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Sommario del 21/03/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Intransigenti con il peccato e indulgenti con le persone, per una giustizia più grande: il richiamo del Papa all’Angelus
  • Il commento del teologo Bruno Forte alla Lettera del Papa ai cattolici irlandesi, in tema di abusi sui minori
  • Messa del cardinale Bertone a Montecassino nella festa di San Benedetto, modello di pace per i popoli in conflitto
  • Oggi in Primo Piano

  • Conferenza oggi al Cairo per la ricostruzione del Darfur
  • Terremoto in Cile: emergenza già dimenticata nei media. Il piano di aiuti della Caritas italiana
  • Oggi, Giornata internazionale contro il razzismo nello sport
  • Anno sacerdotale: l'esperienza di don Amati, ideatore della casa d'accoglienza Betania
  • L'amore al centro del prossimo Film Festival di Giffoni dedicato ai ragazzi
  • Chiesa e Società

  • Domani, Giornata Mondiale dell’acqua pulita per un mondo sano
  • Stati Uniti: la Chiesa cattolica è la prima del Paese con 68 milioni di fedeli
  • Cina: la Chiesa cattolica raccoglie aiuti per la popolazione di Haiti
  • India: cristiani chiamati a promuovere cultura della vita
  • In 15 mila oggi hanno corso la XVI Maratona di Roma dedicata all'atleta etiope Bikila
  • 24 Ore nel Mondo

  • Giorno decisivo per la riforma sanitaria di Obama: in serata il voto della Camera
  • Il Papa e la Santa Sede



    Intransigenti con il peccato e indulgenti con le persone, per una giustizia più grande: il richiamo del Papa all’Angelus

    ◊   Siamo intransigenti con il peccato – a partire dal nostro - e indulgenti con le persone: l’invito ai fedeli rivolto stamane da Benedetto XVI all’Angelus, nella V domenica di Quaresima. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    “Chi di voi è senza peccato, getti per primo la pietra contro di lei”: cosi parla Gesù richiesto da scribi e farisei di giudicare una donna adultera, per la quale la legge mosaica prevedeva la lapidazione.

     
    “Queste parole sono piene della forza disarmante della verità, che abbatte il muro dell’ipocrisia e apre le coscienze ad una giustizia più grande, quella dell’amore, in cui consiste il pieno compimento di ogni precetto”.

     
    Si è soffermato, Benedetto XVI, sul racconto dell’evangelista Giovanni, tratto dalla Liturgia odierna, che riporta la scena “carica di drammaticità”: dalle parole di Gesù – ha spiegato – dipende la vita di quella persona, ma anche la sua stessa vita”, perché in realtà “quegli uomini chiedono a Gesù di giudicare la peccatrice con lo scopo di ‘metterlo alla prova’ e di spingerlo a fare un passo falso”. Gesù però “sa cosa c’è nel cuore di ogni uomo, vuole condannare il peccato, ma salvare il peccatore, e smascherare l’ipocrisia”. “Gesù dunque è il Legislatore, è la Giustizia in persona”, da qui la sua sentenza. “Gesù, - ha osservato ancora il Santo Padre - assolvendo la donna dal suo peccato, la introduce in una nuova vita, orientata al bene. ‘Neanch’io ti condanno; - le dice – va e d’ora in poi non peccare più”.

     
    “Dio desidera per noi soltanto il bene e la vita; Egli provvede alla salute della nostra anima per mezzo dei suoi ministri, liberandoci dal male col Sacramento della Riconciliazione, affinché nessuno vada perduto, ma tutti abbiano modo di convertirsi”.

     
    Un’esortazione particolare, il Papa ha rivolto quindi a tutti i pastori, perché in questo Anno sacerdotale, sappiano imitare il santo Curato d’Ars nel ministero del Perdono sacramentale, affinché i fedeli ne riscoprano il significato e la bellezza, e siano risanati dall’amore misericordioso di Dio, il quale si spinge fino a dimenticare volontariamente il peccato, pur di perdonarci”.

     
    “Cari amici, impariamo dal Signore Gesù a non giudicare e a non condannare il prossimo. Impariamo ad essere intransigenti con il peccato - a partire dal nostro! - e indulgenti con le persone. Ci aiuti in questo la santa Madre di Dio che, esente da ogni colpa, è mediatrice di grazia per ogni peccatore pentito”.

     
    Dopo la recita dell’Angelus, Benedetto XVI ha ricordato che la prossima domenica delle Palme ricorrerà il 25.mo anniversario delle Giornate mondiali delle Gioventù, volute da Giovanni Paolo II, cui la piazza ha rivolto un caloroso applauso.

     
    (applausi)

     
    Per festeggiare l’evento, i giovani di Roma e del Lazio converranno giovedì a partire dalle 19 in piazza San Pietro per festeggiare insieme. "Vi aspetto numerosi", ha detto loro Benedetto XVI.

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    Il commento del teologo Bruno Forte alla Lettera del Papa ai cattolici irlandesi, in tema di abusi sui minori

    ◊   Un passo importante per il rinnovamento della Chiesa irlandese: così, il cardinale Sean Brady, arcivescovo di Armagh e primate d’Irlanda, ha commentato la Lettera pastorale di Benedetto XVI ai cattolici irlandesi in tema di abusi sessuali ai minori, pubblicata ieri. Un documento di straordinario valore pastorale ed ecclesiologico. E’ quanto sottolinea l’arcivescovo di Chieti-Vasto, mons. Bruno Forte, intervistato da Luca Collodi:

    R. – Io colgo un triplice valore. Anzitutto, sul piano dello stile. E’ una Lettera caratterizzata da quella che, con termine paolino, si chiamerebbe la 'parresìa', cioè un grande coraggio nel dire la verità, nel chiamare per nome le cose e tutto questo sulla base della fiducia, della certa fiducia, che Dio è Verità. Secondo, è una Lettera destinata ad una pluralità di destinatari da parte del Vescovo di Roma come padre, ma si presenta anche con tutta la ricchezza della sua umanità e prossimità a questi vari destinatari: le vittime, i colpevoli, i genitori, i ragazzi, i sacerdoti, i vescovi, i fedeli tutti dell’Irlanda. Finalmente, è una Lettera che sceglie la via evangelica di voler piacere a Dio, di confidare in Lui e dunque di non voler, dal punto di vista umano, cedere a calcoli, a misure che possano in qualche modo soddisfare la volontà umana di sicurezza.

     
    D. – Il Papa, in questa Lettera, affronta anche il tema tra la Chiesa e lo 'scandalo':

     
    R. – C’è una forza, una chiarezza nel dire le cose che mi sembra assolutamente salutare, liberante; nello stesso tempo, però, c’è un velo di misericordia che guarda anche al colpevole, al carnefice, proprio perché ne vuole la redenzione. Così come, naturalmente, guarda alle vittime e in profonda vicinanza a loro mostra non una compassione emotiva, ma una volontà ferma di vicinanza, di prossimità, di aiuto anche nella disponibilità a pagare di persona da parte della Chiesa per sostenere i cammini di liberazione interiore di queste persone.

     
    D. – L’idoneità dei candidati al sacerdozio e alla via religiosa: forse poi, alla fine, anche qua sta un po’ il nocciolo del problema …

     
    R. – Qualche volta, negli anni del post-Concilio, la preoccupazione del calo numerico delle vocazioni potrebbe avere indotto ad abbassare la guardia nel discernimento necessario delle qualità umane, anzitutto, e poi cristiane e finalmente sacerdotali che sono necessarie per dare l’ordinazione sacerdotale ad un candidato. Questo può essere stato uno dei motivi per cui a volte persone umanamente immature e soprattutto affettivamente instabili o con gravi tare hanno potuto essere ammesse all’Ordinazione. Questa è una preoccupazione sulla quale, naturalmente, bisogna vigilare.

     
    D. – Con questa Lettera pastorale, ancora una volta il Papa sta dalla parte delle vittime …

     
    R. – Io trovo meraviglioso in questo Papa proprio questo stile di farsi prossimo alla sua Chiesa, a tutti - ai pastori, ai sacerdoti e ai vescovi, ai fedeli - di farsi prossimo alle vittime, ai genitori di questi ragazzi, ai ragazzi stessi, di farsi prossimo ai colpevoli con una grandissima umanità, ma nello stesso tempo di dire senza ombra la verità di Dio. E questa coniugazione che apparentemente sembrava impossibile e che invece è la grande forza di questo Magistero: essere totalmente umani e proprio per questo e contemporaneamente e inseparabilmente essere totalmente di Dio, in obbedienza a Lui. In fondo, è così che la Chiesa è la Chiesa del Verbo Incarnato che in sé unisce, senza confusione e mescolanza, ma anche senza divisione e separazione, l’umano e il divino.

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    Messa del cardinale Bertone a Montecassino nella festa di San Benedetto, modello di pace per i popoli in conflitto

    ◊   San Benedetto, che per insegna prese un aratro e una croce, “conscio di non sapere e sapientemente ignorante”, costituisce ancora oggi “un punto di riferimento per l’unità dell’Europa e un forte richiamo alle irrinunciabili radici cristiane della sua cultura e della sua civilità”. Così il segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone ha ricordato la figura del Santo patrono d’Europa, nell’omelia della Messa celebrata oggi nell’Abbazia benedettina di Montecassino, in occasione della festa di San Benedetto. Il porporato, prima della celebrazione, ha colto l’occasione per rilanciare "la Regola di San Benedetto, custode di giustizia, di pace, di fraternità per l'Europa di oggi e non solo", modello anche per i Paesi in conflitto nel Medio Oriente e in Africa, dove le popolazioni sono continuamente martoriate. Alla presenza dell’intera comunità monastica e di autorità politiche e amministrative, il porporato ha denunciato una dilagante carenza di etica e il diffondersi in Europa di atteggiamenti anticristiani radicali. San Benedetto con i suoi monaci, alla fine dell’età antica “seppe farsi costruttore e custode della civilità", così, "in questa nostra epoca contrassegnata da una rapida evoluzione culturale, - ha sottolineato il cardinale Bertone - urge prendere coscienza delle nuove esigenze e ribadire la profonda adesione ai valori perenni”. Il Segretario di Stato vaticano ha ripercorso quindi le tappe della vita del Santo, un “faro per il nostro cammino”, da quando lasciò il mondo di Roma “desiderando di piacere soltanto a Dio”, sperimentando varie forme di vita monastica. Il suo gioiello, la Regola, e il suo motto, “Ora et labora”, divennero il codice di vita per migliaia di discepoli sparsi per tutto il continente e “strumento della Provvidenza per educare le nuove generazioni alla fede, alla preghiera, al lavoro, alla pace, all’amore”. Secondo il cardinale Bertone è “la ricomposizione dei valori umani e cristiani che ha salvato nel tempo la cultura europea dalla sovversione sociale”. (R.B.)
     

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    Oggi in Primo Piano



    Conferenza oggi al Cairo per la ricostruzione del Darfur

    ◊   Dopo i recenti accordi di pace tra governo del Sudan e ribelli del Darfur per la regione occidentale del Paese africano, sconvolta da una guerra civile che, secondo l'Onu, ha causato almeno 300 mila morti in 6 anni, si parla ora anche di sviluppo. Oggi al Cairo, in Egitto, si tiene la Conferenza sulla ricostruzione del Darfur, sulla base di quanto deciso il mese scorso dalla diplomazia egiziana e dai vertici della Conferenza Islamica. Sulla situazione socio-politica del Darfur, Giancarlo La Vella ha intervistato Anna Bono, docente di Storia delle Istituzioni dell’Africa all’Università di Torino:

    R. – Indubbiamente, la firma di un accordo di pace tra il governo e uno dei principali movimenti antigovernativi, il Jem (Justice and Equality Movement) apre delle buone prospettive per l’immediato futuro. In particolare, c’è da valutare positivamente questa decisione, alla luce del fatto che sono imminenti delle scadenze importanti per il governo del Sudan e mi riferisco prima di tutto alle elezioni generali, che si svolgeranno il prossimo mese. Il dato positivo è che sicuramente in questo momento il governo del Sudan ha bisogno di una certa stabilità. Ed ecco quindi l’importanza e l’insistenza con cui ha lavorato alla stipulazione di questo accordo di pace.

     
    D. – A che livelli è possibile parlare di ricostruzione, dopo tanti anni di guerra?

     
    R. – Bisogna pensare che quand’anche la guerra fosse davvero finita, restano diversi gruppi minori che continueranno a combattere, continueranno a creare situazioni di tensione, prima di deporre le armi. E poi c’è da considerare che in questi anni un terzo della popolazione del Darfur è stata costretta o a fuggire oltre i confini del Paese o, comunque, a lasciare le proprie proprietà. Quindi, il problema da affrontare è un problema molto serio, molto difficile, come d’altra parte lo è stato, e continua ad essere, quello del Sud Sudan, dove 20 anni di guerra hanno creato una situazione altrettanto drammatica, altrettanto critica. La ricostruzione di un’area dopo un conflitto del genere è una questione tutt’altro che semplice.

     
    D. – E’ possibile parlare anche di ricomposizione delle varie anime del Sudan?

     
    R. – Questo è un altro problema, tutt’altro che facile da risolvere e a questo proposito va detto che qualunque iniziativa sarà rimandata almeno di un anno, perché l’anno prossimo si svolgerà un referendum popolare, in base al quale la popolazione del Sud Sudan dovrà decidere se rimanere parte del Sudan o invece staccarsi dal Paese e diventare una realtà politica autonoma. Ed è con molta preoccupazione che si guarda a questa successiva scadenza, perché bisogna ricordare che nel Sud Sudan si trovano i maggiori giacimenti di petrolio, che fanno la ricchezza di questo Paese. Non è pensabile che Karthoum accetti facilmente la decisione di una secessione, perché si priverebbe in questo modo della sua risorsa essenziale.

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    Terremoto in Cile: emergenza già dimenticata nei media. Il piano di aiuti della Caritas italiana

    ◊   Anche quella del Cile rischia di diventare un’emergenza dimenticata: dopo il clamore mediatico seguito al sisma che ha sconvolto il Paese lo scorso 27 febbraio, ormai i riflettori sulle macerie sembrano essersi spenti. Secondo un bilancio aggiornato del governo di Santiago, i morti sono 452, 96 i dispersi e 800 mila le persone danneggiate dal terremoto. Intanto proprio in questi giorni la Caritas Italiana ha avviato un nuovo piano di aiuti: un impegno di 9,5 milioni di euro, per una durata di 9 mesi rivolto ad oltre 542 mila persone. Ma cosa prevede il piano di aiuti? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Paolo Beccegato, responsabile dell’area internazionale della Caritas Italiana.

    R. – Sin dal primo momento, la rete delle Caritas diocesane locali, coordinate dalla Caritas Cile, ha avviato i primissimi interventi di aiuto, addirittura di salvataggio di alcune vite umane. Ora questo impegno è stato configurato in un piano complessivo di aiuti per i prossimi nove mesi, che prevede secondo le consuete linee di azione della Caritas sostegno alimentare nei campi profughi dove sono state rilocate le persone, prodotti di igiene e di base, indumenti, eccetera. Ci sono poi iniziative piccole ma significative di volontariato locale ed anche una panetteria mobile, a Concepción, che quotidianamente distribuisce 6 mila pagnotte.

     
    D. – L’entità del vostro piano di aiuti dimostra che la situazione in Cile resta grave, nonostante – come spesso accade – su di essa si siano spenti i riflettori dei media …

     
    R. – Sono più di dieci anni che osserviamo i media nazionali italiani, e vediamo come appunto si possa effettivamente parlare di emergenze dimenticate, di conflitti dimenticati, di situazioni dimenticate nel mondo, per le quali comunque non mancano i fatti, le notizie, la drammaticità di alcuni eventi ma che finiscono sotto i riflettori per pochissimo tempo, e generalmente quando ci sono italiani coinvolti.

     
    D. – Dimenticare un’emergenza, come quella che può essere l’emergenza di un terremoto, che cosa comporta a livello di ricostruzione, a livello di aiuti?

     
    R. – Noi abbiamo notato come questo abbia conseguenze sia sull’immaginario collettivo delle persone, dei cittadini, perché si pensa che sostanzialmente il problema non esista o sia stato velocemente risolto; sia, purtroppo, anche sulla politica perché spesso, quando i media parlano troppo poco di questi fatti, poi anche gli impegni della comunità internazionale diminuiscono.

     
    D. – Chi vuole, come può aderire alla vostra campagna di aiuti?

     
    R. – Sul nostro sito www.caritasitaliana.it c’è un aggiornamento costante sui problemi e sulle risposte della rete Caritas. Abbiamo lanciato questo appello di solidarietà concreta anche attraverso i canali ordinari bancari, e anche il conto corrente postale che ha il numero 347013, specificando nella causale ‘emergenza terremoto Cile’, per contribuire al lavoro che Caritas Cile, con il sostegno della rete internazionale, sta facendo in loco.

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    Oggi, Giornata internazionale contro il razzismo nello sport

    ◊   “Promuovere il rispetto della dignità e l’uguaglianza di ogni essere umano” è un passaggio del messaggio del segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon in occasione dell’odierna Giornata Internazionale per l’eliminazione della discriminazione razziale, quest’anno dedicata alla piaga del razzismo nello sport. Un tema scelto in vista dei prossimi Mondiali di calcio, a giugno in Sudafrica. Proprio nel Paese africano, a Sharpeville, 50 anni fa una manifestazione contro l’apartheid venne repressa nel sangue, oltre 70 persone persero la vita. Ma cosa rappresenta questa Giornata? Benedetta Capelli ha girato la domanda a Renzo Fior, presidente di Emmaus Italia e promotore della Campagna “Non aver paura, apriti agli altri, apri ai diritti”:

    R. – Rappresenta un momento importante, non solo di riflessione, ma anche di mobilitazione, perché la mia impressione è che ci troviamo in un contesto storico in cui dobbiamo assistere a delle barbarie vere e proprie, nei confronti di coloro che sono dei diversi. Purtroppo, tutti i giorni, leggiamo sui giornali episodi dove il diverso, che può essere il più emarginato e il più povero o colui che ha un colore della pelle diverso dalla nostra o un modo di mangiare, un modo di fare diverso dal nostro, viene preso di mira. Quindi, non c’è l’accoglienza, non c’è questo atteggiamento di rispetto verso l’uomo e la persona prima di tutto. Io credo che dobbiamo riscoprire questi valori che sono alla base di qualsiasi relazione. Quello che sta succedendo ci impedisce di scoprire la ricchezza, invece, dell’incontro con il diverso. Sono 30 anni che io vivo in una comunità Emmaus, dove accogliamo persone diverse, e quello che abbiamo sperimentato in tutti questi anni è proprio questa ricchezza e questa primavera, che viene portata dalle persone che vengono da culture diverse e che stimolano l’interesse per qualcosa che non si conosce.

     
    D. – Quali sono, secondo lei, gli strumenti per combattere il razzismo? Una maggiore informazione e, quindi, una maggiore conoscenza del fenomeno?

     
    R. – La prima cosa che bisogna eliminare assolutamente è quello che è stato fatto e si continua a fare in questi anni: alimentare la paura del diverso. Credo che forze politiche e culturali abbiano la responsabilità oggi di aver alimentato la paura del diverso. Poi, la seconda cosa importante è quella di favorire degli incontri. Quello che si conosce non diventa più qualcosa di pauroso.

     
    D. – Il tema di quest’anno, per questa Giornata, è dedicato allo sport, che soprattutto in Italia, in molte occasioni, dà veramente una prova di immaturità. Sugli spalti si assiste agli insulti nei confronti di giocatori di colore…

     
    R. – Quello che sta avvenendo negli stadi italiani è veramente da denunciare. Partire anche dal calcio può essere una buona occasione per allargare l’idea di un mondo, che deve essere costruito al di là delle barriere fisiche, ma anche culturali. Il fatto che poi la società civile, attraverso l’espressione del calcio, sia attenta e sia disponibile, vuol dire che su questi temi vuole metterci la mano, vuole dire la sua, vuole essere presente. E credo che questo, al di là di tutto quello che di negativo avviene, possa essere considerato come molto positivo e faccia ben sperare.

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    Anno sacerdotale: l'esperienza di don Amati, ideatore della casa d'accoglienza Betania

    ◊   “Accogliere significa abbattere le barriere dei pregiudizi e saper ascoltare”: è quanto afferma don Giordano Amati, parroco della Cattedrale di Cesena. Chiamato alla vita sacerdotale trentadue anni fa, don Giordano ha ideato, nel Comune di Martorano, una casa di accoglienza destinata alle donne straniere che arrivano in Italia, in cerca di una vita migliore. La struttura, denominata “Betania”, è gestita in collaborazione con la Caritas locale. Al microfono di Isabella Piro, ascoltiamo don Giordano raccontare come è nato questo progetto:

    R. - Questo progetto è nato da due fatti molto concreti: da una parte, la carenza di alloggi e specialmente di alloggi per stranieri, perché non ci sono e i prezzi sono esorbitanti e quindi per loro proibitivi; e, dall’altra, avevamo una parte della canonica disabitata, con varie stanze, e allora anche aiutato da un gruppo Caritas parrocchiale molto sensibile ed attento, è nato questo progetto di dare una prima sistemazione alle straniere in cerca ancora di un lavoro, favorendo così il loro inserimento. Abbiamo avuto poi casi anche felici di ricongiungimenti familiari. Questo progetto, quindi, fa del bene non soltanto a loro, perché è un aiuto per queste donne, ma dopo un primo momento di diffidenza iniziale da parte della gente, ho visto poi un atteggiamento aperto ed anche di collaborazione.

     
    D. – Quale vissuto hanno alle spalle queste donne che chiedono accoglienza?

     
    R. – Ogni donna, ogni caso aveva una sua storia e, in genere, si trattava di storie di disagi. Non si trattava soltanto della ricerca del lavoro, ma alle volte c’erano proprio problemi nella famiglia di origine, perché alcune di queste donne lasciavano bambini, figli piccoli ai nonni o ad un’altra sorella, tanto più che magari c’erano rapporti con il marito che non andavano. C’erano dei problemi, quindi, non soltanto economici, ma anche esistenziali ed umani alle spalle.

     
    D. – Secondo lei su quali principi si basa la vera accoglienza?

     
    R. – Anzitutto bisogna rimuovere in noi gli ostacoli, perché il pregiudizio molte volte blocca o impedisce di essere accoglienti. E anzitutto è necessario abbattere in noi certe barriere relative alla mentalità od anche relative a comportamenti. L’accoglienza poi è disponibilità e quindi disponibilità a perdere un po’ di tempo: quando si dà una monetina od un’offerta e poi si va via è un’accoglienza certamente facile, è un’accoglienza un po’ sbrigativa. Invece, fermarsi a parlare è forse la cosa più difficile, ma è quella più necessaria, più utile. Quindi non è tanto dare un’offerta e poi liberarsene, ma ascoltare questa gente, i loro problemi, dimostrando loro una reale accoglienza.

     
    D. – Lei ha insegnato per 20 anni presso un Istituto Tecnico e oggi è direttore dell’Ufficio diocesano per l’insegnamento della religione. Il ruolo di insegnante in cosa la ha aiutata nella missione sacerdotale?

     
    R. – Mi ha insegnato, ad esempio, ad instaurare un rapporto con i giovani, a capirli. Direi che la figura del prete è importante nella scuola. Purtroppo ormai - e non solo qui a Cesena, ma anche in tante altre diocesi – questa figura sta scomparendo nelle scuole, perché i preti sono pochi, sono impegnati nell’attività pastorale diocesana e parrocchiale. La loro presenza, però, è una presenza preziosa. I presidi, ma anche gli alunni e specialmente i giovani, vedono positivamente la figura del sacerdote.

     
    D. – Don Giordano, come è nata la sua vocazione?

     
    R. – La famiglia è stato il primo luogo, il primo ambito della mia scoperta della vocazione, così come la parrocchia perché servivo la Messa fin da piccolo, ero chierichetto ed ero fedele alla Messa. È stato poi il Seminario che chiaramente ha approfondito de ha verificato il mio cammino vocazionale.

     
    D. – Lei è contento della sua scelta sacerdotale? Se tornasse indietro la rifarebbe?

     
    R. – Certo! Sono contento. Sono prete da 32 anni, ormai. Anche quando magari ho fatto degli errori, anche quando il ministero ha avuto momenti di stanca, nonostante tutto, la mia donazione al Signore e alla Chiesa non l’ho mai messa in dubbio.

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    L'amore al centro del prossimo Film Festival di Giffoni dedicato ai ragazzi

    ◊   Il Festival di Giffoni, la più grande ed importante kermesse di Cinema per i bambini e i ragazzi, compie 40 anni: dal 18 al 31 luglio prossimi sarà ancora una volta luogo di incontro, di condivisione, di approfondimento attraverso il Cinema, con i suoi successi e i suoi protagonisti. Il tema della prossima edizione – presentata giovedì scorso a Roma - sarà l’amore declinato dal Cinema nella sua varietà di temi, stili e contenuti. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Sì, è vero: Giffoni è più che un’idea, è un’esperienza unica a livello mondiale. I quasi 3 mila ragazzi-giurati provenienti da 42 paesi del mondo, cui si sommano decine di migliaia di spettatori che insieme frequentano il Festival ogni anno, dimostrano quanto sia importante un buon uso del mezzo cinematografico e quanto possa servire per crescere e per diventare maturi. Giffoni non è, però, soltanto l’idea, al massimo amplificata, dell’uso del Cinema nella sua dimensione pedagogica e culturale. Giffoni è un paese intero della Campania che mette in movimento economia, industria, turismo. E Giffoni è pure famiglie, perché sono 1.200 quelle che ogni anno sono coinvolte nell’'adozione' dei giovanissimi ed entusiasti giurati. Diventa per questo il luogo dove pensare, scrivere e immaginare il futuro, il luogo nel quale, a partire dai bambini di 3 anni arrivando ai ragazzi di 23, tutti si confrontano con il Cinema, le tematiche che propone, gli interrogativi che suscita, a seconda della sensibilità delle diverse fasce d’età. Claudio Gubitosi è l’anima di Giffoni, il suo inventore, e Giffoni è la sua missione. Sono passati quarant’anni da quando un piccolo paese italiano è diventato famoso nel mondo per un progetto che allora pareva rivoluzionario e che ora vedrà anche l’inizio della costruzione di un’avveniristica Giffoni Multimedia Valley, un complesso di edifici compreso un Museo, una Cineteca appositamente ideata per i giovani, sale cinematografiche, laboratori e aule, che accoglierà il Festival a partire dal 2013. Abbiamo chiesto proprio a Gubitosi in quale modo ritiene cambiato l’atteggiamento dei piccoli e degli adolescenti nei confronti del Cinema, quando messi dinanzi al dovere di commentare, criticare e giudicare un film.

    R. - La storia di Giffoni insegna tante cose a me e naturalmente agli altri. Insegna che ai ragazzi bisogna essere sempre molto attenti, bisogna dire loro sempre la verità, la realtà; loro rifiutano quelle che sono le produzioni specifiche pensate per loro. E’ evidente che si è completamente trasformato quello che veniva definito il “Cinema per ragazzi”. Il Cinema per ragazzi non è mai esistito, è esistito sempre un Cinema che è entrato a pieno titolo nella loro vita, che ha portato fuori le loro attese, i loro sogni, i loro desideri ed anche le loro problematiche. I ragazzi sanno scegliere.

    D. - Il tema portante della prossima edizione di Giffoni Experience è l’amore, che sarà declinato in tutte le diverse accezioni di cui il Cinema è capace. Che cosa, secondo lei, possono imparare dell’amore i giovani attraverso il Cinema?

    R. - E’ un tema complesso anche se può sembrare semplice, perché l’amore attraversa tutta la nostra vita, sin da quando nasciamo: l’amore per i genitori, per i compagni, per la propria compagna o compagno, l’amore per la vita fino a quando poi non avremo più questa vita. E’ quindi un argomento complesso, fatto non soltanto di bellezze ma di turbolenze e soprattutto quando viviamo l’esperienza con i ragazzi, in quell’età tormentata e ribollente, è evidente che l’amore acquista ed acquisisce un sacco di cose. Il Cinema perché li fa sognare e li trasporta? Perché la forza dell’amore ti può far vivere o morire? Quando c’è l’amore, quando c’è la capacità d’intraprendere un qualcosa di serio sull’amore si possono superare montagne. “Amore” è una parola forte, una parola impegnativa per i giovani. Penso che noi gli daremo e sapremo meglio da loro come la intendono vivere oggi ma anche come la intendono vivere nel futuro.

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    Chiesa e Società



    Domani, Giornata Mondiale dell’acqua pulita per un mondo sano

    ◊   “Acqua pulita per un mondo sano”: è questo il tema della 17 ma Giornata mondiale dell’acqua che si celebrerà domani in tutto il mondo. Indetta dall’Onu nel 1993, è un’occasione per affrontare il tema dell’accesso di questa risorsa fondamentale per la vita e la sostenibilità ambientale. Inquinamento, cambiamenti climatici, cibo, energia: tutte sfide connesse al tema dell’acqua. Nel 2010 sono ancora 884 milioni le persone che non hanno un accesso sicuro ad acqua priva di contaminazioni e 2 milioni e 600 mila quelle che non possono usufruire di servizi igienici adeguati. La situazione preoccupa molto le Nazioni Unite. “Muoiono più persone per via dell’acqua poco sicura che non a causa di tutte le forme di violenza, inclusa la guerra - ha detto il segretario generale dell’Onu Ban-ki-moon nel suo messaggio per la Giornata – l’acqua pulita è diventata scarsa e lo sarà sempre più a causa dei cambiamenti climatici”. Da qui l’esigenza di rinnovare il dibattito sul tema delle risorse idriche, senza le quali la vita non è possibile: negli ultimi 50 anni l’acqua sulla Terra si è ridotta di due terzi e si calcola che entro il 2030 una persona su 3 vivrà in zone dove scarseggia. In vista della Giornata, si è svolta ieri a Roma una manifestazione nazionale indetta dal Forum dei movimenti per l’acqua per contestare la privatizzazione del servizio idrico e promuovere la tutela dell’acqua che è il “bene più grande”. (A cura di Roberta Barbi)

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    Stati Uniti: la Chiesa cattolica è la prima del Paese con 68 milioni di fedeli

    ◊   La Chiesa cattolica è la prima negli Stati Uniti per numero di fedeli: a confermarlo è “l’Annuario delle Chiese americane e canadesi”, che riporta i dati del 2009. I cattolici registrano un lieve aumento (+1,49%) rispetto all’anno precedente, mentre perdono terreno alcune Chiese protestanti tradizionali come la Convenzione Battista del sud. La Chiesa cattolica negli Usa conta oggi 68 milioni di fedeli, seguita dalla Convenzione dei Battisti del sud con 16 milioni. Cresce anche la Chiesa di Gesù Cristo dei Santi dell’ultimo giorno, più conosciuti come Mormoni (+1,71%) e le cosiddette Assemblee di Dio (+1,27%). Lo studio comprende anche un interessante capitolo dedicato alla Chiesa dell’immigrazione, che riveste un’importanza crescente nell’America del nord, tanto che potrebbe presto incidere sul peso della religione nel dibattito pubblico intorno a questioni chiave come l’aborto o le stesse politiche dell’immigrazione. (R.B.)

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    Cina: la Chiesa cattolica raccoglie aiuti per la popolazione di Haiti

    ◊   Hanno raccolto 852.036 yuan, pari a circa 92mila euro, i cattolici cinesi coordinati dall’ente caritativo locale, Jinde Charities. Gli aiuti saranno destinati alla popolazione di Haiti colpita dal terremoto e saranno impiegati in progetti di assistenza sociale e a sostegno della Chiesa locale. A dichiararlo all’agenzia Fides è il direttore di Jinde Charities, che ha raccontato quanto i cattolici cinesi siano rimasti impressionati dalle conseguenze del sisma di gennaio nell'isola cartaibica, rivivendo la tragedia di Wen Chuan, sconvolta dal terremoto il 12 maggio 2008. Gli aiuti raccolti saranno gestiti in collaborazione con enti cattolici internazionali come la Caritas. (R.B.)

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    India: cristiani chiamati a promuovere cultura della vita

    ◊   In un’intervista rilasciata ad Asianews, madre Catherine Bernard, una delle Sorelle della Croce di Chavanod e fondatrice del Servizio per la ricerca sulla famiglia e i minori (Serfac), lancia l’allarme sulla violenza, l’orrore e la cultura della morte che attanagliano ogni ambito della società in India. “Non parliamo soltanto di aborto ed eutanasia – avverte la religiosa che è anche medico e da 33 anni lavora al Ministero indiano per la Famiglia – bisogna includere anche la povertà e l’odio. Per combatterli serve una nuova cultura della vita all’interno di ognuno di noi”. Da 23 anni, infatti, con il Serfac che ha sede a Chennai, è impegnata nella costruzione di una società più giusta ed equa, obiettivo che deve essere la vera vocazione del cristiano. “Questa cultura di morte – denuncia la religiosa – è dappertutto. Non soltanto nelle pratiche mediche, ma nei giornali, in televisione e perfino nei giochi elettronici dei nostri bambini”. (R.B.)

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    In 15 mila oggi hanno corso la XVI Maratona di Roma dedicata all'atleta etiope Bikila

    ◊   Giornata di festa per lo sport, oggi a Roma, dove si è corsa la XVI edizione della Maratona cittadina. Alla partenza, alle 9 del mattino, erano in 15mila con l’obiettivo di correre i 42,195 km del percorso ad anello, con partenza e arrivo in via dei Fori Imperiali. Il percorso tradizionale ha toccato anche piazza San Pietro. La corsa è stata dedicata alla memoria dell’atleta etiope Abebe Bikila, nel cinquantesimo anniversario della sua vittoria nella maratona dei Giochi olimpici di Roma nel 1960. Indimenticabile il suo arrivo allo stadio Olimpico senza scarpe. A vincere quest’anno la Maratona di Roma è stato un altro etiope, Siraj Gena, che per omaggiare il suo connazionale si è tolto le scarpe per correre gli ultimi 50 metri prima di tagliare il traguardo. Bikila, prima medaglia d’oro assegnata a un atleta africano, divenne il simbolo dell’Africa liberata dal Colonialismo e fu il primo a vincere due edizioni consecutive della maratona olimpica (anche a Tokyo 1964 dove, però, indossò le scarpe) e a stabilire il miglior tempo mondiale sulla distanza. Oggi a Roma, sul palco della partenza, insieme con le autorità, era presente anche Yetnayet Bikila per ricordare il padre, prematuramente scomparso all’età di 41 anni, dopo essere rimasto paralizzato agli arti inferiori in seguito ad un incidente d’auto. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Giorno decisivo per la riforma sanitaria di Obama: in serata il voto della Camera

    ◊   Giornata decisiva per la riforma sanitaria voluta dal presidente Barack Obama per estendere l’assistenza a 32 milioni di cittadini americani attualmente sprovvisti di assicurazione. Nel primo pomeriggio la Camera inizierà il dibattito sul testo, e in serata sono previsti due voti separati, uno sul testo del Senato ed uno sul pacchetto di emendamenti. Intanto, in mattinata, il capo del gruppo democratico alla Camera ha annunciato alla Tv statunitense di aver raccolto “al momento” i 216 voti necessari per far approvare la riforma. Il servizio di Marco Guerra:

    L’America vive queste ore con il fiato sospeso chiedendosi come voteranno i 18 deputati democratici dati ancora per incerti dalla stampa statunitense. Tutto dipenderà anche dall’esito delle estenuanti trattative che ieri si sono prolungate fino a notte inoltrata. Un negoziato che ha visto l’impegno in prima persona del presidente Obama, che si è rivolto agli esponenti del suo partito in un lungo discorso con cui ha cercato di toccare le corde emotive più profonde. “Non vi chiedo di farlo per me, o per il partito democratico – ha esortato l’inquilino della Casa bianca - ma per il popolo americano, per quelle persone che non ce la fanno ed hanno bisogno d'aiuto”. Obama ha inoltre raccontato storie drammatiche di persone che non hanno nessuna copertura medica. L’appassionato intervento del presidente dovrà fare breccia fra quel drappello di cosiddetti democratici conservatori, secondo i quali nel testo del Senato non viene garantito che i fondi federali non siano usati per l'aborto. Nel tentativo di arrivare ad un compromesso la speaker della camera Pelosi ha promesso un successivo decreto di Obama per ribadire l'impegno dell'Amministrazione al divieto dell'utilizzo di fondi federali per le interruzioni gravidanza. Ma il voto appare ancora in bilico anche per la pessima popolarità di una riforma che secondo i sondaggi raccoglie l’ostilità di almeno il 60% della popolazione.

     
    Iraq
    La Commissione elettorale irachena ha respinto la richiesta di procedere con il riconteggio manuale dei voti delle elezioni legislative del 7 marzo, avanzata questa mattina dal primo ministro uscente, Nouri al Maliki, dopo che con il 92% delle schede scrutinate la sua formazione, l'Alleanza per lo Stato di Diritto di Maliki, risulta indietro di circa 8000 voti rispetto al gruppo rivale laico Iraqiya dell'ex premier Yad Allawi. La lista del candidato laico ha definito la richiesta di nuovo conteggio una “chiara minaccia” alla Commissione elettorale.

    Medio Oriente
    Il blocco imposto da Israele alla Striscia di Gaza nel giugno 2006 è “inaccettabile”, accresce le sofferenze, “indebolisce i moderati e incoraggia gli estremisti”. Così il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, in conferenza stampa nella striscia di Gaza, tappa odierna della sua missione in Medioriente che lo ha portato a visitare anche il vicino campo rifugiati di Jabalia. Intanto in Cisgiordania si registrano nuove violenze: un soldato israeliano ha aperto il fuoco uccidendo due palestinesi che stavano avanzando nei pressi del posto di blocco di Hawara. La visita di Ban in Israele e nei territori palestinesi coincide con la missione dell'inviato speciale Usa, George Mitchell che oggi è atteso a Gerusalemme per rilanciare i negoziati di pace, dopo le tensioni causate dall’annuncio della costruzione di nuovi insediamenti ebraici.

    Afghanistan
    Ennesima giornata di violenza in Afghanistan, almeno 10 persone sono morte e 9 sono rimaste ferite in un attacco suicida contro un convoglio dell'Esercito nel sud del Paese. Altre 2 persone sono morte oggi in un attentato realizzato a Khost City. Intanto nell’area di Marjah, ritornata sotto il controllo della Coalizione - dopo settimane di intensi combattimenti contro i talebani - è partito un programma che mira a eliminare il traffico di oppio, che alimenta gli insorti. I contadini saranno pagati per distruggere le piantagioni e per riconvertirle in nuove culture.

    Pakistan
    Violenza senza soste anche in Pakistan. E' di almeno 3 morti e decine di feriti il bilancio provvisorio dell'esplosione di una bicicletta imbottita di esplosivo nella città di Qetta al confine dell'Afghanistan. L'obiettivo sembra che fosse un veicolo della Polizia. Vittime anche tra le milizie talebane. Almeno 4 militanti sono stati uccisi nel corso di un raid aereo compiuto dall’aviazione pakistana nel nordovest del Paese.

    Thailandia
    In Thailandia, almeno una persona è rimasta ferita a seguito di due esplosioni che hanno colpito edifici governativi a nord-ovest di Bangkok. Gli attentati arrivano all’indomani della grande manifestazione dei sostenitori dell'ex premier thailandese, Thaksin Shinawatra, che sono scesi in piazza per obbligare il primo ministro Abhisit Vejjajiva a sciogliere il Parlamento. Ieri i media thailandesi avevano riportato la notizia secondo cui il capo dei manifestanti era d'accordo ad avviare lunedì delle trattative con dei membri del governo. Ma poi è arrivata la smentita delle cosiddette ''camicie rosse'' che si dicono disponibili a discutere solo solo con il primo ministro in persona.

    Francia regionali
    Urne aperte in Francia dalle ore 8 locali per il secondo turno delle elezioni regionali. Secondo i sondaggi l’odierna consultazione dovrebbe cofermare il ridimensionamento dell’Ump, partito di governo del presidente Sarkozy. Prevista un forte astensione dell’elettorato.

    Colombia, ucciso giornalista
    Un giornalista colombiano che indagava sui contatti tra uomini politici e gli squadroni della morte paramilitari è stato ucciso ieri mentre era seduto nella veranda della sua casa a Monteria, nel nord del Paese. Clodomiro Castilla, 49 anni, era direttore della rivista El Pulso e collaboratore di una radio locale. Secondo la polizia, a ucciderlo è stato un sicario che gli ha sparato a bruciapelo. Castilla aveva già ricevuto minacce di morte legate al suo lavoro.

    Italia, regionali
    A poco più da una settimana dalle elezioni regionali il Consiglio di Stato ha confermato l’esclusione la lista del Pdl dalle schede della provincia di Roma. Sempre ieri il vicepresidente della Regione, Esterino Montino, ha respinto la richiesta di rinviare le elezioni, avanzata dalla lista Rete Liberal di Sgarbi, riammessa solo mercoledì scorso dal Tar. Intanto è guerra dei numeri sulla manifestazione di ieri del Pdl. Gli organizzatori parlano di un milione di partecipanti, che secondo la Questura sarebbero stati invece solo 150 mila. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 80

     
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