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Sommario del 22/03/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Pubblicato il calendario delle celebrazioni liturgiche presiedute dal Papa durante la Settimana Santa
  • I vescovi scandinavi in visita ad Limina: le sfide della minoranza cattolica in una società secolarizzata
  • Altre udienze
  • La Lettera del Papa ai cattolici d'Irlanda: la riflessione del vescovo di Como e del presidente di Azione Cattolica
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Usa: varata la riforma sanitaria di Obama
  • Giornata mondiale dell'Acqua, bene negato a 3 miliardi di persone
  • Lettera di Quaresima del vescovo di Cerignola per rinnovare il credo battesimale
  • Presentato a Torino il francobollo che celebra l’Ostensione della Sindone
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: cristiani bruciati vivi perché rifiutano di convertirsi all’islam
  • El Salvador: prima Giornata nazionale della gioventù dedicata a mons. Romero
  • A Rio de Janeiro il World Urban Forum, per promuovere pari diritti per chi vive in città
  • Haiti: il terremoto ha portato il Paese ai livelli di povertà di dieci anni fa
  • L’Onu chiede accesso universale a prevenzione e cura nella lotta alla tubercolosi
  • Piano della Caritas in Cile per aiutare 542 mila persone nei prossimi 9 mesi
  • Cile: nuovo programma radiofonico per sostenere la Missione continentale
  • Rapporto all’Onu sui Guarani in Brasile, tra i popoli indigeni più maltrattati al mondo
  • Australia: l’arcidiocesi di Sydney sostiene la ricerca sulle cellule staminali adulte
  • Cina: la diocesi di Xu Zhou ricorda i missionari canadesi uccisi durante la II Guerra mondiale
  • Filippine: ex carcerati ritrovano la vera speranza affidandosi al Vangelo
  • Malawi: i vescovi del Paese per le pari opportunità tra donne e uomini
  • Benin, studenti in piazza per il diritto allo studio
  • Le Suore di sant'Agostino festeggiano i 50 anni di missione in Africa
  • Il 25 marzo in tutto il mondo si celebra la Giornata della Vita
  • Belgio: marcia pro vita per rompere il silenzio sulle sofferenze provocate dall’aborto
  • Nei Paesi Bassi vertice interreligioso sull'Aids
  • Unione Europea: nasce il Comitato dei rappresentanti delle Chiese ortodosse
  • Sabato prossimo Via Crucis vivente della Comunità di Villaregia
  • Giornata Fai di primavera: 27-28 marzo aperti gratuitamente 590 monumenti in 225 città italiane
  • 24 Ore nel Mondo

  • Francia: dopo la sconfitta alle regionali Sarkozy verso il rimpasto di governo
  • Il Papa e la Santa Sede



    Pubblicato il calendario delle celebrazioni liturgiche presiedute dal Papa durante la Settimana Santa

    ◊   E’ stato reso noto oggi il calendario delle celebrazioni liturgiche presiedute dal Papa durante la Settimana Santa. Il 28 marzo, Domenica delle Palme e della Passione del Signore e Giornata Mondiale della Gioventù, Benedetto XVI benedirà le palme e gli ulivi e, al termine della processione, celebrerà la Messa in Piazza San Pietro. Il primo aprile, Giovedì Santo, alle 9.30, nella Basilica Vaticana, la Messa Crismale, e nel pomeriggio, in apertura del Triduo Pasquale, il Pontefice presiederà alle 17.30, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, la Santa Messa nella Cena del Signore e farà la lavanda dei piedi a dodici sacerdoti. Durante il rito i presenti saranno invitati a compiere un atto di carità per la ricostruzione del Seminario di Port-au-Prince in Haiti. Il 2 aprile, Venerdì Santo, si svolgerà alle 17.00, nella Basilica Vaticana, la Celebrazione della Passione del Signore con l’adorazione della Croce, e in serata alle 21.00, la tradizionale Via Crucis al Colosseo. Sabato 3 aprile, alle 21.00, il Papa presiederà nella Basilica Vaticana la Veglia Pasquale, e il giorno dopo, domenica 4 aprile, la Messa del Giorno di Pasqua sul Sagrato della Basilica di San Pietro. Dalla Loggia centrale della Basilica impartirà quindi la Benedizione «Urbi et Orbi».

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    I vescovi scandinavi in visita ad Limina: le sfide della minoranza cattolica in una società secolarizzata

    ◊   I vescovi della Scandinavia hanno iniziato oggi in Vaticano la loro visita “ad Limina”: i primi presuli sono stati ricevuti stamani dal Papa. Questa Conferenza episcopale comprende cinque Paesi: Svezia, Norvegia, Finlandia, Danimarca e Islanda. I cattolici in questa area sono una piccola minoranza: non arrivano al 3%. Sulla situazione della Chiesa in questa regione nord-europea Anna Charlotta Smeds ha intervistato mons. Anders Arborelius, presidente della Conferenza episcopale della Scandinavia:
     
    R. - La maggior parte dei cattolici in Scandinavia è di origine straniera e il loro numero sta crescendo ogni anno proprio grazie all’immigrazione. Arrivano cattolici da Polonia, Lituania, America Latina, Africa, Medio Oriente. Qui sono venuti molti cristiani iracheni. C’è dunque la sfida di unire tutti questi fedeli che provengono da tanti Paesi diversi. In una piccola parrocchia si possono trovare fedeli di 50 e più nazionalità. La sfida per noi è di aiutare queste persone a crescere insieme per formare un unico corpo ecclesiale.

     
    D. - Qual è la situazione delle vocazioni?

     
    R. - Certo, essendo i nostri Paesi d’immigrazione, non abbiamo mai abbastanza vocazioni autoctone per assistere chi viene da noi. Quindi, dipendiamo dai sacerdoti che vengono dall’estero. Comunque, ogni anno c’è qualche sacerdote della Scandinavia che viene ordinato e i numeri delle vocazioni nei monasteri di vita contemplativa sono abbastanza buoni. Per quanto riguarda invece gli istituti religiosi femminili di vita attiva c’è un numero molto basso di vocazioni.

     
    D. - Le società scandinave sono molto secolarizzate. Come affronta questa situazione la Chiesa locale?

     
    R. - Questo è il contesto in cui viviamo e il nostro compito quotidiano è di cercare di essere testimoni della fede in una società piuttosto secolarizzata. Tuttavia, oggi notiamo che c’è molto più interesse nella religione: i giornali parlano di preghiera, di Dio e della Chiesa, a volte, è vero, in modo molto critico, ma almeno se ne parla. Prima la situazione era molto diversa, perché non si facevano domande sulla religione, non se ne parlava. Oggi invece se ne discute molto e la gente è più aperta di quanto pensiamo. Questo è per noi anche un’opportunità per annunciare il Vangelo alla gente della Scandinavia.

     
    D. - Che cosa ha lasciato la storica visita di Giovanni Paolo II in Scandinavia nel 1989?

     
    R. - Ha aperto molte porte: la società si è resa conto che il cattolicesimo è una realtà nei nostri Paesi e penso che specialmente per gli altri gruppi cristiani è stata una sorta di rivelazione. Come qualcuno ha osservato, ci si è resi conto che i cattolici sono cristiani e non qualcos’altro.

     
    D. – Per il prossimo mese di maggio la Conferenza episcopale scandinava promuoverà un Congresso dedicato alla famiglia. Cosa ci può dire in proposito?

     
    R. - Per noi la famiglia è sempre più importante nella nostra società, dove è molto debole per il prevalere di un’ideologia individualista. Pensiamo che mettere la famiglia al primo posto sia anche un’opera di evangelizzazione: ci sono tante persone che si sentono sole e le relazioni interpersonali sono diventate molto difficili. Quindi pensiamo che la visione cristiana della famiglia possa essere molto importante come via per portare il Vangelo ai popoli scandinavi.

     
    D. - Quali sono oggi i rapporti con le altre Chiese cristiane, in particolare con la Chiesa luterana?

     
    R. - Con la Chiesa luterana abbiamo appena concluso un dialogo sulla Dottrina della Giustificazione. È stata una iniziativa congiunta svedese e finlandese e un documento sarà pubblicato a breve. Penso che sia stato un segno profetico dimostrare che su questo punto siamo oggi molto più vicini, perché su tante altre questioni la situazione è diventata un po’ difficile. Ad esempio, quando la Chiesa luterana di Svezia ha riconosciuto i matrimoni omosessuali è stato un momento tragico per l’ecumenismo nel nostro Paese. Ma dobbiamo continuare a cercare terreni comuni di dialogo. È inoltre significativo il cambiamento dell’atteggiamento di molte Chiese che prima erano piuttosto anti-cattoliche: oggi, invece, su tanti temi abbiamo una base comune da cui partire. Con la Chiesa ortodossa e quelle orientali che sono presenti nei nostri Paesi abbiamo certamente molto in comune. L’ecumenismo è diventato ormai un compito urgente nei nostri Paesi, dove i cristiani sono pochi ed è importante essere capaci di dimostrare che abbiamo una fede comune in Gesù, perché molta gente da fuori parla solo dei conflitti tra i cristiani.

     
    D. - Con le altre comunità religiose, ad esempio i musulmani, c’è collaborazione?

     
    R. - In Svezia i musulmani sono aumentati. Ad esempio a Malmö c’è più gente che frequenta la moschea che le chiese luterane. È dunque molto urgente trovare un dialogo più profondo con i musulmani su diverse questioni e sappiamo che su alcuni punti abbiamo la stessa opinione. Ad esempio, i musulmani non accettano i matrimoni omosessuali e questo vale anche per altre questioni etiche. Quindi, direi che la presenza dei musulmani nei nostri Paesi ha reso la religione più presente in Scandinavia. La nostra società secolarizzata non sa come gestire questa situazione, ma i cristiani potrebbero fare in qualche modo da ponte tra questa società e i musulmani provenienti da altri Paesi. In vari luoghi abbiamo molte iniziative per mettere in contatto cristiani e musulmani. Esistono, naturalmente, anche difficoltà: ad esempio numerosi cristiani fuggiti dall’Iraq da una situazione di persecuzione in quel Paese hanno forti risentimenti per il modo in cui sono stati trattati dai gruppi islamici. Quindi è una sfida cercare un dialogo più profondo con l’Islam e le altre comunità religiose. Con la comunità ebraica, infine, abbiamo ottime relazioni, ad esempio in Svezia, dove cattolici ed ebrei hanno vissuto la stessa storia di minoranza e di lotta per la parità dei diritti.

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    Altre udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina alcuni presuli della Conferenza episcopale della Conferenza episcopale del Burkina Faso-Niger in visita ad Limina.

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    La Lettera del Papa ai cattolici d'Irlanda: la riflessione del vescovo di Como e del presidente di Azione Cattolica

    ◊   Un documento che, nel dolore, apre alla speranza. E’ sempre in primo piano, a livello internazionale, la Lettera indirizzata dal Papa ai cattolici dell'Irlanda sullo scandalo degli abusi su minori nella Chiesa. Dal canto suo, il cancelliere tedesco, Angela Merkel, ha accolto con favore la Lettera del Papa, secondo quanto reso noto dal suo portavoce. Giustizia e misericordia sono le parole chiave del documento pontificio. Lo sottolinea il vescovo di Como, mons. Diego Coletti, intervistato da Luca Collodi:

    R. – Il tono della Lettera è certamente molto forte, anche in riferimento alla gravità di tante situazioni che, tuttavia, non devono farci dimenticare che lo sfondo generale delle nostre comunità cristiane e anche dei nostri preti è uno sfondo molto sano. Qui si tratta di delitti gravissimi e particolarmente odiosi, soprattutto a livello di vittime innocenti, per le quali Gesù ha usato toni fortissimi anche nel Vangelo.

     
    D. – Il Papa, rivolgendosi ai sacerdoti colpevoli di questi crimini, li esorta a riconoscere apertamente la colpa e a sottomettersi alle esigenze della giustizia…

     
    R. – Appunto. Senza dimenticare lo sfondo dell’infinita misericordia di Dio, dobbiamo ricordare che chi si ritrova colpevole di azioni particolarmente odiose ed efferate deve assumersi la responsabilità di un riconoscimento sincero, di una richiesta di perdono in tutte le direzioni, di un risarcimento del male che si è fatto e di personale penitenza, anche in riferimento alle leggi dello Stato che sanzionano le conseguenze penali rispetto a determinati comportamenti.

     
    D. – L’attenzione, nei giorni scorsi, del dibattito pubblico su questi temi, si è concentrata sull’ingresso dei giovani all’interno dei seminari. Si possono evitare casi di questo tipo a partire da una scelta precisa di ingresso in seminario? Tra l’altro è un tema che anche lo stesso Benedetto XVI tratta in questa Lettera…

     
    R. – Nei seminari milanesi, nei quali ho fatto prima l’insegnante e poi il rettore per 11 anni, ho trovato una tradizione da questo punto di vista molto seria, molto rigorosa. Si chiedeva agli alunni, con pieno rispetto dell’intimità delle persone che venivano guidate dalla direzione spirituale, dalla Confessione e dalla predicazione generale, una verifica ed un controllo molto serio e molto responsabilizzato della loro maturità affettiva, della loro capacità di resistere a pressioni e a situazioni che si sono poi andate certamente aggravando. Penso che il Papa, nella Lettera, si riferisca anche a questo quando dice che si tratta di un ambiente degradato in maniera generale e che quindi a maggior ragione i seminari devono alzare le difese e creare dei percorsi educativi che siano adatti alla situazione di oggi, per formare uomini sereni e liberi nella gestione della loro affettività. Uomini capaci di evitare in maniera assoluta queste involuzioni e deviazioni che non è sempre possibile prevedere ma che in tanti casi vanno almeno intraviste dal punto di vista della fragilità o della minore consistenza della persona.

    Vicinanza alle vittime e condanna degli abusi viene anche espressa dall’Azione Cattolica Italiana. Al tempo stesso, l'associazione stigmatizza quei tentativi di strumentalizzare la vicenda per attaccare il Papa e la Chiesa nella sua totalità, disconoscendo la realtà dei fatti. Al microfono di Alessandro Gisotti, il commento del presidente di Azione Cattolica, Franco Miano:

    R. – Il Santo Padre ci richiama agli elementi essenziali della nostra fede, che non sono separati da questa drammatica questione della pedofilia, perché attraverso gli elementi essenziali della nostra fede noi da un lato ci mettiamo in contatto con il Signore e, dunque, con l’idea della giustizia di Dio, la quale non ci consente di nascondere nulla. La presa di posizione del Papa è in questa linea. Però, una giustizia che non si separa mai dalla misericordia, anche nelle situazioni più gravi e più critiche.

     
    D. – Ecco, dunque, accanto alla denuncia fortissima, inequivocabile, Azione Cattolica sottolinea che non si può cancellare tutto il bene che i sacerdoti, la stragrande maggioranza di loro, compie ogni giorno...

     
    R. – Riteniamo che sia questa una puntualizzazione necessaria. Il male, pur presente nell’esperienza triste e tutta da condannare, non oscura il bene che è moltissimo, che i sacerdoti compiono a sostegno della vita di tanti giovani, di tanti ragazzi, di tante persone. E non possiamo non esprimere la nostra gratitudine per il loro ministero svolto in mezzo a noi e anche per noi, che è sempre un ministero di sostegno alla crescita libera delle persone, alla crescita responsabile delle persone, e questo sostegno, che è fondamentale, che è stato ed è fondamentale anche per la storia del nostro Paese, non solo per la vicenda della nostra Chiesa, è un sostegno che va riconosciuto.

     
    D. – C’è chi strumentalizzando questa dolorosa vicenda coglie l’occasione per una campagna anticattolica che quasi sembra volta a cancellare duemila anni di storia, il patrimonio, i valori...

     
    R. – Sicuramente è triste vedere come da alcune vicende si colga l’occasione per riflessioni ingiustificate di un respiro così ampio. Riflessioni ingiustificate da un punto di vista storico, ingiustificate da un punto di vista proprio della realtà anche dei fatti ultimi e ingiustificate anche rispetto al senso stesso, vivo, concreto ed attuale, non solo passato, del contributo che la Chiesa dà alla promozione dell’uomo, in ogni senso. Noi, come Azione Cattolica, vorremmo testimoniare invece il grande bene di questa relazione tra laici e sacerdoti, che la nostra esperienza ci porta a cogliere e a vivere partendo dai ragazzi. Non possiamo che rifiutare con forza ogni tentativo di strumentalizzazione.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, le parole del Papa alla recita dell'Angelus di domenica sull'episodio evangelico dell'adultera salvata da Gesù dalla condanna a morte.

    A seguire, nelle pagine del servizio vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone a Montecassino per la festa del patrono d'Europa, san Benedetto, accanto al calendario delle celebrazioni del Papa durante la Pasqua.

    In evidenza nel servizio internazionale la riforma sanitaria negli Stati Uniti d'America.

    Nelle pagine della Cultura, "Il rosso e il bianco", la pienezza dei poteri del Vicario di Cristo nel Duecento, di Agostino Paravicini Bagliani.

    A seguire, una riflessione di Giovanni Cucci sul tema del desiderio come motore della vita e "carburante" per il cammino della vita spirituale, che ha come scopo il compimento dell'io.

    "Il sole in un bicchiere d'acqua"; il filosofo francese Fabrice Hadjadji racconta la sua conversione e il suo battesimo avvenuto 12 anni fa nell'abbazia di Solesmes mentre Anna Foa illustra la collezione di Gianfranco Moscati, ricchissima di testimonianze storiche riguardanti l'ebraismo, e ne discute il valore documentario.

    Per concludere, "L'occhio universale dell'imperatore", un articolo dedicato  cinema di Akira Kurosawa.

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    Oggi in Primo Piano



    Usa: varata la riforma sanitaria di Obama

    ◊   Barack Obama ha vinto la sua battaglia politica più importante. Dopo un accordo dell’ultimo minuto sull’aborto, il presidente ha ottenuto il sì della Camera alla riforma della sanità. Un progetto che Obama ha portato avanti per più di un anno fra dibattiti e polemiche e che più di una volta è sembrato sul punto di fallire. Il servizio di Elena Molinari.

    Un traguardo storico, come l’ha definito ieri notte Obama, sfuggito per oltre un secolo ai suoi predecessori, ultimo Bill Clinton, e che dovrebbe portare gli Stati Uniti a una copertura assicurativa non gratuita, ma quasi universale. Obama ha dovuto però rinunciare allo spirito bipartisan. La legge, infatti, è passata con il no di tutti i repubblicani. E anche la maggioranza democratica ha ricompattato i ranghi solo all’ultimo minuto, grazie al sì di un gruppo di deputati anti-abortisti, che hanno ottenuto dal presidente un ordine esecutivo, in cui si ribadisce il bando all’uso di fondi pubblici per l’interruzione volontaria di gravidanza. Burt Stupak, il deputato leader del gruppo anti-abortista, ha detto di aver abbandonato ogni indugio, quando Obama gli ha assicurato che la legge proteggerà la santità della vita. Il piano porterà gli Stati Uniti a un sistema sanitario a copertura obbligatoria e garantita, grazie ad una serie di programmi sanitari, federali e statali e a sussidi a milioni di persone, per sottoscrivere polizze assicurative.

    La riforma della sanità americana dovrebbe portare entro il 2014 alla copertura sanitaria per 32 milioni di americani, metà dei quali rientreranno nella mutua di Stato per i meno abbienti. Tuttavia, di fronte alla soddisfazione di Obama per il successo del suo progetto, resta la delusione per la mancanza di una riforma bipartisan. D'altro canto, i movimenti pro-life americani giudicano negativamente l'ordine esecutivo del presidente che, a loro giudizio, non garantirebbe a sufficienza la tutela della vita. Sentiamo Paolo Mastrolilli, giornalista del quotidiano La Stampa ed esperto di questioni americane, intervistato da Stefano Leszczynski.

     
    R. - E’ un risultato molto importante, soprattutto garantisce gli americani dagli abusi che in certi casi le compagnie assicurative hanno commesso. Ora naturalmente bisogna vedere, però, che cosa ne pensano gli elettori americani, che in autunno andranno al voto per le elezioni interne, che sarà certamente basato in larga parte su questa legge, sul giudizio che gli americani daranno alle urne.

     
    D. – A salvare il progetto di Obama sono stati i democratici, dopo l’accordo raggiunto sulla questione dell’aborto...

     
    R. – Naturalmente questa resta una questione aperta e la promessa che ha fatto il presidente Obama di emettere un ordine esecutivo per evitare l’uso di questi fondi federali, allo scopo di promuovere l’aborto, non ha convinto tutti, anche all’interno del suo stesso partito, e si tratterà adesso di vedere nella pratica se le obiezioni che hanno sollevato anche i vescovi americani verranno soddisfatte, oppure se la questione resterà aperta. Resterà un elemento forte di dibattito all’interno della società americana, anche questa in vista delle elezioni del prossimo autunno.

     
    D. – Probabilmente, gli effetti di questa riforma si faranno sentire nel lungo termine. E' forse per questo che il presidente Obama ha deciso di affrontare da subito questa battaglia, che appunto lo penalizza, in questo momento, ma che forse in futuro potrebbe tornare a premiarlo?

     
    R. – Ora il problema è che gli americani sono afflitti soprattutto dalla crisi economica e dalla forte disoccupazione che supera il 10%. Questa è una riforma che nell’arco degli anni costerà secondo alcuni calcoli oltre 900 miliardi di dollari. Adesso si tratta di vedere se i benefici che gli americani otterranno, dal punto di vista della sanità, che riguardano soprattutto i circa 32 milioni di americani che riusciranno ad avere un’assicurazione grazie a questa legge, compenseranno i costi che ci saranno dal punto di vista sociale e dal punto di vista economico, perché aumenteranno le tasse per sostenere questo progetto. Poi si tratterà di vedere se sarà più forte il vantaggio che riceveranno gli americani dalla possibilità di avere un’assicurazione, o lo svantaggio, il peso che sentiranno dal punto di vista economico in una situazione di crisi finanziaria. A seconda di dove tenderà la bilancia, da questo dipenderà il destino politico della presidenza Obama.

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    Giornata mondiale dell'Acqua, bene negato a 3 miliardi di persone

    ◊   ''Acqua pulita per un mondo sano'': e' questo lo slogan dell'edizione 2010 della Giornata mondiale dell’Acqua che si celebra oggi. La Giornata è stata indetta dall’Onu nel 1992 per difendere e tutelare quello che è un bene troppo spesso negato. Secondo dati resi noti dalle Nazioni Unite, circa 3 miliardi di persone, tra cui 980 milioni di bambini, sono vittime di malattie causate da acqua inquinata. Per il segretario dell’Onu Ban Ki-moon queste morti costituiscono un affronto per l'intera umanità. Su questi dati sentiamo il commento di Rosario Lembo, segretario del comitato italiano del contratto mondiale per l’Acqua, al microfono di Cecilia Seppia:

    R. – Le Nazioni Unite quest’anno vogliono mettere in primo piano l’attenzione sul tema della qualità dell’acqua, indispensabile per la salute e il benessere dell’intera umanità. In buona parte dei Paesi africani non esistono servizi igienici, latrine, servizi pubblici. Indubbiamente c’è una responsabilità anche nei comportamenti di queste popolazioni, però la responsabilità maggiore è la nostra, in quanto Paesi occidentali, sia attraverso interventi di cooperazione sia attraverso tutti gli obiettivi che le Nazioni Unite si sono dati con i famosi “Decenni per l’Acqua”, che non hanno messo a disposizione le risorse finanziarie necessarie per garantire una buona qualità della vita.

     
    D. – Da un lato un accesso negato e dall’altro anche uno spreco eccessivo di questo bene…

     
    R. – Non è pensabile che al ciclo naturale dell’acqua l’uomo possa sostituire un ciclo industriale, pensando di poter gestire questa risorsa solo con una logica produttiva, di consumo e di sfruttamento, senza preoccuparsi di rispettare il rapporto con la natura. Consumiamo molta più acqua di quanto il ciclo naturale ne metta a disposizione. Piuttosto che privilegiare l’uso umano, puntiamo ad utilizzare quest’importante risorsa come una risorsa energetica alternativa.

     
    D. – Scopo di questa giornata è anche proporre delle attività concrete, trovare soluzioni per ovviare a questi problemi. Cosa si può fare concretamente?

     
    R. – Bisogna ritornare a produrre cibo ma per usi di sicurezza alimentare di queste popolazioni e non per l’esportazione. Bisogna ritornare a salvaguardare i fiumi e i laghi di questi Paesi non per coltivare fiori o ciò che va verso i mercati occidentali ma per soddisfare prioritariamente i bisogni delle popolazioni locali. C’è bisogno che l’acqua torni ad essere un bene condiviso da tutti e che intorno all’acqua si fissino delle nuove regole del vivere e dello stare insieme.

     
    D. – Secondo lei la soluzione, come alcuni sostengono, è nella privatizzazione dell’acqua?

     
    R. – L’approccio della privatizzazione che è stato adottato da alcune agenzie delle stesse Nazioni Unite - ricordiamo che è una proposta della Banca Mondiale, attraverso la quale si pensava di poter garantire entro il 2015 l’accesso all’acqua potabile a tutti i cittadini del pianeta Terra – purtroppo si è dimostrato fallimentare. E’ possibile fare gli investimenti, è possibile realizzare gli acquedotti e questo i privati sono in grado di poterlo fare molto rapidamente se qualcuno gli mette a disposizione delle risorse di carattere finanziario. Questo è il problema di garantire l’accesso all’acqua. Si accede a questo servizio soltanto nella misura in cui si ha il potere d’acquisto di pagare il prezzo dell’acqua, la tariffa dell’acqua. In molti Paesi africani e latinoamericani i processi di privatizzazione hanno realizzato grandi opere infrastrutturali, ma poi i cittadini non hanno accesso all’acqua potabile perché non hanno i soldi per poter pagare la bolletta dell’acqua.

     
    Un bene fondamentale alla vita del pianeta dunque, ma troppo spesso oggetto di logiche di profitto, che danneggiano i più poveri. E' quanto sottolinea al microfono di Luca Collodi, padre Alex Zanotelli, missionario comboniano, membro del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua:

    R. – L’acqua è la madre di tutto, la vita nasce dall’acqua. L’acqua è il bene supremo che abbiamo. E’ possibile che la finanza ha già capito che non è più l’oro nero, il petrolio, il vero bene ma è l’acqua. Hanno già spostato i capitali sull’acqua e noi cittadini stiamo cedendo il bene supremo che abbiamo alle forze finanziarie? Alla fine chi la pagherà, le classi deboli? Se oggi abbiamo 50 milioni di morti di fame, domani avremo 100 milioni di morti di sete. Questa è la tragedia. Ecco perché è così vitale e fondamentale il problema dell’acqua.

     
    D. – Tra l’altro l’acqua rischia purtroppo di essere, o spesso già lo è, occasione di guerra. Penso all’Africa, ad alcuni Paesi dell’Asia. Quindi è un bene sul quale vale la pena fare una riflessione molto attenta…

     
    R. – Molto attenta. A questo riguardo, basterebbe pensare che i due Paesi che saranno più toccati dal surriscaldamento – quindi perdita di ghiacciai e di fonti idriche – saranno gli Stati Uniti e la Cina. Se si fanno le guerre per il petrolio, immaginiamo domani cosa faranno per l’acqua. Oggi tante delle guerre in atto sono già per l’acqua, basterebbe pensare a Israele, al Medio Oriente sull’Eufrate; ci sono già guerre dell’acqua. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Lettera di Quaresima del vescovo di Cerignola per rinnovare il credo battesimale

    ◊   L’acqua che disseta il cuore dalla sete di Dio, le lacrime di un cuore pentito e rinnovato dall’incontro con Lui. “Acqua e lacrime per un cuore nuovo” è il titolo della Lettera di Quaresima che mons. Felice di Molfetta, vescovo di Cerignola-Ascoli Satriano, ha indirizzato ai fedeli della sua diocesi. In questo periodo liturgico, scrive il presule, è importante “rinfrescare” la vita cristiana testimoniando la “felicità” che nasce dal credo battesimale. Federico Piana ha chiesto a mons. di Molfetta in cosa consista la riscoperta di questo Sacramento:

    R. – Ritengo che il Sacramento del Battesimo sia purtroppo un sacramento dimenticato; il Battesimo è un evento che costituisce una lotta tra il bene e il male, tra la luce e le tenebre, che costituisce l’identità dell’uomo nuovo da vivere all’interno della storia concreta. Perciò, riscoprire e rivivere il Battesimo significa davvero cogliere la radice del nostro essere cristiani nella storia. E’ necessario ritornare in questo diluvio benefico dell’acqua battesimale e delle lacrime penitenziali, proprio perché ci sia un sussulto di vita all’interno delle famiglie, delle persone e della comunità credente o anche di coloro che, ricevendo il messaggio, potranno essere indotti anche loro a fare un pensiero in ordine alla Pasqua.

     
    D. – Nel messaggio, lei scrive che oggi più che mai c’è bisogno di “esempi attraenti”. A quali esempi pensava quando ha scritto questa Lettera?

     
    R. – A uomini e donne che, inseriti nella realtà della politica, inseriti nella realtà professionale, inseriti nel contesto sociale e soprattutto anche nel contesto della famiglia, dovrebbero dare un riferimento molto preciso in cui il cristianesimo non lo si proclama con le parole, ma con l’esistenza, lo si dovrebbe gridare con la nostra vita e con le nostre opere. Quindi, l’idea degli esempi attraenti nasce esattamente da questa realtà direi lievitante del cristiano all’interno della storia. In primis, è la realtà familiare che poi diventa capace di dilatarsi nelle altre attività lavorative, educative e mi pare che sia proprio questo lo spirito di tali esempi per i piccoli, che apprendono in casa a vivere il tempo della Quaresima, sentendo anche loro la gioia di prepararsi alla Santa Pasqua.

     
    D. – Nel suo messaggio c’è un altro particolare molto bello e molto toccante, che riguarda il Sacramento della Penitenza. Lei dice: “E’ sempre molto doloroso aprire il nostro cuore ad un uomo come noi!”. Che si può dire a queste persone perché aprano il loro cuore nel confessionale?

     
    R. – Credo che anzitutto qui ci dovrebbe essere un’azione – direi – pedagogica, educativa ed evangelizzatrice da parte di noi sacerdoti, nell’atto di riscoprire questo dono a noi affidato; anzitutto, essendo noi stessi sempre a disposizione dell’accoglienza di coloro che a volte, se vedono un sacerdote presente nel confessionale, possono anche essere richiamati da quella sua presenza a dire le proprie miserie. Certo, è stato sempre molto difficile aprire il proprio cuore, ma anche qui il problema va visto in maniera molto più ampia. Una formazione ed una vita segnate dalla fede ci portano ad accostarci ai Testi Sacri e laddove risuona la Parola di Dio non è per tagliarci le gambe e debilitarci, ma è sempre per darci coraggio e fiducia! (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Presentato a Torino il francobollo che celebra l’Ostensione della Sindone

    ◊   Presentato oggi a Torino un francobollo che celebra l’Ostensione della Sindone, che avrà luogo presso il Duomo della città dal 10 aprile al 23 maggio. L’annullo riproduce un dipinto realizzato da Gerolamo della Rovere nel 1620 e mostra la “Sepoltura di Cristo e tre angeli che reggono il Sudario”. L’emissione è stata curata dal Ministero dello Sviluppo economico e dalle Poste Italiane. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Giovanni Ialongo presidente di Poste Italiane e dell’ing. Maurizio Baradello, direttore generale del Comitato per l’Ostensione:

    D. - Giovanni Ialongo...

     
    R. - Per Poste italiane è un evento importantissimo. Da oggi saranno in distribuzione 4 milioni di francobolli sulla Sindone. La stessa emissione raggiungerà tutto il modo, è un momento veramente particolare ed importante perché vi sarà anche l’annullo speciale con riprodotta sul timbro proprio la Sindone.

     
    D. – Chi ha realizzato il francobollo e quanto vale?

     
    R. - E’ stato studiato dal poligrafico dello Stato come bozzetto. Valore di 60 centesimi.

     
    D. – Ing. Baradello, lei è il direttore generale del Comitato per l’Ostensione. Molte le iniziative collegate a questo evento anche l’emissione di un francobollo, perchè?

     
    R. – L’Ostensione è un momento importante per la Chiesa, è un momento importante anche per il territorio, per il nostro Stato. La richiesta è stata avanzata come era stato fatto nel ’78 e nel 1998 anche, per avere un ricordo storico di questo evento.

     
    D. – Il francobollo riproduce un dipinto realizzato da Gerolamo Della Rovere nel 1600: nel dettaglio che cosa si vede?

     
    R. – La deposizione di Cristo, in cui s’intravede la figura di San Giuseppe d’Arimatea con alcune figure come persone che aiutano a ricoprire il corpo di Gesù e dietro Maria e la Veronica. Sull’alto ci sono tre figure di angeli che sorreggono il lenzuolo con l’immagine riprodotta della Sindone.

     
    D. – Oltre al francobollo verrà introdotta a Torino una novità per quanto riguarda la possibilità di vedere la Sindone, di che cosa si tratta?

     
    R. – Immagini in alta definizione che sono immagini che consentono a tutti i visitatori prima di vedere la Sindone, di vedere in dimensione uno a uno e poi ingranditi anche i particolari, in modo da percepire bene, quando saranno dentro la cattedrale nella penombra, i vari particolari, le varie zone del lenzuolo. Quindi il volto, le ferite, le mani ecc.

     
    D. – Avete già un’idea di quante persone verranno a vedere la Sindone?

     
    R. – Sì, abbiamo un riscontro dal numero delle prenotazioni effettuate finora che sono circa 1 milione 350 mila persone, con 1300 giornalisti accreditati. L’interesse è diffuso e il francobollo contribuisce anche a questo.

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    Chiesa e Società



    Pakistan: cristiani bruciati vivi perché rifiutano di convertirsi all’islam

    ◊   In Pakistan il presidente Zardari ha annunciato di voler istituire una linea diretta per segnalare direttamente al suo ufficio di presidenza i casi più gravi di violenze ai danni di comunità di minoranze religiose. L’obiettivo è di intervenire e di affrontare le emergenze adottando misure immediate. La comunità cristiana in Pakistan ha accolto con favore questa iniziativa, sperando che possa realmente favorire l’effettiva tutela delle minoranze religiose. Sono necessari interventi immediati per rispondere a crescenti casi di violenza. Gli ultimi episodi sono drammatici e riguardano una coppia di cristiani che ha rifiutato di convertirsi all’islam. Dal 2005 Arshed Masih e la moglie lavoravano alle dipendenze di un ricco uomo d’affari. Negli ultimi tempi sono emersi dissapori a causa della loro fede cristiana. Lo scorso 19 marzo l’uomo è stato bruciato vivo da un gruppo di estremisti musulmani. Arshed Masih è attualmente ricoverato con ustioni sull’80% del corpo. I medici hanno reso noto che l’uomo ha poche probabilità di sopravvivere. La moglie, Martha Arshed, è stata violentata da agenti di polizia. Secondo fonti di AsiaNews i figli della coppia sono stati inoltre costretti con la forza ad assistere alle violenze. Un altro grave episodio, reso noto dall’agenzia Fides, riguarda una ragazza bruciata per aver rifiutato di convertirsi all’islam. La giovane cristiana, Kiran George, è morta lo scorso 10 marzo a causa delle ustioni riportate su tutto il corpo. La donna era stata costretta a prostituirsi. Rimasta incinta, aveva denunciato alla polizia la sua triste storia. Ma gli agenti non hanno registrato la sua denuncia e pochi giorni dopo un uomo l’ha cosparsa di benzina e le ha dato fuoco. (A.L.)

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    El Salvador: prima Giornata nazionale della gioventù dedicata a mons. Romero

    ◊   Centinaia di giovani si sono riuniti fin dalle prime ore di sabato scorso davanti alla cattedrale metropolitana di San Salvador, per celebrare la prima Giornata nazionale della gioventù dedicata a mons. Oscar A. Romero, che ha avuto come tema di riflessione la commemorazione del 30° anniversario del suo assassinio. Secondo le informazioni inviate all’agenzia Fides da una giovane che ha partecipato all’evento, i giovani sono venuti da tutto il Paese. “Mons. Romero è un modello per i giovani con la sua totale dedizione alla causa di Cristo, con la sua lotta per il rispetto della dignità umana” ha detto padre Héctor Bernabé, parroco di San Nicolas Lempa, e segretario della Gioventù missionaria della diocesi di Zacatecoluca. I giovani portavano striscioni e magliette con l'immagine di mons. Romero, e gridavano a una voce "Viva San Romero de America". Prima del loro arrivo in cattedrale, hanno marciato partendo da diverse zone della capitale. "La figura di Mons. Romero, purtroppo, è anche utilizzata da un partito politico, mentre in realtà egli era la voce dei più vulnerabili, senza bandiera né partito” ha detto Ernesto Ticas, un giovane cattolico della diocesi di San Vicente. La marcia dei giovani si è conclusa con la Santa Messa nella cattedrale presieduta dal cardinale guatemalteco Rodolfo Quezada Toruño, arcivescovo di Guatemala. “L'eredità di mons. Romero va oltre i confini di El Salvador, le sue parole risuonano ancora oggi” ha detto il cardinale nella sua omelia nella quale ha anche sottolineato il ruolo di mons. Romero per la costruzione della democrazia nel Paese. Di recente l'Assemblea Legislativa ha approvato un decreto che dichiara il 24 marzo “Giornata di mons. Romero” che fu assassinato mentre celebrava l'Eucaristia presso l'ospedale della Divina Provvidenza, a San Salvador. Inoltre le Poste di El Salvador in onore di mons. Romero hanno emesso una speciale serie di francobolli. Nel dicembre scorso le Poste salvadoregne avevano lanciato un concorso di pittura per bambini sul tema "Il 30° anniversario del martirio di mons. Oscar Arnulfo Romero". Infine i membri della “Coalizione mons. Romero” hanno chiesto al presidente Mauricio Funes di promuovere l'abrogazione dell'amnistia per il caso dell'omicidio dell'arcivescovo e di tenere una cerimonia ufficiale per chiedere perdono per la morte di mons. Romero di fronte alla cattedrale metropolitana, alla presenza della famiglia del presule e dei membri della comunità diocesana. (R.G.)

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    A Rio de Janeiro il World Urban Forum, per promuovere pari diritti per chi vive in città

    ◊   “Il diritto alla città - per colmare il divario urbano”. È il tema del V World Urban Forum, istituito dalle Nazioni Unite, che si apre oggi a Rio de Janeiro, in Brasile, di cui riferisce l’agenzia Misna. All’assise sono attesi 15 mila partecipanti, tra capi di governo, parlamentari, rappresentanti della società civile, accademici, provenienti da 150 paesi dei cinque continenti. Dopo gli appuntamenti di Nairobi in Kenya (2002), Barcellona in Spagna (2004), Vancouver in Canada (2006) e Nanchino in Cina (2008), il Forum arriva per la prima volta in America Latina. Fino al 26 marzo a Rio si affronteranno temi strategici come la riduzione della povertà e della disuguaglianza, la partecipazione democratica, la diversità culturale in città, lo sviluppo urbano sostenibile, l’accesso equo ad alloggi, sanità, acqua, servizi igienici e infrastrutture, a fronte della rapida crescita degli agglomerati urbani e del loro impatto sulle comunità, le politiche, le economie, i cambiamenti climatici. Tutto ruoterà attorno all’Obiettivo del Millennio fissato dall’Onu di dimezzare la povertà globale entro il 2015, ‘faro’ che orienterà riflessioni e proposte per creare un “futuro urbano migliore”, che garantisca il rispetto della dignità e della cittadinanza. Alla sessione inaugurale prenderanno parte, tra gli altri, il presidente brasiliano Luiz Ignácio Lula da Silva, la direttrice esecutiva di Onu-Habitat (agenzia per gli insediamenti umani) Anna Tibaijuka, il presidente ugandese Yoweri Museveni e i primi ministri di Libano, Saad Hariri, Bahrein, Isa Al Khalifa, ed Haití, Jean Max Bellerive. Secondo l’ultimo rapporto dell’Onu sullo stato delle città nel mondo, oggi la popolazione delle baraccopoli ha raggiunto un tasso ‘record’ pari a 827,6 milioni di persone che, salvo “misure drastiche”, continuerà a crescere con una media di 6 milioni l’anno con la previsione di raggiungere 889 milioni entro il 2020. (R.G.)

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    Haiti: il terremoto ha portato il Paese ai livelli di povertà di dieci anni fa

    ◊   Almeno 220 mila morti, 311 mila feriti, un milione e mezzo di sfollati e danni per oltre 7,8 miliardi di dollari. E’ il drammatico bilancio del terremoto dello scorso 12 gennaio ad Haiti che, secondo la Commissione economica per l’America Latina e Caraibi (Cepal), ha portato l’indice di povertà del Paese a quello di 10 anni fa. “Le recenti catastrofi naturali come uragani e il terremoto – ha detto Alicia Bárcena, segretaria esecutiva della Cepal – hanno aggravato il critico scenario economico e finanziario” nello Stato più povero della regione. La situazione si è deteriorata anche sul versante dell’insicurezza alimentare. Secondo la Fao questo tipo di incertezza riguarda oltre il 50% degli abitanti di Haiti. Si deve poi aggiungere che gli aiuti dei Paesi donatori destinati all’agricoltura (circa 14 milioni di dollari) rappresentano finora solo il 20% di quelli necessari. Per i prossimi tre anni – ricorda infine l’agenzia Misna – saranno necessari almeno 800 milioni di dollari per dare nuovo impulso all’agricoltura. (A.L.)

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    L’Onu chiede accesso universale a prevenzione e cura nella lotta alla tubercolosi

    ◊   “Nel cammino verso il 2015”, che “segna l’obiettivo per il conseguimento degli Obiettivi di sviluppo del millennio, ci sono buone notizie sulla lotta alla tubercolosi ”. Ma questa malattia, che nel 2009 ha ucciso 1,8 milioni di persone, rimane “il secondo killer infettivo di adulti al mondo”. Per questo è necessario raggiungere “l’obiettivo dell’accesso universale alla prevenzione e al trattamento di ogni sua forma”. Lo afferma Ban Ki-moon, segretario generale Onu, nel messaggio per la Giornata mondiale della tubercolosi che si terrà il 24 marzo. Sono almeno 36 milioni le persone curate dal 1995 ad oggi attraverso campagne di sensibilizzazione. Nonostante questo prezioso sforzo – si legge nel messaggio ripreso dal Sir – la tubercolosi “è una delle prime tre cause di morte di donne in età riproduttiva”. Complessivamente, “cala a un ritmo molto più lento di quanto occorrerebbe”. Il segretario generale delle Nazioni Unite esorta a non distogliere l’impegno “da questa sfida” per non rischiare “possibili passi indietro”. Oggi - conclude Ban Ki-moon - “nessuno dovrebbe più morire di tubercolosi”. (A.L.)

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    Piano della Caritas in Cile per aiutare 542 mila persone nei prossimi 9 mesi

    ◊   Oltre 9,5 milioni di euro per aiutare almeno 108 mila famiglie, circa 540 mila persone. E’ il piano di sostegno promosso dalla rete Caritas in Cile, Paese colpito dal sisma dello scorso 27 febbraio. L'obiettivo è di migliorare l’economia familiare di contadini, pescatori e fasce sociali meno abbienti. Sono previste inoltre attività di ascolto e di sostegno psicosociale. Il piano, che avrà una durata di nove mesi, intende anche rafforzare la presenza delle reti diocesane e promuovere il coordinamento con altri enti di cooperazione. Dopo questa prima fase, verranno messi a punto piani di riabilitazione e di sviluppo a lungo termine. Grazie anche al sostegno di Caritas italiana e dell’intera rete internazionale, sono già state distribuite finora 1439 tonnellate di alimenti attraverso le parrocchie e i centri attivi nelle diocesi. Nelle varie comunità si moltiplicano, infine, piccole ma significative iniziative di volontariato. Tra queste, c’è l’avvio di una panetteria mobile a Concepción, che sforna e distribuisce gratuitamente 6000 pagnotte al giorno. (A.L.)

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    Cile: nuovo programma radiofonico per sostenere la Missione continentale

    ◊   Le sfide di questo tempo missionario dopo l'angoscia del terremoto, sono state il primo tema affrontato dal nuovo programma radiofonico "Chiesa in missione", inaugurato il 18 marzo. Questo spazio radiofonico di animazione e incontro fra le comunità, è realizzato dalla Commissione nazionale per la Missione Continentale e trasmesso da Radio Maria e dalla sua rete di stazioni collegate, oltre che dalla dozzina di radio del circuito Arca, l’Associazione delle Radio Emittenti Cattoliche del Cile. Nella prima puntata il giornalista Jaime Coiro ha intervistato il direttore esecutivo della Commissione nazionale per la Missione Continentale, Rafael Silva, che ha raccontato sulle sue esperienze come operatore di evangelizzazione, della mistica che viene da Aparecida e che spinge la Chiesa a collocarsi in uno stato permanente di missione. Il terremoto e lo tsunami del 27 febbraio, il suo impatto e le necessità derivanti dalla tragedia, sono state un altro tema della conversazione. La giornalista Carolina Jorquera, prima responsabile di questo spazio radiofonico, ha parlato con il suo collega Carlos Carvacho, di Caritas Cile, riguardo a cosa abbia provocato nelle persone, a tutti i livelli, questa catastrofe. Per l'occasione ha presentato la sua testimonianza padre Mario Aburto, parroco di San Giuseppe nella città di Constitution. Il programma "Chiesa in missione" andrà in onda sul circuito delle radio cattoliche Arca in tempi diversi, mentre Radio Maria (89,3 FM a Santiago) e le diverse stazioni radio collegate, lo trasmetteranno ogni giovedì alle ore 18.30. I file audio saranno disponibili per le comunità della banca audio Arca. (R.P.)

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    Rapporto all’Onu sui Guarani in Brasile, tra i popoli indigeni più maltrattati al mondo

    ◊   Le condizioni di vita dei Guarani nel sud del Brasile sono tra le peggiori fra tutti i popoli indigeni delle Americhe. La denuncia è in un rapporto presentato alle Nazioni Unite dall’organizzazione Survival International, in occasione della Giornata internazionale per l'eliminazione della discriminazione razziale, celebrata ieri. I Guarani soffrono di elevati tassi di suicidio, malnutrizione, arresti arbitrari e alcoolismo, e sono regolarmente presi di mira ed uccisi da uomini armati al soldo degli allevatori che hanno preso il controllo della loro terra. Il rapporto sottolinea inoltre che la crescente domanda di etanolo come combustibile alternativo alla benzina causerà ulteriore sottrazione di terra ai Guarani e peggioramento della loro situazione. Nonostante abitino in uno degli Stati più ricchi del Brasile, molti Guarani versano in povertà estrema. Alcuni vivono sotto teloni di plastica ai lati di trafficatissime superstrade, altri in ‘riserve’ sovraffollate dove dipendono da elargizioni governative. ''E' responsabilità morale e giuridica del governo brasiliano - ha dichiarato Stephen Corry, direttore generale di Survival - garantire che le violazioni dei diritti umani e la discriminazione razziale perpetrati contro i Guarani siano fermati. Senza un'azione rapida ed efficiente, molti altri Guarani soffriranno e moriranno''. (R.G.)

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    Australia: l’arcidiocesi di Sydney sostiene la ricerca sulle cellule staminali adulte

    ◊   L’arcidiocesi di Sydney ha appena stanziato una borsa di studio per il dr. Carl Walkley a sostegno ed incoraggiamento della ricerca sul potenziale terapeutico delle cellule staminali adulte. Il dr. Walkley è un ricercatore di Melbourne impegnato al St Vincent's Institute of Medical Research. Sebbene stia lavorando ancora sulle cavie, che hanno strutture cellulari simili a quelle degli esseri umani, lo scienziato mira al successo del trapianto delle cellule staminali adulte per rigenerare la formazione del sangue nei pazienti che soffrono di disordini come leucemia o cancro. Con il sussidio dell’arcidiocesi, al dr. Walkley si affiancherà un altro ricercatore per velocizzare il suo lavoro, così da non dover tardare oltre i cinque anni per la realizzazione del progetto. Sono oltre 1800 gli australiani in lista d’attesa per un trapianto d’organo, e circa 100 muoiono ogni anno in attesa di trapianto. A presentare ufficialmente il sussidio al Garvan Medical Institute di Darlinghurst, l’arcivescovo di Sydney, il cardinale George Pell, il quale rivolgendosi ai ricercatori riuniti ha fatto presente che l’arcidiocesi, finora, ha assegnato quattro borse di studio per sostenere quattro diversi tipi di ricerca sulle cellule staminali adulte. Il cardinale ha detto: “non credo che questo sussidio sia di grande portata ma sono lieto di offrirlo perchè spero venga visto come un segnale della Chiesa a favore della scienza e del sostegno alla ricerca e alla cura. In passato – continua l’arcivescovo – ci sono state molte ostilità verso la ricerca delle cellule staminali, ora abbiamo visto dei cambiamenti. Il progetto del dr. Walkley porterà un contributo significativo alla scienza medica”. Il ruolo principale delle cellule staminali in un organismo vivente è quello di mantenere e riparare il tessuto nel quale esse sono state trovate. Le Suore della Carità, che fondarono il St. Vincent's Hospital nel 1857, hanno istituito il Garvan Institute of Medical Research che iniziò come piccolo centro di ricerca del St Vincent's Hospital di Sydney. (R.P.)

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    Cina: la diocesi di Xu Zhou ricorda i missionari canadesi uccisi durante la II Guerra mondiale

    ◊   La parrocchia di Feng Xian della diocesi di Xu Zhou, della provincia di Jiang Su, ha ricordato i suoi tre missionari gesuiti canadesi, uccisi durante la II Guerra mondiale, con alcune testimonianze e una solenne Eucaristia celebrata nell’anniversario del loro assassinio, il 18 marzo. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, oltre 600 fedeli hanno preso parte alla solenne Messa celebrata dal parroco per ricordare i 67 anni dal martirio dei tre missionari. Quindi due anziani, che furono testimoni di quella storia commovente, hanno raccontato il martirio dei tre gesuiti canadesi della provincia del Québec: i loro nomi in cinese sono padre Tu Shan Xiu (53 anni), padre Long Ren Chang (39 anni) e padre Na Shi Rong (37 anni). Infine la comunità si è recata davanti alle tombe dei tre missionari, dove tutti hanno pregato e chiesto la loro intercessione per la comunità e per la missione dell’evangelizzazione di Feng Xian, in Cina e nel mondo intero. Secondo le testimonianze di chi visse quel tragico periodo, i tre missionari arrivarono nel distretto di Feng Xian della diocesi di Xu Zhou, tra il 1938 ed il 1941, gli anni in cui i giapponesi invasero anche questa zona. Nonostante la difficilissima situazione, i missionari hanno potuto svolgere la loro missione pastorale aprendo la scuola, un centro di accoglienza per i rifugiati di guerra, un servizio per i media… Nel 1942, quando infuriava la guerra, i missionari accolsero in parrocchia tre guerriglieri che chiesero loro aiuto perchè inseguiti dai giapponesi. Erano già migliaia i rifugiati nascosti dai missionari in parrocchia, e questo fece infuriare i giapponesi. Qualche tempo dopo trovarono quindi una scusa per arrestare i missionari. Questi si rifiutarono di abbandonare la chiesa e i loro parrocchiani per mettersi in salvo, così andarono incontro ai nemici con grande coraggio e furono uccisi barbaramente il 18 marzo 1943. Anche di fronte alla morte diedero una commovente testimonianza di fede, ancora viva oggi, pregando il Signore e invocando la sua misericordia. (R.P.)

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    Filippine: ex carcerati ritrovano la vera speranza affidandosi al Vangelo

    ◊   Dal 1976 oltre 10 mila ex detenuti delle carceri di Manila hanno iniziato una nuova vita grazie all’aiuto dei volontari della Caritas e dell’Associazione laica domenicana. “Aiutare i nostri fratelli in carcere – afferma Ruperto A. Necolas, volontario della Caritas – è per noi una sorta di apostolato”. “Hanno bisogno di ritornare a casa per iniziare una nuova e dignitosa vita”. “Con il nostro lavoro – aggiunge Ruperto A. Necolas – cerchiamo di portare nelle loro vite la speranza e la fede”. Nel periodo di Quaresima - riferisce AsiaNews - l’associazione seguirà il reintegro di 30 ex detenuti già accompagnati negli anni di carcere.  Le testimonianze degli ex detenuti sono particolarmente significative: “Sono stato in carcere diversi anni e lì - racconta Dagohoy, ragazzo di 23 anni - ho compreso il mio fallimento”. In questi anni Dagohoy ha seguito i corsi di formazione realizzati dai volontari. “Grazie a loro – spiega Dagohoy– ho iniziato ad avere speranza e riguadagnare la fede in Dio, che mi ha permesso di rientrare nella vita con rinnovata forza e grazia”. Atohn Javier, ha invece 21 anni e anche lui ha passato diversi anni di carcere per rapina. “Facevo il cameriere in un ristorante, ma avevo sempre la tentazione di rubare. Riconosco di essere colpevole, ma stando in carcere ho iniziato a incamminarmi verso una nuova vita, grazie all’aiuto dei volontari che hanno guidato il mio rinnovamento spirituale”. Javier dice che vuole mettere Dio al centro della sua vita, seguire i suoi insegnamenti e cercare un lavoro. “Quando sono stato rilasciato – conclude - ho incominciato una nuova vita e quest’anno vivrò insieme alla mia famiglia la reale esperienza della Pasqua”. (A.L.)

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    Malawi: i vescovi del Paese per le pari opportunità tra donne e uomini

    ◊   “Le donne hanno diritto alle pari opportunità nell’educazione, nella formazione, nell’occupazione, nelle retribuzioni, nell’eredità e nel possesso dei beni” afferma una nota della Conferenza episcopale del Malawi, riportata dall’agenzia Cisa di Nairobi, in occasione dell’apertura di una conferenza sull’applicazione in Malawi della Convenzione sull’eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne. I vescovi notano che alle donne viene spesso negata la partecipazione al processo decisionale nella famiglia, nella Chiesa e nella società. Il Segretario generale della Conferenza episcopale, don George Buleya, ha detto: “La parità di genere è un problema di giustizia, non una questione di carità. Dobbiamo tutti ricordare che, prima delle opere di carità, è richiesta la giustizia”. Riconoscere la dignità della donna, affermano i vescovi, significa aumentare la loro forza sociale, politica, economica e spirituale, sia a livello individuale che collettivo, nonché rimuovere gli ostacoli che penalizzano le donne e impediscono loro di integrarsi pienamente nei diversi ambiti della società. Ogni forma di discriminazione della donna degrada la dignità che le è conferita da Dio, concludono i vescovi. (R.P.)

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    Benin, studenti in piazza per il diritto allo studio

    ◊   Migliaia di studenti del Benin hanno manifestato oggi a Cotonou per rivendicare il diritto allo studio, riferisce l’agenzia Agiafro. Gli studenti hanno chiesto che siano riaperte le scuole chiuse a causa di uno sciopero degli insegnanti che si protrae oramai da mesi. Ma non solo. I ragazzi hanno sfliato scandendo slogan contro le autorità politiche del Paese, accusate di avere rifiutato tutti i negoziati con il Fronte dei sindacati dei tre ordini scolastici in sciopero dal mese di gennaio. "Noi vogliamo la ripresa dei corsi nelle scuole e nei collegi", hanno chiesto a voce alta gli studenti, "il governo deve dare soddisfazione alle rivendicazioni dei nostri insegnanti così che si possa riprendere al più presto le lezioni". Il Fronte dei sindacati ha dichiarato a partire dal mese di gennaio, 96 ore di sciopero settimanale chiedendo il miglioramento delle condizioni di vita e di lavoro degli insegnanti pubblici. (R.G.)

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    Le Suore di sant'Agostino festeggiano i 50 anni di missione in Africa

    ◊   Era il 29 marzo del 1960 quanto tre Suore di sant’Agostino partirono da St. Moritz, in Svizzera, alla volta dell’Africa. Quindici giorni dopo, il 13 aprile, le tre religiose - Sr. Monique Fahdrich, Sr. Marie Wuilloud e Sr. Marie-Noël Formage - sbarcarono a Lomé, in Togo. Oggi, a 50 anni dal loro arrivo nel Paese, la Congregazione celebra l’evento con uno speciale dossier pubblicato sul bollettino “Contact di marzo e con un dvd”. Il video, intitolato “50 anni: dalla Svizzera all’Africa. Le Suore di Sant’Agostino: una Congregazione coraggiosa”, contiene 20 minuti di immagini girate in Svizzera ed altri 50 minuti girati in Africa. Particolarmente impegnate nel settore della cultura e dell’educazione, nel corso degli anni, le religiose hanno avviato e gestito una Scuola professionale, che conta 20 operai e 30 apprendisti, una biblioteca e un Centro audiovisivo. Nel 1985 viene costruita la Casa regionale su un terreno offerto dall’arcidiocesi locale. Gli anni ’90, coincidono con l’espansione della Congregazione: nel ’93, a Togoville, viene inaugurata una “Casa dello studente” per offrire ai giovani anche un luogo di preghiera; due anni dopo, in Burkina Faso, le Suore di Sant’Agostino rilevano la “Biblioteca Gioventù d’Africa”, e nel ’97 lo stesso avviene a Kpalimè, nel Togo occidentale. Tra il 2000 ed il 2006, altre biblioteche vengono inaugurate a Lomé ed ad Accra, in Ghana. Oggi, la Congregazione conta sei comunità in Africa, così divise: quattro in Togo, una in Burkina Faso ed una in Ghana. Tanti gli eventi in calendario per festeggiare i 50 anni di missione: tra il 13 ed il 23 aprile, numerose Messe verranno celebrate a Lomé, mentre il 9 maggio si terrà una celebrazione in Svizzera, nella Basilica di St. Moritz. (I.P.)

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    Il 25 marzo in tutto il mondo si celebra la Giornata della Vita

    ◊   In seguito ad una indagine condotta a livello mondiale, in cui erano coinvolti oltre 20 mila gruppi e associazioni di più di 20 paesi di Europa e America, nel corso del primo Congresso Internazionale Provida, celebrato a Madrid nel 2003, è stato deciso che il 25 marzo di ogni anno, festa dell’Annunciazione del Signore, si celebrasse in tutto il mondo la Giornata della Vita, o “Giornata del Bambino che sta per nascere”. Provida è un’organizzazione spagnola senza fini di lucro che tutela la dignità della vita umana dal suo concepimento fino alla morte naturale. Il primo Paese a celebrare la Giornata della Vita in modo istituzionale è stato El Salvador nel 1993, seguirono l’Argentina, nel 1999 e il Guatemala su richiesta della Chiesa e di varie Ong, il Cile e la Costa Rica. In Nicaragua il presidente della Repubblica, con il sostegno della Chiesa, nel 2000 approvò un decreto con il quale dichiarava il 25 marzo “Giornata del Bambino che sta per nascere”. Nel 2001 venne istituita nella Repubblica Dominicana e, attualmente, in Venezuela, Uruguay e Panama, gruppi a favore della tutela della vita stanno promuovendo campagne per la raccolta delle firme per il riconoscimento di questa festa da parte delle autorità civili. Anche nelle Filippine e a Cuba, dove quest’anno l’Arcidiocesi di La Habana celebrerà la “Giornata per la Vita” con un Rosario vivente, la Giornata si celebra il 25 marzo. Da parte sua, la Chiesa cattolica in Messico il 25 marzo celebrerà la “Giornata della Vita concepita nel seno materno” per il settimo anno consecutivo. Il Perù è stato finora l’ultimo paese ad avere istituito per legge la festa della vita, nel 2002. “Giornata del Bambino non Nato” è il nome dedicato alla festa in Austria, mentre in Spagna, nel 1993, la Conferenza Episcopale decise che la Giornata si celebrasse il 25 marzo. (R.P.)

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    Belgio: marcia pro vita per rompere il silenzio sulle sofferenze provocate dall’aborto

    ◊   “Tutte le donne che affrontano una gravidanza non pianificata hanno il diritto di essere aiutate a mantenere i loro figli piuttosto che ad essere indirizzate verso l’aborto. Le donne meritano di meglio che l’interruzione di gravidanza”. E’ quanto affermano i promotori in Belgio della marcia internazionale “per la vita”, in programma il prossimo 28 marzo in occasione del 20.mo anniversario della legge che ha depenalizzato l’aborto nel Paese. “In un Paese dove quasi ogni anno vengono effettuati 18.033 aborti – aggiungono gli organizzatori della manifestazione - questa marcia aiuterà a rompere il silenzio sulle sofferenze e sui traumi psicologici vissuti da molte donne”. L’interruzione di gravidanza è “il cattivo frutto di pressioni economiche, sociali, familiari e mediche”. Per questo è necessario adottare misure concrete per il sostegno delle donne, “affinché possano mantenere i loro bambini e crescerli in buone condizioni”. La marcia per la Vita del 28 marzo – ricorda infine l’agenzia Zenit – è promossa da gruppi di studenti e avverrà in silenzio come segno di rispetto per le vittime. Sarà vietato ogni simbolo di appartenenza politica. (A.L.)

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    Nei Paesi Bassi vertice interreligioso sull'Aids

    ◊   Responsabili religiosi di diverse fedi animano da oggi per la prima volta un vertice di due giorni sull'Aids, organizzato a Den Dolder, nei Paesi Bassi, dall’Alleanza ecumenica “Agire insieme” e dall’organismo cattolico olandese per lo sviluppo “Cordaid”. Prendono parte all’incontro circa quaranta leader cristiani, musulmani, ebrei, induisti e buddhisti, che si soffermeranno sulle misure di prevenzione e contrasto della pandemia, su strategie atte a porre termine alla stigmatizzazione e discriminazione, ma anche sulle modalità più opportune di esprimersi apertamente sulla malattia e sulle problematiche umane e sociali ad essa correlate. Il vertice costituirà inoltre un’opportunità di confronto e dialogo con malati di Hiv e con specialisti impegnati nella lotta contro l’Aids. Sostegno all’iniziativa è stato concesso dal ministero degli Esteri olandese, dall’agenzia delle Nazioni Unite Unaids e dal Consiglio ecumenico delle Chiese, che sarà rappresentato a Den Dolder da due dei suoi presidenti - l’abuna Paulos, patriarca della Chiesa ortodossa Tewahedo di Etiopia e la pastora Ofelia Ortega, della Chiesa presbiteriana riformata di Cuba – nonché dal suo segretario generale, il pastore Olav Fykse Tveit. (M.V.)

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    Unione Europea: nasce il Comitato dei rappresentanti delle Chiese ortodosse

    ◊   Anche il mondo ortodosso si organizza a livello delle istituzioni europee per portare il suo contributo in Europa, in applicazione dell’articolo 17 del Trattato di Lisbona secondo il quale “riconoscendo la loro identità e il loro contributo specifico, l’Unione intrattiene un dialogo aperto, trasparente e regolare con le Chiese”. Venerdì scorso a Bruxelles si è riunito per la prima volta il “Comitato dei rappresentanti delle Chiese ortodosse presso l’Unione Europea”. Del Comitato fanno parte il metropolita Emmanuel di Francia (Patriarcato ecumenico di Costantinopoli) che ha assunto il ruolo di moderatore, padre Antoni Ilyin, (Patriarcato di Mosca), padre Patriciu Vlaicu (Patriarcato di Romania), il vescovo Porphyrios di Napoli (Chiesa di Cipro) e il metropolita Athanasios d’Achaie (Chiesa di Grecia). Il Comitato - riferisce l'agenzia Sir - ha deciso di inviare una lettera ai presidenti delle tre principali istituzioni europee: Herman Van Rompuy (Consiglio europeo), Jerzy Buzek (Parlamento europeo), José Manuel Barroso (Commissione europea). La lettera è stata inviata con lo scopo di “incoraggiare il dialogo tra le istituzioni europee e le Chiese”. “Il comitato – si legge in un lancio del sito web orthodoxie.com - considera questo rapporto una sfida ed un’opportunità per promuovere i valori fondamentali e i principi sui quali la cultura europea è essa stessa fondata”. (R.P.)

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    Sabato prossimo Via Crucis vivente della Comunità di Villaregia

    ◊   Circa 2.000 persone alla vigilia della settimana santa parteciperanno sabato prossimo alla 16.ma edizione della Via Crucis vivente organizzata dalla Comunità Missionaria di Villaregia. Sarà un’occasione per prepararsi alla Pasqua volgendo lo sguardo anche ai più poveri del mondo. Protagonisti della Via Crucis saranno infatti anche i giovani della Costa d’Avorio, a favore dei quali è destinato un progetto di solidarietà. In questo Paese, infatti, dove la Comunità di Villaregia opera dal 1991, la maggior parte dei giovani non riesce a conseguire un titolo di studio a causa delle precarie condizioni economiche. L’edizione di quest’anno, intitolata “Togliete la pietra!”, intende ricordare all’uomo di oggi che “Cristo Risorto, con la potenza del suo amore, può ridare vita ad ogni situazione di morte”. “La Via Crucis si terrà sabato 27 marzo, alle ore 19,00, nella sede della casa madre a Villaregia di Porto Viro (Ro). Gli interpreti non sono professionisti, ma persone che si impegnano a trasmettere, anche con l’arte, un messaggio di fede. La via Crucis – rende noto infine l’agenzia Zenit - culminerà in un momento di preghiera comunitario, nel quale saranno coinvolti tutti i presenti. (A.L.)

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    Giornata Fai di primavera: 27-28 marzo aperti gratuitamente 590 monumenti in 225 città italiane

    ◊   Sabato e domenica 27 e 28 marzo, compie 18 anni la Giornata di Primavera del Fai, il Fondo per l'Ambiente Italiano, con un’edizione straordinaria in 225 città italiane, che apriranno per l’occasione gratuitamente 590 monumenti: 186 luoghi di culto, 110 tra ville e palazzi, 47 tra borghi e quartieri, 29 castelli e 46 tra piccoli musei, archivi e biblioteche. Importante novità di questa edizione sarà la possibilità per i visitatori stranieri di essere accompagnati nelle visite da interpreti che spiegheranno loro le bellezze artistiche dei luoghi visitati. La Giornata Fai di Primavera si svolge sotto l'Alto Patronato del Presidente della Repubblica italiana. (R.G.)

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    24 Ore nel Mondo



    Francia: dopo la sconfitta alle regionali Sarkozy verso il rimpasto di governo

    ◊   Elezioni regionali ieri in Francia. Il secondo turno ha visto trionfare la Sinistra con il 53,85%, contro il 35,53% ottenuto dal partito di governo (Ump) del presidente Nicolas Sarkozy. Buon risultato anche per il Fronte nazionale di estrema destra di Jean-Marie Le Pen, che ha superato il 9% dei consensi. Dall'Eliseo già nella notte è giunto un messaggio chiaro: “Il presidente - si legge in un comunicato – è deciso ad ascoltare il segnale arrivato dalle urne”. A questo punto si profila un rimpasto tecnico del governo di Francois Fillon, che questa mattina ha incontrato il presidente. Ma come si è giunti a questo risultato, in realtà largamente annunciato? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Domenico Quirico, corrispondente da Parigi per il quotidiano "La Stampa":

    R. – C’è un problema generale di rapporto tra Sarkozy e i francesi. I francesi l’avevano votato con un plebiscito alle elezioni presidenziali e progressivamente si sono accorti che tutte le sue promesse e il suo modo di governare non è quello che si erano aspettati.

     
    D. – Molti francesi gli rimproverano anche di avere concentrato troppo il potere nelle sue mani. Ci sarà un cambiamento nella politica futura di Sarkozy?

     
    R. – Questo non credo. Un Sarkozy meno onnipresente è una contraddizione in termini, non potrebbe esistere. All’interno del partito di centro-destra però cominciano a nascere sempre più forti delle voci di dissenso e – pericolo ancora maggiore per il presidente – potrebbero nascere degli oppositori, che puntano ad essere presenti alle elezioni presidenziali 2012.

     
    D. – Ma la sinistra saprà approfittare di questo vantaggio per le presidenziali del 2012? E Sarkozy quali carte giocherà per riconquistare la fiducia dei francesi?

     
    R. – Sarkozy si trova sostanzialmente in una posizione molto complicata, perché i mezzi attraverso cui una politica di grandi riforme poteva essere attuata non esistono: la Francia è in un momento economico di grande debolezza, lo Stato è fortemente indebitato e la disoccupazione è oltre il 10 per cento. Sostanzialmente i suoi margini di manovra sono molto bassi, ma soprattutto dovrà scegliere con che immagine affrontare i due anni e mezzo di questa lunghissima campagna elettorale che precede le presidenziali. A sinistra, io sono francamente molto, molto prudente nel definire che sia nato qualcosa di veramente e sostanzialmente nuovo rispetto ai mali storici della sinistra francese. Il problema è il suo rinnovamento: è un partito vecchio, arcaico nell’ideologia, nel modo di affrontare la realtà. Questo non è sostanzialmente risolto e non si vive, credo, soprattutto nei confronti di un’elezione presidenziale, semplicemente degli errori dell’avversario.

     
    In Afghanistan scoperta fossa comune con 1000 cadaveri
    In Afghanistan una fossa comune che conterrebbe almeno 1000 cadaveri risalenti all'epoca dell'occupazione sovietica è stata localizzata alla periferia della città orientale di Jalalabad. Ieri quattro razzi sono stati lanciati, ieri sera, su Kabul, due dei quali hanno colpito una zona vicina alle installazioni militari nell'aeroporto internazionale di Kabul. Intanto il presidente afghano Hamid Karzai ha incontrato un’autorevole delegazione del movimento oppositore Hezb-i-Islami di Gulbuddin Hekmatyar per discutere le prospettive del processo di riconciliazione nazionale proposto dal capo dello Stato. Un mese fa il nipote di Gulbuddin Hekmatyar, Feroz Hekmatyar, ha rivelato in un’intervista ad una tv pakistana un piano di pace che propone l'inizio del ritiro delle truppe straniere in luglio e il passaggio della sicurezza in Afghanistan, nel giro di sei mesi, alle forze militari e di polizia nazionali. Il piano prevede anche che l'attuale governo resti in carica fino alle prossime elezioni e alla conseguente formazione di un altro governo.

    Comandante talebano arrestato in Pakistan
    Un importante comandante talebano è stato arrestato, ieri, insieme a sei suoi collaboratori, nella città pakistana di Peshawar, non lontano dal confine con l'Afghanistan. Lo riferiscono i media a Islamabad. Secondo Dawn News Tv, il comandante talebano arrestato si chiama Iliyas, conosciuto anche come Chota Usman, ed è originario dell'area tribale conosciuta come Mohmand Agency. È accusato di avere organizzato numerosi attacchi contro le forze di sicurezza e di essere responsabile di un tribunale islamico parallelo a Pundyali Tehsil (provincia), roccaforte dei talebani nella Mohmand Agency.

    Il premier israeliano Netanyahu in visita negli Stati Uniti
    Secondo agenzie di stampa, il segretario di Stato americano Hillary Clinton in un discorso che pronuncerà oggi all'Aipac, lobby ebraica filoisraeliana affermerà che Israele deve compiere “scelte difficili ma necessarie” lungo la strada del processo di pace perchè lo status quo nei rapporti con i palestinesi non è sostenibile. Bisogna dire che il premier israeliano Benjamin Netanyahu, che comincia oggi una visita negli Usa, oltre al presidente Barack Obama, vedrà anche il vicepresidente, Joe Biden, e la segretaria di Stato, Hillary Clinton. Nella giornata di oggi è previsto l'intervento di Netanyahu al Congresso annuale dell'Aipac, la potente associazione ebraica americana, dove parlerà anche Hillary Clinton. Dopo il discorso all'Aipac, il segretario di Stato incontrerà il premier israeliano. L'incontro con il presidente Obama è invece in programma per domani. Le tensioni tra Usa e Israele sono cominciate durante la visita di Biden in Israele, due settimane fa quando è stata annunciata la costruzione di 1600 appartamenti a Gerusalemme est.

    Duro comunicato dell’Olp per l’uccisione di due giovani palestinesi presso Nablus
    Crescono le polemiche all'indomani dell’uccisione di due giovani palestinesi da parte dell'esercito israeliano in un incidente avvenuto presso Nablus (Cisgiordania). L'Olp ha pubblicato in merito un duro comunicato mentre la stampa israeliana solleva interrogativi sulla versione fornita dai soldati. L'incidente in questione è avvenuto nel villaggio di Awarta (Nablus) quando, secondo la prima versione dell'esercito israeliano, due giovani palestinesi hanno cercato di assalire un militare israeliano. Secondo questa versione, i due - Mohammed e Saleh Quarik, di 19 anni - sarebbero stati colpiti a morte dal fuoco dei suoi commilitoni.

    Arrestato a Teheran il nipote dell'ex presidente iraniano Rafsanjani
    Il nipote del'ex presidente iraniano Akbar Hachemi Rafsanjani è stato arrestato oggi prima dell'alba al suo arrivo a Teheran da Londra. Lo riferisce l'agenzia di stampa Fars e un sito dell'opposizione. “Hassan Lahuti, che aveva lasciato l'Iran per Londra 10 giorni dopo le elezioni presidenziali (il 12 giugno scorso) è stato arrestato la scorsa notte al suo arrivo a Teheran, fermato da agenti muniti di mandato di cattura, ed è stato condotto in prigione”, riporta la Fars citando una fonte vicina alla famiglia Rafsanjani non meglio identificata. Non sono stati precisati i motivi dell'arresto. Secondo il sito dell'opposizione Rahesabz.net, “Lahuti (23 anni) è stato arrestato al suo arrivo all'aeroporto e condotto nella prigione di Evin, a Teheran”. Lo stesso sito, citando fonti non identificate, ha aggiunto che la detenzione di Lahuti “potrebbe essere legata alle accuse di alcuni ultraconservatori circa il ruolo della figlia di Hachemi Rafsandjani, Faezeh (madre di Hassan), nelle proteste post-elettorali”, la quale era stata accusata di aver incitato i “moti” ed era stata sua volta posta sotto arresto per un breve periodo dopo la contestata rielezione di Mahmud Ahmadinejad presidente. Anche l'ex presidente Rafsanjani (1989-1997) è stato criticato per il suo sostegno all'opposizione.

    Manifestazioni antigovernative a Bangkok per chiedere nuove elezioni
    Continua la protesta delle "camicie rosse" thailandesi per lo scioglimento del Parlamento da parte del primo ministro Abhisit Vejjajiva. Durante questa fine settimana, qualche esplosione è stata avvertita in diversi punti della città: una bomba è esplosa dinanzi alla sede del governo, senza provocare vittime, e un’altra nei pressi del Ministero della difesa, ferendo una persona. Un portavoce dell’esercito ha annunciato che, da oggi, gli ufficiali thailandesi passeranno ad impugnare le armi, mentre i militari saranno schierati, privi di armi, vicino ai manifestanti nel centro della città. “A causa degli incidenti violenti del passato – ha indicato un colonnello – il governo è preoccupato dell'attuale situazione ed è necessario adeguare le misure di sicurezza”. Le camicie rosse, che sostengono l'ex premier in esilio Thaksin Shinawatra, sono disposte a negoziare, a condizione che tra le trattative vi sia lo scioglimento del parlamento. Mentre i dimostranti antigovernativi rimangono in piazza per il nono giorno consecutivo, la lunga marcia ieri nella capitale - 70 mila persone, che hanno percorso 46 km - è stata dichiarata "un successo" dalla leadership dei "rossi".

    In India nuovi attacchi di ribelli maoisti
    Si registrano nella giornata di oggi nuovi attacchi da parte dei ribelli maoisti in due Stati indiani del nord-est. Muniti di mine, i guerriglieri hanno distrutto un piccolo ponte nel distretto orientale di Singhbhum, nello Stato del Jharkhand, e un tratto dei binari della ferrovia del distretto di West Midnapore, nel Bengala Occidentale. I ribelli hanno poi organizzato uno sciopero generale di due giorni in sette Stati nord-orientali come segno di protesta contro la legge finanziaria del 2010-2011, ritenuta penalizzante e poco attenta alle classi più bisognose. Le mobilitazioni seguono il ritrovamento di un ordigno nascosto nella stiva di un aereo con 27 passeggeri atterrato ieri all’aeroporto di Thiruvanamthapuram, a Kerala, Stato meridionale dell’India. Evacuato il velivolo e trasferito in un’area isolata per i dovuti controlli, i passeggeri ne sono usciti illesi. Sorgono pesanti incognite da parte del governo di New Dehli sull’efficacia dei sistemi di controllo e di sorveglianza negli aeroporti indiani, ove ritorna l’incubo degli attentati. Secondo quanto affermato dal ministro degli Interni indiano, Palaniappan Chidambaram, gli integralisti islamici e i ribelli maoisti rappresentano i due principali problemi per la sicurezza del Paese.

    Secondo uno studio, in India l’economia sommersa vale metà del Pil
    L'insieme dell'economia sommersa dell'India equivale al 40% e forse anche al 50% del prodotto interno lordo (Pil). Lo scrive oggi il quotidiano The Times of India. Se si prende in considerazione il totale di beni di consumo "piratati" o contraffatti, il contrabbando, le scommesse clandestine e anche le “bustarelle”, sostiene il giornale in uno studio, si tratta di un giro di affari da capogiro. Sebbene non ci siano statistiche ufficiali, si calcola che il denaro in nero ammonti a circa 500 miliardi di dollari, ovvero oltre il 40% della ricchezza indiana. Secondo il prof. Arun Kumar, docente alla Jawaharlal University e autore di un libro sull'argomento, l'economia in nero equivale addirittura alla metà del Pil indiano. Qualora queste attività diventassero legali, e quindi tassabili secondo una aliquota del 30%, si genererebbe un flusso di entrate per le casse statali maggiore di quello raccolto dal fisco per l'anno 2009-2010. Secondo il giornale infine, la diffusa contraffazione di prodotti elettronici e di medicinali rappresenta la perdita maggiore per l'erario, seguita dalla fiorente industria della pirateria di Dvd e Cd musicali.

    Il governo cambogiano minaccia di espellere il rappresentante dell’Onu
    Il governo cambogiano ha minacciato di espellere il rappresentante delle Nazioni unite a Phnom Penh, accusato di “inaccettabile ingerenza”, a seguito di un comunicato in cui reclamava un dibattito pubblico e trasparente sulla corruzione nel Paese. Lo ha riferito una fonte all'Afp. Delle agenzie dell'Onu avevano reclamato all'inizio di marzo un processo “trasparente e partecipativo” durante un dibattito in Parlamento di una legge anticorruzione molto controversa, e finalmente adottata dopo che l'opposizione ha abbandonato l'aula. In una lettera indirizzata ad un rappresentante delle Nazioni Unite a Phnom Penh, Douglas Broderick, il ministro cambogiano degli Esteri Hor Namhong ha accusato il suo ufficio di “ingerenza inaccettabile e flagrante negli affari interni della Cambogia". “La reiterazione di un tale comportamento - ha aggiunto in una nota - costringerà il governo reale di Cambogia a fare ricorso ad un provvedimento di 'persona non grata'".

    In Cina il processo Rio Tinto
    Almeno uno dei quattro manager dell'impresa australiana "Rio Tinto" sotto processo per corruzione a Shanghai si sarebbe dichiarato colpevole. Uno degli avvocati dei quattro imputati, l'australiano Stern Hu e tre dei suoi collaboratori cinesi, ha detto ad un gruppo di giornalisti che lo stesso Hu si è dichiarato colpevole di aver ricevuto “mazzette” per 890mila dollari, cioè molto meno di quanto sostenuto dall'accusa. I quattro manager sono stati arrestati nel luglio del 2009, pochi giorni dopo il fallimento delle trattative per una joint venture miliardaria tra la Rio Tinto e l'impresa cinese Chinalco. Il processo contro i quattro, che ha suscitato timori sull'affidabilità della legge in Cina tra gli investitori stranieri, si è aperto oggi a Shanghai. A Pechino per un convegno sull'economia chiuso ai giornalisti, il presidente esecutivo della "Rio Tinto" Tom Albanese ha intanto affermato che la sua compagnia “è molto preoccupata” per il processo ma ha aggiunto che “rispetterà le decisioni della magistratura cinese”. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Clara Ferraro)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 81

     
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