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Sommario del 06/08/2011

Il Papa e la Santa Sede

  • Festa della Trasfigurazione. Il Papa: ascoltare Gesù nei piccoli e nei poveri
  • Il Papa nomina mons. Bruno Musarò nuovo nunzio a Cuba
  • Mons. Salvador Piñeiro García-Calderón nominato arcivescovo di Ayacucho
  • Il nunzio a Damasco: dolore per lo spargimento di sangue, preoccupazione per le comunità cristiane
  • Santuario di Oropa: il cardinale Bertone presenta il significato della Gmg
  • 10 giorni alla Gmg di Madrid. Don Mirilli: un’occasione di nuova evangelizzazione
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Somalia: attacco agli aiuti umanitari. Mons. Bertin: tregua di tre mesi per portare cibo ai civili
  • Declassato per la prima volta il rating degli Stati Uniti. La Cina a Washington: agire subito
  • Anniversario di Hiroshima. Il premier Naoto Kan: il Giappone non deve dipendere dall'energia nucleare
  • Nuovi sbarchi a Lampedusa: proseguono le polemiche sul mancato soccorso a un barcone d'immigrati
  • Il Movimento per la Vita: i dati sul calo degli aborti non prendono in considerazione la pillola del giorno dopo
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • Chiesa dell’Orissa favorevole alla riapertura dell’inchiesta su un omicidio all’origine dei pogrom anticristiani
  • Pakistan, la Caritas ricostruisce 500 abitazioni per le vittime delle alluvioni
  • Preoccupazione delle Chiese in Liberia per la situazione politica nel Paese
  • Caritas Colombia: terra e dignità per le vittime del conflitto
  • Uruguay: il 21 agosto la Chiesa celebra la Giornata nazionale della catechesi
  • Stati Uniti, collaborazione ecumenica per la rinascita di New Orleans
  • Dichiarazione del Cec nell’anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki
  • Migliaia di giovani del Magis al Santuario di Loyola in cammino verso la Gmg
  • Gmg, saranno oltre mille i giovani provenienti dalla Romania
  • Saranno circa 1.200 i giovani svizzeri presenti a Madrid per la Gmg
  • Brasile, messaggio della Pastorale giovanile per la Gmg di Madrid
  • Giornata nazionale della gioventù in Bielorussia
  • Diocesi di Lamezia Terme: per la visita del Papa, piena sinergia tra Chiesa e istituzioni
  • In Kenya, seminario sulla pianificazione naturale della famiglia
  • 24 Ore nel Mondo

  • Afghanistan. I Talebani rivendicano l'abbattimento di un elicottero: morti oltre 30 militari Usa
  • Il Papa e la Santa Sede



    Festa della Trasfigurazione. Il Papa: ascoltare Gesù nei piccoli e nei poveri

    ◊   Oggi la Chiesa celebra la Festa della Trasfigurazione del Signore. Un evento – ha affermato Benedetto XVI – che ci ricorda come "le gioie seminate da Dio nella vita" non siano "punti di arrivo", ma "luci che Egli ci dona nel pellegrinaggio terreno", perché solo Gesù sia "il criterio che guida la nostra esistenza". Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Sul Tabor, Pietro, Giacomo e Giovanni contemplano la gloria del Figlio di Dio, pregustano un pezzetto di Paradiso. “Si tratta in genere di brevi esperienze – afferma il Papa - che Dio a volte concede, specialmente in vista di dure prove”:

    “A nessuno, però, è dato di vivere ‘sul Tabor’ mentre si è su questa terra. L'esistenza umana infatti è un cammino di fede e, come tale, procede più nella penombra che in piena luce, non senza momenti di oscurità e anche di buio fitto. Finché siamo quaggiù, il nostro rapporto con Dio avviene più nell'ascolto che nella visione; e la stessa contemplazione si attua, per così dire, ad occhi chiusi, grazie alla luce interiore accesa in noi dalla Parola di Dio". (Angelus, 12 marzo 2006)

    Pietro vorrebbe restare a lungo sul Tabor. Ma la strada che indica Gesù è un’altra:

    "Qui è il punto cruciale: la trasfigurazione è anticipo della risurrezione, ma questa presuppone la morte. Gesù manifesta agli Apostoli la sua gloria, perché abbiano la forza di affrontare lo scandalo della croce, e comprendano che occorre passare attraverso molte tribolazioni per giungere al Regno di Dio”. (Angelus, 17 febbraio 2008)

    Ma cos’è la trasfigurazione di Gesù?

    “La Trasfigurazione non è un cambiamento di Gesù, ma è la rivelazione della sua divinità, l’intima compenetrazione del suo essere con Dio, che diventa pura luce. Nel suo essere uno con il Padre, Gesù stesso è Luce da Luce”. (Angelus, 20 marzo 2011)

    Dall’alto della nube luminosa la voce del Padre invita ad ascoltare il Figlio. Ascoltarlo per mettere in pratica quello che dice:

    “Ascoltare Cristo, come Maria. Ascoltarlo nella sua Parola, custodita nella Sacra Scrittura. Ascoltarlo negli eventi stessi della nostra vita cercando di leggere in essi i messaggi della Provvidenza. Ascoltarlo, infine, nei fratelli, specialmente nei piccoli e nei poveri, in cui Gesù stesso domanda il nostro amore concreto. Ascoltare Cristo e ubbidire alla sua voce: è questa la via maestra, l'unica, che conduce alla pienezza della gioia e dell'amore”. (Angelus, 12 marzo 2006)

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    Il Papa nomina mons. Bruno Musarò nuovo nunzio a Cuba

    ◊   Il Papa ha nominato nunzio apostolico a Cuba mons. Bruno Musarò, arcivescovo tit. di Abari, finora nunzio in Perú. Il presule, nato 63 anni fa ad Andrano, nell'arcidiocesi di Otranto, in Puglia, e ordinato sacerdote a 22 anni, è entrato nel servizio diplomatico della Santa Sede nel 1977, lavorando nelle rappresentanze pontificie di Corea, Italia, Repubblica Centroafricana, Panama, Bangladesh e Spagna. Consacrato vescovo a 46 anni, è stato nominato nunzio apostolico a Panama, e poi in Madagascar, Mauritius e nelle Seychelles e delegato apostolico nelle Isole Comore e a La Réunion. Dal 2004 ha guidato la nunziatura in Guatemala e dal 2009 quella del Perù. Mons. Musarò succede all’arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, nominato dal Papa, nel maggio scorso, nuovo sostituto per gli Affari Generali della Segreteria di Stato.

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    Mons. Salvador Piñeiro García-Calderón nominato arcivescovo di Ayacucho

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Ayacucho (Perú), presentata da mons. Luis Abilio Sebastiani Aguirre, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Salvador Piñeiro García-Calderón, ordinario militare. Mons. Salvador Piñeiro García-Calderón è nato a Lima il 27 gennaio 1949. Ha compiuto gli studi filosofici e teologici nel Seminario arcivescovile di Santo Toribio e nella Facoltà di Teologia di Lima, conseguendo la Licenza in Sacra Teologia. È stato ordinato sacerdote il 6 maggio 1973 e incardinato nell’arcidiocesi di Lima. Dopo l’ordinazione sacerdotale ha esercitato il suo ministero sempre nell’arcidiocesi, ricoprendo i seguenti incarichi: vicario parrocchiale; professore di Filosofia e di Teologia nella Facoltà Pontificia di Lima e nella Scuola di Catechesi; parroco in tre parrocchie; vicario per la pastorale; vicario generale; rettore del Seminario Maggiore; vicario episcopale. Il 21 luglio 2001 è stato nominato ordinario militare, ed ha ricevuto la consacrazione episcopale il 2 settembre successivo.

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    Il nunzio a Damasco: dolore per lo spargimento di sangue, preoccupazione per le comunità cristiane

    ◊   Nuovo bilancio delle manifestazioni antigovernative di ieri in Siria. Le forze di sicurezza avrebbero ucciso almeno 24 persone. A riferirlo fonti umanitarie, all’indomani della condanna delle violenze ai danni del popolo siriano, espressa all’unanimità da Stati Uniti, Germania e Francia; un coro di sdegno a cui si vanno ad aggiungere anche le monarchie del Golfo. E intanto gli oppositori si sono dati appuntamento domani a Idlib. Il servizio di Salvatore Sabatino:

    Il Ramadan non ha fermato la repressione. In molti speravano in uno stop delle violenze, soprattutto i manifestanti; gli stessi che invece restano attoniti di fronte allo spargimento di sangue che anche ieri, primo venerdì di preghiera del mese sacro per l’islam, non ha risparmiato nessuna delle città ribelli. La più colpita è sempre Hama, attorno a cui – secondo testimoni – sarebbero schierati oltre 250 carri armati inviati dal presidente per placare la rivolta. Per la prima volta in questa città, ieri gli 'shabiha', le milizie paramilitari fedeli al regime, hanno impedito ai fedeli di entrare nelle moschee per celebrare la preghiera del venerdì. Il tutto in un buio spettrale, perché da giorni è stata staccata l’elettricità. Ma ora gli occhi sono tutti puntati su Idlib, nel nord del Paese, che domani ospiterà il primo grande sciopero generale indetto dagli insorti. Anche qui si teme un bagno di sangue. Sul fronte internazionale, invece, ci sono state conversazioni telefoniche separate, ma convergenti nella serata di ieri del presidente Usa, Barack Obama, con il cancelliere tedesco, Angela Merkel, e con l'omologo francese, Nicolas Sarkozy. I tre leader hanno espresso di comune accordo una dura condanna nei confronti del regime per la sua "violenza indiscriminata contro il popolo siriano". Ed una presa di distanza giunge anche dalle monarchie del Golfo, che per la prima volta in modo unanime, hanno invocato "la fine dello spargimento di sangue", invitando Damasco ad avviare ''riforme serie''.

    Dolore e apprensione per lo spargimento di sangue in Siria viene espresso dal nunzio apostolico in Siria, mons. Mario Zenari. “Preoccupa – ha detto – anche la situazione della piccola comunità cristiana”. Ascoltiamolo al microfono di Paolo Ondarza:

    R. – Purtroppo, questo mese di Ramadan, che per i musulmani è un mese così particolare – di preghiera, di digiuno – sta trasformandosi in un mese di dolore e ancora di spargimento di sangue. E’ una cosa molto dolorosa, molto triste per tutti. Io ricordo l’appello che il Santo Padre ha lanciato il 15 maggio scorso all’Angelus affinché cessi lo spargimento di sangue. Questa è la prima urgenza. Fa molto male in uno dei giorni più belli per i nostri amici musulmani, il venerdì del Ramadan, vedere ancora questo spargimento di sangue, non potere andare alla preghiera con tutta la serenità, con tutta la calma.

    D. – Nel Paese c’è difficoltà di movimento? C’è difficoltà nello spostarsi?

    R. – Come lei sa uno dei compiti più importanti del rappresentante pontificio è quello di visitare le comunità cristiane e cattoliche: le nostre comunità sono piccole, sono sperdute, sono sparse. E fino a qualche mese fa ho avuto questa bella occasione di visitarle tutte. Naturalmente adesso in certi luoghi la prudenza esige che non ci si muova.

    D. – Come vive la piccola comunità cristiana, che rappresenta circa il 10 per cento della popolazione in Siria?

    R. – Si calcola più o meno che siano tra l’8 e il 10 per cento. Purtroppo, devo dire che c’è un crescendo di preoccupazione tra i cristiani circa il loro futuro. Devo dire che finora la Siria è stata un modello di convivenza tra le differenti religioni e in questo senso era anche un esempio in questa regione. Finora dura ancora, ma c’è questo sentimento tra tanti nostri cristiani che quest’atmosfera possa essere intaccata con quanto sta succedendo. Sarebbe veramente un guaio se venisse intaccata quest’atmosfera di dialogo e di buone relazioni tra le differenti religioni, che è esistita qui in Siria. (ap)

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    Santuario di Oropa: il cardinale Bertone presenta il significato della Gmg

    ◊   «Madrid non sarà un’esperienza come le altre. La Giornata mondiale della gioventù non è mai una semplice esperienza di massa, come i grandi raduni sportivi o musicali che vediamo spesso in televisione. Vi è qualcosa di profondamente diverso e bello». È un vero e proprio manuale spirituale, con tanto di istruzioni per l’uso, quello che il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha consegnato oggi ai tantissimi giovani della diocesi di Ivrea che hanno partecipato al pellegrinaggio notturno al Santuario piemontese della Madonna di Oropa, e culminato proprio con il mandato per la Giornata di Madrid che si svolgerà dal 16 al 21 agosto. Una riflessione – riferisce L’Osservatore Romano - che da Oropa viene idealmente affidata a ogni giovane che sta per raggiungere la capitale spagnola. È proprio ai giovani, con le loro famiglie e gli educatori, che il cardinale Bertone si è rivolto direttamente nell’omelia, suggerendo le coordinate per non perdere un’occasione così forte di maturazione e crescita. «Vi state preparando da tempo a vivere un’esperienza speciale: la Giornata mondiale della gioventù di Madrid. Alcuni di voi già hanno partecipato ad altre Gmg, come l’ultima a Sydney in Australia. Per molti altri, invece, quella di Madrid sarà la prima occasione di incontrarsi con una moltitudine di ragazzi e giovani di tutti i continenti, le lingue, le culture». Infatti, «non sarà un ritrovarsi da soli, tanti individui gli uni accanto agli altri, come spettatori di un grande evento. Saremo invece tutti insieme uniti al Papa, guida e segno visibile della comunione nella Chiesa. E Papa Benedetto non ci rivolgerà un semplice discorso come tanti altri, con uno sfondo sociale o politico. Il Papa vi parlerà, ci parlerà di Gesù e ci donerà la sua presenza, attraverso il Sacramento dell’Eucaristia. Ci indicherà la persona vivente di Gesù, ci chiamerà a stare con Lui, ad essere suoi amici e ci mostrerà la strada buona da seguire sul nostro cammino di vita per contribuire a trasformare il mondo».

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    10 giorni alla Gmg di Madrid. Don Mirilli: un’occasione di nuova evangelizzazione

    ◊   A dieci giorni dall’inizio della Giornata mondiale della gioventù di Madrid, cresce la trepidazione tra i giovani di tutto il mondo che si stanno preparando al grande raduno e all'incontro con Benedetto XVI. Particolarmente nutrita sarà la presenza nella capitale spagnola dei giovani romani, con 7 mila adesioni. Alessandro Gisotti ha chiesto al responsabile della pastorale giovanile della diocesi di Roma, don Maurizio Mirilli, di raccontare come questi ragazzi stanno vivendo l’attesa:

    R. – Si stanno preparando con un’attesa gioiosa, che sempre contraddistingue i giovani prima della partenza per la Giornata mondiale della gioventù.

    D. – C’è grande fermento, c’è grande fervore...

    R. – Sì. C’è grande fermento e anche tanto lavoro per i preparativi – almeno per quanto ci riguarda – perché la diocesi di Roma, grazie a Dio, porterà circa 7 mila giovani. Lavoriamo con gioia e con tanto entusiasmo proprio perché percepiamo questo fervore e questo desiderio di vivere un’esperienza unica, di fede, di preghiera e anche di fraternità a Madrid.

    D. – Sappiamo quanto il Papa abbia a cuore la nuova evangelizzazione. Questa Gmg, nella capitale di un Paese di antica tradizione cristiana com’è la Spagna, può essere anche una tappa importante di questa nuova sfida per la Chiesa?

    R. – Credo proprio di sì. La Gmg è stata voluta da Giovanni Paolo II - è lui che ha inventato il termine “nuova evangelizzazione” - proprio come primo strumento operativo di questa nuova evangelizzazione. Quindi ogni volta che si realizza questo incontro mondiale dei giovani, c’è il cuore pulsante dei giovani che vivono già un’esperienza parrocchiale o di movimento o di gruppo, ma c’è anche questa dimensione missionaria che permette di avvicinare e di raggiungere quei ragazzi che un po’ gravitano intorno all’esperienza ecclesiale, che magari sono un po’ lontani o che a volte sono anche contrari alla vita della Chiesa. Tutte le esperienze passate lo dimostrano: molti giovani si avvicinano alla Chiesa proprio attraverso questa esperienza della Giornata mondiale della gioventù.

    D. – All’ultima udienza generale, Benedetto XVI ha invitato i fedeli a leggere la Bibbia in questo periodo di riposo estivo: un’esortazione che, in qualche modo, si può rivolgere anche ai giovani in partenza per Madrid?

    R. – Certamente. Non a caso sono stati preparati vademecum con le letture e la liturgia di ogni giorno per tutto il periodo che staremo a Madrid. Anche noi che viaggeremo in nave, vivremo la nostra "Gmg romana" e vivremo giornate intense non solo di fraternità, ma anche di preghiera, di meditazione della Parola di Dio, di catechesi. Questo periodo sarà anche – come dire – un periodo di riposo, anche se nella fatica fisica: riposo dal punto di vista spirituale, perché permetterà ai giovani di avere più tempo da dedicare anche alla Parola di Dio, alla Lectio Divina.

    D. – Questa Gmg è anche importante perché a novembre, a Roma, si terrà il Convegno nazionale di pastorale giovanile…

    R. – Certamente, partendo proprio dai frutti di questa Giornata mondiale della gioventù si stabilirà anche una sorta di agenda nel prossimo Convegno. Ne discuteremo, faremo una verifica e cercheremo di capire quale direzione prendere per il lavoro pastorale con i giovani. Bisogna mettersi in ascolto, bisogna mettersi molto in ascolto dei giovani e dei loro bisogni e cercare di capire, partendo anche da queste opportunità come la Gmg. Abbiamo la possibilità di ascoltare e di capire fino in fondo di che cosa hanno bisogno loro e di cosa ha bisogno anche la nuova evangelizzazione e quindi la pastorale giovanile, la nuova pastorale giovanile. (mg)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In cammino con tutta la Chiesa verso Madrid: l'omelia del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ai giovani della diocesi di Ivrea che hanno partecipato al pellegrinaggio notturno al santuario piemontese della Madonna di Oropa.

    Nel servizio internazionale, in primo piano l'economia: Standard&Poor's declassa il rating degli Stati Uniti.

    Capo Verde sceglie il presidente: un articolo di Alicia Lopes Araujo sui principali candidati nelle elezioni.

    Quella facciata spoglia è una testimonianza: Antonio Paolucci, direttore dei Musei Vaticani, interviene nel dibattito sulla basilica di San Lorenzo a Firenze.

    Solo chi non ha pregiudizi è disponibile a stupirsi: Vittorio Sgarbi, il curatore del Padiglione italiano alla Biennale di Venezia, risponde alle critiche.

    Quando la teologia lancia la sua sfida: Enrico dal Covolo sulla necessità di una nuova sintesi del pensiero.

    Fossili architettonici: Silvia Guidi sullo jubè di Sant’Andrea «in flumine» a Ponzano Romano.

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    Oggi in Primo Piano



    Somalia: attacco agli aiuti umanitari. Mons. Bertin: tregua di tre mesi per portare cibo ai civili

    ◊   In una Somalia devastata dalla siccità e in piena crisi umanitaria, la situazione politica sembra essere ad una probabile svolta. I miliziani islamisti di Al-Shabaab, hanno abbandonato questa notte le loro postazioni a Mogadiscio. Si spera così che il governo, sostenuto dalla comunità internazionale e protetto dalle forze dell’Unione Africana, garantisca una maggiore efficienza nella problematica gestione degli aiuti alimentari. Il serivizio di Michele Raviart.

    “Mogadiscio è stata liberata e presto lo sarà anche il resto del Paese”. Così il presidente somalo Sharif Sheikg Ahmed ha commentato il ritiro delle milizie di Al-Shabaab dalla capitale. Le aree abbandonate dai ribelli, che rimangono comunque forti nelle aree centrali e meridionali del Paese, sono state subito occupate dalle truppe del governo,. L’iniziativa di Al-Shabaab, minimizzata da un portavoce dei ribelli, che l’ha definita solo un “cambiamento nella tattica militare”, potrebbe risultare decisiva per una migliore gestione della crisi umanitaria, come spiega al microfono di Thomas Chabolle, mons. Giorgio Bertin, vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio

    “L’iniziativa di per sé è positiva, perché almeno si può venire in aiuto alle persone che sono sfollate e ai circa 100 mila che sarebbero arrivati nella zona di Mogadiscio in questo ultimo anno. Bisognerebbe che tutti si mettessero d’accordo, per almeno tre mesi, di non combattersi per poter rispondere al problema della fame che porta la morte di molte persone”.

    Ieri un convoglio di aiuti alimentari del Programma Alimentare Mondiale è stato assaltato a sud di Mogadiscio, da un gruppo armato non ancora identificato, causando almeno sette vittime. Una tragica conferma delle difficoltà di portare aiuto alle oltre dieci milioni di persone vittime della siccità nel Corno d’Africa. Vichi de Marchi, portavoce italiana del World Food Program.

    “La Somalia è effettivamente forse oggi per noi il luogo più difficile dove operare proprio per numerosissime difficoltà. Ci sono persone che dal sud e da altre zone colpite dalla siccità, zone anche agropastorali, stanno andando verso Mogadiscio. Lì ricevono delle razioni soprattutto i bambini che sono quelli più colpiti, i livelli di malnutrizione sono altissimi, anche del 30% fra i bambini al di sotto dei cinque anni. Poi, c’è il problema dei rifugiati di chi dalla Somalia ad esempio va in Kenia e va in Etiopia e lì, sono campi che stanno letteralmente scoppiando per il numero di persone che ospitano”.

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    Declassato per la prima volta il rating degli Stati Uniti. La Cina a Washington: agire subito

    ◊   L’economia mondiale subisce una nuova bocciatura: l’agenzia di rating “Standard & Poor's” ha declassato gli Stati Uniti che per la prima volta vedono ridurre il proprio livello di affidabilità. Il rating degli Usa è scesso dal livello AAA ad AA+. La Cina, il più grande creditore degli Stati Uniti, e i Paesi emergenti chiedono a Washington un immediato intervento per arginare il debito strutturale. Ma come giudicare il declassamento del rating statunitense e quali ripercussioni può avere questa valutazione? Amedeo Lomonaco lo ha chiesto all’economista Riccardo Moro, docente di Politiche dello sviluppo all’Università di Milano:

    R. – Il giudizio di Standard & Poor's non è completamente chiaro, perché se è costruito sulla base dell’affidabilità politica sembra poco pertinente. Se è costruito sulla base dei fondamentali, i fondamentali degli Stati Uniti in questo momento non è che possano far pensare effettivamente ad un aumento del rischio e a delle difficoltà nella capacità di pagare. Ci si chiede, francamente, quale sia la credibilità e l’affidabilità delle agenzie di rating. Noi abbiamo visto le agenzie di rating dare dei giudizi favorevolissimi a società che, come nel caso di 'Lehman Brother', sono crollate miseramente il giorno dopo. Questo eccesso di severità che abbiamo visto nei mesi scorsi sia nei confronti degli Stati Uniti sia nei confronti di molti Paesi europei, francamente, non sembra completamente giustificato, anche pensando al merito delle valutazioni che sono state fatte.

    D. – Intanto, però, proprio anche in riferimento a queste valutazioni, la Cina - il più grande creditore degli Stati Uniti - chiede a Washington di affrontare il problema del debito. Sta prendendo forma un nuovo e diverso equilibrio economico mondiale?

    R. – Ci si sta chiedendo se le agenzie di rating si rendano conto che le valutazioni non sono mai asettiche, neanche politicamente. Quello che è successo, in queste ore, è effettivamente abbastanza preoccupante: la dichiarazione del governo cinese è una dichiarazione estremamente pesante. E’ vero però che la Cina fa in questo momento la voce grossa perché in realtà ha paura: se gli Stati Uniti vivessero una crisi economica molto pesante, verrebbero fortemente ridotti gli acquisti di prodotti cinesi e la prima a subire le conseguenze di un default americano sarebbe esattamente l’economia cinese. Per cui lo strozzamento dell’economia americana metterebbe certamente in difficoltà la Cina, ma di conseguenza metterebbe in difficoltà l’economia mondiale.

    D. – E sulla scia di Wall Street si è registrata una nuova giornata negativa anche per le borse europee. In Europa la spia è già sul rosso o ci sono ancora concreti spazi di manovra per una ripresa?

    R. – Obiettivamente, se si guarda ai fondamentali, la spia non è sul rosso. Noi vediamo una crescita che non decolla. Non vediamo degli elementi di vulnerabilità pesantissimi. Nonostante questo, le borse vanno giù. Quando le borse vanno giù c’è qualcuno che compra, che esattamente confida su un processo di recupero, che avverrà probabilmente fra non molto, perché queste scommesse si fanno sul breve periodo, non sul lungo periodo. Tutto questo, però, crea un clima di sfiducia che indebolisce le possibilità di ripresa. Noi abbiamo bisogno di una domanda che aumenta, una domanda di beni reali e non una domanda di beni finanziari. Si deve incidere non sulle borse, ma sui mercati reali perché possa esserci più lavoro per tutti. Questo diventa difficile da realizzare, nel momento in cui si fanno continue iniezioni di sfiducia attraverso segnali negativi, come quelli di 'Standard & Poor' oppure delle borse che vanno giù. (ap)

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    Anniversario di Hiroshima. Il premier Naoto Kan: il Giappone non deve dipendere dall'energia nucleare

    ◊   Il Giappone "deve puntare a diventare una società che non dipende dall'energia nucleare". Così il premier nipponico Naoto Kan all’odierna cerimonia per il 66.mo anniversario del bombardamento atomico americano su Hiroshima. Presenti i rappresentanti di 60 Paesi tra i quali gli Stati Uniti. Secondo Kazumi Matsui, sindaco della città distrutta il 6 agosto 1945, dopo il recente disastro alla centrale nucleare di Fukushima la fiducia del popolo giapponese nell'energia nucleare è stata spazzata via. Lo confermano gli slogan pronunciati dagli Hibakusha, ovvero i sopravvissuti di Hiroshima: per la prima volta sugli striscioni oltre al tradizionale no alle armi atomiche campeggiavano scritte contrarie al nucleare civile. Sulla particolarità di questo anniversario Paolo Ondarza ha intervistato Junko Terao, editor per l’Asia del settimanale “Internazionale”.

    R. – Indubbiamente il 6 agosto di quest’anno è un anniversario particolare, perché è il primo anniversario della bomba atomica su Hiroshima che avviene all’indomani di un disastro nucleare. Per la prima volta questo 6 agosto non sarà solo un ricordo di qualcosa di cui in realtà il Giappone non ha più memoria, nel senso che a parte il 6 agosto ad Hiroshima e il 9 agosto a Nagasaki, la memoria dell’atomica è stata via via cancellata, volontariamente anche, da chi scrive la storia ufficiale in Giappone, per seppellire il brutto ricordo di una guerra in cui il Giappone ha avuto grosse responsabilità. Insomma, dopo Fukushima, questi anniversari si riempiono di un nuovo significato.

    D. – Gli ordigni di Hiroshima fecero la metà dei morti nelle prime 24 ore dai bombardamenti, mentre per quanto riguarda gli effetti di Fukushima si dovrà attendere del tempo per capire l’effettiva portata...

    R. – Chiaramente stiamo parlando di due situazioni completamente diverse e anche di gravità molto differenti. Quello che è vero è che il disastro di Fukushima rischia di cambiare il corso della storia del Giappone rispetto alle politiche energetiche. Il premier Kan, già all’indomani dell’incidente, si era espresso in favore di un cambiamento, di una revisione del programma energetico, cosa che ha rifatto adesso in occasione dell’anniversario di Hiroshima. E’ molto dubbio che lui riesca a farlo, perché Kan è un politico, è un primo ministro che arriva ad avere i mesi contati, ha molti nemici, e la politica del governo in generale, la politica delle forze economiche in Giappone, sarà molto difficile che permetta inversioni di rotta.

    D. – C’è, quindi uno scollamento, potremmo dire, tra quella che è la volontà politica anche della classe dirigente, che succederà a Naoto Kan, e la volontà dei giapponesi?

    R. – E’ proprio così. L’opinione pubblica ha sempre assecondato la politica del governo. Adesso, quello che è importante è che l’opinione pubblica per la prima volta si sta risvegliando: con l’esperienza di Fukushima hanno visto che non si possono più fidare come hanno fatto fino adesso e quindi ci sono poche proteste. La coscienza civile, però, si sta risvegliando e per la prima volta i giapponesi dimostrano di voler prendere in mano la situazione.

    D. – Quindi, la voce della società civile potrà quantomeno influire sulle decisioni politiche che non potranno tenere conto solamente delle esigenze puramente economiche...

    R. – E’ difficile dirlo, nel senso che finché non si va alle elezioni, per esempio, la cittadinanza non si può esprimere. Quello che possono fare, però, è far sentire la loro voce e questo sicuramente il governo non potrà ignorarlo. (ap)

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    Nuovi sbarchi a Lampedusa: proseguono le polemiche sul mancato soccorso a un barcone d'immigrati

    ◊   Lampedusa continua ad accogliere immigrati: sono quasi 1200 gli ospiti del centro di accoglienza dell’isola. Dopo i 300 arrivati in nottata, poche ore fa ne sono sbarcati più di 400, tutti provenienti dalle coste africane. Intanto non cessano le polemiche per il presunto mancato soccorso, del 3 agosto scorso, da parte della Nato ad un barcone carico di migranti in fuga dalla Libia; mentre alcuni superstiti raccontano di decine di cadaveri buttati in mare durante la traversata, notizia questa che non ha avuto ancora conferme ufficiali. Camilla Spinelli ha raccolto il commento di don Stefano Nastasi, parroco di Lampedusa.

    R. – E’ vero che arrivano immigrati, perché recuperati a qualche miglio dall’isola: ma la loro presenza diventa un passaggio, un transito. Nell’arco di qualche di giorno, una volta che vengono concluse le procedure di identificazione e gli interventi di carattere sanitario, vengono trasferiti negli altri centri. I numeri, anche se alti, sono contenuti all’interno dei centri di permanenza che ci sono sul territorio dell’isola. Non c’è più un contatto tra la popolazione e gli immigrati che transitano sul territorio.

    D. – La cosa che colpisce è che queste persone scappano dalla guerra per poi trovare la morte in mare…

    R. – Questo rappresenta certamente una contraddizione. Penso che l’unica soluzione possa essere da parte dell’Onu quella di creare un corridoio umanitario, che possa tutelare queste persone, evitandogli quindi la traversata in mare. In questo modo eviteremmo tante vittime.

    D. – Come sta vivendo la Chiesa questa situazione?

    R. – Nei giorni passati, quando sono stati recuperati i 25 corpi degli immigrati, abbiamo celebrato una Messa per ricordarli tutti insieme. Sicuramente cerchiamo di accompagnare tutto questo con la preghiera, ma non nascondiamo – allo stesso tempo – la nostra sofferenza per tutto quello che accade.

    D. – Qual è l’atmosfera nell’isola in questo momento, tanto più che siamo in pieno agosto?

    R. – Lampedusa in questo momento vive una doppia realtà: da un lato si proietta verso quello che è un po’ la fatica dell’estate in merito alla questione turistica, ma – dall’altro lato – non può fare a meno di accogliere chi arriva sul territorio, magari in condizioni precarie. Quello che noi viviamo è certamente un sentimento di inquietudine, di impotenza, perché comprendiamo che si tratta di una questione internazionale, ma per la quale forse non c’è la volontà di risolvere il problema alla radice. (mg)

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    Il Movimento per la Vita: i dati sul calo degli aborti non prendono in considerazione la pillola del giorno dopo

    ◊   Gli aborti in Italia sarebbero in calo: la diminuzione è stata del 2,7 per cento nel 2010 e di oltre il 50 per cento rispetto al picco di 234 mila casi registrato nel 1982. Lo afferma la relazione del ministro della Salute Fazio sulla legge 194, trasmessa in questi giorni al Parlamento. Il rapporto segnala, inoltre, un aumento dei medici obiettori di coscienza. Ma come leggere questi dati? Eugenio Bonanata ne ha parlato con Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita:

    R. - Noi dubitiamo che gli aborti siano diminuiti. Il dato è quello ufficiale - cioè quello riferito dalle Regioni che ricevono i dati dagli ospedali e che li trasmettono al Ministero - ma c’è un aborto nuovo, neppure misurabile, perché talmente oscuro da non poter comunque emergere: ed è quello provocato dalle pillole del giorno dopo, dei cinque giorni dopo… Allora chi calcolerà mai il numero di vite che sono state perdute per questi prodotti? Le confezioni dei due prodotti commercializzati in Italia, di pillole del giorno dopo, sono state 380 mila nel 2010 ed è una menzogna dire che questi farmaci sono contraccettivi, sono in realtà eventualmente abortivi, nel senso che se il concepimento c’è stato impediscono l’annidamento in utero dell’embrione e quindi la prosecuzione della gravidanza.

    D. - Quindi secondo lei questi dati non sono attendibili?

    R. - Sono attendibili, ma bisogna conoscerne il limite. Il limite è che fanno riferimento soltanto agli aborti conoscibili, ma gli aborti inconoscibili non li possono sapere. E purtroppo una valutazione di massima, evidentemente presuntiva, ci dice che gli aborti provocati dalla sola pillola del giorno dopo, anche calcolando il 20% sulle 380 mila confezioni vendute nel 2010, sono circa 70 mila aborti che non vengono calcolati. Però, voglio sperare che ci sia davvero questa diminuzione degli aborti. Questo non è certamente dovuto alla legge, ma è avvenuto nonostante la legge cioè a causa di coloro che si oppongono alla legge e parlano di cultura della vita. La riprova è che nei Paesi che hanno una popolazione simile a quella italiana e leggi simili a quella italiana, come l’Inghilterra, la Francia e la Spagna, gli aborti sono in continua crescita. Penso che il lavoro della Chiesa e un pochino anche il lavoro del Movimento della Vita, sia in termini di assistenza, sia in termini di cultura, finisce per produrre un qualche effetto. Noi non siamo in grado di dire che non si può abortire, però diciamo che la vita è bella, che la vita va rispettata, siamo qui per aiutare e credo che questo abbia portato qualche effetto positivo.

    D. - Cosa dire invece dell’aumento del numero di medici ginecologi, anestesisti, obiettori di coscienza?

    R. - Questo è un dato confortante davvero, che conosciamo bene. Potrei fare nomi e cognomi di medici che dopo anni di pratica dell’aborto hanno fatto obiezione di coscienza perché non ne potevano più di vedere bambini uccisi. Questo ha portato ad una riflessione per cui non solo hanno fatto obiezione, ma alcuni di loro sono diventati dirigenti del Movimento per la Vita.

    D. - Ecco, questa tendenza è particolarmente spiccata al sud…

    R. - Sì, e questo credo sia appunto una conferma della cultura diffusa. Purtroppo il centro e anche il nord, sono aree nelle quali la cultura abortista ha fatto breccia. Noi facemmo anni fa un rapporto, un’indagine Doxa, tenendo conto di vari elementi e verificammo appunto che la cultura abortista è molto più diffusa nel centro Italia, poi nel nord, da ultimo nel sud e questo naturalmente produce i suoi effetti. (ma)

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 19.ma Domenica del Tempo ordinario la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui Gesù, dopo la moltiplicazione dei pani e dei pesci, cammina sulle acque del Lago di Tiberiade di fronte ai discepoli impauriti. Pietro lo segue, ma cominciando ad affondare grida verso il Signore. Gesù lo prende per mano e gli dice:

    «Uomo di poca fede, perché hai dubitato?».

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Gesù oggi si sottrae all’entusiasmo della folla, che ha appena mangiato il pane moltiplicato miracolosamente per la sazietà di tutti, e se ne va sul monte, in solitudine notturna, a intrecciare col Padre dialoghi misteriosi. Ma poi è anche in mezzo alle onde, mentre i suoi discepoli si affannano a lungo da soli per stare a galla. Paura e buio li rendono incapaci di riconoscere Gesù che, verso mattino, viene loro incontro, camminando sulle acque: e gridano impauriti. Pietro, al solito suo, si lancia in una specie di sfida: se davvero è il Maestro, e non un fantasma, allora deve fargli fare la stessa esperienza, camminare sopra le acque. Ma più che aggrapparsi al “vieni!” rassicurante di Gesù, Pietro teme l’agitarsi delle onde e sprofonda. La sua fede non è troppa, ma la mano del Signore è pronta a riprenderlo e metterlo al sicuro. “Uomo di poca fede”, è il dolce rimprovero di Gesù. Che spesso vale anche per noi: perché partiamo di slancio e poi per strada ci lasciamo prendere dalla paura. Come avvenne per Elia, il profeta della prima lettura di oggi, che sull’Oreb c’era arrivato proprio in fuga e non in pellegrinaggio: ma Dio si rivela anche là nel suono di una presenza dolce e sicura. Notte e paura non ci sono risparmiate come credenti: ma la mano del Signore è pronta ad afferrarci e trarci fuori, se lo invochiamo con fiducia.

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    Chiesa e Società



    Chiesa dell’Orissa favorevole alla riapertura dell’inchiesta su un omicidio all’origine dei pogrom anticristiani

    ◊   La Chiesa in Orissa saluta con favore, la decisione dell’Alta Corte dello Stato indiano di riaprire un’inchiesta imparziale sull’assassinio del leader (swami) estremista indù Laxmanananda Saraswati avvenuto tre anni fa nel distretto di Kandhamal. Nonostante fosse stato inizialmente rivendicato dai ribelli maoisti, l’assassinio era stato attribuito dai fondamentalisti indù ai cristiani, scatenando i sanguinosi pogrom dell’estate 2008. Per l’omicidio sono stati citati in giudizio 14 persone. Giovedì la notizia della riapertura delle indagini decisa dalla suprema corte dell’Orissa. Una decisione giudicata positivamente dalla Chiesa locale. “Siamo per la verità e vogliamo un’inchiesta che chiarisca i fatti. I veri colpevoli devono essere portati a giudizio”, ha dichiarato all’agenzia Ucan padre Santosh Digal, dell’arcidiocesi di Bhubaneswar, epicentro delle violenze del 2008. Intanto gli estremisti indù insistono nell’accusare le autorità di non avere verificato a fondo le responsabilità della Chiesa che avrebbe avuto intereresse ad eliminare il loro leader per la sua forte opposizione alle cosiddette conversioni forzate. Accuse che padre Dibyasing Parissha, segretario della commissione diocesana giustizia e pace, bolla come “inconsistenti” e “in malafede”. Secondo il sacerdote, queste accuse servono solo come alibi per giustificare la carneficina perpetrata contro i cristiani e un’inchiesta imparziale servirebbe a smascherare le loro vere responsabilità. Le violenze esplose il 24 agosto 2008 hanno lasciato una profonda ferita nella comunità cristiana dell’Orissa. Il bilancio è stato drammatico: seimila case bruciate in 400 villaggi, incluse 296 chiese e altri centri cristiani più piccoli; più di 56mila persone diventate “sfollati interni”. Ancora oggi migliaia di persone devono ancora tornare a casa. Molti hanno definitivamente lasciato Kandhamal per paura, o in cerca di lavoro. Mentre le vittime aspettano ancora giustizia, i cristiani di Kandhamal continuano a subire discriminazioni e soprusi anche dalle autorità del distretto. (A cura di Lisa Zengarini)

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    Pakistan, la Caritas ricostruisce 500 abitazioni per le vittime delle alluvioni

    ◊   Ad un anno di distanza dalle alluvioni che hanno colpito il Pakistan, provocando decine di migliaia di vittime, la Caritas locale ha avviato, nella regione meridionale del Paese, la costruzione di 500 abitazioni, le prime delle 2500 in programma. “È il nostro regalo per la fine del Ramadan”, ha detto il segretario generale dell’associazione, Shamas Shamaun. La prima pietra delle nuove costruzioni è stata posta nel villaggio di Haji Jano Machi, nella provincia di Sindh. Gli abitanti della zona hanno donato agli esponenti della Caritas alcuni scialli lavorati secondo la tradizione locale. “Stiamo fornendo materiale da costruzioni per abitazioni semi-permanenti”, continua Shamaun. “Questo – ha affermato - eviterà questioni relative alla proprietà terriera”, aggiungendo che molte famiglie vivono ancora in baracche danneggiate dalle alluvioni e che una base di cemento è stata pensata per proteggere le abitazioni durante la stagioni dei monsoni. Nel frattempo, le popolazioni locali hanno ricominciato lentamente a coltivare la terra, anche se, dopo le alluvioni, la fertilità della zona è variata completamente. Infine, qualche dato: nell’ultimo anno, la Caritas Pakistan ha supportato oltre 44 mila famiglie, incluse 2900 appartenenti alle minoranze. (I.P.)

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    Preoccupazione delle Chiese in Liberia per la situazione politica nel Paese

    ◊   Una visita ecumenica di solidarietà per sostenere ed incoraggiare le Chiese della Liberia, preoccupate per le tensioni politiche nel Paese. È quanto compiranno, da oggi al 12 agosto, alcuni esponenti del Consiglio ecumenico delle Chiese e della Conferenza delle Chiese di tutta l’Africa. La visita è stata organizzata dal pastore Benjamin Dorme Lartey, segretario generale del Consiglio delle Chiese liberiane. Come rende noto il Consiglio ecumenico delle Chiese in un comunicato, “in vista del referendum costituzionale del 23 agosto e delle elezioni presidenziali e legislative dell’11 ottobre, le Chiese della Liberia esprimono la loro preoccupazione per la situazione politica particolarmente tesa”. Il Paese africano ha vissuto, negli ultimi 30 anni, due guerre civili: la prima dal 1980 al 1995 e la seconda dal 1999 al 2003. “Il gruppo ecumenico – si legge nella nota – incontrerà i responsabili politici ed ecclesiastici del Paese, ed anche le donne ed i giovani, per incoraggiarli a riprendere il cammino verso la riconciliazione”. Nel 2006 il governo liberiano ha istituito una “Commissione per la verità e la riconciliazione” incaricata di fare luce sui crimini commessi durante la guerra civile. Ma “la mancanza di volontà nel mettere in pratica le raccomandazioni della Commissione - afferma il Pastore Lartey - aumenta le divisioni nel Paese”. Il timore principale è che, dopo le elezioni, si possa scatenare una nuova ondata di violenza che “potrebbe causare un’altra guerra civile”. Per questo, il direttore del Programma per l’Africa del Consiglio ecumenico delle Chiese, Nigussu Legesse, ha garantito alla Liberia il sostegno del Consiglio ecumenico delle Chiese ed ha auspicato che la visita ecumenica abbia “un’influenza positiva nel contribuire ad allentare le tensioni”. (I.P.)

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    Caritas Colombia: terra e dignità per le vittime del conflitto

    ◊   Il quinto Congresso nazionale di riconciliazione, organizzato dal 10 al 12 agosto a Bogotá dal Segretariato di pastorale sociale della Caritas colombiana, ha assunto una particolare importanza dopo la promulgazione, il 10 giugno scorso, della legge sulle misure di tutela, assistenza e riparazione integrale delle vittime del conflitto armato interno. Un atto storico — svoltosi alla presenza del presidente e capo del Governo, Juan Manuel Santos, e del segretario generale delle Nazioni Unite, Ban Ki-moon — con il quale lo Stato colombiano si è impegnato, anche se con anni di ritardo, a pagare il suo debito morale e un risarcimento economico, ammettendo, di fatto, l’esistenza del grave conflitto interno alla nazione sudamericana. Con il prossimo Congresso nazionale di riconciliazione, intitolato “Su dignidad, su esperanza, su lugar-Reparación integral y restitución de tierras” e al quale interverranno delegati da quasi tutte le settantasei giurisdizioni ecclesiastiche del Paese, la Chiesa si pone l’obiettivo generale di creare uno spazio di analisi e di riflessione sul riconoscimento delle vittime come attori sociali e politici in grado, forti della propria dignità, di contribuire alla riconciliazione nazionale e alla ricerca di una pace duratura in Colombia. Tre gli argomenti centrali dell’incontro: la riparazione integrale, opportunità di riconciliazione attraverso il riconoscimento della dignità delle vittime; la “giustizia di transizione”, cammino da percorrere per garantire la partecipazione delle vittime alla costruzione della pace; la restituzione delle terre, condizione essenziale per la trasformazione sociale che conduca alla riconciliazione nazionale. Sarà lo stesso arcivescovo di Bogotá, Rubén Salazar Gómez, presidente della Conferenza episcopale colombiana, ad aprire mercoledì 10 il congresso, la cui presentazione generale è affidata a monsignor Héctor Fabio Henao Gavíria, direttore del Segretariato nazionale di pastorale sociale. Interverranno, tra gli altri, rappresentanti delle istituzioni e di organizzazioni internazionali, della società civile e di associazioni delle vittime, oltre naturalmente agli operatori ecclesiali impegnati nella pastorale di riferimento e nelle commissioni diocesane di vita, giustizia e pace. Il Paese sudamericano – ricorda l’Osservatore Romano - è alle prese da decenni con la piaga del narcotraffico, a cui è strettamente legata la guerriglia condotta dalle Forze armate rivoluzionarie della Colombia e dall’Esercito di liberazione nazionale, contro i quali, negli ultimi tempi, lo Stato ha ottenuto importanti successi. Il conflitto armato, cominciato circa mezzo secolo fa, ha provocato centinaia di migliaia tra morti, feriti e desaparecidos, oltre a sei milioni di sfollati. (A.L.)

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    Uruguay: il 21 agosto la Chiesa celebra la Giornata nazionale della catechesi

    ◊   È un versetto del Vangelo di Matteo, “Vadano in Galilea, là mi vedranno” (Mt, 28:10) il tema scelto dalla Chiesa dell’Uruguay per celebrare la Giornata nazionale della catechesi, domenica 21 agosto. Per l’occasione, mons. Orlando Romero, responsabile dell’iniziativa e vescovo emerito di Canelones, ha diffuso un messaggio destinato a tutti i catechisti del Paese. “Questa giornata – scrive il presule – è sempre stata un’occasione per valorizzare e dare risalto alla catechesi come ad un momento specifico del processo complessivo dell’evangelizzazione, il cui obiettivo è l’annuncio della Buona Novella a tutta l’umanità”. “La Galilea – si legge ancora nel messaggio – è il luogo preferito dell’azione evangelizzatrice di Gesù. È un luogo di frontiera, di ideologie diverse, di differenti situazioni religiose e sociali, di fame e sete di trascendenza, di costumi distruttivi, di chiara ricerca di proposte inverosimili…Ma noi in quali “galilee” viviamo e ci muoviamo?”. Di qui, la sottolineatura forte che mons. Romero fa sull’importanza dell’evangelizzazione: “È la missione che identifica la Chiesa stessa – scrive il presule – Essa implica il portare la Buona Novella di Gesù in tutti gli ambiti dell’umanità trasformando radicalmente, attraverso di essa, i criteri di giudizio, i valori fondamentali, i punti di interesse, le linee di pensiero, le fonti ispiratrici e i modelli di vita delle diverse realtà che sono in contrasto con la Parola di Dio e con il disegno di salvezza”. La domanda, allora, è: “Come devono affrontare i catechisti questa sfida, attinente alla loro missione?”. Ponendosi nella sequela di Cristo, risponde mons. Romero, “il primo ed il più grande evangelizzatore”, Colui che “ha l’urgenza di risvegliare nelle persone e nei popoli, grazie all’azione dello Spirito Santo, una speranza”. Per questo, è importante che si conosca “la verità su Dio, sull’uomo, sul cammino che conduce a placare la fame e la sete di pace, di amore e di vita di ogni cuore umano”. Perché, afferma mons. Romero, “l’evangelizzazione non consiste nel trasmettere agli altri una Buona Novella perfettamente compiuta della quale noi ci presentiamo come garanti. Bensì, consiste nel camminare insieme agli altri, con la speranza di poter scoprire insieme le tracce del Signore Risorto”. In conclusione, scrive il presule, “l’arte di evangelizzare consiste nel discernere e nel segnalare la presenza del Regno di Dio in tutte le persone e in tutte le situazioni, anche in quelle più impensate”. (I.P.)

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    Stati Uniti, collaborazione ecumenica per la rinascita di New Orleans

    ◊   “Qui finché il lavoro non sia finito!”: con questo imperativo i cristiani statunitensi sono tornati a New Orleans, “per una settimana di preghiera, di testimonianza, di lavoro in una prospettiva veramente ecumenica”, dal 31 luglio al 6 agosto per rinnovare il loro impegno nella ricostruzione della città, che ancora porta evidenti le ferite del disastroso uragano Katrina. Si tratta di una settimana dedicata alla ricostruzione materiale che comprende una serie di interventi per il restauro di case, chiese, strutture educative e sociali in modo da completare, in alcuni casi, ciò che è stato iniziato in questi anni dalle numerose iniziative ecumeniche promosse proprio per la ricostruzione di New Orleans. Lo scopo è di testimoniare una profonda comunione, nella sofferenza, tra i cristiani statunitensi e le comunità locali. In questa settimana di intenso lavoro – ricorda l’Osservatore Romano - sono in programma anche incontri tra i gruppi che prendono parte a questa esperienza ecumenica, e le comunità locali, che si sono fatti promotrici anche di momenti di condivisione e di preghiera, in uno spirito ecumenico che ha contraddistinto, fin dai primi passi, l’opera di aiuto agli abitanti di New Orleans da parte dei cristiani statunitensi. In questi anni il Consiglio delle Chiese Cristiane degli Stati Uniti ha più volte richiamato l’attenzione sulla situazione della città della Louisiana, cercando, in molti modi, di mettere in evidenza quanto deve essere ancora fatto, soprattutto nelle parti più povere della città, per superare quello stato di provvisorietà che ancora è presente dopo la prima fase di soccorsi in seguito al passaggio dell’uragano Katrina. Quest’anno la settimana ecumenica di lavoro per la ricostruzione di New Orleans viene organizzata dalla ‘American Baptist Home Mission Societies’ (Abhms). A distanza di sei anni dal passaggio dell’uragano Katrina, la città di New Orleans ha bisogno ancora di sostegno per uscire definitivamente dalla situazione nella quale si trova: per questo i cristiani statunitensi si mobilitano accompagnati dalle parole dell’apostolo Paolo nella prima lettera a Corinzi “Perciò, fratelli miei carissimi, rimanete saldi e irremovibili, prodigandovi sempre nell’opera del Signore, sapendo che la vostra fatica non è vana nel Signore” nella consapevolezza che la Parola di Dio possa aiutare a superare ogni difficoltà. (A.L.)

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    Dichiarazione del Cec nell’anniversario delle bombe atomiche su Hiroshima e Nagasaki

    ◊   “Non possiamo vivere con tali pericoli”. E’ la dichiarazione del Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) nella dichiarazione diffusa in occasione dell’anniversario del 66.mo anniversario del bombardamento atomico ad Hiroshima e Nagasaki il 6 ed il 9 agosto del 1945. “Ogni agosto – si legge nella dichiarazione, a firma del reverendo Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese – con dolore costante e qualche motivo di speranza, il nostro pensiero va a coloro che hanno sofferto a causa dei terribili bombardamenti atomici del 1945”. “Sicuramente – continua la nota – il memoriale più bello per il mezzo milione di vittime di Hiroshima e Nagasaki sarebbe quello di eliminare le armi nucleari mentre sono ancora in vita i sopravvissuti di quei bombardamenti”. Il Cec esprime anche apprezzamento per il raggiungimento di un accordo tra Stati Uniti e Russia che, nel dicembre scorso, hanno deciso di ridurre progressivamente i rispettivi arsenali nucleari. Ma resta ancora molto da fare anche considerando il fatto che, nonostante la crisi finanziaria globale, gli Stati che ancora possiedono armi nucleari hanno deciso di modernizzare i propri arsenali, con una spesa notevole nei prossimi dieci anni. Di qui, l’invito del Cec a ricordare le parole pronunciate, in passato, del Patriarca ecumenico Bartolomeo I: “La nostra situazione attuale è senza precedenti per almeno due motivi: in primo luogo, mai prima d’ora era stato possibile, per l’uomo, eliminare così tante persone contemporaneamente”. “In secondo luogo, mai l’umanità era stata in grado di distruggere gran parte del pianeta”. “Siamo di fronte a circostanze completamente nuove – concludeva Bartolomeo I – che ci richiedono un impegno altrettanto radicale per la pace”. “Come Chiese – si legge nel comunicato - non possiamo accettare due minacce così terribili e come membri della famiglia umana, non possiamo permettere che due pericoli così grandi restino senza risposta”. (I.P.)

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    Migliaia di giovani del Magis al Santuario di Loyola in cammino verso la Gmg

    ◊   Il Santuario di Loyola, nei Paesi Baschi in Spagna, accoglie in questi giorni fino all’8 agosto oltre 2.600 giovani del movimento Magis ispirato alla spiritualità di Sant’Ignazio. Provengono da circa 50 nazioni dei cinque continenti e parlano più di 20 lingue e dialetti. Hanno come tema centrale per questo raduno “Con Cristo nel cuore del mondo”, in chiara sintonia con quello di Madrid “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”. Il raduno di Loyola è stato organizzato in occasione della Giornata Mondiale della Gioventú in programma a Madrid dal 16 al 21 agosto. Nel Santuario di Loyola i giovani parteciperanno a diverse attività di carattere spirituale, culturale e festivo fino all’8 agosto. Concluso il soggiorno a Loyola i giovani, suddivisi in gruppi di 25 partecipanti, si sposteranno in diversi luoghi della Spagna, del Portogallo, della Francia e del Marocco, dove per circa sei giorni vivranno esperienze di forte contenuto sociale, culturale, religioso, etnico, ecologico, e culturale in circa 100 posti previamente determinati dagli organizzatori. Dopo questa settimana di esperienza di lavoro, il 15 agosto tutti i giovani del movimento Magis si ritroveranno a Madrid per partecipare alle celebrazioni della Giornata mondiale della gioventù. E’ stato necessario un notevole impegno organizzativo per poter offrire ai 2.600 giovani tutto il necessario per questi tre giorni di soggiorno al Santuario di Loyola. Il tempo per adesso è buono, soleggiato, con alcune nuvole e una temperatura a volte perfino calda; ma potrebbe peggiorare nelle prossime ore. L’ambiente generale è straordinario: tenendo conto della bellezza artistica e paesaggistica della valle di Loyola, e il comportamento di queste migliaia di giovani che danno un forte esempio di sana gioia, di buon comportamento, di fede cristiana e pluralismo etnico - culturale. Durante il soggiorno al santuario di Loyola i giovani del Magis avranno la possibilità di incontrare padre Adolfo Nicolas, superiore generale della Compagnia di Gesù, il quale presiederà domani, domenica, una solenne Eucaristia nel Santuario. Dopo la celebrazione eucaristica, padre Adolfo Nicolas, riceverà in conferenza stampa gli inviati dei mezzi di comunicazione sociale. Per informazioni si possono consultare i seguenti siti in Internet: www.JMJ2011 e www.MAGIS2011. (A cura di padre Ignazio Arregui)

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    Gmg, saranno oltre mille i giovani provenienti dalla Romania

    ◊   I giovani romeni sono ormai pronti a partecipare alla Gmg di Madrid 2011, in programma dal 16 al 21 agosto. Il desiderio di vivere intensamente la Giornata è dimostrato dal grande numero di partecipanti provenienti dalla Romania: circa mille giovani, che arrivano soprattutto dalle sei diocesi romano-cattoliche del Paese e dalle cinque eparchie greco-cattoliche, ma anche da altri diversi gruppi. Le diocesi romene hanno organizzato diversi incontri di preparazione, non solo per i giovani diretti a Madrid, ma anche per quelli che rimarranno in Romania. Il messaggio del Santo Padre per la Gmg è stato lo spunto di ricche riflessioni. Non sono mancati gli incontri diocesani per i giovani, a partire dal tema proposto dal Papa: “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”. In precedenza, i responsabili diocesani per la pastorale giovanile si sono incontrati per preparare la presenza dei giovani romeni a Madrid. Il sito web www.zmtromania.ro e la pagina di facebook in lingua romena offrono continuamente informazioni sull’evento. A Madrid, i giovani romeni saranno accompagnati da quattro vescovi e da giovani preti e suore. Le catechesi e le celebrazioni in lingua romena a Madrid offriranno ai giovani l’occasione di approfondire la loro fede e di impegnarsi di più nella vita della Chiesa. Il contatto con i giovani di diverse parti del mondo accrescerà nei giovani romeni il senso di solidarietà e di unità nella fede. Come ci si augura, la Gmg non si deve fermare solo alle celebrazioni di Madrid, ma continuare nella vita ordinaria dei ragazzi e nell’impegno continuo delle Chiese locali in favore dei giovani. In questo senso, l’esperienza spirituale della Gmg sarà portata avanti e continuerà con l’Incontro nazionale dei giovani romeni che si terrà nella diocesi di Iaşi nel 2012. (A cura di padre Anton Lucaci)

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    Saranno circa 1.200 i giovani svizzeri presenti a Madrid per la Gmg

    ◊   Saranno circa 1.200 i giovani svizzeri che si recheranno a Madrid per la Gmg. Ad accompagnarli – come riferisce un comunicato ripreso dall’agenzia Apic – ci saranno, insieme al responsabile per la pastorale giovanile mons. Marian Eleganti, mons. Pier Giacomo Grampa, vescovo di Lugano; mons. Vitus Huonder, vescovo di Coira, e mons. Martin Gächter, ausiliare di Basilea. Della delegazione faranno parte inoltre una cinquantina di sacerdoti, religiose e religiosi. Ad accogliere Benedetto XVI nella capitale spagnola ci sarà anche un gruppo di "Giovani Guardie Svizzere", una sessantina di bambini vestiti nella tradizionale uniforme della Guardia Pontificia In un'intervista a Fides, il Direttore del gruppo ha raccontato che le piccole Guardie Svizzere sono nate per affetto verso il Papa, in particolare per Giovanni Paolo II, in occasione della sua prima visita in Spagna nel 1982. (L.Z.)

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    Brasile, messaggio della Pastorale giovanile per la Gmg di Madrid

    ◊   Saranno 13 mila i giovani brasiliani che si recheranno a Madrid per prendere parte alla Giornata Mondiale della Gioventù, in programma nella capitale spagnola dal 16 al 21 agosto. La delegazione brasiliana sarà una delle dieci più numerose presenti all’evento. Ai giovani che si recheranno a Madrid, la Chiesa locale ha indirizzato un messaggio, a firma di don Eduardo Pinheiro da Silva, presidente della Commissione episcopale per la Pastorale giovanile. “Mancano pochi giorni alla Gmg – si legge nel testo – un evento bellissimo, significativo, eccezionale per la nostra Chiesa”. “La centralità di Gesù Cristo, la natura ecclesiale dell’incontro, lo spirito familiare dei giovani raggiungeranno tutti gli angoli del mondo, con la voce profetica di un’unica Chiesa, che crede nei ragazzi”. E la fiducia nei giovani, si legge nel messaggio, oggi è una vera sfida, in una società “che insiste sulla difesa del consumismo, sull’edonismo, l’ateismo, l’egoismo, la violenza, l’esclusione, il relativismo”. “In questo senso, scrive don Pinheiro ai fedeli, “Dio ha la prima e l’ultima parola della vita dei giovani che cercano di realizzare il desiderio più bello del cuore umano: essere felici!”. La Chiesa brasiliana ricorda poi che tutte le diocesi, le parrocchie, i movimenti ecclesiali, le congregazioni religiose, le famiglie ed i gruppi che stanno pregando per il buon successo della Gmg. “La nostra esistenza non sarà più la stessa dopo questo viaggio”, scrive don Pinheiro. Di qui, l’invito a “restare con il cuore e la mente aperti, perseverando nella ricca di valori, nella ricerca dell’unità, nella fedeltà cristiana, nell’amore per il prossimo, nell’impegno verso la Chiesa, nostra Madre”. (I.P.)

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    Giornata nazionale della gioventù in Bielorussia

    ◊   Si è tenuta lo scorso 5 agosto, a Ivianets in Bielorussia, l’incontro nazionale della gioventù intitolato "Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede". L’appuntamento è stato dedicato alla Giornata Mondiale della Gioventù e al 20.mo anniversario dell’arcidiocesi di Minsk-Mogilev. Circa 300 giovani hanno partecipato al “Laboratorio della Musica”, scuola di canto liturgico. Lo scopo è di condividere esperienze nel campo della musica liturgica. L’incontro è stato scandito da momenti di dialogo diretto e aperto con i vescovi. Il Forum è stato segnato da un orientamento intellettuale con "tavole rotonde" e discussioni sui temi di interesse per i giovani: il volontariato, la vocazione alla vita familiare, Chiesa e media, religione e arte, e il pericolo delle sette. (M.V.)

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    Diocesi di Lamezia Terme: per la visita del Papa, piena sinergia tra Chiesa e istituzioni

    ◊   Benedetto XVI con la visita pastorale il 9 ottobre a Lamezia Terme “verrà a dare un sussulto di speranza, una boccata d'ossigeno alla nostra terra, aprendo per la società lametina nuovi orizzonti che permettano di valorizzare le risorse autentiche”. E’ quanto ha affermato mons. Luigi Cantafora, vescovo della diocesi calabrese, partecipando ieri alla conferenza stampa indetta dall'amministrazione Comunale lametina. “Il cammino di preparazione allo straordinario evento storico – ha aggiunto il presule - sta mostrando il volto di una Chiesa viva, generosa, entusiasta: basti pensare che le prenotazioni per partecipare alla Santa Messa presieduta dal Pontefice sono sempre in aumento ed hanno superato ogni nostra aspettativa”. Mons. Cantafora, ha tra l'altro, ringraziato gli amministratori lametini con cui la diocesi sta lavorando da mesi, in pieno spirito di collaborazione, per organizzare la visita del Santo Padre. “Ringrazio tutta l'amministrazione ed il sindaco – ha detto il vescovo - per il loro sforzo. Un paio d'anni fa, in occasione della venuta in Diocesi del cardinale Stanisław Ryłko, il sindaco ha inteso donare al Santo Padre la riproduzione di una delle Cinquecentine con le annotazioni autografe di Tommaso Campanella, invitando il Papa a visitare la nostra città. Ho poi personalmente consegnato il dono a Benedetto XVI in Vaticano, con una mia lettera di accompagnamento. E il Pontefice ha accolto il nostro invito”. Il sindaco Gianni Speranza ha rimarcato l'enorme valenza della visita. “Un evento unico – ha sottolineato il primo cittadino lametino – che segnerà l’inizio di una nuova fase storica per la nostra città e per la Calabria”. Il sindaco ha firmato inoltre la convenzione con cui il Comune ha donato alla diocesi un terreno nell'area Api dove verrà costruita la Concattedrale che sarà dedicata a San Benedetto, in onore del Papa e del Santo Patrono d'Europa. La nuova chiesa di San Benedetto sorgerà di fronte al palazzo comunale di Via Perugini a cui sarà unita da una piazza, la più grande di tutta la città. (A.L.)

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    In Kenya, seminario sulla pianificazione naturale della famiglia

    ◊   Le coppie devono proteggere l’istituzione della famiglia, di fronte alle minacce della vita contemporanea. È l’appello lanciato da padre Ferdinand Lugonzo, segretario generale dell’Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale, composta da Tanzania, Uganda, Kenya, Zambia, Etiopia, Malawi, Eritrea e Sudan, con Gibuti e Somalia come affiliati. Il presule è intervenuto, nei giorni scorsi, al Seminario sulla pianificazione naturale della famiglia, in corso a Karen, alla periferia di Nairobi, capitale del Kenya. Il corso è ospitato dal Centro spirituale delle Piccole Figlie di San Giuseppe. Nel suo intervento, padre Lugonzo ha invitato le coppie a rimanere vigili nella difesa della famiglia: “Nella società attuale – ha detto il religioso – si verificano attacchi sistematici e programmatici contro il matrimonio e la famiglia”. “Essi includono i genitori single, la poligamia, le unioni tra persone dello stesso sesso, la mentalità divorzista, la decadenza morale, l’influenza negativa dei mass media e di Internet”. Facendo poi riferimento all’Enciclica “Humanae Vitae”, il segretario generale dell’Associazione dei membri delle Conferenze episcopali dell’Africa Orientale ha ribadito che la famiglia svolge un ruolo cruciale nel plasmare la società attraverso l’educazione dei bambini. “La famiglia è la prima società naturale – ha sottolineato padre Lugonzo – ed è la prima e fondamentale struttura in cui i bambini ricevono una formazione sui concetti di verità e di bene”. Per questo, “una società costruita sulla famiglia diventa la migliore garanzia contro eventuali derive sia verso l’individualismo, sia verso il collettivismo”. “E se la famiglia vive secondo la volontà di Dio, allora avremo una società umana”. “Per questo è importante che il nucleo familiare sia tutelato, così da aiutare i bambini a trovare una propria identità”. Padre Lugonzo ha esortato, infine, ad affidare le proprie famiglie a Dio, attraverso la preghiera: “La vita di una famiglia si fonda sulla preghiera familiare sulla condivisione della Parola di Dio e sul rendere i sacramenti parte fondante del nucleo familiare stesso”. Al seminario, iniziato domenica 31 luglio, partecipano coppie provenienti dalle diocesi di Homabay, Eldoret, Nakuru, Nairobi, Nyeri e Nyahuru. (I.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Afghanistan. I Talebani rivendicano l'abbattimento di un elicottero: morti oltre 30 militari Usa

    ◊   Violenza senza fine in Afghanistan. 38 militari sono morti nello schianto di un elicottero della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf). I talebani hanno rivendicato l'abbattimento del velivolo ma il comando statunitense ha confermato solo l’incidente e il numero delle vittime. Il servizio di Marco Guerra:

    L’elicottero per il trasporto di truppe è precipitato nella tarda serata di ieri nella provincia centrale afghana di Maidan Wardak, causando la morte di 31 militari delle forze speciali americane e di sette soldati afghani. Si tratta del più alto numero di vittime della coalizione in un solo episodio dall'inizio della guerra. Ufficialmente non sono ancora stati forniti dettagli sulle cause dell’incidente, ma i talebani rivendicano l’abbattimento del mezzo. Una fonte militare occidentale, coperta da anonimato, ha detto al New York Times che il velivolo è stato effettivamente colpito da un razzo lanciato dagli insorti. Tesi avvalorata da un portavoce delle istituzioni provinciali, secondo il quale l'incidente è stato accompagnato da una sparatoria in cui sarebbero morti anche otto talebani. La gravità dell’accaduto è stata evidenziata dal presidente Hamid Karzai in persona, che in un comunicato ha presentato le sue condoglianze “al presidente Barack Obama e alle famiglie delle vittime”. Il bilancio dei soldati stranieri morti in Afghanistan sale così a 375 dall'inizio dell'anno, e a 41 dal primo agosto 2011. Ma nelle ultime 24 si segnalano anche nuove vittime, anche tra la popolazione civile. Si tratta di 8 persone, tutti membri della famiglia, uccisi in un raid aereo Nato nella provincia di Helmand in risposta ad un agguato degli insorti. La cronaca mostra dunque un livello di agibilità delle milizie talebane ancora in grado di creare seri problemi al contingente internazionale. E l’incidente di oggi è destinato ad alimentare le perplessità circa il processo di transizione e il piano di ritiro delle truppe straniere che dovrà completarsi entro il 2014.

    Iraq, evasione di massa
    Almeno 3 persone sono morte, fra le quali due prigionieri e una guardia carceraria, negli scontri che fanno seguito ad un tentativo di evasione di massa avvenuto la scorsa notte in un penitenziario iracheno, a 95 chilometri a sud di Baghdad, dove erano rinchiusi prevalentemente militanti di al Qaeda o delle milizie sciite. Cinque le persone rimaste ferite, mentre tra 10 e 15 detenuti sono riusciti a prendere la fuga. Un tenente della polizia ha riferito che i detenuti hanno incendiato parte del penitenziario, rubandone le armi dal deposito.

    Libia, ancora combattimenti
    È ancora giallo sulla sorte del figlio minore di Gheddafi, Khamis, ad oltre 24 dall’annuncio della sua morte diffuso dagli insorti e dall’immediata smentita dei ribelli. Intanto, prosegue lentamente l’offensiva dei ribelli nelle città di Brega e Ziltan. Le truppe fedeli a Gheddafi intanto assediano Al-Qusbat, una piccola città che si trova a 100 chilometri da Tripoli e che si è ribellata al regime.

    Nuove proteste nello Yemen
    Nello Yemen si torna a manifestare. Di ieri le proteste contro il regime nella zona meridionale del Paese. E cresce la tensione militare. Ad Aden l’esercito militare ha ucciso due persone e altre tre sono rimaste ferite a bordo di un’auto che avrebbe superato un posto di blocco.

    Ucraina, arrestata Timoschenko
    In Ucraina sit-in di protesta stanotte per l’arresto dell’ex premier, Julia Timoshenko. L’accusa è di abuso d'ufficio per la firma del contratto di fornitura di gas russo a Kiev. Il provvedimento, arrivato ieri a margine del processo a carico della donna, ha provocato il caos per le strade della capitale ucraina. Il servizio di Giuseppe D’Amato:

    Insulti in tribunale, “botte da orbi” fuori e blocco del kreshatik, la via principale di Kiev dai tempi della rivoluzione arancione, la capitale ucraina non viveva una giornata così tesa. Mi hanno arrestato, ha detto l’ex premier Timoshenko ai giornalisti, perché ho fatto delle domande scomode sulla corruzione alla RosUkrEnergo, la chiacchierata società di intermediazione russo - ucraina. Diversa l’interpretazione data dai giudici. L’ex premier si è presentata in ritardo senza avvertire, non ha comunicato il luogo di residenza a Kiev ed avrebbe ostacolato l’interrogatorio dei testi, in particolare quello dell’attuale primo ministro Azarov. La Timoshenko è accusata di abuso di ufficio per il contratto di fornitura del gas da parte della Russia nel 2009. Mosca ha ribadito ieri che la trattativa è stata regolare e concordata a livello di capi di Stato.

    Filippine, incontro tra presidente e il leader del Fronte Moro
    Storico incontro in Giappone tra il presidente filippino, Benigno Aquino, e il capo del principale gruppo separatista musulmano, il Fronte Moro di Liberazione. Entrambe le parti si sono dette soddisfatte dell’incontro che darà un forte impulso ai negoziati di pace. Trattative che proseguono a singhiozzo da oltre 14 anni. Il Fronte Moro, con 12 mila combattenti, ha rinunciato alle proprie pretese indipendentiste e chiede la creazione di uno Stato autonomo con sovranità condivisa con Manila nel sud dell’arcipelago. Dal 1978, le azioni della guerriglia del Fronte islamico hanno provocato la morte di oltre 150.000 persone e centinaia di migliaia di sfollati. Nell'ultima ondata di scontri, che risale ad agosto del 2008, sono fuggite dalle loro case 750.000 persone.

    Tifone in Cina
    Le autorità cinesi hanno ordinato l’evacuazione degli oltre 300 mila residenti della zona costiera dello Zhejiang, nella parte orientale della Cina, per l'arrivo del tifone Muifa che dovrebbe investire l’area nelle prossime ore. Richiamate nel porto tutte le imbarcazioni. All'aeroporto di Shanghai sono stati cancellati 75 voli nel pomeriggio di oggi.

    Cile, manifestazioni di studenti
    Gravi scontri ieri, in Cile, tra polizia e studenti in seguito alle manifestazioni per chiedere la riforma dell’istruzione pubblica. Oltre 800 le persone arrestate in diverse città del Paese, un centinaio i feriti. Chieste le dimissioni del ministro dell’Interno, accusato di aver ordinato “una repressione eccessiva” per bloccare le manifestazioni.

    Darfur scosso da nuove violenze
    Attacco ai caschi blu dell’Onu in Darfur. Un militare delle Nazioni Unite è stato ucciso e un altro gravemente ferito nel villaggio di Duma in seguito a un agguato condotto da un gruppo di paramilitari. Avviata un’indagine sull’attacco. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 218

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