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Sommario del 26/03/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • L'affetto di 70mila giovani per Benedetto XVI. Il Papa: è nel dono di sé che si trova la vera vita
  • Padre Lombardi e l’arcidiocesi di Monaco: dal “New York Times” solo mere speculazioni
  • Mons. Betori sull'attacco al Papa: evidente manipolazione dei fatti per separare il popolo di Dio dai pastori
  • Lotta alla miseria e sostegno alla vita nell'incontro del Papa con il presidente del Guatemala
  • Padre Cantalamessa: le sofferenze di questo momento porteranno a una più grande purezza della Chiesa
  • Altre udienze
  • Messa del cardinale Bertone per i 90 anni della proclamazione della Madonna di Loreto, Patrona degli aviatori
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • I Legionari di Cristo chiedono perdono alle vittime degli abusi del loro fondatore
  • Elezioni regionali in italia: il commento del direttore di Avvenire
  • L'amore nella visione cristiana al centro del Forum dei giovani a Rocca di Papa
  • Chiesa e Società

  • India: sacerdote in carcere senza prove
  • Nigeria. L’arcivescovo di Jos: è la politica e non la religione ad alimentare le violenze
  • Repubblica Ceca: documento dei vescovi a tutela della vita
  • Nuova campagna della Chiesa in Spagna per aiutare le donne a non abortire
  • L’Onu approva una risoluzione contro la discriminazione delle minoranze religiose
  • L’acqua inquinata, killer silenzioso ogni anno per oltre 1,8 milioni di bambini nel mondo
  • Africa: si allarga il fronte dell’impegno contro la tratta di esseri umani
  • Niger: centri sanitari al collasso
  • Febbre dengue: è allarme in America Latina
  • Earth Hour: domani sera un’ora senza luci per aiutare il pianeta
  • Brasile: entrano nel vivo i preparativi per la Campagna missionaria
  • Inghilterra: una settimana in pellegrinaggio per prepararsi alla Pasqua
  • Primo pellegrinaggio “Fuori le sbarre” promosso dalla Comunità Papa Giovanni XXIII
  • Lanciato il sito della Chiesa cattolica per i Campionati mondiali di calcio
  • Presentato il volume sulle monete lasciate durante i secoli nella Basilica di San Paolo fuori le Mura
  • 24 Ore nel Mondo

  • L'Ue, dopo l’intesa sul piano anticrisi in Grecia, lancia la strategia per la ripresa economica
  • Il Papa e la Santa Sede



    L'affetto di 70mila giovani per Benedetto XVI. Il Papa: è nel dono di sé che si trova la vera vita

    ◊   Dio ha un progetto su ciascuno di noi. Non bisogna vivere la vita per se stessi ma come dono: è questo, in sintesi, quanto il Papa ha detto agli oltre 70mila giovani di Roma e del Lazio ma anche di altre parti di Italia, che si sono riuniti ieri sera in Piazza San Pietro in vista della Giornata mondiale della gioventù che quest’anno si svolgerà a livello diocesano la Domenica delle Palme, ma anche per il 25.mo anniversario della Gmg, promossa per la prima volta da Giovanni Paolo II a Roma nel 1985. E’ stata una grande festa con canti, testimonianze e l’ingresso in piazza della Croce delle Gmg e dell'icona di Maria Salus Populi Romani, accolta dalle fiaccole dei giovani. Il servizio di Debora Donnini.

    (canto)

     
    Le note dell’inno della Gmg del 2000, “Emmanuel”, hanno fatto riecheggiare le parole che Giovanni Paolo II rivolse ai giovani proprio in occasione della Gmg del 2000 a Roma: “Questo chiasso, Roma non lo dimenticherà mai!”. A 25 anni di distanza, ancora una volta migliaia di giovani in festa si sono stretti attorno al Papa. Sono giovani delle parrocchie, dei movimenti e dei gruppi ecclesiali e anche una delegazione di Madrid, in vista della Gmg del 2011. Accolto dalla gioia e da grandi applausi dei ragazzi, Benedetto XVI ha fatto il giro della piazza con la papa-mobile, salutando sorridente a sua volta. Una vicinanza riecheggiata anche nelle parole del cardinale vicario Agostino Vallini. “I giovani amano il Papa - ha detto - e la ringraziano della fulgida testimonianza di fede e amore in Gesù crocifisso, morto e risorto, anche nell'affrontare le prove e le incomprensioni''.

     
    Tre le domande che i giovani hanno rivolto al Papa: domande sul senso della vita, su come poter fare l’esperienza di essere guardati da Cristo e su come trovare la forza per scelte coraggiose. Ma in fondo, la domanda centrale che i giovani fanno al Papa è quella che costituisce il tema di questa Gmg: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”, tratta dal Vangelo letto durante l’incontro. Nessuno di noi può immaginare cosa sia la vita eterna perché fuori dalla nostra esperienza, spiega il Papa, ma l’essenziale è non buttare via la vita che abbiamo. Come vivere la vita in pienezza è la domanda anche del giovane ricco. Per fare questo è importante prima di tutto conoscere Dio, dice Benedetto XVI. Quindi è centrale amare Dio e il prossimo:

     
    “I Dieci Comandamenti ai quali Gesù, nella sua risposta, accenna sono solo una esplicitazione del Comandamento dell’amore: sono – per così dire – regole dell’amore, indicano la strada dell’amore con questi punti essenziali: la famiglia come fondamento della società, la vita da rispettare come dono di Dio, l’ordine della sessualità, della relazione tra uomo e donna, l’ordine sociale e, finalmente, la Verità. Questi elementi essenziali esplicitano la strada dell’amore: come realmente amare e trovare la via retta”.

     
    C’è una volontà fondamentale di Dio che è identica per noi tutti, ricorda ancora, ma Dio poi ha un progetto preciso con ogni uomo nella totalità della storia e che ogni uomo deve trovare nelle sue circostanze. Ed è nel dono di sé che si trova la vita vera nelle diverse possibilità: nel volontariato, in una comunità di preghiera, in un movimento. Così la vita diventa forse non troppo facile, ma bella e felice.

     
    Ma come si può fare oggi esperienza dell’essere guardati con amore da Gesù? Questa esperienza si può fare, risponde Benedetto XVI. Prima di tutto, bisogna conoscere il Gesù dei Vangeli e poi conoscerlo con il cuore, parlare con lui nella preghiera. Ci vuole il cuore e la ragione. Quindi bisogna ascoltare la Parola di Gesù nella comunione con la Chiesa, impegnarsi per il prossimo e accostarsi ai Sacramenti. Così si fa esperienza dell’amore di Cristo e così appare anche a me lo sguardo di Gesù. A volte però – è la terza domanda rivolta al Papa – ci sono da fare delle rinunce che appaiono difficili. Come avere la forza di scelte coraggiose? Le rinunce, risponde Benedetto XVI, si fanno se hanno un perché, come gli atleti che si preparano alle Olimpiadi sapendo che vale la pena fare quegli sforzi. In ogni sport, professione, espressione artistica, l’arte di essere uomo esige delle rinunce, che ci aiutano a non cadere nell’abisso della droga, dell’alcool, della schiavitù del denaro, della sessualità, della pigrizia, che in un primo momento appaiono come libertà ma sono in realtà l’inizio di una schiavitù che diventa sempre più insuperabile:

     
    “Superare con queste rinunce la tentazione del momento, andare avanti verso il bene crea la vera libertà e rende preziosa la vita. In questo senso mi sembra che dobbiamo vedere che senza un ‘no’ a certe cose non cresce il grande ‘sì’ alla vera vita!”.

     
    In questo senso sono d’aiuto le figure dei santi: San Francesco, Santa Teresa, gente divenuta non solo libera, ma una ricchezza per il mondo. Ci aiuta la Parola di Dio, ricorda Benedetto XVI, la comunità ecclesiale, il movimento, il volontariato, persone che hanno fatto passi in avanti e che possono convincermi che questa è la strada giusta.

     
    Prima del discorso del Papa sono state ripercorse idealmente le Gmg con le musiche del coro diocesano e dell’orchestra di mons. Marco Frisina. Era il 1985 quando Giovanni paolo II convocò la prima Giornata mondiale della gioventù proprio a Roma. Da lì presero il via: Buenos Aires, Santiago de Compostela, Czestochowa, Denver e così via fino a Sydney in Australia, nel 2008. Per ripercorrere questi 25 anni di vita si sono anche alternate diverse testimonianze di persone che le hanno vissute: una coppia – lei spagnola, lui italiano – che si conobbero proprio nell’85 a Roma e che oggi hanno cinque figli. Ma anche quella dell’attrice Beatrice Fazi, che dopo un periodo di lontananza dalla fede nel 2000 vede i giovani a Roma provenienti da tutto il mondo e rimane colpita, sente quasi una promessa. Più tardi si avvicinerà alla Chiesa e comincerà un percorso di fede che la condurrà a sposarsi e essere madre di tre figli. Forte anche l’esperienza di Davide Martini, oggi diacono. Un incontro che è anche un appuntamento per tutti questi giovani in cerca di Cristo: a Madrid per la Gmg del 2011!

     
    (canto)

     
    E tanti erano i giovani presenti al venticinquesimo della Gmg. Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte da Marina Tomarro in Piazza San Pietro:

    R. – Penso che sia un evento molto importante: ho visto tanti giovani riuniti qui in Piazza San Pietro. Spesso si dice che oggi è difficile trovare cristiani, quando invece sono tanti i giovani che credono fermamente e vogliono portare la loro testimonianza: questo ci dà speranza.

     
    R. – Questa società pensa che noi giovani siamo soli, all’angolo, invece siamo presenti come realtà forte e il Papa ci ha dato l’opportunità di far vedere a noi stessi, a Roma e al mondo, che i giovani che credono nel Signore sono tanti e che il Signore è per noi il centro della nostra vita.

     
    D. – Il Papa vi ha chiesto di capire qual è il disegno che Dio ha per ognuno di voi. Tu come accogli questo invito?

     
    R. – Cercando, se non lo si è già, o comunque continuando in un cammino di fede, perché penso che senza la costanza di questa ricerca il tutto si risolva in un entusiasmo da fuoco di paglia, che poi potrebbe portare anche molte delusioni o a strade altrettanto sbagliate, perché sappiamo che le infatuazioni durano poco.

     
    R. – Sicuramente attraverso piccoli gesti quotidiani, facendo volontariato, ascoltando la Parola del Signore e sicuramente dicendo sì a Dio.

     
    R. – Penso che sia molto semplice: solamente dicendo un nostro sì al Signore con la nostra vita di tutti i giorni, per diventare esempio per i nostri coetanei e per tutto il mondo con cui ci interfacciamo ogni giorno.

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    Padre Lombardi e l’arcidiocesi di Monaco: dal “New York Times” solo mere speculazioni

    ◊   Il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi, interrogato da giornalisti a proposito di un nuovo articolo sul “New York Times”, con riferimento al periodo in cui il cardinale Ratzinger era arcivescovo di Monaco di Baviera, ha rinviato alla smentita pubblicata questa mattina in un comunicato dell’arcidiocesi di Monaco riguardo un caso di abusi su minori. “L’articolo del New York Times – sottolinea la nota – non contiene alcuna nuova informazione oltre a quelle che l’arcidiocesi ha già comunicato sulle conoscenze dell’allora arcivescovo sulla situazione del sacerdote H”. L’arcidiocesi di Monaco, prosegue il comunicato, “conferma quindi la sua posizione, secondo cui l’allora arcivescovo non ha conosciuto la decisione di reinserire il sacerdote H. nell’attività pastorale parrocchiale”. L’arcidiocesi “rifiuta ogni altra versione come mera speculazione” e ricorda che l’allora vicario generale, mons. Gerhard Gruber, “ha assunto la piena responsabilità della sua propria ed errata decisione, di reinserire” il sacerdote “nella pastorale parrocchiale”.

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    Mons. Betori sull'attacco al Papa: evidente manipolazione dei fatti per separare il popolo di Dio dai pastori

    ◊   Si moltiplicano da più parti gli attestati di solidarietà a Benedetto XVI dopo gli articoli del “New York Times” che cercano di coinvolgere il Papa nello scandalo degli abusi sessuali da parte di membri del clero. Un tentativo che viene respinto, dati alla mano, da testate cattoliche e non. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Colpire il Papa ad ogni costo. Anche a costo della verità. All’indomani dell’articolo del “New York Times” sul caso del prete pedofilo nel Wisconsin, da più parti - sulla stampa italiana e internazionale - si rileva il tentativo di strumentalizzare dolorose vicende per attaccare la figura e il Magistero di Benedetto XVI. “Nessun insabbiamento”, titola “L’Osservatore Romano” che denuncia “l’ignobile intento” di attaccare il Papa e i suoi collaboratori. Peraltro, sottolinea “Avvenire”, sono gli stessi documenti pubblicati dal quotidiano newyorkese a dimostrare che, mentre le autorità giudiziarie civili archiviarono il caso degli abusi di Lawrence Murphy, la Congregazione per la Dottrina della Fede portò avanti l’inchiesta. E ciò pur essendo stata informata dei fatti criminosi oltre 20 anni dopo che questi furono perpetrati.

     
    “Il ritmo delle rivelazioni – scrive Pierluigi Battista sul “Corriere della Sera” – si sta facendo troppo tambureggiante per non alimentare i sospetti di una crociata contro una Chiesa descritta come un ricettacolo di pedofili”. Il “reiterato tentativo di coinvolgere la stessa figura di Joseph Ratzinger”, scrive ancora Battista, “sembra troppo corale e insistito per non ravvisare un’atmosfera di ostilità dichiarata nei confronti dell’attuale Pontefice”. La Stampa offre, tra l’altro, un breve ritratto dell’ex arcivescovo Weakland, “grande accusatore” di Joseph Ratzinger sulla vicenda. Nel 2002, Weakland si è dovuto dimettere per essere stato accusato di violenza sessuale da uno studente di teologia.

     
    Il “Catholic News Service” osserva che il “New York Times” ignora il fatto che, “proprio per volontà del cardinale Ratzinger sono state stabilite nel 2002 nuove procedure per affrontare gli abusi da parte di sacerdoti, incluse misure per ridurli più facilmente allo stato laicale”. Non si può dunque criticare qualcuno per non aver applicato, nel 1998, anno in cui Lawrence Murphy è morto, delle misure approvate nel 2002. Sul “Telegraph”, Damian Thompson esprime forti riserve sulle conclusioni a cui arriva il “New York Times” e rileva “il tentativo disperato” dei nemici del Papa di coinvolgerlo nel caso degli abusi pedofili. Già qualche giorno fa, il vaticanista americano John Allen, ricordava alla Cnn che Benedetto XVI ha adottato una “politica di tolleranza zero” nei confronti della pedofilia, incontrando le vittime degli abusi ed esprimendo il proprio dolore e rammarico. Tutto sempre in prima persona.

     
    Una campagna mediatica vergognosa contro il Papa: è quanto denunciato in queste ore dalle Chiese locali di tutto il mondo ma anche da personalità della cultura e della politica di varia estrazione. Tra gli ultimi interventi quello dei vescovi francesi che, riuniti in plenaria a Lourdes, parlano di "attacchi sleali e indegni" che sfruttano gli "atti abominevoli perpetrati da un piccolo numero di sacerdoti". Ascoltiamo il commento di mons. Giuseppe Betori, arcivescovo di Firenze, al microfono di Sergio Centofanti:

    R. – Direi, innanzitutto, che siamo di fronte ad un’evidente manipolazione dei dati. Basta rileggere il modo con cui Avvenire ha ricostruito proprio quest’oggi le accuse che vengono portate dal New York Times, per capire come i fatti possano essere ricostruiti in maniera diametralmente opposta alle accuse, che vengono fatte al Santo Padre. Io qui posso portare quella che è la mia diretta esperienza di arcivescovo di una diocesi d’Italia che si è trovata a doversi confrontare con questo tipo di problematiche e che ha sempre trovato nella Congregazione per la Dottrina della Fede la massima attenzione e direi la massima severità di fronte al fenomeno. Non s’insabbiano queste cose nella Congregazione per la Dottrina della Fede, né al tempo in cui la responsabilità era dell’allora cardinale Ratzinger e dell’allora segretario Bertone, né ora che Joseph Ratzinger è il nostro Santo Padre Benedetto XVI e altri suoi collaboratori sono preposti a questo compito. Questo posso testimoniarlo. Lo stesso atteggiamento nel cosiddetto caso Cantini, che ha adottato l’arcidiocesi di Firenze, dimostra come neanche il vincolo della prescrizione abbia fermato la Santa Sede dal prendere posizione e dall’emettere una sentenza su questo caso molto, molto grave. Potendo contare su prove concrete, il caso è stato portato avanti fino ad arrivare ad una sentenza, che è stata una sentenza assai pesante.

     
    D. – In Africa ed Asia, i cristiani vengono crocifissi, bruciati, rapiti e uccisi. In Occidente alcune lobby scelgono la strada volterriana del “calunniate, calunniate, qualcosa resterà”…

     
    R. – Sono due fenomeni tra loro collegati, nel senso che ciò che è in gioco è la libertà della Chiesa. Però sono anche due fenomeni diversi tra di loro, perché l’uno, quello che vede la sofferenza di tanti nostri fratelli toccati nella loro stessa vita, attiene alla libertà del culto e alla possibilità della Chiesa di sussistere all’interno di una società. Qui, invece mi sembra che il mondo occidentale contesti alla Chiesa di essere un soggetto che abbia un ruolo all’interno della società. Quello che dà fastidio, mi sembra, è che la Chiesa sia un soggetto, come agenzia educativa, riconosciuto dalla gente per la sua autorevolezza, e questo dà fastidio a chi vorrebbe invece spadroneggiare in queste nostre società occidentali, senza alcuna remora e alcun riferimento etico. E’ importante secondo me non cedere alla strategia di chi vuole staccare il popolo dai pastori, perché il tentativo è chiaramente questo.

     
    D. – Già nella celebre Via Crucis del 2005, l’allora cardinale Ratzinger parlava della sporcizia nella Chiesa. Una delle frasi più dure di Gesù, “una macina appesa al collo”, è proprio contro chi scandalizza i più piccoli. Come affrontare questo momento di grande sofferenza per la Chiesa?

     
    R. – Innanzitutto ci vuole il realismo di cui appunto è testimone il Santo Padre, il realismo del riconoscimento che c’è un problema, che non è un problema della Chiesa, ma è un problema dell’educazione e tocca tutte le agenzie educative, quindi anche la Chiesa. E basterebbe un solo caso nella Chiesa per allarmare la Chiesa al massimo grado e di questo dobbiamo essere consapevoli. Dobbiamo, però, sfuggire a quell’enfatizzazione che i mass media vogliono dare al fenomeno, attribuendolo soltanto alla Chiesa e quindi con un chiaro atteggiamento anticattolico. Occorre, perciò, una grande presa di coscienza, che significa anche un impegno al discernimento nel momento formativo, quindi una grande opera di discernimento delle vocazioni.

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    Lotta alla miseria e sostegno alla vita nell'incontro del Papa con il presidente del Guatemala

    ◊   La lotta alla miseria e alla violenza criminale, il sostegno alla vita e alla formazione dei giovani. Sui questi binari, informa un comunicato della Sala Stampa vaticana, si è articolato il colloquio tra Benedetto XVI e il presidente della Repubblica di Guatemala, Álvaro Colom Caballeros, ricevuto questa mattina in udienza in Vaticano. “Durante i cordiali colloqui – si legge nella nota – sono state evidenziate le buone relazioni esistenti fra la Chiesa e lo Stato ed il particolare contributo che la Chiesa offre allo sviluppo del Paese. In seguito vi è stato uno scambio di opinioni sulla situazione internazionale, con speciale riferimento alle sfide poste dalla povertà, dalla criminalità organizzata e dall’emigrazione. Nel corso della conversazione – termina il comunicato – si è anche sottolineata l’importanza di promuovere la vita umana, fin dal momento del concepimento, ed il ruolo dell’educazione”.

    Dopo l’incontro con il Papa, il presidente guatemalteco si è intrattenuto, come da protocollo, con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e con l’arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati.

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    Padre Cantalamessa: le sofferenze di questo momento porteranno a una più grande purezza della Chiesa

    ◊   "Cristo soffre più di noi per l’umiliazione dei suoi sacerdoti e l’afflizione della sua Chiesa. Se lo permette, è perché conosce il bene che da essa può scaturire in vista di una maggiore purezza della Chiesa". Con queste parole, il predicatore pontificio, padre Raniero Cantalamessa, ha concluso questa mattina in Vaticano, alla presenza del Papa e della Curia Romana, la sua terza e ultima meditazione quaresimale, incentrata sulle tentazioni che possono mettere in crisi il sacerdozio. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    All’interno della Chiesa, come gli ultimi eventi dolorosamente stanno mostrando, c’è “necessità di una purificazione” a “partire dal clero”. Con la consueta schiettezza, accompagnata da toni di appassionata difesa della vocazione sacerdotale, padre Cantalamessa ha terminato il ciclo di meditazioni quaresimali di quest’anno, soffermandosi sulle tentazioni nelle quali può incappare un prete durante il suo ministero. A ispirare parte della riflessione del predicatore pontificio sono state le sette Lettere alle comunità cristiane contenute nel Libro dell’Apocalisse. In quella alla Chiesa di Smirne, ha detto, spicca fra l’altro l’appello alla fedeltà dei sacerdoti. E osservando come il termine “fedeltà” possa essere inteso nel duplice ordine di significato di “costanza, perseveranza”, ma anche di “lealtà, onestà e correttezza” – ovvero le qualità specifiche di un sacerdote – padre Cantalamessa ha osservato:
     
    “A questa fedeltà si oppone il tradimento della fiducia della Chiesa e di Cristo, la doppia vita, il venir meno ai doveri del proprio stato, soprattutto per quanto riguarda il celibato e la castità. Sappiamo per dolorosa esperienza quanto danno può venire alla Chiesa e alle anime da questo tipo d’infedeltà. E’ la prova forse più dura che la Chiesa sta attraversando in questo momento”.

    In quella a Smirne come nelle altre sei Lettere, ha spiegato padre Cantalamessa, vibra sotto sfumature diverse un unico appello alla conversione. In quella ai cristiani di Laodicea, Cristo è duro soprattutto con i tiepidi verso la fede. Ed è, ha commentato il predicatore francescano, “proprio la tiepidezza di una parte del clero, la mancanza di zelo e l’inerzia apostolica” a “indebolire la Chiesa più ancora degli scandali occasionali di alcuni sacerdoti”:

    “Non si deve generalizzare, per carità: la Chiesa di oggi è ricca di sacerdoti santi che compiono silenziosamente il loro dovere. In linea generale, chi conosce un po’ la storia della Chiesa sa che il livello del clero di oggi è molto migliore di quello di altre epoche della Chiesa. Un laico impegnato mi diceva con tristezza: ‘La popolazione del nostro Paese, negli ultimi 20 anni è cresciuta di oltre tre milioni di abitanti, ma noi cattolici siamo fermi al numero di prima. Qualcosa non va nella nostra Chiesa’. Conoscendo quel clero per aver predicato, sapevo che qualcosa non andava: la preoccupazione di molti di loro non erano le anime, ma i soldi e le comodità”.

    A sostegno di questa disamina senza giri di parole – che ha delineato per contrasto la sobrietà di gesti e parole che deve essere propria di un sacerdote – padre Cantalamessa ha portato l’esempio di Santa Teresa d’Avila che, nei suoi scritti, confessa di aver cercato di coniugare forzatamente per un certo tempo le cose di Dio con quelle del mondo, condannandosi in sostanza all’infelicità. Scriveva la grande mistica:

    “‘Cadevo e mi rialzavo, ma mi rialzavo così male che tornavo a cadere (...) Posso dire che la mia vita era delle più penose che si possano immaginare, perché non godevo di Dio né mi sentivo contenta del mondo. Quando ero nei passatempi mondani il pensiero di quello che dovevo a Dio me li faceva trascorrere con pena e quando ero con Dio mi venivano a disturbare gli effetti del mondo’. Molti sacerdoti penso potrebbero scoprire in quest’analisi il motivo profondo della propria insoddisfazione e scontentezza”.

    E proseguendo con la meditazione sulle altre possibili cause di crisi di una vocazione – dalla tentazione del denaro all’indifferenza verso le anime, barattata con la preferenza per le comodità – padre Cantalamessa ha riconosciuto alle aggregazioni ecclesiali di laici quelle capacità di zelo che talvolta difettano ai sacerdoti. Dobbiamo essere, ha esclamato, “modelli del gregge” e non i “padroni della fede”; poveri come lo fu il Santo Curato d’Ars; capaci di farsi scomodare dalle esigenze dell’apostolato non cedendo alla tentazione, ha insistito, di tenere Cristo “in libertà vigilata”: preghiera sì, “ma che non comprometta il riposo”, obbedienza a Dio che però “non abusi della disponibilità” del prete, castità che però non imponga la rinuncia “ad avere un’idea di ciò che succede nel mondo”. E rovesciando la frase di Cristo “io sto alla porta e busso”, ha soggiunto:
     
    “In noi sacerdoti Cristo non bussa per entrare, ma per uscire. Nel Battesimo abbiamo ricevuto lo Spirito di Cristo, ma può succedere che questo Spirito finisca per essere come imprigionato e murato dal cuore di pietra che gli si forma intorno, non ha la possibilità di espandersi e permeare di sé le facoltà, le azioni, i sentimenti della persona. Quando leggiamo la frase di Cristo: 'Io sto alla porta e busso', dovremmo perciò capire che Egli non bussa dall’esterno, per entrare, ma bussa dall’interno per uscire”.

     
    La meditazione, introdotta dalla citazione del lamento di Geremia, che disilluso del suo sacerdozio sceglie inizialmente di voltare le spalle a Dio, è stata conclusa da padre Cantalamessa con le parole che lo stesso Geremia scopre dentro di sé quando comprende che Dio non lo abbandonerà se lui sarà capace di convertirsi. E’ di questa consapevolezza, di questa solidità di fede, ha concluso il predicatore francescano, che il Papa e la Chiesa hanno bisogno in questa delicata e sofferta fase:

    “Quello che occorre, in questo momento, è un sussulto di speranza (...) Cristo soffre più di noi per l’umiliazione dei suoi sacerdoti e l’afflizione della sua Chiesa. Se lo permette, è perché conosce il bene che da essa può scaturire in vista di una maggiore purezza della Chiesa (…) L’invito di Cristo ‘Venite a me voi tutti che siete affaticati e oppressi e io vi ristorerò’ sappiamo che era rivolto in primo luogo ai discepoli, agli Apostoli che aveva intorno, e dunque oggi a noi sacerdoti. A noi dice: ‘Venite a me, a me, non a voi stessi, alle vostre risorse. Venite a me e troverete ristoro’”.

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    Altre udienze

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina anche il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, e il sig. Albert Edward Ismail Yelda, ambasciatore della Repubblica d’Iraq, in visita di congedo.

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    Messa del cardinale Bertone per i 90 anni della proclamazione della Madonna di Loreto, Patrona degli aviatori

    ◊   Nel vortice di troppe informazioni che deviano, si deve meditare sull'atteggiamento interiore della Vergine Maria che a Nazareth accolse l’annuncio dell’Angelo. E’ quanto ha affermato ieri il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, in occasione della Messa da lui presieduta nel Santuario di Loreto per il 90.mo anniversario della proclamazione della Madonna di Loreto, Patrona degli aviatori. Il cardinale Tarcisio Bertone ha sottolineato che l’impresa più grande per l’uomo non è tanto quella di conquistare lo spazio o di intraprendere ardite rotte aeree, ma di vivere con umiltà “al servizio gli uni degli altri, in famiglia, sul lavoro e in ogni altro ambiente”. Dio ha voluto porre la sua dimora in mezzo agli uomini. “C'è come una ‘gara’ in cui l'uomo gareggia con Dio per salire nel cielo, – ha detto il porporato - e Dio gareggia con l'uomo per scendere sulla terra”. “Al mito del volo – ha poi spiegato il cardinale segretario di Stato - corrisponde la rivelazione di un Dio che discende dal cielo, cioè dalla sua dimensione divina, per incontrare gli uomini, fare comunione con loro”. “Per questo - ha aggiunto - si abbassa fino a scomparire nell'infinitamente piccolo, diventando un punto dell’universo e della storia”. Osservando le cose da questa prospettiva, appare evidente che “il vero ‘volo’ l’ha fatto Dio”. Proprio questa vertiginosa discesa di Dio - ha affermato il porporato - è “al servizio della nostra ascesa”. Serve per far ‘volare’ l’uomo verso di Lui. “E’ come un’aquila che, per insegnare ai suoi piccoli a volare, deve lasciare per un po’ le grandi altezze e muoversi rasoterra”. “E’ l’amore, l’amore così come Gesù ce lo ha insegnato e comunicato nello Spirito Santo – ha concluso il cardinale segretario di Stato - che ci innalza verso la meta ultima del nostro viaggio terreno, che la Bibbia chiama un cielo nuovo e una terra nuova”. Per il 90.mo anniversario della proclamazione della Beata Vergine Maria di Loreto Patrona degli aviatori si succederanno fino al prossimo 10 dicembre momenti di riflessione, preghiera e studio. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L’incontro di Benedetto XVI con i giovani della diocesi di Roma per i 25 anni della Giornata mondiale della gioventù.

    L’intervento dell’arcivescovo Celestino Migliore all’Assemblea generale dell’Onu dal titolo «Una riforma dell’economia mondiale per lo sviluppo integrale di tutti».

    Nell’informazione internazionale, in primo piano la situazione in Vicino Oriente: Netanyahu non cambia rotta su Gerusalemme.

    Le norme sui delitti più gravi: la traduzione italiana del testo del motu proprio di Giovanni Paolo II «Sacramentorum sanctitatis tutela» e della lettera della Congregazione per la Dottrina della Fede «Ad exsequendam ecclesiasticam legem».

    L’inferno secondo il Nuovo Testamento: un articolo di Inos Biffi dal titolo «Il luogo del fuoco gelido».

    Cristianesimo e istituzioni nella «Caritas in veritate»: stralci dell’intervento del segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, Mario Toso, in occasione di un seminario alla Pontificia Università Lateranense.

    Flaubert e Tolstoj: Marco Beck rivisita gli itinerari artistici ed esistenziali dei due scrittori.

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    Oggi in Primo Piano



    I Legionari di Cristo chiedono perdono alle vittime degli abusi del loro fondatore

    ◊   Con un comunicato pubblicato oggi sui loro siti Internet, i Legionari di Cristo chiedono perdono ai minori vittime degli abusi sessuali e “a tutti coloro che sono stati lesi, feriti o scandalizzati per le riprovevoli azioni” del loro fondatore padre Marcial Maciel, morto due anni fa. Dopo le indagini avviate dalla Congregazione per la dottrina della Fede nel 2004 che hanno accertato le accuse, il sacerdote, per l’età avanzata e la cagionevole salute, non era stato sottoposto a processo canonico ma invitato ad una vita riservata di preghiera e penitenza e a rinunciare ad ogni ministero pubblico. Il servizio di Tiziana Campisi:

    “Riproviamo questi atti e tutti quelli contrari ai doveri di cristiano, religioso e sacerdote nella vita del padre Maciel e affermiamo che non corrispondono a quello che ci sforziamo di vivere nella Legione di Cristo e nel Regnum Christi”. Si esprimono così i Legionari di Cristo nel comunicato stampa firmato ieri e pubblicato oggi con il quale manifestano “dolore e rammarico” per quanti sono stati danneggiati dalle azioni del loro fondatore.

     
    “Partecipiamo alla sofferenza che questo scandalo ha causato alla Chiesa e ci affligge e ci addolora profondamente", scrivono. "Vogliamo chiedere perdono a tutte quelle persone che lo hanno accusato nel passato e alle quali non si diede credito o non si seppe ascoltare perché - affermano - in quel momento non potevamo immaginarci questi comportamenti”. “Chiediamo perdono – proseguono i Legionari – anche ai nostri familiari, amici, benefattori e a tutte le persone di buona volontà che hanno potuto sentire che sia stata ferita la loro fiducia”.

     
    Le gravi sanzioni canoniche per padre Maciel sono arrivate dopo gli accertamenti della Congregazione per la Dottrina della Fede. Abusi a danni di seminaristi minori, comportamenti disdicevoli e relazioni con donne dalle quali sono nati tre figli: questi in sintesi i peccati del fondatore dei Legionari di Cristo. Dopo la visita apostolica disposta da Benedetto XVI un anno fa, i religiosi ora si impegnano ad andare incontro a tutti coloro che sono stati lesi e ad agire “secondo i principi di giustizia e carità cristiane” lì dove dovessero emergere condotte colpevoli. Si impegnano inoltre a pregare e chiedono preghiere per espiare le mancanze del loro fondatore e si propongono di “consolidare i fondamenti, la formazione e la vita quotidiana dei Legionari di Cristo e dei membri del Movimento Regnum Christi”.

     
    “Dio nei suoi misteriosi disegni – si legge nel comunicato – ha scelto padre Maciel come strumento per fondare la Legione di Cristo e il Movimento Regnum Christi e ringraziamo Dio per il bene che ha compiuto. Allo stesso tempo accettiamo con dolore che davanti alla gravità delle sue mancanze, non possiamo guardare la sua persona come modello di vita cristiana o sacerdotale”.

     
    Quindi i Legionari di Cristo richiamano l’esempio di Cristo “che condanna il peccato ma cerca di salvare il peccatore”, affidando il loro fondatore alla misericordia di Dio. “Affrontiamo il futuro con speranza sicuri che le nostre vite si appoggiano unicamente su Dio", affermano i Legionari di Cristo. Confidiamo pienamente in Lui e nell’onnipotenza del suo amore che, come dice San Paolo, ‘fa concorrere tutte le cose per il bene di coloro che lo amano’ (Rm 8,28). Sappiamo, aggiungono, che "in questo cammino conteremo sull’assistenza dello Spirito Santo e la materna guida della Chiesa. Il nostro obiettivo, come individui e come istituzione, è amare Cristo, vivere nel suo Vangelo ed estendere per il mondo il suo Regno di pace e d’amore. Siamo coscienti che, per ottenere ciò, abbiamo bisogno di un costante rinnovamento, personale e comunitario, nella fedeltà alla tradizione della vita consacrata con il fine di servire meglio la Chiesa e la società”.

     
    I Legionari concludono il loro comunicato con una serie di propositi volti, in particolare, a fare la verità sulla loro storia, a “vigilare sull’applicazione delle verifiche e delle procedure amministrative a tutti i livelli e continuare ad applicare un adeguato sistema di verifiche” e ad accogliere “con obbedienza filiale le indicazioni e le raccomandazioni del Santo Padre frutto della Visita Apostolica”, impegnandosi a metterle in pratica.

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    Elezioni regionali in italia: il commento del direttore di Avvenire

    ◊   Si chiude oggi in Italia la campagna elettorale in vista del voto di domenica prossima 28 marzo e lunedì 29: si svolgeranno le elezioni in 13 regioni, 4 province e 463 comuni. Sul contesto generale di questo voto Luca Collodi ha intervistato il direttore del quotidiano cattolico Avvenire, Marco Tarquinio:

    R. - Il voto amministrativo si presenta in un clima generale piuttosto teso, in un quadro segnato da profonde tensioni istituzionali tra il governo, il presidente del Consiglio e la Magistratura, con un capo dello Stato impegnato ad abbassare i toni, con un’attenzione ai temi che riguardano la vita della gente e i compiti concreti amministrativi delle Istituzioni per le quali si sta per votare offuscati da altre tematiche. E con una paradossale incapacità di riconoscere questi stessi temi. Prova ne è stata anche la polemica, a mio avviso ingiusta, che ha accompagnato - da parte di alcuni settori del mondo politico e del mondo dei mass-media - il presidente della Cei nel momento in cui ha indicato alcuni grandi valori di riferimento ai credenti, alle persone di buona volontà che si apprestano ad andare alle urne. Qualcuno ha voluto vedere un’ingerenza basata su teorie e non su problemi pratici. Anche il tema dell’aborto, che è stato toccato, è infatti uno dei grandi temi che sono dentro i compiti amministrativi di una Regione.

    D. - Quali sono le sfide per i cattolici?

    R. - Sono quelle, come sempre, di conoscere bene il profilo dei candidati. Quindi, persone che si candidano a guidare un territorio e a segnare un’azione politica che finirà per incidere sulla vita di famiglie e comunità. Secondo punto è guardare con grande attenzione a quelli che sono i programmi. Ecco l’importanza del richiamo ai valori di riferimento che consente di separare il grano dal loglio. Terzo, credo che ci debba essere da parte dei cattolici una grande capacità di mettersi al servizio. So che anche in questa tornata elettorale molte persone impegnate nelle comunità cristiane hanno accettato di mettersi in gioco, come candidati a vari livelli, comuni compresi. Credo che sarà importante guardare a queste persone e chiedere a loro conto della loro speranza, del perché fanno quello che fanno in politica e perché intendono essere punto di riferimento anche della comunità dei cattolici più impegnati.

    D. - Perché in elezioni amministrative è importante la riflessione sui valori non negoziabili?

    R. - Perché in una società civile non possiamo pensare che senza valori fondativi sia possibile costruire giustizia, sia possibile realizzare equità, sia possibile garantire i diritti di tutti. Se non si parte da un’idea vera della dignità della persona umana, non si capisce tutto il resto. Se non si accetta, dal nostro punto di vista, il valore fondante del rispetto della vita, della vita umana, non si riesce ad articolare compiutamente nessun altro valore forte. In questo c’è stato anche un fraintendimento da parte di alcuni, fino al punto di creare un corto circuito informativo. Mi riferisco al fatto che qualcuno ha voluto leggere nelle parole del cardinale Bagnasco fasi successive con un presunto attacco e una presunta ritirata, cioè prima porre il problema della vita poi aggiungere altri valori di riferimento. Il discorso è molto chiaro, viene dal Magistero e dall’illuminante contributo della Dottrina sociale della Chiesa. Sul fondamento del rispetto della vita umana, si costruiscono gli altri valori ad iniziare dal rispetto al lavoro, dalla ricerca del bene comune, al rispetto per gli immigrati, al contrasto della malavita organizzata e via dicendo...

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    L'amore nella visione cristiana al centro del Forum dei giovani a Rocca di Papa

    ◊   Proseguono i lavori del X Forum Internazionale dei Giovani a Rocca di Papa. Oggi si è parlato della visione cristiana della sessualità e dell’amore, inteso come una comunione feconda. Ha seguito per noi i lavori Davide Dionisi:

     
    Dopo l’incontro di ieri sera con il Santo Padre, sono ripresi questa mattina i lavori del X Forum Internazionale dei giovani. Attraverso conferenze, testimonianze e interventi dei delegati, si parla oggi di “Amore: una comunione feconda”. Interamente dedicato alla visione cristiana della sessualità, l’argomento è stato affrontato da diverse coppie sposate provenienti da Rwanda, Italia, Canada, Francia, Filippine ed Irlanda. Proprio del rapporto tra i giovani e il matrimonio si era già occupato, nei giorni scorsi, mons. Tony Anatrella, psicanalista, consultore del Pontificio Consiglio per la Famiglia e del Pontificio Consiglio per la Salute. Secondo il presule, nella cultura contemporanea, l’idea dell’amore nei giovani è sentita come “approccio globale nei confronti dell’altro o dell’altra, all’interno del quale le emozioni, i sentimenti e la sessualità vengono vissuti in contraddizione con una dimensione prettamente relazionale”. Obiettivo dell’educazione cristiana è quello di aiutare i giovani a vivere l’amore in modo diverso. Sempre secondo mons. Anatrella, il divorzio destabilizza profondamente la società e genera disagi, soprattutto tra i minori. Troppi sono i bambini cresciuti in una società che ha consentito lo scioglimento delle coppie con estrema facilità. La Chiesa ha un ruolo strategico in questo senso, soprattutto durante la fase di preparazione al Sacramento: deve sostenere i giovani aiutandoli nelle loro scelte ed anticipando quelle che sono le problematiche che saranno chiamati ad affrontare. Presente ai lavori di oggi mons. Jean Lafitte, segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, che si è soffermato sugli effetti della rivoluzione sessuale nel contesto della tavola rotonda intitolata “Le derive della sessualità oggi”:

     
    “Ho voluto fare una descrizione e un’interpretazione di tutte le riforme essenziali che vediamo nelle legislazioni di tutti i Paesi da circa 80 anni. E' necessario che i giovani siano realisti, lucidi, che possano anche interpretare le notizie - talvolta ideologiche - che ricevono attraverso molti mass media. Non devono scoraggiarsi, perché anche in un contesto ideologico, in un contesto culturale non favorevole ai valori tradizionali, etici familiari e spirituali, attorno all’amore umano, un giovane che oggi si trova immerso in questo contesto ha sempre la possibilità di fare uso della propria libertà personale”.

     
    Questa sera la Croce delle Giornate Mondiali della Gioventù salirà a Rocca di Papa. Con essa, i delegati di tutto il mondo presenti al Forum, vivranno una veglia di preghiera.

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    Chiesa e Società



    India: sacerdote in carcere senza prove

    ◊   Sono giorni di vero e proprio calvario per la Chiesa indiana che si trova a subire un nuovo attacco giudiziario fomentato da gruppi fondamentalisti indù. L’ennesimo caso di persecuzione arriva dalla Stato del Madhya Pradesh, dove la Corte di giustizia ha rifiutato di fissare una cauzione per padre Thomas Philip, sacerdote e rettore del seminario minore di Santa Teresa. I giudici ritengono il presbitero implicato nel suicidio del giovane Venu Kumar. Il sacerdote è anche accusato di aver cercato di convertire Kumar, di religione indù, al cristianesimo. Secondo la Chiesa locale si tratta di una montatura. Le accuse sono state lanciate dal padre del seminarista che ha dichiarato ai media di aver mandato il figlio a studiare in seminario nonostante non fosse cristiano. Secondo l’uomo, che si è recato a Bhopal insieme a uno dei leader del Vishwa Hindu Parishad – movimento paramilitare che predica il ritorno alla purezza induista dell’Unione - il suicidio sarebbe dovuto ai tentativi di conversione sul ragazzo. L’arcivescovo di Bhopal, mons. Leo Cornelio, ha detto ad AsiaNews che “l’arresto del rettore del seminario, padre Thomas Philip, ha infuso nuova fede nel clero e nei fedeli”. In questo periodo di Quaresima, il Cristo crocifisso è visibile. “Nel nostro Stato - ha aggiunto il presule - è in corso una cospirazione su larga scala contro la Chiesa cattolica”. Dietro questa cospirazione - spiega mons. Leo Cornelio - “ci sono le forze della destra nazionale, che tentano in ogni modo di screditare il buon lavoro della Chiesa. Ma continuiamo a trovare gioia e speranza nella nostra fede”. D’altra parte, sottolinea il presule, “le accuse che ci muovono sono sempre legate alle conversioni. Queste persone non riescono a vedere il buon lavoro che la Chiesa fa nel campo dell’educazione, della sanità e dei servizi sociali; non vogliono ammettere come abbiamo aiutato generazioni intere di persone, senza interesse per la casta o il credo. Ci accusano su basi false e prefabbricate. Ma è anche triste notare che, nella loro furia contro di noi, smettono di servire il loro popolo”. Fortunatamente, conclude l’arcivescovo di Bhopal, “queste prove non ci scoraggiano, ma anzi ci aiutano a rinforzare la nostra unità. Il desiderio di testimoniare la verità, che rende liberi, ci permette di continuare”. (M.G.)

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    Nigeria. L’arcivescovo di Jos: è la politica e non la religione ad alimentare le violenze

    ◊   “È la politica piuttosto che la religione a innescare da anni le violenze. È ora di liberare la religione dalle manipolazioni di persone che quando falliscono politicamente, usano la religione come scusa per il loro fallimento”. E’ quanto ha affermato mons. Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Jos, durante la Messa di suffragio per le vittime di massacri nello Stato di Plateau, celebrata lo scorso 19 marzo a Bukuru, in Nigeria. “Musulmani e cristiani – ha spiegato il presule le cui parole sono state riprese dalla Fides - un tempo vivevano in amicizia, in amore e in armonia; ora prendono le armi gli uni contro gli altri”. In questo scenario si teme che la situazione possa peggiorare: “Alcuni cristiani - ha osservato mons. Kaigama - ritengono che il dialogo potrebbe risolverla, altri preferiscono lo scontro violento”. “Anche tra i musulmani – ha aggiunto il presule - vi sono quelli che usano un linguaggio duro; quelli che invece sono a favore di un negoziato, sono accusati di essere dei traditori”. “La crisi del 17 gennaio – ha affermato inoltre l’arcivescovo di Jos - ha distrutto quasi tutto il lavoro svolto per sviluppare rapporti di buon vicinato e di rispetto religioso”. Ha aggravato, in particolare, le disparità etniche e religiose e ha incoraggiato “una cultura della violenza”. L’auspicio – ha concluso mons. Kaigama - è che cristiani e musulmani siano in grado di superare “meschini pregiudizi religiosi” lavorando per la pace. La regione di Jos è da tempo teatro di drammatici conflitti: nello scorso mese di gennaio, almeno 300 persone sono morte in seguito a violenti scontri. Attualmente, nella città di Jos è in vigore il coprifuoco notturno e dal tramonto all’alba le strade sono pattugliate dai militari. Ma la misura di sicurezza, decisa dalle autorità nigeriane, non è servita a fermare nuove violenze. La natura degli scontri è soprattutto sociale e politica e ruota attorno al delicato problema della proprietà della terra, contesa tra pastori, tradizionalmente nomadi e musulmani, e contadini stanziali, in maggioranza cristiani. I cristiani si riconoscono nel 'People's Democratic Party', formazione attualmente al potere. 'L'All Nigeria People's Party' è invece il partito di riferimento per i musulmani. Diversi osservatori sottolineano che politici locali e nazionali usano la loro influenza per aizzare l’una o l’altra parte, in base ai propri interessi politici. Lo Stato di Plateau, di cui Jos è la capitale, è il simbolo di questo conflitto: si trova esattamente al centro del Paese e rappresenta la cerniera tra il nord, a maggioranza musulmana, e il sud, abitato prevalentemente da cristiani. (A.L.)

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    Repubblica Ceca: documento dei vescovi a tutela della vita

    ◊   “La libertà e l'uguaglianza diventano sempre più una preoccupazione prioritaria della società. Ma la libertà non può essere separata dalla responsabilità e il principio dell'uguaglianza deve essere prima di tutto orientato al diritto alla vita di ciascun essere umano, dal concepimento alla morte naturale”. Così mons. Vojt ch Cikrle, vescovo delegato per la famiglia della Conferenza episcopale ceca, in un documento diffuso ieri in occasione della Festa dell'Annunciazione, adottata dai presuli cechi come “Giornata del rispetto per la vita concepita”. In un mondo segnato da “terrorismo, droghe, guerre e minacce ecologiche, sembra che la vita umana perda il suo valore”, si legge nel documento ripreso dal Sir. “La Chiesa non può rinunciare al suo dovere di stare dalla parte della vita”, affermano ancora i vescovi, rallegrandosi per il fatto che anche la carta costituzionale della Repubblica Ceca sancisce la tutela della vita già prima della nascita. “Pertanto, non possiamo accettare che alla qualità della vita venga attribuita maggiore importanza rispetto alla vita stessa”. “Al bambino disabile o alla persona ammalata incosciente - si legge infine nel documento - non può essere negato il diritto di vivere”. (M.G.)

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    Nuova campagna della Chiesa in Spagna per aiutare le donne a non abortire

    ◊   Tendere la mano alle donne in gravidanza e in difficoltà. E’ l’obiettivo della nuova campagna di comunicazione dei vescovi spagnoli presentata in occasione della Giornata per la Vita dal segretario generale della Conferenza Episcopale, mons. Juan Antonio Martínez Camino, vescovo Ausiliare di Madrid. Agli oltre 1.300 cartelloni pubblicitari e ai sei milioni di volantini informativi che verranno distribuiti in tutto il Paese, i presuli hanno aggiunto quest’anno una pagina web con l’elenco delle diverse istituzioni che prestano aiuto alle donne incinte per evitare che abortiscano. Durante la presentazione di questa campagna, mons. Camino ha assicurato che, in occasione della nuova legge sull’aborto, la Chiesa metterà a disposizione le diverse istituzioni già impegnate a sostenere le madri in difficoltà. “Essere contro l’aborto non significa essere contro le donne e le madri”, ha aggiunto mons. Camino. Nell’elenco della pagina web dell’episcopato sono incluse anche associazioni civili molto conosciute come Red Madre, Provida o Adevida. “La Conferenza Episcopale – ha concluso mons. Camino - non va contro nessuno”. Sostiene coloro che hanno “il diritto di nascere” ed è a favore “delle madri che hanno il diritto di ricevere il sostegno statale”. E’ anche a favore “di una società che ha il diritto di avere leggi giuste”. Lo slogan della campagna – ricorda infine l’agenzia Fides - è “¡Es mi vida! Está en tus manos” e l’immagine simbolo dell’iniziativa è quella di un neonato sostenuto dalle mani dei genitori. (A.L.)

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    L’Onu approva una risoluzione contro la discriminazione delle minoranze religiose

    ◊   Il Consiglio per i diritti umani dell’Onu ha approvato ieri una risoluzione che condanna la diffamazione e la discriminazione delle minoranze religiose. Il documento, proposto dal Pakistan a nome dell’Organizzazione della conferenza islamica (Oci), sottolinea che “il rispetto per la diversità culturale, etnica, religiosa e linguistica è essenziale per la pace globale e la comprensione tra i popoli”. Le manifestazioni di intolleranza e i pregiudizi etnici e religiosi – si legge nel testo ripreso dalla Misna - sono “fonte di odio e violenza fra le nazioni”. Evidenziando l’importanza del ruolo dell’istruzione nella promozione della tolleranza, “che comporta l’accettazione dell’altro e il rispetto per la diversità”, il documento rileva con profonda preoccupazione l’intensificarsi dell’incitamento all’odio religioso. In particolare sono aumentati i casi di discriminazione “delle minoranze musulmane in seguito dei tragici eventi dell’11 settembre del 2001”. Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite ha approvato anche un’altra risoluzione nella quale si chiede al governo israeliano e alle autorità palestinesi di applicare le raccomandazioni del rapporto 'Goldstone'. Si chiede, in modo specifico, di procedere con indagini credibili su presunti crimini di guerra commessi durante l’offensiva israeliana denominata ‘Piombo Fuso’. L’operazione militare, condotta nel 2008 nella Striscia di Gaza, ha causato la morte di oltre 1440 persone. Il Consiglio per i diritti umani dell’Onu si è infine soffermato sul grave impatto della crisi finanziaria mondiale per la sicurezza alimentare. In una risoluzione approvata dal Consiglio, viene ricordato l’obbligo per ogni Paese di promuovere e garantire il diritto all’alimentazione di ogni cittadino. Nel mondo sono almeno due miliardi le persone sotto-alimentate o che soffrono di malnutrizione acuta. (A.L.)

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    L’acqua inquinata, killer silenzioso ogni anno per oltre 1,8 milioni di bambini nel mondo

    ◊   Ogni 20 secondi un bambino muore per una malattia legata all’acqua inquinata. Ogni anno perdono la vita oltre 1,8 milioni i bambini con meno di cinque anni per aver ingerito acqua contaminata. E’ quanto emerge dall’ultimo rapporto del Programma Ambientale delle Nazioni Unite. Nello studio, ripreso dall’Agenzia Fides, si sottolinea inoltre che ogni giorno milioni di tonnellate di rifiuti solidi vengono scaricati nei sistemi idrici inquinando l’acqua e favorendo la diffusione di malattie. Circa il 90% dei casi di diarrea, che provocano la morte di 2,2 milioni di persone ogni anno, sono provocati dall’acqua non potabile e da scarsa igiene. Oltre il 50% dei casi di malnutrizione è in genere associato ad infezioni intestinali. Circa 900 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile e almeno 2.6 miliardi di uomini e donne non hanno accesso alla sanità di base. Nel sudest asiatico e nell’Africa subsahariana si registra il tasso più elevato di popolazione senza sanità di base. (A.L.)

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    Africa: si allarga il fronte dell’impegno contro la tratta di esseri umani

    ◊   A sette anni dall’entrata in vigore, il Protocollo di Palermo sul traffico di esseri umani è stato ratificato da 43 Paesi africani. Il punto sugli obiettivi raggiunti e i futuri traguardi è stato fatto da Joy Ezeilo, relatrice speciale dell’Onu, in occasione della presentazione ad Abuja in Nigeria, della campagna contro la tratta delle persone nella regione dell’Africa Occidentale. L’esponente delle Nazioni Unite ha suggerito l’adozione di strategie regionali per arginare le cause alla base del fenomeno, fra le quali la povertà, la disoccupazione e la disuguaglianza sociale. La relatrice - rende noto la Misna - ha anche ricordato l’approvazione, nei giorni scorsi in Senegal, di una legge che definisce la schiavitù e la tratta degli esseri umani “crimini contro l’umanità”. Tale norma prevede, tra l’altro, l’istituzione di una giornata nazionale per commemorare le vittime della schiavitù e programmi d’insegnamento nelle scuole. Entrato in vigore nel 2003 il Protocollo di Palermo, città dove il documento fu approvato e firmato tre anni prima, sollecita la prevenzione e la soppressione del traffico di esseri umani, in particolar modo di donne e bambini. Si tratta di un documento addizionale alla Convenzione contro il crimine transnazionale organizzato. (M.G.)

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    Niger: centri sanitari al collasso

    ◊   In Niger almeno 200 mila bambini bisognosi di assistenza per la malnutrizione, dovuta ai cattivi raccolti che hanno messo due milioni di persone a rischio carestia, non trovano adeguate cure sanitarie. Secondo quanto riporta l’agenzia Fides, oltre la metà della popolazione del Paese africano (7.8 milioni di persone) ha utilizzato quasi tutta la riserva di cibo del raccolto più recente. Mancano ancora sei mesi per quello nuovo. La situazione potrebbe quindi aggravarsi. Dall’inizio dell’anno al 19 marzo, sono morti almeno 55 bambini a causa della malnutrizione. I centri per il trattamento della malnutrizione hanno visto aumentare i casi del 50% in parte per i cambiamenti di disposizioni internazionali e in parte per i raccolti insufficienti. Ad oggi, delle 812 strutture sanitarie che si occupano di malnutrizione infantile, 382 sono sostenute da Ong internazionali e locali. Circa il 15% dei bambini monitorati nella regione di Zinder a giugno del 2009 risultava sottopeso. A Diffa, nella regione più occidentale del Niger, oltre il 17.4% soffre di malnutrizione acuta. Dopo l’ultima crisi agricola, che ha colpito il Paese nel 2004, le Ong internazionali si sono impegnate a tutelare i bambini denutriti. In risposta all’emergenza, nel 2006 il governo ha elaborato alcuni programmi a favore dell’assistenza sanitaria. La mancanza di personale qualificato, di farmaci e di integratori alimentari terapeutici ha bloccato tutto. (M.G.)

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    Febbre dengue: è allarme in America Latina

    ◊   Torna ad essere alto l’allarme dengue in tutta l’America Latina. Secondo l’Organizzazione panamericana della Sanità (Ops) il 2010 sarà un “anno complicato” per la lotta contro il terribile ceppo di febbre malarica. Secondo dati resi noti dall’Ops, e riprese dalla Misna, fino all’inizio di marzo si sono già registrati almeno 146.000 casi. Di questi 79 si sono rivelati mortali. Si è registrato un netto aumento rispetto al primo trimestre del 2009 quando a fronte di 79.000 casi di contagio si erano contati 26 decessi. Le preoccupazioni degli esperti si basano soprattutto sui fattori climatici come il fenomeno del ‘Niño’ e la crescita delle temperature medie che favoriranno la diffusione della zanzara che trasmette il virus. Al momento, il Paese più colpito è il Brasile con 21 decessi ed una crescita dei malati del 109% rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Preoccupante anche la situazione in Colombia (22 morti e 28.000 casi) e in Venezuela (16.000 casi). Nel confermare l’allarme dell’Ops, l’ex-ministro della Sanità venezuelano, José Oletta, ha sottolineato che in Venezuela si nota da alcuni anni “un preoccupante schema iperendemico, che vede ogni anno aumentare il numero dei casi”. Quasi sradicata all’inizio degli anni ’70 dal Continente, la dengue - malattia virale trasmessa dalla zanzara ‘aedes aegypti’; in alcuni casi, se trascurata, può portare alla morte - interessa ormai oltre 30 Paesi latinoamericani che soffrono picchi epidemici sempre più gravi. (M.G.)

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    Earth Hour: domani sera un’ora senza luci per aiutare il pianeta

    ◊   Spegnere le luci per un’ora sabato notte tra le 20.30 e le 21.30, ora locale di qualsiasi zona geografica del mondo. È quanto propone la campagna del Wwf “Earth Hour”, che ha raccolto l’adesione dell’Onu. L'obiettivo è di dimostrare il proprio impegno nell’azione contro il cambiamento climatico. Il segretario Generale delle Nazioni Unite Ban Ki-moon ha definito l’iniziativa “al contempo un avvertimento e un segnale di speranza”. “Spegnendo le luci non essenziali per un’ora, le persone prenderanno parte ad una manifestazione simbolica che può ispirare quel cambiamento di cui abbiamo urgente bisogno”. “Mentre guardiamo le luci spegnersi da un continente all’altro – si legge nel comunicato - riflettiamo sulla fragilità e l’importanza del nostro patrimonio naturale”. Il messaggio della campagna Earth Hour è semplice: “Il cambiamento climatico - ha osservato Ban Ki-moon - è motivo di preoccupazione per ognuno di noi. Le soluzioni sono nelle nostre mani e sono pronte ad essere applicate dai singoli, dalle comunità, dalle aziende e dai governi in tutto il mondo”. Spegnendo le luci nel quartier generale di New York e in altri uffici, le Nazioni Unite si aggiungono ad altre prestigiose organizzazioni presenti in tutto il mondo. Secondo gli organizzatori dell’evento hanno partecipato all’Earth Hour del 2009 centinaia di milioni di persone in 4.088 città di 88 Paesi. Per quest’anno il Wwf spera di coinvolgere più di un miliardo di persone nel mondo, in oltre 6.000 città. (M.G.)

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    Brasile: entrano nel vivo i preparativi per la Campagna missionaria

    ◊   Sono entrati nel vivo i preparativi della Campagna missionaria in Brasile. Il 22 marzo, presso la sede delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) a Brasilia la Commissione di Coordinamento della Campagna ha iniziato a pianificare la diffusione dell'iniziativa in tutto il Paese. Secondo le informazioni pervenute all’Agenzia Fides, il lavoro è coordinato dal direttore nazionale delle Pom, Padre Daniel Lagni, in collaborazione con i rappresentanti delle realtà missionarie della Chiesa in Brasile. Per l'occasione, il sacerdote verbita Cirene Kuhn, direttore della Verbo Films, ha presentato il quinto capitolo dei nove che compongono un libro e un Dvd per l’animazione missionaria. Secondo padre Savio Corinaldesi, segretario della Pontificia Unione Missionaria brasiliana, "la campagna non può perdere di vista l'obiettivo principale di mostrare la dimensione universale della missione, portando i cristiani a guardare fuori delle proprie frontiere". In questo senso, presentando il tema "Missione e condivisione" (“Missão e Partilha”) la campagna mette in evidenza la sensibilità che i cristiani dovrebbero mostrare verso la missione Ad Gentes. Quest’anno si è aggiunto alla Campagna missionaria anche un appello per la Settimana missionaria in Amazzonia, in programma nell'ultima settimana di ottobre. Negli ultimi dieci anni le offerte della Giornata Missionaria Mondiale in Brasile sono passate da R$ (real brasiliano) 1,753,861.68 nel 1999, a circa R$ 6 milioni nel 2009. Tuttavia il contributo non raggiunge neanche la cifra di cinque centesimi per cattolico residente nel Paese. Presto sarà pubblicato il poster ufficiale della Campagna 2010, che in linea con la Campagna di Fraternità ha come tema "Missione e Condivisione" e il motto "Ascolta il grido del mio popolo" (Es. 3,7b). I sussidi della Campagna saranno inviati a tutte le diocesi del Brasile e allo stesso tempo saranno disponibili per il download sul sito www.pom.org.br. (M.G.)

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    Inghilterra: una settimana in pellegrinaggio per prepararsi alla Pasqua

    ◊   Al via da domani “Student Cross”, il più antico pellegrinaggio del Regno Unito. Oltre 250 persone di tutte le età partiranno da varie parti d'Inghilterra in dieci gruppi e cammineranno fino al 2 aprile, venerdì santo, quando si riuniranno nel santuario mariano di “Our Lady of Walsingham”, nel Norfolk, nord est di Inghilterra, per celebrare la Pasqua. I pellegrini porteranno per tutti gli oltre 190 km di cammino una croce di legno a grandezza naturale. Al pellegrinaggio partecipano cristiani di tutte le denominazioni e anche non credenti. Dave Stanley, uno dei promotori, spiega al Sir: “Il pellegrinaggio è una esperienza intensa e arricchente. Ha più significato oggi rispetto al passato per chi è pronto ad affrontare le sue sfide”. “Andare in pellegrinaggio è un modo per tornare all’essenziale – aggiunge Dave Stanley - esaminare le domande ultime della vita e considerare che cosa è davvero importante”. “Student Cross - afferma infine Dave Stanley - permette alle persone di ripensare la loro vocazione e a come Dio può entrare nella loro vita. Offre un modo unico di celebrare la Pasqua”. (M.G.)

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    Primo pellegrinaggio “Fuori le sbarre” promosso dalla Comunità Papa Giovanni XXIII

    ◊   Unire i detenuti e il resto dei fedeli attraverso la preghiera. È quanto prevede il pellegrinaggio “Fuori lo Sbarre”, manifestazione promossa dalla Comunità Papa Giovanni XXIII. La partenza è prevista domani alle ore 7 dal piazzale del carcere di Rimini per raggiungere. Detenuti e fedeli raggiungeranno poi il santuario della “Madonna di Bonora” di Montefiore Conca dopo 35 km di cammino, passando attraverso altri santuari e ad alcune realtà d’accoglienza, in particolare la “Casa Madre del Perdono”. Questa realtà, riferisce al Sir la Comunità Papa Giovanni XXIII, “attualmente accoglie 15 detenuti comuni che svolgono un percorso educativo personalizzato in cui, riconoscendo che ‘l’uomo non è il suo errore’, come diceva don Oreste, si possa passare concretamente dalla certezza della pena alla certezza del recupero”. I partecipanti “imploreranno Dio affinché intervenga nella soluzione dell’attuale drammatica situazione carceraria nazionale e a sostegno di quanti, a vario titolo, sono coinvolti nell’universo penitenziario”. “Pregheranno anche per le quattordici persone che si sono suicidate in questi primi tre mesi dell’anno”. Al ministro Alfano la richiesta di “sostenere le realtà che si impegnano sul piano educativo anche con un riconoscimento economico affinché invece di costruire carceri nuove, ci si impegni tutti insieme a formare uomini nuovi”. (M.G.)

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    Lanciato il sito della Chiesa cattolica per i Campionati mondiali di calcio

    ◊   “L’obiettivo di questo sito non è solo di dare informazioni ai tifosi, ma soprattutto di non perdere l’opportunità di parlare della Chiesa in Sudafrica e del lavoro straordinario che fa qui per i più poveri”. E’ quanto afferma all’Agenzia Fides Antoine Soubrier, giornalista francese responsabile del sito www.churchontheball.com promosso dall’Ufficio per le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale dell’Africa australe. Il sito vuole essere un contributo della Chiesa cattolica in occasione dei Mondiali di calcio che si terranno quest’anno in Sudafrica. Sono previste nuove sezioni del sito e in particolare “una cappella virtuale, che sarà attiva tra qualche settimana, per permettere ai visitatori di accendere una candela virtuale con la bandiera della loro squadra preferita”. “Oltre all'aspetto ludico – afferma Soubrier - questa è l’occasione di permettere agli appassionati e a coloro che vogliono, di partecipare concretamente alla vita della Chiesa che li accoglie”. Uno degli aspetti più importanti del sito è quello di sensibilizzare gli appassionati di calcio e i fedeli sul dramma del traffico di esseri umani e dello sfruttamento sessuale dei minori. La Chiesa sudafricana ha già lanciato l’allarme in più di un’occasione. Organizzazioni criminali locali e straniere stanno infatti inviando in Sudafrica migliaia di prostituite, anche minorenni, in occasione dei Mondiali di calcio. “Vi è il fondato timore – afferma suor Melanie O’ Condor, responsabile dell’ufficio contro la tratta degli esseri umani - che il traffico di donne e bambini aumenterà in modo significativo durante la Coppa del Mondo”. (A.L.)

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    Presentato il volume sulle monete lasciate durante i secoli nella Basilica di San Paolo fuori le Mura

    ◊   Testimoniano la fede, la devozione ed anche la provenienza dei pellegrini al sepolcro di San Paolo. Sono le monete lasciate durante i secoli nella Basilica Ostiense. Una loro selezione di oltre 400 delle tre mila e 600 conservate dai monaci benedettini dell’attigua abbazia è stata studiata dal professor Giancarlo Alteri, direttore del dipartimento di Numismatica e conservatore del Medagliere della Biblioteca Apostolica Vaticana. Il lavoro è stato pubblicato in un prestigioso volume, edito dalla Libreria dello Stato Poligrafico e Zecca dello Stato italiano, presentato stamani dal cardinale Andrea di Montezemolo, arciprete emerito della Basilica. L'opera offre una ricca documentazione storica legata all’Anno Paolino appena celebrato. “Il libro - ha detto l’autore - non è soltanto un arido catalogo”. Molte riproduzioni fotografiche di monete del periodo storico di San Paolo, “più belle degli originali”, accompagnano la rievocazione della sua vita e altrettanto fanno le medaglie architettoniche papali, che hanno segnato le vicende della Basilica. In particolare, quelle legate al suo incendio del 1823 e alla sua ricostruzione, Ci sono poi medaglie mai viste, murate nella Porta Santa, alla chiusura degli anni giubilari della cristianità. Infine, le monete papali con l’immagine di San Paolo. L’arciprete ed arcivescovo Francesco Monterisi, nel saluto agli ospiti, ha sottolineato la valenza nazionale di gran parte delle monete coniate nelle zecche di grandi e piccoli Stati della penisola italiana e l’arricchimento che il volume ha recato alla storia, cultura e spiritualità della Basilica. Aspetti evidenziati anche dall’amministratore delegato della Libreria Poligrafico e Zecca dello Stato italiano, dottor Ferruccio Ferranti, in una rapida evocazione dell’istituzione. L’abate benedettino, padre Edmund Power, ha introdotto la cerimonia con una preghiera, nella quale ha fatto memoria dei pellegrini e della loro generosità attraverso i secoli. Fra le personalità presenti, mons. Cesare Pasini, prefetto della Biblioteca Apostolica Vaticana. (A cura di Graziano Motta) h

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    24 Ore nel Mondo



    L'Ue, dopo l’intesa sul piano anticrisi in Grecia, lancia la strategia per la ripresa economica

    ◊   Terminati i lavori del vertice Ue. Dopo l'accordo raggiunto ieri dai 16 leader della zona euro sul piano di aiuti alla Grecia, oggi i 27 capi di Stato e di governo hanno trovato una sostanziale intesa sulla strategia di crescita economica per i prossimi dieci anni ("strategia Europa 2020"), pur rimandando a giugno l'accordo sui capitoli istruzione e lotta alla povertà. I 27 hanno anche ribadito i propri “obiettivi ambiziosi” sulla lotta ai cambiamenti climatici, pur concordando sulla necessità di procedere gradualmente.

    La Camera Usa approva le modifiche e dà il via libera alla riforma sanitaria
    Il Congresso americano, dopo avere approvato domenica la storica riforma sanitaria, ha dato luce verde ieri sera anche al pacchetto di modifiche, completando il successo dei democratici e dell'amministrazione Obama. Il pacchetto delle modifiche era già stato approvato dalla Camera domenica scorsa, ma poichè il testo nella lunga battaglia al Senato aveva subito una modifica "tecnica" il testo è tornato giovedì sera alla Camera per il voto definitivo. La Camera dunque ha approvato per 220 voti a 207 (quattro più del minimo) il pacchetto di modifiche già approvato poche ore prima al Senato (per 56 voti a 43). I repubblicani avevano cercato una rivincita cercando di bloccare il passaggio delle modifiche con una serie di emendamenti al Senato (tutti sconfitti). I repubblicani, che hanno votato in massa contro la riforma, hanno promesso ai democratici di trasformare la campagna elettorale per il voto di "midterm" di novembre in un referendum sulla riforma mettendo sotto accusa i democratici che l'hanno approvata. Ma il presidente, Barack Obama, che ha conseguito con la riforma un successo sfuggito per un secolo a numerosi altri inquilini della Casa Bianca, ha raccolto la sfida dicendosi certo che gli americani, una volta assaporati nei prossimi mesi i benefici della nuova legge, premieranno alle prossime elezioni il partito che ha sostenuto la storica riforma.
     
    Medio Oriente
    Di ritorno da una difficile missione negli Stati Uniti, il premier israeliano, Benyamin Netanyahu, ha convocato per la mattinata di oggi a Gerusalemme una consultazione con i sei ministri a lui più vicini nella quale esaminerà una serie di richieste avanzategli dal presidente americano, Obama. Secondo il quotidiano Israel ha-Yom, vicino al premier, gli Stati Uniti attendono una risposta israeliana già nei prossimi giorni, prima cioè dell'inizio di una importante riunione della Lega Araba. Israel ha-Yom aggiunge che gli Stati Uniti progettano di avviare negoziati indiretti fra Israele e Anp già al termine della Pasqua ebraica, ossia all'inizio di aprile, dopo di che vorrebbero la ripresa di negoziati diretti fra la due parti. Una delle controverse questioni che saranno al vaglio dei ministri israeliani è la realizzazione di progetti edili ebraici a Gerusalemme est, dei quali gli Stati Uniti chiedono il congelamento. Obama vuole inoltre ottenere da Netanyahu l'impegno a proseguire il congelamento di nuovi progetti edili ebraici in Cisgiordania, anche al termine di un periodo iniziale - fissato da Israele - di dieci mesi. In un’intervista alla radio militare, un consigliere del premier, Nir Hefez, ha precisato che quella odierna è semplicemente una consultazione, che potrebbe proseguire la settimana prossima.

    Pakistan: nuovi scontri tra esercito e integralisti
    Violenti scontri a fuoco si sono verificati nella regione di Orakzai Agency, una delle sette regioni tribali pakistane vicino al confine afghano, dove sono stati uccisi cinque soldati pakistani e 21 guerriglieri islamici nei pressi di un posto di blocco militare. L’attacco talebano è arrivato dopo l'uccisione a Feroz Khel di un ufficiale e di quattro soldati, mentre altri 14 sono rimasti feriti. Il giorno precedente, nell'area di Mamuzai l'artiglieria e l'aviazione hanno bombardato un seminario dove erano riuniti decine di militanti del movimento islamico Tableeghi Jamaat, causando la morte di 61 talebani e cinque membri delle forze di sicurezza. Lo scorso anno, le forze pakistane hanno lanciato due grosse offensive contro i talebani nella valle di Swat e nel Sud Waziristan, al confine afghano.

    Iraq: oggi i risultati delle elezioni. Testa a testa tra Maliki e Allawi
    La Commissione elettorale irachena renderà noti oggi i risultati definitivi delle elezioni del 7 marzo scorso, per cui è previsto un testa a testa tra lo sciita Nuri al Maliki e il suo rivale Allawi, a capo di una coalizione laica che ha avuto un forte sostegno anche tra i sunniti. La Commissione ha annunciato che terrà una conferenza stampa alle 17, ora italiana, in un hotel della "zona verde" della capitale irachena. La ripartizione dei seggi della futura Assemblea di 325 deputati sarà annunciata solo dopo che i risultati saranno definitivamente certificati. La lentezza dello spoglio ha innescato reciproche accuse di frodi e brogli tra i vari partiti, nonché manifestazioni da parte di centinaia di iracheni nel centro di Baghdad per chiedere un nuovo conteggio manuale delle schede. La dimostrazione è stata organizzata dai sostenitori del premier uscente, al Maliki, che ha minacciato di non riconoscere l’esito del voto se non si provvederà al riconteggio, respinto però dalla Commissione, che ha ritenuto infondate le accuse del premier uscente.

    Thailandia: nuove manifestazioni delle camicie rosse
    Continuano le proteste in Thailandia per chiedere le dimissioni del premier, Abhisit Vejjajiva. I parlamentari dell'opposizione insieme con i dimostranti antigovernativi si sono impegnati a organizzare un'altra "storica manifestazione" nel fine settimana. Decine di migliaia di persone in maglietta rossa sono giunte al 13.mo giorno di proteste per le strade, nei pressi del centro storico di Bangkok, per chiedere che Abhisit sciolga il parlamento e indica nuove elezioni. Una campagna, questa, guidata dai sostenitori dell'ex premier, Thaksin Shinawatra. Nattawut Saikua, il leader della protesta, ha invitato i sostenitori a unirsi e a partecipare in gran numero alle manifestazioni previste per domani, che finora si sono svolte in modo ordinato senza vittime ma solo pochi danni, dovuti alle granate lanciate nei giorni scorsi contro edifici governativi. Le autorità comunque non hanno accusato l'opposizione degli attentati.

    Annunciata in Russia la fine delle sovvenzioni sul gas
    Rivoluzione nel settore del gas in Russia: il governo vuole porre fine alle sovvenzioni per i prezzi del gas all'interno del Paese, proprio mentre il colosso statale del metano Gazprom cerca di aumentare i suoi profitti dalle vendite domestiche per finanziare l'esplorazione di nuovi giacimenti e la costruzione di gasdotti. I prezzi del metano destinato all'export e al mercato interno cominceranno a convergere a partire dal prossimo anno e raggiungeranno la parità entro il 2014, esclusi i costi di trasporto, ha reso noto Gazprom. Nel 2009, il prezzo medio del metano venduto in Russia è stato di 1970 rubli (66,70 dollari) per mille metri cubi, contro una media di 296 per i consumatori europei. Gazprom intende aumentare le vendite di gas nel Paese dal 23% del 2009 al 38% nel 2014.

    Mosca: primo vertice di ministri dell’Agricoltura di Brasile, Russia, India e Cina
    Primo vertice, oggi a Mosca, dei ministri dell'Agricoltura di Brasile, Russia, India e Cina (Bric) per promuovere la cooperazione e togliere le barriere commerciali esistenti. Lo iferisce l'agenzia Itar-Tass. I ministri discuteranno della sicurezza alimentare, delle politiche statali per la fornitura di cibo agli strati più vulnerabili della popolazione e della riduzione dell'impatto negativo dei cambiamenti climatici. L'incontro sarà suggellato da una dichiarazione comune. I ministri incontreranno anche i rappresentanti del mondo imprenditoriale russo. I Paesi del Bric producono il 40% del grano totale (oltre 260 milioni di tonnellate), il 50% dei suini (più di 50 milioni di tonnellate), oltre il 30% del pollame (più di 30 milioni di tonnellate), e il 30% della carne bovina (circa 20 milioni di tonnellate). Vi sono tuttavia vari ostacoli nel commercio tra questi Paesi, comprese restrizioni all'import. La Cina vorrebbe togliere il bando russo sull'importazione di animali vivi, sulla carne e sui latticini, mentre Mosca vorrebbe esportare grano in Cina e Brasile. La Russia rappresenta il 65% dell'esportazione di carne brasiliana e il 22% delle vendite di tè indiano, mentre la Cina importa il 40% del pesce russo. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Carla Ferraro)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 85

     
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