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Sommario del 06/10/2010
◊ Conoscere meglio la Sacra Scrittura e vivere intensamente gli aspetti spirituali della fede per arrivare all’amicizia con Gesù e quindi alla felicità. L’invito di Benedetto XVI all’udienza generale di questa mattina in Piazza San Pietro, presieduta davanti a circa 30 mila persone, scaturisce dalla catechesi su Santa Gertrude la Grande, monaca tedesca vissuta nella seconda metà del 1200. E’ stata, ha detto il Papa, una persona che ha segnato la cultura cristiana con la sua interiorità e la sua statura culturale. Al termine dell’udienza, il Pontefice ha ricordato la festa della Madonna del Rosario di domani, invitando a valorizzare questa antica preghiera mariana. Il servizio di Alessandro De Carolis:
E’ ancora il monastero di Helfta, nella regione tedesca della Renania, a fornire la scenografia medievale della catechesi di Benedetto XVI, che mercoledì scorso aveva parlato di santa Matilde di Hackeborn, una delle monache più importanti del cristianesimo del 1200, e non solo per la Germania. Questa volta, la protagonista è l’allieva, amica e confidente di Matilde, Gertrude, che verrà canonizzata e passerà alla storia come la “Grande”. E dove risiedano le peculiarità di tale grandezza lo si comprende dal ritratto ammirato che il Papa scolpisce di lei sin dalle prime righe della sua catechesi:
“È una donna eccezionale, dotata di particolari talenti naturali e di straordinari doni di grazia, di profondissima umiltà e ardente zelo per la salvezza del prossimo, di intima comunione con Dio nella contemplazione e di prontezza nel soccorrere i bisognosi”.
Gertrude, dunque, è un autentico ingegno all’interno di un monastero che già di per sé è strutturato come una fucina di formazione cristiana e culturale d’eccellenza. Ma è soprattutto la sua brillante inclinazione per gli studi – che svariano dalla letteratura, alla musica, al canto all’arte della miniatura e nei quali svetta sulle consorelle – a creare alla giovane religiosa più di qualche problema di coscienza. Comprende, e lo scrive, di essere stata privilegiata da Dio con questi doni, ma allo stesso tempo riconosce che senza il suo aiuto “si sarebbe comportata come una pagana”, accecata quasi dall’amore per il sapere profano. Trascorrono 20 anni finché, racconta Benedetto XVI, il 27 gennaio 1281 una visione interiore “calma il turbamento che l’angoscia”:
“La sua biografa indica due direzioni di quella che potremmo definire una sua particolare ‘conversione’: negli studi, con il passaggio radicale dagli studi umanistici profani a quelli teologici, e nell’osservanza monastica, con il passaggio dalla vita che ella definisce negligente alla vita di preghiera intensa, mistica, con un eccezionale ardore missionario”.
La “torre di vanità”, come la chiama, nella quale fino ad allora è vissuta, crolla. Gertrude scopre il gusto di una più forte intimità con Cristo, e il suo formidabile ingegno viene applicato allo studio dei testi sacri che presto la trasformano da “grammatica” in “teologa”. Il resto della sua vita monastica – morirà all’alba del 1300 – sarà un unico servizio alle verità di fede, divulgate – osserva Benedetto XVI – “con chiarezza e semplicità, con grazia e persuasività”:
“L’esistenza di santa Gertrude (…) ci mostra che il centro di una vita felice, di una vita vera, è l’amicizia con Gesù, il Signore. E questa amicizia si impara nell’amore per la Sacra Scrittura, nell’amore per la liturgia, nella fede profonda, nell’amore per Maria, in modo da conoscere sempre più realmente Dio stesso e così la vera felicità, la meta della nostra vita”.
Nei saluti in nove lingue dopo la catechesi, il Papa ha ricordato a più riprese la festa della Madonna del Rosario che la Chiesa celebra domani:
“Ottobre è il mese del Santo Rosario, che ci invita a valorizzare questa preghiera così cara alla tradizione del popolo cristiano. Invito voi, cari giovani, a fare del Rosario la vostra preghiera d'ogni giorno. Incoraggio voi, cari malati, a crescere, grazie alla recita del Rosario, nel fiducioso abbandono nelle mani di Dio. Esorto voi, cari sposi novelli, a fare del Rosario una costante contemplazione dei misteri di Cristo”.
Tra i saluti conclusivi, Benedetto XVI ha rivolto una esortazione ai Missionari Oblati di Maria Immacolata, riuniti in Capitolo generale, invitandoli a un “rinnovato slancio apostolico”, nel segno del loro carisma e a “cooperare generosamente nell'opera della nuova evangelizzazione”. E l’augurio di un “proficuo anno accademico”, il Papa lo ha indirizzato ai sacerdoti, di provenienza internazionale, iscritti presso il Pontificio Collegio San Paolo Apostolo e ai seminaristi dei Servi della Carità-Opera Don Guanella.
◊ Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare della diocesi di Brooklyn (Usa), presentata da mons. Guy Sansaricq, per raggiunti limiti di età.
Il cardinale Bertone ai giornalisti cattolici: siate costruttori di verità e di bene
◊ Siate “costruttori di verità e di bene”: l’esortazione del Papa agli operatori dei media, rivolta per voce del cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, durante la Messa, celebrata stamane nella Basilica di San Pietro dal porporato per il Congresso mondiale della Stampa cattolica, organizzato a Roma dal Pontificio Consiglio per le Comunicazioni sociali. Il Congresso, giunto alla terza giornata di lavoro, vede la partecipazione di 230 delegati di oltre 80 Paesi. Tra gli interventi di ieri, padre Federico Lombardi, direttore della Sala Stampa vaticana, ha parlato di come affrontare le controversie mediatiche. Il servizio di Roberta Gisotti.
Domani l’atteso incontro tra Benedetto XVI e gli operatori della stampa cattolica di ogni continente. Se la Chiesa, esiste per comunicare agli uomini la bella notizia – ha osservato il cardinale Bertone – il vostro compito è “l’inculturazione del Vangelo dentro il linguaggio giornalistico”, rispondendo “ad un’urgente esigenza della fede di oggi”, perché “sia sempre più una fede pensata”, “chiave interpretativa e criterio valutativo di ciò che accade”. I media, “mezzo e messaggio” - ha ricordato il porporato – non sono mai del tutto “neutri”. Dunque “grande è la responsabilità dei media cattolici nei diversi Paesi”. “Come gli altri, sono chiamati a informare e formare, ma con il compito di contribuire all’annuncio di Cristo” e di rendere plausibile il rapporto tra ragione e fede “in un confronto rispettoso e chiaro con le diverse posizioni” nel dibattito pubblico. Senza cedere - ha ammonito il segretario di Stato - alla tentazione, purtroppo sempre presente, di dare spazio a interessi di parte o settari – politici, economici o persino religiosi – per servire senza tradimenti soltanto quello che Manzoni chiamò ‘il santo vero’, la verità”. “La vostra forza – ha concluso il porporato – è nel Vangelo che comunicate, il vostro sostegno è Dio. FateGli spazio”.
Ma come affrontare le controversie mediatiche che coinvolgono la Chiesa e trasformarle in opportunità? Attraverso la “credibilità” e la “trasparenza” delle istituzioni ecclesiali a tutti i livelli, ha risposto padre Lombardi, sebbene a volte – ha aggiunto - le reazioni violente nei media contro la Chiesa siano motivate dal messaggio cristiano che va “controcorrente nel mondo secolarizzato”. Riguardo la vicenda degli abusi sessuali, che ha causato “una grande perdita di fiducia nella Chiesa”, “questo danno, come dice il Papa - ha sottolineato padre Lombardi - può essere compensato da un bene, se si va nella direzione della purificazione profonda e del rinnovamento in modo che questa piaga venga superata”. E così anche ci vuole “lealtà” nell’affrontare i problemi etici in ambito economico e amministrativo. “Una Chiesa credibile di fonte al mondo – ha osservato il direttore della Sala Stampa - è una Chiesa povera e onesta nell’uso dei beni, capace di rendere conto di tale uso, inserita in modo leale e legale nella rete dei rapporti economici e finanziari, senza nulla da nascondere.” Padre Lombardi si è detto “sicuro delle rette intenzioni dei responsabili delle istituzioni economiche vaticane” ma pure ha constatato: “c’è ancora un cammino da fare prima di essere del tutto capaci di convincere efficacemente l’opinione pubblica” “della correttezza delle finalità e delle operazioni che si compiono”.
◊ Migrazioni, ecumenismo, dialogo con l’Islam: sono i temi centrali del workshop sul Sinodo per il Medio Oriente che si è aperto oggi a Roma. Organizzato da Pax Romana - il Movimento internazionali degli intellettuali cattolici - l’evento prosegue fino a sabato e vuole offrire un contributo all’Assise sinodale per la regione mediorientale, in programma in Vaticano dal 10 al 24 ottobre, sul tema “Comunione e testimonianza”. Il servizio di Isabella Piro:
Quattro giorni di lavori, un unico obiettivo: accendere i riflettori sul Medio Oriente, rafforzandone il dialogo con il resto del mondo. Si articola così il workshop sinodale voluto da Pax Romana, il Movimento internazionale degli intellettuali cattolici. Centrale il tema del dialogo che – dicono gli organizzatori – deve essere pluralista e guardare al rispetto dei diritti umani e alla giustizia sociale. Non mancano sessioni di lavoro dedicate alle migrazioni nel Medio Oriente, così come all’ecumenismo, strumento di risoluzione dei problemi dei cristiani nella regione, e all’analisi del conflitto israelo-palestinese. Al termine dei lavori, il workshop presenterà una dichiarazione finale, destinata ai Padri Sinodali come contributo al loro lavoro. Ma qual è il volto della Chiesa nel Medio Oriente? Mons. Paul Hinder, vicario apostolico di Arabia:
R. – Quello che salta agli occhi prima di tutto è il fatto che siamo una Chiesa pellegrina. Tutti i cristiani nel Golfo sono stranieri, nel senso civile della parola: non sono cittadini dei rispettivi Paesi e provengono un po’ dal mondo intero, anche se la grandissima maggioranza dei cattolici cristiani sono di origine filippina e indiana. E’ chiaro che il fatto di essere – in un certo senso – in transito in questa regione, caratterizza un po’ il volto della Chiesa…
D. – Dal punto di vista ecumenico, possiamo fare qualcosa per aiutare il cammino dei cristiani in Medio Oriente?
R. – Se parliamo del Medio Oriente, dobbiamo sempre un po’ distinguere tra la zona classica intorno alla Terra Santa – il Libano, la Siria, compreso l’Iraq, dove abbiamo una situazione un po’ diversa, perché ci sono Chiese di antica tradizione stabilite da lungo tempo, prima ancora dell’islam – mentre nella zona dove lavoro io siamo in una zona dove non ci sono più cristiani di origine. Per questo, il cosiddetto dialogo “ecumenico” da noi assume un aspetto un po’ diverso: ci sono diverse denominazioni cristiane.
D. – Di cosa ha maggiormente bisogno la Chiesa in Medio Oriente?
R. – Il tema generale del Sinodo dice tutto: “Comunione e testimonianza”. Questa è una domanda che ci si pone anche all’interno della Chiesa, cioè se siamo uniti, se c’è realmente una profonda comunione oppure se c’è il rischio che ognuno all’interno della Chiesa segua i propri interessi, se manca un po’ di questa profonda comunione. Ciò è evidentemente connesso con la questione della testimonianza, perché la testimonianza dipende anche dall’aspetto che diamo delle società del vicino Medio Oriente alla Chiesa nel mondo. Credo che stiamo iniziando anche un processo di maggior conoscenza, forse anche di correzione reciproca.
D. – Quali sono i suoi auspici per questo Sinodo che sta per iniziare?
R. – Spero che non ci perderemo in questioni passate come anche su questioni di ordine giuridico - che evidentemente resistono –, ma che sia davvero qualcosa di profetico, su come viviamo il Vangelo di Gesù Cristo in comunione per essere poi in grado di dare una testimonianza credibile a questi Paesi, a queste società del Medio Oriente dove ci sono gravissimi problemi, anche di conflitto tra i popoli o all’interno dei popoli stessi. Spero inoltre che saremo in grado di dare una testimonianza al mondo intero da parte della Chiesa, proprio dove tutto è iniziato, cioè in Terra Santa e dintorni.
Insegnamento, sanità, servizi sociali: è questo l’apporto che i cristiani danno alla società mediorientale. A ribadirlo, suor Katia Antonios Mikhael, esponente di Caritas Medio Oriente e Nord Africa. I cristiani della regione, dice, attualmente hanno due possibilità: ripiegarsi su stessi o migrare. Il Sinodo, allora, potrà aprire una terza via, quella della vocazione alla comunione e alla testimonianza, che permetta ai cristiani di aprirsi agli altri e di restare in Medio Oriente. Perché la vera comunione guarda alla solidarietà e la testimonianza significa lavorare per uno sviluppo comune tra cristiani e musulmani. Il grande contributo della Chiesa, conclude suor Katia, è allora quello di offrire un’etica sociale, che punti alla libertà di coscienza e ponga al centro l’uomo.
Rifugiati: preoccupazione della Santa Sede per i respingimenti e la detenzione dei richiedenti asilo
◊ L’impegno costante in favore dei rifugiati, la preoccupazione per i respingimenti in Paesi che non rispettano i diritti umani e la pratica della detenzione dei richiedenti asilo: questi i temi al centro dell’intervento, ieri, di mons. Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’Ufficio Onu di Ginevra, alla 61.ma sessione del Comitato esecutivo dell’Acnur, l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati. Il servizio di Roberta Barbi:
Ridurre il numero di coloro che richiedono la protezione dell’Alto Commissariato dell’Onu per i Rifugiati: un obiettivo impegnativo ma non impossibile, che si può raggiungere solo attraverso il riconoscimento, la difesa e la promozione dei diritti umani in campo politico, sociale ed economico. Così l’osservatore permanente della Santa Sede presso l’Onu di Ginevra, mons. Silvano Tomasi, ha parlato davanti al Comitato esecutivo dell’Acnur, cui ha rivolto i complimenti per il lavoro che svolge fin dal 1951, quando a Ginevra fu firmata la Convenzione relativa allo status di rifugiato e si attivò l’organismo che nel 2011 festeggerà i 60 anni. A preoccupare maggiormente la Santa Sede è la tendenza di alcuni Paesi sviluppati ad esternalizzare le procedure di determinazione dello status, specialmente in quei luoghi in cui si registrano più spesso violazioni dei diritti umani, in cui i richiedenti asilo vengono separati dalle famiglie e incarcerati e sono detenuti perfino i bambini. La strada da fare è ancora molta: l’ultimo rapporto sulle priorità strategiche globali, infatti, ha evidenziato la presenza di 1777 relazioni di respingimento in almeno 60 Paesi: ciò, riferisce mons. Tomasi, “ci mette faccia a faccia con un deficit di considerevoli proporzioni nell’attività di protezione”. Lo sforzo dell’Acnur, inoltre, deve essere rivolto verso la questione della registrazione delle nascite delle cosiddette “persone a rischio” e verso i disabili. Il presule, infine, ha voluto ricordare la situazione degli sfollati: un numero che è cresciuto in maniera esponenziale quest’anno a causa del sisma ad Haiti e delle alluvioni in Pakistan. Occorre trovare soluzioni rapide ed efficaci come i programmi di reinsediamento e i rimpatri volontari: è questa la sfida che l’Acnur deve prepararsi ad affrontare in futuro.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Una donna eccezionale: all'udienza generale il Papa parla di santa Gertrude la Grande.
Nell'informazione vaticana, il cardinale Tarcisio Bertone al congresso internazionale della stampa cattolica.
Una corsa al ribasso: in prima pagina, un fondo di Carlo Bellieni sul Nobel per la medicina 2010.
Nell'informazione internazionale, un articolo di Simona Verrazzo dal titolo "Rompere il circuito vizioso che lega minerali e violenza": in Africa un accordo sull'attività estrattiva.
Tante strade e una stessa lingua verso quattromila luoghi diversi: in cultura, Giorgio Otranto sul censimento dei santuari cristiani d'Italia.
La musica può essere un affare: intervista (la prima rilasciata a un quotidiano) di Marcello Filotei al presidente della Rai, Paolo Garimberti, in occasione dell'apertura della stagione dell'Orchestra sinfonica nazionale. Con un contributo del direttore dell'Orchestra, Cesare Mazzonis.
Cattolico dunque patriota: Marco Bellizi sull'incontro, a Palazzo Giustiniani, "San Francesco patrono d'Italia a 150 anni dall'unità nazionale".
La pietra e il leone in terra d'oriente: Alfredo Tradigo sulle tracce di una rara iconografia di san Pietro e san Marco.
Quegli esagoni di carbonio cambieranno il mondo della tecnologia: Maria Maggi sul Nobel per la fisica 2010, conferito agli scienziati che hanno scoperto il grafene.
Appello delle religioni da Barcellona: non usare il nome di Dio per odiare!
◊ A Barcellona, ieri sera, si è rinnovato lo spirito di Assisi, quello della storica Giornata mondiale di preghiera del 1986. Dal capoluogo catalano le religioni hanno ammonito a non usare il nome di Dio per odiare e umiliare l’altro, perché chi lo fa abbandona la religione pura. E’ questo l’appello di pace sottoscritto dai rappresentanti di tutte le tradizioni religiose e letto ieri sera a chiusura del Meeting internazionale per la pace organizzato dalla Comunità di Sant’Egidio. Da Barcellona, Francesca Sabatinelli.
Il dialogo e la preghiera sono lo strumento per sconfiggere l’odio, i conflitti e per abbattere i muri. E’ l’appello dei leader religiosi riunitisi a Barcellona e pronunciato ieri sera davanti alla Cattedrale della città. L’umanità deve faticare ancora molto per realizzare le attese di uomini e donne che vogliono ritrovarsi nella famiglia dei popoli, dicono. Questo è un tempo in cui conosciamo il dolore delle guerre che non hanno portato la pace, delle ferite inferte dal terrorismo, del malessere delle società colpite dalla crisi del lavoro, della sofferenza dei poveri che bussano alle porte dei più ricchi, che rispondono con chiusura e diffidenza. Il mondo è disorientato dalla crisi di un mercato che si è creduto onnipotente, da una globalizzazione a volte senza anima e senza volto, che può diventare un’occasione storica se sostenuta da un’ispirazione generosa. Il mondo, è il monito, ha bisogno di anima e di pace che è il nome di Dio. Chi invoca il nome di Dio per fare la guerra e giustifica la violenza va contro Dio. Le religioni testimoniano che esiste un destino comune dei popoli e degli uomini che è la pace, che si realizza attraverso il dialogo, che non è ingenuità ma la vera alternativa alla violenza. Un destino comune, concludono i religiosi, è l’unico destino possibile. Il prossimo appuntamento con il meeting di Sant’Egidio è per l’11 settembre 2011 in Germania, a Monaco di Baviera, a dieci anni dalla giornata che diede l’avvio ad un periodo di violenza e terrore.
Per un bilancio di questi incontri interreligiosi nati sulla scia dello spirito di Assisi, Francesca Sabatinelli ha sentito il vescovo di Terni-Narni-Amelia, Vincenzo Paglia, tra i fondatori della Comunità di Sant'Egidio, presente a Barcellona:
R. – Guardare com’era il mondo 25 anni fa, vederlo com’è ora e vedere anche gli straordinari progressi fatti dai responsabili delle varie religioni, ci fa dire che il cammino era più che ispirato, direi anzi che era guidato dallo Spirito di Dio. Talora, di fronte ai problemi che sono sorti o anche alle grandi sfide con le quali siamo arrivati a confrontarci - come quella dell’11 settembre - noi ci chiediamo: “Ma se non ci fosse stato lo spirito di Assisi forse non avrebbe avuto nessun ostacolo”. Oggi la spirale del male trova un ostacolo: è un ostacolo fatto da uomini e donne di buona volontà ed ecco perché oggi noi diciamo davvero un grazie a Dio, perché ha spinto molti uomini e molte donne ad incontrarsi, di anno in anno, affinchè questo vento soffiasse sui tanti fuochi che purtroppo ancora continuano ad accendersi, fuochi di violenza. Ma il cammino della pace, attraverso l’incontro ed il dialogo, credo che ormai sia inarrestabile e questo grazie anche alla sapienza e alla forza della Chiesa cattolica.
D. – In questo vostro cammino chi è stato imbarcato che voi non avreste mai pensato di poter raggiungere?
R. – Devo dire che il primo anno – quindi nel 1987 – stavano scendendo da questa carovana i musulmani, solo perché era presente un ebreo. Via via, si sono imbarcati tanti, che noi inizialmente nemmeno potevamo immaginare. Le persone che si sono aggregate sono anche quelle non credenti, che hanno sentito il fascino della fede che riesce a raccogliere una schiera notevole di persone. Più volte mi sono sentito dire dai non credenti che la fede ha una marcia in più ed è la marcia di saper toccare i cuori senza confini o latitudine alcuna. Qualcuno di questi amici laici diceva che tutto questo, ad una ragione non credente, fa in qualche modo scandalo, ma in questo caso è positivo, perché fa capire che la ragione ha un limite: il bisogno della fede o del mistero.
D. – Ma le religioni rischiano di ripiegarsi su se stesse?
R. – Ovviamente più che delle religioni parliamo dei credenti che hanno una fede diversa. Io credo che se i credenti scendano in profondità nelle loro fedi, possono poi essere spinti ad aprirsi e non a chiudersi. Ogni chiusura è frutto di egoismo, di poca intelligenza ed anche di paura, mentre nel profondo del cuore di ogni uomo è nascosto il desiderio di Dio e cioè la spinta ad uscire da sé e a guardare in profondità o in alto, ma comunque a trascendersi. Ecco perché un compito importante che spetta ai cristiani è quello di aiutare non solo se stessi ma anche gli altri credenti a scoprire quel Verbo per mezzo del quale tutto è stato creato, quel Verbo che ci spinge ad incamminarci verso la scoperta di Dio come Padre di tutti.
L'arcivescovo di Mumbai: porre fine a violenze e discriminazioni contro i cristiani in India
◊ Informare e scuotere la comunità internazionale, sollecitare l’opinione pubblica a prendere posizione contro tutte le discriminazioni alle quali sono sottoposti i cristiani in India. E’ questo l’obiettivo di un incontro, ieri a Roma durante il quale è stato presentato il docu-film “India’s Christians”, realizzato da Elisabetta Valgiusti: un grido di denuncia a cui ha fatto eco l’appello del cardinale Oswald Gracias, arcivescovo di Mumbai e presidente della Conferenza Episcopale indiana, che nel suo intervento ha voluto ribadire l’urgenza di mettere fine ad ogni violenza, promuovendo la cultura della solidarietà e della comunione. Il servizio di Cecilia Seppia:
Danno da mangiare alla gente povera, insegnano ai bambini a leggere e scrivere, si prendono cura degli ammalati ma non solo, i cristiani in India sono anche tra le forze più decisive per lo sviluppo economico, ponte religioso e politico necessario per i rapporti internazionali. Eppure, come emerge dal documentario “India’s Christians”, continuano ad essere bersaglio dei fondamentalisti indù, oggetto di persecuzioni sistematiche, e per questo costretti alla fuga, come è accaduto in Orissa. Il cardinale Gracias, arcivescovo di Mumbai:
“Il governo non ha fatto niente per aiutare la gente che era vittima e che, infatti, doveva fuggire nelle foreste, nelle campagne, per salvarsi. La violenza era veramente contro i cattolici, contro i cristiani. Volevano mettere fuori dalla zona tutti i cristiani e hanno cercato di convincere e anche costringere alcuni cristiani a convertirsi all’induismo. Poi, è cominciata la distruzione delle proprietà cristiane, la violenza contro i sacerdoti, le religiose, i fedeli cattolici e anche i protestanti. La violenza era rivolta proprio contro i cristiani, contro il crocifisso, contro le immagini dei cristiani: quando le persone si presentavano come cristiane allora venivano attaccate”.
Su un miliardo e centoquaranta milioni circa di indiani, i cristiani sono solamente il 2,3% della popolazione, una minoranza dunque, ma una minoranza che conta e che per una parte della politica rappresenta una minaccia. Ancora il cardinale Gracias:
“Anche se abbiamo dei problemi la Chiesa è forte, la Chiesa lavora per la gente. Anche il governo ci rispetta, spesso chiede il nostro parere sulle questioni economiche, politiche, religiose, sociali e anche il nostro lavoro ha avuto un grande influsso. Io direi che anche il Vangelo ha avuto un influsso sulla mentalità della gente indiana. Il lavoro di servizio, l’attitudine alla fratellanza, sono un influsso del Vangelo e del nostro lavoro, che abbiamo cominciato tanti anni fa”.
“L’accanirsi contro persone e strutture - dice ancora il porporato - serve ad eliminare la missione dei cristiani, accusati tra l’altro di forzare le conversioni. Tribali spesso utilizzati come schiavi per i lavori agricoli e i dalit, i cosiddetti fuori casta, vedono nel cristianesimo una strada per migliorare la loro situazione, per affermare i propri diritti e ritrovare finalmente dignità come persone. I vescovi indiani continuano a chiedere protezione e giustizia per i cristiani, non per interessi di gruppo, ma perché il Paese si salvi da un’involuzione intollerante e perché il sacrificio dei “nuovi martiri” - conclude l’arcivescovo di Mumbai - uccisi a causa della fede, non sia dimenticato.
Save the Children: 8 milioni di bambini muoiono ogni anno nel mondo per malattie curabili
◊ Ogni anno più di 8 milioni di bambini sotto i 5 anni muoiono per malattie prevenibili e curabili, come polmonite e diarrea, e persino perché affamati. 195 milioni sono affetti da malnutrizione cronica. Le aree più interessate: l’Africa e il Sud dell’Asia. Lo afferma il rapporto di Save the Children sulla mortalità infantile, che oggi ha lanciato dal Campidoglio, a Roma, la campagna “Every One”. La manifestazione, che durerà fino al 7 novembre, prevede tra le varie iniziative anche la possibilità di donare 2 euro mandando un sms al numero 45503. Debora Donnini ha intervistato Filippo Ungaro, responsabile comunicazione di Save the Children-Italia.
R. - Basterebbe veramente pochissimo per salvare la vita a questi bambini. Parliamo di banali medicinali, cuscini, zanzariere o, comunque, l’assistenza sanitaria adeguata.
D. - Voi avete parlato anche di progressi che sono stati registrati in questo ultimo tempo: quali sono?
R. - Ci sono dei Paesi che hanno investito nei sistemi sanitari, grazie anche all’aiuto di organizzazioni come Save the Children. Dallo scorso anno i dati sulla mortalità si sono ridotti, siamo passati da 9 milioni di bambini che muoiono ogni anno a poco più di 8 milioni. Tutto questo è certamente un dato positivo ma, purtroppo, questo numero è ancora un numero inaccettabile e, purtroppo, la comunità internazionale non sta facendo abbastanza per risolvere questo problema. Ricordiamo che esiste uno degli obiettivi del Millennio che riguarda la mortalità infantile e che prevede la sua riduzione di due terzi entro il 2015. Andando avanti di questo passo, l’obiettivo si raggiungerà soltanto nel 2045, quindi con ben 30 anni di ritardo.
D. - Voi avete messo in campo diverse iniziative per raccogliere i fondi, dall’Sms ad una squadra di calcio come la Fiorentina, che sosterrà questa campagna. Ci può parlare dell’evento dimostrativo, con i bambini, proprio di oggi?
R. - In Campidoglio a Roma circa 100 bambini stanno facendo un evento dimostrativo con centinaia di palloncini rossi con la scritta “Save me” e tutti insieme vogliono trattenere questi palloncini con loro, non lasciarli andare via: ogni palloncino rappresenta metaforicamente la vita di un bambino. I bambini, in primo luogo, ma anche diversi testimoni vogliono dimostrare che la mortalità infantile si può fermare.
D. - Save the Children concretamente, oltre a raccogliere i fondi sul posto, cosa fa?
R. - Noi abbiamo programmi sanitari in oltre 30 Paesi del mondo. Naturalmente sono Paesi poveri, economicamente meno sviluppati, e in questi programmi promuoviamo diversi tipi di attività, dalla costruzione di reparti maternità negli ospedali alla ristrutturazione di centri sanitari, alla formazione di personale sanitario specializzato fino alla distribuzione di medicinali. Con i nostri progetti ogni anno Save the Children salverà direttamente la vita a 500 mila bambini.
Fango tossico in Ungheria: il governo proclama lo stato d'emergenza
◊ Sono ripresi stamani le operazioni di soccorso in Ungheria, dopo l'inondazione di ingenti quantità di materiale tossico fuoriuscito da un impianto di lavorazione dell'alluminio nell'ovest del Paese. Il ''fango tossico'' ha provocato un disastro ecologico senza precedenti nel Paese, con almeno otto morti, sei dispersi e oltre 120 feriti. Il pericolo di inquinamento delle falde acquifere e dei corsi fluviali ha indotto il governo magiaro a proclamare lo stato di emergenza nelle tre province di Veszprem, Gyor-Sopron e Vas. I danni sono stimati intorno ai 38 milioni di euro e la bonifica dell'area durerà probabilmente anni. Sul ripetersi di questa nuova catastrofe nei Paesi dell’Ue abbiamo sentito Matteo Mascia, coordinatore del progetto Etica e Politica ambientale della Fondazione Lanza di Padova. L’intervista è di Stefano Leszczynski.
R. – Stanno sostanzialmente aumentando le catastrofi, gli incidenti di carattere ambientale all’interno dei Paesi dell’Unione Europea. E la ragione principale che l’Unione Europea segnala è, in qualche modo, il cambiamento climatico, che sta avvenendo nel nostro tempo, che comporta eventi estremi. Questo è un primo elemento su cui riflettere. E’ necessario mettere in campo una serie di politiche per la prevenzione e l’adattamento legato ai rischi climatici, che si stanno verificando nel nostro continente.
D. – Dietro c’è, tutto sommato, sempre, una politica che non funziona...
R. – Questo, effettivamente, è un grande problema. Noi come comunità, come società tendiamo a reagire ai problemi e non a prevenirli, cosa che invece sarebbe fondamentale nell’ottica di una maggiore responsabilità nei confronti dell’ambiente naturale, ma anche per le conseguenze che potremmo lasciare a chi verrà domani, fondamentalmente.
D. – L’impressione è che poi, a distanza di anni, si tenda a dimenticare o a cercare di rimuovere dalla memoria quello che succede...
R. – Perché poi non si riesce, si ricade, ci si dimentica? Perché in questi anni, comunque, l’Unione Europea ha sviluppato una serie di normative specifiche sulla prevenzione, la verifica degli stabilimenti, del tipo di produzione, la messa in campo di procedure e di controlli affinché questo non possa avvenire. E’ anche vero che nei Paesi dell’Europa dell’Est, che sono da poco entrati nell’Unione Europea, probabilmente questo processo è in fase di definizione, è in fase di realizzazione, e allo stesso tempo succede che quando ci sono delle situazioni di crisi economica l’attenzione rispetto ad alcune situazioni tende a diminuire proprio per dire che in quel momento l’importante è dare delle risposte di altro tipo.
D. – Colpisce, soprattutto da un punto di vista etico, il fatto che già si stia pensando a come riattivare questo impianto industriale...
R. – Ancora una volta sembra prevalere un’attenzione alla dimensione della profittabilità della dimensione economica, cioè dobbiamo continuare a lavorare, dobbiamo continuare a produrre senza tener conto invece di un’altra dimensione, che è ormai indifferibile nel contesto economico, quella della responsabilità sociale, ambientale dell’impresa. Credo che una riflessione molto importante, che Benedetto XVI ha più volte richiamato, sia quella che questa dimensione fondamentale tra il rapporto che noi abbiamo con le persone e il rapporto che noi abbiamo con l’ambiente non sia indipendente: per cui se noi trattiamo l’ambiente in questo modo, automaticamente trattiamo anche le persone in questo modo.
Un vescovo dall'Africa: “basta sfruttare le ricchezze del continente senza pensare agli africani”
◊ “A 50 anni dall’Anno dell’Africa (1960), quando diversi Paesi africani divennero indipendenti, è giunto il momento di chiederci se la popolazione del continente deve continuare a vivere nell’angoscia e nella paura della morte a causa delle innumerevoli ricchezze del suo sottosuolo. Queste ultime, a causa dell’ingordigia umana, da benedizione si sono trasformate in una maledizione per le popolazioni locali”. È l’appello lanciato attraverso Fides da mons. Michele Russo, vescovo di Doba, in Ciad. “Dopo 50 anni di sfruttamento selvaggio, anche con la complicità dei governi locali, e di indifferenza nei confronti delle popolazioni africane e del loro futuro – prosegue il presule - penso che sia giunto il momento di prendere coscienza di questi fatti. Le ricchezze naturali africane devono essere utilizzate per costruire il futuro delle figlie e dei figli del continente”. “Offrire una possibile via di sviluppo ai Paesi africani significa pure bloccare il triste fenomeno, che suscita forte allarme in Europa, dei tanti giovani africani che sfidano il deserto e il mare per recarsi in occidente, per condurre spesso una vita infernale, anche perché molti di loro fanno fatica ad adattarsi agli stili di vita europei” aggiunge il Vescovo di Doba. “Quindi – conclude - abbiamo un interesse comune, africani ed europei, a utilizzare le enormi ricchezze africane per costruire le infrastrutture che possano permettere alle popolazioni del continente di vivere in pace, di aver un lavoro e di realizzare il proprio avvenire”.
Fao: 22 Paesi in stato di crisi alimentare prolungata
◊ Sono ventidue i Paesi che si trovano ad affrontare crisi alimentari ricorrenti ed un'altissima prevalenza di sottonutriti, conseguenza degli effetti combinati di disastri naturali, conflitti ed istituzioni deboli. Questi Paesi si trovano in una situazione definita di "crisi prolungata" dal rapporto congiunto Fao/Pam (Programma Alimentare Mondiale) "State of Food Insecurity in the World 2011" ( Sofi - Lo stato dell'insicurezza alimentare nel mondo), pubblicato oggi. Fame cronica ed insicurezza alimentare sono le caratteristiche più comuni di una crisi prolungata, si legge in un comunicato diffuso dall'agenzia dell'Onu a Rona: in media, la proporzione delle persone che sono sottonutrite in Paesi che devono fare i conti con questi problemi complessi, è di circa tre volte più alta che negli altri Paesi in via di sviluppo. Il rapporto stima che siano più di 166 milioni le persone sottonutrite nei Paesi in crisi prolungata, circa il 20 per cento delle persone che soffrono la fame al mondo, ma più di un terzo del totale, se si escludono grandi Paesi come India e Cina. Il Sofi viene pubblicato alcune settimane dopo che la Fao ha anticipato che sono 925 milioni le persone al mondo che vivono in condizioni di fame cronica, 98 milioni in meno rispetto al miliardo e 20 milioni del 2009. Questo calo è stato attribuito alle migliori prospettive economiche nel 2010 ed al ribasso dei prezzi alimentari a partire dalla metà del 2008. "Dovendo fare i conti con così tante difficoltà non c'e' da stupirsi che le crisi prolungate possano diventare un circolo vizioso che si autoalimenta - si legge nella prefazione al rapporto Sofi firmata dal direttore generale della Fao, Jacques Diouf, e dalla direttrice esecutiva del Pam, Josette Sheeran - Sono enormi le minacce che incombono su vite umane e mezzi di sussistenza, la ripresa di questi Paesi potrebbe diventare sempre più difficile col passare del tempo". La Fao e il Pam hanno sollecitato un ripensamento profondo di come vengono dati gli aiuti umanitari ai Paesi in crisi prolungata. Gli aiuti pubblici devono reimpostare le proprie priorità su soluzioni di lungo periodo, rafforzando la capacità produttiva dei Paesi vulnerabili e la loro capacità di resistenza agli shock esterni, continuando nel frattempo a promuovere attività volte a salvare vite e proteggere i mezzi di sussistenza. Circa i due terzi delle nazioni in crisi prolungata ricevono meno assistenza allo sviluppo per persona che la media dei Paesi meno sviluppati.
Corea del Sud: tre giorni di preghiera interreligiosa contro il Progetto dei grandi fiumi
◊ Le quattro maggiori confessioni religiose della Corea del Sud continuano a operare insieme per fermare il “Progetto di recupero dei quattro grandi fiumi”, voluto e portato avanti dal governo di Lee Myung-bak. Cattolici, protestanti, buddisti tradizionali e quelli dell’Ordine Jogye - afferma AsiaNews - si sono infatti accordati per 3 giorni di veglie e preghiere contro il piano. Inoltre, i leader religiosi hanno lanciato il boicottaggio dei prodotti di quelle aziende che stanno sponsorizzando il Progetto. Il Progetto, fortemente sostenuto dalla Casa Blu di Seoul, prevede una serie di iniziative e di scavi nei pressi dei quattro principali corsi d’acqua del Paese. Uno di questi, il Grande Canale, è stato già sconfessato nel 2008 dalla diocesi di Incheon. Il Canale prevede la creazione di una “autostrada acquatica” per unire Seoul a Busan: in pratica, si tratta di uno scavo pari a 540 chilometri che mette in comunicazione i fiumi Han e Nankdong. Secondo i critici, il piano mette a rischio le risorse di acqua potabile e l’equilibrio ecologico del Paese. Per il nuovo governo, invece, rappresenta un’occasione “unica” per liberare le autostrade dal trasporto merci e per rinnovare il mercato del turismo. In ogni caso, l’esecutivo ha stanziato circa 13 miliardi di euro per il programma. Per gli oppositori, si tratta di “denaro sprecato”. Lo scorso 3 ottobre, i gruppi religiosi hanno annunciato la decisione di lanciare la veglia e il boicottaggio. Inoltre, stanno pensando a un referendum da proporre alla popolazione per bloccare il progetto. Secondo Maeng Joo-hyung, membro della Commissione per la solidarietà cattolica, spiega: “È la prima volta, nella storia religiosa della Corea, che i credenti delle religioni maggiori si uniscono per pregare e digiunare insieme”. Il boicottaggio colpirà alcune delle maggiori aziende del Paese. Fra queste la Hyundai, la Samsung, la Daewoo, la Posco e il Consorzio Hanyang. La collaborazione religiosa contro il progetto, tuttavia, va avanti da tempo. Dallo scorso 13 agosto, ad esempio, ogni venerdì i gruppi delle varie fedi si uniscono davanti al Cancello Daehan di Seoul per pregare. Inoltre, si stanno organizzando pellegrinaggi e fiaccolate sui siti di costruzione del Progetto.
Aperto a Roma il Sinodo della Chiesa Armena Cattolica
◊ Si è aperto ieri a Roma, presso il Pontificio Collegio Armeno, il Sinodo dei Vescovi della Chiesa Armena Cattolica; prendono parte all’incontro vescovi titolari di diocesi ed eparchie armene nel mondo ed alcune personalità invitate: vicari patriarcali, amministratori apostolici, religiosi e religiose. Sotto la presidenza di Sua Beatitudine Nerses Bedros XIX, Patriarca di Cilicia degli Armeni Cattolici, i Padri sinodali proseguiranno lo studio dei documenti dell’Assemblea Speciale per il Medio Oriente del Sinodo dei Vescovi, in programma in Vaticano dal 10 al 24 ottobre, esamineranno i lavori svolti dalle varie Commissioni Patriarcali - Liturgica, Ecumenica, Pastorale, Catechetica, Canonica, per la Famiglia e per i Media - e studieranno la situazione del Patriarcato e delle diverse Eparchie, onde rispondere alle loro necessità materiali e spirituali. Nella prima giornata è stata la situazione della Chiesa armena cattolica nel Medio Oriente, in particolar modo per ciò che riguarda la situazione politica e la cooperazione interreligiosa. Il secondo argomento trattato è stato quello inerente alla Commissione Patriarcale per le cause dei Santi, mentre la terza tematica ha affrontato la traduzione del Catechismo della Chiesa cattolica e la sua diffusione in tutte le realtà armene. In un' intervista rilasciata alla sezione armena della Radio Vaticana, mons. Mikael Mouradian, sottosegretario del Sinodo, ha parlato delle grandi attese dei cristiani del Medio Oriente che vivono la loro fede con enormi difficoltà e restrizioni. Difficoltà che spesso costringono le famiglie cristiane ad abbandonare l’area in cerca di migliori condizioni di vita. Mons. Mouradian ha anche auspicato che il Sinodo per il Medio Oriente possa essere la chiave di un dialogo costruttivo con le altre religioni e che i cittadini di tutta l’area mediorientale possano godere gli stessi diritti e avere gli stessi doveri nel pieno rispetto della persona umana. Oggi vengono trattate le situazioni delle varie eparchie e diocesi armeno-cattoliche nel mondo. Domani ottobre l’ordine del giorno sarà concentrato sull'esame dei lavori delle varie Commissioni patriarcali. In vista del Sinodo speciale per il Medio Oriente, venerdì 8 ottobre, alle ore 20.30, l' Associazione del Clero e dei Religiosi Medio Orientali a Roma ha organizzato, presso il Pontificio Collegio Armeno di Roma, un incontro di preghiera per accompagnare i lavori dei Padri Sinodali. La preghiera sarà presieduta dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, in presenza di patriarchi e vescovi delle Chiese del Medio Oriente.
Argentina. Il cardinale Bergoglio: vogliamo una patria in cui nessuno sia emarginato
◊ «In questo anno del Bicentenario guardiamo nostra Madre e le esprimiamo il nostro desiderio che è il motto, il nostro desiderio di preghiera: “Madre vogliamo una patria per tutti. Che tutti vi trovino un posto. Che non vi siano emarginati e sfruttati. Che questa patria rafforzi tutti noi come fratelli nel retaggio patriottico dei nostri anziani. Che non cresca l'odio fra noi. Che nessuno sia disprezzato. Che il rancore, questo frutto amaro che uccide, non si radichi nei nostri cuori”». Sono le parole pronunciate dal cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires e primate d'Argentina, durante la Messa celebrata nella piazza Belgrano, in occasione del trentaseiesimo pellegrinaggio dei giovani al santuario di Luján. Lo riferisce L’Osservatore Romano. Davanti a una moltitudine di pellegrini, che nonostante la stanchezza dovuta per aver camminato per ben cinquantotto chilometri, il cardinale Bergoglio ha esortato i giovani di Buenos Aires «affinché nulla e nessuno li confonda» e li ha incoraggiati a permettere alla Vergine di prendersi cura di loro». Dopo aver insistito nel chiedere alla Vergine «una patria rinnovata nella fratellanza», ha invitato i fedeli a ripetere tre volte il tema del trentaseiesimo pellegrinaggio a piedi a Luján: «Madre vogliamo una patria per tutti». I pellegrini hanno ricevuto l'immagine della Vergine che è partita dal santuario di San Cayetano, nel quartiere di Liniers, indossando i rosari celeste e bianco che le hanno messo due bambine. I devoti che dormivano nella piazza nell'attesa di poter prendere parte alla messa principale si sono svegliati tra gli applausi e la predica del sacerdote, mentre il corteo principale, con l'immagine della Vergine, è partito dopo la benedizione del vescovo ausiliare, monsignor Eduardo Horacio García. Il presule ha invocato ancora una volta l'unità per il Paese sottolineando che «si tratta di un lavoro che dobbiamo realizzare costantemente e la Vergine di Luján è un fattore unificante che può aiutarci a costruire, giorno per giorno, il nostro Paese. Non possiamo permetterci di riposare o di vivere di reddito — ha continuato il vescovo ausiliare — perché ogni giorno dobbiamo compiere uno sforzo per costruire il Paese. In questo momento ci sono tanti emarginati e dobbiamo fare di tutto per vivere con loro come fratelli. Abbiamo bisogno sempre di più coesione perché la vita va avanti e molti rischiano di rimanere per strada».
Costa Rica: vescovi presenti al Forum nazionale sui diritti umani e la famiglia
◊ Il prossimo 13 ottobre si terrà il Forum sui diritti umani e la famiglia presso l'Assemblea Legislativa della Costa Rica, la massima istituzione del Paese. A questo Forum parteciperanno mons. Hugo Barrantes Ureña, arcivescovo di San José e presidente della Conferenza Episcopale della Costa Rica, e mons. José Francisco Ulloa Rojas, vescovo di Cartago e presidente della Commissione nazionale di pastorale della Famiglia. L'incontro è stato organizzato dai deputati Rita Chaves Casanoca e Oscar Alfaro Zamora, membri della Commissione per i diritti dell'uomo dell'Assemblea legislativa, e vedrà anche la presenza dell'esperto spagnolo in bioetica Juan Manuel Burgos Velasco, nonché di rappresentanti dell'Alleanza Evangelica e del Centro per lo Studio della famiglia latino-americana (CIFEBAM). L’evento – afferma l’agenzia Fides - assume un’importanza particolare perché il Paese si è trovato diviso riguardo alle proposte di cambiamento delle leggi sulla composizione tradizionale della famiglia. Ad agosto scorso i vescovi della Costa Rica hanno alzato la loro voce per manifestare a favore dell’unità della famiglia e della sua composizione come è stabilita dalla Costituzione civile e dai principi cristiani. Nell’ultima Assemblea dei vescovi è stata proposta una pastorale missionaria rivolta alla famiglia, per metterne in evidenza la composizione e la dignità. Nel cammino di evangelizzazione la famiglia è al centro della missione della Chiesa. “Con lo slogan ‘Famiglia, dono di Dio per la società’ la Chiesa della Costa Rica - si legge nel documento conclusivo della centesima Assemblea plenaria dell’Episcopato - vuole contribuire a riaffermare l'identità della famiglia e renderla consapevole del suo ruolo fondamentale nella formazione della società". In un momento storico in cui si tenta di disgregare, di snaturare l'istituto familiare, i vescovi sollecitano a salvaguardare la famiglia "nella sua unità e integrità, in quanto frutto dell'unione tra un uomo e una donna", incoraggiandone la promozione "come soggetto sociale di educazione e promozione umana, possessore di diritti inalienabili".
Sudan: a Rumbek la plenaria straordinaria dei vescovi sul referendum di gennaio
◊ Si svolgerà dall’8 al 15 novembre a Rumbek, capitale del Lakes State, nel sud Sudan, l’Assemblea plenaria straordinaria dei vescovi cattolici del Sudan, per discutere il referendum del gennaio 2011 sull’indipendenza del Sudan meridionale. Lo rende noto la Fides. Padre Santino Morokomomo, segretario generale della Conferenza episcopale del Sudan, si trova a Rumbek per seguire i preparativi della riunione dei vescovi. La conferenza plenaria si concentrerà sullo svolgimento pacifico del referendum e su altre questioni di interesse per la Chiesa in Sudan. Padre Morokomomo ha ricordato alla Sudan Catholic Radio Good News di Rumbek, che l’assemblea plenaria dei vescovi del 2009 si è tenuta a Torit, mentre questo anno la plenaria si è tenuta di recente a Juba. Ora è il turno di Rumbek di ospitare la sessione straordinaria. Il segretario generale ha inoltre affermato che la decisione di tenere due assemblee plenarie nel 2010 è stata determinata dalla situazione attuale del Paese, che sta vivendo “un momento storico”, proprio perché “si sta preparando al referendum”. Padre Morokomomo ha inoltre affermato che nella riunione i vescovi discuteranno le questioni relative al referendum e in particolare sul suo pacifico svolgimento. I vescovi, ha spiegato il segretario generale, hanno deciso di esercitare pressione perché questo avvenga. Assisteranno alla plenaria alcuni rappresentanti del Simposio delle Conferenze episcopali di Africa e Madagascar (Secam) e dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell'Africa Orientale (Amecea).
Terzo Congresso Missionario nazionale degli Stati Uniti ad Albuquerque
◊ “La missione di Dio, tanti volti: un ritratto dei cattolici degli Stati Uniti in missione” è il titolo del Terzo Congresso Missionario nazionale degli Stati Uniti che si svolgerà dal 28 al 31 ottobre a Albuquerque, in New Mexico. L’incontro è promosso dal Catholic Mission Forum, un’associazione che riunisce le varie organizzazioni cattoliche impegnate nella missione negli Stati Uniti. In programma seminari, incontri di esperti e colloqui di gruppo che esamineranno varie tematiche: dalle attività missionarie negli Stati Uniti, alla missione in altre tradizioni religiose, alle prospettive ecumeniche della missione, all’opera svolta dai missionari stranieri negli Stati Uniti. In linea con le priorità pastorali fissate dalla Conferenza episcopale statunitense (USCCB), il Mission Congress 2010 porrà l’accento - come indica il titolo - sulla diversità culturale che caratterizza la Chiesa oggi nel Paese e su come i missionari cattolici possano meglio adempiere alla loro missione evangelizzatrice. In particolare - spiega Michael Montoya, direttore esecutivo dell’Associazione delle Missioni Cattoliche negli Stati Uniti (USCMA) - sarà un’occasione per riunire “in un clima di fede uomini e donne impegnati nella vita della Chiesa, per discernere l’azione dello Spirito Santo nella missione della Chiesa negli Stati Uniti, scoprire i diversi colori e sfumature dei cattolici statunitensi coinvolti nella missione, celebrare i loro volti e la loro creatività e rafforzare l’identità e la leadership missionaria nella Chiesa statunitense ”. Il Congresso missionario 2010 - come sottolinea padre Montoya - giunge in un momento in cui la missione nel mondo è al centro di numerose iniziative della Chiesa in questi ultimi anni: a cominciare dal Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio nella vita e nella missione della Chiesa celebrato nel 2007 in Vaticano e dalla V Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e del Caribe (Celam) del 2008 ad Aparecida sul tema “Discepoli e missionari di Gesù Cristo perché i nostri popoli abbiano in Lui la vita”, da cui è scaturito il lancio della Missione continentale. Proprio al documento di Aparecida sarà dedicato uno dei principali interventi, quello del cardinale Andrés Rodriguez Maradiaga, attuale presidente della Caritas Internationalis ed ex presidente del Celam. Tra gli altri interventi previsti si segnalano quelli di padre Gary Riebe-Estrella, presidente dell’Accademia dei teologi cattolici ispanici (ACHTUS) e quello di suor Janice McLaughlin, superiora delle Suore di Maryknoll. Al Congresso è prevista la partecipazione, tra gli altri, di almeno 16 vescovi statunitensi, tra i quali mons. Gerald Kicanas, vescovo di Tucson e attuale vice-presidente della USCCB che presiederà la Messa di apertura, il 28 ottobre. Il Mission Congress si tiene ogni cinque anni. Il primo si è svolto a Chicago nel 2000. Ulteriori informazioni sull’evento si possono trovare sul sito www.missioncongress.org. (L.Z.)
La Custodia di Terra Santa consegna 68 appartamenti a famiglie cristiane di Betfage
◊ La Custodia di Terra Santa ha consegnato la scorsa settimana 68 appartamenti a Betfage ad altrettante famiglie cristiane latine di Gerusalemme. A darne notizia è il sito www.custodia.org. “Abbiamo cercato di essere giusti nella distribuzione – ha detto il custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa – ma sappiamo che qualcuno ne rimarrà scontento. Questo progetto immobiliare non è né il primo né l’ultimo della Custodia. E continuiamo altresì a restaurare le case della Città Vecchia”. “Queste case sono il frutto della generosità dei cristiani del mondo – ha spiegato padre Ibrahim Faltas, nuovo economo della Custodia – è costato diversi milioni di dollari, ed è cominciato più di 20 anni fa”. Ci sono voluti infatti oltre 15 anni per ottenere dalle autorità israeliane il permesso di costruire. Poco dopo l’inizio, i lavori sono stati interrotti dalla seconda Intifada, poi, quando gli appartamenti erano quasi ultimati, una controversia tecnica con la municipalità di Gerusalemme ha bloccato l’approvvigionamento d’acqua e l’allacciamento con la compagnia elettrica, cosa che è costata tre anni di pratiche amministrative. Le abitazioni consegnate sono raggruppate in immobili di tre piani, hanno dalle 3 alle 6 stanze e accoglieranno coppie di ogni età ma anche anziani. “Si tratta di una delle nostre missioni più difficili da spiegare ai Paesi occidentali – ha affermato padre Pizzaballa – la Chiesa in Terra Santa ha anche un ruolo sociale e pone un’attenzione particolare ai più poveri. Al punto che costruire degli immobili o procurare degli alloggi ai cristiani locali è un’attività normale per la Chiesa di Terra Santa, e per la Custodia in particolare. Un’opera – ha aggiunto il custode di Terra Santa – che perseguiamo da 400 anni. È davvero importante, per coloro che non hanno i mezzi per poter acquistare un alloggio da soli. La terra qui, e soprattutto a Gerusalemme, ha un valore anche politico, che ne fa aumentare il prezzo, e i cristiani oggi non possono più reggere il peso di quest’inflazione”. “C’è carenza di alloggi a Gerusalemme, per lo meno a prezzi accessibili. La maggior parte degli alloggi di questo tipo parte da 1000 dollari di affitto, mentre qui la cifra richiesta sarà più che moderata – chiarisce padre Ibrahim – non dimentichiamo però coloro che non abbiamo potuto accontentare questa volta …ma abbiamo altri progetti”. (T.C.)
Il patriarca Twal: l’uomo non è capace di comprendere pienamente se stesso senza Gesù
◊ Il patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal ha presieduto ieri, nella chiesa di San Salvatore di Gerusalemme la Messa di inaugurazione del nuovo anno accademico dell’Istituto Biblico Francescano e dei Seminari Teologici (francescano e salesiano) della Città Santa. Il patriarca ha celebrato l’Eucaristia dedicata allo Spirito Santo ed ha incoraggiato docenti e studenti ad un rinnovato impegno di studio e di conversione assicurando la sua personale preghiera e benedizione. “Oggi più che mai, avvertiamo il bisogno urgente di una formazione adeguata per poter affrontare le sfide del nostro mondo moderno – ha detto nella sua omelia il patriarca –. Nell’odierna società, dove la conoscenza diventa sempre più specializzata e settoriale, ma è profondamente segnata dal relativismo, diventa ancora più necessario aprirsi alla ‘sapienza’ che viene dal Vangelo. L’uomo infatti – ha proseguito – non è capace di comprendere pienamente se stesso e il mondo senza Gesù Cristo: Lui solo illumina la sua vera dignità, la sua vocazione, il suo destino ultimo e apre il cuore ad una speranza che non viene meno”. Il patriarca ha inoltre ricordato quanto affermato dal Papa nel corso della sua recente visita in Inghilterra per la beatificazione di John Henry Newman, sottolineando che “non vi può essere separazione tra ciò che crediamo e il modo con cui viviamo la nostra esistenza” e che “solo quando la verità viene accolta non solo come ‘atto intellettuale’ ma come ‘dinamica spirituale che penetra sino alle più intime fibre del nostro essere’, la fede cristiana può realmente ‘portare frutto nella trasformazione del nostro mondo’”. Intanto, il vicario patriarcale latino per Israele mons. Giacinto Boulos, ha ultimato in questi giorni l’annuale visita pastorale nelle scuole del patriarcato latino in Galilea: la scuola di Reneh, con 90 maestri e 1200 studenti; la scuola di Jaffa di Nazareth, con 35 maestri e 800 studenti; la scuola di Rameh, con 45 maestri e 600 studenti; la scuola materna di Shefaamer; la scuola materna del Rosario a Haifa. In ogni scuola, come riferisce il sito del patriarcato www.lpj.org, mons. Boulos ha incontrato parroci, religiose e insegnanti e ha ribadito i tre principi sui quali si fonda l’attività educativa: formare l’uomo, l’uomo istruito, l’uomo istruito credente. Mons. Boulos ha inoltre insistito sulla necessità che le scuole del patriarcato, culturalmente buone, rimangano “pastorali” cioè a servizio della missione della Chiesa, ha parlato del prossimo”Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente” che si svolgerà a Roma dal 10 al 24 di questo mese e il cui Instrumentum laboris dà grande spazio alla scuola, ed ha invitato i maestri a scrivere dei contributi per il Sinodo da far pervenire tramite i vescovi che vi prenderanno parte. (T.C.)
Anche gli anglicani dell'Africa meridionale si apprestano a sottoscrivere l'Anglican Covenant
◊ Anche gli anglicani dell'Africa meridionale si apprestano a sottoscrivere «The Anglican Covenant», lo speciale patto sull'ortodossia biblica su cui ciascuna provincia della Comunione anglicana è in questi mesi chiamata a esprimersi. Un importante passo in questa direzione è stato compiuto venerdì 1° ottobre nel corso del sinodo provinciale del Sud Africa che a «schiacciante maggioranza» — come rende noto l'Anglican Communion News Service — ha votato un documento di approvazione al noto testo elaborato nel 2009 dalla Comunione anglicana come risposta alle dilanianti controversie riguardanti soprattutto l'accesso agli ordini sacri e la sessualità umana. Per aderire al patto è necessario che i rappresentanti delle province s'impegnino a non intraprendere iniziative che possano dividere i fedeli. Lo rende noto L’Osservatore Romano. Non si tratta però ancora di una parola definitiva poiché il documento dovrà essere ratificato entro tre anni dalla prossima riunione del sinodo provinciale. La Comunione anglicana nell'Africa meridionale comprende le diocesi in Angola, Lesotho, Mozambico, Namibia, Sud Africa, Swaziland e le isole di Sant'Elena e Tristan da Cunha. A proporre l'adesione all'«Anglican Covenant» è stato in primo luogo l'arcivescovo di Cape Town, Thabo Makgoba, al quale si è poi associato il decano della provincia, il vescovo di Free State, Paddy Glover. Motivando l'adesione all'«Anglican Covenant», Makgoba ha sottolineato come per gli anglicani dell'Africa meridionale sia necessario provare a «svolgere un ruolo di riconciliazione» tra le diverse correnti che animano la Comunione anglicana. Naturalmente, l'«Anglican Covenant» non rappresenta la «garanzia» di una «facile soluzione», ma si tratta comunque di un importante passo in avanti. Pur non trattandosi, infatti, di una dichiarazione completa sulla natura della Comunione anglicana, «The Anglican Covenant» ha cercato di «descrivere la nostra comune identità». Pur essendo stata votata a grande maggioranza, non è mancato chi ha approvato il testo con delle riserve circa l'eccessiva «centralizzazione del potere».
Molecole complesse: Premio Nobel per la Chimica a uno scienziato Usa e due giapponesi
◊ Assegnato oggi a tre scienziati il Premio Nobel per la chimica: i premiati sono il ricercatore americano Richard Heck, 79 anni, e due ricercatori giapponesi, Ei-Ichi Negishi e Akira Suzuki, 75 e 80 anni, autori degli studi sui nuovi modi per legare gli atomi di carbonio. I tre scienziati hanno, infatti, sviluppato metodi innovativi e più efficienti per unire gli atomi di carbonio e sintetizzare molecole complesse. In particolare gli studi realizzati hanno aumentato le possibilità di creare in laboratorio molecole di carbonio complesse come quelle naturali, tra cui anche la discodermolide delle spugne marine, un agente chemioterapico antitumorale difficile da reperire in natura. Il premio, di circa 1,1 milione di euro, sarà diviso in parti uguali tra i tre vincitori che appartengono a due università differenti, quella americana di Pordue e quella giapponese di Kokkaido, che da anni collaborano ad un progetto di architettura molecolare. (M.O.)
Italia: Settimana nazionale della spina bifida
◊ Si sta svolgendo in Italia la Settimana nazionale della spina bifida, manifestazione organizzata dal Coordinamento nazionale delle associazioni di spina bifida, Asbi Onlus. L’evento, che si concluderà il 10 ottobre, è il principale evento di informazione e sensibilizzazione in Italia su questa patologia inguaribile che colpisce colonna vertebrale e midollo spinale. Nel corso degli appuntamenti grande attenzione sarà data all’informazione delle donne, in particolar modo di quelle incinte, sulle modalità di prevenzione della patologia: grazie, infatti, a un’equilibrata alimentazione ricca di acido folico e di folati si può ridurre il rischio di incidenza fino al 70 per cento. Sarà inoltre presentato, per la prima volta in Italia, il decalogo contenente le linee guida stabilite a livello mondiale dalla “Federazione internazionale per la spina bifida e idrocefalo”, con l’obiettivo di chiarire i principali diritti dei malati e delle loro famiglie. Le linee guida sono improntate al rispetto del diritto alla vita, a ricevere le cure da parte del nascituro e quello dei genitori a essere sostenuti e assistiti nel loro difficile compito. La spina bifida è infatti una patologia che colpisce il feto nei primi mesi di gravidanza causando nel nascituro gravi disabilità motorie e funzionali a carico di diversi organi e apparati. (M.O.)
Fiera del Libro di Francoforte: la partecipazione della Libreria Editrice Vaticana
◊ Si rinnova a Francoforte, da oggi al 10 ottobre, l’appuntamento con la Buchmesse, la Fiera del Libro più importante del mondo, con settemila espositori, 110 Paesi partecipanti e oltre 300mila visitatori attesi alle 2.500 manifestazioni. Vi prendono parte editori, scrittori, poeti, traduttori, librai e appassionati della lettura, che potranno visitare padiglioni e stand con centinaia di migliaia di libri, riviste, mappe e opere d’arte. Grande attenzione è inoltre riservata all’editoria digitale in questa 62.ma edizione, che vede l’Argentina quale ospite d’onore. Un momento di rilievo della manifestazione è la conferimento del Premio per la pace dei librai tedeschi, il prossimo 10 ottobre nella Paulskirche, assegnato quest’anno allo scrittore israeliano David Grossman. Alla rassegna sarà presente la Libreria Editrice Vaticana, nel cui stand campeggerà una gigantografia tridimensionale del primo volume dell’Opera Omnia di Joseph Ratzinger/Benedetto XVI. La struttura ospiterà la produzione della Biblioteca Apostolica Vaticana - che per l’occasione presenta il primo volume della sua monumentale storia - e dei Musei Vaticani. Tra i titoli in esposizione sono in particolare da segnalare il Gesù di Nazaret, per il quale si stanno ultimando le traduzioni, e il nuovo libro-intervista a Benedetto XVI del giornalista tedesco Peter Seewald dal titolo “La luce del mondo”. Nell’ambito della partecipazione dell’Editrice Vaticana alla Buchmesse si colloca inoltre l’incontro di domani 7 ottobre sulla produzione editoriale mondiale dei viaggi di Benedetto XVI, incontro dal titolo “Viaggiare con il Papa”; vi prenderanno parte don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana, Burkhard Menke, della Casa editrice tedesca Herder, Paul Henderson, direttore dell’editrice dell’Episcopato statunitense, Martin Fergal, della Catholic Truth Society, editrice cattolica del Regno Unito e Gianluca Azzaro, dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. (M.V.)
◊ Presso la Pontificia Università Gregoriana, a Roma, sono aperte le iscrizioni del nuovo master in “Religioni e culture” con indirizzo "Culture del mediterraneo". Il percorso formativo, proposto dall'Isirc (Istituto di studi interdisciplinari su religioni e culture) della Gregoriana, con la collaborazione della Fondazione "La Gregoriana" e della Fondazione "Roma Mediterraneo", ha la durata di due anni e si prefigge lo scopo di formare professionisti in grado di conoscere l’insieme complesso delle dinamiche politiche, socio-culturali e antropologiche che ruotano intorno al bacino mediterraneo e favorire il dialogo interculturale. Si tenterà, attraverso un programma articolato su storia, società e sviluppo delle principali culture e religioni dell'area, di creare alti profili in grado di affiancare i diversi progetti di sviluppo della regione mediterranea. Il master intende inoltre fornire ai candidati una profonda conoscenza che ne agevoli l'inserimento nel mondo del lavoro, con particolare riferimento al settore della cultura e del turismo, della diplomazia internazionale, dei media e della comunicazione, della pubblica amministrazione e del non profit. (M.O.)
Messaggio del rettore della Pontificia Università Salesiana per il nuovo anno accademico
◊ “Apprendere in maniera rigorosa e scientifica, acquisire competenze valide, formarsi in maniera umanamente e cristianamente degna, partecipare responsabilmente, attivamente e solidalmente a quella ‘civiltà dell’ amore’ che è diritto e dovere di tutti a tutti i livelli, civili ed ecclesiali”. È il messaggio del rettore della Pontificia Università Salesiana di Roma, Carlo Nanni, nella lettera d’augurio inviata a docenti, studenti ed operatori dell’Ups per l’inizio dell’anno accademico 2010/2011. Lo riferisce il Sir. Promosso dalla Società Salesiana di San Giovanni Bosco di Torino e canonicamente eretto presso di essa dalla Sacra Congregazione dei Seminari e delle Università degli Studi nel maggio 1940 con il titolo “Pontificio Ateneo Salesiano”, l’istituto accademico nel 1965 trasferisce la sua sede a Roma dove conta circa 1700 iscritti distribuiti tra le Facoltà di Teologia, Scienze dell’Educazione, Diritto Canonico, Lettere Cristiane e Classiche e Scienze della Comunicazione sociale. Le celebrazioni per l’inaugurazione del nuovo anno accademico si svolgeranno il 12 ottobre presso la sede dell’Ups e saranno presiedute da don Pascual Chávez, Gran Cancelliere dell’Ups e Rettor Maggiore dei salesiani Don Bosco.
Attacchi contro obiettivi occidentali nello Yemen
◊ Doppio attacco contro obiettivi occidentali nello Yemen. Un diplomatico inglese è rimasto ferito in seguito al lancio di una granata contro un’auto dell’ambasciata britannica. Poco dopo, una guardia della sicurezza ha ucciso un dirigente francese di un impianto petrolifero alla periferia di Sanaa. Estremisti in azione anche in Pakistan, dove si registrano nuovi attacchi a convogli Nato. Il servizio di Marco Guerra:
Un dirigente francese ucciso e un diplomatico britannico ferito in modo lieve, assieme ad almeno altri due civili. È questo il bilancio di due distinti attacchi avvenuti questa mattina a Sanaa, capitale dello Yemen. Un razzo ha colpito la vettura sulla quale viaggiava il numero due dell’ambasciata britannica e altri tre diplomatici. Secondo Londra, uno degli occupanti dell'auto è stato ricoverato a seguito di un lieve trauma. Alla periferia della città una guardia ha ucciso il responsabile francese di un impianto del colosso austriaco dell’energia "Omv". La matrice di questo episodio non è stata ancora resa nota ma, secondo fonti di polizia, la guardia ha urlato "Allah Akhbar" prima di aprire il fuoco contro alcuni dipendenti dell’impianto. Situazione critica anche in Pakistan, dove i talebani hanno rivendicato un nuovo attacco contro i rifornimenti della Nato diretti in Afghanistan. Almeno 25 autocisterne sono state date alle fiamme. Intanto, l’inviato americano in Pakistan ha confermato il “legame tra l'intensificarsi dei raid sulle roccaforti degli estremisti e l’allarme terroristico per possibili attacchi in Europa”, come rivelato ieri dall’ambasciatore pakistano a Londra, dopo che nei giorni scorsi erano stati uccisi da un drone cinque militanti tedeschi. Allarme terrorismo anche negli Stati Uniti, dove ieri è stato condannato all’ergastolo un americano di origini pakistane che lo scorso primo maggio ha tentato di organizzare un attentato a Times Square. Oggi si apre, poi, un nuovo processo contro un ex detenuto di Guantanamo, accusato di essere responsabile di due attacchi contro ambasciate statunitensi in Africa.
Migliora prodotto interno lordo dell'Unione Europea
L’Eurostat conferma i segnali di ripresa economica dell’Unione Europea. Il prodotto interno lordo (pil) della zona dell'euro e quello dell’Ue a 27 è aumentato dell'1% nel corso del secondo trimestre del 2010, rispetto ai tre mesi precedenti. Migliora quindi il dato su base annua, in confronto al secondo trimestre del 2009, che fa registrare un aumento del Pil del 2% nella Ue a 27. A trainare la crescita è la Germania con un +2,2%. Restano invece col segno meno Grecia e Irlanda (rispettivamente -1,8% e -1,2%). Male anche la Spagna con un aumento di appena lo 0,2% e il Portogallo con + 0,3%.
Fmi – Banche
“Il sistema finanziario globale attraversa ancora un periodo di significativa incertezza e resta il tallone d’Achille della ripresa economica”. E’ quanto annuncia il Fondo monetario internazionale (Fmi), che indica nella riforma e nel controllo del sistema bancario la strada per proteggere il rilancio della crescita.
Corea del Nord nucleare
La minaccia nucleare della Corea del Nord ha ormai raggiunto un “livello allarmante”, risultato di un programma atomico che “sta avanzando con un passo molto rapido”. È quanto ha denunciato uno stretto collaboratore del presidente sudcoreano, Lee Myung-bak. Proseguendo nel suo intervento, il segretario presidenziale ha sottolineato l'allarme per una possibile escalation militare di Pyongyang: “Crediamo che la Corea del Nord sia costantemente impegnata a fabbricare armi di dimensioni sempre più ridotte”. Le nuove accuse della Corea del Sud arrivano a meno di 24 ore dalla denuncia del Ministero degli esteri di Seul, secondo il quale è in atto una ripresa delle attività nella centrale nucleare nordcoreana di Yongbyon.
Ordigno esplode in Thailandia, prolungato lo stato d’emergenza
Un’esplosione avvenuta alla periferia nord di Bangkok, capitale thailandese, ha distrutto un condominio provocando la morte di cinque persone e il ferimento di oltre nove. Ancora sconosciute le motivazioni alla base dell’esplosione anche se fonti governative hanno da subito addossato la colpa sui ribelli delle camicie rosse. Sembrerebbe, infatti, che l’esplosione, avvenuta all’interno di un appartamento affittato da un ricercato aderente al movimento, sia successiva di qualche ora alla decisione del governo di prolungare per altri tre mesi lo stato d’emergenza in alcune province, tra cui quella di Bangkok.
Arrestato in Congo il colonnello responsabile degli stupri di massa
Arrestato in Congo il colonnello Mayele, capo del gruppo ribelle dei Mai Mai Cheka e responsabile di centinaia di stupri e azioni di violenza. Fonti delle Nazioni Unite hanno riferito che l’arresto, avvenuto ieri, è stato possibile grazie a un’operazione congiunta delle forze Onu e della polizia congolese. Mayele è accusato di aver condotto nei mesi scorsi, assieme ai combattenti hutu delle forze democratiche di liberazione del Rwanda, una serie di raid in 13 villaggi durante i quali sono stati effettuati circa 500 stupri a danno di donne e bambini.
Italia. Legge 40 rinviata alla Corte Costituzionale
Italia. Il Tribunale di Firenze ha rinviato alla Consulta la Legge 40 per la parte che vieta la fecondazione eterologa, giudicata incostituzionale perché lederebbe il diritto alla salute e i diritti fondamentali dell'uomo sanciti dalla Carta. Lo rende noto uno degli avvocati della coppia fiorentina che ha fatto ricorso dopo che un centro per la procreazione assistita ha negato loro la fecondazione eterologa perché espressamente vietata dall'articolo 4 della Legge 40. La coppia – spiega il legale - ha fatto valere il contenuto di una sentenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, emessa nell'aprile del 2010: “la Corte di Strasburgo ha condannato l'Austria a risarcire il danno ad una coppia e ad eliminare il divieto di fecondazione eterologa contenuto in una legge analoga a quella italiana". Il sottosegretario alla Salute, Eugenia Roccella, ha affermato che "è ormai evidente che nei confronti della Legge 40 c'è un attacco di alcuni tribunali. Non su punti marginali ma puntando alla struttura della legge per smontarla. Si dica che si vuole tornare al Far West". "Si vuole così colpire la volontà popolare - ha quindi aggiunto - perché tra l'altro, l'eterologa era uno dei punti sottoposti al voto referendario". Anche per l'Associazione Scienza e Vita si tratta di un ''ennesimo tentativo di stravolgere e delegittimare la Legge 40''. ''Il ricorso alla fecondazione artificiale eterologa - dichiara l’Associazione - significa la costituzione di una cooperativa genitoriale, con l'immediata separazione tra identità biologica, identità sociale e naturale di un figlio. Il divieto di ricorrere alla fecondazione artificiale eterologa risponde a questo elementare criterio di riferimento''.
Italia. Confermate le nomine delle Commissioni parlamentari
Tregua nella maggioranza dopo il vertice governativo di stamane tra Pdl, Lega e Futuro e libertà che ha riconfermato le nomine delle Commissioni parlamentari. Nella giornata di ieri, il presidente della Camera, Gianfranco Fini, ha presentato il suo nuovo progetto politico annunciando tuttavia la fiducia verso il governo e gli impegni assunti con gli italiani e rimandando all’anno prossimo la creazione del partito. Si allontana così l’ipotesi di elezioni anticipate, paventata nei giorni scorsi dalle stesse forze di maggioranza. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Marco Onali)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 279
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