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Sommario del 17/08/2011
Il Papa all’udienza generale: attendo con gioia l’incontro con i giovani a Madrid
◊ Da Castel Gandolfo a Madrid: all’udienza generale, Benedetto XVI saluta idealmente i giovani di tutto il mondo che sono convenuti nella capitale spagnola per la 26.ma Gmg. Il Papa chiede innanzitutto preghiere per questo importante evento e per il suo viaggio apostolico in terra spagnola, che prenderà il via domani. Nella catechesi, dedicata in particolare all’Assunzione di Maria, il Pontefice ha esortato i fedeli a pregare, “dare tempo a Dio”, pur essendo assorbiti da tante attività e preoccupazioni. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Alla vigilia della partenza per Madrid, Benedetto XVI coglie l’occasione dell’udienza generale a Castel Gandolfo per salutare i giovani della Gmg. In spagnolo e polacco, chiede ai fedeli di pregare per il suo viaggio apostolico in Spagna. Poi il saluto in italiano:
“Domani, come sapete, mi recherò a Madrid, dove avrò la gioia di incontrare numerosi giovani là convenuti per la XXVI Giornata Mondiale della Gioventù. Vi chiedo di unirvi spiritualmente con la preghiera a questo importante evento ecclesiale. Ringrazio per la vostra preghiera”.
Prima dei saluti ai giovani della Gmg, il Papa si era soffermato nella catechesi sulla Solennità dell’Assunzione di Maria, festa della speranza. La Vergine, ha detto il Papa, è arrivata in Paradiso, e noi tutti possiamo seguirla. Ma come è possibile, è l’interrogativo del Papa:
“Maria dice il Vangelo è ‘Colei che ha creduto nell’adempimento di ciò che il Signore le ha detto’, quindi Maria ha creduto, si è affidata a Dio, è entrata nella volontà del Signore. Così era proprio nella direttissima, nella strada verso il Paradiso. Credere, affidarsi al Signore, entrare nella sua volontà: questo è l’indirizzo essenziale”.
Quindi, il Pontefice si è soffermato su un particolare aspetto della preghiera, la meditazione che significa “fare memoria” di quanto Dio ha fatto, dei suoi benefici:
“Spesso vediamo solo le cose negative; anche tenere nella nostra memoria le cose positive, i doni che Dio ci ha fatto, essere attenti ai segni positivi che vengono da Dio e fare memoria di questi”.
Il Pontefice ha, così, esortato i fedeli a seguire il modello di Maria che ha vissuto pienamente la sua esistenza, i suoi doveri e “la sua missione di madre”, ma ha saputo mantenere in sé uno spazio interiore per riflettere sulla Parola e sulla volontà di Dio”. Un esempio particolarmente attuale per l’uomo di oggi, spesso preso da ritmi di vita frenetici:
“Nel nostro tempo siamo assorbiti da tante attività e impegni, preoccupazioni e problemi; spesso si tende a riempire tutti gli spazi della giornata, senza avere un momento per fermarsi a riflettere e a nutrire la vita spirituale, il contatto con Dio. Maria ci insegna quanto sia necessario trovare nelle nostre giornate, con tutte le attività, tuttavia trovare momenti per raccoglierci in silenzio e meditare su quanto il Signore ci vuole insegnare, su come è presente e agisce nel mondo e nella nostra vita: essere capaci di fermarci un momento, e di meditare”.
Benedetto XVI ha ricordato, con Sant’Agostino e San Bonaventura, che i misteri di Dio vanno “ruminati”, vanno cioè fatti sempre risuonare in noi stessi perché diventino familiari. Ci sono molti modi per meditare, ha osservato, la lettura di un brano della Sacra Scrittura, una pagina di un autore di spiritualità e ancora la recita del Santo Rosario. Ha, quindi, concluso la catechesi, tornando sull’importanza del fare spazio alla relazione con il Signore:
“Cari amici, la costanza nel dare tempo a Dio è un elemento fondamentale per la crescita spirituale; sarà il Signore stesso a donarci il gusto dei suoi misteri, delle sue parole, della sua presenza e azione, trovare come è bello quando Dio parla con noi; ci farà comprendere in modo più profondo cosa vuole da me. Alla fine è proprio questo lo scopo della meditazione: affidarci sempre più nelle mani di Dio, con fiducia e amore, certi che solo nel fare la sua volontà siamo alla fine veramente felici”.
◊ Con l’Eucaristia che il cardinale arcivescovo di Madrid, Antonio María Rouco Varela, ha celebrato ieri sera a piazza de Cibeles, gremita da più di 300 mila persone, è iniziata ufficialmente la XXVI Giornata mondiale della Gioventù. A concelebrare, circa 800 vescovi, arcivescovi e cardinali venuti da tutto il mondo e 8 mila sacerdoti. Durante la liturgia, si è utilizzato un evangeliario in cui si conserva una reliquia: un’ampolla con il sangue di Giovanni Paolo II. A lui, iniziatore delle Gmg, è stata dedicata questa celebrazione. Questa mattina, invece, si sono tenute le catechesi dei vescovi nelle diverse lingue, che in totale, in questi giorni, saranno 220. E domani si attende l’arrivo del Papa. Il servizio della nostra inviata Debora Donnini:
(musica)
Bienvenidos a Madrid…
"Benvenuti a Madrid…". Il cardinale Rouco Varela apre la Gmg e saluta con calore i giovani pellegrini arrivati dagli angoli più lontani della terra. La chiesa di Madrid “vi apre le porte del suo cuore! Sentitevi come a casa vostra!”. Nell’omelia ricorda la profonda identità cristiana della Spagna e il Beato Giovanni Paolo II, fondatore delle Gmg, con cui, dice, inizia un periodo inedito nel rapporto fra il Successore di Pietro e la gioventù. Il suo segreto era l’amore appassionato per Cristo e questo affascinava i giovani.
Capivano, afferma il porporato, che in quel modo erano amati dal Papa veramente, senza simulazioni. Come anche Giovanni Paolo II sottolineava, l’arcivescovo di Madrid ricorda che è soprattutto Dio che ci cerca.
Cristo es, queridos jovenes…
“Cristo è, cari giovani - dice il porporato - colui che vi cerca e vi viene incontro in questa Giornata mondiale della gioventù di Madrid 2011. Lasciarsi trovare da lui è la chiave del successo di tutta la Giornata mondiale della gioventù. E quindi di questa, che oggi iniziamo! Sarà il vostro successo”. La sfida è dunque quella dell’evangelizzazione: dite sì “all’evangelizzazione dei vostri coetanei”, chiede loro il cardinale Rouco Varela. Certo, i problemi e le circostanze sono cambiati rispetto a prima, il relativismo rende questa generazione ancora più bisognosa di incontrare il Signore. “Voi siete la generazione di Benedetto XVI”, dice il porporato ai ragazzi, una generazione che ha bisogno comunque di incontrare Cristo. Gesù stesso mostra il cammino e la meta della vera felicità, non solo a voi, ma anche ai vostri amici che sono lontani dalla pratica religiosa e dalla fede. Il cardinale Rouco Varela si rivolge poi alla Vergine con una preghiera, perché interceda per i giovani, perché siano testimoni di Cristo, chiamandola “Madre dei giovani”.
Al termine della Messa, nel suo saluto, il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontifico Consiglio per i Laici, che organizza le Gmg, sottolinea che saranno “giorni indimenticabili” di “decisioni determinanti per la vostra vita”. Al centro di tutta la riflessione c’è la fede.
Os habeis reunido …
“Voi siete convenuti qui, a Madrid - dice - dagli angoli più remoti del pianeta per dire ad alta voce al mondo intero - e in particolare a questa Europa che dà segni di profondo smarrimento - il vostro convinto ‘sì’!”. “Sì”, la fede è possibile! Anzi, è un’avventura meravigliosa che ci permette di scoprire tutta la grandezza e la bellezza della nostra vita”. Quindi l’invito a gridare al Signore di aumentare la nostra fede.
E anche il pensiero del cardinale Rylko va a Giovanni Paolo II, che tanto ha amato i giovani. E’ tornato come amico, afferma, “è venuto a dirvi ancora una volta con tanto affetto: non abbiate paura! Scegliere Cristo nella vita è la perla preziosa del Vangelo per la quale vale la pena donare tutto!”.
Intanto, oggi a Madrid sono iniziate le catechesi dei vescovi nelle chiese, nelle scuole, negli auditori e nei centri sportivi. I ragazzi ascoltano le catechesi dei loro pastori sul tema “Saldi nella fede”. Per gli italiani c’è anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana, che nella chiesa di San Giovanni della Croce ha invitato i ragazzi a non essere “vagabondi senza casa e senza terra, naufraghi della vita, che vivono alla giornata, per i quali ciò che conta è quanto sta loro davanti momento per momento”, ma a trovare in Dio la risposta ai “grandi interrogativi che emergono dal cuore stesso dell’uomo”. “Dio - ha detto - si presenta all’uomo come la risposta al suo essere paradosso di miseria e di grandezza”.
E ora Madrid attende con gioia l’arrivo del Papa, domani.
(musica)
A Madrid, sono dunque iniziate le catechesi dei vescovi, suddivisi per gruppi linguistici: segno dell’universalità della Chiesa che riunisce persone di lingue e nazioni diverse. Debora Donnini ha intervistato don Niccolò Anselmi, responsabile del Servizio nazionale della pastorale giovanile della Conferenza episcopale italiana:
R. - Certo, questo momento della catechesi è un momento molto, molto bello. Mi sembra che siano circa 280 i luoghi di catechesi, di cui 48 di lingua italiana e gli altri ovviamente in tutte le altre lingue. Tanti catechisti, quindi, tanti giovani provenienti dalle varie nazioni che si ritrovano ad ascoltare la catechesi e a partecipare poi all’Eucaristia.
D. - C’è anche la catechesi del cardinale Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana…
R. - Sì, oggi sono cominciate tutte quante le catechesi. Abbiamo scelto una chiesa particolare - una chiesa centrale dedicata a San Giovanni della Croce - in cui il cardinale Bagnasco, mons. Crociata e mons. Solmi terranno delle catechesi ad un gruppo numeroso di giovani italiani.
D. - Quali sono le principali iniziative della Cei in queste giornate, all’interno del Festival della Gioventù?
R. - Ieri, abbiamo inaugurato una mostra artistico-letteraria: una collezione di 60 opere di grafica, di pittura, ma anche poesie e opere letterarie realizzate dai giovani sul tema della Giornata della gioventù. Oggi, c’è un incontro con i vescovi presenti ovviamente alla Gmg, in cui il cardinale Bagnasco - a nome di tutti i giovani - consegna al cardinale Rouco e ad altri rappresentanti della Conferenza episcopale spagnola due immagini a noi giovani molto care: l’immagine della statua della Madonna di Loreto e una copia del Crocifisso di San Damiano.
D. - Quanti ragazzi italiani sono presenti, in questi giorni, a Madrid: contando non soltanto coloro che vengono in pellegrinaggio dalle parrocchie, ma anche coloro che si organizzano con i movimenti e con le associazioni?
R. - I ragazzi, più o meno, sono circa 90 mila: provenienti da tutte le nostre diocesi e da tante associazioni e da tanti movimenti. Questi sono i dati che noi conosciamo, ma probabilmente stanno arrivando e sono arrivati tanti giovani che, attratti dall’invito di Benedetto XVI, sono partiti e sono venuti qui a Madrid.
D. - Qual è stato il punto su cui la Cei ha formato i giovani per la Gmg e da dove si ripartirà dopo questa Giornata?
R. - A me sembra che questa Giornata che stiamo vivendo si stata caratterizzata da una preparazione spirituale molto bella. Il messaggio del Papa è stato usatissimo e meditato da tantissimi giovani. Mi sembra che il clima sia, ancora oggi, nella grande tensione spirituale. Un secondo aspetto, secondo me molto bello, è che c’è stato un grande lavoro di comunione: questi giovani non sono singoli che incuriositi, sono venuti da Benedetto XVI: sono mandati dalle loro comunità, dalle loro diocesi, dalle loro parrocchie, dalle Associazioni e dai Movimenti. Sono degli inviati, davvero dei missionari, che al loro ritorno dovranno restituire tutta la ricchezza che hanno ricevuto qui a Madrid. (mg)
Tra i molti giovani che partecipano alla Giornata Mondiale della Gioventù a Madrid, sono numerosi anche i volontari, provenienti da diversi Paesi, impegnati nell’aggiornamento dei social network. Ascoltiamo un giovane russo, Andrei, intervistato da uno dei nostri inviati a Madrid, Davide Dionisi:
R. – Sono un volontario, vengo da Mosca e qui a Madrid mi occupo di reti sociali. Da un anno il mio compito è quello di tradurre e seguire la pagina ufficiale russa della Gmg su Twitter e Facebook.
D. – Da dove viene la scelta di partire da Mosca e di vivere intensamente questa Giornata Mondiale della Gioventù da protagonista?
R. – Ho preso parte per la prima volta alla Gmg a Roma, nel 2000. E’ stata una giornata davvero indimenticabile. Poi ho partecipato alle Giornate di Colonia e ho visto anche lì molti volontari. Quando, un anno fa, mi hanno proposto di occuparmi di reti sociali, per me è stato davvero un piacere accettare.
D. – Il tuo Paese come sta trattando questo evento?
R. – Non ci sono molti cattolici in Russia e le nostre pagine sono numericamente limitate. Ma i cattolici seguono la Gmg e ringraziano per questo servizio offerto.
D. – Com’è la giornata-tipo del volontario?
R. – Per quanto riguarda i volontari delle reti sociali, qualcuno di noi si reca alle conferenze, mente altri vanno in città tra i gruppi della stessa nazionalità, e pubblicano il materiale raccolto. (vv)
Tra i giovani che partecipano alla Giornata Mondiale della Gioventù cresce dunque la trepidazione per l’arrivo, domani, di Benedetto XVI a Madrid. Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte da una delle nostre inviate nella capitale spagnola, Marina Tomarro:
“E’ un’esperienza di fede molto profonda, nel tentativo di cercare di comprendere interiormente cosa ci motiva, credere nella figura di Cristo e cosa ci spinge a compiere il cammino di fede”.
“Penso che, fondamentalmente, sia una grande manifestazione di gioia, in cui ci si ritrova tutti insieme, da tutto il mondo. Quello che si vuole trasmettere è questa profonda gioia, l’allegria di essere cristiano e cattolico nel 2011 e di testimoniarlo insieme a tutti gli altri giovani del mondo”.
“E’ un’emozione molto grande perché si conoscono tantissime persone ed anche per l’attesa, che è bellissima, dell’arrivo del Papa. L’atmosfera è veramente emozionante”.
“A Madrid, in questi giorni, tutti sono amici di tutti”.
“Ci sono tantissime persone e credo che tutte siano state spinte dallo stesso obiettivo: condividere la fede in Cristo ed emozionarci tutti insieme”.
“La fede in Gesù mi ha spinto a venire qui perché, in questo modo, incontriamo il Santo Padre, il quale rappresenta in un certo senso tutti noi”.
“La possibilità di ripetere un’esperienza che ho già fatto e che ha lasciato dei segni nella mia vita e nel mio cammino”.
Dunque, Benedetto XVI decollerà alla volta di Madrid domani mattina, alle 9.30, dall’aeroporto di Ciampino. L’arrivo nella capitale spagnola è previsto per le 12. Dopo la cerimonia di benvenuto allo scalo internazionale di Barajas, il primo grande appuntamento per il Papa sarà per domani sera alle 19.30, quando i giovani lo accoglieranno in festa nella Plaza Cibeles di Madrid.
◊ Com’è noto, il tragico problema degli abusi sessuali ha causato critiche nei confronti della Santa Sede, spesso nella stampa, ma talvolta anche nella forma di azioni legali che cercano di dimostrare che la Santa Sede è corresponsabile degli abusi commessi. Uno di questi casi è la causa "Doe v. Holy See", che è in corso davanti a un Tribunale statunitense di prima istanza nello Stato dell’Oregon. Il caso riguarda un sacerdote religioso, Andrew Ronan, che nel 1965 compì un abuso nei confronti di un diciassettenne a Portland, nell’Oregon. Mentre la gran parte delle accuse presentate dagli avvocati della vittima sono già state ricusate, ne sono rimaste ancora due, riportate ripetutamente dalla stampa: cioè che la Santa Sede sapeva che Ronan era un abusatore, e che - pur sapendo di questo fatto - la Santa Sede lo trasferì da un luogo a un altro. Sarebbero naturalmente accuse molto gravi, se fossero vere. Ma, come apprendiamo dagli sviluppi del caso, queste accuse sono certamente non vere.
Per contribuire allo studio attento della materia da parte di chi lo desidera, e per aiutare il tribunale statunitense a risolvere le questioni ancora aperte su questo caso, la Santa Sede rende pubblica oggi una documentazione su Ronan, in particolare sulla sua dimissione dallo stato clericale. Questi documenti sono pubblicati sul Sito della Radio Vaticana a un preciso indirizzo e sono quindi a disposizione della consultazione pubblica (http://www.radiovaticana.va/pdf/documents_Doe_v_Holy_See.pdf).
Oltre a questi documenti, insieme ad essi, l’avvocato Jeffrey S.Lena, che rappresenta la Santa Sede in questa causa, ha pubblicato una Dichiarazione che sottolinea la falsità delle accuse contro la Santa Sede. Come nota Lena, i documenti rilasciati dimostrano che la Santa Sede venne informata sul grave comportamento di Ronan solo dopo il caso di abuso in questione, e che non fu mai coinvolta in alcun trasferimento di Ronan. L’avv. Lena definisce le accuse contro la Santa Sede come “calunniose” e afferma che i legali della vittima, che hanno insistito in queste accuse, hanno “ingannato il pubblico” e “abusato del sistema legale”. Commentando la questione con la Radio Vaticana, l’avv. Lena ha affermato che “mentre il sistema giudiziario talvolta opera lentamente, questi documenti potranno contribuire ad una conclusione più rapida del caso”. Infine, ha aggiunto che la pubblicazione oggi di questi documenti dovrebbe “calmare quelle persone che sono fin troppo pronte a rilasciare commenti sensazionali e non equilibrati, senza preoccuparsi di una conoscenza adeguata dei fatti”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ A Madrid l’incontro di mezza estate: Benedetto XVI chiede il sostegno della preghiera per la Giornata Mondiale della Gioventù.
Vere urgenze della vita sono le cose di Dio: il Papa durante la celebrazione dell’Assunzione della Beata Vergine Maria nella parrocchia di San Tommaso da Villanova, a Castel Gandolfo.
In cultura, un articolo di Fabrizio Bisconti dal titolo “Il gioiello di Madrid”: nel “missiorum” di Teodosio il manifesto del potere acquisito dall’imperatore in oriente.
Zarathustra e l’aridità contemporanea: gli interventi del cardinale Angelo Bagnasco e del vescovo Mariano Crociata alla Gmg.
In rilievo, nell’informazione internazionale, la situazione in Somalia.
Dal Vertice Sarkozy-Merkel, la proposta di un governo economico europeo
◊ Un "governo economico dell’Europa, difesa dell’Euro a tutti i costi, tassazione delle transazioni finanziarie". Sono alcuni dei punti della proposta lanciata dal presidente francese Sarkozy e dalla cancelliera tedesca Merkel, che nel vertice di ieri sera hanno presentato le loro misure contro la crisi. Tra le proposte, anche l'obbligo per i Paesi dell'Eurozona di inserire nelle loro costituzioni il vincolo del pareggio di bilancio e il no all'introduzione degli Eurobond. Per un commento sulle soluzioni del vertice, a partire dal governo economico europeo, Linda Giannattasio ha intervistato l’economista, Alberto Quadrio Curzio:
R. – Ritengo che sia una scelta opportuna, che darà forza a ciò che nella sostanza già avviene attraverso quelle cooperazioni rafforzate già in atto per talune altre fattispecie, come l’Euro stesso, la Banca Centrale Europea e l’Accordo di Schenghen. Per quanto riguarda l’introduzione del vincolo di pareggio di bilancio nelle Costituzioni, dovrà essere un vincolo con determinate deroghe, perché nel caso di catastrofi naturali che richiedono degli interventi particolari o nel caso di necessità d’investimenti, la regola assoluta del pareggio di bilancio su base annuale può diventare un vero e proprio cappio che impedisce lo sviluppo economico. Per quanto concerne poi il principio della tassazione delle transazioni finanziarie, credo sia una scelta opportuna se riusciranno a congegnarla in modo operativo, che riduca o addirittura annulli la speculazione. Speculazione che, in questo periodo, è stata veramente una vera e propria turbativa nel funzionamento dei mercati. Naturalmente una tassa sulle transazioni finanziarie troverà dei forti oppositori, soprattutto in Inghilterra e negli Stati Uniti. Bisognerà quindi vedere cosa si potrà fare.
D. – Dal vertice franco-tedesco è emerso anche il “no” ai cosiddetti Eurobond…
R. – Ritengo che sia un errore, perché gli Eurobond in parte metterebbero in sicurezza i debiti pubblici nazionali ed in parte servirebbero per fare grandi investimenti per uno sviluppo sostenibile.
D. – Secondo lei anche alzare la dotazione del fondo “salva-Stati”, così come rilevato dalla Merkel e da Sarkozy, non ha senso?
R. – No. Quella è una scelta opportuna, ma è pur sempre una scelta di solidarietà difensiva. Il fondo “salva-Stati” deve intervenire in casi di emergenza, quando uno Stato è gravato dal debito e da un’aggressione speculativa.
D. – Francia e Germania ribadiscono anche la “salvaguardia dell’Euro a tutti i costi”. Questo avrà, secondo lei, delle ricadute positive sulla stabilità della moneta unica e sulle Borse?
R. – Credo che fintanto che non ci saranno gli Eurobond e non ci sarà un effettivo governo della finanza europea, o meglio, della finanza di "Eurolandia" - finanza fatta anche con gli Eurobond e quindi anche con un minimo di fiscalità comunitaria o della zona-euro -, l’Euro sarà pur sempre una buona valuta ma non esprimerà tutte le sue potenzialità. E, di tanto in tanto, potrà andare anche verso qualche crisi. Non esiste nella storia del governo dell’economia un sistema con una moneta unica senza anche un governo dell’economia unificato. Il governo dell’economia unificato significa due cose: un minimo di tassazione, cioè la fiscalità, ed un minimo di finanza pubblica. (vv)
Vacanze spirituali: l'esperienza della Comunità di Taizè
◊ Sono molte le persone che, ogni anno, decidono di dedicare un po’ delle proprie vacanze allo spirito. Esperienza che può rivelarsi un’avventura unica. Ce lo testimonia, al microfono di Emanuela Campanile, Gaia, giovane futura mamma, che presso la Comunità ecumenica di Taizè si è avvicinata alla preghiera e alla lettura della Sacra Scrittura:
R. – Si può fare un’esperienza indimenticabile che può cambiare la vita, così come è successo a me. La prima volta che sono stata a Taizé avevo 18 anni e sono stata "portata" lì da un gruppo di amici. In realtà, andai un po’ inconsapevolmente, perché non sapevo, di fatto, di cosa si trattasse, ma mi attirava la compagnia e quindi ci andai. Da lì in poi devo dire che c’è stata una svolta radicale e definitiva nella mia esperienza, tanto che poi sono tornata. L’esperienza si modula soprattutto su due versanti: quello dell’ascolto e della riscoperta del valore della Parola e quello della condivisione. Entrambi si intrecciano e si fondono in un’unica esperienza che è assolutamente ricchissima e meravigliosa, la consiglierei a tutti!
D. – Spesso nell’immaginario comune non si considera l’aspetto più gioviale, sereno, anche divertente, perché si pensa che ciò che ha a che fare con lo spirito è in qualche modo "pesante"...
R. – No, tutt’altro. Questa è stata proprio la mia scoperta. Non ne sapevo nulla, ma è stato proprio solo potendone fare esperienza in prima persona che ho potuto rendermi conto. C’è da dire che la Comunità di Taizè ha avuto a cuore in particolar modo i giovani sin dagli anni ’70. Quindi, sono stati in grado, innanzitutto, di formulare un metodo di meditazione della Parola, che è quello del canto, che ha permesso a migliaia di giovani di riavvicinarsi ad un contatto personale ed intimo con il senso del divino; e poi un’introduzione guidata, già “masticata”, della Parola da parte dei frere, che un’ora al giorno si dedicano ai vari gruppi che poi si formano per far vedere come a volte in un brano del Vangelo ci sia nascosto un tesoro incomparabile, che ad una prima lettura, immediata e superficiale, potrebbe non apparire alla coscienza, mentre loro hanno proprio questa esperienza che mettono a disposizione dei ragazzi. Il fatto che, poi, le persone siano invitate a riunirsi in piccoli gruppi di otto o dieci persone per un’oretta di condivisione rende la Parola ancora più viva, ancora più incarnata e rende la condivisione qualcosa che poi diventa vita vissuta.
D. – Quindi, un consiglio ai giovani e anche ai meno giovani per poter passare alcuni giorni in modo diverso...
R. – Questa è un’esperienza che consiglierei di cuore sia a chi vuole fare concretamente esperienza di qualcosa di valido e di profondo a livello spirituale sia come possibilità di vita comunitaria, di semplicità. Sono due cose che, secondo me, sono come le due ali di un angelo che porta poi il cuore ad essere molto in alto. Si torna a casa felici, questo ve lo garantisco! (ap)
Orissa, allarme in vista del terzo anniversario dei pogrom anticristiani del 2008
◊ Il 23 agosto del 2008, nello Stato indiano dell’Orissa, veniva assassinato il leader del gruppo radicale indù Vhp, Laksamananda Saraswati, da parte di maoisti. Nei giorni successivi, si scatenò un’ondata di violenze verso gli innocenti cristiani dalit. Questi pogrom hanno portato all’uccisione di decine di cristiani, alla distruzione di 300 chiese, all’incendio di più di 5600 abitazioni e alla fuga di oltre 56 mila cristiani. Una suora e altre due donne sono state violentate e molte molestate. Alla vigilia del terzo anniversario di questi drammatici eventi, John Dayal, segretario generale dell’"All India christian council" (Aicc), e membro del "National integration council" del governo indiano, ha lanciato un allarme a tutti i livelli governativi, nazionale e locale, per scongiurare possibili violenze in occasione di una manifestazione di radicali indù prevista proprio per il 23 agosto. I cristiani sono stati infatti accusati ingiustamente dell’uccisione del leader indù, come ha dimostrato la sentenza di condanna dei reali assassini, ma questo non è bastato a tranquillizzare la comunità cristiana, ancora oggi oggetto di discriminazione e violenza. John Dayal riferisce ad AsiaNews che il Sangh Parivar (movimento radicale indù, n.d.r) intende celebrare il 23 agosto prossimo la giornata di "Protezione della fede", e che per questo "sta distribuendo manifestini". "La nostra comunità – prosegue l’esponente cristiano – teme che potrebbero esserci problemi e violenze a meno che il governo dello Stato non prenda le misure più severe a Kandhamal e negli altri distretti”. Nel frattempo, una delegazione parlamentare tedesca ha visitato Kandhamal e ha chiesto con urgenza al primo ministro dell’Orissa, Naveen Patnaik, di farsi carico della situazione nel distretto. La delegazione, composta di nove membri, guidata da Volker Kauder, presidente del gruppo cristiano-democratico, ha visitato i rifugiati nel campo di Nandagiri. “I cristiani vivono ancora nella paura”, ha dichiarato Kauder, che ha aggiunto: “Il fatto che alcuni responsabili della violenza siano ancora in libertà è un ostacolo alla riconciliazione e a una stabilità di lunga durata. E’ una fonte di preoccupazione e sarà discusso con le autorità indiane”. (M.G.)
Iran: due donne cristiane in pericolo di morte per apostasia
◊ Due donne iraniane, rinchiuse nella prigione di Evin per essersi convertite dall’islam al cristianesimo, potrebbero affrontare una condanna a morte per apostasia. La denuncia, ripresa da AsiaNews, è stata lanciata da Amir Javadzadeh, giornalista dell’emittente cristiana londinese “Radio Farda”, secondo la quale le due donne potrebbero essere condannate a morte anche se “non erano politicamente attive. Volevano solo servire il popolo in base alla Bibbia”. Marzieh Amirizadeh, 30 anni, e Maryam Rustampoor, 27 anni, sono state arrestate lo scorso marzo, anche se la conversione data a 10 anni fa. Javadzadeh ha aggiunto che le due donne sono diventate cristiane dopo “aver speso molto tempo studiando testi religiosi e aiutando gli altri”. La legge iraniana non prevede la pena di morte per apostasia, ma alcuni tribunali locali l’hanno comminata di recente (anche se non è mai stata eseguita) basandosi su testi religiosi. Le autorità sembrano preoccupate per un aumento della diffusione del cristianesimo, soprattutto evangelico. In questo contesto, si colloca il sequestro di 6500 Bibbie annunciato ufficialmente da Majid Abhari, consigliere del Comitato per gli Affari sociali del parlamento iraniano. Abhari ha attaccato “quei missionari che hanno a disposizione grandi somme di denaro e cercando di deviare i giovani iraniani”. I religiosi “hanno cominciato una grande campagna per sviare l’opinione pubblica – ha aggiunto l’esponente del parlamento iraniano – Quelle bibbie, a formato tascabile, stampate con la migliore carta del mondo, ne sono la prova”. (M.G.)
I vescovi boliviani invitano a un dialogo costruttivo sulla questione indigena
◊ Un invito al dialogo “sincero e costruttivo” per il bene del Paese. Lo chiedono i vescovi boliviani, in un momento in cui la nazione sta vivendo giorni di tensione: migliaia di indios di diverse etnie, infatti, sono partiti il 15 agosto per una marcia di 600 chilometri dalla città amazzonica di Trinidad per raggiungere la capitale La Paz. Il loro obiettivo è difendere il Parco nazionale Isiboro Secure, la maggiore riserva ecologica della Bolivia, abitata da 50 mila persone. Il parco è a rischio a causa della costruzione di oltre 300 km di un’autostrada che spaccherà in due questa zona dell'Amazzonia boliviana, imponendo l'abbattimento di circa mezzo milione di alberi. Per questo ieri, in occasione della Festa dell’Assunzione, la Conferenza episcopale boliviana (Ceb) ha diffuso una nota, a firma di mons. Oscar Aparicio e mons. Eugenio Scarpellini, rispettivamente segretario generale e segretario aggiunto dell’organismo: “La marcia indigena organizzata dagli abitanti del territorio del Parco nazionale Isiboro Secure – si legge nel testo – coincide nel tempo e nello spazio con la prima marcia indigena 'Per il territorio e la dignità', compiuta 21 anni fa”. “A causa della mancanza di un vero dialogo alla ricerca di una soluzione condivisa – continua la Ceb – la Chiesa cattolica, fedele alla sua missione pastorale e profetica, vuole far sentire la propria voce per contribuire a una soluzione pacifica e in funzione del bene comune di tutta la società boliviana”. Quindi, i presuli ribadiscono: “Al di là del dibattito economico, politico e sociale che questo tema deve meritare, invitiamo le parti in causa ad un dialogo sincero e costruttivo, nel quadro costituzionale vigente, che riesca a modulare la responsabilità dello Stato nel promuovere lo sviluppo nazionale e i diritti dei popoli indigeni”. Di qui, l’auspicio finale dei vescovi per “una soluzione della questione che faccia presa sul giusto equilibrio fra gli interessi legittimi”. Si prevede che la marcia di protesta degli indigeni duri una trentina di giorni. Da notare che nel Parco nazionale Isiboro Secure, che si estende per 1,2 milioni di ettari, abitano 64 comunità indigene, il 30% dei mammiferi di tutta la Bolivia, il 34% del totale nazionale dell'aviofauna, più del 40% di rettili e 188 diverse specie di pesci suddivisi in 170 lagune. (I.P.)
Sud Sudan. Inaugurata una nuova Chiesa nella diocesi di Rumbek
◊ Una Chiesa, una Casa del Clero, una cucina e un deposito: sono queste le nuove strutture inaugurate il 14 agosto scorso nella diocesi di Rumbek, in Sud Sudan. I nuovi locali fanno parte della Missione cattolica di Sant’Anselmo, nella città di Bunagok. Presentando l’evento, don Salvator Ferrao, parroco della Chiesa di Santa Teresa a Rumbek, ha ringraziato tutti coloro che hanno contribuito alla costruzione degli edifici e ha ribadito che la realizzazione di tale progetto porta a compimento ciò che i vescovi cattolici avevano previsto nel loro messaggio del 2010: “Il Sudan non sarà più lo stesso”. Un’affermazione quanto mai profetica, alla luce della scissione del sud del Paese dal nord, avvenuta dopo il referendum del 9 luglio scorso. Dal suo canto, il parroco di Bunagok, padre Henry Gidudu, intervistato dall’emittente locale “Radio Good News”, ha reso noto che la costruzione delle strutture è stata resa possibile grazie alla collaborazione non solo di partner esterni, ma anche della comunità locale che ha donato gli alberi da cui è stato ricavato il legno necessario ai lavori. Da sottolineare, inoltre, che i lavori edilizi della Chiesa sono stati cofinanziati dalle Pontificie Opere Missionarie e da Aiuto alla Chiesa che soffre, mentre la Casa del Clero è stata costruita con i fondi inviati dalla diocesi cattolica di Rottenburg-Stoccarda, in Germania. All’inaugurazione dei nuovi locali erano presenti molte personalità politiche. Tutte hanno ringraziato la diocesi cattolica di Rumbek per la realizzazione di tale progetto, definito “un bene per la comunità”. La Chiesa diocesana, inoltre, è stata invitata a estendere i propri servizi all’istruzione e alla sanità delle zone limitrofe. (I.P.)
Gmg: 50 giovani cattolici dalla Turchia, nel ricordo di don Santoro e mons. Padovese
◊ In piazza de Cibeles, durante la Messa di apertura della Gmg di Madrid, era presenta anche una rappresentanza della piccola comunità giovanile cristiana della Turchia. “Siamo poco più di 50 da tutta la Turchia, ma con noi ci sono anche don Andrea Santoro e mons. Luigi Padovese, nostri patroni per questo pellegrinaggio”, ha detto al Sir il 28.enne di Mersin, Abdo Deveci, mentre sventolava con orgoglio la bandiera del suo Paese. “La Gmg di Madrid per noi che viviamo in un Paese a larghissima maggioranza islamica – ha proseguito il giovane turco – rappresenta un pieno di fede per andare avanti nella nostra quotidianità. Per noi non è cosa comune gridare pubblicamente la nostra fede in Gesù, e specialmente farlo assieme a centinaia di migliaia di altri giovani. E’ incredibile quello che stiamo provando in questi giorni, indimenticabile”. “La nostra presenza qui – ha infine spiegato il giovane – vuole anche ribadire la volontà di dialogo, fatto non tanto di parole ma di gesti di accoglienza, di verità, di riconciliazione e di perdono. Quello che ci hanno insegnato con la loro vita sia don Andrea che mons. Luigi”. (M.G.)
Gmg: giovani di tutto il mondo diventano videoreporters per Signis
◊ Provengono da Cambogia, Malaysia, Libano e Kenya i sette giovani che, durante la Giornata mondiale della gioventù, si trasformeranno in videoreporters per Signis, l’Associazione cattolica mondiale per la comunicazione. L’esperienza riprende quanto già avvenuto positivamente durante il Congresso tenuto da Signis in Thailandia, nel 2009: anche allora, dieci giovani asiatici lavorarono fianco a fianco con 600 giornalisti cattolici provenienti da tutto il mondo. Ora, invece, tocca a Kimsa Toth (Cambogia), Terence Charles (Malaysia), Ralph Tawitian e Christian El Nasrani (Libano), Kevin Juma, Lawrence Mutiso e Lawrance Mberi (Kenya) raccontare, giorno per giorno, cosa accade a Madrid, dando particolare risalto alle “immagini di una cultura della pace” e a iniziative dei giovani che contribuiscano a tale processo. “Con la partecipazione alla Gmg di ragazzi di diversi continenti – informa Signis – continua il progetto dell’Associazione per i giovani impegnati nella costruzione di una cultura della pace attraverso i mass media, progetto iniziato in Asia e legato anche all’Africa e al Medio Oriente”. Il materiale girato dai sette giovani sarà disponibile, in inglese, sul canale YouTube di Signis, raggiungibile dal sito dell'Associazione. (I.P.)
Cresce la comunità cattolica in Nepal. Celebrati 30 battesimi per la festa dell’Assunta
◊ Record di battesimi in Nepal per la festa dell’Assunta. Lo scorso 15 agosto, 30 bambini hanno ricevuto battesimo e prima comunione nella cattedrale dell’Assunzione di Kathmandu. Secondo i leader cattolici locali, si tratta della più numerosa celebrazione battesimale dopo la caduta della monarchia indù nel 2006. Fra i battezzati anche cinque africani, giunti in Nepal insieme con i genitori emigrati per lavoro. Per festeggiare l’evento, la diocesi ha organizzato una rassegna di canti tradizionali e offerto uno speciale banchetto di ringraziamento nei locali della cattedrale. Mons. Anthony Sharma, vescovo di Kathmandu, ha sottolineato ai piccoli catecumeni l’importanza del battesimo e della comunione nel giorno dell’assunzione al cielo della Vergine, invitandoli a seguire l’esempio di Maria. “Prego – ha affermato il presule citato da AsiaNews – affinché tutti voi possiate imitare la Madonna e diventare veri discepoli di Gesù e promotori del cattolicesimo attraverso la sua intercessione”. Dal 2006, con la caduta della monarchia di stampo indù e la proclamazione dello Stato laico, i cristiani nepalesi godono di una maggiore libertà di culto e di espressione nella società. Da anni, il numero dei cristiani è in costante crescita ed è oggi stimato intorno ai due milioni. Anche la piccola comunità cattolica ha registrato un costante aumento dei fedeli, che a tutt’oggi sono circa novemila. La Chiesa cattolica è attiva nel campo dell’educazione e gestisce 31 istituti scolastici, otto nella sola Kathmandu. Nell’impegno educativo sono coinvolti 65 sacerdoti, 17 religiosi e oltre 160 suore. (M.G.)
Kenya: il cardinale Njue esorta a lavorare per una Chiesa autosufficiente
◊ La Chiesa in Kenya deve avere maggiore fiducia in se stessa, per arrivare all’autosufficienza, senza contare troppo sugli aiuti esterni. Questo, in sintesi, l’invito lanciato dal cardinale John Njue, arcivescovo di Nairobi. Nei giorni scorsi, il porporato è intervenuto alla Giornata arcidiocesana della famiglia, svoltasi a Msongari: alla presenza dei cattolici provenienti dai 12 decanati dell’arcidiocesi di Nairobi, il cardinale Njue ha sottolineato come, a differenza del passato, la Chiesa locale in Kenya stia ricevendo un’assistenza finanziaria inferiore da parte dei donatori esterni. “La Chiesa keniota – ha ribadito il porporato – sta assistendo ad una graduale diminuzione degli aiuti finanziari. E ora spetta a noi stessi iniziare a promuovere il concetto di autonomia all’interno del nostro lavoro pastorale”. L’arcivescovo di Nairobi ha quindi notato come la Giornata della famiglia, giunta alla seconda edizione, sia perfettamente in linea con la dottrina della Chiesa, secondo cui una famiglia che prega unita, resta unita. Infine, il cardinale Njue ha lodato i missionari per il loro zelo pastorale e, citando la parabola del chicco di grano, ha aggiunto: “Spetta a noi far sì che il seme spirituale piantato in Africa sia aiutato a crescere. I missionari hanno fatto la loro parte; ora tocca agli abitanti del Paese portare a pieno compimento questo progetto”. (I.P.)
La Chiesa del Burundi ha celebrato il Giubileo d’oro del Santuario di Mugera
◊ La celebrazione della solennità dell'Assunzione della Beata Vergine Maria in Burundi ha coinciso con la celebrazione del Giubileo d'oro del Santuario mariano di Mugera, che si trova nell’arcidiocesi di Gitega. In occasione della due ricorrenze, migliaia di fedeli provenienti da tutte le otto diocesi del Burundi hanno effettuato un pellegrinaggio a Mugera e la maggior parte ha partecipato alla veglia di preghiera. La mattina del 15 agosto è stata poi celebrata la Messa presieduta da mons. Simon Ntamwana, arcivescovo di Gitega. Alla celebrazione eucaristica – come informa l’Agenzia Fides – hanno partecipato i vescovi del Paese, il segretario del nunzio apostolico in Burundi, centinaia di sacerdoti, religiosi e religiose e migliaia di fedeli. Il governo del Burundi era rappresentato dal vicepresidente della Repubblica. Nella sua omelia, mons. Gervais Banshimiyubusa, vescovo di Ngozi e presidente della Conferenza episcopale del Burundi, ha ricordato il ruolo che Maria ha giocato per la salvezza del Paese e invitato a rifugiarsi sotto la sua protezione, per avere la pace che viene dal suo Figlio, Gesù Cristo. L'arcivescovo di Gitega ha spiegato che la Chiesa del Burundi ha scelto di celebrare il Giubileo d'oro del Santuario di Mugera per commemorare la consacrazione del Burundi alla Vergine Maria, Regina della Pace, nel 1961. A quel tempo, il Paese si stava preparando all'indipendenza e il cambiamento del sistema politico spaventava gli abitanti del Paese. Per evitare che il Burundi sprofondasse nella violenza, i vescovi scrissero, il 3 giugno 1961, una lettera pastorale nella quale invitavano i fedeli a raccogliersi sul monte Mugera il 15 agosto presso il Santuario mariano, per consacrare il Burundi alla Madre di Dio, Regina della Pace. Da allora, Mugera è diventato il primo Santuario mariano del Burundi. Ogni anno, migliaia di fedeli vi si recano in pellegrinaggio, e Dio ha concesso molte grazie per l'intercessione della Vergine Maria. All’inizio della Messa è stato letto il messaggio inviato da mons. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, nel quale si sottolinea che la consacrazione alla Vergine è l'espressione della fede crescente della Chiesa del Burundi, del suo desiderio di rifugiarsi sotto la protezione della Madre del Cielo e lasciarsi guidare attraverso di Lei da Suo Figlio Gesù Cristo. (M.G.)
La Cei apre una Scuola dello sport per formare una nuova generazione di dirigenti e allenatori
◊ “l’Ufficio Nazionale per la pastorale del tempo libero, turismo e sport della Conferenza episcopale italiana (Cei), in collaborazione con la Sezione Chiesa e sport della Santa Sede e la Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, ha istituito una Scuola di pensiero con l’obiettivo di formare una nuova classe di dirigenti sportivi, di allenatori, di educatori e perfino di arbitri e insegnanti”. Lo ha annunciato alla Zenit il presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport, Edio Costantini, nel commentare le richieste di condanna avanzate dal procuratore federale, Stefano Palazzi, nell’ambito del processo sportivo sul calcioscommesse per 18 società e 26 tesserati, per i quali la Commissione disciplinare nazionale della Federazione italiana giuoco calcio (Figc) ha emesso la scorsa settimana la sentenza di primo grado. Parlando delle decisioni della Disciplinare come di una “superficiale operazione di estetica”, Costantini ha poi spiegato che “la risposta della Chiesa e dell’associazionismo sportivo cattolico deve essere di tipo culturale ed educativo”. La prima fase della Scuola, "Uno sport per l’uomo aperto all’Assoluto", si concluderà a fine novembre, ha continuato Costantini. "Un gruppo di 60 persone, tra cui dirigenti, allenatori, docenti universitari, sacerdoti e studenti, provenienti da tutta Italia e con un rigoroso calendario di incontri e di studio, promuoverà un nuovo modello educativo e di cultura sportiva da mettere a disposizione dell’associazionismo sportivo italiano”. “Solo uno sport che rimette al centro il bene ultimo dell’atleta, la sua dignità e la questione educativa, può ridare credibilità all’intero sistema sportivo e al calcio italiano", ha sottolineato ancora Costantini. "L’obiettivo è formare cittadini e sportivi migliori, che stiano alla larga dalle seduzioni del doping, del denaro e della vittoria a tutti i costi”. Ovvero, degli “sportivi che siano anche persone umanamente e spiritualmente mature – ha concluso il presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo sport – come chiede Papa Benedetto XVI, che sappiano disinnescare, attraverso stili di vita positivi, la cronica ciclicità degli scandali nello sport, da Calciopoli a Scommessopoli”. (M.G.)
Dopo l’Italia anche la Spagna intensifica il lavoro sulle misure anticrisi
◊ La crisi economica continua a dominare le agende di diversi Paesi. In Italia oggi la nuova manovra finanziaria approda in Senato per poi passare alle Commissioni che daranno il via all’esame del decreto a partire da lunedì. In Spagna, invece, il governo ha convocato, per la settimana prossima, una riunione straordinaria del Parlamento in vista del pacchetto di misure anticrisi che il Consiglio dei Ministri deve approvare venerdì prossimo. Intanto, in Grecia, assegni scoperti e cambiali scadute stanno sommergendo il mercato mentre in Gran Bretagna è boom di richieste di sussidi di disoccupazione. L’ufficio nazionale di statistica ha comunicato un rialzo a luglio di oltre 37 mila unità rispetto al mese precedente.
Usa Obama
Ultima giornata per il tour del presidente americano Obama nel Midwest. La minaccia terroristica e un fisco più equo sono stati gli argomenti evidenziati dal capo della Casa Bianca, alle prese con un forte calo di popolarità soprattutto a causa delle difficoltà nell’affrontare la grave crisi economica che sta colpendo gli Stati Uniti. Alla luce di questa situazione, come si presenta oggi Barack Obama agli occhi dell’elettorato americano? Giancarlo La Vella lo ha chiesto a Nico Perrone, docente di Storia americana all’Università di Bari:
R. - E’ un abilissimo organizzatore di campagna elettorale, questo lo ha dimostrato in modo clamoroso. Governare è arte assai più difficile, specialmente quando si ha un’opposizione fermamente decisa a farlo cadere, quindi ora tutte le ipotesi sono possibili. Però, fra le ipotesi ci metto anche quella che sia capace di resistere e recuperare.
D. – Che tipo di difficoltà sta incontrando Obama?
R. – Secondo me, le difficoltà sono di due ordini: interne ed esterne. La crisi economica pesa in modo tremendo sull’America più che sull’Europa, anche perché l’America era abituata ad uno standard, almeno psicologico, se non reale di ben altro livello. Ora invece si trovano a fare i conti con una crisi molto grave, che non si è affatto riusciti a fermare, anzi, tende ad andare avanti. Su questo Obama delude, non soltanto chi vuol farlo cadere, ma delude chi lo ha sostenuto fino ad ora. Lui adesso è in piena campagna elettorale, cerca di fare una campagna elettorale da vicino, non calandosi dall’alto con l’aeroplano, ma cercando di essere a contatto con la gente. Questo può servire, ma non so se basterà a capovolgere una situazione poco favorevole. Il punto decisivo credo sia un altro: i repubblicani non hanno ancora trovato un leader. E questo può essere un punto di forza per Obama. E poi c'è l’insidia che viene dall'estero. Non sottovalutiamo Pechino, nel senso che la Cina, dal punto di vista economico è diventata una grande potenza, da non sottovalutare anche sotto il profilo militare. Una potenza che si muove in sordina, che non fa chiasso, ma che è lì, pronta, quando può, a dare la zampata. Questo, Obama, ha mostrato di saperlo intendere. Ma intendere è cosa diversa dall’essere capace poi di fronteggiare concretamente questa realtà. (ma)
Usa-Cina
Il vicepresidente americano Biden è arrivato in mattinata in Cina per una visita di nove giorni che lo porterà anche in Mongolia e Giappone. Durante la sua permanenza a Pechino incontrerà il presidente cinese Hu Jintao e il premier Wen Jabao. Al centro dei colloqui, il debito Usa, i diritti civili e gli armamenti.
India
Al centro del dibattito in India la vicenda di Anna Hazare, l’attivista arrestato e poi rilasciato per il suo sciopero della fame contro la corruzione nel Paese. L’uomo ha deciso di non lasciare la prigione in segno di protesta contro le scarse garanzie offerte dal governo. Oggi, intanto, manifestazione dei suoi sostenitori in programma a Nuova Delhi, mentre cortei si stanno svolgendo in altre città del Paese. Il premier Singh, intervenuto stamani in Parlamento, ha criticato le proteste. Fino ad ora, la polizia ha eseguito oltre 2 mila 500 arresti.
Libia
In Libia si stringe il cerchio su Tripoli in seguito all’offensiva lanciata dai ribelli che fanno capo al Consiglio nazionale di transizione libico. I lealisti, però, tentano un’ultima difesa delle postazioni governative con il lancio di missili Scud. Il servizio di Stefano Leszczynski:
A Bengasi sono a tal punto sicuri che Gheddafi stia per cedere da rendere noto il calendario che scandirà la gestione del Paese dopo la caduta del regime di Tripoli. Come richiesto dalla comunità internazionale i membri del Consiglio nazionale transitorio promettono che il periodo di transizione non supererà i 20 mesi,. Il ruolo del Consiglio di transizione si esaurirà a otto mesi dalla vittoria con l’elezione democratica di un Congresso nazionale con funzione costituente. La sicurezza dei ribelli trova una sponda nelle dichiarazioni della Nato che legge il ricorso ai missili Scud da parte delle truppe di Gheddafi come un “gesto di disperazione”. Gli Scud, missili uguali a quelli lanciati contro Lampedusa nel 1986, sono considerati obsolete armi balistiche di fabbricazione sovietica, a corto raggio, imprecise, non guidate. Un “gesto di disperazione”, dunque, ma che denota come Gheddafi sia intenzionato a “usare ogni arma utile per tenere il suo regime in vita, anche per poche ore'', ha replicato il portavoce dei ribelli, Ahmed Bani. La Casa Bianca e il Pentagono fanno sapere che il rais ''ha le ore contate'' e a Tripoli monta la paura tra i civili per le conseguenze di una possibile invasione dei ribelli, che ormai occuperebbero stabilmente la città di Zawiya, 50 km a ovest di Tripoli. Gli insorti hanno smentito che vi siano negoziati in corso con i rappresentanti del regime di Gheddafi.
Siria
In Siria l’esercito ha iniziato il ritiro dal porto di Latakia sotto assedio da diversi giorni. Almeno 42 i morti nella sola giornata di ieri, secondo l’ultimo bilancio fornito stamattina dagli attivisti per i diritti umani. Oggi la stampa libanese riporta la notizia di una riunione straordinaria del partito Baath, al potere in Siria, per fare il punto sulle riforme democratiche nel Paese. Intanto, l’esercito russo conferma che continua il rifornimento di armi a Damasco, nonostante le pressioni internazionali. Il tutto – ricordano i vertici delle forze armate di Mosca - si svolge nell’ambito di contratti preesistenti fino a quando non saranno decise sanzioni ai danni della Siria.
Yemen
Nello Yemen oggi riunione dell’opposizione in vista della creazione di un Consiglio nazionale. L’organismo, che racchiuderà diverse anime sociali e politiche del Paese, avrà il compito di preparare la caduta del governo. Dal canto suo il presidente Saleh, apparso ieri alla tv di Stato, ha annunciato il suo imminente ritorno in patria e ha criticato le speculazioni sulla sua presunta intenzione di lasciare il potere.
Turchia
Sale la tensione al confine tra Turchia e Iraq. Stamattina, nella regione di Cukurka, sono entrati in azione ribelli curdi che hanno ucciso almeno 8 soldati turchi. Media locali riferiscono dell’esplosione di due ordigni. Subito dopo, l'esercito ha lanciato un'operazione antiguerriglia.
Russia-Iran nucleare
Russia e Iran auspicano la ripresa imminente dei colloqui internazionali sul programma nucleare di Teheran. Lo hanno ribadito i ministri degli Esteri dei due Paesi a margine di un incontro avvenuto in mattinata a Mosca. Nell’occasione, è stato anche annunciato che la centrale atomica iraniana di Bushehr sarà operativa a breve.
Afghanistan
Sanguinoso attentato in Afghanistan. Almeno 7 civili hanno perso la vita per l’esplosione di una moto-bomba parcheggiata in un affollato mercato della provincia meridionale di Oruzgan. L’episodio è accaduto ieri e ha provocato anche diversi feriti.
Iraq
Gli Stati Uniti si dicono disponibili a restare con le proprie truppe in Iraq anche dopo il ritiro definitivo fissato alla fine di quest’anno. Lo ha fatto sapere la Casa Bianca in seguito agli ultimi attentati che hanno sconvolto diverse città irachene, in occasione del Ramadan, provocando almeno una settantina di vittime e decine di feriti.
Corno d'Africa siccità
La siccità continua a colpire il Corno d’Africa e le organizzazioni umanitarie chiedono di rafforzare i programmi di aiuto alla popolazione. L'Unicef ricorda che sono circa 2 milioni e mezzo i bambini malnutriti, 600 mila in modo grave. Oggi in Turchia, ad Istambul, si aperto il vertice straordinario dell’Organizzazione dei Paesi islamici – che riunisce 57 Stati – proprio con l’obiettivo di mettere in campo altre misure umanitarie. La situazione è particolarmente difficile in Somalia, dove domani si recherà in visita il premier turco Erdogan.
Immigrazione
Si intensifica il flusso di immigrati verso Lampedusa. Stamattina, è arrivato un altro barcone con 312 persone bordo proveniente dalla Libia: sono in tutto 2 mila 600 quelli giunti sull’isola negli ultimi quattro giorni. E c’è da segnalare una rivolta nel centro di accoglienza di Pantelleria ad opera di immigrati tunisini che hanno dato alle fiamme materassi e suppellettili. Ottanta persone hanno avuto bisogno di soccorsi, alcuni sono riusciti a fuggire.
Sequestro italiano Darfur
E’ in buona salute il cooperante di Emergency rapito lunedì nella regione sudanese del Darfur. Lo ha affermato il vice governatore del Darfur del sud durante una conferenza stampa. Intanto, proseguono senza sosta le indagini condotte dall’intelligence italiana che lavora a stretto contatto con gli inquirenti locali. Emergency ha fatto sapere di aver attivato contatti locali nel tentativo di risolvere la vicenda.
Namibia
Previsto nelle prossime 48 ore il rientro in patria della salma della turista italiana morta in un incidente stradale avvenuto ieri in Namibia. Nell’episodio sono rimasti ferite altre 15 persone, sempre di nazionalità italiana, alcune delle quali in modo grave. La comitiva viaggiava a bordo di un bus che si è ribaltato, molto probabilmente, a causa dello scoppio di una ruota.
Ucraina
In Ucraina si discute ancora dell’arresto dell’ex premier Iulia Timoshenko, imputata di abuso di potere in relazione ad una presunta truffa sulle forniture di gas da parte del colosso russo 'Gazprom'. Oggi l’ex presidente ucraino, Viktor Iushenko, ha chiesto alle autorità di considerare la possibilità di ascoltare la testimonianza del premier russo Putin e dell’amministratore delegato di Gazprom.
Scozia Marea nera
Continua la fuoriuscita di petrolio a 180 chilometri da Aberdeen, sulla costa orientale della Scozia. Una seconda falla è stata scoperta ieri dalla Shell, il gigante petrolifero che controlla la piattaforma. Da mercoledì scorso, sono finite in mare almeno 260 tonnellate di greggio. Ma di chi è la responsabilità di questi incidenti? Dei governi che concedono troppe licenze o delle compagnie? Irene Pugliese lo ha chiesto a Matteo Mascia, coordinatore del progetto Etica e Politica ambientale della Fondazione Lanza di Padova:
R. - Credo che le responsabilità stiano da entrambe le parti: i governi dovrebbero muoversi nella direzione di ridurre le concessioni petrolifere, rafforzando molto di più la ricerca e l’investimento sul fronte delle energie rinnovabili. Penso all’eolico, penso al fotovoltaico in particolare.
D. - A quasi un anno e mezzo dalla catastrofe del Golfo del Messico, c’è stato un nuovo incidente. Ci sono voluti ben due giorni prima che la Shell confermasse pubblicamente l’incidente…
R. - Il tema della comunicazione dell’informazione dovrebbe trovare adeguate modalità di sanzioni per quelle aziende e quei governi che non comunichino in tempo immediato gli incidenti o i pericoli previsti. Anche perché queste compagnie petrolifere si stanno muovendo sempre di più verso un aumento della produzione di petrolio in mare e in particolare l’attenzione è rivolta verso l’Artico. Quindi la preoccupazione di trovare modalità di controllo, di informazione e soprattutto di non concedere la possibilità di procedere a perforazioni in Artico, dovrebbe essere al centro dell’agenda politica internazionale.
D. - Dove nascono le cause di questi incidenti? Si effettuano poche verifiche? Si utilizzano piattaforme ormai obsolete?
R. - Io credo che le ragioni siano molteplici. Ovviamente non c’è un’unica causa. Sicuramente siamo di fronte a contesti molto estremi: siamo in alto mare, siamo a grandi profondità ed è quindi chiaro che il controllo e la manutenzione hanno costi altissimi. E tutti noi sappiamo, come in tempi di crisi, anche per le aziende che producono petrolio questa situazione ha come ricaduta immediata quella della riduzione di alcune attenzioni. Il rischio dell’incidente è sempre possibile. E questo ci deve portare a ragionare sul fatto che dobbiamo trovare altre strade che garantiscano una maggiore sicurezza sia per le persone sia per l’ambiente. (mg)
Giappone
In Giappone via libera alla riattivazione del primo reattore dopo la tragedia del marzo scorso alla centrale di Fukushima: si tratta di un impianto del sito di Tomari, nell’isola di Hokkaido. La decisione proprio nel giorno in cui sono stati registrati alti livelli di cesio radioattivo in una zona a circa un centinaio di kilometri da Fukushima, con le autorità che vietato l’accesso all’area. Oggi, infine, una nuova scossa di terremoto di 4,4 si è verificata a 150 chilometri da Tokio senza fortunatamente provocare vittime o danni. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 229