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Sommario del 28/10/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai vescovi del Brasile: promuovere il bene comune senza temere l'impopolarità nella difesa della vita umana
  • La ricerca scientifica sia luogo di dialogo e incontro tra l'uomo e il suo Creatore: così il Papa all’Accademia delle Scienze
  • Altre udienze e nomine
  • "La teologia della liturgia": presentato il primo volume dell'Opera omnia di Joseph Ratzinger
  • Messaggio agli indù per la festa del Deepavali: rispetto e fiducia, veri pilastri del dialogo interreligioso
  • Centomila ragazzi dell'Azione Cattolica si preparano all'incontro col Papa in Piazza San Pietro
  • Festa dei Santi Simone e Giuda Taddeo. Il Papa: c'insegnano a testimoniare la fede con forza e serenità
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Indonesia: oltre 340 morti per lo tsunami, centinaia i dispersi
  • "Educare alla vita buona del Vangelo": pubblicati gli Orientamenti pastorali della Cei per il prossimo decennio
  • Diminuiscono sempre di più le famiglie italiane che riescono a risparmiare
  • Un Premio Nobel per le donne africane: l'iniziativa promossa dal Cipsi
  • Chiesa e Società

  • Messa presieduta dal cardinale Bergoglio per la morte dell’ex presidente Kirchner
  • Rapporto Onu: la regione Asia-Pacifico è impreparata ad affrontare i disastri naturali
  • Allarme Fao: la perdita di biodiversità mette a rischio la sicurezza alimentare
  • India: la Chiesa ricorda i morti dell’Orissa nel secondo anniversario dell’eccidio
  • Vietnam: dure condanne per i sei parrocchiani di Con Dau
  • Comunità di Sant’Egidio: delegazione in Cina incontra autorità religiose e politiche
  • “Life Sri Lanka”: il nuovo movimento per dire 'no' all’aborto e al turismo sessuale
  • Panama: allo studio una rete di operatori pastorali per le carceri
  • Buenos Aires: emergenza droga per i bambini del barrio La Boca
  • Congo. Camion esploso a luglio: le vittime abbandonate a se stesse
  • Uganda: appello dei leader cristiani per le elezioni presidenziali del 2011
  • Zambia: le conclusioni del primo Congresso missionario nazionale
  • Camerun: lettera pastorale del vescovo di Yagoua su pace e riconciliazione
  • Singapore: Choice Asian Conference sul tema della testimonianza
  • Usa: piano dei vescovi per rafforzare l'identità cattolica della Campagna contro la povertà
  • La Spagna si prepara ad accogliere i giovani per la Gmg 2011
  • Assisi: al via la Conferenza internazionale dei Carismatici cattolici
  • 24 Ore nel Mondo

  • Il dolore dell'Argentina per la morte dell'ex presidente Kirchner
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai vescovi del Brasile: promuovere il bene comune senza temere l'impopolarità nella difesa della vita umana

    ◊   Un sistema sociale e politico che non tuteli la vita e la dignità umana è basato su un diritto “falso e illusorio”, dunque i cristiani hanno il diritto di usare il loro voto elettorale in difesa del bene comune. Lo ha affermato Benedetto XVI nel discorso rivolto questa mattina al gruppo di presuli brasiliani della Regione Nord-Est 5, ricevuti in udienza per la visita ad Limina. Il Papa ha invocato anche la libertà di insegnamento della religione cattolica nelle scuole dello Stato e la difesa dei simboli religiosi nella vita pubblica. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    E’ il Cristo Redentore a braccia spalancate che domina la Baia di Guanabara di Rio de Janeiro il simbolo dell’anima più vera del Brasile. Lo ha affermato Benedetto XVI, per il quale se la fede dei brasiliani è “un segno di speranza” per il presente e il futuro del Paese, vi sono tuttavia delle “ombre” proiettate da forze che diffondono valori moralmente inaccettabili, lesivi della natura sacra dell’essere umano. E quando tali diritti sono violati, oppure lo richiede “la salvezza delle anime”, i pastori – ha detto il Pontefice – “hanno il serio dovere di pronunciare un giudizio morale” sulle questioni politiche. Anche perché, ha affermato ...

    “Seria totalmente falsa e ilusória…
    Sarebbe del tutto illusorio e falso qualsiasi diritto umano, politico, economico e sociale che non comprendesse l’energica difesa del diritto alla vita dal concepimento alla morte naturale. Sempre nell’ambito degli sforzi in favore dei più deboli e indifesi, chi è più indifeso di un bambino non ancora nato o un malato in stato vegetativo o terminale?”.

    Ecco perché, ha insisto con calore il Papa, Dio deve “trovare un posto nella sfera pubblica, in particolare in ambito culturale, sociale, economico e soprattutto politico”. Spazio, dunque, a laici formati alla fede e testimoni nella società del loro impegno cristiano, vissuto “in modo unitario e coerente”. E quando si rendesse necessario, ha soggiunto con decisione il Papa ...

    “Os pastores devem mesmo lembrar…
    I pastori dovrebbero ricordare a tutti i cittadini il diritto, che è anche un dovere, di usare liberamente il loro voto per promuovere il bene comune”.

    Benedetto XVI ha poi levato un appello in favore dell'istruzione religiosa, e più specificamente, ha indicato, per “l'insegnamento pluralistico e confessionale della religione nelle scuole pubbliche dello Stato”, ribadendo che “solo il rispetto, la promozione e l’insegnamento senza sosta” della “natura trascendente della persona umana rende possibile la costruzione di una società”, a differenza di altre tendenze:

    “Quando os projetos politicos…
    Quando i progetti politici includono, apertamente o in velatamente, la depenalizzazione dell'aborto o dell'eutanasia, l'ideale democratico - che è davvero tale quando riconosce e tutela la dignità di ogni persona umana - è tradito alla sua base. Perciò, cari fratelli vescovi, per difendere la vita ‘non dobbiamo temere l'ostilità e l'impopolarità, rifiutando ogni compromesso ed ambiguità, che ci conformerebbero alla mentalità di questo mondo’”.

    Benedetto XVI ha poi difeso la presenza di simboli religiosi nella vita pubblica che, ha asserito, sono allo stesso tempo “ricordo della trascendenza dell’uomo e garanzia del suo rispetto”. Tali segni, ha detto il Papa, assumono “un particolare valore” in Brasile, “dove la religione cattolica è parte integrante della sua storia”.

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    La ricerca scientifica sia luogo di dialogo e incontro tra l'uomo e il suo Creatore: così il Papa all’Accademia delle Scienze

    ◊   La scienza sia sempre indirizzata alla ricerca della verità: è l’esortazione di Benedetto XVI, rivolta stamani ai partecipanti alla Plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze, ricevuti in udienza in Vaticano. Il Papa ha messo in luce i punti di contatto tra fede e ricerca scientifica ed ha ribadito l’incoraggiamento della Chiesa per un progresso scientifico che sia davvero di beneficio per l’umanità. Il Pontefice ha ricordato con affetto e gratitudine il fisico Nicola Cabibbo, presidente dell’Accademia, scomparso recentemente. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Non bisogna guardare alla scienza come fosse una panacea né con sentimenti di paura: è quanto sottolineato da Benedetto XVI che ha messo in guardia da queste due visioni estremistiche della ricerca scientifica. Il Papa si è dunque soffermato sul reale obiettivo della scienza, anche alla luce degli straordinari sviluppi dell’ultimo secolo:

    “Its task was and remains a patient yet passionate…”
    “Il suo compito – ha osservato – era e resta una ricerca paziente e al tempo stesso appassionata della verità, riguardante il cosmo, la natura” e l’essere umano. Una ricerca, ha aggiunto, che può conoscere “successi e fallimenti”. Ed il cui sviluppo può vivere momenti esaltanti, quando si scoprono aspetti complessi della natura, ma anche di umiltà quando teorie che si pensava avessero scoperto alcuni fenomeni si rivelano invece solo parziali. Il Papa ha così ribadito la stima della Chiesa verso i ricercatori scientifici e la gratitudine per i loro sforzi che continua ad incoraggiare. Del resto, ha soggiunto, anche gli scienziati “apprezzano sempre più il bisogno di aprirsi alla filosofia” per scoprire la "fondazione logica ed epistemologica” della loro metodologia:

    “For her part, the Church is convinced that scientific…”
    “Da parte sua – ha affermato – la Chiesa è convinta che in definitiva l’attività scientifica riceva dei benefici dal riconoscimento della dimensione spirituale dell’uomo e la sua ricerca” di risposte ultime. Parole corredate da un auspicio per la collaborazione tra fede e scienza:

    “Scientists do not create the world…”
    “Gli scienziati – ha detto – non creano il mondo”. Piuttosto, cercano di imitare le leggi che la natura ci manifesta. L’esperienza degli scienziati come esseri umani, ha proseguito, è perciò quella della percezione di una legge, di un logos. Ciò, ha osservato, ci porta “ad ammettere l’esistenza di una Ragione onnipotente che è altro dall’uomo e che sostiene il mondo”. Questo, ha rilevato, è “il punto di incontro tra la scienza naturale e la religione”. Come risultato, dunque, la scienza “diventa un luogo di dialogo, di incontro tra l’uomo e la natura e, potenzialmente, perfino tra l’uomo e il suo Creatore”. Guardando poi all’esperienza scientifica del XX secolo, tema della Plenaria dell’Accademia, il Papa ha offerto un’ulteriore riflessione sui risultati che la scienza dovrebbe perseguire:

    “First, as increasing accomplishments of the sciences…”
    “Innanzitutto – ha constatato – poiché il moltiplicarsi degli sviluppi scientifici accrescono la nostra meraviglia sulla complessità della natura, è sempre più percepito il bisogno di un approccio interdisciplinare legato ad una riflessione filosofica che conduca ad una sintesi”. Inoltre, ha detto ancora, il progresso scientifico deve sempre essere realizzato in vista della fraternità e della pace, “per aiutare a risolvere i grandi problemi dell’umanità e per dirigere gli sforzi di ognuno verso il vero bene dell’uomo e lo sviluppo integrale dei popoli del mondo”. Nel XXI secolo, ha concluso il Papa, il progresso si potrà dunque davvero definire positivo se gli scienziati riusciranno ad applicare le loro scoperte tenendo conto di ciò che è giusto e buono.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina in udienza anche mons. Franz-Peter Tebartz-van Elst, vescovo di Limburg (Repubblica Federale di Germania).

    Il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Saint-Jean-Longueil (Canada), presentata da mons. Jacques Berthelet, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Lionel Gendrom, finora vescovo titolare di Tagase ed ausiliare di Montréal (Canada). Mons. Lionel Gendrom è nato il 13 giugno 1944 a Saint-Quintin, Provincia del Nouveau-Brunswick e dal 1955 si è trasferito a Montréal. E’ stato ordinato sacerdote il 31 maggio 1969 per l’arcidiocesi di Montréal. Nel 1970 è entrato nell’Istituto dei Preti di Saint-Sulpice della Provincia Canadese. Dal 1994, per due mandati, è stato superiore della provincia Canadese dei Preti di Saint-Sulpice. L’11 febbraio 2006 è stato eletto vescovo ausiliare di Montréal e ordinato il successivo 25 marzo.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo di Sées (Francia) il rev. Jacques Habert, del clero di Créteil, finora vicario episcopale e responsabile del Settore pastorale di Charenton-le-Pont/ Joinville-le-Pont/ Saint-Maurice, nella diocesi di Créteil. Il rev. Jacques Habert è nato il 2 maggio 1960 a Saint-Malo, nell’arcidiocesi di Rennes. E’ stato ordinato sacerdote il 30 settembre 1989 per la diocesi di Créteil.

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    "La teologia della liturgia": presentato il primo volume dell'Opera omnia di Joseph Ratzinger

    ◊   “La teologia della liturgia”, curato dalla Libreria Editrice Vaticana, è il titolo del volume che raccoglie gli scritti del teologo Joseph Ratzinger sull’argomento dal 1964 al 2004, ed è il primo dei 16 tomi previsti per l’Opera omnia di Benedetto XVI. A presentarlo, ieri sera, all’Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede, il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Gianni Letta, la docente di storia contemporanea all’Università “La Sapienza” Lucetta Scaraffia e Christian Schaller, direttore vicario dell’Istituto Benedetto XVI di Ratisbona. C’era per noi Debora Donnini.

    L’intento del volume “La teologia della liturgia” è quello di “aiutare la Chiesa in un grande rinnovamento che si rende possibile solo se si ‘ama l’Amato’”. Lo ha affermato alla presentazione, il cardinale Tarcisio Bertone. Il primo volume ad essere pubblicato dell’Opera omnia è, dunque, questo sulla liturgia perché - a spiegarlo è il Papa nella prefazione - il Concilio Vaticano II iniziò i suoi lavori su questo argomento e perché con la liturgia si mette in luce la priorità del tema ‘Dio’. E il cardinale Bertone, riprendendo le parole dello stesso Benedetto XVI nel discorso alla Curia Romana nel dicembre del 2005, sottolinea che il Concilio Vaticano II “se lo leggiamo e recepiamo guidati da una giusta ermeneutica, esso può essere e diventare sempre di più una grande forza per il sempre necessario rinnovamento della Chiesa”. Sulla scelta dunque di cominciare la pubblicazione dell’Opera omnia con il volume sulla liturgia sentiamo Lucetta Scaraffia:

    R. - E’ importante che sia il primo volume dell’Opera omnia ad uscire, anche se è l’11.mo. Questo lo spiega benissimo Benedetto XVI nella prefazione: bisogna cominciare da Dio. Il volume si propone soprattutto di rendere comprensibile la liturgia che è una tradizione meravigliosa passata attraverso i millenni con modifiche, discussioni … I fedeli devono leggere questa tradizione, comprenderne la ricchezza e comprendere anche la diversità dalle altre religioni. All’inizio c’è, infatti, un’introduzione di tipo antropologico in cui il Papa si pone di fronte al concetto di sacrificio per esempio nelle altre religioni, e in questo modo fa capire meglio la specificità della religione cristiana.

    D. - Nella prefazione, lo stesso Benedetto XVI mette in evidenza come “l’intenzione essenziale dell’opera era quello di collocare la liturgia al di sopra delle questioni spesso grette circa questa o quella forma, nel suo contesto più ampio”, che il Papa descrive in 3 ambiti: rapporto con l’Antico Testamento, rapporto con le altre religioni del mondo e carattere cosmico della liturgia…

    R. - Ogni liturgia è un nuovo inizio, di nuovo, della vita e del mondo. Questo è un aspetto molto importante. Quindi il testo fa capire la ricchezza di significati e l’importanza di questo momento nella vita dei fedeli e soprattutto anche la bellezza della tradizione cristiana, perché nel libro c’è il grande amore di Ratzinger per la tradizione liturgica cristiana.

    D. - Lo stesso Joseph Ratzinger sottolinea che “senza la connessione con l’eredità veterotestamentaria la liturgia cristiana è assolutamente incomprensibile”…

    R. - Questo c’è in tutte le opere di Ratzinger, comincia sempre dall’Antico Testamento e scopre la ricchezza enorme e i punti di somiglianza tra l’Antico e Nuovo Testamento. Questo che segue sempre è un metodo estremamente fertile, che tra l’altro spiega anche in modo diverso il nostro rapporto con l’ebraismo.

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    Messaggio agli indù per la festa del Deepavali: rispetto e fiducia, veri pilastri del dialogo interreligioso

    ◊   Cristiani e indù collaborino “per accrescere il rispetto reciproco, la fiducia e la cooperazione”: è quanto afferma il tradizionale Messaggio del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso in occasione della festa del Deepavali che i fedeli indù celebreranno il 5 novembre prossimo. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Il Deepavali è una delle più antiche e importanti feste del mondo induista: simboleggia la vittoria del bene sul male, della vita sulla morte. In questa ricorrenza, che riunisce festosamente tutte le famiglie, i fedeli usano accendere candele e lampade per dire che la luce è più forte delle tenebre. In India vivono circa 1 miliardo e 200 milioni di persone: la stragrande maggioranza, più dell’80%, sono indù, i musulmani superano il 13%, mentre i cristiani sono poco più del 2% e stanno cercando di riprendersi dagli attacchi subìti nel 2008 da parte di estremisti indù e costati la vita a un centinaio di fedeli. Il dicastero vaticano, nel messaggio a firma del cardinale presidente, Jean-Louis Tauran, e del segretario, arcivescovo Pier Luigi Celata, sottolinea la necessità di consolidare l’amicizia e la cooperazione tra cristiani e indù “garantendo e accrescendo in maniera reciproca il rispetto e la fiducia” che “non sono dei sovrappiù opzionali ma i veri pilastri” di un dialogo interreligioso che esige un impegno sempre più grande. “Il rispetto – afferma il testo - è la considerazione dovuta per la dignità che appartiene per natura ad ogni persona indipendentemente da qualunque riconoscimento esteriore. La dignità implica il diritto inalienabile di ogni individuo ad essere protetto da qualsiasi forma di violenza, negligenza o indifferenza. Il rispetto reciproco” diventa quindi in questo modo “uno dei fondamenti della coesistenza pacifica ed armoniosa ed anche del progresso nella società”. Il messaggio auspica infine l’avvio di “una fruttuosa cooperazione non solo nel compiere il bene in generale, ma anche nel dedicarsi alle gravi ed irrisolte sfide del nostro tempo” per “diventare assieme artefici di pace”.

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    Centomila ragazzi dell'Azione Cattolica si preparano all'incontro col Papa in Piazza San Pietro

    ◊   “C’è di più. Diventiamo grandi insieme”: è questo il tema del meeting nazionale dei bambini e ragazzi dell’Azione Cattolica, che avrà come momento culminante l’incontro sabato mattina, 30 ottobre, in Piazza San Pietro, con Benedetto XVI. A seguire momenti di festa, spettacolo e testimonianza in due luoghi di Roma: Piazza di Siena e Piazza del Popolo. Al centro di questo appuntamento, ancora una volta la sfida educativa per le nuove generazioni. Oggi alla conferenza stampa di presentazione dell’evento, c’era per noi Cecilia Seppia.

    Circa 100 mila ragazzi provenienti da tutta Italia, 10 mila gli educatori che li accompagneranno, 500 sacerdoti assistenti, 50 vescovi, 7 i Paesi coinvolti nell’evento: Russia, Romania, Argentina, Burundi, Terra Santa, Spagna e Italia. Sono alcuni dei numeri del convegno nazionale dei ragazzi di Azione Cattolica che sabato mattina incontreranno Benedetto XVI e avranno la possibilità di dialogare con lui. Don Dino Pirri, assistente centrale Acr, Azione Cattolica Ragazzi:

    “Questa scelta del Santo Padre, di voler rispondere alle domande dei più piccoli indica anche che i bambini, i ragazzi, gli adolescenti, nella Chiesa, possono vivere da protagonisti: non sono degli oggetti o dei soggetti passivi, ma sono dei protagonisti del loro cammino di santità, delle scelte anche, del contributo che possono dare e della testimonianza di fede autentica, che sanno dare anche al mondo degli adulti”.

    Al centro di questo incontro, la sfida educativa verso i più piccoli lanciata proprio dal Pontefice che più volte ha parlato di vera e propria emergenza da fronteggiare. Franco Miano, presidente nazionale dell'Azione Cattolica:

    “Sarà molto bello trovarsi con il Papa, che è stato il primo a ricordarci oggi con forza la necessità di riprendere un impegno serio, fondato, per le nuove generazioni, un cammino educativo; è stato il primo che ci ha richiamato al compito urgente dell’educazione oggi, in questo tempo. A noi sembrava molto significativo dare un segno e l’Azione Cattolica è impegnata nella quotidianità delle esperienze delle parrocchie. Però, di tanto in tanto, è importante anche un grande segno comune, che dica insieme la volontà di camminare nella linea che il Papa ci ha indicato, di camminare con tutti i nostri vescovi, che in questo decennio, seguendo il Santo Padre insisteranno sull’importanza del compito educativo e di camminare insieme con le famiglie, proprio per concorrere tutti alla formazione di un tempo nuovo, un tempo nuovo in cui sia messa al centro la persona nella sua dignità, con tutte le caratteristiche proprie e necessarie. Un tempo in cui siano messi al centro i piccoli, in cui si lavori sin da oggi a costruire un futuro adeguato per le nuove generazioni”.

    Prima dell’incontro con il Papa, un’intensa mattinata di preghiera, canti, testimonianze, l’intervento del cardinale Bagnasco, presidente della Cei: tutto per ribadire, in un clima di comunione gioiosa che “C’è di più”, da scoprire e sperimentare". Marco Iasevoli, vicepresidente nazionale Giovani di Azione Cattolica:

    “Il 'di più' è l’incontro personale con Gesù Cristo, un 'di più', che trasforma la vita, che non toglie niente alla vita, che non amputa la libertà e l’autonomia dei più piccoli, ma che anzi aiuta a diventare grandi, aiuta a diventare più uomini, aiuta a diventare più donne; ed è un 'di più' di responsabilità, un 'di più' di felicità, di gioia, che nasce da questo incontro e che poi dilaga e arriva nella vita ordinaria delle persone. Il secondo significato fondamentale è l’idea di crescere insieme: che non si cresce da soli, che la vita non è un fatto privato, che la vita non è un farsi da soli, ma un farsi insieme agli altri. Quindi, l’idea che nella Chiesa c’è questa grande possibilità di crescere insieme, i piccoli con i grandi, i giovanissimi con gli adulti e con i bambini. Vorremmo trasmettere quest’idea di comunità, che cresce insieme, per la Chiesa, ma anche in questo momento per il Paese”.

    Nel pomeriggio ancora momenti di festa in Piazza del Popolo e Piazza Siena, il confronto con personaggi dello spettacolo, delle istituzioni, del cinema e dello Sport, come il CT della nazionale Cesare Prandelli, infine l’incontro virtuale con alcune figure di santi che hanno saputo essere segno nella storia e ribadire quel concetto di santità feriale che lo stesso Benedetto XVI più volte ha esortato a seguire. Chiara Finocchietti, vicepresidente nazionale Giovani di Ac:

    “I giovani, a volte, vedono la santità come un qualcosa di straordinario, i Santi sono degli eroi, delle persone inavvicinabili. Invece noi proviamo a vivere la santità nella ferialità, nel quotidiano: potremmo dire i Santi del lunedì, non i Santi della domenica, quelli che sono santi che cercano di essere santi e di santificarsi attraverso lo studio, il lavoro, l’impegno in famiglia, con gli amici, con la fidanzata o il fidanzato. Ecco, penso che essere santi per noi giovani sia un po’ vivere questa forza nell’ordinarietà, questa forza straordinaria dell’amore. In fondo, questa è la santità: amare al massimo grado”.

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    Festa dei Santi Simone e Giuda Taddeo. Il Papa: c'insegnano a testimoniare la fede con forza e serenità

    ◊   La Chiesa celebra oggi la festa dei Santi Simone e Giuda Taddeo, Apostoli, che secondo la tradizione avrebbero subìto insieme il martirio in Mesopotamia. Le loro reliquie si trovano nella Basilica Vaticana. Il Papa li ha ricordati ieri, durante l’udienza generale, citando in particolare San Giuda Taddeo, “conosciuto come mediatore nei problemi difficili, cosiddetti ‘senza speranza’”, e ha pregato perché “la loro gloriosa testimonianza” sostenga tutti “nel rispondere generosamente alla chiamata del Signore”. Ai due Apostoli era stata dedicata l’udienza generale dell’11 ottobre 2006. Ecco una sintesi di quella catechesi nel servizio di Sergio Centofanti:

    Il Papa, parlando di San Giuda Taddeo, ha ricordato la sua forte esortazione ai cristiani del tempo perché non si lasciassero ingannare da quelli che, giustificando con la fede la dissolutezza dei propri comportamenti, proponevano insegnamenti inaccettabili. Il Santo usa un linguaggio polemico cui non siamo forse più abituati – nota Benedetto XVI – ma che tuttavia ci dice una cosa importante: in mezzo alle tante correnti di pensiero dell’epoca moderna “dobbiamo conservare l’identità della nostra fede”:

    “Certo, la via dell'indulgenza e del dialogo, che il Concilio Vaticano II ha felicemente intrapreso, va sicuramente proseguita con ferma costanza. Ma questa via del dialogo, così necessaria, non deve far dimenticare il dovere di ripensare e di evidenziare sempre con altrettanta forza le linee maestre e irrinunciabili della nostra identità cristiana. D'altra parte, occorre avere ben presente che questa nostra identità richiede forza, chiarezza e coraggio davanti alle contraddizioni del mondo in cui viviamo”.

    Di Simone, detto lo zelota o il cananeo, il Papa ha ricordato l’ardente zelo per l’identità giudaica e la Legge divina; una personalità, dunque, agli antipodi di Matteo, considerato, in quanto esattore delle tasse, un pubblico peccatore. Gesù – ha osservato il Pontefice - “chiama i suoi discepoli e collaboratori dagli strati sociali e religiosi più diversi, senza alcuna preclusione”:

    “A Lui interessano le persone, non le categorie sociali o le etichette! E la cosa bella è che nel gruppo dei suoi seguaci, tutti, benché diversi, coesistevano insieme, superando le immaginabili difficoltà: era Gesù stesso, infatti, il motivo di coesione, nel quale tutti si ritrovavano uniti. Questo costituisce chiaramente una lezione per noi, spesso inclini a sottolineare le differenze e magari le contrapposizioni, dimenticando che in Gesù Cristo ci è data la forza per comporre le nostre conflittualità. Teniamo anche presente che il gruppo dei Dodici è la prefigurazione della Chiesa, nella quale devono avere spazio tutti i carismi, i popoli, le razze, tutte le qualità umane, che trovano la loro composizione e la loro unità nella comunione con Gesù”.

    Il Papa ha auspicato, infine, che attraverso Simone il Cananeo e Giuda Taddeo possiamo riscoprire sempre di più “la bellezza della fede cristiana, sapendone dare testimonianza forte e insieme serena”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Diritto alla vita e bene comune terreno d'incontro tra fede e politica: Benedetto XVI ai vescovi della regione nordeste 5 della Conferenza episcopale del Brasile.

    La ricerca scientifica per il bene dell'uomo e lo sviluppo dei popoli: il Papa alla plenaria della Pontificia Accademia delle Scienze.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, il Patto di stabilità che sta dividendo l'Europa.

    Inascoltato e dimenticato come Cassandra: in cultura, Anna Foa sul rabbino di Roma Israel Zolli, l'occupazione nazista e la protezione della Chiesa.

    Si vuole costruire un continente indipendente dal cristianesimo e in alcuni casi anche contro: anticipazione della relazione dell'arcivescovo Rino Fisichella all'incontro "Un'Europa cristiana?".

    Per rispondere alla politica basta la coscienza: Marco Bellizi su un libro dedicato a san Tommaso Moro, presentato alla Camera dei deputati.

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    Oggi in Primo Piano



    Indonesia: oltre 340 morti per lo tsunami, centinaia i dispersi

    ◊   Si aggrava il bilancio delle vittime dello tsunami, seguito al terremoto di magnitudo 7.7, che ha colpito l’Indonesia, già fortemente provata dalle calamità naturali. Le autorità di Jakarta hanno riferito che il numero dei morti è salito a 343, mentre i dispersi sono oltre 330. Cominciano intanto ad arrivare i primi soccorsi e gli aiuti nelle zone più devastate dell'arcipelago delle Mentawai, al largo di Sumatra, mentre sull’isola di Giava è cominciata la sepoltura delle vittime dell'eruzione del vulcano Merapi, che ha provocato altre 33 vittime. Per un aggiornamento sulla situazione, Giada Aquilino ha raggiunto telefonicamente Matteo Amigoni, rappresentante di Caritas Italiana in Indonesia, che in questi giorni sta operando nella zona di Padang:

    R. – La situazione è ogni minuto e ogni ora sempre più grave. Si parla di più di 500 case fortemente danneggiate e circa quattromila sfollati. La zona delle Mentawai, di fronte Padang, è distante 200 km dal primo porto più grande, per cui si fa molta fatica a raggiungere questa zona. Ci sono più di 12 ore di nave da fare e in un periodo come questo, in cui imperversano le piogge, è ancora più difficile da un punto di vista logistico. C’è stato il terremoto, l’abbiamo sentito quella sera, siamo scappati fuori, sotto l’acqua, però poi alla televisione hanno detto che era tutto a posto. Solamente il giorno dopo le comunicazioni sono riprese, sono arrivati i primi sms dai parroci e dalle suore di là e ci hanno detto: abbiamo perso 7 persone, non le troviamo più, adesso sono 20, fino a che siamo arrivati alle cifre di adesso. Il problema è che è veramente difficile capire un po’ di più. Oggi partirà la seconda nave di aiuti della Caritas locale, la Caritas di Padang. Noi, come Caritas Italiana, fin dal primo momento siamo stati vicini ai nostri colleghi e li stiamo aiutando anche ora. L’imbarcazione che partirà ha a bordo materiali di soccorso, quindi acqua, tende per ripararsi dalla pioggia, vestiti, qualcosa da mangiare, taniche per ricuperare l’acqua pulita e così via.

    D. –Qual è l’emergenza più grande in questo momento?

    R. – Cercare di dare un riparo agli sfollati. Ci diceva uno dei parroci delle isole Mentawai che stanno andando a cercare nelle zone un po’ più remote per vedere com’è la situazione. Poi l’attenzione alle epidemie perché dopo qualche giorno, se l’acqua non è buona, c’è anche questo pericolo. Anche le medicine stanno per essere portate. C’è da dire che il governo sta inviando navi militari con materiale e con generi di primo soccorso insieme anche ad altre organizzazioni locali. La Caritas di Padang da molti anni lavora alle isole Mentawai che sono poverissime: non ci sono le strade, ci si muove da un’isola all’altra solamente con la nave.

    D. – Ci sono notizie a proposito del vulcano Merapi? In quelle zone qual è la situazione?

    R. – Anche nella zona del vulcano Merapi - che è più a est rispetto alle isole Mentawai, a circa duemila km - la situazione è abbastanza grave; c’è stata una caduta di ceneri infuocate. La Caritas locale sta aiutando gli evacuati. Si parla di 15 mila, ormai, per arrivare a 20 mila persone, ospitate dalla Caritas locale sotto i tendoni. Servono acqua, cibo, tende e vestiti ma anche le mascherine per le ceneri, il collirio per gli occhi, medicine per la tosse. Queste sono le cose che servono nel momento in cui ci sono esplosioni del genere.

    D. – Il Papa nelle scorse ore ha levato un appello alla comunità internazionale per fornire il necessario aiuto e per alleviare le pene di quanti soffrono per le devastazioni in Indonesia e non solo. In questo quadro, qual è l’appello delle Caritas sul posto?

    R. – Sia ieri, sia oggi le televisioni indonesiane hanno ripreso l’appello del Papa e il messaggio di vicinanza alle vittime dei disastri qui in Indonesia. E’ molto interessante, perché l’Indonesia è un Paese a maggioranza musulmana ma si riconosce in ogni caso l’impegno delle Caritas locali e anche di Caritas Italiana che, senza distinzioni, portano aiuti a chi ne ha bisogno. Gli appelli che stiamo facendo in queste ore sono per una raccolta fondi: anche Caritas Italiana la sta facendo, perché veramente ogni euro in più può essere una tenda, una tanica d’acqua o di benzina in più. E’ veramente un modo per aiutare le persone che sono state colpite dallo tsunami - per dar loro qualcosa da mangiare e una nuova casa in futuro - e le persone che sono purtroppo sotto le tende e che devono scappare dalla furia del vulcano.

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    "Educare alla vita buona del Vangelo": pubblicati gli Orientamenti pastorali della Cei per il prossimo decennio

    ◊   “Educare alla vita buona del Vangelo”: il titolo che la Chiesa italiana ha scelto per gli Orientamenti pastorali pubblicati oggi e riferiti al prossimo decennio 2010-2020. Il documento è suddiviso in cinque capitoli, oltre l’introduzione del cardinale Angelo Bagnasco, presidente dei vescovi italiani e, in appendice il discorso di Benedetto XVI all’ultima assemblea della Cei, il 27 maggio scorso. Roberta Gisotti ha intervistato mons. Domenico Pompili, direttore dell’Ufficio nazionale per comunicazioni sociali della Cei:

    “Educare in un mondo che cambia”, titola il primo capitolo del documento. Si parte dai “nodi della cultura contemporanea”, che “vanno compresi e affrontati senza paura”, per arrivare “alle radici dell’emergenza educativa”. Mons. Pompili, quali sono questi nodi e come fare per capirli e non temerli?

    R. – Direi che il nodo fondamentale è proprio quello di reagire ad una diffusa tristezza che sembra tagliare le gambe a qualsiasi proposta educativa. Si tratta per l’appunto di reagire a questa sorta di fatalismo, che sembra una riedizione del paganesimo e di comprendere che al contrario è possibile con la nostra libertà e con la nostra volontà crescere e realizzare compiutamente la vocazione di ciascuno.

    D. - Il cardinale Bagnasco esorta le Chiese in Italia a crescere “nell’arte delicata e sublime dell’educazione”. Forse c’è stata da parte della Chiesa arrendevolezza, rispetto per esempio ai media, che quando non educano - e capita ormai raramente – diseducano, vanificando gli insegnamenti di famiglia e scuola?

    R. – Credo che l’esortazione di cui parla il cardinale Bagnasco nella sua prefazione di orientamenti è giustificata dal fatto che siamo dentro ad un momento di profonda trasformazione e che, dunque, anche per la Chiesa è necessario riprendere consapevolezza della propria missione che ha una cifra esplicitamente educativa. Credo che, certamente, l’attenzione della Chiesa, al mondo dei media, oggi della post-medialità, sia sempre stata alta e credo che continuerà ad esserlo, tenendo conto del fatto che ormai è l’ambiente nel quale siamo immersi e col quale fare i conti.

    D. – Ecco, il documento non parla espressamente in generale di media ma parla di "cultura digitale"?

    R. - Per l’appunto. Perché - è ben noto ormai a tutti - non si tratta di trovarsi di fronte a degli strumenti o a dei semplici mezzi che potremmo padroneggiare più o meno bene ma di capire esattamente come questo ambiente, così profondamente connotato dai nuovi linguaggi, plasma la nostra coscienza, la nostra intelligenza, la nostra volontà e da questo punto di vista chiama in causa l’esercizio della nostra responsabilità. Come dice Benedetto XVI, dalle nuove tecnologie devono venir fuori delle nuove relazioni.

    D. - L’ultimo capitolo del documento offre obiettivi e scelte prioritarie per una "vita buona". Che cosa si intende oggi per “vita buona”?

    R. – Direi così, con una battuta, che la vita buona è l’esatto contrario della “dolce vita”. Sono passati 50 anni da quel film che, tra l’altro, causò un ampio dibattito anche all’interno della Chiesa e che intendeva presentare in maniera cifrata una sorta di china scivolosa verso cui la società italiana andava a collocarsi. La vita buona è precisamente l’assunzione di una percezione e cioè si tratta di vivere compiendo quel dono che è un progetto che c’è stato dato da Dio e che chiama in causa tutta la nostra persona, cuore e intelligenza, affettività e razionalità.

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    Diminuiscono sempre di più le famiglie italiane che riescono a risparmiare

    ◊   Gli italiani continuano ad essere un popolo di risparmiatori. Le famiglie che però riescono davvero a mettere qualche soldo da parte sono il 36 per cento, e queste si trovano soprattutto al Nord. Questi dati sono emersi dall’odierna Giornata mondiale del risparmio che si è svolta a Roma. Per il governatore di Bankitalia Mario Draghi c’è “una diffusa incertezza sul futuro”. Il servizio Alessandro Guarasci:

    Il risparmio continua a rimanere un punto fermo degli italiani, il 41 per cento non riesce a vivere tranquillo se non mette qualcosa da parte. Ma sono sempre meno le famiglie che riescono a migliorare il proprio tenore di vita: erano l’11 per cento nel 2006 e sono il 6 per cento quest’anno. E rimane costante il numero di quei nuclei che ritiene che il proprio tenore di vita sia peggiorato. Oggi essi sono il 29 per cento. Preoccupa poi il fatto che il 26 per cento si trovi in ‘saldo negativo’, quindi costretto a ricorrere ai prestiti. Per il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano a livello europeo serve un rafforzamento della vigilanza e disciplina dei conti pubblici, “occorrono infatti regole e comportamenti ispirati a un grande rigore”. Secondo il ministro dell’Economia Giulio Tremonti non si può sempre agire aumentando la spesa pubblica:

    “L’Europa è un continente che produce più debito che ricchezza, più deficit che prodotto interno lordo, e così non si può continuare! Finita l’età coloniale, anche per l’Europa il colpo di gong della storia marca e deve modificare una traiettoria”.

    Attenzione però, quando si fanno le riforme economiche, a non creare tensioni sociali…

    “Questo tipo di politiche di riduzione della spesa pubblica, di modifica di un pezzo di traiettoria della storia, pone in Europa, ma anche in altri Paesi, problemi democratici, dei problemi di consenso e di tenuta democratica.”

    L’Italia sembra aver retto meglio degli altri Paesi alla crisi, ma i problemi rimangono: disoccupazione all’8,5% e Pil che cresce dell’1%: Il governatore di Bankitalia Mario Draghi:

    “Allo sviluppo economico serve il contributo della domanda interna, quel circolo virtuoso, che da consumi evoluti e investimenti lungimiranti, porta a redditi alti e diffusi e ancora a consumi e benessere. Oggi i consumi ristagnano perché i redditi reali delle famiglie non progrediscono e vi è una diffusa incertezza sul futuro.”

    Per Draghi il ruolo delle fondazioni bancarie è stato fondamentale per arginare gli effetti della crisi.

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    Un Premio Nobel per le donne africane: l'iniziativa promossa dal Cipsi

    ◊   Proseguono a Dakar i lavori della Noppaw, la Campagna per il conferimento del Premio Nobel della Pace alle donne africane, promossa dal Cipsi (Coordinamento di Organizzazioni e Iniziative Popolari di Solidarietà). Quattro giornate di seminario finalizzate all’elaborazione del dossier per la candidatura di un protagonista dell’orizzonte femminile africano. Oggi in programma gli interventi della scrittrice senegalese Fatoumata Kane Ki Zerbo sulla cura della famiglia, di cui le donne africane sono da sempre custodi e, dell’economnista Idrissa Ba sulle piccole imprese femminili. In passato l’iniziativa ha suscitato perplessità, soprattutto riguardo all’efficacia di uno strumento come il Premio Nobel nel contesto africano e alla sua "lontananza concettuale" dalle culture del continente. La nostra inviata in Senegal, Silvia Koch, ne ha parlato con Elisa Kidané, missionaria comboniana dell’Eritrea e promotrice dell’iniziativa:

    R. – Io sono convinta della bontà di questa iniziativa, che ci dà l’opportunità di far venire alla luce l’impegno di queste donne, che portano veramente il continente sulle loro spalle. Poi non è detto che si arriverà a ricevere il Premio Nobel della Pace, ma quello che questa campagna ha suscitato e ha mosso, penso ,sia senz’altro qualcosa di positivo.

    D. – Lei ha parlato di un movimento femminista, che in Africa lavora in maniera silenziosa. Quali sono le principali conquiste di questa mobilitazione in favore delle donne?

    R. – Intanto è la coscientizzazione di gran parte delle donne d’Africa sul loro ruolo: femminismo silenzioso, in contrapposizione al femminismo europeo. In Africa non troviamo un parallelo, ma troviamo questa silenziosa crescita della conoscenza dei propri diritti. Ci sono gruppi di donne che lavorano in favore della comunità, della collettività e non semplicemente in favore di loro stesse. Questo penso che sia un femminismo africano molto particolare e penso che, comunque, l’obiettivo di tutte le donne del mondo sia quello di salvaguardare la vita personale, ma soprattutto quella vita che loro stesse danno alla luce. Quindi, c’è un filo rosso che unisce un po’ tutte le donne del mondo in questa difesa strenua della vita.

    D. – Tornando indietro di un anno, al Sinodo dei vescovi per l’Africa: nella discussione i vescovi hanno affrontato anche la questione del ruolo che le donne devono avere nell’ambito ecclesiale. Quali sono i cammini che si stanno percorrendo in questa direzione?

    R. – Il fatto che la Chiesa, attraverso i suoi vescovi, abbia riconosciuto il ruolo fondamentale della donna è già una conquista. Adesso ci vorrà il tempo necessario perché venga dato alla donna quello spazio affinchè sia protagonista nella Chiesa stessa.

    D. – Durante questo seminario, tornando alla campagna per il Premio Nobel della pace, si parla molto di attività imprenditoriali delle donne, gestite dalle donne: dal microcredito ai mercati. Quanto queste attività riescono poi a influenzare realmente le dinamiche economiche e le politiche globali?

    R. – Io penso che se l’Africa non è affondata tra guerre, guerriglie e tante altre calamità sia grazie a questo lavoro sotterraneo, a questa microimpresa, a questa economia "di sottobosco", che ha mantenuto e mantiene in piedi l’economia dell’Africa. Adesso gli economisti stessi si sono resi conto che è lì la chiave, forse, della salvezza economica dell’Africa: proprio nella donna!

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    Chiesa e Società



    Messa presieduta dal cardinale Bergoglio per la morte dell’ex presidente Kirchner

    ◊   Sorpresa e dolore ha provocato in tutta l’America Latina la morte improvvisa, ieri, dell’ex presidente dell’Argentina Néstor Kirchner, 60 anni, marito dell’attuale governante signora Cristina Fernàndez. Nel pomeriggio di ieri il cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires e presidente dell’episcopato argentino, ha voluto celebrare la Santa Messa in suffragio del politico e nella sua breve omelia ha inviato tutti, “sia chi era d’accordo con lui sia chi non lo era” a non dimenticarlo, a non essere ingrati con un uomo voluto e scelto dal popolo per essere governato. E’ questo il momento -ha aggiunto il porporato - di pregare per lui e per i suo cari”. Subito dopo la diffusione della notizia del decesso, padre Jorge Oesterheld, portavoce della Conferenza episcopale, ha espresso dolore per la morte dell’ex Presidente ed ha trasmesso, a nome di tutti i vescovi e dei cattolici, le condoglianze alla moglie, ai figli ed ai parenti”. Anche mons. Jorge Casaretto, vescovo di San Isidro e presidente della Commissione episcopale per la pastorale sociale ha espresso costernazione e al tempo stesso ha voluto trasmettere alla vedova Cristina Fernàdez la partecipazione e l'affetto di tutti coloro che, in passato, hanno avuto la possibilità di incontrare, lavorare e confrontarsi con l’ex Presidente, su diverse questioni sociali. “In sua memoria, ha aggiunto mons. Casaretto, è opportuno rivitalizzare nei nostri giorni la vocazione per la partecipazione cittadina, per la testimonianza e per l’impegno politico” per servire, anche da diversi punti di vista “il bene comune della patria e della società”. (L.B.)

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    Rapporto Onu: la regione Asia-Pacifico è impreparata ad affrontare i disastri naturali

    ◊   I Paesi della regione dell’Asia e del Pacifico sono più soggetti ad essere colpiti da disastri naturali, rispetto ad altre aree del mondo. Le popolazioni della regione hanno quattro volte in più la probabilità di essere vittime di catastrofi naturali, rispetto a chi vive in Africa, e sono 25 volte più vulnerabili rispetto agli Europei e agli Americani del nord. E quanto emerge da un rapporto ONU presentato in occasione della 4° Conferenza Ministeriale Asiatica sulla Riduzione del Rischio di Disastro, che si è svolta ad Incheon, in Corea del sud. Le strategie per la riduzione dei disastri - sostiene il rapporto - dovrebbero far parte di un più ampio programma di sviluppo e rientrare in budget multi-settoriali, per poter far fronte alle ineguaglianze economiche e sociali che caratterizzano la regione. Il Rapporto 2010 sui Disastri nella Regione dell’Asia e del Pacifico – preparato dalla Commissione economia e sociale Onu per l’Asia ed il Pacifico (Escap) e dalla Strategia Internazionale Onu per la Riduzione dei Disastri (Unisdr) – sostiene che i disastri naturali hanno un impatto negativo sproporzionato sullo sviluppo umano di questa regione. L’Asia ed il Pacifico, secondo il rapporto, generano un quarto del prodotto interno lordo mondiale, ma contano 85% dei morti e 42% delle perdite economiche mondiali, a causa dei disastri naturali che la colpiscono. In un messaggio video trasmesso durante la conferenza, il Segretario Generale dell'Onu Ban Ki-moon ha ribadito il bisogno di includere la riduzione del rischio di disastri nelle politiche di sviluppo nazionali e nelle strategie per la lotta al cambio climatico. “Ci sono modi sicuri per ridurre i rischi e far fronte alle conseguenze di un disastro – valutazione dei rischi obbligatorie e di routine, protezione ambientale, pianificazione urbana coerente e regolamenti edilizi, sistemi di allerta precoce, educazione pubblica e sicurezza” ha affermato Ban Ki-moon. Il rapporto pone anche l’accento sulle conseguenze socio-economiche dei disastri e suggerisce strumenti per poter ridurre la vulnerabilità nei confronti della regione nei confronti degli stessi. Enfatizza che i danni provocati dai disastri sono proporzionali al livello di povertà e alle vulnerabilità causate degli squilibri socio-economici ed ambientali. “Finché questi squilibri non saranno corretti, le persone con più probabilità di essere colpite da disastri, sono anche quelle che hanno più possibilità di continuare a vivere in povertà, e viceversa, a causa di un circolo vizioso difficile da rompere”, ha affermato Noeleen Heyze, Segretario esecutivo dell’Escap, in un comunicato congiunto scritto con Margareta Wahlström, Rappresentante Speciale Onu per la Riduzione del Rischio di Disastri. (R.P.)

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    Allarme Fao: la perdita di biodiversità mette a rischio la sicurezza alimentare

    ◊   L'impatto dei cambiamenti climatici sulla biodiversità, la prossima estinzione della diversità genetica di migliaia di specie vegetali coltivate e consumate mettono a rischio la sicurezza alimentare mondiale: è l'allarme contenuto nel II rapporto dell'Organizzazione Onu per l'Alimentazione e l'Agricoltura (Fao) pubblicato mentre a Nagoya, in Giappone, si concludeva la conferenza Onu sulla biodiversità. "E' vitale promuovere e rafforzare un uso sostenibile della diversità vegetale, cioè approfondire lo studio genetico di piante in grado di darci strumenti utili per affrontare siccità, alluvioni, salinità nell'acqua che distruggono le colture" ha detto Jacques Diouf, presidente della Fao. Secondo il rapporto ripreso dall'agenzia Misna, la perdita di biodiversità che si sta registrando "avrà un forte impatto negativo sulle capacità umane di nutrirsi nel futuro, quando nel 2050 l'umanità raggiungerà i nove miliardi e quando i Paesi più poveri saranno i primi in difficoltà" si legge nelle conclusioni dello studio. Inoltre le ricerche sulla biodiversità consentono di dare luce a nuove specie più produttive o resistenti ai cambiamenti climatici, come il riso africano 'Nerica'. Senza fornire dati precisi, la Fao registra una costante estinzione delle biodiversità nelle colture agricole con la scomparsa di numerose specie tradizionali: in un secolo (dal 1900 al 2000) è andata perso il 75% delle diversità agricole. Gli esperti prevedono che entro il 2055 scomparirà, a causa del cambiamento climatico, tra il 16 e il 22% dei parenti selvatici di colture importanti per la nutrizione dell’uomo, come arachidi, patate e fagioli. A pesare negativamente sulla preservazione e lo studio di un patrimonio vitale, sono gli insufficienti investimenti pubblici e privati indirizzati verso il settore agricolo, in particolare destinati alla formazione di giovani agronomi. La Fao suggerisce infine di puntare alla creazione di 'banche genetiche': il 45% dei 7,4 milioni di dati conservati al livello mondiale è concentrato in soli sette Paesi. (R.P.)

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    India: la Chiesa ricorda i morti dell’Orissa nel secondo anniversario dell’eccidio

    ◊   La Chiesa dell’Orissa ha ricordato il secondo anniversario della morte di padre Bernard Digal che morì a 46anni vittima della violenza di un pogrom anticristiano. Nella sua omelia - riferisce l'agenzia AsiaNews - padre Ratikant Ranjit ha detto che “padre Digal ha sofferto per Cristo ed è morto per la gloria di Dio. Preghiamo per lui e per gli altri che hanno sofferto e perso la vita nelle violenze di Kandhamal”. Padre Digal fu attaccato nella notte del 25 agosto da una folla di fondamentalisti hindu che lo picchiarono fino a fargli perdere coscienza e lo lasciarono nella foresta per una notte intera, fino a quando il suo autista non riuscì a trovarlo. Fu portato all’ospedale del Santo Spirito, a Mumbai, per essere curato. In seguito fu trasferito all’ospedale San Tommaso a Chennai. Dopo due mesi di sofferenze il 28 ottobre 2008 i suoi polmoni non ressero, cadde in coma e spirò. Il suo corpo è sepolto a Bhubaneswar, la capitale dell’Orissa. Il pogrom dell’Orissa provocò 93 morti fra i cristiani, e ne lasciò circa cinquantamila sfollati, Circa 17mila non sono ancora riusciti a fare ritorno nei loro luoghi di residenza. Padre Ranjit ha anche detto che la Chiesa dell’Orissa è grata a padre Digal per il lavoro che ha svolto come tesoriere dell’arcidiocesi, promotore di vocazioni, parroco e formatore. “Padre Bernardo era una persona gentile, un uomo per gli altri. Sapeva adattarsi a ogni situazione. Per questo la gente lo amava molto” ha detto ad AsiaNews monsignor Raphael Cheenath, arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar. (R.P.)

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    Vietnam: dure condanne per i sei parrocchiani di Con Dau

    ◊   Dure condanne, ieri a Da Nang, contro i sei cattolici coinvolti negli incidenti del maggio scorso a Con Dau: due di loro dovranno scontare 12 mesi di prigione, gli altri quattro passeranno in carcere nove mesi. Centinaia di agenti in tenuta antisommossa erano schierati intorno alla sede del Tribunale del popolo. Il presidente del Tribunale, Tan Thi Thu Dung, li ha riconosciuti colpevoli di aver incitato sommosse, aver falsamente accusato il governo e aver istigato altri ad attaccare le forze dell’ordine. Gli imputati - riferisce l'agenzia AsiaNews - hanno protestato la loro innocenza, evidenziando come gli incidenti erano stati provocati dagli agenti che avevano attaccato un pacifico funerale. Gli accusati non hanno potuto avere un difensore, in quanto l’avvocato Cu Huy Ha Vu, che si era offerto di svolgere tale compito, non ha avuto il permesso di farlo. Migliaia di cattolici, ieri, hanno preso parte a veglie di preghiera ad Hanoi e Ho Chi Minh City, per protestate contro la sentenza. A loro si sono uniti anche non cattolici, indignati per l'ingiusta condanna. Ieri, il rinvio del processo e la richiesta di avere spiegazioni di “come sia legalmente possibile appropriarsi di terreni, case, chiesa e cimitero per consegnarli a una società, la Sun Investment Corporation”, che intende costruire un centro turistico, erano stati avanzati dal presidente della Commissione giustizia e pace dell’episcopato vietnamita, mons. Paul Nguyen Thai Hop. (R.P.)

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    Comunità di Sant’Egidio: delegazione in Cina incontra autorità religiose e politiche

    ◊   Una delegazione della Comunità di Sant'Egidio è in questi giorni in Cina dove sta effettuando una serie di incontri e colloqui. La delegazione, guidata dal presidente della Comunità, Marco Impagliazzo, ha incontrato alcuni alti rappresentanti del governo e della Chiesa cattolica. Tra questi, a Pechino, il Ministro Wang Zuoan, direttore del Sara (State Administration for Religious Affairs) il massimo organismo del governo cinese che si occupa di questioni religiose in Cina. Nel corso di un lungo e amichevole colloquio, in cui si sono affrontati molteplici argomenti, sono emerse prospettive per una futura collaborazione. La delegazione è stata successivamente ricevuta dal vescovo di Pechino, mons. Li Shan, in occasione della visita alla cattedrale, Nantang. Questa mattina, a Shangai, presso la sede dell’Arcivescovado, la delegazione ha incontrato - e si è intrattenuta in colloqui - il vescovo e il suo ausiliare, mons. Jin Luxian e mons. Xing Wenzhi. Nel pomeriggio presso il Padiglione Italia dell'Expo Universale di Shanghai parteciperà al colloquio “Vivere insieme nelle città multiculturali”, organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio con il Ministero degli Affari Esteri Italiano e l’Expo. Al colloquio – nel quale la relazione di Impagliazzo porterà il contributo di Sant’Egidio – partecipano diverse autorità civili della città e della Regione e sarà concluso dal Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano. (R.P.)

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    “Life Sri Lanka”: il nuovo movimento per dire 'no' all’aborto e al turismo sessuale

    ◊   Si chiamerà “Life Sri Lanka” ed è il nuovo movimento che si farà promotore di iniziative in favore della vita a livello culturale, sociale e interreligioso in Sri Lanka. Lo hanno organizzato – sotto l’egida e la spinta dell’arcivescovo di Colombo, Malcolm Ranjith, da poco nominato cardinale – Eric Jeevaraj, laico cattolico srilankese residente a Londra, e suor Mary Kathleen, religiosa carmelitana, che è anche responsabile dell’Unità per lo sviluppo femminile nella Caritas Sri Lanka. Dopo anni di lavoro alla base, di sensibilizzazione in scuole, parrocchie e associazioni, di lotta al fenomeno dell’aborto, la comunità cattolica lancia ora un movimento ufficiale che avrà la missione di “compiere apostolato per la vita in Sri Lanka, secondo l’insegnamento della Chiesa, seguendo documenti come l’enciclica "Humanae Vitae" di Paolo VI e l’ "Evangelium Vitae" di Giovanni Paolo II”, spiega all’agenzia Fides Eric Jeevaraj. Assistenza, supporto, training e know-how organizzativo sono forniti al gruppo locale dal movimento “Human Life International”, il maggiore movimento pro vita a livello mondiale, nato negli Stati Uniti e diffuso in circa 50 Paesi del mondo. “Vogliamo promuovere nella nostra nazione una cultura della vita, che la rispetti dal concepimento fino alla fine naturale”, rimarca Jeevaraj. “In Sri Lanka l’aborto non è legalizzato, ma alcuni parlamentari vogliono presentare una legge per legalizzarlo. Intanto si stima che nel Paese vi siano 800-1000 aborti ogni giorno. Credo che questa pratica abbia le sue radici soprattutto nello stato di povertà in cui versa la popolazione. E poi i giovani spesso non si pongono nemmeno i problemi morali”. L’attivista segnala anche “il triste fenomeno del turismo sessuale, di cui sono vittime le donne, utilizzate come merce. Esiste un degrado morale, culturale e sociale, in cui prostituzione e aborto diventano spaventosamente normali”. Il Paese è oggetto di attenzione delle grandi agenzie internazionali che cercano di sponsorizzare programmi di “salute riproduttiva, che includono aborto e contraccezione”, prosegue. “Abbiamo saputo che insieme agli aiuti umanitari post-tsunami, sono arrivati rudimentali strumenti abortivi, inviati dal Fondo Onu per la popolazione. Di fronte a questi pericoli, interni ed esterni, il nostro ruolo sarà quello di tutelare la vita, e di promuovere nella società una cultura che apprezzi il valore inestimabile di ogni vita umana”, conclude Jeevaraj. (R.P.)

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    Panama: allo studio una rete di operatori pastorali per le carceri

    ◊   E' in corso nella città di Panama il V Congresso della Pastorale carceraria, con la partecipazione delle autorità ecclesiastiche e di membri del governo. Inaugurato dalla Conferenza episcopale panamense (Cep) il 22 ottobre, il Congresso terminerà il 1° novembre e conta sulla presenza delle delegazioni di tutte le diocesi del Paese. La nota inviata all’agenzia Fides riporta il pensiero del presidente della pastorale carceraria della Cep, mons. Pablo Varela, secondo cui la Pastorale sociale, che comprende la Pastorale carceraria, è l'azione dell'amore misericordioso di Dio nei settori socio-politici ed economici, con una opzione particolare per i poveri. Oltre ad indicare che lo scopo di questa sezione della pastorale sociale, vale a dire, la Pastorale carceraria, è creare una rete nazionale di operatori di pastorale penitenziaria, ha detto mons. Varela, tutto ciò che riguarda i piani pastorali è comunque fatto nel contesto della Missione continentale. (R.P.)

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    Buenos Aires: emergenza droga per i bambini del barrio La Boca

    ◊   I bambini del barrio La Boca, alla periferia di Buenos Aires, sono a rischio droga. Si tratta di un quartiere ad alta densità abitativa, carente di servizi per le famiglie e con problemi legati al lavoro. La maggior parte delle famiglie è immigrata dai Paesi limitrofi, entrambi i genitori sono disoccupati, in condizioni di estrema povertà vivono in case di fortuna all’interno delle quali avvengono scene di violenza familiare e di abbandono. Nel centro "Casita de Maria", gestito dalle suore Salesiane, - riferisce l'agenzia Fides - si trovano circa 50 bambini e bambine di strada provenienti da famiglie povere, che rischiano di cadere nella rete della droga. Le suore si occupano di fornire assistenza ai bambini e alle famiglie che sono più in difficoltà, cercando di offrire un alternativa alla strada, con l’obiettivo di garantire ai piccoli un’istruzione di base ed il necessario per vivere dignitosamente e crescere in salute. (R.P.)

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    Congo. Camion esploso a luglio: le vittime abbandonate a se stesse

    ◊   “La gente non ha praticamente ricevuto niente dei fondi raccolti per aiutarli” dicono all’agenzia Fides fonti della Chiesa locale (che per motivi di sicurezza hanno chiesto di non essere citate) da Sange, la cittadina nell’est della Repubblica Democratica del Congo, dove il 3 luglio più di 300 persone sono morte a causa dell’esplosione di un’autocisterna carica di carburante. “Vi sono almeno 2mila persone che non hanno una casa e circa 350-400 ancora ricoverate in ospedale, per le bruciature provocate dall’incendio seguito all’esplosione dell’autocisterna” dicono le stesse fonti. “Nonostante le promesse delle autorità e la raccolta dei fondi avviata anche a livello governativo in tutto il Congo, le famiglie che hanno perso la casa nell’esplosione hanno ricevuto solo 3 lamiere a testa, quando per ricostruire un’abitazione decente ce ne vogliono almeno 40” spiegano le nostre fonti. “Le 10 parrocchie della diaconia locale hanno raccolto mille dollari che sono stati impiegati per le cure dei malati più bisognosi e per altre esigenze urgenti”. La tragedia è accaduta nella strada principale del paese, quando l’autocisterna si è capovolta dopo aver urtato un altro veicolo che sopraggiungeva dalla direzione opposta. “Il relitto del camion - concludono le fonti - è ancora lì e i lavori per rendere la strada più sicura non sono neppure iniziati. Un altro incidente simile a quello di luglio potrebbe accadere di nuovo”. (R.P.)

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    Uganda: appello dei leader cristiani per le elezioni presidenziali del 2011

    ◊   In vista delle elezioni presidenziali del 2011, il Consiglio congiunto dei cristiani dell’Uganda (Ujcc) lancia un appello a tutti i cittadini ugandesi ad impegnarsi per una campagna elettorale pacifica. L’appello – riferisce l’agenzia Cisa – è rivolto in primo luogo alla Commissione elettorale, chiamata a garantire la trasparenza e il corretto svolgimento di tutto il processo elettorale, a cominciare dalla registrazione degli aventi diritti al voto, il cui elenco non è stato ancora pubblicato, e dalla presentazione delle liste elettorali. “È dovere di ogni ugandese e di tutti gli organi dello Stato a contribuire a elezioni libere e giuste”, sottolinea il Consiglio preoccupato da alcuni incidenti verificatisi in questi giorni che denotano un clima di forte tensione alla vigilia dell’inizio della campagna elettorale. Questi incidenti - afferma la nota - avrebbero potuto essere evitati se fosse stato pienamente operativo il Forum consultivo nazionale previsto dalla legge sulle organizzazioni politiche. Di qui, in conclusione, l’invito a tutti i cittadini “a mettere l’interesse della Nazione davanti ad ogni altra considerazione”. L’appello dei leader cristiani ugandesi, si aggiunge agli interventi dei vescovi cattolici del Paese che, lo scorso agosto, hanno lanciato una guida in cui invitano tutti i partiti a rispettare i principi della democrazia e le regole del fair-play prima, durante e dopo il voto, rinunciando agli insulti, alle provocazioni e alle agitazioni di piazza come strumento di lotta. (L.Z.)

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    Zambia: le conclusioni del primo Congresso missionario nazionale

    ◊   La Chiesa locale, in collaborazione con le Pontificie Opere Missionarie Nazionali (Pom) e gli Istituti religiosi presenti nel Paese hanno organizzato nei giorni scorsi il primo Congresso missionario dello Zambia. Secondo quanto riferisce all’agenzia Fides padre Bernard Makadani, direttore nazionale delle Pom dello Zambia, lo scopo del Congresso era quello di “riflettere sull'esperienza missionaria della Chiesa nel corso dei 119 anni da quando i primi missionari sono arrivati nello Zambia, ma anche sulla nostra realtà e le sfide odierne della missione. Al Congresso hanno partecipato circa 80 sacerdoti, religiosi e fedeli laici, che si sono incontrati presso il 'Christian Brothers Centre' di Lusaka per riflettere, festeggiare e pianificare per il futuro della missione in Zambia” afferma padre Makadani. Al termine dell’incontro è stata pubblicata una dichiarazione nella quale si riafferma l’impegno missionario della Chiesa locale. “La Missione è in primo luogo la missione di Dio” si legge nel documento. “la Missione di Dio diventa la nostra Missione” e di conseguenza, “la torcia missionaria è stata consegnata a noi” scrivono i partecipanti al Congresso. “Siamo sfidati ad essere ancora di più radicati nella nostra identità cattolica, attraverso la formazione della fede ad ogni livello e un’adeguata catechesi che porti ciascuno all’incontro personale con Cristo” afferma il documento. I cattolici devono essere “autentici testimoni di Cristo”, vivendo la propria fede in comunione, “come una famiglia” e sapendo “leggere i segni dei tempi”. I partecipanti al Congresso hanno individuato le diverse sfide alla missione: il cambiamento del contesto religioso, che diventa sempre più pluralistico; il cambiamento del contesto socio-economico, “con sviluppi positivi e negativi”, che richiedono un incremento dell’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa; il cambiamento del contesto sociale “le cui rapide trasformazioni e le influenze esterne hanno generato una confusione dei valori”. (R.P.)

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    Camerun: lettera pastorale del vescovo di Yagoua su pace e riconciliazione

    ◊   “Voi sarete miei testimoni: riconciliazione, giustizia e pace”: è questo il tema del nuovo anno pastorale scelto dal vescovo della diocesi di Yagoua, nel Camerun, mons. Barthélémy Yaouda Ourgo, e sul quale il presule ha sviluppato in una lettera degli orientamenti pastorali per sacerdoti, religiosi, religiose e responsabili delle comunità cristiane. La riflessione di mons. Yaouda Ourgo, pubblicata sul sito www.leffortcamerounais.info, riguarda la testimonianza, alla luce del Vangelo e nel contesto africano, soprattutto attraverso opere di missione di riconciliazione, giustizia e pace. “Essere testimoni di Cristo – scrive il presule – significa essere se stessi, ciascuno nel proprio contesto e secondo il proprio ministero, portatore ed espressione vivente della Buona Novella che Cristo è venuto a comunicare agli uomini. La nostra fede cristiana ci intima di non restare come spettatori inattivi dinanzi agli avvenimenti del mondo - prosegue il vescovo di Yagoua – dobbiamo sentirci interpellati dalle urgenze della nostra società … Dio invia oggi la sua Chiesa perché il mondo … avverta il desiderio di sentirlo e di vederlo nelle sue esperienze quotidiane”. Il presule aggiunge che “prima sfida della nostra Chiesa oggi” è “l’evangelizzazione in profondità”, e se “si assiste ad una tendenza al sincretismo religioso, risultato di una debole formazione cristiana e biblica”, questa evangelizzazione necessita di un radicamento nella Parola di Dio ma anche di una inculturazione del Vangelo nelle tradizioni locali. Mons. Yaouda Ourgo specifica inoltre che l’evangelizzazione deve essere sempre accompagnata da opere sociali, poiché, nella prospettiva biblica, la salvezza dell’uomo è integrale. Dunque il presule esorta ad una rivalorizzazione delle attività di promozione umana e alla lotta contro la povertà, ricordando che missione della Chiesa è promuovere una cultura attenta ai diritti umani. Per questo tutti i pastori devono impegnarsi per assicurare a quanti operano nella politica e nell’economia una formazione spirituale, dottrinale, pastorale e tecnica, oltre ad un accompagnamento spirituale. Il vescovo di Yagoua insiste anche sulla formazione delle coscienze ai valori cristiani e su una buona preparazione dei catechisti perché possa essere rafforzata la pastorale nelle parrocchie, accanto ad una rivitalizzazione delle strutture socio-caritative. Sulle scuole e sui centri sanitari, veri luoghi di evangelizzazione, il presule precisa che non devono essere mezzi di propaganda religiosa, ma ambienti in cui vengono insegnati e promossi valori cristiani. Così come le scuole devono puntare alla formazione umana e sociale degli studenti al fine di fare di loro dei cittadini del domani impegnati e testimoni dello spirito del Vangelo nella società. (T.C.)

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    Singapore: Choice Asian Conference sul tema della testimonianza

    ◊   “Essere testimoni con l’amore di Cristo” è stato il tema della “Choice Asian Conference” svoltasi a Singapore nei giorni scorsi con 140 delegati di “Choice Asian”, tra cui anche quelli di “Choice Weekend Hong Kong”. “Choice Weekend Hong Kong” è una iniziativa spirituale rivolta a tutti coloro che vogliono impegnarsi in un cammino di crescita nella fede, soprattutto giovani. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), durante i 4 giorni di condivisione, i delegati hanno potuto affrontare le sfide che la società secolare mette davanti ai cristiani: il calo numerico dei cristiani; la trascuratezza delle esigenze spirituali; la secolarizzazione della vita sociale causata soprattutto da consumismo e carenza dei valori nei giovani. Mons. Nicolas Chia, arcivescovo di Singapore, ha presieduto la solenne Eucaristia di apertura dell’incontro. Ad oggi “Choice Weekend” è presente in 42 città asiatiche, da Hong Kong, Taiwan, Macao a Singapore, alla Malaysia, all’Indonesia, al Brunei e alla Corea del sud. “Choice Asian Conference” si tiene ogni tre anni con 4 giorni di condivisione. La comunità di Hong Kong è stata “osservatore” nel 2000, 2004 e 2006, e dal 2008 è diventata socio di “Choice Asian”, e partecipa quindi alla “Choice Asian Conference”. “Choice Weekend” è una iniziativa fondata da un sacerdote americano nel 1960 ed arrivata ad Hong Kong nel 1999 e nel 2003 a Macao. Dal 2007 Hong Kong è registrata ufficialmente con il nome “Choice Weekend Hong Kong”. Ad oggi la comunità di Hong Kong ha organizzato 18 Campeggi di “Choice Weekend” con oltre 500 partecipanti. (R.P.)

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    Usa: piano dei vescovi per rafforzare l'identità cattolica della Campagna contro la povertà

    ◊   La “Campagna per lo sviluppo umano” (“Catholic Campaign for Human Development" - Cchd), il programma contro la povertà della Conferenza episcopale degli Stati Uniti si appresta a subire una profonda riorganizzazione che, senza nulla togliere al suo impegno a favore dei poveri, ne rafforzerà l’identità cattolica. Il piano prevede una “road map” in dieci punti che sarà presentata alla prossima sessione autunnale dei vescovi a novembre. L’obiettivo – spiega mons. Roger Morin, vescovo di Biloxi e presidente della sottocommissione episcopale che coordina la Campagna – è essenzialmente di assicurare che i progetti finanziati dalla Cchd non siano in contrasto con la dottrina sociale e morale della Chiesa e “con la sua missione evangelica di difendere la vita e la dignità dei poveri nel Paese”, anche alla luce delle due Encicliche del Papa “Deus caritas est” “Caritas in veritate”. In questo senso il nuovo assetto organizzativo, tra le altre cose, incoraggerà il coinvolgimento diretto delle parrocchie e delle varie realtà ecclesiali locali alle iniziative finanziate dalla Campagna. Saranno inoltre sviluppate linee di orientamento etico più precise per aiutare i vescovi a fare in modo che i fondi stanziati dalla Cchd non arrivino a gruppi e organizzazioni in conflitto con gli insegnamenti della Chiesa. A questo scopo essi potranno, tra l’altro, avvalersi regolarmente della consulenza di teologi morali. Istituita dalla Conferenza episcopale nel 1969 , la “Campagna per lo sviluppo umano” finanzia numerosi progetti di promozione umana, economica e sociale a favore delle categorie sociali indigenti del Paese. A questo scopo essa promuove ogni anno a gennaio un “Mese di sensibilizzazione sulla povertà in America”. (A cura di Lisa Zengarini)

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    La Spagna si prepara ad accogliere i giovani per la Gmg 2011

    ◊   Madrid non è l’unico luogo in Spagna che sarà destinato ad accogliere giovani di tutto il mondo, ma anche altre zone del Paese si stanno preparando: nei giorni precedenti la Giornata Mondiale della Gioventù 2011, dall’11 al 15 agosto, molte località spagnole offriranno ai giovani di altri Paesi la possibilità di trascorrere un tempo di convivenza con altri coetanei, in preparazione della Gmg. È scritto in un comunicato diffuso ieri dall’Ufficio stampa della Gmg di Madrid 2011. “Si può dire – si legge nella nota riportata dall'agenzia Sir – che la Giornata mondiale trasformerà ogni angolo della Spagna in una piccola Babele, accogliendo giovani di tutti i Paesi dei cinque continenti: Francia, Bielorussia, Malawi, Nigeria, Stati Uniti, Argentina, Qatar, Nuova Zelanda… Ci sono oltre 65 diocesi di accoglienza - incluse la britannica Gibilterra e la francese Bayonne – che già si stanno facendo in quattro nei preparativi”. Il programma di questi giorni varia da una zona all’altra, ma tutti contemplano attività culturali, visite storiche, momenti di festa, tempo di preghiera e celebrazioni nei santuari e luoghi di pellegrinaggi, che fanno parte dell’identità religiosa locale. Inoltre, sarà offerto alloggio gratuito in scuole, centri parrocchiali, polisportive e case. Con l’iscrizione alla Gmg si può scegliere di partecipare ai “Giorni nelle diocesi”, cui sono iscritti già 130.000 giovani. “Valencia – ricorda il comunicato - accoglierà 30.000 giovani; Toledo, Santiago e Barcellona 10.000; Cádiz, San Sebastián e Córdoba 6.000. Si calcola che parteciperanno circa 300.000 giovani (il 50% dei partecipanti alla Gmg che vengono dall’estero)”. Intanto, da aprile 2010, la Croce della Giornata Mondiale della Gioventù sta andando pellegrina per tutta la Spagna “offrendo un’occasione d’oro per conoscere la Gmg. In questo mese la Croce ha visitato Avila, provincia che accoglierà nella settimana previa alla Gmg oltre 6.000 giovani, di 16 Paesi. Già è stato stilato il programma per quei giorni: itinerari sulla figura di santa Teresa di Gesù e san Giovanni della Croce (entrambi patroni della Gmg) e altre manifestazioni delle sue tradizioni più popolari”. Sono state create anche équipe di volontari che gireranno ogni fine settimana per le località della provincia per far conoscere ai giovani la Gmg con varie iniziative. Di recente la Croce è stata anche a Pamplona con la partecipazione di oltre mille giovani. (R.P.)

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    Assisi: al via la Conferenza internazionale dei Carismatici cattolici

    ◊   Si è aperta oggi ad Assisi, presso la basilica di Santa Maria degli Angeli, la XIV Conferenza Internazionale del Rinnovamento Carismatico Cattolico, sul tema “Gesù Cristo è lo stesso ieri, oggi e sempre” (Eb 13,8). L’incontro vede la partecipazione dei rappresentanti di diverse Comunità provenienti da ogni parte del mondo e sorte nella corrente spirituale del “Rinnovamento Carismatico Cattolico”. La conferenza internazionale - riporta l'agenzia Sir - sarà l’occasione per onorare la memoria dei due co-fondatori, Brian Smith (Australia) e Bobbie Cavnar (USA), e anche per celebrare i 20 anni dal riconoscimento pontificio della Catholic Fraternity da parte del Pontifício Consiglio per i Laici del 30 novembre del 1990. Verranno anche approfonditi i legami spirituali con il Papa Benedetto XVI essendo la Catholic Fraternity un’ “Associazione privata di fedeli di diritto pontificio”. La conferenza internazionale è preceduta oggi, come di consueto, dal “3° Meeting Internazionale dei vescovi interessati alle Nuove Comunità del Rinnovamento Carismatico” e che accompagnano il cammino di queste nuove realtà ecclesiali. Il tema generale è “Il Battesimo nello Spirito Santo e il Rinnovamento Carismatico”. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Il dolore dell'Argentina per la morte dell'ex presidente Kirchner

    ◊   Decine di migliaia di persone si sono riunite spontaneamente da ieri sera nella Plaza de Mayo, di Buenos Aires, deponendo fiori, bandiere e messaggi di fronte alla Casa Rosada, in seguito alla notizia della morte dell'ex presidente, Nestor Kirchner, colpito da un infarto ad El Calafate. Decretati tre giorni di lutto nazionale. I funerali di Stato verranno celebrati forse già domani nella sua città natale, Rio Gallegos, in Patagonia. Hanno già confermato la loro presenza i presidenti di quasi tutti i Paesi latinoamericani, tra i quali il brasiliano, Luiz Inacio Lula da Silva, ed il venezuelano, Hugo Chavez. Intanto, nel Paese ci si interroga ora sul futuro politico, in vista delle presidenziali del 2011. Salvatore Sabatino ha intervistato Juan Pablo Cafiero, ambasciatore argentino presso la Santa Sede:

    R. – Kirchner è stato un uomo della democrazia, un uomo per l’unità dell’America Latina, un uomo rispettoso, un difensore dei diritti umani, dei diritti sociali dell’Argentina. E’ una giornata tristissima per tutto il popolo argentino.

    D. – Kirchner ha avuto un ruolo importantissimo per il suo Paese, traghettando l’Argentina verso una fase di benessere, dopo la terribile crisi economica che tutti ricordiamo. Ora, molti temono che con la sua morte il Paese possa ripiombare in una fase di recessione. Qual è il suo punto di vista?

    R. – Non credo ci sarà alcuna recessione. La crescita del Pil per quest’anno è prevista al 9 per cento in Argentina. Dopo il primo governo di Kirchner - e adesso il governo di sua moglie, Cristina Fernandez Kirchner - si è avuto un periodo di alta crescita economica e di sviluppo sociale troppo importante e consolidato in tutta la regione.

    D. – La moglie di Kirchner, Cristina Fernandez, che è l’attuale presidente argentino, ha detto: “Continuerò a lottare per tutti gli argentini”. Un segno ulteriore di speranza per il Paese?

    R. – Sì, la speranza e l’aspettativa della comunità sono molto importanti, ma accompagnano tutti i presidenti dell’America Latina, che in questo momento stanno arrivando in Argentina, per il funerale dell’ex presidente, a dimostrazione della forza e dell’importanza e a dimostrazione del fatto che la presidente, Cristina Fernandez Kirchner, andrà avanti con il progetto politico e sociale.

    Somalia: i ribelli uccidono due ragazze accusate di essere spie
    I ribelli somali al-Shabaab hanno messo a morte due giovani ragazze accusate di essere delle spie. Lo riportano oggi testimoni citati dal sito Arabtimesonline. L'esecuzione pubblica è avvenuta ieri nella città somala di Beledweyne di fronte a un centinaio di residenti. Si tratta della prima condanna a morte di questo tipo nei confronti di donne. Secondo quanto hanno riferito alcuni testimoni, le due giovani di 17 e 18 anni, “sono state fatte accovacciare per terra, con le mani legate sulla schiena, e alcuni uomini col il volto coperto hanno sparato alle loro spalle uccidendole”. Intanto si contano almeno 15 vittime in questi primi giorni della settimana nel sud del Paese, nell'offensiva condotta dai militari del governo di transizione somalo (Tfg) a Rabdhure nella regione di Bakol al confine con l'Etiopia contro i ribelli Shabaab. Secondo Radio Garowe, gli integralisti legati ad al Qaeda hanno abbandonato la zona. Gli “intensi combattimenti”, a detta di testimoni, si sono verificati martedì scorso. Radio Garowe aggiunge che, secondo altre testimonianze, sei leader religiosi sono stati uccisi da uomini armati non identificati mentre stavano uscendo da una moschea, nella regione di Galguduud nel centro della Somalia. Alcune fonti locali hanno puntato il dito contro il gruppo Ahlu-sunna, una formazione islamica moderata, ma lo stesso movimento ha negato un suo coinvolgimento e ha invece accusato i ribelli Shabaab.

    La Russia chiede agli Usa inchieste sui dati di Wikileaks
    La Russia chiede agli Stati Uniti di avviare un'inchiesta sulle informazioni riguardo le uccisioni dei civili iracheni da parte dei militari americani rivelate da Wikileaks. Lo ha affermato il portavoce del ministero degli Esteri, Andrei Nesternko.

    Nel nordovest del Pakistan ancora attacchi di droni contro ribelli
    Cinque militanti islamici sono stati uccisi oggi da due missili lanciati da un drone Usa in territori tribali del nordovest del Pakistan, zona bastione dei talebani e degli alleati di Al Qaeda. I missili sono stati lanciati su un accampamento di militanti del villaggio di Ismail Kehl, a circa 40 km a ovest di Miranshah, la principale città della regione del Waziristan del Nord, alla frontiere con l'Afghanistan.

    Usa, arrestato un americano di origine pakistana: preparava attentati
    Le forze dell'ordine hanno arrestato nello Stato americano della in Virginia un americano di origine pakistana, che intendeva far saltare in aria alcune stazioni della metro dell'area di Washington, situate vicino al Pentagono e al Cimitero di Arlington. L'uomo arrestato, Farooqe Ahmed, 34 anni, aveva incontrato più volte negli ultimi mesi agenti dell'Fbi che fingevano di essere emissari di Al Qaeda. Il sospetto terrorista aveva detto agli agenti che intendeva uccidere più persone possibile in attacchi simultanei contro almeno quattro stazioni della ferrovia sotterranea della capitale (Pentagon City, Cimitero di Arlington, Crystal City e Courthouse) nel corso del 2011. L'uomo aveva detto di voler colpire in particolare il personale militare. Nel maggio scorso, un altro americano di origine pakistana aveva tentato senza successo di far esplodere un'auto piena di esplosivo nella centralissima Times Square a New York. Dal 2009, oltre 60 cittadini americani sono stati arrestati o condannati per casi di terrorismo.

    La Francia pensa alla prima fase del ritiro dall’Afghanistan nel 2011
    Il ritiro dei primi soldati francesi è "possibile" già da inizio 2011: lo ha detto oggi il ministro della Difesa francese, Herve Morin, precisando che ciò "non ha assolutamente" nessun legame con le minacce lanciate ieri di Osama bin Laden. Il calendario è stato fissato da Barack Obama, che ha annunciato che nel corso del 2011 i primi soldati americani lasceranno il Paese. Ieri, in un messaggio audio, Osama bin Laden ha chiesto alla Francia di ritirarsi dall'Afghanistan “per conservare la vostra sicurezza”. “Così come voi uccidete, sarete uccisi, così come fate prigionieri, sarete imprigionati e così come violate la sicurezza della nostra nazione, anche la vostra sarà violata”, ha minacciato il capo di al Qaeda.

    Francia, ancora scioperi dopo l’approvazione ieri della riforma pensioni
    Nonostante l'approvazione definitiva della riforma delle pensioni, avvenuta ieri in parlamento, la Francia si ritrova oggi alle prese con l'ennesima giornata di scioperi e manifestazioni, anche se i disagi appaiono per ora ad un livello inferiore rispetto alle settimane scorse. La circolazione ferroviaria è, come previsto, in media di 6 treni su 10, gli aerei fanno registrare annullamenti del 50% dei voli all'aeroporto di Orly e del 30% a Roissy. La metropolitana parigina è quasi normale ma non altrettanto si può dire per le reti urbane di Strasburgo, Besancon, Clermont-Ferrand, Digione e Limoges, tutte molto rallentate. Diversi i depositi di autobus presidiati da picchetti di scioperanti, soprattutto al nord (Lille e Amiens). Blocchi stradali vengono registrati sulle autostrade, specie nel Pas-de-Calais, sulla Manica. Francois Chereque, leader della Cfdt, uno dei sindacati che hanno guidato la protesta, ha dichiarato stamattina che “non c'è stata alcuna sconfitta sulle pensioni” da parte dei lavoratori, aggiungendo di sperare che “il presidente della Repubblica non promulgherà questa legge, dal momento che gli ultimi sondaggi danno il 65% dei francesi d'accordo con la protesta dei sindacati”.

    Italia, Berlusconi al sud promette: entro tre giorni risolto il problema rifiuti a Napoli
    ''Fra tre giorni a Napoli non ci saranno più rifiuti''. Lo ha assicurato il premier italiano, Silvio Berlusconi, in conferenza stampa durante un breve sopralluogo al termovalorizzatore di Acerra. Accompagnato dal sottosegretario, Guido Bertolaso, il presidente del Consiglio poco dopo il suo arrivo è salito all'inceneritore della centrale poco fuori Napoli osservando il funzionamento dell'enorme forno nel quale vengono bruciati i rifiuti tritovagliati e selezionati. Berlusconi ha quindi posto alcune domande a Bertolaso che lo ha ragguagliato sul funzionamento dell'impianto. Berlusconi ha ringraziato le forze dell'ordine per aver dovuto sopportare - ha detto - le ''provocazioni'' durante le rivolte per l'emergenza rifiuti, causate ''non dalla popolazione ma da facinorosi che pare siano anche organizzati''. Al termine del sopralluogo, il presidente del Consiglio si è recato al previsto incontro che dovrebbe vedere, oltre al sottosegretario Bertolaso, la partecipazione dei cinque presidenti di provincia, del governatore Stefano Caldoro, dei cinque prefetti interessati e del sottosegretario, Paolo Bonaiuti.

    Il premier greco: impegnati in una “dura battaglia contro la crisi”
    La Grecia è impegnata oggi in “una dura battaglia” contro la crisi economica e per “l'indipendenza del Paese”, paragonabile a quella che la oppose al fascismo italiano e che contribuì alla vittoria degli Alleati nella Seconda Guerra Mondiale. Lo ha detto il premier, Giorgio Papandreou, in occasione della festa nazionale che celebra oggi in Grecia il "no" con cui il capo del governo, Ioannis Metaxas, il 28 ottobre 1940 rispose all'ultimatum di Benito Mussolini che esigeva di occupare posizioni strategiche in territorio greco per la durata del conflitto. Un rifiuto che si tradusse nell'invasione da parte dell'Italia, cui la Grecia oppose una strenua resistenza, costringendo Hitler a intervenire e a ritardare l'"Operazione Barbarossa", preparando così la sconfitta tedesca in Russia. Papandreou nel suo discorso sottolinea che la forte controffensiva opposta 70 anni fa all'invasione italiana, che sarebbe stata respinta se non fosse intervenuta la Germania, “fu il primo successo degli Alleati contro le forze dell'Asse durante la Seconda Guerra Mondiale e sollevò il morale dei popoli oppressi d'Europa”.

    Confermata la visita di Hillary Clinton in Cina
    La Cina ha confermato la prossima visita del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, annunciata dal Dipartimento di Stato. La sosta in Cina è stata aggiunta all'ultimo momento al viaggio del segretario, iniziato ieri e in programma fino all'8 novembre, che prevede visite in Vietnam, Cambogia. Malaysia, Papua Nuova Guinea, Nuova Zelanda e Australia. Hillary Clinton si incontrerà sull'isola di Hainan, nel sud della Cina, con Dai Bingguo, membro del Consiglio di Stato cinese (il gabinetto di governo) ed esperto di politica estera. Secondo Yuan Peng, dell'Istituto per le relazioni internazionali contemporanee di Pechino, “gli Usa stanno cercando di tranquillizzare la Cina dopo i sospetti sollevati dalle loro frequenti interazioni con gli alleati asiatici”. In novembre, è previsto un viaggio in Asia del presidente, Barack Obama, che visiterà India, Indonesia, Corea del Sud e Giappone.

    Speranze per la liberazione di Aung San Suu Kyi dopo le elezioni in Birmania
    Il ministro birmano degli Affari esteri ha detto ai suoi partner del sudest asiatico che la leader dell'opposizione, Aung San Suu Kyi, agli arresti domiciliari, sarà “forse” liberata dopo le elezioni del 7 novembre. Lo ha reso noto ad Hanoi un diplomatico asiatico. Il ministro birmano, Nyan Win, ha incontrato ieri sera, durante una cena, i suoi partner dell'Associazione delle nazioni del sud-est asiatico (Asean), in margine al summit che si apre oggi nella capitale vietnamita. “Ha detto che libereranno Aung San Suu Kyi forse dopo le elezioni”, ha riferito il diplomatico, precisando che il ministro non ha indicato nessuna data precisa. Due responsabili birmani, coperti da anonimato, hanno detto recentemente che il premio Nobel per la Pace sarà liberata il 13 novembre, quando scadranno i termini della sua detenzione. La “Dama” di Rangun ha trascorso oltre 15 degli ultimi 21 anni in stato di detenzione e non è stata mai liberata dal 2003.(Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 301
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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