![]() | ![]() |

Sommario del 01/08/2011
◊ “E’ vietato essere indifferenti davanti alla tragedia degli affamati e assetati”: è quanto affermato, ieri, dal Papa all’Angelus rivolgendo un accorato appello perché si aiutino i popoli del Corno d’Africa colpiti da una terribile carestia. Dal canto suo, l’Unione Africana ha annunciato un vertice per il 9 agosto ad Addis Abeba per far fronte alla situazione. Intanto, il Programma Alimentare Mondiale ha assicurato che il ponte aereo umanitario non verrà interrotto nonostante gli scontri armati che si verificano in questi giorni a Mogadiscio tra gli estemisti islamici Shabaab e le truppe del governo di transizione. Ma torniamo alle parole del Papa con la testimonianza del vescovo di Gibuti e amministratore apostolico di Mogadiscio, mons. Giorgio Bertin, raccolta da Alessandro Gisotti:
R. - Questo appello è estremamente importante anche per un risveglio della generosità delle persone che in questo momento probabilmente in Europa occidentale sono soprattutto impegnate a pensare a come passare le vacanze. Allora le parole del Papa risvegliano certamente l’attenzione delle persone e la loro sensibilità.
D. – Il Papa proprio questo ha messo come accento: il pericolo dell’indifferenza...
R. – Il pericolo dell’indifferenza e il pericolo della routine. L’ho detto anche ieri, ero su una nave italiana che presta servizio militare qui nell’Oceano indiano, e anche loro erano un po’ sprovveduti pur essendo qui e mi dicevano di aver scoperto questo problema ascoltando la Radio Vaticana…
D. – Tra l’altro oltre al problema gravissimo della carestia continuano purtroppo gli scontri, e questo non facilita gli aiuti umanitari....
R. – Certamente. Questo è il problema grave delle regioni centromeridionali della Somalia, mentre in altre zone, come qui a Gibuti non abbiamo questo problema della mancanza di autorità e di continui scontri armati. La situazione rimane dunque drammatica nel centro-sud della Somalia. In particolare, in questo momento a Mogadiscio tale situazione complica l’azione umanitaria. C’è buona volontà, ci sono i mezzi, ma manca la recettività.
D. – L’Unione Africana ha annunciato un vertice per il 9 agosto proprio per vedere come far fronte a questa emergenza. Il suo auspicio...
R. – Il mio auspicio è che rispondano con urgenza a questa situazione, ma è bene che prendano anche coscienza della situazione - sia da parte dell'Unione Africana che da parte della Comunità internazionale - per pensare non solo a rispondere all'emergenza attuale, ma anche a prevedere per il futuro come meglio evitare catastrofi del genere.
D. – Lei è anche il presidente della Caritas locale. Cosa sta facendo la Caritas?
R. – La Caritas sia qui a Gibuti che in Somalia, sta agendo. Qui a Gibuti, noi possiamo agire direttamente attraverso le nostre stazioni missionarie fuori della città di Gibuti. Ne abbiamo quattro e quindi noi possiamo agire direttamente. Invece nella zona del sud della Somalia, purtroppo non possiamo agire direttamente vista la situazione, ma agiamo attraverso dei partner locali, con i quali abbiamo stabilito da anni un certo rapporto di fiducia. C’è soprattutto una risposta per quanto riguarda le tende, perché ci sono anche problemi di pioggia in questo momento sulla fascia costiera a Mogadiscio, e poi viveri e medicine. (ma)
Gli auguri della Chiesa cattolica al mondo musulmano per il Ramadan: intervista con mons. Celata
◊ Inizia oggi nel mondo musulmano il Ramadan, il mese del digiuno, uno dei cinque pilastri dell’Islam. Un mese dedicato in modo particolare alla preghiera e alla solidarietà con i poveri. Ascoltiamo in proposito gli auguri dell'arcivescovo Pier Luigi Celata, segretario del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, al microfono di Sergio Centofanti:
R. - Per il musulmano osservante - come sappiamo - il mese del Ramadan è particolarmente importante sia nella dimensione personale e familiare, sia in quella sociale in genere. I musulmani sono, infatti, invitati in questo mese a ritrovare un po’ più in profondità il loro rapporto con Dio e con se stessi, attraverso il digiuno, la preghiera, il dono della misericordia da chiedere a Dio e da donare agli altri, l’elemosina e la cura dei rapporti interpersonali. Ai nostri fratelli musulmani assicuriamo anzitutto la nostra vicinanza spirituale, formulando l’augurio che essi possano realizzare tutto quello che il loro cuore di credenti in Dio desidera per lo stessi e per tutti gli uomini, come una maggiore attenzione ai poveri e agli emarginati, una maggiore solidarietà, il rispetto per la vita di tutti e la pace.
D. - Il mondo arabo sta vivendo un periodo difficile, tra nuove speranze e paure: quale il ruolo delle comunità cristiane che vivono in questi Paesi e soprattutto in questo mese di digiuno?
R. - Noi sappiamo che le comunità cristiane presenti nel mondo arabo condividono pienamente i desideri, le preoccupazioni, l’impegno, che sono propri di tutti i cittadini di quei Paesi. In particolare in questo mese, in genere le comunità cristiane si aprono a particolari incontri, conviviali, in occasione dell’Iftar - la rottura del digiuno - alla sera e hanno una particolare attenzione per i fratelli musulmani in termini di vicinanza, di solidarietà e anche di preghiera per loro. I cristiani sono chiamati in particolare, in questo periodo, ad essere testimoni di quella premura per l’uomo, per ogni uomo e per ogni donna, di cui li fa capaci Gesù, morto e risorto per tutti. Quindi è naturale la loro attesa che le nuove strutture istituzionali previste in alcuni Paesi siano espressione di un autentico rispetto per la dignità di ogni persona e dei suoi diritti fondamentali, primo fra tutti il diritto a un’effettiva libertà religiosa.
D. - La Chiesa cattolica ogni anno invia un messaggio augurale per la fine del Ramadan: un segno di amicizia e di dialogo col mondo musulmano…
R. - Sì, il Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso invia, ogni anno, per l’Id al-fitr - la chiusura del mese del Ramadan - un messaggio di felicitazione e di augurio ai musulmani. Di fatto stiamo inviando questo messaggio per la fine di questo Ramadan, che è appena iniziato. Esso conterrà, come di consueto, espressioni di augurio, di felicitazioni e l’invito a riflettere su un particolare tema di comune interesse. (mg)
La Chiesa celebra la memoria di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori
◊ Oggi la Chiesa celebra la memoria di Sant’Alfonso Maria de’ Liguori, insigne teologo moralista nato a Napoli il 27 settembre del 1696. Alfonso, dottore della Chiesa e copatrono di Napoli, esortava a parlare familiarmente con Dio, con confidenza ed amore. Rivolgetevi al Signore – diceva - “come ad un vostro amico, il più caro che avete e che più vi ama”. “Non vi è portiere – ripeteva - per chi desidera parlargli”. Sulla figura di questo Santo, al centro della catechesi di Benedetto XVI nell’udienza generale dello scorso 30 marzo, ascoltiamo il servizio di Amedeo Lomonaco:
(musica)
Alfonso apparteneva ad una nobile e ricca famiglia napoletana e a soli 16 anni conseguì la laurea in diritto civile e canonico. Era l’avvocato più brillante del foro di Napoli ma indignato per la corruzione e l’ingiustizia che viziavano l’ambiente forense, abbandonò la sua professione comprendendo che era un’altra la sua vocazione. Decise di diventare sacerdote, acquisì una vasta cultura teologica e nella Napoli del 1700 iniziò un’azione di evangelizzazione tra gli strati più umili della società. “Il paradiso di Dio – diceva Sant’Anfolso - è il cuore dell’uomo”. E la sua opera tra gli uomini, ha ricordato Benedetto XVI, è stata ricca di frutti:
“Non poche di queste persone, povere e modeste, a cui egli si rivolgeva, molto spesso erano dedite ai vizi e compivano azioni criminali. Con pazienza insegnava loro a pregare, incoraggiandole a migliorare il loro modo di vivere. Alfonso ottenne ottimi risultati: nei quartieri più miseri della città si moltiplicavano gruppi di persone che, alla sera, si riunivano nelle case private e nelle botteghe, per pregare e per meditare la Parola di Dio, sotto la guida di alcuni catechisti formati da Alfonso e da altri sacerdoti, che visitavano regolarmente questi gruppi di fedeli”. (Udienza generale, 30 marzo 2011)
Ai pastori d’anime e ai confessori, Sant’Alfonso raccomandava di essere fedeli alla dottrina morale cattolica, assumendo “un atteggiamento caritatevole, comprensivo, dolce perché i penitenti potessero sentirsi accompagnati, sostenuti, incoraggiati nel loro cammino di fede e di vita cristiana”. Non si stancava mai di ripetere che i sacerdoti sono “un segno visibile dell’infinita misericordia di Dio, che perdona e illumina la mente e il cuore del peccatore affinché si converta e cambi vita”. Il suo insegnamento, ha sottolineato Benedetto XVI, è di grande attualità anche “nella nostra epoca, in cui vi sono chiari segni di smarrimento della coscienza morale”.
“Sant’Alfonso Maria de’ Liguori è un esempio di pastore zelante, che ha conquistato le anime predicando il Vangelo e amministrando i Sacramenti, unito ad un modo di agire improntato a una soave e mite bontà, che nasceva dall’intenso rapporto con Dio, che è la Bontà infinita. Ha avuto una visione realisticamente ottimista delle risorse di bene che il Signore dona ad ogni uomo e ha dato importanza agli affetti e ai sentimenti del cuore, oltre che alla mente, per poter amare Dio e il prossimo”. (Udienza generale, 30 marzo 2011)
La sua vita è stata scandita dalla preghiera, dall’Adorazione eucaristica e dalla devozione mariana. “Chi prega si salva” e tutta la nostra salvezza, diceva, sta nel pregare. Alfonso è morto il primo agosto del 1787 e alla sua morte Papa Pio VI esclamò: “Era un Santo!”. E aveva ragione: Alfonso è stato canonizzato nel 1839 e nel 1871 è stato dichiarato dottore della Chiesa. Le sue opere di teologia sono numerose e moltissimi sono gli scritti destinati alla formazione religiosa del popolo. Sant’Alfonso ha contribuito a plasmare la spiritualità popolare degli ultimi due secoli ed è stato anche l’autore delle parole e della musica di uno dei canti natalizi più popolari, “Tu scendi dalle stelle”.
(Parte finale del Canto "Tu scendi dalle stelle")
Il cardinale Bertone festeggia a Vercelli i suoi 20 anni di episcopato
◊ Il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone ha festeggiato oggi con una Messa nella Basilica di Sant’Andrea a Vercelli i suoi 20 anni di episcopato, iniziati in quest’arcidiocesi piemontese il primo agosto 1991. Nel saluto rivolto al termine della celebrazione, il porporato ha ricordato con commozione il giorno della consacrazione ricevuta dalle mani dell’arcivescovo di Vercelli, mons. Albino Mensa, che gli lasciava la guida della diocesi per raggiunti limiti di età: “una Chiesa – ha detto - fondata dal grande apostolo e martire della fede Sant’Eusebio di Vercelli” che ha ispirato il suo motto episcopale “Fidem custodire, concordiam servare” (Custodire la fede e conservare la concordia).
Il cardinale Bertone ha ringraziato il Signore per questi 20 anni di episcopato: “per i successi e le gioie conseguenti alla dedizione pastorale” come “per le sofferenze incontrate avanzando negli anni insieme a uomini e donne pieni di virtù, ma anche fra coloro che, oppressi da debolezze e peccati, rendono faticoso il cammino”. E ha ringraziato il Signore soprattutto per la misericordia accordatagli di fronte alle sue stesse insufficienze e per le forze fisiche e spirituali che sente rinnovate ogni giorno.
Riferendosi poi al Congresso Eucaristico diocesano che si svolgerà a Rimini nel prossimo settembre sul tema “Quando la comunità eucaristica diventa comunità educativa”, il cardinale segretario di Stato ha sottolineato, sulla scia di Don Bosco, che l’Eucaristia e la Confessione sono le colonne dell’edificio educativo. “Puntare al bene comune e fare in modo che la vita sociale e comunitaria trascorra nella serenità e cresca di qualità – ha affermato - è l’obiettivo di ogni seria proposta educativa. Non tralasciamo allora – ha concluso il porporato - di prendere in considerazione l’importanza della proposta ecclesiale di costruire il tessuto sociale e educativo, con la sua variegata rete di rapporti, intorno all’Eucaristia domenicale, fonte e culmine della vita della Chiesa”.
Gmg di Madrid: organizzazione sobria, trasparente e solidale
◊ Mancano ormai due settimane all’inizio della Giornata mondiale della gioventù a Madrid: migliaia i giovani che da tutto il mondo si stanno preparando per questo evento che partirà il 16 agosto. Il Papa arriverà nella capitale spagnola due giorni dopo. La Giornata si svolge sul tema «Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede», brano tratto dalla Lettera di San Paolo ai Colossesi. In questi giorni non sono mancate le consuete polemiche sui costi di questo appuntamento. Rafael Alvarez Taberner ne ha parlato con il direttore finanziario della Gmg, Fernando Giménez Barrioconal:
R. - Hay que decir varias cosa…
Devo dire diverse cose. Anzitutto voglio sottolineare che ai contribuenti spagnoli la Giornata mondiale della Gioventù non costerà un solo euro, perché l’amministrazione pubblica spagnola non finanzia questo evento. Per tutti coloro che non desiderano venire alla Gmg o per quanti non sono d’accordo bisogna perciò dire con chiarezza che questa Giornata non comporterà alcun aggravio. Noi, al contrario, vogliamo sottolineare il positivo impatto economico per la Spagna, perché oltre agli immensi frutti spirituali di questa Giornata, ci sono anche i benefici economici per tutti i giovani che verranno nel nostro Paese da tutto il mondo. Gli introiti del turismo sono molto importanti per la Spagna, soprattutto in questo momento così difficile. Così, a quanti polemizzano, possiamo dire che la presenza del Papa è anche un immenso beneficio economico per la società. Voglio però anche aggiungere che questa Giornata viene realizzata con grande austerità e che tutti i nostri conti e le nostre spese avvengono nella più totale trasparenza. Tutti devono sapere che ciascun euro che viene speso per la Giornata mondiale della Gioventù è ben utilizzato, in modo sobrio e con trasparenza.
D. – Bisogna anche ribadire che per partecipare alla Giornata non si paga nessun biglietto ...
R. - No, nunca! Para ver el Papa, para ver el Santo Padre nunca se paga!
No, mai! Per vedere il Santo Padre non si paga mai! Ci sono alcuni fedeli che hanno deciso volontariamente di aiutare l’organizzazione, versando un piccolo contribuito al momento dell’iscrizione ricevendo così uno zainetto, dei libri e vario materiale. C’è poi chi ha dato un contributo di solidarietà per aiutare i giovani provenienti da Paesi in difficoltà a venire alla Gmg. (mg)
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ L’appello del Papa per le popolazioni del Corno d’Africa colpite da una grave carestia.
In rilievo, nell’informazione internazionale, l’accordo statunitense sul deficit che rilancia l’economia globale.
In cultura, l’omelia dell’arcivescovo Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli, nella Messa per il 150 anniversario della morte di Giustino De Jacobis, testimone del Vangelo in Europa tra il 1839 e il 1860; l’omelia di Paolo VI (26 ottobre 1975) in occasione del rito di canonizzazione del presule, e un articolo di Gianpaolo Romanato sulla metodologia missionaria.
Sentimenti senza patetismi: Gaetano Vallini su “Ways to live forever”, il film che ha vinto il Fiuggi Family Festival.
Nell’informazione religiosa, sull’identità del presule una meditazione del cardinale Marc Oullet, prefetto della Congregazione per i vescovi.
Nell’informazione vaticana, il cardinale Tarcisio Bertone a Vercelli per i vent’anni di episcopato.
Condanna da Ue e Usa per le stragi in Siria: appello all’Onu e nuove sanzioni
◊ Il giorno dopo il massacro in Siria, altre due vittime si sono registrate oggi nella città di Hama. Difficile definire il numero esatto dei morti di ieri, quando l’esercito ha sparato sulla folla: secondo Al Jazira si registrano 100 caduti ad Hama ed almeno 30 in località al sud e ad est del Paese. Secondo la Cnn il numero sarebbe inferiore. Si tratta comunque di un massacro: la Commissione europea annuncia imminenti nuove sanzioni e si avvicina il ricorso al Consiglio di sicurezza dell’Onu. Il servizio di Fausta Speranza:
Dopo l’Italia anche la Germania ha chiesto una riunione urgente del Consiglio di sicurezza dell'Onu che potrebbe tenersi già oggi. Dall’Unione Europea agli Stati Uniti decise le voci di condanna e l’ennesima richiesta alle autorità siriane a cessare le violenze contro i civili. Il presidente del Parlamento europeo chiede ad Assad di lasciare il potere, Obama chiede al mondo di isolarlo. Ieri i colpi dei carri armati si sono abbattuti su Hama la città simbolo della protesta, che si trova 210 chilometri a nord di Damasco, con un ritmo di quattro al minuto. I militari hanno sparato con le mitragliatrici pesanti contro la gente, travolgendo le barricate erette dagli abitanti. Dall’alba di oggi, poi, secondo una tattica tipica delle operazioni di repressione sono state tagliate acqua ed elettricità nei quartieri centrali. Secondo la Lega siriana dei diritti dell'uomo, in altre città come Daraa, altra protagonista delle manifestazioni di marzo, Harasta, alla periferia di Damasco, Deir Ezzor, a est della Siria, decine di persone sono rimaste uccise da cecchini militari o colpite da dispositivi esplosivi riempiti di chiodi. Da parte sua, il presidente Assad è intervenuto per congratularsi con le Forze armate in occasione del 66.mo anniversario di fondazione: in un discorso pubblicato sulla rivista delle Forze armate e citato dall'agenzia ufficiale Sana, Assad ha salutato ogni soldato dell’esercito che – ha detto - difende i diritti dei siriani di fronte a piani aggressivi.
Della sofferenza della popolazione siriana in questo tragico momento ci parla il gesuita padre Paolo Dall’Oglio, raggiunto telefonicamente da Luca Collodi nel Monastero di Deir Mar Musa nel deserto siriano:
R. – C’è un’immensa sofferenza da parte di tutti perché l’uso della violenza è una tragedia per chi la subisce e per chi se ne assume la responsabilità morale. Siamo in una profonda angoscia per il futuro del Paese nel momento in cui in questo primo giorno di Ramadan vorremmo unire i nostri desideri, le nostre energie spirituali e le nostre speranze per desiderare qualcosa d’altro.
D. – Si può paragonare questo momento della storia politica e sociale siriana alla cosiddetta “primavera araba” che ha interessato altri Paesi dell’area?
R. – Bè, la primavera araba è finita: siamo in una calda estate. Chi è riuscito a compiere questa mutazione in poche settimane ha vinto alla tombola; i Paesi che hanno una complessità sociale-culturale-religiosa come la Siria e lo Yemen e per altri motivi la Libia, rimangono in mezzo al guado e diventa un 'parto' strozzato …
D. – In questa rivolta della società siriana, si può parlare anche di una questione religiosa o no?
R. – La società siriana è una società fortemente caratterizzata dalle appartenenze religiose, etniche e comunitarie. Quindi i siriani sono molto attaccati alla loro unità nazionale che presuppone una capacità di trascendere le appartenenze comunitarie e quindi veramente di fondare l’unità nazionale su un sentimento di comunità di destino, di cultura comune, di storia comune. Io certamente credo nella Siria: non siamo nella situazione sudanese, qui, dove per tutta una serie di motivi è opportuno che una parte del Paese si costituisca come realtà autonoma e indipendente. La Siria è un Paese che non va diviso perché diviso muore. E’ un Paese che ha anche un ideale di unità araba: non si capisce perché dovrebbe diventare una serie di cantoni fragilizzati, nei quali poi – tra l’altro – i cristiani diventerebbero una minoranza così insignificante ed assoggettata ad una logica comunitaria, il cui destino si evolverebbe come quello degli iracheni. Senza poi parlare dell’immane tragedia di guerra civile che bisognerebbe attraversare per arrivare a questo 'disastro stabile'! (gf)
◊ Quindici anni fa, il primo agosto del 1996, veniva ucciso in Algeria mons. Pierre Claverie, vescovo di Orano, domenicano, vittima a 58 anni - insieme al suo autista musulmano - di un attentato mentre rientrava in auto, alla sera, nella sua residenza. La tragica morte del presule avveniva 70 giorni dopo quella di sette Frati trappisti, rapiti nella comunità di Tibhirine, vicino Medea, ed uccisi dopo inutili trattative il 21 maggio. Diciannove le vittime cattoliche del terrorismo in Algeria tra il ’94 e il ’96, sulle quali è stato aperto il processo di Beatificazione. Roberta Gisotti ha intervistato fra Bernardino Prella, predicatore domenicano, socio del Maestro dell’Ordine per l’Italia e la penisola Iberica.
D. - Fra Prella, in tempi di nuove rivolte e subbugli nei Paesi del nord Africa, quali pensieri richiama il sacrificio di mons. Pierre Claverie, che sappiamo non aveva voluto lasciare il suo Paese in quegli anni sofferti di guerra civile?
R. – Ringrazio di darmi l’occasione di ripensare, anche proprio personalmente, a questo anniversario di gioia, in qualche modo, di prospettiva di vita, perché mi sembra che in qualsiasi momento - che si ripete costantemente nella storia - di grandi tensioni, di grandi fatiche, la testimonianza - con una presenza che rimane a fianco di chi soffre e anche nei luoghi di maggior tensione, per testimoniare la fedeltà che Dio ci ha manifestato in Cristo Gesù, in un mondo segnato dal peccato - sia qualche cosa che è importante e permanente nella vita della Chiesa. Proprio attraverso la nostra fedeltà alla missione che abbiamo ricevuto - quella che ci è stata affidata nel luogo in cui ci troviamo senza pensare luoghi migliori (come già Paolo diceva: 'se vuoi un mondo senza peccato, vai a cercarlo, ma questo mondo è questo …' ) - i rapporti umani si possono costruire, e si costruiscono, a volte con fatica, alla luce - come mi è sembrato nella vita di fra Pierre - di questo avere una speranza ben precisa. E’ una fedeltà che si basa su quel dono di salvezza che Dio offre ad ogni persona perché diventi una persona di buona volontà, che con la sua buona volontà diffonda il bene con le sue opere buone. E’ proprio in forza di questa speranza che fra Pierre ha alimentato sempre nel suo cuore un desiderio di salvezza per tutti e si è adoperato proprio per darne testimonianza ai diversi livelli: sociali, culturali ed ecclesiali. E quando le circostanze hanno richiesto un modo radicale, lui è stato fedele fino alla fine perché il desiderio di speranza per tutti lo ha mantenuto in questa sua testimonianza.
D. – Fra Prella, sappiamo che mons. Claverie, noto per i suoi sentimenti di amicizia con tante persone di credo musulmano, aveva apertamente attaccato i movimenti terroristici, accusandoli di mistificare la realtà cercando di far passare per guerra religiosa una lotta politica. “Non si può difendere una causa giusta con mezzi sporchi”, aveva scritto pochi mesi prima della morte …
R. – Non dobbiamo sorprenderci: Gesù stesso, nella parabola della zizzania e del buon grano, ce lo aveva detto. Ci vuole pazienza e permettere che crescano insieme, sia il grano sia la zizzania. Ma questo non vuol dire non saper distinguere la zizzania dal grano! Un conto è una indicazione ed un impegno per la crescita del grano, un conto quella denuncia violenta oppure quel desiderio di strappare a tutti i costi, in qualsiasi modo, il male che può provocare dei mali peggiori, perché si diventa moltiplicatori del male piuttosto che propugnatori del bene. E allora c'è stata una presa di posizione, ma la presa di posizione più profonda è stata proprio la testimonianza della vicinanza, di evitare gli equivoci, di sottolineare quanto c’era di bene da rafforzare. E mi sembra che Pierre Claverie abbia fatto proprio questo: è rimasto per sottolineare che c’era una possibilità di bene, per questo si è speso totalmente. (gf)
Proteste in Israele contro il carovita
◊ Il governo israeliano alle prese con un vasto movimento di protesta per il carovita mostra segnali di debolezza. Domenica oltre 150mila persone sono scese in piazza a Tel Aviv per manifestare contro le mancate riforme economiche e la continua crescita dei prezzi per i beni primari. Una situazione che ha portato alle dimissioni del direttore del ministero delle Finanze Haim Shani. Il premier Netanyahu per tacitare il dissenso ha annunciato una revisione delle priorità di spesa nel bilancio statale, ma rischia di scontentare la componente ultraortodossa fondamentale per la tenuta dell’esecutivo. Su questa crisi interna ad Israele Stefano Leszczynski ha intervistato Eric Salerno, corrispondente per il Medio Oriente del quotidiano Il Messaggero:
R. - La crisi arrivata in Israele è una crisi strisciante, che finalmente vede un movimento a livello popolare, perché i sindacati in Israele sono stati abbastanza zitti e controllati dal governo e dallo Stato in questi anni. Non sono stati per niente aggressivi. E’ vero che l’economia israeliana è un’economia forte, ma è anche vero che il costo della vita è altissimo in Israele.
D. - Considerato il vasto consenso popolare che c’è in questa protesta e il fatto che i media appoggino gli oppositori, c’è il rischio di una crisi di governo anche in Israele?
R. - Teoricamente sì. Netanyahu sta cercando di evitare questa crisi di governo e questo soprattutto perché mentre riesce a controllare tutte le pressioni politiche che riguardano il futuro dello Stato, riuscendo ad emanare leggi definite da molti media israeliani razziste nei confronti degli arabi, ma kartiste nei confronti della libertà di espressione, non è successo niente: la piazza non si è mossa. Direi anzi che non c’è stata piazza per questo. Per questioni economiche la gente invece comincia a muoversi e questi moti cominciano a turbare Netanyahu e la sua coalizione.
D. - In particolare queste manifestazioni avvengono in un periodo molto difficile per tutta l’area: Israele è circondata da Paesi in sommovimento sociale, a partire dalla Siria…
R. - Certamente, però gli israeliani hanno da qualche anno un atteggiamento rispetto all’esterno molto freddo. Sì, si preoccupano di tanto in tanto della minaccia iraniana; ma non guardano con particolare attenzione - e stiamo parlando a livello popolare e non di analisti - a quello che sta succedendo nei Paesi limitrofi. C’è da ricordare, nell’ambito di questo discorso sul movimento popolare che in questo momento contesta il governo, che sono quasi un milione gli israeliani che vivono all’estero. E’ molto importante notare che per un Paese giovane come Israele, per un Paese che è nato per accogliere gli ebrei, ecco che questi ebrei hanno deciso di andare da qualche altra parte, perché trovano condizioni sociali migliori. Ci troviamo di fronte a dei giovani soprattutto che non riescono a permettersi una casa dove andare ad abitare… E questo ha rappresentato l’inizio di questa contestazione. (mg)
Immigrazione, nuova tragedia a Lampedusa: 25 morti per asfissia
◊ L’isola di Lampedusa è sotto choc per l’ennesima tragedia del mare. Nella notte è approdato sull’isola un barcone con 271 persone a bordo, 25 sono morti per asfissia. L’imbarcazione era partita due giorni fa dalla Libia. I ministri dell'Interno, Roberto Maroni, e della Salute, Ferruccio Fazio, ribadiscono che "seguono attentamente la situazione”. Mentre altri 53 immigrati tunisini sono arrivati sulle coste dell’isola siciliana, in Puglia una violenta protesta di migranti, del centro di accoglienza di Bari ha bloccato la statale e la linea ferroviaria Bari-Foggia. Almeno 20 i fermati. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di padre Giovanni La Manna, presidente del Centro Astalli:
R. – Esterno ancora una volta una profonda tristezza per la morte di queste persone, ribadendo la richiesta che si fa sempre più pressante di realizzare canali umanitari sicuri che consentano a queste persone di arrivare in Italia e in Europa in piena dignità e di esercitare il loro diritto all’asilo politico. Anche una sola morte pesa sulle nostre coscienze e contribuisce a farci passare alla storia come una civiltà barbara.
D. – Lampedusa, Malta, le Isole Canarie: spesso sono terre di approdo per chi fugge da condizioni di guerra, a volte di persecuzioni, a volte di fame e di povertà …
R. – Quanti hanno la responsabilità di governare questo fenomeno, devono reagire in maniera umanitaria e dignitosa, individuando strumenti idonei per dare risposte; soprattutto, per far saltare la paura che porta a politiche di contrasto piuttosto che di accoglienza progettuale per restituire opportunità di vita dignitosa a queste persone.
D. – Tra le scelte che sono state messe in campo negli ultimi tempi, il pattugliamento in mare oppure il rimpatrio forzato …
R. – Le morti sono il frutto di questa chiusura. Lo strumento dei respingimento ha prodotto il blocco di migliaia di persone in Libia; siccome la Libia ora è in guerra, queste persone cercano di scappare per salvarsi. Quindi, il risultato dei respingimenti è stato non di colpire i trafficanti, che si sono inventati nuove rotte, ma di aumentare i rischi di quanti scappano e i costi per la fuga.
D. – Ci spostiamo su un altro fronte, in Puglia, nel centro di accoglienza di Cara di Bari: gli immigrati stanno protestando contro le lungaggini per ottenere un riconoscimento legale in Italia. Contestazioni degenerate, però, con il lancio di pietre contro le forze dell’ordine …
R. – Innanzitutto, io condanno ogni forma di violenza. E’ vero anche che bisogna capire cosa produce l’esasperazione, questa violenza, per intervenire. Dove ci sono molte persone raggruppate in un unico centro, si fa fatica a dare quell’assistenza che rasserena gli animi spiegando loro cosa sta succedendo, quali sono i tempi dell’iter per la richiesta di asilo politico. Spesso manca quell’attenzione che spieghi alle persone cosa sta accadendo, quali sono i passi che si fanno di volta in volta.
D. – Padre La Manna, servono altri luoghi per poter accogliere e magari provvedere alle necessità di chi arriva dopo un viaggio di disperazione?
R. – Tutti questi segnali ci dicono che qualcosa non sta funzionando. Quindi, approfittiamo per rileggere l’esperienza, vediamo come stanno funzionando questi centri di accoglienza, se ne occorrono altri più funzionali che consentano un’accoglienza progettuale e che consentano soprattutto una relazione con la persona, per spiegare, dare informazioni e accompagnare in maniera progettuale. (gf)
Migliaia di pellegrini alla Porziuncola per la solennità del Perdono di Assisi
◊ Ad Assisi, presso la Basilica papale di Santa Maria degli Angeli, sono iniziate le celebrazioni per la solennità del Perdono che, come ogni anno, si ricorda domani, 2 agosto. Migliaia i pellegrini giunti per ricevere l’indulgenza plenaria chiesta ed ottenuta nel 1216 da San Francesco. Il servizio è di Paolo Ondarza.
Un amore traboccante, incontenibile e quindi da condividere. Questo abitava nel cuore di Francesco, un uomo che nell’incontro con il Dio misericordioso, morto e risorto, aveva trovato la pienezza di vita. Questa scoperta egli desiderava mostrarla ad ogni uomo, nella certezza che da ogni condizione di deserto spirituale e di morte, in Cristo potesse rigermogliare la vita. In preghiera, nella chiesetta della Porziuncola, chiese ed ottenne l’indulgenza plenaria per quanti, pentiti e confessati, avessero visitato la piccola cappellina. Subito diede l’annuncio ai numerosi fedeli radunatisi nella piana di Assisi con una frase carica di entusiasmo: “Fratelli, voglio mandarvi tutti in Paradiso”. Da sette secoli la porta della Porziuncola è stata varcata da milioni di anime che qui si sono riconciliate con il Creatore. Ma cosa viene a dirci oggi la festa del Perdono? Risponde padre Fabrizio Migliasso, custode della Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli:
R. – L’indulgenza della Porziuncola ci ricorda la misericordia di Dio che non si stanca mai di noi e continua a darci la possibilità di ricominciare. E attraverso l’esperienza di Francesco d’Assisi, l’uomo che – per eccellenza – nella sua vita ha sperimentato questa porta aperta – come definiamo la nostra indulgenza – sul Paradiso.
D. – Ci sono situazioni in cui il male sembra avere la meglio, come nella recente strage in Norvegia. Come parlare di perdono in questi casi limite?
R. – Intanto, il perdono deve partire sempre dalla ricerca della verità: non delle colpe, perché le colpe alla fine non portano a niente, ma la ricerca della responsabilità; chiederci che posto ha oggi ancora il valore della persona umana, il valore dell’onestà, della giustizia, della pace sociale … E credo che questo messaggio dell’indulgenza stimoli e provochi soprattutto noi cristiani ad essere noi, oggi, dei ri-costruttori di pace.
D. – Per ottenere l’indulgenza plenaria per sé o per le anime del Purgatorio è necessario visitare una chiesa francescana o parrocchiale dal mezzogiorno di oggi alla mezzanotte di domani, confessandosi, partecipando alla Messa e recitando il Credo, il Padre Nostro e una preghiera secondo le intenzioni del Papa. Come mai questo elenco di azioni da compiere? Ancora padre Migliasso:
R. – Questi sono segni esteriori per aiutarci a rimetterci in cammino interiormente. L’indulgenza della Porziuncola, come oggi tutte le indulgenze, sono gratuite, nel senso che non si paga in moneta, ma c’è da pagare qualcosa di più grande che è la conversione personale. Per cui queste preghiere, questo metterci in comunione con il Santo Padre – quindi con la Chiesa – dev’essere però uno stimolo, un inizio di vita cambiata …
D. – Alla Porziuncola le celebrazioni sono iniziate questa mattina con la Messa solenne presieduta dal ministro dell’ordine dei Frati Minori, padre Josè Rodriguez Carballo, e proseguiranno fino a domani sera quando, dopo l’arrivo della XXXI marcia francescana, il ministro provinciale dei frati minori d’Umbria, padre Bruno Ottavi, celebrerà i secondi vespri della solennità nella Basilica Papale di Santa Maria degli Angeli. Ancora padre Migliasso.
R. – Personalmente, ho fatto alcune ore di confessione, questa mattina: vedi proprio la voglia di ricominciare. Pellegrini che vengono, quindi, non da turisti ma veramente come coloro che cercano un nuovo inizio della propria vita. Ed è un po’ questa la caratteristica della festa del Perdono. (gf)
Messaggio del patriarca Twal ai musulmani per il Ramadan
◊ Il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal ha formulato i suoi auguri ai musulmani per il mese di digiuno del Ramadan, pubblicati tra l’altro anche sul sito del patriarcato www.lpj.org. Insieme al clero e ai fedeli della Terra Santa, il patriarca ha voluto manifestare la propria vicinanza ai fedeli dell’islam per questo tempo dedicato anche ad atti di devozione, gesti di carità, al perdono e al pentimento. Ricordando la sura II v.183 del Corano, “O voi che credete! Vi è prescritto il digiuno, come fu prescritto a coloro che furono prima di voi, nella speranza che voi possiate divenire timorati di Dio”, nel suo messaggio richiama quanto si legge nella Sacra Scrittura sul digiuno, “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo? Non consiste forse nel dividere il pane con l'affamato, nell'introdurre in casa i miseri, senza tetto, nel vestire uno che vedi nudo, senza distogliere gli occhi da quelli della tua carne?” (Is 58, 6-7). Chiedendo poi a Dio di benedire il digiuno dei musulmani, il patriarca Twal auspica che i politici possano essere ispirati nel suscitare una riconciliazione sincera e possano trovare una giusta soluzione alle aspirazioni del popolo palestinese ad uno stato indipendente, e ancora che la pace regni su tutti i popoli della Terra Santa e sui Paesi arabi vicini. (A cura di Tiziana Campisi)
I vescovi del Salvador: la violenza crea un ambiente di incertezza e di tensione
◊ "Vediamo con dolore il perpetuarsi del fenomeno criminale e della delinquenza, che porta sempre nuovi lutti nelle famiglie e nella società salvadoregne", affermano i vescovi del Salvador in una dichiarazione firmata da mons. José Luis Escobar Alas, arcivescovo di San Salvador, e ripresa da Fides. I vescovi, pur riconoscendo il lavoro che il governo ha fatto in questo campo, sottolineano però che ancora c'è molto da fare per garantire un minimo di ordine e di sicurezza alla popolazione. "La Conferenza Episcopale di El Salvador riconosce gli sforzi compiuti dai responsabili della pubblica sicurezza per combattere questo flagello, malgrado ciò questo non è sufficiente per ridare al popolo la pace sociale e la sicurezza necessarie allo sviluppo", scrivono i vescovi. "Certamente - ha detto Mons. Escobar Alas - non basta pregare per la pace, abbiamo bisogno di lavorare per la pace, pregare come tutto dipendesse da Dio, ma dobbiamo lavorare come se tutto dipendesse da noi".
Venezuela. Il cardinale Urosa: affrontare urgentemente il problema delle carceri
◊ La creazione del Ministero per gestire i centri penitenziari è stata salutata dall'arcivescovo di Caracas, il cardinale Jorge Urosa Savino, che ha espresso la speranza che questa iniziativa possa porre fine alla crisi delle carceri nel Paese, che ha causato la morte di più di quattro mila prigionieri negli ultimi dieci anni. Il cardinale Urosa – riferisce Fides - ha chiesto al ministro Iris Varela di adottare provvedimenti per migliorare le condizioni dei più di 49 mila carcerati del Paese. Negli ultimi mesi il cardinale Urosa ed i vescovi del Venezuela avevano lanciato appelli per risolvere la situazione delle carceri nazionali, soprattutto dopo i terribili atti di violenza verificatisi a giugno nel carcere “Internado Judicial Capital El Rodeo I" a Guatire, nello Stato di Miranda. Il cardinale Urosa Savino aveva affermato che “soltanto con modifiche efficaci al sistema carcerario il Paese potrà risolvere questo problema”. "Si devono costruire nuove carceri - ha affermato ieri il cardinale - bisogna affrontare integralmente e con urgenza questo problema. Non è possibile che le prigioni siano come sono ora, controllate dai prigionieri più violenti”.
Messico: i familiari delle vittime del narcotraffico invocano giustizia
◊ Accogliendo le istanze del ‘Movimiento por la Paz con Justicia y Dignidad’, un gruppo di rappresentanti del Congresso del Messico si è assunto l’impegno di promuovere una nuova legge per la tutela delle vittime della criminalità organizzata, di risarcire le loro famiglie e di costituire un organismo ‘ad hoc’. Al termine di un recente incontro con esponenti del ‘Movimiento’, guidato dal poeta Javier Sicilia che a marzo ha perso un figlio, i parlamentari hanno ammesso il loro “debito nei confronti dei messicani” e hanno chiesto “perdono alle vittime e a tutta la nazione”. “Anche voi – ha detto Javier Sicilia rivolgendosi a deputati e senatori - siete corresponsabili dei nostri morti e del nostro dolore”. E’ un dovere – ha aggiunto Sicilia le cui parole sono state riprese dalla Misna – “creare una commissione per la verità e la riconciliazione che documenti i 50.000 omicidi” avvenuti in Messico a partire dal 2006. Il bilancio ufficiale è di circa 35.000 morti, ma secondo fonti indipendenti le vittime sono oltre 50.000. Il ‘Movimiento por la Paz con Justicia y Dignidad’ ha chiesto, in particolare, che sia modificata una proposta di legge sulla sicurezza nazionale per attribuire più potere alle forze armate nella lotta contro il narcotraffico. In base ai dati contenuti nell’ultimo rapporto dell’Istituto messicano di statistica e geografia, il numero degli omicidi in Messico è aumentato del 23% nel 2010 rispetto all’anno precedente. Lo scorso anno sono stati 24.374. Nel 2009, invece, si sono registrati 19.803 omicidi. (A.L.)
Iran, giovane sfigurata con l’acido perdona il suo aguzzino
◊ Una giovane iraniana, sfigurata con l‘acido che oltre a deturparle il volto ha anche causato la perdita della vista, ha perdonato il suo aguzzino. Il colpevole dell'orribile gesto, Majid Movahed, è un uomo che nel 2004 aveva chiesto alla giovane, Ameneh Bahrami, di sposarlo. Al rifiuto della donna è seguita la folle reazione dell’uomo. In base alla legge del taglione, Majid Movahed nel 2008 è stato condannato ad essere a sua volta accecato con gocce di acido sugli occhi. L’esecuzione è stata rimandata all’ultimo minuto. In ospedale, davanti ai medici già pronti ad eseguire la condanna e di fronte al suo ex spasimante che singhiozzava in ginocchio, Ameneh ha annunciato il proprio perdono. “Erano sette anni - ha raccontato la giovane iraniana - che aspettavo di ottenere l'esecuzione di questa sentenza”, basata sulla legge del taglione, prevista dalla sharia. “Ma – ha aggiunto Ameneh - ho deciso di perdonarlo”. La condanna di Majid era stata denunciata come crudele e disumana da organizzazioni per i diritti umani, fra cui Amnesty International. L'uomo resta in carcere. (A.L.)
Mons. Filoni celebra i 150 anni della morte di San Giustino De Jacobis, evangelizzatore dell’Etiopia
◊ “Nella terra amata da San Giustino De Jacobis 12 milioni rischiano di morire di fame”: lo ha ricordato mons. Fernando Filoni, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, nell’omelia della Messa che ha concluso ieri a San Fele, in provincia di Potenza, il ciclo di celebrazioni per il 150.mo anniversario della morte di San Giustino De Jacobis. San Fele è il paese natio del Santo evangelizzatore dell’Etiopia, le cui celebrazioni sono state organizzate dalla diocesi di Melfi-Rapolla-Venosa. “Questa terra - ha sottolineato Mons. Filoni, citato da Fides - è stata fecondata dall’eroica testimonianza di vita di San Giustino De Jacobis”, quindi “era giusto commemorare l’esemplare figura di missionario di San Giustino che, come il Servo di Dio Papa Paolo VI ebbe a dire il 26 ottobre in occasione della sua canonizzazione, “ha un solo torto, quello di essere troppo poco conosciuto””. Il prefetto di “Propaganda Fide” ha tracciato un profilo biografico del Santo, sottolineando come, dopo essersi recato in Etiopia rispondendo ad un appello lanciato da Propaganda Fide, il Religioso Lazzarista avesse imparato ad amare “il popolo abissino, la sua cultura e le sue tradizioni. Dedica tutto se stesso alla studio del ghe’ez, la lingua liturgica indispensabile per comprendere i testi sacri dell’antica tradizione teologica etiopica”. Dieci dopo l’inizio della sua missione in Etiopia, San Giustino diventa vicario apostolico dell’Abissinia ed è ordinato vescovo dal cardinale Guglielmo Massaia. Nella sua attività pastorale, come ha ricordato mons. Filoni, San Giustino “oltre a realizzare un seminario per il clero indigeno, dà vita a tante stazioni missionarie. All’evangelizzazione delle città preferisce quella delle aree rurali e depresse del Paese, popolate dai più poveri e più umili”. Il prefetto Filoni ha inoltre ricordato “lo stile di vita missionaria itinerante” del santo che si spostava con una piccola tenda da un villaggio all’altro, e le dure prove a cui venne sottoposto a seguito della persecuzione del Negus Teodoro II: “Patisce la fame, la sete e subisce pure il carcere”. Le celebrazioni per i 150 anni della morte del Santo Evangelizzatore dell’Etiopia si sono svolte mentre si consuma il dramma delle popolazioni etiopiche e degli altri Paesi del Corno d’Africa, in particolare della Somalia. “L’indigenza continua a bussare alle porte della storia” ha rimarcato mons. Filoni. “Ce lo va ripetendo in queste settimane il Santo Padre Benedetto XVI, ricordando che quasi 12 milioni di Africani rischiano di morire per la carestia e la siccità che ha colpito il Corno d’Africa. Proprio quella terra amata da San Giustino De Jacobis alla quale si legò per sempre”. “Perché tutti possano sedersi alla mensa del Pianeta occorre che i figli di un mondo spesso sprecone condividano le proprie risorse con coloro che vivono l’umiliazione della denutrizione” ha aggiunto il presule. Il prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli ha concluso l’omelia affidando ai fedeli della diocesi e in particolare di San Fele, “il compito non solo di vivere i valori della fede predicata dal Vostro Santo Concittadino, ma anche di promuoverli come gesto missionario, oggi, in una società che spesso li dimentica”.
Chiesa bizantina: al via la quindicina di preghiera e digiuno per la Solennità dell’Assunzione
◊ Inizia oggi nella Chiesa bizantina ortodossa e cattolica il tempo mariano per eccellenza centrato sulla festa dell’Assunzione, la “Pasqua della Madre di Dio”. A precedere la solennità è una quindicina di preghiera e digiuno, la “piccola Quaresima della Vergine”, in cui i fedeli si preparano spiritualmente al giorno della “Dormitio Virginis” con l’invocazione della Paraclisis, antica liturgia di implorazione alla Vergine per i bisogni materiali e spirituali del Popolo di Dio e della grande famiglia dell’umanità. Adattata allo stile liturgico occidentale, la “Quindicina” si celebra a Roma nella Basilica di S. Maria in Via Lata, da oggi al 14 agosto, dalle 21.30 alle 22.30: una funzione ormai quarantennale, in cui tropari e salmi bizantini si alternano a salmi e canti di ispirazione occidentale, per onorare e rendere grazie alla "piena di grazia" con entrambe le voci, dell’Oriente e dell’Occidente. Nel corso del rito l’assemblea implora dalla Regina del cielo la pace tra i popoli e le nazioni, l’unità delle Chiese, la benedizione divina sulle famiglie scandendo la supplica con invocazione “Santa Madre di Dio, salvaci!”. E’ un momento di intenso fervore, comunitario e personale, di lode, di richiesta, di ringraziamento a Colei che il Concilio definisce “segno di consolazione e di sicura speranza per il pellegrinante popolo di Dio”. Culmine del periodo celebrativo è la Veglia dell’Assunta alla sera del 14 agosto, nella Basilica Papale di Santa Maria Maggiore; la liturgia include l’Ufficio delle letture proprie della Festa, i tropari russi del Transito di Maria e la Messa vigiliare dell’Assunzione. Alla solennità mariana della “Dormitio” seguono altri giorni di festa e di gioia, fino al 31 agosto, giorno in cui si chiude l’anno liturgico bizantino. (A cura di Marina Vitalini)
◊ Si svolgono domani a Cartago, in Costa Rica, le celebrazioni conclusive per il 375.mo anniversario del rinvenimento dell’immagine di Nuestra Señora de Los Ángeles, Patrona del Paese; a presiedere le liturgie è il cardianle Francisco Robles Ortega, arcivescovo di Monterrey, inviato speciale del Santo Padre. La ricorrenza è stata al centro di un “Anno santo giubilare mariano” dal motto “Sempre sotto la tua protezione”, avviato il 18 luglio 2010 con l’apertura della “porta santa” della Basilica di Nuestra Señora de los Ángeles in Cartago; scandito da numerose iniziative spirituali, in particolare liturgie, novene e pellegrinaggi, il Giubileo è stato un tempo di grazia e di rinnovamento per il Popolo di Dio in Costa Rica, durante il quale i fedeli hanno potuto approfondire e rafforzare le loro radici cristiane e la devozione alla Beata Vergine Maria. L’immagine mariana con il Bambino, rinvenuta nel 1635 dall’indigena Juana Pereira a Puebla de los Pardos (Cartago), suscitò subito la venerazione della popolazione, che nel 1639 le dedicò una prima cappella, sostituita nei secoli da edifici più grandi, fino all’attuale Basilica iniziata nel 1912. Per le dimensioni minute e i tratti scuri del volto, l’effigie è familiarmente denominata la “Negrita” dai costaricani. Nel 1824 il Parlamento nazionale dichiarò Nuestra Señora de Los Angeles “Patrona di Costa Rica”, atto cui fece seguito l’incoronazione pontificia concessa nel 1926. La Diocesi di Cartago è stata eretta nel 2005 dal Santo Padre Benedetto XVI ed è tuttora guidata dal suo primo pastore, mons. José Francisco Ulloa Rojas. (M.V.)
Tutto pronto in Messico per il secondo incontro nazionale delle Radio cattoliche
◊ “La radio nella Chiesa. Identità e missione. Problemi e sfide”: con questo titolo si svolgerà in Messico, dal 16 al 18 agosto, il secondo Incontro nazionale dei responsabili delle radio cattoliche. L’evento è organizzato dalla Commissione episcopale messicana per la Pastorale della Comunicazione e sarà ospitato a Cuautitlán Izcalli, nella sede della Conferenza episcopale locale (CEM). “L’incontro – si legge in una nota a firma di mons. Luis Artemisio Flores Calzada, presidente della suddetta Commissione – ha l’obiettivo di analizzare la situazione ed il futuro della radio, i suoi problemi, le sfide e le aspettative. Vi parteciperanno esperti dell’EWTN, il Global Catholic Network, che spiegheranno il modo migliore per sviluppare i programmi radiofonici, a partire dalla loro ideazione, per arrivare alla loro gestione”. “La formazione professionale – continua la nota – aiuterà certamente a migliorare la qualità delle trasmissioni radiofoniche, contribuendo così all’evangelizzazione del Paese, nell’ambito della Missione continentale di ogni singola diocesi”. Perché tutti gli operatori del settore sono fratelli “in Cristo, perfetto comunicatore” e suoi “discepoli missionari”. (A cura di Isabella Piro)
Pena di morte: Cina, Iran e Corea del Nord sono i Paesi col maggior numero di esecuzioni capitali
◊ Nessuno tocchi Caino, l’associazione internazionale contro le esecuzioni capitali, presenterà il prossimo 4 agosto il Rapporto 2011 con dati sulla pena di morte nel 2010 e nei primi sei mesi del 2011. I dati di quest’anno – si legge sul sito dell’associazione - mostrano che Cina, Iran e Corea del Nord sono risultati nel 2010 i tre Paesi con il maggior numero di esecuzioni capitali. Nel rapporto si sottolinea anche l’evoluzione positiva verso l’abolizione della pena di morte. In particolare, nel mondo arabo, la cosiddetta “primavera araba” ha già determinato fatti positivi che paiono preludere ad una definitiva rottura con sistemi e pratiche del passato. Alla presentazione del Rapporto parteciperà anche Baccouche, ministro dell’Educazione e portavoce del governo tunisino, che illustrerà i passi in avanti compiuti dal suo Paese in questo ambito. In Tunisia, in particolare, il governo ad interim di unità nazionale ha ratificato lo Statuto di Roma sull’istituzione della Corte Penale Internazionale e ha annunciato la ratifica anche del secondo protocollo opzionale al Patto Internazionale sui diritti civili e politici, relativo all’abolizione della pena di morte. In occasione della presentazione del Rapporto, saranno illustrati anche gli obiettivi della campagna di Nessuno tocchi Caino per l’attuazione della Risoluzione Onu per la moratoria universale delle esecuzioni, approvata nel dicembre scorso dall’Assemblea Generale delle Nazioni Unite. (A.L.)
Telefonia mobile e internet, la nuova frontiera tecnologica dell’Africa
◊ Chattare via sms e accedere a servizi su internet tramite il cellulare. E’ questa la nuova frontiera tecnologica che la compagnia di telefonia mobile francese ‘Orange’ e Google intendono sviluppare in Africa. Le prospettive di crescita sono esponenziali: gli esperti delle nuove tecnologie sottolineano, infatti, che l’Africa è una “miniera d’oro” per la telefonia mobile, rapidamente sviluppatasi nel Continente a causa dell’arretratezza o dell’inesistenza della rete fissa. Ma oltre ad incentivare un settore in Africa ancora lacunoso, lo sviluppo della rete mobile e di internet può anche essere un volano per l’economia di diversi Paesi stimolando non solo il settore della comunicazione ma anche la crescita e lo sviluppo di imprese con specifici servizi per le aziende. Il partenariato tra i due giganti della telefonia mobile e della rete – ricorda l’agenzia Misna - prevede per i clienti di ‘Orange’ di aver accesso ad alcuni servizi di Google via sms con telefonini di prima generazione (Gsm). Ad inizio di luglio in Senegal è stato attivato il servizio ‘Google Sms’ che è già stato utilizzato da 700.000 utenti che si sono scambiati quattro milioni di messaggi. Disponibile in Uganda e Kenya, la funzione attiva sul cellulare sarà presto operativa anche in Camerun, Costa d’Avorio, Guinea e Niger. (A.L.)
Diocesi di Cosenza, fervono i preparativi per la Beatificazione di suor Elena Aiello
◊ In Calabria fervono i preparativi per la Beatificazione di suor Elena Aiello, un evento atteso da migliaia di fedeli e che richiamerà moltissimi pellegrini da più parti della regione, e non solo, il prossimo 14 settembre a Cosenza. La Postulazione della Causa di Beatificazione in vista di questo grande evento – si legge in una nota della diocesi - ha aperto un canale su Youtube all’indirizzo www.youtube.com/user/BeatificazioneCs. Si tratta di uno spazio web dedicato alla vita di suor Elena e alla storia della Congregazione delle Suore Minime della Passione. Si può anche visitare il sito della Beatificazione in continuo aggiornamento, che offre in tempo reale news sull'evento. Suor Elena Aiello – si legge nella nota – è una figura simbolo del Novecento e sarà la prima donna calabrese ad essere beatificata in Calabria. Nata a Montalto Uffugo, in provincia di Cosenza, il 10 aprile 1895, Elena Aiello nel 1928 ha fondato l’Istituto delle Suore Minime della Passione di Nostro Signore Gesù Cristo, ponendo come modello di vita la Passione di Gesù e il primato della carità testimoniato da San Francesco da Paola. (A.L.)
Festival internazionale di musica cristiana in Bulgaria
◊ Si rinnova a Belozem, in Bulgaria, l’annuale appuntamento con la musica di ispirazione cristiana, che riunisce da oggi al 6 agosto cantautori, gruppi e sostenitori provenienti da diversi Paesi europei. L’atteso Festival internazionale giovanile, giunto alla sua XII edizione, si intitola quest’anno “I cavalieri della Luce”, una denominazione che intende infondere nei giovani il desiderio di approfondire le radici della fede cristiana e la volontà di combattere per proteggerla, da “nuovi cavalieri” difensori del proprio credo religioso, della giustizia e della pace. Accanto alle manifestazioni artistiche – musica, canto, danza – sono previsti incontri di formazione, conferenze e dibattiti. Tra gli artisti invitati giungeranno dall’Italia Roberto Bignoli e Marco Bonini; sarà anche presente il fondatore del Festival di Belozem, padre Christoph Kurzok, “Kizu”, cappuccino, con la sua band. (M.V.)
Usa: accordo sul debito. Oggi il voto definitivo. Obama: non è l'intesa che volevo
◊ Dopo giorni di tensioni e di preoccupazioni crescenti, il presidente statunitense Barack Obama ha annunciato di aver raggiunto un accordo con i leader del Congresso sull'aumento del tetto del debito. Una soluzione diversa da quella che il presidente Obama voleva, ma che, ha detto, “mette fine alla crisi che Washington ha imposto all'America” ed “evita una crisi simile fra 6, 8 o 12 mesi”. La corsa contro il tempo, però, non si arresta: il Congresso dovrà, infatti, votare il provvedimento entro questa sera. Il servizio di Elena Molinari:
Non è l’accordo che avrei voluto, ma è un compromesso che consente la riduzione del deficit di cui abbiamo bisogno e ci consente anche di evitare il dafault. Con queste parole Barack Obama ha presentato, poche ore fa, l’accordo raggiunto in extremis dai leader dei due partiti americani sull’innalzamento del tetto del deficit. Che il patto non piace ai democratici è chiaro, la proposta prevede infatti tagli alle spese sociali per circa due mila e cinquecento miliardi di dollari in dieci anni e nessun aumento alle tasse, soprattutto per i più ricchi, che il presidente aveva invece fortemente richiesto. La proposta innalza l’importo massimo che gli Stati Uniti possono prendere in prestito in due tranche e copre gli Usa almeno fino al dicembre 2012, quindi dopo le elezioni presidenziali. I tagli sono distribuiti in tutte le voci di spesa, comprese Medicare, la sanità per gli anziani e il Pentagono, nonostante rimostranze repubblicane contro "sforbiciate" alla Difesa. Obama ha assicurato che i tagli non nuoceranno alla ripresa economica, ma ha ammesso che portano la spesa domestica a livello più basso dai tempi di Eisenhower. La corsa contro il tempo non è però finita. Ora i leader repubblicani e democratici devono convincere i propri deputati e senatori ad approvare il testo entro questa sera. Gli ammutinamenti non sono esclusi, soprattutto adesso, tra le fila del Tea party, che chiede tagli più radicali.
Scontri a Bengasi, mentre Gheddafi riconquista il villaggio di Joch
In Libia, ribelli e sostenitori del regime continuano a darsi battaglia, soprattutto a Bengasi. Gli insorti hanno ucciso 20 fedelissimi di Gheddafi, ne hanno arrestati 31 e hanno perso 6 uomini nel corso di uno scontro durato ore. Ma la città, roccaforte del Consiglio nazionale di transizione, è a rischio caos dopo l’uccisione, giovedì scorso, del generale Younes. Intanto, il villaggio di Joch, nel Gebel Niffusa, la montagna occidentale libica, è tornato stamani sotto il controllo delle forze di Gheddafi, dopo essere stato preso dai ribelli. I ribelli, che avevano conquistato ieri questo piccolo villaggio ai piedi delle montagne, hanno riferito di aver dovuto ritirarsi verso Est dopo alcune ore di combattimento.
Sospese le manifestazioni in Egitto per il Ramadan
Per l’avvio del Ramadan sono state sospese in Egitto le manifestazioni antigovernative. Intanto, si guarda a mercoledì, avvio della prima udienza del processo contro Mubarak, i suoi 2 figli e alcuni uomini di potere, accusati di corruzione, abuso di potere e uccisione di manifestanti. In forse la presenza dell’ex presidente egiziano, ricoverato da 4 mesi in un ospedale di Sharm el Sheikh.
Scontro a fuoco al confine tra Israele e Libano
Un soldato libanese è rimasto ferito in uno scontro a fuoco con militari israeliani al confine tra i due Paesi. Lo hanno riferito fonti militari israeliane. In Cisgiordania, invece, in un campo profughi di Qalandiya alcuni soldati israeliani sono stati colpiti da una sassaiola e hanno aperto il fuoco. Due palestinesi sono rimasti uccisi.
Bombardamento Nato in Afghanistan: aperta un’inchiesta
Un bombardamento delle forze Nato ha causato la morte di poliziotti afghani, il bilancio provvisorio è tra quattro e otto vittime, nella provincia orientale afghana del Nuristan. È quanto sostiene il governatore provinciale, spiegando che elicotteri da guerra dell'Alleanza hanno colpito posti di blocco nel distretto di Wama. La Nato ha aperto un'inchiesta sull'accaduto.
Il 21 agosto, in Norvegia, Giornata di commemorazione
Il primo ministro norvegese Jens Stoltenberg ha reso omaggio davanti al parlamento riunito al gran completo ai suoi compatrioti per il modo in cui hanno reagito agli attacchi dello scorso 22 luglio nei quali sono morte 77 persone. "Il mio grazie più grande - ha detto il premier - va al popolo norvegese che si è mostrato responsabile quando ce n'era bisogno, che ha conservato la sua dignità, che ha scelto la democrazia". Alla presenza del re Harald V e del principe ereditario Haakom, il parlamento norvegese ha osservato un minuto di silenzio e intonato l'inno nazionale. Il presidente del parlamento ha letto uno ad uno i nomi delle vittime e il primo ministro ha annunciato che il 21 agosto si terrà una giornata di commemorazione delle vittime. "La generazione del 22 luglio è quella degli eroi e della speranza", ha detto Stoltenberg.
In Spagna, si prepara la prossima campagna per le elezioni di novembre
La crisi di governo in Spagna e l’annuncio di elezioni anticipate a novembre hanno rilanciato l’attività dei partiti politici iberici. Il 26 settembre il governo scioglierà il Parlamento. Intanto, l'attuale esecutivo approverà le ultime riforme annunciate nei mesi scorsi, poi il 19 agosto si terrà un consiglio dei ministri straordinario. Il servizio di Micaela Coricelli:
I principali partiti stanno già "scaldando i motori" in vista della campagna d’autunno. Le elezioni anticipate dal premier Zapatero agitano le acque della politica spagnola in una fase economica molto difficile, con un tasso di disoccupazione record e i riflettori dei mercati internazionali puntati su Madrid. In vista dell’appuntamento con le urne il 20 novembre, il panorama per il partito socialista è spinoso, i sondaggi pubblicati ieri da due quotidiani confermano il trend degli ultimi mesi, prevedendo la maggioranza assoluta per il centro destra. Secondo l’inchiesta di El Pais, il partito popolare avrebbe un vantaggio di 14 punti, mentre La Rajon parla addirittura di una distanza del 16% a favore dei popolari. La sfida tra il candidato socialista, l’ex ministro degli Interni, Alfredo Pedro Rubalcaba, e il leader del Partito Popolare Mariano Rajoi sarà certamente dura. I politici dovranno confrontarsi anche con un altro fattore emerso lo scorso maggio, il movimento dei cosiddetti "indignati", giovani e meno giovani che protestano contro la crisi, la disoccupazione, i tagli alla spesa pubblica e la corruzione. Gli "Indignados" promettono un autunno caldo, con una prima grande manifestazione il 15 ottobre.
Riunito in Turchia il Consiglio supremo della Difesa
Il Consiglio supremo della Difesa turco si è riunito oggi per scegliere un nuovo capo di stato maggiore dopo le dimissioni quattro giorni fa del generale Isik Kosaner, insieme con il capo dell'esercito, della marina e dell'aviazione. La riunione, che durerà quattro giorni, è stata aperta dal premier Erdogan che nella tarda serata di venerdì ha nominato capo di stato maggiore ad interim il generale Necdet Ozel, comandante della gendarmeria. Ozel è stato anche nominato capo dell'esercito. Le due nomine fanno presumere che sarà proprio lui ad essere designato nuovo capo di stato maggiore turco. Motivo della tensione tra il governo turco e i militari è ancora l'ombra dei presunti piani golpisti del 2003. Venerdì scorso, giorno delle dimissioni degli alti vertici dell'esercito, altri sei generali sono stati incriminati per complotto contro il governo e la creazioni di siti di propaganda anti-governativa. Uno degli incriminati, il generale Nusret Tasdeler, partecipa alla riunione del consiglio supremo della difesa in qualità di comandante dell'esercito dell'Egeo.
Scontri tra fazioni politiche rivali nella provincia indonesiana di Papua
Ventuno persone sono morte, tra ieri e oggi, in una serie di scontri tra fazioni politiche rivali nella provincia indonesiana di Papua, nella parte più orientale dell'arcipelago. Dopo aver inviato rinforzi, la polizia questa mattina ha annunciato di aver riportato la situazione sotto controllo. Gli incidenti più gravi si sono verificati, ieri, nell'isolata regione di Puncak, raggiungibile solo in aereo. Un gruppo di assalitori, sospetti separatisti del "Movimento di Papua libera", avrebbe attaccato con frecce, pietre e machete le abitazioni e le automobili dei simpatizzanti di candidati rivali alle prossime elezioni locali del 9 novembre, le prime di sempre nella provincia, causando 17 morti. Altre quattro vittime, tra cui un soldato, in un agguato contro un minibus nella zona di Abepura. La popolazione indigena della provincia di Papua è ben distinta etnicamente e culturalmente dal resto dell'Indonesia. Dal 1965 rivendica l'indipendenza. Un'ipotesi esclusa da Jakarta.
Bomba nel mercato di Imphal, capitale dello Stato indiano di Manipur
Un ordigno è esploso oggi in un affollato mercato di Imphal, capitale dello Stato orientale indiano di Manipur, causando almeno quattro morti e dieci feriti. Lo riferisce la tv “all news” Times Now. Le forze di sicurezza hanno isolato la zona. Si tratta della seconda esplosione in questa città nel giro di 24 ore.
La Corea del Nord vuole la ripresa dei colloqui a sei sul nucleare
La Corea del Nord ha detto di voler riprendere “al più presto” i colloqui a Sei sull'abbandono delle sue ambizioni nucleari dopo le discussioni “costruttive” avute la scorsa settimana a New York con l'amministrazione Usa. L’apertura di Pyongyang fa seguito alla visita a New York della scorsa settimana della missione di Pyongyang guidata dal vice ministro degli Esteri, Kim Kye-gwan, che ha incontrato la delegazione Usa con a capo Stephen Bosworth, inviato speciale per le questioni nordcoreane. Bosworth potrebbe compiere a breve una visita a Seul, Pechino e Tokyo per spiegare i risultati del confronto tra Usa e il Nord, insieme ai passi da compiere in previsione della ripresa del dialogo a Sei, in stallo da dicembre 2008. Il dialogo newyorchese ha portato anche a "riconoscere che il miglioramento delle relazioni bilaterali, la soluzione pacifica e negoziata della denuclearizzazione della penisola coreana sono conformi con gli interessi delle due parti". (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LV no. 213