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Sommario del 17/03/2010
Il Papa all’udienza generale: non si conosce Dio solo con la ragione ma con la forza dell’amore. Annunciata una lettera alla Chiesa irlandese sugli abusi ai minori
◊ L’udienza generale di questa mattina, la prima da molti mesi celebrata in Piazza San Pietro, ha visto Benedetto XVI tornare sulla figura di San Bonaventura da Bagnoregio e sul suo approccio alla teologia, in confronto alla concezione che ne ebbe San Tommaso d’Aquino. Al termine, nel saluto ai fedeli di lingua inglese, il Papa è tornato sul tema scottante degli abusi sui minori nella Chiesa irlandese, annunciando la prossima pubblicazione di una lettera e auspicando che essa aiuti “nel processo di pentimento, di guarigione e rinnovamento”. Il servizio di Alessandro De Carolis:
La vita cristiana è una scalata verso Dio. Così la percepiva 800 anni fa San Bonaventura da Bagnoregio. Una salita “verso le altezze di Dio” che può essere compiuta con la forza della ragione, della ricerca teologica, fino a un certo punto, oltre il quale resta possibile solo con la luce dell’amore. E proprio sulla capacità e sui limiti della teologia Benedetto XVI ha impostato la catechesi mettendo a confronto le convinzioni di Bonaventura da Bagnoregio e di Tommaso d’Aquino riguardo alla teologia, se sia essa solo speculativa – che cioè porti primariamente alla conoscenza di Dio – o anche pratica, che induca l’uomo al bene. In sostanza, ha riassunto il Papa:
“Per san Tommaso il fine supremo, al quale si dirige il nostro desiderio è: edere Dio. In questo semplice atto del vedere Dio trovano soluzione tutti i problemi: siamo felici, nient’altro è necessario. Per san Bonaventura il destino ultimo dell’uomo è invece: amare Dio, l’incontrarsi ed unirsi del suo e del nostro amore. Questa è per lui la definizione più adeguata della nostra felicità”.
Al primato della teoria o a quello della pratica, San Bonaventura aggiunge un terzo aspetto che, ha detto il Papa, “abbraccia gli altri due”: quello della sapienza. Difendendo questo tipo di “riflessione metodica e razionale della fede”, lo studioso francescano si sofferma su una errata concezione della teologia del suo tempo – ma anche dei nostri, ha puntualizzato Benedetto XVI – secondo la quale...
“…la ragione svuoterebbe la fede, sarebbe un atteggiamento violento nei confronti della parola di Dio, dobbiamo ascoltare e non analizzare la parola di Dio. A questi argomenti contro la teologia, che dimostrano i pericoli esistenti nella teologia stessa, il Santo risponde: è vero che c’è un modo arrogante di fare teologia, una superbia della ragione, che si pone al di sopra della parola di Dio. Ma la vera teologia, il lavoro razionale della vera e della buona teologia ha un’altra origine (...) Chi ama vuol conoscere sempre meglio e sempre più l’amato (…) Per san Bonaventura è quindi determinante alla fine il primato dell’amore”.
A influenzare Bonaventura nella sua concezione della teologia è senza dubbio, afferma il Papa, il “primato dell’amore” proprio del carisma francescano. Ma in questa idea della conoscenza di Dio come di una progressiva salita interiore si coglie anche l’influsso di un più antico teologo siriaco, cosiddetto Pseudo-Dionigi, colui che aveva suddiviso gli angeli in nove ordini:
“San Bonaventura interpreta questi ordini degli angeli come gradini nell’avvicinamento della creatura a Dio. Così essi possono rappresentare il cammino umano, la salita verso la comunione con Dio”.
E tuttavia, lo Pseudo-Dionigi sostiene che esista un gradino ulteriore, più in là di quel “vedere con la ragione ed il cuore” che per Sant’Agostino, ha ricordato il Papa, “è l’ultima categoria della conoscenza”:
“Nella salita verso Dio si può arrivare ad un punto in cui la ragione non vede più. Ma nella notte dell’intelletto l’amore vede ancora – vede quanto rimane inaccessibile per la ragione. L’amore si estende oltre la ragione, vede di più, entra più profondamente nel mistero di Dio (...) Proprio nella notte oscura della Croce appare tutta la grandezza dell’amore divino”.
“Tutto questo – ha spiegato Benedetto XVI – non è anti-intellettuale e non è anti-razionale: suppone il cammino della ragione, ma lo trascende nell’amore del Cristo crocifisso”:
“Con le nostre sole forze non possiamo salire verso l’altezza di Dio. Dio stesso deve aiutarci, deve ‘tirarci’ in alto. Perciò è necessaria la preghiera. La preghiera - così dice il Santo - è la madre e l’origine della elevazione”.
Al momento della sintesi della catechesi in lingua inglese, è seguito un annuncio di particolare delicatezza, che il Papa ha rivolto in modo specifico ai pellegrini irlandesi, oggi in festa per il loro Patrono, San Patrizio:
“As you know, in recent months the Church in Ireland…
Come sapete, negli ultimi mesi, la Chiesa in Irlanda è stata messa a dura prova dalla crisi degli abusi sui minori. Come segno della mia profonda preoccupazione ho scritto una Lettera pastorale per affrontare questa situazione dolorosa. La firmerò nella Solennità di San Giuseppe, Custode della Sacra Famiglia e Patrono della Chiesa universale, e la invierò subito dopo. Chiedo che la leggiate voi stessi, con cuore aperto e in uno spirito di fede. La mia speranza è che possa aiutare nel processo di pentimento, di guarigione e rinnovamento”.
Quindi, fra i molti saluti, il Pontefice ne ha indirizzato uno alla delegazione reduce dalla diocesi americana di Trenton dove è stata accesa la "Fiaccola Benedettina per la pace”. “Possa tale impresa – è stato il suo augurio – contribuire alla formazione di una coscienza attenta alla solidarietà ed alla cultura della pace, seguendo l'esempio di San Benedetto, apostolo infaticabile tra i popoli dell'Europa”. E ancora, il caloroso rivolto ai giovani, in particolare sintonia con l’arrivo della nuova stagione: “Incontrarvi – ha detto – è sempre per me motivo di consolazione e di speranza, perché la vostra età è la primavera della vita. Siate sempre fedeli all'amore che Dio ha per voi”.
Consegnata al Papa la cittadinanza onoraria di Romano Canavese, paese natale del cardinale Bertone
◊ Al termine dell’udienza generale, il Papa ha ricevuto, nell'auletta dell'Aula Paolo VI, una delegazione di Romano Canavese, il comune della provincia di Torino e in diocesi d'Ivrea che ha dato i natali al cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Nell’occasione è stata conferita a Benedetto XVI la cittadinanza onoraria del paese piemontese che visitò lo scorso 19 luglio durante le sue vacanze estive. Benedetta Capelli:
Un clima famigliare ha caratterizzato l’incontro tra il Papa e la delegazione di Romano Canavese accompagnata dal vescovo di Ivrea, mons. Arrigo Miglio, e il sindaco Oscar Ferrero. Benedetto XVI si è detto “molto contento” di ricevere la cittadinanza onoraria perché “legato da vincoli d’affetto” al paese natio del cardinale Bertone che ha affermato “conosco e stimo da tanti anni”. Proprio al segretario di Stato, il Santo Padre ha rinnovato la sua “viva riconoscenza per il prezioso servizio alla Santa Sede”. Stima, vicinanza e affetto sono i sentimenti del Papa per questa onorificenza: un gesto per accoglierlo nella “grande famiglia di Romano Canavese”, anche se la sua presenza non sarà fisica ma “cordiale e paterna”. Ricordando la “lunga storia di fede” del comune piemontese, “che – ha detto il Papa - inizia dal sangue dei martiri, tra i quali san Solutore, e giunge fino ai nostri giorni”, Benedetto XVI ha invitato a “custodire e coltivare i genuini valori” della loro tradizione e della loro cultura “che – ha proseguito - si radicano nel Vangelo”:
“In particolare a testimoniare con impegno sempre nuovo la fede nel Signore crocifisso e risorto, l’attaccamento alla famiglia, lo spirito di solidarietà. Abbiate sempre fiducia nell’aiuto di Dio, che non abbandona mai i suoi figli ed è vicino con la sua amorosa premura a quanti si adoperano per il bene, la pace e la giustizia”.
Udienze e nomine
◊ Al termine dell’udienza generale il Santo Padre ha ricevuto il cardinale José T. Sanchez, prefetto emerito della Congregazione per il Clero.
Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Floriano (Brasile), presentata da mons. Augusto Alves da Rocha, per raggiunti limiti di età. Gli succede il rev. Valdemir Ferreira dos Santos, del clero dell’arcidiocesi di Vitória da Conquista, finora parroco della parrocchia "Nossa Senhora das Candeias" ed economo arcidiocesano. Il rev. Valdemir Ferreira dos Santos è nato a Itajaí de Nova Canaã, nello Stato della Bahia, il 30 giugno del 1960. Il 6 settembre 1987 è stato ordinato sacerdote per l’arcidiocesi di Vitória da Conquista.
Il Santo Padre ha elevato mons. Milan Šašik, lazzarista, finora vescovo titolare di Bononia e amministratore apostolico ad nutum Sanctae Sedis dell’eparchia di Mukachevo di rito bizantino, a vescovo eparchiale della medesima circoscrizione ecclesiastica. Mons. Milan Šašik è nato a Lehota, diocesi di Nitra (Slovacchia) il 17 settembre 1952. Terminate le scuole primarie e secondarie è entrato nella Congregazione della Missione (Lazzaristi), facendone parte segretamente fino alla caduta del comunismo. È stato ordinato sacerdote il 6 giugno 1976 a Bratislava. Il 12 novembre 2002 è stato nominato amministratore apostolico ad nutum Sanctae Sedis dell'eparchia di Mukachevo di rito bizantino e vescovo titolare di Bononia. È stato consacrato il 6 gennaio 2003.
Costituita una Commissione internazionale di inchiesta su Medjugorje
◊ È stata costituita presso la Congregazione per la Dottrina della Fede, sotto la presidenza del cardinale Camillo Ruini, una Commissione internazionale di inchiesta su Medjugorje. Lo ha riferito oggi la Sala Stampa vaticana. Detta Commissione, composta da una ventina fra cardinali, vescovi, periti ed esperti, lavorerà in maniera riservata, sottoponendo infine l’esito del proprio studio alle istanze del dicastero. Il direttore della Sala Stampa, padre Federico Lombardi, interpellato dai giornalisti, ha ricordato che, nel passato, c’era una Commissione diocesana che poi aveva trasferito la questione alla Conferenza episcopale della Jugoslavia, sottolineando il fatto che il fenomeno oltrepassava la competenza della diocesi. La Commissione della Conferenza episcopale jugoslava, per la dissoluzione del Paese balcanico, non aveva concluso i propri lavori e per questo motivo i vescovi della Bosnia ed Erzegovina hanno chiesto alla Congregazione per la Dottrina della Fede di prendere in mano la questione.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ All’udienza generale, il Papa ha annunciato che il 19 marzo firmerà la lettera ai fedeli d’Irlanda
In prima pagina, un articolo del cancelliere tedesco sul dramma della pedofilia
Il servizio internazionale oggi dedica ampio spazio alla “crisi idrica” in America Latina, dove 120 milioni di persone non hanno acqua potabile, e segnala un altro grave fatto di sangue: un altro cristiano è stato ucciso a Mossul
Nelle pagine della Cultura, due articoli sull’approccio umanistico alla cura della persona
“Ho bisogno che lui abbia bisogno di me. Una vita che cambia di fronte alla malattia” di Giulia Galeotti, e “Se la medicina vuol essere una scienza esatta” di Giorgio Israele
A seguire, “L’amazzone di Dio che cambiò la storia del Canada”, di Silvia Guidi, un articolo dedicato alle due figure chiave del cristianesimo nel Québec del Seicento, oggetto di una giornata di studi che si è svolta presso i Musei Vaticani.
I due “apostoli del Nuovo Mondo” sono Marie Gruyart, educatrice, mistica e fondatrice del primo monastero femminile in Canada, e François de Laval, primo vescovo del Québec
A seguire, un testo sulla scultura di Francesco Messina, “Non c'è arte senza radici”
Tensione Israele-Usa: revocato il blocco alla Cisgiordania
◊ Dopo gli scontri degli ultimi giorni tra polizia israeliana e manifestanti palestinesi, le autorità ebraiche hanno stamattina riaperto la Spianata delle Moschee a Gerusalemme, dove però restano schierati migliaia di agenti nel timore di nuovi disordini. Revocato anche il blocco ai valichi della Gisgiordania. Il servizio di Giancarlo La Vella:
L’attenzione internazionale è puntata sulle tensioni a Gerusalemme ma, a livello diplomatico, anche sui rapporti tesi fra Israele e Stati Uniti, a causa dell’annuncio di nuovi insediamenti ebraici, fatto proprio durante la visita del vicepresidente americano, Joe Biden, che ha praticamente per ora annullato qualsiasi risvolto positivo della mediazione statunitense. Nelle prossime ore, il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, telefonerà al premier israeliano, Benjamin Netanyahu, proprio per ottenere la revoca delle ultime misure che rischiano di compromettere seriamente i negoziati con i palestinesi. Ma come valutare la decisione dello Stato ebraico? Francesca Sabatinelli ne ha parlato con Meron Rapoport, giornalista israeliano del quotidiano Haarètz:
R. – Netanyahu crede veramente che Israele non possa lasciare Gerusalemme, non possa rinunciare a questi territori per ragioni ideologiche. Per questo, si trova in una situazione veramente molto, molto difficile. Da un lato, sa che le cose in America sono cambiate ma dall’altra non sa come comportarsi …
D. – Si sta dicendo ormai da più parti che i bulldozer stanno spianando ogni trattativa di pace. Quale carta può restare ai palestinesi?
R. – I palestinesi credo che in questo momento sentano di essere forti perché hanno il sostegno internazionale da una parte, e dall’altra credo che ci sia una nuova politica in Palestina, dove hanno capito che l’uso di un'intifada armata non è utile!
D. – Resta il fatto che Gerusalemme Est rischia di essere stritolata dagli insediamenti …
R. – Sì: il problema, veramente, è che nell’opinione pubblica israeliana, da un lato c’è un consenso molto alto sul fatto che non sia possibile dividere Gerusalemme, ma dall’altro lato non si comprende – in Israele – quanto sia importante per i palestinesi, per il mondo musulmano la questione di Gerusalemme!
Intanto, sul terreno è sempre alto il rischio di una nuova “intifada”. Gli estremisti palestinesi di Hamas chiamano ripetutamente la popolazione alla rivolta contro Israele. Più prudente la posizione di Fatah, il movimento del presidente Abu Mazen. Su questa eventualità Rosario Tronnolone ha interpellato Janichi Cingoli, direttore del Cipmo, Centro Italiano per la Pace in Medio Oriente:
R. – Io non credo che siamo alla vigilia della terza intifada, perlomeno non ancora. Tuttavia, siamo in presenza di una rivalità tra Hamas e Fatah: entrambi tendono a sfruttare la situazione di tensione creatasi con gli Stati Uniti, e di fatto gli incidenti sono stati sostanzialmente contenuti anche per la capacità delle forze di sicurezza israeliane di non creare provocazioni e morti. Peraltro, da parte di Abu Mazen e dell’Anp si parla di “intifada bianca”, cioè di forme di lotta come dimostrazioni di massa, sit-in, per denunciare la persistente occupazione e il blocco degli accessi ai Luoghi Santi: peraltro, gli accessi ai Luoghi Sacri sono stati riaperti, anche per i giovani e non solo per le persone sopra i 50 anni.
L’Istituto Internazionale Jacques Maritain festeggia i 35 anni di fondazione
◊ L’Istituto Internazionale Jacques Maritain festeggia il 35.mo anniversario della sua costituzione con quattro giorni di manifestazioni, che si aprono oggi pomeriggio presso il Centro Culturale San Luigi di Francia a Roma, fondato dallo stesso Maritain negli anni in cui era ambasciatore francese presso la Santa Sede. Fabio Colagrande ha chiesto a Roberto Papini, segretario generale dell’Istituto, con quale spirito viene celebrato questo anniversario:
R. – Con uno spirito di letizia, in qualche modo, perché nonostante le difficoltà siamo riusciti a portare avanti e a sviluppare il discorso su Maritain sul piano intellettuale: abbiamo pubblicato oltre 260 volumi in diverse lingue, in questi 35 anni, e creato associazioni in Canada, Stati Uniti, Cile, Argentina, diversi Paesi europei, e quindi si è tornati in qualche modo a leggere e a pubblicare Maritain mentre nell’ultimo decennio, se non nell’ultimo ventennio, c’era stato un certo declino del suo pensiero. Quindi, noi abbiamo collaborato con altre istituzioni in altri Paesi, ma anche sul piano internazionale – perché lavoriamo con l’Unesco, con la Fao, con l’Onu, eccetera – a tener viva una cultura maritainiana che è una cultura di pace, di diritti umani … E quindi, in questo senso credo che festeggiare con diverse dozzine di persone che vengono dai cinque continenti sia una cosa che ci fa molto piacere.
D. – Il declino di cui lei parlava ha significato anche che forse si è dimenticato un po’ quanto sia stato fondamentale l’umanesimo di Maritain per la fondazione della filosofia, della democrazia e dei diritti umani …
R. – Non c’è dubbio che negli ultimi tempi i filoni tradizionali della filosofia siano stati in qualche modo messi tra parentesi e si sia sviluppata una filosofia positivista o anche nichilista, per cui evidentemente il discorso sui valori e gli ideali è diventato molto relativo; addirittura, ci sono stati autori – specialmente i canadesi, all’inizio – i quali hanno teorizzato che ogni cultura esprime un suo pensiero e mettendo in dubbio, quindi, che esistano dei valori universali, ciò che pone un enorme problema alla diffusione di una cultura "onusiana" sui diritti umani che è uno dei maggiori pregi che ha avuto l’Onu, insieme a tanti limiti, alla diffusione di questi valori dei diritti umani che stanno permeando un po’ tutte le culture, aprendo un dibattito. Oggi, la filosofia è in gran parte antropologica, cioè sul senso dell’uomo, sul senso della persona.
D. – Benedetto XVI ha invitato più volte i laici credenti a partecipare alla vita sociale e all’azione politica. La lezione di Maritain resta attuale anche in questa prospettiva?
R. – A parte il fatto che nella “Caritas in veritate” non so quante volte il Papa riprende l’espressione tipicamente maritainiana di “umanesimo integrale”, mostrando così che non è un Papa che ha letto solamente Agostino, ma anche Tommaso e gli altri; non c’è dubbio che la lezione politica di Maritain sia uno degli aspetti più interessanti e forse più attuali del suo pensiero, che va dalla metafisica all’epistemologia, dall’arte all’educazione, alla politica … Personalmente, credo che il pensiero politico di Maritain, in particolare l’uomo e lo Stato, le lezioni che lui ha dettato all’Università di Chicago nel 1949, quindi in un clima ancora di ricostruzione di una cultura e di istituzioni democratiche, restano uno dei saggi più importanti che si siano prodotti nel dopoguerra sul tema della democrazia e dei diritti umani e la globalizzazione: perché l’ultimo capitolo di questo libro è tutto consacrato – profeticamente – a quello che i francesi chiamano “la mondialisation”.
Settimana nazionale della tiroide in Italia
◊ Si sta svolgendo in Italia la Settimana nazionale della tiroide: sono 6 milioni gli italiani che soffrono di problemi che coinvolgono questa ghiandola endocrina. Una realtà spesso sconosciuta ma che causa notevoli disagi ai pazienti, spesso costretti a sottoporsi a lunghe terapie farmacologiche se non a ricorrere alla chirurgia. Sulla funzione della tiroide ascoltiamo il prof. Celestino Pio Lombardi, dell’Unità operativa di Chirurgia endocrina del Policlinico Gemelli di Roma, intervistato da Eliana Astorri:
R. – La tiroide è una ghiandola molto importante: si trova a livello del collo. E’ un po’ l’acceleratore del nostro metabolismo. E' fondamentale perché serve a condurci durante la nostra vita con le accelerazioni e le decelerazioni, riattivando o attivando il metabolismo complessivo di tutto l’organismo. Per cui una funzione eccessiva o una funzione scarsa di questa ghiandola ha dei riflessi importanti sulla nostra vita.
D. – Quante persone in Italia soffrono di problemi legati alla tiroide?
R. – Consideri che è una patologia ‘sfumata’. Alterazioni anche minime della tiroide vanno a colpire circa il 50 per cento della popolazione, in modo particolare la popolazione femminile: si consideri che circa una donna su dieci ha problemi nodulari della tiroide. Il rapporto è di uno a quattro. Per fortuna, di questo 50 per cento circa, le patologie vere e proprie che devono essere controllate qui, in Italia, sono il 10 per cento circa. Mi riferisco in particolare alle patologie nodulari: quando si parla di nodulo si parla proprio di una pallina, più o meno grande, a livello di uno dei due lobi della ghiandola della tiroide. Sono quelle che vanno indagate con maggiore attenzione perché una percentuale non trascurabilissima – il 10 per cento dei casi – può essere un tumore o un tumore maligno. Nell’ambito di tutti i tumori dell’organismo i tumori della tiroide sono nell’ordine dall’1 al 3 per cento e in progressivo aumento nel corso di questi ultimi decenni.
D. – Quali sono le malattie più comuni che colpiscono la tiroide?
R. – Dividiamo patologie di tipo funzionale e patologie di tipo nodulare che possono a volte essere funzionali. ‘Funzionali’ significa che a volte la tiroide funziona troppo o troppo poco. Quando funziona troppo abbiamo il quadro dell’‘iper-tiroidismo’: il paziente è agitato, tende a dimagrire, può avere a volte una sporgenza eccessiva degli occhi che si evidenzia sempre di più. Può avere disturbi della vista, ha fame ma pur mangiando tanto continua a dimagrire, è molto nervoso e molto eccitabile. L’‘ipo-tiroidismo’ è il contrario: la tiroide funziona poco, il soggetto si può sentire perennemente stanco, affaticato, comincia ad ingrassare, quindi ha una sensazione di cattiva salute. Per quanto riguarda invece la patologia morfologica – nodulo della tiroide – è la patologia che ci preoccupa un po’ di più, perché mentre l’‘iper’- o l’‘ipo-tiroidismo’ sono nella stragrande maggioranza dei casi curabili farmacologicamente, per quanto riguarda i noduli alla tiroide comincia sia un’iter diagnostico sia un iter terapeutico un pochino diverso, fino all’intervento chirurgico, in alcuni casi.
D. – Per quello che riguarda i noduli, come ce ne rendiamo conto?
R. – L’ecografia, soprattutto con le macchine più recenti che hanno una sensibilità molto elevata, ci consentono di valutare le piccole asperità e irregolarità della ghiandola tiroidea e quindi dei noduli. La scoperta di un nodulo innesca quindi un meccanismo diagnostico più definito che porta ovviamente a fare gli esami ormonali. Porta ad un ulteriore esame che è l’ago-aspirato, fondamentale per capire se la natura del nodulo è benigna o maligna. Può portare o ad una cura o ad un controllo senza fare nessuna terapia, o ad un intervento chirurgico. Se il nodulo è evidente, può dare sintomi di compressione, quindi di difficoltà a deglutire, sensazione di mal di gola. Se c’è una componente infiammatoria, può esserci una classica sporgenza che molto spesso è un nodulo della tiroide che, a seconda della costituzione del soggetto, può essere più o meno evidente.
D. – Ma c’è un motivo per cui si formano questi noduli?
R. – Molto spesso è una carenza iodica: lo iodio è una sostanza fondamentale degli ormoni tiroidei. La carenza di questo porta ad una iperfunzione, ad un’iperfunzione che può mantenersi all’interno di limiti normali oppure può produrre il classico gozzo, quindi un ingrossamento diffuso e multi nodulare della tiroide. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Diffusione delle sette religiose in Italia: intervista con il segretario nazionale del Gris
◊ Ha creato scalpore l’arresto, ieri, di Danilo Speranza, il "guru" della setta “Re Maya” di Roma, con le accuse di truffa aggravata e violenze sessuali. Il gruppo contava un migliaio di adepti che ufficialmente venivano coinvolti in attività di yoga e filosofie orientali. In realtà il "guru" chiedeva denaro agli affiliati per svolgere fantomatiche ricerche scientifiche e abusava sessualmente dei minori. Le vittime del “santone”, riferiscono gli investigatori, sarebbero state decine. Sul fenomeno delle sette in Italia ascoltiamo al microfono di Enrico Dal Bianco, Giuseppe Ferrari, segretario nazionale del Gris, il Gruppo di ricerca e informazione socio-religiosa:
R. – Di casi come questo ce ne sono diversi. In Italia ci troviamo di fronte a un coinvolgimento di circa un due per cento della popolazione italiana in aggregazioni religiose, parareligiose, pseudoreligiose: ci sono oltre 600 diverse denominazioni. Alcune di queste sono pericolose, utilizzate da individui senza scrupoli che mirano solo a dominare su un nucleo più o meno ristretto di persone. Nel caso del gruppo New Age, o pseudo tale, “Re Maya” si parla di mille aderenti. Però c’è anche da dire che non tutti i gruppi presenti sono particolarmente pericolosi come questo.
D. - Perché alcune persone si fanno abbindolare da queste sette?
R. - C’è questo bisogno di spiritualità, di uscire dall’anonimato, di uscire da una routine quotidiana che non soddisfa le persone. Questo era stato messo in grande evidenza da un documento del Vaticano del 1986 sul fenomeno delle sette che parlava proprio di bisogni a cui questi gruppi cercavano di dare risposte. Questo poi porta a una nascita continua di aggregazioni che propongono nuove dottrine e prassi elaborando degli spunti presi da aggregazioni già esistenti che tendono proprio a stemperare tutto nell’incertezza, nella indefinitezza valutativa. Allora qui vediamo chi arriva poi ad approfittarsene in vario modo, per scopi o di tipo sessuale oppure di tipo economico.
D. – Se una setta arriva a condizionare psicologicamente una persona anche attraverso minacce verbali o violenze fisiche cosa bisogna fare per uscirne e liberarsi?
R. – Sarebbe bene rivolgersi ai centri preposti che si occupano di questo fenomeno. In Italia ce ne sono già diversi tra centri di ricerca di studio sugli abusi psicologici. C’è lo stesso Gris oppure la comunità Papa Giovanni XXIII. In anni recenti anche la Polizia di Stato ha istituito una squadra antisette che collabora poi con questi centri di ricerca e di prevenzione.
Quaresima e giustizia: riflessione del vescovo di Ariano Irpino
◊ Quaresima è un tempo di rinnovamento: il Papa ha invitato a riflettere in questo periodo sul tema della giustizia di Dio che si è manifestata per mezzo della fede in Cristo. Ma come costruire giustizia attorno a noi? Fabio Colagrande lo ha chiesto al vescovo di Ariano Irpino-Lacedonia, mons. Giovanni D’Alise:
R. – Mi sembra che, in un momento di crisi molto forte come questo, la Chiesa e i cristiani hanno un compito particolare, quello di essere un’alternativa alla giustizia di questo mondo. Mi sembra che il Papa abbia dato un suggerimento molto forte: non si tratta semplicemente di una giustizia distributiva, ma di una giustizia divina, da portare nel discorso del Regno di Dio sulla terra. E’ il nuovo che noi dobbiamo portare e spingere in alto. Ora questo discorso in mezzo a tante liti e in mezzo a tante distrazioni diventa difficile, ma noi pastori siamo tenuti a farlo. La giustizia di Dio è la misericordia. Non è una misericordia che cancella e disimpegna le persone, ma è una misericordia che impegna ancora più fortemente i fedeli e soprattutto i credenti, e impegna tutti gli uomini.
D. – E’ in questo senso, dunque, mons. D’Alise, che la crisi economica, e anche la crisi di cui lei parla, quella di tanti modelli di vita, interpellano i cristiani?
R. – Sì, in modo particolare in Quaresima, se noi siamo fedeli alla Parola di Dio, che viene data in abbondanza in questo periodo. E’ proprio sui modelli di vita che viene chiesto il nostro impegno cristiano. Modelli di vita che dovrebbero essere più sobri, più pensati soprattutto. I cristiani devono imparare a saper puntare sull’essenziale, che porta l’uomo dalla profondità del peccato alle altezze della resurrezione, di un modo nuovo di vivere nello spirito.
D. - Cosa significa affrontare con la lampada della fede questo momento particolare della nostra storia, in cui il cristiano può dare una testimonianza particolare?
R. – Io credo che il cristiano debba fare un’immersione in tutto quello che è il discorso quaresimale, ma soprattutto pasquale. Cristo Gesù non si presenta trionfante, anche dopo la resurrezione, Egli è mescolato alle cose che succedono, Egli è risorto ma porta i segni delle difficoltà degli altri. Ora, la Chiesa è ancora in cammino e deve seguire il Risorto non nel trionfo, ma nell’umiliazione, nel saper vivere con impegno e soprattutto con serenità interiore i momenti più difficili e farsi carico di questi momenti.
D. – Eccellenza, come vede la gente, in particolare del sud, affrontare questa crisi?
R. – Le difficoltà sono tantissime. Le famiglie che cadono sempre di più nella povertà aumentano giorno dopo giorno in un mondo dove i furbi ce la fanno, dove i furbi riescono a precedere gli altri. Ma questo deve rinforzare il cuore dei credenti, i quali non devono diventare furbetti come gli altri, ma con la coscienza della speranza che è in loro devono dare testimonianza di solidarietà. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Il cardinale Brady: la Lettera del Papa, fonte di rinnovamento per la Chiesa irlandese
◊ La Lettera Pastorale di Benedetto XVI ai fedeli d’Irlanda sarà “un’importante fonte di rinnovamento” per la Chiesa irlandese chiamata in questo difficile momento “a un nuovo inizio e a una nuova era di riforma”. Lo ha detto stamane il cardinale Seán Brady durante la solenne celebrazione eucaristica per la Festa di San Patrizio nella cattedrale di Armagh. Nell’omelia il Primate irlandese, chiamato in causa in questi giorni per la presunta copertura di un caso di pedofilia avvenuto negli anni ’70, ha espresso profondo rincrescimento a tutti coloro che si fossero sentiti traditi da qualche sua eventuale mancanza: “Guardando al passato – ha detto - provo vergogna per non essere stato all’altezza dei valori che professo e in cui credo”. Il porporato ha quindi invitato i fedeli ad ispirarsi all’esempio di San Patrizio per iniziare il processo di rinnovamento della Chiesa irlandese. Un rinnovamento che comincia da “un ascolto sincero e orante della Parola di Dio. In secondo luogo – ha proseguito il porporato - abbiamo bisogno di ascoltare lo Spirito. Mentre cerchiamo la voce dello Spirito nel nostro tempo i fedeli irlandesi devono essere coinvolti in modo più incisivo in seno alla Chiesa. Infine - ha aggiunto - dobbiamo continuare umilmente a prenderci carico dell’enorme dolore causato dall’abuso di bambini da parte di alcuni sacerdoti e religiosi e della risposta drammaticamente inadeguata data in passato a tali abusi. In conclusione il cardinale Brady ha evidenziato come il periodo di preparazione al Congresso eucaristico nazionale del 2012 offrirà l’occasione per un riconoscimento “sincero, incondizionato e veritiero” dei peccati commessi: “Come San Patrizio e San Pietro noi vescovi, successori degli Apostoli nella Chiesa d'Irlanda di oggi – ha detto - dobbiamo riconoscere le nostre mancanze. L'integrità della nostra testimonianza al Vangelo ci sfida ad assumerci le nostre responsabilità per la cattiva gestione o la copertura di abusi commessi su minori. Nell’interesse delle vittime, per il bene di tutti i fedeli cattolici, come anche dei religiosi e dei sacerdoti di questo Paese, dobbiamo fermare lo stillicidio di rivelazioni su questo fallimento”. Da parte sua, il primate irlandese ha assicurato che dedicherà il prossimo periodo pasquale e di Pentecoste alla preghiera, alla riflessione e al discernimento. (A cura di Lisa Zengarini)
Angela Merkel: la pedofilia è una piaga che colpisce tutta la società
◊ In Germania il cancelliere tedesco Angela Merkel intervenendo al Bundestag, la Camera Bassa del Parlamento tedesco, ha detto che la pedofilia è un crimine “abominevole”, una piaga che colpisce tutta la società e non solo la Chiesa cattolica. “Non ha senso – ha detto Angela Merkel - concentrarsi su un gruppo, anche se i primi casi sono emersi nella Chiesa cattolica”. “Questo dramma - ha aggiunto - è accaduto in molti settori della società”. Il cancelliere tedesco ha poi indicato due imprescindibili priorità: fare chiarezza e far emergere la verità. Angela Merkel ha infine sottolineato la necessità di rivedere i termini di prescrizione per i reati di abuso sessuale e di considerare la necessità di prevedere indennizzi per le vittime. (A.L.)
Il cardinale Schönborn: impegno della Chiesa per un’alleanza contro l’abuso sessuale
◊ Il cardinale Christoph Schönborn, arcivescovo di Vienna, ha ribadito il “pieno sostegno alla tavola rotonda sugli abusi”. Il porporato in una dichiarazione rilasciata all’agenzia di stampa cattolica austriaca Kathpress, ha detto di essere molto grato per l’iniziativa del ministro della Giustizia Claudia Bandion-Ortner e della segretaria di Stato per la famiglia, Christine Marek volta ad istituire la tavola rotonda sugli abusi. “Con questa iniziativa – ha aggiunto il cardinale Christoph Schönborn – diventa inoltre chiaro che la violenza e l’abuso sessuale sono purtroppo un problema molto grande per l’intera società”. “La Chiesa – ha spiegato il porporato – parteciperà in modo intensivo e collaborerà con tutte le sue forze sociali per costruire un’alleanza contro la violenza e l’abuso sessuale”. La tavola rotonda sugli abusi sessuali - ricorda il Sir - si terrà a Vienna il prossimo 13 aprile e vi parteciperanno circa 40 esperti. (A.L.)
Ucciso un altro cristiano iracheno a Mosul
◊ Nuova esecuzione mirata contro un cristiano irakeno a Mosul, nel nord dell’Iraq: Sabah Yacoub Adam, 55 anni, sposato e padre di un bambino, è stato ucciso questa mattina da uomini armati. Era proprietario di una vetreria e abitava nella zona araba della città. L’omicidio è avvenuto nel quartiere di al Saa, nei pressi di un monastero dei padri domenicani. Sabah Yacoub Adam è stato ucciso a colpi di pistola. Fonti di AsiaNews a Mosul riferiscono che la vittima era un caldeo praticante. L’esecuzione mirata di oggi è solo l’ultima di una lunga serie di omicidi che ha costretto centinaia di famiglie cristiane a fuggire dalla città, in direzione della piana di Ninive o all’estero. Una spirale di violenza che è cresciuta nelle settimane che hanno preceduto le elezioni parlamentari del 7 marzo scorso. Mons. Emil Shimoun Nona, arcivescovo caldeo di Mosul, parla di “una Via Crucis che non finisce mai”. (A.L.)
Celebrazioni a Roma per i 30 anni dalla morte di mons. Romero
◊ Si svolgeranno a Roma dal 24 al 28 marzo le celebrazioni ecumeniche nel XXX anniversario del martirio di mons. Oscar Romero, l’arcivescovo di San Salvador ucciso mentre celebrava la messa il 24 marzo 1980, "icona e simbolo dei martiri per la giustizia e la pace". Il momento culminante sarà la veglia ecumenica del 26 marzo nella chiesa di San Marcello a via del Corso (ore 19), presieduta da mons. Gregorio Rosa Chavez, vescovo ausiliare di San Salvador. Durante la liturgia si ricorderanno tutti i martiri del mondo. Le celebrazioni si apriranno il 24 marzo, giorno in cui la Chiesa italiana celebra la Giornata di preghiera e digiuno per i missionari martiri, con una celebrazione eucaristica presieduta da padre Camillo Maccise, già superiore dell’Unione dei superiori generali (Usgi) nella parrocchia di San Giuseppe Moscati a Cinecittà est (ore 20). Il 25 marzo (ore 17), nel salone “Mons. Luigi Di Liegro” della Provincia di Roma (via IV novembre), si terrà un incontro su Chiesa e società in America Latina e una narrazione teatrale in memoria di Giovanni XXIII e Oscar Romero. Il 27 marzo è in programma un incontro nella parrocchia di San Frumenzio ai Prati fiscali, seguito da una Messa. Domenica 28 marzo si terrà infine una celebrazione eucaristica delle comunità latinoamericane a Roma nella parrocchia di Santa Lucia (ore 17), presieduta da mons. Chavez. L'iniziativa è nata nel 1982 per volontà del direttore della Caritas di Roma, mons. Luigi Di Liegro. A 30 anni dall'uccisione di mons. Romero, dice al Sir Gianni Novelli, coordinatore del Comitato romano celebrazioni Oscar Romero (che riunisce realtà cattoliche, religiosi e religiose e le Chiese battista e valdese) il suo messaggio è ancora attuale: “Uno dei suoi motti era: 'La gloria di Dio è che i poveri siano liberati'. Questa è l'attualità del suo messaggio”. Mons Romero disse anche: "Se mi uccidono, risorgerò con il mio popolo". “Oggi questa profezia si realizza nel popolo salvadoregno”. Novelli ricorda poi che i martiri di oggi, sacerdoti e laici, “sono caratterizzati dalla fedeltà ai valori evangelici della vita, della pace, della giustizia e dell'amore per il Signore". (A.L.)
Brasile: morto il sacerdote aggredito domenica scorsa a Volta Redonda
◊ Padre Dejair Gonçalves de Almeida, 32 anni, è morto ieri presso l'ospedale san Giovanni Battista a Volta Redonda, circa 80 km da Rio de Janeiro, in seguito alle conseguenze di una aggressione costata la vita anche ad un ex seminarista, Epaminondas Marques da Silva. Il corpo di padre Dejair Gonçalves de Almeida si trova ora nella cattedrale della diocesi di Barra do Pirai Volta, chiesa di Nostra Signora delle Grazie, quartiere Jardim Paraíba di Volta Redonda. I funerali saranno celebrati oggi. Domenica scorsa, il sacerdote è stato aggredito mentre tornava a Volta Redonda dalla comunità ecclesiale “Signore Buon Gesù”, nel quartiere Agua Limpa. Secondo le informazioni inviate all’agenzia Fides dalla diocesi di Barra do Pirai a Volta Redonda, padre Dejair e Epaminondas sono stati rapiti e portati in canonica nelle prime ore di domenica. “I rapitori volevano soldi e, poiché non hanno trovato nulla, hanno colpito alla testa i due”. “L'ex seminarista - ha detto il portavoce della diocesi, Vagner Mattos - è morto all’istante e il sacerdote ha subito un intervento chirurgico, al quale però non è sopravvissuto”. L'ex seminarista era stato coordinatore della comunità ecclesiale di Santa Cruz. Padre Dejair Gonçalves de Almeida era nato ad Arantina ed è stato ordinato sacerdote il 20 aprile del 2007. Era cancelliere della diocesi di Barra do Pirai Volta Redonda e assessore dell'apostolato diocesano della preghiera. Ha lavorato come sacerdote nella zona Nostra Signora delle Grazie, dove ha servito otto comunità ecclesiali. Il vescovo di Volta Redonda, mons. João Maria Messi, ha chiesto un atteggiamento di pace: “Dobbiamo essere ambasciatori di pace e promuovere la pace in tutte le direzioni. Cerchiamo di essere simili a Cristo, e non cerchiamo vendetta”. Il presule ha anche sottolineato la necessità di una maggiore tempestività nell’intervento delle forze di sicurezza, oltre ad un lavoro intensivo di prevenzione dalla droga. “Non possiamo ripagare il male con il male, ma giustizia deve essere fatta. Cerchiamo di essere come Cristo e ambasciatori di pace”. “Non possiamo gettare la spugna. Dobbiamo sollevare la testa ed incoraggiare le persone a cercare soluzioni concrete per la pace” ha detto infine il coordinatore del Movimento “Resgate da Paz” di Volta Redonda, padre Juarez Sampaio. (A.L.)
Aiuto alla Chiesa che Soffre: tre giorni di eventi in memoria dei sacerdoti martiri
◊ Prenderà il via venerdì 19 marzo alle ore 10.30 presso la Pontificia Università Lateranense, la seconda Edizione di “In Memoriam Martyrum” calibrata in tre giorni e dedicata alla passione di Cristo e della Chiesa. L'iniziativa è promossa dall’Opera di diritto pontificio “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Questa Edizione – che si svolge nel corso dell’Anno Sacerdotale – è dedicata in particolare alla memoria dei sacerdoti martiri. Quella per il ministero sacerdotale è un’attenzione che “Aiuto alla Chiesa che soffre” ha da sempre, fin dalla fondazione dell’Opera avvenuta nel 1947. L’obiettivo di questa iniziativa - afferma il direttore del segretariato italiano, Massimo Ilardo - è di “sostenere, incoraggiare, consolare i sacerdoti che tuttora, nelle molte zone del mondo dove la Chiesa è perseguitata, rimangono fedeli al Vangelo, senza sottrarsi a rischi che potrebbero richiedere loro anche il sacrificio della vita per Cristo”. A questo tema sarà dedicata la mostra-filmato dedicata alle figure di 12 sacerdoti martiri che, nelle mattinate di venerdì 19 e sabato 20, sarà proiettata presso la Pontificia Università Lateranense. In programma anche la Via Crucis che si terrà nella basilica di San Crisogono venerdì 19 marzo e, nella serata di domenica 21, la Veglia di preghiera per i missionari martiri organizzata dalla diocesi di Roma nella basilica di San Lorenzo fuori le Mura. Mons. Joseph Coutts, vescovo di Faisalabad in Pakistan, sarà poi tra gli ospiti della Conferenza “Il sangue dei martiri è seme di nuovi cristiani”, che si terrà sabato alle ore 16.00 presso l’Aula Paolo VI della Pontificia Università Lateranense. All’incontro, che sarà aperto da mons. Rino Fisichella, rettore dell’Università, parteciparanno anche mons. Philip Najim, procuratore per la Chiesa caldea presso la Santa Sede, e Jesús Colina, direttore dell’Agenzia di stampa “Zenit”. Al sacerdote polacco Jerzy Popieluszko è infine dedicato l’omonimo film in programma domenica alle ore 16.00 nell’Aula Paolo VI dell’Università e che sarà introdotto dall’intervento del professor don Tone Presern, assistente ecclesiastico della Sezione italiana di “Aiuto alla Chiesa che soffre”. Don Popieluszko, eroica figura della Chiesa polacca, fu ucciso nel 1984 dai servizi segreti polacchi dopo essere stato rapito nei pressi della città di Torun al termine di un servizio pastorale nel quale, per l’ennesima volta, aveva alzato la voce contro il regime che allora governava la Polonia. (A.L.)
Morti e sfollati nelle isole Fiji dopo il passaggio del ciclone Tomas
◊ Aerei militari australiani e neozelandesi hanno cominciato oggi a consegnare materiali di emergenza nelle regioni settentrionali delle isole Figi nel Pacifico, flagellate dal ciclone Tomas con venti fino a 175 chilometri all’ora. Nell’area è stato dichiarato uno stato di emergenza di 30 giorni e sono state dispiegate le truppe per dare assistenza e assicurare forniture di generi di prima necessità. L'Australia ha stanziato aiuti iniziali per un milione di dollari e annuncia soccorsi anche la Francia. Secondo fonti locali, diverse persone sono morte nelle remote isole a nord di Vanua Levu, la seconda isola per grandezza nell’arcipelago. Decine di abitazioni e di edifici pubblici sono rimasti distrutti. Oltre 17 mila persone, fra cui molti turisti, sono state evacuate in 240 rifugi governativi. Sono stati chiusi diversi aeroporti e interrotte linee elettriche. Il ciclone procede ora verso est e la sua potenza va diminuendo. Intanto in Australia è stata disposta l'evacuazione dei turisti dalle isole Heron e Lady Elliot, al largo della costa nordest del continente, dove si avvicina un altro ciclone, di nome Ului, con venti fino a 185 chilometri all’ora. (A.L.)
Appello della Fao al G8 per lo sviluppo rurale di Haiti
◊ Dopo una visita ad Haiti per la consegna di sementi, fertilizzanti e attrezzi agricoli, il direttore generale della Fao, Jacques Diouf – riferisce il Sir – ha fatto appello ai Paesi del G8 perché destinino parte dei 20 miliardi promessi per l’agricoltura ad Haiti, per un programma di sviluppo rurale pari a 721 milioni di dollari. La richiesta è arrivata nel corso di una sessione speciale sull’agricoltura della Conferenza tecnica preparatoria per Haiti, a Santo Domingo. Il prossimo 31 marzo si terrà infatti a New York la Conferenza dei donatori per il Paese caraibico. Proprio per Haiti, la Fao intende tra marzo e giugno raggiungere oltre 180 mila famiglie contadine distribuendo 1.500 tonnellate di sementi e fertilizzanti. Diouf, nella sua tappa nel Paese, ha inoltre piantato alberi da frutta insieme ai giovani di una comunità vicino Port-au-Prince, sostenendo la campagna governativa che mira a piantare 10 milioni di alberi. L’agricoltura per Haiti rappresenta il 27% dell’attività economica e su questo settore si vuole puntare dopo il devastante sisma che ha messo in ginocchio il Paese.(B.C.)
America Latina e Caraibi:120 milioni di persone non hanno accesso all’acqua
◊ Almeno 120 milioni di persone non hanno accesso all’acqua potabile né ai servizi igienici di base in America Latina e nei Caraibi. Sono i dati emersi dalla II Conferenza latinoamericana sui servizi igienico-sanitari che si chiude oggi in Brasile a Foz do Iguaçu, nota tra l’altro perché divide con la provincia argentina di Misiones le imponenti e omonime cascate. In America Latina le città crescono molto rapidamente e l’obiettivo deve essere ben oltre quello indicato da uno degli Obiettivi del Millennio, di dimezzare entro il 2015 il numero di persone senza acqua potabile. Secondo Federico Basañes, responsabile della sezione dedicata all’acqua della Banca interamericana di sviluppo (Bid), il 20% delle acque reflue sono trattate adeguatamente nell’intera regione e questo “produce un forte impatto sulla salute e l’ambiente”. Con un investimento di circa due miliardi di dollari in America Latina nel 2009, il Bid prevede di stanziarne fino a sei miliardi nei prossimi cinque anni, la metà dei quali destinati ai servizi igienico-sanitari. “Questo settore - ha avvertito Basañes - richiede investimenti a lungo termine, di 25, 30 o 35 anni, ma è difficile trovarne. Occorre garantirne la sostenibilità”. Per la vice-presidente della Banca mondiale per l’America Latina e i Caraibi, Pamela Cox, rispetto ad altre regioni del mondo si sono comunque registrati progressi. In Paraguay, ad esempio, i servizi igienico-sanitari sono garantiti al 100%. Il Messico – ricorda poi la Misna - ha migliorato la copertura di quasi il 30% dagli anni ‘90 ed ora la assicura all’80%. Antonio da Costa Miranda, rappresentante dell’Onu, ha ricordato infine che due miliardi e 600 milioni di persone nel mondo non possono usufruire di servizi igienici sicuri. Una carenza - ha sottolineato - che provoca ogni settimana 42.000 vittime. (A.L.)
Venezuela: lettera del cardinale Jorge Urosa in vista della Settimana Santa
◊ L’arcivescovo di Caracas, cardinale Jorga Urosa, in vista della prossima Settimana Santa, ha indirizzato ai fedeli della sua diocesi una lettera nella quale si mette in primo piano la sacralità della vita. Ricordando la passione e morte di Gesù Cristo, - scrive il porporato reduce da un intervento chirurgico - "vogliamo anzitutto celebrare e affermare la vita e la nobiltà umana" possibili proprio grazie "al trionfo dell'amore di Dio, dell’amore verso il prossimo che ci rivela il Nazareno Risorto all'alba del giorno di Pasqua". “In particolare - prosegue l'arcivescovo venezuelano - desidero invitarvi a rifiutare ogni tipo di violenza contro qualsiasi persona”. “La nostra solidarietà con Gesù, carico di dolori, ingiustizie e vilmente ucciso, ci deve condurre sempre – aggiunge il porporato - a rifiutare la violenza e l'ingiustizia che vediamo manifestarsi in tanti crimini: negli omicidi, nell'abominevole atto dell'aborto provocato, nei sequestri, nelle diverse aggressioni degli avversari, nella violazione dei diritti umani, negli atti di violenza contro le donne e i bambini, nelle tante ingiustizie che si registrano nei procedimenti giudiziari e infine, nello scontro e nell’intolleranza che vediamo nella politica". L'arcivescovo di Caracas, così come hanno fatto tutti i vescovi venezuelani nella loro ultima plenaria dello scorso gennaio, invita i cristiani a seguire sempre la giustizia e a difendere i più poveri: "obbligo – aggiunge - che spetta particolarmente a coloro che per formazione, professione o per incarico pubblico, hanno il dovere del coraggio così come quello di essere solidi promotori di giustizia e di pace". In un'ora come questa, in cui il Paese vive molteplici incertezze e insicurezze, legate alla situazione economica, sociale e politica l'arcivescovo della capitale venezuelana rinnova "il bisogno di credere nel valore della persona umana, nella sacralità della sua vita", e quindi nell'urgenza del "rifiuto categorico della violenza che insanguina le strade della nostra città". Prima di concludere la sua lettera e affidando la diocesi e i suoi fedeli alla protezione del Signore e di sua Madre Santa, la "Virgen del Coromoto", il cardinale Jorge Uosa rivolge un pensiero speciale ai suoi sacerdoti chiedendo di "aprire sempre i loro cuori a Gesù” per trovare così la linfa che "rinforza la comunità ecclesiale". (B.C.)
I vescovi del Guatemala a Obama: riforma giusta della legge sull'immigrazione
◊ In una nota della pastorale per la mobilità umana della Conferenza episcopale del Guatemala si chiede alle autorità degli Stati Uniti, in particolare ai membri del Congresso e al presidente Barack Obama, “l’apertura di un dialogo serio e profondo per una riforma migratoria giusta, integrale e dal volto umano”. Una riforma, che se realizzata, potrebbe dare “dei benefici a 12 milioni di persone senza documenti che oggi vivono e lavorano negli Stati Uniti”. Tra queste persone - si ricorda nella nota a firma del vescovo di San Marcos, mons. Alvaro Leonel Ramazzini Imeri, presidente della Commissione pastorale per le migrazioni - ci sono migliaia di guatemaltechi. Come altri milioni di ispanici, anche gli immigrati guatemaltechi - si sottolinea nel documento - hanno posto “la loro fiducia nei cambiamenti che Obama ha promesso”. Queste persone si attendono quindi “una nuova riformulazione o proposta presso il Senato e la Camera sulla situazione che vivono”. Nella nota si cita inoltre una lettera inviata nel settembre del 2009 al capo della Casa Bianca e firmata da numerosi vescovi del Centro America. Per la pastorale dei migranti del Guatemala, la situazione è sempre più drammatica anche perché tra coloro che sono costretti a migrare è ormai ampiamente diffusa la “pratica del sequestro a scopo estorsivo”, soprattutto in Messico. I parenti di queste persone devono pagare alte somme di denaro per liberare i loro cari dalle mani di bande criminali che sempre cercano di ricavare profitti dalle tragedie umane. A questo va aggiunta la situazione altrettanto drammatica che spesso queste persone vivono quando riescono a passare la frontiera poiché non di rado vengono trattenute in centri statali per lunghi periodi oppure deportate senza nessuna considerazione per l’unità dei nuclei familiari. I vescovi del Guatemala si dicono infine allarmati per “la percezione della criminalizzazione delle migrazioni negli Stati Uniti”. Questo apre la strada allo “sfruttamento da parte dei capi del narcotraffico e del crimine organizzato che vedono nei migranti la possibilità di un arricchimento illecito”. In conclusione i vescovi rinnovano il loro impegno a sostegno di queste popolazioni e dichiarano ancora una volta la totale disponibilità a dare ogni tipo di contributo che sia necessario e opportuno. (A cura di Luis Badilla)
Celam: all'incontro annuale a Bogotà, l'Anno Sacerdotale e gli aiuti ad Haiti e Cile
◊ Si è aperto ieri a Bogotá, in Colombia, l’incontro annuale dei segretari generali delle Conferenze episcopali di America Latina e Caraibi, convocato dal Celam (Consiglio episcopale latinoamericano), che si protrarrà fino al 18 marzo. Nella Eucaristia di apertura, il nunzio apostolico, arcivescovo Aldo Cavalli, ha ricordato l’“Anno Sacerdotale” in corso e sottolineato la figura del Santo Curato d’Ars, con particolare riferimento alla sua consapevolezza della missione sacerdotale. Lo stesso “Anno Sacerdotale”, la divulgazione dei suoi tratti essenziali e le iniziative celebrative si collocano al centro dell’agenda dei segretari generali, che esamineranno, tra gli altri temi, lo svolgimento della Missione Continentale nei rispettivi Paesi, la recezione della Conferenza generale dell’episcopato latinoamericano e caraibico, svoltasi ad Aparecida nel maggio 2007 e l’obiettivo della conversione pastorale. Altri ambiti di confronto e di scambio riguardano l’attualità socio-politica e religiosa delle singole realtà nazionali, i programmi di aiuto già avviati o da promuovere a sostegno dei sinistrati di Haiti e del Cile e la riflessione sui servizi offerti dal Celam e sul loro impatto nei Paesi dell’area. (M.V.)
Amnesty: revocare a Cuba le leggi repressive e rilasciare i prigionieri di coscienza
◊ Amnesty international ha chiesto oggi alle autorità cubane di revocare le leggi che limitano la libertà d’espressione, riunione e associazione, e di rilasciare tutti i dissidenti sottoposti a una detenzione ingiusta. L’organizzazione ha inoltre sollecitato il presidente Raúl Castro a consentire verifiche indipendenti sulla situazione dei diritti umani a Cuba, invitando gli esperti dell’Onu a visitare l’isola e favorendo il monitoraggio di altri gruppi per i diritti umani. L’appello di Amnesty giunge alla vigilia del settimo anniversario dell’arresto di 75 dissidenti, avvenuto il 18 marzo 2003. Di questo gruppo - ricorda il Sir - 53 continuano a essere ancora imprigionati mentre uno di loro, Orlando Zapata Tamayo, è morto il 22 febbraio dopo aver portato avanti uno sciopero della fame per diverse settimane, per protesta contro le condizioni carcerarie. (A.L.)
Madre Agnese Tribbioli “Giusta tra le nazioni” per la sua opera in favore degli ebrei
◊ Molti religiosi e religiose si sono contraddistinti durante la Seconda Guerra Mondiale nella straordinaria opera in favore degli ebrei. Tra questi c’è anche madre Agnese Tribbioli, fondatrice nel 1927 della Congregazione delle Pie Operaie di San Giuseppe. Madre Agnese durante il drammatico periodo della persecuzione nazifascista diede rifugio a diversi ebrei nella Casa generalizia dell’Istituto. Valutando la sua opera, la Commissione esaminatrice dell’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha stabilito nel 2009 che il nome di Madre Agnese Tribbioli fosse inserito nell’elenco dei “Giusti tra le nazioni”. Il riconoscimento ufficiale dell’onorificenza avverrà nel corso di una cerimonia che si svolgerà domani a Firenze. L’ambasciatrice di Israele in Italia, Gideon Meir, consegnerà la medaglia e la pergamena dell’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme a madre Marta Lombardi, all'attuale superiora della Congregazione delle Pie Operaie di San Giuseppe. Si tratta di un evento importante che sottolinea e valorizza l’azione di “un’operaia silenziosa”. Una semplice donna – spiega in un’intervista rilasciata a Tele Radio Padre Pio suor Emanuela Vignozzi, vicaria generale della Congregazione – sempre animata dal principio dell’accoglienza. “Essere riconosciuta ‘Giusta tra le nazioni’ da esponenti di altre religioni – aggiunge suor Emanuela – significa aver conquistato un tassello importante che va ad arricchire il processo di beatificazione di madre Agnese Tribbioli”. Suor Emanuela ha poi raccontato che la fondatrice della Congregazione delle Pie Operaie di San Giuseppe è stata sempre molto umile: “Operò silenziosamente per non allarmare la comunità per i rischi che avrebbe creato” la sua azione in difesa degli ebrei. Si è arrivati al prestigioso riconoscimento anche grazie all’interessamento di Cesare e Vittorio Sacerdoti, figli di uno dei tanti ebrei salvati da madre Agnese Tribbioli. La medaglia e la pergamena – ricorda l’agenzia Zenit - verranno consegnate alla vigilia della solennità di San Giuseppe, “l’uomo che ha lavorato nel nascondimento” e che è parte integrante del carisma della Congregazione delle Pie Operaie di San Giuseppe. (A.L.)
Settimana di preghiera ecumenica per la pace in Medio Oriente
◊ Il Consiglio ecumenico delle Chiese (Cec) ha organizzato, dal 29 maggio al 4 giugno, una settimana di preghiera per la pace Medio Oriente. Nella nota diffusa per promuovere l’iniziativa, “tutti coloro che condividono la speranza di giustizia sono invitati a mettere in atto gesti di pace, per creare una comune testimonianza pubblica a livello internazionale”. “Durante la Settimana di preghiera – si legge ancora nella nota – le Chiese dei diversi Paesi possono mandare un segnale forte ai politici, alle autorità pubbliche e alle proprie parrocchie riguardo l’urgente bisogno di un accordo di pace che garantisca i diritti ed il futuro sia degli israeliani che dei palestinesi”. Per questo, il Cec chiede di “pregare per la pace, educare alla pace e mettere in atto iniziative ecumeniche per promuovere la pace con giustizia”. “È tempo – conclude la nota – che palestinesi e israeliani condividano una pace giusta”. (I.P.)
India: perplessità dei vescovi sull'interpretazione giuridica dello status di "minoranza"
◊ Un’interpretazione “arbitraria e unilaterale”: così la Commissione per l’educazione e la cultura della Conferenza episcopale indiana (Cbci) definisce le affermazioni del giudice Siddiqui, presidente della Commissione nazionale per gli istituti educativi di minoranza (Ncmei). Secondo quanto riportato dal “Telegraph”, infatti, Siddiqui avrebbe stabilito che "per godere dello status di ‘minoranza’, un istituto deve avere una percentuale minima e ragionevole di studenti rappresentanti di una particolare minoranza. Ho fissato questa percentuale al 30%". Per questo, i vescovi indiani hanno spedito una lettera alle autorità politiche ricordando innanzitutto l’art. 30, comma 1, della Costituzione in cui si dice che “tutte le minoranze, siano esse basate sulla religione o sulla lingua, devono avere il diritto di creare ed amministrare istituti educativi a loro scelta”. Un articolo, quindi, che non fissa alcuna percentuale per l’acquisizione dello status di ‘minoranza’. L’interpretazione del giudice Siddiqui finisce così per andare contro il dettato costituzionale. La Cbci ribadisce, poi, che esiste una vasta giurisprudenza a favore dello status di minoranza in tutto il Paese, mentre quest’ultima decisione arriva “specialmente ora che all’interno della Ncmei mancano esponenti cristiani e sikh. Un vuoto che il governo deve ancora colmare”. Altro punto fondamentale ricordato dai vescovi è il fatto che “la popolazione cristiana in India è pari solo al 2% del totale ed è sparsa in tutto il Paese. Ma dovunque essa sia, ha il diritto di tutelare la propria religione e la propria cultura”. E ancora: la Cbci sottolinea come la comunità cristiana impartisca “un’educazione di qualità alla maggior parte della popolazione, senza distinzione di casta, credo, razza e sesso” e come dalla sua creazione, nel 2004 e fino al febbraio 2010 “la Ncmei abbia certificato lo status di minoranza a migliaia di istituti educativi che non sono in possesso del nuovo requisito imposto dal giudice Siddiqui”. Infine, la Cbci afferma: “È sorprendente che la Ncmei sia stata istituita allo scopo di proteggere e salvaguardare gli interessi delle minoranze, mentre questo provvedimento vada contro questi stessi interessi”. (I.P.)
Filippine: per la lotta all'Aids decisa la costituzione di un network cattolico
◊ Le diverse congregazioni religiose e organizzazioni cattoliche filippine impegnate nella lotta all’Aids hanno deciso di costituire un network cattolico per rendere più incisiva la loro azione contro la diffusione dell’epidemia. La decisione - riferisce l’agenzia Ucan - è scaturita dal primo Forum nazionale cattolico sull’Aids svoltosi nei giorni scorsi a Tagaytay City. Durante i lavori, in cui è intervenuto tra gli altri mons. Robert Vitillo, consulente speciale della Caritas Internationalis per l’Aids, i partecipanti hanno discusso delle possibili strategie per migliorare l’efficacia dell’opera svolta dalla Chiesa locale contro l’Aids, confrontando le esperienze realizzate in Asia, in particolare in India, dove la Chiesa è all’avanguardia in questo campo, ma anche in Thailandia e in Vietnam. Ne è emersa appunto la decisione di costituire un network cattolico per coordinare i vari interventi. La rete sarà coordinata dal Segretariato per l’azione sociale la giustizia e la pace della Conferenza episcopale filippina (Nassa). Al Forum si è parlato anche di strategie di comunicazione. A questo proposito è stato sottolineato come, invece di sprecare energie e rispondere agli attacchi dei media, la Chiesa filippina farebbe meglio a spiegare direttamente all’opinione pubblica e agli esperti del settore i suoi insegnamenti e il suo punto di vista sull’Aids. Nel mese di gennaio nelle Filippine è stato registrato un numero record di casi di Hiv, con 143 persone contagiate, la cifra più alta dal 1984. La cifra era già aumentata notevolmente a 126 casi nel mese di dicembre. La preoccupazione cresce perché, se dovesse continuare così, nei prossimi tre anni le persone contagiate saranno 30mila. La diffusione dei dati ha riacceso in queste settimane le critiche dei vescovi e dei movimenti pro-life alla vasta campagna promossa dal governo a favore dell’uso dei preservativi per prevenire la diffusione dell’Aids. Nonostante i dati più recenti indichino un preoccupante aumento della diffusione del virus, le Filippine restano comunque il Paese con uno dei più bassi tassi di contagio dell’Asia. (L.Z.)
A fine marzo Forum del Pontificio Consiglio dei Laici sul tema “Imparare ad amare”
◊ Una parola essenziale nel linguaggio di Dio si pone al centro della riflessione di Benedetto XVI ed è presente in modo costante nei suoi interventi, nelle sue omelie, nei libri e nelle encicliche. Questa parola è “amore”. “Si conosce realmente in profondità l'altro - afferma il Papa - solo se c'è amore, se si aprono i cuori”. Proprio su questo tema sarà incentrato il X Forum Internazionale dei Giovani intitolato "Imparare ad amare" e in programma a Rocca di Papa, in provincia di Roma, dal 24 al 28 marzo prossimi. L'iniziativa, promossa dal Pontificio Consiglio per i Laici, intende declinare l'amore nelle dimensioni della vocazione, delle scelte di vita e della sessualità. La finalità è anche quella di offrire un’opportunità di confronto sui grandi temi della condizione giovanile visti nell’ottica della fede e nell’ambito di un’esperienza di autentica comunione ecclesiale. Le giornate del Forum – rende noto l’agenzia Zenit – saranno scandite da conferenze, testimonianze, tavole rotonde, dalla celebrazione eucaristica quotidiana e da momenti di preghiera e riflessione. Ad aprire l’incontro sarà il cardinale Stanisław Ryłko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici. Al Forum interverrà anche l’arcivescovo di Bologna, cardinale Carlo Caffarra, con una relazione dal titolo “Creati per amare: la verità e la bellezza dell’amore”. Tra i relatori ci sarà, tra gli altri, lo psicoanalista mons. Tony Anatrella che si soffermerà sulla realtà giovanile contemporanea e sulle sfide per una crescita formativa nell’amore autentico. Il segretario del Pontificio Consiglio per la Famiglia, mons. Jean Laffitte, analizzerà gli effetti della rivoluzione sessuale nel contesto della tavola rotonda incentrata sul tema: “Le derive della sessualità oggi”. L’incontro sarà inoltre arricchito da testimonianze di sposi provenienti da vari Paesi, tra cui Canada, Rwanda e Stati Uniti. Al centro dei loro interventi ci saranno il matrimonio cristiano, la fecondità dell’amore, le gioie e le difficoltà dell’esperienza matrimoniale. Durante il Forum saranno infine indicati possibili itinerari formativi per giovani fidanzati. (A.L.)
Australia: un sito per la canonizzazione di suor Mary MacKillop
◊ Un avvincente viaggio interattivo nella vita e le opere di suor Mary MacKillop. A proporlo è il nuovo sito www.marymackillop.org.au lanciato dalle Suore di San Giuseppe, in vista della canonizzazione, il prossimo 17 ottobre, della loro fondatrice. Realizzato da suor Annette Arnold, con la collaborazione della Fraynework Multimedia, una società multimediale cattolica delle Sisters of Mercy, il sito si propone di fare conoscere al grande pubblico la personalità e l’opera di quella che sarà la prima Santa australiana. “La combinazione di video avvincenti, audio, immagini artistiche e storiche aiutano, attraverso il penetrante strumento digitale, a ridare vita alla storia di una delle grandi pioniere dell’Australia”, spiega suor Anne Walsh, direttrice del Servizio Clienti della Fraynework Multimedia. Suddiviso in sette sezioni, il sito propone, tra le altre cose, immagini inedite di Mary MacKillop, le sue ultime lettere e un viaggio virtuale nella sua ultima residenza, l’Alma Cottage, e sulla sua tomba nel convento di Mount Street, a nord di Sydney. Vissuta tra il 1842 e il 1909, Suor Mary dedicò la sua vita a dare un’istruzione cristiana ai bambini poveri. La Congregazione delle Suore di San Giuseppe da lei fondata è oggi presente in Australia, Nuova Zelanda, poi Perù, Brasile, Thailandia, Uganda. E’ stata beatificata da Giovanni Paolo II il 19 gennaio 1995 a Sydney. Papa Benedetto XVI - lo ricordiamo - si era recato a pregare sulla tomba della Beata in occasione del suo pellegrinaggio in Australia nel 2008 per la Giornata Mondiale della Gioventù. (L.Z.)
Campagna choc invita le donne polacche ad abortire in Gran Bretagna
◊ Non promuove acquisti facili con la carta di credito, piuttosto un aborto gratis nel Regno Unito. Si tratta di una campagna choc, lanciata da Srom, associazione polacca femminista pro-aborto. Il Daily Mail ha pubblicato la foto dell’immagine sotto accusa, in cui, attorno a una modella seminuda, che ha sulla pancia la scritta “una mia scelta”, appaiono i bassi costi sostenuti da una donna polacca che va ad abortire in Gran Bretagna. Il manifesto recita: “Programmare un volo in Inghilterra con un'offerta speciale: 300 zloty (77 euro). Pernottamento: 240 zloty (60 euro). Aborto in una clinica pubblica: 0 zloty. Sollievo dopo una procedura portata a termine in condizioni decenti e a costo zero”. Si sottolinea inoltre che volare e pagare un albergo per abortire nel Regno Unito è più economico che pagare per un'interruzione di gravidanza clandestina a Varsavia. In Polonia l'interruzione di gravidanza è vietata tranne che in alcuni casi particolari. (A.L.)
Scienziati a confronto nell’incontro organizzato dalla Pastorale universitaria di Roma
◊ “Nella ricerca scientifica la cosa fondamentale non è tanto trovare la verità assoluta, ma cercarla, senza fermarsi, senza farsi ingannare da falsi risultati o soluzioni a buon mercato. Questa per uno scienziato deve essere la Verità scientifica.” Così il prof. Piergiorgio Picozza, docente di fisica nucleare e subnucleare all’ Università di Tor Vergata di Roma, ha spiegato ai presenti il tema del convegno “Metodo e Verità scientifica”, organizzato dall’Ufficio di Pastorale universitaria, svoltosi ieri nella capitale all’Auditorium-Parco della Musica. “Ma anche se la teoria - ha continuato il prof. Picozza - risultasse corretta, la ricerca sicuramente troverebbe nuovi eventi che la teoria non prevede, perché in essa è racchiuso il mistero dell’esistenza del cosmo e dell’uomo stesso”. Durante l’incontro, gli scienziati intervenuti, hanno affrontato il problema dell’eticità della ricerca scientifica, cercando di capire fin dove è lecito spingersi per aiutare l’uomo a vivere meglio. ”Lo sviluppo attuale della scienza - ha spiegato il prof. Paolo Blasi dell’ Università di Firenze - ha permesso di definire meglio i limiti di essa, cioè quale tipo di verità si può raggiungere. Lo scienziato è tenuto al rispetto di un’etica interna alla sua attività ed è chiamato a cimentarsi oggi anche con etiche nuove". Il prof. Giandomenico Boffi , della Libera Università S. Pio V, ha sottolineato come le nuove tecnologie di cui dispone oggi lo scienziato, possono offrire, se usate con criterio, una grande opportunità e aprire nuove strade di conoscenza all’uomo. (A cura di Marina Tomarro)
Iraq: il premier al Maliki accusa la Commissione elettorale di manipolazione del voto
◊ La lista che fa capo al primo ministro iracheno, Nouri al Maliki, ha accusato oggi la Commissione elettorale irachena di “manipolazioni” e ha chiesto un riconteggio dei voti per le legislative, dopo che il suo avversario laico, Iyad Allawi, ha colmato il divario e si trova ora in testa per numero di voti. Il tutto accade mentre si hanno a disposizione solo risultati elettorali ancora parziali.
Pakistan
Cinque giovani americani, arrestati nel dicembre scorso in Pakistan, sono stati formalmente incriminati di “legami con il terrorismo” e con estremisti islamici legati ad al Qaeda. Lo hanno fatto sapere i loro avvocati. La Corte ha fissato la prossima udienza per il 31 marzo, quando saranno ascoltati testimoni e prodotte prove. I cinque giovani americani, con origini in Pakistan, Etiopia, Eritrea ed Egitto, avevano lasciato le loro famiglie negli Usa ed erano stati arrestati in dicembre a Sarghoda. Intanto, un velivolo senza pilota (drone) statunitense è entrato nuovamente in azione oggi nel Pakistan nordoccidentale lanciando missili contro presunte basi ostili di due diverse località e causando, secondo le prime informazioni, la morte di almeno nove talebani. Lo riferisce Dawn News Tv. Fonti amministrative del Waziristan del Nord, territorio tribale alla frontiera con l'Afghanistan, hanno precisato che almeno cinque missili sono stati sparati vicino a Dokhel, nella zona di Miranshah, e altri due a Datta Kheil. Ieri, nella Khyber Agency, un altro dei territori tribali del Pakistan al confine con l'Afghanistan, un commando di presunti talebani ha attaccato un posto di blocco militare pakistano, uccidendo cinque membri della sicurezza. Lo riferisce GEO Tv. L'attacco, si è appreso, ha colto di sorpresa agenti e soldati impegnati nelle operazioni di controllo in una zona particolarmente violenta.
La "Festa del Fuoco" a Teheran, occasione per manifestare contro il regime
Nuovi scontri a Teheran tra dimostranti antigovernativi e forze di sicurezza, durante la tradizionale “Festa del Fuoco” celebrata ieri. La festa cade prima del Capodanno persiano e si organizza intorno ad un fuoco per purificare l'anima. Durante la celebrazione della festa, da sempre guardata con sospetto dal regime islamico, nella capitale iraniana ci sono stati violenti scontri, nonostante le misure repressive adottate al fine di prevenire la formazione di proteste. La polizia del regime ha arrestato circa 50 ribelli. In piazza Enqelab, dove si sono radunati reparti antisommossa di basij e Guardie della Rivoluzione, stando a quanto riferito dall'emittente "al-Arabiya", i dimostranti hanno inoltre incendiato alcune immagini sia dell'ayatollah Khomeini, padre della Repubblica Islamica, sia della guida suprema Ali Khamenei. L'opposizione di recente ha approfittato di feste nazionali per organizzare manifestazioni contro il regime, dopo le contestate elezioni presidenziali del giugno scorso. I principali leader del movimento di opposizione non hanno lanciato appelli a manifestare, ma numerosi siti Internet, ostili al potere, hanno proposto di cogliere anche questa occasione per far sentire una voce di dissenso.
Il ministro degli Esteri italiano Frattini: in Afghanistan democrazia e sviluppo L’impegno italiano e internazionale in Afghanistan deve andare oltre lo strumento militare se vuole risolversi in un successo nel campo della democrazia e dello sviluppo economico. Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha illustrato stamani ad una folta delegazione di giornalisti afghani ricevuti alla Farnesina l’impegno dell’Italia nel loro Paese. L’evento è stato anche un’occasione per favorire l’incontro tra giornalisti italiani ed afghani. Il servizio di Stefano Leszczynski.
Il processo di democratizzazione, la lotta alla corruzione, la riconciliazione nazionale sono elementi tanto importanti nella realtà dell’impegno internazionale in Afghanistan, almeno quanto l’impegno per la cooperazione economica e sociale in favore della popolazione. Il ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, ha illustrato i progetti a tutto campo che la comunità internazionale, e in particolare i Paesi della coalizione militare attiva nella guerra contro i talebani, hanno messo in atto per accompagnare la giovane democrazia afghana verso il suo completamento. Nel contesto del Media Forum svoltosi nei locali della Farnesina, i giornalisti afghani hanno potuto farsi portavoce dei motivi di soddisfazione della popolazione per i molti miglioramenti intervenuti nella vita quotidiana, ma anche dell’enorme lavoro che ancora resta da fare nel Paese. La condizione della donna in Afghanistan rimane molto difficile e seppure migliorata su un piano formale richiede ancora un forte investimento, soprattutto di tipo finanziario. Favorire infatti l’imprenditoria femminile significherebbe eliminare quelle sacche di povertà che spesso finiscono per alimentare le fila di al Qaeda e dei talebani. Non sono mancate neppure le critiche ai media occidentali, descritti talvolta come eccessivamente frettolosi nel tracciare giudizi sulla situazione dell’Afghanistan e poco attenti – secondo i giornalisti afgani – ai piccoli progressi che il Paese è riuscito a compiere in questi anni. Resta inoltre il dramma della guerra a fare da inevitabile scenario alle difficoltà quotidiane del popolo afghano, che troppo spesso oggi è vittima di ritorsioni o di errori militari difficili da perdonare. La promessa dell’Occidente – ha ribadito il ministro Frattini – è quella di riuscire a conciliare l’esigenza della sicurezza con quella dello sviluppo, investendo sulle competenze e sullo spirito imprenditoriale. Coinvolgere parte dei talebani nel processo di riconciliazione è certo possibile – ha sottolineato – ma questo non può significare il perdono per chi ha deliberatamente sposato la causa di al Qaeda e del terrorismo, responsabile di lutti e sofferenze anche in Occidente.
Violenza in Nigeria
Torna la violenza nello Stato nigeriano del Plateau, già teatro nelle scorse settimane di sanguinosi scontri. Tredici i morti delle ultime ore. Monsignor Ignatius Ayau Kaigama, arcivescovo di Jos, capitale dello Stato di Plateau, sottolinea che si tratta di "una rappresaglia di pastori Fulani contro gli abitanti di un villaggio per un presunto furto di bestiame, e non di uno scontro tra cristiani e musulmani". Il servizio di Giada Aquilino:
Sono per lo più donne e bambini le vittime dell’attacco condotto all'alba di oggi contro un villaggio cristiano nello Stato nigeriano del Plateau. A diffondere la notizia, la radio pubblica locale, secondo cui gli aggressori - che sarebbero membri dell'etnia Fulani, vestiti con divise militari mimetiche - hanno dato l'assalto ad un villaggio del distretto di Riyom, non lontano da Jos. Lo Stato del Plateau, al centro del Paese, è punto d'incontro tra il nord, musulmano, e il sud, cristiano o di religioni tradizionali africane. All'inizio del mese, pastori di etnia Fulani avevano lanciato un feroce attacco notturno contro villaggi dell’etnia Berom. Allora, mons. John Olorunfemi Onaiyekan, arcivescovo di Abuja, spiegò che i Fulani sono musulmani, mentre i Berom sono cristiani, ma - aggiunse - non si tratta di violenze interreligiose, bensì di un conflitto tra pastori e agricoltori. Il bilancio degli scontri fu tra le 100 e le 500 vittime, a seconda delle ricostruzioni fornite da fonti diverse, che parlarono anche di 8000 sfollati in fuga dai combattimenti. In Nigeria, il Paese più popoloso dell’Africa con 150 milioni di abitanti, le violenze nella zona centrale hanno già provocato migliaia di morti dal 2001 ad oggi.
Nuovo accordo di pace con i ribelli per il Darfur
Dopo l’intesa con il più rappresentativo Jem, il Movimento per la giustizia e la legalità, il governo del Sudan ha raggiunto un accordo-quadro di pace per la regione del Darfur con il Mlj, movimento ribelle minoritario di liberazione per la giustizia, di recente nato dalla fusione di cinque gruppi ribelli più piccoli. Un ministro sudanese ha poi annunciato che la firma dell’accordo avverrà domani a Doha, in Qatar, alla presenza del vicepresidente sudanese, Ali Osman Taha. Non vi sono particolari attese per questo evento, visto che l’accordo con il Jem, che prevedeva la fine degli scontri armati e la firma di un accordo di pace entro il 15 marzo, non è stato ancora rispettato. Inoltre, un altro gruppo ribelle, l’esercito di liberazione del Sudan, non accetta di firmare la pace con il presidente Omar Hassan al-Bashir, ricercato dalla Corte penale internazionale dell’Aja per crimini di guerra nel Darfur.
La Commissione Europea lancia allarmi su deficit e debito pubblico
I “principali rischi” che pesano sugli “ambiziosi” obiettivi di risanamento dei conti pubblici dei Paesi Ue derivano da “ipotesi macroeconomiche leggermente ottimistiche” e dal fatto che nessuno ha precisato le misure che intende adottare. È quanto sottolinea il commissario per gli Affari economici e monetari, Olli Rehn, commentando le valutazioni dei 14 programmi di stabilità di altrettanti Paesi, tra cui l'Italia, licenziate oggi da Bruxelles. “I programmi esaminati - ha detto Rehn - riflettono le misure di rilancio messe in campo per evitare una spirale economica discendente e le strategie per uscire dalla crisi concordate alla fine dello scorso anno. Emerge che la strategia approvata dal Consiglio europeo è effettivamente messa in opera. Nell'insieme - rileva ancora il commissario - il 2010 sarà ancora un anno segnato dalle misure di rilancio e sarà seguito da un'ambiziosa strategia di risanamento nel 2011”.
Aumenta la spesa economica per il terremoto in Cile
Per il recente sisma, in Cile si contano danni da 25-30 milioni di dollari, “la peggiore catastrofe in termini economici” che il Paese abbia mai patito, riferisce il ministro dell’Interno, Rodrigo Hinzpeter. I morti identificati sono 500 e 200 i dispersi, considerando anche la scossa del 27 febbraio scorso. In un articolo dell’agenzia Misna, si legge che il governo dovrebbe affrontare l’ardua situazione rivedendo il bilancio di quest’anno anche attraverso l’aumento delle tasse per le aziende minerarie. L’opposizione di centrosinistra, la Concertación, chiede l’aumento del buono destinato a 4,2 milioni di cileni poveri, dai 77 dollari previsti a 192, in particolare ai residenti nelle zone del centro-sud colpite dal sisma. Tra i danni si contano anche oltre 30 mila immobili non più agibili, dei quali cinquemila rasi al suolo o gravemente colpiti al livello strutturale. Per gli edifici pubblici, il 21% delle scuole è stato dichiarato inagibile, al pari di 30 tribunali.
Polemica tra Colombo e organizzazioni umanitarie sui diritti umani in Sri Lanka
Lo Sri Lanka è nuovamente impegnato, a poche settimane dalle elezioni legislative, in una dura polemica sul delicato tema dei diritti umani, dopo le accuse di Amnesty International (Ai) e di Human Rights Watch (Hrw) secondo le quali i servizi di informazione cingalesi hanno una lista di giornalisti e attivisti che considerano "pericolosi". Una polemica che si aggiunge a quella già viva fra il governo di Colombo e il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, che ha annunciato la formazione di un gruppo di esperti con l'incarico di indagare sulle violazioni dei diritti umani riguardanti i Tamil ed il modo con cui è stata annientata la guerriglia dell'Esercito di liberazione delle Tigri Tamil (Ltte). Il responsabile dell'Onu ha respinto una lettera del Segretariato dei Paesi non Allineati, riguardante una possibile ingerenza negli affari interni cingalesi, ricordando che la creazione del gruppo era prevista da un comunicato congiunto firmato dopo la sua visita a Colombo in maggio. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e di Carla Ferraro)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 76
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