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Sommario del 16/08/2011
Centinaia di migliaia di giovani per l'apertura della Giornata mondiale della gioventù
◊ Prende oggi ufficialmente il via la Giornata mondiale della gioventù di Madrid, con la Messa celebrata questa sera a Piazza Cibeles dal cardinale arcivescovo Antonio María Rouco Varela, dedicata al beato Giovanni Paolo II, uno dei 10 patroni della Gmg assieme ad altri nove Santi. Migliaia di giovani provenienti da ben 137 Paesi del mondo sono già arrivati e molti altri stanno arrivando. Il servizio della nostra inviata Debora Donnini.
La fede giovane sveglia Madrid. La capitale spagnola solitamente vuota a Ferragosto assiste all’arrivo, ogni ora più consistente, di migliaia di ragazzi che, con il loro zainetto del pellegrino rosso giallo e arancione, e nonostante il forte caldo affollano il centro della città. E l’allegria comincia ad essere contagiosa: a Piazza Cibeles risuonano le prove dei canti che danno un primo assaggio del forte impatto che gli incontri avranno. In questa piazza, la sera di giovedì 18 il Papa sarà accolto dai giovani mentre il giorno dopo, sempre qui, ci sarà il palco di Benedetto XVI per la Via Crucis che percorrerà il Paseo de Recoletos, dove ora le impalcature ricoprono le preziose immagini scultoree portate dalle confraternite di tutta la Spagna, che ricorderanno visivamente le 14 stazioni. Gli altri momenti centrali di questa terza Gmg internazionale di Benedetto XVI, dopo Colonia e Sydney, sono la Veglia del Papa con i giovani, sabato sera, e la Messa all’aeroporto di Cuatro Vientos.
I principali luoghi degli incontri sono già tappezzati dal simbolo della Gmg: tre giovani, in forma stilizzata, si danno la mano formando una corona, che ricorda quella della Vergine dell’Almudena, Patrona della città. Sopra una croce. E ferve anche il lavoro dei 30mila volontari che con le loro magliette verdi danno informazioni e si impegnano nell’organizzazione. Intanto oggi ha preso il via il Festival della Gioventù con un programma ricco di eventi: dalle visite guidate alle chiese di Madrid per dare non solo informazione artistiche ma che rimandino ad un senso più profondo che l’arte religiosa, alle splendide mostre come quella sui Volti di Gesù del Museo del Prado, fino alla singolare iniziativa del “Coffee House” organizzata dal Regnum Christi: nella suggestiva cornice dello stadio Bernabeu, migliaia di giovani potranno ascoltare musica e testimonianze di ragazzi che nella loro vita hanno incontrato Gesù Cristo, e ci sarà anche una cappella con l’adorazione del Santissimo Sacramento.
Si sono iscritti alla Gmg oltre 450mila giovani e si calcola che questo numero corrisponda ad un terzo delle reali presenze per cui qui a Madrid si attendono oltre un milione di persone. Molti ragazzi sono arrivati e molti altri stanno ancora arrivando, come per esempio circa 150mila ragazzi del Cammino Neocatecumenale di tutto il mondo che sono arrivati fino ai confini dell’Europa e mentre percorrono la strada per Madrid si fermano nelle città, annunciano il Vangelo e invitano i ragazzi del luogo a venire alla Gmg. L’arcivescovo di Madrid, il cardinale Antonio María Rouco Varela, ha autorizzato da oggi fino al 22 agosto i sacerdoti che confessano durante la Gmg ad assolvere dal peccato dell’aborto quanti si confessano, sinceramente pentiti, e facciano una penitenza adeguata. Il porporato, infine, ha salutato stamani nella Sala Stampa, allestita per la Gmg, tutti i giornalisti accreditati ringraziando quanti stanno lavorando per la buona riuscita dell'evento.
Ma ascoltiamo alcune testimonianze raccolte a Madrid dal nostro inviato Davide Dionisi:
R. - Io vengo dall’Austria. Sono qui con un gruppo di giovani che mette in scena spettacoli sulla Bibbia. Adesso siamo qui e vogliamo incontrare tutti gli altri amici, il Papa e anche Gesù. Qui ci sono tantissimi giovani ed è molto facile conoscere qualcuno. Per i giovani questo è molto importante perché in Austria, qualche volta, i credenti si sentono un po' soli: qui possono vedere che sono tantissimi quelli che credono in Dio e sono giovani come loro. Aspettiamo ora di vedere cosa Dio vuole dirci, cosa vuole dire al nostro cuore. Siamo molto contenti e ringraziamo Dio.
R. - Sono un cantante d’opera; sono spagnolo; sono nato a Madrid, ma vivo negli Stati Uniti. Tutto questo lo abbiamo preparato in una settimana. Io canto una canzone nel finale della Via Crucis. E’ una cosa che è stata realizzata ovviamente con dei professionisti e con tanta gente che lavora in questo progetto, con un coro, composto da 200 persone, e con un’orchestra, composta da oltre 100 elementi. E’ un’esperienza meravigliosa quella di riuscire a portare al mondo il canto e la musica: la musica è il linguaggio universale.
R. - Sono don Luigi Vizzini, siamo un gruppo della diocesi di Noto e siamo qui insieme ai responsabili della pastorale familiare: un gruppo di 60 ragazzi che si prepara già da tre anni - dall’Agorà di Loreto - per partecipare a questo grande evento della Gmg. I ragazzi sono molto entusiasti, nonostante le tantissime difficoltà che non sono mancate sin dalle prime battute. Tutto questo, però, non li scoraggia perché desiderano incontrare il Papa e soprattutto incontrare - attraverso il Papa e la Chiesa - Gesù Cristo.
D. - In che modo vivrete i prossimi giorni?
R. - Naturalmente i prossimi giorni, a parte il Vademecum della Cei che stiamo seguendo e quindi i momenti di preghiera, ma anche le catechesi dei vescovi italiani, saranno caratterizzati dal momento dell’incontro col Papa, dalla Via Crucis e poi dalla grande veglia a “Cuatro Vientos”. (mg)
Gmg di Madrid. Il messaggio del Papa ai giovani: andate controcorrente, scegliete Gesù!
◊ I giovani, giunti a Madrid da tutto il mondo, hanno avuto nei mesi passati un valido strumento per approfondire il significato della Gmg: il messaggio di Benedetto XVI, pubblicato nell’agosto dell’anno scorso. Un documento che sviluppa il tema scelto per la Giornata Mondiale della Gioventù: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”, tratto da un passo della Lettera di San Paolo ai Colossesi. Riproponiamo alcuni passaggi del Messaggio, su cui il Papa si è soffermato all’Angelus del 5 settembre scorso. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“La fede cristiana non è solo credere a delle verità, ma è anzitutto una relazione personale con Gesù Cristo”: è uno dei passaggi chiave del messaggio di Benedetto XVI per la Gmg di Madrid. Il Papa ribadisce che, solo entrando in rapporto personale con Gesù, scopriamo la nostra verità e che nella sua amicizia “la vita cresce e si realizza in pienezza”. Ecco perché, è il suo incoraggiamento, tutti gli uomini e in particolare i giovani sono chiamati a tendere verso Dio, verso l’infinito. Questo, avverte il Pontefice con le parole dell’Apostolo Paolo, è però possibile solo se siamo ancorati a Cristo:
“Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede” (2,7). E’ decisamente una proposta contro-corrente! Chi, infatti, oggi propone ai giovani di essere 'radicati' e 'saldi'? Piuttosto si esalta l’incertezza, la mobilità, la volubilità… tutti aspetti che riflettono una cultura indecisa riguardo ai valori di fondo, ai principi in base ai quali orientare e regolare la propria vita”.
“Radicati” e “fondati”. Il Pontefice spiega che questi due termini del passo paolino, scelto per la Gmg, evocano le immagini dell’albero e della casa. Un riferimento particolarmente adatto all’impegnativo percorso che devono affrontare i giovani:
"Il giovane, infatti, è come un albero in crescita: per svilupparsi bene ha bisogno di radici profonde, che, in caso di tempeste di vento, lo tengano ben piantato al suolo. Così anche l’immagine dell’edificio in costruzione richiama l’esigenza di valide fondamenta, perché la casa sia solida e sicura".
“La scelta di credere in Cristo e di seguirlo – si legge nel Messaggio – non è facile; è ostacolata dalle nostre infedeltà personali e da tante voci che indicano vie più facili”. Tuttavia, rassicura il Papa, non bisogna scoraggiarsi, cercando piuttosto il sostegno della comunità cristiana. “Se nessun uomo è un’isola – afferma – tanto meno lo è il cristiano, che scopre nella Chiesa la bellezza della fede condivisa”. Ma qual è dunque il cuore del Messaggio consegnato dal Papa ai giovani della Gmg?
“Esso sta nelle espressioni 'in Cristo' e 'nella fede'. La piena maturità della persona, la sua stabilità interiore, hanno il fondamento nella relazione con Dio, relazione che passa attraverso l’incontro con Gesù Cristo. Un rapporto di profonda fiducia, di autentica amicizia con Gesù è in grado di dare ad un giovane ciò di cui ha più bisogno per affrontare bene la vita: serenità e luce interiore, attitudine a pensare positivamente, larghezza d’animo verso gli altri, disponibilità a pagare di persona per il bene, la giustizia e la verità”.
Lettera del Papa al Patriarca di Lisbona, Policarpo, per il suo 50.mo di sacerdozio
◊ Benedetto XVI ha indirizzato una lettera di auguri al cardinale arcivescovo di Lisbona, José da Cruz Policarpo, in occasione del 50.mo di ordinazione sacerdotale. Il Papa definisce il cardinale portoghese “dispensatore delle ricchezze di Cristo e fedele ministro della Chiesa”. Ricorda che fu nominato vescovo ausiliare di Lisbona da Paolo VI ed è poi divenuto Patriarca di Lisbona, durante il Pontificato di Giovanni Paolo II. Nella lettera, Benedetto XVI scrive dunque che il cardinale Policarpo si è in questi anni distinto per “la solida dottrina”, “la conoscenza chiara della disciplina ecclesiastica” e “l’intenso lavoro” nella sua diocesi. Rammenta inoltre il suo impegno per tutto il Paese, come presidente della Conferenza episcopale portoghese e per la Sede Apostolica, quale membro del Collegio cardinalizio e di diversi dicasteri vaticani. Il Papa prega dunque il Signore affinché ricompensi generosamente il cardinale Policarpo per i suoi meriti e lo sostenga nel suo ministero pastorale. Al termine della lettera, il Pontefice imparte la sua Benedizione apostolica al porporato che estende affettuosamente a tutta la comunità di fedeli di Lisbona.
Attentati in Iraq. Mons. Sako: rischio di guerra civile, non lasciare il Paese solo
◊ In Iraq, almeno 66 persone sono morte in seguito ad una nuova ondata di attentati compiuti, ieri, in diverse città del Paese. L’attacco più sanguinoso, con un bilancio di oltre 40 vittime, è avvenuto in un mercato nella città meridionale di Kut. A Najaf un kamikaze si è fatto esplodere vicino ad una stazione di polizia e nel nord del Paese, a Tikrit, è stato assaltato un edificio governativo. A Kirkuk, una chiesa siro ortodossa è stata teatro di un duplice attentato che ha provocato ingenti danni. Sulla situazione nel Paese, si sofferma al microfono di Amedeo Lomonaco l’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako:
R. - In diverse città irachene ci sono state delle esplosioni, decine di persone sono morte e gli attentati sono avvenuti durante il Ramadan. Doveva essere un mese di pace e conversione, invece tutto è cambiato, tutto è stato politicizzato. E’ uno scandalo sia per i cristiani sia per i musulmani.
D. – Intanto gli Stati Uniti sono pronti a prendere in esame ogni richiesta, da parte delle autorità irachene, di prolungare la presenza delle truppe americane nel Paese oltre il 2011. E’ necessario che le truppe americane restino in questo Iraq così drammaticamente lacerato dalle violenze?
R. - Ci sono varie ragioni, come ad esempio il controllo dei confini. Ora ci sono problemi in Siria, in Giordania e nei Paesi vicini. Penso che la polizia irachena e l’esercito non siano all’altezza di proteggere le frontiere. All’interno del Paese, poi, avvengono questi attacchi criminali e la gente, ovviamente, ha paura. Abbiamo paura di una guerra civile, temiamo che l’Iraq venga di nuovo diviso.
D. - Si teme, dunque, lo scoppio di una guerra civile. Perché la situazione sembra peggiorare?
R. - Ci sono delle forze, dei gruppi regionali – anche iracheni – che non vogliono la sicurezza e la stabilità. Hanno la loro agenda ed il governo non è ben preparato a fronteggiare questa situazione. Il governo sta cercando di fare qualcosa ma non ha i mezzi per controllare, per dare una certa sicurezza sia nelle città sia all’intero Paese.
D. - L’Iraq, quindi, non può essere assolutamente lasciato solo …
R. - E’ pericoloso. Bisogna trovare un’alternativa. Se nel governo ci sono dei gruppi che non vogliono la presenza americana si deve trovare un’altra forza, un altro modo per aiutare gli iracheni a vivere in sicurezza e in pace.
D. - E i cristiani, in Iraq, sono sempre più bersaglio del fondamentalismo …
R. - Ieri ad esempio, a Kirkuk, è stata attaccata una chiesa siro-ortodossa – la Chiesa di Sant’Efrem – ed è stata completamente distrutta. Proviamo molta ansia, perché non sappiamo chi si nasconda dietro questi attacchi. Non sappiamo se sia Al Qaeda o se siano altri gruppi. E non sappiamo perche questi attacchi avvengano. Non c’è alcuna ragione di attaccare una chiesa: i cristiani sono una minoranza, non sono un pericolo per nessuno. Noi siamo preoccupati, è una situazione davvero terribile.
D. - Una situazione terribile in cui, però, la speranza viene affidata alle nuove generazioni. I giovani iracheni come vedono, oggi, l’apertura della Gmg a Madrid?
R. - Da Kirkuk è partito un gruppo di 20 giovani insieme con due sacerdoti, ma sono partite persone anche da Baghdad, Mossul e da altre città irachene. Per noi essere lì significa essere in comunione con la Chiesa universale. C’è questa speranza, ma c’è anche questa paura per il futuro. Abbiamo la stessa fede e dunque essere lì, in Spagna, vuol dire essere presenti anche in Iraq. Forse, in Occidente, si pensa sempre all’aspetto economico, ma per noi c’è qualcosa di più importante: la solidarietà umana, morale, spirituale. (vv)
Primavera araba: chi gestisce la fase di transizione? Il commento di Salim Ghostine
◊ Il mondo arabo, attraversato dalle rivolte della cosiddetta ‘primavera araba’, continua ad essere in fermento. In questa cruciale fase, successiva anche a decennali governi autoritari, Stati come Tunisia ed Egitto cercano di trovare risposte ai lati incompiuti della rivoluzione. Amedeo Lomonaco ne ha parlato con Salim Ghostine, giornalista libanese della nostra emittente:
R. – C’è una fase di transizione, e qui incominciano i dubbi: da chi è gestita questa fase transitoria? E’ una fase in cui non si è ancora strutturata bene l’alternativa politica, perché in presenza di dittature che sono durate 30 o 40 anni, chiaramente la vita politica è ormai ridotta a meri simboli nei partiti. Dunque bisogna reagire presto ma soprattutto avere protagonisti che siano in grado di reagire bene e presto. In Tunisia, per esempio, proprio ieri c’è stata una manifestazione non di giovani disoccupati, ma di avvocati e magistrati che sostengono che la magistratura, chiamata a giudicare le ingiustizie del passato regime, è tutta schierata e dunque chiedono una magistratura libera. Ecco, dunque, che lo strumento per pulire la ferita ancora non c’è, per quanto riguarda la Tunisia. Per quanto riguarda l’Egitto, c’è un altro tipo di problema: Mubarak non c’è più. Ma chi sta guidando la fase transitoria? I militari. Qualche analista, nei giornali arabi, dice che non è stata l’opinione pubblica a rovesciare Mubarak, ma un “golpe di palazzo”, cioè i militari che per non perdere il controllo della situazione avrebbero spodestato Mubarak ed ora stanno gestendo – loro – il “dopo”.
D. – Vuoti da colmare, ferite ancora aperte, lati incompiuti … però, la “primavera araba” sembra lasciare ancora irrisolta, tra le altre questioni, una cruciale, cioè il rapporto tra Stato e religione: una relazione che si riflette anche in diversi ambiti, non solo politici ma anche sociali e culturali?
R. – Culturali, per esempio: siamo nel mese del Ramadan, del digiuno islamico. Questo è un periodo in cui i musulmani restano a casa per via del gran caldo; dunque è la stagione della produzione televisiva massima. Ebbene, c’è un serial televisivo prodotto da una casa cinematografica del Qatar, che è intitolato “Al Hassan e Mu’awiyah”. Praticamente, racconta la fase cruciale della spaccatura dell’Islam in due: sunniti e sciiti. Ebbene, quello che doveva essere un semplice serial televisivo di intrattenimento – o di cultura – per i musulmani digiunanti, osservanti, nelle loro case, è diventato un caso politico. I governi arabi stanno intervenendo e addirittura il Parlamento a Baghdad, in Iraq, ha trovato modo di riunirsi per dibattere di questo serial televisivo e per dichiarare che è vietato trasmetterlo sui canali iracheni. Questo per dire che è praticamente impossibile estromettere la religione dalla politica o dalla cultura nel mondo arabo di oggi.
D. – Il mondo arabo di oggi sicuramente è in fermento. In particolare, le rivolte possono rivelarsi anche il motore di un cambiamento della condizione della donna, sia all’interno della famiglia, sia nella società, o permangono ancora delle resistenze, in questo ambito?
R. – Possiamo parlare di fatti concreti. In Egitto si sono viste molte ragazze che hanno manifestato; in Tunisia, la donna tunisina ha svolto un ruolo di prima linea; in Libano, il Parlamento non è riuscito a eliminare una delle piaghe delle società islamiche, e cioè il “delitto d’onore”: il Parlamento libanese sta discutendo ancora e l’unica cosa che sono riusciti ad ottenere è l’eliminazione delle “attenuanti generiche” per chi compie un delitto d’onore. Quindi, quello che vediamo in televisione è un processo democratico, ma la democrazia non è semplicemente l’elezione: la democrazie è un’evoluzione del costume, anche a livello sociale. (gf)
Somalia: ancora saccheggiati i convogli umanitari
◊ Continua l’emergenza in Somalia, dove migliaia di persone sfollate cercano di sopravvivere alla siccità che sta colpendo l’intero Corno d’Africa. Le Nazioni Unite, intanto, hanno annunciato l’organizzazione di un incontro per tracciare una “road map” sul futuro del Paese e per concordare un "piano di esigenze e priorità". Si registrano ancora furti ai convogli umanitari. Ma come si è arrivati alla creazione di grandi campi profughi ai confini della Somalia? Michele Raviart lo ha chiesto a Bruno Geddo, rappresentante nel Paese dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati.
R. – Gli shabab avevano tenuto le popolazioni nelle aree sotto il loro controllo – che sono la maggior parte delle regioni della Somalia meridionale – senza permettere loro di lasciare queste zone. A causa della siccità, questa situazione si è esacerbata e a giugno gli shabab hanno invertito la loro politica e hanno permesso alle popolazioni di cominciare a muoversi in modo massiccio verso il Kenya e l’Etiopia, e così abbiamo avuto questo afflusso - dalla fine di giugno ai primi giorni di luglio - che è arrivato a 1.500 persone al giorno a Dabbab, in Kenya, e che continua tutt’oggi.
D. – Oltre al grande campo di Dabbab, in Kenya, ci sono decine di campi di sfollati in tutta la Somalia…
R. – I campi, in Somalia, non sono istituzionalizzati. I campi sono delle congregazioni spontanee di sfollati che si installano su un terreno dove possono pagare un affitto al proprietario della terra e a partire dal quale possono avere accesso ad un certo volume di assistenza. Naturalmente, questa è la situazione al primo livello. Il secondo livello è quello che molte di queste persone non hanno i mezzi per avere accesso ai servizi, cercano di trovare lavoro in città e possono mendicare.
D. – Ma questa formazione spontanea dei campi profughi può favorire delle violenze interne o anche delle difficoltà nel ricevere gli aiuti umanitari?
R. – Certamente. Questo è un problema davvero molto grande poiché è proprio della cultura somala: tutto ciò che viene importato nella terra somala appartiene ai somali, anche l’assistenza umanitaria. I somali, quindi, hanno diritto ad appropriarsene. Il secondo fattore è che gli sfollati sono considerati merce di scambio: portano con loro l’assistenza umanitaria, portano un bottino che diviene automaticamente la prerogativa del clan di maggioranza della zona in cui si trovano.
D. – Tra i campi spontanei e quelli organizzati quali sono i più difficili da gestire per quanto riguarda l’aspetto degli aiuti?
R. – Su quest’aspetto devo dire che c’è un dibattito in corso alquanto difficile tra le agenzie umanitarie. Se si mettono a confronto le due situazioni, è probabilmente più gestibile una situazione di congregazioni spontanee di sfollati in cui noi andiamo a prestare servizi sulla base del bisogno che non un campo organizzato di sfollati, di dimensioni molto più grandi, in cui tutti i servizi vengono predisposti a monte, dove però ci sono comunque interessi. Interessi che non spariscono perché si tratta semplicemente di un campo organizzato, ma diventano anche molto più organizzati per sfruttare quello che loro considerano un diritto naturale.
D. – Oggi è arrivata la notizia che un carico di aiuti dell’Onu è stato rubato. Cosa si può fare, quindi, per far sì che le agenzie possano aiutare effettivamente i somali in sicurezza?
R. – Le distribuzioni di assistenza e soprattutto dei viveri – che sono quelli più attraenti, perché poi vengono immediatamente rivenduti sul mercato locale – sono molto ambite dalle milizie claniche. Mettendo insieme Amisom con i capi di sicurezza distrettuali e i capi di polizia, si dovrebbe riuscire a garantire una sicurezza d’accesso e di distribuzione per evitare che i viveri ed i pacchetti di assistenza possano essere oggetto di saccheggio da parte delle milizie. (vv)
Forum delle famiglie: manovra non equa, non tiene conto dei carichi familiari
◊ “E’ molto grave non riuscire ad utilizzare il carico familiare come un fattore di equità e sviluppo per il Paese”. Così Francesco Belletti presidente del Forum delle Associazioni Familiari sulla manovra correttiva da 45,5 miliardi di euro che arriverà al Senato il prossimo 22 agosto. Il Forum invita a lavorare sulla riforma del fisco e a sostenere le famiglie, in particolare quelle numerose. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso Francesco Belletti:
R. – Il Forum delle Associazioni Familiari ha partecipato agli incontri in queste settimane di agosto tra le parti sociali e il governo, e avevamo rappresentato il tema della necessità di sostenere le famiglie, soprattutto le famiglie con figli. Ma di questo, nella manovra non c’è traccia. La situazione è grave e un intervento economico sarà difficile per tutti; ma che non si riesca ad utilizzare il carico familiare come un fattore di equità e di sviluppo per il Paese, è molto grave.
D. – La complessità aumenta anche perché in Italia la famiglia è una cellula di stabilizzazione …
R. – Certo. E’ la famiglia con il suo risparmio, con i suoi comportamenti economici, con la sua solidarietà interna che ci ha consentito di non arrivare alle manifestazioni della Grecia, dell’Inghilterra né alla situazione grave della Spagna. Quindi, occorre finalmente riconoscere che bisogna agire sulla famiglia.
D. – Dunque, da una parte si introduce il contributo di solidarietà, dall’altra però non si parla del quoziente familiare …
R. – E’ questo che ci ha un po’ sorpresi: che neanche quando si chiede un contributo di solidarietà si riesce a vedere che i carichi familiari sono rilevanti. Una famiglia con 90 mila euro, se ci vive in due persone può sicuramente dare un grande contributo di solidarietà, ma se ha quattro o cinque figli, la situazione di reddito comincia ad essere difficile! Quindi è proprio l’idea che questa manovra non veda la dimensione familiare come un luogo di giustizia. Invece, di fatto, anche l’art. 53 della Costituzione dice che ognuno deve contribuire con le tasse secondo la propria capacità contributiva. Ma è ovvio che se io devo spendere una quota del mio reddito per allevare, dar da mangiare ed educare i miei figli, quel reddito lì non è ricchezza ma è una parte di reddito che io investo per il futuro del Paese.
D. – Voi avete fatto proposte concrete, come parti sociali, al governo: di cosa si tratta?
R. – Noi chiediamo che la manovra cominci a lavorare anche sulla riforma fiscale, introduca il fattore-famiglia, che è il modello che noi abbiamo presentato, che consentirebbe di restituire alle famiglie con figli capacità di spesa. Questo genererebbe sviluppo, consumi e anche la rimessa in moto del sistema economico. Noi non chiediamo assistenza per la famiglia: chiediamo di investire su una risorsa.
D. – Sì: ma se la famiglia, di fatto, non è stata considerata in questa manovra, quali margini possono esserci?
R. – Alcune premesse politiche ci sono; qui si tratta di entrare in questi tavoli, proprio in queste settimane, proprio per far riconoscere finalmente anche ai ministri competenti che la manovra fiscale è una manovra di equità e di sviluppo, e non solo di tagli, e su questo lo stesso ministro dell’economia fa un po’ fatica ad assumere la dimensione familiare come una linea di sviluppo.
D. – Ma i tempi, ormai, sembrano strettissimi …
R. – Certo: è chiesto a tutti un grande sussulto di responsabilità, nel senso che tutti devono comunque condividere l’idea che questa manovra va fatta e che quindi a tutti verranno richiesti sacrifici. Le famiglie hanno già dato molto, hanno già fatto molti sacrifici. Se anche questa manovra non incorporerà qualche misura di equità per la famiglia, noi torneremo subito con la riforma sul fisco, con gli interventi sulle agevolazioni. Questa manovra vedrà ancora giornate di dibattito frenetico; si costruirà anche nei prossimi tre anni. Quindi, la partita incomincia adesso … (gf)
◊ Tante le iniziative culturali che iniziano oggi a Madrid in occasione della Giornata mondiale della Gioventù. Il Museo Nacional del Prado di Madrid, per esempio, ha allestito fino al prossimo 18 settembre uno speciale percorso tematico dal titolo “La Parola fatta immagine. Dipinti di Cristo nel Museo del Prado”. L’itinerario si compone di 13 capolavori di scuola spagnola, fiamminga e italiana abitualmente conservati nella prestigiosa galleria madrilena ed è arricchito dal gioiello della “Deposizione” di Caravaggio prestato per l’occasione dai Musei Vaticani. Previste da oggi al 18 agosto aperture straordinarie gratuite fino a mezzanotte. Paolo Ondarza ha parlato dell’iniziativa con il vicedirettore del Prado, Gabriele Finaldi:
R. - Quello che abbiamo cercato di fare è di raccogliere quelle descrizioni che Cristo fa di se stesso, soprattutto nel Vangelo di San Giovanni, dove dice: “Io sono la vita" e "Io sono la Resurrezione”. Spiegando poi come gli artisti hanno dato forma visuale a queste autodescrizioni che Cristo dà di se stesso.
D. - Dunque si tratta di un itinerario che offre, oltre alla contemplazione estetica, qualcosa di più: un avvicinarsi a quella che è la Parola di Dio attraverso il pennello dei grandi maestri della storia dell’arte…
R. Nei nostri musei tendiamo a sottolineare l’aspetto storico, storico-artistico, ma in questo caso abbiamo voluto sottolineare anche il contenuto religioso che ci permette di dare una comprensione più completa dell’opera nel suo contesto.
D. - E’ poi possibile ammirare le singole specificità delle varie scuole pittoriche: c’è la scuola fiamminga, chiaramente la scuola spagnola e la scuola italiana. Dunque un panorama artistico complesso, seppur in un numero limitato di opere...
R. - Sì, anzitutto abbiamo cercato di scegliere opere importanti, grandi fisicamente e in uno spazio cronologico abbastanza ampio: cominciamo con l’immagine romanica del Cristo Pantocrator del XII secolo fino ad arrivare a Murillo, fino al grande artista barocco spagnolo di fine 1600.
D. - C’è un’opera che, secondo lei, meglio sintetizza lo spirito di questa iniziativa?
R. - La deposizione di Roger van der Weyden, che è una delle grandi opere del museo, che mostra il momento in cui Cristo viene portato giù dalla Croce: accanto al corpo inerme del Cristo si trova la Vergine Maria, che è caduta e partecipa a questo momento della Passione di Cristo in una maniera assolutamente completa. La scena viene rappresentata come scena storica, da una parte, ma dall’altra viene rappresentata all’interno di una specie di cassa d’oro, come se fosse quasi all’interno del Tabernacolo. Quindi si racconta una storia sacramentale che va molto più in là di una semplice narrazione storica.
D. - Oggi, secondo lei, l’immagine delle opere d’arte parla ancora ai giovani?
R. - Secondo me sì. Siamo in una cultura che dà sempre maggiore importanza all’immagine e, forse, sempre meno importanza alle parole. Queste sono immagini che provengono che epoche anteriori e che, in diverse circostanze, hanno bisogno di una spiegazione. Detto questo, si tratta di immagini potentissime.
D. - Ripercorrere i fatti della fede attraverso autori come Velazquez, come El Greco o - come gli italiani - Beato Angelico, Sebastiano del Piombo, Tintoretto e Veronese significa anche mostrare ai giovani come, da sempre, la cultura europea è stata legata al cristianesimo?
R. - Sì, senz’altro. Il nostro museo è un museo che riflette - diciamo - il collezionismo dei Reali spagnoli. I re spagnoli sono stati notevoli per la loro difesa della fede: gli interessi collezionistici e gli interessi della fede coincidono nella formazione della collezione del Prado. (mg)
In occasione della Gmg anche la Comunità di Villaregia propone una mostra: si tratta di una mostra internazionale missionaria, intitolata “Uno per il mondo”. Un percorso in più tappe che consente al visitatore un’intensa crescita spirituale. La mostra, inaugurata ieri, si tiene nella Plaza de la Indipendencia, nel cuore di Madrid, e resterà aperta fino al 21 agosto. Giorgia Innocenti ne ha parlato con padre Antonio Urru, missionario della Comunità di Villaregia:
R. - La Mostra missionaria la abbiamo sviluppata partendo un po’ dal messaggio del Papa: la ricerca dei giovani di una realizzazione piena della propria vita. Nella sua prima parte presenta la realtà giovanile nelle fatiche e nelle difficoltà, ma anche nelle aspirazioni dei giovani. La seconda parte della mostra, che è la parte centrale e che riprende il titolo e lo slogan della Gmg di Madrid - “Radicati in Cristo e saldi nella fede” - vogliamo proporre come vera risposta alle aspirazioni più grandi della persona umana, che troviamo nell’incontro con Cristo, nell’essere radicati con Cristo. Ma anche questo non è sufficiente, perché una volta che abbiamo incontrato il Cristo dobbiamo annunciarlo agli altri. Quindi, questa seconda parte, quella centrale, propone alcune esperienze di giovani che essendosi incontrati col Cristo, hanno poi vissuto altre esperienze di annuncio del Vangelo ad altri giovani. Infine, una terza parte di questa mostra missionaria vuole riprendere un po’ il percorso nella storia dell’azione di Dio, che ha sempre donato alla Chiesa e al mondo carismi diversi per accompagnare, ogni momento storico, con la sua grazia e riconoscendo che anche oggi - dopo il Concilio Vaticano II - la Chiesa riceve da Dio tanti carismi per rispondere alle esigenze del mondo d’oggi.
D. - Come si può essere testimoni del Vangelo oggi?
R. - L’esperienza centrale che noi proponiamo per essere testimoni del Vangelo è proprio quella di una vita di comunione. Noi crediamo fermamente, sentiamo una chiamata di Dio a vivere in radicalità la vita di comunità, la vita di comunione che renda presente la Trinità stessa in mezzo a noi. (mg)
Fame nel Corno d'Africa: sempre più grave anche l’emergenza istruzione
◊ Sono oltre 1.800.000 bambini (5/17anni) che in Somalia non vanno a scuola ma questo numero potrebbe crescere drammaticamente. Ci sono più di 200.000 bambini in età scolastica che con le famiglie, a causa della carestia, hanno attraversato il confine. Questo dato – si legge nel comunicato dell’Unicef - rischia di far precipitare ulteriormente il già basso tasso di frequenza scolastica (30%) della Somalia. A questo c’è da sommare un rischioso aumento di domanda di servizi educativi nelle aree in cui si stanno stanziando gli sfollati, come Mogadiscio. Ma mancano strutture e insegnanti. I risultati indicano che le possibilità di fornire un pasto a scuola e materiali didattici, incentivi ai docenti e la presenza di spazi di apprendimento sono le priorità per fare in modo che i bambini possano accedere a opportunità di apprendimento. "L'istruzione è una componente critica di qualsiasi risposta di emergenza", ha spiegato Rozanne Chorlton, Rappresentante Unicef in Somalia. "Le scuole offrono ai bambini un luogo protetto dove imparare e accedere, se necessario, alle cure sanitarie e ad altri servizi essenziali”. “Offrire opportunità di apprendimento in un ambiente sicuro è fondamentale sia per la sopravvivenza e lo sviluppo di un bambino che per la stabilità, nel lungo periodo, e la crescita del Paese ". “E’ urgente e necessario – ricorda l’Unicef - stabilire spazi temporanei di apprendimento nei campi degli sfollati, così come definire ulteriori aree di apprendimento nelle comunità di accoglienza in cui inserire i nuovi studenti emigrati”. E’ inoltre indispensabile fornire acqua e servizi igienici, kit scolastici e materiali ricreativi a 435.000 bambini, fornire incentivi per 5.750 docenti e rafforzare il coinvolgimento dei Comitati di Educazione della Comunità. Sono in corso anche piani per fornire buoni pasto attraverso le scuole di cui potranno beneficiare gli studenti e le loro famiglie. (A.L.)
Kenya: i benedettini salvano i pascoli dalla siccità
◊ Una missione cattolica nella zona più arida del Kenya, gravemente colpita dalla siccità, continua a fornire carne a diversi centri religiosi a Nairobi e nella zona centrale del Paese. Si tratta — riferisce l’agenzia Fides — della missione cattolica di Illeret gestita dai padri benedettini. Illeret si trova a 900 chilometri a nord di Nairobi, nel distretto di Marsabit, nei pressi del lago Turkana. Secondo quanto reso noto dalla Conferenza episcopale del Kenya, molto prima che il governo iniziasse a comprare il bestiame dagli allevatori della zona per ridurre le perdite del patrimonio locale di bovini provocate dalla siccità, la diocesi di Marsabit aveva già avviato la stessa iniziativa, grazie all’intraprendenza di padre Florian von Bayern, un benedettino tedesco che opera nella diocesi. Nonostante le enormi difficoltà da superare (strade dissestate, clima desertico al limite della sopportabilità, forti tensioni tribali), i benedettini sono riusciti a portare a termine il progetto di irrigazione della zona. Sulle rive del lago Turkana, la diocesi di Marsabit ha infatti installato una pompa azionata dal vento per trasportare l’acqua del lago lungo un percorso di tre chilometri fino alla missione di Illeret. In questo modo una parte della vasta area desertica è divenuta un pascolo verde dove vengono accolti i capi di bestiame comprati dai benedettini dai pastori locali. Questi ultimi possono quindi ottenere i mezzi per affrontare l’emergenza provocata dalla siccità. I 60.000 litri d’acqua immagazzinati nella missione vengono usati anche per coltivare alcune piante, resistenti alla forte alcalinità dell’acqua del lago. (L.Z.)
Nuovi sbarchi a Lampedusa: Fondazione Migrantes auspica sforzo europeo
◊ Uno “sforzo diplomatico sul piano europeo perché ci sia una lettura d’insieme della situazione sul piano politico”; “canali umanitari per evitare tragedie” e “risorse per l’integrazione” nei territori di accoglienza dei migranti. E’ quanto chiede mons. Giancarlo Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes, commentando all’agenzia Sir i nuovi sbarchi a Lampedusa. Nelle ultime ore, è approdato sull’isola un barcone con oltre 200 persone, mentre tra il 13 e il 14 agosto erano sbarcati oltre 2 mila migranti. A Lampedusa si trovano ancora 1180 migranti. “I continui arrivi – osserva mons. Perego - segnalano che il dramma è ancora grave e deve interpellare fortemente l’Europa”. Mons. Perego avverte inoltre che “sulla guerra in Libia è caduta un po’ l’attenzione, ma può invece ulteriormente ingenerare nuove situazioni di insicurezza e fuga”, potrebbero infatti “partire anche gli stessi cittadini libici”. Secondo mons. Perego, “la macchina organizzativa a Lampedusa è attualmente rodata” ma “il problema oggi si è spostato sui territori locali, dove le risorse delle rette non arrivano o arrivano in ritardo” e c’è “poca educazione e sensibilizzazione” tra la gente. Di qui la richiesta di “una rete istituzionale, magari attraverso i consigli territoriali e le prefetture, attenta a creare percorsi di integrazione”. Nell’intervista all’agenzia Sir, mons. Perego si sofferma anche sulla Gmg di Madrid, definendola “una grande occasione per far incontrare giovani di tutto il mondo ed educare all’altro”. Il direttore di “Migrantes” osserva che “solo 2 giovani su 10 in Europa hanno paura degli immigrati, contro il dato più elevato di 6 adulti su 10”. Questo, afferma mons. Perego, “vuol dire che i giovani possono essere un punto forte per costruire una cultura della responsabilità sociale e dell’accoglienza”. (A.G.)
La Caritas nello Sri Lanka per la pace tra le etnie
◊ «Operare per una pace sostenibile e per la tutela dei diritti delle etnie nello Sri Lanka»: è l’indicazione scaturita nel corso di un recente convegno organizzato dalla Caritas locale. Presenti, oltre a leader di comunità religiose, anche rappresentanti delle autorità statali e di varie organizzazioni. In particolare – riferisce l’Osservatore Romano - la ricerca dell’armonia tra i cingalesi e tamil e la questione linguistica sono considerate cruciale per il futuro di pace e sviluppo del Paese. Il vescovo di Anuradhapura, Norbert Marshall Andradi, ha esortato «al rispetto della verità e a imparare dagli errori del passato per promuovere un clima di riconciliazione». Il direttore della Caritas, padre George Sigamoney, ha poi ricordato l’ impegno dell’associazione per il bene comune della nazione, sottolineando anche le diverse iniziative per favorire il dialogo tra le comunità religiose. Nel concludere, ha quindi ribadito il sostegno della comunità cattolica affinché nel Paese «siano intrapresi genuini sforzi per la riconciliazione».
Il lavoro ‘scomposto’. Dal primo al 4 settembre l’incontro di studi delle Acli
◊ “Il lavoro scomposto” (Verso una nuova civiltà dei diritti, della solidarietà e della partecipazione) è il titolo del 44.mo incontro nazionale di studi delle Acli, che si terrà quest’anno per la prima volta a Castel Gandolfo, dal primo al 4 settembre. Nel trentennale della “Laborem exercens, le Associazioni cristiane dei lavoratori italiani riflettono sui “poderosi cambiamenti” che, negli ultimi decenni, “hanno reso irriconoscibile il panorama del lavoro e delle sue rappresentazioni sociali, della produzione e del consumo”. Il lavoro è “scomposto”, secondo le Acli, perché “fatica a ritrovare il suo significato, personale e sociale”, tra precarizzazione dei percorsi lavorativi, moltiplicazione delle condizioni giuridico-contrattuali, perdita di valore dell’economia reale, immaterialità dei prodotti e dei capitali, individualizzazione dell’esperienza. “Ma se si scompone il lavoro, è la persona che rischia la sua integrità. E’ la società che vede disfarsi la sua rete solidale e partecipativa”. Un rischio “che non è però un esito inevitabile”. Le Acli fanno riferimento alla “Caritas in Veritate” di Benedetto XVI e riconoscono nella “civilizzazione dell’economia”, a partire dai problemi del lavoro e dei lavoratori, “l’asse valoriale e spirituale” intorno al quale costruire “una nuova visione di società, aperta e solidale”. I lavori del 44.mo incontro nazionale di studi – si legge sul sito delle Acli - si svolgeranno a Castel Gandolfo presso il Centro Mariapoli (Via San Giovanni Battista de La Salle), a partire dal pomeriggio di giovedì 1 settembre. (A.L.)
Inizia oggi il triennio di preparazione al bicentenario della nascita di Don Bosco
◊ Inizia oggi presso la Basilica del Colle don Bosco, in provincia di Asti, il triennio di preparazione al bicentenario della nascita del Fondatore dei Salesiani, San Giovanni Bosco (16 agosto 1815-31 gennaio 1888). Le celebrazioni si aprono con la solenne Eucaristia, presieduta dal nono successore del Santo, il rettor maggiore della Congregazione, don Pascual Chávez; nel corso del rito, i salesiani presenti rinnoveranno i voti di obbedienza, povertà e castità. Nel pomeriggio la Basilica ospiterà la cerimonia di affidamento dei bambini a Maria, nel ricordo del gesto della madre di don Bosco, Margherita, che volle affidare il figlio a Maria al momento della nascita. Obiettivo del periodo triennale di avvicinamento alla ricorrenza del 2015 è quello di divulgare la vita e l’opera del Santo fondatore e di testimoniare l’attualità del suo apostolato per la comunità credente di oggi. In particolare il primo anno si soffermerà sulla conoscenza della storia del Santo e della sua esperienza, nel contesto sociale del momento, la seconda tappa porrà a fuoco la pedagogia del Santo, educatore illuminato, all’avanguardia per i suoi tempi, mentre l’ultimo anno sarà centrato sulla spiritualità di Don Bosco, fonte della sua azione pastorale. (M.V.)
Si è spento a San Giovanni Rotondo fra Modestino da Pietrelcina, “erede spirituale” di Padre Pio
◊ Si è spento il 14 agosto scorso all’età di 94 anni, nel convento di San Giovanni Rotondo (Foggia), il religioso cappuccino Modestino da Pietrelcina, al secolo Damiano Fucci, legato a San Pio da filiale devozione e da un’amicizia risalente all’infanzia. Dopo una prima esperienza nell’Ordine benedettino a Roma, trascorse un anno a San Giovanni Rotondo sotto la guida del “frate dalle Stimmate”, un periodo di fecondo discernimento durante il quale maturò in lui la decisione di entrare tra i cappuccini. Per trent’anni, come portinaio del convento del Foggiano, accolse migliaia di pellegrini e devoti di Padre Pio, che non mancavano di chiedergli preghiere per invocare l’intercessione del suo compaesano e confratello e ottenere speciali grazie dal Signore, tra cui anche quella della sua Beatificazione. Considerato “l’erede spirituale” di Padre Pio, fra Modestino ha lasciato un libro di memorie in cui evoca, fra l’altro, le comuni origini pietrelcinesi e l’attaccamento di Padre Pio al suo luogo di nascita. Le esequie saranno presiedute nel pomeriggio di oggi nel Santuario di Santa Maria delle Grazie da mons. Michele Castoro, arcivescovo di Manfredonia-Vieste-San Giovanni Rotondo; al termine del rito la salma sarà trasferita a Pietrelcina ed esposta nella chiesa conventuale della Sacra Famiglia, dove il 17 agosto sarà celebrata una liturgia di requiem. (A cura di Marina Vitalini)
A fine agosto pellegrinaggio a Lourdes della diocesi di Roma
◊ Dal 26 al 30 agosto prossimi si rinnova il tradizionale pellegrinaggio della diocesi di Roma a Lourdes, presieduto dal cardinale vicario Agostino Vallini. Nel pomeriggio del giorno d’arrivo nella cittadina di santa Bernadette, è prevista la Messa d’apertura e la preghiera nella Grotta di Massabielle. La mattina di sabato 27 si svolgeranno le Via crucis per gruppi e nel pomeriggio, dopo la visita ai luoghi in cui ha vissuto la Santa, sono previste la liturgia e la processione mariana. La mattina di domenica 28 agosto si terrà la Messa internazionale e nel pomeriggio si svolgerà la Festa del pellegrinaggio con musica e spettacoli. Martedì 30, prima del rientro a Roma, la celebrazione eucaristica conclusiva nella Grotta. Per il pellegrinaggio a Lourdes – ricorda il settimanale diocesano Roma Sette - si potrà partire in aereo, in treno e in nave. Per maggiori informazioni si può contattare l’Opera romana pellegrinaggi ai telefonando allo 06.88816186 e 800.917.430 o scrivendo una e-mail al seguente indirizzo: info@operaromanapellegrinaggi.org. (A.L.)
Pil in frenata in tutta l'eurozona: crescita zero per la Germania
◊ Le Borse europee volgono tutte in negativo, con Milano che registra le maggiori perdite, dopo la diffusione dei dati sul Prodotto interno lordo dell’area euro nel secondo trimestre del 2011. In particolare preoccupa la crescita zero della Germania. Resta comunque alta l’attesa dei mercati per i risultati del vertice di Parigi, in programma nel pomeriggio, tra presidente francese Sarkozy e il cancelliere tedesco Merkel. Sentiamo il servizio di Marco Guerra:
La locomotiva dell’economia europea rallenta pesantemente. Questo dice il dato del Pil del secondo trimestre di quest’anno della Germania, che registra una crescita di appena lo 0,1% rispetto al trimestre precedente. Meglio il dato su base annua con più 2,8%, anche in questo caso però in rallentamento dal 5% del primo trimestre del 2011. Ma e tutta la zona euro a segnare il passo: la media di crescita trimestrale dei 17 Paesi è dello 0,2%. Economie ferme, dunque, anche in Francia e Spagna, con quest’ultima che continua ad avere un tasso di disoccupazione sopra il 20%. Tra i maggiori Paesi dell’unione monetaria solo l'Italia fa registrare una leggera inversione di tendenza con il Pil che passa dal +0,1% del primo trimestre al +0,3% del secondo. Intanto per allentare la speculazione, la Banca Centrale Europea anche oggi ha acquistato nuovi titoli di stato italiani e spagnoli. Nei giorni scorsi la Bce aveva già acquistato 22 miliardi di bond governativi. Con le operazioni della scorsa settimana, il portafoglio di titoli governativi della Bce sale a 96 miliardi. E i nuovi dati sulla crescita saranno sicuramente presi in esame al vertice franco- tedesco che si terrà fra poche ore a Parigi. Secondo gli analisti, al centro dei colloqui tra il cancelliere Merkel e il presidente Sarkozy ci saranno anche i nuovi paletti, più o meno vincolanti, che dovrebbero essere messi per limitare l'indebitamento dei Paesi dell'Eurozona, nel quadro di un eventuale rafforzamento del patto di stabilità. Berlino è infatti sempre più contraria a qualsiasi azione che possa portare i contribuenti tedeschi a contrarre nuove obbligazioni dei Paesi indebitati.
Libia
Prosegue in Libia lo scontro armato tra le truppe fedeli a Gheddafi e le milizie degli insorti che, a 6 mesi dall’inizio del conflitto, stanno stringendo il cerchio sulla capitale Tripoli. Almeno 26 ribelli sono stati uccisi nei duri combattimenti in corso per il controllo dell'area industriale di Marsa el Brega, il terminal petrolifero a sud di Bengasi. E per la prima volta dall'inizio della guerra, le forze del regime hanno lanciato un missile Scud contro postazioni degli insorti. Intanto, tra conferme e smentite, circola la notizia di colloqui segreti tra ribelli e rappresentanti del governo si sono svolti la scorsa notte a Djerba. All’incontro avrebbero partecipato ministri e responsabili della sicurezza vicini a Gheddafi.
Siria
In Siria, la città costiera di Latakia è sotto assedio per il quarto giorno consecutivo. Stamane hanno aperto il fuoco i carri armati dell’esercito, ieri era stata pesantemente bombardata dal mare dalle unità della marina. Gli attivisti denunciano la morte di 30 persone e la fuga di migliaia i rifugiati palestinesi, fra i quali si registra una vittima, dal campo profughi situato nel centro abitato. Contro la dissidenza, arresti e violenze proseguono ancora nelle città di Homs ed Hula, mentre tutti gli appelli internazionali, da ultimo quello della Turchia, vengono ignorati dal governo di Damasco.
Yemen, violenze
Nello Yemen almeno 13 persone sono rimaste uccise nel corso degli scontri scoppiati nella notte tra le Guardie Repubblicane e i combattenti dell'opposizione nella regione montagnosa a nord della capitale Sana. Carri armati dell’esercito fedele al presidente Saleh sono entrati in alcuni villaggi, nel distretto di Arhab, smantellando le basi dell'opposizione. Molti anche i feriti durante i combattimenti, secondo fonti della sicurezza locale.
Marocco
Si terranno il 25 novembre le elezioni legislative anticipate in Marocco. Ad annunciarlo il ministro dell’Interno dopo l’accordo trovato con una ventina di partiti politici. Si tratta del primo passo sulla strada delle riforme decise dal re Mohammed VI e ratificate dal referendum dello scorso primo luglio che riduceva parzialmente i poteri del sovrano.
Darfur, rapimento cooperante italiano
Si attendono sviluppi in merito al rapimento del cooperante italiano di Emergency avvenuto domenica scorsa in Darfur. Il ministro degli Esteri italiano Frattini segue personalmente la vicenda mentre l’unità di crisi della Farnesina ha attivato i contatti con la missione Onu nel Paese e con le autorità locali. Chiesto il silenzio stampa per facilitare le operazioni di salvataggio e disposto il rientro a Khartoum dell’ambasciatore italiano, in questi giorni tornato momentaneamente a Roma. Ma qual è oggi la situazione nella regione sudanese? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Irene Panozzo, giornalista di Lettera 22 ed esperta dell’area:
R. – Il Darfur continua ad essere in una situazione di grande instabilità ed insicurezza; di fatto, la guerra iniziata nel 2003 non si è mai conclusa. Ci sono stati diversi Trattati di pace: il primo, nel 2006, firmato solo da una fazione; l’ultimo, a metà luglio scorso, ma di nuovo firmato solo da una fazione dei moltissimi gruppi ribelli attivi in Darfur, con il governo di Khartoum.
D. – Cosa chiedono le fazioni?
R. – Sono talmente tante e hanno tutte, naturalmente, richieste diverse tra loro per cui è difficile trovare una posizione comune. L’ultimo accordo di pace prevede comunque concessioni anche sul piano politico, concessioni che però riguardano solo ed esclusivamente quel gruppo ribelle e non gli altri, che chiedono una soluzione più ampia e che affronti tutta una serie di questioni che vanno dalla partecipazione politica alla partecipazione economica, alla sicurezza, al ritorno degli sfollati interni…
D. – Qual è l’atteggiamento di Khartoum, del Nord Sudan?
R. – Diciamo che è ambivalente, nel senso che c’è stata la volontà, in questi anni, di negoziare. Però, allo stesso tempo, secondo il punto di vista degli altri gruppi ribelli che finora non hanno firmato nessun tipo di Trattato di pace, si sono date risposte non sufficienti. Questo permette a Khartoum di agire con la forza nei confronti di quei gruppi ribelli che non firmano i trattati. Il rischio che succeda esattamente la stessa cosa c’è anche adesso.
D. – Come vive la popolazione nella regione del Darfur?
R. – Vive in una situazione di continua instabilità e insicurezza. Anche in questo caso è un po’ difficile generalizzare: il Darfur è grande circa quanto la Francia ed è diviso in tre Stati. In generale, però, si può dire che continuano ad esistere grandi campi di sfollati, soprattutto nei pressi delle grandi città, dove le condizioni di vita sono particolarmente dure. (gf)
Usa, Obama annuncia piano per la crescita
Il presidente Usa Barack Obama ha iniziato un difficile tour in tre stati del Midwest per tentare di recuperare la propria credibilità di fronte a milioni di cittadini disincantati dalla grave crisi economica abbattutasi sul Paese. Obama, la cui popolarità si trova ai minimi storici, ha annunciato un nuovo piano per la crescita e l’occupazione che sarà presentato alla ripresa dei lavori del Congresso dopo la pausa estiva.
Coree-Usa esercitazioni
Al via oggi le esercitazioni congiunte tra le forze armate della Corea del Sud e degli Stati Uniti allo scopo di perfezionare le difese contro la Corea del Nord. L’iniziativa, nella quale saranno coinvolti 56 mila soldati di Seul e 30 mila americani, è stata condannata da Pyongyang che ha minacciato la ''guerra totale''.
Mare del Nord, in mare tonnellate di petrolio
Non si arresta la fuoriuscita di petrolio a 180 chilometri da Aberdeen, sulla costa orientale della Scozia. Una seconda falla è stata scoperta dalla Shell, la compagnia che controlla la piattaforma dove è avvenuto l’incidente. Da mercoledì scorso sono finite in mare almeno 260 tonnellate di greggio. Secondo gli esperti si tratta dell’incidente più grave nell’area dal 2000. Ma cosa succede quando una così grande quantità di petrolio si riversa in mare? Irene Pugliese lo ha chiesto a Paola del Negro dell’Istituto nazionale di Oceanografia e di Geofisica sperimentale di Trieste:
R. – C’è tutta una serie di problematiche. Innanzitutto, che questa massa di liquido di densità diversa rispetto all’acqua del mare, ovviamente si stratifica e copre una certa superficie del mare. Questo implica immediatamente una diversa penetrazione dei raggi di luce, e questo fa sì che i processi legati alla fotosintesi vengano inibiti. Al di là di tutte le problematiche chimiche, di sostanze che interagiscono con l’acqua di mare, possono arrivare sul fondo e quindi la tossicità si distribuisce lungo tutta la colonna d’acqua.
D. – Quanto tempo ci vuole per ripristinare l’ecosistema marino dopo un avvenimento del genere?
R. – Il mare cerca di ripristinare velocemente le proprie condizioni ottimali, per cui i microorganismi cercano di degradare questo materiale petrolifero, che è un materiale organico, e quindi di distruggerlo, di trasformarlo. Però, questi processi sono lenti e condizionati dalla temperatura: quindi, laddove la temperatura fosse anche al di sotto di determinate soglie, questi processi di degradazione sono lenti. Ci mette tanto, veramente tanto tempo per tornare alle condizioni di partenza!
D. – Quali sono le conseguenze sulla fauna e sulla vegetazione marina?
R. – Possono essere catastrofiche per gli organismi che rimangono intrappolati in questa macchia oleosa che fuoriesce: qui i danni possono essere molto gravi e immediati. Di sicuro, però, le conseguenze sono consistenti anche per tutti i microorganismi dei quali non vediamo immediatamente le conseguenze.
D. – Come si arginano fenomeni di questo tipo?
R. – Cercando di limitare la dispersione di queste macchie oleose il più possibile. Però, certamente è difficile pensare ad un provvedimento che possa in qualche modo limitarne gli effetti… (gf)
India corruzione
Oltre mille partecipanti alla manifestazione contro la corruzione sono stati arrestati dalla polizia indiana a Delhi, poco dopo l'arresto del promotore della protesta, l'attivista 74enne Anna Hazare, che aveva preannunciato per oggi l'inizio di un nuovo sciopero della fame. La notizia degli arresti ha innescato un'ondata di proteste nella capitale e in tutta l'India. Ieri la polizia aveva proibito la manifestazione perché Hazare ed i suoi collaboratori avevano respinto alcune delle condizioni poste per lo svolgimento della protesta. Intanto, anche il primo ministro dell'India, Manmohan Singh, ha riconosciuto la corruzione dilagante nel Paese, sottolineando che il governo “ha intrapreso le azioni più severe quando gli scandali sono venuti alla luce”. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 228