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Sommario del 16/03/2010
Il Papa nel Regno Unito dal 16 al 19 settembre su invito della Regina. Vescovi e governo di Londra: occasione storica per la società britannica
◊ Benedetto XVI visiterà il Regno Unito dal 16 al 19 settembre prossimo. E’ quanto annunciato dalla Regina Elisabetta II attraverso un comunicato di Buckingam Palace. Sul viaggio apostolico, il primo di un Papa in terra britannica con lo status di “visita di Stato”, si è tenuta a Londra una conferenza stampa congiunta del governo e delle Conferenze episcopali di Scozia, Inghilterra e Galles. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Un’opportunità senza precedenti per rafforzare i legami tra il Regno Unito e la Santa Sede sulle iniziative globali” e per valorizzare “l’importante ruolo della fede nel creare forti comunità”. E’ quanto sottolineato nella conferenza stampa di annuncio e presentazione del viaggio di Benedetto XVI nel Regno Unito. Il Papa sarà ricevuto dalla Regina Elisabetta il 16 settembre nel Palazzo di Holyroodhouse ad Edimburgo, in Scozia. Il Pontefice, che è stato invitato a visitare la Gran Bretagna dalla Regina, terrà un discorso a Westminster rivolto alla società civile britannica. A Coventry celebrerà una solenne Messa in cui verrà beatificato il grande teologo John Henry Newman. Altri momenti forti della visita, è stato sottolineato nella conferenza, saranno una Messa a Glasgow, una veglia di preghiera a Londra, un incontro dedicato alla cultura e la visita all’arcivescovo di Canterbury e primate della Comunione anglicana a Lambeth. Il Papa pregherà inoltre con i leader delle altre confessioni cristiane nell’Abbazia di Westminster.
Il presidente della conferenza episcopale d’Inghilterra e Galles e arcivescovo di Westminister, Vincent Nichols, si è detto fiducioso che la visita del Papa “incoraggerà ognuno ad aspirare ad una visione della vita” caratterizzata “dalla fiducia reciproca, dalla compassione e dalla verità”. Quindi, in un messaggio video, presente sul sito web ufficiale della visita (www.thepapalvisit-org.uk), ha sottolineato che per la prima volta un Pontefice viene invitato a visitare il Regno Unito dalla Regina:
R. – This is a deeply significant moment…
“Questo – ha affermato mons. Nichols - è un momento profondamente significativo per l’intero Paese e naturalmente per la comunità cattolica”. Spero, ha aggiunto, “che mostrerà la comunità cattolica” come realmente capace di contribuire al benessere di questa nazione. “I cattolici - ha detto ancora il presule – possono appoggiare questa missione del Papa, ovviamente essendo presenti e volendo essere con lui, volendo salutarlo e pregare con lui, ma anche mostrando, nel modo in cui facciamo ogni cosa, la gioia che viene dalla nostra fede”.
E di “visita storica” in “un momento importante”, ha parlato anche il segretario di Stato della Scozia, Jim Murphy, ministro incaricato dal governo per la preparazione del viaggio. Ha così messo l’accento sull’influenza che il Papa e la Santa Sede “hanno in aree come lo sviluppo internazionale” e “la relazione tra le religioni”. Dal canto suo, il cardinale Keith O’ Brien, arcivescovo di St. Andrews ed Edimburgo, presidente della Conferenza episcopale scozzese, si è detto sicuro che il Papa sarà ricevuto in modo caloroso non solo dai cattolici ma da tutti i cittadini, anche di altre fedi. Ha così ricordato l’insegnamento di Benedetto XVI sulle radici cristiane dell’Europa. “Il mio auspicio – ha affermato il porporato – è che tutti noi possiamo aprire i nostri cuori alle sue parole”. Uno dei temi della visita, è stato rimarcato nella conferenza stampa, saranno le relazioni tra le Chiese cristiane come anche tra le altre religioni. Giovanni Paolo II aveva visitato la Gran Bretagna nel 1982. Non si trattava però di una visita di Stato. Nello stesso anno, furono allacciate relazioni diplomatiche piene tra Santa Sede e Regno Unito.
I vescovi del Burkina-Niger in visita ad Limina: una Chiesa in crescita, impegnata sul fronte della giustizia e della pace
◊ I vescovi del Burkina Faso-Niger hanno iniziato ieri in Vaticano la loro visita “ad Limina”. Portano al Papa le gioie e le sofferenze di due Paesi tra i più poveri del mondo, afflitti dal dramma della siccità. La comunità cristiana è minoritaria e cerca di convivere armoniosamente con la maggioranza musulmana. Sulla situazione della Chiesa in Burkina Faso ascoltiamo mons. Séraphin François Rouamba, presidente della Conferenza episcopale del Burkina Faso-Niger. L’intervista è di Jean-Baptiste Sourou:
D. - Registriamo una crescita costante del numero dei fedeli battezzati. Solo nella mia diocesi ogni anno abbiamo circa 5mila battesimi di bambini e 4.800 battesimi di adulti e questo avviene ormai da diversi anni. La Chiesa in Burkina Faso è in buona salute ma deve affrontare oggi delle grandi sfide. C’è innanzitutto la necessità di promuovere le Comunità cristiane di base, perché è in queste piccole comunità che i cristiani si sentono una famiglia e possono condividere insieme la loro fede, il loro amore e le loro speranze. C’è poi il problema dell’inculturazione: siamo convinti che se non evangelizziamo la nostra cultura non potremo mai evangelizzare in profondità i nostri fedeli, resterebbe un’evangelizzazione superficiale. C’è anche il problema dei catechisti che hanno una responsabilità molto grande nell’evangelizzazione. I catechisti in molti luoghi sono l’unica espressione della Chiesa, per l’assenza di sacerdoti, ma urge un aggiornamento nella loro preparazione. E questo vale per tutti i laici il cui ruolo è sempre stato molto importante nella nostra Chiesa come testimoni del Vangelo ovunque si trovino e fermento di questo nuovo mondo che nasce con Gesù Cristo. Se vuole continuare a crescere, la Chiesa deve essere missionaria: dobbiamo annunciare la nostra fede ovunque, anche fuori dal Paese. La Chiesa-Famiglia del Burkina - che tanto ha ricevuto - deve sapere che adesso deve dare altrettanto.
D. – Come sono i rapporti con la maggioranza musulmana e con i seguaci delle religioni tradizionali?
R. - Devo dire che i cristiani, i musulmani e i seguaci delle religioni tradizionali vanno d’accordo. Basti pensare che i musulmani, talvolta, addirittura assistono alle nostre Messe. Certo, abbiamo qualche paura quando vediamo sorgere alcuni movimenti, ma allo stato attuale c’è una buona intesa interreligiosa. Succede per esempio che commercianti musulmani siano venuti a trovarmi per chiedermi di contribuire alla costruzione di una parrocchia. Il motivo è semplice: dove si costruisce una parrocchia si sa che ci sarà una scuola e un dispensario e, siccome i cattolici non fanno discriminazioni, ne beneficia tutta la popolazione.
D. - Che riflessi ha avuto il secondo Sinodo per l’Africa sulla vita delle vostre diocesi in Burkina Faso?
R. - All’inizio eravamo un po’ scettici, perché non abbiamo ancora attuato le indicazioni del precedente Sinodo per l’Africa. Ma poi ci siamo resi conto che era opportuno, perché quando vediamo l’Africa oggi, i problemi della giustizia e della pace sono veramente molto attuali. Credo che il Papa abbia avuto una buona idea nello scegliere questo tema per la nostra Chiesa. Occorre dire che il ruolo della Chiesa è fondamentale in questo ambito: ci sono state delle iniziative ecclesiali di riconciliazione di fronte a terribili fratture a cui nessuno credeva e poi abbiamo visto che le comunità sono riuscite a superare le loro divisioni. Quindi il Sinodo ha confortato le convinzioni dei cristiani e ha dato sostegno alle loro iniziative. Credo che sia molto importante che la Chiesa sia presente ovunque ci sia bisogno di riconciliazione.
Un'esperienza di gioia e fraternità: così il pastrore Kruse e mons. Türk sulla visita del Papa alla comunità luterana di Roma
◊ Un’esperienza di gioia e fraternità: questo il commento di tutti subito dopo la visita di Benedetto XVI, domenica pomeriggio, alla comunità luterana di Roma. Ecco, al microfono di Luca Collodi, la riflessione del pastore luterano Jens-Martin Kruse:
R. – Con gioia nel cuore abbiamo vissuto un’esperienza bellissima. Il Papa ha detto che abbiamo moltissime cose in comune e dobbiamo creare la possibilità di celebrare insieme quello che è possibile celebrare insieme. Ha parlato anche delle difficoltà, delle differenze: ha detto che è nostro compito trovare nuove vie in comune.
D. – Lei che cosa ha detto al Papa?
R. – Ho detto “grazie di tutto”. E’ un segno che qui a Roma abbiamo un ecumenismo spirituale che funziona veramente bene. Tutti conosciamo le differenze, ma insieme facciamo quello che è possibile fare.
D. – Nel cammino ecumenico, quale significato ha la Parola di Dio?
R. – La Parola di Dio è l’inizio e la fine di questo cammino. Questa Parola l’abbiamo in comune, e questo l’ha detto anche il Papa: dobbiamo avere sempre lo sguardo rivolto a Cristo. Questo è lo scopo del cammino dell’ecumenismo.
Sull’evento di domenica pomeriggio, questo il commento di mons. Matthias Türk, responsabile del dialogo con i luterani per il Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, intervistato da Philippa Hitchen:
R. – E’ stato veramente commovente perché è questo essere insieme, quell’unità nella preghiera di cui abbiamo bisogno sulla via dell’unità dei cristiani: un rafforzamento per il cammino ecumenico.
D. – Nel cammino ecumenico persistono le difficoltà...
R. – Ci sono sempre ostacoli; ci sono anche problemi, su un cammino, ma non sono certo ragioni per non continuare questo cammino! Sono ostacoli che dobbiamo superare perché dobbiamo continuare sul nostro cammino con piena motivazione. E questo, nella celebrazione della liturgia, è stata quasi una sorgente di nuova forza per questo cammino che a volte è un po’ difficile …
D. – Il Santo Padre, ad un certo punto, ha lasciato il discorso ufficiale ed ha parlato a braccio, dal cuore, in risposta alle parole del pastore Kruse …
R. – Voleva dire a tutti i presenti che Nostro Signore Gesù è il centro di tutto il nostro operare per l’ecumenismo, e più vicini ci troviamo al Signore, più vicini siamo tra di noi. Questa è stata la sua intenzione: approfondire questo concetto con parole libere, aperte, dopo l’omelia del pastore luterano.(Montaggi a cura di Maria Brigini)
Il cardinale Bertone alla Confindustria: solo l'imprenditoria che rispetta il valore dell'uomo è destinata a creare benessere e sviluppo sostenibile
◊ Le strategie vincenti e i vantaggi competitivi di un’impresa non possono mai escludere, dal benessere che creano, i lavoratori e le famiglie. Lo ha affermato oggi il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nel suo intervento alla riunione della Giunta di Confindustria. Il porporato ha preso spunto dall’Enciclica del Papa Caritas in veritate, auspicando l’avvento di una nuova generazione di politici, economisti e imprenditori cristiani, capaci di creare uno “sviluppo vero e sostenibile”. A margine dell'incontro, riferendosi alla vicenda degli abusi contro i minori, il cardinale Bertone ha affermato che ''la Chiesa ha ancora una grande fiducia da parte dei fedeli, solo che qualcuno cerca di minare questa fiducia. Ma la Chiesa ha con sé un aiuto speciale dall'alto''. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Non “quanto vale”, ma “cosa vale”. Così, in Italia, negli anni tra il secondo dopoguerra e l’avvio del boom economico degli anni Sessanta, l’ing. Adriano Olivetti si poneva di fronte al valore del lavoro. Una domanda fondamentale, ispirata da quei valori cristiani che ne orientavano le scelte, che permisero al leader di una delle aziende italiane che già mezzo secolo fa contava oltre 35 mila dipendenti in Italia e all’estero di tradurre in “progresso civile” i “risultati del processo produttivo”. Davanti al presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, e ai membri della giunta, il cardinale Bertone ha preso la figura dell’ing. Olivetti come esempio di quell’“umanesimo cristiano imprenditoriale” che sapeva ottenere utili d’impresa senza dimenticare la dignità dei lavoratori. Una visione, ha obiettato il porporato, che spesso manca invece all’economia contemporanea, faticosamente impegnata a lasciarsi alle spalle una gravissima crisi. E’ stato un “deficit di valori morali” a originarla, ha ripetuto il segretario di Stato, sulla falsariga delle affermazioni di Benedetto XVI nella Caritas in veritate. Nell’Enciclica, ha osservato, il Papa ricorda i valori di riferimento per chi fa impresa: volere “uno sviluppo economico non egoistico, non scoraggiante la vita umana, non falsato e non illusorio”. Ne consegue che esigenze quali “il ritorno sull’investimento, la creazione di valore per l’azionista e la valutazione del rischio, non possono prescindere dal valore umano”, mentre purtroppo – ha affermato il cardinale Bertone – “oggi è diffusa la cultura che considera normale, perciò accettabile se non addirittura da invidiare ed emulare, il prevalere della furbizia, del più organizzato, del più informato e del più ricco e potente”.
Se, come dice il Papa, “l’economia non può avere una sua autonomia morale”, anche un’impresa che crea benessere resta pur sempre “un mezzo e non un fine”, compreso il profitto ottenuto: dunque, “è il senso che le dà l’imprenditore a farne uno strumento di progresso integrale”. In quest’ottica, ha riassunto il segretario di Stato, i valori che devono guidare l’imprenditore comprendono “grandi attenzioni” ai “bisogni spirituali” dell’uomo, oltre che materiali, come pure il sostegno “con tutti i mezzi” alle famiglie, alla nascita e la crescita dei figli, alla distribuzione a tutti della ricchezza prodotta dall’impresa, della subordinazione dell’economia e della tecnica all’etica perché siano entrambe utilizzate “per il bene comune e della persona”. Ma perché questi valori non restino un’utopia, è necessaria la formazione “di una nuova generazione di laici impegnati nel mondo del lavoro, dell’economia, della politica, capaci di cercare con competenza e rigore morale soluzioni di sviluppo sostenibile”. Uno sviluppo diametralmente opposto a quello “artificiale e insostenibile”, ha stigmatizzato il cardinale Bertone, che ha portato alla recente crisi perché basato su un “distorto modello di crescita” nel quale si è cercato di compensare il “crollo delle nascite” con la spinta a un’“economia esasperata” che alla fine ha reso vulnerabili tutti i comparti della società.
Viceversa, ha insistito il segretario di Stato, “il rispetto della dignità della persona si deve vedere anzitutto nell’attenzione dell’imprenditore verso il proprio comportamento, come pure verso i dipendenti, fornitori, clienti, azionisti, investitori. Tale attenzione – ha proseguito – provoca un valore, che si chiama fiducia. Occorre approntare strategie di sviluppo fondate proprio sul vantaggio competitivo della “fiducia”, quella vera, non intesa soltanto come strumento di marketing”. “Vi invito – ha concluso il segretario di Stato – a fornire al mondo l’esempio di come si governa una impresa con modelli cristiani di lealtà, trasparenza, sicurezza, qualità, capacità innovativa, senso di responsabilità e dovere. Tali scelte di alto profilo porteranno molti ad accorrere a voi per lavorare, per comprare, per fornire, per investire e per finanziare”.
Incontro ebraico-cattolico a Roma
◊ Al via oggi a Roma due giorni di incontri tra il Comitato Ebraico Internazionale per le Consultazioni Interreligiose (Ijcic) e rappresentanti di alcuni dicasteri vaticani. A darne notizia è un comunicato dello stesso Comitato ebraico internazionale, ripreso dal Sir. I primi ad accogliere la delegazione guidata dal rabbino Richard Marker saranno mons. Brian Farell e padre Norbert Hofmann, rispettivamente vicepresidente e segretario della Commissione della Santa Sede per i rapporti religiosi con l’ebraismo. Seguirà nella mattinata l’incontro con il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso e nel pomeriggio con il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Nella giornata di domani la delegazione internazionale, di cui fa parte anche Maram Stern, segretario generale del Congresso Ebraico mondiale, incontrerà il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Al centro dei colloqui di questi due giorni alcune questioni: gli archivi, il processo di beatificazione di Pio XII, la lotta all’antisemitismo, l’impegno nel dialogo nello spirito del Concilio Vaticano II. A margine dei colloqui ufficiali, sono in programma anche l’incontro con la Comunità di Sant’Egidio e con padre Thomas G. Casej, direttore del Centro per studi ebraici “Cardinal Bea” all’Università Gregoriana, dove Lee I. Levine terrà una lezione su Gerusalemme “Città santa per gli ebrei”.
Abusi in Brasile. Padre Lombardi: nessun vescovo coinvolto
◊ Nessun vescovo brasiliano è coinvolto nell'episodio di abusi su minori emerso nei giorni scorsi in Brasile: lo ha precisato il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, dopo la diffusione, da fonti brasiliane, della notizia dell'allontanamento di due vescovi e un sacerdote della Chiesa cattolica brasiliana.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ A tutela dei minori. Lotta contro gli abusi: nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede al Consiglio dei Diritti dell'Uomo a Ginevra.
Uno sviluppo che guarda lontano: in cultura, su impresa, persona e territorio alla luce della "Caritas in veritate" il discorso, oggi, del cardinale Tarcisio Bertone alla riunione della Giunta di Confindustria.
Senza etica il mercato non funziona: il Nobel Joseph E. Stiglitz evidenzia i motivi dell'attuale crisi mondiale.
Enrico Reggiani sul matrimonio naturale tra musica e letteratura in Irlanda, e Giuseppe Florentine sui "San Patricios", combattenti messicani che lasciarono le forze statunitensi per schierarsi con l'esercito del Messico cattolico.
Nell’informazione vaticana, intervista di Mario Ponzi a mons. Gianfranco Girotti, vescovo reggente della Penitenzieria.
La sfida di Dio in Occidente: intervista con il cardinale Ruini
◊ È già in ristampa il volume sull’evento internazionale “Dio oggi: con Lui o senza di Lui cambia tutto” promosso a Roma lo scorso dicembre dal Comitato per il Progetto culturale della Conferenza episcopale italiana. Nel libro sono raccolti gli interventi più significativi che hanno animato le giornate del convegno. Quali i frutti di questo importante appuntamento? Fabio Colagrande lo ha chiesto al cardinale Camillo Ruini, presidente del Comitato per il Progetto culturale:
R. – Il frutto è stato certamente quello di porre all’attenzione di tutti il tema di Dio, come tema centrale e non eludibile. Poi, ci sono i frutti che man mano si vedranno, un segno dei quali è che questo volume, appena pubblicato, è già praticamente esaurito ed è in corso di ristampa.
D. – Ci sono state reazioni interessanti a questa riaffermazione culturale e spirituale della centralità del discorso di Dio?
R. – Direi che in Italia grandi reazioni non ci sono state; vi è stato certamente qualche intervento critico, ma direi non molto approfondito. Penso che dobbiamo insistere su questa tematica per mostrare meglio a tutti le implicazioni che il tema ha, dato che ha tre versanti. Il primo è quello evidente dell’esistenza di Dio, cioè cercare di offrire motivazioni per le quali noi crediamo anzitutto che Dio esiste. Il secondo, è quello dell’importanza che Dio ha per noi, per il presente e per il futuro, per la vita terrena e per la vita eterna: con Lui o senza di Lui cambia tutto. E il terzo aspetto, quello di cui forse si parla meno, è che bisogna davvero conoscere questo Dio e la ragione umana – certo – può darci alcune grandi coordinate riguardo al fatto che Dio esiste, riguardo al fatto che Dio supera infinitamente questo mondo. Ma entrare più in profondità nella vita di Dio e, soprattutto, nel suo mistero e, soprattutto, nel suo atteggiamento verso di noi, questo la ragione da sola non riesce a farlo. Si parla giustamente del fatto che Gesù ci ha insegnato ad amare Dio sopra ogni cosa, e ad amare il prossimo come noi stessi. Ma prima ancora, Gesù ci ha testimoniato – non solo insegnato - ha testimoniato con tutta la sua vita, che Dio ci ama, che Dio è nostro amico che, come ripete spesso Benedetto XVI, Dio è amico dell’uomo: Padre e amico. Al di là di tutte le contraddittorie esperienze umane, resta questo punto fermo che Dio ci ama, che vuole il nostro bene e sa ricavare il bene anche dal male.
D. – Qual è oggi, secondo lei, lo stato di salute o – come ha detto lei stesso – il grado di infermità della fede in Dio?
R. – Già da molti anni, ormai, c’è un grande cambiamento. Credere in Dio o invece non credere in Dio sono due opzioni, due scelte, entrambe aperte davanti a noi. In questo senso, la fede in Dio è diventata una scelta più personale, più libera e anche più impegnativa. E questo comporta anche un cambiamento nella pastorale della Chiesa che deve diventare pastorale più missionaria. E’ questo il senso profondo della nuova evangelizzazione di cui parlava Giovanni Paolo II e anche della costante preoccupazione per la presenza di Dio nel mondo, sempre richiamata da Benedetto XVI che dice, appunto: la questione di Dio è, oggi, la questione centrale. Quindi tutto l’impegno della Chiesa in una missione rivolta qui, in Occidente - perché è in Occidente innanzitutto che si è creata questa nuova sfida - è offrire alle persone tutte le motivazioni – che sono motivazioni razionali ma anche motivazioni spirituali, motivazioni testimonianza di vita – per comprendere e accogliere la fede in Dio.(Montaggio a cura di Maria Brigini)
Una vita dedicata ai bambini bisognosi: dopo 25 anni, Suor Chiara Pfister lascia il Dispensario pediatrico Santa Marta in Vaticano
◊ “Venendo qui, ritrovo nei bambini da voi amorevolmente curati” il Bambino Gesù: così, Benedetto XVI sottolineò la dimensione d’amore che si respira nel Dispensario pediatrico “Santa Marta” in Vaticano. Una struttura che il Papa ha visitato il 30 dicembre 2005 nella Festa della Santa Famiglia di Nazareth. Istituito nel 1922 per volere di Benedetto XV e affidato alle Figlie della Carità, il Dispensario è stato guidato negli ultimi 25 anni da suor Chiara Pfister, che lascerà a breve l’incarico. Al microfono di Alessandro Gisotti, la religiosa svizzera racconta la sua esperienza di carità cristiana al servizio dei bambini bisognosi, ritornando con la memoria al suo primo giorno al Dispensario:
R. – Quando ho preso questo Dispensario, c’era un lettino, un armadio e qualche famiglia che aveva bisogno. Così siamo partite: ad un bisogno concreto abbiamo provato a dare risposte concrete.
D. – Come è cresciuto l’impegno del Dispensario per i bambini, in questi anni?
R. – Io penso che questo Dispensario risponda veramente ad un bisogno: il bisogno è aumentato e l’aiuto è venuto da parte dei volontari e del Vaticano, anche. La gente ha visto che si poteva fare del bene e si sono offerti. Credo che quando un aiuto è serio, la gente poi è stimolata ad aiutare. Poi siamo passati da un ‘fare per gli altri’ ad un ‘fare con gli altri’. Insieme a tanti volontari abbiamo fatto tante cose, e non era più soltanto ‘per’ ma soprattutto ‘con’ gli altri. Anche con le famiglie: perché ci sono state famiglie che avevano bisogno di noi e adesso sono loro ad aiutare gli altri! Siamo diventati una grande famiglia! Io penso sempre che abbiamo fatto una doppia evangelizzazione …
D. – Giovanni Paolo II e Benedetto XVI sono venuti a visitare il Dispensario: che emozioni e che ricordi ha?
R. – Anche questa è stata una cosa meravigliosa: la prima visita ufficiale di Benedetto XVI all’interno della Città del Vaticano è stata qui, al nostro Dispensario. E le nostre famiglie, che sono famiglie povere e modeste e di ogni confessione, hanno potuto avvicinare un Pontefice. Io credo che questo gesto, questo interessamento dei Pontefici per me è un messaggio che la Chiesa ha grande rispetto per la vita, per ogni vita, anche per una vita che sembra per il momento in difficoltà … Credo che se vogliamo fare qualcosa per la vita, dobbiamo prima avere rispetto per ogni persona.
D. – Cosa porterà di questa lunga, emozionante esperienza di carità?
R. – Abbiamo saputo dare qualcosa di primordiale che rimane, perché forse non si vede sempre immediatamente il risultato, però capita che la gente, dopo tanti anni, si ricordi e torni e dica: “Io ho avuto il privilegio di venire da voi, e adesso sto bene”. Vengono. L’importante è metterci insieme e seminare.
Allarme alcolismo in Italia: oltre 500 mila i minori a rischio
◊ Un italiano su 10 esagera nel consumo di alcol e sono oltre 9 milioni i bevitori “a rischio”. E’ quanto emerge dal recente rapporto sul consumo di alcol in Italia condotto dal ministero della Salute. L’allarme riguarda soprattutto i minori: sono oltre mezzo milione i ragazzi, tra gli 11 e i 15 anni, che consumano abitualmente bevande alcoliche. Sui dati più significativi di questa indagine ascoltiamo al microfono di Emanuela Campanile il dott. Ugo Ceròn, psicologo della Comunità Papa Giovanni XXIII nel settore delle tossicodipendenze:
R. – Io terrei presente soprattutto questo dato che emerge anche dal rapporto e che ci differenzia rispetto agli altri Paesi europei: in Italia l’età di prima assunzione è piuttosto precoce, intorno ai 12 anni, diversa rispetto alla media europea che è di 14 anni. Credo che dobbiamo considerare dove vivono questi ragazzi intorno ai 12 anni: vivono prettamente aggrappati al loro tempo e a quello delle loro famiglie e in alcuni ambienti di svago con i propri compagni. Le famiglie hanno un ruolo importante nel cercare di trasmettere un’educazione consapevole nei confronti delle bevande alcoliche. Il consumo di alcolici all’interno della popolazione adulta è spesso all’interno di un territorio a rischio. Quindi è ovvio che le ragazze che crescono in ambienti con adulti con questo tipo di comportamenti, possano assumere questo tipo di comportamento. D’altra parte, a 12 anni è facile che questo tipo di atteggiamento sia molto più legato all’esigenza di creare una coesione sociale, un sentirsi parte di un gruppo attraverso una sostanza che è la sostanza d’ingresso al mondo dello sballo, dell’alterazione, proprio perché gode di questa maggior tolleranza e maggior accettazione a livello sociale.
Nel rapporto a finire sotto accusa sono soprattutto le nuove mode del bere, importate dall’estero e seguite e da molti giovani. Ma cosa chiedono i genitori, sempre più preoccupati da questa emergenza? Emanuela Campanile a Maria Rita Munizzi, presidente nazionale del Movimento Italiano Genitori (Moige):
R. – Nell’ottica della prevenzione è necessario che vengano riconosciute delle risorse finanziarie per sviluppare dei programmi di informazione e di sensibilizzazione nelle scuole rivolte ai giovanissimi, perché non esiste prevenzione laddove non esiste un investimento che aiuti i ragazzi a comprendere quelli che sono gli stili di vita corretti, anche in ottica di consumo alcolico. Noi, già da tempo, chiediamo l’innalzamento del divieto di vendita degli alcolici dai 16 anni – qual è l’attuale normativa italiana – ai 18 anni. In attesa che avvenga questo a livello legislativo, è però necessario che venga rispettato il divieto della vendita di alcolici ai minori di 16 anni. Purtroppo quello che accade è che nei luoghi di intrattenimento dei nostri figli - penso ad esempio alla baby discoteche, che fanno tanto discutere - vengono venduti alcolici. Noi vogliamo che i nostri ragazzi siano tutelati dal punto di vista dei luoghi di intrattenimento e quindi possano andarci tranquillamente senza, però, che venga loro offerto alcool o altro.
D. - Oltre alle responsabilità delle istituzioni, anche i genitori devono fare la loro parte in famiglia?
R. – Il dovere dei genitori, anche qui, è quello di mantenere fermo il punto, perché è chiaro che alcuni modelli si apprendono in famiglia. E’ importante, ad esempio, che i genitori sappiano che fino ai 16 anni, il fegato dei nostri figli non ha gli enzimi per detossificare l’alcool. Quindi non cadiamo nel tranello di dire: “Va bene un goccino di vino a tavola con i genitori…”. E questo perché ci sono alcune regole, imposte dalla natura, alle quali non si sfugge. E’ importante, quindi, dare il buon esempio in famiglia, essere chiari nei divieti. Bisogna essere fermi da questo punto di vista e far loro comprendere che è legato proprio ad una maturazione dell’organismo, per cui consideriamo che quello che beve un ragazzino di 12 anni è dieci volte più pericoloso che se lo bevesse quando ha il sistema completamente maturo e in grado di detossificare l’alcool. E’ importante che chiaramente anche il genitore faccia la propria parte. (Montaggi a cura di Maria Brigini)
Dialoghi di Quaresima nel Duomo di Milano: meditazione sull'Apocalisse di mons. Ravasi
◊ Nell’ambito dei “Dialoghi di Quaresima” dell’arcidiocesi di Milano, l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha tenuto ieri sera nel Duomo del capoluogo lombardo una meditazione sul tema “Apocalisse: la fine o la salvezza?”. Ce ne parla Fabio Brenna.
Il libro forse più ermetico e difficile della Bibbia, l’Apocalisse: preludio della fine o visione di salvezza? Mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, ha scelto alcune pagine dell’Apocalisse, proponendole all’interno di un percorso di riscatto nella città. E’ la proposta di quest’anno per i "Dialoghi di Quaresima" nel centro di Milano. E’ possibile allora cogliere una speranza anche nei tempi dominati dall’Apocalisse? Così mons. Ravasi:
“E’ un libro, da una parte, profondamente realistico, perché venti capitoli sono dedicati a rappresentare l’oscuro della storia. Quindi, quel grembo tenebroso nel quale siamo inseriti. Dall’altra parte, però, gli ultimi due capitoli, che sono tutti avvolti nella luce, sono proprio la rappresentazione di una realtà a cui non crediamo più, cioè il progetto, la grande visione, la speranza”.
La speranza, dunque, come impegno concreto in una prospettiva pasquale. Ancora mons. Ravasi:
“La Pasqua di sua natura è sicuramente uno sguardo rivolto verso l’alto, verso l’eterno, verso l’infinito, perché è Cristo che lascia l’orizzonte terreno ed entra nel mistero. Quindi, per l’uomo contemporaneo è anche il desiderio, lo sforzo di riuscire a guardare al di là della sua pelle, a guardare la trascendenza, a guardare il mistero, a interrogarsi. Però, dall’altra parte, non è un ectoplasma, non è una figura evanescente il Cristo Risorto, è una presenza che continua ad essere, per altra via, nella storia. E per questo allora la fedeltà anche ai passi da condurre durante l’esistenza terrena. La fedeltà, perciò: costruire giorno dopo giorno un mondo diverso”.
Iraq: mons. Warduni chiede ai cristiani di entrare nella coalizione di governo
◊ “Incoraggiamo i laici cristiani impegnati in politica ad assumesi in pieno le loro responsabilità; anche, se ve ne fosse la possibilità, entrando nella coalizione di governo, per dare un contributo diretto a un Iraq dove trionfino la pace, la sicurezza, i diritti”: è l’auspicio espresso in un colloquio con l’agenzia Fides da mons. Shlemon Warduni, vescovo ausiliare del patriarcato caldeo di Baghdad, mentre nello scenario post elettorale iracheno vanno delineandosi risultati positivi per l’alleanza del Primo Ministro Al-Maliki e per la lista nazionalista dell’ex premier Iyad Allawi. “Non è facile commentare oggi il complicato quadro di questa fase post-elettorale. Ma un fatto va segnalato: il rischio maggiore è che i partiti e le fazioni pensino ai propri interessi, dimenticando il bene comune del Paese”, sottolinea il vescovo. “Anche per i cristiani presenti in politica è necessaria l’unità: chiediamo di superare le frammentazioni e le divisioni etniche e confessionali, unendosi per un bene più grande. Altrimenti i cristiani saranno emarginati, divenendo insignificanti sulla scena pubblica. Nutriamo la profonda speranza che Dio illumini la mente e il cuore dei governanti perché pensino e agiscano per il vero bene del popolo iracheno, cioè pace e sicurezza". Sulle attuali condizioni della comunità cristiana in Iraq, mons. Warduni afferma: “Sembra vi sia un leggero miglioramento, rispetto alle violenze pre-elettorali. Questo dipende anche dal fatto che abbiamo alzato la voce verso Dio e verso il mondo intero per chiedere aiuto. I cristiani oggi sono chiamati a vivere in questa delicata situazione, compiendo sacrifici, senza pensare solo alla fuga dal Paese. Per questo non ci stanchiamo di chiedere il sostegno della preghiera a tutti i cristiani del mondo”. Sul progetto di creare una Unità amministrativa a maggioranza cristiana nella Piana di Ninive, mons. Warduni spiega che “sarebbe inaccettabile se fosse un ghetto: Diversamente, l’ipotesi va discussa, compresa, studiata, con la certezza che non deve e non potrebbe diventare l’unica enclave dove rinchiudere i cristiani in Iraq. La nostra missione è essere luce del mondo, sale della terra, lievito nella massa della nazione irachena”. (R.P.)
Padre Pizzaballa: clima teso a Gerusalemme
◊ “In questi giorni a Gerusalemme c’è un clima piuttosto teso ma credo che nessuno, qui, abbia voglia di cominciare una nuova Intifada, anche se l’espressione già gira”. Lo ha dichiarato all'agenzia Sir il Custode di Terra Santa commentando la tensione nella Città santa dopo che il governo israeliano ha deciso la costruzione di 1600 nuovi alloggi nel settore orientale della città, progetti che hanno creato anche attriti con gli Usa. Oggi a Gerusalemme i movimenti islamici hanno proclamato una “Giornata della collera” che ha indotto Israele a decretare lo stato di massima allerta e a chiudere i varchi con la Cisgiordania. “La tensione si percepisce – aggiunge il Custode - ma non ci sono problemi per quello che riguarda i pellegrini in città”. Circa la costruzione dei nuovi alloggi israeliani il Custode afferma che questa decisione non influirà negativamente su quelli che la Custodia di Terra Santa sta edificando: “il nostro progetto prevede 68 nuovi alloggi per le famiglie cristiane e non vedo che problema possono causare. La nostra è solo una goccia in mezzo a un mare…”. (R.P.)
Denuncia del Sipri: in crescita la corsa agli armamenti
◊ In crescita il commercio di armi, settore che è rimasto immune dalla crisi economica mondiale. Nell’ultimo quinquennio si registra un aumento del 22% nel settore, secondo i dati diffusi dal Sipri, Istituto internazionale di ricerca sulla pace di Stoccolma in Svezia. Al primo posto tra le regioni importatrici, si collocano Paesi del sud-est asiatico, tra cui Indonesia, Singapore, Malesia, Vietnam. Seguono l’Europa, il Medio Oriente, le Americhe e l’Africa. Gli Stati Uniti confermano il primato come esportatore mondiale di equipaggiamenti militari. Un aspetto importante rilevato negli ultimi cinque anni è stato poi l’aumento degli acquisti di armi anche in America Latina. “Queste cifre riflettono preoccupazioni già formulate in precedenza sulle corse agli armamenti in atto in diverse regioni del mondo”. “I Paesi ricchi in risorse naturali – si legge nella ricerca ripresa dalla Misna - hanno acquisito quantità considerevoli di aerei da combattimento, e Stati rivali vicini hanno reagito a tali acquisti ordinando anche loro equipaggiamenti bellici”. (C.F.)
Accorato appello dei vescovi di Hiroshima e Nagasaki per il disarmo nucleare
◊ L’arcivescovo di Nagasaki, mons. Joseph Mitsuaki Takami, e il vescovo di Hiroshima, mons. Joseph Atsumi Misue, hanno lanciato un appello al governo giapponese, a quello americano e alle altre nazioni per promuovere il disarmo totale degli ordigni nucleari. Il mondo – affermano - “deve camminare verso la pace, non verso la distruzione”. L’uomo ha compiuto dei “passi verso la follia, quando ha abusato del progresso nel campo della scienza e della tecnologia per costruire e vendere armi in grado di distruggere in un momento centinaia di migliaia di vite”. È arrivato il momento – scrivono i presuli – “che i leader mondiali mettano coraggiosamente un freno a tutto questo, bandendo per sempre le armi nucleari”. “La responsabilità dei drammi causati dall’atomica non va ascritta soltanto agli Stati Uniti, anche se è stato quel Paese a lanciare la bomba atomica”. Tutte le nazioni che hanno scatenato o partecipato a conflitti – si legge nel testo ripreso da AsiaNews - sono responsabili. Riflettendo sul passato, si deve “avanzare insieme verso il futuro ed abolire le armi atomiche” per costruire “un mondo senza guerre”. Al momento attuale, aggiungono i due presuli, “nel pianeta sono nascosti 20 mila ordigni nucleari”. Per cercare di realizzare un mondo libero dalle bombe, si deve soprattutto ridurne il numero in circolazione: “Bisogna andare oltre gli interessi dei singoli e pensare a un mondo unito”. Dopo un primo appello a Barack Obama, che “ha la possibilità maggiore di disarmare” e al governo giapponese, che “deve camminare con coraggio sulla via della pace”, i vescovi si rivolgono ai leader mondiali: “Tutte le nazioni sono impegnate a raggiungere questo scopo, anche quelle che non possiedono armi atomiche”. L’essere umano – auspicano mons. Mitsuaki Takami e mons. Atsumi Misue - possa vivere con amore e fiducia nei confronti del prossimo”. Per ricordare la forza dell’amore autentico, l’arcidiocesi di Nagasaki ha promosso un pellegrinaggio a Guernica, in Spagna. Il viaggio sarà compiuto insieme alla “Madonna bombardata”, la statua lignea della Vergine sopravvissuta al bombardamento del 1945. Questa verrà “virtualmente riunita” alla statua della Madonna di Guernica, sopravvissuta alla guerra civile spagnola. (A.L.)
Irlanda: per i vescovi sono immotivate le accuse al cardinale Brady su un caso di pedofilia
◊ I vescovi irlandesi ribadiscono in un comunicato che il cardinale Seán Brady, primate della Chiesa d’Irlanda, non ha avuto nessuna responsabilità nella presunta copertura di un caso di pedofilia avvenuto negli anni ’70. La ricostruzione parte dal mese di marzo del 1975 quando il vescovo Francis McKiernan chiese all’allora padre Seán Brady di condurre un’inchiesta canonica su una denuncia di abusi sessuali su minori riguardante un sacerdote, Brendan Smiyth. Nella nota, ripresa dal Sir, si ricorda che padre Brady non aveva allora “alcun potere decisionale per quanto riguarda l’esito” dell’inchiesta. Era invece mons. McKiernan ad avere questa responsabilità. Padre Brady ha intervistato due ragazzi, “invitati a confermare con giuramento la veridicità delle loro dichiarazioni”. Fu richiesto il giuramento – si precisa nella nota – per evitare ogni possibile collusione nella raccolta delle prove e per assicurare che il processo potesse resistere ad ogni contestazione del sacerdote implicato nella vicenda. Padre Brady rivelò poi il contenuto delle interviste al vescovo McKiernan per “una sua immediata azione”. Il 12 aprile del 1975 il vescovo McKiernan ha poi informato l’abate di Kilnacrott, superiore del religioso autore degli abusi. La responsabilità specifica per la vigilanza delle azioni del sacerdote è stata inoltre affidata ai suoi superiori. Il vescovo McKiernan ha ritirato le facoltà sacerdotali al prete incriminato e consigliato “l’intervento psichiatrico”. Brendan Smith, arrestato e condannato a 12 anni, è morto in carcere a metà degli anni ’90. (A.L.)
L’Europa chiede ad Ankara di riconoscere il Patriarcato ecumenico e le altre minoranze religiose
◊ La Commissione europea per la democrazia ha emesso una sentenza nella quale sollecita la Turchia a riconoscere, come fa l’intera comunità internazionale, lo status del Patriarcato ecumenico e il suo ruolo storico come è stato definito sin dal VI secolo. Nella stessa sentenza si riconosce lo stato giuridico di tutte le minoranze religiose in Turchia. La commissione, detta commissione Venezia, dal nome della città lagunare dove s’è riunita l'altro ieri, fa parte del Consiglio d’Europa, che riunisce 47 Stati, compresa la Turchia. Le autorità turche – ricorda AsiaNews - si rifiutano di riconoscere lo stato giuridico e religioso della sede di Costantinopoli, considerandola come una semplice diocesi della sola comunità ortodossa di Costantinopoli. Al Patriarca si riconosce la sola funzione di pastore di quella comunità. La Commissione europea afferma che il titolo “ecumenico” del Patriarcato di Costantinopoli è universalmente riconosciuto e non si capisce l’ostinazione delle autorità turche nel non riconoscere un fatto storicamente definito e accettato in tutto il mondo. E proprio al ruolo ecumenico del Patriarcato si lega il funzionamento della scuola teologica di Chalki chiedendone l’immediata riapertura. La Commissione fa inoltre esplicito richiamo alla Turchia per il riconoscimento giuridico di tutte le comunità religiose presenti in Turchia. L’articolo 9 del Trattato sui diritti dell’uomo prevede il diritto alla libertà religiosa, per il quale non va ostacolato l’esercizio delle funzioni religiose. In base alla sentenza, la Turchia non è obbligata a riconoscere il titolo ecumenico, ma non può però costringere nessuno a non riconoscere questo titolo storicamente affermato, definito e universalmente accettato. Proprio su quest’ultimo punto il gran giurì ha dichiarato di non comprendere le ragioni giuridiche per le quali la Turchia si rifiuta di riconoscere il ruolo storico del Patriarcato. (A.L.)
Emergenza lavoro nell’Unione Europea: i disoccupati sono oltre 21 milioni
◊ In Europa la disoccupazione continua ad essere una spina nel fianco della ripresa economica: nei Paesi dell’Unione Europea il numero dei posti vacanti subisce una drastica riduzione ed aumentano le fila di coloro che sono senza lavoro. I disoccupati sono 21 milioni, di cui 7,1 quelli che hanno perduto l’impiego da oltre 12 mesi. Questi allarmanti dati sono contenuti nel rapporto appena pubblicato da Eurostat, l’istituto statistico della Commissione Europea. Nello studio si sottolinea che la recessione economica mondiale ha innescato gravi conseguenze: in un anno, nel periodo compreso tra il terzo trimestre del 2008 e il terzo trimestre del 2009, il numero dei disoccupati è cresciuto di 5 milioni di unità. Gli incrementi più significativi riguardano coloro che hanno perso il lavoro da più tempo. Sono quasi raddoppiati quelli che stanno sopportando le conseguenze della perdita del lavoro per un periodo compreso tra tre e cinque mesi: sono passati dai 2,2 milioni del 2008 ai 3,5 milioni del 2009. Tra questi, il 61% ha un’età compresa tra 25 e 49 anni. Sono aumentati in modo ancora più evidente quelli che stanno cercando lavoro da un tempo più lungo, tra 6 e 11 mesi. Erano 2,6 milioni nel 2008. Sono divenuti 4,6 milioni nel 2009. Nel 2008, inoltre, quelli che avevano perduto l’impiego da più di un anno erano 5,9 milioni. Oggi sono 7,1 milioni e di questi la metà è disoccupata da più di due anni. Tra coloro che hanno perduto il lavoro da più di quattro anni, il 35% ha più di cinquant'anni. Il rischio di rimanere senza impiego per un lungo periodo è reale per un sostanziale numero di persone. Questo, si legge infine nel rapporto di Eurosat, può condurre a povertà ed esclusione sociale. (A.L.)
Congresso a Kampala per discutere l’emergenza acqua in Africa
◊ A Kampala, capitale ugandese, si è aperto ieri il XV congresso dell’Associazione africana dell’acqua. Il convegno, incentrato sul tema “Acqua, quali prospettive di fronte alle sfide energetiche e dei cambiamenti climatici”, precede la celebrazione della Giornata mondiale dell’acqua promossa dall’Onu e prevista il prossimo 22 marzo. “È evidente che i cambiamenti climatici, dovuti al surriscaldamento del pianeta, avranno un effetto sulle disponibilità di acqua in Africa”, riferisce Mamadou Dia, presidente dell’Associazione africana dell’acqua, presente all’incontro. “Tutte le parti coinvolte nella fornitura di servizi di base collegati all’acqua e all’igiene sono sempre più costretti a far fronte ad aumenti del costo dell’energia” che, come riferisce il presidente Dia nell’intervento riportato dall’agenzia Misna, ha “seriamente messo a rischio l’efficacia di progetti agricoli e la possibilità di rispondere in maniera adeguata alle esigenze delle popolazioni”. Si spera di poter giungere a possibili accordi interregionali con la creazione di reti in grado di massimizzare gli sforzi di più Paesi e amplificare in questo modo i benefici. “L’appuntamento di Kampala – spiega Mamadou Dia - servirà anche a fare il punto sugli sforzi per raggiungere gli obiettivi del millennio fissati dalle Nazioni Unite nella lotta alla povertà”. (C.F.)
Angola e Zambia: piogge ed alluvioni provocano vittime e danni
◊ Sono almeno 13 le persone morte ieri nella capitale dell’Angola, Luanda, per le forti piogge che hanno provocato la distruzione di abitazioni di fortuna e l’esondazione di alcuni corsi d’acqua. Lo riferiscono oggi i media locali, precisando che è ancora incerto il numero delle persone rimaste senza un tetto, ma si ritiene possano essere alcune centinaia. Oltre alle vittime, le forti piogge hanno provocato ingenti danni alle infrastrutture cittadine, soprattutto nei quartieri più poveri privi di qualsiasi forma di drenaggio delle acque e dove le abitazioni vengono spesso costruite senza rispettare norme minime di sicurezza. Ma le piogge e il maltempo - riferisce l'agenzia Misna - non si limitano alla capitale angolana, notizie di nuove vittime sono arrivate nelle ultime ore anche dal vicino Zambia, dove, secondo gli ultimi bilanci diffusi dalle autorità, almeno otto persone sono morte per alluvioni e smottamenti di terra, che hanno provocato anche danni a strade, ponti ed edifici governativi. Le autorità zambiane hanno mobilitato l’esercito per gestire le operazioni di soccorso, predisponendo ieri anche l’apertura della diga Kariba (al confine con lo Zimbabwe) e aumentando così la possibilità di alluvioni lungo il corso del fiume Zambesi soprattutto in territorio mozambicano. In Mozambico, dove nei giorni scorsi è stata predisposta l’evacuazione di oltre 130.000 persone da zone considerate a rischio alluvioni, le autorità hanno evidenziato il rischio che il maltempo possa aggravare il bilancio dell’epidemia di colera in corso con la stagione umida. Finora, secondo le ultime cifre, si sono registrati quasi 2700 casi di colera, 40 dei quali mortali. (R.P.)
Angola: messaggio dei vescovi per l'Anno Sacerdotale
◊ I vescovi della Conferenza episcopale di Angola, São Tomé e Principe (Ceast) al termine della loro prima Assemblea plenaria, si rivolgono ai sacerdoti nel messaggio pastorale per l’Anno Sacerdotale. “La ricerca della santità, che è l'orizzonte normale di ogni battezzato, è un dovere più urgente per il sacerdote” sottolinea il messaggio. “Si tratta di una specifica vocazione alla santità, che è contrassegnata dalla dedizione e dalla missione di essere segno e strumento di Cristo, Capo e Pastore della Chiesa, attraverso il suo ministero sacerdotale. Il ministero è una dinamica di identificazione personale del sacerdote, ministro di Cristo, nella fase di configurazione con Lui, che è venuto per servire e non per essere servito. Il ministero, lungi dall'essere un ostacolo, è il cammino di santificazione del sacerdote” come insegna l’esempio del Santo Curato d’Ars. “Il sacerdote - continua il messaggio - anche quando è impegnato in altre attività, come l'istruzione, non può dimenticare che è sempre un prete, e, pertanto, tali attività devono anche essere al servizio della missione pastorale”. “Il popolo angolano, assetato di Dio, si augura vivamente che i suoi sacerdoti siano 'uomini di Dio'." Ma "il prete non diventerà un uomo di Dio se non è un uomo di preghiera". Come afferma Benedetto XVI: “Essere sacerdote significa essere uomo di preghiera". "La preghiera, lo studio e lo zelo apostolico: questo è il cammino di santificazione del sacerdote” affermano i vescovi. In occasione dell’Anno Sacerdotale i presulii raccomandano l'adorazione "per la santificazione dei sacerdoti e la maternità spirituale”, indicata dalla Congregazione per il Clero; la mobilitazione dell'Unione Apostolica del Clero, al fine di rafforzare la fraternità dei sacerdoti. “Una preghiera per i sacerdoti sarà il miglior regalo che si può offrire loro e la conseguenza logica del vero amore” conclude il messaggio. (R.P.)
Isole Fiji: ciclone ‘Tomas’ provoca ingenti danni; molte zone isolate
◊ Il governo delle Isole Fiji ha dichiarato lo stato di emergenza nelle regioni settentrionali e orientali, le più colpite dal passaggio del ciclone 'Tomas', classificato forza quattro su una scala di cinque. Secondo il bilancio ancora provvisorio diffuso dalle autorità dell’arcipelago, una donna è morta e almeno 17.000 persone sono state costrette a rifugiarsi nei centri speciali allestiti dal governo. La protezione civile nazionale – rende noto l’agenzia missionaria Misna - fa sapere però che è troppo presto per avere un quadro completo dei danni, dal momento che il ciclone ha distrutto gran parte dei collegamenti con molte zone e isole minori da cui non si hanno notizie. Il ciclone, che oggi viene segnalato in indebolimento e in movimento verso sud, ha colpito le Isole Fiji con venti oltre i 175 chilometri orari, che hanno alimentato onde alte sette metri. Con l’interruzione della fornitura di elettricità, acqua, i servizi fognari interrotti, gli aeroporti chiusi, le autorità hanno decretato la chiusura di scuole e uffici amministrativi ed esteso fino a stasera il coprifuoco notturno. Il governo ha espresso le maggiori preoccupazioni per le isole settentrionali di Cikobia e Qelelevu. (A.L.)
Perù: la Caritas inaugura 78 abitazioni a Pisco, sconvolta dal terremoto del 2007
◊ Come parte della ricostruzione delle zone colpite dal terremoto del 15 agosto 2007, la Caritas Perù ha inaugurato 78 alloggi in muratura nei centri abitati di Montesierpe e Media Luna nel distretto di Humay, provincia di Pisco, Ica. Tutto questo è stato possibile - riferisce l'agenzia Fides - grazie alla solidarietà e al sostegno di Caritas Lussemburgo. Il progetto di ricostruzione integrale del distretto di Humay non comprende solo la costruzione di moduli abitativi, ma anche dei servizi sanitari (costruzione di cucine e bagni ecologici), un sistema di sorveglianza per il monitoraggio nutrizionale e la realizzazione di moduli produttivi, come l'allevamento dei porcellini d'India e coltivazioni biologiche, ha detto il coordinatore del progetto, Luis Peña. Per Avelina Subilete, che ha beneficiato del progetto a Montesierpe, gli aiuti ricevuti dalla Caritas hanno dato senso alla sua vita, perchè lei stessa ha partecipato alla costruzione della sua casa, ed è ciò che valorizza di più il suo lavoro. Alla cerimonia di inaugurazione e benedizione delle case erano presenti il vescovo di Ica, mons. Hector Vera Colona, il segretario generale della Caritas del Perù, ing. Jorge Lafosse Quintana, il sindaco del distretto Humay, Claudio Pillaca, la responsabile della Unità cooperazione internazionale della Caritas, Jennifer Bonilla, le famiglie beneficiarie e l'équipe tecnica di emergenza della Caritas Ica. Fino ad oggi, nelle zone colpite dal terremoto del 2007 dei dipartimenti di Lima, Ica ed Huancavelica, sono state costruite 961 case con diversi materiali: paglia, fango mescolato con paglia e in muratura. (R.P.)
I vescovi Usa organizzano due congressi per le comunità etniche cattoliche
◊ Negli Stati Uniti due conferenze nazionali celebreranno quest’anno il decimo anniversario dell’“Encuentro 2000”, lo storico mega-raduno della comunità cattolica ispano-americana organizzato a Los Angeles nel luglio del 2000 in occasione del Giubileo. Quarto di una serie iniziata nel 1972 per evidenziare il crescente ruolo del mondo ispanico all’interno della Chiesa cattolica americana, l’”Encuentro 2000” vide per la prima volta la partecipazione anche dei rappresentanti delle altre molteplici comunità etniche e linguistiche che compongono la Chiesa negli Stati Uniti. Lo scopo dell’iniziativa era infatti quello di celebrare l’Anno giubilare con la proposta di una visione cattolica comune per il Terzo Millennio attraverso il rispetto e il dialogo tra fedeli di diverse culture, etnie e lingue. E sarà questo lo spirito che animerà le due conferenze nazionali previste nei prossimi mesi. La prima in calendario – riferisce l’agenzia Cns - è la Conferenza del Network della diversità culturale cattolica, che si svolgerà dal 6 all’8 maggio presso l’Università di Notre Dame, nell’Indiana. Organizzato dallo stesso ateneo in collaborazione con la Conferenza episcopale degli Stati Uniti (Usccb) e il suo Segretariato per la diversità culturale nella Chiesa, l’incontro vedrà la partecipazione di circa 300 tra vescovi, sacerdoti, religiosi e laici in rappresentanza delle varie comunità e realtà sociali del Paese. L’obiettivo è di incoraggiare il dialogo tra queste diverse realtà. Come rileva in un comunicato il padre gesuita Allan F. Deck, direttore esecutivo del Segretariato, mentre a causa dei mutamenti demografici la composizione della Chiesa americana sta diventando sempre più articolata, la tendenza dei fedeli è a fare riferimento al proprio gruppo di appartenenza. “Anche se non vi è nulla di male in questo e, anzi, è necessario promuovere un senso di sicurezza e rafforzare la leadership all’interno di comunità ecclesiali in crescita – sottolinea padre Deck -, per altro verso, è sempre più evidente che per il bene comune ci deve essere un maggiore dialogo che superi i confini razziali e culturali”. Il secondo appuntamento in programma per il decennale dell’”Encuentro 2000” si terrà dal 23 al 26 settembre a Rosemont, nell’Illinois, con la partecipazione di centinaia di leader cattolici e di una dozzina di associazioni impegnate nell’apostolato tra gli ispanici. Il tema scelto per l’evento, organizzato dal Consiglio cattolico per la pastorale ispanica, in collaborazione con il Segretariato per la diversità culturale nella Chiesa, è “Radici e ali 2010”. L’incontro, spiegano gli organizzatori ,“sarà un’occasione di festa, per fare il punto sulla situazione attuale della pastorale ispanica negli Stati Uniti, intraprendere una riflessione teologica e per guardare al futuro con piani di azione pastorale concreti”. Tra i relatori sono previsti il cardinale Francis E. George, arcivescovo di Chicago e presidente della Usccb, mons. José H. Gomez, arcivescovo di San Antonio e presidente del Segretariato per la diversità culturale nella Chiesa, e mons. Jaime Soto, vescovo di Sacramento. (L.Z.)
Spagna: sul tema dell'educazione la Chiesa chiede un "accordo di Stato"
◊ “Da molti anni” i vescovi spagnoli “propongono un 'accordo di Stato' che potrebbe essere molto fecondo per il futuro dell’educazione”. È quanto, secondo un comunicato della Conferenza episcopale iberica, ha rammentato ieri sera mons. D. Casimiro López Llorente, vescovo di Segorbe-Castellón e presidente della Commissione episcopale per la formazione e la catechesi, incontrando il ministro dell’Istruzione, D. Ángel Gabilondo Pujol. Il presule - riferisce l'agenzia Sir - è stato convocato in qualità di presidente del Consiglio generale per l’educazione cattolica, nell’ambito delle riunioni che il ministro sta tenendo con diverse istanze educative, sociali e politiche per la realizzazione di un patto educativo. Questo accordo, ha affermato mons. López Llorente, “dovrebbe comprendere tutti gli attori implicati, tenendo conto che i titolari del diritto fondamentale all’istruzione sono, in primo luogo, i padri di famiglia e la società nelle sue diverse istituzioni”. Nel sottolineare il significato della concezione educativa della Chiesa e la sua realizzazione concreta “mediante la scuola cattolica, che configura in forma molto qualificata buona parte dell’attuale mappa educativa spagnola”, il presidente del Consiglio generale per l’educazione cattolica ha inoltre rammentato al ministro la necessità di “affrontare le questioni pendenti in materia di insegnamento della religione nel quadro delle relazioni Chiesa-Stato”. (R.P.)
Irlanda: resta alto il numero delle coppie che si sposano in Chiesa
◊ In Irlanda, nonostante i tentativi legislativi volti a minare il valore autentico dell’unione tra uomo e donna, resta saldamente alto il numero delle coppie che scelgono di sposarsi in Chiesa: è quanto emerge da una ricerca condotta dal Catholic Marriage Care Service (Accord) e ripresa dall’Osservatore Romano. Nell’indagine si rileva la netta preferenza dei cittadini per il matrimonio cattolico: “La realtà odierna - sottolinea il direttore nazionale di Accord, Ruth Barror - mostra che la maggior parte delle persone scelgono di unirsi in maniera tradizionale; sono circa ventimila le coppie di sposi all'anno, e il 75% di esse lo fanno in una chiesa cattolica”. In Irlanda è attualmente in corso un vivace dibattito sulla possibilità di riconoscere forme alternative al matrimonio. E’ in discussione al Parlamento, in particolare, il disegno di legge sulle unioni civili, il Civil Partnership Bill. La questione è stata anche al centro dell'ultima assemblea dei vescovi a Maynooth, in occasione della quale è stato pubblicato un documento dal titolo: “Why marriage matters” che esprime alcune preoccupazioni proprio su questo disegno di legge. L’agenzia Accord, strutturata in 58 centri sparsi nel nord e nel sud del Paese, ha celebrato nei giorni scorsi oltre 40 anni di attività al servizio della popolazione. Mons. William Walsh, presidente di Accord e vescovo di Killaloe ha sottolineato che “molti problemi all'interno delle coppie di coniugi possono essere prevenuti e superati attraverso un intervento tempestivo nel quadro della preparazione al matrimonio e dei servizi di consulenza”. Secondo i dati dell'agenzia, nel 2009 si è registrato un incremento dell’11% delle coppie che si sono rivolte alle varie strutture per ricevere ascolto in merito ai problemi presentati. In totale hanno superato il numero di quarantamila i contatti di consulenza con le strutture. Si tratta di un lavoro prezioso. Anche grazie a questi sforzi, il numero di separazioni e di divorzi in Irlanda è più basso se comparato a quello di altre nazioni europee. Tra le maggiori difficoltà mostrate dalle coppie ci sono l'incapacità di affrontare in maniera adeguata la nascita dei figli e l'aspetto economico. Tra il 2007 e il 2009, infatti, c’è stato un incremento del 71% delle coppie che si sono rivolte ad Accord per avere aiuto. Nel 2008 il 25% delle famiglie indicava la questione finanziaria come un problema e, nella prima metà del 2009, è arrivata a sfiorare il 31%. “La recessione — ha commentato il direttore dei consultori familiari di Accord, John Farrelly - continua a colpire il matrimonio e le famiglie”. (A.L.)
In Italia 150 mila figli “contesi” nel 2009 dopo il divorzio o la separazione dei genitori
◊ La separazione e il divorzio sono esperienze traumatiche non solo per la coppia. In Italia, negli ultimi dieci, anni sono almeno 1,4 milioni i figli che hanno sperimentato la sofferenza della rottura del proprio nucleo familiare. Ogni anno in Italia sono circa 160 mila i nuovi separati e 100 mila i nuovi divorziati. Si tratta di numeri impressionanti. E’ come se l’intera popolazione di Milano fosse stata coinvolta in questo dramma. A lanciare l’allarme è l’Associazione avvocati matrimonialisti italiani che fornisce anche altri preoccupanti dati: “Solo nel 2009 i bambini contesi sono stati oltre 150 mila”. Oltre 100 mila figli hanno subito la separazione dei genitori e altri 50 mila il divorzio. I fallimenti della coppia si traducono in situazioni difficili per i figli, spesso costretti a vivere solo con uno dei due genitori o a barcamenarsi tra due case, come succede nell’affidamento condiviso. Sono sempre più frequenti infine le battaglie giudiziarie: “Le coppie italiane – spiega Gian Ettore Gassani, presidente dell’Associazione matrimonialisti italiani – si contendono i figli come se fossero oggetti da espropriare o, peggio, bottino di guerra”. (A.L.)
All'Emilia-Romagna il primato di aborti in Italia
◊ “Le iniziative per scoraggiare il ricorso all’aborto sono fallite, sono state insufficienti o non ci sono state affatto”. E’ quanto scrive Giorgio Carbone, docente di bioetica alla Facoltà teologica dell’Emilia-Romagna sulle pagine di Bologna sette, l’inserto domenicale di Avvenire. Stato e regione hanno il compito di “rimuovere quelle cause che spingono una donna a chiedere di abortire”. Il maggior numero di interruzioni volontarie di gravidanza riguarda Bologna (2.877), seguita da Modena (1.843), Reggio Emilia (1.363), Parma (1.300) e Ravenna (1.062). Per Carbone i dati parlano chiaro: nel 2000 gli aborti volontari sono stati 11.071, numero addirittura inferiore a quello registrato otto anni dopo. “La nostra regione - aggiunge il docente- vanta il primato italiano del più alto tasso di abortività: su un campione di 10.000 donne, comprese tra i 15 e i 49 anni, 119 di esse hanno ricorso all’aborto nel 2007, mentre nel 2008 hanno fatto ricorso all’aborto 116 donne”. (A.L.)
Rientra in patria il piccolo palestinese curato in Italia
◊ “Questa mattina Muath e suo padre partiranno dall’aeroporto di Fiumicino per rientrare nella Striscia di Gaza: finalmente la loro famiglia sarà nuovamente unita. Una storia a lieto fine divenuta simbolo di un concreto esempio di solidarietà internazionale grazie alla Farnesina e le autorità israeliane”. A darne notizia è Benedetta Paravia, portavoce di Angels onlus, associazione umanitaria che ha permesso al piccolo palestinese di 17 mesi, malato di tumore, di ricevere a Roma tutte le cure necessarie. Un trasferimento difficile, sbloccatosi grazie all’intervento del governo italiano che si è adoperato per ricevere il nullaosta israeliano necessario a varcare il valico di Erez. A febbraio il piccolo si è sottoposto ad un complesso intervento chirurgico conclusosi con l’asportazione della massa tumorale. L’intervento è durato sette ore. E’ stato scongiurato il rischio di un trapianto e il bambino sta bene ed è completamente guarito. Muath torna a casa felice con una valigia piena di doni anche per i suoi coetanei bisognosi di cure. Il papà del bambino, infatti, porterà nella Striscia di Gaza una partita di latte speciale, messo a disposizione dall’associazione umanitaria tramite il gruppo Farmacrimi, che sarà distribuito a neonati affetti da una grave allergia al lattosio. Grazie a questo latte speciale potranno continuare a vivere. (A.L.)
Autismo: a Roma il primo centro italiano per il trattamento precoce
◊ La collaborazione tra la Fondazione Handicap Dopo di Noi, Ospedale Pediatrico Bambino Gesù e Opera don Calabria di Roma ha portato all’avvio dell’attività del primo Centro italiano a favore dei bambini autistici e delle loro famiglie. La struttura sarà in grado di assicurare un trattamento precoce e una vera e propria full immersion formativa per le famiglie che, con un programma specifico, potranno affrontare anche tra le pareti domestiche le complesse dinamiche dell’autismo. L’autismo è un disturbo neurobiologico complesso che tipicamente dura tutta la vita e fa parte di un più ampio gruppo conosciuto come “disturbi dello spettro autistico” che riguarda da 5 a 50 persone su 10.000. Si presenta in tutte le popolazioni, senza distinzione di gruppo sociale, ed è più frequente nei maschi. Compromette la capacità di una persona di interagire e di comunicare con gli altri, interferendo quindi con gli aspetti più significativi dell’essere umano. E’ anche associato a comportamenti ripetitivi. L’autismo può oggi essere diagnosticato in modo attendibile dai 2-3 anni, anche se alcuni segni si evidenziano già a partire dai 6 mesi di vita. Se un bambino riceve una diagnosi di autismo, dopo una accurata valutazione neuropsichiatrica, è fondamentale che inizi al più presto un intervento specifico. Il Centro, realizzato con il sostegno di Fondazione Vodafone e grazie al contributo di Anima, Fondazione Bnl, Federalberghi e di altre aziende e istituzioni, ha sede a Roma nel complesso dell’Opera don Calabria, in via Giovanbattista Soria, 13. E’ in grado di seguire fino a 56 famiglie l’anno. Ai bambini tra i 18 mesi e i 6-7 anni, visitati presso l’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù, viene proposto il trattamento intensivo presso il Centro dove anche i familiari vengono formati alla costante applicazione del metodo, moltiplicando così le ore di trattamento del bambino e favorendone i miglioramenti. (A.L.)
Un libro e uno spettacolo raccontano il carisma di Giovanni Paolo II
◊ Un’opera fresca di stampa ricorda la figura di Giovanni Paolo II a cinque anni dalla sua morte, avvenuta il 2 aprile del 2005. Il libro, intitolato “Giovanni Paolo II. Il Papa che parlava alla gente”, analizza il carisma e la vitalità di Wojtyla. Il libro, a cura di Sabina Caligiani ed edito dalle Paoline, si accosta alla figura di Giovanni Paolo II analizzando la grande capacità comunicativa di Papa Wojtyla. Una ricchezza che affondava le proprie radici in una visione della storia e della persona di grande respiro filosofico e teologico. Da qui nasceva il suo invito a “vivere nella storia senza paura”, a scegliere Cristo come punto focale e riferimento ultimo della vita, ad allargare i propri orizzonti e a coltivare una grande stima per la dignità della persona umana. Un altro lavoro, sempre incentrato sulla figura di Giovanni Paolo II, è “Lolek, il giovane Wojtyla” (Paoline Editoriale Audiovisivi). Si tratta di uno spettacolo teatrale e musicale che, scavando nella memoria, mette in luce aspetti particolarmente significativi della personalità del futuro Pontefice. I numerosi scritti di Karol Wojtyla, che legano la vita interiore a quella pubblica, la storia mondiale e la biografia personale, sono i riferimenti basilari di questa drammaturgia agile e incisiva, ricca di spunti di regia. La musica e le canzoni, che si alternano nei diversi momenti dello spettacolo, evocano identità geografiche e culturali, mantenendo una compattezza stilistica dell’opera nella sua totalità. Il testo teatrale è stato curato dalla regista Roberta Nicolai. I testi delle canzoni sono di Daniela Cologgi e le musiche di Sandro Di Stefano. (A.L.)
On line, dal 2 aprile, l’informazione web di Rai vaticano
◊ Il prossimo 2 aprile sarà disponibile su Rai.tv il nuovo spazio web di Rai vaticano, www.raivaticano.rai.it. Sarà composto da diverse sezioni, tra cui “Berrette rosse”, raccolta di interviste esclusive ai cardinali e “Dirette televisive”, “Agenda delle religioni”, con filmati riguardanti le Chiese cristiane e le altre religioni. Altre rubriche sono “Servizi e immagini”, “Storie” di personaggi famosi e gente comune interrogata sul rapporto con la fede e “Tutti gli uomini (e le donne) del Vaticano” con interviste a vaticanisti. L’iniziativa sorge dall’esigenza di “valorizzare e rendere disponibile a tutti l’inestimabile patrimonio multimediale di questa importante struttura aziendale”. Nella nota diffusa ieri e riportata dall’agenzia Sir, si legge che tale progetto si prefigge come obiettivo quello di diventare il punto di riferimento dell’informazione religiosa prodotta dalla Rai mediante la radiofonia e diverse testate e reti televisive. Il nuovo spazio web sarà on line in occasione del Venerdì Santo e del quinto anniversario della scomparsa di Giovanni Paolo II. (C.F.)
Medio Oriente: tensione a Gerusalemme nell'odierna "Giornata della collera", indetta da Hamas contro i nuovi insediamenti israeliani
◊ Tensione a Gerusalemme, dove si sono verificati scontri tra la polizia israeliana e gruppi di palestinesi in occasione della odierna “Giornata della collera” decretata da Hamas per protestare contro i progetti ebraici a Gerusalemme est. Intanto, l’emissario statunitense per il Medio Oriente, Mitchell, ha rinviato la sua visita in Israele. Benedetta Capelli:
Lacrimogeni, granate, lanci di sassi. E’ lo scenario cui si è assistito stamani a Gerusalemme tra la polizia israeliana e gruppi di palestinesi. Teatro dei disordini la periferia nord della Città santa, incidenti si sono registrati nel campo profughi di Kalandya, vicino a Ramallah, e in altre località della Cisgiordania. Il bilancio è di una cinquantina di contusi o feriti lievi tra i manifestanti e i poliziotti israeliani. L’area rimane blindata con tremila agenti a vigilare anche gli accessi a Gerusalemme, per impedire che i palestinesi di cittadinanza israeliana, residenti in Galilea, arrivino a dare man forte ai manifestanti. A far scatenare la tensione l’odierna “Giornata della collera” proclamata da Hamas contro l'espansione ebraica nella parte orientale di Gerusalemme e all'indomani dell'inaugurazione della grande sinagoga Hurva, situata entro le mura della Città vecchia che – secondo la tradizione – sarebbe il preludio alla rinascita di un tempio ebraico addirittura sulla Spianata, al posto della moschea Al Aqsa. Accanto a quello che succede sul terreno, c’è anche una crisi diplomatica che si sta consumando tra gli Stati Uniti e Israele, culminata nel rinvio della missione prevista per oggi dell’inviato americano per il Medio Oriente, Mitchell, e che segue l’ennesima conferma ieri da parte del premier ebraico, Netanyahu, di non interrompere gli insediamenti a Gerusalemme Est. Oltre agli Stati Uniti, ha protestato anche l’Alto Rappresentante europeo per gli Esteri, Catherine Ashton, che dal Cairo ha sottolineato che gli insediamenti minano i negoziati di pace. Negoziati ai quali – risponde l’Autorità nazionale palestinese (Anp) – Netanyahu non sarebbe interessato.
Pakistan, violenza
Almeno 10 talebani sono stati uccisi in un raid condotto da un drone statunitense nella zona del Waziristan settentrionale, alla frontiera tra Pakistan e Afghanistan. Si è concluso in modo positivo il rapimento di un bambino, residente in Gran Bretagna ma di origini pakistane, sequestrato alcune settimane fa durante una vacanza con il padre a Jhelum, 100 chilometri da Islamabad. Ieri, il rilascio del piccolo che era tenuto da un gruppo di uomini armati. Non si sa se sia stato pagato un riscatto.
Afghanistan, Onu
In una videoconferenza, ieri sera, tra il presidente americano, Barack Obama, e il suo omologo afghano, Hamid Karzai, il capo della Casa Bianca ha riaffermato l’impegno a lungo termine preso dagli Stati Uniti nel Paese asiatico. I due leader hanno anche discusso del processo di riconciliazione con i talebani. Intanto, nonostante il clima di violenza, l’Onu è tornata a garantire la sua presenza. Insieme con il neo-rappresentante del Palazzo di Vetro a Kabul, Staffan De Mistura, sono rientrati 600 dipendenti delle Nazioni Unite, allontanati sei mesi fa per motivi di sicurezza.
Thailandia, manifestazioni dell'opposizione
Anche oggi in Thailandia decine di migliaia di manifestanti, tutti sostenitori dell’ex premier Shinawatra, sono scese in piazza a Bangkok per una nuova imponente manifestazione di protesta contro il governo del premier, Abhisit Vejjajiva. Tra le iniziative organizzate, i dimostranti hanno raccolto il loro sangue per poi versarlo davanti la sede del governo, nel tentativo di ottenere lo scioglimento del parlamento ed elezioni anticipate. Da Bangkok, il commento del giornalista Stefano Vecchia, intervistato da Giada Aquilino:
R. – La donazione di sangue che è avvenuta questa mattina è servita per celebrare una sorta di rito propiziatorio all’interno del palazzo del governo. L’edificio è stato praticamente preso d’assedio da decine di migliaia di manifestanti. Una delegazione di leader è entrata, ha versato una parte del sangue raccolto - la previsione era di raccoglierne circa mille litri - e poi ha lasciato il palazzo. Ovviamente, tutto sotto il controllo di un imponente apparato di sicurezza sia di polizia, sia di militari, tutti non armati.
D. – Perché è così forte l’opposizione contro il premier Vejjajiva?
R. – Perché stanno venendo alla luce tutti i problemi di questo Paese: un Paese fortemente diviso, ineguale per molti aspetti, un Paese in cui una buona parte della popolazione – soprattutto quella rurale – ha poco per vivere e anche ben poche speranze di evolvere da questa situazione. I manifestanti sono guidati da una serie di leader e hanno come punto di riferimento Thaksin Shinawatra, l’ex premier ora in esilio: ora hanno deciso di dare una spallata finale al governo, occupando in qualche modo Bangkok.
D. – Eppure a Thaksin Shinawatra sono stati confiscati miliardi di dollari per episodi di corruzione. Perché l’ex premier ha così tanta presa tra la popolazione?
R. – Perché è l’unico, da molti anni, che abbia dato se non altro l’illusione alla popolazione di avere qualcuno che li ascoltasse. Tutti citano il programma dei "30 baht", ossia la possibilità di accedere all’ospedale, di avere le cure essenziali, a volte anche interventi chirurgici al prezzo di 30 baht, ossia circa 70 centesimi di euro: qualcosa che prima nessuno aveva mai fatto.
Yemen, governo-ribelli
Si riaccende la tensione in Yemen. Il governo di Sanaa ha reso noto che i ribelli sciiti del nord hanno violato l’accordo per il cessate-il-fuoco siglato mesi fa. Gli insorti sarebbero nuovamente tornati nelle zone che avevano lasciato, istituendo nuovi posti di blocco e ostacolando il lavoro degli osservatori incaricati di controllare il rispetto della tregua.
Usa-Russia Start
Il parlamento russo ha minacciato di non ratificare il nuovo Trattato Start con gli Stati Uniti se l’accordo sul disarmo nucleare non includerà lo scudo antimissile americano in Europa. Da tempo, Mosca e Washington stanno mettendo a punto l’intesa che sostituirà lo Start-1, concordato nel 1991 e scaduto il 5 dicembre 2009.
Italia, indagato Berlusconi, accuse ai magistrati
Nuove accuse alla magistratura e alla sinistra sono giunte oggi dal premier italiano, Silvio Berlusconi. In una lettera al Club della Libertà, associazione a supporto del Pdl, ha parlato della loro alleanza “per influenzare il voto dei cittadini” in vista delle elezioni regionali. Le dichiarazioni del premier arrivano all’indomani della sua iscrizione nel registro degli indagati da parte della Procura di Trani nell’ambito della vicenda Rai-Agcom, l’autorità garante delle Telecomunicazioni. Berlusconi è indagato per concussione e minacce insieme al commissario dell’Agcom, Innocenzi, e al direttore del Tg1, Minzolini.
Francia, regionali
Dopo il voto alle regionali di domenica, al via in Francia il gioco delle alleanze in vista del ballottaggio del 21 marzo. Ieri, Europe Ecologie e Front de Guache, formazioni di sinistra, hanno confermato l'accordo per il secondo turno delle elezioni in 19 delle 22 regioni, ma l’intenzione dell’opposizione, ormai maggioritaria nel Paese, è di riconquistarle tutte e 26. Intanto, l’Ump, partito del presidente Sarkozy, ha chiesto ai suoi collaboratori di lavorare affinché si riportino i francesi a votare. Nel primo turno l’astensionismo è stato pari al 53%.
Grecia, Unione Europea
Domina l’incertezza nelle quotazioni della Borsa di Atene dopo lo slittamento da parte dell’Unione Europea delle decisioni in merito agli aiuti per arginare la crisi economica in Grecia. “L’accordo c’è, ma restano ancora alcuni punti tecnici che dovranno essere approfonditi nelle prossime settimane”: lo ha precisato ieri il presidente dell’Eurogruppo, Jean-Claude Juncker.
Nigeria-elezioni
La Commissione elettorale nigeriana ha indicato due date possibili per le prossime elezioni presidenziali. Le consultazioni si potranno tenere il 22 gennaio 2011 o l'11 aprile 2011, a seconda dell'esito delle riforme elettorali in discussione in parlamento.
Cile-sisma
E’ tornata la paura in Cile. La scorsa notte, un nuovo sisma ha scosso il Paese causando danni alla rete elettrica e telefonica. L’epicentro del terremoto – di magnitudo 6.7 Richter – è stato registrato nell’Oceano Pacifico, circa 70 chilometri a nord-ovest di Concepcion, devastata dal sisma e dallo tsunami del 27 febbraio scorso. La replica registrata nella notte è una delle più forti delle ultime due settimane. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 75
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