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Sommario del 21/08/2011
◊ Annunciare in tutto il mondo l’Amore di Cristo. Questo è “il compito” che Benedetto XVI lascia ai giovani al termine della XXVI Giornata mondiale della gioventù di Madrid 2011. Si stima che i partecipanti all’Eucaristia, tra i presenti a Cuatro Vientos e quelli che non hanno potuto raggiungere l'area perché già satura e sono stati dirottati in altri luoghi dotati di maxi schermi, siano stati circa due milioni. Anche oggi i giovani esultanti hanno accolto e acclamato il Papa con immensa allegria. Ormai si definiscono “la Gioventù del Papa”. Presenti alla Messa anche i Reali di Spagna, Juan Carlos e Sofia. Il servizio della nostra inviata Debora Donnini:
Andate in tutto il mondo e annunciate il Vangelo. Questo è il mandato con cui Benedetto XVI conclude la Giornata mondiale della gioventù nella Messa a Cuatros Vientos. Continua a manifestarsi il grande affetto verso il Papa dei giovani che hanno trascorso qui la notte dopo le ‘avventure di ieri’. La Veglia, infatti, è stata interrota da forte vento e pioggia che però, appunto, non hanno fermato la loro travolgente allegria. E fin dall’inizio dell’Eucaristia Benedetto XVI gli rivolge un saluto a braccio:
“Queridos jóvenes, he pensado mucho en vosotros en estas horas…
Cari giovani, ho pensato molto a voi in queste ore in cui non ci siamo visti. Spero che abbiate potuto dormire un po' nonostante il tempo inclemente... Dio trae il bene da tutto. Con questa fiducia, sapendo che il Signore non ci abbandona, iniziamo la nostra Celebrazione eucaristica pieni di entusiasmo e saldi nella fede”.
La fede “ha origine nell’iniziativa di Dio”, ma suppone poi l’adesione di tutto l’uomo, una relazione personale con Gesù Cristo, ricorda il Papa nell’omelia, dopo il Vangelo sulla confessione di fede di Pietro. Anche ai voi, dice il Papa, Cristo oggi rivolge la domanda: chi dite che io sia?
“Respondedle con generosidad y valentía, como que ha dado tu vida …
Rispondetegli con generosità e audacia, come corrisponde a un cuore giovane qual è il vostro. Ditegli: Gesù, io so che Tu sei il Figlio di Dio, che hai dato la tua vita per me…Tu mi conosci e mi ami. Io mi fido di te e metto la mia intera vita nelle tue mani”.
Ma per seguire Gesù bisogna camminare con Lui nella Chiesa. “Non si può, dice, seguire Gesù da soli”. Chi cede alla tentazione di vivere la fede secondo una mentalità individualista, che predomina nella società, “corre il rischio di non incontrare mai Gesù Cristo, o di finire seguendo un’immagine falsa di Lui”:
“Os pido, queridos amigos, que ameis a la Iglesia, que os ha engendrado…
“Vi chiedo, cari amici, di amare la Chiesa, che vi ha generati alla fede…. Per la crescita della vostra amicizia con Cristo è fondamentale riconoscere l’importanza del vostro gioioso inserimento nelle parrocchie, comunità e movimenti, così come la partecipazione all’Eucarestia di ogni domenica”, ma anche la confessione, la preghiera, la meditazione della Parola di Dio.
E il suo pensiero all’Angelus va anche agli amici dei giovani presenti a Madrid, che vorranno sapere “cosa è cambiato in voi” dopo essere stati alla Gmg:
“¡Cuanto he pensado en estos días en aquellos jóvenes que aguardan…
Quanto ho pensato in questi giorni a quei giovani che attendono il vostro ritorno! Trasmettete loro il mio affetto, in particolare ai più sfortunati, e anche alle vostre famiglie e alle comunità di vita cristiana alle quali appartenete”.
Il Papa si dice colpito anche dal numero così significativo di vescovi presenti, circa 800, e di migliaia di sacerdoti.
Infine l’annuncio del luogo dove si terrà la prossima Gmg:
“Me complace anunciar ahora que la sede de la proxima Jornada Mundial…
Sono lieto di annunciare ora che la sede della prossima Giornata Mondiale della Gioventù, nel 2013, sarà Rio de Janeiro”.
(applausi)
I giovani spagnoli consegnano dunque la croce della Gmg ai loro coetanei brasiliani.
Per motivi di sicurezza, oggi molti ragazzi non hanno potuto ricevere la Comunione. Il direttore della Sala stampa vaticana, padre Federico Lombardi fa sapere in una nota che la decisione è stata presa dai vertici della Polizia spagnola a seguito dei danni causati dalla tormenta di ieri sera. A farne le spese, infatti, anche alcuni tendoni che conservavano le ostie consacrate e che sono stati chiusi per evitare eventuali crolli.
Al cuore di questa Giornata mondiale della gioventù, la nuova evangelizzazione. Il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici che organizza le Gmg, ringrazia il Papa a nome dei giovani, con forza, molte volte, per le sue parole di speranza. Così come il suo “grazie” va al beato Giovanni Paolo II per il dono delle Gmg che hanno raggiunto 25 anni di storia.
“Quante vite cambiate! Quante scelte vocazionali compiute! Quanti frutti di santità!”. Il cardinale ricorda che questa è la gioventù del Papa e che “tutti i giovani presenti sono pronti a partire da Madrid per il mondo intero”, “come apostoli della nuova evangelizzazione” per annunciare che solo in Cristo, morto e risorto, c’è salvezza.
“Santo Padre bendiga a este pueblo…
Benedica, Santo Padre, questo popolo di giovani missionari ‘radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede’ pronti ad andare e testimoniare la loro fede fino ai confini della terra! Grazie, Santo Padre!”.
(applausi)
Il Papa ha quindi consegnato a 5 giovani una piccola croce missionaria. Un gesto che suggella le sue parole dell’omelia e dell’Angelus:
“Llevada el conocimiento y el amor de Cristo por todo el mundo. …
Portate la conoscenza e l’amore di Cristo a tutto il mondo. Egli vuole che siate suoi apostoli nel ventunesimo secolo e messaggeri della sua gioia. Non deludetelo! Grazie”
(applausi)
E, dunque, da Madrid, cuore pulsante di una fede giovane, circa 2 milioni di persone sono state inviate in tutto il mondo per annunciare il Vangelo negli angoli più remoti della Terra.
Le voci dei giovani: "non siamo soli"
◊ Tante le emozioni che i giovani porteranno con sé da Madrid in ogni parte del mondo, dopo avere vissuto intensamente queste giornate di preghiera, gioia e riflessione. Ascoltiamo le loro voci al microfono di Marina Tomarro:
R. – E’ emozionante vedere come la Parola di Dio si sia diffusa veramente in tutto il mondo. Infatti, a volte, noi ne sentiamo parlare ma non pensiamo a quanto l’evangelizzazione sia importante e a quanti frutti abbia dato. Vedere tutte queste persone, di tutto il mondo, che condividono la tua fede, in un mondo come quello di oggi dove la religione non ha un ruolo di prim’ordine ti rendi conto, invece, che non sei solo, che qualcun altro che ha la tua stessa età la pensa come te.
R. – Sicuramente, l’emozione più grande è il fatto di essere una marea di persone, qui, tutte legate dallo stesso motivo. Questa è una cosa che ti dà una grande carica! Poi, soprattutto se fai servizio, ti 'ricarica le batterie' per poi proseguire, quando si torna a casa, con le attività di tutti i giorni.
D. – Delle parole che ha detto il Papa fino a questo momento, che cosa ti ha colpito maggiormente?
R. – Di vivere saldi nella fede.
R. – Per noi, essere qui significa credere ancora di più alla presenza viva di Gesù, al sacrificio che egli ha fatto per noi. E la nostra presenza e anche i nostri sacrifici – in agosto, senza vacanze – significa comunque tanto amore per Gesù, specialmente in questo periodo di crisi in cui i giovani non trovano una sicurezza, una speranza. E io voglio dire a tutti questi giovani che se ci fidiamo di Lui e radichiamo la nostra vita in Lui, la speranza la troviamo!
R. – E’ stata un’emozione grandissima, soprattutto perché si vive una profonda esperienza ecclesiale. Ci si sente veramente Chiesa universale, ci si sente uniti in Cristo: è quello che ci unisce, anche se non ci si conosce quando ci si incontra, e subito crea un legame. E’ anche un’esperienza spirituale fortissima e quindi tornando nelle nostre diocesi, nelle nostre realtà dobbiamo proprio – come dice il Papa – essere radicati in Cristo, testimoniarlo con quello che il Signore vuole da noi, giorno dopo giorno. (gf)
◊ Una Veglia indimenticabile, ieri sera, quella della Giornata mondiale della Gioventù di Madrid, all’aeroporto di Cuatro Vientos, per la gioia, l’entusiasmo e poi per il profondo raccoglimento dei due milioni di giovani durante l’Adorazione eucaristica. Ma anche per l’improvviso, violento nubifragio che ha costretto il Papa a interrompere l’omelia, ma non ha intimorito né lui né i giovani, anche se il crollo di una tenda ha causato sette lievi feriti. Il servizio di Sergio Centofanti.
Pioggia e vento non hanno scoraggiato i giovani che hanno continuato a cantare, applaudire e a scandire il nome di Benedetto XVI. Il Papa li ha ringraziati, visibilmente contento:
“Gracias por esta alegria e resistencia …
Grazie per questa gioia e resistenza, questa vostra forza, più forte della pioggia. Il Signore con la pioggia manda molte benedizioni!”.
Il Papa, dopo un’interruzione di oltre 10 minuti a causa del maltempo che tra l’altro aveva creato problemi all’amplificazione, tralascia l’omelia per passare subito ai saluti nelle varie lingue.
“Le Christ seul peut répondre aux aspirations que vous portez en vous...
Solo Cristo – dice ai giovani di lingua francese - può rispondere alle aspirazioni che portate in voi. Lasciatevi afferrare da Dio perché la vostra presenza nella Chiesa le dia un nuovo slancio!”
“May he pour out his Spirit upon us and upon the whole Church …
Possa Dio – dice in inglese –“ infondere il suo Spirito su di noi e sull’intera Chiesa, perché possiamo essere un faro di libertà, di riconciliazione e di pace per il mondo intero”.
“Tief in unserem Herzen sehnen wir uns nach dem Großen und Schönen im Leben...
“Nel profondo del nostro cuore – dice ai giovani di lingua tedesca - desideriamo ciò che è grande e bello nella vita. Non lasciate cadere i vostri desideri e aneliti nel vuoto, ma rendeteli saldi in Gesù Cristo. Egli stesso è il fondamento che sostiene e il punto sicuro di riferimento per una vita piena”.
Quindi si è rivolto agli italiani:
“Cari amici, questa Veglia, con tutte queste avventure, rimarrà come un’esperienza indimenticabile della vostra vita. Custodite la fiamma che Dio ha acceso nei vostri cuori in questa notte: fate in modo che non si spenga, anche se vengono le piogge, alimentatela ogni giorno, condividetela con i vostri coetanei che vivono nel buio e cercano una luce per il loro cammino”.
Invita i giovani di lingua portoghese a seguire Gesù:
“Jovens amigos, vale a pena ouvir dentro de nós a Palavra de Jesus...
Giovani amici, vale la pena sentire nel nostro cuore la Parola di Gesù e camminare seguendo i suoi passi. Domandate al Signore che vi aiuti a scoprire la vostra vocazione nella vita e nella Chiesa, e a perseverare in questa vocazione con gioia e fedeltà, sapendo che Egli mai vi abbandona e mai vi tradisce. Lui è con noi fino alla fine del mondo”.
“Pewni Jego miłości zblżcie się do Niego płomieniem waszej wiary…
Infine, in polacco, esorta i giovani ad essere sicuri dell’amore di Dio che riempie i nostri cuori della Sua vita.
Alla gioia incontenibile dei giovani durante la Veglia è seguito il profondo, impressionante silenzio dell’Adorazione eucaristica. Due milioni di persone si sono inginocchiate insieme davanti a Gesù Eucaristia nella notte turbolenta di Cuatro Vientos. Un momento commovente, culminato con l’atto di consacrazione dei giovani al sacro Cuore di Gesù:
“Señor Jesucristo, Hermano, Amigo y Redentor del hombre …
“Signore Gesù Cristo, Fratello, Amico e Redentore dell'uomo guarda con amore i giovani qui riuniti e apri loro la sorgente eterna della tua misericordia che sgorga dal tuo cuore aperto sulla Croce. Docili alla tua chiamata, sono venuti per stare con te e adorarti. Con preghiera ardente li consacro al tuo Cuore perché, radicati e fondati in te siano sempre tuoi, nella vita e nella morte. Giammai si allontanino da te! Concedi loro un cuore come il tuo mite e umile perché ascoltino sempre la tua voce e i tuoi insegnamenti, compiano la tua Volontà e siano in mezzo al mondo lode della tua gloria, perché gli uomini contemplando le loro opere diano gloria al Padre.
Nell’omelia, non pronunciata ma data per letta, il Papa ricorda che “la grande verità della nostra vita e che dà senso a tutto il resto” è che “Dio ci ama”, “non siamo frutto del caso o dell’irrazionalità, ma all’origine della nostra esistenza c’è un progetto d’amore di Dio”. “Non conformatevi – esorta i giovani - con qualcosa che sia meno della Verità e dell’Amore, non conformatevi con qualcuno che sia meno di Cristo”. Ribadisce poi che in un tempo in cui “la cultura relativista dominante rinuncia alla ricerca della verità e disprezza la ricerca della verità, che è l’aspirazione più alta dello spirito umano, dobbiamo proporre con coraggio e umiltà il valore universale di Cristo, come salvatore di tutti gli uomini e fonte di speranza per la nostra vita”.
“Nessuna avversità vi paralizzi! – è l’accorato invito di Benedetto XVI - Non abbiate paura del mondo, né del futuro, né della vostra debolezza. Il Signore vi ha concesso di vivere in questo momento della storia, perché grazie alla vostra fede continui a risuonare il suo Nome in tutta la terra”.
Infine, al termine della Veglia, si è rivolto ai giovani con queste parole:
“Queridos jóvenes hemos vivido una aventura juntos…
“Cari giovani, abbiamo vissuto un’avventura uniti. Saldi nella fede in Cristo, avete resistito alla pioggia …Grazie per il sacrificio che state facendo e che senza dubbio offrirete al Signore … Vi ringrazio per il meraviglioso esempio che avete dato. Così come in questa notte, con Cristo potrete sempre affrontare le prove della vita. Non lo dimenticate!”.
◊ Due incontri di grande emozione hanno preceduto la Veglia di preghiera del Papa con i giovani a Madrid. Prima di lasciare la nunziatura Benedetto XVI si è soffermato con due anziane religiose, per poi recarsi alla Fondazione “Instituto S. José” di Madrid, amministrata dall’Ordine Ospedaliero di San Giovanni di Dio, dedicata all’assistenza di persone disabili. Ad accoglierlo nel campo sportivo del grande e storico complesso di fine ‘800, il cardinale Rouco Varela, il superiore fra Martinez, il personale, i pazienti e le famiglie. Il servizio di Roberta Gisotti:
Suor Teresita, 103 anni, monaca di clausura, è giunta dal convento di Sisal Buonafuente, circa 100 chilometri da Madrid, accompagnata da una suora ottantenne, già in servizio per molti anni alla Congregazione per la Dottrina delle Fede, quando il cardinale Ratzinger ne era prefetto. Una piacevole sorpresa per il Papa incontrarle nella nunziatura. Teresita entrata nel Carmelo il 16 aprile del 1927, nel giorno in cui nasceva Benedetto XVI, in clausura da 84 anni l’età del Santo Padre, ha voluto omaggiarlo di un libro sulla vita religiosa, con tanto di dedica. Pochi minuti per un colloquio cordiale e vivace, poi il Papa si è diretto all’Istututo S. José, dove tra gli assistiti erano 200 bambini disabili. “Quando il dolore appare all’orizzonte di una vita giovane, - ha detto Benedetto XVI - rimaniamo sconcertati e forse ci chiediamo: può continuare ad essere grande la vita quando irrompe in essa la sofferenza?” La risposta è “nell’offerta che Cristo fa di sé stesso sulla Croce per noi”. Questo ci insegna “a vivere il dramma della sofferenza per il nostro bene e la salvezza del mondo”. Per questo - il Papa ha citato la sua Enciclica “Spe salvi” – “la misura dell’umanità di determina nella relazione con la sofferenza e col sofferente.”
Una sociedad que no logra aceptar …
“Una società che non riesce ad accettare i sofferenti e non è capace di contribuire mediante la compassione a far sì che la sofferenza venga condivisa e portata anche interiormente, è una società crudele e disumana”.
Quindi l’incoraggiamento “ai religiosi, ai familiari, ai professionisti della salute e ai volontari” che ogni giorno vivono con i giovani disabili fisici e psichici:
Vuestra vida y dedication proclaman ...
“La vostra vita e dedizione proclamano la grandezza alla quale è chiamato l’uomo: avere compassione e accompagnare per amore chi soffre, come ha fatto Dio”.
Daltro canto ha aggiunto “voi siete testimoni anche del bene immenso che rappresenta la vita di questi giovani per chi sta loro accanto e per l’intera umanità. In modo misterioso ma molto reale, la sua presenza suscita nei nostri cuori, frequentemente induriti, una tenerezza che ci apre alla salvezza. Certamente, la vita di questi giovani cambia il cuore degli uomini e, per questo, siamo grati al Signore per averli conosciuti”:
Queridos amigos, nuestra sociedad, en la que ...
“Cari amici - ha concluso - la nostra società, nella quale troppo spesso si pone in dubbio la dignità inestimabile della vita, di ogni vita, necessita di voi: voi che contribuite a edificare la civiltà dell’amore".
L'arcivescovo di Mosca: popolo della Gmg radunato da Cristo
◊ Presente alla Gmg di Madrid anche l’arcivescovo della Madre di Dio a Mosca, mons. Paolo Pezzi. Il nostro inviato Davide Dionisi ha raccolto le sue impressioni:
R. – Sono rimasto estremamente colpito dal vedere l’unità di tutti questi giovani e dal fatto che si capisce bene che questo non è un gruppo di persone che si sono radunate più o meno casualmente, ma si percepisce bene che è un popolo radunato, e radunato da Cristo. Penso che anche questa insistenza del Papa di centrare tutto – la vita, le scelte – proprio nel rapporto personale con Cristo, nella persona di Cristo, sia l’aspetto più decisivo che questi ragazzi potranno portarsi a casa. Penso anche che da questo dipenda la forza, la capacità di testimonianza che questi ragazzi possono avere.
D. – Noi abbiamo registrato una folta rappresentanza di ragazzi provenienti dall’Est, anche dalla Russia …
R. – C’è anche da considerare che la Chiesa cattolica in Russia, e quindi la maggioranza dei giovani che ci seguono, non sono un numero così alto. Però, devo dire, invece, che mi ha molto impressionato che ci siano state più di duemila iscrizioni di giovani dalla Russia, per venire a questa Giornata, che per noi è certamente un numero molto alto! (gf)
◊ Per un primo bilancio della Giornata mondiale della gioventù ascoltiamo il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, al microfono di Davide Dionisi:
R. – Certamente è un bilancio assolutamente positivo, non solo per i numeri – che sono stati imponenti – ma direi anche per lo spirito e per la chiarezza del messaggio. Credo che tutti i giovani che sono venuti hanno capito il significato di questo cercare il fondamento della propria vita di fede e della propria testimonianza cristiana in Gesù Cristo. E’ stato ripetuto con molta chiarezza dal Santo Padre, applicato anche alle diverse vocazioni, ed è stato anche vissuto dai giovani stessi con la loro partecipazione. Direi che il momento simbolo di questi giorni, per me, rimane l’Adorazione eucaristica in silenzio dopo il temporale, dopo la tempesta durante la Veglia a Cuatro Vientos, in cui nel giro di pochissimi minuti dopo che c’era stata la resistenza di fronte alla pioggia, si è creato un raccoglimento totale in un’assemblea immensa, di silenzio profondissimo davanti al Santissimo Sacramento. E questo dice che si capiva che cosa succedeva, cioè che si trovava in Gesù Cristo e nella sua presenza il punto di riferimento dell’attenzione, della preghiera e della propria vita.
D. – Il Papa ha invitato i giovani a comunicare la fede a partire dall’inserimento nelle parrocchie, nelle comunità e nei movimenti…
R. – Certamente le Giornate mondiali della gioventù sono una tappa di un lungo cammino; vengono da una preparazione e vanno verso il ritorno nei propri ambienti per realizzare nel concreto la vita e la testimonianza cristiana. Quindi, è proprio il senso della Giornata mondiale della gioventù, quello di mandare in missione i giovani che vi hanno partecipato. E sono missioni molto differenti, che ognuno dovrà trovare in dialogo con Cristo, nella sua vita, e naturalmente anche con l’aiuto della Chiesa, del discernimento compiuto anche insieme a chi condivide l’esperienza cristiana. Però, è qualcosa che è estremamente aperto: è un grande orizzonte che è aperto davanti ai giovani, è il mondo di oggi e di domani da costruire, ed è la Chiesa di oggi e di domani che deve trovare le sue forme di testimonianza cristiana per il nostro tempo, per la nostra cultura, per i nostri linguaggi. E questo è un bel compito e certamente richiede fantasia e impegno.
D. – Un pensiero particolare a chi è rimasto a casa …
R. – Chi è rimasto a casa, nel mondo d’oggi – per fortuna – può anche molto partecipare a tali eventi, e questi sono poi anche i vantaggi delle comunicazioni sociali di oggi. Quindi, tra la televisione, l’internet, la radio, twitter, facebook e così via c’è una quantità di messaggi che hanno circolato, non solo in questi giorni ma anche prima, e che possono continuare a circolare per alimentare le amicizie che sono state fatte, i rapporti che sono stati stretti … Il Papa, durante il viaggio di andata in aereo, aveva insistito molto su questo, cioè sui rapporti che si possono creare fra i giovani, anche dei diversi Paesi, in queste circostanze. Ecco: questo vale la pena portarlo avanti. E oggi è molto più possibile che in passato. Cerchiamo di approfittarne.
D. – Quello che ha colpito in questi giorni i media è stato il grande entusiasmo dei giovani che non si sono fermati di fronte a nulla …
R. – E’ una sorpresa per chi non conosce i giovani e non conosce i giovani che sono impegnati nella Chiesa, perché chi invece li conosce non si stupisce di questo e, anzi, li convoca e li invita a venire, in queste circostanze, proprio perché sa che può contare su di loro. Questo è quello che aveva bene intuito Giovanni Paolo II e che Benedetto XVI continua ad affermare, sapendo che può contare sui giovani che, se trovano il punto d’appoggio serio, solido appunto, in Cristo, in una buona formazione di vita cristiana, possono coltivare grandi ideali che naturalmente sono quelli che vanno ben al di là del sopportare un po’ di caldo o un temporale. Insomma: le difficoltà della vita sono ben altre. Questi sono solo piccoli segni che si è disposti e pronti a superare i problemi che si incontrano nella vita di ogni giorno.
D. – Cosa porteranno a casa, secondo lei, i giovani della Gmg di Madrid?
R. – Io spero che portino a casa proprio quello che era lo scopo di questa Giornata: la convinzione che la fede, fondata su Gesù Cristo, è capace di dare il senso della vita. (gf)
◊ E’ Cristo risorto il fondamento ultimo e definitivo dell’esistenza, la certezza della nostra speranza e i cristiani di oggi, più che mai, sono chiamati a testimoniarlo. Questo il cuore del messaggio, a firma del segretario di Stato cardinale Tarcisio Bertone, che il Papa ha inviato ai partecipanti al 32.mo Meeting per l’amicizia dei popoli, al via stamattina a Rimini. La lettura, all’inizio della Messa celebrata dal vescovo della città, mons. Francesco Lambiasi, che in queste ore sta accogliendo nel centro di Rimini il capo dello Stato, Napolitano, ospite nel pomeriggio ai padiglioni fieristici, per inaugurare le iniziative dedicate ai 150 anni dell’Unità d’Italia. Il servizio della nostra inviata, Gabriella Ceraso:
“E l’esistenza diventa un’immensa certezza”: il tema scelto dal Meeting suscita profondi interrogativi, dai quali partono i pensieri che il Papa consegna ai tanti che già oggi affollano l’Auditorium principale della Fiera, con l’auspicio che, dice Benedetto XVI, siano spunti di riflessione per l’intera settimana. Innanzitutto: cosa è l’esistenza? La risposta è nell’etimologia latina, “ex-sistere”, spiega il Papa: essere cioè strutturalmente dipendente, voluto da qualcuno, verso cui, quasi inconsapevolmente, si tende. E se si ha coscienza di questa dimensione fondamentale dell’uomo, si ha anche la certezza con cui affrontare l’esistenza: lo ripeteva il compianto Don Giussani, e il Papa lo ricorda. Ma non basta il riconoscimento della propria origine per poter sperimentare la positività dell’esistenza, per incidere nella storia e maturare nella personalità; occorre entrare – prosegue Benedetto XVI – nell’amore di chi ci ha voluto, nella sua prossimità e nella certezza della meta di bene cui l’uomo è chiamato. Ecco il cuore del Meeting. L’uomo non può vivere senza una certezza sul proprio destino. E allora, qual è la speranza che non delude? E’ Cristo risorto. In Lui, afferma il Papa, il destino dell’uomo è stato strappato alla nebulosità che lo circondava, in Lui il Padre ci ha svelato il futuro positivo che ci attende, in Lui l’esistenza diventa una storia di salvezza in cui ogni circostanza è in rapporto con l’eternità. Senza questa coscienza, sottolinea il Papa, il rischio è quello di cadere nel sensazionalismo delle emozioni o della disperazione, in una ricerca affannosa di novità passeggere e deludenti. I drammi del secolo scorso, ricorda il Papa, hanno dimostrato che quando viene meno la certezza della fede e la speranza cristiana, l’uomo si smarrisce e diventa vittima del potere, e inizia a chiedere la vita a chi non può darla. Di fronte a questo scenario, l’appello finale è a noi, cristiani di oggi, più che mai siamo chiamati a rendere ragione della speranza, a testimoniare nel mondo quell’oltre senza il quale tutto rimane incomprensibile.
E’ un messaggio di speranza quello che vuole arrivare dal Meeting di Rimini, in un momento di crescenti difficoltà, inquietudine e incertezze. E’ quanto ha sottolineato nella sua omelia il vescovo di Rimini, mons. Francesco Lambiasi. Gabriella Ceraso lo ha intervistato:
R. – La certezza della fede non è una certezza che azzera le difficoltà del momento, ma le intercetta; le affronta un po’ come l’attraversata dei Dodici in barca, sul mare in tempesta, quella notte, quando Gesù è venuto camminando sulle acque. La barca della fede ci permette di fare questa traversata; non ci è garantito un tempo facile, però possiamo orientare le vele e questo ci permette di vivere anche il tempo dell’incertezza.
D. – Proprio affrontando questo tema, il Meeting in un certo senso raccoglie il testimone dalla Giornata mondiale della gioventù che si conclude oggi: “Radicati in Cristo e nella fede”. Il Papa lo ha ripetuto non solo ai giovani. Quindi è nell’amicizia profonda con Gesù che l’uomo si risolve. Lei è stato a Madrid, ha vissuto con i giovani: i giovani hanno – a suo parere – raccolto profondamente questo messaggio del Papa?
R. – Mi pare senz’altro di poter dire di sì, perché io ho incontrato giovani che hanno saputo affrontare i vari disagi con una grinta, con un entusiasmo, direi, che mi fa pensare che con altrettanto entusiasmo ed altrettanta grinta sapranno affrontare anche le difficoltà della vita, tenendo presente che sono giovani e che quindi la prima responsabilità tocca a noi adulti. Il Papa sta facendo la sua parte e tocca agli adulti accompagnare questi giovani, non smorzare questa fiamma che si è accesa.
D. – Un’altra parola-chiave di questo Meeting è “unità”, è “coesione”. Il capo dello Stato viene a rappresentarla, questa unità intorno a valori comuni e coesione per il bene comune. Il mondo cattolico può – a suo parere – contribuire a questo? E anche, in questo senso, dal Meeting quale testimonianza, quale contributo può venire?
R. – Non possiamo non essere cattolici uniti attorno a Cristo e al suo Vicario, al Papa, e questo ci permette quindi di mantenere il dialogo anche quando si può essere su sponde diverse. In tutto, ci dev’essere la carità; nelle cose essenziali l’unità, nelle cose dubbie una legittima diversità, ma in tutto – sia nelle prime, sia nelle seconde – ci dev’essere la carità. (gf)
Il tema del Meeting di Rimini di quest’anno vuole dunque essere un invito a reagire in modo positivo all’attuale crisi internazionale, come spiega Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, tra gli esponenti storici di Comunione e Liberazione. L’intervista è di Luca Collodi:
R. - E infatti vuole dare un messaggio positivo: la società italiana ed europea hanno affrontato crisi - come quella di adesso - partendo dalla forza della persona, dalla persona capace di aggregarsi, dall’ideale, dalle fedi, dalla fede, dalle visioni religiose. Quindi se vuole uscire da questa situazione deve ripartire da qui, perché anche per fare sacrifici occorre una forza ideale: tirando semplicemente di qua e di là, anche per le doverose scelte economiche di tagli ed altro, non ce la si fa. Ce la si fa se riprende lo sviluppo e lo sviluppo è legato alla capacità della persona di accettare sacrifici, di impegnarsi e di creare. Questo è il messaggio del Meeting e infatti il titolo “E l’esistenza divenne un'immensa certezza” questo vuole dire, partendo dalla fede, la capacità di stare sulla realtà, senza farsi fagocitare dalle condizioni difficili.
D. - Il Meeting ricorda i 150 anni di sussidiarietà, alla presenza del capo dello Stato, il presidente Napolitano…
R. - Quello che abbiamo scoperto facendo questa mostra e che ci ha impressionato sono le gravi crisi che ha affrontato l’Italia: le conoscevamo, ma ricostruendo per questa mostra la storia d’Italia, ho visto la grandissima capacità di cambiamento dal basso che ha avuto il popolo italiano, il movimento cattolico, il movimento operaio, la resistenza di una realtà popolare sotto il fascismo, la capacità di sacrificio dopo le guerre, il boom economico… Ecco, quello che manca alla politica è la capacità di valorizzare queste forze: sentire, prima di tutto, l’educazione come la prima emergenza e secondo, valorizzare queste forze e soprattutto i giovani.
D. - Il Meeting tornerà a sottolineare l’importanza della presenza dei cristiani in politica: presenza che oggi, però, sembra un po’ in sordina…
R. - C’è nella misura in cui i cristiani vivono una loro fede, sono capaci di costruire opere e la politica è legata a questa realtà di opere e di presenze sociali e corpi intermedi. Se i cristiani si disperdono in diverse forze, perdendo la loro reperibilità, è chiaro che diventano sordina: parafrasando il Vangelo, è un “sale che perde il suo sapore”.
D. - Che differenza c’è fra i giovani che vengono al Meeting e i giovani che stanno partecipando alla Giornata mondiale della gioventù?
R. - Penso che non ci sia nessuna differenza: sono lo stesso popolo. Il popolo che viene al Meeting appartiene ad una parte di questo popolo mondiale di gente che vive una fede. Mi ha colpito il cantautore Jannacci, addirittura su L’Unità, ha parlato “di poesia e di fede come le necessità e le possibilità italiane” è quello che vivono i giovani che sono a Madrid a livello mondiale. Quindi noi siamo una piccola parte di quel grande popolo.
D. - A livello internazionale il Meeting si occuperà di “primavera araba”: teme che questa “primavera araba” sia già esaurita con una svolta a favore dell’integralismo islamico?
R. - E’ un rischio che è possibile ed è un rischio che c’è ovunque: ricordiamo il ’68 che è stato un grande punto di rinnovamento ed è in parte diventato anche violenza. Quello che bisogna fare, oltre ad un’analisi, è scommettere su chi lì dentro, invece, non ha questo tipo di presenza. Ci sarà il presidente della Lega Araba, ci sono parte delle forze che parteciperanno alle prossime elezioni in Egitto, persone che vengono dai “Fratelli musulmani”, ma che sono moderati. Quello che si può fare è scommettere su queste forze, far sì che questo rinnovamento che è cominciato continui com’è cominciato e senza essere - diciamo - legato all’integralismo. Non bastano le analisi, occorre che questa amicizia fra i popoli ricominci. Penso che i cristiani siano fondamentali, anche perché si è visto che purtroppo le guerre neocoloniali che sono state fatte in Medio Oriente hanno spazzato la Chiesa: quando si spazza la Chiesa sicuramente si favorisce l’integralismo. Laddove c’è la Chiesa, laddove c’è il dialogo si favorisce che anche nel mondo musulmano e nel mondo arabo ci sia una svolta democratica e positiva. (mg)
Libia: attacco congiunto insorti-Nato contro Tripoli
◊ E’ cominciata nella notte a Tripoli l’operazione “Alba della sposa del mare”, la battaglia decisiva per il futuro della Libia e di Muammar Gheddafi. L’offensiva, condotta dal Consiglio nazionale di Transizione degli insorti con il coinvolgimento della Nato, ha come obiettivo isolare Gheddafi nella capitale “fino alla sconfitta o alla fuga”. Il bilancio provvisorio parla di oltre 140 vittime, tra cui una trentina soldati di Gheddafi, che in un messaggio audio si era appellato ai suoi sostenitori perché “marcino a milioni” e mettano fine a “questa mascherata”. Il servizio di Michele Raviart:
“L’attacco finale a Tripoli è cominciato”, così il portavoce degli insorti, Ahmed Jibril, ha annunciato il via alle operazioni che dovrebbero porre fine a mesi di conflitto in Libia. I primi scontri sono avvenuti già nella notte, quando quattro esplosioni sono state udite nel centro della città, mentre i ribelli attaccavano l’aeroporto di Mitiga e si scontravano con le truppe del regime nel sobborgo orientale di Tajoura, dove 450 prigionieri sarebbero stati liberati da una base militare. Secondo Al-Jazeera, gli insorti sarebbero vicini al bunker di Gheddafi, protetto dai cecchini fedeli al Rais e avrebbero occupato la foresta di Ghadayem, una postazione strategica ad ovest di Tripoli. “Resisteremo per mesi ed anni, ma alla fine vinceremo”, ha affermato il figlio del Rais Saif al Islam, mentre l’ex-numero due del regime Jalloud, la cui presenza in Italia è stata confermata dal ministro della difesa La Russa, si è appellato al clan di Gheddafi affinché “rinneghi il tiranno”. “L’operazione durerà ancora qualche giorno”, ha aggiunto il portavoce Jibril, che si è mostrato disposto a trattare con Gheddafi, qualora decidesse di lasciare il Paese.
Ma in questo contesto, è ancora realistica la possibilità che Gheddafi decida di morire combattendo, trascinando con sé migliaia di libici? Linda Giannattasio lo ha chiesto ad Alessandro Colombo, docente di relazioni internazionali all’Università degli Studi di Milano:
R. – Credo che a questo punto dipenda dalla possibilità stessa che Gheddafi ha di lasciare il Paese senza essere successivamente chiamato ad essere giudicato. Questa è l’unica condizione alla quale Gheddafi avrebbe motivo di andarsene. Qualora Gheddafi dovesse immaginare da un lato di non potersene andare dalla città ormai assediata o, dall’altra, di andarsene ma essere in seguito chiamato a rispondere di quello che ha fatto davanti ad un Tribunale internazionale o davanti ad un Tribunale in Libia, è chiaro che avrebbe tutte le ragioni per continuare a combattere fino all’ultimo. Per evitare che il massacro continui – perché non dimentichiamo che l’intervento umanitario fino adesso ha prodotto una guerra civile di sei mesi! – credo che la cosa più ragionevole sia, in realtà, proprio garantire un lasciapassare a Gheddafi. Se Gheddafi si trovasse chiusa questa strada, allora ci dovremmo aspettare una battaglia di Tripoli e con la battaglia di Tripoli ancora migliaia di morti. La comunità internazionale e la Nato devono decidere se in nome della giustizia vogliono ancora qualche migliaio di morti …
D. – Si è parlato anche di una possibile fuga del colonnello. Quale potrebbe essere la reazione della comunità internazionale?
R. – Per la comunità internazionale, e in modo particolare per la Nato che sostanzialmente ha preso il comando della comunità internazionale, anche in questa occasione si aprirebbero due problemi che in realtà gravano su questo intervento dall’inizio. Da un lato, un problema politico, cioè: una volta posta fine al regime di Gheddafi, si tratterebbe di capire qual è effettivamente il grado di coesione di questo Consiglio di transizione; e l’altro problema, invece, è un problema di carattere umanitario. La missione della Nato e l’intervento della comunità internazionale sono stati giustificati sulla base di ragioni umanitarie e sarebbe un disastro – per la Nato e per la comunità internazionale – se i ribelli, arrivati a Tripoli, facessero quello che la Nato ha impedito di fare a Gheddafi a Bengasi.
D. – A livello internazionale c’è stato – di fatto – un riconoscimento politico dei protagonisti della rivolta. Come potrebbe cambiare lo stato delle relazioni internazionali con la Libia?
R. – Si tratta di vedere “chi” si è riconosciuto: è questo il vero problema. Il riconoscimento c’è stato, c’è stata – da un certo momento in poi – una sorta di corsa … Dall’altro lato non è ancora chiara la composizione di questa variegata forza di opposizione e soprattutto non sono noti i pesi interni delle diverse componenti. Credo che i problemi delle prossime settimane saranno due: da un lato, vedere quali leadership emergeranno, se emergeranno leadership, perché lo scenario peggiore, naturalmente, è quello di un collasso dello Stato libico e della perpetuazione, quindi, al posto del regime di Gheddafi, di una specie di guerra di “tutti contro tutti”. Dall’altro lato, si porrà un’altra questione di riconoscimento internazionale, molto più grave e molto più imbarazzante, soprattutto per i Paesi occidentali: si penserà al riconoscimento dello Stato palestinese … (gf)
Unioncamere: nel 2011 si perderanno in Italia 88mila posti di lavoro
◊ “Gli Stati Uniti non saranno mai in default”. Così il vicepresidente statunitense Biden durante la sua missione in Cina tesa proprio a rassicurare i creditori di Pechino sulla tenuta dell’economia Usa. Il terremoto finanziario, intanto, continua a sconvolgere i mercati di tutto il mondo. In vista della riapertura delle borse iniziano le prime previsioni delle ripercussioni della crisi nei singoli Paesi: in Italia, secondo Unioncamere, si perderanno 88mila posti di lavoro nel 2011. A subire maggiormente questa situazione sono i giovani che, secondo un rapporto di Censis e Unipol, riescono sempre meno a risparmiare. Irene Pugliese ne ha parlato con Franco Bruni, professore ordinario di Politica monetaria internazionale all’università Bocconi di Milano:
R. – La riduzione della propensione al risparmio della popolazione italiana e dei giovani dipende da fenomeni strutturali di lungo periodo, come l’invecchiamento della popolazione e quindi la diminuzione del peso dell’età in cui si guadagna di più e dove si può anche risparmiare, e l’aumento – invece – del peso dell’età in cui si consuma. Purtroppo a questo si aggiunge il fatto che i giovani hanno difficoltà a trovare lavoro, hanno molta incertezza. Quando l’occupazione c’è, se è precaria non permette di fare i conti necessari per fare i piani di risparmio. Inoltre, quando l’economia rallenta la crescita, il risparmio diminuisce; in un’economia come la nostra, che non cresce, questa è un’altra delle ragioni per cui si risparmia sempre meno.
D. – La propensione al risparmio è sempre stata un fiore all’occhiello dell’economia italiana. Che cosa è cambiato?
R. – Dal lato dell’offerta di credito c’è un problema di incentivo all’indebitamento che deriva dal fatto che i tassi d’interesse sono stati a lungo molto, molto bassi e che le banche avevano molta liquidità da piazzare e che hanno fatto una politica di marketing molto forte per l’indebitamento delle famiglie, che si trovano anche in condizioni tali da doverne approfittare, in molti casi.
D. – Stiamo vivendo una crisi internazionale economica grave; sulla vita di ogni giorno, è questa la ricaduta che possiamo sentire noi?
R. – La ricaduta è che i redditi diminuiscono e diventano sempre più incerti e quindi si può risparmiare sempre meno. Dopodiché, il disastro sarà quando addirittura non si riuscirà nemmeno più ad indebitarsi e si dovrà semplicemente stringere la cinghia.
D. – Questa riduzione del risparmio, sottolineata dal Rapporto del Censis, riguarda solo l’Italia o è riscontrabile anche negli altri Paesi?
R. – L’Italia ha caratteristiche un po’ particolari, però nel complesso il risparmio sta scendendo in tutto l’Occidente; non solo, ma anche in Giappone, che è stato un altro dei Paesi che, come l’Italia, era famoso per il suo tasso di risparmio. Purtroppo, il risparmio sta scendendo e praticamente in nessun Paese ci sono politiche adeguate per difenderlo e stimolarlo. Negli Stati Uniti è un disastro perché la carenza di risparmio delle famiglie ha procurato un vero e proprio gravissimo squilibrio macroeconomico che si è poi riflesso in tutto il mondo. (gf)
Indonesia, l’arcivescovo di Jakarta invita i militari a lottare contro corruzione e povertà
◊ Lottare per la verità e la giustizia in conformità con gli insegnamenti della Chiesa cattolica: è l’appello lanciato dall’arcivescovo di Jakarta, mons. Ignatius Suharyo, ai circa 800 membri delle Forze armate e della Polizia che operano nella zona. Il presule ha presieduto ieri la Santa Messa annuale riservata al personale militare e celebrata nella Cattedrale dell’Assunta della città indonesiana. “Dobbiamo avere il coraggio di lottare contro la corruzione e la povertà – ha ribadito l’arcivescovo – poiché queste sono ancora le nostre comuni sfide”. Quindi, il presule ha ricordato che, tra il 2010 e il 2011, il numero di persone che vivono al di sotto della soglia di povertà è cresciuto da 64,5 a 67,7 milioni. Di qui, l’invito ad affrontare “secondo la fede cattolica, i problemi sociali, la corruzione e la povertà”. Come discepoli di Cristo - ha detto - siamo tutti chiamati a portare la speranza ed a lottare per il benessere della nazione”. Un invito che mons. Suharyo ha ripreso nella sua Lettera Pastorale scritta per la Festa dell’Indipendenza dell’Indonesia, celebrata lo scorso 17 agosto. Nella missiva, il presule riconosce i passi avanti compiuti dal Paese in 66 anni, ma ribadisce che “alcune questioni sociali, come l’educazione ed il diritto, sono rimaste ancora aperte a causa dell’ignoranza delle istituzioni nazionali”. (I.P.)
Salvador: le bande criminali ‘reclutano’ studenti per alimentare il narcotraffico
◊ In Salvador le faide interne nelle ‘maras’, bande criminali composte soprattutto da giovani, e il rifiuto di far parte di questi gruppi presenti in diverse zone del Paese, sono le principali cause dell’uccisione di almeno 97 studenti dall’inizio del 2011. Secondo un rapporto della Polizia nazionale civile (Pnc), citato dall’agenzia brasiliana ‘Adital’, le scuole sono diventate ormai il principale luogo di ‘reclutamento’ per le ‘maras’, arrivate a controllare vere e proprie porzioni di territorio alimentando il circuito del narcotraffico. Da gennaio, sono stati anche centinaia gli arresti di studenti per diversi reati, dall’omicidio all’estorsione. In generale, rispetto ai primi sette mesi del 2010, la violenza è in aumento in Salvador: da gennaio a luglio si sono contati in totale 2654 omicidi, la metà dei quali attribuiti alle ‘maras’. Il Salvador – ricorda l’agenzia Misna - resta uno dei Paesi più violenti del mondo con 71 omicidi ogni 100 mila abitanti. (A.L.)
L’Unicef nel Corno d’Africa: i bambini sono i più colpiti dalla carestia
◊ L’Unicef “continua a rafforzare la portata delle operazioni in tutto il Corno d’Africa, e in particolare in Somalia, facendo affluire quantitativi sempre maggiori di forniture salva-vita come alimenti terapeutici per l’infanzia, vaccini e farmaci”, riporta l’agenzia Sir. L’organizzazione sottolinea che l’emergenza nel corno d’Africa colpisce sopratutto i bambini: 2 milioni e 850 piccoli hanno bisogno di assistenza immediata e oltre 780 mila sono malnutriti. “Decine di bambini sono già morti, anche se le condizioni sul campo rendono impossibile un calcolo preciso”, continua il comunicato. La scarsa igiene, la carenza di acqua potabile e gli alti tassi di malnutrizione sono inoltre la perfetta combinazione per malattie infettive, come il colera. "Abbiamo urgente bisogno di cliniche mobili che possano fornire servizi di assistenza sanitaria di base per tanti sfollati", rilavano i rappresentanti dell'OMS, partner dell'Unicef. L'attività continua, sebbene l’appello Unicef di raccogliere 315 milioni di dollari, sia, al momento, finanziato solo per il 56%: nel mese di luglio l’organizzazione ha inviato oltre 1.400 tonnellate di aiuti salvavita in Somalia, sufficienti per 66 mila bambini; in agosto, sono state inoltre consegnate oltre 531 tonnellate di scorte nutrizionali, mentre nel corso di questa settimana sono stati programmati 12 voli cargo. E’ stata completata poi il 5 agosto, la campagna di vaccinazione nei campi di Dabaad raggiungendo oltre 88 mila bambini; continuano invece altri interventi di vaccinazione in otto distretti di Mogadiscio. L’obiettivo complessivo è di immunizzare contro il morbillo tutti i bambini da 0 a 15 anni, raggiungendo un totale di 2,5 milioni di persone. (G.I.)
Nuovo portale dell’Acnur sull’emergenza nel Corno d’Africa
◊ L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) ha lanciato un nuovo sito internet che fornirà informazioni dettagliate e costantemente aggiornate sull’emergenza di rifugiati e sfollati nel Corno d’Africa, colpito dalla siccità. Il nuovo sito http://data.unhcr.org/horn-of-africa/ è un portale per la condivisione delle informazioni di tutti i partner operativi dell’Acnur impegnati nell’assistenza diretta a milioni di persone colpite dall’insicurezza, dalla siccità e dalla carestia nella regione del Corno d’Africa. “Si tratta di una piattaforma sulla quale l’Acnur e le agenzie partner attive nell’area potranno condividere informazioni su ogni aspetto del loro lavoro”, ha dichiarato Thomas Albrecht, manager dell’Ufficio di supporto regionale dell’Agenzia dell’Onu a Nairobi, che ospita il sito. “In una crisi come questa caratterizzata da rapidi sviluppi, maggiore informazione si traduce in miglior coordinamento tra le agenzie umanitarie”. “Vuol dire poter prestare assistenza d’emergenza in maniera più rapida ed efficace”. Il sito fornisce una panoramica regionale sul Corno d’Africa, ma anche informazioni specifiche sulle condizioni e sulle attività in ogni singolo Paese e nei campi di rifugiati. Tra le risorse a disposizione, vi sono statistiche - tra cui dati sulla popolazione e sui suoi spostamenti - mappe, indicatori per diversi settori umanitari tra cui la salute, notizie e aggiornamenti, informazioni aggiornate sulla situazione dei finanziamenti. Adattato ad ambienti con banda ridotta, il sito contiene grafici con dati di facile lettura, una varietà di documenti e link rapidi ai siti dei diversi partner. (A.L.)
Amazzonia, prosegue la deforestazione selvaggia
◊ Dall’agosto 2010 al luglio 2011, la deforestazione selvaggia in Amazzonia è aumentata complessivamente del 15% con 2654 km quadrati di boschi abbattuti, 400 km in più rispetto ai 12 mesi precedenti. Sono i primi dati annuali diffusi dall’Istituto nazionale di investigazioni spaziali (Inpe), in base a rilevamenti satellitari solo parziali. Gli Stati più colpiti – ricorda l’agenzia Misna - sono il Mato Grosso e il Pará, dove avanzano la monocoltura della soia e l’allevamento di bestiame. Dopo una riduzione, un picco di disboscamento è stato registrato ad aprile con 447 km quadrati di selva rasi al suolo. A maggio sono stati 268 e a giugno 312, dati nettamente superiori agli stessi mesi del 2010. I dati dell’Inpe sono calcolati con il cosiddetto sistema di individuazione della deforestazione in tempo reale (Deter), che rileva tuttavia solo le aree disboscate superiori a 25 ettari: verranno utilizzati per il rendiconto annuale sulla deforestazione stilato dal governo, che risulta di norma sensibilmente maggiore rispetto ai numeri forniti dal Deter. (A.L.)
Kenya: ad ottobre nascerà la seconda Università cattolica del Paese
◊ Il 24 ottobre 2011 sarà una data molto importante per l’istruzione cattolica in Kenya: quel giorno, infatti, verrà ufficialmente formalizzata la fusione tra due Istituzioni accademiche, il Tangaza College e l’Istituto di filosofia della Consolata. E dalla fusione di questi due centri, approvata già ad aprile, nascerà la seconda Università cattolica del Kenya. L’annuncio è arrivato da padre Patrick Roe, direttore del Tangaza College, durante la cerimonia inaugurale del primo semestre di studi. Soddisfazione è stata espressa anche da padre Luciano Zucchetti, rettore dell’Istituto della Consolata: “Questa fusione – ha detto in un’intervista telefonica con l’agenzia Cisa – riempirà un vuoto nella formazione riguardante la preparazione al sacerdozio”. Una volta completata la fusione, la nuova istituzione avvierà le pratiche per ottenere, dal governo lo status di Università divenendo, in questo modo, il secondo Ateneo cattolico del Paese, dopo l’Università cattolica dell’Africa dell’Est. “Unificare i due centri di formazione – ha sottolineato ancora padre Roe – sarà vantaggioso per tutti, considerato anche che molti studenti del Tangaza College hanno frequentato i corsi di filosofia presso l’Istituto della Consolata”. “Queste due istituzioni sono cresciute fianco a fianco – ha concluso padre Rose – ed è quindi giusto e corretto unificarle”. Attualmente, il Tangaza College ha 1.250 studenti iscritti. Sono invece 300 gli allievi dell’Istituto di filosofia della Consolata. (I.P.)
India: le reliquie di Don Bosco nel Santuario di Matunga
◊ L’urna con le reliquie di don Bosco è arrivata lo scorso 16 agosto, giorno del compleanno del fondatore della Congregazione salesiana, presso il Santuario di Matunga in India. Si tratta dell’ultima tappa del pellegrinaggio dell’urna nell’Ispettoria di Mumbay. Molti fedeli hanno partecipato alle celebrazioni. “Non sono un allievo dei salesiani – ha detto un giovane - ma molti dei miei amici studiano nell’opera di Matunga. Sono venuto per chiedere intercessione a Don Bosco”. Gli fa eco un agente del servizio d’ordine: “Personalmente, sono stato toccato. Ho chiesto ai miei familiari e amici a visitare la reliquia di Don Bosco”. Molti sono stati anche i volontari che hanno collaborato: “è una grande opportunità per me – ha detto uno di loro - essere qui come volontario”. “Don Bosco – ha affermato un altro volontario - è stato un maestro d’amore ed i suoi insegnamenti ci aiutano nella vita. Un cuore colmo di gratitudine è quello che ci rimane da questa giornata”. Nel pomeriggio l’urna è giunta nell’Ispettoria indiana di Panjin. Il pellegrinaggio in tutto il mondo dell’urna con le reliquie di Don Bosco è iniziato due anni fa e rientra nelle celebrazioni in vista del 2015, anno in cui ricorrerà il bicentenario della nascita del fondatore della Società Salesiana. (I.P.)
Il sacro ed il mistero al centro di un incontro di architettura ed arte sacra a Recife, in Brasile
◊ “Il sacro ed il mistero”: su questo tema si è svolto a Recife, in Brasile, l’ottavo Incontro internazionale di architettura ed arte sacra. L’evento è stato promosso dalla Commissione episcopale per la Pastorale liturgica nel settore dell’Arte sacra. L’incontro – rende noto il sito della Conferenza episcopale brasiliana – si è rivolto a “tutti coloro che sono impegnati nella ristrutturazione o nella costruzione di edifici sacri e che desiderano approfondire il rapporto tra liturgia, architettura ed arte”. Le relazioni hanno toccato vari temi. Jacques Trudel, docente dell’Università cattolica di Pernambuco si è soffermato sul “Fonte battesimale”. L’architetto Bernardo Pizarro Miranda di Lisbona ha incentrato la propria relazione sull’architettura religiosa in Portogallo. La riflessione del docente Luciano Costa Santos, dell’Università statale di Bahia è stata dedicata allo spazio sacro nella poesia brasiliana. A coordinare i lavori è stato padre João Batista Libánio, teologo e professore locale del Centro di studi superiori della Compagnia di Gesù. (I.P.)
Depredato in Costa d’Avorio il museo della Civiltà di Abidjan
◊ In Costa d’Avorio anche l’arte paga il suo prezzo alla crisi politica e militare, terminata l'11 aprile scorso con l’arresto di Laurent Gbagbo. Il Museo della Civiltà di Abidjan è stato depredato e diversi pezzi sono stati rubati e distrutti. “Una parte della nostra storia – ha detto la direttrice del museo Silvie Memel Kassi – è stata spazzata via”. “Sono spariti collezioni di gioielli, alcuni risalenti al XVII secolo, sciabole e copricapo reali”. “Tra i pezzi rubati – ricorda la direttrice - ci sono anche statuine dei popoli We e dei Senufo e maschere sacre del popolo Dan”. Si stima che il valore degli oggetti depredati sia di oltre 6,5 milioni di dollari. “Ma non è solo il valore economico” ad essere altro. E’ quello culturale – sottolinea Memel Kassi - che è insostituibile”. Aperto durante il periodo dell’ amministrazione francese, in un bianco edificio in stile coloniale nel 1942, il Museo era diventato il centro culturale del Paese. La ricca collezione di oggetti unici raccontava la storia dei popoli della Costa d’Avorio. “ In questo Museo - spiega Memel Kassi - era esposta tutta la nostra storia e ciascun oggetto ci insegnava qualcosa dei 60 nostri gruppi etnici”. (A.L.)
Appello della Comunione anglicana per la difesa del Creato
◊ Gli effetti del cambiamento climatico e del degrado ambientale causati dall’uomo continuano ad aggravarsi in tutte le province della Comunione anglicana. È quanto emerso dall’incontro - di cui riferisce L’Osservatore Romano - dell’“Anglican Communion Enviromental Network” (Acen), svoltosi nei giorni scorsi presso il centro francescano dell’Immacolata Concezione, a Chaclacayo, in Perú, al quale hanno preso parte numerosi delegati in rappresentanza di tutte le province anglicane del mondo. Nel corso dei lavori sono stati illustrati i resoconti e le relazioni dei responsabili anglicani impegnati a livello locale ad affrontare, in iniziative pubbliche, le gravi sfide ambientali. “Dai resoconti - ha affermato il presidente dell’Acen, il vescovo australiano George Browning - è emerso lo sfruttamento di risorse su vasta scala con scarsa tutela per le necessità dell’uomo e delle generazioni future. Inoltre, è stata anche evidenziata l’assenza di consapevolezza e, in molti casi, di volontà fra le società, i Governi e i consumatori di prendere delle iniziative adeguate in tal senso. Oggi, più che mai - ha proseguito il vescovo - le comunità anglicane devono rispondere con urgenza e in modo creativo agli effetti del cambiamento climatico. Dobbiamo anche sfidare chi inquina ed esortare i Governi a sanare le situazioni esistenti onde evitare un ulteriore peggioramento della situazione. Dobbiamo anche analizzare e trasformare il nostro rapporto con il creato di Dio”. I rappresentanti dell’Acen di Argentina, Brasile, Madagascar e Perú hanno sottolineato che il processo di deforestazione e il relativo degrado ambientale continuano ad un ritmo spaventoso e devastante, spesso a spese di comunità indigene che da secoli basano la loro sopravvivenza sull’agricoltura. Nel corso dell’incontro, inoltre, sono state proiettate immagini viste dal satellite che mostrano vasti tratti di terra spianati e utilizzati per l’allevamento e per l’agricoltura e successivamente abbandonati perché considerati inutili. “Recentemente siamo andati sulle Ande - ha raccontato il vescovo Browning - abbiamo parlato con la gente del luogo e tutti hanno evidenziato che per decenni le attività minerarie e siderurgiche non hanno avuto nessun riguardo per la tutela della salute e il benessere dell’uomo. Hanno peggiorato la qualità dell’aria, della terra e dell’acqua. Migliaia di bambini sono nati con livelli di piombo nel sangue di gran lunga superiore a quelli stabiliti dall’Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Migliaia di famiglie - ha proseguito - sono preoccupate per la loro salute e vorrebbero che queste attività proseguissero, ma con maggiori investimenti volti a mitigare gli effetti dannosi”. Altre importanti questioni emerse durante l’incontro dell’Acen hanno riguardato l’acqua, la sicurezza alimentare, la responsabilità comune, l’innalzamento del livello degli oceani e l’incremento di rifugiati per cause ambientali. I rappresentanti dell’Acen provenienti dal Bangladesh e dalla Polinesia hanno ricordato il pericolo incombente della crescita del livello del mare che porterà all’emigrazione di milioni di persone nei prossimi anni. “I Paesi che stanno trascurando il problema del cambiamento climatico - hanno detto - saranno disposti a dare rifugio a milioni di persone?”. I rappresentanti della Comunione anglicana stanno lavorando per estendere e sviluppare ulteriormente in tutte le province un piano d’azione volto a migliorare, dove è possibile, la situazione. Inoltre, l’Acen ha chiesto a tutte le comunità anglicane di impegnarsi nella difesa del creato. “Durante i lavori - ha ricordato il vescovo Browning - abbiamo letto il messaggio dei responsabili africani riunitisi a Nairobi, a giugno di quest’anno, per la XXVII Conferenza dei Partiti (Cop17) in occasione della United Nations Framework Convention on Climate Change (Unfccc) e l’abbiamo considerato fonte di ispirazione e di sfida. Nel nostro piano di azione stiamo invitando le province della Comunione anglicana e tutte le comunità di fede a ispirarsi al messaggio del Cop17”. Le giornate di incontro promosse dell’Acen in Perú sono state scandite dalla lettura quotidiana della Bibbia e dalla preghiera, precedute da testimonianze personali di sacerdoti e dei laici impegnati in fedeltà nella missione olistica nelle città, nei sobborghi, nelle baraccopoli e nei paesini del Perú. (M.G.)
Razzi di Hamas contro Israele e nuovi raid israeliani a Gaza
◊ Sempre alta la tensione in Medio Oriente, dopo gli attentati di Eilat. Da un lato non si arresta lo scontro diplomatico tra Israele ed Egitto e dall’altro si intensificano gli scontri tra Stato ebraico e palestinesi di Hamas nella Striscia di Gaza. Eugenio Bonanata:
Sono ripresi i raid aerei israeliani sulla Striscia di Gaza, che fino ad ora hanno provocato 15 morti tra cui diversi civili palestinesi. L’esercito ebraico, inoltre, ha condotto una vasta operazione nella zona di Hebron arrestando decine di miliziani di Hamas. Ed è incessante il lancio di razzi da parte di fondamentalisti palestinesi verso il Neghev: il bilancio è di una vittima e di una ventina di feriti tra gli israeliani. Per sbaglio in queste ore alcuni ordigni sono caduti anche in territorio egiziano, senza tuttavia provocare vittime o danni. E, in questo quadro, si amplia la crisi diplomatica tra Israele ed Egitto. Il Cairo ha definito insufficienti le scuse israeliane espresse ieri dal ministro della Difesa Barak per l’uccisione dei tre agenti di frontiera avvenuta giovedì in territorio egiziano dopo gli attentati di Eilat. E ieri sera, davanti all’ambasciata ebraica nella capitale egiziana, ci sono state manifestazioni popolari di protesta. Bruciata la bandiera di Israele e sostituita con quella dell’Egitto. Proprio al Cairo, domani, si terrà la riunione d’emergenza convocata dalla Lega Araba.
Siria
In Siria il presidente Bashar Al Assad interverrà oggi alla Tv di Stato sulla situazione nel Paese, all’indomani dell’arrivo di una missione umanitaria dell’Onu a Damasco. Anche il Comitato internazionale della Croce Rossa ha espresso l’auspicio di visitare presto le migliaia di detenuti nelle carceri siriane. Intanto, dopo mesi di manifestazioni antigovernative represse nel sangue, l’opposizione si prepara ad annunciare la nascita del Consiglio Nazionale che avrà il compito di guidare la transizione.
Afghanistan-elezioni
In Afghanistan la commissione elettorale indipendente ha annullato l’elezione di nove deputati avvenuta nella contestata tornata di settembre dell’anno scorso. La decisione è arrivata oggi, dopo mesi di contenziosi e prevede l’immediata sostituzione dei politici in questione. Secondo alcuni parlamentari l’atto è “illegale”. Nelle settimane scorse lo stesso presidente Karzai aveva chiesto all’organismo di affrettare la conclusione del procedimento.
Afghanistan - talebani
Sul terreno, nella zona di Kandahar, c’è da segnalare l’arresto di un bambino kamikaze rapito tre mesi fa dai talebani. I ribelli, inoltre, hanno rivendicato l’abbattimento di due velivoli dell’Isaf precipitati nelle ultime ore. Infine si fanno sempre più insistenti le voci di trattative in corso tra Afghanistan e Stati Uniti per prolungare la presenza delle truppe americane fino al 2024.
Iran-Usa
In Iran due cittadini americani sono stati condannati ad otto anni di reclusione con l’accusa di spionaggio. Entrambi di 29 anni, erano stati arrestati il 31 luglio del 2009 al confine con l’Iraq insieme ad una donna americana, liberata dietro cauzione nel 2010. I tre hanno sempre negato di aver attraversato il confine volontariamente e di essersi persi durante un’escursione in montagna nel Kurdistan iracheno.
Corea del Nord-Russia
Il leader della Corea del Nord, Kim Jong Il ha raggiunto la Russia per un vertice col presidente Dimitri Medvedev. Kim Jong Il tradizionalmente restio ai viaggi all’estero, visiterà le regioni della Russia orientale e della Siberia, dove martedì incontrerà il capo del Cremlino. Tra i punti in agenda, l’avvio di nuovi colloqui sul disarmo nucleare e la costruzione di un gasdotto per il trasporto del gas naturale russo verso la penisola coreana. L’incontro segue l’annuncio di venerdì scorso, dell’invio di 50 mila tonnellate di grano russo in Corea del Nord, in piena emergenza alimentare.
Italia-Immigrazione
Ancora sbarchi di immigrati sulle coste italiane. Più di 50 persone, provenienti da Siria, Afghanistan e Iraq, sono giunti stamattina sul versante ionico della Calabria. Due barconi in avaria, inoltre, sono stati soccorsi al largo di Lampedusa dopo lo sbarco di 83 tunisini avvenuto stanotte. In 33, invece, viaggiavano a bordo del natante approdato in queste ore nell’arcipelago delle Egadi, davanti alle coste trapanesi.
Norvegia
Giornata di commemorazione oggi in Norvegia, in ricordo delle 77 vittime nella strage di Oslo e nell'isola di Utoya, per mano dell’estremista di destra Anders Breivik. Alla cerimonia, che porrà fine al mese di lutto nazionale, presenti il re di Norvegia, Harald, il primo ministro Stoltenberg e diversi rappresentanti di altri Paesi scandinavi.
Vietnam-Cina
Decine di arresti stamattina ad Hanoi, in Vietnam, durante una delle manifestazione contro la Cina, che nelle ultime settimane si svolgono ogni domenica. Nei giorni scorsi le autorità vietnamite avevano annunciato la linea 'dura' nel timore di proteste antigovernative. All’origine delle dimostrazioni la politica di Pechino nel Mar Cinese, in relazione alla contesa di alcune isole potenzialmente ricche di idrocarburi.(Panoramica Internazionale a cura di Eugenio Bonanata e Michele Raviart)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 233