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Sommario del 19/03/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il magistero del Papa su San Giuseppe: le sue doti di giustizia e di modestia sono fondamentali nel mondo rumoroso di oggi
  • Onomastico del Papa: gli auguri del presidente Napolitano
  • “Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce” di Haydn: concerto in Vaticano per l’onomastico del Papa
  • Nomine
  • Il cardinale Bertone ordina vescovi tre nuovi nunzi
  • Oggi in Primo Piano

  • I mediatori internazionali per il Medio Oriente riuniti a Mosca: Israele congeli gli insediamenti
  • Thailandia: non si ferma la protesta dell'opposizione
  • Manifestazioni per la Giornata in ricordo delle vittime della mafia
  • Convegno della Cei sulla pastorale della Chiesa per i disabili
  • Tornano le uova dell'Ail per la ricerca contro la leucemia
  • Chiesa e Società

  • Africa: piano d'azione per cambiamenti climatici e risorse idriche
  • A Nairobi il primo summit economico delle donne africane
  • Uruguay: incontro del capo di Stato con i vertici dell’episcopato
  • Cile: cappelle temporanee per ricostruire la speranza dopo il terremoto
  • ProgettoMondo: la comunità internazionale non si dimentichi di Haiti
  • Gaza: trovate tracce di metalli cancerogeni nei capelli dei bambini
  • Il Patriarca Twal nomina i primi due iracheni come Cavalieri del Santo Sepolcro
  • Mons. Sako: all’Iraq serve un governo di unità nazionale che garantisca la sicurezza
  • Sri Lanka: studenti cattolici tamil, testimoni di “amore ed unità”
  • Il cardinale canadese Ouellet sul compito della famiglia nel Terzo millennio
  • Spagna: il parlamento andaluso approva la legge sulla "morte degna"
  • Inghilterra: gioia dei membri degli Oratori per la prossima Beatificazione del cardinale Newman
  • Il vescovo di Acqui annuncia che il 25 settembre Chiara Badano sarà proclamata Beata
  • Il cardinale Bagnasco: limiti ed errori non possono oscurare l'esperienza secolare della Chiesa
  • Ordinariato militare: anche 5000 giovani militari italiani all’incontro con il Papa per la Gmg
  • La storia della Basilica Ostiense nelle monete ritrovate presso la Tomba di San Paolo
  • Il Cairo: Ahmed Al Tayeb nuovo Grande imam di 'al Azhar'
  • 24 Ore nel Mondo

  • Il segretario generale delle Nazioni Unite chiede al Consiglio di sicurezza di estendere la missione Onu a Kabul
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il magistero del Papa su San Giuseppe: le sue doti di giustizia e di modestia sono fondamentali nel mondo rumoroso di oggi

    ◊   Ordini e Congregazioni religiose, associazioni laicali, una miriade di enti di varia natura hanno in lui il suo protettore: San Giuseppe, lo sposo della Vergine il padre putativo di Gesù, è il Santo nel quale le virtù della vita cristiana brillano di una bellezza e di una compiutezza straordinarie. Benedetto XVI, che il 19 marzo festeggia il proprio onomastico, lo ha sottolineato in molte circostanze, come ricorda in questo servizio Alessandro De Carolis:

    Il mondo dei furbi, che menano vanto della propria losca intraprendenza e non disdegnano una disponibilità alla corruzione, e di là un uomo che fu l’incarnazione della parola data. L’epoca della conquista compulsiva della visibilità, dell’arroganza dell’immagine, dove anche ciò che è privato si vende al pubblico “guardone” pur di scampare al grave pericolo dell’anonimato, e di là un uomo che indimenticabile lo è diventato per la sua modestia. L’età delle nevrosi maschili, di antiche e inconfessate fragilità o di sempre nuove inadeguatezze, descritte con scientifica e ridondante puntualità, e di là un uomo che fu serenamente padre e, per il figlio, maestro di una virtù scomparsa dai vocabolari: la “pietà virile”. Dal confronto verrebbe spontanea una domanda: cosa ha a che fare il mondo di oggi con San Giuseppe? Un uomo che carica velocemente su di sé, di notte, una famiglia in pericolo di vita e la protegge portandola in salvo a dorso d’asino in un altro paese si staglierebbe come un gigante di fronte a quei molti uomini che oggi scaricano le proprie responsabilità di mariti e di padri, perché troppo stressanti e incompatibili con la levità di una vita impostata anzitutto su irrinunciabili piaceri. Eppure, ha spiegato sin dall’inizio del suo Pontificato Benedetto XVI, se mai modello di “uomo giusto” oggi esista questi è scolpito proprio in San Giuseppe, che “in perfetta sintonia con la sua sposa accoglie il Figlio di Dio fatto uomo e veglia sulla sua crescita umana”: 
     
    “Non si esagera se si pensa che, proprio dal ‘padre’ Giuseppe, Gesù abbia appreso – sul piano umano – quella robusta interiorità che è presupposto dell’autentica giustizia, la ‘giustizia superiore’, che Egli un giorno insegnerà ai suoi discepoli”. (18 dicembre 2005)
     
    Gesù-Dio che apprende da un semplice, sia pur straordinario, uomo il valore della giustizia divina. Sembrerebbe quasi un’iperbole, una frase ad effetto creata per enfatizzare la grandezza in fondo irraggiungibile del padre putativo di Gesù, se non fosse che proprio ciò che Giuseppe è come uomo, nel suo contesto sociale e storico, a dare a Gesù Bambino quella sicurezza che è doverosa verso un figlio. Per suo tramite, ha affermato il Papa, il Bambino risultava legalmente inserito nella discendenza davidica, realizzando così le Scritture nelle quali il Messia era profetizzato come “figlio di Davide”. La grandezza di Giuseppe, quindi...

     
    “…risalta ancor più perché la sua missione si è svolta nell'umiltà e nel nascondimento della casa di Nazaret. Del resto, Dio stesso, nella Persona del suo Figlio incarnato, ha scelto questa via e questo stile - l'umiltà e il nascondimento - nella sua esistenza terrena”. (19 marzo 2007)
     
    Il suo silenzio, in così stridente controtendenza con la protervia della comunicazione contemporanea, spiega il Pontefice in un’altra occasione, è “permeato di contemplazione del mistero di Dio, in atteggiamento di totale disponibilità ai voleri divini”:

     
    “In altre parole, il silenzio di San Giuseppe non manifesta un vuoto interiore, ma, al contrario, la pienezza di fede che egli porta nel cuore, e che guida ogni suo pensiero ed ogni sua azione… Lasciamoci ‘contagiare’ dal silenzio di San Giuseppe! Ne abbiamo tanto bisogno, in un mondo spesso troppo rumoroso, che non favorisce il raccoglimento e l'ascolto della voce di Dio”. (18 dicembre 2005)
     
    Ciò che rende San Giuseppe un modello intramontabile sono proprio le sue virtù di integrità, di capacità di lavorare per il bene della famiglia, di un’autorevolezza “posta al servizio dell’amore”, oggi così lontane dalla sensibilità comune e spesso pubblicamente derise e dunque ancor più necessarie da aver fatto esclamare a Benedetto XVI lo scorso 14 maggio: “Quanto ha bisogno il nostro mondo dell’esempio, della guida e della calma forza di uomini come Giuseppe!”:

     
    “Vorrei affidare a lui i giovani che a fatica riescono ad inserirsi nel mondo del lavoro, i disoccupati e coloro che soffrono i disagi dovuti alla diffusa crisi occupazionale. Insieme con Maria, sua Sposa, vegli San Giuseppe su tutti i lavoratori ed ottenga per le famiglie e l'intera umanità serenità e pace.”. (19 marzo 2007)

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    Onomastico del Papa: gli auguri del presidente Napolitano

    ◊   Il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, ha inviato a Benedetto XVI un messaggio di auguri per il suo onomastico in occasione della festa di San Giuseppe, ricorrenza – si legge nel testo diffuso dal Quirinale – “particolarmente sentita dagli italiani". Il capo di Stato rinnova il suo profondo apprezzamento per l'impegno con il quale il Papa esercita “il suo alto Magistero in favore della pace e della dignità umana”. “La prego di accogliere, a nome mio personale e del popolo italiano – conclude Napolitano - l'augurio più sincero di benessere e serenità personale".

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    “Le ultime sette parole di Cristo sulla Croce” di Haydn: concerto in Vaticano per l’onomastico del Papa

    ◊   Oggi pomeriggio, alle ore 18, Benedetto XVI parteciperà al Concerto in suo onore in occasione della suo onomastico, nella Sala Clementina del Palazzo Apostolico. Il “Quartetto Henschel” di archi e il mezzosoprano Susanne Kelling eseguiranno “Le sette ultime parole di Cristo sulla Croce” di Joseph Haydn, nella nuova versione della Passione di Haydn di José Peris Lacasa, organista onorario nella Cappella del Palazzo Reale di Madrid. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Musica – Introduzione de “Le sette ultime parole di Cristo sulla Croce”

     
    “Una via per commuovere anche l’ascoltatore più inesperto nelle profondità della sua anima”: così Haydn descriveva la sua Opera. Una Sonata per ogni frase pronunciata da Cristo sulla Croce da “Padre perdona loro, perché non sanno quello che fanno” a “Padre! Nelle Tue mani consegno il mio spirito”. “La preghiera di Cristo – osserva Benedetto XVI – raggiunge il suo culmine sulla Croce, esprimendosi in quelle ultime parole che gli evangelisti hanno raccolto”:

     
    “Laddove sembra lanciare un grido di disperazione: 'Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?' in realtà Cristo fa sua l’invocazione di chi, assediato senza scampo dai nemici, non ha altri che Dio a cui votarsi e, al di là di ogni umana possibilità, ne sperimenta la grazia e la salvezza”. (Messa nel Mercoledì delle Ceneri, 6 febbraio 2008)

     
    Ecco perché, sottolinea il Papa, non vi è “contraddizione tra il lamento: ‘Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?’, e le parole piene di fiducia filiale: ‘Padre, nelle tue mani affido il mio spirito’:

     
    “Anche queste sono prese da un Salmo, il 30, implorazione drammatica di una persona che, abbandonata da tutti, si affida sicura a Dio. La preghiera di supplica colma di speranza è, pertanto, il leit motiv della Quaresima, e ci fa sperimentare Dio quale unica àncora di salvezza (…) Di fronte a un 'grande pericolo' ci vuole una più grande speranza, e questa è solo la speranza che può contare su Dio”. (Messa nel Mercoledì delle Ceneri, 6 febbraio 2008)
     
    Sulla Croce, si manifesta la singolare regalità di Cristo, ma anche sul Calvario “si confrontano due atteggiamenti opposti”:

     
    “Alcuni personaggi ai piedi della Croce, e anche uno dei due ladroni, si rivolgono con disprezzo al Crocifisso: Se tu sei il Cristo, il Re Messia – essi dicono –, salva te stesso scendendo dal patibolo. Gesù, invece, rivela la propria gloria rimanendo lì, sulla Croce, come Agnello immolato. Con Lui si schiera inaspettatamente l’altro ladrone, che implicitamente confessa la regalità del giusto innocente ed implora: ‘Ricordati di me, quando entrerai nel tuo regno’”. (Messa per il Concistoro del 25 novembre 2007)

     
    Implorazione a cui Gesù risponde con parole sorprendenti: “Oggi sarai con me nel Paradiso”. Ecco dunque che possiamo cogliere la parola che raccoglie tutte le parole di Cristo sulla Croce: Perdono.

     
    “Gesù può donare il perdono ed il potere di perdonare, perché egli stesso ha sofferto le conseguenze della colpa e le ha dissolte nella fiamma del suo amore. Il perdono viene dalla Croce; egli trasforma il mondo con l’amore che si dona. Il suo cuore aperto sulla Croce è la porta attraverso cui entra nel mondo la grazia del perdono. E soltanto questa grazia può trasformare il mondo ed edificare la pace”. (Messa di Pentecoste, 15 maggio 2005)

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    Nomine

    ◊   Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Caxias do Maranhão (Brasile), presentata da mons. Luís D’Andrea, cappuccino, per raggiunti limiti di età. Gli succede il padre dehoniano Vilson Basso, finora formatore della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù a Cagayan de Oro City, nelle Filippine. Padre Vilson Basso è nato il 16 febbraio 1960 a Cinquentenário Tuparendi, nella diocesi di Santo Ângelo, Stato del Rio Grande do Sul. Il 25 febbraio 1985 ha emesso la professione perpetua nella Congregazione Dehoniana e il 28 dicembre 1985 è stato ordinato sacerdote.

    Benedetto XVI ha elevato alla dignità di arcivescovo ad personam mons. Joan Enric Vives Sicilia, vescovo di Urgell (Spagna) e coprincipe di Andorra. Mons. Joan Enric Vives Sicilia è nato a Barcelona il 24 luglio 1949. È stato ordinato sacerdote il 24 settembre 1974. Il 9 giugno 1993 è stato nominato vescovo titolare di Nona ed ausiliare di Barcellona e ha ricevuto la consacrazione episcopale il 5 settembre successivo. Il 25 giugno 2001 è stato nominato vescovo coadiutore di Urgell (Spagna e principato di Andorra) ed il 12 maggio 2003 è succeduto a mons. Joan Martí Alanis.

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    Il cardinale Bertone ordina vescovi tre nuovi nunzi

    ◊   La risposta umana alla fedeltà di Dio è “ fede, fiducia, fedeltà”. Sono parole che il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, ha pronunciato ieri all’omelia per l'ordinazione di tre vescovi: mons. Martin Nugent, nunzio apostolico in Madagascar; mons. Piero Pioppo, nunzio apostolico in Camerun ed in Guinea Equatoriale; mons. Novatus Rugambwa, nunzio apostolico in Angola e São Tomé e Príncipe. L’ordinazione è avvenuta alla vigilia della celebrazione del Patrono della Chiesa Universale, San Giuseppe, e, dunque, il cardinale Bertone ha espresso al Papa “insieme con la riconoscenza, anche i più fervidi auguri per la sua festa onomastica”. Il servizio di Fausta Speranza.

    “Una fede genuina, profonda e forte”: è il dono che il cardinale Bertone invoca per i nuovi ordinati chiamati a rispondere al dono della fedeltà di Dio:

     
    “…la giusta riconoscenza per il dono di Dio, lungi dal portare ad indugiare su sé stessi e sull’onore ricevuto, deve condurre a lodare il Signore per la bellezza e la grandezza del suo disegno per la stabilità e la concretezza del suo amore, che attraverso i secoli non cessa di costruire con pazienza questo meraviglioso edificio spirituale che è la sua Chiesa”.

     
    “E’ sempre necessario ricordare che si è utili a tale opera di Dio, - sottolinea il cardinale Bertone - secondo la misura della propria fede perché è appunto su questa che il Signore può costruire”.

     
    Sull’impegno del Sacramento dell’Ordine, il cardinale Bertone sottolinea che a dare sulla “risposta umana” alla fedeltà di Cristo “si basa la vita di ogni credente”, nel caso del sacerdote e soprattutto del vescovo tutto ciò “assume un carattere maggiormente impegnativo”. I vescovi hanno molto da imparare da San Giuseppe, sottolinea il porporato, per “impostare bene il loro compito di guide pastorali”. I vescovi – dice – “devono esserci”:

     
    “Devono ‘esserci’, esercitare pienamente e con responsabilità l’autorità ricevuta, sempre consapevoli della superiore presenza di Dio, della sua preminente azione nei cuori e nella storia delle persone, e quindi sempre capaci di indicare Lui, di orientare a Lui".

     
    E poi il cardinale Bertone ricorda parole di Papa Paolo VI riprese da Giovanni Paolo II:

     
    “La paternità di San Giuseppe consistette concretamente nell’aver fatto della sua vita un servizio, un sacrificio, al mistero dell’incarnazione e alla missione redentrice che vi è congiunta; nell’aver usato dell’autorità legale, che a lui spettava sulla sacra Famiglia, per farle totale dono di sé, della sua vita, del suo lavoro; nell’aver convertito la sua umana vocazione all’amore domestico nella sovrumana oblazione di sé, del suo cuore e di ogni capacità, nell’amore posto a servizio del Messia germinato nella sua casa”.

     
    Dunque il cardinale Bertone ha ricordato ai nuovi ordinati “il ministero alto e impegnativo” che li attende: “quello di rappresentanti del Papa presso alcune Chiese locali e alcuni Paesi”. In questo caso si tratta di Paesi africani e dunque il cardinale ha ricordato come la II Assemblea Speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi, celebrata a ottobre scorso, “ha impresso all’intera Chiesa in Africa una nuova spinta spirituale e pastorale”.

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    Oggi in Primo Piano



    I mediatori internazionali per il Medio Oriente riuniti a Mosca: Israele congeli gli insediamenti

    ◊   Crisi mediorientale, stamani, al centro dei colloqui a Mosca del "Quartetto". I rappresentanti di Onu, Unione Europea, Stati Uniti e Russia sono impegnati a trovare una via d’uscita al blocco dei negoziati indiretti tra israeliani e palestinesi, causato dalla intenzione del governo ebraico di proseguire la costruzione degli insediamenti a Gerusalemme Est. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Congelare gli insediamenti israeliani, due popoli in due Stati. Questo in sintesi l’intento dei mediatori internazionali, che cercano con una terapia d’urto di sbloccare una situazione di tensione e di stallo che potrebbe sfociare in uno scontro senza ritorno. Sui contenuti espressi dai mediatori del "Quartetto", il servizio di Giuseppe D’Amato:

    Parlando in conferenza stampa, il segretario dell’Onu Ban Ki-moon ha condannato il progetto di edificazione di 1600 unità abitative a Gerusalemme est, voluto dal governo Netanyahu. “Ricordando – ha detto Ban Ki-moon – che l’annessione di Gerusalemme est non è stata riconosciuta dalla comunità internazionale, il "Quartetto" sottolinea che lo status della Città Santa è un argomento centrale che deve essere risolto attraverso negoziati tra le parti”. Grande preoccupazione è stata espressa dai presenti per i nuovi scontri armati di queste ore a Gaza. Il "Quartetto" si è posto anche degli obiettivi: entro 24 mesi deve essere trovata una soluzione a questa crisi. Entro quel termine andrebbe creato uno “Stato palestinese” in grado di assicurare giustizia e sicurezza per la sua gente. Il russo Lavrov rimarca che servono negoziati diretti tra le parti in causa da iniziare al più presto – 24 giorni è il limite fissato dal "Quartetto". Solo così si garantirà la pace.

     
    Tra le altre reazioni, quella palestinese. L’Anp si felicita per la dichiarazione del "Quartetto" e spera che l’appello si traduca in fatti concreti, con controlli internazionali sul rispetto degli impegni presi. Queste le parole del negoziatore palestinese Saeb Erekat. Per Israele invece la dichiarazione del "Quartetto" allontana la possibilità di un accordo di pace: lo ha detto il ministro israeliano degli Esteri, Lieberman. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento di Marcella Emiliani, docente di Storia e Istituzioni del Medio Oriente all’Università di Bologna:

    R. – E' importante che gli Stati Uniti non siano i soli a premere su Israele. Premere con delle semplici dichiarazioni non è sufficiente, perché Israele, e soprattutto questo governo guidato da Nethanyau, a livello di dichiarazioni, si è detto impegnato anch'esso per la pace, ma poi contemporaneamente ha lanciato il programma di incremento delle colonie di Gerusalemme. Bisogna che l’azione sia più energica. Resta il problema fondamentale che è quello di portare ad una forma di riappacificazione Hamas e Al Fatah, altrimenti Israele avrà sempre buon gioco a dire: “Io con chi tratto, se a rappresentare i palestinesi sono delle fazioni in lotta tra di loro?”

     
    D. – Il "Quartetto" ritiene che i negoziati debbano condurre ad una soluzione negoziata tra le parti entro 24 mesi ...

     
    R. – Sono troppi due anni. Già tanti tentativi di negoziato tra israeliani e palestinesi sono saltati, perché l’arco di tempo era troppo lungo, e chiunque volesse sabotare questi tentativi ha avuto tempo e modo per farlo. Il fattore tempo è cruciale. Io spero che, contemporaneamente a questa dichiarazione, il "Quartetto" abbia cominciato a muoversi anche nei confronti dell’insieme del mondo arabo, proprio perché a questo punto sarebbe molto importante che la Lega araba, o comunque i Paesi più rappresentativi come l’Egitto e l’Arabia Saudita, cominciassero a giocare un ruolo molto più attivo.

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    Thailandia: non si ferma la protesta dell'opposizione

    ◊   I sostenitori dell'ex premier della Thailandia, Thaksin Shinawatra, hanno dichiarato che continueranno le loro proteste a Bangkok fino al momento in cui riusciranno a ottenere le elezioni anticipate. Una protesta ad oltranza che rischia, dunque, di gettare il Paese nel caos, sia politico che sociale. C’è il rischio che la situazione possa degenerare in violenza e addirittura, come alcuni osservatori dicono, in guerra civile? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Monica Ceccarelli, esperta di Thailandia della rivista Asia Maior:

    R. – Forse in una vera e propria guerra civile non credo. Il governo finora ha sempre dichiarato che non utilizzerà la violenza, anche per non ricadere in situazioni passate che sono ancora delle ferite aperte nella società thailandese, come la strage degli studenti nel 1992 o situazioni precedenti come nel 1974.

     
    D. – Cresce l’attesa per la grande manifestazione di domani. I sostenitori dell’ex premier hanno già dichiarato che bloccheranno la capitale. Cosa possiamo prevedere come risposta da parte del governo?

     
    R. – Per domani non ci saranno reazioni particolari. Ritengo che avverrà esattamente quello che è successo nei giorni scorsi, cioè una situazione di contenimento della protesta senza arrivare a scontri. La situazione potrebbe precipitare solo nel caso in cui dovesse esserci il decesso del re, che sappiamo essere molto malato. In quel caso credo si verificherebbe una situazione veramente di caos nel Paese.

     
    D. – La Thailandia è una delle mete turistiche più importanti nel panorama internazionale ed il turismo è il motore economico di questo Paese. Una situazione del genere non rischia di influire pesantemente sull’economia thailandese?

     
    R. – Questa situazione ha già influito in maniera davvero pesante sull’economia del Paese. Sappiamo che soprattutto il turismo è stata la seconda voce del Paese come industria. La situazione che si è creata due anni fa con il blocco degli aeroporti fu veramente eccezionale. Ovviamente queste notizie scoraggiano chi eventualmente volesse recarsi nel Paese, perché immagino che i turisti, che al momento si trovano a Bangkok, abbiano serie difficoltà di movimento, ma non perché ci siano situazioni di pericolo.

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    Manifestazioni per la Giornata in ricordo delle vittime della mafia

    ◊   “La legalità non si insegna, ma si testimonia”. E’ il monito lanciato dai familiari delle vittime di tutte le mafie in occasione della XV Giornata della memoria e dell’impegno in ricordo di chi ha perso la vita contrastando la criminalità. Il 21 marzo, inizio di primavera, è la data simbolo di questa ricorrenza voluta dall’Associazione Libera di don Luigi Ciotti che, a partire da oggi, ha organizzato una serie di iniziative a Milano. Nel pomeriggio, l’accoglienza e un momento ecumenico insieme a centinaia di familiari delle vittime giunti da tutt’Europa; domani, la marcia cittadina e i seminari di approfondimento sul fenomeno mafioso. Di particolare rilievo la scelta, quest’anno, di Milano come sede della giornata, come spiega al microfono di Gabriella Ceraso, don Luigi Ciotti:

    R. – E’ la città dov’è stato ucciso Ambrosoli, dove un’autobomba ha ucciso cinque persone: da quella città è partito Carlo Alberto Dalla Chiesa … Si va in Lombardia, a Milano, anche come un segno di attenzione, di stima, di riconoscenza per il grande lavoro della magistratura nel contrasto delle varie forme di violenza, di illegalità, di corruzione … Si va anche per dire che bisogna tenere alta la testa rispetto ai segnali seri che ci sono, che hanno accompagnato la presenza criminale mafiosa nel territorio della Lombardia, e non solo … Non è un caso che in Lombardia sono individuati 639 beni immobili, 116 comuni coinvolti; la Lombardia certamente è al primo posto per l’uso della cocaina … Ecco, ci sono segnali che ci impongono di dover essere attenti, perché le mafie hanno una capacità di cambiamento e di trasformazione e di infiltrazione veramente impressionante!

     
    D. – A fare da cornice alla marcia di domani per le strade della città c’è oggi un momento ecumenico con i familiari delle vittime, domani una serie di seminari di approfondimento su tanti temi: qual è l’importanza di questi due appuntamenti?

     
    R. – Noi ci fermeremo a pregare per chiedere una mano a Dio a guardare avanti, a darci più forza, perché non venga meno la speranza, perché non venga meno l’impegno. Noi abbiamo bisogno di saldare molta terra con il cielo. I seminari sono in un altro momento, per scendere in profondità, per interrogarsi, per porsi delle domande, la conoscenza più importante per essere più responsabili e per affrontare di più le situazioni che ci circondano.

     
    D. – Responsabilità e legalità: voi le mettere strettamente in rapporto. Che cosa significa, oggi, “legalità”, don Ciotti?

     
    R. – Legalità è il rispetto e la pratica delle leggi; la legalità e la solidarietà sono le due facce della stessa medaglia che si chiama giustizia. Noi abbiamo bisogno che tutti rispettino le regole, che le facciamo nostre ma allo stesso tempo dobbiamo darci da fare per costruire le condizioni per il cambiamento. E quindi, il problema delle politiche sociali, della giustizia sociale … non dimenticando mai che la prima dimensione della giustizia è la prossimità, l’ascolto, l’accoglienza … La responsabilità non è solo dello Stato, delle istituzioni: la responsabilità è anche nostra! Io ho messo una spina nella carne alla politica, nel senso propositivo, ma noi dobbiamo fare la nostra parte: dobbiamo anche sporcarci di più le mani, tutti quanti, per costruire questa legalità, la ricerca della verità, i percorsi che diano libertà alle persone di condurre una vita umana.

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    Convegno della Cei sulla pastorale della Chiesa per i disabili

    ◊   “I disabili di fronte alla sfida educativa. L’impegno tradizionale della Chiesa e le questioni attuali” è il tema del convegno recentemente organizzato a Roma dal settore catechesi disabili della Conferenza episcopale italiana. Un appuntamento che ha segnato importanti momenti di riflessione e testimonianze di chi si dedica alla sofferenza degli altri. Fabio Colagrande ne ha parlato con don Guido Benzi, direttore Ufficio catechistico nazionale della Cei:

    "Vorrei sottolineare come il tema della disabilità, all’interno della pastorale della Chiesa italiana, si profila non soltanto come un aspetto della salute, della sanità ma sotto l’aspetto della testimonianza. All’interno degli uffici catechistici diocesani c’è un settore – e così anche a livello nazionale – che si occupa proprio del cammino di fede delle persone disabili. E questo io credo che sia un segno già molto bello perché valorizza l’apporto che la realtà delle persone disabili dà alla vita delle comunità cristiane. C’è una particolare cura soprattutto nei confronti dei bambini disabili, perché possano ricevere i Sacramenti dell’iniziazione cristiana e possano vivere un percorso di integrazione all’interno della comunità, e così anche per i disabili adulti. Ma nello stesso momento, c’è anche un aspetto di dono, nel senso che il disabile all’interno della comunità cristiana è, di fatto, un testimone del Vangelo".

     
    Sono dunque numerose le esperienze di coloro che vivono accanto a persone disabili, tra di loro Stefano Capparucci, responsabile del Movimento-Amici che si occupa della pastorale dei disabili nella Comunità di Sant’Egidio:

    "In fondo, nella fragilità dei disabili, vediamo come nella stessa debolezza si possa esprimere una grande forza. E’ un poco la forza dell’amore, che ci rende capaci di sentimenti di amicizia e anche di gesti di solidarietà. Noi abbiamo scoperto insieme a loro, per esempio, una grande sapienza evangelica che è quella del saper aiutare gli altri. Non soltanto nelle liturgie domenicali i nostri amici disabili pregano in gran parte per gli altri, ma pregano anche per i grandi problemi sociali: per i condannati a morte, per le vittime del terremoto, pregano molto per l’Africa. E questa è una grande testimonianza, è un po’ come il restituire loro la pienezza del vivere il Vangelo, che non è soltanto l’essere in qualche modo assistiti, ma è anche poter dare un bicchier d’acqua ad un altro: il valore salvifico, anche per loro, della carità e della carità verso gli altri".

     
    Infine una testimonianza diretta di chi ogni giorno vive la disabilità. Ascoltiamo al microfono di Fabio Colagrande Carla Galdelli, sorella di un disabile di 43 anni, impegnata nel Movimento-Amici della Comunità di Sant’Egidio. A lei ha chiesto com’era la loro vita prima di quest’incontro:

    R. – Senz’altro era diversa, non avevamo i molti amici che abbiamo ora, non c’era il sostegno che c’è ora. Era forse più triste indubbiamente. Invece, conoscendo la Comunità di Sant’Egidio, si è aperta proprio una finestra su un mondo, un mondo che andando troppo di corsa non riusciamo a vedere.

     
    D. – E cosa significa per suo fratello partecipare in maniera totale, forte, alla vita della comunità cristiana?

     
    R. – Penso di poter dire che è la vita per lui, è il suo mondo, i suoi amici, è la sua ricchezza e anche la nostra di conseguenza.

     
    D. – Lei, prima di iniziare questa esperienza con suo fratello Mauro, aveva sentito dire che i disabili non possono compiere un percorso pastorale, non possono ricevere la catechesi, i Sacramenti. C’era un po’ questo pregiudizio?

     
    R. – Negli anni passati, indubbiamente sì, c’era questo pregiudizio. Forse, talvolta, c’è ancora. Credo, però, che da quando è stato messo in rilievo questo aspetto molta strada sia stata fatta ma altrettanta ce ne sia da fare. Questo pregiudizio, però, man mano, va scemando. (Montaggi a cura di Maria Brigini)

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    Tornano le uova dell'Ail per la ricerca contro la leucemia

    ◊   In più di 3 mila piazze italiane tornano, da oggi fino a domenica, le uova dell’Ail, l’Associazione italiana contro le leucemie. I fondi, raccolti da oltre 17 mila volontari, verranno utilizzati per finanziare la ricerca contro le leucemie, i linfomi e il mieloma, e per sostenere il servizio di assistenza domiciliare e la realizzazione delle “Case Ail” per ospitare i familiari di pazienti non residenti. Al prof. Franco Mandelli, ematologo e presidente dell'Ail, Eliana Astorri ha chiesto quali siano le sue aspettative per questa iniziativa:

    R. – Dobbiamo veramente fidarci degli italiani. Io sono convinto che ancora una volta la loro generosità supererà la crisi.

     
    D. – Professor Mandelli, quando un malato ematologico può essere curato a casa?

     
    R. – Io sono convinto che molto spesso possa essere curato a casa; cioè, ci sono determinati periodi di cura che si devono per forza fare in ospedale, ma molti che si possono eseguire tranquillamente a casa. Per esempio: un malato può essere dimesso dopo una cura d’attacco anche per malattie importanti, tipo addirittura la leucemia acuta, però dopo deve fare ancora cure; ma sono cure che, comprese le trasfusioni, noi riusciamo ad organizzare a casa con dei grandissimi vantaggi! Io dico che l’ospedale più bello è una prigione, e la casa più brutta è comunque una casa: quando c’è un parente valido – un marito, un figlio, un genitore – l’assistenza domiciliare si può effettuare. Ormai, sono più i malati assistiti a domicilio, a Roma, rispetto a quelli curati in tutti gli ospedali romani. Noi abbiamo più di 150 malati assistiti a casa.

     
    D. – Quindi, a parte i costi, è importante dal punto di vista psicologico, che un malato possa essere curato nella propria casa?

     
    R. – L’atteggiamento del malato, la psiche del malato, il morale del malato contano – io penso – almeno il 50 per cento della riuscita delle cure: dare al malato la possibilità di reagire in positivo, quindi di essere con i suoi, di avere le visite dei suoi amici … E non è vero che le infezioni sono più frequenti a casa, perché noi abbiamo fatto anche esperienze molto valide di cure di febbri a domicilio che si riescono a combattere anche se sono dovute a infezioni importanti, così come le emorragie. Però, ci vuole un’équipe di assistenza domiciliare così composta: come sempre, la collaborazione dei volontari è fondamentale; secondo, ci vogliono medici e soprattutto infermieri che siano non solo motivati ma anche esperti nel campo delle malattie del sangue.

     
    D. – Con la ricerca, professor Mandelli, le malattie ematologiche sono sempre più curabili; si continua, quindi, a mantenere come tendenza in aumento?

     
    R. – In aumento per la possibilità di curarle, sì, sicuramente; però, alcune forme aumentano come frequenza. Poi, bisogna tenere presente l’aumento dell’età: è molto aumentata l’età media. Però, aumentano anche le possibilità di cura, e quest’anno abbiamo un progetto, un progetto bello: cioè, cercare di trasferire i risultati che abbiamo nei bambini – 80 per cento di guarigioni nelle leucemie acute – anche nei giovani adulti fino ai 35 anni. Ci sono già esperienze nel mondo che sembrano molto promettenti, però – come al solito – bisogna impegnarsi: servono, purtroppo, finanziamenti!

     
    D. – Aumentano anche la durata e la qualità della vita?

     
    R. – Assolutamente sì! Una volta non ci preoccupavamo della qualità, perché ci sembrava già un sogno far vivere un malato. Qui non ci accontentiamo: diciamo che bisogna farlo vivere, ma bene; migliorare la durata di vita, ma garantendo anche una buona qualità di vita. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Africa: piano d'azione per cambiamenti climatici e risorse idriche

    ◊   Un piano di azione regionale a sostegno di politiche e azioni dei paesi dell’Africa occidentale nella lotta ai cambiamenti climatici è stato approvato ad Accra, in Ghana, dai ministri dell’ambiente degli stati membri della Comunità economica dell’Africa occidentale (Cedeao). Da mesi - riferisce l'agenzia Misna - l’organizzazione regionale è impegnata nella messa a punto di una strategia comune per ridurre la vulnerabilità dei singoli Paesi di fronte alle pesanti conseguenze del riscaldamento globale – che si manifesta con periodi prolungati di siccità seguiti da alluvioni – sulla vita quotidiana delle popolazioni e le attività agricole vitali per la loro sicurezza alimentare. Il commissario della Cedeao, incaricato dell’agricoltura, dell’ambiente e delle risorse idriche, Ousseini Salifou, si è rallegrato del 'fronte comune' costituito dal continente africano durante il recente vertice sul clima di Copenhagen e ha invitato i dirigenti a rimanere uniti in vista dei futuri negoziati. Il ministro dell’ambiente del Ghana, Sherry Ayittey, ha invece sottolineato che il suo paese, come molti altri in Africa, si sta impegnando con buoni risultati per la riduzione dell’emissione di gas ad effetto serra. Consapevole della posta in gioco per il continente, l’Unione Africana ha convocato a Nairobi, dal 12 al 16 aprile, la prima conferenza dei ministri responsabili del settore e esperti in meteorologia, con il sostegno dell’Organizzazione mondiale di meteorologia (Omm) delle Nazioni Unite. “Fenomeni naturali pericolosi come siccità e inondazioni si manifestano con maggiore frequenza e intensità, affliggendo milioni di africani con conseguenze dirette su ogni settore di attività, dall’agricoltura alla pastorizia, dal turismo all’energia, dalla sanità ai trasporti” si legge nel comunicato di presentazione del vertice. “Oggi più che mai i servizi meteorologici africani devono essere considerati come degli attori cruciali dello sviluppo del continente, del benessere e della sicurezza delle popolazioni” ha detto Michel Jarraud, segretario generale dell’Omm, proponendo un rafforzamento della cooperazione tra Paesi africani, attraverso lo scambio di dati sul clima e l’acqua. (R.P.)

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    A Nairobi il primo summit economico delle donne africane

    ◊   Si è aperto oggi a Nairobi, in Kenya, il primo summit economico delle donne africane (Awes) dedicato al ruolo femminile nella vita produttiva africana. “Investire, in modo adeguato e mirato, sul ruolo delle donne è fondamentale per rivitalizzare le nostre economie” ha detto Donald Kaberuka presidente della Banca Africa per lo sviluppo, incoraggiando i politici africani ad avviare politiche per la parità di genere anche sul piano economico. Alla conferenza partecipano un centinaio tra rappresentanti istituzionali africani, esperti, imprenditori, amministratori pubblici, operatori finanziari e donne imprenditrici. Promotori del summit - riferisce l'agenzia Misna - sono la Banca di sviluppo africana e la rete di professionisti africani impegnati nel sociale ‘New faces new voices’ (Nenv) fondata da Gracia Machel, ex-first lady del Mozambico e attuale coniuge di Nelson Mandela, la quale presiede l’evento insieme a Kaberuka. L’obiettivo dei due giorni di dibattiti è di individuare le misure legislative, finanziarie e di promozione sociale pensate sulle specifiche caratteristiche ed esigenze delle donne al fine di una loro maggiore inserimento nel mondo lavorativo. (R.P.)

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    Uruguay: incontro del capo di Stato con i vertici dell’episcopato

    ◊   Il nuovo presidente dell’Uruguay, José Mujica, ha ricevuto ieri il presidente della Conferenza episcopale mons. Carlos María Collazzi Irazábal, vescovo di Mercedes e il vicepresidente, mons. Rodolfo Pedro Wirz Kraemer vescovo di Maldonado-Punta del Este. I presuli hanno consegnato al capo di Stato una copia rilegata del compendio della Dottrina sociale della Chiesa. Secondo quanto hanno dichiarato sia il presidente sia i presuli nel corso di una breve conferenza stampa, al termine dell’incontro protrattosi per quasi 50 minuti, i temi più approfonditi sono stati quelli sociali. I vescovi, hanno ribadito la disponibilità della Chiesa uruguayana alla collaborazione in questo particolare e delicato settore. In tal senso, e per un ulteriore apprendimento delle singole realtà locali, è stato prospettato un incontro del presidente Mujica con tutti i vescovi del Paese. Mons. Collazzi ha precisato ai giornalisti che l’incontro è avvenuto “in un clima di grande cordialità e che il presidente ha avuto parole di elogio e stima per il ruolo e la missione della Chiesa cattolica nel Paese e per quello che fa nell’ambito sociale”. Rispondendo alle domande dei giornalisti sia il governante sia i presuli hanno chiarito che nel corso della riunione non è stata posta la questione della “depenalizzazione dell’aborto”, materia sulla quale si parla nel Paese da diversi mesi. Il presidente precedente, Tabaré Vázquez, ha posto il veto alla legge che avrebbe consentito questa possibilità. Sia i vescovi sia Mujica hanno fatto capire di non ritenere la questione una priorità soprattutto in questo momento in cui il Paese sta affrontando le conseguenze, molto pesanti, della crisi economica e finanziaria internazionale. I vescovi hanno poi ribadito la loro totale contrarietà a qualsiasi strumento giuridico che possa consentire di attentare contro la sacralità della vita. Il presidente, da parte sua, ha precisato di non aver nessuna intenzione di porre la questione. Anche se il parlamento legifera al riguardo – ha aggiunto - non opporrà “il veto presidenziale”. D’altra parte, anche ieri, il capo di Stato uruguayano ha ricevuto in udienza il leader dell’opposizione, Jorge Larrañaga, esponenti delle forze del centro-destra. Al centro del colloquio, la questione dell’unità nazionale e della coesione cittadina, ritenuta condizione indispensabile per far fronte alle sfide del Paese. (A cura di Luis Badilla)

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    Cile: cappelle temporanee per ricostruire la speranza dopo il terremoto

    ◊   Grazie al sostegno economico dell'associazione caritativa internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre, i fedeli delle zone del Cile devastate dal terremoto dello scorso 27 febbraio potranno pregare in cappelle temporanee. Aiuto alla Chiesa che Soffre sta infatti provvedendo alla sistemazione di 15 strutture nelle diocesi più colpite - come Rancagua, Talca, Linares, Chillán, Concepción e Los Angeles - dove il 70-90% delle chiese è inutilizzabile. Lo tsunami seguito al terremoto ha provocato ulteriore distruzione, spazzando via villaggi e cittadine sulla costa. La Chiesa – ricorda l’agenzia Zenit - stima che le vittime siano quasi 500. In base ad alcuni rapporti ricevuti da Aiuto alla Chiesa che Soffre, il mese scorso la regione è stata colpita da circa 270 scosse, metà delle quali almeno di magnitudo 5.0 della scala Richter. Alcune di queste sono state seguite da tsunami. L'Associazione caritativa ha donato per le cappelle temporanee più di 211.000 euro, ha riferito Ulrich Kny, coordinatore dei progetti per l'America Latina. Ogni cappella potrà ospitare un massimo di 100 persone. Kny spera che queste strutture aiutino a ravvivare la vita ecclesiale in Cile. L'iniziativa, ha aggiunto, è coordinata dal vescovo Alejandro Goic Karmelic di Rancagua, presidente della Conferenza episcopale cilena. Nella maggior parte delle zone colpite dai terremoti, ha sottolineato Kny, le Messe sono celebrate all'aperto, ma tra poche settimane arriverà l'inverno, con temperature molto basse e forti piogge. "La gente vive nella paura per la possibilità di nuove scosse e tsunami. "L'unica cosa che dà speranza è la fede. La costruzione delle cappelle è molto importante perché permette alle persone di esprimere la propria fede e di ricostruire la speranza. Molti hanno perso tutto". (A.L.)

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    ProgettoMondo: la comunità internazionale non si dimentichi di Haiti

    ◊   “Passata l’emergenza e la commozione generale Haiti è tornata nel cono d’ombra”. L’invito a non dimenticare il Paese caraibico viene dalla ong ProgettoMondo Mlal, che ad Haiti aveva già attivi dei progetti e si è impegnata poi, dopo il terremoto del 12 gennaio, ad organizzare l’emergenza e la ricostruzione. Nell’ultimo numero speciale della “Lettera agli amici” - ricorda il Sir - l’organizzazione non governativa veronese constata che “l’opinione pubblica pare già sazia di disgrazie, immagini impressionanti, appelli e contrappelli a donare”. Eppure, denunciano, “le notizie che arrivano a noi da Haiti parlano di una situazione diversa”: “In realtà niente è cambiato dal 12 gennaio, perché niente poteva cambiare. Sull’intero territorio vige il divieto a ricostruire, in attesa che vengano elaborati i singoli piani. Le scuole sono ancora chiuse e gli unici alunni che hanno ripreso a studiare sono quelli che possono permettersi un insegnante privato. In molte zone non sono ancora arrivate nemmeno le tende e, a inizio stagione delle piogge, la maggioranza della popolazione ripara i propri figli sotto tende stese con lenzuola”. (A.L.)

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    Gaza: trovate tracce di metalli cancerogeni nei capelli dei bambini

    ◊   Cromo, cadmio, cobalto, tungsteno e uranio possono provocare gravi danni alla salute. La presenza di questi metalli cancerogeni è stata riscontrata nei capelli di molti bambini palestinesi della Striscia di Gaza, regione colpita dai bombardamenti israeliani durante l’offensiva militare denominata “Piombo fuso”. A denunciarlo è una commissione indipendente di scienziati ed esperti, New Weapons Research Group, che studia l’impiego delle armi non convenzionali e le loro conseguenze sulle persone. Lo studio ha misurato la concentrazione di 33 metalli nei capelli di 95 persone. I risultati delle indagini, condotte su donne e bambini al di sotto di 10 anni, sono allarmanti: la quantità di contaminanti metallici è più elevata della media. L’embargo imposto alla popolazione civile di Gaza non consente inoltre di sottrarsi alla contaminazione: gli abitanti non possono disfarsi di rifiuti e detriti che contengono un’alta concentrazione di sostanze velenose. Un altro studio, compiuto sempre dal New Weapons Research Group e pubblicato nel dicembre 2009, aveva individuato la presenza di metalli tossici nelle aree vicine ai crateri lasciati dai bombardamenti israeliani. “Quelle analisi – spiega alla Misna la genetista Paola Manduca – hanno rilevato concentrazioni anomale di metalli tossici e hanno evidenziato una contaminazione del suolo”. (A.L.)

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    Il Patriarca Twal nomina i primi due iracheni come Cavalieri del Santo Sepolcro

    ◊   “Preghiamo per l’Iraq, per i suoi abitanti e le sue religioni. Preghiamo per la pace e la sicurezza in Iraq e in tutto il Medio Oriente”. Lo ha detto il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, nominando Cavalieri del santo Sepolcro, Akram Faraj Hermez Karim e sua moglie Bernadette Tuma, che così sono diventati i primi membri iracheni dell’Ordine. La cerimonia, trasmessa in diretta televisiva, si è svolta domenica scorsa ad Amman, ma si è avuta notizia solo oggi dal patriarcato latino. Nel suo discorso di investitura e di consegna della spada, il Patriarca dopo aver ricordato l’impegno dei due nuovi membri nella chiesa ed anche nell’organizzazione della visita di Benedetto XVI del maggio 2009 in Terra Santa, ha affermato: “non è una spada per la lotta o per la guerra, ma per la giustizia e l’amore fra i popoli”. Dal canto loro i due nuovi Cavalieri hanno voluto dedicare l’onorificenza al popolo iracheno e a quello giordano ed hanno auspicato per tutto il Medio Oriente un futuro di pace e di prosperità. Al termine della cerimonia il patriarca Twal è stato raggiunto da una telefonata del patriarca di Baghdad dei caldei, il cardinale Mar Emmanuel III Delly, che ha ringraziato per questa onorificenza, considerata “un riconoscimento dato a tutta la chiesa caldea”. (R.P.)

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    Mons. Sako: all’Iraq serve un governo di unità nazionale che garantisca la sicurezza

    ◊   Un governo di unità nazionale, la cui priorità sia innanzitutto la sicurezza. E’ l’auspicio espresso dall’arcivescovo di Kirkuk, mons. Louis Sako. “L’elemento religioso – dichiara in un’intervista al Sir - appare meno preponderante rispetto al passato. La popolazione sembra aver scelto candidati laici e liste non collegate al clero religioso”. Il panorama politico si annuncia diverso anche per i cristiani: “Questa volta – afferma il presule - credo che avremo una maggiore rappresentatività. Ai 5 parlamentari eletti, riservati dalla quota di legge, ce ne dovrebbero essere altri due o tre votati in altre liste. Tutti insieme potranno lavorare per il bene comune e per mostrare come anche i cristiani iracheni abbiano a cuore le sorti del Paese”. “Quello che uscirà dalle urne del 7 marzo dovrà essere un governo forte, libero e non condizionato da influenze esterne”. “L’Iraq ha tutto per imporsi come una forza regionale importante, di stampo laico, e fronteggiare derive integraliste”. “L’importante – ha concluso mons. Sako - è che sia lasciato libero di crescere. La democratizzazione avviata qui nel Paese, la possibilità di fare liberamente campagna politica, presentare un programma è nuovo in queste zone”. “Il nepotismo è finito”. (A.L.)

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    Sri Lanka: studenti cattolici tamil, testimoni di “amore ed unità”

    ◊   Una visita di istruzione per scoprire la realtà del sud dello Sri Lanka, ammirare le bellezze naturali e architettoniche della capitale Colombo, ma soprattutto sentire l’amore e la solidarietà di una popolazione che vuole mettersi alle spalle tre decenni di conflitto e ricostruire il Paese all’insegna dell’unità. È l’esperienza vissuta da 150 bambini di Arippu, nel distretto di Mannar, nel nord-ovest dello Sri Lanka, grazie all’impegno personale dei padri gesuiti. L’iniziativa - riporta l'agenzia AsiaNews - promossa dal Tavolo di dialogo Nord-Sud del Lanka Centre for Social Concern, che opera in Sri Lanka attraverso i gesuiti, dall’8 al 10 marzo scorso ha offerto un tour formativo a 150 giovani tamil fra Colombo e Kandy, nel sud del Paese. Padre Lasantha De Abrew spiega che durante la visita, gli studenti hanno osservato la stampa e la diffusione dei quotidiani alla Lake House, il giardino zoologico a Dehiwela, un centro commerciale, la ferrovia e l’aeroporto. “Esperienze mai vissute prima – racconta padre Lasantha – che li ha molto divertiti”. Il secondo giorno hanno fatto il loro ingresso nella sede del Parlamento e hanno assistito a una seduta della Camera. Poi, i 28 piani della Bank of Ceylon, a Colombo e il Planetario. Il terzo giorno, infine, l’orfanotrofio per elefanti a Pinnawela, il giardino botanico, il seminario nazionale ad Ampitiya – i 150 studenti sono tutti di fede cattolica – e una visita al tempio che conserva la reliquia del dente di Buddha. Due i momenti più significativi che hanno contraddistinto il tour formativo dei giovani tamil nel sud del Paese. “I bambini erano entusiasti – racconta il sacerdote – nell’osservare gli aerei in fase di decollo e atterraggio. Il solo ricordo che avevano dei velivoli era associato ai caccia governativi che li attaccavano durante la guerra”. Il riferimento è al conflitto tra esercito governativo e il movimento separatista delle Tigri Tamil, che per quasi 30 anni ha insanguinato il Paese. “Potevamo vedere i loro piccoli visi atterriti mentre gli aerei planavano, riportando alla mente le crudeltà della guerra. Tutto questo - ha detto padre Lasantha - non deve più succedere”. (R.P.)

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    Il cardinale canadese Ouellet sul compito della famiglia nel Terzo millennio

    ◊   Il primo decennio del XXI secolo è stato caratterizzato, tra le altre cose, da “confusione di valori e perdita di riferimenti”, un elemento che ha colpito molto le famiglie. Lo ha affermato mercoledì scorso l'arcivescovo di Québec e Primate del Canada, il cardinale Marc Ouellet. Il porporato - ripreso dall'agenzia Zenit - è intervenuto sul tema “Il compito della famiglia nel Terzo millennio” al congresso “Oriente e occidente: in dialogo sull'amore e la famiglia”, svoltosi il 16 e 17 marzo scorsi presso l'Istituto Giovanni Paolo II per Studi su Matrimonio e Famiglia della Pontificia Università Lateranense di Roma. “L'umanità vive oggi una crisi senza precedenti”, ha segnalato il cardinale Ouellet, sottolineando alcuni aspetti come la crisi delle risorse, il collasso finanziario, il terrorismo internazionale e il relativismo morale. Ciò incide anche sulla crisi della fede. “Nell'ultimo secolo ha modificato l'immagine che l'uomo aveva di se stesso”, ha dichiarato. La crisi crea anche una “confusione alimentata da un linguaggio ambiguo”. Per questo, osserva il porporato, la crisi attuale “non è solo morale o spirituale, ma sopratutto antropologica, e mette in discussione l'umanità”. Il porporato - che ha ricordato come il Concilio Vaticano II abbia saputo affrontare le sfide che allora si intravedevano in vista dell'arrivo del Terzo millennio - ha ribadito l'importanza della famiglia come chiesa domestica, che può essere capace di vivere “secondo la grazia della somiglianza trinitaria”, e ha segnalato che bisogna “ricollocare la visione della famiglia al cuore della Chiesa”. Il cardinale Ouellet ha sottolineato come l'Esortazione apostolica "Familiaris Consortio" di Giovanni Paolo II, pubblicata nel 1981, sia un frutto della riflessione compiuta durante il Concilio Vaticano II sulla vocazione e il ruolo della famiglia, soprattutto sulla necessità di approfondire il tema dell'uomo e della donna come esseri creati a immagine e somiglianza di Dio. L'arcivescovo di Québec ha infine indicato, che la famiglia “partecipa alla missione salvifica della Chiesa”, e sia gli sposi che i figli diventano “Focolari di comunione interpersonale abitata da Cristo e scuola di libertà”, perché si possa così “rispondere alla confusione di valori della cultura di morte e della cultura del possesso e dell'effimero”. (R.P.)

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    Spagna: il parlamento andaluso approva la legge sulla "morte degna"

    ◊   Il Parlamento dell’Andalusia ha approvato la prima legge in Spagna sulla “morte degna” che consente al paziente di rifiutare un trattamento che prolunghi la sua vita in modo artificiale, proibendo in questo caso l'accanimento terapeutico. Denominata "Diritti e garanzie della dignità per i pazienti in fase terminale", la legge è stata approvata mercoledì scorso con i voti dei i socialisti (Psoe), dei popolari (Pp) e della sinistra di “Iu”. Il presidente del Forum della Famiglia, Federico Die, ha ricordato in un comunicato alcuni aspetti positivi della legge, come “l’assistenza medica palliativa al malato e l’assistenza ai suoi familiari”. Ma in questo testo normativo – aggiunge Federico Die – sono anche mescolati “punti ambigui e molto conflittuali, come la limitazione dello sforzo terapeutico, che lascia la porta aperta all’eutanasia”. Suscita inoltre grande inquietudine il fatto che “i professionisti sanitari non possano esercitare il loro diritto costituzionale all’obiezione di coscienza”. Su questo tema i vescovi spagnoli hanno recentemente diffuso una dichiarazione nella quale ricordano i principi morali che devono guidare la regolamentazione del trattamento clinico di ogni malato morente. “bisogna garantire il diritto di tutti i malati terminali – si legge nel testo – di ricevere una buona medicina palliativa, così come il sostegno ai familiari”. Allo stesso tempo si ritiene “necessario richiamare l’attenzione su quegli aspetti del disegno di legge che richiedono maggiore chiarezza”. “La vita umana – affermano i presuli nella dichiarazion ripresa dall’agenzia Zenit – è sempre un’unità biologica e personale e l’assistenza medica deve essere integrale”. (A.L.)

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    Inghilterra: gioia dei membri degli Oratori per la prossima Beatificazione del cardinale Newman

    ◊   I sacerdoti degli Oratori inglesi fondati dal cardinale John Henry Newman, stanno esprimendo la propria gioia per l'annuncio ufficiale per cui Benedetto XVI beatificherà il loro fondatore durante la sua visita in Inghilterra a settembre. Padre Richard Duffield, prevosto dell'Oratorio di Birmingham, ha sottolineato questo mercoledì in un comunicato che la devozione personale del Papa per Newman “ha dato un grande contributo alla comprensione della profondità e del significato dell'eredità del nostro fondatore”. A suo avviso, la decisione del Papa di beatificare personalmente Newman “conferisce una benedizione unica agli Oratori Inglesi e a tutti coloro che si sono ispirati alla vita e all'operato di Newman”. La beatificazione - riferisce l'agenzia Zenit - si svolgerà nell'arcidiocesi di Birmingham, dove il cardinale Newman trascorse la sua vita adulta: prima ad Oxford, dove visse come anglicano e venne accolto nella Chiesa cattolica, poi a Birmingham, dove fondò l'Oratorio di Birmingham e vi lavorò per più di quarant'anni. John Henry Newman nacque nel 1801 e morì nel 1890. Si convertì alla fede cattolica nel 1845. (R.P.)

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    Il vescovo di Acqui annuncia che il 25 settembre Chiara Badano sarà proclamata Beata

    ◊   Il vescovo della diocesi di Acqui, mons. Pier Giorgio Micchiardi, unitamente alla Postulazione della Causa di canonizzazione, ha annunciato la prossima beatificazione di Chiara Badano. Il solenne rito si terrà sabato 25 settembre, alle 16, nel santuario della Madonna del Divino Amore di Roma e sarà presieduto da mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Domenica 26 settembre, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura, sarà celebrata una Messa di ringraziamento, presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Nello spiegare cosa lo abbia spinto ad avviare il processo di beatificazione della giovane Badano, l’allora vescovo di Acqui, mons. Livio Maritano diceva: “Mi è parso che la sua testimonianza fosse significativa in particolare per i giovani. C’è bisogno di santità anche oggi”. La vita di Chiara è una “testimonianza di fede, di fortezza” che “colpisce, determina molte persone a cambiare vita, ne abbiamo testimonianza quasi quotidiana”. Il 19 dicembre scorso – ricorda il Sir - è stato promulgato il decreto riguardante il miracolo, a lei attribuito: la guarigione improvvisa di un bambino di Trieste affetto da una gravissima forma di meningite fulminante. Chiara Badano è nata a Sassello, paese dell'Appennino ligure appartenente alla diocesi di Acqui, il 29 ottobre 1971. A 17 anni, dopo un lancinante spasimo alla spalla sinistra le viene riscontrato un osteosarcoma, l'inizio di un calvario che durerà circa tre anni. Appresa la diagnosi, Chiara non piange, non si ribella: subito rimane assorta in silenzio e dalle sue labbra esce il sì alla volontà di Dio. Ripete spesso: "Se lo vuoi tu, Gesù, lo voglio anch'io". Agli amici che la vanno a trovare dice: "...Voi non potete immaginare qual è ora il mio rapporto con Gesù... Avverto che Dio mi chiede qualcosa di più, di più grande. Forse potrei restare su questo letto per anni, non lo so. A me interessa solo la volontà dì Dio, fare bene quella nell'attimo presente: stare al gioco di Dio". Muore il 7 ottobre del 1990. Queste le sue ultime parole: "Mamma, sii felice, perché io lo sono. Ciao". (A.L.)

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    Il cardinale Bagnasco: limiti ed errori non possono oscurare l'esperienza secolare della Chiesa

    ◊   “Il sogno di allargare le generazioni dei politici cristianamente ispirati passa attraverso la capacità di educare e formare al senso della cittadinanza e dello Stato, della legalità e dell’impegno nella società civile, in cui si vive quella sana laicità cui Benedetto XVI spesso ci richiama”. E’ quanto ha dichiarato il presidente della Conferenza episcopale italiana, cardinale Angelo Bagnasco, intervenendo ieri a Milano ad un incontro organizzato da Comunione e Liberazione e incentrato sul tema “L’avventura educativa”. “L’appello alla partecipazione e alla passione, merce troppo rara nel nostro attuale contesto, se non vuol essere solo retorico, chiede energie e risorse da destinare all’educazione delle giovani generazioni”. Giovani generazioni – ha affermato il porporato - che, se hanno ricevuto, dandola per scontata, la democrazia, “troppo spesso non sembrano in grado di abitarla e viverla in riferimento ai valori fondamentali della giustizia, della libertà e della pace”. “Conosciamo i limiti e gli errori della condizione umana, ma ciò non può oscurare l’esperienza secolare della comunità cristiana”. “A volte, a fronte di tante situazioni di violenza vecchie e nuove – ha affermato il cardinale – al mondo ancora così lacerato da squilibri e ingiustizie, a forme d’involuzione culturale, potremmo chiederci: quanto ha inciso il cristianesimo nell’elevazione dell’umanità, quanto efficace è stata ed è la predicazione della fede?”. “E cosa sarebbe stato e sarebbe il mondo senza il Vangelo di Cristo? Senza la presenza della Chiesa con i suoi sacerdoti, i religiosi e le religiose, i laici, i gruppi, le associazioni, i movimenti, le istituzioni di carità e di promozione, di ascolto?”. Citando l’ “emergenza educativa”, tema degli Orientamenti pastorali della Cei per questo decennio, il cardinale Bagnasco ha esortato a prendere in considerazione la “prospettiva” indicata da Antonio Rosmini, che va “ad incrociare punti cruciali emergenti nell’attuale contesto culturale e pastorale”. “La questione pedagogica va di pari passo con la questione antropologica”. “Allargare la razionalità”, come esorta a fare il Papa, significa educare e lasciarsi educare a quel “pensare in grande” che Rosmini “amava spesso evocare di fronte alle piccinerie del proprio ambiente e ai riduzionismi di ogni genere che la cultura diffusa gli offriva e gli offre”. “Ci troviamo di fronte – spiega il presidente della Cei le cui parole sono state riprese dal Sir - ad una specie di esilio della parola in un mondo disorientato”: in quest’epoca di “disorientamento” e di “frammentazione del sapere”, già denunciati da Giovanni Paolo II nell’enciclica “Fides et Ratio”, occorre vincere il “dubbio radicale” e la “disperazione epistemologica” partendo dalla consapevolezza che “l’emergenza educativa sta nell’urgenza d’insegnare e imparare a pensare, oltrepassando quella modalità diffusa e superficiale propria non solo di quanti apprendono, ma anche spesso di quanti insegnano”. (A.L.)

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    Ordinariato militare: anche 5000 giovani militari italiani all’incontro con il Papa per la Gmg

    ◊   Il 25 marzo, in piazza San Pietro, ci saranno anche 5000 giovani militari accompagnati dal loro ordinario, mons. Vincenzo Pelvi, per celebrare il 25.mo anniversario della Giornata mondiale della gioventù. L’evento, organizzato dalla diocesi di Roma, prevede una serata di festa e preghiera con Benedetto XVI. “In una società e in una cultura che fanno del relativismo il proprio credo - afferma mons. Pelvi le cui parole sono state riprese dal Si - si considera pericoloso parlare di verità e si finisce per dubitare della bontà della vita”. Aiutati a liberarsi da pregiudizi diffusi, “i giovani possono capire che il modo di vivere cristiano è realizzabile e ragionevole”. Per mons. Pelvi “non si tratta di compiere gesti eroici né straordinari, ma di agire mettendo a frutto i propri talenti e possibilità, impegnandosi a progredire nella fede e nell'amore. Una pastorale dell’intelligenza potrebbe diventare la via da percorrere oggi perché la pace venga edificata nella carità della verità”. Per l’occasione don Mauro Medaglini, referente diocesano per la Pastorale giovanile dell’Ordinariato, con i cappellani delle Scuole e Accademie militari, ha incontrato i giovani che parteciperanno all’incontro: “se sono ascoltati - dice don Medaglini - i giovani sentono di essere accolti e amati e ne scaturisce quasi spontanea l’esigenza di amicizia e spesso la richiesta di essere accompagnati nella ricerca del proprio progetto di vita”. (A.L.)

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    La storia della Basilica Ostiense nelle monete ritrovate presso la Tomba di San Paolo

    ◊   Hanno segnato la storia della Basilica di San Paolo fuori le mura le monete offerte dai pellegrini attraverso i secoli, dall’epoca dell’impero di Roma presso il sepolcro dell’apostolo delle genti. Le monete sono circa quattro mila. Parecchie risalgono a periodi precedenti il suo martirio, la gran parte a tempi successivi, coniate nelle numerose zecche delle città italiane ma anche in quelle straniere dell’Europa occidentale e persino del Messico. Un tesoretto devozionale affiorato durante scavi, accumulato e custodito dai monaci benedettini dell’attigua abbazia, che è stato studiato per celebrare l’Anno Paolino da un illustre esperto, il professor Giancarlo Alteri, direttore del Dipartimento di Numismatica e conservatore del medagliere della Biblioteca Apostolica Vaticana, che svelerà poi in un prestigioso volume appena edito dalla libreria dello Stato, Istituto Poligrafico e zecca dello Stato italiano, la cui presentazione avverrà venerdì 26 marzo nella Basilica Ostiense. Attraverso alcune centinaia di monete selezionate, ma esplorando pure il patrimonio delle medaglie papali, quelle architettoniche legate alla vicenda della Basilica, in particolare al suo incendio del 1823 e alla sua ricostruzione e quelle murate nella sua Porta Santa a chiusura degli anni giubilari, ha ricomposto una storia affascinante e sorprendente, perché per molti aspetti del tutto o poco conosciuta. Per il cardinale Andrea di Montezemolo, arciprete emerito della Basilica, “un numero così grande di monete lasciate per devozione in un’area ben precisa da pellegrini di tutto il mondo e fin dagli anni immediatamente successivi al martirio di San Paolo, dovrebbe contribuire, insieme a tutte le altre prove anche recentissime, a ridurre al minimo se non proprio a cancellare ogni dubbio sulla presenza dei suoi resti mortali sotto l’altare papale”. Per l’abate di San Paolo fuori le mura, il benedettino padre Edmund Power, il volume “racconta quella stessa fede forte e piena di speranza che le monete raccontano in un linguaggio silenziosamente eloquente, che rimanda a mani e volti lontani e alla vita di chi, magari con grande sacrificio, le ha donate all’appassionato e appassionante apostolo di Cristo risorto”. (A cura di Graziano Motta)

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    Il Cairo: Ahmed Al Tayeb nuovo Grande imam di 'al Azhar'

    ◊   Si chiama Ahmed El Tayeb il nuovo Grande imam di 'al Azhar', la più prestigiosa istituzione dell’islam sunnita. Lo riferisce l’agenzia stampa egiziana ‘Mena’ - ripresa dalla Misna - precisando che la nomina è avvenuta, come è consuetudine dal 1961, con un decreto presidenziale firmato dal presidente Hosni Mubarak. El Tayeb, già rettore dell’università di al Azhar dal 2003 e prima ancora Gran Mufti d’Egitto, succede allo Sheikh Muhammad Sayyid Tantawy, deceduto il 10 marzo scorso mentre si trovava in visita in Arabia Saudita. Al Azhar - letteralmente ‘la fiorita’ in arabo - riunisce una moschea del X secolo, una prestigiosa università islamica con numerose sedi in tutto il Paese ed è considerata uno dei principali centri d’insegnamento religioso dell’Islam sunnita. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Il segretario generale delle Nazioni Unite chiede al Consiglio di sicurezza di estendere la missione Onu a Kabul

    ◊   Il Consiglio di sicurezza dell'Onu si è riunito ieri a New York per esaminare il rapporto sull’Afghanistan preparato dal segretario generale, Ban Ki-moon, in cui si raccomanda, fra l'altro, l'estensione per altri 12 mesi del mandato della missione delle Nazioni Unite a Kabul. Intanto, sul terreno si moltiplicano le operazioni militari per sottrarre ai talebani il controllo della provincia di Kandahar, storica roccaforte ribelle. Il servizio di Marco Guerra:

    Il coordinamento della ricostruzione civile con il governo di Kabul, l'assistenza in vista delle prossime elezioni parlamentari di settembre e la riconciliazione con i talebani moderati in seno alla "Loya Jirga", l'assemblea dei responsabili tribali convocata nelle prossime settimane dal presidente afghano, Hamid Karzai. È quanto prevede il rapporto del segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, discusso ieri al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. Un primo confronto sulle proposte del numero uno del Palazzo di vetro, che ha raccolto il favore di tutti membri del Consiglio di sicurezza: non sembrano quindi esserci dubbi sull’esito positivo del voto per la proroga della missione Unama, in calendario la prossima settimana. E nello stesso giorno in cui la comunità internazionale ribadisce il suo pieno sostegno al processo di transizione afghana, il generale Stanley McChrystal, comandante delle forze Usa e Nato, ha annunciato che è iniziata, e che andrà avanti per mesi, l'offensiva contro i talebani nell'area di Kandahar, mentre il direttore della Cia, Leon Panetta, ha parlato di un al Qaida sempre più costretta a nascondersi in località isolate.

    Usa-Russia Start 2
    “Tutti i principali problemi” relativi al trattato sul disarmo nucleare Start 2 “sono stati risolti”: lo ha dichiarato il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, che si trova a Mosca, oltre che per la riunione odierna del Quartetto sul Medio Oriente, anche per stringere i tempi del nuovo trattato sulle testate nucleari, in sostituzione dello Start scaduto alla fine del 2009.

    Tensioni e caos in Iraq mentre si completa lo spoglio elettorale
    Ancora violenza in Iraq. Nelle ultime 24 ore, a Baghdad un militare americano è stato ucciso in uno scontro a fuoco mentre altre due civili sono morti in seguito allo scoppio di un ordigno. Nelle stesse ore, nella città settentrionale di Mosul è stato ucciso un soldato iracheno e sono stati trovati i corpi di altri due uomini. Prosegue, intanto, lo spoglio dei risultati delle elezioni legislative irachene tenutesi lo scorso 7 marzo, nel quale si conferma il testa a testa tra il premier, Nuri al-Maliki, e il suo principale antagonista, Iyad Allawi. Secondo le stime dall'agenzia stampa France Presse, dopo l'89% dei voti scrutinati l'ex primo ministro iracheno Allawi è in vantaggio per numero di seggi. Si tratta di risultati ancora parziali, che porterebbero la lista di Allawi e l’intero blocco iracheno a ottenere 90 seggi su 325, contro gli 88 dell'Alleanza per lo Stato di Diritto, Aed sciita, di al-Maliki. Da quanto riferiscono osservatori iracheni e internazionali presenti a Baghdad, le irregolarità riscontrate nel corso delle elezioni non sarebbero tali da influire sull’esito finale del voto. Mentre per Struan Stevenson, eurodeputato e presidente della Delegazione per i rapporti con l’Iraq del parlamento europeo, si tratta di frodi e irregolarità gravi e diffuse, che potrebbero mettere a rischio la legittimità delle elezioni stesse.

    Stati Uniti- riforma sanitaria
    Battute finali per la riforma sanitaria del presidente americano, Barack Obama, che domenica potrebbe tagliare il traguardo dell’approvazione dopo un anno di tortuoso cammino. Sebbene ammettano di non avere ancora in tasca i 216 voti necessari per il passaggio del testo approvato dal Senato a dicembre, i democratici si dicono certi che nel fine settimana la riforma del sistema della salute sarà approvata dalla Camera dei rappresentanti. Il capo della Casa Bianca ha lanciato ieri un appello ai membri del Congresso ricordando che la riforma permetterà, secondo alcune stime pubblicate ieri, di tagliare il deficit di 1.300 miliardi di dollari. Intanto, visto il momento, Obama ha deciso di spostare a giugno il previsto viaggio in Indonesia, Guam e Australia.

    Usa: pena di morte
    Nuova condanna a morte negli Stati Uniti. Nel carcere di Greensville, in Virginia, è morto sulla sedia elettrica un uomo di 31 anni, che nel 1999 uccise una ragazzina di sedici anni. Con quest’ultima salgono a 106 le esecuzioni nello Stato americano.

    Italia politica
    In Italia, a dieci giorni dalle elezioni regionali, si registra un nuovo richiamo a superare lo scontro politico tra i due schieramenti da parte del presidente Napolitano. Ieri, la Corte costituzionale ha rigettato la richiesta di sospensione, in via cautelare, del decreto legge “salva-liste” presentata dalla Regione Lazio. Intanto, il governo si appresta a varare un nuovo pacchetto di 300 milioni di euro incentivi per l’acquisto di motocicli ed eco-case, attraverso un fondo derivante dalla lotta all’evasione fiscale.

    Cina-Google
    Google annuncerà lunedì prossimo la chiusura del proprio motore di ricerca in Cina. Lo scrivono i media cinesi, dopo le polemiche tra Pechino e il gigante informatico Usa scatenatesi su temi caldissimi, quali la censura del governo cinese e i casi di pirateria contro gli indirizzi di posta gmail degli attivisti per i diritti umani. La portavoce della compagnia in Cina, Marsha Wang, non ha voluto commentare la notizia, affermando all'Afp che “non ci sono sviluppi” sulla situazione. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Carla Ferraro)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 78

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