Logo 50Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 29/08/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa chiede di pregare affinché gli educatori sappiano trasmettere l’amore alla verità. La riflessione del cardinale Grocholewski
  • L'arcivescovo O'Brien nominato Pro-Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme
  • Martirio di San Giovanni Battista. Il Papa: i cristiani proclamino la verità senza compromessi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Libia: attacco di insorti e Nato su Sirte, roccaforte di Gheddafi
  • Siria: l'opposizione ad Assad forma un Consiglio nazionale di transizione
  • Decreto storico in Turchia sulla restituzione dei beni confiscati alle minoranze religiose, esclusi i cattolici latini. Gioia di mons. Franceschini
  • Crisi economica: nuova missione di Fmi, Ue e Bce in Grecia
  • Il Nepal ha un nuovo premier: il maoista Bhattarai
  • Vent'anni fa l'uccisione dell'imprenditore anti-mafia, Libero Grassi
  • Congresso dei teologi italiani. Mons. Coda: rimettere l’Eucaristia al centro della vita cristiana
  • Chiesa e Società

  • Celebrata in India la Giornata dei Martiri con preghiere e donazione di sangue
  • India: approvata la legge contro il traffico di organi umani
  • Pakistan: per la prima volta, quattro seggi al Senato alle minoranze religiose
  • I Salesiani deplorano con forza l’attacco contro il Tempio della Gratitud Nacional a Santiago del Cile
  • Il cardinale Bagnasco: la questione morale è grave e urgente
  • Si conclude nella Basilica di Collemaggio all’Aquila la Perdonanza 2011
  • Sri Lanka: la Caritas per il rilascio di una giovane musulmana nel braccio della morte in Arabia Saudita
  • Nicaragua: mons Baez, dopo l'uccisione di padre Pupiro, denuncia corruzione e violenza
  • Vietnam: il governo libera 10mila prigionieri. La Chiesa: si pensi anche a quanti lottano per la democrazia
  • 11 settembre: fa discutere la decisione di escludere i gruppi religiosi dalla commemorazione
  • Tanzania: campagna in Zanzibar per immunizzare 10mila bambini contro il morbillo
  • Kenya: nuova struttura ospedaliera per l’assistenza alle donne nella diocesi di Isiolo
  • Sud Sudan: l'importante realtà dell'Università Cattolica per il neonato Stato africano
  • L’allarme della Fao: torna a far paura l’influenza aviaria
  • Inghilterra: dalla prossima domenica, Sante Messe con la nuova traduzione del Messale
  • Domenica si celebra la Giornata europea della cultura ebraica
  • Colombia: il Banco Alimentare di Bogotá festeggia 10 anni di servizio
  • Sud Corea: pubblicata una guida ai 130 santuari del Paese
  • Hong Kong: i Domenicani celebrano 150 anni di missione
  • 24 Ore nel Mondo

  • Cessato allarme a New York dopo il passaggio dell’uragano Irene. 21 morti sulla costa Est
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa chiede di pregare affinché gli educatori sappiano trasmettere l’amore alla verità. La riflessione del cardinale Grocholewski

    ◊   “Per tutti gli insegnanti, affinché sappiano trasmettere l'amore alla verità ed educare agli autentici valori morali e spirituali”: è questa l’intenzione generale di preghiera del Papa per il mese di settembre. Un’invocazione sulla quale si sofferma il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, intervistato da Alessandro Gisotti:

    R. - Questi due elementi dell’intenzione di preghiera per il mese di settembre esprimono proprio il nucleo dell’attuale emergenza educativa. Di fronte al relativismo circa i valori e le verità fondamentali della vita si postula di trasmettere l’amore della verità: se non si sa cosa sia il bene e che cosa sia il male; se tutto è relativo allora si pone la domanda “a cosa educare?”. Essenziale è anche la seconda parte di questa richiesta di preghiera: educare agli autentici valori spirituali. In realtà l’educazione non può essere ridotta alla trasmissione delle conoscenze e le capacità possono essere usate sia per il bene, sia per il male. Si deve educare la persona affinché sappia - ma soprattutto voglia - sfruttare queste conoscenze e capacità per il bene.

    D. - L’emergenza educativa è uno dei grandi temi del Pontificato di Benedetto XVI: come la Congregazione da lei presieduta sta rispondendo a questa grande sfida dei nostri tempi?

    R. - Noi cerchiamo di elaborare un progetto educativo - e questo è molto importante - impostato sulla centralità della persona umana, sulla sua integrità. Anche riguardo alla formazione intellettuale, per noi questa non è solo una preparazione alla professione: la formazione intellettuale in primo luogo deve formare la persona, rendendola capace di essere critica, di essere in grado di giudicare e di valutare da sola; di non essere schiava di certe propagande o ideologie. Per noi è anche molto importante la formazione dei formatori, degli insegnanti, che non devono avere una formazione unicamente intellettuale e specifica alla materia che insegnano, ma devono avere anche una certa formazione spirituale, che li renda persone affidabili così da rappresentare una certa “autorità” per i propri studenti. Io penso che per tutto questo il nostro insegnamento sia molto apprezzabile. Quando, qui in Congregazione, vengono alcuni ambasciatori presso la Santa Sede non cristiani spesso si vantano di aver frequentato la scuola cattolica, l’università cattolica… Io domando sempre come mai pur non essendo cristiani abbiano frequentato la scuola cattolica. Mi vengono date sempre due risposte: la prima, perché sono migliori; la seconda risposta - per me molto importante - perché la scuola cattolica non trasmette soltanto le conoscenze, ma forma la persona.

    D. - Parlando ai giovani docenti universitari all’Escorial in occasione della Gmg, il Papa ha detto che “il cammino verso la verità piena è un cammino dell’intelligenza e dell’amore, della ragione e della fede”…

    R. - Questo ci riporta a quello che l’attuale Pontefice ha sempre postulato: allargare gli orizzonti della razionalità e quindi non restringere l’intelletto umano soltanto a ricercare quello che è sperimentabile, quello che è utile concretamente, economicamente; ma aprirsi a tutta la verità, aprirsi anche alle questioni fondamentali della vita umana, del senso della vita, del destino della vita… Penso sia molto importante integrare in questo contesto ragione e fede: la ragione sincera non può chiudersi ai problemi che pongono le religioni. Non può chiudersi, perché sono domande fondamentali della vita!

    D. - In Italia e in molti altri Paesi settembre è il mese in cui riaprono le scuole: quale augurio si sente di rivolgere agli studenti?

    R. - Io vorrei augurare che, con l’aiuto della scuola, i ragazzi possano formarsi ed essere persone solide, responsabili che - da una parte - sappiano dare un senso alla propria vita e - dall’altra parte - riescano a collaborare con gli altri per il bene dell’umanità. Io penso che tutto il senso dell’educazione sia realizzare se stesso, trovare un senso alla propria vita e collaborare per il bene dell’umanità. (mg)

    inizio pagina

    L'arcivescovo O'Brien nominato Pro-Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme

    ◊   Il Papa ha accolto la rinuncia presentata dal cardinale John Patrick Foley all'incarico di Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme ed ha nominato Pro-Gran Maestro del medesimo Ordine Equestre mons. Edwin Frederick O'Brien, finora arcivescovo di Baltimora.

    Mons. O'Brien è nato a New York l’8 aprile 1939. Ordinato sacerdote nel 1965 e consacrato vescovo nel 1996 ha ricoperto anche la carica di ordinario militare negli Stati Uniti d'America. Nel 2007 è stato nominato arcivescovo di Baltimora.

    Il cardinale John Patrick Foley, Gran Maestro dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme dal 2007, ha compiuto 75 anni l'11 novembre scorso.

    Le Origini dell’Ordine Equestre del Santo Sepolcro risalgono ai tempi della liberazione di Gerusalemme da parte di Goffredo di Buglione nel 1099. Con la scomparsa del Regno Cristiano di Gerusalemme l’Ordine continuò ad esistere in Europa mantenendo vivi gli ideali della Cavalleria Crociata di propagazione della fede, di difesa dei più deboli, della carità verso il prossimo. Nel 1847, Pio IX conferì un assetto moderno all’Ordine con la promulgazione di un nuovo statuto: esso venne posto direttamente sotto la protezione della Santa Sede e la reggenza affidata al Patriarca Latino. Si venne inoltre a definire il ruolo fondamentale dell’Ordine, ossia il mantenimento delle opere del Patriarcato Latino di Gerusalemme, pur conservando il compito più propriamente spirituale di propagazione della fede. Pio XII nel 1949 stabilì che il Gran Maestro dell’Ordine fosse un cardinale, assegnando al Patriarca di Gerusalemme la prerogativa di Gran Priore. Giovanni XXIII nel 1962 e poi Paolo VI nel 1977 diedero un ulteriore impulso inserendo nello statuto norme più precise al fine di consentire un'azione più coordinata ed efficiente. Nel 1996 Giovanni Paolo II ha elevato la dignità dell’Ordine: oggi è infatti un’Associazione pubblica di fedeli, eretta dalla Sede Apostolica.

    L’Ordine, oggi, ha per scopo di rafforzare nei suoi membri la pratica della vita cristiana, in assoluta fedeltà al Papa e secondo gli insegnamenti della Chiesa. Inoltre, sostiene ed aiuta le opere e le istituzioni culturali, caritative e sociali della Chiesa Cattolica in Terra Santa, particolarmente quelle del Patriarcato Latino di Gerusalemme, con il quale l’Ordine mantiene legami tradizionali. Promuove, infine, la conservazione e la propagazione della fede in quelle terre e sostiene i diritti della Chiesa Cattolica in Terra Santa.

    inizio pagina

    Martirio di San Giovanni Battista. Il Papa: i cristiani proclamino la verità senza compromessi

    ◊   La Chiesa celebra oggi la memoria del martirio di San Giovanni Battista: “il più grande tra i profeti di Cristo – afferma il Papa nel suo magistero - che ha saputo rinnegare se stesso per fare spazio al Salvatore, e ha sofferto ed è morto per la verità”. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Il Papa indica a tutti i cristiani la figura del primo testimone di Gesù, perché la fede – sottolinea - ci chiama a proclamare con chiarezza la verità dell’amore evangelico “senza timori e reticenze, mai cedendo ai condizionamenti del mondo”:

    “Da autentico profeta, Giovanni rese testimonianza alla verità senza compromessi. Denunciò le trasgressioni dei comandamenti di Dio, anche quando protagonisti ne erano i potenti. Così, quando accusò di adulterio Erode ed Erodiade, pagò con la vita, sigillando col martirio il suo servizio a Cristo, che è la Verità in persona”. (Angelus del 24 giugno 2007)

    I cristiani non cercano il martirio – rileva il Pontefice – ma sono “pronti a dare la vita per rimanere fedeli al Vangelo”. Qual è, dunque, il tratto distintivo del martire cristiano?

    “Bisogna sempre rimarcare questa caratteristica distintiva del martirio cristiano: esso è esclusivamente un atto d’amore, verso Dio e verso gli uomini, compresi i persecutori. Perciò noi … preghiamo il Signore che ci insegni ad amare anche i nostri nemici”. (Angelus, 26 dicembre 2007)

    Il martirio cristiano - afferma Benedetto XVI – si fonda “sulla morte di Gesù, sul suo sacrificio supremo d’amore, consumato sulla Croce affinché noi potessimo avere la vita”. Per questo, la forza per affrontare il martirio nasce …

    “Dalla profonda e intima unione con Cristo, perché il martirio e la vocazione al martirio non sono il risultato di uno sforzo umano, ma sono la risposta ad un’iniziativa e ad una chiamata di Dio, sono un dono della Sua grazia, che rende capaci di offrire la propria vita per amore a Cristo e alla Chiesa e così al mondo”. (Udienza generale, 11 agosto 2010)

    “Nella storia della Chiesa – sottolinea il Papa - non mancherà mai la persecuzione”:

    “Non di rado, infatti, anche oggi giungono notizie da varie parti del mondo di missionari, sacerdoti, vescovi, religiosi, religiose e fedeli laici perseguitati, imprigionati, torturati, privati della libertà o impediti nell’esercitarla perché discepoli di Cristo e apostoli del Vangelo; a volte si soffre e si muore anche per la comunione con la Chiesa universale e la fedeltà al Papa”. (Angelus, 26 dicembre 2007)

    Perdonare i persecutori, amare i nemici, questa è la vera rivoluzione cristiana:

    “Il martire cristiano attualizza la vittoria dell’amore sull’odio e sulla morte. Preghiamo per quanti soffrono a motivo della fedeltà a Cristo e alla sua Chiesa. Maria Santissima, Regina dei Martiri, ci aiuti ad essere testimoni credibili del Vangelo, rispondendo ai nemici con la forza disarmante della verità e della carità”. (Angelus del 26 dicembre 2007)

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’Angelus di domenica 28 agosto: il Papa ricorda che la croce non è una sconfitta.

    Il messaggio di Benedetto XVI nella Messa celebrata con i suoi ex allievi.

    Nell’informazione internazionale, in primo piano la crisi libica: i combattimenti aggravano la crisi umanitaria.

    La festa di Madrid: il commento del premio Nobel per la letteratura Mario Vargas Llosa sulla Giornata mondiale della gioventù.

    Sole nero sui passi del giusto: Cristiana Dobner sul “Giobbe” di Pierre Assouline.

    Somiglianza per eccesso: Giovanni Cerro sulla “Storia del ritratto in cera” di Julius von Schlosser, recentemente tradotta in italiano.

    Quella strana diffidenza verso la felicità: Silvia Guidi sugli scritti di Clive S. Lewis pubblicati nel volume “L’onere della gloria”.

    Gravità e urgenza della questione morale: il messaggio del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nella Messa al Santuario di Nostra Signora della Guardia.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Libia: attacco di insorti e Nato su Sirte, roccaforte di Gheddafi

    ◊   Gheddafi rappresenta ancora una minaccia per i libici e per il mondo intero. Lo ha detto il presidente del Cnt, il Consiglio Nazionale di Transizione libico, Mustafa Abdel Jalil. Sul terreno, prosegue l’offensiva degli insorti, coadiuvata da raid Nato, su Sirte, ultima roccaforte del regime dove potrebbe essersi nascosto il rais. Intanto, dall’Unicef arriva l’allarme: "A Tripoli manca l’acqua e si corre il rischio di un’epidemia sanitaria senza precedenti". Sempre nella capitale, oggi, la Francia ha riaperto la propria ambasciata. Il servizio di Paolo Ondarza:

    E’ su Sirte che si concentrano gli sforzi dei ribelli per sconfiggere i lealisti. Gheddafi potrebbe essersi nascosto proprio qui, nella sua città natale. Per i ribelli rappresenta ancora una minaccia ed è quindi necessario il supporto della Nato. Gli insorti dicono ‘no’ poi alla proposta del Colonnello di negoziare sulla formazione di un governo di transizione. Ma una volta caduto definitivamente il regime, il Consiglio Nazionale Transitorio Libico riuscirà a guidare il Paese? Risponde Maria Grazia Enardu, docente di relazioni internazionali all’Università di Firenze ed esperta di Medio Oriente.

    R. – Il Cnt è un insieme di elementi tribali, come del resto tutta la Libia. E’ inevitabile che all’interno di questo Comitato emergano tensioni fortissime, non solo di natura politica ma anche di natura storica e culturale, che potrebbero provocare gravi problemi.

    D. – La "Primavera araba" è stata complessivamente salutata in maniera positiva, ma potrebbe esserci anche un rovescio della medaglia?

    R. – La "Primavera araba" è nata in Paesi forse un po’ più evoluti della Libia, come la Tunisia, l’Egitto e come la stessa Siria. La Libia ha una dinamica assai diversa: non so se parlare di "Primavera" o di "Tramonto" di un dittatore. Il vero pericolo che Gheddafi costituisce per il suo Paese è che ha un potere di interdizione assai forte, sia tramite gli elementi tribali che sono a lui collegati, sia tramite tutti i favori che ha dispensato "a destra e a manca" negli ultimi 40 anni e che possono diventare elemento di ricatto.

    D. – Ed è per questo che i ribelli definiscono Muhammar Gheddafi una minaccia tuttora esistente per la Libia e per il mondo intero?

    R. – Certo! Perché se Gheddafi cominciasse a raccontare alcune delle cose che ha detto, fatto o fatto fare in questi anni, tutta una serie di elementi all’interno e all’esterno sarebbero in pericolo.

    D. – Quindi, è nell’interesse di molti che non parli?

    R. – E’ nell’interesse di molti che il Colonnello non parli: questo è nell’interesse di tutti, anche di molti europei.

    A conferma della complessa realtà politica in Libia ieri l’ex capo delle forze armate di Gheddafi, il generale Abdelhfid, ha abbandonato il regime formando un Consiglio militare transitorio per la Libia meridionale e centrale. Intanto, l’Unicef esprime preoccupazione perché a Tripoli nei prossimi giorni potrebbe esserci una carenza idrica. L’agenzia Onu ha iniziato una distribuzione di 5 milioni di litri di acqua. Sempre a livello umanitario, l’Organizzazione internazionale per le Migrazioni, Oim, ha fatto evacuare ieri da Tripoli a bordo di una nave con destinazione Bengasi circa 850 migranti e cittadini libici in condizioni di forte vulnerabilità, tra questi donne e bambini. (gf)

    inizio pagina

    Siria: l'opposizione ad Assad forma un Consiglio nazionale di transizione

    ◊   Le opposizioni siriane hanno annunciato stamani da Ankara, in Turchia, la creazione di un Consiglio nazionale di transizione formato da 94 membri. Intanto, sul terreno non si arresta la dura repressione messa in atto dal regime: i blindati di Assad hanno assediato la città di Rastan e sono entrati ad Hit al confine con il Libano, mentre a Dyar al Azor sono 8 i civili morti. Il servizio di Cecilia Seppia:

    A dare l’annuncio in diretta questa mattina, da Ankara è la tv araba Al Jazeera: nella capitale Turca, le opposizioni siriane riunite per la seconda volta hanno dato vita ad un Consiglio nazionale di transizione. 94 membri e un presidente: Burhan Ghalioun, intellettuale dissidente e docente di Sociologia politica alla Sorbona, che vive in Francia. Quale la funzione e il valore di questo organismo? L'opinione di Eric Salerno, esperto di Medio Oriente del quotidiano “Il Messaggero”:

    “Comincia ad essere un organismo che potrebbe avere un impatto su quello che sta succedendo in Siria, anche a livello diplomatico. Evidentemente quello che è accaduto in Libia lascia sperare anche i siriani su un possibile intervento della Comunità internazionale. Per quello che ho sentito fino ad ora dagli oppositori e da alcuni capi di questi movimenti di protesta, non si chiede e non si vuole alcun intervento militare straniero. Quello che loro vogliono è un intervento a livello diplomatico molto più sostenuto e pesante di quello che si è visto finora”.

    La Turchia non si fida più di Assad, dice il presidente turco Abdullah Gul, mentre dal canto suo il premier Erdogan invoca la fine della repressione: nessun governo, afferma, può sopravvivere ricorrendo solo alla brutalità, l’unica soluzione è far tacere le armi e ascoltare il popolo. Questa presa di posizione di Ankara potrebbe creare nuovi rapporti e interessi nell’area mediorientale. Ancora Eric Salerno:

    “La Turchia, da un paio di anni, si è spostata più verso i Paesi islamici, anche per colpa del rifiuto dell’Europa di 'incorporarla' nell’Unione. Per cui la Turchia, oggi, sta facendo un gioco di ‘rivalità’ anche nei confronti dell’Iran, ed ovviamente i suoi alleati occidentali – l’America in primis – vorrebbero una Turchia più forte, forse anche al posto dell’Egitto”.

    Ma sul terreno è ancora il caos. I blindati governativi hanno sfondato la frontiera con il Libano alla conquista di Hit. Qui, testimoni riferiscono di forti esplosioni e continui colpi di artiglieria pesante. Le truppe del presidente hanno poi assediato la città di Rastan a caccia di disertori, per lo più si tratta di soldati. Altro fronte caldo la città di Dayr al Zor, non lontano dal confine con l’Iraq: gli attivisti riferiscono di otto morti nella notte e decine di feriti. Duri interventi delle forze di sicurezza anche a Duma e nei pressi di Damasco. (vv)

    inizio pagina

    Decreto storico in Turchia sulla restituzione dei beni confiscati alle minoranze religiose, esclusi i cattolici latini. Gioia di mons. Franceschini

    ◊   Un decreto, firmato ieri dal premier turco Tayip Erdogan, sancisce la restituzione delle proprietà sequestrate alle minoranze religiose, dopo il censimento del 1936: beneficiari del provvedimento sono i cristiani greco-ortodossi, i cattolici caldei, gli armeni e gli ebrei, ma non i cattolici latini. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Un vero ‘colpo di teatro’ di Erdogan, commentano gli osservatori. Il decreto, pubblicato prima della consueta cena del Ramadan organizzata dal rappresentante delle fondazioni religiose non musulmane in onore del premier, arriva dopo anni di rivendicazioni, anche in sede europea e a pochi giorni dagli ultimi appelli del Patriarca ecumenico di Costantinopoli Bartolomeo I perché la Turchia rendesse i beni usurpati. Saranno dunque restituite le proprietà recensite nel 1936 e poi confiscate alle fondazioni religiose dalle varie amministrazioni dello Stato; sarà anche ripristinata la gestione dei cimiteri ceduta ai vari comuni e municipi; saranno infine resi gli immobili - come monasteri e parrocchie - mai riconosciuti come enti giuridici, e se alienati o ceduti a terzi sarà stabilito un congruo compenso a risarcire i legittimi proprietari. Secondo un primo calcolo: un migliaio di immobili tornerà ai cristiani greco-ortodossi, un centinaio agli armeni, diversi altri ai caldei cattolici e agli ebrei. Nulla tornerà invece ai cattolici latini, perché questi non compaiono tra le minoranze religiose indicate nel Trattato di Losanna del 1923, che sanciva il riconoscimento della Repubblica turca proclamata da Kemal Ataturk. Se i cattolici in Turchia a tutt’oggi non hanno riconoscimento giuridico, il decreto fa ben sperare. “Accolgo con gioia la notizia”, ha commentato stamane mons. Ruggero Franceschini, presidente della Conferenza episcopale turca, annunciando che il documento sarà esaminato nella prossima riunione di settembre. Grande soddisfazione hanno espresso i rappresentanti delle minoranze beneficiarie per un passo “storico” sulla via dei diritti umani. “E’ finito il tempo – ha detto il premier Erdogan – in cui un nostro cittadino poteva essere oppresso a causa della sua religione, origine etnica o diverso modo di vivere”. Parole importanti da mantenere nei fatti.

    inizio pagina

    Crisi economica: nuova missione di Fmi, Ue e Bce in Grecia

    ◊   Nel giorno in cui due delle più grandi banche elleniche, Alpha Bank ed Eurobank, annunciano la loro fusione, dando vita al più grande istituto di credito privato nel sud-est dell’Europa, prende il via oggi in Grecia una nuova missione della troika di Fondo monetario internazionale, Unione Europea e Banca centrale europea per discutere la sesta tranche di aiuti ad Atene, da varare a settembre. Al Parlamento europeo di Bruxelles, intanto, si attendono gli interventi del presidente della Bce, Jean Claude Trichet, del presidente dell'Eurogruppo, Jean Claude Juncker, e del Commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn. Tra i temi al centro dei colloqui di Atene tra gli esperti finanziari e il governo Papandreu, i ritardi della Grecia nel piano di privatizzazione delle imprese statali. Ce ne parla l’economista Francesco Carlà, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – La troika punta soprattutto a verificare se la Grecia sia in linea con i numeri che doveva presentare per ricevere la sesta tranche degli aiuti previsti. A quanto pare non sarebbe in linea. Aveva promesso di tagliare il deficit pubblico al 7,6 per cento del Pil entro la fine di quest’anno, dal 10,5 del 2010. Questi numeri significano molto per la situazione finanziaria della Grecia, per la sua capacità di continuare a ricevere gli aiuti previsti. Come forse ricordiamo, c’è anche la Finlandia che vuole garanzie speciali per la sua quota di finanziamento alla Grecia.

    D. - Tra i sacrifici richiesti ad Atene c’è anche il piano di privatizzazione delle imprese statali. A cosa servirà?

    R. – Questa, da un punto di vista politico, è una delle parti più spinose della faccenda greca come, in generale, quando si parla di privatizzazione e liberalizzazione anche in Italia: privatizzare aziende pubbliche, infatti, significa per la politica mollare la presa su tutta una serie di cose, a partire dalle nomine dei dirigenti per finire con la capacità di assumere, quindi col clientelismo.

    D. – C’è stata una riapertura in rialzo per le borse europee. Nonostante il presidente della Fed, Bernanke, abbia scongiurato, ma solo per il momento, interventi ulteriori a sostegno dell’economia statunitense, c’è da aspettarsi ancora un periodo di contrattazioni altalenanti in Borsa?

    R. – Sicuramente sì. In questo momento i mercati stanno dando una pausa ai politici. Ciò è dovuto essenzialmente al fatto che la Bce è intervenuta, ha dimostrato di avere la capacità politica - perché la Bce è un’istituzione politica prima che finanziaria - per intervenire, anche a difesa dell’Italia e della Spagna che sono due grossi Paesi. E’ un po’ come se la Bce stesse “comprando tempo” ai politici e i mercati stessero aspettando. Ci sono due mercati che contano: da una parte il mercato delle obbligazioni di Stato, dei titoli di Stato, e dall’altro i mercati finanziari, nel senso delle Borse. Quindi da una parte c’è un problema legato alla capacità della politica europea di trovare una soluzione più stabile alla questione dei debiti sovrani e dall’altra c’è lo spauracchio che la crisi economica possa mordere sulle aziende e quindi sui mercati borsistici. (bf)

    inizio pagina

    Il Nepal ha un nuovo premier: il maoista Bhattarai

    ◊   Il Nepal ha un nuovo premier, si tratta del maoista Baburam Bhattarai, 57 anni e già responsabile del Ministero delle Finanze. La sua elezione è avvenuta con una ampia maggioranza parlamentare ed ha ottenuto il gradimento anche del presidente della federazione delle Camere di Commercio, espressione degli industriali nepalesi. Bhattarai è dunque il quarto presidente del consiglio dalla nascita della Repubblica del Nepal nel 2008. Nonostante sia considerato l’ideologo del partito maoista nepalese il nuovo premier non ha mai contrastato un modello di sviluppo simile alle economie di mercato occidentali. Sulla particolare posizione politica del nuovo capo dell’esecutivo di Khatmandu Stefano Leszczynski ha intervistato Simona Lanzoni, direttore dei progetti dell’ong Pangea-onlus ed esperta dell’area.

    R. - E’ una particolarità, però se noi leggiamo tutto il movimento maoista come un movimento in realtà di rinnovamento rispetto alla vecchia monarchia estremamente corrotta, anche dal punto di vista morale, dietro lo spauracchio del maoismo si nascondeva la voglia del riscatto della popolazione nepalese rispetto alla monarchia e Bhattarai ne è l’esempio: in realtà non è contro gli imprenditori, non è per un maoismo alla Mao!

    D. – Il Nepal è diventato repubblica nel 2008, la storia precedente di questo Paese è fatta di una sanguinosissima guerra civile. Oggi possiamo dire che il Nepal è un Paese riconciliato?

    R. – Ci vuole ancora molto proprio perché oltre la monarchia ci sono le caste aristocratiche, le caste militari, che continuano ad avere in mano il potere economico e continuano a fare la parte del leone. Il Nepal continua a vivere grandi problematiche proprio perché è un Paese che ha pochissime risorse economiche e si trova schiacciato tra due giganti come la Cina e l’India. Quindi il lavoro da fare di riconciliazione sociale è ancora moltissimo.

    D. – Per quanto riguarda la crescita economica il Nepal punta molto anche sul turismo oltre che sullo sviluppo del settore privato. Quali sono ancora i principali problemi?

    R. – Innanzitutto il rifornimento elettrico, per esempio. Non dimentichiamoci che tutt’oggi in Nepal ci sono lunghissimi periodi durante la giornata in cui non c’è l’elettricità. Molto spesso, quando ci sono stati questi scontri civili, anche dopo la guerra, non sono arrivati i rifornimenti alimentari nelle città principali dalle periferie. E’ chiaro che anche le risorse messe in campo dagli imprenditori sono poche e per questo il Nepal è un paese molto povero che le organizzazioni internazionali supportano ancora per oltre il 50 per cento dei loro servizi.

    D. - L’impegno internazionale è sufficiente per quanto riguarda questo Paese?

    R. – Sicuramente l’impegno internazionale dovrebbe essere ridistribuito in maniera diversa, questa sarebbe la cosa importante, perché si sono creati punti di potere di arroccamento di alcune persone chiave che fanno sì che i soldi vengano “drenati” in una certa maniera e non arrivano realmente alla popolazione. (bf)

    inizio pagina

    Vent'anni fa l'uccisione dell'imprenditore anti-mafia, Libero Grassi

    ◊   Un imprenditore onesto e coraggioso, riferimento della rivolta contro il racket e la pressione mafiosa. Così, in sintesi, il presidente della Repubblica italiana Giorgio Napolitano, nel messaggio ai familiari di Libero Grassi, ucciso 20 anni fa a Palermo dalla mafia. Il capo dello Stato ha anche auspicato una sempre più ampia mobilitazione della coscienza civile e diffusione della cultura della legalità. In questi giorni, molte sono le iniziative per ricordare Libero Grassi. Massimiliano Menichetti ha chiesto un suo profilo a Valerio D’Antoni, tra i fondatori del movimento “Addio Pizzo”:

    R. – Era un imprenditore illuminato, che voleva vivere la sua attività d’impresa normalmente. Non accettava e non tollerava la mafia come anche le famiglie mafiose che, all’epoca, controllavano il territorio in cui esisteva la sua azienda. Questa scelta è stata fatta in un contesto di indifferenza, di totale connivenza con il sistema mafioso, e quindi è rapidamente diventato un facile bersaglio per quella stessa mafia che l’ha poi crudelmente ucciso nel 1991.

    D. – A distanza di 20 anni c’è una consapevolezza diversa?

    R. – E’ stato fatto tantissimo. Prima di tutto c’è stata un’inarrestabile attività di repressione da parte di tutte le forze dell’ordine. Il problema del pizzo e del racket non è stato più avvertito come un problema riguardante soltanto gli estorsori e le vittime, ma è diventato un problema di tutta la città. Abbiamo cercato in tutti i modi di far capire che questo è un problema che riguarda tutti. Se tutti i cittadini, i semplici consumatori, sono indifferenti rispetto a questo tipo di problema, parte dei soldi che si utilizzano anche solo per fare la spesa, per acquistare i prodotti più elementari, va a finire nelle casse della mafia.

    D. – Sul territorio, però, molti ancora pagano il pizzo...

    R. – Ovviamente la strada da percorrere in questo senso è ancora lunga. Si tratta di un problema sociale. Anzi, è prima di tutto un problema culturale. Ci sono dei segnali positivi che provengono dalle associazioni di categoria, da Confindustria a Confcommercio, con la quale abbiamo iniziato un percorso. Ci sono 150 negozi ed imprese nella sola città di Palermo aderenti a Confcommercio che hanno sposato il movimento antiracket ed il consumo critico di “Addio Pizzo”. Lavoriamo giorno dopo giorno proprio per questo.

    D. – Ma chi denuncia è poi sostenuto dallo Stato oppure, anche qui, bisogna fare di più?

    R. –La persona che oggi paga condivide quelle logiche di potere ed è sottomessa ad esse: accetta che la mafia controlli il territorio perché così si ha una certa convenienza in termini di sicurezza, di protezione e di serenità. Oggi ci sono tutti gli strumenti per far sì che un imprenditore possa uscire tranquillamente da questo “momento critico” ed in più, rispetto al passato, c’è il consenso di centinaia e centinaia di persone. La campagna di consumo critico, elaborata dal comitato “Addio Pizzo”, conta da una parte più di dieci mila consumatori e dall’altra circa 700 imprese che aderiscono al movimento. Oggi un negoziante o un imprenditore che decide di denunciare ha sicuramente dalla sua parte degli strumenti legislativi ed istituzionali, ma sa anche che una buona fetta della cittadinanza – che cerca di diventare sempre più numerosa - è dalla sua parte. (vv)

    inizio pagina

    Congresso dei teologi italiani. Mons. Coda: rimettere l’Eucaristia al centro della vita cristiana

    ◊   Si apre oggi pomeriggio ad Alpignano, in provincia di Torino, il XXII Congresso nazionale dell’Associazione teologi italiani (Ati). Tema dei lavori, che si concluderanno il prossimo 2 settembre, “Eucaristia e Logos. Un legame propizio per la Teologia e la Chiesa”. Sulle aspettative per questo Congresso, Alessandro Gisotti ha intervistato il presidente dei teologi italiani, mons. Piero Coda:

    R. – L’aspettativa fondamentale è quella di un approfondimento del significato profondo dell’Eucarestia in riferimento alla qualità, allo stile e alla verità del linguaggio teologico e del linguaggio ecclesiale. Per esprimere in sintesi il contenuto e la prospettiva del nostro convegno, vorrei richiamare la parola di Ireneo di Lione, padre della Chiesa, che dice: “Il nostro pensiero è in consonanza con l’Eucaristia, e l’Eucaristia, a sua volta, conferma il nostro pensiero”. Una teologia, quindi, conformata ed informata dall’Eucaristia.

    D. – Uno dei temi centrali del convegno sarà l’incidenza dell’Eucaristia nella vita della famiglia e nel rapporto coniugale...

    R. – L’importanza dell’Eucaristia è il dono di sé, di Cristo, che è per noi Pane di vita. Nella coniugalità – ricordiamo il grande insegnamento di Giovanni Paolo II – si vive la reciproca consegna della propria vita e dei propri corpi. Direi dunque che la coniugalità è una specie di ostensione della dinamica profonda del dono eucaristico. Nella vita della famiglia c’è quindi un’incarnazione del segno eucaristico particolarmente eloquente per il nostro tempo, che diventa luogo e spazio di crescita dei figli, affinché siano alimentati dalla linfa eucaristica e la testimonino con coraggio e trasparenza nel nostro mondo.

    D. – L’Eucaristia è il centro della vita di ogni cristiano. I teologi come possono aiutare il fedele comune a vivere pienamente questo dono e mistero?

    R. – Innanzitutto mettendo in rilievo come, attraverso l’Eucaristia, il dono infinito che Dio ci fa di se stesso con il suo Figlio fatto carne ci raggiunge qui, oggi, nella concretezza della nostra vita quotidiana. La vita del cristiano è perciò tutta illuminata – e direi anche trasfigurata – dal dono eucaristico. Mettere al centro della vita cristiana l’Eucaristia penso sia il compito fondamentale che i teologi sono chiamati ad eseguire, oggi in modo particolare.

    D. – Mancano pochi giorni al Congresso eucaristico di Ancona. Quali sono i suoi auspici per questo grande evento ecclesiale?

    R. – Nella Gmg, Benedetto XVI ci ha mostrato, anche visibilmente, che la risposta dei giovani è stata straordinaria ed anche come l’Eucaristia sia veramente la fonte viva dell’esistenza cristiana da cui tutti possiamo abbeverarci. Penso che rimettere l’Eucaristia al centro nella vita del cammino delle nostre Chiese significhi trovare lo slancio vero ed il profilo autentico di quella nuova evangelizzazione a cui, oggi, tutti siamo chiamati e che tutti si attendono con grande speranza. (vv)

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Celebrata in India la Giornata dei Martiri con preghiere e donazione di sangue

    ◊   Sono almeno 60 i “martiri indiani” dell’ultimo secolo, che è possibile commemorare e dei quali si ricorda la fede. Ma ve ne sono molti altri, se si scorre la storia del cristianesimo in India, che risale all’arrivo di San Tommaso Apostolo nel subcontinente indiano e che passa attraverso la presenza di un santo missionario come San Francesco Saverio. Per questo la Chiesa indiana ha vissuto ieri, la “Giornata dei martiri indiani”, lanciata a livello ecumenico dalle Chiese dello Stato del Madhya Pradesh, e celebrata con veglie di preghiera nonchè attraverso il simbolico gesto della donazione di sangue. “Sono numerosi i fedeli indiani che hanno sacrificato la loro vita per la fede in Cristo” ha detto all’agenzia Fides padre Anand Muttungal, portavoce del Consiglio dei vescovi cattolici del Madhya Pradesh. Basti ricordare, fra i casi più recenti, in diversi Stati della Federazione indiana, i sacerdoti padre Antony del Jharkand (1964), padre Herman e padre T A Thomas del Bihar, suor Rani Mariya del Madhya Pradesh, il dott. Graham Stains in Orissa, padre Aruldoss dell’Orissa, il Pastore Botlaratnam dell’Andra Pradesh, Satira Toppo (un laico) in Chattisgarh, e molti altri che “sono morti per Cristo”. Perciò “è necessario che la Chiesa in India onori il loro sacrificio ricordandoli in una Giornata dei Martiri indiani”. Una manifestazione pubblica di fedeli, vissuta nel silenzio e nella preghiera, è stata organizzata ieri a Bhopal, capitale del Madhya Pradesh, e ha riunito sacerdoti, religiosi, laici cristiani di tutte le confessioni, nella chiesa di Seva Sadan. Nel contempo, centinaia di fedeli hanno partecipato al campo per la donazione di sangue allestito presso l’Ospedale della Croce Rossa a Bhopal. Ma iniziative per donare sangue si sono tenute anche in altre città dello Stato. Fra i movimenti organizzatori dei due eventi, vi è il Forum ecumenico “Isai Mahasangh”. Il Segretario generale del Forum, Manis Mathew, ha spiegato a Fides: “La Chiesa è fondata sul sangue dei martiri. Le comunità cristiane hanno celebrato la Giornata con grande attenzione e raccoglimento. In particolare si è pregato per i fedeli dell’Orissa, dato che in questi giorni ricorre il terzo anniversario dei massacri anticristiani nello Stato” e per tutti i cristiani colpiti dalla violenza che ancora oggi si verifica in diversi Stati dell’Unione indiana. (R.P.)

    inizio pagina

    India: approvata la legge contro il traffico di organi umani

    ◊   Il Rajya Sabha (Consiglio degli Stati), la Camera alta del parlamento indiano, ha approvato una modifica alla legge sui trapianti (Transplantation of Human Organs Bill), per combattere il traffico illegale di organi umani e aiutare le migliaia di persone in attesa un trapianto. Soddisfatto il dr. Pascoal Carvalho, della Pontificia accademia per la Vita: “In India esiste un florido commercio di organi umani, basato sullo sfruttamento delle classi più deboli della società: il Paese aveva urgente bisogno di leggi più severe sui trapianti”. La modifica, già passata al Lok Sabha (Casa del popolo) – la Camera bassa del parlamento – è stata approvata venerdì scorso. La Transplantation of Human Organs Bill - riferisce l'agenzia AsiaNews - prevede pene più dure per chi è coinvolto nel traffico e nei trapianti illegali di organi o tessuti umani: un minimo di 5 anni di detenzione fino a un massimo di 10 anni; il pagamento di una multa che parte da 2 milioni di rupie (circa 30mila euro), fino a 10 milioni di rupie (circa 150mila euro). Inoltre, la nuova legge regola la donazione al di fuori del nucleo familiare: adesso anche nonni e nipoti saranno possibili donatori. Una nota ribadisce che organi e tessuti di persone affette da malattie mentali non potranno essere rimossi prima della loro morte “Di recente l’India – spiega il dr. Carvalho – è stata teatro di un costante traffico “turistico” di cercatori di organi, provenienti dall’Asia occidentale e dall’Europa. La maggior parte dei pazienti sottoposti a trapianti appartengono alle classi medio-alte della società e hanno i soldi per alimentare la rete di contatti tra agenti del traffico illegale e operatori sanitari. I profitti che ne derivano sono enormi, perché la maggior parte dei donatori sono poveri, analfabeti, spinti da persone senza scrupoli a sacrificare la propria vita in cambio di denaro per le famiglie”. In India il traffico illegale riguarda soprattutto fegato, reni, pancreas e cornea. Secondo l’Organizzazione mondiale della sanità (Oms), in tutto il mondo ogni anno almeno 65mila bambini sono coinvolti in questo giro d’affari. Un fegato può essere pagato 75mila rupie (circa mille euro) ai donatori, ma rivenduto anche e 400mila rupie (circa 6mila euro). “Come nel resto del mondo – prosegue il medico –, la domanda di organi è superiore all’effettiva disponibilità. Ogni anno vengono effettuati circa 4mila trapianti di reni, ma almeno 8mila persone si aggiungono alle liste d’attesa”. Per questo, secondo il dr. Carvalho – anche membro del Comitato diocesano per la vita umana – la nuova legge è importante: “Nella sua enciclica Evangelium Vitae, Giovanni Paolo II diceva che un modo di coltivare ‘un’autentica cultura della vita’ è ‘la donazione di organi compiuta in forme eticamente accettabili, per offrire una possibilità di salute e perfino di vita a malati talvolta privi di speranza’”. Ora che la legge è stata approvata, le banche degli organi dovranno registrarsi, previa approvazione dell’autorità competente che valuterà se l’istituto dispone di servizi, strutture e mezzi specializzati. Le banche che non soddisferanno gli standard richiesti non potranno avviare alcuna attività di ricovero, monitoraggio, analisi, reperimento di tessuti e impianto. (R.P.)

    inizio pagina

    Pakistan: per la prima volta, quattro seggi al Senato alle minoranze religiose

    ◊   Il Senato del Pakistan riserverà quattro seggi alle minoranze religiose. Nello specifico, verrà assegnato un posto a un rappresentante di ognuna delle quattro province in cui è suddiviso il Paese: Punjab, dove è presente il maggior numero di cristiani, Sindh, Baluchistan e Khyber Pakhtunkhwa. Per la prima volta nella storia della nazione, quindi, i non musulmani saranno rappresentanti all’interno della Camera alta del Parlamento. La legge - riferisce l'agenzia AsiaNews - varrà fin dalla prossima elezione dei senatori, in programma nel marzo 2012. Per 38 anni le minoranze non hanno goduto di rappresentatività, ma la situazione cambierà grazie all’entrata in vigore della legge del 2010 sul 18mo Emendamento della Costituzione, voluto con forza dai non musulmani e con il sostegno di un ampio fronte all’interno del Partito popolare pakistano (Ppp), di maggioranza relativa nel Paese. Finora i seggi erano appannaggio di esperti di legge islamica, donne e tecnocrati. Anjum James Paul, professore cristiano e presidente di Pakistan Minorities Teachers' Association (Pmta), ha inviato una lettera al presidente Asif Ali Zardari manifestando “gratitudine e ringraziamento” per la firma della legge. L’attivista e direttore dell’organizzazione Shadow ricorda inoltre “i nostri martiri” Benazhir Bhutto (ex premier e moglie di Zardari, assassinata nel 2007) e Shahbaz Bhatti, il ministro cattolico per le Minoranze, che “hanno sempre sostenuto la causa delle comunità emarginate” e “hanno dato la vita” per loro. “Onoriamo la memoria dei nostri martiri – aggiunge Anjum James Paul – e ringraziamo il governo guidato dal Ppp per aver, in qualche modo, sanato le ferite delle minoranze religiose”. A conclusione della lettera egli ricorda “l’umile richiesta” di aumentare “i seggi delle minoranze all’Assemblea nazionale” e di “abolire tutte le leggi e gli articoli che discriminano le minoranze”, fra cui la famigerata legge sulla blasfemia, perché “tutti i cittadini possano godere di pari diritti e contribuire alla gloria della nazione”. (R.P.)

    inizio pagina

    I Salesiani deplorano con forza l’attacco contro il Tempio della Gratitud Nacional a Santiago del Cile

    ◊   La Comunità salesiana del Cile ha diffuso un comunicato in cui deplora con forza l’attacco avvenuto il 25 agosto scorso contro il Tempio della Gratitud Nacional, dedicato a Maria Ausiliatrice, a Santiago del Cile, durante la manifestazione promossa dalla Centrale Unitaria di Lavoratori (Cut). Un gruppo di dimostranti ha incendiato la porta principale e distrutto varie finestre, cercando poi di forzare due porte secondarie per entrare e continuare la devastazione. Il personale della ditta di costruzioni, che esegue le riparazioni nel Tempio danneggiato dal terremoto del febbraio 2010 – prosegue il comunicato - ha bloccato le persone estranee, ostacolando le loro intenzioni. Grazie all’intervento delle pompe idrauliche dei Carabinieri, si è riusciti a spegnere il fuoco e disperdere i manifestanti, oltre che a proteggere il Tempio e la sicurezza delle persone che in esso operano. La Congregazione salesiana – sottolinea la nota - deplora profondamente questa situazione, facendo proprie le parole del presidente della Conferenza episcopale cilena e arcivescovo di Santiago del Cile, mons. Ricardo Ezzati, nel suo richiamo “affinché le legittime manifestazioni dei cittadini si realizzino in un clima di pace e rispetto, senza aggressioni né provocazioni, garantendo sempre la dignità delle persone e il bene comune”.

    inizio pagina

    Il cardinale Bagnasco: la questione morale è grave e urgente

    ◊   Un monito alla politica affinché affronti la questione morale, definita “grave e urgente”, l’attenzione per i giovani e il loro mondo, la difesa della famiglia tradizionale. Questi i temi scelti dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana e arcivescovo di Genova, per l’omelia pronunciata oggi in occasione della Festa della Madonna della Guardia. Non solo “fare diversamente”, ma “pensare diversamente” e sostituire la “cultura della vita facile”, con la “cultura della serietà”. Un compito gravoso al quale siamo chiamati tutti, ma in primo luogo coloro che hanno responsabilità pubbliche: il mondo della politica che deve affrontare la questione morale, “grave e urgente”, una questione che “non riguarda solo le persone, ma anche le strutture e gli ordinamenti”. Così ha parlato questa mattina l'arcivescovo dal Santuario della Madonna della Guardia, tanto cara ai genovesi, che oggi festeggiano l’anniversario della prima apparizione, nel 1490. Il porporato ricorda che non si possono negare “l’impegno generoso e la rettitudine limpida di molti” ai quali vanno rinnovate “stima e fiducia”, e che la questione, tuttavia, non è solo un problema politico, ma anche culturale ed educativo. “Tutta la società deve diventare educante, un orizzonte di modelli, un clima respirabile di valori” da trasmettere ai giovani. E proprio i giovani, quei due milioni che sono accorsi a Madrid per la Giornata Mondiale della Gioventù, avendo riconosciuto nel Papa “il punto affidabile e vero”, sono “l’unica buona notizia di questi tempi”. I giovani che non cedono alla rabbia, ma che trovano la speranza in Cristo, i giovani che “non vogliono essere ingannati – aggiunge il cardinal Bagnasco – che sanno che la vita non è di chi se la gode, ma che la strada della realizzazione e della gioia è quella del dovere, del sacrificio e della famiglia stabile e feconda”. Della famiglia il porporato aveva parlato già ieri durante la celebrazione al termine del tradizionale pellegrinaggio a piedi, lanciando un appello alle istituzioni affinché la tutelino e la salvaguardino, in quanto ancora “punto di riferimento stabile”, nonostante le forze che mirano a snaturarne il volto. (A cura di Roberta Barbi)

    inizio pagina

    Si conclude nella Basilica di Collemaggio all’Aquila la Perdonanza 2011

    ◊   Si chiuderanno questa sera alle 19 con il rito di chiusura della Porta Santa della Basilica di Collemaggio, officiato dall’arcivescovo dell’Aquila, mons. Giuseppe Molinari e con il rientro della Bolla nella sede del Municipio, le celebrazioni di quest’anno della Perdonanza. La Porta Santa è stata aperta questa mattina dal vicario generale di Sua Santità per lo Stato della Città del Vaticano, cardinale Angelo Comastri, che svolse parte del suo ministero nella Santa Casa di Loreto, città della quale fu arcivescovo dal 1996 al 2005. “Dove manca Dio manca tutto”, ha detto il porporato in un’intervista al periodico diocesano “Vola”, in cui ha ricordato anche il terribile sisma che il 6 aprile 2009 sconvolse la città, sottolineando come la ricostruzione delle case sia importante, ma non sia abbastanza. “Gli aquilani non dimentichino che la bellezza delle case non sono le pareti, ma il cuore delle persone – ha detto – e il cuore delle persone può essere felice solo quando dà spazio a Dio”. Pensare alla ricostruzione, inoltre, secondo il porporato, non significa fare ritorno alla vita di prima, ma vuole dire “una nuova edificazione della famiglia e della società sulla roccia della fede in Dio”. In riferimento alla Perdonanza, infine, riporta l'agenzia Zenit, ha spiegato come ogni giubileo riproponga il pellegrinaggio, che “è una metafora della vita” con un preciso invito ad abbattere l’egoismo e l’orgoglio e ad andare verso l’amore, dove si troveranno Dio e i fratelli. (R.B.)

    inizio pagina

    Sri Lanka: la Caritas per il rilascio di una giovane musulmana nel braccio della morte in Arabia Saudita

    ◊   La Caritas dello Sri Lanka è impegnata direttamente per la liberazione di Rizana Nafeek, la giovane islamica di 17 anni che, espatriata illegalmente con un passaporto falso in Arabia Saudita, è ritenuta responsabile della morte del bambino della famiglia presso la quale lavorava. Ora la donna è detenuta nel braccio della morte in Arabia Saudita. Oltre alla vicinanza manifestata con la preghiera, verso la quale la Caritas indirizza tutti i fedeli, il direttore, padre George Sigamoney, che è anche consigliere del Comitato consultivo sui lavoratori migranti, ha lanciato un appello al governo saudita e ha scritto a molte organizzazioni attive nel campo dei diritti umani. “Vediamo che il governo sta compiendo i passi necessari per un’azione nel caso di Rizana”, ha detto in un’intervista all'agenzia AsiaNews in cui ha ricordato anche la raccolta di firme intrapresa dalla Chiesa cattolica srilankese. Inoltre, nella prossima riunione, il Comitato fa sapere che presenterà suggerimenti e raccomandazioni per una nuova politica sull’emigrazione. (R.B.)

    inizio pagina

    Nicaragua: mons Baez, dopo l'uccisione di padre Pupiro, denuncia corruzione e violenza

    ◊   Il vescovo ausiliare di Managua, mons. Silvio Baez, ha affermato che la Chiesa cattolica non rimarrà in silenzio dinanzi agli abusi e all’illegalità che si verificano in Nicaragua, malgrado i sacerdoti debbano pagare questo con la vita. “Continueremo a denunciare tutto ciò che è ingiustizia, corruzione, illegalità e violenza in questa società, malgrado ci costi la vita, malgrado questo ci possa portare alla morte", ha detto il vescovo nella sua omelia durante la Messa domenicale celebrata presso la cattedrale di Managua. Il vescovo ausiliare - riferisce l'agenzia Fides - dopo aver rilevato che tutti hanno vissuto "con profondo dolore l'assassinio brutale" del sacerdote Marlon Ernesto Pupiro Garcia, ha esortato le autorità a risolvere con "verità e giustizia" la morte di padre Pupiro, "sacerdote esemplare, impegnato e amato dal suo popolo". Secondo mons. Baez, dopo il delitto molti fedeli cattolici hanno chiesto a lui e all'arcivescovo di Managua, mons. Leopoldo Brenes, se pensano di continuare ad esercitare il loro ministero episcopale nella "stessa linea". "L'arcivescovo ed io abbiamo risposto che sì, continuiamo, vogliamo rimanere fedeli al Signore, al Vangelo e alla Chiesa" ha sottolineato mons. Baez. Nell'omelia ha affermato inoltre che i nicaraguensi dovrebbero opporsi e denunciare gli abusi, malgrado la paura di perdere privilegi o la vita stessa. "È arrivato il momento in cui dobbiamo prendere sul serio il discepolato e dobbiamo seguire Gesù sulla via della fedeltà alla nostra fede, anche a scapito della propria vita" ha detto il vescovo. Padre Pupiro, 40 anni, parroco della chiesa dell'Immacolata Concezione nel comune di La Concepción, a Masaya, è stato ucciso lo scorso fine settimana. La polizia, che sta indagando sull’omicidio, ha arrestato sette persone legate alla criminalità. Un altro vescovo del Nicaragua, mons. Abelardo Mata, ha riferito che diversi sacerdoti hanno ricevuto minacce di morte, così ha chiesto loro di non uscire a tarda notte. "Non temete, il sangue del padre Pupiro grida al cielo, ma è anche sangue che sta generando coraggio" ha detto mons. Baez concludendo la sua omelia. (R.P.)

    inizio pagina

    Vietnam: il governo libera 10mila prigionieri. La Chiesa: si pensi anche a quanti lottano per la democrazia

    ◊   Il Presidente del Vietnam, Truong Tan Sang, ha ordinato la liberazione di oltre 10.000 prigionieri in base a una amnistia, concessa annualmente in occasione della festa dell’indipendenza nazionale, celebrata il 2 settembre. Secondo le prime informazioni riportate dall'agenzia Fides, si tratta di persone messe in carcere per reati comuni, e non vi sono fra i detenuti liberati dissidenti politici di alto rango. Vi sarebbero, invece, alcuni rappresentanti delle minoranze etniche, provenienti dagli Altipiani centrali del Vietnam. In quell’area vi sono, a lottare per la libertà religiosa e per il rispetto dei diritti umani, i cosiddetti “montagnard” ( popoli delle montagne), che sono in larga maggioranza cristiani, da sempre repressi ed emarginati dal governo vietnamita. Fra i 10.535 detenuti che saranno liberati, 11 sono stranieri, che stavano scontando pene per reati di criminalità comune. La liberazione dei detenuti è una consuetudine, in occasione della festa per l’indipendenza: 17mila ne furono liberati l’anno scorso, 5.000 nel 2009. Mons. Paul Nguyen Thai Hop, vescovo di Vinh e presidente della Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale del Vietnam, ha commentato all’agenzia Fides: “L’amnistia è un provvedimento che si ripete ogni anno e tocca spesso detenuti per reati di sicurezza e non persone in carcere per motivi di coscienza. Non abbiamo ancora la lista ufficiale delle persone liberate. Quello che la popolazione chiede è che ci si ricordi, in questa occasione, anche di quanti sono in prigione per motivi politici e di coscienza, persone che lottano per la libertà, i diritti, la giustizia, la democrazia. E’ comunque una buona notizia che siano liberati alcuni membri delle minoranze etniche degli Altipiani centrali”. La Commissione Giustizia e Pace dei vescovi, conclude, “segue la situazione del rispetto dei diritti umani, della pace e della giustizia in Vietnam con grande attenzione, anche confrontandosi con intellettuali non cattolici e con membri de partito comunista”. Il Codice Penale vietnamita applica la pena del carcere a tutti coloro che criticano pubblicamente l’esecutivo. La giustizia vietnamita ha punito con lunghe condanne al carcere rappresentanti cristiani e gruppi politici non riconosciuti dal governo. Secondo la Commissione per i Diritti umani del Vietnam vi sono nelle prigioni vietnamite almeno 258 prigionieri politici e di coscienza, detenuti solo per le loro idee. (R.P.)

    inizio pagina

    11 settembre: fa discutere la decisione di escludere i gruppi religiosi dalla commemorazione

    ◊   La decisione del Comune di New York di escludere i leader religiosi dalla cerimonia commemorativa per il decennale dell’attentato alle Twin Towers, che si terrà nel luogo simbolo di Ground Zero l’11 settembre prossimo, ha causato in questi giorni diverse polemiche. Le varie posizioni sono state riportate dall’Osservatore Romano: “Questa è l’America”, è stato il commento indignato di Rudolph Giuliani, l’allora sindaco della città. Un portavoce dell’amministrazione ha motivato la decisione affermando che le priorità degli organizzatori sono andate alle famiglie delle vittime e che i responsabili religiosi non sono mai stati coinvolti nelle commemorazioni, neppure gli anni scorsi. “I leader religiosi sono stati uno dei pilastri che ci ha sostenuto”, manifesta il proprio sconcerto Fernando Cabrera, pastore della New Life Outreach International e membro del Consiglio comunale, mentre il direttore della Federazione dei cappellani del Mid-Atlantic, John Long ha spiegato che “non si può avere un servizio commemorativo senza la religione” e ha ricordato come, invece, per la Giornata nazionale di preghiera siano stati coinvolti diversi gruppi religiosi. D’accordo con la scelta delle autorità, invece, il rabbino Joseph Potasnik, vicepresidente esecutivo del Consiglio dei rabbini di New York: “Una delle difficoltà – ha detto – sarebbe stata quella di individuare quali gruppi religiosi di New York coinvolgere”. (R.B.)

    inizio pagina

    Tanzania: campagna in Zanzibar per immunizzare 10mila bambini contro il morbillo

    ◊   A distanza di cinque anni, una nuova epidemia di morbillo si sta propagando nell’arcipelago di Zanzibar. Secondo l’Ufficio delle Nazioni Unite per il Coordinamento degli Affari Umanitari, gli operatori sanitari sono pronti per una campagna di emergenza di due giorni durante i quali saranno vaccinati 10 mila bambini con meno di cinque anni di età. La maggior parte dei 76 casi - riferisce l'agenzia Fides - sono stati registrati nelle ultime due settimane, di questi 62 bambini sono stati curati mentre altri 14 sono ancora ricoverati in ospedale sotto stretta osservazione. Il dilagare di questa improvvisa epidemia è dovuto in parte ai ritardi nella distribuzione dei vaccini per l’elevata richiesta generale, ma anche dalla riluttanza dei genitori di portare i propri figli nei Centri sanitari. (R.P.)

    inizio pagina

    Kenya: nuova struttura ospedaliera per l’assistenza alle donne nella diocesi di Isiolo

    ◊   La diocesi cattolica di Isiolo, nella provincia orientale del Kenya, sta costruendo una nuova struttura ospedaliera all’avanguardia per ridurre l’incidenza delle morti materne nel distretto. Si tratterà del secondo ospedale della missione dopo il Wamba Mission Hospital, a circa 50 chilometri dalla città. La prima fase del progetto, avviato lo scorso mese di giugno e che comprende un laboratorio con due reparti principali e 30 posti letto, due sale d’aspetto, due reparti post-cesareo, e una farmacia, è quasi completata. L’ospedale - riferisce l'agenzia Fides - che si trova al confine tra Meru e Isiolo, sarà il punto di riferimento per tutte le donne incinte di entrambe le diocesi, spesso vittime di complicazioni sanitarie, aggravate dalle pratiche tradizionali come la mutilazione genitale femminile (Fgm) e i matrimoni precoci. A questi fenomeni si aggiungono anche lo stile di vita nomade, che vede molte donne costrette a continui spostamenti che mettono a rischio il feto. La coordinatrice del Programma della diocesi di Isiolo per l’ Hope Child Development Programme, ha sottolineato che molte donne muoiono oggi in seguito alla scarsa assistenza prenatale, e si è detta convinta che quando la struttura ospedaliera sarà ultimata ed entrerà in funzione, la vita di molte mamme e di molti bambini potrà essere salvata. (R.P.)

    inizio pagina

    Sud Sudan: l'importante realtà dell'Università Cattolica per il neonato Stato africano

    ◊   L’Università Cattolica del Sud Sudan attira un numero sempre più alto di studenti grazie alla qualità del suo insegnamento. È quanto ha detto a Radio Bakhita, Richard Mirigga, amministratore dell’Istituto accademico, secondo il quale quest'anno il suo ufficio ha ricevuto oltre 600 richieste di iscrizione, ma ha potuto immatricolare solo 219 nuovi studenti a causa della mancanza di spazio. L'Università Cattolica - riferisce l'agenzia Fides - è una delle poche istituzioni private che offrono corsi di laurea ai giovani uomini e donne del neonato Stato (9 luglio 2011), nei due campus di Juba e Wau. Oltre agli studenti locali sono iscritti all’Università Cattolica sud-sudanese anche alcuni ugandesi. Il dirigente accademico ha affermato che l'Università Cattolica è in procinto di ottenere un appezzamento di terreno sul quale creare la sua sede permanente a Juba, permettendo così di aumentare gli spazi disponibili per gli studenti. L'Università Cattolica ha 407 studenti nel suo Campus di Juba iscritti a Scienze Economiche. I primi 29 laureati conseguiranno il diploma universitario l'anno prossimo. (R.P.)

    inizio pagina

    L’allarme della Fao: torna a far paura l’influenza aviaria

    ◊   C’è timore per una possibile recrudescenza dell’influenza aviaria, dopo il picco di diffusione che nel 2006 toccò 63 Paesi del mondo. Oggi, avverte la Fao, un ceppo altamente patogeno del virus responsabile, l’H1N1, conseguenza di una mutazione dello stesso, si sta diffondendo velocemente in Asia, con conseguenze per l’uomo finora difficili da prevedere, anche se quest’anno si sono già registrati ottomila casi e in Cambogia anche otto decessi. Il virus viaggia a velocità sostenuta e se le varianti più preoccupanti sono apparse in Cina e Vietnam, dove è stata lanciata una nuova campagna di vaccinazioni mirate, focolai sono stati scoperti anche in Mongolia, Nepal, in Israele e nei Territori palestinesi, in Bulgaria e Romania. Ad affrontare i problemi maggiori sicuramente saranno, però, i sei Paesi in cui il virus è rimasto endemico: Bangladesh, Egitto, Indonesia, India e, appunto, Cina e Vietnam. Secondo l’Organizzazione Mondiale della Sanità, l’H1N1 è comparso per le prima volta nel 2003, contagiando 565 persone e uccidendone 331; inoltre ha causato la soppressione di circa 400 milioni di capi di pollame domestico nel mondo, per un danno economico complessivo pari a 20 miliardi di dollari. (R.B.)

    inizio pagina

    Inghilterra: dalla prossima domenica, Sante Messe con la nuova traduzione del Messale

    ◊   “Un momento entusiasmante, ma anche di aggiustamento perché le novità non sono mai facili”. Così mons. Andrew Wadsworth, direttore del segretariato della Commissione internazionale per l’inglese nella liturgia, parla della nuova traduzione del Messale per la celebrazione della Messa che le parrocchie di Inghilterra e Galles cominceranno ad usare a partire dal prossimo weekend, 3 e 4 settembre. In un’intervista disponibile sul sito della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, mons. Wadsworth spiega che l’idea di una nuova traduzione in lingua inglese risale al Concilio Vaticano, ma ci è voluto molto tempo per capire che tipo di lavoro andava fatto. La nuova Messa è stata curata dalla “International Commission on English in the liturgy”, che raccoglie vescovi membri delle conferenze episcopali di tutti i Paesi di lingua inglese e la nuova versione viene già usata in Sud Africa, Nuova Zelanda e Australia. I cambiamenti più importanti sono quelli che riguardano le parole per la Confessione dei peccati, quelle del Gloria, del Credo e del Santo. Secondo Martin Foster, segretario del dipartimento di “Christian life and worship”, che si occupa di liturgia all’interno della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, “la traduzione inglese del Messale è sempre stata meno fedele al latino rispetto a quella delle altre lingue. Penso che la nuova traduzione sarà apprezzata dai fedeli perché molto più ricca dal punto di vista teologico. Il cambiamento ci aiuterà a riscoprire il significato delle parole che diciamo”. (R.P.)

    inizio pagina

    Domenica si celebra la Giornata europea della cultura ebraica

    ◊   Cadrà il 4 settembre prossimo, quest’anno, la Giornata europea di cultura ebraica che sarà celebrata in 62 località italiane e contemporaneamente in 27 Paesi europei. Capofila dell’edizione italiana 2011 sarà Siena, dove risiede un’antica comunità ebraica e dove si terrà la lectio magistralis del professor Haim Baharier “Il mondo che viene”, sul tema di “come affrontare il futuro” dal punto di vista ebraico. E proprio il rapporto tra passato e futuro, cioè come una tradizione antica come quella ebraica possa rispondere alle sfide del velocissimo mondo contemporaneo, è il filo conduttore dell’evento, intitolato proprio “Ebraismo 2.0: dal Talmud a internet”. Nel corso della giornata saranno aperte le porte di sinagoghe, musei e siti, offerti percorsi culturali, spettacoli, concerti, conferenze, mostre, allestiti stand per degustazioni di cucina kasher e proposto un ricco calendario di appuntamenti per far conoscere da vicino il Popolo del Libro. Una delle novità di quest’anno, infine, è il Bookcrossing ebraico: saranno in circolazione centinaia di libri sul tema iscritti al circuito apposito, per favorire lo scambio di conoscenze. Per la Giornata, che in Italia è promossa dall’Unione delle Comunità ebraiche (Ucei) e gode dell’Alto Patronato del presidente della Repubblica e del patrocinio dei Ministeri dei Beni culturali, dell’Istruzione, dell’Università e delle Politiche europee, ci sono grandi aspettative, dopo gli oltre 50mila partecipanti dell’anno scorso: “Sarebbe stato impensabile solo pochi decenni fa”, ha commentato il presidente dell’Ucei, Renzo Gattegna. (R.B.)

    inizio pagina

    Colombia: il Banco Alimentare di Bogotá festeggia 10 anni di servizio

    ◊   Con una Fiera che aprirà i battenti tra l’1 e il 2 settembre prossimi, il Banco de Alimentos della Colombia, fondazione dell’arcidiocesi di Bogotá, festeggerà i suoi primi 10 anni di vita. “Siamo un ponte per unire chi vuole servire”, è lo slogan coniato per l’iniziativa, cui parteciperanno le circa 400 associazioni che ne fanno parte e che ogni giorno assistono in vario modo oltre centomila persone e 13mila famiglie bisognose. Secondo quanto riferito dall'agenzia Fides, infatti, il Banco Alimentare colombiano, nelle sue 700 sedi, è vicino quotidianamente alla popolazione in difficoltà che, stando ai dati forniti, per il 78% è costituita da bambini, seguiti da adulti, giovani e anziani, occupandosi del problema di una corretta nutrizione. In questi 10 anni è riuscito a consegnare 80mila tonnellate di prodotti alimentari, di cui più di 10mila solo l’anno scorso distribuite tra la capitale e i Comuni limitrofi. La Fiera sarà anche un’occasione per illustrare le proprie attività e parlare dei progetti futuri. (R.B.)

    inizio pagina

    Sud Corea: pubblicata una guida ai 130 santuari del Paese

    ◊   Nell’imminente mese di settembre è prevista la pubblicazione, in Corea del sud, di una guida che presenterà circa 130 santuari coreani. Come riporta l’agenzia Fides, l’opuscolo comprenderà una breve introduzione storica alle basiliche di ogni diocesi, insieme a una cartina e ad altre informazioni, più pratiche, riguardanti gli orari delle celebrazioni, i ritiri e le confessioni. ll progetto è stato proposto dalla Sottocommissione per i pellegrinaggi e per i santuari in seno alla Conferenza episcopale sudcoreana, che si occupa della Pastorale dei migranti e degli stranieri; il segretario della Commissione, don Andrea Heo Yoonjin, ha infatti sottolineato come il fascicolo sarà utile ai fedeli che, da soli o in piccoli gruppi, faranno visita ai luoghi sacri. Il vescovo di Daejon, mons. Lazzaro You Heung-sik, ha in seguito precisato come i santuari siano “beni speciali, tesori per la Chiesa”: il fascicolo sarà, quindi, un’importante guida per conoscerli e apprezzarli. (G.I.)

    inizio pagina

    Hong Kong: i Domenicani celebrano 150 anni di missione

    ◊   La predicazione e la formazione delle vocazioni locali continuano ad essere l’impegno prioritario dei Domenicani, che celebrano 150 anni di missione ad Hong Kong. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), incoraggiati dalla vocazione nativa di Christopher Chor, ordinato sacerdote il 9 luglio di questo anno significativo, i Domenicani avvertono fortemente questa esigenza pastorale. Padre Christopher Chor, che ha avuto l’opportunità di testimoniare l’identità domenicana attraverso il servizio parrocchiale, è stato uno degli assistenti spirituali della delegazione ufficiale della diocesi di Hong Kong alla Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid. Secondo padre Christopher “il nostro lavoro di predicatori deve puntare sui giovani, sulla loro spiritualità e sulla conoscenza della fede”. Padre Ambrose Mong, domenicano originario di Singapore, ha sottolineato la complementarietà della formazione e della pastorale parrocchiale, che aiutano a testimoniare la missione del predicatore “soprattutto in una società come Hong Kong, contraddistinta dalla multi-religiosità e fortemente influenzata dal secolarismo”. Padre Mong ha auspicato che siano più numerosi i giovani locali che vogliano condividere il carisma domenicano. L'Ordine dei Frati Predicatori, conosciuti da tutti come Domenicani, ha iniziato la sua missione in Cina nel gennaio 1631. Nel 1650 il cinese Luo Wen Zao entrò tra i Domenicani nel convento di Manila. Successivamente venne consacrato vicario apostolico di Nanchino (oggi Nan Jing) e fu il primo vescovo di origine cinese. I Domenicani della provincia cinese “del Rosario”, come si chiama la provincia dell’estremo Oriente, costituiscono anche l’unica provincia missionaria dell’Ordine. I Domenicani arrivarono a Taiwan nel 1859, e sono considerati i primi evangelizzatori dell’isola, e ad Hong Kong nel 1861. Fino ad oggi Hong Kong è sempre stata considerata la base della provincia. La comunità di Hong Kong conta 12 religiosi e un diacono, molto attivi nel campo dell’istruzione e della missione. (R.P.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Cessato allarme a New York dopo il passaggio dell’uragano Irene. 21 morti sulla costa Est

    ◊   21 vittime e quattro milioni di americani senza elettricità. Questo il bilancio del passaggio dell’Urgano Irene, declassato a tempesta tropicale, sulla costa est degli Stati Uniti. “L'emergenza non è ancora finita”, ha tuttavia spiegato il presidente Obama elogiando i soccorsi, mentre il sindaco di New York, Bloomberg, respinge le accuse dei Repubblicani per i quali sono stati spesi troppi soldi per un allarme infondato. Intanto nella “grande mela” si tenta un ritorno alla normalità. Sentiamo Elena Molinari:

    Metropolitane e treni ancora fermi; strade chiuse e quasi quattro milioni di persone senza elettricità. Passata la tempesta, New York tira un sospiro di sollievo e conta i danni. Irene non ha causato la distruzione che si temeva, ma ha lasciato comunque una scia di problemi e di morte. A Manhattan i black out sono stati pochi e brevi, ma fuori città, nelle zone residenziali di New Jersey, Connecticut e Pennsylvania, ci vorranno giorni per riportare l’elettricità e l’acqua potabile a tutti. Una ventina di case a Long Island sono state distrutte dalle onde, mentre a Manhattan il livello del mare ha superato i muri di contenimento solo per poche ore. Ma se Irene - indebolitasi a tempesta tropicale - è ormai lontana, i problemi non sono finiti: molti fiumi sono allagati e continuano a creare disagi a case, a strade, a depuratori ed impianti elettrici. In Vermont ci sono strade con due metri di acqua e nel nord dello Stato di New York centinaia di persone hanno dovuto abbandonare le loro case invase dalle acque. Mentre si cominciano a stimare i danni a 7 miliardi di dollari, la Borsa di New York annuncia che oggi sarà aperta. Senza trasporti pubblici e con poca gente in ufficio, oggi New York riproverà a ripartire.

    Nigeria, emergenza alluvioni: oltre 20 vittime
    Emergenza alluvioni in Nigeria. Le piogge, che si sono abbattute sulla regione dell’Ibadan, nel sud-ovest del Paese, hanno causato la morte di almeno 23 persone, fra cui diversi bambini. La protezione civile ha definito “grave” la situazione nelle zone colpite dalle piogge, dove è in corso la distribuzione di generi alimentari e medicinali.

    Filippine: tifone provoca almeno 13 morti
    Il passaggio del tifone Nanmadol, nelle Filippine, ha causato almeno 13 morti. La tempesta, che ha sferzato il nord del Paese e costretto 7 mila abitanti ad evacuare i villaggi, è arrivato nell’arcipelago giovedì con venti che viaggiavano a 240 chilometri orari. Tra le vittime si contano almeno 5 bambini. Oggi il tifone ha raggiunto l’isola di Taiwan, dove è stata disposta la chiusura di scuole e uffici pubblici e l’evacuazione di circa 8 mila persone dalle zone montuose del sud.

    Giappone, Noda nuovo presidente del Partito Democratico
    È il ministro delle Finanze uscente, Yoshihiko Noda, il nuovo presidente del Partito Democratico nipponico e - probabilmente già da domani - il nuovo primo ministro del Giappone, a seguito delle dimissioni di Naoto Kan. Dopo due votazioni interne allo schieramento, Noda ha raccolto la maggioranza delle preferenze. Il cambiamento ai vertici politici del Paese asiatico giunge a meno di sei mesi dal sisma/tsunami dell'11 marzo e dall'emergenza nucleare di Fukushima. Sentiamo Marco Guerra:

    “La lotta è finita, ci sono molti compiti da svolgere e serve l’unità dei Democratici”. E’ un appello all’impegno comune il primo atto di Yoshihiko Noda da presidente del partito democratico attualmente al governo. In vista della nomina a premier del Giappone, che avverrà nei prossimi giorni, Noda dovrà, infatti, ricomporre un Parlamento diviso e le profonde spaccature nel partito se vuole essere più incisivo rispetto ai predecessori. Il 54enne ex ministro delle Finanze è il sesto capo del governo a guidare il Paese negli ultimi 5 anni. Dal 2006 nessun premier giapponese è rimasto in carica più di un anno. Tante e impegnative le sfide che lo aspettano: affrontare l'apprezzamento dello yen che minaccia le esportazioni, ideare una nuova politica energetica, porre fine alla peggiore crisi nucleare dai tempi di Chernobyl e trovare i fondi per la ricostruzione delle aree colpite dallo tsunami dell'11 marzo, considerato la peggiore sciagura del Giappone dopo la seconda guerra mondiale. Per far fronte a queste emergenze Noda dovrà trovare il sostegno dell'opposizione in Parlamento, che controlla la Camera alta ed è in grado di bloccare i provvedimenti. Per questo nei giorni scorsi Noda ha ventilato l'idea di una "grande coalizione" ma i due principali gruppi d’opposizione mostrano freddezza su questa ipotesi.

    Medio Oriente: nuovo attentato a Tel Aviv
    Resta alta la tensione in Israele dopo un nuovo attentato, che nella notte ha provocato sette feriti a Tel Aviv. Un ventenne palestinese a bordo di un’auto ha travolto due persone e ne ha accoltellate altre cinque prima di venire arrestato. Sempre ieri, nonostante la tregua siglata tra Israele e Hamas, un altro razzo sparato da miliziani di Gaza ha raggiunto il sud di Israele senza provocare vittime. Intanto, l’Alto rappresentante per gli Affari esteri dell’Unione Europea, Catherine Ashton, è tornata a chiedere la liberazione di Gilad Shalit, il soldato israeliano catturato nel 2006 da militanti di Hamas, e per il quale ieri si è tenuta una manifestazione di solidarietà a Gerusalemme, in occasione del suo 25.mo compleanno.

    Iraq: attentato in moschea: decine di vittime
    È salito a 30 morti e 34 feriti il bilancio dell’attacco suicida avvenuto ieri all'interno di una moschea sunnita a Baghdad. Al-Qaeda ha rivendicato l’attentato in cui hanno perso la vita anche diversi bambini e un deputato iracheno della provincia di Al Anbar.

    Afghanistan
    Afghanistan senza pace. Almeno 12 talebani sono morti in uno scontro a fuoco con i marines americani nella provincia meridionale afghana di Helmand. Solo ieri un militare dell’Isaf è stato ucciso dallo scoppio di un ordigno artigianale, portando ad 80 la cifra dei soldati stranieri morti dall’inizio del mese, che diventa così l’agosto più cruento dall’inizio dell’intervento nel 2001. E sempre ieri tre attentatori suicidi hanno attaccato una base della Nato nel sud dell'Afghanistan, provocando il ferimento di almeno cinque civili. Infine è tornato a farsi vivo il Mullah Omar, guida spirituale dei talebani afghani, con un messaggio in cui ribadisce ancora una volta che non ci sarà negoziato fino al ritiro completo “delle forze di invasione”, che l'Afghanistan respinge l'idea di basi permanenti Usa sul suo territorio e che la prossima Conferenza di Bonn sarà “inutile”.

    Algeria
    In Algeria il gruppo terroristico Aqmi, legato ad Al Qaida, ha rivendicato il duplice attentato suicida compiuto venerdì contro l’Accademia militare di Cherchell. Nell’azione hanno perso la vita 18 persone.

    Nigeria, 'Boko Haram' rivediaca attacco a sede Onu
    "Violazione dei diritti dei musulmani e indifferenza nei confronti dei crimini commessi dal governo contro le popolazioni nigeriane del nord". Con queste motivazioni il gruppo estremista islamico 'Boko Haram' ha rivendicato, attraverso un suo portavoce, l’attacco di venerdì scorso alla sede Onu di Abuja, capitale della Nigeria, in cui sono morte 23 persone e altre 73 sono rimaste ferite. I Boko Haram da tempo accusano le forze nigeriane di rappresaglie sproporzionate ai danni delle popolazioni dello Stato di Borno, la regione nordorientale della Nigeria dove il gruppo ha la propria centrale operativa. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 241

    inizio pagina
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.