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Sommario del 14/03/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa all'Angelus: "Gettiamoci tra le braccia di Dio e lasciamoci rigenerare dal suo amore misericordioso"
  • Nel pomeriggio Benedetto XVI incontra la Comunità evangelica luterana di Roma. Il pastore Jens-Martin Kruse: aspettiamo il Papa con grande gioia
  • "La famiglia, speranza dell'Europa" al centro dell'intervento del cardinale Ennio Antonelli all’VIII Assemblea di Gniezno
  • Oggi in Primo Piano

  • Iniziative in tutto il mondo per ricordare Chiara Lubich a due anni dalla sua scomparsa. Al Campidoglio convegno dal titolo: Chiara, una vita per l’unità
  • Riflessione sulla Quaresima del vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi: i cristiani rinneghino il male e aiutino la gente a volare alto
  • Ieri a Reggio Calabria il “No Mafia Day”. Mons. Riboldi: la gente del Sud non è più tramortita dalla paura
  • Anno Sacerdotale: la testimonianza di don Amedeo Cristino, missionario per 9 anni in Benin
  • Chiesa e Società

  • Il vescovo di Alessandria ribadisce il rigore del Papa contro la "sporcizia" nella Chiesa
  • Anno europeo della povertà: la Caritas promuove numerose iniziative
  • Cina: gli impegni dell’Associazione Cattolica dei Laici di Hong Kong
  • Gli indigeni del Borneo, ferventi cristiani, in armonia con l’Islam
  • Monaci cistercensi austriaci partono per lo Sri Lanka per fondare una nuova abbazia
  • Buenos Aires: prosegue la preparazione del I Congresso Missionario di Moron
  • Ad Haiti una nuova comunità dei frati cappuccini
  • A Buenos Aires un incontro delle TV e delle radio cattoliche
  • Argentina: per vivere la Quaresima e la Pasqua, un aiuto dalla radio
  • Al via a Vicenza la sesta edizione del Festival Biblico
  • Roma: nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria gli attori leggono le vite dei Santi
  • 24 Ore nel Mondo

  • Francia al voto per le regionali, Sarkozy rischia una pesante sconfitta
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa all'Angelus: "Gettiamoci tra le braccia di Dio e lasciamoci rigenerare dal suo amore misericordioso"

    ◊   Dio è fedele all’uomo anche quando quest'ultimo si allontana da Lui. In Gesù Cristo Dio dona la riconciliazione. Se accettiamo questo dono possiamo diffondere l’amore di Dio nel mondo. E’ quanto ha detto il Papa all'Angelus soffermandosi sul Vangelo di oggi, che in questa quarta domenica di Quaresima propone la parabola del padre e dei due figli, nota come parabola del “figlio prodigo”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Questa pagina di San Luca – ha detto il Papa - costituisce un vertice della spiritualità e della letteratura di tutti i tempi. Infatti – si domanda il Santo Padre – cosa sarebbero la nostra cultura, l’arte, e più in generale la nostra civiltà senza questa rivelazione di un Dio Padre pieno di misericordia? Questa parabola – ha affermato il Pontefice - è per ogni uomo, per ogni figlio, un’esortazione ad affidarsi alla misericordia del Padre:

     
    “Rispecchiamoci nei due figli, e soprattutto contempliamo il cuore del Padre. Gettiamoci tra le sue braccia e lasciamoci rigenerare dal suo amore misericordioso”.
     
    La parabola del “figlio prodigo” - ha aggiunto il Papa - “non smette mai di commuoverci e ogni volta che l’ascoltiamo o la leggiamo è in grado di suggerirci sempre nuovi significati”:

     
    “Soprattutto, questo testo evangelico ha il potere di parlarci di Dio, di farci conoscere il suo volto, meglio ancora, il suo cuore. Dopo che Gesù ci ha raccontato del Padre misericordioso, le cose non sono più come prima, adesso Dio lo conosciamo: Egli è il nostro Padre, che per amore ci ha creati liberi e dotati di coscienza, che soffre se ci perdiamo e che fa festa se ritorniamo”.

     
    La relazione con Dio è quella tra il figlio e il Padre e ripercorre tappe presenti anche nel rapporto tra figli e genitori:

     
    “Per questo la relazione con Lui si costruisce attraverso una storia, analogamente a quanto accade ad ogni figlio con i propri genitori: all’inizio dipende da loro; poi rivendica la propria autonomia; e infine – se vi è un positivo sviluppo – arriva ad un rapporto maturo, basato sulla riconoscenza e sull’amore autentico”.

     
    Vi può essere una fase che è come l’infanzia: una religione mossa dal bisogno, dalla dipendenza. Via via che l’uomo cresce e si emancipa, "vuole affrancarsi da questa sottomissione e diventare libero, adulto, capace di regolarsi da solo e di fare le proprie scelte in modo autonomo, pensando anche di poter fare a meno di Dio".

     
    "Questa fase, appunto, è delicata, può portare all’ateismo, ma anche questo, non di rado, nasconde l’esigenza di scoprire il vero volto di Dio. Per nostra fortuna, Dio non viene mai meno alla sua fedeltà e, anche se noi ci allontaniamo e ci perdiamo, continua a seguirci col suo amore, perdonando i nostri errori e parlando interiormente alla nostra coscienza per richiamarci a sé".
     
    Nella parabola del “figlio prodigo” – ha poi ricordato il Santo Padre – i due figli si comportano in maniera opposta: il minore se ne va e cade sempre più in basso, mentre il maggiore rimane a casa, ma anche egli ha una relazione immatura con il Padre. I due figli rappresentano due modi immaturi di rapportarsi con Dio: “la ribellione e l’obbedienza infantile”. Entrambe queste forme – ha concluso il Papa – si superano attraverso l’esperienza della misericordia:

     
    “Solo sperimentando il perdono, riconoscendosi amati di un amore gratuito, più grande della nostra miseria, ma anche della nostra giustizia, entriamo finalmente in un rapporto veramente filiale e libero con Dio”. 

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    Nel pomeriggio Benedetto XVI incontra la Comunità evangelica luterana di Roma. Il pastore Jens-Martin Kruse: aspettiamo il Papa con grande gioia

    ◊   Fervono i preparativi nella Comunità evangelica luterana di Roma: tra poche ore infatti, alle 17.30, Benedetto XVI si recherà presso la Christus kirche di Via Sicilia e parteciperà alla celebrazione liturgica. La nostra emittente seguirà l’evento in diretta a partire dalle 17.20. Già nel 1983 Giovanni Paolo II visitò la Christus kirche, in occasione del quinto centenario della nascita di Lutero: si trattò della prima visita di un Papa ad una chiesa luterana dal tempo della Riforma. Nel 1998, inoltre, l’allora cardinale Ratzinger incontrò la Comunità evangelica luterana romana per la sua festa annuale. Ma quali sentimenti vive la Comunità in queste ore? Isabella Piro lo ha chiesto al pastore Jens-Martin Kruse:

    R. – Per noi è veramente un giorno della gioia. Siamo veramente contenti per questo evento e con grande gioia aspettiamo il Papa.

     
    D. – Non sarà il primo incontro con Benedetto XVI perché già nell’ottobre del 1998, l’allora cardinale Ratzinger incontrò la Comunità evangelica luterana. Cos’è cambiato da allora?

     
    R. – L’allora cardinale Ratzinger, ora Papa Benedetto, conosce abbastanza bene la nostra chiesa e la nostra comunità, così come la nostra teologia luterana e la nostra spiritualità. Viene in una chiesa che conosce bene. Per noi lui è il vescovo di Roma e gli abbiamo rivolto questo invito già nel 2008 proprio perché quell’anno ricorrevano 25 anni dalla visita di Giovanni Paolo II nella nostra chiesa.

     
    D. – Che cosa significa per voi ricevere la visita di un Papa?

     
    R. – Per noi è un bel segno di ecumenismo a Roma e la cosa più importante è che possiamo celebrare insieme un culto. Ascoltiamo insieme la Parola di Dio e preghiamo insieme.

     
    D. – Quale realtà presenta la comunità evangelica luterana di Roma?

     
    R. – A Roma abbiamo 350 membri. Non siamo una grande comunità, ma la vita della nostra comunità è abbastanza vivace e facciamo tantissime cose.

     
    D. – Tra le vostre attività, c’è anche un servizio di assistenza?

     
    R. – Sì e questo per noi è molto importante. Ogni 15 giorni organizziamo una colazione per i poveri della nostra zona e per gli anziani soli che abitano in questo quartiere. Facciamo con loro questa colazione. Cerchiamo poi di aiutarli con un po’ di soldi, vestiti, medicine e con tutto ciò che possiamo dare loro.

     
    D. – Nell’ambito del dialogo tra cattolici e luterani, quale è la vostra attività?

     
    R. – Qui a Roma abbiamo tantissimi rapporti con altre Chiese. Nella Settimana Santa, ad esempio, facciamo una Via Crucis ecumenica nel nostro quartiere insieme con la chiesa San Camillo di Lellis, con la chiesa di Santa Teresa d’Avila e con tutte le altre chiese presenti in questa zona. Abbiamo un buon rapporto con i monaci dell’Abbazia di San Paolo fuori le Mura e quest’anno, nell’ambito della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani, abbiamo celebrato un culto luterano nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Siamo anche membri dell’associazione delle Chiese protestanti. Tanti della nostra comunità hanno un buon rapporto con la parrocchia cattolica dove abitano.

     
    D. – Quali sono i principi fondamentali del dialogo tra cattolici e luterani?

     
    R. – Tutte e due facciamo ciò che è possibile, come celebrare un culto insieme, e svolgiamo questo lavoro in campo teologico.

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    "La famiglia, speranza dell'Europa" al centro dell'intervento del cardinale Ennio Antonelli all’VIII Assemblea di Gniezno

    ◊   La visione e i compiti della famiglia nei diversi Paesi dell’Europa, i rapporti all’interno del nucleo familiare e le politiche familiari previste dai diversi ordinamenti. Sono i temi al centro dell’VIII Assemblea di Gniezno che si chiude oggi in Polonia. Ai partecipanti al convegno e, in modo particolare alle famiglie della Polonia, è giunto anche il saluto del Papa in polacco. Benedetto XVI ha auspicato stamani all'Angelus che l'incontro "contribuisca al rinnovamento della famiglia come comunità istituita da Dio e fondata sulla Sua legge". Momento forte del Convegno è stata la “Marcia ecumenica della vita”, snodatasi ieri sera per le strade della città polacca. All’Assemblea è intervenuto stamani anche il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio Consiglio per la Famiglia. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Il porporato ha ricordato che trent’anni fa, nell’esortazione apostolica Familiaris Consortio, Giovanni Paolo II chiamava le famiglie “a mobilitarsi per costruire una società più attenta ai loro diritti e doveri” e ad assumersi “la responsabilità di trasformare la società”. In caso contrario – scriveva Giovanni Paolo II – le famiglie saranno “le prime vittime di quei mali che si sono limitate ad osservare con indifferenza”. Oggi quelle parole – ha detto il cardinale Ennio Antonelli - riecheggiano con forza anche in una società profondamente mutata:
     
    “Questo appello non è caduto nel vuoto; sta avendo una risposta sempre più vigorosa nell’attività delle associazioni familiari, un altro seme di speranza per il futuro”.

    Un seme che si traduce in molteplici e preziose attività, tra cui l’animazione culturale nelle scuole, nelle parrocchie, nelle diocesi e nei media. Un rilevante impulso è stato dato poi alla “formazione di uomini politici e di operatori della cultura e della comunicazione sociale”. Le rivendicazioni delle associazioni familiari – ha spiegato il cardinale Ennio Antonelli - sono di carattere culturale, giuridico ed economico:

    “Affermare come istituzione di rilevanza pubblica la coppia uomo-donna, unita in matrimonio e aperta ai figli, garanzia di ordinato sviluppo e di futuro per la società. Incentivare la stabilità della coppia come un bene per i figli, per i coniugi e per la società. Tutelare il diritto dei bambini ad avere un padre e una madre e a crescere insieme a loro, per potersi relazionare, fin dalla primissima infanzia, con due persone di sesso diverso e potersi così costruire una chiara e solida identità, una personalità definita”.

    Si devono inoltre incentivare la natalità, commisurando il prelievo fiscale sia al reddito sia al numero delle persone a carico, rendendo compatibili la maternità e il lavoro extradomestico delle donne. Si devono conciliare per ambedue i coniugi le esigenze del lavoro con quelle della vita familiare. Riferimento imprescindibile è la difesa della vita:

    “Difendere la vita nascente, contrastando i tentativi di introdurre nella legislazione il diritto all’aborto (che allora verrebbe considerato non più un male tollerato, ma un bene), affermando il diritto all’obiezione di coscienza per gli operatori sanitari, sollecitando provvedimenti di sostegno alla maternità in modo da offrire una concreta alternativa all’aborto”.

    Le associazioni familiari di impegno civile coerente con il Vangelo chiedono dunque “un sostegno, convinto e forte, anche alle comunità ecclesiali”. L’azione pastorale a vari livelli – ha concluso il porporato - dovrebbe motivare le famiglie ad aderire a tali associazioni in massa, perché “una larga rappresentatività dia loro una maggiore autorevolezza ed efficacia”.

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    Oggi in Primo Piano



    Iniziative in tutto il mondo per ricordare Chiara Lubich a due anni dalla sua scomparsa. Al Campidoglio convegno dal titolo: Chiara, una vita per l’unità

    ◊   Nel secondo anniversario della scomparsa di Chiara Lubich, fondatrice del Movimento dei Focolari, avvenuta il 14 marzo 2008 a Rocca di Papa, molteplici sono le iniziative in corso in tutto il mondo. Per ricordare la sua figura, ma soprattutto per rimettere a fuoco la sua idea di fraternità universale a Roma, questo pomeriggio, si terrà un Convegno al Campidoglio dove 10 anni fa venne conferita alla Lubich la cittadinanza romana. Ma qual è l’attualità del pensiero e della vita di Chiara oggi? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Maria Voce, attuale presidente dei Focolari:

    R. – Il carisma di Chiara vive e vive al di là della presenza fisica di Chiara, per cui anche noi non sentiamo di fare una commemorazione ma di celebrare questa vita che Chiara ci ha donato e che continua nell’anima di tutti quelli che l’hanno seguita e di tutti quelli che continuano a conoscerla anche non avendola vista di persona. Continuano a conoscerla attraverso la vita delle persone del Movimento, che sono un po’ in tutto il mondo e che testimoniano la validità di questo carisma, che è un carisma di unità, di amore scambievole e un carisma di impostazione di ponti fra le persone e questo al di là di qualsiasi differenza, di qualsiasi distanza, di mentalità, di età, cultura, religione.

     
    D. – Qual è il suo rapporto con Chiara ora che non c’è più fisicamente?

     
    R. – Ho l’impressione che Chiara sia dentro di me. Tante volte ho come l’impressione, non di doverla chiamare, di doverle chiedere qualcosa – anche se qualche volta mi rivolgo a lei per capire come lei avrebbe fatto, che cosa avrebbe risposto in una determinata circostanza – ma ho più forte l’impressione che lei è dentro di me e che mi guida, diciamo dal di dentro.

     
    D. – La cittadinanza - Chiara ne ha ricevute tante – da un valore particolare alla dimensione città?

     
    R. – Danno un valore particolare perché, logicamente, questo desiderio di costruire un’unità era evidente che in Chiara cominciava dai prossimi, quindi dai più vicini, dalla sua famiglia ma poi si allargava, man mano, per cerchi concentrici ed arrivava anche ad una dimensione politica. Per cui Chiara quando riceveva le cittadinanze era contenta, perche sentiva che si stabiliva un legame particolare con quella città che le dava questo onore della cittadinanza; cercava a sua volta di donare lei qualche cosa da cittadina a quella città e sentiva che poteva donare l’impegno suo e delle persone del Movimento nella città a tessere rapporti con tutti, a costruire questi legami di fraternità.

     
    D. – Anche per Roma è stato così…

     
    R. – Anche per Roma è stato così, poi Roma è stata sempre nel cuore di Chiara in modo particolare. Da quando aveva appena cominciato a Trento ha sentito il desiderio, il bisogno di venire a Roma come centro della cristianità e ha sempre voluto che il rapporto del Movimento con le autorità – anche con l’amministrazione comunale – fosse sempre più stretto perché il Movimento potesse dare il meglio di sé per questa città.

     
    Partecipano al Convegno in Campidoglio incentrato sul tema “Chiara Lubich: una vita per l’unità” anche numerose personalità civili e religiose. Tra queste l’imam della moschea di Harlem, Izak el Pasha, e il rabbino di New York, Michael Schevach, testimoni di una storica pagina di dialogo interreligioso. Adriana Masotti ne ha chiesto un ricordo a mons. Piero Coda, teologo, tra i presenti oggi al Convegno:

    R. – Fu un avvenimento certamente eccezionale: una donna cristiana, bianca, che parlava in una moschea dei Black Muslims a New York. Chiara, col suo carisma, è riuscita ad aprire delle strade inedite di incontro con i musulmani, con i buddisti, con le varie religioni, a cominciare innanzitutto dal popolo ebraico. Ricordo che io ero seduto in terra in quella moschea, avendo accanto il rabbino Michael Shevack che, dopo aver ascoltato Chiara, mi disse: “E’ incredibile!”. Era incredibile il fatto che cristiani, ebrei e musulmani si trovavano insieme, in un clima di fraternità, di accoglienza reciproca, prendendo da lì, insieme, il soffio dello spirito che spinge verso una comprensione sempre più profonda, nel rispetto reciproco.

     
    D. – A due anni dalla morte della fondatrice dei Focolari c’è una parola d’ordine, un mandato su cui il movimento si è concentrato in modo particolare?

     
    R. – C’è una parola che fa da leitmotiv, una parola che Chiara ha lasciato in eredità, tra le altre: “essere una famiglia”, cioè camminare insieme nella condivisione, nella reciprocità dell’amore, in quell’unità che è la Parola suprema di Gesù. Questo, l’essere una famiglia, vale all’interno dell’esperienza del Movimento dei Focolari, ma anche all’interno della comunità ecclesiale e per la famiglia umana. E’ una parola d’ordine che dà speranza a tutta l’umanità.

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    Riflessione sulla Quaresima del vescovo di Rimini, Francesco Lambiasi: i cristiani rinneghino il male e aiutino la gente a volare alto

    ◊   Stare in guardia dalle “tossine dell’ipocrisia” che potrebbero corrompere la purezza delle pratiche dell’elemosina, della preghiera e del digiuno. E’ il monito che mons. Francesco Lambiasi, vescovo di Rimini, ha scritto nel messaggio quaresimale rivolto ai fedeli della sua diocesi. Fabio Colagrande ha domandato al presule il significato di questa sua esortazione:

    R. – Gesù dice testualmente secondo il Vangelo di San Matteo, che segna l’inizio della Quaresima: “State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro”. State attenti a non praticare la vostra giustizia, a cercare di essere giusti davanti agli uomini, perché la giustizia è la giustizia davanti a Dio. Voler essere giusti davanti agli uomini: è questo che spiega l’ipocrisia. L’ipocrisia è il ridurre la religione, la pratica della giustizia, ad un palcoscenico; è ammalarsi di protagonismo e dunque non mettersi in contatto con Dio ma rimanere intrappolati nel circolo vizioso del proprio io.

     
    D. – Lei ha usato una metafora originale proprio rivolgendosi ai fedeli della diocesi di Rimini: “Dobbiamo accendere nel nostro cuore due falò in questo tempo forte di Quaresima: il falò dei pensieri cattivi e il falò delle cattive parole”. A cosa alludeva con questa immagine del falò?

     
    R. – L’immagine del falò richiama una pia pratica degli antichi quaresimali: durante la Quaresima si svolgevano le missioni popolari e uno dei momenti più coinvolgenti era quando i missionari chiedevano alla gente di portare via da casa le riviste scandalose o i libri contro la fede cattolica. Si faceva un mucchio di questa cartaccia che si accendeva nella piazzetta davanti alla Chiesa. Il grande falò voleva esprimere la ferma volontà di distruggere quelle pubblicazioni contro la fede e contro la morale. Nello stesso tempo aveva il fermo proposito di non procurarsene più. Questa è l’immagine. Il primo falò che ci tocca fare è quello dei pensieri cattivi e l’altro è quello delle cattive parole.

     
    D. – Innanzitutto, quindi, abituarsi a non giudicare i nostri fratelli…

     
    R. – Voler giudicare i movimenti del cuore altrui è come “sparare nel mucchio”, senza sapere dove si andrà a colpire. Noi non possiamo scendere nei sotterranei della coscienza altrui. Lì ci può arrivare solo il raggio onnisciente che scruta tutto e tutto conosce, il raggio misericordioso della sapienza e della misericordia di Dio.

     
    D. – Lei ricorda che per fare la comunione pasquale, quindi per fare comunione tra di noi, dobbiamo impegnarci, volerci sinceramente bene gli uni con gli altri, e ricorda che ciò va fatto a livello ecclesiale – e spesso non è così facile e scontato – ma anche ad un altro livello molto più soggetto alla conflittualità: quello tra i cattolici impegnati nei vari schieramenti politici. Perché ha voluto fare questa sottolineatura?

     
    R. – Perché non possiamo far finta di niente. Mi sembra che in questo momento, tra i più non esaltanti della nostra storia, bisogna che i cattolici aiutino un po’ tutto il Paese a volare più alto. Ce lo ricorda il Papa, ce lo ricordano i vescovi e allora i cattolici devono cominciare a rinunciare a questo “sport dell’insulto”, che trasforma tutta l’arena politica in un ring, e ad mostrare reciprocamente non solo civiltà e buona educazione, ma anche vera carità.

     
    D. – Anche a livello parrocchiale, tra diverse aggregazioni ecclesiali, tra vicini di casa, è però necessario ritrovare questa comunione in vista della Pasqua…

     
    R. – San Paolo, quando ci incoraggia ad una carità non ipocrita, aggiunge subito: “Amatevi gli uni gli altri con affetto fraterno e gareggiate nello stimarvi a vicenda”. Questa è l’unica competizione lecita e doverosa tra di noi, l’unica gara che ci può essere nella comunità cristiana: fare a gara nello stimarsi a vicenda. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Ieri a Reggio Calabria il “No Mafia Day”. Mons. Riboldi: la gente del Sud non è più tramortita dalla paura

    ◊   In Italia molti giovani, ma anche persone appartenenti al mondo imprenditoriale e sindacale, hanno partecipato ieri a Reggio Calabria al “No Mafia Day”, manifestazione contro tutte le criminalità organizzate. L’iniziativa è stata promossa per ribadire che la società civile non si piega alla violenza delle cosche. Un forte e accorato appello a non accettare la logica della sconfitta e della rassegnazione è stato lanciato anche dai vescovi italiani nel recente documento della Cei intitolato: “Per un Paese solidale. Chiesa italiana e mezzogiorno”. Per il Sud, ancora logorato da uno “sviluppo bloccato”, è giunta l’ora di rialzarsi come sottolinea il vescovo emerito di Acerra, di origini brianzole, mons. Antonio Riboldi, intervistato da Luca Collodi:

    R. – La Provvidenza mi ha mandato per 20 anni nel Belice, per trent’anni ad Acerra. Quindi, da 50 anni sono nel Sud. Dovessi dare oggi una visione di come il Sud sia cambiato in 50 anni, direi che di parole ne sono state dette tante. Si ha l’impressione, stando qui al Sud, che qualche progresso si abbia nel Nord, ma che questo difficilmente riesce a raggiungere il Sud. Le faccio un esempio: le autostrade finiscono a Napoli si può dire. Il che vuol dire che vi è una differenza di trattamento tra il Nord e il Sud, forse perché si ritiene che il Sud non produca o non dia occasioni.

     
    D. – La Chiesa italiana, già 20 anni, fa si occupò del tema del Mezzogiorno. Lei nella sua azione pastorale, in questi ultimi 20 anni, ha trovato dei segni di speranza verso un nuovo Meridione d’Italia?

     
    R. – L’unico segno di speranza è questo: la gente adesso capisce, è pronta, non è più schiavizzata dalla paura. Quando si pensa alla mafia, alla ‘ndrangheta, alla camorra, ci si riferisce ad un esercito che paralizzava. Quindi questa paura mi pare che in parte sia un po’ scomparsa. Se si prendono di petto queste criminalità, queste si allontanano e il Paese ha la possibilità di svilupparsi. Per esempio Acerra oggi non è più quella di 20 anni fa. Venendo meno la criminalità, cresce lo sviluppo e la gente è pronta allo sviluppo. Non è che non sia pronta. Forse è un po’ rassegnata, ma se si incoraggia il Sud è capace di dare cose molto grandi.

     
    D. – Mons. Riboldi, la mancanza di una formazione valida per i giovani può continuare ad alimentare la criminalità nel Sud d’Italia?

     
    R. – I giovani non è che siano amorfi, ma se si dà loro un traguardo sono capaci di fare grandi cose, perché i giovani sono sempre generosi. Basta mettere loro un po’ di anima addosso, basta creare in loro l’entusiasmo.

     
    D. – Come si può spiegare la criminalità organizzata del Sud ad un uomo del Nord? Che cos’è la mafia, la ‘ndrangheta, la camorra? Come si possono spiegare, tradurre?

     
    R. – Sono fatti che nascono nel tempo. Normalmente sono persone che inizialmente fanno parte dell’ultima fascia di una società, quella di gente che non va a scuola, e che pensa di cambiare la vita aggredendo il bene degli altri. Quindi, questa specie di giustizialismo, che poi si è rivelato in tutta la sua brutalità e criminalità, penso che adesso nasca proprio da una reazione, da una mancanza di educazione. Credo sia venuta a mancare nell’aria il senso del rispetto dell’altro: è quel valore cristiano che è venuto a mancare e che ha travolto il comandamento “Amerai l’altro come te stesso”.

     
    D. – Si può parlare di povertà al Sud d’Italia?

     
    R. – Sì, direi che ci sia una grande differenza tra lo stile di vita nel Sud e quello in alta Italia. Si vede la povertà anche nel modo di vestire e di essere: si accontentano di poco e possono poco. Avere una famiglia e un papà che porti a casa uno stipendio, che permetta certi lussi, trovare questo papà è già veramente un lusso.

     
    D. – C’è un segno di speranza per un nuovo meridione, così come auspicato dall’episcopato italiano?

     
    R. – Io penso di sì, perché non si può essere sempre fermi subendo e piegando la testa. Le coscienze sono pronte, basta dare alle persone incoraggiamento, far vedere che si può. Gli manca l’occasione. Bisogna dargli, dunque, l’occasione e poi spunterà una giovinezza nel Sud che il Nord ha spento. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Anno Sacerdotale: la testimonianza di don Amedeo Cristino, missionario per 9 anni in Benin

    ◊   Dalla vocazione al ministero sacerdotale. Dall’Europa all’Africa. E l’itinerario di fede e di vita percorso da don Amedeo Cristino, sacerdote della diocesi di San Severo in Puglia che ha trascorso 9 anni come missionario a Natitingou, in Benin. Attualmente coordina la sezione Africa della Fondazione del Centro Unitario Missionario (Cum) di Verona ed è segretario Nazionale della Pontificia Unione Missionaria. Don Amedeo ripercorre, al microfono di Jean-Baptiste Sourou, la propria esperienza sacerdotale e missionaria:

    R. – Era un desiderio che mi portavo nel cuore, anche se a lungo non vedevo una possibilità concreta. Mi affascinava la missione, ne sentivo il bisogno, sentivo che ero chiamato a questo. Pian piano ho poi cominciato a riflettere, cercando la possibilità su questa realtà nei sacerdoti fidei donum. Mi colpiva il fatto rileggendo, ad esempio, il passaggio del numero 10 della Presbiterorum Ordinis - dove è chiaro che la vocazione presbiterale è missionaria - che come prete non ci si deve chiedere se la vocazione sia di essere missionario e quindi, eventualmente, decidere di partire. Non si tratta di una vocazione in più ma dell’illustrazione del senso ultimo della mia vocazione: scegliere di partire e andare per vivere l’esperienza del primo annuncio.

     
    D. - Don Amedeo come è iniziata questa sua esperienza di sacerdote e missionario?

     
    R. - E' iniziata nel momento in cui il mio vescovo dell’epoca disse: “Uno dei sogni che ho è quello di poter consegnare ad un prete della nostra diocesi il Crocifisso per l’invio missionario”. Allora le due cose si sono sposate insieme in modo naturale e quindi ho alzato la mano, dicendo: “Se vuole consegnarlo a qualcuno, io sono pronto”. Così si è costruita questa esperienza missionaria, che dura ormai da 15 anni. Ho fatto 9 anni, ora sono rientrato ed altri sono partiti - sempre dalla diocesi di San Severo - per continuare il lavoro missionario. E’ un’esperienza che continua ed è uno dei doni della fede che abbiamo ricevuto come diocesi.

     
    D. – Che cosa ha provato quando è partito per l’Africa?

     
    R. – Io, partendo, mi sentivo molto impreparato, perché la figura del prete che abbiamo davanti è quella del parroco. Quindi la cosa mi spaventava un po’. Mi domandavo: da dove si comincia? Abbiamo allora chiesto aiuto e per i primi tre anni di missione sono stato accompagnato da un missionario comboniano che, autorizzato dai suoi superiori. Si è messo al nostro fianco e ci ha aiutato ad impostare la missione. Quei tre anni sono stati fondamentali, perché mi sono reso subito conto che avrei potuto fare dei disastri incredibili. Con lui prendevamo una certa direzione ed io, al contrario, ne avrei presa tutt’altra. E’ stata un’esperienza bella, un tempo di grazia.

     
    D. – Come sono stati gli inizi della sua missione?

     
    R. - Era il 1996 quando abbiamo cominciato a veder crescere in queste piccole comunità, il numero dei cristiani. Quando siamo arrivati c’erano 12-13 cristiani dispersi in quella zona e molti di loro erano stati battezzati in Costa d’Avorio o in altri posti, dove erano andati per lavoro nelle piantagioni. Non c’era un prete che li seguisse o una comunità religiosa che fosse presente. Hanno cominciato a radunarsi, a mettersi insieme e poi pian piano, hanno iniziato a vivere loro stessi l’esperienza dell’annuncio. In missione ho imparato a fidarmi della gente, a fidarmi dei laici, perché non puoi arrivare dappertutto. Devi quindi cominciare davvero a delegare e a dire: “Fate voi ed io vi supporto e vi accompagno”. E poi si deve vedere come traducono questo in una reale capacità di testimonianza, di impegno e di evangelizzazione.

     
    D. – Don Amedeo, dopo nove anni di esperienza missionaria, ora è ritornato in Italia. Ritornerebbe in Africa o in un altro posto come missionario?

     
    R. – Immediatamente. Se questo fosse utile alla mia diocesi, se il mio vescovo me lo chiedesse - e io prego tutti i giorni perché questo accada – ritornerei. Anche il rientrare è stato comunque un servizio alla diocesi. Se tu resti là, non parte nessun altro al tuo posto ed è un dono troppo grande perché lo si consumi in solitudine. Bisogna condividerlo e dare la possibilità di sperimentare la missione a quanti più è possibile. Però mi manca…. E se fosse possibile, ripartirei.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Il vescovo di Alessandria ribadisce il rigore del Papa contro la "sporcizia" nella Chiesa

    ◊   “La Chiesa non tollera alcuna incertezza circa la condanna del delitto di pedofilia e l’allontanamento dal ministero di chi si macchia di questa infamia”. Così mons. Giuseppe Versaldi, canonista, vescovo di Alessandria in un’ intervista all’Osservatore Romano. Il presule ha voluto ribadire il rigore di Benedetto XVI contro quella che il Pontefice stesso, ancora cardinale, ha definito la “sporcizia della Chiesa” e la sua battaglia anche dal punto di vista legislativo, contro ogni forma di abuso sessuale. Un pastore attento e rigoroso che vigila sul suo gregge adottando uno stile di governo volto a purificare la Chiesa eliminando la sporcizia che vi si annida. Con queste parole mons. Versaldi descrive l’operato di Benedetto XVI contro l’orribile piaga degli abusi sessuali: una tragica realtà presente ad ogni latitudine e dunque non esclusiva né predominante nelle sole istituzioni cattoliche. Partendo dall’evidenza che lo scandalo della pedofilia in alcuni Paesi sta avendo sui media, il vescovo di Alessandria ribadisce la condanna senza riserve di questi gravissimi delitti che - afferma- ripugnano la coscienza di chiunque, soprattutto se compiuti da persone di Chiesa nelle quali viene riposta una speciale fiducia da parte dei fedeli e in modo particolare dei bambini. E non manca di ripetere con fermezza come già fatto dall’arcivescovo di Friburgo, mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza Episcopale Tedesca e dal vescovo di Ratisbona, mons. Gerhard Müller, che la Chiesa non intende tollerare alcuna incertezza circa la condanna del delitto e l'allontanamento dal ministero di chi risulta essersi macchiato di tanta infamia, insieme ovviamente alla giusta riparazione verso le vittime. Tuttavia, spiega mons. Versaldi, l’immagine negativa attribuita alla Chiesa a causa di questi delitti, appare esagerata e aggravata da assurde congetture, di chi rintraccia alla base di tali comportamenti devianti, il celibato che i presbiteri sono chiamati ad osservare. Ma è ancora più rilevante sottolineare, continua il presule, che la Chiesa cattolica — a dispetto dell'immagine deformata con cui la si vuole rappresentare — è l'istituzione che ha deciso di condurre la battaglia più chiara contro gli abusi, grazie soprattutto all’impulso decisivo impresso dal Papa in questa lotta. Il suo maggiore rigore ha fatto si che diverse conferenze episcopali stiano facendo luce sui casi di abusi sessuali, collaborando anche con le autorità civili per rendere giustizia alle vittime. Appare dunque paradossale, conclude il vescovo di Alessandria rappresentare la Chiesa come fosse la responsabile degli abusi sui minori ed è ingeneroso non riconoscere a essa, e specialmente a Benedetto XVI, il merito di una battaglia aperta e decisa ai delitti commessi da suoi preti. ( A cura di Cecilia Seppia)

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    Anno europeo della povertà: la Caritas promuove numerose iniziative

    ◊   Si moltiplicano le iniziative nell’ambito della Campagna “Zero poverty” lanciata a gennaio da Caritas Europa in occasione dell’Anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Sir Europa apre questa settimana su Agensir.it uno spazio speciale, in collaborazione con Caritas italiana, interamente dedicato all’Anno europeo e continuamente aggiornato con approfondimenti, riflessioni, interviste, notizie e collegamenti con i siti di maggiore interesse. “Un modo per far dialogare le realtà Caritas con tutta la Chiesa in Europa, le istituzioni europee e viceversa, per un comune impegno verso la solidarietà, la giustizia e l'inclusione sociale”, si legge in un articolo che comparirà sul prossimo numero. Intanto Secours Catholique, la Caritas francese, ha organizzato dal 4 al 10 una settimana intitolata “La Francia per l’Europa”, con convegni a livello nazionale e locale sulla dimensione europea della lotta alla povertà. Caritas Malta lancerà la sua campagna nazionale il 17 marzo con tanto di inno ufficiale, mentre laboratori si svolgeranno a Berlino su iniziativa di Caritas Germania. Caritas Europa sta inoltre preparando un seminario sull’Aids/Hiv che si svolgerà a Sofia, in Bulgaria. In Italia Caritas ambrosiana ha organizzato nei giorni scorsi un convegno a Milano sul tema “Cancellare la povertà: una sfida per l'Europa”, durante il quale è stata presentata la Campagna di Caritas Europa. (C.S.)

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    Cina: gli impegni dell’Associazione Cattolica dei Laici di Hong Kong

    ◊   Evangelizzazione, formazione dei laici, visita alle parrocchie, partecipazione all’incontro dei leader laici dei decanati, attività diocesane, servizio sociale, attenzione alla Chiesa in Cina: saranno questi gli impegni principali dell’Associazione Cattolica dei Laici di Hong Kong nella prospettiva dell’Anno dei Laici, programmato per il 2011. Secondo le informazioni raccolte dall’Agenzia Fides, in questo anno 2010 si continua a vivere l’Anno diocesano delle Vocazioni Sacerdotali, in sintonia con l’Anno Sacerdotale indetto da Benedetto XVI per la Chiesa universale, mentre si annuncia già il cammino verso l’Anno dei Laici che la Chiesa di Hong Kong celebrerà nel 2011. Nell’ambito di questo programma, l’Associazione ha organizzato corsi di formazione a distanza. Sta anche sviluppando l’evangelizzazione con le nuove tecnologie come il web, i blog ed ha organizzato dei gruppi di formazione dei laici. Inoltre il pellegrinaggio, la pubblicazione di diverso materiale sulla formazione della fede, sono i mezzi aggiuntivi che sostengono tali attività. Per aiutare i fedeli, l’Associazione sta promuovendo un approfondimento della conoscenza dei Santi cinesi e degli altri Santi. Inoltre, in collaborazione con il Seminario diocesano, l’Associazione partecipa anche al lavoro organizzativo in occasione della Giornata di apertura del Seminario per promuovere le vocazioni e aiuta il Pontificio Consiglio dei Laici a organizzare il Convegno Culturale a Hong Kong. A ciò si aggiunge, naturalmente, l’organizzazione delle attività, in collaborazione con la diocesi, per l’Anno dei Laici 2011. (C.S.)

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    Gli indigeni del Borneo, ferventi cristiani, in armonia con l’Islam

    ◊   “Gli indigeni del Borneo sono cristiani ferventi, che vivono in armonia con i musulmani. L’armonia interreligiosa in Borneo dovrebbe essere un modello per l’intera nazione”: è quanto dichiara all’Agenzia Fides, mons. Joseph Hii Teck Kwong, vescovo Ausiliare di Sibu, nello stato malaysiano di Sarawak, a Roma per un corso di aggiornamento tenutosi al Centro Internazionale di Animazione Missionaria. Nella sua diocesi, come in tutta la cosiddetta “Malaysia orientale”, i fedeli locali appartengono alle tribù indigene locali. “Questi stessi gruppi etnici – spiega il vescovo – sono stati evangelizzati alla fine del 1800 dai missionari che hanno imparato la lingua locale come l’Iban, in uso ancora oggi. I missionari hanno tradotto libri di catechismo e di preghiera. Nutriamo profonda gratitudine verso di loro, per averci portato la fede e aver permesso che il Vangelo si radicasse nel Borneo”. Negli Stati malaysiani di Sabah e Sarawak gli indigeni cristiani sono circa il 50% della popolazione complessiva, mentre i musulmani malay sono circa il 30% e la comunità cinese costituisce il 20%. “Nella società del Borneo – prosegue il presule- c’è armonia sociale e interreligiosa. Abbiamo casi in cui, nella stessa tribù, vi sono musulmani e cristiani, che condividono la stessa cultura e tradizioni. Anche il rapporto con i musulmani malay è all’insegna del rispetto reciproco ed è privo di conflittualità. Credo che questa esperienza potrebbe essere un modello per l’intera nazione”. Nel gennaio scorso, per esempio quando in Malaysia è scoppiato il caso dell’uso del termine “Allah”, i cristiani del Borneo, anche con il permesso ufficiale del governo, hanno continuato ad usarlo nella loro lingua Iban. “I musulmani locali non ci hanno manifestato alcuna remora – afferma Mons. Kwong- se il governo ci incoraggia ad usare il Bahasa malaysia come lingua nazionale, credo che tutti i cittadini dovrebbero essere liberi di usarla, in tutti i suoi lemmi, per il proprio culto”. (C.S.)

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    Monaci cistercensi austriaci partono per lo Sri Lanka per fondare una nuova abbazia

    ◊   Questa mattina quattro monaci cistercensi sono partiti dall’abbazia Stift Heiligenkreuz alle porte di Vienna (Austria) per lo Sri Lanka. Già nel 2001 tre giovani candidati alla vita monastica provenienti dall’arcidiocesi di Colombo erano arrivati in Austria per prepararsi alla vita cistercense. Su richiesta del loro arcivescovo, mons. Malcolm Ranjith, ora ritorneranno nel loro Paese di origine per fondare un’abbazia e diffondere la vita cistercense nello Stato asiatico. L’idea di fondare un monastero nelle vicinanze di Colombo - ricorda la Fides - era nata molti anni fa. Dopo una serie di difficoltà da superare, in occasione dell’ultimo capitolo dell’Abbazia di Heiligenkreuz, celebrato a metà febbraio, è stato deciso l’invio dei monaci. Inizialmente i quattro religiosi abiteranno in un centro di formazione a Negombo, a 30 chilometri da Colombo, la capitale dello Sri Lanka. “Chiediamo la preghiera per l’arcivescovo di Colombo e per questo suo progetto di fondazione, noi faremo tutto il possibile per diffondere la vita monastica cistercense nello Sri Lanka” dice padre Gregor Henckel Donnersmarck. “In Asia – prosegue - si nota una grande apertura a Cristo e i nostri monasteri lo dimostrano”. Nello Sri Lanka esiste una lunga tradizione di monaci buddisti ma finora il monachesimo cristiano non era conosciuto. La nuova abbazia inizialmente sarà fondata come istituto diocesano a carattere contemplativo, con la speranza di una futura integrazione nell’ordine dei Cistercensi. In occasione del suo pellegrinaggio a Mariazell, il 9 settembre 2007, Benedetto XVI. aveva visitato l’abbazia Stift Heiligenkreuz, ricordando ai monaci che seguono la regola benedettina: “Il vostro primo servizio per il mondo devono essere la preghiera e l’Eucaristia”. (C.S.)

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    Buenos Aires: prosegue la preparazione del I Congresso Missionario di Moron

    ◊   Come parte del cammino della Quaresima e in preparazione al primo Congresso Missionario Diocesano di Moron, che si realizzerà dal 21 al 23 maggio prossimo, l’équipe responsabile dell’organizzazione del Congresso ha proposto alle comunità che intendono aderire, di dare vita ad una “Missione della Consolazione”, che consiste nel visitare i malati, le famiglie in lutto e gli anziani, portando loro il conforto del Vangelo e della parola di Dio. Tenendo conto delle diverse situazioni che si possono incontrare nello svolgimento della missione, l’équipe ha messo a disposizione dei partecipanti alcuni testi per le differenti tipologie di persone che vivono situazioni di dolore, fondati sulla Parola di Dio e sulla preghiera preparata da suor Veronica Alonso, delle Servitrici del Vangelo, incaricata delle pubblicazioni per la Missione della Consolazione. Le varie lettere, che sono indirizzate ai malati, agli anziani o a quanti hanno perso una persona cara, sono realizzate secondo uno stile di scrittura che presenta la Vergine Maria come autrice della lettera. Sul portale Missionario della diocesi di Moron - rende noto infine l'agenzia Fides - è già disponibile tutto il materiale del Congresso: modulo per l’iscrizione, documento di lavoro, spiegazione del logo del Congresso, preghiera per il Congresso, e altro. (C.S.)

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    Ad Haiti una nuova comunità dei frati cappuccini

    ◊   Dal marzo 2007 i frati cappuccini della vice Provincia della Repubblica Dominicana e Haiti hanno una fraternità nella comunità rurale di Beraud-Les Cayes, proprio ad Haiti. La fraternità è composta da 9 frati e ha la responsabilità pastorale di due comunità parrocchiali, Beraud e Abacou. Oltre al servizio parrocchiale, i religiosi sono impegnati in attività sociali, come la promozione degli studi per i ragazzi, anche grazie all’aiuto delle adozioni a distanza; la costruzione di un ponte per migliorare il collegamento fra le comunità; la distribuzione di alimenti; il restauro di immobili e scuole; l’allestimento di condutture d’acqua per le case. La zona in cui vivono i frati non ha subito danni durante il recente terremoto, che ha risparmiato tutti i religiosi, ma non i loro parenti, molti dei quali sono morti sotto montagne di macerie. Gli effetti del sisma pesano ancora su tutta Haiti. Manca il cibo, mancano i generi di prima necessità e molti hanno lasciato la capitale Port au Prince, tornando nei villaggI. I frati hanno messo a disposizione la Casa di Spiritualità per accogliere i malati che non hanno trovato posto negli ospedali. (A cura di padre Egidio Picucci)

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    A Buenos Aires un incontro delle TV e delle radio cattoliche

    ◊   La principale Rete cattolica di comunicazione, dell'Arcidiocesi di Belo Horizonte a Buenos Aires (TV Horizonte, Radio America, Radio Cultura, Giornale di opinione e il sito (www.arquidiocesebh.org.br) ha promosso per il giorno 16 marzo, l'incontro nazionale delle TV cattoliche. Secondo gli organizzatori, sarà l'occasione per definire alcune strategie comuni e anche per promuovere ed incentivare l'integrazione. Il programma dell’incontro - riferisce la Fides - comprende la condivisione dei progetti, le valutazioni sulle conclusioni della Prima Conferenza Nazionale sulle comunicazioni (Confecom) e sulla partecipazione delle Tv al Mutirão de Comunicação de Porto Alegre (Muticom), che ha avuto luogo dal 2 al 7 febbraio scorsi. L'incontro mira anche ad un'integrazione dei programmi e a creare un database di immagini. E’ prevista anche una visita di lavoro per conoscere le strutture, la filosofia di lavoro e la strategia di funzionamento dei mezzi di comunicazione della rete principale di comunicazione cattolica dell'arcidiocesi di Belo Horizonte. (C.S.)

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    Argentina: per vivere la Quaresima e la Pasqua, un aiuto dalla radio

    ◊   Il Centro di Comunicazioni Nostra Signora di Luján, come ogni anno, offre del materiale cattolico per l'uso nelle radio e nei gruppi parrocchiali. Tra quanto viene offerto in questo periodo, troviamo spunti di riflessione e preghiera sulla Quaresima, la Settimana Santa e la Pasqua. Il Centro ha una vasta esperienza nella produzione radiofonica e anche nella formazione all'uso del mezzo radiofonico nella pastorale. Tra i programmi disponibili - rende noto l'agenzia Fides - ci sono: “Rezando juntos”, una proposta popolare sul Vangelo della domenica delle Palme e della domenica di Pasqua; “Cuaresma con los Padres de la Iglesia” che raccoglie gli insegnamenti di Sant’Agostino, San Gregorio di Nissa e San Giovani Crisostomo per questo tempo liturgico; "Vamos a andar" un breve approccio alle celebrazioni di tutti i giorni della Settimana Santa; "Fiestas populares", una riflessione storico-culturale in occasione della festa della Resurrezione nella Quebrada de Humahuaca. Attualmente il Centro è composto da un gruppo di giornalisti, scrittori, attori e professionisti dediti alla produzione di programmi radiofonici rivolti alle comunità cristiane. (C.S.)

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    Al via a Vicenza la sesta edizione del Festival Biblico

    ◊   “L'ospitalita' delle scritture nelle sue tante declinazioni”. E’ questo il tema al centro della sesta edizione del Festival Biblico, che animera' Vicenza ed il suo territorio dal 27 al 30 maggio. Il programma - rende noto il Sir - prevede conferenze, spettacoli, esposizioni, concerti ed incontri. Ad essere chiamati a confrontarsi sul tema saranno protagonisti del mondo della fede, della cultura e dell'arte. Cinque i percorsi ideati dagli organizzatori per orientare la scelta del pubblico tra le decine di eventi in calendario: da quello teologico al cartellone di spettacolo, da quello su tematiche sociali alla programmazione per i piu' piccoli, fino ad un itinerario tra arte, storia e natura. Ognuno con i suoi esclusivi protagonisti. Spazio, dunque, agli "Ospiti della Parola", con la lectio teologica d'apertura affidata anche quest'anno alla voce di Enzo Bianchi, priore della Comunita' di Bose; a seguire, la meditazione col teologo Giuntoli, l'intervento di Anna Maffei, presidente dell'Unione Cristiana Evangelica Battista d'Italia (Ucebi), "La notte della Parola"con fra' Michael Davide Semeraro e suor Daniela Musumeci, la lectio magistralis di Donatella Scaiola e quella di Carmine Di Sante, la danza liturgica di Roberta Arinci. (C.S.)

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    Roma: nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria gli attori leggono le vite dei Santi

    ◊   "I Ritratti di Santi", tre letture affidate alla voce di attori professionisti, dedicate alla santita', tornano a Roma nella Chiesa di Santa Maria della Vittoria, lunedi' 15, 22 e 29 marzo, alle 21. La prima lettura, presentata dall'attore e conduttore Pino Insegno, narra la vita di Oscar Romero. A 30 anni dalla sua morte, si ripercorre la storia del vescovo di El Salvador, figura carismatica per l'America Latina, che il 24 marzo del 1980 perse la vita sotto i colpi di pistola del regime mentre celebrava la messa. La seconda lettura, presentata dall'attore e regista Giulio Base, e' dedicata a Jean Marie Vianney, il Curato D'Ars, patrono dei parroci di tutto il mondo, nel cui nome Benedetto XVI ha indetto l'anno sacerdotale sul tema: “Fedeltà di Cristo, fedeltà del sacerdote”. La terza lettura, presentata dall'attore Vincenzo Bocciarelli, e' dedicata a Elisabetta Canori Mora, la nobildonna romana, beata dal 1994 per opera di Giovanni Paolo II, le cui spoglie sono venerate nella chiesa di San Carlo alle Quattro Fontane. Gli incontri - riferisce il Sir - sono tratti dagli scritti di padre Antonio Maria Sicari, teologo carmelitano, autore di oltre cento biografie dedicate ai Santi di ieri e di oggi e fondatore del Mec, Movimento Ecclesiale Carmelitano, che ha organizzato l'evento. (C.S.)

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    24 Ore nel Mondo



    Francia al voto per le regionali, Sarkozy rischia una pesante sconfitta

    ◊   Test di metà mandato per il presidente francese Nicola Sarkozy: oltre 44 milioni di elettori votano per le amministrative in tutte le 22 regioni di Francia e Corsica. Pesa l'incognita astensione: secondo i sondaggi l'affluenza potrebbe scendere sotto il 50%. Sarkozy ha avvertito che il risultato non avrà conseguenze sul piano nazionale ma il suo partito, l’Unione per un movimento popolare (Ump), rischia una pesante sconfitta. Il servizio di Roberta Rizzo:

     
    "Un ko alle urne annunciato sarebbe quello che attende il presidente francese Nicolas Sarkozy e il suo partito, l’Unione per un movimento popolare (Ump). I sondaggi indicano una sconfitta già al primo turno. La “guache”, guidata dalla segretaria del Partito socialista, Martine Aubry, sembra prepararsi a una vittoria elettorale attesa da tempo, ma la grande incognita resta l’astensione. L’affluenza alle urne, tradizionalmente bassa nelle elezioni locali francesi, potrebbe addirittura scendere sotto il 50%: quasi 10 punti percentuali in meno, segnando il record negativo dalle consultazioni del 1988 (58%). La destra si accontenterebbe di conservare le sue posizioni già modeste. Mentre l'opposizione, che amministra già 20 regioni, punterebbe alla vittoria su tutta la linea. Il partito di Sarkozy rischia di perdere così le ultime due: l'Alsazia e la Corsica. Quanto al Fronte nazionale, potrebbe sottrarre voti all'Unione per un movimento popolare, ma il presidente ha escluso ogni ipotesi di accordo. Le regionali rischiano dunque di tradursi in un indiretto pronunciamento popolare contro il presidente Sarkozy, giunto a metà del suo mandato, e in un trampolino per la sinistra in vista delle presidenziali del 2012. Il capo dell’Eliseo ha affermato che non si lascerà condizionare dal risultato delle regionali e porterà avanti le sue politiche e le riforme nel Paese. Ma l’impopolarità di Sarkozy potrebbe avere ripercussioni sui candidati del suo stesso schieramento e, secondo gli esperti, molti elettori di destra sconfortati non si recherebbero alle urne".

     
    Attentato kamikaze in Pakistan. Dieci le vittime
    Ancora violenza in Pakistan all'indomani di una serie di attentati a Lahore, costati la vita ad una cinquantina di persone. Almeno 10 persone sono state uccise, oggi, in un nuovo grave attacco suicida avvenuto nella valle pachistana di Swat. Un kamikaze si è fatto saltare a Saidu Sharif, alle porte di Mingora, la principale città della regione. L’attentato, costato la vita anche a un bimbo di 9 anni, è stato rivendicato dai talebani del Pakistan. Almeno 37 persone le persone rimaste ferite.

    Afghanistan, nuovo attacco kamikaze a Kandahar
    Una nuova esplosione ha scosso oggi la città afghana di Kandahar. Per la seconda volta in pochi giorni è stato attaccato un veicolo di un'impresa di costruzioni pakistana, vicino al consolato di Islamabad. Uno degli uomini a bordo è morto, altri 6 sono rimasti feriti. Ieri Kandahar era stata teatro di una raffica di attentati kamikaze, rivendicati dai talebani, che hanno provocato 40 vittime.

    Elezioni legislative in Colombia
    Primo capitolo di un intenso anno elettorale in Colombia: trenta milioni di cittadini si recano alle urne oggi per rinnovare il Parlamento. Le legislative avvengono a due mesi dalle prossime presidenziali, alle quali non potrà presentarsi l'attuale presidente Alvaro Uribe per un terzo mandato, vietato dalla Costituzione. La sua coalizione, però, punta a mantenere la maggioranza in Parlamento, che conta 72 dei 102 seggi al Senato e 103 dei 166 seggi alla Camera dei Rappresentanti. Il servizio di Francesca Ambrogetti:

    Secondo i sondaggi, questo primo appuntamento non dovrebbe cambiare il panorama politico. I due principali partiti che sostengono l’attuale presidente, Álvaro Uribe, i conservatori e il partito della ‘U’, dovrebbero ottenere la maggioranza, mentre il polo democratico di sinistra e il partito liberale all’opposizione, nella migliore delle ipotesi, manterrebbero le posizioni. L’ombra dello scandalo pesa su queste elezioni. Alcuni degli attuali parlamentari sono indagati per legami con i paramilitari ed altri per finanziamenti da parte dei narcos. E si sospetta di alcuni dei candidati. L’altro ieri sono stati arrestati trenta funzionari comunali nella regione di Antioquia, accusati di far parte di un noto gruppo paramilitare. Oggi votano anche i verdi e il partito conservatore per eleggere il proprio candidato, ma l’aspirante con maggiori possibilità è Fernando Santos del partito della ‘U’, ex ministro della Difesa e molto popolare per i successi contro la guerriglia per la liberazione di Ingrid Betancourt. Si temono incidenti in uno dei Paesi più violenti dell’America Latina. Le operazioni di voto saranno controllate da 400 mila uomini e donne dell’esercito e della polizia. Oltre un centinaio gli osservatori internazionali.

     
    Russia, elezioni amministrative
    Elezioni amministrative anche in otto regioni della Russia, dove circa 32 milioni di cittadini sono chiamati alle urne in una consultazione che si profila come un test di metà mandato per il presidente Dmitri Medvedev. Il capo del Cremlino ha promesso elezioni più trasparenti, all'indomani del controverso voto amministrativo dello scorso ottobre, stravinto dal partito putiniano “Russia unita” tra le denuncie di brogli di massa da parte delle opposizioni.

    Crisi Usa-Israele. Rammarico di Netanyahu ma nessuna marcia indietro
    Benjamin Netanyahu ha espresso oggi il suo rammarico per la crisi con Washington, la più grave da quando ha assunto la carica di premier, ma non fa marcia indietro sulla decisione di costruire 1.600 nuovi alloggi nella parte araba di Gerusalemme. Proprio ieri il segretario di Stato, Hillary Clinton, aveva trasmesso a Netanyahu le “forti obiezioni” degli Usa al piano edilizio considerato “insultante” per il processo di pace e per le stesse relazioni tra Israele e Stati Uniti. Intanto, questa mattina, nuovi scontri in Cisgiordania tra le truppe israeliane e un gruppo di donne palestinesi scese in piazza per protestare contro i futuri insediamenti. Quattro donne e due ragazzi sono rimasti lievemente feriti.

    Israele, arrestato capo di Hamas
    L’esercito israeliano ha arrestato un alto esponente di Hamas, accusato di aver ordito la strage costata la vita a 70 israeliani nel corso della seconda Intifada. L’uomo è stato catturato a Ramallah. Si tratta di Mahar Udda, 47 anni, ricercato da circa un decennio per il suo ruolo nel duplice attentato al Cafe Hillel di Gerusalemme e ad una fermata del bus alla base militare di Tzifrin nel settembre del 2003.

    Thailandia. Attese migliaia di “camicie rosse” a Bangkok contro il governo
    In Thailandia. Decine di migliaia di “camicie rosse”, che sostengono l'ex premier in esilio Thaksin Shinawatra, si stanno radunando a Bangkok per dar forza all'ultimatum appena ribadito dai loro rappresentanti: sciogliere il Parlamento entro domani a mezzogiorno aprendo la strada a nuove elezioni, o prepararsi ad una “presa” della città. Sin da ieri i palazzi del potere di Bangkok sono difesi da forze antisommossa.

    La terra trema in Giappone e Indonesia
    Due potenti terremoti si sono verificati in Indonesia e in Giappone. Una forte scossa ha colpito la parte centrale dell'arcipelago giapponese. Il sisma, di magnitudo 6,6 sulla scala Richter, ha seminato il terrore a Tokyo, facendo tremare gli edifici. Non si registrano danni a persone o cose nemmeno per il potente terremoto che ha colpito l’Indonesia, al largo dell'Arcipelago delle Molucche. Il sisma, pari al settimo grado della scala Richter, è stato registrato ad una profondità di 56 chilometri. Anche in questo caso non è stato lanciato l'allarme tsunami.

    Italia. Opposizione ieri in piazza. Lista Pdl esclusa dalle regionali
    È guerra di cifre sulla manifestazione organizzata ieri dal Partito democratico a Roma per protestare contro il decreto cosiddetto salva-liste, alla vigilia delle regionali di fine marzo. Per gli organizzatori, sono scesi in piazza 200 mila persone. Per la Questura 25 mila. Insieme al Pd, Italia dei valori, il movimento del Popolo viola, i Socialisti e gli altri partiti della Sinistra. Non hanno aderito Udc e Alleanza per l'Italia. Intanto, ieri, il Consiglio di Stato ha dichiarato inammissibile il ricorso contro l’ordinanza del Tar del Lazio che aveva respinto la richiesta del Pdl di riammettere la lista. Una decisione, questa, che comporta l’esclusione definitiva della lista provinciale del Pdl a Roma dalla corsa alle regionali del 28 e 29 marzo. Riammesso, senza riserve, il listino di Roberto Formigoni in Lombardia. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Rizzo)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 73

     
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