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Sommario del 15/03/2010
Nonostante le difficoltà, non rinunciate ai sogni e rifiutate una libertà svincolata da valori: così il Papa ai giovani, nel Messaggio per la 25.ma Gmg
◊ “La vostra età costituisce una grande ricchezza non solo per voi ma anche per gli altri, per la Chiesa e per il mondo”. Così, il Papa si rivolge ai giovani nel Messaggio per la 25.ma Giornata Mondiale della Gioventù che si celebrerà il prossimo 28 marzo, Domenica delle Palme. Si tratta della celebrazione a livello diocesano, che si alterna con il raduno mondiale dei giovani. Il prossimo è già fissato nell’agosto 2011 a Madrid. Del Messaggio di Benedetto XVI per la Gmg 2010, pubblicato oggi, ci parla nel servizio Fausta Speranza:
“Il cristianesimo non è primariamente una morale”: così, afferma il Papa aggiungendo che è innanzitutto “esperienza di Gesù Cristo”. Spiega: il cristianesimo è sperimentare che Cristo “ci ama personalmente” e lo fa anche “quando gli voltiamo le spalle”. “In questo amore si trova la sorgente di tutta la vita cristiana”, dice il Papa. Questo amore “ci permette di superare tutte le prove: la scoperta dei nostri peccati, la sofferenza, lo scoraggiamento”. Da qui l’invito di Benedetto XVI: “Mettetevi in ascolto di Dio, che ha un suo disegno di amore su ciascuno di voi”.
(Musica)
E da qui la scelta del tema della Gmg di quest’anno: “Maestro buono che cosa devo fare per avere la vita eterna?”. E’ la domanda del giovane ricco nel suo incontro con Gesù. Un incontro che mostra – spiega il Papa – “la grande attenzione di Gesù verso i giovani”. Mostra – sottolinea rivolgendosi ai giovani - “quanto sia grande il suo desiderio di incontrarvi personalmente e di aprire un dialogo con ciascuno di voi”.
Come il giovane ricco del Vangelo che chiede a Gesù cosa deve fare, “forse anche voi – dice il Papa - vivete situazioni di instabilità, di turbamento o di sofferenza, che vi portano ad aspirare ad una vita non mediocre e a chiedervi: in che consiste una vita riuscita? Che cosa devo fare? Quale potrebbe essere il mio progetto di vita?”. “Non abbiate paura di affrontare queste domande! – dice Benedetto XVI - Lontano dal sopraffarvi, esse esprimono le grandi aspirazioni, che sono presenti nel vostro cuore. Pertanto, vanno ascoltate”. E il Papa invita a non lasciare inascoltate le chiamate alla vita sacerdotale o religiosa o al matrimonio, ad andare controcorrente se lo chiede il Vangelo.
(Musica)
Benedetto XVI ricorda che la “mentalità attuale propone una libertà svincolata da valori, da regole, da norme oggettive e invita a rifiutare ogni limite ai desideri del momento”. “Ma questo tipo di proposta – afferma - invece di condurre alla vera libertà, porta l'uomo a diventare schiavo di se stesso, dei suoi desideri immediati, degli idoli come il potere, il denaro, il piacere sfrenato”.
Il Papa sa e ricorda le difficoltà dei giovani: “Chi vive oggi la condizione giovanile – dice – si trova ad affrontare problemi derivanti dalla disoccupazione, dalla mancanza di riferimenti ideali certi e di prospettive concrete per il futuro”. Affrontando il tema della crisi economica e riprendendo la sua Enciclica sociale Caritas in Veritate, il Papa ricorda ''alcune grandi sfide attuali'', invitando i giovani contribuire per il bene comune: dall'ecologia alla redistribuzione dei beni, dal controllo dei meccanismi finanziari alla lotta contro la fame nel mondo, dalla difesa della dignità e della vita al ''buon uso'' dei mezzi di comunicazione sociale. ''Non si tratta - afferma - di compiere gesti eroici o straordinari, ma di agire mettendo a frutto i propri talenti e le proprie possibilità, impegnandosi a progredire costantemente nella fede e nell'amore''.
Il Papa invita a non dimenticare tutti i doni che “il Signore ha rinchiuso nel cuore di ciascuno”. Raccomanda ai giovani di impegnarsi “in percorsi seri di formazione personale e di studio per servire in maniera competente e generosa il bene comune”. A “coltivare nel cuore desideri grandi di fraternità, di giustizia e di pace”. Dunque di mettere a frutto i propri talenti e le proprie possibilità. “Nonostante le difficoltà – dice Benedetto XVI ai giovani – non lasciatevi scoraggiare e non rinunciate ai vostri sogni”. L’ormai prossima Giornata Mondiale della Gioventù, che celebreremo nella Domenica delle Palme, è la 25.ma: 25 anni fa Giovanni Paolo II dava il via a quello che Benedetto XVI chiama “l’appuntamento annuale dei giovani credenti del mondo intero”. Per questo anniversario, Benedetto XVI consegna ai giovani queste parole: “Il futuro è nelle mani di chi sa cercare e trovare ragioni forti di vita e di speranza”.
(Musica)
Benedetto XVI in visita alla comunità luterana di Roma: guardare con fiducia a Cristo per proseguire sulla via dell’ecumenismo
◊ Un’unità spezzata in tanti cammini: è questa la realtà dei cristiani, una realtà che tuttavia non deve indurre alla tristezza, piuttosto ad elevare a Dio preghiere perché tutti siano una cosa sola. E’ la riflessione che Benedetto XVI ha svolto ieri pomeriggio nella visita alla chiesa luterana di Roma. Non si può essere cristiani senza comunità, ha sottolineato ancora il Papa parlando a braccio in tedesco, e se ancora manca l’unità c’è tuttavia da sperare, da proseguire la strada dell’ecumenismo guardando a Cristo. Il servizio di Tiziana Campisi:
E’ l’uomo ad aver distrutto quel cammino tracciato da Cristo che per primo si è fatto chicco di grano morendo per tutti. Siamo noi che abbiamo diviso in tanti cammini quell’unico cammino dell’amore: il donarsi senza riserve per l’altro. Benedetto XVI ha descritto così quell’unità che ancora manca fra i cristiani, quell’unità che ancora deve fare progressi, che è stata spezzata dall’incapacità di imitare la via indicata da Gesù.
E invece è accettare la croce la via di Cristo, è saper far convivere speranza e dolore, proiettandosi continuamente verso il prossimo, in un amore smisurato; proprio come quello che Gesù ha dimostrato. Un amore che l’evangelista Giovanni descrive rivolto a chiunque, senza preferenza alcuna.
“Dass wir miteinander mit Ihm gehen…
Per essere cristiani bisogna essere un noi, comunità - ha spiegato il Papa - ma è una comunità che ha subito divisioni quella cristiana, ed è da qui che nasce l’ecumenismo, quel tentativo di riprendere il cammino insieme.
Cattolici e luterani percorrono strade diverse dal XVI secolo, quando Lutero affermò che l’uomo si salva soltanto per la grazia di Dio, quindi per fede, dissentendo dalla dottrina cattolica per la quale la salvezza viene dalla grazia divina e dai meriti acquisiti con le opere buone. La Dichiarazione congiunta cattolico-luterana sulla giustificazione del 31 ottobre 1999 ha aperto il cammino ecumenico affermando che fede e opere sono riassunte nella parola “grazia”.
“Dass Er zuletzt sie schenken kann…
Solamente Dio può donare l’unità - ha rimarcato Benedetto XVI -, costruita dai soli uomini sarebbe fragile. Per questo c’è da pregare, da chiederla a Dio.
E se non stare attorno allo stesso calice può indurre tristezza, ha riflettuto il Pontefice, c’è da perseverare, come suggerisce la domenica del Laetare - celebrata ieri - la domenica della gioia, quella che ai cristiani immersi nel cammino della Quaresima, invita a guardare Dio al di là di ogni preoccupazione, perché il suo amore, nella Pasqua, ci ha mostrato la vita oltre la morte.
Ed è stato accolto con gioia Benedetto XVI nella Christuskirche. Doris Esch, presidente della comunità luterana, ha ricordato i passi che hanno riavvicinato cattolici e luterani: la visita di Giovanni Paolo II 25 anni fa e la firma della Dichiarazione congiunta, 10 anni or sono.
"Beide Jubiläm, beide Erinnerungen..."
Entrambe le esperienze sono vive e importanti nella nostra comunità – ha detto Doris Esch – e ci incoraggiano a continuare a camminare sulla via dell’ecumenismo.
Anche il pastore Jens-Martin Kruse ha parlato di gioia sottolineando che quella del cristiano consiste nella fiducia in Dio.
"Wer oder was sollte glaubwürdiger, verlässlicher..."
Chi o che cosa dovrebbe essere più credibile, più affidabile, più capace di sopportare carichi di un Dio – sono le parole del pastore Kruse - che comincia dove cominciamo anche noi, ma che non smette dove finiscono le nostre possibilità e forze?
“Può darsi - ha proseguito - che l’amore di Dio, nella realtà di questo mondo, fallisca sulla croce”; ma “Dio, mantenendo il rapporto col Gesù crocifisso attraverso e oltre la morte, e risvegliandolo la mattina di Pasqua, ha dimostrato di essere un Dio di vita che, dove noi vediamo solo morte e rovina, crea vita nuova”.
Divisi, dunque, cattolici e luterani, ma rivolti insieme verso Cristo, tanto che, ha aggiunto il pastore Kruse “… se, nel dolore, siamo qui gli uni per gli altri e condividiamo insieme e celebriamo la gioia nella fede, allora questo sarà anche un passo fondamentale per rendere visibile ed efficace l’unità di cui viviamo”.
Gli ha fatto eco Benedetto XVI che scorge già l’unità in questo incontro con i luterani. C’è unità, ha concluso, perché guardiamo tutti insieme all’unico Cristo. La via dell’ecumenismo va dunque proseguita, ha incoraggiato Benedetto XVI:
"Dass er damit uns wirklich..."Preghiamo perché il Signore ci doni l’unità, affinché il mondo creda.
Udienze e nomine
◊ Giornata densa di incontri per Benedetto XVI. Il Papa ha ricevuto stamani in udienza il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza episcopale italiana. Successivamente ha ricevuto il cardinale ucraino Lubomyr Husar, arcivescovo maggiore di Kyiv-Halyc e mons. Mieczysław Mokrzycki, arcivescovo di Lviv degli Ucraini. Infine, in tarda mattinata, il Pontefice ha incontrato un gruppo di presuli della Conferenza episcopale del Burkina Faso e del Niger, in visita “ad Limina”.
In Croazia, il Papa ha nominato arcivescovo di Zadar, mons. Želimir Puljić, finora vescovo di Dubrovnik.
In Slovenia, il Papa ha nominato vescovo di Celje mons. Stanislav Lipovšek, del clero dell’arcidiocesi di Maribor, finora parroco della Cattedrale.
In Argentina, il Papa ha nominato vescovo ausiliare di Buenos Aires, assegnandogli la sede titolare di Summa, padre Vicente Bokalic Iglic, della Congregazione della Missione (Lazzaristi), ex-provinciale della Congregazione della Missione in Argentina.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ In prima pagina, un editoriale del direttore dal titolo "I greci che vogliono vedere Gesù".
Nell'informazione vaticana, il messaggio di Benedetto XVI per la XXV Giornata mondiale della gioventù.
In rilievo, nell'informazione internazionale, il mercato delle armi, che non conosce crisi.
Dio non può essere solo una spiegazione: in cultura, George V. Coyne sulla nuova cosmologia e la ricerca di una struttura matematica ideale.
Un articolo di Lina Vagni Sansone dal titolo "Il silenzio bombardato": Pio XII e la Città del Vaticano attaccata nel 1943.
Andrea Maria Erba ripercorre l'itinerario di conversione del conte Grigorij Suvalov, divenuto barnabita.
Sul tema della vocazione nell'arte un articolo di Timothy Verdon dal titolo "Francesco e la profezia della vera grandezza".
La vita secondo l'abate Faria: il conte di Montecristo riveduto e corretto da Maria Luisa Spaziani.
Francia: vince l'astensionismo nelle elezioni regionali. Sconfitta per Sarkozy, avanzano i socialisti
◊ La Francia si è recata, ieri, al voto per le elezioni amministrative, disertate però dal 53% degli aventi diritto. Test negativo per la formazione del presidente Sarkozy soprattutto in vista dell’appuntamento con le presidenziali del 2012. E ora si lavora per invertire la tendenza in prossimità del secondo turno fissato per domenica 21 marzo. Da Parigi, Francesca Pierantozzi:
I francesi hanno punito la destra di Nicolas Sarkozy. Al primo turno delle regionali vince - come previsto - la sinistra. Il partito socialista che sfiora il 30% sorpassa il conservatore Ump e diventa il primo partito del Paese. A sorpresa ottiene un ottimo risultato anche il fronte nazionale di Jean-Marie Le Pen. L’estrema destra supera l’11 % e sarà presente domenica prossima in oltre la metà dei ballottaggi. Il dato più significativo resta, tuttavia, l’astensione che supera il 53 % . Un record storico in Francia: meno di un elettore su due si è recato alle urne. Subito dopo le prime proiezioni, il segretario del partito socialista Martin Aubry ha lanciato un appello all’unione della sinistra per vincere i ballottaggi del secondo turno. I socialisti potranno contare sull’alleanza con Europe Ecologie e con la sinistra radicale. Gli ecologisti guidati da Cohn-Bendit si confermano la terza forza del Paese, si attestano intorno al 13%. Totalizzano, invece, circa il 6% comunisti e radicali uniti nel Front de Gauche. Al centro perde voti il MoDem di François Bayrou che arriva a malapena al 4 %.
Una sconfitta cocente ma attesa per il presidente Sarkozy e per l’Ump, Unione per un movimento popolare, che lascia ora il posto di primo partito di Francia alla sinistra. Sulle ragioni dei risultati di queste regionali, Roberta Rizzo ha raccolto il commento di Domenico Quirico, corrispondente a Parigi del quotidiano “La Stampa”:
R. – Il segnale politico è chiaro: è evidente una sconfitta netta e forte del centro-destra del partito del presidente Sarkozy ed una vittoria - potremmo dire anche una “rinascita” – del partito socialista, della sinistra. Si può dire che i socialisti hanno vinto nonostante i socialisti, nel senso che il miglior argomento elettorale dei socialisti è stata la politica del presidente Sarkozy, i suoi errori, l’antipatia che ha raccolto negli ultimi tempi tra l’elettorato. I socialisti, in realtà, restano un partito vecchio, diviso e le cui risse si ripresenteranno puntualmente al momento della scelta del candidato per le presidenziali del 2012. Detto questo, è un partito radicato sul territorio e che riesce sempre nelle elezioni locali ad avere un buon successo.
D. – La corsa all’Eliseo per il 2012 può dirsi già partita da ieri?
R. – Questo certamente no. Due anni e mezzo in politica sono un’era intera. Di qui al 2012 tutto può succedere sia sul piano della crisi economica, sia sul piano internazionale ed interno. Il dato di fatto è che Sarkozy ha già dilapidato il suo capitale di consenso.
D. – Cosa ha penalizzato Sarkozy: l’astensione?
R. – Quelli che non sono andati a votare sono sostanzialmente gli elettori che avevano votato Sarkozy nel 2007. Poi c'è il fatto che il Front National, a cui aveva sottratto molti voti alle elezioni presidenziali, è tornato ad essere sopra il 10 per cento.
D. – Cosa cambierà nella politica del presidente Sarkozy?
R. – A breve termine, credo nulla. E’ possibile qualche aggiustamento nelle assegnazioni degli incarichi, ma il problema non è lì. I francesi non hanno votato sul governo o sui singoli personaggi dell’équipe ministeriale che, peraltro, nella stessa concezione di Sarkozy sono semplicemente dei collaboratori: hanno votato in base agli umori che provano nei confronti del presidente. In questo momento, questi umori sono sostanzialmente di rifiuto, di insofferenza, di biasimo, così come dimostrano i sondaggi.
Un'aberrazione che mortifica la dignità umana: così, “Scienza e Vita” sull’asta di ovuli in una clinica londinese
◊ “Notizie aberranti, servono leggi specifiche a livello internazionale”: così, Lucio Romano, presidente dell’associazione “Scienza e Vita” in merito alla decisone di una clinica londinese, specializzata in inseminazioni artificiali, di mettere all’asta ovuli di giovani donatrici americane che poi saranno impiantati negli Stati Uniti, aggirando così la legge britannica che ne vieta la commercializzazione. L’iniziativa è stata pensata per promuovere un servizio che permette, intervenendo geneticamente, di determinare il sesso e i caratteri somatici del nascituro. Massimiliano Menichetti ha intervistato lo stesso Lucio Romano:
R. – E’ aberrante la volontà di voler designare e preordinare le caratteristiche di un figlio. Significa cancellare completamente, annullare del tutto, negare quello che è il diritto all’unicità, all’originalità dell’essere umano e, quindi, anche di un figlio. Un figlio non più come la dimensione propria di essere soggetto ma tradurlo e quindi usarlo appunto nella dimensione dell’oggetto.
D. – Ci troviamo di fronte, di fatto, a derive eugenetiche?
R. – Senza dubbio. La stessa società europea di embriologia della riproduzione umana in un documento di alcuni anni fa riportava appunto quella che è la presa di posizione di alcuni embriologi, di alcuni genetisti e di alcuni ginecologi, i quali propendono anche alla determinazione del sesso, per esempio, per ragioni non mediche; alla predeterminazione di caratteri che possono essere confacenti in ragione dei bisogni della cosiddetta “coppia committente”. E’ aberrante del tutto perché può significare selezionare e selezionare significa definire a priori una dignità e una qualità di vita che nessuno può segnare ad un soggetto in maniera soggettiva.
D. - Un ovulo che viene messo all’asta come se fosse un qualsiasi oggetto…
R. - Commercializzazione non solo per quanto riguarda i propri organi ed apparati come qualcuno inizia già a preventivare ma addirittura mettere in commercio quelle che sono cellule deputate alla riproduzione - nel caso specifico ovuli e spermatozoi in altri casi – e che significa quindi la commercializzazione della vita.
D. – Una china aberrante e che a volte però non viene neanche percepita come tale…
R. – Giocando con la vita evidentemente si incunea poco per volta in un sentire comune, una certezza che in quanto è possibile fare determinate cose, secondo un principio di autodeterminazione, ne viene di conseguenza che si possono fare e in quanto si possono fare potrebbero rientrare in criteri di liceità. Questo è il piano scivoloso lungo il quale dobbiamo porre un argine.
D. - Forte il dibattito anche nella comunità scientifica. Qual è il suo auspicio?
R. – Una posizione di condivisione a livello di società scientifica e non solo ma una posizione di assunzione di responsabilità sotto il profilo antropologico ed etico. Quindi una lettura della ricerca scientifica che non deve essere assolutizzata senza alcuna riflessione sulla norma morale ma il richiamo di nuovo ai diritti fondamentali dell’uomo, il primo dei quali è sicuramente quello di non essere selezionato in ragione delle proprie caratteristiche, della preordinazione. Questa è la mancanza assoluta di un fondamento di una società, a livello internazionale, che possa essere definita civile e rispettosa dei profondi valori di ogni essere umano.
La Chiesa indiana in difesa dei dalit, discriminati e senza diritti
◊ Anche in questo periodo quaresimale i dalit vivono in India una "Via Crucis" senza fine. Oltre 10 mila cosiddetti "fuori casta" cristiani e musulmani si riuniscono oggi a Nuova Delhi per chiedere al governo di moltiplicare i propri sforzi contro le discriminazioni sociali. La scorsa settimana si è tenuta inoltre nello Stato indiano del Tamil Nadu la ‘Lunga Marcia’ di 800 chilometri in favore dei dalit. La manifestazione si è conclusa con l’arresto e il successivo rilascio dei vescovi del Tamil Nadu. Sulla ‘Lunga Marcia’ si sofferma, al microfono di Emer McCarthy, uno degli organizzatori di questa iniziativa, padre Cosmon Arokiaraj, segretario esecutivo della Commissione per le minoranze della Conferenza episcopale indiana (Cbci):
R. – The initiative was taken by…
L’iniziativa è stata presa dalla Commissione per i dalit della Conferenza episcopale cattolica indiana. Ma la Commissione ha organizzato anche l’incontro di tutti i leader del movimento, in particolare dei leader cristiani dei dalit del Tamil Nadu, che hanno creato un’alleanza. Con i leader del movimento hanno inoltre organizzato questa marcia.
D. – Una marcia lunga più di 800 chilometri che ha attraversato lo Stato del Tamil Nadu, con destinazione finale Chennai, capitale del Tamil Nadu. Come è stata vissuta la marcia?
R. – This march, in my opinion, …
Questa marcia, secondo me, in questo periodo quaresimale, è come una Via Crucis, che ha portato nostro Signore Gesù a raggiungere il Golgota. Lui è morto sulla Croce ed è risorto: è un segno di speranza! Questa marcia, perciò, è un segno di speranza, uno dei segni di speranza per i cristiani dalit e i musulmani dalit, che ha avuto il suo culmine il 5 marzo a Chennai, in un grande incontro pubblico, cui hanno partecipato circa 20 mila persone e tutti i vescovi del Tamil Nadu. Era previsto anche un incontro con il primo ministro, che non è stato possibile, perché la polizia ha impedito ai partecipanti alla marcia di entrare in città. I vescovi, però, hanno deciso di entrare comunque per una marcia pacifica. Ma sono stati trattenuti e arrestati. Poi i presuli e altre persone sono state rilasciate e insieme con i leader politici hanno lanciato un appello. Hanno richiesto l'istituzione di una commissione nazionale per le minoranze linguistiche e religiose.
D. – Quindi, la conclusione è stata positiva, con il rilascio dei leader religiosi e l’appello da parte dei leader politici locali alla gente...
R. – Around 7 o’clock in the evening…
Intorno alle 7 di sera, il primo ministro del Tamil Nadu ha incontrato la delegazione dei vescovi ed ha assicurato che le loro richieste saranno presentate al governo centrale.
Le stragi dimenticate nel nord est della Repubblica Democratica del Congo. La denuncia del vescovo Fridolin Ambongo
◊ Il nord est della Repubblica Democratica del Congo continua ad essere sconvolto da eccidi compiuti dai ribelli del sedicente Esercito di resistenza del signore (Lra), responsabile del saccheggio e della distruzione di interi villaggi. Secondo stime dell’Onu, almeno 1200 civili sono stai massacrati tra settembre 2008 e giugno 2009. Il silenzio mediatico e l’impotenza delle autorità governative fanno spesso da cornice a queste stragi perpetrate dal gruppo ribelle ugandese nonostante la presenza di 17 mila caschi blu dell’Onu nel Paese africano. Alessandro Gisotti ha raccolto la denuncia di mons. Fridolin Ambongo Besungu, vescovo della diocesi di Bokungu-Ikela e presidente della Commissione Giustizia e Pace della Conferenza episcopale congolese:
R. – Nessuno parla di questa situazione. Ne parlano solo quando c’è un’emergenza, ma i problemi ci sono, anche se con dei piccoli miglioramenti. A Dungu oggi la gente torna nel proprio villaggio. Quelli che erano scappati, infatti, adesso stanno tornando, aiutati dai militari congolesi e ugandesi nell’allestimento dei campi. Invece, nella parte di Douma, dove c’è la sede della diocesi, non ci sono tanti cambiamenti, perché tutti quelli che avevano lasciato le case e i villaggi, per fuggire dagli attacchi dell’Lra (Esercito di liberazione del signore), non vogliono tornare a casa, non essendoci nessuna sicurezza per loro.
D. – La Chiesa del Congo, in particolare lei come presidente della Commissione Giustizia e Pace, continua a denunciare anche una certa indifferenza della comunità internazionale...
R. – Certo, questo è il messaggio che noi cerchiamo di portare sempre. Tutti parlano della situazione del Congo, ma parlano solo della situazione ad Est. Invece a Nord, di Dungu e Douma, nessuno ne parla, ma la gente soffre! Qui a Dungu, la gente è scappata dai villaggi e non c’è la possibilità di coltivare i campi. Non sappiamo come andrà quest’anno, perché in questa stagione non è stato piantato nulla. Come si farà a mangiare? Noi abbiamo paura per la fame e di conseguenza per le malattie.
D. – Ci sono però tanti segni di speranza dal basso, per esempio l'impegno del padre comboniano Mario Benedetti e un progetto dell’Opam, Opera per la promozione dell’alfabetizzazione, una scuola per questi profughi...
R. – A livello di Chiesa, siamo molto grati a tutti quelli che ci aiutano. Qui la Chiesa fa molto e noi siamo convinti che questo aiuto, che arriva da parte di donatori, faccia molto per la formazione della popolazione, per l’educazione ed anche per dare da mangiare a questo popolo: è una fonte di speranza.
Una storia che guarda al futuro: a due anni dalla morte, il Movimento dei Focolari ha celebrato la sua fondatrice Chiara Lubich
◊ Una storia cominciata con Chiara Lubich che ora guarda al futuro: è quella del Movimento dei Focolari che, a due anni dalla scomparsa della fondatrice, Chiara Lubich, il 14 marzo 2008, ha ricordato con molte iniziative in tutto il mondo la sua figura e il suo pensiero. A Roma, ieri pomeriggio, si è tenuto un Convegno al Campidoglio, dove 10 anni fa era stata conferita alla Lubich la cittadinanza onoraria romana. Il servizio di Adriana Masotti:
“Con oggi dunque, sono cittadina romana”.
Così, Chiara Lubich, 10 anni fa. “Vorrei che all’avvenimento odierno, aveva continuato, corrispondesse un impegno da parte nostra: dedicarci d’ora in poi a questa città, più e meglio potenziando in essa ciò che può offrire il nostro carisma: l’amore, l’unità fra tutti, dovunque”. Un’idea profetica quella della fraternità universale di Chiara che ieri al Campidoglio, interventi, testimonianze, documenti filmati hanno dimostrato possibile. Lo conferma nel suo saluto il cardinale Stanislaw Rilko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici: molte le letture che si fanno oggi del nostro mondo, di solito a tinte fosche, dice, ma ci sono anche altre realtà come questa. Perciò ricordiamo Chiara con enorme gratitudine. Tra i primi a parlare è l’Imam Izak el Pasha.
(Voce imam)
Racconta di quando, nel 1997, la Lubich, invitata dall’imam W.D. Mohammed parlò a circa 3000 musulmani afro-americani nella sua Moschea a New York. Un evento che, dice, ha abbattuto tante barriere e ha portato luce a tanti. “Quel giorno è stato stipulato un patto di unità che non morirà mai. Insieme riusciremo a costruire la pace su questa terra perché questa è la volontà di Dio”. In quella moschea c’era anche il rabbino di New York, Michael Schevach.
(Voce rabbino)
Parla della sua iniziale diffidenza e paura verso i musulmani e poi durante quell’incontro di una guarigione interiore: la scoperta dell’uguaglianza nella diversità. Si passa a Fontem nel Camerun, dove il movimento è presente dal 1966 chiamato a soccorrere un popolo a rischio di estinzione. Incredibile ora il suo sviluppo avvenuto grazie a relazioni sociali basate sul rispetto e sull’amore reciproco: bianchi cristiani e neri che in maggioranza praticano la religione tradizionale, si sentono fratelli. Altri interventi descrivono realizzazioni concrete sui fronti dell’economia, dell’educazione e dell’impegno sociale, ispirate ad una nuova cultura, la cultura del dare. Tutti possono fare qualcosa per costruire un mondo più fraterno e lo sguardo dei presenti si spinge avanti, sul futuro. Quella al Campidoglio non vuol essere una commemorazione, aveva detto Maria Voce, attuale presidente dei Focolari:
“Perché si commemora qualcuno che è passato, ma non è questo il caso. Noi vogliamo celebrare una vita, una vita che è cominciata con Chiara e che continua”.
India: proseguono le violenze contro i cristiani. Oltre mille episodi in due anni
◊ Non accennano a diminuire gli episodi di violenza diretti contro i cristiani in India: l’ultimo è notizia di oggi, riferita dall’agenzia Fides: alcuni agenti di polizia si sono recati nella cattedrale di Karwar, nel Karnataka, per diffidare il Vicario generale dal diffondere pubblicazioni cristiane e immagini religiose, in quanto rappresenterebbero “un’offesa per gli indù”. Ma è solo l’ultimo, in ordine cronologico, degli episodi persecutori: l’8 marzo un pastore protestante a Mysore è stato interrotto e picchiato durante un incontro di preghiera che stava conducendo; alla fine di febbraio a Karvar alcuni indù hanno accusato i cristiani locali di operare “conversioni forzate” e li hanno percossi abbandonandoli in mezzo alla strada. A denunciare queste violenze è Joe Dias, laico cattolico responsabile del Catholic Secular Forum di Bangalore che difende e promuove i diritti dei cristiani, appoggiato dall’arcivescovo di Mumbai, cardinale Oswald Gracias. L’attivista racconta come tali avvenimenti siano all’ordine del giorno e accadano nella totale indifferenza delle autorità e dell’opinione pubblica, copertura garantita dal governo del Baratiya Janata Party, il partito nazionalista indù al potere da due anni. “In questo periodo abbiamo documentato oltre mille episodi anticristiani – spiega – peggio di quanto avvenuto in Orissa dove, almeno, c’è stata una sollevazione popolare. Qui non c’è alcun impatto emotivo perché non ci sono denunce ufficiali né servizi da parte dei mass media”. Il Catholic Secular Forum chiede un intervento ufficiale della Conferenza episcopale indiana e un atto del governo centrale dell’Unione per far dimettere il governo nazionalista del Karnataka. (R.B.)
Studioso islamico indiano condanna le violenze contro la comunità copta in Egitto
◊ “I musulmani devono riflettere in modo serio sui loro fallimenti e ritornare ai valori sanciti dal Corano”: così lo studioso islamico indiano Asghar Ali Enginneer, responsabile del Centro studi sulla società e il secolarismo con sede a Mumbai apostrofa i fanatici che si sono resi responsabili degli scontri con la comunità copta in Egitto venerdì scorso. In particolare Ali Enginneer, nell’intervista rilasciata ad Asianews, si sofferma sulla condanna di alcuni imam “che fomentano odio e divisioni interconfessionali”. L’episodio cui fa riferimento risale, appunto, al 12 marzo scorso, quando una folla di tremila estremisti islamici si è scagliata contro alcuni fedeli copti riuniti in preghiera a Mersa Matrouh, nel nordovest dell’Egitto. La violenza è stata scatenata dalla notizia, falsa, che la comunità copta stava costruendo una nuova chiesa, rivelatasi poi un ospizio. Negli scontri sono rimaste ferite 25 persone e la polizia ha arrestato 30 individui, tra musulmani e cristiani. “I musulmani si riferiscono al profeta Maometto come Muhsin-e-Insaniyyat, ovvero il benefattore dell’umanità, ma è raro che si chiedano davvero il significato di questa caratteristica. Molti fedeli non conducono una vita semplice come quella del profeta – conclude Asghar Ali Enginneer – non rispettano i diritti e la dignità umana, non tutelano la giustizia e non tengono in alta considerazione la vita umana”. (R.B.)
Libano: sabato a Beirut una giornata di solidarietà per i cristiani iracheni
◊ Una Messa presso il Santuario di “Nostra Signora del Libano” sulla collina di Harissa, nei pressi della capitale libanese Beirut, ha chiuso la giornata di preghiera e riflessione intitolata “La croce in Iraq sanguina, a quando la risurrezione?”, organizzata sabato scorso per ricordare le sofferenze dei cristiani iracheni. Alla giornata - riferisce l'agenzia Fides - hanno partecipato il vescovo Bshara-Raii a nome del patriarca maronita Nasrallah Boutros Sfeir, l’ambasciatore iracheno in Libano Omar Al-Barzanji, mons. Gabriele Giordano Caccia, nunzio apostolico in Libano e diversi leader religiosi cristiani. "La presenza dei cristiani in Mesopotamia e in tutto l'Oriente è una causa umanitaria", ha detto il patriarca siriaco cattolico Ignatius Joseph Younan III. "Per questo motivo, esprimiamo la nostra solidarietà, che non è fatta solo di parole e sentimenti”. “I cristiani in Iraq sono colpiti da fanatici estremisti che mirano a privare l'Iraq della sicurezza, e commettono le loro azioni in nome della religione. L'Iraq non ha niente a che fare con assassini fanatici” ha detto l'ambasciatore Barzanji. Mons. Caccia ha pronunciato un discorso citando Benedetto XVI, nel quale ha esortato i cristiani iracheni a perseverare, nonostante le difficoltà. (R.P.)
La denuncia dell’Economist: almeno 100 milioni di bambine eliminate nel mondo
◊ Una giovane coppia aspetta il primo figlio. Vivono in una regione povera del mondo, ma in forte sviluppo, e nonostante abbiano potuto studiare e godano di benessere economico, la tradizione ha insegnato loro di preferire i maschi alle femmine. Questa credenza in loro è molto radicata, così, quando fanno un’ecografia e scoprono che il nascituro sarà una bambina, si trovano davanti a una scelta di fondo. Cosa faranno? È la domanda che si pone il periodico britannico The Economist in edicola dal 4 marzo, che denuncia il massacro di bambine in alcune zone in via di sviluppo del mondo come in Cina e nell’India settentrionale, dove nascono 120 maschi ogni 100 femmine. Non conta che, secondo recenti ricerche scientifiche, i maschi siano più esposti alle malattie infantili. Un vero e proprio genocidio. Secondo l’inchiesta, citata dall’agenzia Zenit, in certe aree le donne stanno scomparendo e c’è un “numero innaturale” di maschi: in Cina, ad esempio, il rapporto è 108 a 100 nella generazione di nati a metà degli anni Ottanta; nel 2000 di 124 a 100, in alcune province rurali addirittura di 130 a 100. Ma non bisogna colpevolizzare soltanto la Cina: questo fenomeno esiste in tutti i continenti e coinvolge tutte le classi sociali, soprattutto quelle più ricche e a più elevato grado d’istruzione. Paese virtuoso è invece la Corea del sud, che dal 1990 ha deciso di invertire la tendenza: grazie ad atteggiamenti antidiscriminatori e leggi sulla parità il rapporto maschi-femmine sta tornando alla normalità. Per favorire il cambiamento, secondo l’Economist, la Cina dovrebbe innanzitutto abolire la politica del figlio unico, adottata per ridurre l’aumento della popolazione e tutti i Paesi promuovere l’istruzione delle donne, abolire le leggi che le discriminano e i limiti relativi al sesso. (R.B.)
La lettera del vescovo di Amsterdam sugli abusi in Olanda: “Non possiamo scusare i torti”
◊ “Non possiamo scusare i torti. Proprio come Chiesa abbiamo esigenze morali alte su noi stessi e gli altri”. Dura e diretta la lettera del vescovo di Haarlem e Amsterdam, in Olanda, mons. Joseph Punt, letta ieri durante l’omelia della celebrazione domenicale, con la quale ha condannato gli episodi di abuso sessuale all’interno di istituzioni cattoliche olandesi. Il presule ammette di provare un “forte shock e una profonda vergogna” e sostiene il dovere “di riconoscere i gravi difetti strutturali che sono a lungo stati all’interno del vecchio sistema d’istruzione”. Il pensiero va ovviamente alle vittime e al riconoscimento delle “ferite spirituali” che sono state loro inferte e che “le accompagneranno per tutta la vita. Tutta la Chiesa deve sentire la colpa per questo”. Di qui l’invito a pregare per tutti coloro che sono stati oggetto di abusi, in particolare nei casi in cui l’origine sia stata riconosciuta e gli autori deceduti impunemente. Il vescovo conclude annunciando che per l’ammissione al ministero del sacerdozio sono state proposte verifiche più attente per valutare se i candidati possiedono o meno la maturità mentale ed emotiva per accettare il celibato. Infine, l’agenzia Sir riporta la notizia che sarà l’ex ministro Wim Deetman, di fede protestante, a presiedere la commissione indipendente voluta dai vescovi olandesi per far luce sui casi di abusi nelle istituzioni cattoliche olandesi e i cui lavori inizieranno tra sei-otto settimane. “Mi sono chiesto se sono la persona giusta in quanto non cattolico – ha dichiarato il neopresidente – ma il desiderio di sottolineare l’indipendenza è più importante di tutto”. (R.B.)
Don Di Noto definisce “una grande vittoria morale” lo scioglimento del partito pedofilo olandese
◊ Il partito olandese dell'Amore Fraterno, della Libertà e della Diversità, il primo partito dichiaratamente pedofilo nato nel 2006 e che aveva tra i suoi obiettivi la liberalizzazione della pornografia infantile e i rapporti sessuali fra adulti e bambini, ha deciso di sciogliersi. “Una bella notizia quella di oggi. Una bella vittoria civile”, ha commentato don Fortunato Di Noto, pioniere nella lotta alla pedofilia e fondatore dell'Associazione Meter onlus, che fin dalla sua costituzione aveva avviato una campagna contro questo partito. “Gli esponenti del partito olandese dell'Amore Fraterno, della Libertà e della Diversità - che mirava ad abbassare l'età del consenso a 12 anni ed è per questo stato accusato di fomentare la pedofilia - ha deciso di sciogliersi dopo non essere riuscito per la seconda volta a raccogliere le 600 firme necessarie a concorrere alle prossime elezioni politiche”, ha spiegato il sacerdote siciliano. “Per poter eleggere un deputato il movimento, creato nel 2006, avrebbe dovuto ottenere circa 60mila voti”, spiega don Di Noto all'agenzia Zenit. Per questa ragione, continua, “i fondatori del movimento hanno dichiarato che il dibattito e le polemiche sollevate dal partito hanno impedito ogni seria discussione dei suoi obiettivi, e dunque i suoi membri hanno optato per lo scioglimento”. Tuttavia, don Fortunato Di Noto denuncia la presenza ancora oggi di una serie di siti (migliaia, da tutto il mondo) a favore della pedofilia. “Sono ancora migliaia - dichiara il fondatore di Meter - i siti che promuovono la liceità e la normalizzazione degli abusi sessuali. Una vera e propria strategia per rendere normale ciò che è invece un orrore. Per ora ci prendiamo questa vittoria - conclude don Fortunato -: lo scioglimento di questo fantomatico partito l’hanno deciso coloro che sono dalla parte dei bambini. Speriamo che chiudano anche il loro portale”.(R.P.)
Mozambico: alluvioni e colera mettono in ginocchio il Paese
◊ Sono già 42 i morti e 2600 i casi di contagio accertati finora: è questo il drammatico bilancio di un’epidemia di colera che si sta diffondendo nel nord e nel centro del Mozambico, in particolare nelle zone colpite in questi giorni da alluvioni. Secondo il quotidiano locale “Notícias”, citato dalla Misna, la situazione è aggravata da un preoccupante innalzamento del livello del fiume Zambesi, che sta costringendo al trasferimento di interi villaggi: seimila persone sono state spostate dalle autorità governative nell’ultima settimana. Il piano d’emergenza varato dal governo interesserà complessivamente 130mila persone, abitanti di villaggi già costretti a trasferirsi nel 2000 e nel 2007 per episodi analoghi. L’epidemia di colera, però, sta complicando ulteriormente le operazioni di soccorso. (R.B.)
Repubblica Centrafricana: l'odissea di una tredicenne nelle mani dei ribelli ugandesi dell'Lra
◊ Mons. Juan José Aguirre Muños, vescovo di Bangassou, ha inviato all'agenzia Fides una drammatica testimonianza su Marlene, una ragazzina di 13 anni che ha trascorso 540 giorni nella mani dei guerriglieri ugandesi dell’Lra (Esercito di Resistenza del Signore) una formazione che imperversa tra il nord-est della Repubblica Democratica del Congo, il Sud Sudan e l’estremo sud-est della Repubblica Centrafricana. “Nel marzo 2008, centinaia di soldati sono entrati ad Obo, nell’est della Repubblica Centrafricana. Lì i ribelli hanno saccheggiando i granai, hanno violentato le donne nei loro letti in tre o quattro soldati alla volta, e seminato la disperazione, lasciando decine di famiglie in lutto. Quella notte hanno preso Marlene insieme a molti altri giovani di Obo, ed è così iniziato il suo calvario con l'Lra. È stata costretta - continua il presule - a 15 giorni di marcia forzata, assistendo alla morte di alcuni rapiti che non sono riusciti a tenere il ritmo degli altri e sono stati finiti a colpi di machete. Un anno e mezzo di orrore, 18 mesi attraverso la foresta. Marlene è stata costretta, insieme agli altri ostaggi, a formare un muro umano quando gli elicotteri ugandesi hanno sparato missili contro il campo Kony, nella foresta congolese di Garamba. Per tutto il tempo ha dormito sdraiata sul terreno, legata ad un albero, fingendo di dormire mentre qualcuno abusava di un'altra ragazza legata allo stesso tronco. Marlene - scrive mons. Aguirre Muños - è stata impiegata come sguattera, costretta a servire i soldati, lavando i loro panni nel fiume, mentre assisteva all’indottrinamento dei suoi compagni di scuola, rapiti come lei, che imbracciando una mitraglietta , venivano formati alla guerra. Dopo il terzo tentativo di fuga, nel luglio scorso, Marlene è riuscita a tornare a Obo dopo aver camminato attraverso la giungla per 10 giorni. È giunta con i piedi distrutti, in stato di shock, con una ferita aperta sulla guancia. Sua madre si è fatta in quattro per nutrirla, abbracciandola di notte, quando gridava, e confortandola durante i suoi lunghi silenzi. Un mese dopo - scrive ancora il vescovo - l'LRA ha razziato di nuovo Obo: saccheggi, violenze, furti e brutalità. Pochi giorni fa hanno bruciato un'automobile di una Ong italiana, uccidendo l'autista e il suo assistente africani. Così il nome di Obo è comparso su Internet, perché vi era un collegamento con l’Italia. Ma ad Obo e dintorni vivono 15.000 persone, schiacciate dalla fame e dalla paura. Sono stato costretto a ritirare le suore da quell’inferno, ma i sacerdoti centrafricani sono rimasti per dare coraggio e forza al popolo. Marlene è ora a Bangassou, presso un centro per studentesse nei pressi della cattedrale. Un mese più tardi, la giovane è tornata a sorridere, - conclude mons. Aguirre Muños - a raccontare timidamente le sue sventure e ad essere una persona come tutte le altre”. (R.P.)
Zambia: la Caritas lancia un programma informativo per le elezioni del 2011
◊ Nel 2011, i cittadini dello Zambia saranno chiamati alle urne per le elezioni presidenziali e parlamentari. In vista di questo appuntamento, la Caritas locale lancia un programma di formazione e informazione della cittadinanza. Intitolato “Strategia elettorale per il 2011”, il programma mira a far sì che le leggi elettorali del Paese siano “messe in pratica e rispettate”. “In questo modo – si legge in una nota della Caritas – la Chiesa cattolica locale potrà contribuire alla realizzazione di un processo elettorale credibile e veritiero”. A questo proposito, la Chiesa si impegna “a trattare tutti gli aspetti dei processi elettorali, senza concentrarsi esclusivamente sulle elezioni, che sono solo un singolo avvenimento”. “Il processo elettorale – continua il documento – include anche il dialogo sulle politiche elettorali, il quadro giuridico e le procedure ad esso connesse”. Caritas Zambia, infatti, deplora la scarsità di informazione sui procedimenti elettorali, così come la difficoltà di reperire la documentazione sui programmi politici dei partiti: lacune che, afferma, possono “compromettere la qualità delle elezioni ed il governo democratico”. Dal suo canto, il segretario generale della Conferenza episcopale dello Zambia, mons. Joe Komakoma, ribadisce: “La Chiesa resterà indipendente e neutrale” dall’agone politico, poiché “il suo ruolo è di promuovere il buon governo e di far sì che i cittadini votino per leader credibili che portino il Paese allo sviluppo”. “Il senso di responsabilità e la trasparenza – continua il presule .- dovrebbero essere al centro di tutto l’agire pubblico, sia quello dei politici che dei cittadini”. Gli fa eco padre Sam Mulafulafu, direttore esecutivo di Caritas Zambia, che mette in guardia contro la mancanza di democrazia all’interno degli stessi partiti e assicura: l’organizzazione caritativa farà in modo che la strategia elettorale raggiunga tutte le regioni del Paese. (I.P.)
Congo: l'arcivescovo di Kinshasa ricorda il cardinale Malula
◊ Sono in pieno svolgimento a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo, le celebrazioni in ricordo del cardinale Joseph-Albert Malula (1917-1989), considerato il “padre e fondatore della Chiesa di Kinshasa”. L’Anno del cardinale Malula, che si svolge dal 20 settembre 2009 al 20 settembre 2010, intende ricordare il 50esimo di episcopato del cardinale e i 20 anni della morte. Ai primi di marzo, nell’arcidiocesi di Kinshasa si sono tenuti alcuni convegni che hanno messo in luce diversi aspetti della personalità del porporato. Il 7 marzo scorso don François Luyeye ha tenuto una relazione sul tema "il Cardinale Malula e il progetto di una Chiesa congolese in uno Stato congolese. L’attualità di un pensiero nel giubileo d’oro dell’indipendenza della Rdc”. La seconda conferenza è stata tenuta del padre gesuita Léon de Saint Moulin, sul tema “Il cardinale Malula, padre e fondatore della Chiesa di Kinshasa. Dati storici e prospettive pastorali”. Nicodème Kalonji, animatore pastorale, ha infine svolto una relazione intitolata "Il cardinale Malula e la creazione delle Comunità Ecclesiali di Base (Cevb). Le tematiche di una nuova maniera di essere della Chiesa”. Altri convegni sono in corso e ne daremo conto nei prossimi giorni. Mons. Laurent Monsengwo Pasinya, arcivescovo di Kinshasa, ha sottolineato che “il tema di queste giornate dedicate al cardinale Malula, Pastore profetico, ha veramente suscitato l’interesse dei partecipanti. Questo interesse dimostra la pertinenza e l’attualità del pensiero e dell’opera del cardinale Malula. Si tratta, per ciascuno di noi, di un’eredità da conservare con cura. Questa eredità non è una mummia ma un pensiero vivente. Questi convegni, grazie alle analisi precise dei conferenzieri, ci chiamano all’impegno”. (R.P.)
El Salvador: le celebrazioni per il 30.mo anniversario dell’assassinio di mons. Romero
◊ Con l’avvicinarsi del 24 marzo, giorno in cui in diversi luoghi del mondo, in particolare in El Salvador e nel resto dell’America Latina, sarà ricordato il trentesimo anniversario dell’assassinio di mons. Oscar Arnulfo Romero, arcivescovo di San Salvador, crescono le iniziative e gli annunci che vorrebbero mantenere viva la memoria e l’eredità religiosa e spirituale del presule. Ieri, il successore del vescovo ucciso, mons. Luis Escobar Alas, alla fine della Messa, ha anticipato che in occasione della “Giornata nazionale” decisa dal Parlamento per il 24 marzo, nella cattedrale della capitale salvadoregna l’Eucaristia commemorativa sarà presieduta dal cardinale di Città del Guatemala, arcivescovo Adolfo Quezada Toruño. Ci saranno celebrazioni eucaristiche in altre diocesi salvadoregne e in quasi tutte le principali città dell’America Latina, così come in diversi Paesi europei, e tutte sulla scia di quanto ha stabilito la Conferenza episcopale sul sacrificio di mons. Romero, che non può e non deve essere ricondotto a nessun schieramento politico o ideologico, poiché la sua morte e il senso ultimo della sua immolazione, da cristiano e sacerdote, oltrepassa gli interessi di parte. Così, sabato scorso, lo ha ricordato il presidente Mauricio Funes annunciando che il 24 marzo rinnoverà la sua richiesta di perdono per questo orrendo crimine e tanti altri, migliaia, che in passato si sono perpetrati all’ombra di comportamenti oscuri, omertosi e complici da parte di persone alle quali le loro alte funzioni avrebbero dovuto imporre la difesa della verità e della vita. Nel corso di un concerto, in omaggio di mons. Mons Romero, al quale hanno aderito la quasi totalità degli artisti salvadoregni, sabato scorso il presidente Funes ha detto: “Ha offerto la sua vita per amore di Cristo e del suo popolo”, soprattutto per “i più poveri e addolorati, nel cui volto vedeva il Signore al quale aveva consacrato la propria vita”. Non sono parole del tutto nuove: Giovanni Paolo II nella celebrazione memoriale dei "nuovi martiri", al Colosseo, il 7 maggio 2000, pregava così: "Ricordati, Padre dei poveri e degli emarginati, di quanti hanno testimoniato la verità e la carità del Vangelo fino al dono della loro vita: pastori zelanti, come l'indimenticabile arcivescovo Oscar Romero ucciso all'altare durante la celebrazione del sacrificio eucaristico...". E Benedetto XVI, nella visita ad limina ai vescovi salvadoregni, nel febbraio 2008, lo ha ricordato tra "i pastori pieni dell'amore di Dio". (A cura di Luis Badilla)
Paraguay: dichiarazione della plenaria dei vescovi su educazione, lavoro e famiglia
◊ La Conferenza episcopale del Paraguay nella sua recente riunione plenaria ha riflettuto sulla Missione continentale e sul senso vero da dare alle celebrazioni del bicentenario dell’indipendenza nazionale che sarà ricordato in quasi i tutti i Paese dell’America Latina. Si tratta, scrivono i presuli nel comunicato finale, di “trovare nel cuore della nostra storia i dinamismi che ci proiettano verso una patria che ha bisogno di patrioti e di dirigenti impregnati di autentico amore per il Paraguay”. Il Paese, aggiungono, ha “bisogno di noi” e attende “cittadini e cristiani disponibili a costruire una nazione libera e sovrana”. In questa direzione, compito dei vescovi è promuovere un’educazione di qualità per tutti attraverso un nuovo sistema educativo che “garantisca la formazione della persona umana e promuova lo sviluppo integrale”: condizioni necessarie per “rinforzare l’identità nazionale”. Nell’ambito di questa formazione, i vescovi del Paraguay danno fondamentale importanza alle condizioni che permettono di accrescere “l’immagine di Dio” racchiusa in ogni individuo e, dunque, all’educazione verso la trascendenza. “Perciò – osservano - esprimiamo le nostre preoccupazioni per gli orientamenti di un’educazione sessuale che contraddice i principi fondamentali della natura umana e affermiamo ancora una volta la verità sulla la creazione dell’uomo quale maschio e femmina e sul matrimonio che vive responsabilmente la sua sessualità aperta alla vita”. Parlando sempre dell’educazione, i vescovi ne rilevano l’importanza anche per quanto riguarda la “trasformazione delle condizioni di povertà ed emarginazione in cui si trova il Paese”. “Un’educazione di qualità potrebbe garantire – aggiungono - uno sviluppo sostenibile, personale e sociale”; e dunque, “come Chiesa ci sentiamo interpellati per dare maggiore rilevanza alla pastorale giovanile e vocazionale” nella quale possono crescere “buoni cittadini e anche nuovi discepoli di Gesù Cristo”. Il documento episcopale presta particolare attenzione alla salute e al sistema pubblico che deve garantire la salute alla popolazione, in particolare quella più povera. Sulla questione della terra e il suo sfruttamento, centrale nella vita del Paese, i presuli ricordano che essa “è un dono di Dio per tutti”. Al riguardo chiedono alle autorità più “attenzione alla questione con lo scopo di raggiungere una giusta distribuzione più equa”. Preoccupa anche il mondo del lavoro, soprattutto il fenomeno della disoccupazione, e perciò i vescovi chiedono la creazione di nuove fonti di introito. Il lavoro, sottolineano, “aiuta a diminuire la povertà regnante, l’emigrazione interna ed esterna di giovani e adulti, soprattutto delle donne” e dunque va assunto come priorità urgente. I vescovi ricordano anche l’importanza delle tasse, giuste e adeguate, che ciascuno deve pagare come contributo al bene comune, ragion per cui chiedono la rapida approvazione della legge sul tema. La Conferenza episcopale del Paraguay conclude il comunicato con un’ampia riflessione sull’importanza della famiglia e la sicurezza dei cittadini. “La famiglia è la prima educatrice di pace e convivenza sociale” e quella che per prima “trasmette la fede”, scrive. Dalla sua stabilità, dalla fiducia reciproca dei suoi membri, “nasce la vera sicurezza della nazione”. (A cura di Luis Badilla)
Colombia: è allarme sanitario nella zona di Calì colpita dal virus dengue
◊ Nell’anno 2010 sono ormai 7 i decessi (fino all’11 marzo) causati dalla dengue, 5 dei quali a Cali. I contagiati nella regione hanno raggiunto il totale di 5.392. L'informazione è stata confermata dall'Istituto Nazionale della Sanità (Ins), sulla base dei dati registrati, che lo stesso Istituto ha ricevuto da tutte le segreterie di dipartimento della salute. In questo contesto, Hector Fabio Useche, segretario del dipartimento della Valle, in un comunicato conclusivo ha affermato che i morti non sono stati causati dall’azione o dall’attacco diretto dal virus in sé, ma da una errata diagnosi medica. "La dengue non deve causare morti. I fallimenti si verificano per una diagnosi non esatta" ha detto il segretario dipartimentale. Per sostenere questa posizione, ha insistito sul fatto che “la dengue è un virus, e una diagnosi corretta è fondamentale, in quanto non esiste alcun trattamento, solo riposo e idratazione.” Cali è la regione che presenta sempre il maggior numero di casi, perché ha più abitanti. Altre regioni in percentuale registrano un tasso più alto: Tolima, Pereira, Cúcuta o Meta. Secondo il dipartimento di Epidemiologia della Segreteria di Salute, nel corso del 2009 sono stati confermati 2.039 (47,7%) casi di laboratorio e di questi il 16,4% sono stati diagnosticati come dengue grave. L'ultimo rapporto del 2010 riporta che dalla quinta settimana si nota un calo della percentuale dei casi di dengue gravi, fino alla nona settimana (2.652 casi), attribuito all’efficacia delle strategie di comunicazione e all'educazione delle comunità e del personale medico. La popolazione - riferisce l'agenzia Fides - sta consultando opportunamente i servizi sanitari e anche la gestione dei casi procede in modo corretto. Fino all’11 marzo è stato registrato un totale di 25.656 casi di dengue a livello nazionale. Di questi, 2.652 (pari al 10,2%) corrispondono a dengue grave. (R.P.)
Riunione Pom delle Americhe sulla missione ad gentes della Chiesa
◊ Si riuniscono da oggi al 21 marzo a Orlando, in Florida, i direttori nazionali delle Pontificie Opere Missionarie del Nord, Centro e Sud America per riflettere e confrontarsi sulla missione ad gentes della Chiesa. Prendono parte ai lavori i responsabili delle opere missionarie di 23 Paesi, su invito del direttore nazionale per gli Stati Uniti, mons. John E. Kozar. Sarà inoltre presente il religioso verbita padre Timothy Lehane, segretario generale della Pontificia Opera per la Propagazione della Fede. L’incontro si concentrerà sulle esigenze missionarie di alcune Chiese locali e sulla risposta alla missione da parte di tutte le Chiese particolari del Continente. Altri temi in agenda riguardano gli sviluppi del cammino missionario dopo il III Congresso Americano di Quito /CAM3 del 2008 – con una riflessione iniziale rivolta al IV Congresso americano missionario, da tenersi a Maracaibo, in Venezuela, nel 2012 - e l’Anno dedicato a Pauline Jaricot, fondatrice dell’Opera per la Propagazione della Fede, apertosi lo scorso 9 gennaio. Particolarmente rilevante sarà lo scambio delle esperienze missionarie di ogni Paese e la presentazione delle diverse modalità di collaborazione inter-ecclesiale già in atto o allo studio. (M.V.)
Spagna: Messaggio dei vescovi per la “Giornata del Seminario”
◊ “Il sacerdote, testimone della misericordia di Dio”: è questo il tema scelto dalla Conferenza episcopale spagnola (Ces) per la “Giornata del Seminario”, che nella maggior parte delle diocesi locali ricorre il 19 marzo. La scelta di tale tema, si legge in una nota, è stata chiaramente dettata dall’Anno Sacerdotale in corso, indetto per il 150.mo anniversario dalla morte del Santo Curato d’Ars, “testimone ineguagliabile della misericordia di Dio”. “Il tema della misericordia vissuta e testimoniata – scrive la Ces – rappresenta, per il sacerdote, una dimensione primaria e principale della sua vocazione concreta: la relazione con Cristo misericordioso. Una relazione che deve crescere gradualmente e poco alla volta, durante gli anni di formazione in seminario”. I presuli spagnoli, quindi, ricordano che “sebbene ardua e delicata, la vita e la missione del sacerdote risulta appassionante per molti giovani”. Istituita nel 1935, la “Giornata del Seminario” si pone l’obiettivo di suscitare nuove vocazioni alla vita consacrata attraverso la sensibilizzazione di tutta la società e, in particolare, delle comunità cristiane. Da notare che, come scrive la Ces, “nel corso dell’anno 2009-2010, si è verificato un aumento del numero di seminaristi che si formano in Spagna, passati da 1.223 a 1.265”. Un aumento “particolarmente significativo”, perché “interrompe quella tendenza alla diminuzione presente negli ultimi anni. Per tanto, in termini assoluti, si calcola un aumento di 42 seminaristi, rispetto all’anno precedente”. Infine, la Conferenza episcopale spagnola ribadisce l’importanza “di un attento discernimento vocazionale” e cita un passo della Lettera di indizione dell’Anno Sacerdotale siglata da Benedetto XVI: “Nel mondo di oggi, come nei difficili tempi del Curato d’Ars, occorre che i presbiteri nella loro vita e azione si distinguano per una forte testimonianza evangelica”. (I.P.)
Corea del sud: preoccupa il crescente consenso della popolazione per la pena di morte
◊ In Corea del sud si registra un nuovo preoccupante aumento del consenso alla pena di morte. A riferirlo è l’agenzia Fides che, dopo un pronunciamento della Corte suprema sudcoreana che ha dichiarato la pena capitale non anticostituzionale, in pratica ammissibile, ha intervistato sul tema il vescovo di Incheon, Boniface Choi Ki-san. “La comunità cattolica non rimarrà indifferente e continuerà a sensibilizzare la popolazione per l’abrogazione della pena capitale e per il rispetto della vita umana”, ha dichiarato. Il presule, neoletto presidente della Commissione per l’Educazione della Conferenza episcopale della Corea, invita comunque alla calma: “Non è detto che la pena capitale verrà nuovamente praticata in Corea – ha detto – non vi sono esecuzioni capitali da 12 anni e il Paese è diventato uno degli ‘abolizionisti di fatto’”. La Chiesa, ha ribadito infine il vescovo, continuerà nella sua opera di sostegno alla vita fino alla sua fine naturale, sia attraverso pubbliche dichiarazioni che con l’educazione dei giovani per diffondere e accrescere il valore della vita. (R.B.)
Francia: il 19 marzo omaggio al filosofo Stéphane Mosès
◊ Si intitola “Affinità intellettuali. Omaggio a Stéphane Mosès”, l’incontro organizzato per venerdì 19 marzo a Parigi dal dipartimento “Giudaismo e cristianesimo” del Collège des Bernardins con gli archivi “Archives Edmund Husserl”. Un’occasione per esplorare la vita e le opere del filosofo morto nel 2007 che ha contribuito, come riporta l’agenzia Sir, a disegnare la modernità intellettuale ebraica nella seconda metà del XX secolo anche attraverso la proposta di una rilettura della Bibbia mediante le categorie filosofiche occidentali. Un percorso singolare, quello del filosofo, che ha spaziato dalla poesia alla psicanalisi, dalle Sacre Scritture alla filosofia, concentrandosi sulla sfera germanica, ma con “un soffio meridionale e biblico che modifica le consuete configurazioni”. All’incontro parteciperanno Dan Arbib e Danielle Cohen-Levinas dell’università Paris IV, Antoine Guggenheim del Collège des Bernardins, Emmanuel Mosès, poeta e traduttore, Marc de Launay, degli Archives Edmund Husserl e Guy Petit-Demange, direttore degli archivi di filosofia e docente al Centre Sèvres, la facoltà teologica dei Gesuiti che ha sede a Parigi. (R.B.)
L’appello del vescovo Morosini alle donne della Locride: “Riportate mariti e figli alla legalità”
◊ Il vescovo di Locri-Gerace, mons. Giuseppe Morosini, attraverso un messaggio letto ieri durante le celebrazioni domenicali, ha lanciato un appello alle donne della sua diocesi, affinché “recuperino mariti e figli e li conducano verso la luce della legalità”. Un tema caldo, in questa parte d’Italia, sempre attuale anche quando si spengono i riflettori della cronaca: “Voi potete fare molto per un futuro più sereno e pacifico nel nostro territorio – scrive – perché voi siete determinanti per il suo cambiamento. La vostra forza sta nel fatto che potete incidere positivamente nella formazione delle coscienze degli uomini ai quali state accanto”. L’appello del presule, come riporta l’agenzia Sir, si è concentrato in particolare sui temi dell’usura, dell’estorsione e del traffico di droga, che si possono combattere stando vicino ai propri figli “come solo una madre può stare”, accanto “per la formazione religiosa, soprattutto come testimoni che hanno creduto e che vogliono trasmettere la gioia della propria fede”. “L’illegalità – conclude mons. Morosini – non ripaga e non rende la vita felice, anche se può mettere a disposizione denaro. La felicità è altrove: la si trova nella serenità e nella tranquillità dell’unione familiare”. Da qui l’invito “alla riconciliazione e al perdono, non alla vendetta”: “madri e mogli della Locride che soffre, non venite meno alla missione che Dio vi ha affidato come donne. Ve ne saremo grati tutti, soprattutto gli uomini che vi appartengono”. (R.B.)
Giustizia (s)comunicata: Tavola rotonda alla Pontificia Università Salesiana
◊ “Giustizia (s)comunicata. Analisi e prospettive del difficile rapporto tra giustizia e informazione”: il titolo provocatorio di una Tavola rotonda, organizzata ed ospitata dalla Facoltà di Scienze della Comunicazione Sociale della Pontificia Università Salesiana, in collaborazione con l’Unione cattolica della Stampa Italiana (Ucsi-Lazio), e la rivista Famiglia Cristiana. L’evento, in programma il prossimo 25 marzo, alle ore 17, sarà ospitato nella sede dell’Ups in piazza dell’Ateneo Salesiano 1. “Giustizia e informazione – spiega una nota stampa – è un tema di grande attualità che vuole essere esplorato nelle sue molteplici implicazioni, dando voce alle diverse prospettive attraverso cui osservare la complessità del fenomeno. L’incontro, moderato da don Franco Lever, preside della Facoltà di Scienze della comunicazione sociale, sarà aperto dagli indirizzi di saluto di Carlo Nanni, rettore dell’Università Salesiana, Vania De Luca, presidente Ucsi-Lazio e Alberto Bobbio, caporedattore di Famiglia Cristiana. Ospiti del dibattito saranno Roberto Arditti, direttore editoriale de Il Tempo, don Luigi Ciotti, presidente di Libera; Roberto Natale, presidente della Federazione nazionale della Stampa; Luca Palamara, presidente dell'Associazione nazionale Magistrati. A seguire la Tavola rotonda si aprirà un Seminario di due giorni rivolto ai giovani operatori della comunicazione e agli studenti universitari orientati verso le professione del giornalismo e dell'informazione. Tra i relatori che approfondiranno il rapporto giustizia-informazione vi saranno Ennio Remondino (Rai), Rosaria Capacchione (Il Mattino), Goffredo Buccini (Corriere della Sera), Antonio Maria Mira (Avvenire), Valeria Manna (RaiNews24), Vittorio Sammarco (giornalista free lance), Paolo Butturini (presidente Associazione Stampa Romana), Carlo Tagliabue (Fsc-Ups). La partecipazione alla Tavola Rotonda è libera. Per il seminario, a numero chiuso, con rilascio di attestato e crediti, è necessario iscriversi entro il 22 marzo. Per il programma completo consultare il sito http://fsc.unisal.it e per iscrizioni al seminario elidemaltese@gmail.com. (A cura di Roberta Gisotti)
Colombia al voto: affermazione per la coalizione del presidente Uribe ma si temono brogli
◊ Domenica elettorale in diversi Paesi del mondo. Giornata di consultazioni ieri anche in Colombia, dove si sono tenute le elezioni per il rinnovo del Congresso di Bogotà. I partiti più votati risultano quelli della coalizione al governo che sostiene il presidente Uribe ma non mancano denunce di compravendita di voti. Francesca Ambrogetti:
Confermata la tendenza in Colombia, il Paese più a destra in America Latina, almeno fino alle recenti elezioni in Cile più vicino agli Stati Uniti. Stando ai primi risultati delle elezioni, ieri, per il rinnovo del Parlamento, i partiti più votati sono stati quelli della coalizione al Governo, che sostiene l’attuale presidente Alvaro Uribe. In testa, con circa il 25% per il Senato e il 30% per la Camera, il Partito Unità Nazionale, noto come il Partito della “U”, il suo candidato è l’ex ministro della Difesa, Juan Manuel Santos, favorito nei sondaggi per le presidenziali del prossimo 30 maggio. Nell’ipotesi di una sua vittoria o di quella dell’esponente del Partito Conservatore – il secondo più votato, quasi alle pari – la governabilità sarebbe garantita dal nuovo Parlamento. Presidiato da 400 mila uomini della Polizia e dell’Esercito, il voto di ieri si è svolto in un clima di grande tensione, ma senza gravi incidenti: quasi un miracolo in un Paese violento e difficile, che non riesce a risolvere i problemi della guerriglia, dei paramilitari, del narcotraffico e degli oscuri legami incrociati tra di loro e la politica.
Russia-elezioni
Nessuna sorpresa in Russia, dove ieri si è votato in otto regioni della Federazione. Il partito Russia Unita del premier Putin ha vinto anche se in sei regioni ha subìto un forte ridimensionamento. Negli Urali si è fermata al 40% dei voti, registrando un calo di 24 punti rispetto alle ultime elezioni parlamentari; a Kurgansk e a Kaluga il partito di governo ha perso 19 punti.
Messico-violenza
Più di 60 persone hanno perso la vita nella sola fine settimana in Messico, nel corso della guerra scatenatasi tra i cartelli di narcotrafficanti che si spartiscono il Paese. Uccisi anche due cittadini statunitensi, impiegati del consolato di Ciudad Juarez. Lo scorso anno sono stati oltre 7 mila i morti a causa delle bande di narcos che si danno battaglia per le strade delle principali città messicane. Ma perché si è arrivati a questa situazione? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Jorge Gutierrez, corrispondente a Roma per l’emittente messicana Radio Centro:
R. – Questa lotta tra i cartelli ha bagnato di sangue il Messico. E questo è dovuto sicuramente all'intervento del governo, che mancava di una strategia ben fatta, per attaccare questo fenomeno. Hanno pensato che fare arrivare l’esercito sarebbe bastato per cancellare questo fenomeno e hanno visto che questa misura repressiva, da sola, non poteva far fuori i cartelli che operano in questa parte del Paese e in tante altre.
D. – Il presidente statunitense Barack Obama si è schierato con l’omologo messicano Calderon, per mettere fine a questa carneficina. Un segnale importante...
R. – Già prima di essersi insediato, Obama era venuto in Messico, e così Hillary Clinton; entrambi avevano espresso molto chiaramente il loro appoggio al presidente Calderon. Avevano detto che si sarebbero assunti le loro responsabilità, visto che gli Stati Uniti sono il Paese dove il consumo di droga è più alto che nel resto del mondo, e che si sarebbero messe a disposizione tutte le risorse. Avevano, però, nel contempo asserito che non potevano fermare la vendita di armi negli Stati Uniti, per i motivi che tutti sappiamo; cosa che rappresenta un fenomeno importante, perché tutti questi narcotrafficanti prendono o acquistano armi dagli Stati Uniti, e così combattono le forze dell’ordine messicane.
Thailandia-proteste camicie rosse
Tensione in Thailandia. Per tre ore le “camicie rosse” – sostenitori dell’ex premier Thaksin Shinawatra - hanno tentato di assaltare a Bangkok la caserma dove, secondo alcune fonti, si trovava il primo ministro Abhisit Vejjajiva. I manifestanti sono poi tornati nel loro quartier generale; solo ieri il premier aveva respinto l’ultimatum degli oppositori che chiedevano le sue dimissioni e la convocazione di nuove elezioni. Intanto sono due i feriti tra gli agenti per una bomba a mano scoppiata nel cortile di un altro edificio militare. Infine, stando a quanto riferito da una tv del Montenegro, l’ex premier Taksin Shinawatra, deposto nel 2006 e condannato in contumacia a due anni di reclusione per reati di corruzione, si troverebbe da ieri a Budva, rinomata località balneare montenegrina sulla costa adriatica.
Iraq-violenza-elezioni
L’Iraq sempre in preda alla violenza. Questa mattina la deflagrazione di un’autobomba ha causato la morte di sette civili e il ferimento di altri 13 a Falluja, nella provincia occidentale di Anbar. La Commissione elettorale, intanto, ha reso noto i primi risultati delle elezioni legislative della scorsa domenica. Al momento, l’Alleanza per lo Stato di Diritto, la formazione del premier Nuri al-Maliki, risulta in testa in 7 su 18 provincie.
Afghanistan-violenza
Cinque potenziali attentatori suicidi, con indosso dell’esplosivo, sono stati uccisi dalle forze di sicurezza afghane nella provincia sud-orientale di Paktika, al confine con il Pakistan. Intanto si sono registrate in tutto il Paese diverse esplosioni da Kandahar, nel sud dell’Afghanistan, a Tirin Kot, nella provincia dell’Uruzgan. Due talebani sono morti mentre tentavano di piazzare una bomba a Muqur.
Nigeria-esplosione
Attimi di paura a Warri, nella Nigeria meridionale, dove oggi ha preso il via una conferenza sulla pacificazione e l'amnistia per i guerriglieri autonomisti del Delta del Niger. Due esplosioni si sono verificate nelle vicinanze della sede del governo locale e all’ingresso dell’edificio che ospita la riunione. Si temono vittime. L’azione era stata annunciata dal Mend, Movimento per l'Emancipazione del Delta del Niger, che ha anche ipotizzato nuovi attacchi contro le installazioni petrolifere straniere. La conferenza è sostenuta dallo Stato del Delta del Niger, zona petrolifera dove è attiva proprio la guerriglia del Mend.
Yemen-ritrovamento corpi
Secondo fonti ufficiali yemenite, i 5 corpi ritrovati oggi nell’area di Al Jawf apparterrebbero ad altrettanti cittadini somali. Nella zona, lo scorso giugno vennero sequestrati 7 tedeschi, un britannico e un sudcoreano. In un primo momento si era temuto che i cadaveri ritrovati fossero di ostaggi.
Isole Figi-maltempo
Sono migliaia le persone evacuate a causa di un violento tifone che ha colpito il nord delle isole Figi, danneggiando numerose abitazioni e raccolti. Il ciclone Tomas è di categoria 4 su una scala di 5, è accompagnato da venti che soffiano a 170 chilometri orari.(Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli e Carla Ferraro)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 74
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