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Sommario del 13/08/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa riceve alcuni esponenti della Conferenza episcopale tedesca
  • Tre giorni alla Gmg, Benedetto XVI porta nel cuore difficoltà e aspirazioni dei giovani
  • I giovani verso Madrid da Taiwan e dal Cile. La presenza degli scout alla Gmg
  • Sinodo Chiesa Maronita, assenso del Papa ad elezioni canoniche
  • Congresso delle Università cattoliche ad Avila. Mons. Fisichella: ritrovare l'unità del sapere
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Varato il decreto anti-crisi. Berlusconi: atto necessario. Protestano opposizione ed enti locali
  • La Tunisia verso il voto di ottobre tra sfiducia e tensioni
  • Allarme colera nei campi profughi del Corno d'Africa
  • Siria: raid dell'esercito a Latakia. Le preoccupazioni della comunità cristiana
  • Celebrazioni per il 50.mo anniversario della costruzione del Muro di Berlino: la testimonianza di mons. Weider
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Chiesa brasiliana: aiuti al Corno d’Africa e appello per una riforma del sistema politico
  • Allo studio in Egitto una modifica del codice penale per tutelare la comunità copta
  • Cinque Paesi dell’Africa australe creano un’area comune di sviluppo sostenibile
  • Anno Kolbiano: iniziative in Polonia e in Italia a 70 anni dal martirio di San Massimiliano Kolbe
  • Le reliquie di Santa Teresa di Lisieux, Patrona delle Missioni, arrivano in Perù
  • Francia: 150mila pellegrini a Parigi per festeggiare la Solennità dell’Assunta
  • Gmg. I giovani albanesi in viaggio per Madrid
  • Alla Gmg di Madrid anche una delegazione del Consiglio mondiale delle Chiese
  • 24 Ore nel Mondo

  • Crisi economica: Obama lancia un nuovo appello all’unità tra democratici e repubblicani
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa riceve alcuni esponenti della Conferenza episcopale tedesca

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina nel Palazzo Apostolico di Castel Gandolfo mons. Robert Zollitsch, arcivescovo di Friburgo e presidente della Conferenza episcopale tedesca, il cardinale Reinhard Marx, arcivescovo di Monaco e Frisinga, mons. Franz-Josef Hermann Bode, vescovo di Osnabrück, e mons. Franz-Josef Overbeck, vescovo di Essen. Al termine dell’udienza i vescovi tedeschi hanno reso noto un comunicato in cui si spiega che l’udienza è avvenuta in vista della prossima visita pastorale di Benedetto XVI in Germania, in programma dal 22 al 25 settembre. I vescovi hanno informato il Santo Padre sullo stato del processo di dialogo della Chiesa cattolica in Germania a partire dall’assemblea plenaria dell’autunno 2010, la Lettera alle comunità del 17 marzo 2011, nonché l’evento di apertura del 7 e 8 luglio a Mannheim. Benedetto XVI – riferisce il comunicato - si è dimostrato molto interessato a questo processo che dovrà dare impulsi importanti per il cammino della Chiesa nel futuro. Quindi, ha definito il processo di dialogo come cammino spirituale del rinnovamento e ha incoraggiato i vescovi tedeschi a continuare su questa strada. Il Papa ha sottolineato, in particolare, il collegamento con il 50.mo anniversario del Concilio Vaticano II. Il colloquio, che si è svolto in profondo spirito di fratellanza – conclude il comunicato - ha compreso anche un pranzo comune ed è durato quasi tre ore.

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    Tre giorni alla Gmg, Benedetto XVI porta nel cuore difficoltà e aspirazioni dei giovani

    ◊   “La Chiesa è giovane. Essa porta in sé il futuro del mondo e perciò mostra anche a ciascuno di noi la via verso il futuro”: era il 24 aprile del 2005, quando Benedetto XVI pronunciava in Piazza San Pietro queste parole nella Messa di inizio Pontificato. Da allora, il Papa ha intessuto un rapporto speciale con i giovani, in continuità con il suo amato predecessore. Colonia, Sydney, ora Madrid - mancano appena tre giorni - e all’orizzonte Rio de Janeiro, le Gmg di Benedetto XVI che in ogni suo viaggio, internazionale o italiano, ha voluto riservare uno spazio all’incontro con la gioventù. Riviviamo alcuni di questi momenti nel servizio di Alessandro Gisotti:

    Arrendetevi all’amore di Gesù, l’Amico che non delude mai: è l’esortazione che Benedetto XVI ripete ai giovani in un tempo segnato dall’incertezza, in cui non mancano le difficoltà anche in quei Paesi tradizionalmente considerati ricchi. Il Papa rivolge il pensiero ai giovani, si fa vicino alle loro inquietudini:

    “I giovani, in particolare, che dopo anni di preparazione non vedono sbocchi lavorativi e possibilità di inserimento sociale e di progettazione del futuro, si sentono spesso delusi e sono tentati di rifiutare la stessa società (...) E’ urgente che, pur nel difficile momento, si faccia ogni sforzo per promuovere politiche occupazionali, che possano garantire un lavoro e un sostentamento dignitoso, condizione indispensabile per dare vita a nuove famiglie” (Udienza agli amministratori del Lazio, 14 gennaio 2011)

    La gioventù, osserva il Papa, “ha ancora tutto il futuro davanti a sé”:

    “Tutto è futuro, tempo di speranza. E il futuro è pieno di promesse. Ad essere sinceri, dobbiamo dire che per molti il futuro è anche oscuro, pieno di minacce. Ci si domanda: ‘Troverò un posto di lavoro? Troverò una casa? Troverò l’amore? Quale sarà il mio vero futuro?’ E davanti a queste minacce il futuro può anche apparire come un grande vuoto” (Incontro con i giovani, Genova 18 maggio 2008)

    Ma l’incontro con Cristo riempie questo vuoto. E il Papa invita i giovani che hanno incontrato il Signore ad annunciare la bellezza del Vangelo ai loro coetanei:

    “Andate, carissimi giovani, negli ambienti di vita, nelle vostre parrocchie, nei quartieri più difficili, nelle strade! Annunciate Cristo Signore, speranza del mondo (…) state uniti tra voi, aiutatevi a vivere e a crescere nella fede e nella vita cristiana, per poter essere testimoni arditi del Signore. State uniti, ma non rinchiusi. Siate umili, ma non pavidi. Siate semplici, ma non ingenui” (Incontro con i giovani, Genova 18 maggio 2008)

    “Vivere e non vivacchiare”, il Papa ripete le parole di Piergiorgio Frassati e, con il giovane Beato, invita i ragazzi a scegliere “ciò che è essenziale nella vita”:

    “Oggi viviamo in un contesto culturale che non favorisce rapporti umani profondi e disinteressati, ma, al contrario, induce spesso a chiudersi in se stessi, all’individualismo, a lasciar prevalere l’egoismo che c’è nell’uomo. Ma il cuore di un giovane è per natura sensibile all’amore vero. Perciò mi rivolgo con grande fiducia a ciascuno di voi e vi dico: non è facile fare della vostra vita qualcosa di bello e di grande, è impegnativo, ma con Cristo tutto è possibile!” (Incontro con i giovani a Torino, 2 maggio 2010)

    In Cristo, ribadisce il Papa, i giovani possono “trovare le risposte alle domande” che accompagnano il loro cammino. E così guardare con speranza alle sfide del futuro:

    “Non temete di affrontare le situazioni difficili, i momenti di crisi, le prove della vita, perché il Signore vi accompagna, è con voi (…) non cedete a logiche individualistiche ed egoistiche. Vi conforti la testimonianza di tanti giovani che hanno raggiunto la méta della Santità”. (Incontro con i giovani, visita a San Marino, 20 giugno 2011)

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    I giovani verso Madrid da Taiwan e dal Cile. La presenza degli scout alla Gmg

    ◊   Per la Gmg, nella capitale spagnola sono attesi oltre un milione di giovani, la maggior parte europei. Ma non mancano cospicue delegazioni provenienti dagli altri continenti. Prima di incontrare il Papa a Madrid numerosi gruppi di giovani extraeuropei stanno facendo tappa a Roma per pregare sulla Tomba degli Apostoli Pietro e Paolo. Paolo Ondarza ha incontrato un gruppo di pellegrini cileni. Ascoltiamo le loro testimonianze:

    R. - Por el momento, está pasando la Iglesia un momento difícil…
    In questo periodo la Chiesa sta passando una fase difficile, dopo lo scandalo degli abusi sessuali in varie parti del mondo. Nonostante ciò i giovani cattolici cileni sono forti e saldi nella fede. La nostra pastorale giovanile è molto attiva e l’attività della Chiesa dei giovani è davvero forte.

    D. - Come vi siete preparati all’incontro con il Papa?

    R. - El encuentro con el Papa…
    L’incontro è stato preparato da oltre un anno: il difficile non è stato solo trovare i soldi per il viaggio ma anche - e direi soprattutto - preparare il cuore ed entrare nella spiritualità della Gmg.

    D. - Perché è importante per te stare con i giovani di tutto il mondo e con il Papa a Madrid?

    R. - Es la Jornada de la Juventud…
    La Giornata della gioventù nella storia ha rappresentato un incontro potente tra i giovani e il Papa. Ma anche oggi è importante farci Chiesa per poter incontrare il Santo Padre e dimostrargli che la Chiesa di oggi, a livello mondiale e quindi anche quella del Cile, è unita al proprio pastore, a Papa Benedetto, ai suoi vescovi e ai suoi sacerdoti. La Gmg sarà un incontro meraviglioso nel quale riscoprire e dire più forte il nostro “sì” al Signore, il nostro “sì” alla nostra Madre Chiesa.

    D. - Che cosa ti piacerebbe dire al Papa?

    R. - La verdad es que yo me siento tan feliz…
    La verità è che sono felicissima di far parte dei milioni di giovani che incontreranno il Papa a Madrid. Cristo è vivo in noi: questa è la cosa più importante di questa festa. Daremo voce al fatto che i giovani di oggi credono in Dio nonostante tutto e che Cristo è vivo in noi. (mg)

    Sempre a Roma Paolo Ondarza ha raccolto le voci di alcuni giovani di Taiwan che parteciperanno alla Gmg di Madrid:

    R. - (Parole in cinese)
    Mi sono preparata pregando molto, per ricevere tutta la benedizione e la grazia che caratterizzano le giornata di Madrid.

    D. - Come vivono la fede i giovani a Taiwan?

    R. - (Parole in cinese)
    Taiwan è un Paese per la maggior parte non cattolico e quindi per i giovani cattolici è molto difficile capire cosa vuol dire veramente la fede. Molti giovani non vivono la fede in modo profondo, perché spesso la cultura pagana prende il sopravvento.

    D. - Che cosa ti piacerebbe dire al Papa?

    R. - (Parole in cinese)
    Se mi fosse data la grazia di parlare al Papa gli chiederei di venire a Taiwan. E’ vero, a Taiwan il cattolicesimo è una piccolissima realtà, ma una visita del Papa aiuterebbe quella piccola comunità cattolica ad avere una fede più forte. (mg)

    A pochi giorni dalla Giornata mondiale della Gioventù, gli scout accolgono con gioia il messaggio di Benedetto XVI. Aiutare i giovani a compiere delle scelte consapevoli per la vita è anche loro compito. Ne ha parlato, al microfono di Giorgia Innocenti, Jean Paul Liegi, dell’Agesci:

    R. – Abbiamo accolto con vera gioia questo messaggio del Papa perché ritengo che in più punti il Papa ci aiuti a riflettere, ad approfondire anche, quello che è lo specifico del modo in cui lo scoutismo aiuta i giovani a vivere la fede. Ci sono un paio di punti che io ritengo molto vicini a quello che lo scoutismo vive. Mi piace ricordare soprattutto quando il Papa ci invita a vivere un’esperienza, chiamando i giovani alla Gmg a Madrid. Lui la definisce, all’inizio del messaggio, “un’esperienza decisiva per la vita”: questo lo ritengo molto significativo perché tutto il metodo educativo dello scoutismo è fondato proprio sull’invito rivolto ai giovani a vivere esperienze significative e ad essere poi capaci di rileggerle, per far sì che queste esperienze diventino davvero formative e punti di riferimento importanti nella vita.

    D. – Come si diventa testimoni del Vangelo tra gli Scout?

    R. – Quello che cerchiamo davvero di proporre nella nostra relazione educativa è orientare i giovani a fare delle scelte. C’è un momento importante nella vita scout, che conclude il percorso educativo, che chiamiamo “partenza”. E’ il momento in cui i giovani, dopo aver condiviso tante esperienze – da bambini, da ragazzi, da giovani – con i compagni di avventura scelgono personalmente di aderire fortemente ad alcune scelte, che sono innanzitutto la scelta di fede nell’adesione a Gesù, poi la scelta di servizio nell’impegno politico nel senso ampio della parola, cioè del condividere il servizio al bene comune della società. Allora, credo che sia importante innanzitutto questa sottolineatura della necessità di avere punti fermi per le scelte, perché saranno questi punti fermi che orienteranno il cammino dei giovani verso le scelte che dovranno – in modo maturo – fare proprie, e sarà questo poi che permetterà loro di vivere una testimonianza concreta.

    D. – Un augurio per gli altri giovani che parteciperanno alla Gmg …

    R. – Scoprire la bellezza degli incontri autentici. Il Santo Padre lo ripete continuamente: scoprire davvero la fede innanzitutto come un incontro, un incontro con Gesù Cristo. Io auguro a tutti i giovani che vivranno questa esperienza di viverla davvero come un incontro autentico con il nostro Maestro, che è Gesù, e poi con tutti coloro che nella gioia della condivisione di questi giorni aiuteranno i giovani a rinsaldare la loro fede. (gf)

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    Sinodo Chiesa Maronita, assenso del Papa ad elezioni canoniche

    ◊   Benedetto XVI, in conformità al can. 185 § 1 del CCEO (Codice dei Canoni delle Chiese Orientali), ha concesso il suo assenso alla elezione canonicamente fatta dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Patriarcale Maronita di mons. Hanna Alwan, finora prelato uditore al Tribunale della Rota Romana, a vescovo di Curia, assegnandogli la sede titolare di Sarepta dei Maroniti; del reverendo corepiscopo Camille Zaidan, finora protosincello dell’Arcieparchia d’Antélias dei Maroniti, a vescovo di Curia, assegnandogli la sede titolare di Tolemaide di Fenicia dei Maroniti, in seguito alle dimissioni presentate al medesimo Sinodo da mons. Roland Aboujaoudé, vescovo titolare di Arca di Fenicia dei Maroniti, e da mons. Samir Mazloum, vescovo titolare di Callinico dei Maroniti, a norma del can. 210 §§1-2 del CCEO.

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    Congresso delle Università cattoliche ad Avila. Mons. Fisichella: ritrovare l'unità del sapere

    ◊   “Che questo incontro aiuti le Università cattoliche a lavorare sempre più unite per il bene della Spagna e del mondo, affinché crescano non solo i beni materiali ma anche la spiritualità di ogni Paese”: così il cardinale Zenon Grocholewski, prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ha aperto ieri ad Avila, il I Congresso mondiale delle Università cattoliche sul tema “Identità e missione nell’ Università cattolica”, promosso dall’Università di Santa Teresa del Jesus nella cittadina spagnola. L’incontro, che si concluderà domani, vede la presenza di oltre di oltre 500 partecipanti provenienti da 40 Paesi dei cinque continenti, e vuole mettere in luce la capacità degli atenei di collaborare all’opera evangelizzatrice della Chiesa. Marina Tomarro ha intervistato l’arcivescovo Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la nuova Evangelizzazione, tra i relatori della tre giorni:

    R. - L’università, soprattutto l’Università cattolica, fa nuova evangelizzazione nel momento in cui si inserisce all’interno delle mutazioni culturali, quando è capace di essere veramente università e di essere fedele anche alla propria identità. Ciò significa rilevanza dei fenomeni culturali; significa interpretazione di questi fenomeni; ma, nello stesso tempo, significa anche capacità di saperli orientare con un pensiero forte. Oggi noi viviamo in una situazione, purtroppo, di frammentarietà della cultura e dobbiamo fare in modo tale che soprattutto l’università e le nostre università siano un centro di pensiero per superare la frammentarietà e ritrovare l’unità del sapere, che è la condizione necessaria per riportare - soprattutto le nuove generazioni - ad una responsabilità nei confronti di se stesse e nei confronti anche della società.

    D. - Ma oggi, secondo lei, qual è il ruolo degli atenei cattolici nel mondo universitario attuale?

    R. - Io credo che debbano qualificarsi soprattutto per quella che è la capacità dell’Università cattolica di accogliere ogni singola persona come veramente una persona: quindi la capacità di un accompagnamento, la capacità - che in una parola vorrei sintetizzare - di umanizzazione. L’Università cattolica deve qualificarsi non soltanto per la forte professionalità a cui prepara i propri studenti, ma - insieme con questo, con una solida formazione che parte dai fondamenti dell’umano - esprimere la forza della nostra fede. (mg)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Spalancatevi porte, entra la Madre del Re: in prima pagina, Manuel Nin sull’omelia di Giacomo di Sarug per la Dormizione di Maria.

    In cultura, sulla solennità dell’Assunta, i contributi di Inos Biffi, Marco Agostini e Giovanni Carrù.


    Sul precipizio della routine recuperiamo la persona: la relazione di Alejandro Llano al congresso mondiale delle università cattoliche in corso ad Avila.


    In rilievo, nell’informazione internazionale, la situazione in Somalia.

    L’accoglienza segno di contraddizione: nell’informazione vaticana, intervista di Gianluca Biccini al vescovo Joseph Kalathiparambil, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

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    Oggi in Primo Piano



    Varato il decreto anti-crisi. Berlusconi: atto necessario. Protestano opposizione ed enti locali

    ◊   Via libera ieri sera dal Consiglio dei Ministri alla super-manovra di pareggio che aggiunge 45 miliardi ai circa 47 dell’intervento di luglio. Non sarà chiesta la fiducia, ha precisato oggi il ministro dell’Economia Tremonti. Per Berlusconi è stato un atto compiuto con il "cuore grondante di sangue" ma reso necessario dall'attuale crisi economica globale. Bocciatura secca della manovra da parte delle opposizioni e degli amministratori degli Enti locali. Il servizio è di Francesca Sabatinelli:

    Alla fine, la manovra è arrivata. In extremis, il governo italiano, pressato dalla Banca Centrale Europea, dice sì al decreto aggiuntivo per 45,5 miliardi di euro, 20 nel 2012, altri 25.5 nel 2013. Tagli e tasse che piovono sugli italiani a poche ore dalla pausa di ferragosto, ma che – aveva spiegato ieri sera il ministro Tremonti – permetteranno di arrivare al pareggio di bilancio nel 2013. Si procederà, tra i vari punti, con tagli ai ministeri, agli Enti locali, con tasse più alte sulle rendite finanziare, con il contributo di solidarietà a partire dai redditi oltre i 90mila, che peserà sui dipendenti del privato e sugli autonomi, con la lotta all’evasione, con l’aumento delle accise sui tabacchi, con l’attuazione della riforma assistenziale e di quella fiscale. Nel dettaglio: innalzamento delle pensioni a 65 anni delle lavoratrici private anticipato dal 2020 al 2016, aumento della quota Irpef per i lavoratori autonomi, per i dipendenti pubblici a rischio la tredicesima, mentre il Tfr verrà pagato con due anni di ritardo. Intervento sui costi della politica con un taglio di oltre 50mila poltrone, via 36 province al di sotto dei 300 mila abitanti e accorpamento dei comuni con meno di mille abitanti. La necessità di intervenire con una manovra aggiuntiva - ha ripetuto oggi in conferenza stampa il ministro Tremonti - è stata un’accelerazione drammatica della crisi degli ultimi giorni che - ha specificato - non riguarda solo l’Italia. Se ci fossero gli eurobond - ha proseguito - non saremmo arrivati ad oggi. Molto, ha proseguito, dipenderà dal vertice franco-tedesco della prossima settimana. Forti le critiche dalle opposizioni: per il segretario Pd Bersani si tratta di una “manovra iniqua e inadeguata che non risponde ai problemi”. Bocciatura anche da Udc, Fli e Api, e rabbia degli amministratori locali, governatori e sindaci anche della maggioranza, che si rivoltano contro i tagli.

    Per un commento, Francesca Sabatinelli ha intervistato l’economista Alberto Quadrio Curzio:

    R. – Si tratta di misure certamente molto pesanti, che pare siano state richieste esplicitamente dalla Banca centrale europea e anche dalla Banca d’Italia: queste misure dovrebbero portarci al pareggio di bilancio nel 2013 e in tal caso noi saremmo - insieme alla Germania - gli unici due Paesi che arrivino così presto al pareggio di bilancio. Ciò detto, naturalmente i sacrifici ci sono, non sono piccoli, rimangono alcuni grandi problemi strutturali del Paese che si spera vorranno poi essere risolti col passare del tempo.

    D. – Professore, chi è più penalizzato?

    R. – Bisognerà vedere esattamente le cifre, quelle della ragioneria generale. Diciamo che gli oneri sono relativamente distribuiti; tuttavia bisogna vedere se poi, al di là degli oneri, ci sono misure che per adesso devo ancora studiare, circa il rilancio della crescita e in particolare i profili occupazionali. Non mi convince molto quella misura relativa alla liberalizzazione del mercato del lavoro, perché non vorrei che questo significasse un aumento di precarietà.

    D. – Secondo lei, quanto vale il fatto che ci siano stati questi grandi ed importanti tagli agli enti locali?

    R. – Io credo che questo intervento sia stato pressoché imposto dall’opinione pubblica, o comunque dall’opinione pubblica che si esprime attraverso la stampa; si tratta poi di vedere se questa stampa riflette esattamente l’opinione pubblica. In ogni caso, la soppressione di 36 province porterà ad un risparmio nel medio e lungo termine, ma sarà un’operazione molto costosa e a sua volta molto dolorosa. Talune province vanno certamente soppresse; altre non si possono computare solo in base alla popolazione, perché ci sono province che hanno territori enormi e la popolazione, per quanto non eccessiva, dev’essere tuttavia presidiata da un ente pubblico. Per quanto riguarda, invece, gli accorpamenti dei comuni, questi mi convincono di più.

    D. – Resta il fatto che non si registrano riduzioni di parlamentari, tantomeno di privilegi …

    R. – Credo che, quantunque la riduzione del numero dei parlamentari non possa ovviamente andare in esecuzione se non con una prossima legislatura e con adeguate modifiche di leggi costituzionali o para-costituzionali, sarebbe stato un segno molto, molto importante. Tutto ciò non c’è: denota una maggiore cautela quando si tratta di politica e di parlamentari … (gf)

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    La Tunisia verso il voto di ottobre tra sfiducia e tensioni

    ◊   La Tunisia si prepara alle prossime elezioni che, inizialmente previste a luglio, sono slittate al 23 ottobre prossimo per motivi organizzativi. Si tratta di un momento importantissimo per il processo istituzionale che si è aperto dopo l’uscita di scena del presidente Ben Ali che, dopo una serie di proteste popolari in diverse città, il 14 gennaio scorso è fuggito in esilio a Jedda in Arabia Saudita. La fase di transizione non è semplice. Basti pensare che solo poco più di 3 milioni di persone si sono iscritte nelle liste elettorali su 7 milioni di aventi diritto al voto, come spiega, nell’intervista di Fausta Speranza, Cristiano Tinazzi, giornalista free lance che ha seguito in Tunisia i mesi di ribaltamento del potere:

    R. - C’è molta disillusione: da gennaio ad oggi la Tunisia è caratterizzata da una forte crisi economica e il turismo, che rappresenta una delle fonti principali di sostentamento del Paese, si è ridotto del 50 per cento a causa anche della guerra in Libia, del problema dei profughi, dei migranti e anche a causa di una certa disinformazione sul Paese. C’è una forte crisi economica soprattutto nel Sud, dove in molte città in particolare nella zona di confine, che vivevano di economia clandestina con la Libia, ha subito forti ripercussioni. Ripercussioni che, peraltro, adesso si stanno modificando: è ripreso un traffico illegale di beni di prima necessità verso la Libia e conseguentemente nella zona di Djerba e in altre zone del Paese non si riesce a trovare acqua minerale, zucchero, pane ed altri beni di prima necessità. Ci sono anche altre tensioni di tipo sociale, soprattutto nel centro e nel centro-sud del Paese: sono riemersi fenomeni tribali, che erano ormai scomparsi da 200 anni. E’ una situazione in divenire e tutti aspetteranno di vedere cosa succederà. Il problema è che c’è una certa disaffezione: è stata fatta sì la rivoluzione, ma probabilmente la gente non è molto convinta del processo democratico in atto che si sta svolgendo, anche se a fatica si sta andando avanti rispetto ad altri Paesi. Per tutto questo, quindi, c’è stata questa bassa affluenza nelle iscrizioni.

    D. - In altri Paesi - se ne parla molto per l’Egitto per esempio - c’è la paura del fondamentalismo: in Tunisia questa paura si sente?

    R. - E’ ancora difficile da valutare. Diciamo che il partito che ha più possibilità anche di avere un buon risultato alle elezioni è quello di H'nada, che fino alla caduta di Ben Alì era esule in Inghilterra. H'nada sta facendo un lavoro molto importante, soprattutto nel sud del Paese che è quello più povero, con le organizzazioni religiose, utilizzando come base le moschee, aiutando le fasce sociali più povere, distribuendo servizi gratuiti e facendo anche delle cose che riscontrano un certo successo: hanno, per esempio, sostenuto una serie di matrimoni collettivi, pagando e spesando tutto quanto c'era da pagare per questi matrimoni, con finanziamenti soprattutto che provengono dall’estero. Per questo è stata recentemente fatta una legge che vieta finanziamenti ai partiti dall’estero e questo ha creato grossi problemi anche all’interno… Si sta muovendo come si sono mosse anche altre organizzazioni. H'nada ha due facce: una presentabile, stile partito musulmano moderno, tipo quello che può essere quello di Erdogan in Turchia; ma, dall’altra parte, c’è una base più radicale, che ha vicinanza con il wuabinismo saudita.

    D. - Le donne, in tutto questo, come stanno vivendo? subito dopo la rivoluzione avevano il timore di perdere anche quei diritti civili che nella Tunisia di Ben Alì - con tutti i problemi che c’erano - erano garantiti dalla legislazione...

    R. - Le donne potevano contare su una legislazione che non aveva pari nel mondo arabo riguardo ai loro diritti. Adesso ci sono state proteste, perché le donne vorrebbero avere ancora di più: stanno lottando per avere soprattutto l’uguaglianza tra uomo e donna. Ci sono, però, questi partiti e questi movimenti che vorrebbero invece limitare il ruolo delle donne: lo stesso H'nada sta facendo delle proposte in questo senso, dando addirittura delle pensioni alle donne affinché non vadano a lavorare. Quindi, un ritorno un po’ al passato che probabilmente a Tunisi non attaccherà, se non nei quartieri poveri. Tunisi è una capitale di largo respiro, che guarda spesso ad Occidente. In altre zone, soprattutto per effetto della crisi economica, della situazione sociale e degli scontri sociali, che ancora si verificano - spesso ci sono blocchi stradali improvvisati, sono sorti altri sindacati che non si rifanno più al sindacato unico presente sotto Ben Alì - le donne hanno paura che i loro diritti potrebbero essere ridimensionati. (mg)

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    Allarme colera nei campi profughi del Corno d'Africa

    ◊   Continua a rimanere gravissima la situazione umanitaria in tutta la regione del Corno d’Africa, colpita da una carestia senza precedenti. Epicentro della tragedia resta comunque la Somalia, già devastata da una infinita guerra civile e per gran parte nelle mani degli integralisti islamici di al Shabab. Alla carestia e alle migliaia di morti che ha provocato, si aggiunge ora l’emergenza sanitaria per l’epidemia di colera che ha iniziato a dilagare nei compi profughi. L'allarme è stato lanciato dall'Organizzazione Mondiale della sanità. Sulla situazione degli aiuti umanitari Stefano Leszczynski ha intervistato Sandro De Luca, responsabile per i progetti Africa del Ong CISP (Comitato Internazionale per lo sviluppo dei Popoli):

    R. - La macchina, con tutte le sue lentezze e difficoltà, si sta mettendo in movimento, soprattutto la macchina legata ai grandi Stati e al sistema delle Nazioni Unite. Indubbiamente il conflitto in Somalia rende molto complesso e difficile l’intervento a prescindere - diciamo - della volontà dei singoli attori. In altri casi, come il caso dei Paesi della regione, come il Kenya o come l’Etiopia, c’è una certa resistenza ad accettare il fatto che ci siano aree del Paese colpite dalla carestia: questo, in qualche modo, contrasta con l’immagine di Paesi che stanno sperimentando - per esempio - tassi di crescita molto importanti negli ultimi anni.

    D. - Quando parliamo dell’intera area colpita dalla carestia, esattamente di quale estensione territoriale e di densità di popolazione stiamo parlando?

    R. - Parliamo di un’area molto, molto vasta perché prende tutto il nord del Kenya, una parte importante dell’est dell’Etiopia e poi tutta la Somalia centromeridionale.

    D. - Gli aiuti, per quanto siete riusciti a sapere, arrivano o - come talvolta accade - restano ostaggi di potentati locali?

    R. - Gli aiuti stanno cominciando ad arrivare: con difficoltà, perché ci sono difficoltà di accesso in molte aree. Ci sono, ad esempio, difficoltà di accesso all’aiuto internazionale in vaste aree del centro sud della Somalia e questo proprio per ragioni legate al conflitto. C’è da dire che i mercati e quindi la disponibilità di cibo sui mercati - almeno di alcune tipologie di cibo - è piuttosto buona nella Somalia meridionale. Il problema è che ovviamente sfollati che arrivano da zone di conflitto o che sono scappati dalla carestia non hanno alcuna possibilità di acquistare cibo nei mercati, ma il cibo è presente nei mercati. Per cui quello che si sta cercando è una integrazione alle classiche distribuzioni di cibo trasportate su grossi convogli, con altri strumenti alternativi che supportano l’accesso al mercato delle famiglie con casi di malnutrizione o in gravissima difficoltà.

    D. - Quando parliamo di masse di profughi che si spostano, di che cifre stiamo parlando?

    R. - Per esempio nella sola Mogadiscio, si parla - con tutto il beneficio d’inventario per la difficoltà di raccogliere dati - di almeno 100 mila profughi arrivati negli ultimi mesi e di quantità di persone di circa un migliaio in arrivo ogni giorno. (mg)

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    Siria: raid dell'esercito a Latakia. Le preoccupazioni della comunità cristiana

    ◊   Sempre delicata la situazione in Siria, dopo l’ennesimo venerdì di protesta costato la vita a decine di civili. Stamattina i mezzi blindati dell’esercito sono entrati nella città portuale di Latakia, dove hanno aperto il fuoco contro una manifestazione anti-governativa. Fonti umanitarie riferiscono di rastrellamenti in corso casa per casa. Nuove offensive delle forze di Damasco si segnalano anche nella città di Qusayr. In questo clima di tensione "è urgente" preoccuparsi anche di quello che potrebbe essere il destino delle comunità cristiane in Siria ma anche in tutti gli altri Paesi del Medio Oriente: è quanto spiega padre Paul Karam, direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Libano raggiunto telefonicamente a Beirut da Francesca Sabatinelli:

    R. – Se il problema del conflitto arabo–israeliano e del conflitto israelo–palestinese non verrà risolto, non potremo mai prevedere una vera pace e una pace di giustizia, e la zona sarà sempre disturbata. Noi siamo preoccupati soprattutto per i cristiani che sono in tutti questi Paesi, e dove rappresentano la minoranza. Noi crediamo nella libertà e nella democrazia, ad oggi il Libano è l’unico Paese in tutta questa zona con un regime democratico e vorremmo che anche gli altri Paesi arabi adottino lo stesso regime. Per esempio: l’Arabia Saudita non ha una democrazia, e allora perché nessuno della Comunità internazionale chiede la democrazia in Arabia Saudita? Motivi politici, economici ...

    D. – Ciò che sta accadendo in Siria nasce comunque da una spinta interna dei siriani, che chiedono e vogliono le riforme…

    R. – Sicuro, ogni popolo ha il diritto di aspirare alla libertà, di avere uno spirito di democrazia, noi vogliamo la libertà, ma dietro queste riforme cosa c’è? Se ci fosse una vera uguaglianza tra tutti i Paesi, allora potremmo procedere con una tavola rotonda e discutere, veramente sulla libertà politica, la libertà religiosa e anche sui diritti umani che devono essere rispettati.

    D. – Il regime di Bashar al Assad sembra ormai sempre più isolato. A suo giudizio, se dovesse cadere, quale scenario potrebbe aprirsi?

    R. – C’è sempre il rischio di ripetere lo stesso scenario dell’Iraq, e tutti i Paesi possono ben vederlo. Hanno cacciato Saddam Hussein e dopo, soprattutto per le comunità cristiane, siamo stati testimoni di una grande emorragia, di emigrazione verso tutto il mondo. Non voglio dire che il regime sia buono o meno, non è il mio compito ma, ripeto ancora che se ci dovranno essere delle riforme dovranno essere delle riforme per tutti i Paesi. Noi crediamo alla libertà, crediamo alle riforme, vogliamo queste due cose, ma senza gli interessi politici ed economici che i grandi Paesi utilizzano ai danni della gente debole. Il popolo cristiano è un popolo che crede nella speranza. Chiedo a tutti di pregare perché ci sia una vera speranza di pace in questa zona del Medio Oriente. Non può esistere più un Medio Oriente che sta sotto un vulcano, il Medio Oriente ha il diritto ad avere un clima di pace. (ma)

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    Celebrazioni per il 50.mo anniversario della costruzione del Muro di Berlino: la testimonianza di mons. Weider

    ◊   Giorno di commemorazione oggi in Germania per il 50.mo anniversario della costruzione del Muro di Berlino: era il 13 agosto del 1961 quando la città si svegliò divisa in due. Un Muro che sarebbe rimasto in piedi per 28 anni, fino al 9 novembre del 1989, causando almeno 136 vittime. Il presidente tedesco Christian Wulff ha sottolineato, nell’occasione, che il ricordo di quell’ingiustizia ci ammonisce a non lasciare soli coloro che combattono per la libertà e la democrazia. E anche il cancelliere Angela Merkel ha affermato che il dolore che questa vicenda ha inflitto a milioni di persone ci esorta a impegnarci in favore di quanti vedono calpestati oggi i propri diritti. Ma ascoltiamo la testimonianza di chi ha vissuto quella drammatica giornata: è mons. Wolfgang Weider, già vescovo ausiliare di Berlino, al microfono del collega Paul Hasel, della Münchner Kirchenradio:

    R. – Es war Sonntag. Der Pfarrer war in Urlaub; ich war Kaplan …
    Era di domenica. Il parroco era in vacanza; io ero cappellano in una chiesa a Berlino Est. Arrivarono in chiesa delle ragazze: piangevano, ma non riuscivano a dire nulla perché i loro ragazzi erano a Berlino Ovest e loro non riuscivano più ad andare dall’altra parte. Di fronte alla chiesa c’era un posto di polizia: gli agenti ci controllavano e si stupivano del fatto che tanta gente venisse in chiesa.

    D. – In quei giorni, le è capitato di pensare che il Muro sarebbe rimasto in piedi per quasi 30 anni?

    R. – Ja, das haben wir eigentlich damals gedacht. Wir kannten die Kommunisten …
    Sì, è proprio questo che pensavamo. Conoscevamo i comunisti e sapevamo che quelli non si sarebbero mai arresi. Mio fratello, che era fuggito a Berlino Ovest, riuscì a farmi arrivare un nastro registrato nel quale diceva: “Penso che non ci vedremo mai più!”. Eravamo molto pessimisti. Un giorno riuscii ad andare a Berlino Ovest, in qualità di cappellano, per andare a trovare dei malati e ho rivisto mio fratello affacciato alla finestra di casa: ci guardavamo, ma era proibito fare segnali, chiamare o salutare con le mani perché c’erano le guardie con i fucili. Ci siamo guardati a lungo, in silenzio e con tanta tristezza, perché pensavamo che non saremmo mai più riusciti ad incontrarci.

    D. – A 50 anni di distanza dalla costruzione del Muro di Berlino prova sentimenti di rabbia o riesce a perdonare?

    R. – Vergeben? Natürlich kann ich das! Es hat uns natürlich sehr tief betroffen …
    Perdonare? Certo che posso perdonare! E’ vero, ci sono stati grandi lutti: la separazione delle famiglie, i morti ed anche il diverso sviluppo tra Est ed Ovest, differenze visibili anche nelle chiese anche se continuavano ad appartenere formalmente ad una sola diocesi. Ma se i comunisti tedeschi non avessero costruito il Muro, tutta la popolazione sarebbe fuggita e loro sarebbero stati messi sotto pressione dai russi, perché dipendevano dai sovietici. Quindi, se volevano sopravvivere, non avevano altra scelta. Il fatto che poi abbiano gestito la situazione in maniera così brutale, sparando alla gente, ecco, questo è mostruoso, questo è veramente un crimine. Ma noi avevamo perso la guerra e loro dipendevano dai russi …

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 20.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù sembra indifferente di fronte al dolore di una madre, una cananea, che chiede la guarigione della figlia tormentata da un demonio. La donna, per nulla intimorita dal rifiuto iniziale del Signore, continua ad insistere nella sua preghiera senza stancarsi. Gesù, alla fine, esclama:

    «Donna, grande è la tua fede! Avvenga per te come desideri». E da quell’istante sua figlia fu guarita.

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Che coraggio ha questa povera donna cananea! Umiliata dall’indifferenza palese e da una frase dura di Gesù, non si rassegna ad essere esclusa dalla sua attenzione: gli basta essere anche solo come i cagnolini che mangiano delle briciole sotto la tavola. Sa di non appartenere alle persone privilegiate, ma gli basta un attimo di attenzione, purché la sua figlia sia guarita. Amore di mamma che non conosce ostacoli, però ancor più fede allo stato puro: nonostante sia non ebrea, mostra un’audacia nella sua implorazione che perfino Gesù ne è sorpreso. “Donna, grande è la tua fede!”, esclama il Maestro, facendola diventare icona meravigliosa per sempre. Fede come dono e cammino per tutti è il messaggio comune delle tre letture di questa domenica: non ci sono confini alla fede, la benevolenza di Dio si estende a tutti i popoli. Lo canta Isaia oggi in una pagina di vero universalismo, lo ribadisce Paolo che si sente chiamato proprio ad essere “Apostolo delle Genti”. Si tratta di un diritto di diffondere ovunque il Vangelo, ma anche di un’accoglienza da esercitare per riconoscere la fede espressa in modo originale da chi appartiene ad altre tradizioni. Non siamo né i padroni né i controllori del Vangelo: ma solo i servitori di Dio che vuole benedire tutti i popoli, e da tutti essere riconosciuto.

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    Chiesa e Società



    Chiesa brasiliana: aiuti al Corno d’Africa e appello per una riforma del sistema politico

    ◊   L’attuazione delle Direttive generali dell’azione evangelizzatrice della Chiesa in Brasile (Dgae), il lancio di una campagna di solidarietà per le popolazioni del Corno d’Africa colpite dalla carestia, gli aiuti della Chiesa brasiliana ad Haiti, la riforma del sistema politico brasiliano e i rapporti tra etica e politica oggi in Brasile. Sono stati questi i punti all’ordine del giorno della riunione del Consiglio pastorale della Conferenza episcopale brasiliana (Consep) conclusasi giovedì a Brasilia dopo tre giorni di lavori. Gran parte della riunione è stata dedicata alla discussione del Dgae. In particolare, i vescovi hanno fissato il calendario per la preparazione del piano pastorale del Segretariato della Cnbb per il prossimo quadriennio. La Consep ha poi deciso di lanciare a breve una colletta a favore del Corno d’Africa, affidando il coordinamento degli aiuti alla Caritas brasiliana. La riunione ha quindi fatto il punto sugli aiuti forniti dalla Chiesa brasiliana ad Haiti colpita dal terribile terremoto del 2010. Dallo scorso settembre sull’isola è attivo un gruppo di religiose brasiliane per sopperire agli ancora grandi bisogni della popolazione haitiana. Altro tema affrontato durante i lavori è stata la riforma generale del sistema politico brasiliano che sta per essere approvata dalla Camera e che l’Episcopato segue con grande attenzione. I vescovi hanno ascoltato in proposito la relazione di una parlamentare che ne ha illustrato gli obiettivi. E a proposito di politica, al termine della riunione i vescovi brasiliani hanno approvato una nota intitolata “Etica e trasparenza” in cui esprimono grande preoccupazione per la corruzione dilagante nell’amministrazione pubblica del Paese e richiamano all’esigenza di una maggiore trasparenza. Se le istituzioni statali sono solide – rileva la nota - è necessario migliorare il funzionamento della democrazia brasiliana “attraverso un’amministrazione trasparente e una profonda riforma politica”. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Allo studio in Egitto una modifica del codice penale per tutelare la comunità copta

    ◊   L’Egitto sta studiando una modifica del codice penale con l’obiettivo di eliminare le discriminazioni e di tutelare la minoranza copta. Secondo quanto riportato dall’Osservatore Romano, nell’emendamento proposto — pubblicato sulla pagina Facebook del Governo transitorio — ogni forma di discriminazione viene considerata un reato da punire con almeno tre mesi di carcere e una multa. Per discriminazione viene intesa «ogni azione, o assenza di azione, che porta a una distinzione tra persone o gruppi di persone in base al genere, all’origine, alla lingua, alla religione o alla credenza». In Egitto le minoranze e le attiviste per i diritti delle donne denunciano da tempo discriminazioni. Nel caso dei cristiani, l’attuale normativa prevede che essi debbano ottenere un permesso delle massime autorità statali per erigere un luogo di culto, condizione che non è richiesta ai musulmani. Il Governo, al riguardo, sta esaminando un altro testo per facilitare la costruzione di nuove chiese.

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    Cinque Paesi dell’Africa australe creano un’area comune di sviluppo sostenibile

    ◊   Diventa sempre più concreta la creazione di un'area ecologicamente protetta nella regione transfrontaliera Kavango Zambesi (Kaza-ATFC). Come riferisce il giornale angolano “Apostolado”, ripreso da Fides, si tratta di un'iniziativa di sviluppo sostenibile che comprende cinque Paesi africani e permetterà il collegamento di 14 aree di importanza internazionale. Con una lunghezza di 278.000 chilometri quadrati, l’area interessa Angola, Botswana, Namibia, Zambia e Zimbabwe. Secondo un rapporto della Direzione Nazionale angolana della Biodiversità, il progetto mira a stabilire una zona di conservazione naturale transfrontaliera e di destinazione internazionale per l'eco-turismo nelle regioni del bacino idrografico dei fiumi Kavango e Zambesi. Il progetto è attualmente sottoposto all'esame dei 5 Stati. Il trattato sarà firmato entro la fine dell'anno. Secondo il documento sono già stati istituiti i diversi gruppi tecnici relativi alle questioni della conservazione ambientale, delle comunità locali, della difesa e sicurezza, delle comunicazioni e del turismo. Tra gli altri obiettivi, il progetto mira anche a conservare la biodiversità, a ripartire i benefici delle risorse naturali, a permettere lo sviluppo sostenibile delle comunità locali e l'eco-turismo. In Angola, il progetto concerne la provincia di Kubango, nel sud-est e comprende sei aree ambientali, due riserve parziali (Luiana e Mavinga) e quattro zone di caccia pubbliche (Mucusso, Long-Mavinga) e Luengo Luiana) . Queste aree occupano una superficie di circa 87 000 chilometri quadrati.

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    Anno Kolbiano: iniziative in Polonia e in Italia a 70 anni dal martirio di San Massimiliano Kolbe

    ◊   Un triduo di celebrazioni in onore di San Massimiliano Kolbe si tiene in Polonia, da oggi al 15 agosto, in alcuni luoghi legati alla vita o all’opera del presbitero francescano, missionario, fondatore della Milizia dell’Immacolata, editore della stampa cattolica, a 70 anni dal Martirio avvenuto il 14 agosto 1941 nel lager di Auschwitz. La ricorrenza è al centro dello Speciale “Anno Kolbiano” proclamato dal Senato della Repubblica Polacca e dai Ministri Provinciali dell’Ordine dei Frati Minori Conventuali in Polonia. Le iniziative si sono aperte oggi ad Harmęże, presso il Centro di San Massimiliano, con una Santa Messa e una sessione scientifica dal titolo “San Massimiliano – Salvare l’umanità”, ospitata nel Centro della Cultura di Oświęcim. Ad aprire i lavori il Ministro generale dei Frati Minori Conventuali, padre Marco Tasca, e padre Zdzislaw Kijas al quale è affidato il coordinamento di una tavola rotonda con interventi del padre francescano statunitense James McCurry, dell’eurodeputata Erminia Mazzoni e di Marek Jurek, storico ed ex-presidente del Parlamento polacco; a concludere Raffaella Aguzzini, presidente internazionale della Milizia dell’Immacolata. A segnare il culmine delle celebrazioni è la liturgia eucaristica di domani presso il Museo Statale di Auschwitz-Birkenau presieduta dal cardianle Stanislaw Dziwisz e concelebrata da vescovi tedeschi e polacchi, insieme al padre Tasca. Nel contesto della celebrazione è previsto un appello per la pace nel mondo da parte dei partecipanti. San Massimiliano è patrono della Diocesi di Bielsko-Żywiec - nel cui territorio si trova Oswiecim-Auschwitz - diocesi che celebra la festa patronale nel giorno del Transito del Santo. Il triduo si concluderà il 15 agosto, solennità dell’Assunzione della Beata Vergine Maria, presso il Convento francescano di Niepokalanów, la “cittadella dell’Immacolata”, centro di evangelizzazione e di attività editoriali fondato da padre Kolbe nel 1927. Dopo la visita alle strutture del complesso, il cardinale Kazimierz Nycz, arcivescovo di Varsavia, presiederà una solenne Santa Messa nella Basilica del Convento, che sarà concelebrata dal padre Marco Tasca e dai Ministri provinciali delle Province Francescane in Polonia. Nel contesto dell’Anno Kolbiano, si tiene questa sera a San Benedetto del Tronto (Marche), una Veglia di preghiera dedicata a San Massimiliano Kolbe, presieduta da mons. Gervasio Gestori, vescovo di San Benedetto del Tronto-Ripatransone-Montalto. Nella circostanza verrà inaugurata una statua del Martire, opera dello scultore Primo Angellotti, nella Piazza intitolata al Santo dove si tiene la Veglia. Nel contesto dell’Anno Kolbiano, la città picena, sede di una Comunità della Milizia dell’Immacolata, ha organizzato una serie di iniziative spirituali e culturali, che si concluderà il 3 settembre prossimo con la 20.ma Marcia Mariana presso il Santuario di S. Maria delle Grazie in Monteprandone. (A cura di Marina Vitalini)

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    Le reliquie di Santa Teresa di Lisieux, Patrona delle Missioni, arrivano in Perù

    ◊   Nel contesto delle celebrazioni dei 100 anni di presenza in Perù (1911-2011) dell'Ordine delle Carmelitane Scalze e su iniziativa di tutta la famiglia carmelitana si ha dato la notizia della visita delle reliquie di Santa Teresa di Lisieux. Per le celebrazioni, questa visita avrà un titolo: "In missione per il Perù", e si svolgerà dal 30 agosto al 30 novembre. Questa iniziativa accolta dal Rettore della Basilica Teresiana di Lisieux ha avuto una risposta rapida con la totale disponibilità dell’invio dell'urna contenente le reliquie della santa, evento per la prima volta in Perù, paese con presenza missionaria e con il tempo per un pellegrinaggio per buona parte del paese andino. L'arrivo dell'urna con le reliquie di Santa Teresina del Bambino Gesù, è previsto presso l'aeroporto internazionale Jorge Chavez nella capitale peruviana il Martedì, 30 agosto alle 18:00 e rimarrà in questo paese fino al 30 novembre, quando farà ritorno in Francia. Subito dopo l'arrivo, intraprenderà un grande pellegrinaggio in tutto il Perù, visitando le comunità del sud a settembre, quelle del centro del paese in ottobre e quelle al nord nel mese di novembre. Durante il percorso visiterà le comunità carmelitane, monasteri, gli Istituti di Vita Consacrata e le parrocchie nelle giurisdizioni ecclesiastiche di Abancay, Arequipa, Ayacucho, Callao, Carabayllo, Chiclayo, Chimbote, Chosica, Chuquibamba, Cusco, Huacho, Huancayo, Huancavelica, Ica, Lima, Lurin, Piura, Trujillo, Puno, Tacna, Moquegua e Yauyos. Come si legge nella nota inviata all'Agenzia Fides, "Con le sue reliquie, Teresa è presente: la sua persona, la sua spiritualità, il suo amore per la Chiesa, il suo messaggio spirituale. Attraverso questa visita si cerca che fare conoscere e riscoprire il Vangelo vivo della sua dottrina, fondata sull'amore e sulla fiducia”.

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    Francia: 150mila pellegrini a Parigi per festeggiare la Solennità dell’Assunta

    ◊   L’Arcidiocesi e la città di Parigi accolgono il 14 e 15 agosto circa 150mila fedeli, pellegrini e visitatori venuti dal mondo intero per celebrare Maria Santissima nella solennità liturgica della sua Assunzione al cielo. A presiedere il Rito Eucaristico solenne e la liturgia delle Ore, nelle Cattedrale di Notre-Dame, insieme agli altri momenti di preghiera, saranno quest’anno il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi e presidente della Pontificia Commissione per l’America Latina e mons. Eric de Moulins-Beaufort, vescovo ausiliare di Parigi. All’origine delle speciali processioni di questi due giorni nel cuore della città è il voto formulato nel 1637 da Re di Francia Luigi XIII, che volle consacrare il suo regno alla Vergine ed istituire processioni in ogni parrocchia di Francia nella giornata del 15 agosto, per chiedere all’intercessione di Maria la grazia di un erede. Nel 1638, l’anno successivo, nasceva il futuro Luigi XIV, evento che conferì un’importanza ancora maggiore alle festività mariane di metà agosto. Nella serata di domani, una processione fluviale sulla Senna, intorno alle isole “de la Cité” e di “Saint-Louis”, riunirà circa cinquemila fedeli distribuiti in dodici battelli alla presenza della statua della Vergine Maria offerta dal Re Carlo X il 15 agosto 1826; durante il pellegrinaggio sarà recitato il Santo Rosario meditato con l’accompagnamento di canti mariani. La giornata di lunedì 15 sarà scandita dalle liturgie della Solennità e caratterizzata dalla processione pomeridiana lungo le strade delle due isole fluviali, al termine della quale i fedeli si riuniranno nella Cattedrale di Notre-Dame per la celebrazione dell’Eucaristia, trasmessa in diretta dal canale televisivo cattolico KTO. (M.V.)

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    Gmg. I giovani albanesi in viaggio per Madrid

    ◊   Anche i giovani dell’Albania partecipano alla Gmg di Madrid. In più di 150 sono partiti ieri con gli autobus: da Scutari attraverseranno Montenegro, Croazia, Italia, Francia per arrivare in Spagna. Il tragitto, uguale anche al ritorno, sarà l’occasione per trasformare il viaggio in un vero e proprio pellegrinaggio che non si limita solo a Madrid. I giovani visiteranno e pregheranno nei Santuari che trovano sulla strada per Madrid, tra i quali Lourdes. Un secondo gruppo, di 80 persone, è partito oggi con il traghetto, da Durazzo a Bari, per proseguire con gli autobus attraverso l’Italia e la Francia sino in Spagna. Un gruppo di 40 persone, da cinque diocesi, partirà da Tirana via aerea, direttamente a Madrid, lunedì, 15 agosto. Con loro parte anche il responsabile della Chiesa Cattolica albanese per i giovani della Gmg, il vescovo di Lezha, mons. Ottavio Vitale. Le partenze differenziate si sono rese necessarie per il costo elevato del viaggio in aereo (600 euro a persona), ma come dimostra la partenza massiccia di ieri, la maggior parte dei giovani ha preferito ampliare l’itinerario per visitare anche altri posti e luoghi di culto, in modo da approfittare al massimo dall’esperienza spirituale che si accingono a vivere. Da segnalare, la mancanza dei giovani del Kosovo che non sono potuti venire non solo per i costi elevati del viaggio, ma anche perché non hanno potuto ottenere i visti necessari per andare in Spagna (A cura di Klaudia Bumci, del Programma Albanese della Radio Vaticana)

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    Alla Gmg di Madrid anche una delegazione del Consiglio mondiale delle Chiese

    ◊   Alla Gmg di Madrid parteciperà anche il Consiglio ecumenico delle Chiese (Coe/Wcc) con una delegazione della sua sezione giovanile, la Echo Commission on Youth in the Ecumenical Movement. La delegazione è stata invitata dall’International Young Catholic Students (IYCS), il movimento internazionale dei giovani studenti cattolici. Ne fanno parte la brasiliana Diana Fernandes Dos Santos, il danese Mikael Giødesen e Nikos Kosmidis dalla Grecia. I tre delegati parteciperanno a un tavolo di discussione organizzato in collaborazione con la spagnola Juventud Estudiante Catolica (Jec) e l’International Movement of Catholic Students (Imcs) Pax Romana sul tema “I giovani e la ricerca dell’unità dei cristiani”. Il delegato greco sarà inoltre tra i 50 giovani che accompagneranno Benedetto XVI durante la veglia di preghiera con i giovani all’aerodromo Cuatros Vietos, sabato 20 agosto. (L.Z.)

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    24 Ore nel Mondo



    Crisi economica: Obama lancia un nuovo appello all’unità tra democratici e repubblicani

    ◊   Le divisioni politiche tra democratici e repubblicani stanno danneggiando l'economia Usa e serve un compromesso per far ripartire l'occupazione. Lo sostiene il presidente Barack Obama nel suo settimanale discorso radiofonico del sabato. Ieri, Obama ha incontrato gli imprenditori a porte chiuse prima di trascorrere un periodo di vacanza con la famiglia, che ha già innescato polemiche. Nell’occasione il capo della Casa Bianca ha garantito maggiore sostegno alle imprese e ha detto che le piccole e medie aziende devono essere coinvolte nella ricerca di una soluzione alla crisi.

    Gran Bretagna
    Sembra tornata sotto controllo la situazione in Gran Bretagna rispetto a sabato scorso quando nel sobborgo settentrionale londinese di Tottenham scoppiarono i primi scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, propagatisi poi ad altre località del Paese. Oggi si è appreso che, nonostante i disordini, andrà avanti la riforma della polizia, decisa dal governo britannico. Il servizio di Giada Aquilino:

    L’esecutivo del premier britannico David Cameron fa i conti con la crisi economica e, nell'ambito del programma di austerità, decide di portare avanti la riforma della polizia, con la conseguente riduzione degli organici. Nonostante l'ondata di guerriglia urbana che ha percorso l'Inghilterra nei giorni scorsi, con un bilancio di 5 vittime e 1.745 arresti in diverse città del Paese, il ministro delle Finanze britannico, George Osborne, ha ribadito che la riforma va avanti. Il piano del governo prevede un taglio di due miliardi di sterline dal budget della polizia, che si stima comporterà la perdita di 30 mila posti di lavoro. Per Osborne, comunque, il riassetto delle forze di sicurezza ''prevede di aumentare la presenza della polizia nelle comunità''. Gli agenti intanto proseguono le indagini sulle violenze di questa settimana. In particolare, si cerca di far luce sulla morte di Trevor Ellis, un 26enne ferito a morte con un colpo d'arma da fuoco, lunedì notte a sud di Londra. Per l’omicidio sono stati arrestati due giovani.

    Immigrazione-Lampedusa
    Giornata di arrivi di immigrati sulle coste dell’Isola di Lampedusa. Un barcone con 320 persone a bordo è stato avvistato a mezzo miglio dalla terraferma. Secondo le prime informazioni del gruppo fanno parte 35 donne e 11 minori. Intanto, una seconda imbarcazione si trova a largo, ancora in acque maltesi. Dai rilievi dei mezzi aerei della Guardia Costiera sul natante ci sarebbero circa 100 persone.

    Libia
    In Libia prosegue l’avanzata dei ribelli che hanno conquistato la parte residenziale della città di Brega, nonostante il regime continui a smentire la notizia. Tripoli, inoltre, ha definito “inaccettabili” le parole del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon sulla missione della Nato nel Paese. Per gli uomini di Gheddafi, l’Alleanza Atlantica è la sola responsabile delle morte dei civili in Libia. Ieri, infine, un rappresentante del Consiglio nazionale di transizione ha riaperto l’ambasciata libica a Washington.

    Bahrein
    In Bahrein il principale gruppo di opposizione sciita ha fatto sapere che boicotterà le elezioni legislative parziali in programma il prossimo 24 settembre. Il portavoce del movimento ha spiegato che si chiede una “Camera dei deputati che goda di piene prerogative e di circoscrizioni elettorali eque”. La tornata servirà per sostituire i 18 deputati che si sono dimessi in protesta contro la violenta repressione dei manifestanti.

    Gaza-Hamas
    In Medio Oriente, Hamas ha annunciato un compromesso con l’Agenzia statunitense per la cooperazione allo sviluppo (Usaid) che consente la prosecuzione dei finanziamenti dei progetti umanitari nella Striscia di Gaza. Ieri, nonostante le critiche del presidente palestinese Abu Mazen, i vertici di Hamas avevano dichiarato lo stop delle attività chiedendo il controllo dei bilanci delle Ong partner dei programmi finanziati dalla struttura statunitense. Il raggiungimento dell’intesa odierna è stato possibile grazie alla mediazione dell’Onu.

    Pakistan
    In Pakistan, a Rawalpindi, una corte marziale militare ha condannato a morte un ex militare accusato di aver ideato l’attacco del 2009 contro il quartier generale dell’esercito. L’episodio si concluse con la morte di dieci soldati e 9 talebani. Intanto a Lahore, nell’est del Paese, un cittadino americano è stato rapito nella sua residenza. Si tratterebbe di un cooperante nelle zone tribali al confine con l’Afghanistan. La polizia, che conduce le indagini a stretto contatto con le autorità americane, ha precisato che il sequestro è avvenuto stanotte ad opera di un gruppo armato composto da otto persone.

    Afghanistan
    Ancora sangue in Afghanistan. Cinque persone di una stessa famiglia sono morte quando il pulmino su cui stavano viaggiando è saltato in aria su un ordigno artigianale collocato sul ciglio della strada. E’ successo nella zona della provincia meridionale di Helmand, il mezzo si stava dirigendo verso Lashkar Gah. A bordo c’erano due uomini e tre donne.

    Videoconferenza Obama-Karzai
    Sicurezza e processo di riconciliazione in Afghanistan al centro della riunione in video conferenza tra il presidente afghano Karzai e quello statunitense Obama avvenuta ieri sera. Il colloquio è servito a fare il punto sulla situazione in vista della transizione dei poteri nel Paese prevista per il 2014. Inoltre si è discusso delle modalità per avviare una cooperazione strategica a lungo termine tra i due Paesi. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 225

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    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    Segreteria di redazione: Gloria Fontana, Mara Gentili, Anna Poce e Beatrice Filibeck, con la collaborazione di Vera Viselli e Miriam Ayele.