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Sommario del 13/03/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ai vescovi del Sudan in visita "ad Limina": promuovere riconciliazione e perdono, superare le divisioni fra etnie
  • In udienza dal Papa il premier della Croazia, Kosor
  • Altre udienze e nomine
  • Nota di padre Lombardi sui casi di abuso sessuale in Germania: una rotta chiara anche in acque agitate
  • "Chiesa rigorosa sulla pedofilia". Intervista di Avvenire a mons. Charles Scicluna, della Congregazione per la Dottrina della Fede
  • Mons. Piacenza sull'identità del sacerdote in un mondo "sordo" allo spirito: serve un tuffo totale nella radicalità evangelica
  • Mons. Tomasi: gli Stati rispettino e promuovano il diritto alla libertà religiosa
  • Vigilia della visita del Papa alla Comunità luterana di Roma. Intervista con mons. Matthias Türk
  • Mons. Ravasi alla Messa per il secondo anniversario della morte di Chiara Lubich: il mondo ha bisogno della sua sapienza e del suo spirito di unità
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica
  • Chiesa e Società

  • L’Onu difende la libertà religiosa e vuole tutelare i cittadini da abusi e violenze
  • Pakistan: ancora episodi di violenza contro i cristiani
  • Libano: oggi Giornata di solidarietà per la comunità cristiana irachena
  • Uzbekistan: pastore battista condannato a 10 anni di carcere
  • Congo: Medici senza frontiere denuncia l’emergenza in Sud Kivu
  • Ela Bhatt, l’avvocato delle donne, ha ricevuto oggi a Tokyo il Premio Niwano
  • Bolivia: messaggio dei vescovi per le elezioni del 4 aprile
  • Argentina: nella celebrazione per il Bicentenario, appello della Chiesa alla riconciliazione
  • Filippine: i vescovi ricordano ai sacerdoti di non schierarsi politicamente per le prossime elezioni
  • Cambogia: inaugurata la prima scuola superiore cattolica nel Paese
  • Caritas Macao: una linea verde per disabili e non solo
  • Austria: le Chiese cristiane invitate ad opporsi a razzismo e xenofobia
  • Rwanda: le sfide della Chiesa africana al Forum internazionale di Azione cattolica
  • Nigeria: un documento per invitare i giovani alla Missione nazionale
  • Congo: concluso l'incontro dei coordinatori dell'apostolato biblico dell'Aceac
  • Australia: al via il ciclo di incontri “La voce dei giovani”
  • Giordania: forte aumento di pellegrini sul luogo del Battesimo di Gesù
  • Spagna: campagna per la Vita dei vescovi dal 15 al 30 marzo
  • Subiaco: al cardinale Ruini l'edizione 2010 del Premio San Benedetto
  • Usa: per il palmare iPhone anche alcune applicazioni per i fedeli cattolici
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ennesima giornata di violenze in Pakistan, almeno 13 i morti a Mingora. Dura la condanna dell’Onu
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI ai vescovi del Sudan in visita "ad Limina": promuovere riconciliazione e perdono, superare le divisioni fra etnie

    ◊   Superare “distinzioni di razza o di etnia in un generoso scambio di doni”: è il messaggio che il Papa lancia alla Chiesa e al popolo del Sudan nel suo discorso ai vescovi del Paese africano, ricevuti stamani in visita ad Limina. Benedetto XVI ha ringraziato sacerdoti, religiosi e religiose del Sudan per il loro “generoso servizio”. Ha sottolineato l’importanza di testimoniare l’amore di Cristo in ogni aspetto della vita ricordando il contributo che l’Università Saint Mary della città di Juba insieme con movimenti ecclesiali può dare. Il servizio di Fausta Speranza:

    “Your fidelity to the Lord and the fruits of your labours amid difficulties…”
    “La vostra fedeltà al Signore e il vostro impegno tra difficoltà e sofferenze porta eloquente testimonianza del potere della Croce che illumina limiti e debolezze umane”. Così Benedetto XVI ringrazia i vescovi del Sudan sottolineando quanto pazientemente lavorino per il bene del loro Paese, per scongiurare un ritorno alla guerra, per promuovere una pace stabile ad ogni livello della vita nazionale”. Il Papa invoca “riconciliazione e perdono” per il grande Paese africano, uscito nel 2005 da una ventennale guerra civile e in attesa ancora delle prime consultazioni elettorali dalla fine del conflitto e di un previsto referendum sull’eventuale autonomia del Sud.

     
    “If peace is to plant deep roots, concrete efforts must be made to diminish…”
    Un Paese del quale Benedetto XVI ricorda mali sociali che potrebbero impedire alla pace di mettere “profonde radici”: iin particolare "la corruzione, le tensioni etniche, l’indifferenza e l’egoismo”. Di fronte a tutto ciò, Benedetto XVI chiede ai vescovi di promuovere “giustizia, responsabilità e carità”. “Trattati e accordi – dice il Papa – sono indispensabili pilastri nei processi di pace ma portano frutto se sono accompagnati dall’esercizio di una leadership matura e moralmente alta”. Dunque, invita i vescovi a “suscitare nella popolazione un senso di responsabilità verso le generazioni presenti e future, incoraggiando perdono, accettazione reciproca e rispetto degli impegni assunti”.

     
    “As heralds of the Gospel, you have sought to instil in your people...”
    Come araldi del Vangelo, voi vescovi – raccomanda il Papa – siate “segno e strumento di un’umanità rinnovata e riconciliata” sperimentando così la pace della comunione con Cristo. E Benedetto XVI cita l’esperienza della recente Speciale Assemblea per l’Africa del Sinodo dei vescovi, come occasione di preghiera per la riconciliazione e il perdono.

     
    “In a generous exchange of gifts...”
    Il Papa chiama a “un generoso scambio di doni senza distinzioni di razza o etnia” e poi loda l’impegno dei vescovi del Sudan nel mantenere buoni rapporti con i fedeli dell’Islam”. “Stessa apertura e stesso amore” chiede Benedetto XVI per chi crede in religioni tradizionali.

     
    Il Sudan è il Paese più vasto dell’Africa. Ha una popolazione relativamente bassa: circa 37 milioni di abitanti, di cui l’80% musulmani e il 17% cristiani. Soffre una grave povertà e i postumi di una guerra civile che ha causato 2 milioni di morti e 4,5 milioni di sfollati. Dopo ben due rinvii, ad aprile prossimo sono attese le prime elezioni del post-conflitto. Nel 2011, è previsto un referendum che potrebbe concedere l’indipendenza all’attuale regione autonoma del Sud Sudan. Un appuntamento che genera non poche tensioni sociali.

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    In udienza dal Papa il premier della Croazia, Kosor

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto stamani in udienza il primo ministro della Croazia, Jadranka Kosor. Al centro dei colloqui c’è stato un fruttuoso scambio di opinioni su alcuni temi di attualità internazionale e sulla situazione della regione. Ci si è soffermati in particolare, spiega un comunicato ufficiale, "sulla condizione della comunità croata in Bosnia ed Erzegovina. In seguito, è stata riconfermata la comune volontà di proseguire il dialogo costruttivo sui temi di interesse comune per la Chiesa e per lo Stato croato". Sono state esaminate, infine, "alcune tematiche per quanto concerne il cammino della Croazia verso la piena integrazione nell’Unione Europea".

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata il cardinale Oscar Andrés Rodriguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras.

    Il Papa ha nominato nunzio apostolico in Maurizio e nelle Seychelles l’arcivescovo Eugene Martin Nugent, finora nunzio apostolico in Madagascar e delegato apostolico nelle Isole Comore, con funzioni di delegato apostolico in La Riunione.

    In Spagna, il Pontefice ha nominato arcivescovo metropolita di Valladolid mons. Ricardo Blásquez Pérez, finora vescovo di Bilbao. Il presule ha 67 anni e ha conseguito il dottorato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Ha collaborato alla stesura di molti documenti della Conferenza episcopale spagnola e pubblicato molti libri e articoli di Teologia. Ordinato sacerdote, ha ricoperto gli incarichi di segretario dell’Istituto Abulense, professore di Teologia, decano nella Pontificia Università di Salamanca, della quale è stato anche gran cancelliere. Eletto ausiliare di Santiago di Compostela l’8 aprile 1988, venne ordinato il 29 maggio successivo. In seno alla Conferenza episcopale spagnola è stato prima membro e poi presidente della Commissione per la Dottrina della Fede.

    In Venezuela, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Cabello presentata da mons. Ramón José Viloria Pinzón, in conformità al canone 402, paragrafo 1, del Codice di Diritto Canonico.

    In data di ieri, 12 marzo, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Kerema, in Papua Nuova Guinea, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Paul John Marx, dei Missionari del Sacro Cuore di Gesù, Al su posto, il Pontefice ha nominato mons. Patrick Tawal, M.S.C., coadiutore della medesima diocesi.

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    Nota di padre Lombardi sui casi di abuso sessuale in Germania: una rotta chiara anche in acque agitate

    ◊   L’arcidiocesi di Monaco e Frisinga, riferisce in una nota "L'Osservatore Romano", è intervenuta con un comunicato sulla vicenda del sacerdote della diocesi tedesca di Essen, riferita dal quotidiano “Süddeutsche Zeitung”. Tale sacerdote, si notava nell’articolo, resosi colpevole di abusi sessuali contro minori agli inizi degli Anni Ottanta e trasferito per sottoporsi a cure nella medesima arcidiocesi di Monaco, durante la reggenza dell’allora arcivescovo Jospeh Ratzinger, fu destinato comunque a degli incarichi pastorali e più tardi, nell’85, fu nuovamente indagato per abusi e condannato l’anno successivo. Nel comunicato si precisa che la decisione di ospitare il sacerdote per le sue cure “fu presa assieme all’arcivescovo di allora”, mentre fu del vicario generale dell’epoca, mons. Peter Beer, la decisione di destinare “senza restrizioni” lo stesso sacerdote alla cura pastorale in una parrocchia di Monaco. “Decisioni sbagliate”, si legge nel comunicato, delle quali mons. Gruber “si assume la piena responsabilità”. Su questa vicenda, e più in generale su quanto emerso in questi giorni circa lo scandalo delle violenze contro minori commesse in seno alla Chiesa tedesca, il nostro direttore e direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi interviene con una nota per ribadire la linea di schiettezza mantenuta dalla Chiesa nell’affrontare questo gravissimo fenomeno:

    Al termine di questa settimana in cui l’attenzione di gran parte della stampa europea si è concentrata sulla questione degli abusi sessuali compiuti da persone e in istituzioni della Chiesa cattolica, ci siano permesse tre osservazioni. Anzitutto, la linea presa dalla Conferenza episcopale tedesca si è confermata la strada giusta per far fronte al problema nei suoi diversi aspetti. Le dichiarazioni del presidente della Conferenza, arcivescovo Zollitsch, dopo l’incontro con il Santo Padre, riprendono le linee stabilite nella recente assemblea della Conferenza e ne ribadiscono i punti operativi essenziali: riconoscere la verità e aiutare le vittime, rafforzare la prevenzione e collaborare costruttivamente con le autorità – comprese quelle giudiziarie statali – per il bene comune della società. Mons. Zollitsch ha anche ribadito senza incertezze l’opinione degli esperti secondo cui la questione del celibato non va in alcun modo confusa con quella della pedofilia. Il Santo Padre ha incoraggiato la linea dei vescovi tedeschi, che – pur con le specificità del contesto del loro Paese – può ben essere considerata un modello molto utile e ispiratore per altre Conferenze episcopali che si trovino a fronteggiare analoghi problemi.

     
    Inoltre, l’importante e ampia intervista concessa dal promotore di giustizia della Congregazione per la Dottrina della Fede, mons. Charles Scicluna, spiega dettagliatamente il significato delle norme canoniche specifiche stabilite dalla Chiesa negli anni scorsi per giudicare i gravissimi delitti di abuso sessuale nei confronti di minori da parte di ecclesiastici. Diventa assolutamente chiaro che tali norme non hanno inteso e non hanno favorito alcuna copertura di tali delitti, ma anzi hanno messo in atto un’intensa attività per affrontare, giudicare e punire adeguatamente questi delitti nel quadro dell’ordinamento ecclesiastico. E’ giusto ricordare che tutto ciò è stato impostato e avviato quando il cardinale Ratzinger era prefetto della Congregazione. La sua linea è stata sempre quella del rigore e della coerenza nell’affrontare le situazioni anche più difficili.

     
    Infine, l’archidiocesi di Monaco ha risposto, con un comunicato ampio e dettagliato, agli interrogativi circa la vicenda di un sacerdote che si era trasferito da Essen a Monaco di Baviera nel tempo in cui il cardinale Ratzinger era arcivescovo della città, sacerdote che si era poi reso colpevole di abusi. Il comunicato mette in luce come l’arcivescovo era rimasto del tutto estraneo alle decisioni in seguito alle quali si erano potuti verificare gli abusi. E’ piuttosto evidente che negli ultimi giorni vi è chi ha cercato – con un certo accanimento, a Regensburg e a Monaco – elementi per coinvolgere personalmente il Santo Padre nelle questioni degli abusi. Per ogni osservatore obiettivo, è chiaro che questi sforzi sono falliti.

     
    Nonostante la tempesta, la Chiesa vede bene il cammino da seguire, sotto la guida sicura e rigorosa del Santo Padre. Come abbiamo già avuto modo di osservare, speriamo che questo travaglio possa essere alla fine di aiuto alla società nel suo insieme per farsi carico sempre meglio della protezione e della formazione dell’infanzia e della gioventù.

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    "Chiesa rigorosa sulla pedofilia". Intervista di Avvenire a mons. Charles Scicluna, della Congregazione per la Dottrina della Fede

    ◊   Come citato da padre Lombardi nella sua nota, mons. Charles J. Scicluna, che riveste la carica di promotore di giustizia presso la Congregazione per la Dottrina per la Fede, ha descritto in un’intervista al quotidiano Avvenire per molti versi straordinaria – considerata la tradizionale riservatezza del dicastero e la delicatezza del fenomeno trattato – le modalità che la Chiesa segue nel valutare e perseguire i sacerdoti che si macchiano del crimine della pedofilia. Di seguito, il testo integrale dell’intervista realizzata da Gianni Cardinale. Alessandro De Carolis ne sintetizza i punti salienti:

    Monsignor Charles J. Scicluna è il "promotore di giustizia" della Congregazione per la Dottrina della Fede. In pratica si tratta del pubblico ministero del tribunale dell'ex sant'Uffizio, che ha il compito di indagare sui cosiddetti delicta graviora, i delitti che la Chiesa cattolica considera i più gravi in assoluto: e cioè quelli contro l'Eucaristia, quelli contro la santità del sacramento della penitenza e il delitto contro il sesto comandamento ("non commettere atti impuri") di un chierico con un minore di diciotto anni. Delitti che un motu proprio del 2001, Sacramentorum sanctitatis tutela, ha riservato, come competenza, alla Congregazione per la dottrina della fede. Di fatto è il "promotore di giustizia" ad avere a che fare, tra l'altro, con la terribile questione dei sacerdoti accusati di pedofilia periodicamente alla ribalta sui mass media. E monsignor Scicluna, un maltese affabile e gentile nei modi, ha la fama di adempiere il compito affidatogli con il massimo scrupolo, senza guardare in faccia a nessuno.

     
    D. - Monsignore, lei ha la fama di essere un "duro", eppure la Chiesa cattolica viene sistematicamente accusata di essere accomodante nei confronti dei cosiddetti "preti pedofili".

     
    R. - Può essere che in passato, forse anche per un malinteso senso di difesa del buon nome dell'istituzione, alcuni Vescovi, nella prassi, siano stati troppo indulgenti verso questi tristissimi fenomeni. Nella prassi dico, perché sul piano dei principi la condanna per questa tipologia di delitti è stata sempre ferma e inequivocabile. Per rimanere al secolo scorso basta ricordare l'ormai celebre istruzione Crimen Sollicitationis del 1922…

     
    D. - Ma non era del 1962?

     
    R. - No, la prima edizione risale al pontificato di Pio XI. Poi con il beato Giovanni XXIII il Sant'Uffizio ne curò una nuova edizione per i padri Conciliari, ma ne vennero fatte solo duemila copie e non bastarono per la distribuzione che fu rinviata sine die. Si trattava comunque di norme procedurali da seguire nei casi di sollecitazione in confessione e di altri delitti più gravi a sfondo sessuale come l’abuso sessuale di minori …

     
    D. - Norme che raccomandavano però il segreto…

     
    R. - Una cattiva traduzione in inglese di questo testo ha fatto pensare che la Santa Sede imponesse il segreto per occultare i fatti. Ma non era così. Il segreto istruttorio serviva per proteggere la buona fama di tutte le persone coinvolte, prima di tutto le stesse vittime, e poi i chierici accusati, che hanno diritto - come chiunque - alla presunzione di innocenza fino a prova contraria. Alla Chiesa non piace la giustizia spettacolo. La normativa sugli abusi sessuali non è stata mai intesa come divieto di denuncia alle autorità civili.

     
    D. - Quel documento però viene periodicamente rievocato per accusare l'attuale pontefice di essere stato - in qualità di prefetto dell'ex Sant'Uffizio - il responsabile oggettivo di una politica di occultamento dei fatti da parte della Santa Sede…

     
    R. - Si tratta di un'accusa falsa e calunniosa. A questo proposito mi permetto di segnalare alcuni fatti. Tra il 1975 e il 1985 mi risulta che nessuna segnalazione di casi di pedofilia da parte di chierici sia arrivata all'attenzione della nostra Congregazione. Comunque dopo la promulgazione del Codice di diritto canonico del 1983 c'è stato un periodo di incertezza sull'elenco dei delicta graviora riservati alla competenza di questo dicastero. Solo col motu proprio del 2001 il delitto di pedofilia è ritornato alla nostra competenza esclusiva. E da quel momento il cardinale Ratzinger ha mostrato saggezza e fermezza nel gestire questi casi. Di più. Ha mostrato anche grande coraggio nell'affrontare alcuni casi molto difficili e spinosi, sine acceptione personarum. Quindi accusare l'attuale pontefice di occultamento è, ripeto, falso e calunnioso.

     
    D. - Nel caso che un sacerdote sia accusato di un delictum gravius, cosa succede?

     
    R. - Se l'accusa è verosimile il vescovo ha l'obbligo di investigare sia l'attendibilità della denuncia che l'oggetto stesso della medesima. E se l'esito di questa indagine previa è attendibile non ha più potere di disporre della materia e deve riferire il caso alla nostra Congregazione, dove viene trattato dall'ufficio disciplinare.

     
    D. - Da chi è composto questo ufficio?

     
    R. - Oltre al sottoscritto, che essendo uno dei superiori del dicastero, si occupa anche di altre questioni, c'è un capo ufficio, padre Pedro Miguel Funes Diaz, sette ecclesiastici ed un penalista laico che seguono queste pratiche. Altri officiali della Congregazione prestano il loro prezioso contributo secondo le esigenze di lingua e di competenza.

     
    D. - Questo ufficio è stato accusato di lavorare poco e con lentezza…

     
    R. - Si tratta di rilievi ingiusti. Nel 2003 e 2004 c'è stata una valanga di casi che ha investito le nostre scrivanie. Molti dei quali venivano dagli Stati Uniti e riguardavano il passato. Negli ultimi anni, grazie a Dio, il fenomeno si è di gran lunga ridotto. E quindi adesso cerchiamo di trattare i casi nuovi in tempo reale.

     
    D. - Quanti ne avete trattato finora?

     
    R. - Complessivamente in questi ultimi nove anni (2001-2010) abbiamo valutato le accuse riguardanti circa 3000 casi di sacerdoti diocesani e religiosi che si riferiscono a delitti commessi negli ultimi cinquanta anni.

     
    D. - Quindi di tremila casi di preti pedofili?

     
    R. - Non è corretto dire così. Possiamo dire che grosso modo nel 60% di questi casi si tratta più che altro di atti di efebofilia, cioè dovuti ad attrazione sessuale per adolescenti dello stesso sesso, in un altro 30% di rapporti eterosessuali e nel 10% di atti di vera e propria pedofilia, cioè determinati da una attrazione sessuale per bambini impuberi. I casi di preti accusati di pedofilia vera e propria sono quindi circa trecento in nove anni. Si tratta sempre di troppi casi - per carità! - ma bisogna riconoscere che il fenomeno non è così esteso come si vorrebbe far credere.

     
    D. - Tremila quindi gli accusati. Quanti i processati e condannati?

     
    R. - Intanto si può dire che un processo vero e proprio, penale o amministrativo, si è svolto nel 20% dei casi e normalmente è stato celebrato nelle diocesi di provenienza - sempre sotto la nostra supervisione - e solo rarissimamente qui a Roma. Facciamo così anche per una maggiore speditezza dell'iter. Nel 60% dei casi poi, soprattutto a motivo dell'età avanzata degli accusati, non c'è stato processo, ma, nei loro confronti, sono stati emanati dei provvedimenti amministrativi e disciplinari, come l'obbligo a non celebrare messa coi fedeli, a non confessare, a condurre una vita ritirata e di preghiera. E' bene ribadire che in questi casi, tra i quali ce ne sono alcuni particolarmente eclatanti di cui si sono occupati i media, non si tratta di assoluzioni. Certo non c'è stata una condanna formale, ma se si è obbligati al silenzio e alla preghiera qualche motivo ci sarà…

    D. - All'appello manca ancora il 20% dei casi…

     
    R. - Diciamo che in un 10% di casi, quelli particolarmente gravi e con prove schiaccianti, il Santo Padre si è assunto la dolorosa responsabilità di autorizzare un decreto di dimissione dallo stato clericale. Un provvedimento gravissimo, preso per via amministrativa, ma inevitabile. Nell’altro 10% dei casi poi, sono stati gli stessi chierici accusati a chiedere la dispensa dagli obblighi derivati dal sacerdozio. Che è stata prontamente accettata. Coinvolti in questi ultimi casi ci sono stati sacerdoti trovati in possesso di materiale pedopornografico e che per questo sono stati condannati dall'autorità civile.

     
    D. - Da dove vengono questi tremila casi?
     
    R. - Soprattutto dagli Stati Uniti che per gli anni 2003-2004 rappresentavano circa l'80% del totale di casi. Per il 2009 lo “share” statunitense è sceso a circa il 25% dei 223 nuovi casi segnalati da tutto il mondo. Negli ultimi anni (2007-2009), infatti, la media annuale dei casi segnalati alla Congregazione dal mondo è stata proprio di 250 casi. Molti paesi segnalano solo uno o due casi. Cresce quindi la diversità ed il numero dei paesi di provenienza dei casi ma il fenomeno è assai ridotto. Bisogna ricordare infatti che il numero complessivo di sacerdoti diocesani e religiosi nel mondo è di 400mila. Questo dato statistico non corrisponde alla percezione che si crea quando questi casi così tristi occupano le prime pagine dei giornali.
     
    D. - E dall'Italia?

     
    R. - Finora il fenomeno non sembra abbia dimensioni drammatiche, anche se ciò che mi preoccupa è una certa cultura del silenzio che vedo ancora troppo diffusa nella Penisola. La Conferenza Episcopale Italiana (CEI) offre un ottimo servizio di consulenza tecnico-giuridica per i vescovi che devono trattare questi casi. Noto con grande soddisfazione un impegno sempre maggiore da parte dei vescovi italiani di fare chiarezza sui casi segnalati loro.

     
    D. - Lei diceva che i processi veri e propri riguardano circa il 20% dei circa tremila casi che avete esaminato negli ultimi nove anni. Sono finiti tutti con la condanna degli accusati?

     
    R. - Molti dei processi ormai celebrati sono finiti con una condanna dell’accusato. Ma non sono mancati quelli dove il sacerdote è stato dichiarato innocente o dove le accuse non sono state ritenute sufficientemente provate. In tutti i casi comunque si fa non solo lo studio sulla colpevolezza o meno del chierico accusato, ma anche il discernimento sull’idoneità dello stesso al ministero pubblico.

     
    D. - Un’accusa ricorrente fatta alle gerarchie ecclesiastiche è quella di non denunciare anche alle autorità civili i reati di pedofilia di cui vengono a conoscenza.

     
    R. - In alcuni paesi di cultura giuridica anglosassone, ma anche in Francia, i vescovi, se vengono a conoscenza di reati commessi dai propri sacerdoti al di fuori del sigillo sacramentale della confessione, sono obbligati a denunciarli all'autorità giudiziaria. Si tratta di un dovere gravoso perché questi vescovi sono costretti a compiere un gesto paragonabile a quello compiuto da un genitore che denuncia un proprio figlio. Ciononostante, la nostra indicazione in questi casi è di rispettare la legge.

     
    D. - E nei casi in cui i vescovi non hanno questo obbligo per legge?

     
    R. - In questi casi noi non imponiamo ai vescovi di denunciare i propri sacerdoti, ma li incoraggiamo a rivolgersi alle vittime per invitarle a denunciare quei sacerdoti di cui sono state vittime. Inoltre li invitiamo a dare tutta l'assistenza spirituale, ma non solo spirituale, a queste vittime. In un recente caso riguardante un sacerdote condannato da un tribunale civile italiano, è stata proprio questa Congregazione a suggerire ai denunciatori, che si erano rivolti a noi per un processo canonico, di adire anche alle autorità civili nell’interesse delle vittime e per evitare altri reati.

     
    D. - Un'ultima domanda: è prevista la prescrizione per i delicta graviora?

     
    R. - Lei tocca un punto - a mio avviso - dolente. In passato, cioè prima del 1889, quello della prescrizione dell’azione penale era un istituto estraneo al diritto canonico. E per i delitti più gravi solo con il motu proprio del 2001 è stata introdotta una prescrizione di dieci anni. In base a queste norme nei casi di abuso sessuale il decennio incomincia a decorrere dal giorno in cui il minore compie i diciotto anni.

     
    D. - E' sufficiente?

     
    R. - La prassi indica che il termine di dieci anni non è adeguato a questo tipo di casi e sarebbe auspicabile un ritorno al sistema precedente dell'imprescrittibilità dei delicta graviora. Il 7 novembre 2002, comunque, il Servo di Dio Venerabile Giovanni Paolo II ha concesso a questo dicastero la facoltà di derogare dalla prescrizione caso per caso su motivata domanda dei singoli vescovi. E la deroga viene normalmente concessa.

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    Mons. Piacenza sull'identità del sacerdote in un mondo "sordo" allo spirito: serve un tuffo totale nella radicalità evangelica

    ◊   L’identità del sacerdozio è stata al centro del Convegno teologico che si è concluso ieri pomeriggio all’Università Lateranense. In due giorni di interventi, cardinali, presuli ed esperti si sono alternati al microfono per mettere in luce la sacralità della vocazione sacerdotale, il suo ruolo nella cultura contemporanea, i profili missionari, pastorali e giuridici, con un ampio spazio dedicato all’aspetto del celibato ecclesiastico. A concludere i lavori è stato l'arcivescovo Mauro Piacenza, segretario della Congregazione per il Clero. Alessandro De Carolis gli ha chiesto di spiegare i punti salienti trattati durante il Convegno:

    R. – E' stata focalizzata l’identità del sacerdote e sulla modanatura dell’identità sono state coniugate altre questioni annesse e connesse con l’identità: soprattutto il fatto che non ci sia contrasto in un mondo molto caotico, dove i sacerdoti sono meno in quanto a numero e le esigenze sono sempre più alte. C’è sempre il rischio di cadere in un certo attivismo e di dimenticare perciò l’essenzialità e la propria identità. C’è stato quindi un richiamo teologico all’ontologia sacerdotale ed un richiamo al fatto che spiritualità e attività – anzi, missione – e connotazione, identità, devono essere coniugate insieme e il ministero dev’essere una conseguenza, anche come stile, di quell’identità. Un’identità che è scavata sulla cristologia.

     D. - "Sacerdoti non soggetti a effimere mode culturali", ma liberi figli e testimoni di Cristo: in che modo risuona in lei, eccellenza, questo appello, intenso, che vi ha rivolto il Papa?
     
    R. - Penso che il richiamo alla libertà dei figli di Dio, alla libertà di essere quello che si è e di diventare ogni giorno quello che si è, sia fondamentale e si riferisca soprattutto – almeno come risonanza personale – al fatto di non essere condizionati dalle mode che passano e che sono transeunte. D’altro canto, la Chiesa, vivendo nel tempo, è chiamata ad evangelizzare gli uomini del tempo fino alla fine dei tempi, e ogni generazione di ecclesiastico è chiamata a rispondere alle esigenze di cristianizzazione di quella società. Oggi, noi siamo invasi dalla comunicazione e questo è un fatto anche positivo per moltissimi versi. L’aspetto negativo – che però dobbiamo saper gestire – è la tentazione di essere succubi di una mentalità comune che è veicolata attraverso tutti i mezzi. Quindi, noi rischiamo qualche volta di essere intossicati o di essere narcotizzati, a volte anche con una buona intenzione, pensando di andare incontro alla società che si esprime in un determinato modo. Ma dobbiamo stare attenti a non perdere quei valori perenni che sono il filo d’oro che ovviamente la Chiesa stende lungo la strada ferrata dei secoli.

     
    D. - Negli ultimi giorni, si è fatto un gran parlare, spesso a sproposito, del celibato sacerdotale, tema che è stato al centro dei vostri lavori: cosa si sente di dire in proposito, eccellenza?

     
    R.- Il celibato sacerdotale è un dono, un grande dono che Dio fa a coloro che chiama al sacerdozio nella Chiesa latina. Direi quindi che i doni sono sempre graditi e sono irrinunciabili se per di più vengono fatti dal Signore. Io vedo il celibato legato nella logica dell’ontologia sacerdotale: l’estrema convenienza del celibato sta all’interno della dottrina sul sacerdozio. Perciò, non è tanto una disciplina. Certo, è anche una disciplina, ma la disciplina è la seconda parte dell’antifona, è semplicemente la conseguenza, perché il valore è intrinseco e poi la disciplina norma semplicemente ciò che è un valore. Inviterei tutti quelli che vogliono capire qualcosa del celibato a leggerlo in chiave di fede, di fede cristologica e di ardore nella missione, allora si capisce.

     
    D. - Come si fa a essere profeti di Dio in un mondo che spesso non ha orecchi per ciò che riguarda lo spirito?

     
    R. - Credo ci voglia un tuffo totale nella radicalità evangelica e questo devo dire che nelle giovani generazioni non è difficile. I ragazzi che bussano alla porta del seminario, che bussano alla porta di istituti religiosi, sono evidentemente ragazzi generosi, che sono stati toccati dallo sguardo del Signore. Sta a noi non tradirli nell’educazione e cioè non abbassare il piano educativo pensando che, siccome il mondo ha determinate tematiche che non riescono a capire molto bene le esigenze evangeliche, dobbiamo allora abbassare il tono dell’educazione dicendo: “Per questo tipo di mondo bisogna andare un po’ più". Non va fatto prima di tutto per rispetto a chi abita questo mondo, anche se fosse un lontano, e anzi ancora di più. Secondariamentem perché questi ragazzi non si possono deludere. Bisogna dar loro della sostanza e loro cercano sostanza.

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    Mons. Tomasi: gli Stati rispettino e promuovano il diritto alla libertà religiosa

    ◊   Legislazioni e sanzioni adeguate per estirpare il fenomeno dell’impunità legato ad atti criminali compiuti contro minoranze religiose. E’ quanto ha chiesto ieri l’arcivescovo Silvano Tomasi, osservatore permanente della Santa Sede presso l’ufficio dell’Onu di Ginevra, in occasione della 13.ma Sessione del Consiglio dei diritti umani nella città elvetica. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    Nell’analizzare il tema della libertà religiosa, l’arcivescovo Silvano Tomasi sottolinea che “la manipolazione della religione per fini politici o di altro tipo può essere una fonte di violenza”. Si deve inoltre evitare ogni “discriminazione sulla base dell’identità religiosa”. L’arcivescovo ricorda poi che in diversi Paesi la libertà religiosa “non è ancora pienamente garantita”. Recenti indagini indicano che circa il 70 per cento degli oltre 6,8 miliardi di abitanti del mondo vive in Paesi con forti restrizioni. In alcuni Stati, i fedeli di religioni di minoranza, che non sono riconosciute dalla legge, devono confessare la loro fede “in clandestinità e illegalmente”, nel timore della prigione e della persecuzione. In altri luoghi, anche se il diritto alla libertà religiosa è legalmente riconosciuto, le minoranze subiscono vessazioni da parte dei membri della religione di maggioranza. Si susseguono casi di proprietà danneggiate, luoghi di culto distrutti e gravi minacce.

     
    Questi atti criminali – afferma mons. Tomasi – sono spesso compiuti “in totale impunità”. Le autorità non intervengono o assumono posizioni faziose. Le vittime sono costrette a desistere dal denunciare per il timore di subire ulteriori conseguenze negative. I responsabili delle molestie contro comunità di minoranze religiose sono incoraggiati dalla “collusione” o da un sistema giudiziario “inefficace”. La Santa Sede – conclude l’arcivescovo Silvano Tomasi – invita gli Stati a rispettare e a promuovere il diritto alla libertà di religione in tutti i suoi aspetti, attraverso la legislazione nazionale, includendo sanzioni adeguate per “sradicare l’impunità in modo efficace”.

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    Vigilia della visita del Papa alla Comunità luterana di Roma. Intervista con mons. Matthias Türk

    ◊   La Comunità evangelica luterana di Roma è in attesa della visita che Benedetto XVI compirà domani, alle 17.30, presso la Christuskirche di Via Sicilia. Alla Comunità, retta dal pastore Jens-Martin Kruse, appartengono oltre trecento membri inseriti in diverse attività spirituali, formative e culturali. Con loro il Papa vivrà una celebrazione ecumenica e quindi incontrerà i membri del Consiglio. Philippa Hitchen, della nostra redazione inglese, ha chiesto dell’importanza di questa visita a mons. Matthias Türk, responsabile del dialogo con i luterani per il Pontificio Consiglio per la promozione dell’Unità dei Cristiani:

    R. – Una visita del Santo Padre alla Comunità luterana qui a Roma ha sempre un significato di livello nazionale e mondiale dato che riguarda le relazioni tra luterani e cattolici.

     
    D. – Questa visita ricorda anche quella del suo predecessore, Giovanni Paolo II, nel 1983. Una visita veramente storica…

     
    R. – E' anche un impulso, per Papa Benedetto XVI, per riprendere questa buona tradizione della visita in parrocchia. Lui fa tante visite nelle parrocchie cattoliche a Roma e questo significa anche includere la comunità luterana come elemento valido, prezioso, cristiano in questa città, che è la città del Santo Padre ed il centro della sua diocesi.

     
    D. – In questo contesto, bisogna anche ricordare il ruolo essenziale che ha giocato l'allora cardinale Joseph Ratzinger nel documento del 1999 sulla Giustificazione…

     
    R. – Si ricorda bene un incontro tra il cardinale Ratzinger e il vescovo Huber, al tempo presidente della Chiesa protestante in Germania, proprio su questo argomento della Giustificazione. Si poteva discutere in un ambito un po’ più grande il significato di questa parola, “Giustificazione”: cosa significa per luterani e cattolici che Dio ci salva, che Dio “ci giustifica”, come dice San Paolo e quale sarebbe il risultato per la Chiesa, per essere Chiesa? Quale il ruolo della Chiesa in questo “piano di salvezza” da parte del Signore?

     
    D. – Dunque, il significato di questa visita può avere anche delle conseguenze storiche nella stessa maniera secondo lei?

     
    R. – La conseguenza storica più significativa è che abbiamo ritrovato un nuovo essere insieme, un nuovo modo di considerarci fratelli e sorelle in Cristo. Se non siamo più opposti, ma siamo insieme su una via verso l’unità, è allora che può avvenire un cambio radicale della storia. Basta ricordare le guerre e anche le tante polemiche che c’erano solo qualche decennio fa. La strada sulla quale siamo è quella dell’essere insieme, del pregare insieme e anche dello studiare i temi teologici importanti.

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    Mons. Ravasi alla Messa per il secondo anniversario della morte di Chiara Lubich: il mondo ha bisogno della sua sapienza e del suo spirito di unità

    ◊   La sapienza e l’unità. Sono le due parole chiave della vita di Chiara Lubich e della storia del Movimento dei Focolari che, a due anni dalla sua dipartita, continua a portare nel mondo il carisma della fondatrice. Le ha ricordate questa mattina mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della cultura, presiedendo la Santa Messa nella Basilica di San Giovanni in Laterano, proprio in ricordo di Chiara Lubich. Nei primi banchi, le sue compagne, alcuni familiari, l’attuale presidente del Movimento, Maria Voce, e i rappresentanti di altre realtà ecclesiali. A riempire le navate, tante persone da tutt’Italia. Il servizio di Gabriella Ceraso.

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    Due parole chiave per parlare della fondatrice del Movimento dei Focolari e della testimonianza lasciata che urge portare avanti soprattutto oggi: le ha espresse mons. Ravasi nell’omelia ispirata ai testi liturgici. La prima è la sapienza che coinvolge tutte le dimensioni dell’essere umano – ricorda mons. Ravasi – incarnata da Chiara Lubich. Non è identica all’intelligenza la sapienza, è qualcosa di più: è lasciare una scia di sapore, di gusto, di passione, di grande umanità. L’intelligenza senza sapienza – continua mons. Ravasi – è come un naviglio senza bussola: può procedere, ma non ha meta:

     
    “Ed è un po’ questo il grande grido della società contemporanea, che non trova più uomini sapienti, persone che sanno indicare la strada; ed è per questo che si stende su di noi, sulla nostra società soprattutto la coltre del vuoto, dell’inconsistenza, della banalità, della stupidità.”

     
    Poi c’è l’unità: “Io in loro”, come dice Cristo. E’ questa la parola vissuta da Chiara Lubich. Unità dal colore unico – spiega mons. Ravasi: non associazione, né convivenza, né vicinanza, ma comunione fatta anche di silenzi e contemplazione. Ecco la testimonianza di cui l’umanità – prosegue il presule – ancora una volta ha bisogno, soprattutto l’umanità di oggi, così frantumata com’è:

     
    “Siamo tutti la stessa carne, tutti la stessa realtà umana. Ecco, allora, l’importanza di continuare a testimoniarla in questo mondo, che conosce molto la frantumazione, che è molto simile – vedete - ad un mosaico, un mosaico che Dio ha costruito: il mosaico dei popoli, delle culture, delle etnie, che però ha cominciato a staccarsi nelle sue tessere e abbiamo mucchietti di colore, non abbiamo più un progetto di armonia e di unità.”

     
    Semplici e intense le parole di Chiara Lubich citate in conclusione da mons. Ravasi, perché – dice – esse risuonino nei nostri cuori. Sono parole scritte negli anni ’50 e rivolte a Cristo. “Ti voglio bene” scriveva allora Chiara, “perché per tanti anni hai vissuto con me e io per tanti anni ho vissuto con te”.

     
    (musica)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Il rigore di Benedetto XVI contro la sporcizia nella Chiesa: in prima pagina, un fondo del vescovo di Alessandria, mons. Giuseppe Versaldi, riguardo allo scandalo degli abusi sessuali sui minori.

    Corruzione, tensioni etniche ed egoismo sono ostacoli alla pace: ai vescovi del Sudan il Papa chiede di continuare a predicare riconciliazione e perdono.

    Un regime che agisce lontano dai riflettori: nell'informazione internazionale, Francesco Citterich sull'esclusione di Aung San Suu Kyi dal voto in Myanmar.

    Missionari alla ricerca delle sorgenti del Nilo: in cultura, la relazione di Gianpaolo Romanato alla commemorazione annuale del sacerdote veronese Nicola Mazza.

    Quando Paolo scriveva ai Romani: Inos Biffi su empietà dell'uomo e grazia di Dio.

    Ossa secche di Georgia O'Keeffe: Sandro Barbagallo recensisce una retrospettiva - alla Phillips Collection di Washington - sulla pioniera dell'arte astratta americana.

    La bufera non fece danni in Vallicella: Maria Teresa Bonadonna Russo spiega come l'Oratorio di San Filippo Neri sopravvisse al 20 settembre 1870.

    Il peso delle lingue locali nel processo di formazione degli Stati Uniti d'Europa: anticipazione di alcuni stralci di un articolo di Sabino Acquaviva che sarà pubblicato nel numero in uscita di "Vita e Pensiero", rivista dell'Università Cattolica del Sacro Cuore.

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    Oggi in Primo Piano



    Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della Domenica

    ◊   In questa quarta Domenica di Quaresima la liturgia ci presenta il passo del Vangelo in cui pubblicani e peccatori si avvicinavano a Gesù per ascoltarlo, mentre farisei e scribi mormoravano contro di Lui dicendo: “Costui accoglie i peccatori e mangia con loro”. Gesù rispose loro con la parabola del Figliol prodigo:

    “Un uomo aveva due figli. Il più giovane dei due disse al padre: Padre, dammi la parte di patrimonio che mi spetta. Ed egli divise tra loro le sue sostanze”.

    Su questo brano evangelico, ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, professore di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    Ma si può far festa per uno che ha buttato nei vizi le fatiche di una vita? Come si può perdonarlo, se prima non dimostra di saper riparare con il lavoro e il servizio? Solo il cuore di un padre ha spiegazioni e risposte: la sua vita non ha senso senza i figli, senza la loro riconciliazione. La gioia di riaverli a casa fa esplodere la festa. Più grande della colpa è l’amore, il perdono ne è frutto squisito.

     
    Il figlio minore pensa di non meritare più nulla, e rimane prigioniero del proprio passato trasgressivo. Il maggiore pensa di meritarsi tutto e di non aver nulla da rimproverarsi, e vorrebbe attribuire al padre la propria infelicità. In mezzo il padre: che corre dal piccolo e implora il grande, abbraccia e piange, mentre gli scoppia il cuore dalla gioia. Manca nella scena la madre: è famoso un quadro del pittore olandese Rembrandt, che, dipingendo l’episodio, mostra, nell’abbraccio, il padre con una mano maschile e una femminile. Allusione geniale! Quel padre ha anche un cuore di madre, un amore senza calcoli. Come quello di Dio!

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    Chiesa e Società



    L’Onu difende la libertà religiosa e vuole tutelare i cittadini da abusi e violenze

    ◊   Per promuovere la libertà di religione non basta autorizzare la pratica del culto, ma è necessario proteggere i cittadini dagli abusi che possono subire in nome della religione. Lo riferisce il relatore speciale dell’Onu, Asma Jahangir, nel suo intervento al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite, riunito in assemblea plenaria a Ginevra. “Violenze intercomunitarie ricorrenti che dimostrano ancora una volta l’importanza di tener conto di segnali precursori – riferisce la relatrice in un articolo dell’agenzia Misna – e di risolvere le cause alla radice delle tensioni religiose, che facilmente vengono manipolate dalla politica”, afferma la relatrice in riferimento ai recenti fatti di Jos, in Nigeria. È necessaria maggiore attenzione ai segnali precursori, come le leggi vigenti che discriminano apertamente i cittadini sulla base della propria appartenenza religiosa, gli stereotipi contro alcuni gruppi, gli attacchi sferrati contro luoghi di culto e impunità diffusa per gli autori di violazioni e crimini collegati alla sfera della fede. “Increscioso il fatto che società con alti livelli di ricchezza ed educazione abbiano apertamente espresso la loro avversione nei confronti di simboli religiosi nei luoghi pubblici”, commenta Asma Jahangir riguardo le ultime polemiche sui minareti tra Svizzera e Libia. Il relatore Onu ha bollato come “increscioso il fatto che società con alti livelli di ricchezza ed educazione abbiano apertamente espresso la loro avversione nei confronti di simboli religiosi nei luoghi pubblici”. (C.F.)

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    Pakistan: ancora episodi di violenza contro i cristiani

    ◊   Violentata dal figlio del padrone e poi bruciata viva quando ha minacciato di denunciarlo alla polizia. È la storia, raccontata da Asianews, di una giovane domestica cristiana, Kiran George, che lavorava in casa di una famiglia musulmana a Sheikhupura, cittadina del Punjab pakistano. La donna è arrivata il 9 marzo scorso all’ospedale Mayo di Lahore presentando ustioni sull’80% del corpo e dopo due giorni di agonia è morta, ma non prima di aver raccontato tutto alle forze dell’ordine che hanno aperto un fascicolo contro l’autore degli abusi. Non è il primo episodio di violenza, purtroppo, che avviene nel Paese: la storia di Kiran ricorda da vicino quella di Shazia Bashir, 12enne stuprata e uccisa da un potente avvocato di Lahore. Sempre nel Punjab, mercoledì scorso, una folla di musulmani è penetrata nella casa di una famiglia cristiana a Narang Mandi e ha dato alle fiamme molte copie della Bibbia. L’episodio sarebbe stato scatenato dal presunto coinvolgimento di un cristiano nell’omicidio di un latifondista della zona. I cristiani residenti nell’area hanno denunciato l’incendio chiedendo di perseguire i colpevoli per il reato di blasfemia, che in Pakistan esiste solo per chi dissacra il Corano, ma non è applicato ai libri sacri di altre confessioni religiose. (R.B.)

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    Libano: oggi Giornata di solidarietà per la comunità cristiana irachena

    ◊   “Il Crocifisso dell’Iraq sanguina. Quando la risurrezione?”: è il tema della Giornata di solidarietà con l’Iraq e la comunità cristiana irachena indetta per oggi in Libano, presso il Santuario di Nostra Signora del Libano ad Harissa, dalla Commissione episcopale per le comunicazioni sociali, in collaborazione con il Centro cattolico di informazione; hanno aderito all’iniziativa le emittenti televisive cristiane Télé-Lumière e Sat7, la stazione radio “Voix de la Charité” e Ucip-Libano. Obiettivo della “Giornata” è quello di sostenere spiritualmente e materialmente i profughi iracheni in Libano, oltre 50mila - dei quali ottomila cristiani - e di esortare le autorità libanesi ad alleviare le difficoltà dei rifugiati iracheni, privi di lavoro, di istruzione scolastica, di assistenza sanitaria. L’incontro di Harissa, che sarà teletrasmesso in diretta, prevede la proiezione di documentari sull’Iraq, la presentazione di testimonianze e un momento di Adorazione eucaristica; si concluderà con la Celebrazione eucaristica presieduta dal patriarca di Antiochia dei Siri, S.B. Mar Ignatius Joseph III Younan. (M.V.)

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    Uzbekistan: pastore battista condannato a 10 anni di carcere

    ◊   Il pastore battista Tohar Haydarov è stato condannato a 10 anni di carcere “per vendita in grande quantità di sostanze narcotiche o psicotrope”. La sentenza è stata comminata il 9 marzo dal tribunale di Guliston, in un processo a porte chiuse. I fedeli cristiani denunciano all’agenzia Forum 18 che l’accusa è del tutto “fabbricata”, e si vuole punirlo per la sua fede cristiana. Haydarov è stato convocato il 18 gennaio scorso presso il commissariato di Guliston e interrogato per ore per convincerlo ad abiurare. La polizia - riferisce l'agenzia AsiaNews - ha poi detto di avergli trovato in tasca una scatola di fiammiferi contenente droga. I suoi fedeli dicono che egli “è un uomo di coscienza pura e un cristiano onesto” e che l’accusa è falsa ed è una ritorsione delle autorità perché il Consiglio delle Chiese battiste rifiuta di chiedere la registrazione statale. Nel Paese sono frequenti le condanne al carcere o a elevate multe per chi pratica la propria fede senza autorizzazione, perché tutta l’attività religiosa non autorizzata è considerata reato, anche soltanto riunirsi in case private per pregare. Tra febbraio e agosto 2009 sono state emanate condanne al carcere tra 5 e 15 giorni a 21 Testimoni di Geova e a protestanti. E’ pure frequente che la polizia trascini in commissariato chi trova a pregare per sottoporlo a interrogatori di ore. Il 9 settembre 2009 i Rappresentanti speciali delle Nazioni Unite hanno accusato Tashkent di avere torturato due fratelli, Nigmat e Sobit Zufarov, in prigione per avere praticato la loro fede, sottoposti a percosse, minacce, restrizione in isolamento. (R.P.)

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    Congo: Medici senza frontiere denuncia l’emergenza in Sud Kivu

    ◊   L’associazione internazionale Medici Senza Frontiere (Msf) denuncia la preoccupante situazione in cui versa la popolazione dell’Hauts Plateaux nella regione di Uvira, nel Sud Kivu, nella Repubblica Democratica del Congo. Si tratta di una zona molto isolata, delimitata da montagne alte anche fino a tremila metri e dove non ci sono molte strade, in cui a febbraio si è riacceso il conflitto tra l’esercito regolare congolese e i ribelli delle Democratic Forces for the liberation of Rwanda. Da allora si calcola che oltre diecimila persone sono fuggite dai villaggi dell’area e altre migliaia sono praticamente in trappola nelle loro case, alla mercé delle incursioni dei gruppi armati. Msf ha una struttura nel villaggio di Kihuha, in Katanga, dove finora ha curato oltre 750 persone affette da malattie respiratorie e diarrea acuta, oltre a feriti gravi. Per curare al meglio questi ultimi, l’associazione ha inviato sul posto un’equipe di medici specializzati in chirurgia d’urgenza, ma molti civili, pur feriti gravemente, hanno paura di andare in ospedale perché temono aggressioni. Medici Senza Frontiere è attiva nel Kivu meridionale a Kalonge e Kitutu, dove gestisce centri di salute e cliniche mobili per l’assistenza primaria e l’emergenza degli sfollati, un ospedale a Baraka e un centro per il trattamento del colera a Fizi. Molti programmi sanitari vengono gestiti anche nelle strutture del Nord Kivu. In tutto il Paese sono impegnati 76 operatori internazionali e 1144 congolesi. (R.B.)

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    Ela Bhatt, l’avvocato delle donne, ha ricevuto oggi a Tokyo il Premio Niwano

    ◊   L’avvocato indiano Ela Bhatt ha ricevuto oggi a Tokyo il XXVIII Premio Niwano, prestigioso riconoscimento che dal 1983 viene assegnato dalla Niwano Peace Foundation a personalità che si distinguono nella costruzione di un mondo di pace ed armonia. Il riconoscimento è intitolato al fondatore del movimento buddista Rhisso Kosei-kai, Nikkyo Niwano. L’avvocato Bhatt è originaria di Surat, nello Stato indiano del Gujarat, lo stesso che diede i natali al Mahatma Gandhi. Dopo la laurea in legge e l’insegnamento in alcune università, nel 1972 fondò la Self-Employement Women’s Association, meglio nota come Sewa, che mira a organizzare le donne lavoratrici in modo da trovare loro un impiego dignitoso e renderle autonome dal punto di vista economico. L’associazione, particolarmente attiva negli Stati del Maharashtra e del Gujarat, conta oggi un milione e 200mila affiliate. Un altro grande dono dell’avvocato Bhatt alla società indiana è stata la Sewa Cooperative Bank, che oggi conta tre milioni di membri, tutte donne. In seguito si è formata anche l’Unione delle donne che lavorano in casa, di quelle che vendono ai bordi delle strade e di quelle che operano a livello informale in un mondo globalizzato. Le opere dell’avvocato Bhatt hanno avuto un grosso impatto sulla società indiana e grazie a esse ha ottenuto diversi riconoscimenti a livello nazionale. (R.B.)

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    Bolivia: messaggio dei vescovi per le elezioni del 4 aprile

    ◊   “Noi vescovi della Chiesa cattolica della Bolivia vogliamo trasmettere le nostre parole di speranza e di orientamento a tutti i boliviani, coinvolti in un nuovo processo elettorale, in modo che questo nuovo evento democratico conduca a giorni migliori di unità, di concordia fraterna e di armonia.” Così inizia il documento, inviato all’agenzia Fides dalla Conferenza episcopale della Bolivia, che afferma: “Noi riconosciamo la vocazione democratica del nostro popolo e vi invitiamo ad approfondire e rafforzare i valori civili e i principi di ogni Stato di diritto che garantiscono l'integrazione con la partecipazione, l'amministrazione con la responsabilità e l'autonomia nell'unità”. Il documento ricorda che in occasione dell’elezione dei governatori delle regioni e dei sindaci, è certo necessaria una campagna elettorale, ma nei margini del rispetto, e per presentare i programmi per il bene comune, senza farla diventare propaganda irresponsabile. “Vogliamo incoraggiare i cittadini - continuano i vescovi - a preoccuparsi di conoscere le proposte dei candidati, per esercitare responsabilmente il voto”. I vescovi si rivolgono quindi alle autorità e ai responsabili dei mass media: “Esortiamo le autorità pubbliche a fare del loro meglio per garantire elezioni libere, pacifiche e trasparenti. Ci auguriamo che i media, che svolgono un ruolo importante sia durante la campagna elettorale che nel giorno delle elezioni, possano compiere il loro dovere con professionalità e con etica, contribuendo così ad un clima di serenità e di rispetto reciproco”. Il documento termina con questo invito per la prossima Pasqua: “Chiediamo ai cattolici di dare pubblica testimonianza della loro fede, partecipando alle celebrazioni liturgiche della Settimana Santa e di Pasqua, che ci fanno rivivere il mistero dell'amore del Figlio di Dio che muore e risorge per salvarci, per liberarci dalla schiavitù del peccato e della morte. Questa dovrebbe essere la motivazione più profonda dei credenti per andare ad esprimere il nostro voto responsabilmente e saggiamente nelle elezioni che si terranno il giorno di Pasqua, dal momento che il buon cristiano è anche un buon cittadino”. (R.P.)

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    Argentina: nella celebrazione per il Bicentenario, appello della Chiesa alla riconciliazione

    ◊   La Commissione permanente della Conferenza episcopale argentina ha annunciato una manifestazione per l’8 maggio, nella piazza Belgrano della città di Lujan, in occasione della celebrazione del Bicentenario, durante la quale chiederà al governo e all’opposizione di impegnarsi nel dialogo per la riconciliazione nazionale. Si tratta - riferisce l'agenzia Fides - di una delle decisioni prese dai vescovi, dopo il primo incontro della Commissione, che ha anche analizzato le conseguenze del conflitto causato dalla decisione del governo di utilizzare le riserve della Banca Centrale per pagare il debito estero. Inoltre la Commissione permanente dei vescovi, presieduta dal cardinale Jorge Bergoglio, ha definito i dettagli dell'atto pubblico dell'8 maggio. Con lo slogan "Con Maria, cerchiamo di costruire una Patria per tutti", la celebrazione avrà luogo nella piazza centrale di Lujan, ma contemporaneamente si svolgerà anche presso altri santuari del Paese. I vescovi propongono la celebrazione come un "atto nazionale", in occasione del quale tutti i cittadini sono invitati ad accendere una candela e a recitare la preghiera per la Patria, redatta dai vescovi durante la crisi del 2001. L’atto pubblico sarà alle ore 15, seguito subito dopo da una Santa Messa presieduta dal cardinale Bergoglio. Alle 16.30 è previsto un festival di artisti della cultura argentina. Per accompagnare l'iniziativa, l'Associazione dei "Pellegrini a piedi verso Lujan" ha deciso di anticipare di un giorno il suo tradizionale pellegrinaggio di quest’anno. Per l'evento principale a Lujan, la Chiesa attende l'arrivo di delegazioni provenienti da parrocchie, scuole, movimenti e associazioni della città e della provincia di Buenos Aires. Le conclusioni della riunione dei vescovi saranno rese note attraverso un documento. Secondo alcune anticipazioni, sembra che i vescovi faranno richiesta al governo nazionale e all'opposizione di incontrarsi per risolvere le loro divergenze attraverso il dialogo e finalmente trovare degli accordi, evitando tensioni politiche che potebbero degenerare in disordine sociale, che nuocerebbe soprattutto ai più poveri. (R.P.)

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    Filippine: i vescovi ricordano ai sacerdoti di non schierarsi politicamente per le prossime elezioni

    ◊   Evitare di schierarsi politicamente in vista delle prossime elezioni presidenziali, che si terranno il 10 maggio: è quanto chiede ai sacerdoti filippini mons. Nereo Odchimar, presidente della Conferenza episcopale locale e vescovo di Tandag. In una lettera pastorale indirizzata alla sua diocesi, il presule scrive: “Vescovi, sacerdoti e religiosi, comunemente identificati come ‘la Chiesa’, devono astenersi dallo schieramento politico, evitando specialmente di avanzare suggerimenti dal pulpito, per non provocare divisioni all’interno delle comunità di fedeli”. Quindi, mons. Odchimar ribadisce che, se un membro di un’associazione legata alla Chiesa decidesse di candidarsi alle elezioni o di sostenere apertamente un partito, dovrebbe rassegnare le dimissioni dal suo incarico. Al contempo, scrive ancora il presidente dei vescovi filippini, “la Chiesa non deve abbandonare la propria responsabilità nell’esprimere un giudizio morale, cosa che rappresenta l’obiettivo primario della missione di Cristo. I pastori devono insegnare ai fedeli laici i principi morali ed etici riguardanti l’attività politica, senza sostenere un particolare candidato”. Da sottolineare che la popolazione della diocesi di Tandag è composta per l’8% da cattolici, mentre la percentuale restante si suddivide tra cristiani, musulmani e religioni tradizionali autoctone. Infine, qualche dato: il prossimo 10 maggio saranno 50 milioni i filippini chiamati alle urne per eleggere il presidente, il vicepresidente, circa 300 deputati nelle due Camere del Congresso e 17.600 politici locali. Si tratterà delle prime elezioni presidenziali dopo i sei anni di governo della presidente uscente Gloria Arroyo. Per evitare i brogli che hanno caratterizzato le passate consultazioni, le elezioni 2010 saranno anche le prime a godere di un sistema elettronico di conta dei voti. (I.P.)

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    Cambogia: inaugurata la prima scuola superiore cattolica nel Paese

    ◊   E’ stato inaugurato a Takeo, 70 km a sud di Phnom Penh, il nuovo Istituto superiore “S. Paolo” che forma i giovani nel campo dell’agronomia e dell’informatica. Si tratta del primo istituto superiore aperto e gestito dalla Chiesa cattolica in Cambogia. Come la Chiesa locale riferisce all’agenzia Fides, alla solenne cerimonia di inaugurazione erano presenti alte autorità del governo cambogiano, come il vice Primo Ministro, i rappresentanti del Ministero per l’Istruzione e del Ministero per l’Agricoltura, nonchè il nunzio apostolico in Cambogia, mons. Salvatore Pennacchio. L’istituto è stato fondato e realizzato dalla Chiesa cattolica cambogiana, grazie all’impegno di mons. Olivier Schmitthaeusler, nuovo vescovo coadiutore di Phnom Pen, con la specifica finalità di favorire la crescita e la promozione sociale dei giovani delle aree rurali, che non hanno la possibilità economica di trasferirsi per studiare nella capitale Phnom Penh. Il nunzio apostolico ha espresso grande apprezzamento per l’opera compiuta, ringraziando gli esponenti della Chiesa locale e le autorità cambogiane per la collaborazione accordata. L’Istituto offrirà una formazione in agronomia a e nelle scienze dell’informazione, agendo in partenariato con l’Università Reale per l’Agricoltura di Phnom Penh, con l’Istituto tecnico Ngee An di Singapore e con altre istituzioni specializzate. La scuola accoglie attualmente 190 studenti, è dotata di 24 aule, un’ampia biblioteca, di una sala informatica attrezzata con 100 personal computer e moderni collegamenti a Internet wireless. All’interno dell’Istituto vi è anche una piccola cappella, luogo di raccoglimento, di preghiera e di incontro con Dio: la cappella è stata consacrata e inaugurata con una celebrazione eucaristica presieduta da mons. Pennacchio. Il Ministero cambogiano per l’Istruzione ha ringraziato la Chiesa per il suo impegno nel campo della formazione delle giovani generazioni. Gli istituti di istruzione e le scuole di formazione professionale sono strumenti attraverso i quali la comunità cattolica cambogiana contribuisce concretamente alla crescita e allo sviluppo socio-culturale dei giovani cambogiani, (in larga maggioranza buddista) ponendo piccoli mattoni per edificare una società giusta, aperta, libera, caratterizzata dal rispetto per la dignità e i diritti fondamentali della persona. (R.P.)

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    Caritas Macao: una linea verde per disabili e non solo

    ◊   Una linea verde per disabili, ammalati, anziani e persone in stato di necessità: questa l’iniziativa della Caritas Macao per rendere efficaci e veloci gli aiuti ai bisognosi. Dalle informazioni che emergono dall’agenzia Fides, la Caritas visita a domicilio anche fedeli buddisti che chiedono di essere accompagnati al tempio. “Il nostro servizio è per rendere la vita migliore a queste persone, aiutandole a inserirsi nella vita sociale. Quindi cerchiamo di soddisfare i loro bisogni. Quando è necessario siamo anche in stretto contatto con i loro parenti, raccogliendo le informazioni in una bancadati per un servizio più preciso”, riferisce il responsabile di Caritas Macao. La storia del servizio della Caritas parte nel 1950 quando il gesuita spagnolo padre Ruiz Luis fondò il Centro sociale Matteo Ricci usufruendo di un collegio della diocesi di Macao per aiutare i profughi. Nel 1960, essendo mutata la situazione, il servizio fu rivolto agli anziani. Il centro sociale ottenne il riconoscimento ufficiale nel 1971 divenendo ente della diocesi di Macao con il nome di Caritas de Macau, nonché membro di Caritas Internationalis. Aumentando le necessità sociali, l’impegno è cresciuto. Nel 1990, grazie ad una ristrutturazione, Caritas Macao si è organizzata ancora meglio, con l’obiettivo preciso di “servire i fratelli più bisognosi”. (C.F.)

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    Austria: le Chiese cristiane invitate ad opporsi a razzismo e xenofobia

    ◊   “Se i deboli vengono messi ai margini, vengono trattati con disprezzo e si dà priorità alla violenza, le Chiese cristiane e i singoli devono opporvisi in modo energico”, riferisce il Consiglio ecumenico delle Chiese austriache nel corso dell'assemblea plenaria svoltasi nei giorni scorsi a Vienna. Emerge, dunque, tolleranza zero verso qualsiasi tipo di xenofobia, antisemitismo e razzismo, si apprende dall’agenzia Sir. “Le Chiese sono obbligate dal Vangelo a rivolgere richieste critiche alla politica e alla società. Ciò comporta anche chiarire la questione se i richiedenti asilo possano vivere in modo dignitoso e se possano avere accesso a procedure di asilo umane”, evidenzia il Consiglio ecumenico nella dichiarazione, diffusa dall’agenzia di stampa cattolica austriaca Kathpress. Nel documento il Consiglio ecumenico invita a valutare la politica “in base alle proposte di provvedimenti per l’integrazione”. L’assemblea dell’Örkö, cui appartengono 14 Chiese cristiane dell’Austria, è stata presieduta per la prima volta dal neopresidente, il vescovo rumeno-ortodosso Nicolae Dura. Oltre al tema dell’immigrazione, si è discusso anche dell’istituzione di un gruppo di lavoro ecumenico che dovrà elaborare le linee guida per le celebrazioni interreligiose. (C.F.)

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    Rwanda: le sfide della Chiesa africana al Forum internazionale di Azione cattolica

    ◊   “Per trasformare le strutture di ingiustizia e ottenere riconciliazione, giustizia e pace effettive nella nostra regione occorre insegnare ai nostri responsabili della politica e dell’economia la Dottrina sociale della Chiesa, la Bibbia e il catechismo per permettere loro di vivere la propria fede in ciò che fanno”. Con l’intervento di mons. Simon Ntamwana, arcivescovo di Gitega e presidente dell’ dell’Associazione delle conferenze episcopali dell’Africa centrale (Aceac), il IV incontro continentale dei Movimenti di Azione cattolica in Africa orientale che si sta svolgendo a Kigali, in Rwanda, per iniziativa del Forum internazionale di Azione cattolica (Fiac) è entrato ieri nel merito delle sfide aperte per la Chiesa africana. Mons. Ntamwana - riferisce l'agenzia Sir - ha ricordato le priorità per il 2010 fissate dai vescovi dell’Aceac successivamente alla II Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi per l’Africa: “La divulgazione della dottrina sociale della Chiesa; l’accompagnamento delle popolazioni della regione dei Grandi Laghi verso le elezioni politiche; la presa di posizione contro lo sfruttamento delle risorse naturali e la preparazione di una conferenza regionale sulla pace”. “Per educare alla pace e coltivare la pace – ha aggiunto Ntamwana – occorre rafforzare la capacità delle nostre popolazioni di lottare contro i disvalori, in particolare la corruzione e il tribalismo, e stimolare un maggior impegno nella vita politica”. (R.P.)

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    Nigeria: un documento per invitare i giovani alla Missione nazionale

    ◊   Si è concluso con l’elaborazione di un documento che invita alla Missione i giovani nigeriani redatto dall’equipe nazionale dei Giovani studenti cattolici della Nigeria, l’incontro nazionale tenutosi a Benin City presso la cattedrale della Santa Croce dal 3 al 5 marzo. Alla riunione hanno preso parte coordinatori, cappellani, rappresentanti e membri del’’ufficio esecutivo dei Giovani Studenti Cattolici della Nigeria (Ycsn). L’agenzia Fides riporta un sunto dei punti salienti in cui si articola il documento: innanzitutto l’invito ai giovani a unirsi in preghiera per ottenere “una luce più chiara e la guida divina nelle vicende della nazione”. La Gioventù nigeriana esorta, poi, i connazionali a essere attivi nella costruzione della pace e a partecipare alle attività per la Giornata Missionaria Mondiale, in vista della quale è stato istituito un fondo di solidarietà alimentato proprio dai giovani cattolici. Nel documento si parla, inoltre, della Giornata nazionale della gioventù che si svolgerà dal 14 al 17 aprile prossimi ad Abuja come anticipo della Gmg del 2011 con il Santo Padre a Madrid. Infine l’appello ai parroci a collaborare con gli studenti che intendono stabilire la Ycs all’interno della propria struttura parrocchiale, fatto che può portare solo beneficio alle attività di Pastorale giovanile della parrocchia. L’Ycs manifesta, inoltre, il desiderio di entrare in contatto con altre associazioni, anche al di fuori della Chiesa cattolica, come la gioventù della Christian Association of Nigeria, il Consiglio interreligioso della Nigeria e il Consiglio nazionale dei giovani della Nigeria. Il testo si conclude con l’invocazione alla Beata Vergine Maria Regina degli apostoli e Stella dell’evangelizzazione. (R.B.)

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    Congo: concluso l'incontro dei coordinatori dell'apostolato biblico dell'Aceac

    ◊   Il senso dell’apostolato biblico, la lectio divina e la costituzione Dei Verbum e l’Interpretazione della Bibbia nella Chiesa sono stati i temi del seminario di formazione organizzato a Mbiti, nella Repubblica Democratica del Congo. L’incontro, che si è svolto dall’8 all’11 marzo al Centro spirituale “Casa pace sulla terra” e che è stato organizzato dal Centro Biblico Cattolico per l’Africa e il Madagascar, ha radunato i coordinatori dell’apostolato biblico di Burundi, Repubblica Democratica del Congo e Ruanda, i Paesi dell’associazione delle Conferenze Episcopali dell’Africa Centrale. Al seminario ha preso parte mons. Gaspard Mudiso, vescovo di Kenge e presidente della Commissione episcopale per la dottrina della fede e coordinatore nazionale dell’apostolato biblico della Repubblica Democratica del Congo. A proporre riflessioni padre Moïse Adekambi, direttore del Centro Biblico Cattolica per l’Africa e Madagascar, padre Matthieu Tekkeyil e padre Jean-Freddy Bobo. Nel corso delle giornate di formazione i coordinatori dell’apostolato biblico hanno presentato le varie realtà locali dei loro Paesi di provenienza, hanno rilevato sfide e difficoltà della loro missione ed hanno concluso il loro incontro formulando delle raccomandazioni. (T.C.)

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    Australia: al via il ciclo di incontri “La voce dei giovani”

    ◊   La chiesa australiana ha organizzato una serie di incontri rivolti ai giovani di età compresa fra i 16 e i 35 anni che si terranno a partire da venerdì 19 marzo fino al mese di ottobre. Il ciclo di appuntamenti, che s’intitola “La voce dei giovani” e prende il via con la catechesi “Senza Dio non siamo nulla” tenuta dal cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, mira a indagare il mondo giovanile per farne emergere le domande, le riflessioni, i desideri. Le catechesi, infatti, saranno plasmate sul modello di quelle tenute durante la Giornata Mondiale della Gioventù e viaggeranno tra parrocchie, scuole e università della diocesi. “Gli incontri – ha comunicato la Chiesa locale all’agenzia Fides – vogliono offrire ai giovani l’opportunità di condividere la propria fede, ma anche di ascoltare testimonianze, pregare e stare insieme con la musica, avere ulteriori informazioni e riflettere sulle prossime Gmg”. (R.B.)

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    Giordania: forte aumento di pellegrini sul luogo del Battesimo di Gesù

    ◊   È conosciuto come “Betany beyond the Jordan” il luogo lungo il fiume Giordano dove Gesù avrebbe ricevuto il battesimo da Giovanni il Battista. Oggi è nel territorio della Giordania e sta registrando un vero boom di pellegrini, come spiega all’agenzia Sir il direttore della Commissione che cura il sito archeologico: già 17.736 nei primi due mesi del 2010, rispetto ai 12.692 dello stesso periodo del 2009. Il 56% sono europei, soprattutto italiani, tedeschi, francesi e spagnoli, poi americani del nord e del sud, asiatici, arabi e giordani stessi. In particolare, poi, nei giorni intorno all’Epifania, i fedeli cristiani che hanno raggiunto Betany sono stati 25mila. “La visita di Benedetto XVI ha confermato che la Giordania è Terra Santa e ha dimostrato che è la Bibbia il miglior modo per conoscere la Giordania – ha raccontato al Sir il direttore generale del Jordan Tourism Board, Nayef H. al Fayez – in Giordania ci sono luoghi santi narrati nell’Antico e nel Nuovo Testamento. Il governo giordano è in prima linea nella cura di questi luoghi”. (R.B.)

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    Spagna: campagna per la Vita dei vescovi dal 15 al 30 marzo

    ◊   La Conferenza episcopale spagnola (Cee) ha avviato una campagna di comunicazione a favore del diritto alla vita dei nascituri, in occasione della Giornata per la vita che si celebrerà il prossimo 25 marzo. La campagna, che quest'anno ha per tema “È la mia vita!... Sta nelle tue mani”, ha come obiettivi principali continuare a dar voce a coloro che devono nascere per difendere il loro diritto alla vita e offrire un aiuto concreto alle donne in attesa che si trovano in difficoltà. Dal 15 al 30 marzo si potranno vedere gli annunci in 1.300 cartelloni pubblicitari di 37 città spagnole. Inoltre, già si sono iniziati a distribuire nelle diocesi 6 milioni di dittici informativi e si sono inviate 30.000 locandine alle parrocchie e ai centri cattolici di tutto il Paese. In continuità con la campagna dello scorso anno, i manifesti mostrano la vita umana nei suoi primi stadi. Un neonato, sostenuto sulle mani del padre e della madre, prende la parola ed esclama: “È la mia vita!... Sta nelle tue mani”. La nuova legge sull'aborto, come segnalato dai vescovi,, oltre a un grave passo indietro nella protezione legale della vita dei nascituri, suppone “un maggior abbandono delle madri gestanti”. Per questo la campagna ha predisposto anche un sito web (www.conferenciaepiscopal.es/apoyoalavida) dove si possono trovare molte informazioni sulle istituzioni di aiuto per accogliere nuove vite umane. (R.P.)

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    Subiaco: al cardinale Ruini l'edizione 2010 del Premio San Benedetto

    ◊   “Rendere testimonianza al vero Dio e al tempo stesso alla verità dell’uomo è il grande compito che ci attende”. Lo ha ricordato il cardinale Camillo Ruini, presidente del Comitato del progetto culturale della Cei, ricevendo ieri nell’abbazia benedettina di Santa Scolastica, a Subiaco, l’edizione 2010 del Premio San Benedetto, promosso dalla Fondazione sublacense “Vita e Famiglia”, presieduta da Luisa Santolini. “Per adempiere a questo compito - ha detto il cardinale - non dobbiamo alleggerire lo spessore dell’insegnamento cristiano su Dio e sull’uomo, appiattendolo sulle mode culturali oggi diffuse e rendendolo così insignificante”. Al contrario, ha ricordato il porporato, “siamo chiamati a proporre nel linguaggio proprio del Cristianesimo - che è inseparabilmente, il linguaggio dell’amore del prossimo e della testimonianza al Dio vivente - tutta la sostanza e la bellezza del Cristianesimo stesso”. “Esiste un profondo parallelismo tra l’approccio a Dio e quello a noi stessi, in quanto soggetti liberi e intelligenti - ha spiegato Ruini - e in entrambi i casi siamo sottoposti, nel nostro tempo, alla pressione di un forte e pervasivo scientismo e naturalismo materialistico, che vorrebbero dichiarare Dio inesistente, o quanto meno razionalmente non conoscibile, e ridurre l’uomo a un oggetto della natura tra gli altri”. Un’apertura a Dio in collegamento con il “fiorire dell’uomo” che, mai come oggi rende “chiaro che l’affermazione dell’uomo come soggetto e l’affermazione di Dio insieme sussistono e insieme cadono”. All’inizio della cerimonia di premiazione - riferisce l'agenzia Sir - è stata letta la motivazione del premio al cardinale: “per aver guidato la Chiesa italiana per lunghi e difficili anni con fede profonda, con intelligenza viva e con grande coraggio. Per essere stato un baluardo a difesa della vita e della famiglia, vincendo sfide epocali sul solco dei grandi Papi del nostro tempo. Per avere promosso e incoraggiato il ruolo dei cattolici nella società, testimoniando che amare la vita e la famiglia è il presupposto di ogni futuro e di ogni speranza per l’Italia e l’Europa”. (C.F.)

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    Usa: per il palmare iPhone anche alcune applicazioni per i fedeli cattolici

    ◊   Alle infinite applicazioni (più di 140mila) di iPhone, il noto dispositivo palmare prodotto dalla Apple, se ne stanno aggiungendo sempre di nuove. Tra queste cominciano ad apparire anche alcune concepite specificamente per i fedeli cattolici. È il caso dell’iRosary, un Rosario virtuale inventato negli Stati Uniti da Dave Brown come segno di ringraziamento dopo che i medici sono riusciti a guarire sua figlia dalla leucemia. Brown – riferisce l’agenzia Cns - ha usato le sue conoscenze tecniche per progettare una applicazione per iPhone che permettesse all’utente di recitare il Santo Rosario. Sul display appaiono delle sfere, corrispondenti ai grani del rosario, che possono essere spostate con il tocco di un dito. Le preghiere corrispondenti appaiono insieme a immagini devozionali e l’applicazione sa quale mistero pregare in quale giorno. Essa è anche disponibile in spagnolo e in francese. Al quotidiano diocesano di Portland “Catholic Sentinel” Brown ha detto che ad un anno dalla sua introduzione, sono state registrate più di 20mila vendite dell’applicazione. Il prezzo è volutamente basso perché il maggior numero di persone possa pregare con questo sistema. Un’iniziativa simile è stata lanciata in Inghilterra dalla “Premier Christian Media” in vista della visita del Santo Padre Benedetto XVI nel Regno Unito a settembre. Tornando negli Stati Uniti, in California un giornale locale riferisce che un sacerdote verbita che conduce un programma su una tv religiosa via cavo lancerà in aprile un’applicazione dell’iPhone per diffondere messaggi-video spirituali quotidiani. Un’altra applicazione di recente introduzione è quella sviluppata dalla l’Ave Maria Press: si tratta delle stazioni della Via Crucis secondo le meditazioni bibliche della Via Crucis ideata da Papa Giovanni Paolo II nel 1991. “Siamo lieti di esplorare modi creativi digitali per mantenere i nostri lettori collegati a Dio attraverso la preghiera. E la nostra speranza è che molti possano approfittare di questo strumento gratuito” ha detto l’editore di Ave Maria Press, Tom Grady. (L.Z.)

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    24 Ore nel Mondo



    Ennesima giornata di violenze in Pakistan, almeno 13 i morti a Mingora. Dura la condanna dell’Onu

    ◊   Continua l’ondata di violenza in Pakistan. Oggi nella Valle dello Swat, almeno 13 persone sono morte nel corso di un attentato kamikaze. Il bilancio è ancora provvisorio. Solo ieri una serie di attacchi terroristici ha messo in ginocchio la città di Lahore. Dura la condanna delle Nazioni Unite. I particolari nel servizio di Cecilia Seppia:

    Si trovava a bordo di un risciò, imbottito di 10 chili di tritolo, il kamikaze che questa mattina a Mingora, capoluogo della valle dello Swat, si è fatto saltare in aria, uccidendo almeno 13 persone e ferendone altre 37. Obbiettivo dell’attacco un edificio governativo presso la centralissima Golkada road. Tra le vittime vi sarebbero, secondo fonti di polizia, oltre ai civili anche alcuni agenti. In ogni caso si tratta di un bilancio destinato a salire. Alcune persone potrebbero infatti trovarsi sotto le macerie del palazzo semidistrutto dopo la deflagrazione. Ufficialmente l’attacco di oggi non è stato ancora rivendicato, ma l’ipotesi più accreditata è che dietro ci sia la mano dei talebani, legati ad Al Quaida, già autori ieri della serie quasi simultanea di esplosioni nel centro di Lahore che ha lasciato sul terreno almeno 57 persone. Un centinaio invece i feriti. Per le forze d sicurezza che operano nel Paese, i terroristi avrebbero voluto dimostrare, con gli attacchi di questi ultimi giorni, di essere in grado di colpire ancora al cuore dello Stato, dopo mesi di guerriglia confinata nelle aree tribali vicine all’Afghanistan. Ferma condanna del segretario dell’Onu Ban Ki-moon, che ha parlato di atti indiscriminati contro i civili.

     
    Iraq
    Ad una settimana dalle elezioni legislative, in Iraq prendono sempre più forma i risultati del voto. Secondo quanto diffuso stamani dalla commissione elettorale, in base ai primi risultati, la lista del premier uscente Nouri al-Maliki è in testa nella più importante provincia irachena, quella di Baghdad, dove risiedono oltre 8 milioni di persone. La circoscrizione della capitale è particolarmente rilevante perché esprime 68 dei 325 deputati del Parlamento. Alleanza per lo Stato di diritto è in vantaggio anche nella provincia meridionale di Kerbala oltre che a Najaf, Babilonia e Muthanna. Fonti vicine al premier uscente riferiscono della formazione di un comitato che ha il compito negoziare con i partiti rivali per formare un governo di coalizione.

    Afghanistan
    Ancora violenze in Afghanistan. Almeno undici talebani sono morti in un raid aereo della Nato nella provincia afghana meridionale di Zabul. Lo hanno reso noto fonti ufficiali. Un portavoce dei talebani ha asserito invece che “tutte le vittime del raid sono civili”. Sempre oggi l'Isaf ha annunciato l'arresto, il 5 marzo scorso, di tre talebani nella provincia di Uruzgan, fra cui il Mullah Janan Andewahl, ritenuto responsabile di numerosi attacchi contro le forze afghane e dell'Isaf.

    Medio Oriente
    Diplomazia internazionale al lavoro per riavviare i negoziati indiretti tra palestinesi e israeliani, bloccati sulla questione dei nuovi annunciati insediamenti ebraici a Gerusalemme est. Eventualità, questa, condannata, oltre che dagli Stati Uniti, anche dall’intero Quartetto dei mediatori (Usa, Ue, Russia e Onu). Intanto per questa sera è attesa la risposta del governo israeliano, alle critiche che il segretario di Stato americano, Hillary Cliton, ha rivolto ieri al premier, Benyamin Netanayhu.

    Sudan
    Dovrebbe trasformarsi lunedì in accordo definitivo il cessate il fuoco siglato nelle scorse settimane a Doha, in Qatar, tra ribelli darfuriani del Movimento per la Giustizia e l'Uguaglianza (Jem) e le autorità di Khartoum. Il presidente del Sudan, Omar el Bashir, ricercato dalla giustizia internazionale per crimini di guerra in Darfur, ha cancellato la condanna a morte per 100 ribelli e ne ha rimessi in libertà una cinquantina, così come previsto dalle trattative. Nel Paese africano, in aprile sono in programma anche le prime elezioni multipartitiche dall’86, mentre per il 2011 è previsto il referendum di autodeterminazione per il Sud Sudan. Sulle aspettative per l’intesa in programma lunedì, Giada Aquilino ha intervistato Giovanni Sartor, della Caritas Italiana e della ‘Campagna Sudan’ organizzata dalla società civile italiana:

    R. – L’opinione pubblica e la società civile sia sudanese sia mondiale sono sicuramente positive rispetto a questo possibile accordo definitivo, però sono anche in attesa, in osservazione. Infatti già alcuni anni fa era stato firmato un accordo di pace per il Darfur che poi, in realtà, aveva peggiorato la situazione sul campo.

     
    D. – Nei giorni scorsi, il presidente sudanese el-Bashir ha dichiarato finita la guerra in Darfur. Ma qual è la situazione sul terreno?

     
    R. – Sicuramente, rispetto ai mesi ed anche agli anni precedenti, la situazione è migliorata da un punto di vista di conflitti armati. Proprio negli ultimi giorni, però, ci sono state notizie di violenze nella zona dell’altopiano del Jabel Marra, dove è attivo un gruppo di ribelli che ancora non si è presentato per siglare un accordo con il governo del Sudan; per questo l’area rimane una zona di conflitto. Per quanto riguarda l’aspetto umanitario, invece, la situazione resta molto grave e pesante perché comunque le persone non hanno ancora deciso di rientrare nei propri villaggi, che sono distrutti. Ci sono milioni di persone assistite dalle organizzazioni umanitarie nei campi profughi e all’interno delle città più importanti della regione. Le cifre complessive parlano di oltre due milioni di persone che ancora vivono sfollate in Darfur e di quattro milioni che ancora sono in qualche modo interessate, nella loro vita quotidiana, da questo conflitto.

     
    D. – Per aprile prossimo sono in programma le prime elezioni multipartitiche dal 1986, ma gli stessi ribelli del Jem - il cui movimento dovrebbe trasformarsi in partito - chiedono un rinvio del voto. Questo potrebbe posticipare anche il referendum nel Sud Sudan. Che conseguenze ci sarebbero?

     
    R. – Sono stato in Sudan, da dove sono rientrato una settimana fa. Diciamo che, in generale, l’orientamento sia al Sud sia a Khartoum è quello di andare alle urne l’11 aprile come previsto; anche da parte dei due maggiori contendenti, il partito di al-Bashir e quello di Salva Kiir Mayardit, c’è questa intenzione. Sicuramente il Jem ha posto la condizione del rinvio del voto. Non si sa bene ancora cosa potrà succedere: il clima che si respira in Sudan è che le elezioni si terranno, come previsto. E’ evidente che questo problema delle consultazioni nella regione del Darfur in qualche modo potrebbe condizionare le elezioni a livello generale. Per quanto riguarda il referendum, sembra che ci sia la volontà di arrivare a far svolgere la consultazione entro il mese di gennaio 2011, come previsto dall’accordo globale di pace.

     
    Egitto
    È di 25 feriti, fra i quali donne e bambini, il bilancio dell’assalto ad una comunità cristiana copta avvenuto ieri nella provincia nord-occidentale di Mersa Matrouh, in Egitto. Una folla di circa 3 mila musulmani ha attaccato i fedeli, riuniti in preghiera in un edificio adiacente la chiesa locale, credendo che avessero iniziato a costruire una chiesa. I cristiani affermano che l’edificio in costruzione, in realtà, è un ospizio. Secondo fonti di AsiaNews, a fomentare la rabbia dei musulmani ha contribuito l’intervento dell’imam locale durante la preghiera del venerdì. I copti, per lo più ortodossi, sono il 10% della popolazione egiziana e da tempo lamentano di essere discriminati e perseguitati dalla maggioranza musulmana sunnita.

    Somalia
    In Somalia sono almeno cento mila i civili che, dall’inizio dell’anno, sono stati costretti a lasciare il Paese per i combattimenti incessanti tra ribelli islamici e forze regolari del debole governo sostenuto dall’Unione Africana. A lanciare l’allarme è stato l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite, che ieri ha espresso forte preoccupazione per il peggioramento della situazione. Negli scontri degli ultimi giorni nella zona di Mogadiscio ci sono stati circa 60 morti. Le autorità consigliano ai cittadini di lasciare l’area in vista di una massiccia offensiva.

    Francia
    Urne aperte domani in Francia per il primo turno delle elezioni regionali. Un banco di prova molto delicato - secondo gli osservatori – per l’Ump, il partito di destra del presidente Sarkozy. Gli ultimi sondaggi diffusi in queste ore danno in forte vantaggio il partito socialista. Ma quale è il valore di questa tornata? Eugenio Bonanata lo ha chiesto a Massimo Nava corrispondente da Parigi per il Corriere della Sera:

    R. – Si tratta comunque di un’elezione a due turni e quindi i giochi veri si faranno domenica prossima, con il risultato definitivo. Quando comunque sono in ballo giudizi politici, certamente anche il test di questa tornata è importante. Queste elezioni sono l’ultimo, vero importante test di mezza legislatura rispetto alla madre di tutte le battaglie politiche francesi, cioè le presidenziali del 2012.

     
    D. – Come valutare il ruolo svolto dal presidente Sarkozy nella campagna elettorale?

     
    R. – Si è esposto molto, è andato in giro, ha fatto discorsi. Si è certamente esposto ben sapendo che nella testa degli elettori francesi non c’è solo il governo locale delle regioni ma in qualche modo un segnale per il futuro.

     
    Russia regionali
    Giornata elettorale domani anche in Russia. Si vota in 8 regioni e in diversi comuni. Gli osservatori parlano di una prova importante dopo che il Cremlino ha annunciato elezioni più trasparenti all’indomani del controverso voto di ottobre, segnato dalla denuncia di massicci brogli da parte delle opposizioni. Tuttavia dalla tornata di domani – per motivi formali - sono state escluse diverse formazioni riformiste, che hanno già annunciato manifestazioni in numerose città il 20 marzo. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 72

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