Medardo Mazombwe, arcivescovo emerito di Lusaka, ha ricordato la storia di Kabwe, che si segnala per la ricchezza delle sue vocazioni. Al rito di consacrazione sono seguiti i discorsi del presidente della Conferenza episcopale zambiana, mons. George Cosmas Zumaire Lungu, di mons. Mpundu, del nunzio Girasoli, e del Ministro dell’Agricoltura Michael Chilufya Sata, venuto in rappresentanza del Presidente Michael Sata. Prima della benedizione è stato letto anche un messaggio inviato dal Rettor Maggiore dei Salesiani, Don Pascual Chávez, che sottolinea come “questa ordinazione è, da un lato, un segno del buon radicamento del carisma di Don Bosco in Zambia” e dall’altro “un segnale chiaro e incoraggiante della fiducia che la Chiesa locale, e in particolare i nostri amati Pastori, hanno posto in noi”. Al termine della cerimonia. mons. Mulenga ha voluto ribadire che il suo programma pastorale sarà orientato in primo luogo ai giovani e ha spiegato la scelta del suo motto episcopale “Amare e Servire” con il desiderio di assomigliare a Cristo, venuto sulla terra per amare e servire gli uomini. La diocesi di Kabwe, eretta poco meno di due mesi fa con territorio smembrato dall’arcidiocesi di Lusaka e dalla diocesi di Mpika, conta una popolazione di circa 139 mila persone delle quali il 13% sono cattolici. Ad affiancare mons. Mulenga ci sono 43 sacerdoti, dei quali 25 sono religiosi, e 70 religiose. (L.Z.)
Zimbabwe: emergenza sanitaria causata dalla precarietà delle infrastrutture
◊ Le malattie causate dall’acqua inquinata, come tifo, dissenteria e diarrea, stanno creando grande preoccupazione nello Zimbabwe. Si teme una eventuale ripresa dell’epidemia di colera che nel 2008-2009 ha ucciso oltre 4 mila persone e contagiato altre 100 mila nel Paese. Secondo le statistiche riprese dall'agenzia Fides, un terzo della popolazione che vive nelle zone rurali beve da fonti d’acqua non protette, esponendosi al rischio di malattie trasmesse dall’acqua. Anche se l’incidenza del colera è calata rispetto agli anni passati, nel 2011 si sono verificate epidemie localizzate causate da infrastrutture idriche, sanitarie, igieniche molto precarie. Di recente sono stati registrati centinaia di casi di tifo nella capitale Harare, soprattutto nel sovraffollato distretto di Dzivarasekwa. Stando agli ultimi dati del Zimbabwe Weekly Epidemiological Bulletin, la dissenteria e la diarrea stanno raggiungendo livelli epidemici, anche se non sono stati confermati casi di colera. A Chipinge e in altre parti della provincia orientale di Manicaland le autorità sanitarie stanno attentamente monitorando una sospetta epidemia di colera, ma non è stato ufficialmente confermato nulla. In alcune aree rurali, sebbene la situazione sia migliorata e l’incidenza delle emergenze di colera si siano ridotte in tutto il Paese, ci sono ancora zone molto vulnerabili, come Chipinge e Chiredzi nelle parti orientali e sudorientali dello Zimbabwe. I tassi di malnutrizione cronica e acuta tra i minori sono rispettivamente del 34% e del 2.4%. (R.P.)
Gli auguri di Natale del primate anglicano Rowan Williams
◊ Un augurio di buon Natale, anche se trascorso nell’imperfezione delle vicende umane, è stato rivolto ai fedeli anglicani dall’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, nel corso di un programma radio della Bbc. Nel messaggio - ripreso da L'Osservatore Romano - il primate anglicano ha sottolineato che «in agguato nella nostra mente c’è l’idea di trascorrere un Natale perfetto ma ogni anno tutti i nostri programmi sembrano svanire e rimane la solita confusione». «Tuttavia — ha ricordato — la storia del primo Natale è una serie di eventi non pianificati: una gravidanza a sorpresa, un viaggio inaspettato concluso in una confusione totale per l’accoglienza all’arrivo. Ma, nella confusione del primo Natale, Dio ci dice: 'Non vi preoccupate. Non intendo aspettare fino a che avete risolto tutto alla perfezione per essere al vostro fianco. Sono già lì per voi e se vi abbandonate a me, invece di tentare di rendere voi stessi e le cose che vi circondano perfetti, ognuno di voi sentirà scorrere la forza del mio Amore'». (T.C.)
Cina: nella cattedrale di Xi Kai della diocesi di Tian Jin, battezzati 270 catecumeni
◊ Durante la solenne celebrazione del 17 dicembre che si è svolta nella cattedrale di Xi Kai, della diocesi di Tian Jin, sono stati battezzati 270 catecumeni. Durante l’Eucaristia della quarta domenica d’Avvento, il parroco ha dato loro ufficialmente il benvenuto nella famiglia parrocchiale ringraziando in modo particolare per l’impegno missionario di tutta la parrocchia e per la stretta comunione parrocchiale che i fedeli vivono. “Abbiamo sempre ribadito che l’evangelizzazione è dovere e diritto di ogni battezzato – ha sottolineato il parroco -. Siamo felici di vedere che i nostri parrocchiani hanno applicato nella loro vita questo principio, creando un’atmosfera di grande comunione e di sensibilità missionaria, dentro e fuori la parrocchia. Abbiamo portato il Vangelo fuori della porta della chiesa”. Inoltre il parroco ha già annunciato il prossimo corso di catechismo che si aprirà il 12 febbraio 2012, invitando tutti ad un ulteriore impegno. La cattedrale di Xi Kai, dedicata a San Giuseppe, della diocesi di Tian Jin, è stata costruita nel 1914 in stile romanico e può accogliere oltre 2.000 persone. Missione dei Lazzaristi, venne chiamata “la chiesa francese” dalla gente locale. La parrocchia oggi conta oltre 30.000 fedeli, è molto vivace e utilizza anche le tecnologie moderne e i mass media per promuovere l’evangelizzazione. E’ stata tra le prime parrocchie ad aprire un sito internet e, recentemente, ha aperto anche un blog sull’evangelizzazione. La diocesi di Tian Jing è una grande comunità cattolica, dove il cattolicesimo ha avuto uno sviluppo notevole. (R.P.)
Spagna: i giovani del Cammino neocatecumenale a Madrid per la Festa delle famiglie
◊ “Grazie alla famiglia cristiana siamo nati noi giovani”: al grido di questo slogan i giovani e le famiglie del Cammino neocatecumenale ‘invaderanno’ Madrid con la loro consueta allegria, il prossimo 30 dicembre, per la Festa della Sacra Famiglia di Nazareth. Si tratta - riferisce l'agenzia Zenit - di un secondo appuntamento nella capitale spagnola per i giovani neocatecumenali, che già, lo scorso agosto, in 300mila hanno partecipato alla Giornata Mondiale della Gioventù insieme al Santo Padre, e che ora ritornano per esprimere la propria gratitudine per la vita ricevuta. L’incontro, che segna la IV edizione della Festa delle famiglie, si svolge a distanza di due anni da quella celebrata il 27 dicembre 2009, che, sempre a Madrid, ha visto la partecipazione di circa 700mila persone tra cui anche Cardinali, Vescovi ed esponenti di numerose altre realtà ecclesiali. Titolo della giornata del 2009 era “Il futuro dell’Europa passa per la famiglia”, tema scelto, appunto, per sottolineare l’urgenza di una Nuova Evangelizzazione nel continente, che possa trasmettersi proprio “attraverso l’annuncio dell’amore indissolubile che anima la famiglia cristiana” come dichiarò, in occasione dell’incontro, Kiko Arguello, uno degli iniziatori del Cammino neocatecumenale. Quest’anno, invece, sono i ragazzi, o meglio i figli, ad essere i protagonisti della Festa, in particolare, quelli appartenenti al Cammino neocatecumenale, che sin dalla prima edizione hanno contribuito alla riuscita dell’incontro. Lo slogan, già citato, vuole, infatti, essere un chiaro segno di ringraziamento da parte dei figli verso i genitori per il dono, ricevuto da Dio, di aprirsi alla vita, grazie al quale essi sono nati. “Al mondo d’oggi molti bambini sono abortiti. Io sarei stata una di quelli, visto che inizialmente gli stessi medici avevano consigliato a mia madre di interrompere la gravidanza perché questa l’avrebbe potuta portare alla morte” dice Maria, terza di sette figli, di una comunità del centro di Roma. “Ringrazio, quindi, la Chiesa che ha donato ai miei genitori la fede necessaria per aprirsi alla vita e Dio che mi ha messo in una famiglia cristiana” conclude. La celebrazione, secondo il programma, avrà inizio alle ore 14.30 di venerdì 30 dicembre con l’intrattenimento musicale dell’orchestra e del coro della Gmg e del coro del Cammino neocatecumenale che si esibirà nella 'sinfonia-catechetica' composta da Kiko Arguello, dal titolo "El sufrimiento del los inocentes". Seguirà, poi, la recita del Santo Rosario, dopodichè alcuni giovani porteranno sulle spalle, per tutta piazza di Lima, l’immagine della Virgen de la Almudena, patrona della città. All’interno del momento di preghiera dei misteri del Rosario, s’inseriranno, poi, le esperienze e le storie di alcune famiglie presenti, e finora non è stato confermato alcun intervento da parte dei rappresentanti dei movimenti e delle realtà ecclesiali. Culmine dell’evento sarà l’Eucaristia presieduta dal cardinale Rouco Maria Varela, presente anch’egli all’ultimo incontro dei neocatecumenali in plaza de Cibéles a Madrid. Numerosi gli inviti a partecipare all’evento, non solo i ragazzi e le famiglie del cammino, ma anche tutti i pellegrini della Spagna e degli altri paesi europei, accompagnati dai loro vescovi. Confermata, inoltre, la presenza del Cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che inviterà i presenti a partecipare al VII Incontro Mondiale delle Famiglie, in programma a Milano dal 30 maggio al 3 giugno dell’anno prossimo. (R.P.)
◊ Una mostra fotografica che vuole far conoscere la quotidianità dei bambini che combattono contro la malattia, per diffondere un’etica di rispetto e di attenzione all’altro e per sollecitare la sensibilità umana e sociale nei confronti delle realtà del disagio. Gli scatti, in esposizione il 22 e 23 dicembre a Roma, alle scuderie di Palazzo Ruspoli, sono stati realizzati da Lorella D’Angelo ed Alessandro Longobardi. Protagonisti ne sono i bambini ospitati a Roma nella Casa di Kim, una struttura che accoglie e tutela minori che necessitano di cure mediche, gestita dall’Associazione Kim. La Onlus, che ha scelto di impegnarsi per le emergenze minorili, inaugura l’allestimento il 22 dicembre alle 17.30. L’esposizione, che resterà aperta fino alle 19 del giorno successivo, nasce dall’idea di mostrare agli adulti il mondo visto con gli occhi dei bambini e sarà arricchita dalle creazioni delle mamme dei piccoli ospiti della Casa di Kim, luogo anche di incontro di culture diverse. L’Associazione Kim opera infatti nell’ambito della cooperazione internazionale, laddove emergono gravi realtà di bisogno ed è indispensabile un sostegno perché sia garantita la vita dei bambini. promuove inoltre progetti di assistenza e di accoglienza e si pone come luogo di formazione alla solidarietà attraverso la proposta di esperienze di volontariato. Interviene soprattutto nelle emergenze sanitarie per risolvere le problematiche di minori gravemente ammalati, che vivono in Italia in condizioni di disagio o in paesi le cui strutture sanitarie non consentono interventi terapeutici adeguati. La Kim si attiva così per consentire la loro ospedalizzazione e per garantire la necessaria assistenza sanitaria, psicologica e morale. Le fotografie in mostra a Palazzo Ruspoli ritraggono bambini alle prese con carta e matite colorate, l’arte di superare le difficoltà con un sorriso. (T.C.)
Siria: 250 morti in due giorni. Parigi: massacro senza precedenti
◊ Una riunione d'emergenza del Consiglio di Sicurezza dell'Onu si deve tenere “per discutere dei massacri in corso nelle regioni siriane di Idlib e Homs”: è l'appello lanciato stamani dal Consiglio nazionale siriano (Cns), che chiede che tali regioni siano dichiarate "zone sicure sotto protezione internazionale" e dalle quali "si devono ritirare le forze del regime" di Damasco. Il servizio di Fausta Speranza:
L’opposizione si rivolge all’Onu e la Francia lancia un forte appello alla Russia affinché ''acceleri'' i negoziati al Consiglio di Sicurezza dell'Onu sul suo progetto di risoluzione nei confronti del regime di Bashar al-Assad. Parigi interviene dopo quello che definisce il ''massacro senza precedenti'' di ieri in Siria, con la morte di circa 120 persone. Guardando poi alle ultime 48 ore, il bilancio sale a 250. L’aggiornamento sulle vittime arriva mentre da Damasco giunge notizia di una manifestazione in corso a in favore del regime. L’emergenza è soprattutto fuori della capitale. In particolare, il Consiglio invoca l'intervento immediato della Mezzaluna Rossa e di altre organizzazioni umanitarie nelle regioni di Idlib e Homs definite "zone disastrate" ed "esposte a un genocidio su larga scala". Il tutto alla vigilia dell'annunciato arrivo degli osservatori della Lega araba nel Paese. In sostanza, significa che si dà il via al primo passo del piano della Lega araba, che dovrebbe portare a un’uscita di scena del presidente. Ma, dopo la firma dell’accordo, anche solo per ammettere senza troppi condizionamenti gli osservatori ci sono voluti giorni e giorni di ulteriori negoziati.
Biden sollecita dialogo per la crisi politica in atto in Iraq
Il vicepresidente americano, Joe Biden, ha sollecitato ieri il premier iracheno, Nuri al Maliki, a risolvere con il dialogo la crisi politica che scuote l'Iraq, pochi giorni dopo la partenza delle ultime truppe americane. Lo ha reso noto la Casa Bianca. In un colloquio telefonico con Maliki, Biden ha sottolineato - secondo il comunicato della Casa Bianca - “la necessità urgente per il primo ministro e i leader degli altri partiti di incontrarsi e lavorare per superare le loro divergenze”. Il vicepresidente iracheno, Tareq al Hashemi, membro sunnita del blocco parlamentare di tendenza laica Iraqiya è stato accusato di complotto nel quadro della legge antiterrorismo e contro di lui - che però si trova nel Kurdistan iracheno - è stato spiccato un mandato d'arresto. Biden ha parlato anche con il presidente del parlamento, Osama al Nujaifi. A entrambi gli interlocutori il vicepresidente Usa ha detto che “gli Stati Uniti seguono da vicino la situazione in Iraq”.
Sette soldati Nato uccisi in Afghanistan
Sette soldati delle forze della Nato in Afghanistan, l'Isaf, sono stati uccisi in un agguato in Afghanistan. Una bomba artigianale è esplosa mentre il convoglio militare si trovava nei pressi di Ghazni, nel sudovest del Paese, secondo quando indicano a Kabul fonti della coalizione, senza dare maggiori dettagli. Intanto, nella provincia sudorientale di Khost un gruppo di kamikaze ha fatto irruzione in una filiale della Kabul Bank aprendo il fuoco contro le guardie della banca.
Somalia: una decina di civili uccisi e venti feriti nella regione del Basso Juba
Almeno 11 civili sono stati uccisi e più di 20 sono rimasti gravemente feriti dopo un raid aereo da parte delle forze militari keniane nella regione del Basso Juba. Secondo quanto dichiarato ai giornali locali dal portavoce delle forze del governo federale di transizione somalo, Mahmud Farah, l'obiettivo degli attacchi era una base militare e un campo di addestramento di al Shabaab a Hosungow, località a 160 chilometri a sud di Chisimaio, ritenuto una delle roccaforti dei miliziani legati ad al Qaeda. I media locali riferiscono che durante il raid, cui hanno preso parte almeno tre aerei da combattimento, sono state prese di mira tre abitazioni civili e che tra le vittime ci sarebbero anche donne e bambini. I residenti del villaggio di Hosungow, soprattutto pastori nomadi, hanno abbandonato le loro case per il timore di altri raid.
Rwanda: ergastolo per ex dirigenti hutu implicati nel genocidio del 1994
Il Tribunale penale internazionale per il Rwanda ha condannato all'ergastolo gli ex dirigenti hutu del partito, oggi sciolto, dell'ex presidente, Juvenal Hayarimana, per il ruolo svolto nel genocidio del 1994. Matthieu Ngirumpatse e Edouard Karemera sono stati giudicati colpevoli di genocidio, crimini di guerra e contro l'umanità. Il genocidio in Rwanda, perpetrato dall'aprile al giugno del 1994, ha fatto, secondo l'Onu, circa 800 mila morti, per la maggior parte appartenenti all'etnia tutsi.
Primo ordine militare di Kim Jong-un, successore in Corea Nord
Kim Jong-un, il "grande successore", ha disposto il suo primo ordine militare poco prima dell'annuncio della morte del padre, il "caro leader", Kim Jong-il, ordinando a tutte le unità militari di fermare le esercitazioni sul campo e la formazione e di fare rientro alle basi. La Corea del Nord vanta un esercito di 1,2 milioni di soldati che ne fanno il quarto più grande al mondo: Kim Jong-un, tra settembre e ottobre del 2010, è diventato vice presidente della Commissione militare centrale del Partito dei lavoratori ed è stato nominato generale a quattro stelle. I servizi d'intelligence di Seul non escludono che il Nord possa avere una fase di transizione dei poteri anche tumultuosa. I media nordcoreani hanno continuato a sottolineare che l'intero Paese seguirà la guida di Kim Jong-un nell'ultima campagna di propaganda per garantire la successione dinastica.
Esperti parlano di rischio recessione in Germania
La produzione di beni e servizi in Germania nei prossimi mesi potrebbe arretrare fino ad assumere un valore negativo e non si esclude nemmeno più una possibile recessione. Lo ha affermato stamani a Berlino Simon Juncker, esperto dell'Istituto tedesco per la ricerca economica Diw. Secondo Juncker, “si sta realmente mostrando un indebolimento dell'offerta su larga scala”, che nel quarto trimestre del 2011 porterà il pil tedesco a un meno 0,2%. “Il Diw di Berlino non esclude un ulteriore arretramento nel primo trimestre del 2012, e dunque una recessione tecnica”, ha aggiunto l'esperto, precisando però di non vedere le condizioni per un indebolimento duraturo della congiuntura tedesca. Secondo Junker, in particolare nell'industria si nota oggi un rallentamento. Imprese e consumatori frenano gli investimenti per l'incertezza determinata dalla crisi economica. Una ripresa economica nel 2012 sarà possibile se la crisi sarà risolta in fretta, ha spiegato Fichtner.
Progetto Tepco: centrale Fukushima smantellata in 30-40 anni
I reattori della disastrata centrale nucleare di Fukushima saranno smantellati in 30-40 anni, in linea con le anticipazioni circolate dei giorni scorsi dopo la diffusione di una bozza sul piano generale. È quanto infatti prevede il progetto di governo giapponese e Tepco, il gestore della struttura, reso pubblico a pochi giorni dall'annuncio ufficiale sulla messa in sicurezza dell'impianto. Il periodo fino a 40 anni, di cui almeno 25 anni necessari per recuperare il combustibile nucleare parzialmente fuso dei reattori 1, 2 e 3 è pari al doppio del periodo dedicato per lo smantellamento dell'impianto di Tokai e rimarca le difficoltà per operare nella struttura contaminata dalle radiazioni. I lavori richiederanno più del doppio di quanto richiesto dall'incidente del 1979 all'unità n. 2 di Three Mile Island (Usa), interessato da parziale fusione. La Tepco ha illustrato la road map necessaria per preparare la rimozione delle barre di carburante dai tre reattori danneggiati: richiederà 10 anni, includendo l'immediata riparazione delle strutture di contenimento e lo svuotamento delle vasche del combustibile esausto nelle quali dovrebbero essere stoccate le barre recuperate. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 355