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Sommario del 23/03/2010
Nomina
◊ Nella Zambia, Benedetto XVI ha nominato vescovo della diocesi di Solwezi il sacerdote Charles Kasonde, direttore dell’Ufficio nazionale per la Pastorale e vicesegretario generale della Conferenza episcopale del suo Paese. Il neo presule ha 41 anni e ha compiuto gli studi nel Seminario maggiore teologico St. Dominic di Lusaka. Ordinato sacerdote, ha svolto anche il ministero di parroco, oltre ad aver ottenuto all’Università Cattolica di Baltimore, negli Stati Uniti, la Licenza in Teologia Dogmatica e Teologia Pastorale.
La diocesi di Solwezi, suffraganea dell'arcidiocesi di Lusaka, ha una superficie di 88.300 kmq e una popolazione di 750 mila abitanti, dei quali 80 mila sono cattolici. Ci sono 20 parrocchie servite da 40 sacerdoti (21 diocesani, 19 religiosi), 4 fratelli religiosi, 47 suore e 19 seminaristi maggiori.
La bellezza del sacerdozio in un tempo di sofferenza: sulla lettera del Papa ai fedeli irlandesi, i commenti di mons. Semeraro e del prof. Andreoli
◊ In questo periodo forte della Quaresima, la Lettera di Benedetto XVI ai fedeli d’Irlanda sullo scandalo degli abusi sessuali suscita profonde riflessioni nella Chiesa, ben al di là dei confini irlandesi. Un documento definito, da più parti, senza precedenti che invita tutti ad un cammino di rinnovamento. Sullo stile e il contenuto della Lettera del Papa, Federico Piana ha intervistato il vescovo di Albano, mons. Marcello Semeraro:
R. – Sono parole molto gravi e molto ponderate, quelle che il Santo Padre ha usato nella sua Lettera, e credo che esprimano e lascino anche a noi la possibilità di entrare nel suo animo. Vorrei ricordare il titolo della sua recente Lettera enciclica, Caritas in veritate: credo che a questo tema così doloroso il Papa si avvicini e si sia avvicinato esattamente con la carità e nella verità. Nella verità, perché egli considera la gravità della situazione e non si tira indietro nel tentare, nel fare, nel proporre un’analisi delle cause che hanno potuto - a breve e a lungo termine - indurre questa situazione così dolorosa. E dall’altra parte, il Papa con somma carità esprime il proposito che tutti noi dobbiamo accogliere quando propone un cammino e lo sintetizza in questi tre momenti: la guarigione, il rinnovamento e la riparazione.
D. – C’è un passo molto significativo della Lettera, che al punto 4 afferma: “Negli ultimi decenni, tuttavia, la Chiesa nel vostro Paese ha dovuto confrontarsi con nuove e gravi sfide scaturite dalla rapida trasformazione e secolarizzazione della società irlandese”...
R. – Il Papa, certo, fa riferimento ai processi di rapida trasformazione, alla secolarizzazione e quindi anche alla caduta di alcuni pilastri fondamentali che sono il riferimento ai Sacramenti – sia al Sacramento della Penitenza, sia a quello dell’Eucaristia. Però, assieme a questa visione un po’ generale sulla caduta della vita cristiana, il Papa indica un’altra serie di cause, che tocca più direttamente chi ha la responsabilità della guida pastorale nella comunità cristiana. Anzitutto, sulle procedure inadeguate per determinare l’idoneità dei candidati al sacerdozio e alla vita religiosa: questo è un punto fondamentale, valido ovviamente non soltanto in Irlanda ma anche da noi e dappertutto.
D. – Mons. Semeraro, come si fa a distinguere? Sembra non esserci possibilità a causa di qualche "maglia larga" che purtroppo esiste…
R. – Nella formazione dei futuri sacerdoti vanno evitare scorciatoie, e bisogna rispettare i tempi. Il seminario significa convivenza: convivenza di giovani, futuri presbiteri, insieme con i loro educatori, con i sacerdoti, con i professori. E la convivenza prolungata per molto tempo non può non aprire gli occhi sulle realtà da promuovere e su quelle da correggere o quelle sulle quali intervenire. In terzo luogo, chiamati al discernimento dei futuri sacerdoti non sono soltanto gli educatori del seminario, ma occorre anche una partecipazione all’interno delle comunità parrocchiali da cui vengono. Occorre veramente un discernimento oculato.
Sulla Lettera del Papa e il ruolo dei sacerdoti nella società di oggi, Alessandro Gisotti ha intervistato lo psichiatra Vittorino Andreoli, autore del libro “Preti. Viaggio fra gli uomini del sacro”:
R. – A me pare che i due punti fondamentali siano stati la condanna del peccato e l’amore per il peccatore. Perché, vede, dal mio punto di vista – io sono psichiatra – io penso alle vittime e al dolore delle vittime e quindi alla condanna di questo comportamento. Tuttavia, non posso dimenticare che la pedofilia è considerata dall’Organizzazione mondiale della sanità una malattia. Allora, se è così, bisogna anche pensare di curare le persone che sono cadute, responsabilmente e quindi, certamente con tutto l’iter della giustizia, e che sono comunque dei malati.
D. – Lei ha scritto un libro sui sacerdoti di oggi: quanto i laici, i fedeli comuni, possono aiutare i propri parroci a superare un momento di difficoltà nella propria vita?
R. – Bisogna dire che il prete è un personaggio della nostra società, è una figura che dedica la propria vita ad una missione che sembra folle, rispetto agli andamenti di questa società tesa al successo, tesa al denaro… Ci possono essere dei disturbi, delle malattie, delle difficoltà per poter realizzare questa missione. E io credo sia necessario proprio stabilire una relazione con il proprio sacerdote: queste figure del sacro devono anche essere aiutate - c'è il problema della solitudine, il problema talvolta della depressione - e dunque a me pare che l’aiuto debba essere in qualche modo reciproco.
D. – La stragrande maggioranza dei casi di pedofilia, sappiamo, avvengono in famiglia. Eppure, c’è chi in questi giorni si è arrischiato ad associare quasi automaticamente celibato sacerdotale e pedofilia, come se il problema fosse il celibato…
R. – Questo non c’entra assolutamente nulla! Se lei pensa che la pedofilia è in gran parte legata a persone che sono sposate e che quindi, addirittura, hanno una vita sessuale con una moglie, è quindi da considerare una cosa staccata, è proprio una patologia. E voler legare i due fenomeni significa non aver capito da una parte il disturbo pedofilico, e dall’altra non aver dato il senso straordinario che invece ha il concetto di castità che è, appunto, una modalità per darsi a tutti e non legarsi ad una persona singolarmente. Insomma, il rinunciare alla vita sessuale, ad avere una famiglia vuol dire essere disposti ad essere padri di tutti.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Nelle pagine del servizio vaticano, il cardinale Giovanni Coppa ricorda la figura e l’opera di Giorgio La Pira e Vittorio Peri, mentre un articolo è dedicato ai funerali del vescovo di Civitavecchia, mons. Carlo Chenis, presieduti dal segretario di Stato Tarcisio Bertone. A seguire, un’intervista al cardinale Leonardo Sandri, “Il martirio dei cristiani d’Oriente nell’indifferenza generale”.
In evidenza nel servizio internazionale la riforma della finanza negli Stati Uniti d’America
Nelle pagine della Cultura, “Un governo da riconoscere (per forza)” di Vicente Càrcel Ortì sui rapporti tra il segretario di Stato Eugenio Pacelli (il futuro Pio XII) e la seconda repubblica spagnola.
A seguire, le due prefazioni di un audiolibro sull’opera di don Primo Mazzolari “Più si va veloci, più sono utili i freni” di mons. Gianfranco Ravasi e “Un combattente sugli spalti della storia” di Mino Martinazzoli.
Per concludere, Tania Mann su “Il segreto del libro di Kells”, un film di animazione che per i disegni e la storia narrata ha tratto spunto dal prezioso evangeliario altomedievale custodito nel
Trinity College di Dublino in Irlanda; dedicato alle avventure del piccolo Brendan, futuro abate di Kells, è stata una delle sorprese delle nomination agli Oscar di quest’anno.
La Chiesa pakistana chiede di non dimenticare le vittime delle violenze anticristiane, dopo la morte dell'uomo arso vivo che rifiutava la conversione all'islam
◊ Autorità politiche, mass-media, comunità internazionale e società civile aumentino i loro sforzi per far luce sulla “situazione di sofferenza e precarietà dei cristiani e delle minoranze religiose” in Pakistan. A chiederlo è mons. Lawrence John Saldanha, arcivescovo di Lahore e presidente della Conferenza episcopale del Paese asiatico, commentando gli ultimi drammatici episodi di violenza che hanno colpito la comunità cristiana. Nei giorni scorsi, estremisti musulmani hanno dato fuoco ad un uomo, morto ieri sera, e ad una donna, deceduta il 10 marzo, perché rifiutavano di convertirsi all’islam. Si tratta di tragedie e testimonianze che non possono restare avvolte dal silenzio, come sottolinea don Renato Sacco, di Pax Christi, intervistato da Amedeo Lomonaco:
R. – A noi viene chiesto prima di tutto di non dimenticare. Forse, anche questa notizia non ha colpito molto i mass media. Invece, ci deve far riflettere su questo martirio dei giorni nostri, di chi viene bruciato vivo o colpito da tutte quelle violenze legate alla coerenza con le proprie scelte di fede.
D. – Perché in Pakistan il seme del cristianesimo incontra purtroppo l’odio dell’estremismo e del fanatismo?
R. - Credo che quando questo seme si scontra con una strumentalizzazione della fede che non è liberazione, che non è apertura, ma è totalitarismo o integralismo ci si trova davanti una ideologia di morte e non di vita. Però, bisogna evitare la tentazione di criminalizzare tutto l’islam, di vedere nell’islam la religione di per sé integralista. Io posso dire quello che ho sentito in Iraq: anche dopo violenze, uccisioni, rapimenti, assassini fatti a sangue freddo, non ho mai sentito dai cristiani parole di vendetta o di odio. Ho sentito parole con le quali hanno chiesto e chiedono di sentirsi in comunione con tutta la Chiesa. Questo credo sia un invito importante per noi cristiani in questi giorni di Quaresima, di settimana Santa. Un invito ad evitare che quello che celebriamo sia solo qualcosa di rubricistico, di formale, confinato solo sui libri. Oggi, ci sono persone inchiodate sulla croce come Cristo. Oggi, ci sono martiri che pagano con la vita e ci testimoniano non odio, non vendetta ma amore.
D. – Dunque, sacrificare la propria vita per Cristo significa diventare testimoni dell’autentica speranza, una speranza che domani animerà la Giornata di preghiera e di digiuno in memoria dei missionari martiri. Quali frutti può dare il martirio?
R. – Credo che i frutti del martirio siano il dare senso alla vita fino a perderla. La vita è un dono talmente grande che si può anche donare fino in fondo. Si può anche perdere, ma mai togliere a nessuno. Il martirio è proprio l’antitesi dell’odio e della vendetta e noi davanti alla croce di Cristo, in vista della Risurrezione, abbiamo un messaggio di amore, di perdono, di riconciliazione, mai di odio, mai di vendetta. Allora, anche il chicco che muore produce molto frutto. Lo stiamo vedendo in tanti luoghi dove dal sangue non nasce odio, nasce amore e forse per noi costiuisce l’impegno più autentico di pace e di giustizia.
La dura condanna del cardinale Bagnasco degli abusi sessuali sui minori commessi dal clero al Consiglio permanente della Cei
◊ Profondo dolore e insopprimibile vergogna dai vescovi italiani per i recenti casi di abusi sessuali sui minori da parte di eccelsiastici. Ad esprimerli è stato il presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei), il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, che ieri pomeriggio a Roma ha aperto i lavori del Consiglio episcopale permanente. “La pedofilia – ha detto – è sempre aberrante, ma è ancora più grave se commessa da una persona consacrata”. In vista del voto delle prossime regionali in Italia, il porporato ha chiesto di tenere conto nei programmi dei candidati del rispetto del valore non negoziabile della vita. Infine, ha levato un appello alla politica internazionale per il rispetto delle minoranze cristiane, oggetto di attacchi in varie parti del mondo. Il servizio di Paolo Ondarza.
“La pedofilia è sempre qualcosa di aberrante e, se commessa da una persona consacrata, acquista una gravità ancora maggiore”. Il cardinale Bagnasco aprendo il Consiglio permanente della Cei sottolinea la piena sintonia della Chiesa italiana con il Papa. “La trasparenza è un punto d’onore della nostra azione pastorale”, ha detto:
“Insieme al profondo dolore e ad un insopprimibile senso di vergogna, noi vescovi ci uniamo al pastore universale nell’esprimere tutto il nostro rammarico e la nostra vicinanza a chi ha subito il tradimento di un’infanzia violata”.
I vescovi assicurano di aver intensificato lo sforzo educativo dei candidati al sacerdozio e la vigilanza per prevenire situazioni non compatibili con la scelta di Dio. “Nel momento in cui sente su di sé l’umiliazione – ha proseguito – la Chiesa impara dal Papa a non avere paura della verità, anche quando è dolorosa e odiosa, a non tacerla o coprirla. Questo però non significa subire strategie di discredito generalizzato: tutti dobbiamo interrogarci su una cultura oggi imperante, che “coltiva l’assoluta autonomia dai criteri del giudizio morale, esaspera la sessualità, sganciandola dal suo significato antropologico, l’edonismo e il relativismo”. Nell’anno sacerdotale in corso, il presidente della Cei ha rivolto un appello a tutti gli ecclesiastici: “Non ci sono ruoli da interpretare come 'un privilegio personale' o occasioni per 'una brillante carriera', ma solo un servizio da rendere con dedizione e umiltà: essere preti è una risposta d’amore ad una dichiarazione d’amore”. “Nessun caso tragico – ha proseguito il porporato – può oscurare la bellezza del ministero sacerdotale, nè mettere in discussione il celibato”:
“In quest’ora delicata, una parola ci sentiamo in dovere di rivolgere a voi, amati sacerdoti che fate il vostro dovere con fede, amore e dignità. Noi vescovi, insieme al Papa, onoriamo la vostra dedizione limpida e generosa per il bene autentico della gente, a cominciare dai bambini e dai ragazzi”.
Guardando all’Italia, il cardinale Bagnasco ha denunciato la stagnazione etica che contraddistingue la vita sociale, chiedendo di evitare un irriducibile pessimismo che fotografa l’Italia sempre in declino rispetto agli altri Paesi:
“Rimestare sistematicamente nel fango, fino a fare apparire l’insieme opaco, se non addirittura sporco, a che cosa serve? E’ l’amore per la verità o qualcos’altro di meno confessabile?”
Nuovo richiamo ad un’idea alta di politica e duro monito: occorre mettere fine a quella falsa indulgenza secondo la quale, poiché tutti sembrano rubare, ciascuno si ritiene autorizzato a farlo. Forte poi il monito al rispetto della vita: il porporato commenta il recente rapporto sull’aborto in Europa, secondo il quale a quasi tre milioni di bimbi nel 2008 è stato negato il diritto a nascere: un’ecatombe progressiva”, spiega il cardinale Bagnasco, in una società che tende a minimizzare le implicanze della soppressione della vita sia sul piano personale che su quello culturale. La promozione delle pillole abortive – ha proseguito – ha comportato che la “rivoluzione iniziata negli anni Settanta per sottrarre l’aborto alla clandestinità si concluda paradossalmente con il risultato dell’invisibilità etica e sociale di questa pratica”.
Ma quale solidarietà sociale è possibile, si è chiesto, se si rifiuta o si sopprime la vita, specialmente la più debole? In questo contesto – ha proseguito il presidente dei vescovi italiani – sarà bene che la cittadinanza inquadri con molta attenzione ogni singola verifica elettorale, sia nazionale, sia locale e quindi regionale, a partire dal rispetto nei programmi dei candidati dei valori non negoziabili: la dignità della persona, l’indisponibilità della vita dal concepimento alla morte naturale, la libertà religiosa, educativa e scolastica, la vita fondata sul matrimonio tra uomo e donna.
“È solo su questo fondamento che si impiantano e vengono garantiti altri indispensabili valori come il diritto al lavoro e alla casa; la libertà di impresa finalizzata al bene comune, l’accoglienza verso gli immigrati, rispettosa delle leggi e volta a favorire l’integrazione; il rispetto del Creato. Quale solidarietà sociale, infatti, se si rifiuta o si sopprime la vita, specialmente la più debole?”
Sul fronte economico e occupazionale, il porporato ha ricordato che “le crisi non si superano tagliando semplicemente posti di lavoro, ma sforzandosi di immaginare il nuovo”. Altro fronte caldo toccato dal presidente della Cei è stato quello di una “fondamentale strategia di integrazione degli immigrati presenti sul territorio italiano”. Alla luce dei fatti di Rosarno e di via Padova a Milano il cardinale Bagnasco ha detto "no" alle cosiddette “isole etniche”, "sì" a soluzioni che tengano coesa la cittadinanza:
“Nessuna persona ha il diritto di ritenersi superiore ad altre: gli immigrati sono donne e uomini come noi. L’uguaglianza, prima di essere un principio sancito dalla Costituzione, è una consapevolezza attinta da una cultura che ha potuto sedimentarsi grazie anche all’influsso esercitato lungo i secoli dal Vangelo”.
Sul fronte internazionale il cardinale Bagnasco ha ricordato la recrudescenza degli attacchi ai cattolici in diversi contesti: dalle manifestazioni blasfeme in India, alle persecuzioni in Malaysia, Egitto, Algeria, Iraq.
“La mitezza che contrassegna in generale la risposta cattolica non può essere però fraintesa: nessuno ha il diritto di farsi padrone degli altri in nome di Dio”.
Da qui, l’appello alla politica internazionale perché assuma iniziative urgenti per assicurare a tutti gli uomini, in ogni luogo, il sacrosanto rispetto della libertà di credo e di culto.
Nel mondo si celebra la Giornata della meteorologia
◊ Si celebra oggi la Giornata mondiale della Meteorologia per festeggiare la Convenzione che il 23 marzo 1950 istituì l’Organizzazione meteorologica mondiale, un’agenzia specializzata delle Nazioni Unite, la cui sede è tuttora a Ginevra in Svizzera. In tale occasione si vuole ricordare l’importanza delle scienze atmosferiche nella vita sociale ed economica del pianeta. Carla Ferraro ha chiesto al prof. Luca Mercalli, presidente della Società Meteorologica Italiana, con quale spirito è vissuta questa Giornata:
R. – Con lo spirito di 60 anni di servizio alla conoscenza delle previsioni del tempo e, soprattutto, alla fornitura di informazioni per la collettività in grado di salvare delle vite o di ridurre l’impatto dei disastri. Infatti, i grandi obiettivi dell’Organizzazione meteorologica mondiale sono quelli di salvare delle vite soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, che sono quelli talora più soggetti ai grandi disastri meteorologici.
D. – Quale contributo ha dato la Chiesa allo sviluppo della meteorologia?
R. – E’ una storia che comincia da lontano. Anche se l’Organizzazione meteorologica mondiale, che è un’espressione delle Nazioni Unite, celebra questo sessantennio, perché la sua convenzione è iniziata a funzionare nel 1951, in realtà ha radici più lontane, ha radici ottocentesche. Il primo nucleo dell’Organizzazione meteorologica internazionale data verso il 1874 e aveva, tra l’altro, una fortissima componente di scienziati ecclesiastici. L’Italia viene rappresentata nel primo nucleo dell’Organizzazione meteorologica internazionale da padre Francesco Denza, Barnabita, fisico dell’atmosfera e fondatore della Società meteorologica italiana che, tra l’altro, grandissima parte ebbe nel costituire quegli osservatori meteorologici ancora attivi oggi, che con più di cento anni di dati sono la base fondamentale per capire il clima.
D. – La temperatura del pianeta è cambiata: rispetto alle visioni apocalittiche, secondo cui tutti i ghiacciai dell’Himalaya potrebbero scomparire entro il 2035, qual è la sua opinione e cosa effettivamente si prospetta per il futuro?
R. – Lascerei prima di tutto perdere le visioni apocalittiche. Abbiamo invece bisogno di molta serenità e di molta tranquillità nel considerare i dati, nel prendere delle decisioni concrete. L’errore della previsione di fusione totale dei ghiacciai dell’Himalaya nel 2035 è, a mio avviso, assolutamente trascurabile ed è stato strumentalizzato. Infatti, si tratta di un’imprecisione in un rapporto di oltre 3300 pagine, con decine di migliaia di riferimenti a lavori scientifici sul clima di tutto il mondo. Forse, non c’è solo quest’errore, ce ne saranno anche di più, così come ci sono errori in qualsiasi attività fatta dall’uomo. Quello che dobbiamo guardare è se invece il messaggio fondamentale sia corretto o no. Allora, i ghiacciai stanno comunque arretrando tanto in Himalaya, quanto sulle Alpi, quanto in tutte le montagne del pianeta e non ha importanza dire se sarà il 2035 piuttosto che il 2052. Concentriamoci invece sul segnale generale di aumento della temperatura del pianeta Terra. E’ su quello che dobbiamo prendere le decisioni per garantire il benessere dell’umanità. Questo è l’obiettivo fondamentale.
Per l'Ostensione della Sindone, si inaugura venerdì la mostra "Ecce Homo. L'immagine di Gesù nella storia del cinema"
◊ In occasione dell’Ostensione della Sindone, il Museo nazionale del cinema di Torino presenta, a partire dal 26 marzo prossimo, la mostra "Ecce Homo. L’immagine di Gesù nella storia del cinema", a cura di Silvio Alovisio, Nicoletta Pacini e Tamara Sillo. Questa originale esposizione offre l’opportunità di una riflessione approfondita sulla rappresentazione di Cristo nella storia del cinema, dalle origini fino ai giorni nostri, attraverso un’accurata selezione di fotografie di scena e di lavorazione, manifesti, locandine, fotosoggetti, riviste, libri, partiture e dischi provenienti da alcune tra le più ricche collezioni pubbliche. Il servizio di Luca Pellegrini:
Il cinema s’impossessa fin dalla sua nascita della figura di Gesù di Nazareth e nel corso dei suoi oltre cento anni di storia non l’ha mai abbandonata, adattandola alle tendenze culturali, ai progressi tecnologici, agli stili di vita. La bella mostra torinese offre, dunque, un percorso di approfondimento sull’immagine del Cristo attraverso l’esposizione di interessantissimi pezzi, alcuni davvero rari, disposti lungo due percorsi di allestimento tra loro profondamente correlati, entrambi ospitati alla Mole Antonelliana. Dalle prime Passioni del cinema muto, ancora legate alla tradizione teatrale, al recente e discusso "La Passione di Cristo" di Mel Gibson, sono messe a confronto le differenti rappresentazioni dei principali eventi della vita di Gesù, fino a una serie d’immagini tratte da film non direttamente legati a Lui, per evidenziare la presenza dell’immagine del Crocefisso nel cinema come elemento non semplicemente decorativo, ma fortemente emotivo o simbolico del rapporto fra l’umano e il divino.
Ad Alberto Barbera, direttore del Museo del Cinema che ha voluto realizzare e ospitare questa Mostra, abbiamo chiesto quali sono le immagini esposte nel percorso espositivo che a suo giudizio maggiormente interpellano il visitatore:
R. – Sono tante, naturalmente, perché all’interno del percorso della mostra ci sono oltre 300 diverse rappresentazioni della figura di Cristo: si va dalle grandi immagini popolari del cinema hollywoodiano fino alle immagini più austere, che sono anche quelle più interessanti, delle letture europee, in particolare quella di Pasolini, che rimane sicuramente una delle più intense messe in scena della vita di Cristo che il cinema possa oggi vantare.
D. – La figura di Cristo nel cinema si adatta con facilità alle tendenze culturali del tempo. Oggi come il cinema la interpreta e propone?
R. – L’ultimo grande film che, peraltro, ha avuto anche un’attenzione straordinaria da parte del pubblico, è il film di Mel Gibson, “The Passion”, che ha scatenato anche polemiche, la figura di Cristo essendo stata letta attraverso i filtro della cultura di un determinato momento. Pensiamo a “Jesus Christ Superstar”, degli anni Settanta, che rileggeva la storia di Gesù in chiave di musical, ma con riferimenti evidenti alla cultura di quegli anni e a ciò che il cinema hollywoodiano aveva saputo inglobare di tutta la controcultura alternativa che da dieci anni in America la faceva da padrone.
(musica "Jesus Christ Superstar")
Mons. Dario Edoardo Viganò, presidente della Fondazione Ente dello Spettacolo, che ha scritto nel catalogo un approfondito saggio sulla figura di Gesù nel cinema, sintetizza che cosa aggiunge la storia del cinema alla conoscenza del Cristo:
R. – Credo che le narrazioni cinematografiche in qualche modo partano dai grandi racconti scritti su Gesù dandoci la possibilità di accedere alla vicenda di Cristo da un altro punto di vista, che molto spesso ci fa tornare al testo sacro da cui siamo partiti. Questa è una pedagogia del ritorno al testo sacro per innamorarsi sempre di più della vicenda di Cristo.
D. – Può, dunque, il cinema, con i suoi mezzi espressivi e il suo impatto emotivo, aiutare un percorso di approfondimento della figura di Gesù?
R. – Io credo di sì, e questo credo lo si possa individuare, per esempio, nei grandi film sulla figura di Gesù che hanno segnato le varie epoche. In fondo, ci sono i racconti per immagini, i film su Gesù, che trattengono anche le istanze culturali dell’epoca. Credo che i film trattengano anche quei dibattiti culturali che si danno non solo in termini della società, ma anche a livello proprio delle punte della riflessione teologica.
(musica "The Passion") (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Pakistan: i leader religiosi invitano il leader del parlamento del Punjab all'armonia tra le fedi
◊ I leader politici devono farsi “promotori attivi dell’armonia sociale e interreligiosa, contribuendo a costruire ponti fra i credenti delle diverse religioni presenti in Pakistan e inserendo programmi di educazione alla pace e al dialogo nel sistema scolastico nazionale”: è quanto ha chiesto il “Consiglio nazionale per il Dialogo Interreligioso” in un recente incontro con Rana Muhammad Iqbal, presidente del Parlamento provinciale del Punjab, provincia del Pakistan in cui, negli ultimi due anni, si sono moltiplicati i casi di violenze, incidenti, violazioni dei diritti umani ai danni delle minoranze religiose non islamiche. La delegazione del Consiglio – organismo impegnato nel promuovere armonia e solidarietà fra le religioni in Pakistan – comprendeva rappresentanti cristiani, musulmani, indù, sickh, parsi, nonché membri di Ong. L’incontro è avvenuto nei giorni scorsi, mentre nel Paese si diffondevano le notizie dei casi di violenza ai danni di cristiani avvenuti, come rimarca all'agenzia Fides un esponente cristiano del Consiglio, “per mano non di gruppi militanti integralisti, ma di semplici cittadini musulmani che, nella vita quotidiana, vessano, pretendono di sottomettere, opprimono i cittadini di religione cristiana. Questo è un atteggiamento inaccettabile, che va combattuto attraverso l’educazione della società, a partire dai ragazzi e dai giovani”. Pir Shafaat Rasool, leader islamico e membro del Consiglio, ha detto che “l’islam non è un religione che insegna o accetta la discriminazione. Anzi, riconosce pieni diritti alle minoranze non musulmane negli Stati islamici”. Padre Francis Nadeem, capo della delegazione che ha incontrato il Presidente, ha sottolineato che “occorre coinvolgere le istituzioni e i politici che possono giocare un ruolo attivo, per sensibilizzare la popolazione, per educare all’armonia e al dialogo fra comunità e cittadini di cultura e religione diversa”. Il presidente Rana Muhammad Iqbal ha accolto con favore le annotazioni del Consiglio, augurando successo agli sforzi e ai progetti dei leader religiosi, e affermando: “Siamo tutti cittadini del Pakistan, al di là della casta, del genere, della religione o dell’etnia. La nostra Costituzione assicura diritti uguali per tutti. Tutti siamo chiamati a operare per la prosperità e il benessere del paese. Dobbiamo lottare insieme contro il terrorismo e contro le discriminazioni”. (R.P.)
Bangladesh:estremisti islamici attaccano una chiesa cattolica
◊ Una disputa territoriale nella quale la questione confessionale è soltanto un pretesto. E’ l’opinione – riportata da Asianews – di padre Leo Desai, parroco della chiesa cattolica di Cristo Salvatore a Boldipukur distante oltre 300 km da Dacca, capitale del Bangladesh. Il 20 marzo scorso, una folla di oltre 500 musulmani estremisti ha attaccato il luogo di culto, sarebbero 5 le persone rimaste ferite in modo grave. A scatenare la violenza è stata la disputa sulla proprietà di un terreno conteso tra musulmani e cristiani e affidato a questi ultimi dopo la sentenza di un tribunale. Gli scontri sono iniziati durante la costruzione di un muro di cinta necessario per separare due istituti adiacenti. Intanto si susseguono le denunce sulle responsabilità della polizia che non sarebbe intervenuta di fronte alle violenze. Proprio le forze dell’ordine hanno però aperto un’inchiesta a carico di 17 musulmani, fuggiti dal villaggio, dopo gli scontri. (B.C.)
Dedicata a mons. Romero la Giornata in memoria dei missionari martiri
◊ Domani saranno esattamente trent’anni dalla morte di mons. Oscar Romero, arcivescovo di San Salvador, ucciso il 24 marzo 1980 mentre celebrava la santa Messa. Una morte che segnò profondamente la vita del Paese centramericano. “Pastore zelante” lo aveva definito nel 2000 Giovanni Paolo II. Dal 1993 – si legge su Fides - questa data è stata scelta dal Movimento Giovanile Missionario delle Pontificie Opere Missionarie italiane per ricordare ogni anno tutti i missionari uccisi nel mondo, con una “Giornata di preghiera e digiuno in memoria dei missionari martiri”, quest’anno dedicato proprio a mons. Romero. Molte le iniziative in programma soprattutto a Roma; alle 18.30 di oggi nella Basilica di Santa Maria in Trastevere, il cardinale Crescenzio Sepe, arcivescovo di Napoli, presiederà la Messa per la Comunità di Sant’Egidio. Celebrazioni eucaristiche si terranno anche in altre parti della città; il 26 marzo è prevista una veglia ecumenica nella chiesa di san Marcello presieduta da mons. Gregorio Rosa Chavez, vescovo ausiliare di San Salvador, durante la quale si ricorderanno tutti i martiri del mondo mentre domenica, 28 marzo, lo stesso presule presiederà una messa per le comunità latinoamericane a Roma nella parrocchia di S.Lucia. (B.C.)
In Iraq migliora la situazione dei cristiani
◊ Un futuro migliore per i cristiani in Iraq. Lo auspica mons. Louis Sako, arcivescovo di Kirkuk, in un suo intervento – riportato dall'agenzia Zenit – all'associazione caritativa cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (Acs). Secondo il presule, le elezioni del 7 marzo scorso sembrano promettere migliori condizioni per le minoranze religiose. Le consultazioni, ha affermato, sono state corrette e “durante il periodo della campagna elettorale, i partiti politici hanno dibattuto i propri programmi in modo molto civile". Monsignor Sako ha aggiunto di essere felice del fatto che almeno cinque cristiani siano stati eletti al Parlamento. Tra i segni di un miglioramento c'è anche la notizia di un ritorno dei fedeli di Mosul, città che avevano abbandonato in 3.500 per le violenze subite. (B.C.)
Grido d’allarme dei vescovi centrafricani dopo i sanguinosi attacchi dei ribelli
◊ All’agenzia Fides, mons. Juan José Aguirre Muños, vescovo di Bangassou, nel sud-est della Repubblica Centrafricana, ha raccontato l’inaudita violenza contro i civili da parte dei ribelli del sedicente Esercito di Resistenza del Signore ad Agoumar. Il villaggio, a 2 km da Rafai, è stato attaccato domenica scorsa, sul terreno sono rimaste una ventina di persone uccise a colpi di machete da insorti di 17 anni di età. “Hanno saccheggiato tutto quello che potevano arraffare – ha detto il presule - e poi sono fuggiti costringendo oltre 20 ragazzi a seguirli”. Il vescovo ha parlato di una popolazione terrorizzata e che soprattutto si sente abbandonata dalle Forze di sicurezza. Inoltre il contingente militare inviato dall’Uganda da due anni è dispiegato in un’area troppo lontana dalla zona interessata dalla violenza. (B.C.)
Lettera dei vescovi Usa alla Chiesa e al popolo nigeriano dopo le violenze a Jos
◊ “Condividiamo la preoccupazione espressa dalla Conferenza episcopale della Nigeria nella Lettera pastorale del febbraio 2010 sulle violenze che si sono verificate tra le comunità etniche e religiose in Nigeria. Chiediamo al governo nigeriano di rendere pubblici i risultati delle indagini sugli scontri che hanno avuto luogo a Jos e in altre città. Deve cessare il ciclo di violenza che dura da diversi anni”. Così la Commissione “Giustizia e Pace” della Conferenza episcopale degli Stati Uniti si dichiara solidale con “la Chiesa e il popolo nigeriano” ed esprime il cordoglio per le vittime degli ultimi scontri verificatisi nello Stato di Plateau. In un messaggio che è stato ripreso dall'agenzia Fides, firmato da mons. Howard J. Hubbard, vescovo di Albany e presidente della Commissione “Giustizia e Pace” degli Stati Uniti, si ricorda che “il Catholic Relief Services, l’agenzia di sviluppo e di assistenza della Conferenza episcopale americana, sta lavorando con la diocesi di Jos per venire in aiuto di coloro che sono stati colpiti dalla violenza. Sono sicuro che, insieme con la Chiesa locale, Crs farà tutto il possibile per contribuire ad alleviare le sofferenze”. “Attendo con impazienza la visita che la nostra Conferenza episcopale farà in Nigeria entro la fine dell'anno, quando spero di avere l'opportunità di dimostrare di persona la mia solidarietà e di saperne di più su come la Chiesa opera per promuovere la giustizia, la pace e la riconciliazione nel vostro amato Paese” conclude mons. Hubbard. A Jos, capitale dello Stato di Plateau, le autorità di polizia hanno arrestato per gli ultimi scontri, che hanno provocato almeno 500 vittime, 162 persone. Quarantuno di queste sono accusate di terrorismo e di omicidio, reati che sono punibili con la pena di morte. Gli altri arrestati sono accusati di possesso illegale di armi, di rivolta e di incendio doloso. (R.P.)
Aperto a Rio de Janeiro il quinto “World Urban Forum”
◊ “Il diritto alla città per colmare il divario urbano” è il tema del quinto “World Urban Forum” iniziato ieri - riferisce la Misna - a Rio de Janeiro e in programma fino a venerdì. Una riunione alla quale stanno partecipando oltre 15 mila esperti con l’intento di conoscere i problemi della città. Nell’occasione, la direttrice di Onu-Habitat, ente delle Nazioni Unite che si occupa di insediamenti umani, Anna Tibaijuk ha esortato a combattere la povertà nelle grandi metropoli migliorando le condizioni di vita dei quartieri periferici. Quasi un miliardo di persone popola oggi le baraccopoli del mondo e 200 milioni di bambini vivono in strada, ha evidenziato Tibaijuka, che ha chiesto ai capi di governo “di avere il coraggio per affrontare i problemi delle città – come la crescita incontrollata e l’inquinamento – che colpiscono sempre i più vulnerabili”. In un messaggio inviato al Forum, il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha definito “una violazione dei diritti umani” le condizioni di vita nelle baraccopoli, ricordando che la comunità internazionale ha la responsabilità di garantire a tutti gli abitanti i servizi igienici di base, la sicurezza e il lavoro. Il presidente brasiliano Lula ha mostrato i risultati raggiunti dal suo Paese le nella lotta alla povertà nelle grandi città. “Stiamo dimostrando – ha detto - che è possibile combinare la crescita economica con la distribuzione del reddito e le politiche per migliorare la vita delle persone”. Secondo il rapporto di Onu-Habitat, negli ultimi 10 anni, la popolazione delle ‘favelas’ brasiliane è diminuita del 16% anche grazie alle politiche economico-sociali del governo che hanno ridotto l’esodo dalle campagne alle città, sono inoltre migliorate le condizioni di vita dei 50,4 milioni di brasiliani – su una popolazione totale di 192 milioni – che vivono nelle baraccopoli. (B.C.)
Haiti: il dramma dei bambini a due mesi dal sisma
◊ A distanza di due mesi dal terremoto che ha sconvolto Haiti, sono ancora difficili le condizioni dei bambini del Paese. Fides ha riferito che nel piccolo orfanotrofio di San Marie, a Port-au-Prince, prima del terremoto c’erano 2 mila persone, adesso sono circa 6 mila ma sono presenti soltanto 500 piccoli. Secondo gli assistenti locali, il numero relativamente basso è dovuto al fatto che la maggior parte di loro con un genitore in vita è andato a vivere con il familiare. Intanto il cibo viene distribuito quotidianamente dai servizi del Programma Alimentare Mondiale (PAM) ma non è sufficiente per soddisfare la fame. Altri 900 pasti vengono distribuiti ai bambini nelle scuole sempre attraverso un piano del PAM. Le scuole statali sono chiuse fino al primo aprile, tuttavia le ong locali cercano di allestire centri scolastici provvisori in alcune zone. I bambini sono stanchi, impauriti, e psicologicamente a disagio. (B.C.)
Brasile: documento del Cimi sui “popoli indigeni, una realtà di miseria e di mancanza di assistenza”
◊ Dal 15 marzo la direzione nazionale del Consiglio Indigenista Missionario (Cimi) e i membri delle varie regioni in cui l'ente opera, sono riuniti a Campo Grande (Mato Grosso du Sul, MS) per ribadire il proprio impegno e la solidarietà con i popoli della regione. Insieme al presidente dello stesso organismo e al vescovo della prelatura di Xingu, mons. Erwin Kräutler, il Cimi vuole dare un sostegno incondizionato alla lotta degli indigeni per la garanzia dei loro diritti e in particolare per la loro terra. Il Segretario generale della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (Ccbb), mons. Dimas Lara Barbosa, che partecipa a questo evento, ha controllato di persona e attentamente la situazione che devono affrontare queste persone. Le gravi violazioni dei diritti umani, il confinamento in riserve di piccole dimensioni, gli alti livelli di violenza e di mortalità infantile, i campi di famiglie indigeni sul ciglio della strada, una realtà di miseria e la mancanza di assistenza sono state le ragioni che hanno portato il gruppo a decidere di radunarsi e visitare questa zona. All'inizio di questo mese, i membri della Segreteria speciale per i Diritti Umani dell'Ufficio della Presidenza della Repubblica hanno visitato anche queste persone ed hanno constatato una situazione di estrema povertà. Dopo aver analizzato l'attuale situazione delle popolazioni indigene dello stato, i membri del Cimi riaffermano, in una lettera pubblica, che “con i vescovi della 5a Conferenza generale dell'episcopato Latinoamericano e dei Caraibi, la Chiesa è chiamata ad essere avvocato della giustizia e a difendere i poveri di fronte alle intollerabili disuguaglianze sociali ed economiche che gridano al cielo”. Anche nel documento, i membri del Cimi sostengono la resistenza storica degli indigeni, che pur privati della possibilità di far ascoltare la loro voce gridano: “basta impunità, basta discriminazione, basta mancanza di terra e dei loro diritti”. (R.P.)
Kenya: rischio epidemia di colera per la mancanza di strutture sanitarie
◊ Secondo gli ultimi aggiornamenti del Ministero della Sanità del Kenya, sono 15 i distretti finora gravemente colpiti dal colera in tutto il Paese, con 663 casi confermati da gennaio, e 15 morti certe. Le zone più gravemente colpite - riferisce l'agenzia Fides - sono quelle costiere, nelle province orientali e della Rift Valley. Il distretto di Kajiado, nella Rift Valley, registra 177 casi. Nel 2009, in seguito ad un'epidemia causata dalla siccità, dall’acqua inquinata del letto dei fiumi e da scarsa igiene, sono stati confermati 781 contagi e 274 decessi. Anche in questo periodo i contagi e i morti registrati sono aumentati nelle zone remote del Paese, nel distretto nordoccidentale del Turkana Central, a Mugur, un’isola di difficile accesso a causa dei coccodrilli che infestano il lago Turkana. I principali fattori di rischio a Mugur sono l’acqua inquinata del lago e la mancanza di strutture sanitarie. Il centro medico più vicino è a circa 50km. All’inizio del mese di marzo, sono stati registrati circa 127 casi nel distretto orientale di Tharaka. Il governo sta portando avanti una campagna sanitaria educativa con epidemiologi, ufficiali sanitari e nutrizionisti, per la ricerca e il controllo dell’infezione. Le organizzazioni umanitarie sono state allertate, anche per i brevi temporali di questi mesi, a raggiungere questi luoghi in quanto alimenterebbero i contagi. La Croce Rossa del Kenya, assistita dalle agenzie delle Nazioni Unite per l’educazione sanitaria e la distribuzione dei farmaci, sta distribuendo disinfettanti per l’acqua nelle zone colpite dalle alluvioni dove i sistemi idrici sono stati danneggiati. La Nairobi Water and Sewerage Company ha distribuito cisterne per l’acqua nelle periferie per permettere il trasporto di acqua potabile a 153 mila residenti. (R.P.)
Ancora riserve delle Chiese cristiane del Kenya sull'attuale testo di revisione costituzionale
◊ I leader cristiani keniani, tra cui i vescovi cattolici, ribadiscono le loro forti riserve sull’attuale testo di revisione costituzionale all’esame dell’Assemblea nazionale, in particolare nelle parti riguardanti la difesa della vita e il riferimento ai tribunali islamici. In una dichiarazione congiunta diffusa nei giorni scorsi e ripresa dall’agenzia Cisa, essi chiedono che la nuova costituzione affermi esplicitamente il diritto alla vita di ogni persona dal concepimento fino alla morte naturale ed escluda quindi anche la pena di morte e l’eutanasia. Le Chiese cristiane keniote ribadiscono poi la loro ferma contrarietà al riconoscimento costituzionale dei tribunali musulmani, i cosiddetti Kadhi. A loro avviso, la costituzionalizzazione di queste corti rischia di alimentare i conflitti religiosi in Kenya, dove è ancora aperta la ferita degli scontri etnici e politici seguita alle contestate elezioni del 2007. Sempre a proposito di religione, i leader cristiani chiedono, infine una la riformulazione di una parte dell’articolo 32 della nuova Costituzione che riconosca il diritto di tutti i cittadini a diffondere il proprio credo religioso e a convertirsi da una religione all’altra. La Costituzione keniana, risalente al 1963 e attualmente ancora in vigore nonostante i vari emendamenti, nel corso degli anni, ne abbiano profondamente modificato il contenuto originario, rappresenta uno dei temi principali del dibattito politico in Kenya di questi ultimi mesi. Un dibattito in cui, tra gli altri, è intervenuta a più riprese la Conferenza episcopale, in particolare contro la clausola che vuole spostare l’inizio della vita dal concepimento alla nascita, legalizzando indirettamente l’aborto. (L.Z.)
Filippine: la Chiesa chiede di assicurare il corretto svolgimento della campagna elettorale
◊ A meno di due mesi dalle elezioni politiche e amministrative nelle Filippine, il 10 maggio, si intensificano gli interventi e le iniziative della Chiesa locale per assicurare il corretto svolgimento del voto. Questa domenica – riferisce l’agenzia Ucan - in diverse diocesi del Paese i candidati sono stati invitati a sottoscrivere pubblicamente, nelle rispettive circoscrizioni elettorali, una sorta di patto con gli elettori con cui si impegnano a condurre una campagna pacifica e trasparente. Durante una di queste cerimonie l’arcivescovo di Cagayan de Oro, mons. Antonio Ledesma, ha ricordato ai candidati presenti che lo “slogan più nobile” di un amministratore pubblico è “il bene comune di tutti”. “La coscienza dovrebbe caratterizzare ogni candidato e anche ogni elettore più di qualsiasi altra cosa”, ha aggiunto il presule. Alla cerimonia ha partecipato l’80% dei 75 candidati locali. In un’altra cerimonia nella diocesi di Tagum, l’ordinario locale mons. Wilfredo Manlapaz, ha espresso l’auspicio che il nuovo sistema elettronico introdotto per queste elezioni, possa aiutare a garantire un voto più pulito e senza violenze. Come nelle passate tornate elettorali, con l’avvicinarsi della scadenza di maggio, cresce la tensione, già degenerata in diverse parti del Paese in atti di violenza. Resta inoltre l’incognita brogli e il malcostume della compravendita dei voti, come denunciato di recente da mons. Gilbert Garcera, vescovo di Daet. In questi mesi l’episcopato filippino è intervenuto a più riprese anche sui temi della campagna elettorale, richiamando in particolare l’attenzione dei fedeli sulla difesa della vita e della famiglia. (L.Z.)
Cina: oltre duemila fedeli alla consacrazione della chiesa di Tao Li dedicata a S. Luigi Gonzaga
◊ Oltre 2.000 fedeli hanno partecipato alla recente consacrazione della chiesa di Tao Li dedicata a S. Luigi Gonzaga che si trova nella diocesi di San Yuan della provincia dello Shaan Xi. Secondo fonti locali contattate dall’agenzia Fides, mons. Zong Huai De, vescovo della diocesi di San Yuan, ha presieduto il rito, concelebrato dal parroco e altri 7 sacerdoti. Una ventina di religiose della Congregazione del Sacro Cuore di Maria e della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù hanno preso parte alla celebrazione. La consacrazione della chiesa è un “sogno finalmente realizzato” ha commentato il parroco, don Ma Yong Lu. La prima pietra della chiesa venne posata nel 2003, ma per mancanza di fondi i lavori sono stati completati soltanto nel 2009. Oggi “abbiamo voluto una consacrazione sobria e solenne nel senso liturgico ma non in quello materiale – ha sottolineato il parroco -. Perché dobbiamo tenere in considerazione gli sforzi compiuti dai nostri fedeli, risparmiando il necessario per la missione”. La parrocchia di Tao Li dedicata a S. Luigi Gonzaga è una chiesa rurale ed è formata da una comunità molto attiva. Gestisce anche una clinica che ha permesso a tanta gente del villaggio di poter usufruire dei servizi sanitari. Allo stesso tempo, ha comunità cristiana ha testimoniato la fede predicando il Vangelo con gesti di carità concreta. La diocesi di San Yuan, in origine missione dei francescani italiani, conta oggi oltre 40.000 fedeli con una quarantina di chiese aperte e 12 luoghi di preghiera. Trentacinque sacerdoti e una ottantina di religiose sono impegnati nel servizio pastorale della diocesi. (R.P.)
Predisposti i lavori per la più grande chiesa del Vietnam
◊ “Non sarà solo un’opera di architettura moderna e bella, ma anche l’espressione dell’architettura e della cultura del nostro Paese”. Così ad Asianews il segretario del Comitato per l’arte sacra della Conferenza episcopale vietnamita, padre Vincent Pham Trung Thanh, parlando della costruzione del santuario nazionale mariano di La Vang. Un luogo di culto che venne eretto nel 1798, meta per secoli di centinaia e centinaia di migliaia di vietnamiti, ma distrutto più volte tanto che soltanto il campanile è resistito alla devastazione. Già sono stati predisposti i lavori che prenderanno il via il prossimo anno, sul terreno – 34 ettari - prevede che nel luogo, oltre alla grande basilica, ci saranno un centro congressi, che avrà 3mila posti, una cappella per l’adorazione del Santissimo, un luogo per le confessioni, un centro per ritiri con 400 posti. Il governo, da parte sua, provvederà alla realizzazione di strade e altre infrastrutture. Una spesa totale di circa 25 milioni di dollari. (B.C.)
Canada: false per i vescovi le accuse dei media sull'immobolismo della Chiesa riguardo gli abusi sessuali
◊ Il Presidente della Conferenza episcopale canadese, mons. Pierre Morrissette ha deplorato le affermazioni “offensive” contenute in alcuni articoli di giornale secondo le quali la Chiesa canadese non avrebbe fatto nulla contro gli abusi sessuali commessi da membri del clero. “Queste affermazioni sono false e denotano un chiaro pregiudizio”, afferma il vescovo di Saint-Jerôme in una dichiarazione riferendosi in particolare ai quotidiani “La Presse” e “The National Post”. Nella nota, mons. Morissette rileva che Benedetto XVI ha dato un grande esempio di leadership chiedendo perdono alle vittime e sostenendo le iniziative dei vescovi per prevenire futuri abusi. Il presule precisa quindi che la posizione dei vescovi del Canada “nei confronti di questi crimini efferati è chiara da molti anni”. Egli ricorda in particolare il documento della Conferenza episcopale “Dalla sofferenza alla speranza”, pubblicato nel 1992, che raccomanda a tutti i vescovi di rispondere in modo “equo e aperto” ad eventuali accuse di abusi sessuali, fornendo assistenza alle vittime e rispettando le competenze delle autorità civili. (L.Z.)
Francia: i vescovi riaffermano l'amicizia con il mondo ebraico dopo una contestazione in cattedrale
◊ Ebrei e cattolici sono uniti da una “amicizia che ha carattere irrevocabile”. Parole decise quelle usate ieri da mons. Jérôme Beau, vescovo ausiliare di Parigi nonché membro del Consiglio episcopale per le relazioni con il giudaismo, per condannare con un intervento su La Croix l’incidente accaduto domenica scorsa nella cattedrale Notre-Dame di Parigi. Agli appuntamenti organizzati dalla diocesi parigina nell’ambito delle “Conferenze di Quaresima” era stato invitato il rabbino Rivon Krygier. Era la prima volta - riferisce l'agenzia Sir - che un rappresentante delle comunità ebraiche prendeva la parola nella cattedrale parigina ma dopo una breve presentazione del relatore fatta dall’arcivescovo cardinale André Vingt-Trois, una quarantina di persone – aderenti a gruppi di tradizionalisti (Civitas e Mjcf) che ieri hanno rivendicato via web l’incidente – hanno cominciato a contestare il rabbino. La Conferenza del rappresantante ebraico è continuata ma si è svolta in una saletta interna della cattedrale e ripresa in video per la platea. Ieri, sono arrivate al rabbino molte manifestazioni di solidarietà, tra cui quella della diocesi e dei vescovi francesi, a nome di mons. Beau. Il vescovo ausiliare ribadisce quanto affermato nella Dichiarazione Nostra Aetate del Concilio Vaticano II in seguito alla quale le comunità cattoliche ed ebraiche hanno “stabilito un dialogo”. In “questa linea”, la diocesi di Parigi ha invitato il rabbino Krygier alle Conferenza di Quaresima. “Era la prima volta – ricorda mons. Beau – che un rabbino partecipava ad una conferenza di Quaresima ed era anche la prima volta che questo tema del dialogo interreligioso e della dichiarazione Nostra Aetate fosse affrontato in questo contesto. Questo invito esprime per se stesso il progresso di questo dialogo e del rispetto reciproco”. Il vescovo cerca poi di ridimensionare la portata dell’incidente, ricordando che ad accogliere ed applaudire il rabbino c’erano in cattedrale 1.200 persone. Ed aggiunge: “La linea del Vangelo non cambia! Non faremo mai un passo indietro rispetto al cammino tracciato dal Vaticano II, da Giovanni Paolo II e da Benedetto XVI. Al contrario, gli applausi con i quali si è salutato l’intervento del rabbino dimostrano l’adesione dei cattolici all’apertura e all’amicizia”. (R.P.)
Polonia: mobilitazione della Chiesa in favore della vita
◊ Massiccia mobilitazione in Polonia dei movimenti pro-life a favore del diritto alla vita con una serie di iniziative che si stanno promuovendo dal 17 al 25 marzo, giorno in cui la Chiesa cattolica polacca celebra nella solennità dell’Annunciazione la “Giornata della Santità della Vita”. Slogan scelto per le manifestazioni e gli incontri di preghiera: “La luce per la vita”. Intanto sabato scorso è terminato nel santuario mariano di Jasna Gora l'annuale pellegrinaggio pro vita, organizzato per la trentesima volta dalle associazioni pro life e al quale quest’anno hanno partecipato oltre mille persone. In un messaggio, - riferisce l'agenzia Sir - i partecipanti hanno inviato la loro solidarietà a quanti in Spagna sostengono il diritto alla vita e che “con il loro impegno e la loro determinazione testimoniano all'Europa e al mondo come opporsi alla civiltà della morte". In occasione della Giornata del 25 marzo in alcune città polacche verranno aperte nuove "finestre della vita" dove le madri, in modo del tutto anonimo, possono lasciare i loro figli senza privare i neonati di cure adeguate. Negli ultimi 4 anni in Polonia, grazie soprattutto alla Caritas, sono state aperte 37 "finestre", nella maggior parte presso le case di varie congregazioni religiose ma anche presso alcuni centri ospedalieri. E’ stato possibile salvare una trentina di bambini, afferma il direttore della Caritas polacca padre Marian Subocz che promette di aprire al più presto almeno una "finestra della vita" in ciascuna delle 41 diocesi polacche. Simili “finestre”, sono state aperte in Germania da oltre 10 anni ed hanno reso possibile dare aiuto a quasi 500 bambini. In una lettera ai fedeli, il vescovo di Opole mons. Andrzej Czaja ha scritto: "La Chiesa per il bene dell'uomo difenderà sempre la vita umana e la sua dignità, ad ogni stadio di sviluppo e dell'esistenza; per il bene delle generazioni future si opporrà sempre a tutte le forme di offesa alla dignità umana così come alle leggi ingiuste che limitano la libertà dei coniugi nelle decisioni riguardanti la trasmissione della vita. Quel compito è un obbligo per ciascuno di noi. E' l'Annunciazione e il Vangelo della Vita”. (R.P.)
Amnesty International denuncia la difficile situazione per i rifugiati in Grecia
◊ In un rapporto: “La trappola di Dublino II. Trasferimenti di richiedenti asilo in Grecia”, Amnesty International ha sollecitato la fine immediata dei trasferimenti di richiedenti asilo provenienti dagli Stati membri dell’Unione Europea e vincolati proprio dal regolamento di Dublino. Un regolamento che stabilisce che i richiedenti asilo debbano essere rinviati verso il primo Paese in cui hanno fatto ingresso dopo essere entrati nell’Ue. Nel suo documento “l’organizzazione denuncia i casi di persone che rischiano una serie di violazioni dei diritti umani, compreso il rientro forzato in Paesi dove potrebbero subire persecuzione”. In Grecia, si nota una mancanza di accesso alla procedura corretta di richiesta d’asilo e quindi di un giusto esame delle richieste e della possibilità effettiva di ricorso. I richiedenti asilo non hanno un accesso adeguato a consulenza legale, servizi d’interpretariato e informazioni necessarie. Le condizioni di detenzione possono risultare negative e infatti sono stati segnalati casi di espulsione verso la Turchia. Infine, l’insufficienza degli alloggi e un inadeguato accesso ai servizi sanitari producono conseguenze sui diritti economici e sociali di base dei richiedenti asilo. Amnesty allo stesso tempo loda l’annunciato impegno di Atene per le riforme in tema d’immigrazione e asilo ma certamente questo problema potrà essere risolto solo con uno sforzo coordinato degli Stati membri in direzione di standard più avanzati e uniformi in tema di protezione. Dall’aprile 2008, l’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati ha chiesto ai Paesi membri dell’Ue di sospendere i trasferimenti in Grecia, a causa di gravi inadeguatezze. Secondo le ricerche di Amnesty International dal settembre 2008 al febbraio 2010, la situazione e’ persino peggiorata. (B.C.)
Domani al parlamento europeo conferenza sulla domenica libera dal lavoro
◊ “Protezione della domenica libera dal lavoro”. Questo il titolo della “Prima Conferenza europea” che sulla questione della “domenica” si terrà domani presso il Parlamento europeo a Bruxelles, alla vigilia della riunione dei capi di Stato e di Governo del 25-26 marzo prossimo. A promuovere l’iniziativa è un vasto cartello di associazioni, realtà sindacali, organismi ecclesiali di vari Paesi europei. Del cartello - riferisce l'agenzia Sir - fanno parte anche la Comece e la Commissione “Chiesa e Società” della Kek, nonché realtà sindacali di vari Paesi come la Dgb e la Ögb, rispettivamente di Germania e Austria. Aderisce alla Rete anche l’associazionismo familiare di Francia e Germania (in questo caso cattolico e protestante), segno che la questione del lavoro domenicale chiama in causa soprattutto la vita delle famiglie. Alla conferenza di Bruxelles prenderanno la parola il nuovo commissario per gli affari sociali, l’ungherese László Andor, 8 parlamentari di diversa estrazione politica ed è prevista la partecipazione di oltre 130 rappresentanti delle varie realtà associative. L’obiettivo è di iniziare una campagna corale di lobby visto che il dibattito sulla protezione della domenica è ritornato d’attualità a livello europeo, dal momento che la direttiva del 1993 è scaduta e nei prossimi mesi si tratterà di redigerne una nuova. (R.P.)
Faccia a faccia alla Casa Bianca tra Obama e Netanyahu, che ha ribadito: “Gerusalemme è la capitale d’Israele”
◊ C’è attesa in tutta la comunità internazionale per l’incontro, in programma fra poche ora a Washington, tra il presidente statunitense Obama ed il primo ministro israeliano Netanyahu, il primo dopo le tensioni internazionali causate dall’annuncio della costruzione di nuovi insediamenti ebraici a Gerusalemme. Proprio su questo punto sono di nuovo intervenuti ieri sera il segretario di stato Usa, Clinton, e il premier, Netanyahu. Ce ne parla Marco Guerra:
Gerusalemme “non è una colonia, è la nostra capitale. Il popolo ebraico ha costruito Gerusalemme tremila anni fa, e continua a costruirla ora”. Il messaggio lanciato all’amministrazione americana dal primo ministro israeliano Netanyahu è chiarissimo: Israele ha il diritto a realizzare nella parte est di Gerusalemme tutti gli insediamenti che vuole. Parole pronunciate, ieri, dinanzi alla Riunione annuale dell'Aipac, la più importante lobby ebraica d'America, dove in mattinata aveva parlato anche il segretario di stato Usa, Hillary Clinton, invitando Israele a “scelte difficili ma necessarie” sulla via della pace. Suonano dunque come una secca risposta le affermazioni Netanyahu e non aiutano ad allentare la tensione in vista dell’incontro che si aprirà fra poco alla Casa Bianca tra Obama e il premier israeliano per rilanciare i negoziati indiretti tra lo Stato Ebraico e l’Autorità Nazionale Palestinese. E le pressioni su Israele continuano ad arrivare anche dalla sponda europea: i ministri degli Esteri di Italia e Germania hanno tenuto a sottolineare che “mai come oggi Ue e Usa sono sulla stessa linea d'azione” per sbloccare la trattativa. Intanto, resta altissima la tensione sul terreno. E' di questa notte un nuovo raid israeliano nella Striscia di Gaza. Un missile è stato lanciato contro un’abitazione. Quattro i feriti. Un’azione in risposta agli ultimi lanci di razzi partiti proprio da Gaza e diretti contro il sud d’Israele.
Gran Bretagna – IsraeleDai media inglesi è giunta stamane la notizia che la Gran Bretagna accuserà formalmente Israele per l'utilizzo di passaporti britannici da parte del commando che ha ucciso a Dubai il capo militare di Hamas Mahmoud al-Mabhouh ed espellerà un diplomatico dello Stato ebraico, il cui nome e le cui funzioni tuttavia non sono state rese note.
Obama – Riforma finanziaria
Dopo il sì del Congresso americano alla storica riforma della sanità, Obama già guarda alla riforma finanziaria. La Commissione bancaria del Senato ha, infatti, dato il via libera al progetto di riforma di Wall Street proposto dal senatore democratico Chris Dodd ed appoggiato dal capo della Casa Bianca. Il piano tende ad assicurare una maggiore supervisione del mercato, evitando che gli errori di banche ed istituti finanziari ricadano sui singoli risparmiatori.
Cina - Google
Sembra giungere ad un definitivo punto di rottura la vertenza tra Google ed il governo cinese. Ieri, i vertici del motore di ricerca di Internet più famoso al mondo hanno deciso di chiudere la sede di Pechino, dirottando su Hong Kong tutte le attività della versione cinese, evitando così le censure imposte recentemente da Pechino. Immediate le reazioni internazionali. Ci riferisce Giancarlo La Vella:
Google lascia la Cina sbattendo la porta. Il traffico degli internauti della Repubblica Popolare sarà dirottato sul sito di Hong Kong, senza quelle censure che il governo di Pechino voleva imporre al colosso informatico per evitare l’accesso a siti proibiti. Intanto, si scatenano le reazioni. Plaudono alla decisione le organizzazioni internazionali a difesa dei diritti umani. Dalla sua, Pechino afferma che Google ha violato una promessa scritta e rischia ora ritorsioni. La Casa Bianca si dichiara delusa dal fallimento del negoziato, ma la vicenda potrebbe avere dei risvolti attualmente imprevisti. Ne abbiamo parlato con Francesco Sisci, corrispondente da Pechino per il quotidiano "La Stampa".
R. – Sembra che si stia affacciando una specie di compromesso: la Cina naturalmente è interessata a non rompere del tutto con Google, anche per l’effetto valanga che questo avrebbe con altre aziende americane e straniere in Cina. D’altro canto, però, non vuole fare enormi concessioni sulla questione della censura che sta tanto a cuore a Google e, d’altro canto, Google non vuole nemmeno abbandonare questo mercato cinese che è il maggiore mercato mondiale ed è quello anche più in crescita.
D. – Una vicenda che ancora una volta mette in evidenza come la questione della tutela dei diritti umani sia ancora un argomento di forte attualità...
R. – E’ una questione estremamente delicata per il governo cinese, perché significa garantire sempre più libertà di espressione, che il governo teme, e potrebbe andare a discapito della stabilità del Paese.
Afghanistan
Non si ferma la violenza in Afghanistan. Un soldato della Forza internazionale è morto ieri nel sud del Paese. Lo ha reso noto oggi la stessa Isaf a Kabul. In un comunicato, che non specifica la nazionalità della vittima, si precisa che il decesso è dovuto allo scoppio di un rudimentale ordigno. Questa mattina un elicottero del contingente turco è precipitato causando il ferimento di due soldati. Intanto, i talebani hanno escluso il loro coinvolgimento nei colloqui di pace che il presidente Karzai ha intrapreso con uno dei principali gruppi di insorti del Paese. Lo ha annunciato un portavoce degli integralisti, ribadendo che nessun confronto sarà possibile finché truppe straniere saranno presenti sul territorio afghano.
Gran Bretagna - sospesi tre ex ministri sospettati di corruzione
Il partito Laburista ha deciso di sospendere - in attesa del risultato dell'inchiesta interna - tre ex ministri britannici e una deputata accusati di aver offerto di esercitare la propria influenza politica in cambio di denaro. I tre ex titolari del Commercio, della Salute e della Difesa erano stati ripresi segretamente nel quadro di un'inchiesta del Sunday Times e di Channel 4.
Messico - Usa narcotraffico
Lotta al narcotraffico. Questo l’obiettivo della missione del segretario di Stato americano, Hillary Clinton, che giunge oggi a Città del Messico a una settimana dagli episodi di violenza nel Paese, che hanno fatto registrare la morte di tre cittadini americani e di decine di messicani. Il 90% della cocaina arriva dal Sudamerica - analizzano i media locali – facendo scalo in Messico, Stato che fra l’altro è il principale fornitore della marijuana venduta negli Stati Uniti.
India - attacchi delle milizie maoiste
Nuova fiammata di violenze maoiste in India. Un commando de ribelli filo comunisti ha teso un’imboscata ad una pattuglia della polizia nello Stato di Jharkand uccidendo un agente e ferendone un numero ancora imprecisato. Nello stesso Stato i maoisti hanno sequestrato quattro commercianti nel distretto di Bokaro. L’attacco arriva nel secondo dei due giorni di sciopero con mobilitazione indetti ieri in sette Stati indiani.
Birmania elezioni
In Birmania l’opposizione locale annuncia azioni giudiziarie contro la legge elettorale approvata dalla Giunta militare al potere che proibisce la candidatura dei prigionieri politici. Un’azione tesa a difendere, in particolare, la posizione della leader Aung San Suu Kyi, agli arresti domiciliari.
Repubblica Democratica del Congo
La missione Onu nella Repubblica Democratica del Congo pianifica il ritiro delle sue truppe dal Paese. Le prime 2mila unità potrebbero lasciare il territorio entro giungo e per il 2011 l’intero contingente lascerà Kinshasa.
Honduras
La giustizia dell'Honduras ha confermato il mandato d'arresto che pende contro l'ex presidente Manuel Zelaya, destituito con un colpo di Stato il 28 giugno del 2009. Lo hanno annunciato il procuratore generale e il presidente della Corte suprema del Paese. Il nuovo presidente del Paese, Porfirio Lobo, eletto il 29 novembre scorso, ha tuttavia dichiarato che Zelaya “può tornare quando vuole” e che non sarà perseguito per le sue responsabilità politiche, in virtù dell’amnistia. Non così - ha aggiunto – se sarà riconosciuto colpevole di reati comuni. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 82
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