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Sommario del 30/10/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Centomila giovani dell’Azione Cattolica in Piazza San Pietro. Il Papa: solo in Gesù troviamo il vero amore e la vera libertà
  • La festa dell'Acr con Benedetto XVI: le voci dei giovani
  • Altre udienze e nomine
  • Proclamato Beato in Romania il vescovo Szilárd Bogdánffy, martire del comunismo
  • Un Sinodo al servizio di tutti: l’editoriale di padre Lombardi
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Pacchi bomba dallo Yemen verso gli Usa: c'è la firma di al Qaeda
  • Presidenziali in Brasile. I vescovi: promuovere bene comune, vita e famiglia
  • Senegal: Campagna per il conferimento del Premio Nobel per la Pace alle donne africane
  • Un Simposio ricorda i 60 anni dalla proclamazione del dogma dell'Assunzione della Vergine Maria
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • I vescovi svizzeri contro il referendum sull’espulsione degli stranieri che commettono reati
  • Uzbekistan: violenze contro i cristiani “non registrati”
  • Guerra in Somalia: migliaia di civili in fuga verso il Kenya
  • Myanmar: l’Onu chiede “elezioni vere che rispecchino gli standard internazionali”
  • Ginevra: cristiani e musulmani s’incontrano per approfondire dialogo e cooperazione
  • Mass media e famiglia al centro di un convegno promosso dalla diocesi di Roma
  • Al cardinale Caffarra la Medaglia d'oro al merito della Cultura cattolica
  • A mons. Sgreccia il Premio internazionale dell’associazione Scienza & Vita
  • Benin: nasce una fondazione dedicata a mons. Isidore de Souza
  • Simposio internazionale a Roma sulla figura e la vita del Beato Newman
  • La diocesi di Montecassino promuove un Convegno sui giovani
  • Al Regina Apostolorum una Conferenza su “evoluzione e creazione”
  • Ritorna a Roma lo spettacolo di teatro e musica “Ars Amoris”, sulla vita del Curato d’Ars

  • 24 Ore nel Mondo

  • Afghanistan: Karzai critica l’operazione antidroga di Usa e Russia senza il via libera di Kabul
  • Il Papa e la Santa Sede



    Centomila giovani dell’Azione Cattolica in Piazza San Pietro. Il Papa: solo in Gesù troviamo il vero amore e la vera libertà

    ◊   Una festa della fede, un momento di gioia ed entusiasmo: è quanto si è vissuto stamani in Piazza San Pietro invasa da centomila giovani dell’Azione Cattolica convenuti, da tutta l’Italia, a Roma per incontrare Benedetto XVI. Un evento incentrato sul tema “C’è di più. Diventiamo grandi insieme” che ha visto il momento culminante nel dialogo tra il Papa e i ragazzi su temi forti come l’amore, l’educazione e la testimonianza evangelica nella vita quotidiana. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Canti

    Abbiate il coraggio, “l’audacia di non lasciare nessun ambiente privo di Gesù”: è la sfida impegnativa che il Papa ha lanciato stamani ai centomila giovani dell’Azione Cattolica, in un clima di grande affetto e gioia. La parola del Papa, ha detto il presidente dell’associazione, Franco Miano, “ci aiuta ad avere fiducia e a credere anche nei momenti più difficili che la speranza continua ad essere l’orizzonte più degno dell’uomo”. Dal canto suo, l’assistente spirituale dell’Azione Cattolica, mons. Domenico Sigalini, ha osservato che “non è vero che le Chiese sono abbandonate dai giovani” e che i ragazzi di oggi “non vogliono mediocrità o adattamenti, ma sogni e voli alti”. Anche il cardinale Angelo Bagnasco, presidente dell’episcopato italiano, ha messo l’accento sulle grandi speranze che la Chiesa ripone nei giovani ai quali, ha detto, gli adulti sono chiamati a dare il buon esempio. Quindi, ha messo l’accento sul ruolo del Papa per i giovani:

    "Il Santo Padre ci parla di Gesù, ci indica il suo vero volto, ci garantisce di essere sulla strada giusta: stretti al Papa, sentiamo il calore e la gioia della Chiesa, la famiglia dei figli di Dio. Cari ragazzi e giovani dell’Azione Cattolica, siate amici di Gesù, amate la Chiesa, dite al Santo Padre il vostro affetto".

    E’ stata dunque la volta dell’atteso dialogo tra Benedetto XVI e i ragazzi. Il Papa ha risposto a tre domande di giovani ed educatori dell’Azione Cattolica, partendo dal tema dell’incontro “C’è di più”. Benedetto XVI ha rilevato che crescere in altezza non significa diventare davvero grandi. Ed ha confidato un ricordo personale:

    “Io quando sono stato ragazzo, alla vostra età, nella mia classe ero uno dei più piccoli e tanto più ho avuto il desiderio di essere un giorno molto grande e non solo grande di misura, ma volevo fare qualcosa di grande, di più della mia vita, anche se non conoscevo questa parola ‘C’è di più’”.

    Quindi, ha sottolineato cosa vuol dire davvero essere grandi, ovvero crescere nell’amicizia di Gesù. Un insegnamento che anche gli adulti non devono dimenticare:

    “Così Gesù ha insegnato agli adulti che anche voi siete 'grandi' e che gli adulti devono custodire questa grandezza, che è quella di avere un cuore che vuole bene a Gesù”.

    Essere “grandi” allora, ha soggiunto, “vuol dire amare tanto Gesù, ascoltarlo e parlare con Lui nella preghiera, incontrarlo nei Sacramenti, nella Santa Messa”. Ed ha ribadito che “amore di Dio” è sempre “amore degli amici”, specie di quelli in difficoltà. E il significato autentico della parola amore è stato anche il tema forte della seconda domanda, alla quale il Papa ha risposto mettendo in guardia dai messaggi sbagliati che spesso la società propone ai giovani:

    “E’ proprio vero: voi non potete e non dovete adattarvi ad un amore ridotto a merce di scambio, da consumare senza rispetto per sé e per gli altri, incapace di castità e di purezza. Questa non è libertà. Molto 'amore' proposto dai media, in internet, non è amore, ma è egoismo, chiusura, vi dà l’illusione di un momento, ma non vi rende felici, non vi fa grandi, ma vi lega come una catena che soffoca i pensieri e i sentimenti più belli, gli slanci veri del cuore, quella forza insopprimibile che è l’amore e che trova in Gesù la sua massima espressione e nello Spirito Santo la forza e il fuoco che incendia le vostre vite, i vostri pensieri, i vostri affetti”.

    “Certo – ha riconosciuto il Santo Padre – costa anche sacrificio vivere in modo vero l’amore”, ma si è detto sicuro che i giovani dell’Azione Cattolica non hanno “paura della fatica di un amore impegnativo e autentico” giacché è “l’unico che dà in fin dei conti la vera gioia!”. Anzi, ha proseguito il Papa, “c’è una prova che vi dice se il vostro amore sta crescendo bene: se non escludete dalla vostra vita gli altri, soprattutto i vostri amici che soffrono e sono soli, le persone in difficoltà, e se aprite il vostro cuore al grande Amico che è Gesù”. Il Papa ha infine risposto ad un’educatrice dell’Azione Cattolica, soffermandosi su cosa vuol dire essere educatori:

    “Direi che essere educatori significa avere una gioia nel cuore e comunicarla a tutti per rendere bella e buona la vita; significa offrire ragioni e traguardi per il cammino della vita, offrire la bellezza della persona di Gesù e far innamorare di Lui, del suo stile di vita, della sua libertà, del suo grande amore pieno di fiducia in Dio Padre”.

    “Voi – è stata la sua esortazione – siete dei buoni educatori se sapete coinvolgere tutti per il bene dei più giovani”. Ed ha aggiunto: “Non potete essere autosufficienti, ma dovete far sentire l’urgenza dell’educazione delle giovani generazioni a tutti i livelli”. Al momento dei saluti, il Papa ha risposto con affetto al grande entusiasmo dei ragazzi:

    “Anche io sono pieno di gioia! Mi sento ringiovanito (applausi). Grazie a tutti voi di cuore!” (applausi)

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    La festa dell'Acr con Benedetto XVI: le voci dei giovani

    ◊   Voci, canti e preghiere hanno accompagnato stamani l’abbraccio di animatori, ragazzi e bambini dell’Azione Cattolica a Benedetto XVI. Nei loro volti, pieni di gioia per l’incontro con il Papa, risplende tutta l’associazione, impegnata a vivere in forma comunitaria l’esperienza di fede e l’annuncio del Vangelo. Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte in Piazza San Pietro da Amedeo Lomonaco:

    (musica)

    R. - Per noi è molto importante essere giunti qui, a Roma, per ascoltare le parole del Papa in una giornata di festa con l’Azione cattolica ragazzi.

    D. - L’incontro di oggi è intitolato “Diventare grandi insieme”. Cosa significa per voi ragazzi diventare grandi, facendo parte dell’Azione Cattolica?

    R. - Ci insegna a vivere la vita divertendoci. Credere, stare con gli amici, trovare la felicità stando con gli altri.

    R. - Avere un amico in più con cui giocare e stare insieme.

    D. - Che forza ti dà l’Azione Cattolica?

    R. - L’energia per non scoraggiarmi quando mi sento giù.

    R. – La forza e la gioia di essere in compagnia, di essere amici tutti!

    R. - E’ importante perché ci aiuta nel cammino della vita.

    R. - Aiuta perché sai che non sei solo e che c’è sempre qualcuno che ti ascolta, che ti sente, anche quando affronti cose negative.

    D. - Che cosa vorresti dire oggi al Papa?

    R. - Grazie perché ci aiuti in questo anno catechistico, che abbiamo iniziato da poco.

    R. - Un grazie per questa bellissima giornata, perché è veramente una bellissima esperienza!

    D. - Abbiamo con noi il vescovo di Teggiano: eccellenza, cosa significa per voi incontrare il Santo Padre, parlo del vostro gruppo dell’Azione Cattolica in particolare?

    R. - (Mons. Angelo Spinillo, vescovo di Teggiano-Policastro)
    Mettere in comune quella che è la ricchezza della propria fede, delle proprie esperienze e il crescere, appunto, insieme, il maturare all’interno della fede. Ciò che si semina nella vita associativa, poi porta frutto dove la Provvidenza vorrà …

    D. - Un gruppo numeroso di ragazzi: siete dell’Azione Cattolica di …

    R. - … di Giugliano.

    D. - Cosa significa per voi essere qui e incontrare il Santo Padre?

    R. - Stare insieme al Papa e con lui dire “siamo la tua mano forte nella società”, soprattutto in zone come quelle dove siamo noi, in cui c’è bisogno di essere forti sul territorio. Qui siamo chiamati ad essere la manovalanza di Dio ... non della camorra … (applausi).

    D - L’Azione Cattolica, in questo senso, aiuta a scegliere la strada giusta e non altre strade che sono invece sbagliate …

    R. - A molti di noi ha dato un giusto indirizzo. Ci sono bambini che sono in mezzo alla strada. Stando invece nell’Azione Cattolica seguono una giusta strada. In compagnia del Signore sono in mani sicure.

    D. - Tu sei un animatore: cosa vuol dire far parte dell’Azione Cattolica?

    R. - Fare parte dell’Azione Cattolica, secondo me, significa soprattutto crescere con Cristo, crescere anche in Cristo. Noi vogliamo veramente educare questi ragazzi alla fede e alla vita.

    D. - Tu sei dell'Azione Cattolica di Genova: nella tua esperienza di vita, cosa ti ha dato vivere in questa associazione?

    R. - Io sono entrato in Azione Cattolica da poco, soltanto da due anni, però mi ha cambiato completamente. All’inizio pensavo fosse una cosa non importante, invece poi ho visto che vivere insieme - anche questi momenti - è fondamentale. Quindi anche le esperienze che noi vogliamo insegnare sono sempre queste: di avere Cristo vicino! (m.g.)

    (musica)

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza il cardinale Marc Ouellet, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, arcivescovo tit. di Tibica, segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede.

    Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale del vicariato apostolico di San Miguel di Sucumbíos (Ecuador), presentata da mons. Gonzalo López Marañón, per raggiunti limiti di età.

    Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Ruyigi (Burundi), presentata da mons. Joseph Nduhirubusa, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico. Gli succede mons. Blaise Nzeyimana, vicario generale dell’arcidiocesi di Gitega. Mons. Blaise Nzeyimana è nato a Butare il 2 giugno 1954. E’ stato ordinato sacerdote il 25 luglio 1981, incardinato nell’arcidiocesi di Gitega. È stato anche presidente dell’Unione del Clero incardinato. Attualmente è anche segretario della Commissione Episcopale per il Clero e fa parte della Commissione mista della Chiesa della Tanzania e del Burundi per l’accoglienza dei sinistrati e dei rifugiati.

    Il Papa ha nominato vescovo ausiliare della diocesi di Kharkiv-Zaporizhia dei Latini (Ucraina) mons. Jan Sobiło, finora vicario generale della medesima Circoscrizione ecclesiastica, assegnandogli la sede titolare vescovile di Bulna. Mons. Jan Sobiło è nato il 31 maggio 1962 a Nisko (Polonia) ed è stato ordinato sacerdote il 13 dicembre 1986.

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    Proclamato Beato in Romania il vescovo Szilárd Bogdánffy, martire del comunismo

    ◊   Un martire del comunismo che insegna la fedeltà a Dio e alla Chiesa e la perseveranza nella carità: così è stato ricordato stamane il vescovo martire Szilárd Bogdánffy nella cerimonia della sua Beatificazione. Nato a Kálmánd, in Ungheria, il 29 ottobre 1911 e morto nel carcere rumeno di Nagyenyed il 2 ottobre 1953, il vescovo è stato proclamato Beato a Oradea, in Romania, la cittadina che dopo la sua ordinazione vescovile lo attendeva come suo pastore. Ma dopo appena un mese e mezzo che era vescovo, venne rinchiuso in carcere da dove non uscì più fino alla morte per stenti e malattia. Il servizio di Fausta Speranza:

    La terribile persecuzione comunista non cambiò la capacità di amare del vescovo martire Szilárd Bogdánffy. Questo il suo insegnamento. Un insegnamento prezioso in particolare nella nostra epoca sottolinea il cardinale Erdö, definendola un’epoca “così stanca e in fondo disgustata e delusa”. “Gli uomini non possono sottrarci la vita nella sua interezza, perché non possono uccidere l’anima, sottolinea il cardinale. Solo Dio è padrone della sorte dell’anima umana”. E il vescovo proclamato Beato ha vissuto la persecuzione, il carcere senza mai rinnegare la propria fede in Dio, nella sua misericordia, nella Chiesa: “attraverso la sua sofferenza e la sua morte ha dimostrato – dice il cardinale Erdö - che siamo stati chiamati a una tale gioia, a una tale felicità, che è più grande di questa vita terrena”. Per questo è esempio e motivo per noi di speranza. Lui che, come altri, è vissuto “durante gli anni pesanti e bui della guerra e del fanatismo comunista”. Il cardinale Erdö sottolinea che “la beatificazione del vescovo martire Szilárd Bogdánffy rompe il silenzio di molti decenni e inaugura con la maestà e la forza misteriosa della liturgia il culto pubblico di quei numerosi testimoni, che hanno sofferto come martiri o confessori per la verità di Cristo e della Chiesa”. E ricorda che “anche in Ungheria, appena un anno fa è stato elevato all’onore degli altari il Beato vescovo martire Zoltán Meszlényi, primo martire cattolico riconosciuto di quell'epoca”. E poi sottolinea: “La fedeltà e la perseveranza eroica di tanti vescovi, sacerdoti e fedeli cattolici latini ed orientali scaturiva dalla fede sincera. Nelle carceri si sono incontrati anziani e giovani, romeni e ungheresi. A loro erano sufficienti poche parole per capirsi, perché avevano in comune la fede e la speranza.” Tornando all’oggi il cardinale afferma che “è come se una certa malinconia opprimesse i cuori” e dunque “la testimonianza dei martiri risuona e risplende di nuovo dal silenzio e dal buio della paura: è con noi anche quella forza della fede, che può darci speranza e avvenire". “La distrazione e una certa misteriosa stanchezza interiore” sono gli ostacoli che impediscono slanci d’amore, avverte il cardinale. La capacità di amare invece non è mai venuta meno al vescovo martire. Al termine della celebrazione, mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, e tra i prossimi cardinali nel Concistoro del 20 novembre, ha ricordato così il nuovo Beato:

    “Chi arrestò il Servo di Dio era spinto non da motivi oggettivi, ma dall’odium fidei. Si voleva costringerlo con ogni mezzo ad abiurare dalla sua fede cattolica. La gente diceva che nel campo di lavori forzati di Capul Midia c’era un’unica porta, quella d’entrata. Era un vero inferno. Cibo scarso, maltrattamenti continui, mancanza di riposo (non si poteva dormire sdraiati, ma solo appoggiati ai bordi del letto), interrogatori sfiancanti (spesso duravano ininterrottamente fino a 82 ore), freddo, sporcizia. Tutto era programmato con l’intento di annientare psicologicamente e fisicamente i detenuti. Ovviamente l’accusa di alto tradimento o di spionaggio rivolta al vescovo Bogdánffy non aveva nessun riscontro concreto. Mesi dopo, fu trasferito nella prigione di Nagyenyed, nella cella n. 120. Ormai il suo fisico era troppo indebolito da anni di sofferenze e torture. Ammalatosi di polmonite, gli furono rifiutate le cure. Morì il 2 ottobre 1953".

    “Anche in un simile contesto – sono parole di mons. Amato – padre Szilárd cercò sempre la via della carità e della fratellanza, manifestando una cura particolare per i poveri e gli oppressi”:

    “Nel suo apostolato, il Servo di Dio esercitò coraggiosamente il suo ministero. Ad esempio, durante il regime nazista, rischiando la vita, nascose molti cittadini ebrei nella sede della Scuola di Teologia. Inoltre, i testimoni affermano, che, nonostante la situazione disumana del carcere, il vescovo Bogdánffy non fece mai mancare i suoi generosissimi atti di carità verso gli altri detenuti. I martiri continuano ancora oggi a spargere il loro sangue benedetto per testimoniare la buona notizia del Vangelo di Gesù Cristo, che è un annuncio di fratellanza, di carità verso tutti, di pace. Il sacrificio del vescovo Bogdánffy è la testimonianza concreta della vitalità della chiesa cattolica romena, della sua fedeltà all’unità della Chiesa e del suo amore al Santo Padre.”

    Mons. Amato ricorda qualcosa di più della vicenda umana del nuovo Beato:

    “Szilárd Bogdánffy, nato nel 1911, era un apprezzato professore di teologia e fecondo giornalista. Nel 1939 fu arrestato dalla Gendarmeria rumena ed espulso dalla nazione. Trasferitosi a Budapest e completati gli studi all’Università, nel 1940 ritornò a Nagyvárad dove insegnò teologia e dove fu anche direttore spirituale. Conosciuta la figura e la spiritualità di sant’Angela Merici, fondò il Terz’Ordine che si ispirava alla Santa. Negli anni, si guadagnò la stima del Servo di Dio, Mons. Giovanni Scheffler, Vescovo diocesano di Szatmár e amministratore apostolico di Nagyvárad, il quale lo nominò segretario della cancelleria vescovile e consigliere episcopale di entrambe le diocesi, affidandogli anche l’amministrazione del seminario di Szatmárnémeti, autorizzandolo a trattare a Bucarest gli affari delle diocesi. Il Servo di Dio visse durante gli anni della feroce dittatura comunista, che si accaniva contro la Chiesa cattolica con l’intenzione di annientarla. In questo clima anticlericale, don Szilárd Bogdánffy fu ordinato clandestinamente Vescovo, presso la nunziatura di Bucarest, dall’Arcivescovo Patricius O’Hara. Era il 14 febbraio 1949. Subito dopo, nell’aprile del 1949 fu arrestato con l’accusa di alto tradimento e di spionaggio e trasferito in varie prigioni. Nel 1953 lo troviamo nella prigione di Capul Midia sul Mar Nero, che era un vero e proprio campo di sterminio”.

    Nella giornata di oggi – sono parole del cardinale Erdö - “risplende il raggio di sole dal profondo pozzo della storia, e la verità e l’amore a lungo sepolti ci illuminano di nuovo come esempi di forza che crea pace e coraggio per la riconciliazione”.

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    Un Sinodo al servizio di tutti: l’editoriale di padre Lombardi

    ◊   Un evento i cui benefici saranno profondi e di lunga durata: è ancora ampia l’eco suscitata dal Sinodo per il Medio Oriente, conclusosi domenica scorsa con la Messa di Benedetto XVI. Su questo evento, si sofferma il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi, nel suo editoriale per “Octava Dies”, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Che cosa chiede nel suo Messaggio il Sinodo ai governanti dei popoli del Medio Oriente? Che i cristiani “possano godere di tutti i diritti di cittadinanza, di libertà di coscienza e di culto, di libertà nel campo dell’insegnamento e dell’educazione e nell’uso dei mezzi di comunicazione” perché “sono cittadini originali e autentici, leali alla loro patria e fedeli a tutti i loro doveri nazionali”. Che cosa dice rivolgendosi alla comunità internazionale? Che “noi condanniamo la violenza e il terrorismo, di qualunque origine, e qualsiasi estremismo religioso. Condanniamo ogni forma di razzismo, l’antisemitismo, l’anticristianesimo e l’islamofobia, e chiamiamo le religioni ad assumere le loro responsabilità nella promozione del dialogo delle culture e delle civiltà nella nostra regione e nel mondo intero”.

    Gli interventi del rappresentante ebreo, di quello sunnita e di quello sciita sono stati accolti con attenzione e disponibilità ed applauditi. I membri del Sinodo si sono espressi con grande libertà, presentando con lealtà e serenità il quadro complessivo della situazione delle loro comunità ecclesiali. Certo, si è trattato di un’assemblea con radici profonde in una terra percorsa da tensioni e problemi drammatici, ma la natura ecclesiale di quest’assemblea, la sua motivazione religiosa, spirituale, la ha resa capace di elevarsi ad una prospettiva più alta, ad uno sguardo animato da quel realismo della speranza che nasce dalla fede vissuta in questa nostra storia. Ci auguriamo che tutti se ne rendano conto e lo riconoscano affinché il Sinodo possa dare i suoi frutti, anzitutto per la Chiesa, ma anche per tutti i popoli del Medio Oriente, proprio tutti!

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Diventare grandi significa essere capaci di amare: in piazza San Pietro il grande incontro del Papa con i ragazzi e i giovani dell'Azione cattolica italiana.

    Perché amo i santi: in prima pagina, Pier Giordano Cabra sulla festività del primo novembre.

    Nell'informazione internazionale, la visita dell'arcivescovo Dominique Mamberti in Croazia.

    Terrorismo a medio termine: in rilievo, l'allarme negli Stati Uniti alla vigilia del voto.

    Tombe umili e sepolcri privilegiati: in cultura, Fabrizio Bisconti su caratteri e contesti delle sepolture in epoca paleocristiana.

    Un grande italiano da riscoprire: Francesco Motto ricorda, a cento anni dalla morte, il beato don Michele Rua.

    Buddenbrook di campagna: Isabella Farinelli su popolazione e vita quotidiana negli "status animarum" parrocchiali.

    Luca Pellegrini a colloquio con Guido Chiesa, regista del film "Io sono con te" in concorso a Roma, e Gaetano Vallini su crimini e crudeltà in scena al Film Festival.

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    Oggi in Primo Piano



    Pacchi bomba dallo Yemen verso gli Usa: c'è la firma di al Qaeda

    ◊   In Europa e Stati Uniti resta alto l’allarme terrorismo all’indomani del ritrovamento dei due pacchi bomba a bordo di due aerei cargo partiti dallo Yemen, diretti negli Usa e bloccati a Londra. Uno è stato intercettato a Londra e l’altro a Dubai. La Polizia degli Emirati Arabi ritiene che dietro l’azione ci sia la mano di Aa Qaeda. Il servizio è di Eugenio Bonanata:

    Una grande quantità di esplosivo sintetico nascosto all’interno di una stampante, con un circuito elettrico collegato ad una scheda telefonica. Le autorità di Dubai non hanno dubbi. Il modo in cui è stato confezionato ha la chiara impronta della rete di Osama Bin Laden, peraltro il tipo di esplosivo è lo stesso utilizzato per il fallito attentato del giorno di Natale del 2009 sul volo Amsterdam-Detroit. Da Washington il presidente Obama ha precisato che i pacchi, che viaggiavano a bordo di cargo della compagnia americana Fed-Ex, erano destinati a due sinagoghe di Chicago. Per assicurare la protezione ai cittadini – ha detto - resteranno in vigore le misure eccezionali adottate fino ad ora. La Casa Bianca – che sa bene che i terroristi continuano a pianificare attacchi contro il Paese - ha poi ringraziato Dubai per l’assistenza e lo scambio di informazioni che hanno reso possibile sventare prontamente la minaccia proveniente dallo Yemen. In tutto il territorio yemenita in queste ore sono state rafforzate le misure di sicurezza. Controlli potenziati non solo su pacchi in partenza da porti e aeroporti del Paese, ma anche sulle automobili e i passeggeri soprattutto nel quartiere diplomatico della capitale San'a. Attenzione massima anche sul versante britannico, dove oggi il comitato governativo per le emergenze si è riunito per fare il punto della situazione.

    Un test per verificare l’efficacia dei controlli aerei in vista di un attentato o un messaggio alla comunità ebraica americana. Sono diverse le interpretazioni date all’ombra del terrorismo che si è allungata nuovamente sugli Stati Uniti a 4 giorni dalle elezioni di metà mandato. Il presidente parla comunque di una minaccia credibile. E’ così? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Fernando Fasce docente di Storia degli Stati Uniti all’Università di Genova:

    R. – E’ ancora difficile dare una valutazione, sia sul caso specifico, sia sulle risonanze nel lungo periodo. Obama è un presidente che ci ha abituato ad un atteggiamento, direi, sobrio e controllato, per cui la sua dichiarazione – mi pare – possa davvero significare che si tratta di una minaccia reale, possibile, anche tenuto conto di questa realtà “Yemen”, che da più parti, negli ultimi anni, è stata indicata come fucina di scontento, disordine e potenzialmente anche di iniziative terroristiche.

    D. – Quanto conta, nel ruolo giocato oggi dallo Yemen, la politica intrapresa da Obama a San’a, cioè proprio la lotta aperta al terrorismo?

    R. – E’ molto possibile che questa sia una risposta, una reazione per tastare la coerenza, la consistenza della politica “obamiana”. Questo dovrebbe comunque rafforzare un orientamento, che è quello di grande azione di prevenzione e intelligence, coordinata a livello internazionale, perché questo torna, a nove anni dall’undici settembre, ad essere comunque il problema di fondo, collegato all’altro della ricerca di soluzioni per questa complicata area, che sta tra il Medio Oriente e il Golfo.

    D. – Si può tracciare un filo rosso nella strategia del terrore, ricordando anche quanto successo in Spagna, per cui si interviene quando un Paese sta per vivere un momento particolare della propria storia, come in questo caso potrebbero essere le elezioni...

    R. – Questa è una tentazione forte. Non bisogna dimenticare però che Al Qaeda stessa - come sappiamo - è una specie di arcipelago di iniziative. Non si sa bene quanto coordinate l’una con l’altra. Quindi, qui ci può essere il fatto che ci sono singoli gruppi, che decidono di muoversi in questa occasione, che è davvero un’occasione importante per la politica interna statunitense.(m.a.)

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    Presidenziali in Brasile. I vescovi: promuovere bene comune, vita e famiglia

    ◊   Ballottaggio presidenziale domani in Brasile. A sfidarsi sono Dilma Rousseff, del Partito dei lavoratori ed erede del capo di Stato uscente Lula - favorita nei sondaggi con il 50% - e il socialdemocratico José Serra, stimato al 40%. Nell’ultimo dibattito elettorale i due leader in lizza si sono confrontati in particolare sul nodo della corruzione nel Paese. Ma sulle speranze della Chiesa rispetto a queste consultazioni, Silvonei Protz ha raccolto il commento di mons. Dimas Lara Barbosa, vescovo ausiliare di São Sebastião do Rio de Janeiro, e dell’arcivescovo di Manaus, mons. Luiz Soares Vieira:

    D. - Mons. Dimas Lara Barbosa, qual è l’auspicio della Chiesa in Brasile e della sua Conferenza episcopale per quanto riguarda il presidente del Brasile: che cosa ci si aspetta dal nuovo presidente?

    R. – Che possa operare veramente per la difesa del bene comune. Noi siamo una nazione di tradizione cristiana, soprattutto cattolica. Anche se si afferma che lo Stato sia laico, la nazione brasiliana è abbastanza religiosa, con una forte matrice cristiana. Quello che speriamo è che il prossimo governo continui a sostenere la natura religiosa ed i valori che sono alla radice della nostra cultura e che si fondano soprattutto in un’antropologia integrale, secondo il pensiero cattolico.

    D. – La presidenza della Conferenza episcopale ha ribadito che la Chiesa in Brasile non difende alcun partito politico, ma fa sempre appello alle coscienze …

    R. – Sono ormai decenni che in Brasile non esiste più un partito “cristiano”, un partito che rispecchi l’ufficialità del pensiero cattolico; anzi, abbiamo cattolici in quasi tutti i partiti, e uomini e donne di buona volontà, che non hanno la nostra fede, in tantissimi punti hanno i nostri valori come base del loro operare politico. La nostra preoccupazione da molti anni ormai è soprattutto formare i nostri fedeli affinché abbiano criteri etici e morali per valutare le proposte dei candidati dei diversi partiti e quindi votare secondo la loro coscienza.

    D. – Mons. Luiz Soares Vieira, la campagna elettorale in Brasile è stata fortemente incentrata sulle questioni del rispetto della vita e della depenalizzazione dell’aborto. La Chiesa è sempre stata molto precisa per quanto riguarda il valore della vita…

    R. – Il valore della vita è indiscutibile: la vita è un dono di Dio, nessuno ha il diritto di uccidere. La vita deve essere rispettata dall’inizio fino alla sua fine naturale. Questo è uno dei criteri che dobbiamo prendere in considerazione quando andiamo a votare. Purtroppo, i due candidati hanno posizioni per noi inaccettabili, rispetto all’aborto. Lo stesso si dica per le unioni omosessuali. Ma io ho molta speranza che i prossimi quattro anni siano anni di progresso e anche di grande rispetto della vita e della dignità della nostra gente. (g.f.)

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    Senegal: Campagna per il conferimento del Premio Nobel per la Pace alle donne africane

    ◊   Si chiudono oggi a Dakar, in Senegal, i lavori del seminario promosso dalla Campagna per il conferimento del Premio Nobel per la Pace alle donne africane. La diaspora femminile e la doppia discriminazione che subiscono le donne disabili, ma anche il ruolo delle donne nella cura della famiglia, nell’economia africana e nella costruzione della pace in contesti di conflitto sono i principali temi discussi dall’Assemblea, sulla base dei quali il comitato scientifico si appresta ora ad elaborare il dossier da presentare al Parlamento norvegese, per la candidatura. Il servizio della nostra inviata, Silvia Koch:

    A Dakar abbiamo aspettato Isoke Aikpitanyi, vittima della tratta, giunta in Italia dalla Nigeria, che ha avuto il coraggio di ribellarsi allo sfruttamento: Isoke non è potuta venire, perché non ha ancora i documenti e non può abbandonare il territorio italiano, ma ha inviato un messaggio in cui ricorda che la tratta toglie alle donne l’identità e quindi la dignità. Con Marguerite Welly Lottin, presidente dell’Associazione Griot per la promozione delle culture straniere in Italia, originaria del Camerun, ma italiana di adozione, abbiamo parlato della emigrazione femminile:

    R. - Non nego niente di quello che ho acquisito in Italia: una parte di me è italiana, ma voi dovete sapere che le radici sono veramente forti. Non dobbiamo dimenticare quello che è il passato, chi mi ha dato la vita, perciò devo sempre annaffiare le radici. Quello che posso lasciare al Paese che mi ha accolto, che sento che mi ha preso come fossi una delle loro figlie, che mi ha adottato, è dare il bello che ho, perchè è fondamentale lo scambio dei doni.

    D. - Durante il seminario sono state ricordate le tante figure, eroine dell’Africa, e anche il movimento femminista africano, diverso da quello europeo, ma che sicuramente c’è stato …

    R. - Hanno fatto tantissimo, le donne africane, ma questo non viene mai divulgato. La diaspora africana sta cercando di ricostruire la storia vera. Dobbiamo fare una rete delle donne, sia africane che europee, perché abbiamo gli stessi problemi. E’ arrivato il momento di avere una sola voce, per dare così la possibilità alle donne di essere dappertutto, dove si prendono le decisioni, perché di solito le decisioni sulle donne sono sempre prese dai “maschi”.

    Da parte di alcuni esponenti dell’orizzonte dell’associazionismo africano è venuta, poi, la richiesta di chiudere il seminario con una strategia chiara per la divulgazione della Campagna sul territorio. Si pensa a una carovana itinerante, che attraversi il continente da Cape Town a Tunisi, per aiutare le popolazioni a comprendere appieno il valore di questa iniziativa e avvicinarla così alla sensibilità tradizionale africana. (m.g.)

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    Un Simposio ricorda i 60 anni dalla proclamazione del dogma dell'Assunzione della Vergine Maria

    ◊   “Pronunziamo, dichiariamo e definiamo essere dogma da Dio rivelato che: l’immacolata Madre di Dio sempre vergine Maria, terminato il corso della vita terrena, fu assunta alla gloria celeste in anima e corpo”. È il primo novembre del 1950, culmine dell’Anno Santo: con questa solenne definizione, contenuta nella Costituzione apostolica ‘Munificentissimus Deus’, Papa Pio XII proclamava il dogma dell’Assunzione della Beata Vergine Maria. A 60 anni dall’evento un Simposio promosso dal "Comitato Papa Pacelli" ha inteso rendere omaggio, ieri a Roma, alla figura spirituale e alla dimensione mistica del Pontefice. C’era per noi, Claudia Di Lorenzi:

    E’ un messaggio di speranza quello che viene dal riconoscimento dell’Assunzione al Cielo di Maria, in anima e corpo, giacché assicura all’umanità, piagata dal peccato, la possibilità della salvezza eterna. La certezza che quanto di finito, terreno, immanente appartenga all’esistenza di ogni uomo possa trovare redenzione un giorno, nella Gloria celeste. Lo ha ricordato ieri il teologo don Nicola Bux, cofondatore del "Comitato Pacelli", in occasione del Convegno promosso per i 60 anni della proclamazione del dogma dell’Assunta da parte di Pio XII:

    “L’Assunzione di Maria è l’anticipazione di quello per cui ciascuno di noi è destinato: la partecipazione un giorno alla vita eterna e non solo con l’anima, ma anche con il corpo, un corpo naturalmente trasfigurato. Per Maria è stato anticipato quanto per tutti noi è - speriamo - previsto quando il Signore deciderà alla fine dei tempi, cioè la resurrezione dei corpi”.

    Un messaggio che insieme ribadisce la sacralità del corpo umano e invita a vivere la dimensione della corporeità alla luce dell’insegnamento della Chiesa.

    “Tutto ciò che noi compiamo con il nostro corpo e tutto ciò che il nostro corpo stesso significa è fatto per la Gloria di Dio. Il nostro corpo va offerto - come dice San Paolo - in sacrificio spirituale, proprio perché nel nostro corpo, il nostro essere manifesta fino in fondo se stesso”.

    Una luce sfolgorante quella racchiusa nel dogma dell’Assunzione al Cielo di Maria, di cui Pio XII ebbe conferma attraverso il cosiddetto “miracolo del sole”. Secondo i biografi, nei giorni precedenti la proclamazione del dogma il Pontefice, passeggiando nei giardini vaticani, assistette ad un fenomeno simile a quello verificatosi nel 1917, al termine delle apparizioni di Fatima: "Il sole, che era ancora abbastanza alto – si legge in scritti autografi di Papa Pacelli - appariva come un globo opaco giallognolo, circondato tutto intorno da un cerchio luminoso (…) che si muoveva leggermente”. Ancora don Nicola Bux:

    “Da quello che dicono i biografi, fu un fenomeno che si ripetè e che in certo senso dal Papa fu letto come un assenso celeste a quanto egli stava preparando per la glorificazione di Maria. Talvolta viene assimilato a quanto è descritto nelle Apparizioni di Fatima, però - nello stesso tempo - sono distinte da quelle, pur presentando una grande somiglianza in quanto segno dall’alto di una benevolenza del cielo all’operato di questo grande Papa”.

    Un tributo che Pio XII diede al riconoscimento dei “privilegi mariani” e che testimonia – osserva ancora il teologo Bux - il legame di grande affetto e devozione che ha sempre legato il Pontefice alla Vergine Maria.

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    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa 31.ma Domenica del Tempo ordinario, la liturgia ci propone il passo del Vangelo in cui Gesù entra a Gerico, attorniato dalla folla. Zaccheo, ricco e disonesto esattore delle tasse, sale su un albero per vederlo. Il Signore incontra il suo sguardo, quindi entra a casa sua tra le critiche di tutti che dicono: «È entrato in casa di un peccatore!». Ma Zaccheo si converte affermando: «Ecco, Signore, io do la metà di ciò che possiedo ai poveri e, se ho rubato a qualcuno, restituisco quattro volte tanto». Gesù risponde:

    «Oggi per questa casa è venuta la salvezza, perché anch’egli è figlio di Abramo. Il Figlio dell’uomo infatti è venuto a cercare e a salvare ciò che era perduto».

    Su questo brano del Vangelo, ascoltiamo il commento del padre carmelitano Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Curioso e quasi ridicolo questo omino che corre avanti e si arrampica lesto su un tronco d’albero per cercare di vedere Gesù. La folla, che odiava Zaccheo per il suo mestiere di esattore strozzino, ci prova gusto a togliergli la vista quando passa Gesù. Perché almeno lì la sua prepotenza sia umiliata, come per una piccola vendetta. La sua corsa e il suo curiosare forse però indicano un affanno interiore. Gesù più che la posizione ridicola, coglie nella corsa e nell’agitarsi sopra un albero proprio un primo inizio di conversione. E la completa autoinvitandosi a casa sua, per un incontro a quattr’occhi, fuori dai condizionamenti sociali. È lì in casa che avviene la conversione, un vero cambiamento radicale nei rapporti con gli altri: la restituzione del maltolto e una solidarietà generosa, oltre la giustizia. La gente d’attorno non aveva gradito quell’improvvisa simpatia, e parla male. Ma Gesù non si lascia ingabbiare dai pregiudizi, né si ferma alle apparenze, egli sa intuire risorse originali anche nelle storie più intricate. Zaccheo si è sentito amato e ha capito bene anche che la conversione non è solo nuovo rapporto con Dio, ma pure nuova relazione col prossimo. E questo lo ha messo subito in pratica.

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    Chiesa e Società



    I vescovi svizzeri contro il referendum sull’espulsione degli stranieri che commettono reati

    ◊   In vista del prossimo referendum di iniziativa popolare sull’espulsione degli stranieri che hanno commesso reato, e sul progetto di legge parlamentare, la Conferenza episcopale svizzera (Ces) ha pubblicato ieri una nota – ripresa dal Sir - per affermare che le leggi attuali sono sufficienti e che i progetti di legge presentati suggeriscono “una necessità giuridica che non esiste”. “Le leggi esistenti – scrivono i presuli - già consentono alle autorità di espellere fuori della Svizzera qualunque persona straniera che abbia commesso reato. Pertanto l'iniziativa referendaria e il progetto di legge non hanno alcun senso giuridico. Sono piuttosto il segnale di una politica che elude le questioni giuridiche e di Stato essenziali e di difficile soluzione”. Secondo l’episcopato le questioni sono: “Come possiamo migliorare la coesistenza tra gli svizzeri e gli stranieri? Quali sono i doveri che incombono sullo Stato e la società, e quali i doveri che spettano agli immigrati, in vista di una buona integrazione? Cosa si intende per integrazione e qual è la nostra identità svizzera?”. La nota aggiunge: “Chiunque evita di affrontare queste questioni importanti attraverso dispositivi giuridici non solo non riesce a risolverle, ma crea un clima in Svizzera, che nuoce a tutti gli stranieri, e contribuisce al radicamento di pregiudizi malsani, puntando esclusivamente sul problema della criminalità degli stranieri”. Prima di esprimere il proprio parere, la Conferenza episcopale svizzera si è affidata ad un gruppo di esperti legali secondo i quali “l'accettazione dell'iniziativa referendaria potrebbe provocare ulteriori problemi a livello di etica e diritto internazionale. Perché in linea di principio, con le nuove normative, il provvedimento di espulsione può essere decretato senza considerare la situazione nel paese di origine o le condizioni di vita in Svizzera, e potrebbe condurre a prendere decisioni che sono ingiustificabile dal punto di vista etico e contrarie ai diritti umani fondamentali. Per questi motivi, l'iniziativa referendaria deve essere chiaramente respinta”. Il progetto di legge invece “non è necessario perché, in realtà, non cambia quasi nulla nella situazione giuridica attuale”. Esistono cioè in Svizzera “misure già sufficienti per espellere gli stranieri condannati”.

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    Uzbekistan: violenze contro i cristiani “non registrati”

    ◊   Pestaggi ad opera di poliziotti, irruzioni e sequestri illegali di Bibbie, condanne a gravi multe per chi si riunisce a pregare insieme. I cristiani battisti descrivono così la loro situazione in Uzbekistan. Nel Paese - riferisce AsiaNews - è “illegale” qualsiasi attività dei gruppi religiosi non registrati, persino incontrarsi e pregare. I cristiani hanno denunciato all’agenzia Forum 18 che il 15 agosto circa 20 poliziotti hanno fatto irruzione in una casa privata durante la loro funzione festiva colpendo e minacciando i presenti, filmandoli contro la loro volontà, strappando le Bibbie dalle mani dei bambini. Forum 18 denuncia che nei giorni successivi vari cristiani battisti sono stati di nuovo sentiti, convocati, intimiditi dalla polizia. Nell’incursione la polizia ha sequestrato Bibbie, libri di canti e altra letteratura religiosa. Il Comitato affari religiosi di Tashkent ne ha negato la restituzione, spiegando che questi libri possono essere usati solo da gruppi religiosi registrati e che i battisti di Samarkanda non lo sono, per cui si tratta di libri “illegali”. Il 21 settembre il tribunale ha condannato 5 battisti a gravi multe (equivalenti da 11 a 7 mesi di paga) per la partecipazione a un servizio religioso non autorizzato e avere “insegnato fedi religiose senza un’istruzione specialistica e senza il permesso di un gruppo religioso registrato”. Ora i battisti protestano che la condanna viola l’art. 29 della Costituzione uzbeka che riconosce la libertà di pensiero, parola e coscienza”. Denunciano le intimidazioni e i pestaggi subiti. Le autorità negano tutto e rifiutano qualsiasi accertamento.

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    Guerra in Somalia: migliaia di civili in fuga verso il Kenya

    ◊   Allarme dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Acnur) per il rapido deteriorarsi della situazione umanitaria nell’area settentrionale del confine tra Kenya e Somalia. Questa settimana centinaia di somali hanno continuato a fuggire dagli scontri tra Al-Shabaab e Ahlu Sunna Wal Jamaa - un gruppo miliziano alleato del governo transitorio somalo - nella città somala di confine Beled Hawo. Fino a l’altro ieri oltre 7.100 rifugiati avevano trovato riparo presso il Border Point One, a circa 500 metri dal confine tra Kenya e Somalia. Si tratta soprattutto di donne, minori e anziani. La loro sicurezza e le loro condizioni sanitarie si deteriorano di ora in ora. Alcuni di loro sono accampati all’aperto al Border Point One dal 17 ottobre, quando sono cominciati gli scontri. Giovedì scorso uno dei camion appartenenti a un’agenzia partner dell’Acnur, l’Islamic Relief Worldwide, è stato vittima di uno scontro a fuoco mentre portava aiuti ai rifugiati a Border Point One e, come conseguenza, le operazioni umanitarie hanno dovuto subire una battuta d’arresto. Successivamente, dopo che le autorità keniote hanno riportato la calma, è ripresa la distribuzione di aiuti da parte dell’Acnur. Sono anche in corso degli screening medici in modo che le persone malate possano ricevere prontamente le cure necessarie. A causa delle forti precipitazioni che hanno colpito per giorni questa regione i rifugi rappresentano una seria fonte di preoccupazione. L’Acnur ha inviato ulteriore personale a Mandera. Se dovessero riaccendersi gli scontri a Beled Hawo moltissime vite sarebbero in pericolo, data la pericolosa posizione geografica in cui si trovano i rifugiati. L’Acnur raccomanda alle autorità keniote di permettere il trasferimento di queste persone al più presto. All’inizio della settimana l’Acnur e le autorità keniote hanno individuato un sito adatto, Garbakole, a 11 km dal confine. Ma le autorità centrali e locali devono ancora dare il via libera per autorizzare l’accesso al sito. Nel frattempo sembra che le condizioni degli sfollati fuggiti a seguito degli ultimi scontri siano molto gravi. La loro situazione disperata dipende anche dal fatto che nessuna agenzia umanitaria è riuscita finora a raggiungerli.

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    Myanmar: l’Onu chiede “elezioni vere che rispecchino gli standard internazionali”

    ◊   “In Myanmar il processo elettorale avrà il suo culmine con lo svolgimento delle elezioni, il prossimo 7 novembre. Tuttavia, non ci sono ancora le condizioni necessarie per lo svolgimento di vere elezioni che rispondano agli standard internazionali”: è quanto afferma l’Alto Commissario dell’Onu per i Diritti Umani, Navi Pillay. “Per garantire un processo più inclusivo - sottolinea la rappresentante delle Nazioni Unite – il governo dovrebbe rilasciare immediatamente e senza condizioni tutti i prigionieri politici. Si tratta di più di 2000 persone, che nella maggioranza dei casi, sono state condannate da leggi che limitano la libertà di espressione e di associazione e violano leggi internazionali”. Presentando il suo rapporto all’Assemblea Generale delle Nazioni Unite la settimana scorsa, il relatore speciale sulla situazione dei Diritti Umani a Myanmar aveva messo in risalto il fatto che la libertà di espressione, di assemblea e di associazione sono state ancora più limitate da leggi elettorali e da direttive emesse dalla Commissione Elettorale. “Nei giorni immediatamente precedenti le elezioni – rileva Navi Pillay - il governo dovrebbe rispettare queste libertà”. Poi aggiunge: “Desidero trasmettere al governo di Myanmar l’urgenza di impegnarsi per raggiungere una transizione efficace che garantisca la democrazia nel Paese. Nella sua ultima relazione all’Assemblea Generale sulla situazione dei diritti umani a Myanmar, il segretario generale delle Nazioni Unite ha sostenuto che il Myanmar deve fare dei passi in avanti per superare il doppio retaggio del blocco politico e del conflitto armato. In questo contesto, la transizione democratica richiederà seri sforzi nazionali di riconciliazione che vanno ben oltre le elezioni, e che comprendono tutte le parti interessate. Per realizzare una transizione efficace occorre un dialogo significativo rivolto alla riconciliazione nazionale tra tutte le parti, in particolare con chi è stato escluso dal processo elettorale. Inoltre, è necessario affrontare le questioni della giustizia e della responsabilità, a seguito di troppi anni di gravi violazioni dei diritti umani. La popolazione del Myanmar spera certamente in un futuro migliore. Elezioni vere che rispondano agli standard internazionali – conclude Navi Pillay - dovrebbero essere parte integrante del processo di transizione verso quel futuro”.

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    Ginevra: cristiani e musulmani s’incontrano per approfondire dialogo e cooperazione

    ◊   “Trasformare le comunità: cristiani e musulmani costruiscono un avvenire comune”: è il tema del colloquio internazionale che radunerà al Centro ecumenico di Ginevra, in Svizzera, cristiani, musulmani, esperti di dialogo interreligioso e rappresentanti di diverse organizzazioni dal primo al 4 novembre. L’incontro, come si legge sul sito www.oikoumene.org, ha lo scopo di affrontare questioni di interesse comune e di favorire la cooperazione fra cristiani e musulmani a tutti i livelli e prevede la preparazione di un comunicato finale che sarà presentato nel corso di una conferenza stampa il 4 novembre. Ad aprire i lavori del colloquio saranno le allocuzioni del principe Ghazi Bin Muhammad bin Talal, inviato personale e consigliere speciale del re Abdullah II di Giordania, e dell’arcivescovo luterano di Uppsala e primate della Chiesa svedese Anders Wejryd. L’incontro, che si svilupperà su tre argomenti fondamentali (“Al di là della maggioranza e della minoranza”; “Dal conflitto alla giustizia: costruire delle ecologie di pace”; “Imparare a superare: immaginare strumenti educativi per risolvere i problemi”) è stato organizzato dal Consiglio ecumenico delle Chiese (COE), dall’Associazione mondiale dell’appello islamico, dall’Istituto reale Aal al-Bayt e dal Consorzio “Una parola comune”. In programma per i partecipanti anche la visita alla cattedrale di San Pietro, al Centro culturale islamico e alla moschea di Ginevra. (T.C.)

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    Mass media e famiglia al centro di un convegno promosso dalla diocesi di Roma

    ◊   La famiglia deve mettersi in discussione, aprirsi al confronto col nuovo, ma senza abbandonare i principi che sono alla sua base. Il cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma, al convegno "Mass media: famiglia vittima o protagonista?", in corso al Campidoglio a Roma, chiede di vigilare sulle opportunità ma anche sui rischi insiti ai mezzi di comunicazione. Per il porporato è necessaria poi una più solida rappresentanza delle famiglie nelle commissioni istituzionali, evitando così che i produttori investano in film nocivi per i minori. Ma anche il sistema televisivo pubblico deve fare la sua parte, quindi senza rincorrere a tutti i costi agli ascolti e promuovendo programmi di approfondimento critico rispetto ai media. Per questo, per il porporato, sarebbe auspicabile creare reti televisive senza pubblicità. La scuola, inoltre, dovrebbe educare i giovani all'uso dei media, ponendosi in modo critico rispetto ai contenuti che essi veicolano. Secondo il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, i mass media spesso cercano di veicolare profili negativi della realtà familiare, oppure le tensioni che a volte possono attraversare le famiglie. E' il caso di Avetrana, oggetto di un vero cannibalismo mediatico. Quindi serve massima vigilanza da parte delle autorità. (A cura di Alessandro Guarasci)


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    Al cardinale Caffarra la Medaglia d'oro al merito della Cultura cattolica

    ◊   La giuria del Premio internazionale Medaglia d’Oro al merito della Cultura Cattolica di Bassano del Grappa per la sua XXVIII edizione ha assegnato il riconoscimento al cardinal Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna. Sul fondamento di un’integrale antropologia cristiana, frutto dell’accordo nella distinzione di fede e ragione, il cardinale Caffarra, si legge nella motivazione, “ha svolto e approfondito soprattutto temi relativi alla famiglia, offrendo un contributo culturale di alto valore allo studio di un’istituzione, contro la quale si volgono gli attacchi della laicità radicale, di quel ‘relativismo’ in cui Papa Benedetto XVI scorge il limite più grave della civiltà attuale”. Il contributo, teorico e pastorale, del cardinale alla cultura cattolica, conclude la motivazione, è stato assai rilevante e si è tradotto in una fertile testimonianza di quel “Vangelo della vita”, il cui recupero costituisce la via privilegiata per superare la “cultura della morte”. “Un recupero per il quale alla famiglia spetta un compito privilegiato”. Prendendo la parola dopo la consegna del premio, il cardinale Caffarra ha ricordato gli effetti devastanti della rottura del vincolo ragione-fede. “Il concepimento di una nuova persona umana da mistero da venerare si è trasformato in problema da risolvere (donde la procreativa artificiale). L’ontologia e l’etica del finito senza fondamento ha creato un tale deserto di senso da rendere ormai impossibile la narrazione della vita di generazione in generazione (donde l’emergenza educativa)”. E infine, ha concluso, l’incapacità di fondare un’etica pubblica “sta portando progressivamente le nostre società a essere solo provvisorie convergenze di opposti interessi”.

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    A mons. Sgreccia il Premio internazionale dell’associazione Scienza & Vita

    ◊   Il Premio internazionale Associazione Scienza & Vita è stato conferito a mons. Elio Sgreccia e gli verrà consegnato nel corso della cerimonia ufficiale, che si terrà a Roma il 21 maggio 2011. Questa la deliberazione del Consiglio esecutivo dell’associazione “Scienza & Vita”, che ha deciso all’unanimità di assegnare la prima edizione di questo riconoscimento al presidente emerito della Pontificia Accademia per la Vita e autorevole riferimento della scuola di bioetica di ispirazione personalista. “Si è voluto premiare una personalità di assoluto rilievo nell’ambito della bioetica internazionale – commenta il copresidente Lucio Romano, citato dal Sir – . L’attività accademica, pastorale e di ricerca svolta da mons. Sgreccia è sempre stata improntata al rispetto e alla salvaguardia della preziosità e della dignità di ogni vita umana, in costante coerenza e testimonianza di quei valori e principi che sono anche a fondamento dell’Associazione Scienza & Vita”. Mons. Sgreccia è uno dei 24 nuovi cardinali che verranno creati dal Papa nel Concistoro del 20 novembre.

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    Benin: nasce una fondazione dedicata a mons. Isidore de Souza

    ◊   E’ intitolata a mons. Isidore de Souza, arcivescovo della diocesi di Cotonou, nel Benin, scomparso oltre 10 anni fa, la fondazione che vede la luce oggi allo scopo di promuovere i valori civili, etici e morali. L’istituzione, si legge sul sito www.lautrequotidien.com, intende mantenere viva la memoria del defunto vescovo e vuole portare avanti progetti per la promozione di una cultura di pace coinvolgendo soprattutto i giovani. Barnabé Ahoyogbé, tra i promotori della fondazione, spiega che l’idea è quella di impegnare le giovani generazioni, perché incarnino i valori promossi da mons. de Souza. André Didier Houèha, presidente del comitato che sta lavorando per dar vita alla fondazione, sostiene che il nome di mons. Isidore de Souza è da considerare come patrimonio nazionale per il Benin. Da qualche anno, nel Paese, la Chiesa cattolica commemora il vescovo con una serie di celebrazioni e di iniziative nei primi 15 giorni di marzo. Si tratta di appuntamenti volti a far scoprire la personalità e la missione del presule, cristiano e cittadino esemplare e modello da seguire. Mons. de Souza aveva attenzione soprattutto per il dialogo, aveva una grande capacità di ascolto ed era aperto a tutti oltre ad aver avuto particolare riguardo allo sviluppo sociale. Impegnatosi in diversi campi della vita civile, è stato presidente della Conferenza nazionale delle forze vive e presidente dell’Alto Consiglio della Repubblica. (T.C.)

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    Simposio internazionale a Roma sulla figura e la vita del Beato Newman

    ◊   Un simposio internazionale sulla figura del cardinale Newman si terrà presso la Pontificia Università Gregoriana a Roma dal 22 al 23 novembre. A darne notizia è un comunicato della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles, ripreso dal Sir. Il simposio avrà per tema: “Il primato di Dio nella vita e negli scritti del Beato John Henry Newman” e – attraverso il contributo di eminenti studiosi – esplorerà quattro settori chiave della vita e della spiritualità del cardinale Newman, beatificato da Papa Benedetto XVI nel suo recente viaggio in Inghilterra: la sua ricerca di Dio e le sfide affrontate da coloro che cercano Dio in una cultura secolare; la sua spiritualità e la chiamata alla missione. Ad introdurre le quattro sessioni saranno l'arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, il cardinale Zenon Grocholewksi, prefetto della Congregazione per l'Educazione Cattolica, il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli e mons. Vincent Nichols, arcivescovo e presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. Prenderanno la parola esperti di varie nazionalità come Ian Ker, dell’Università di Oxford, Michael Paul Gallagher, della Pontificia Università Gregoriana, Terrence Merrigan, dell’Università Cattolica di Lovanio e Roderick Strano, Pontificio Collegio Beda.

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    La diocesi di Montecassino promuove un Convegno sui giovani

    ◊   “Giovani sospesi tra costruzione e rinuncia al futuro”: è il tema di un convegno che si terrà il prossimo 4 novembre a Montecassino, nel Salone “San Benedetto”. L’evento è promosso dal Progetto culturale della diocesi di Montecassino. Parteciperanno al confronto personaggi di spicco della vita ecclesiale e istituzionale, tra cui l’abate di Montecassino, Pietro Vittorelli, il vicepresidente della Commissione Ue, Antonio Tajani, il presidente della Provincia, Nicola Zingaretti e il presidente Fiat, John Elkann. Nel nostro Paese, sottolinea il comunicato per l’evento, si registra oggi un duplice e contraddittorio fenomeno su cui il convegno è chiamato a far luce. Da un lato cresce la “Net generation”, identificabile con i giovani che utilizzano le tecnologie digitali con grande facilità; dall’altra sta aumentando la “Neet generation” (Non in education, employment or training), per indicare quelli che non studiano, non lavorano e non stanno imparando un lavoro. Di fronte a questo preoccupante fenomeno, conclude la nota, è giusto interrogarsi per cercare di invertire la rotta e contribuire al bene comune (A.G.)

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    Al Regina Apostolorum una Conferenza su “evoluzione e creazione”

    ◊   “Casualità e finalismo nell’evoluzione”: questo il titolo della Conferenza organizzata dal Master in Scienza e Fede dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum per martedì prossimo, 2 novembre (ore 17.10, via degli Aldobrandeschi 190). Relatore sarà mons. Fiorenzo Facchini, dell’Università di Bologna, in videoconferenza dall’Istituto Veritatis Splendor di Bologna (Via Riva di Reno 57). L’incontro – spiegano i promotori - fa parte del ciclo di conferenze “Evoluzione e creazione” del Master in Scienza e Fede dell’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum, giunto quest’anno alla sua nona edizione. E’ diretto dall’Istituto di Scienza e Fede dello stesso Ateneo, la cui finalità principale – riferisce il Sir - è “lo studio, la ricerca e l’insegnamento delle tematiche del rapporto tra scienza e fede, per fornire risposte alle questioni etiche ed antropologiche che gli incessanti sviluppi della scienza e della tecnica suscitano, cercando punti di incontro verso il dialogo”. Testo di riferimento, l’enciclica “Fides et ratio”.

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    Ritorna a Roma lo spettacolo di teatro e musica “Ars Amoris”, sulla vita del Curato d’Ars

    ◊   L’opera “Ars Amoris” era nata ed era stata rappresentata con successo in diverse città italiane in occasione dell’Anno sacerdotale indetto da Benedetto XVI per il 2009-2010 e dedicato a Jean Marie Vianney, noto come il Curato d’Ars. Che cos’ha da offrire all’uomo contemporaneo una vicenda umana e spirituale così particolare come quella di questo santo? Cosa può esserci di così dirompente in questo piccolo prete che a 150 anni dalla morte viene proposto come modello ai sacerdoti di tutto il mondo? Il concerto, che coniuga diversi linguaggi artistici, vuole rispondere a questi interrogativi. “L’amore che viene da Ars altro non è che la trasparenza e la visibilità dello stesso Amore divino in un uomo. Esso è arte di amare, capacità di saper amare sempre e comunque”, aveva detto mons. Mauro Piacenza, segretario della Congregazione del Clero, in occasione del debutto dello spettacolo a Castelgandolfo lo scorso 14 gennaio. Testo e regia di “Ars Amoris” sono di Mafino Redi Maghenzani che da oltre un decennio propone in Italia brani di teatro e musica insieme al maestro Giacomo Maria Danese e a un valido gruppo di musicisti abruzzesi. Ars Amoris sarà rappresentato a Roma domani, domenica 31 ottobre, solennità di “Gesù Cristo Divino Maestro” all’Auditorium dell’Istituto delle suore Pie Discepole del Divin Maestro, in via Portuense, 741. Seguiranno repliche il 1° novembre a Bari e il 6 novembre a Sulmona. (A.M.)

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    24 Ore nel Mondo



    Afghanistan: Karzai critica l’operazione antidroga di Usa e Russia senza il via libera di Kabul

    ◊   In Afghanistan, il presidente Karzai ha criticato l’operazione antidroga condotta due giorni fa nel Paese da Stati Uniti e Russia senza il permesso del governo locale. Il leader di Kabul ha precisato che chiederà spiegazioni alla Nato su quanto avvenuto. Intanto le forze internazionali proseguono la lotta contro i ribelli. Un intervento nella zona orientale del Paese ha provocato la morte di almeno 30 guerriglieri.

    Iraq
    In Iraq è salito ad almeno 30 morti il bilancio dell’attentato kamikaze di ieri sera in un caffè a nord di Baghdad. I feriti sono una settantina. Si tratta della prima strage causata da un attacco suicida dal 5 settembre. A livello politico c’è da registrare una scissione nell’Alleanza curda, alla vigilia dei negoziati per la formazione del nuovo governo. Il Movimento per il Cambiamento ha annunciato l’intenzione di lasciare il blocco dopo che i due principali partiti, l'Unione patriottica del Kurdistan di Jalal Talabani e il Partito democratico del Kurdistan di Mustafa Barzani, hanno respinto le sue proposte di riforma e di rafforzamento del processo democratico in Kurdistan.

    Cina-Giappone
    Breve incontro di una decina di minuti tra il premier cinese Wen Jiabao e quello giapponese Naoto Kan. E’ avvenuto a margine del vertice dei Paesi Asia Pacifico in corso in Vietnam. Il colloquio, di una decina di minuti, ha l’obiettivo di promuovere le relazioni bilaterali dopo un periodo di forti tensioni diplomatiche tra i due Paesi.

    Cina-Usa
    Sempre a margine del summit, la Cina ha rassicurato gli Stati Uniti sull’export di minerali rari impiegati nel settore dell'alta tecnologia: non ci sarà alcuna riduzione. Lo ha affermato il ministro degli Esteri cinese, Yang Jiechi, incontrando il segretario di Stato americano Hllary Clinton. A riferirlo fonti dell’amministrazione Obama.

    Indonesia
    In Indonesia 130 persone, date per disperse in seguito allo tsunami della settimana scorsa, sono state ritrovate vive. Si erano rifugiate su delle alture nell'isola di Nord Pàgai, al largo di Sumatra. Le autorità hanno aggiornato il bilancio dell’onda anomala: 413 morti, 163 dispersi e 13 mila sfollati. Intanto la maggior parte degli aiuti umanitari ha raggiunto la zona colpita, tuttavia mancano le barche per la distribuzione. Ad ostacolare le operazioni di soccorso anche il maltempo. E la notte scorsa nell’isola di Giava, c’è stata una nuova eruzione del vulcano Merapi. Migliaia di persone hanno abbandonato la zona.

    Haiti
    L’Organizzazione mondiale della Sanità prevede un peggioramento della situazione ad Haiti sul fronte della diffusione del colera che ha già provocato oltre 300 vittime. Molte Ong attive sul posto avvertono che i casi di contagio aumentano ogni giorno. Fino ad ora si contano 4 mila e 800 casi.

    Costa D’Avorio
    Costa D’Avorio domani al voto per le presidenziali, dopo anni di rinvii. La consultazione, infatti, si sarebbe dovuta svolgere nel 2005. Tuttavia la conflittualità tra il nord e il sud del Paese ha impedito che si passasse dalle parole ai fatti. Il servizio è di Giulio Albanese:

    I principali candidati in lizza sono il presidente uscente, Laurent Gbagbo, l’ex capo di Stato, Henri Konan Bédié, e l’ex primo ministro, Alassane Ouattara. Sono 5 milioni e 700 mila gli aventi diritto e pare che la consegna dei certificati elettorali, nonostante la lentezza del “sistema Paese”, sia andata meglio del previsto, con l’indizione proprio ieri di una giornata di festa, per facilitare le operazioni, anche se in alcune zone del Paese i ritardi sono comunque imperdonabili. Intanto, la gente ha preso d’assalto i mercati per fare scorte di beni di prima necessità, per il timore che nel momento della proclamazione dei risultati possano esservi dei disordini, proprio come accadde nel 2002, quando la gente fu costretta a barricarsi in casa. Intanto, il presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, ha inviato un messaggio augurale, auspicando che le elezioni presidenziali siano davvero una tappa cruciale per il Paese e si svolgano in maniera pacifica e trasparente, anche perché la Costa d’Avorio – è bene rammentarlo – potrebbe essere un autentico paradiso terrestre: a parte il cacao - la Costa d’Avorio è primo produttore mondiale – ora c’è anche il petrolio lungo le coste e davvero "fa gola" a molti.

    Nepal
    In Nepal nuovo fallimento in Parlamento per l’elezione del premier: si tratta del 14esimo tentativo andato a vuoto. Il candidato Chandra Poudel, del partito del Congresso, ieri non è riuscito a ottenere la maggioranza dei voti, a causa della profonda divisione con la sinistra guidata dai maoisti e con i partiti regionali. E’ da ormai 4 mesi che il Paese è senza un governo necessario per completare il processo di pace con gli ex ribelli comunisti e dare al Paese un nuovo ordinamento costituzionale. Il parlamento di Kathmandu si riunirà la prossima settimana.

    Portogallo
    In Portogallo, il governo socialista e l’opposizione di centro destra hanno raggiunto un accordo sul piano di austerità. Si attende la formalizzazione dell’intesa da parte del Parlamento che prevede una riduzione del deficit pubblico al 4 e 6 per cento. Il voto della manovra è previsto la settimana prossima.

    Italia - immigrazione
    Tredici immigrati sono stati intercettati ieri sera sull’isola di Lampedusa, in Sicilia. Si tratta di nord africani. Tutti sono stati bloccati dai carabinieri. Si indaga sulla possibile relazione con due motopescherecci tunisini sorpresi a largo mentre erano impegnati nella pesca di frodo.

    Ora solare
    Questa notte, alle ore 3, si torna all’ora solare dopo sette mesi di ora legale, ossia dal 28 marzo. Le lancette degli orologi dovranno essere spostate indietro di 60 minuti. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 303

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