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Sommario del 18/08/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI a Madrid. Appello ai giovani: testimoniate la meravigliosa avventura della fede: non vergognatevi di Gesù!
  • Il Papa ai giornalisti sul volo per Madrid: le Gmg, una cascata di luce che dà visibilità alla presenza di Dio
  • Scambio di telegrammi tra il Papa e Napolitano: dare speranza ai giovani
  • I giovani della Gmg: cerchiamo Gesù e il Papa ci aiuta a trovarlo
  • Il cardinale Rylko: la Gmg è un'esperienza che può ispirare a un giovane scelte decisive
  • Alla Gmg, il Forum internazionale di Azione cattolica
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Vertice Fao a Roma sulla fame nel Corno d'Africa. Diouf: situazione inammissibile
  • Repressioni in Siria: Damasco sempre più isolata. L'Onu valuta l'accusa di crimini contro l'umanità
  • Afghanistan: attentato dei talebani ad Herat, almeno 22 morti
  • Chiesa e Società

  • Conversioni forzate all'islam. Ragazza cattolica pakistana in fuga dopo due anni di prigionia
  • India: dissacrata chiesa cattolica a Pune. Autorità religiose e fedeli chiedono giustizia
  • Nepal: appello dei leader delle minoranze religiose contro le leggi anti-conversione
  • Malawi. Il presidente dei vescovi: non si può soffocare la società civile e la democrazia
  • Gmg. Mons. Warduni ai giovani arabi: non lasciate il Medio Oriente
  • Gmg. Il cardinale Schönborn: chi crede non è mai solo
  • Gmg. Il cardinale Tettamanzi: l’uomo ha nostalgia di Dio
  • Gmg: costi dell'evento a carico della Chiesa
  • Paura a Monreale per il cedimento di un tetto del complesso abbaziale arabo-normanno
  • Giornata umanitaria mondiale per ricordare gli operatori umanitari

  • 24 Ore nel Mondo

  • Torna il terrorismo in Israele: colpiti due bus a Eilat, almeno sette vittime. Uccisi gli assalitori
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI a Madrid. Appello ai giovani: testimoniate la meravigliosa avventura della fede: non vergognatevi di Gesù!

    ◊   Benedetto XVI arriva a Madrid per confermare tutti nella fede e dire: non vergognatevi del Signore. Intorno alle 12, l’atterraggio all’aeroporto di Barajas dove è stato accolto dai Reali spagnoli Juan Carlos e Sofia, dal premier Rodriguez Zapatero, dall’arcivescovo di Madrid, cardinale Antonio María Rouco Varela, dal nunzio, l’arcivescovo Renzo Fratini. Con lui, anche il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone. Il servizio della nostra inviata, Debora Donnini:

    "Llego como Sucesor de Pedro para confirmar a todos en la fe…"
    “Giungo come Successore di Pietro, per confermare tutti nella fede, vivendo alcuni giorni di intensa attività pastorale per annunciare che Gesù Cristo è la Via, la Verità e la Vita; per dare impulso all’impegno di costruire il Regno di Dio nel mondo, tra noi; per esortare i giovani a incontrarsi personalmente con Cristo Amico e così, radicati nella sua Persona, convertirsi in suoi fedeli discepoli e coraggiosi testimoni”.

    Fin dal suo arrivo all’aeroporto di Barajas, Benedetto XVI spiega chiaramente lo scopo della sua visita. Ringrazia i Reali spagnoli per le “indimenticabili dimostrazioni di simpatia ricevute” nei precedenti viaggi in Spagna e tutti coloro che si sono impegnati nell’ambito ecclesiale e civile per la realizzazione della Giornata mondiale della gioventù. Perché i ragazzi sono venuti a Madrid? Molti di loro hanno udito la voce di Dio, dice il Papa, forse solo come un lieve sussurro che li ha spinti a cercarlo più assiduamente. Ma tante sono le sfide che i giovani si trovano di fronte: superficialità, consumismo, edonismo, “tanta banalizzazione nel vivere la sessualità”, “tanta mancanza di solidarietà”, tanta corruzione. Sfide ardue da affrontare ma “con Lui accanto, avranno luce per camminare e ragioni per sperare”, ricorda.

    Per Benedetto XVI la Gmg è dunque un’occasione privilegiata perché i ragazzi possano “animarsi l’un l’altro in un cammino di fede e di vita, nel quale alcuni si credono soli o ignorati nei propri ambienti quotidiani. Invece no, non sono soli”, sottolinea con forza Benedetto XVI. Molti loro coetanei condividono i loro stessi propositi e, fidandosi completamente di Cristo, “non temono gli impegni decisivi che danno pienezza a tutta la vita”. “Per me è un’immensa gioia ascoltarli, pregare insieme e celebrare l’Eucaristia”. Sussistono certamente tensioni e scontri in tanti luoghi del mondo: la giustizia e il valore della persona umana si sottomettono facilmente a interessi materiali, egoisti e ideologici, c’è preoccupazione nei giovani per le difficoltà di trovare un lavoro degno, o l’hanno perduto o è precario. Non pochi soffrono la discriminazione che arriva anche alla persecuzione aperta o occulta.

    "Se les acosa queriendo apartarlos de Él, prívandolos de los signos …"
    “Li si perseguita volendo allontanarli da Lui – dice Benedetto XVI – privandoli dei segni della sua presenza nella vita pubblica, e mettendo a tacere perfino il suo santo Nome. Invece io mi accingo a dire ai giovani, con tutta la forza del mio cuore: che niente e nessuno vi tolga la pace; non vergognatevi del Signore. Egli non ha avuto riserve nel farsi uno come noi e sperimentare le nostre angustie per portarle a Dio, e così ci ha salvato”.

    E’ dunque urgente aiutare i discepoli di Cristo ad rimanere saldi nella fede con una testimonianza coraggiosa, “decisa e prudente al contempo, senza nascondere la propria identità cristiana, in un clima di rispettosa convivenza con altre legittime opzioni ed esigendo, nello stesso tempo, il dovuto rispetto”. Il Papa testimonia la sua ammirazione per la Spagna ricca di storia e cultura per la vitalità della fede che ha portato Santi e Sante in tutte le epoche: un tesoro da custodire. E benché vi siano attualmente motivi di preoccupazione, è maggiore l’ansia degli spagnoli di superarli “con il dinamismo che li caratterizza e al quale tanto contribuiscono le sue profonde radici cristiane, molto feconde nel corso dei secoli”.

    Ad attenderlo ai piedi della scaletta Re Juan Carlos, che cammina con l’aiuto di una stampella, la Regina Sofia e l’arcivescovo di Madrid. Sulla pista lo acclamano 2mila giovani. Presente anche il premier José Luis Rodríguez Zapatero. Sul podio allestito per la cerimonia di benvenuto si sono tenuti i discorsi del Papa e del Re, onorato della terza visita di Benedetto XVI in Spagna. Il re ricorda giovani e bambini vittime della violenza, ma soprattutto sottolinea la necessità di animare questa gioventù provata da tempi che non sono facili.

    Oggi a Madrid è caduta una leggera pioggia, il cielo è nuvoloso. E quindi il clima, nei giorni scorsi soffocante, oggi è un po’ più fresco. Per le strade si continua a toccare la gioia dei ragazzi che cantano, pregano, ascoltano anche oggi le catechesi dei loro vescovi. E in un’atmosfera spiritualmente suggestiva, nel Parque de el Retiro i giovani si mettono in fila per confessarsi. Qui sono stati allestiti circa 200 confessionali dove si alternano, fino alle 22, 3- 4mila sacerdoti con turni di 4 ore per confessare i ragazzi in quella che viene chiamata la Festa del Perdono. Alcuni madrileni li guardano e dicono: per fortuna che si vede anche questa gioventù!

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    Il Papa ai giornalisti sul volo per Madrid: le Gmg, una cascata di luce che dà visibilità alla presenza di Dio

    ◊   Sul volo diretto a Madrid, Benedetto XVI ha risposto, come da tradizione, ad alcune domande rivolte dai giornalisti. Il Papa ha sottolineato l’importanza delle Gmg non solo per i giovani, ma per tutta la Chiesa. Quindi, rispondendo sull’attuale crisi economica, ha ribadito che l’uomo e non il profitto devono essere al centro dell’economia. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La Gmg “collega il mondo e Dio”, ed è “un’importante realtà per il futuro dell’umanità”: è quanto sottolineato da Benedetto XVI che, conversando con i giornalisti sul volo papale, ha messo l’accento sul valore straordinario delle Giornate Mondiali della Gioventù, dono ed ispirazione del Beato Giovanni Paolo II:

    “Direi che queste Gmg sono un segnale, una cascata di luce; danno visibilità alla fede, alla presenza di Dio nel mondo e creano così il coraggio di essere credenti. Spesso i credenti si sentono isolati in questo mondo, quasi perduti. Qui vedono che non sono soli, che c’è una grande comunità di credenti nel mondo, che è bello vivere in questa amicizia universale”.

    Le Gmg, ha detto ancora il Papa, non sono un “avvenimento isolato”, fanno parte di un cammino più grande che esige ben più di una preparazione tecnica. Quindi, ha offerto una riflessione sul cammino che inizia dopo questi grandi eventi ecclesiali:

    “Mi sembra che la Gmg si debba considerare in questo senso, come segno, una parte di un grande cammino, crea amicizie, apre frontiere e rende visibile che è bello essere con Dio, che Dio è con noi. In questo senso, vogliamo continuare con questa grande idea del Beato Papa Giovanni Paolo II”.

    La seconda domanda rivolta al Papa si è focalizzata sull’attuale crisi economica mondiale i cui effetti negativi si fanno sentire soprattutto nei confronti dei giovani:

    “Si conferma nella crisi attuale economica quanto è già apparso nella precedente grande crisi, che la dimensione etica non è una cosa esteriore ai problemi economici, ma una dimensione interiore e fondamentale. L’economia non funziona solo con una autoregolamentazione mercantile, ma ha bisogno di una ragione etica per funzionare”.

    Benedetto XVI ha quindi richiamato il magistero sociale di Giovanni Paolo II e in particolare la sua affermazione che l'uomo deve essere al centro dell'economia e che “l’economia non è da misurare secondo il massimo profitto, ma secondo il bene di tutti”. Il Papa ha così rimarcato la necessità di non trascurare il valore della responsabilità. L’Europa, ha avvertito, deve anche pensare ai problemi economici di chi, in altre parti del mondo, soffre la fame e non ha futuro. Ancora, il Papa ha richiamato la dimensione della responsabilità verso le nuove generazioni:

    “Se i giovani di oggi non trovano prospettive nella loro vita, anche il nostro oggi è sbagliato... Quindi, la Chiesa con la sua dottrina sociale, con la sua dottrina sulla responsabilità di Dio, apre la capacità di rinunciare al massimo del profitto e di vedere le cose nella dimensione umanistica e religiosa, cioè essere l’uno per l’altro”.

    Quindi, rispondendo ad una domanda sui frutti delle Gmg, ha osservato che la “seminagione di Dio è sempre silenziosa, non appare subito nelle statistiche”:

    “Certamente, molto si perde, non possiamo subito dire: da domani ricomincia una grande crescita della Chiesa. Così Dio non agisce. Ma cresce in silenzio, tanto. So dalle altre Gmg che hanno fatto nascere tante amicizie, amicizie per la vita; tante nuove esperienze che Dio c’è”.

    Al Pontefice è stata anche rivolta una domanda sull’annuncio della Verità in un mondo in cui i giovani vivono in ambienti multiculturali e multiconfessionali. Il Papa ha riconosciuto che in passato ci sono stati abusi del concetto di verità. Ed ha aggiunto che “la verità è accessibile solo nella libertà”:

    “Si possono imporre con violenza i comportamenti, le osservanze ... ma non la verità! La verità si apre solo alla libertà, al consenso libero e perciò libertà e verità sono intimamente unite, l’una è condizione per l’altra”.

    “Dobbiamo essere sempre alla ricerca della verità, dei veri valori”, ha proseguito il Papa che ha indicato nei diritti umani fondamentali “un nucleo di valori” comuni. Infine, ha ribadito che non bisogna avere paura della verità:

    “La verità come tale è dialogale perché cerca di conoscere meglio, di capire meglio e lo fa in dialogo con gli altri. Così, ricercare la verità e la dignità dell’uomo è la maggiore difesa della libertà”.

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    Scambio di telegrammi tra il Papa e Napolitano: dare speranza ai giovani

    ◊   Benedetto XVI ha indirizzato un telegramma al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, in occasione del viaggio apostolico in Spagna. Il Papa scrive di essere “animato dal vivo desiderio di incontrare i giovani provenienti da tutto il mondo per un significativo e straordinario raduno ecclesiale”. Ed auspica per il popolo italiano, pace e prosperità. Nel telegramma di risposta al Pontefice, il presidente Napolitano rileva come “mai come oggi i giovani sentono il bisogno di un messaggio di speranza che, sono certo, ritroveranno nelle Sue parole e nell'esempio morale e spirituale che Ella rappresenta per tutti loro”. Il capo dello Stato sottolinea inoltre che le Gmg, avviate da Giovanni Paolo II, rappresentano “un significativo momento di crescita spirituale per le nuove generazioni, alle prese con le grandi sfide della modernità e chiamate ad affrontare un futuro incerto”.

    Nel telegramma indirizzato al presidente francese, Nicolas Sarkozy, durante il sorvolo verso Madrid, il Papa augura alla Francia e a tutti i suoi abitanti "prosperità e felicità".

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    I giovani della Gmg: cerchiamo Gesù e il Papa ci aiuta a trovarlo

    ◊   Al termine della cerimonia di benvenuto in aeroporto, Benedetto XVI si è trasferito con il suo seguito alla nunziatura apostolica di Madrid. Il Papa vi resterà fin nel tardo pomeriggio, quando alle 19.15 raggiungerà la Plaza de Independencia per un gesto simbolico: il passaggio sotto l’arco centrale dell’antica “Puerta de Alcalà”. Qui, Benedetto XVI, accolto dal sindaco e accompagnato da alcuni giovani, pianterà un ulivo in riferimento al tema della Giornata mondiale della gioventù. Quindi, alle 19.30, sarà il momento del primo, grande abbraccio con i giovani della Gmg che affolleranno Plaza de Cibeles. Un “assaggio” dell’attesa e dell’entusiasmo dei giovani emerge da queste voci raccolte per le strade di Madrid da Marina Tomarro:

    R. - Credo che l’aspettativa più importante per tutti noi sia quella di incontrare il Signore per non poi non lasciarlo più, come invece accade tante volte alla nostra età, e soprattutto cercare di capire la strada che Lui ha disegnato per noi.

    R. - E’ molto bello, perché vedo molti giovani che condividono la stessa fede e questo nella vita quotidiana non è molto facile. Condividere la fede con gli altri è bello! Sono anche molto contento che venga Benedetto XVI, perché ha le idee molto chiare in una società che sembra dare invece tutto per scontato e relativo.

    R. - Personalmente, questa è la prima volta che partecipo alla Giornata mondiale della gioventù ed è una esperienza meravigliosa. Quello che si può costatare è che non siamo soli: ci sono molti altri giovani, di tutte le nazionalità, che credono in Cristo e insieme formiamo tutti un’unica famiglia.

    R. - La cosa più importante per noi è la condivisione: riuscire a essere fratelli. Questo è lo spirito con cui noi partecipiamo alla Gmg.

    R. - La Giornata mondiale della gioventù è la più grande esperienza di fede giovanile che viene vissuta al mondo. Le parole del Papa sono sempre una perla, un insegnamento profondo per tutti quanti noi. Ma il fulcro, il centro di tutto è Dio: in questo senso, le parole che il Santo Padre vorrà dirci saranno per noi importantissime. (mg)

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    Il cardinale Rylko: la Gmg è un'esperienza che può ispirare a un giovane scelte decisive

    ◊   Le prime battute della 26.ma Gmg hanno già riproposto la bellezza e l'intensità dei valori che hanno fatto la storia di questo tipo di raduni, dove a essere protagonisti sono ragazzi lontani da certi stereotipi, che vorrebbero il mondo giovanile sfiduciato e senza prospettive. Lo sottolinea il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici, in questa intervista della nostra inviata a Madrid, Debora Donnini:

    R. – E’ veramente grande e importante la testimonianza che questi giovani, provenienti dagli angoli più remoti del pianeta, rendono in questi giorni a Madrid. E’ una testimonianza di cui il mondo di oggi, in particolare l’Europa, ha tanto bisogno, perché è una testimonianza di una fede giovane, piena di entusiasmo, di spirito missionario.

    D. – Più volte, nei discorsi, ritorna la questione del relativismo e della secolarizzazione, che specialmente l’Europa sta vivendo. Pensa che le Giornate mondiali della gioventù, e in particolare questa di Madrid, siano momenti importanti per rispondere a questa chiamata della nuova evangelizzazione?

    R. – Certamente sì. Le Giornate mondiali hanno ormai 25 anni, e in questo arco di tempo si sono dimostrate uno strumento straordinario di evangelizzazione, soprattutto di evangelizzazione delle giovani generazioni, nel quale i giovani stessi sono i protagonisti. Ma non solo: le Giornate mondiali sono uno strumento di evangelizzazione di tutta la società odierna. Molte persone che sono in ricerca, che si sono allontanate dalla fede, guardano a questi giovani con grande interesse. Per loro sono un grande punto interrogativo: "Cosa hai fatto della tua fede? Come vivi la tua fede?". Rispondere a questi interrogativi è una funzione importante di ogni Gmg.

    D. – Le Gmg sono state anche dei momenti nei quali molti giovani hanno avvertito una chiamata al sacerdozio, alla vita consacrata o a formare una famiglia cristiana...

    R. – Le Giornate mondiali della gioventù hanno avuto sempre - e hanno ancora oggi - una forte dimensione vocazionale. Infatti, a una persona che incontra veramente Cristo sorge spontanea la domanda: “Come devo vivere? Cosa si aspetta Cristo da me?”. Cioè, è una domanda vocazionale. Incontro tante giovani coppie che mi dicono: “Noi siamo frutto della Gmg di Czestochowa”, “Noi siamo frutto della Gmg di Manila”. E quanti, anche, i sacerdoti che hanno maturato la loro definitiva scelta in favore del sacerdozio proprio incontrando il Successore di Pietro.

    D. – La visita di Benedetto XVI in Spagna è iniziata. Quale clima si respira qui a Madrid?

    R. – Un clima di grande intensità. Sappiamo tutti, come ha detto un sociologo, che il Successore di Pietro è il "faro" di ogni Giornata mondiale della gioventù. Papa Benedetto XVI si è dimostrato un grande maestro della fede, non solo negli ambienti universitari, accademici, ma in generale un maestro della fede della giovane generazione. Lo vediamo ogni volta quando incontra i giovani, soprattutto quando - a braccio - spiega le verità fondamentali della fede. Molti giovani rimangono colpiti dall’incisività del suo pensiero, della sua parola. E credo sia proprio questo che i giovani, venuti qui a Madrid, attendono dal Papa. (ma)

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    Alla Gmg, il Forum internazionale di Azione cattolica

    ◊   Nella miriade di appuntamenti grandi e piccoli che riempiono ogni giornata del raduno madrileno, di rilievo è stato il Forum internazionale di Azione Cattolica, svoltosi ieri pomeriggio nella capitale spagnola, all'interno della parrocchia di Nostra Signora di Guadalupe. Uno dei nostri inviati a Madrid, Davide Dionisi, ne ha parlato con Maria Grazia Tibaldi, portavoce dell’Azione cattolica al Forum:

    R. - E’ stato un momento di incontro dei giovani di Azione Cattolica di vari Paesi. Siamo particolarmente affezionati alla Giornata mondiale della gioventù: a Colonia, nel 2005, ci è venuta l’idea di fare un coordinamento giovani nel Forum internazionale di Azione Cattolica e questa iniziativa si è ripetuta anche Sydney, come ora a Madrid. I giovani di Azione cattolica partecipano con le loro diocesi: tutti quelli che sono venuti qui sono quindi un po’ rappresentanti delle varie diocesi italiane e dei gruppi di Azione cattolica, e si sono impegnati anche negli incontri italiani, in attività contemporanee alla nostra.

    D. - Perché la scelta della parrocchia di Nostra Signora di Guadalupe: so che ha un significato particolare...

    R. - Abbiamo fatto domanda per un “acto cultural” e ci è stata affidata questa parrocchia. Di questo siamo molto contenti, perché hanno partecipato i vari gruppi dell’America Latina, sia del Messico, dell’Argentina, del Venezuela…. Un’altra costante, poi, di questi incontri è mettere al centro la Terra Santa, perché un’attività che unisce i giovani di Azione Cattolica è quella di promuovere delle iniziative in Terra Santa, con i giovani della Terra Santa. E’ stato con noi mons. Marcuzzo, insieme con i rappresentanti di varie parrocchie della Terra Santa: dopo un momento di preghiera all'inizio dell'incontro, la Terra Santa ha iniziato la presentazione dei Paesi. E ci siamo sentiti uniti come sempre con i giovani delle parrocchie della Terra Santa.

    D. - Che atmosfera si respira a Madrid?

    R. - E’ un evento che aiuta a capire concretamente la cattolicità della Chiesa, la sua universalità e direi, allo stesso tempo, il fatto che i giovani sono radicati in una Chiesa locale. Questo si nota dalle catechesi, da questi momenti: si vedono questi gruppi con i loro sacerdoti, con i loro vescovi, tutti insieme intorno a Pietro. Credo sia un momento che che un giovane cattolico, nella sua vita, debba vivere. (mg)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, un editoriale del direttore sulla Giornata mondiale della gioventù.

    Nell'informazione internazionale, un articolo di Pierluigi Natalia dal titolo "La Cina e il petrolio": Pechino media tra Khartoum e Juba.

    In cultura, Boris Pasternak protagonista al Meeting di Rimini nella mostra "Mia sorella la vita": il ricordo del figlio dello scrittore, Evgenij, e un saggio di Vadim Borisov.

    Un articolo di Raffaele Alessandrini dal titolo "Controspionaggio all''Osservatore Romano'": i 150 anni del nostro giornale.

    Andrea Possieri su De Gasperi secondo i comunisti: com'era difficile ritrarre un padre della Patria.

    Antonio Paolucci su un cervo nei Musei Vaticani, scolpito venti secoli fa nel raro e costoso marmo bigio di Anatolia.

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    Oggi in Primo Piano



    Vertice Fao a Roma sulla fame nel Corno d'Africa. Diouf: situazione inammissibile

    ◊   E’ sempre più grave la crisi alimentare nel Corno d'Africa: sono 12 milioni le persone colpite dalla fame, quasi 4 milioni delle quali in Somalia. Più di due milioni di bambini rischiano la vita. Intanto si è aperto a Roma il vertice della Fao per rafforzare la risposta internazionale a questa crisi. Una condizione “inammissibile”, l’ha definita Jacques Diouf, direttore generale dell’organizzazione dell’Onu. E sulla gravità della situazione sentiamo, al microfono di Irene Pugliese, Mario Raffaelli, presidente di Amref Italia:

    R. - Siamo già arrivati a cinque aree dichiarate formalmente in stato di carestia da parte delle Nazioni unite, da due aree che erano state dichiarate a luglio. In Somalia siamo ad un tasso di malnutrizione della popolazione infantile dal 40 al 50%.

    D. – Quanto pesa l’instabilità politica di un Paese, che da ormai 20 anni è senza una guida, su questa situazione?

    R. – E’ il fattore principale, non a caso la siccità colpisce tutto il Corno d’Africa, ma lì dove esistono delle istituzioni, in qualche modo si riesce ad affrontarla, laddove, invece, c’è una situazione di gravissima instabilità e guerriglia è tutto molto complicato, ed è il caso tipico della Somalia. Ora a Mogadiscio, che è stata evacuata dagli Al Shabaab, possono arrivare gli aiuti, anche se ci sono problemi su come vengono gestiti e distribuiti, è più complicato nelle aree dove c’è il controllo degli Shabaab, perché lì vanno fatte trattative di luogo in luogo, con i comandanti militari. Infatti, come è noto, ci sono diverse posizioni all’interno di questo movimento ribelle sull’accettare o meno l’arrivo degli aiuti internazionali.

    D. – La situazione già di per sé critica viene aggravata poi da massicce ondate migratorie di profughi che dalla Somalia si dirigono verso i Paesi confinanti: Etiopia e Kenya...

    R. – Questi Paesi devono affrontare già di per sé una situazione critica. In Kenia la siccità è stata ed è fortissima, quindi, evidentemente l’afflusso di 400 mila, 500 mila profughi in campi già sovraffollati crea problemi, tensioni con la popolazione locale e a lungo andare anche problemi di stabilità. Per questo poi, la prima fase degli aiuti si concentra proprio nel cercare di alleviare le condizioni in questi campi...

    D. – Come deve agire la Comunità internazionale per essere utile concretamente?

    R. – Deve accelerare il passaggio dagli impegni formali alla trasformazione in fatti concreti. Non è accettabile che ci sia un divario troppo ampio tra le Conferenze dove si prendono impegni e l’arrivo degli aiuti sul terreno. (ma)

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    Repressioni in Siria: Damasco sempre più isolata. L'Onu valuta l'accusa di crimini contro l'umanità

    ◊   Le operazioni dell'esercito della Siria contro le recenti manifestazioni antigovernative sarebbero concluse. La notizia è stata data direttamente dal presidente Bashar al-Assad al segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon, sentito telefonicamente la notte scorsa. E proprio l’Onu, che ha ritirato il personale non essenziale dalla Siria, potrebbe decidere di affidare la questione al Tribunale Penale Internazionale, dopo aver aperto un’inchiesta sulla durissima repressione avvenuta nel Paese contro le proteste antiregime. Oggi al Consiglio di Sicurezza arriva un rapporto dell'Alto Commissariato Onu per i diritti umani che parla di possibili crimini contro l'umanità compiuti in Siria. Svizzera e Tunisia richiamano i propri ambasciatori a Damasco, mentre il Kuwait sta valutando questa ipotesi. E secondo fonti dell'amministrazione Usa, il presidente Obama sta per chiedere ufficialmente le dimissioni di Assad. Anche Pax Christi, in un appello, ha chiesto al Palazzo di Vetro di fermare le violenze in Siria. Giancarlo La Vella ne ha parlato con don Renato Sacco di Pax Christi:

    R. - La prima cosa che diciamo in questo appello è: fermare il massacro e rompere il silenzio! Ci chiediamo come mai, di fronte a migliaia di feriti, di reclusi, di persone uccise, c’è questo silenzio che noi non riusciamo a capire... Forse la paura di dire ‘se crolla questo regime in Siria cosa potrà succedere? Quali saranno le conseguenze?’.

    D. – Nel vostro appello c’è anche un’esortazione alla Comunità internazionale, all’Onu perché vengano presi provvedimenti. Una richiesta questa, a cui sembra che il Palazzo di Vetro abbia risposto positivamente...

    R. – Speriamo, altrimenti si rischia di pensare sempre che l’Onu sia solo da usare come copertura per un’azione militare. Quindi bisogna chiedere alla Comunità internazionale che si adoperi per una robusta politica di pace, utilizzando il diritto internazionale e non il solo silenzio e poi di colpo dar via alla guerra. Ma c’è anche un appello rivolto in modo specifico all’Italia, perché, dalle nostre documentazioni, “Pax Christi” denuncia la grossa corresponsabilità che abbiamo nella vendita di armi a regimi.

    D. – Qual è la strada per la soluzione del conflitto in Siria?

    R. – Essere per la pace, condannando tutti gli strumenti di guerra: questo vale per tutti i Paesi in guerra. Poi chiedere di attivarsi per sostenere un cambio di sistema politico che garantisca i diritti umani, la libertà religiosa, la laicità dello Stato e la dignità della persona.

    D. – Una ricaduta drammatica anche per quanto riguarda la situazione umanitaria...

    R. – Alcuni attivisti dei diritti umani parlano di 5 mila tra uccisi e scomparsi, 13 mila prigionieri politici, distruzioni, profughi - che abbiamo visto scappare verso la Turchia - frontiere chiuse... Io sono stato tante volte in Iraq e gli amici dell’Iraq dicono: “Adesso i profughi iracheni che sono scappati in Siria cosa faranno? Quale dei due Paesi è più sicuro?” Di fronte a migliaia di persone, o molte di più, che si mettono in cammino credo che dovremmo mobilitarci, comunque, dovremmo rompere il silenzio. Noi abbiamo solo alcuni rappresentanti dei diritti umani che qualche volta riescono a far arrivare una flebile voce, che invece dovrebbe essere un grido di denuncia! (ma)

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    Afghanistan: attentato dei talebani ad Herat, almeno 22 morti

    ◊   Sanguinosa offensiva dei talebani in Afghanistan. Almeno 22 civili sono rimasti uccisi e una decina feriti a causa dell'esplosione di un ordigno rudimentale nella provincia afgana di Herat. Tra le vittime, che viaggiavano su un minibus investito in pieno dalla deflagrazione, anche donne e bambini. A Gardez, invece, capoluogo della provincia sud-orientale di Paktia, due guardie afghane hanno perso la vita in un attentato suicida contro una base militare americana. La responsabilità dell'azione è stata immediatamente rivendicata dai talebani. La base ospita i Gruppi provinciali di ricostruzione, formati da civili e da soldati della Nato, che portano avanti progetti di sviluppo. A Riccardo Redaelli, docente di geopolitica presso l’Università Cattolica di Milano, Stefano Leszczynski ha chiesto i motivi di questa impennata negli attacchi dei talebani.

    R. – E’ da anni che i talebani sono sempre più aggressivi e questo nonostante la Nato abbia ripetutamente raccolto sul campo - con una serie di operazioni militari - dei buoni risultati. La spiegazione di questa recrudescenza degli attacchi è che non abbiamo la forza e non ci sono abbastanza soldati per controllare tutto il territorio e la dinamica dell’insorgenza talebana è praticamente invincibile in questa situazione. Poi, però, c’è anche una risposta più contingente: da tempo sono iniziate trattative per raggiungere un compromesso con i “talebani moderati”, qualsiasi cosa voglia dire moderati... Alzare quindi la posta, far vedere che possono colpire impunemente, vuol dire essere più forti al tavolo delle trattative ed ottenere di più.

    D. – C’è anche un calo d’interesse dell’opinione pubblica per quanto avviene in Afghanistan, eppure lì si combatte una vera e propria guerra quotidiana…

    R. – Ci sono varie ragioni. La prima è che le forze armate occidentali sono in Afghanistan da dieci anni. E’ un tempo praticamente infinito, soprattutto in una società che "digerisce" tutte le notizie con questa rapidità. La seconda è che tutte le opinioni pubbliche internazionali sono ostili e contrarie alla presenza. Fosse per l’opinione pubblica, ci ritireremmo da quasi ogni teatro di crisi. I governi lo sanno, ci troviamo in una forte crisi finanziaria, una crisi fortissima di fiducia e quindi tentano di non sottolineare la nostra presenza all’estero.

    D. – Anche da un punto di vista politico si sente parlare poco dell’Afghanistan…

    R. – Il governo centrale afghano è stato chiaramente al di sotto delle aspettative, è diviso. La verità è che siamo arrivati in Afghanistan, dieci anni fa, con delle speranze eccessive: pensavamo di trasformare questo Paese devastato in una sorta di Svizzera, in una democrazia, con benessere e libertà. Tutto questo, però, non si è avverato. Mi sembra che la maggior parte dei governi occidentali stia solo cercando un modo onorevole di lasciare il prima possibile senza dire che la Nato ha fallito.

    D. – Una sconfitta non solo militare ma anche internazionale: le Nazioni Unite hanno investito molto sullo sviluppo dell’Afghanistan…

    R. – Se non c’è sicurezza nelle campagne, le organizzazioni non governative ed i tecnici delle Nazioni Unite non possono lavorare. Tutto questo si riflette sul fatto che gli afghani non vedono i benefici della nostra presenza.

    D. – Cosa significherebbe, a livello geo-politico, lasciare un Afghanistan in questo stato, lasciarlo a se stesso?

    R. – Lasciarlo così, di colpo, ritirarsi, significherebbe anche dimostrare ai jihadisti, all’estremismo islamico violento, che essi possono vincere. E questo sarebbe il messaggio più catastrofico che potremmo lasciare. (vv)

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    Chiesa e Società



    Conversioni forzate all'islam. Ragazza cattolica pakistana in fuga dopo due anni di prigionia

    ◊   L’Associazione dei Pakistani Cristiani in Italia ha segnalato all’Agenzia Fides il rapimento di un’altra ragazza cristiana, costretta alla conversione forzata all’islam. Arifa Alfred, giovane cattolica di 27 anni, di Nawa killi, nel distretto di Quetta, è stata trattenuta con la forza per due anni a casa di un musulmano, Amjad. L’incubo è iniziato a maggio del 2009 e solo il primo agosto 2011 la ragazza è riuscita a fuggire. Amjad aveva programmato con cura il sequestro ed è stato aiutato da due amiche di Arifa, Lubna e Rebecca, che avrebbero servito un tè drogato alla ragazza durante una visita a casa. Arifa è poi rinvenuta a casa di Amjad che le ha mostrato un falso certificato di matrimonio, dicendole che si era convertita all’islam e l’aveva sposato. La ragazza ha negato tutto e per questo è stata vittima di torture mentali e fisiche prolungate, compresa la somministrazione di droghe e continue percosse. La notte precedente il primo agosto, Arifa è stata nuovamente picchiata con violenza; la mattina ha però trovato, per la prima volta dopo due anni, la porta di casa aperta e si è recata, gravemente ferita, in ospedale, deve le sono state amministrate le prime cure. La donna ha quindi esposto denuncia, ma la polizia non ha fatto nulla finora per portare il colpevole davanti alla giustizia: l’ispettore di polizia avrebbe, anzi, dimostrato apprezzamento per la conversione della ragazza all’Islam. Attualmente Arifa e la sua famiglia sono in fuga: il suo rapitore infatti afferma che la ragazza sia sua moglie e musulmana; tornare a casa sarebbe troppo pericoloso. D’altra parte Arifa continua a ribadire: “Sono cristiana e sono sempre rimasta salda nella mia fede , continuando a pregare nel mio cuore Gesù Cristo e la Beata Vergine Maria per ottenere la libertà in questi due anni di prigionia!” (G.I.)

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    India: dissacrata chiesa cattolica a Pune. Autorità religiose e fedeli chiedono giustizia

    ◊   Dissacrato l’altare, imbrattati i muri con insulti e distrutte immagini religiose e oggetti di culto. È il bilancio dell’attacco alla chiesa di Santa Maria a Malankara nel quartiere Warje Malwadi della città indiana di Pune. Secondo quanto riferisce AsiaNews i vandali hanno anche bruciato la parte anteriore del Tabernacolo e sparso pagine della Bibbia e libri devozionali sul pavimento. Questo è il primo attacco contro la comunità siro-malancarese di Pune, che ha sempre vissuto in pace con le altre comunità religiose, offrendo servizi nel campo educativo e nell’assistenza medica e sociale. Il vescovo di Pune mons. Thomas Dabre, l’associazione cattolica di Pune e la comunità cattolica intera hanno condannato il gesto, chiedendo al governo del Mahrashtra di assicurare alla giustizia i colpevoli. Il 16 agosto, padre Varghese Valikodath, parroco di Santa Maria, ha celebrato una Messa per purificare la chiesa, a cui hanno partecipato numerosi fedeli e sacerdoti della zona. In questi anni sono stati registrati oltre tremila attacchi contro le chiese cattoliche indiane. Il 13 agosto, pochi giorni prima dell’assalto alla parrocchia di Santa Maria a Malankara, ignoti hanno distrutto una teca che proteggeva un’immagine del Cristo nella chiesa di Sant’Antonio a Vashicherry, Alapuzhka, in Kerala.(M.G.)

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    Nepal: appello dei leader delle minoranze religiose contro le leggi anti-conversione

    ◊   In Nepal i rappresentati delle minoranze religiose hanno lanciato un appello per modificare il nuovo codice penale che prevede pene severe per gli atti che inducono alla conversione e non rispettano le tradizioni indù. Il dibattito per la sua approvazione è iniziato in parlamento lo scorso 14 agosto e proseguirà nei prossimi giorni. Particolarmente controverso l’articolo 160 del nuovo codice penale che bolla come proselitismo qualunque gesto di comunicazione della propria fede a una persona. Le pene vanno da una multa di 470 euro a un massimo di cinque anni di carcere. Se il colpevole è uno straniero è prevista l’espulsione immediata dal Paese. Sono inoltre introdotte pene anche per chi offende la religione indù macellando carne bovina. Contro tutto ciò si sono mobilitate le minoranze religiose che si sono riunite in una conferenza organizzata in questi giorni a Kathmandu dall’Inter- religious Secularism Protection Movment. Durante l’incontro, di cui riferisce AsiaNews, è stato elaborato un documento che verrà consegnato nei prossimi giorni ai membri del parlamento. Proposto dai cattolici, l’incontro ha coinvolto leader protestanti, musulmani, buddisti, bahai, tribali, ma anche diversi esponenti dei principali partiti politici del Paese. In pratica, i leader religiosi e laici propongono una legge separata per la minoranze e la creazione di una commissione per gli affari religiosi che garantisca i diritti delle fedi diversi dall’induismo e tuteli il diritto di ciascun cittadino indù a convertirsi ad un’altra religione. Intanto, nonostante il codice sia ancora in fase di approvazione, in molti fanno notare la preoccupante crescita dell’estremismo indù nelle istituzioni, che rischia di vanificare decenni di lotta per portare democrazia e laicità nel Paese. Amar Dhoj Tamang, della tribù Tamang e vicepresidente del partito Tamsaling, ha raccontato che di recente alcuni membri della sua etnia sono stati arrestati a Kathmandu per aver ucciso e macellato una mucca. “Per secoli i Tamang si sono cibati di manzo - ha affermato – mangiare ciò che ci piace è un nostro diritto, ma per paura di essere arrestati abbiamo paura perfino di guardare le mucche”. Per Charan Prasai, attivista per i diritti umani i gruppi fondamentalisti indù vogliono fomentare la popolazione diffondendo l’illegittimità dello Stato laico. Secondo loro dopo la caduta della monarchia nel 2006, il popolo avrebbe dovuto scegliere se mantenere o meno l’induismo come religione di Stato. “Diritti fondamentali come democrazia e laicità – ha spiegato – non possono essere approvati o cancellati secondo i sentimenti della maggioranza”.(M.G.)

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    Malawi. Il presidente dei vescovi: non si può soffocare la società civile e la democrazia

    ◊   La polizia ha rafforzato i controlli nelle maggiori città del Malawi nonostante la cancellazione della giornata di protesta prevista ieri, 17 agosto. I partiti di opposizione hanno dato al governo un mese di tempo per rispondere alle loro richieste. In caso contrario è già stata indetta una manifestazione nazionale di protesta, il 17 settembre. Anche la veglia di preghiera organizzata dalle comunità religiose del Paese, che doveva tenersi in concomitanza con la manifestazione, è sta cancellata. Il 16 agosto si è però tenuta una incontro di preghiera alla Comesa Hall di Blantyre. “Nella grande sala c'erano i rappresentanti delle chiese cristiane e della comunità islamica, che pur nel mese del Ramadan e del digiuno avevano voluto essere presenti” dice all’Agenzia Fides p. Piergiorgio Gamba, missionario monfortano che da decenni vive ed opera nel Paese. “In questo occasione le comunità religiose hanno dato prova di una grandissima maturità di fede. Le chiese hanno fatto loro le preoccupazioni e le paure della popolazione, e hanno potuto riferire al Presidente in persona quanto la gente non riusciva ancora a dire liberamente” dice il missionario. Il tema della preghiera era “A Nation Seeking God’s Intervention in Forgiveness, Reconciliation and Peace”. “Hanno preso la parola diversi predicatori, alternati ai cori che cantavano i salmi” continua p. Gamba. “Tutti hanno sottolineato che una tempesta sta sconvolgendo il Malawi e che si rischia di distruggere il futuro del Paese. Ma è stato il sermone di mons. Joseph Mukasa Zuza, vescovo di Mzuzu e presidente della Conferenza Episcopale del Malawi, ad andare al cuore dello scontro tra la classe dirigente e la popolazione del Malawi. Mons. Zuza ha detto tra l'altro nella sua omelia che la Presidenza deve smettere di soffocare la società civile, la stampa, il potere giudiziario e la democrazia che tanto è costata al Paese”. “La Chiesa cattolica - conclude il missionario confortano - ha saputo scrivere una pagina degna della lettera pastorale del 1992 (che ha dato il via al processo di ritorno della democrazia dopo una lunga dittatura). A distanza di vent'anni questa Chiesa è diventata adulta e merita tutta la stima dei fedeli e del Paese”.

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    Gmg. Mons. Warduni ai giovani arabi: non lasciate il Medio Oriente

    ◊   “Giovani non emigrate, siate radicati in Cristo. La nostra terra ha bisogno di voi!”. Così mons. Shlemon Warduni, vicario patriarcale caldeo di Baghdad, si è rivolto ai giovani arabi cristiani nel corso della seconda giornata di catechesi della Gmg di Madrid. Il presule, citato dal Sir, ha quindi ha ribadito l’importanza di “restare attaccati a Cristo per portare frutto per noi, per la Chiesa e per i nostri Paesi. Questi frutti sono testimonianza, perdono riconciliazione e accoglienza. Cristo è la nostra speranza”. “La nostra presenza qui a Madrid – ha aggiunto mons. Warduni – deve rafforzarci nella fede e radicarci in Cristo. Solo in questo modo riusciremo a trovare la forza, il coraggio e la fermezza per superare ogni ostacolo”. “Cristo ci vuole nella nostra terra di origine che ha bisogno di noi. Non ci nascondiamo le difficoltà che sono tante ma siamo invitati a fare come i discepoli di Cristo, che dopo la discesa dello Spirito Santo, non hanno avuto più paura ed hanno cominciato a testimoniare il Vangelo”. “Voi siete i testimoni della Chiesa mediorientale – ha detto infine il presule parlando ai giovani iracheni, egiziani, siriani e libanesi -, che conta su di voi per continuare ad avere un futuro. Ma è necessario essere radicati in Cristo attraverso la preghiera, i sacramenti e la condivisione di vita, come state facendo in questi giorni qui a Madrid”. (M.G.)

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    Gmg. Il cardinale Schönborn: chi crede non è mai solo

    ◊   “Chi crede non è mai solo”. Lo ha detto il cardinale Christoph Schönborn nella catechesi che ha tenuto ieri a Madrid nel “Collegio cardinale Marcelo Spinola”, di fronte a oltre un migliaio di pellegrini di lingua tedesca. Un dialogo serrato con i giovani, di cui riferisce il Sir, durato oltre un’ora. L’arcivescovo di Vienna ha parlato a braccio ai ragazzi, molti dei quali seduti per terra, fino ai piedi dell’altare. Mostrando loro lo zaino del pellegrino, ha invitato a leggere YouCat e riflettere sui contenuti, evidenziando che una delle cose che più in questi anni gli hanno dato soddisfazione è stata la collaborazione alla stesura del Catechismo della Chiesa cattolica, “dal quale emerge un volto unitario e armonico della Chiesa. Un po’ come la rete della metropolitana, dove ciascun percorso è intrecciato ordinatamente con l’altro”. Schönborn ha sottolineato a più riprese la bellezza della fede cristiana. Non sono mancati i riferimenti alla sua esperienza personale, alla scelta vocazionale di entrare nella famiglia domenicana. L’arcivescovo ha inoltre ricordato come la fede sia un dono che necessita di essere vissuto insieme agli altri, e la Gmg un’occasione per mostrare il carattere universale della Chiesa. Al termine della catechesi il cardinale ha dato la parola ai giovani, che in piccoli gruppi hanno portato la loro esperienza di fede. (M.G.)

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    Gmg. Il cardinale Tettamanzi: l’uomo ha nostalgia di Dio

    ◊   La nostalgia di Dio nell’uomo contemporaneo che sembra aver dimenticato la trascendenza. Questo è il tema affrontato dal cardinale Dionigi Tettamanzi, amministratore apostolico di Milano, nell’incontro di ieri a Madrid con i giovani riuniti per ascoltare la prima catechesi della 26.ma Giornata mondiale della gioventù, di cui da notizia il Sir. Il porporato ha poi ricordando che nel loro cuore c’è un “ospite gradito, capace di riempire di senso i loro giorni, di dare ragione della propria origine e di svelare un futuro affascinante ma non utopico e praticabile; un ospite in grado di soddisfare le domande serie sulla vita e sulla morte, sul dolore e sulla giustizia, sugli affetti e sulla vocazione”. “Questo ospite gradito – ha detto – è Dio, il Padre di Gesù Cristo, il Padre di tutti gli uomini”. “Tra tante parole urlate per imporsi e tra molti brusii logoranti – ha aggiunto – c’è ancora il sussurro di una brezza leggera che domanda di essere accolta e ascoltata; c’è un ospite gradito che cerca lo spazio di un incontro e la promessa di una relazione”. Il cardinale ha poi argomentato sulla fede “dono”, “scelta” e “futuro”. “La fede – ha spiegato – è una grazia che l’uomo riceve. La scopre dentro di sé nell’intimità dei propri pensieri e dei propri affetti; la scorge nelle vicende che hanno costellato e costellano la sua vita, nella propria biografia, fatta d’incontri, di scelte, di volti. È come il respiro e il battito del cuore, che fanno di ciascuno di noi un essere vivente. Non è un sentimento, perché il sentimento è fragile: oggi c’è ma domani non si sa, a volte è intenso, altre volte è debole. La fede è una grazia che rende unica l’esistenza”. Ma è pure “una scelta libera e intelligente”. “Per questo – ha precisato – un giovane deve coltivare non solo la propria intelligenza, ma anche la propria libertà. La fede esige la libertà. Essa chiede di essere educata ed esercitata, di essere custodita come un dono e di essere usata bene. Essa esprime la disposizione interiore a mettere in gioco tutto se stesso, nella propria intelligenza e nella propria corporeità, nei sentimenti e nelle emozioni, nelle azioni e nei segni, per qualcosa che riempie la propria esistenza e dà compimento ai propri progetti”. Infine “il dono della fede è certezza del nostro futuro”, “che avrà il compimento – ha concluso – nell’eternità di Dio”. (M.G.)

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    Gmg: costi dell'evento a carico della Chiesa

    ◊   Alla vigilia dell'arrivo di Benedetto XVI a Madrid per la Giornata Mondiale della Gioventù, alcune centinaia di “indignados” hanno manifestato a Puerta del Sol, nel cuore di Madrid, contro i presunti costi della Gmg. Il portavoce del governo spagnolo, José Blanco, ha ribadito che allo Stato l’evento non costerà nulla e che il peso ricade sulla Chiesa, sui pellegrini stessi e su alcuni patrocinatori privati. Le spese per la sicurezza – ha detto - sono quelle che riguardano qualsiasi altra manifestazione, comprese quelle degli indignados. Già il direttore finanziario della Gmg, Fernando Giménez Barrioconal aveva ricordato più volte che ai contribuenti spagnoli la Giornata mondiale della Gioventù non costerà un solo euro, perché l’amministrazione pubblica spagnola non finanzia questo evento. Ha invece voluto sottolineare il positivo impatto economico per la Spagna, per tutti i giovani che stanno giungendo nel Paese da tutto il mondo. Gli introiti del turismo – ha osservato - sono molto importanti per la Spagna, soprattutto in questo momento di crisi. Ha quindi ribadito che questa Giornata viene realizzata con grande austerità e che tutte le spese avvengono nella più totale trasparenza. Tutti devono sapere – ha detto – che ogni euro che viene speso per la Giornata mondiale della Gioventù è ben utilizzato e secondo uno stile di sobrietà. Il direttore finanziario ha infine rilevato che molti giovani dei Paesi ricchi partecipanti alla Gmg hanno dato un contributo di solidarietà per aiutare i coetanei provenienti da Paesi in difficoltà a venire a Madrid.

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    Paura a Monreale per il cedimento di un tetto del complesso abbaziale arabo-normanno

    ◊   Allarme in parte rientrato per il complesso abbaziale di Monreale, interessato ieri da un cedimento della copertura del dormitorio. A rassicurare sulle condizioni della magnifica abbazia arabo-normanna siciliana, celebre per i suoi mosaici e meta di migliaia di turisti, è il soprintendente ai beni culturali di Palermo, Gaetano Gullo: “Non c'è stato alcun crollo nel dormitorio dei Benedettini, nel complesso abbaziale di Monreale. Si è verificato soltanto uno scivolamento di parte della copertura delle falde che coprono la struttura, nel lato nord”. Alla luce di questa verifica anche il sindaco di Monreale, Filippo Di Matteo, ha precisato che complessivamente “i danni sono meno gravi di quelli di un crollo vero e proprio”, anche se attualmente “in caso di pioggia l'edificio sarebbe invaso dall'acqua”. Intanto le squadre dei vigili hanno recintato la parte dove è avvenuto il cedimento, il dormitorio, che si trova nella parte laterale tra il celeberrimo Duomo e il chiostro dei Benedettini che resteranno comunque aperti al pubblico, mentre l'assessore regionale ai Beni culturali, Sebastiano Missineo, ha garantito che saranno apportate le procedure d’urgenza per intervenire sulle strutture danneggiate. Adesso, però, c'è da capire come sia stato possibile quanto avvenuto in una area restaurata appena 15 anni fa. Il complesso di Monreale, edificato verso la fine del 1100 per volontà di Guglielmo II, viene considerato una delle più stupefacenti testimonianze dell’arte normanna. La parte più rilevante è rappresentata dal duomo, con i suoi bellissimi mosaici in fondo oro che raffigurano le storie cicliche dell'Antico e del Nuovo Testamento e la colossale figura del Cristo Pantocratore. (M.G.)

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    Giornata umanitaria mondiale per ricordare gli operatori umanitari

    ◊   “People helping people” è il motto della quarta edizione della Giornata umanitaria mondiale che si celebra domani, 19 agosto, nell’ottavo anniversario dell’attentato contro la sede dell’Onu di Baghdad, nel 2003, in cui furono uccisi 19 funzionari delle Nazioni Unite. La giornata è stata istituita nel 2008 dall’Assemblea generale dell’Onu proprio per ricordare tutti i volontari che, operando nei cinque continenti, pongono a rischio la propria vita “mettendosi al sevizio degli altri”. “Gli operatori umanitari sono persone umili, che compiono grandi azioni: ciascuno di loro può infatti incidere in modo decisivo sulla vita di centinaia di persone, trasformandone le prospettive di morte, fame e privazione in vita, in impegno e autosufficienza” , ha detto - intervistata dal Sir - Kristalina Georgieva, commissaria europea per la cooperazione internazionale, gli aiuti umanitari e la risposta alle crisi, intervenendo alla vigilia della ricorrenza. L’Ue, principale donatore al mondo, sostiene e affianca ong, associazioni ed enti pubblici e privati, oggi ricorda che “l’impegno degli operatori umanitari ha un prezzo elevato; rapimenti, conflitti a fuoco e minacce di morte sono all’ordine del giorno per chi lavora in Afghanistan, Somalia, Darfur, Sri Lanka e in tanti altri posti”. D'altra parte, la “Caritas international”, l’ufficio per gli aiuti internazionali della Caritas tedesca, sottolinea il ruolo importante dei partner locali e dei loro collaboratori: “Spesso sono gli operatori internazionali ad essere al centro dell’interesse mediatico”- dice Oliver Müller, responsabile di Caritas International a Fides - “ma la nostra gratitudine va in particolare ai partner locali poiché sono loro che forniscono i primi aiuti d’emergenza e portano avanti l’opera di ricostruzione”. La Caritas tedesca si affida alla cooperazione delle Caritas e di altri partner locali che conoscono la situazione del luogo e sono maggiormente accettati nei loro Paesi. “In occasione della Giornata Mondiale Umanitaria ricordiamo in particolar modo i nostri collaboratori locali che hanno perso la vita”, continua Müller, “sperando che questa giornata possa promuovere l’accettazione e la protezione del lavoro umanitario. L’aiuto di emergenza può essere efficace solo se tutte le parti rispettano le organizzazioni umanitarie come istituzioni indipendenti”. Secondo le statistiche dell’ufficio delle Nazioni Unite per gli Affari umanitari (OCHA) il numero degli operatori umanitari uccisi si è triplicato negli ultimi dieci anni. Ogni anno muoiono più di 100 agenti umanitari. Dal 2005 al 2010 il maggior numero di attacchi contro gli operatori umanitari si sono registrati in Afghanistan, Sudan, Somalia, Sri Lanka, Pakistan, RD Congo e Iraq. In tutti questi Paesi è presente anche “Caritas international”.

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    24 Ore nel Mondo



    Torna il terrorismo in Israele: colpiti due bus a Eilat, almeno sette vittime. Uccisi gli assalitori

    ◊   Due attentati terroristici a Eilat nel sud di Israele, vicino alla frontiera con l’Egitto, hanno provocato stamani almeno sette morti e oltre 20 feriti. Gli attacchi sono avvenuti in rapida successione e hanno preso di mira due pullman in viaggio su una strada 12 chilometri, a nord del Mar Rosso. I militari israeliani hanno ucciso alcuni attentatori. Il ministro della Difesa israeliana Ehud Barak ha detto che gli attentati sarebbero stati pianificati a Gaza e che Israele impiegherà ogni mezzo contro i terroristi. Il servizio è di Stefano Leszczynski:

    Il duplice attacco contro altrettanti autobus in viaggio da Beersheva a Eilat non lontano dal confine egiziano è stato opera di un commando che ha aperto il fuoco con armi automatiche e un lanciarazzi. Il bilancio dei morti è ancora provvisorio a causa della gravità delle ferite riportate da alcune delle vittime. La situazione a poche ore dagli attentati appare ancora confusa, con scontri segnalati a più riprese fra aggressori e forze di sicurezza in prossimità della frontiera con l’Egitto. Già prima degli attentati, le forze israeliane stavano dando la caccia a un commando composto da almeno tre persone vestite di blu a bordo di una berlina. Ma non si esclude che a condurre gli attacchi possano essere stati più gruppi. L’esercito israeliano era già in stato di allerta per l’esplosione di alcune mine, fatte saltare al passaggio di pattuglie di militari in servizio in prossimità della frontiera. Anche in questo caso, risultano esserci stati almeno alcuni feriti. Almeno sei terroristi sono morti nello scontro a fuoco soldati israeliani.

    Libia
    In Libia, prosegue l’avanza delle milizie degli insorti che si attestano a circa 50 km da Tripoli. Fonti giornalistiche riferiscono che i ribelli hanno preso il pieno controllo della raffineria di Zawiya, a ovest della capitale, e di Garyan, 80 km a sud. Intanto, prosegue l’esodo dei civili: secondo il New York Times, circa 2000 famiglie hanno passato ieri un check-point ribelle. Si tratta di persone in fuga da Zawiya ma anche dalla capitale. “Il cappio si stringe intorno a Tripoli”, ha commentato il capo del Consiglio nazionale transitorio (Cnt), Mustafa Abdel Jalil, che dice di temere “un massacro”. Ed è tutta da verificare la notizia diffusa dai ribelli del ritrovamento di una fossa comune con i corpi di 150 civili nei pressi di Misurata.

    Yemen
    Nello Yemen, le forze di opposizione hanno eletto il Consiglio nazionale. L’organismo, che raccoglie anche gruppi secessionisti del sud ed esponenti della società civile, avrà il compito di guidare la rivolta popolare fino alla caduta del presidente Saleh. Secondo il partito al potere, la struttura sancisce la fine della proposta di mediazione dei Paesi del Golfo che premono per l’uscita di scena "morbida" del leader di Sanaa. Intanto, nel sud dello Yemen, prosegue l’espansione dei miliziani islamici. In queste ore hanno conquistato la città costiera di Shukra, il terzo centro a cadere nelle loro mani. Lo riferiscono fonti tribali, precisando che le forze governative hanno opposto scarsa resistenza nei confronti dei ribelli.

    Usa-Cina
    Torna il timore sui mercati finanziari. Mattinata di ribassi pesanti sulle piazze europee, dopo la chiusura di Wall Street e dei listini asiatici. Nel Vecchio continente si discute della proposta franco-tedesca di negare i fondi ai Paesi con i conti in rosso, mentre sul versante statunitense il presidente, Barak Obama, ha annunciato un nuovo piano di rilancio per settembre. Intanto, il suo vice, Joe Biden, è arrivato in Cina per rassicurare Pechino sulla tenuta dell’economia Usa. Eugenio Bonanata:

    Rafforzare la cooperazione è utile non solo per migliorare i rapporti bilaterali, ma soprattutto per la stabilità economica mondiale. E’ quanto ribadito da Biden incontrando il suo omologo cinese, Xi Jinping. Nell’occasione, entrambi hanno auspicato relazioni sempre più strette tra i rispettivi Paesi al fine di rafforzare la comprensione reciproca evitando fraintendimenti. Pace, stabilità e fiducia: ingredienti necessari anche per la stabilità dei mercati. Tema destinato a occupare una posizione preminente in questi cinque giorni, segnati dai colloqui con il presidente, Hu Jintao, e con il premier, Wen Jabao. L’obiettivo è fornire rassicurazioni sulla tenuta del quadro economico statunitense agli investitori cinesi, che sono i principali detentori del debito Usa e che hanno già chiesto “misure concrete”. Dal canto suo Obama, ormai alle prese con la campagna elettorale, prima di concedersi qualche giorno di vacanza, ha annunciato per le prossime settimane un nuovo piano per scongiurare la recessione. Conterrà altri tagli per ridurre il deficit, interventi per stimolare l’occupazione, tasse per le classi più abbienti.

    Pakistan-violenze
    In Pakistan, nuove violenze a Karachi. Almeno 38 persone sono morte negli scontri delle ultime 24 ore, nonostante le rassicurazioni del governo sul ristabilimento della sicurezza nell’area. Tra le vittime, molte delle quali in seguito delle sparatorie, anche un esponente del Partito popolare pakistano che guida il governo di Islamabad. Circa 300 i morti dal mese di luglio, oltre 800 dall’inizio dell’anno.

    Pakistan-inondazioni
    Decine di migliaia di sfollati nel sud del Pakistan, dopo le ultime inondazioni che hanno colpito soprattutto la regione del Sindh. Le autorità locali riferiscono anche di una trentina di vittime nell’ultima settimana. Numerose ong hanno accusato il governo di Islamabad per la mancanza di misure di prevenzione, a fronte delle recenti e abbondanti piogge. Per i prossimi giorni gli esperti prevedono nuove precipitazioni.

    Libano
    Il Tribunale speciale per il Libano ha pubblicato l’atto d’accusa nei confronti di quattro membri di Hezbollah, nell’ambito dell’inchiesta sull’assassinio dell’ex premier, Rafiq Hariri, avvenuto a Beirut nel 2005. Per il leader del partito fondamentalista, Nasrallah, il documento non contiene alcuna prova diretta. Saad Hariri, figlio di Rafiq, ha chiesto al movimento di consegnare i sospettati alle autorità per consentire lo svolgimento di un processo equo.

    Turchia
    Vasta operazione militare delle forze armate turche contro postazioni del Partito dei lavoratori curdi nel nord dell’Iraq. Raid aerei e di terra sono stati condotti la notte scorsa in risposta all’attacco dei ribelli, avvenuto ieri nel sudest della Turchia e costato la vita a 12 soldati di Ankara. Lo Stato maggiore turco ha precisato che sono stati colpiti oltre 150 obiettivi dei ribelli.

    Malawi
    Tensione in Malawi dopo l’annuncio di manifestazioni antigovernative da parte dell’opposizione. Nonostante il rinvio a settembre delle dimostrazioni – ottenuto grazie alla mediazione dell’Onu - le forze di sicurezza presidiano le strade delle principali città del paese nel timore di disordini. A luglio scontri tra manifestanti e polizia provocarono la morte di 19 civili.

    India
    In India, la polizia ha autorizzato lo sciopero della fame per 15 giorni chiesto dall’attivista Anna Hazare e dai suoi seguaci. La manifestazione, a favore di una legge più pesante contro la corruzione nel paese, si svolgerà in un parco di New Delhi. Lo ha stabilito un accordo raggiunto la notte scorsa, dopo le massicce manifestazioni che ieri hanno visto migliaia di persone in strada in molte città a sostegno dell’uomo. Il partito di maggioranza, secondo la stampa locale, teme che dietro la mobilitazione ci siano gli Stati Uniti, che in queste ore hanno chiesto al governo indiano di utilizzare “appropriati metodi democratici”.

    Venezuela
    Il presidente venezuelano, Hugo Chavez, ha annunciato una legge per nazionalizzare le attività dell’industria dell’oro. In una telefonata alla televisione di Stato, ha spiegato che, alla luce degli aumenti del prezzo dell’oro, l’obiettivo è di accumulare il metallo prezioso nelle riserve internazionali. Il leader di Caracas ha anche invitato le forze armate ad adoperarsi in tal senso. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 230

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.