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Sommario del 12/03/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alla Congregazione per il Clero: abbiamo bisogno di sacerdoti che parlino di Dio al mondo. Riaffermato il valore del celibato, dono di sé a Dio e agli altri
  • Il capo dei vescovi tedeschi, mons. Zollitsch: la Congregazione per la Dottrina della Fede studia norme per affrontare il terribile fenomeno degli abusi sessuali sui minori
  • Altre udienze e nomine
  • Benedetto XVI trascorrerà i mesi estivi interamente a Castel Gandolfo senza soggiornare in alta montagna
  • La predica di Quaresima di padre Cantalamessa: l’Eucaristia, seme della vita e della morte di Gesù, accompagni sacerdoti e laici durante tutta la vita
  • Commento di mons. Marchetto alla sentenza della Cassazione italiana sull'espulsione degli immigrati irregolari pur con figli a scuola
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • La visita in Italia dell'alto rappresentante Onu per i diritti umani, Navi Pillay: preoccupazione per le politiche adottate in materia di immigrazione
  • Uomo di grande equilibrio: padre Samir ricorda la figura dell'imam Tantawi, rettore dell'Università Al-Azahar del Cairo
  • L'omaggio musicale degli africani d'Italia a Miriam Makeba in un concerto all'Auditorium di Via della Conciliazione
  • Nelle sale il film "Legion", poltiglia di assurdità religiose su un Dio sterminatore
  • Chiesa e Società

  • Consiglio Onu dei diritti umani: troppi i bambini vittime di violenze sessuali
  • Sinodo per il Medio Oriente: incontro degli ordinari cattolici di Terra Santa
  • Dal 21 al 28 aprile maratona Betlemme-Gerusalemme in memoria di Giovanni Paolo II
  • Preoccupazione dei Domenicani per i cristiani che vivono in Iraq
  • Nigeria: messaggio del Consiglio delle Chiese per la riconciliazione a Jos
  • Cile: l’arcivescovo di Santiago presiede rito ecumenico di ringraziamento e solidarietà
  • El Salvador: il Congresso ha approvato il 24 marzo come Giornata nazionale di mons. Romero
  • Vescovi e sacerdoti spagnoli inviano alle parrocchie di Haiti calici e paramenti sacri
  • Soddisfatti i vescovi indiani per la nuova legge sulla quota femminile in parlamento
  • In Pakistan le Ong bersaglio degli estremisti
  • Emergenza clima nelle Filippine: la Chiesa prega per chiedere la fine della siccità
  • Filippine. Allarme dei missionari: salvare Palawan dalle miniere e dai biocarburanti
  • Olimpiadi invernali: unità e collaborazione cristiana tra le Chiese di Vancouver
  • Cresce l’attesa per la visita del Papa in Portogallo: il calendario delle celebrazioni
  • Irlanda: possibile ricorso dei vescovi contro la nuova legge sulle unioni civili
  • Francia: le riflessioni di mons. Lacrampe in vista delle elezioni regionali
  • Australia: manifestazione contro l'aborto davanti ad una clinica di Sydney
  • Il cardinale Ruini: la fede non è solo credere che Dio esista, ma credere si sia rivolto a ciascuno
  • Il cardinale Cottier: siamo sulla soglia di un’epoca nuova, dobbiamo riscoprire la fraternità
  • Le celebrazioni per il 350° della morte di San Vincenzo de Paoli e Santa Luisa de Marillac
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Iraq, inizia a delinearsi il risultato delle elezioni legislative. Il premier al Maliki in vantaggio nelle zone sciite
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alla Congregazione per il Clero: abbiamo bisogno di sacerdoti che parlino di Dio al mondo. Riaffermato il valore del celibato, dono di sé a Dio e agli altri

    ◊   C’è bisogno di sacerdoti che, senza seguire le mode culturali, testimonino la presenza di Dio al mondo: è il cuore dell’appassionato discorso che Benedetto XVI ha rivolto stamani ai 700 partecipanti, tra vescovi e sacerdoti, al Convegno teologico promosso dalla Congregazione per il Clero. Il Papa si è soffermato sul tema dell’incontro “Fedeltà di Cristo, Fedeltà del Sacerdote”, ribadendo il valore del celibato e invitando i sacerdoti a contrastare quei riduzionismi che vorrebbero trasformare il prete in un “operatore sociale”. L’indirizzo d’omaggio al Pontefice è stato rivolto dal cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero. Il porporato ha manifestato la sua "piena solidarietà, comunione, appoggio e preghiera" al Papa, in tempi "non facili e spesso colmi di sofferenze per la Chiesa". Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Il mondo di oggi ha bisogno di sacerdoti che lo siano fino in fondo. Benedetto XVI ribadisce che in un’epoca “incline a sfumare ogni tipo di concezione identitaria, da molti ritenuta contraria alla libertà e alla democrazia”, bisogna avere ben chiara “la peculiarità teologica del Ministero ordinato”. E ciò “per non cedere alla tentazione di ridurlo alle categorie culturali dominanti”:

     
    “In un contesto di diffusa secolarizzazione, che esclude progressivamente Dio dalla sfera pubblica, e, tendenzialmente, anche dalla coscienza sociale condivisa, spesso il sacerdote appare 'estraneo' al sentire comune, proprio per gli aspetti più fondamentali del suo ministero, come quelli di essere uomo del sacro, sottratto al mondo per intercedere a favore del mondo, costituito, in tale missione, da Dio e non dagli uomini”.

     
    E avverte che “è importante superare pericolosi riduzionismi” che, nei decenni passati, “hanno presentato il sacerdote quasi come un ‘operatore sociale’ rischiando di tradire lo stesso Sacerdozio di Cristo”. Bisogna invece “riaffermare, anche ai nostri giorni il valore del sacro celibato”. Esso, spiega il Papa, è “un’autentica profezia del Regno”, “espressione del dono di sé a Dio e agli altri”:
     
    “Come si rivela sempre più urgente l’ermeneutica della continuità per comprendere in modo adeguato i testi del Concilio Ecumenico Vaticano II, analogamente appare necessaria un’ermeneutica che potremmo definire “della continuità sacerdotale”, la quale, partendo da Gesù di Nazaret, Signore e Cristo, e passando attraverso i duemila anni della storia di grandezza e di santità, di cultura e di pietà, che il Sacerdozio ha scritto nel mondo, giunga fino ai nostri giorni”.
     
    Nel tempo in cui viviamo, prosegue il Pontefice, è importante che la chiamata al sacerdozio “fiorisca nel carisma della profezia”:
     
    “C’è grande bisogno di sacerdoti che parlino di Dio al mondo e che presentino a Dio il mondo; uomini non soggetti ad effimere mode culturali, ma capaci di vivere autenticamente quella libertà che solo la certezza dell’appartenenza a Dio è in grado di donare”.
     
    Il Papa sottolinea che “la profezia più necessaria è quella della fedeltà, che partendo dalla Fedeltà di Cristo all’umanità, attraverso la Chiesa ed il Sacerdozio ministeriale, conduca a vivere il proprio sacerdozio nella totale adesione a Cristo e alla Chiesa”. Infatti, è la sua riflessione, “il sacerdote non appartiene più a se stesso, ma, è ‘proprietà’ di Dio”. E questo suo “essere di un Altro”, soggiunge il Papa, “deve diventare riconoscibile da tutti, attraverso una limpida testimonianza”:
     
    “Nel modo di pensare, di parlare, di giudicare i fatti del mondo, di servire e amare, di relazionarsi con le persone, anche nell’abito, il sacerdote deve trarre forza profetica dalla sua appartenenza sacramentale, dal suo essere profondo. Di conseguenza, deve porre ogni cura nel sottrarsi alla mentalità dominante, che tende ad associare il valore del ministro non al suo essere, ma alla sua funzione, misconoscendo, così, l’opera di Dio, che incide nell’identità profonda della persona del sacerdote, configurandolo a Sé in modo definitivo”.
     
    Quella del sacerdote, evidenzia il Pontefice, è dunque “un’altissima vocazione che rimane un grande Mistero anche per quanti l’hanno ricevuta in dono”:
     
    “I nostri limiti e le nostre debolezze devono indurci a vivere e a custodire con profonda fede tale dono prezioso, con il quale Cristo ci ha configurati a Sé, rendendoci partecipi della Sua Missione salvifica”.
     
    Il Papa ribadisce la necessità di “una vita profetica, senza compromessi”, che “favorirà l’avvento del Regno di Dio già presente e la crescita del Popolo di Dio nella fede”. E conclude il suo discorso con una esortazione che è anche una sfida per i sacerdoti di oggi:
     
    “Carissimi sacerdoti, gli uomini e le donne del nostro tempo ci chiedono soltanto di essere fino in fondo sacerdoti e nient’altro".

     
    "I fedeli laici - è il suo incoraggiamento - troveranno in tante altre persone ciò di cui umanamente hanno bisogno, ma solo nel sacerdote potranno trovare quella Parola di Dio che deve essere sempre sulle sue labbra”. 

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    Il capo dei vescovi tedeschi, mons. Zollitsch: la Congregazione per la Dottrina della Fede studia norme per affrontare il terribile fenomeno degli abusi sessuali sui minori

    ◊   Al termine dell’udienza dei partecipanti al Convegno sul clero con Benedetto XVI, l’arcivescovo di Friburgo, mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca, ha incontrato i giornalisti al Collegio Teutonico in Vaticano per riferire sulle informazioni comunicate al Papa circa i casi di abusi sessuali che hanno colpito la Germania. Ce ne parla Amedeo Lomonaco:

    Con grande sgomento ed interesse il Papa ha ascoltato le parole dell’arcivescovo di Friburgo: mons. Zollitsch ha chiarito che i vescovi tedeschi sono profondamente sconvolti. Già in passato il presule aveva chiesto scusa alle vittime e oggi ha rinnovato le proprie scuse. L’arcivescovo di Friburgo ha informato in particolare il Papa sulle misure in via di adozione per arginare questo terribile fenomeno. Si è detto anche grato al Santo Padre per l’incoraggiamento dato nel seguire il cammino. L’obiettivo è di portare la verità alla luce, perché le vittime ne hanno assolutamente diritto. Il presidente della Conferenza episcopale tedesca ha poi reso noto che la Congregazione per la Dottrina della Fede sta esaminando le norme adottate dalle Conferenze episcopali di tutto il mondo per affrontare lo scandalo degli abusi sessuali sui minori, con l'obiettivo di arrivare ad una revisione delle norme vigenti nella Chiesa universale. Si stanno accogliendo, in particolare, le esperienze nei vari Paesi per poi fare una valutazione complessiva ed eventualmente adeguare le proprie norme.

     
    L’arcivescovo di Friburgo si è quindi soffermato su quanto si sta facendo per assicurare alle vittime sia un’assistenza umana sia terapeutica. In ogni diocesi – ha aggiunto il presule – si sta rafforzando la prevenzione. L’invito alle parrocchie è di adottare una cultura della vigilanza. Il presule ha poi detto che i ministri tedeschi per la famiglia e per l’educazione hanno promosso per il prossimo 23 aprile una tavola rotonda incentrata proprio sugli abusi sessuali e sulle misure preventive da adottare. Parteciperanno a questa tavola rotonda anche i rappresentanti della Conferenza episcopale tedesca. Un aspetto fondamentale, che è stato rimarcato, è anche quello della responsabilità. Il presidente della Conferenza episcopale tedesca ha ribadito che tutti nell’ambito della Chiesa sono pronti ad affrontare con responsabilità questi casi, ma ha anche ricordato che in Germania sono avvenuti molti casi di abusi sessuali. Non si tratta dunque di un fenomeno che riguarda solo la Chiesa cattolica. Si deve promuovere un dialogo molto più ampio con tutta la società per l’accertamento e l’investigazione. La Chiesa – ha detto l’arcivescovo di Friburgo – ha sempre dato il proprio sostegno nelle indagini. E poi ha invitato, non solo sacerdoti e religiosi a costituirsi quando ci sono condizioni di un reato. La Conferenza episcopale tedesca – ha aggiunto – informa sempre le autorità giudiziarie. E poi ha ricordato che il procedimento dello Stato e quello della Chiesa sono indipendenti, quando ci si trova di fronte a casi di abusi sessuali. L’esito del procedimento della Chiesa non influisce dunque su quello dello Stato.

     
    Mons. Robert Zollitsch ha detto di essere grato al Papa per il suo sostegno deciso all’azione della Conferenza episcopale tedesca. Ci incoraggia – ha aggiunto – a far luce e ad arrivare all’accettazione della verità. In particolare ci incoraggia – ha concluso – a dare applicazione alle norme procedurali e a migliorarle, se necessario. Proseguiremo - ha detto infine, il presidente della Conferenza episcopale tedesca - nel nostro cammino per sanare le ferite del passato ed evitarne in futuro.

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    Altre udienze e nomine

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto nella mattinata un gruppo di presuli della Conferenza episcopale del Sudan, in Visita “ad Limina”. Nel pomeriggio, riceverà in udienza il cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede. Ieri pomeriggio, il Papa ha ricevuto in udienza il cardinale Paul Josef Cordes, presidente del Pontificio Consiglio "Cor Unum".

    In Francia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Bayeux, presentata da mons. Pierre Pican, per sopraggiunti limiti d’età. A succedergli, il Pontefice ha nominato mons. Jean-Claude Boulanger, finora vescovo di Sées.

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    Benedetto XVI trascorrerà i mesi estivi interamente a Castel Gandolfo senza soggiornare in alta montagna

    ◊   Saranno gli scorci naturali delle Ville Pontificie di Castel Gandolfo e non quelli montani del nord Italia a fare da sfondo, quest’anno, ai mesi estivi di Benedetto XVI. In una nota diffusa oggi, la Sala Stampa Vaticana comunica che “nel corso della prossima estate, il Santo Padre si recherà direttamente da Roma a Castel Gandolfo, per trascorrevi tutto il periodo estivo”. Il Papa, si legge, “ha molto apprezzato gli inviti ricevuti anche quest’anno a recarsi per alcune settimane in località alpine e ha ringraziato sinceramente i vescovi che li avevano presentati, ma per quest’anno – conclude il comunicato – preferisce iniziare subito il periodo estivo di riposo e di studio senza l’impegno di ulteriori trasferimenti”.

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    La predica di Quaresima di padre Cantalamessa: l’Eucaristia, seme della vita e della morte di Gesù, accompagni sacerdoti e laici durante tutta la vita

    ◊   Nella seconda predica di Quaresima padre Raniero Cantalamessa ha dedicato la propria meditazione, alla presenza del Papa e della Curia Romana, alla figura del sacerdote e al dono dell’Eucaristia. Il mistero sacerdotale - ha detto il predicatore della Casa Pontificia nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico - si fonda sull’annuncio del Vangelo e trae la propria forza ed efficacia dal sacrificio di Cristo. Per essere sacerdote il presbitero deve offrire se stesso come Gesù. Il servizio di Amedeo Lomonaco:

    (musica)

     
    Il sacerdozio cristiano non si spiega “se non in dipendenza e come partecipazione sacramentale al sacerdozio di Cristo”. Il presbitero sull’altare non rappresenta soltanto il Gesù “sommo sacerdote”, ma anche il Gesù “somma vittima”:

     
    “L’offerta del sacerdote e di tutta la Chiesa, senza quella di Gesù, non sarebbe né santa, né gradita a Dio, perché siamo creature peccatrici. Ma anche l’offerta di Gesù, senza quella del suo corpo che è la Chiesa, sarebbe anch’essa incompleta e insufficiente, non per procurare la salvezza, ma per riceverla”.

    Padre Cantalamessa si è poi soffermato sul sacramento per eccellenza, l’Eucaristia, segno concreto della grazia:

     
    “Gesù quando dice ‘Prendete il mio corpo’ ci dà la sua vita concreta, il suo vissuto nel tempo, le fatiche, le gioie, tutto quello che ha riempito la sua vita. Dicendo ‘Prendete questo è il mio sangue’ ci dona la sua morte. L’Eucaristia è il seme della vita e della morte di Gesù”.

    Applicare queste parole nella vita quotidiana significa per un sacerdote offrire tempo, risorse fisiche, e tutto ciò che anticipa la morte come le mortificazioni e le malattie. Tutta la giornata e non solo il momento della celebrazione è un’Eucaristia. L’Eucaristia – ha spiegato padre Cantalamessa – è profondamente legata a tutti gli aspetti della vita e in particolare al lavoro:

    “L’Eucaristia è il frutto del lavoro dell’uomo ma non solo del lavoro agricolo, perché dal grano al pane sull’altare c’è di mezzo il trasporto, la trasformazione. Allora, il lavoratore sa che sull’altare arriva il frutto del suo lavoro, il suo sudore va nel prodotto che finisce offerta a Dio: l’Eucaristia”.

    L’Eucaristia – ha concluso il predicatore della Casa Pontificia – è nutrimento anche per i giovani, soprattutto in un mondo dominato dalla strumentalizzazione del corpo, visto “come strumento di piacere e di sfruttamento”. Il sacerdote può insegnare ai giovani a non “dare più in pasto” il corpo alla concupiscenza:

    “Aiutandoli a vivere l’Eucaristia così, a offrire il loro corpo insieme con Gesù nella messa. Allora capiranno cosa vuole dire Paolo quando diceva: glorificate Dio con il vostro corpo. Il corpo diventa non più strumento di piacere da vendere ma è dono, offerta, nel matrimonio come mezzo di dialogo, di trasmissione della vita; nella vita consacrata come sacrificio, offerta, ai fratelli. Ecco, allora, tutta la vita veramente cambia”.

    (Musica)

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    Commento di mons. Marchetto alla sentenza della Cassazione italiana sull'espulsione degli immigrati irregolari pur con figli a scuola

    ◊   Non si spengono le polemiche in Italia all’indomani della sentenza della Cassazione che prevede l’espulsione degli immigrati irregolari anche se i loro figli frequentano la scuola. Un pronunciamento che pone in primo piano l’esigenza di legalità rispetto al diritto allo studio. Preoccupazione è stata espressa da numerose associazioni che si occupano di immigrazione, mentre esponenti del governo ritengono che sia stato ristabilito lo stato di diritto. Benedetta Capelli ha chiesto un commento sulla sentenza a mons. Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti:

    R. – Purtroppo, dimostra ancora che in molte legislazioni e decisioni non si tiene conto di quello che io chiamo – e lo fa anche la Dottrina sociale della Chiesa – il bene comune universale. Certo, bisogna parlare e pensare anche ad un bene comune nazionale, ma credo che tutti dobbiamo incamminarci verso una visione universale del bene comune, come del resto è evidente nell’Enciclica del Santo Padre Caritas in veritate. Mi pare che in questo modo non si faccia onore ad un umanesimo di cui l’Italia si è fatta sempre propugnatrice, ad un umanesimo che io dico “cristiano” e che altri potrebbero qualificare in altro modo, ma che di umanesimo si tratta. In fondo, sono i diritti fondamentali dell’uomo in cui risulta evidente che è importante la formazione, l’istruzione, l’educazione e la scuola per le giovani generazioni. Sono loro la nostra speranza. In questo modo, mi pare che questo progetto che guarda alla gioventù del futuro sia certamente monco, che gli siano state tarpate le ali. Ricordo - e potrei anche citare casi concreti - che anche in Francia un’interpretazione simile ha creato dei grossi movimenti di opinione pubblica, perché anche i compagni di scuola dei ragazzi che per analoghe ragioni avrebbero dovuto andarsene hanno levato la voce, insieme con le loro famiglie, proprio per dimostrare e sottolineare l’aspetto umano della situazione. Credo che ciò sia molto importante. E posso anche ricordare che i vescovi degli Stati Uniti d’America - in questi progetti che hanno fatto per quanto riguarda una nuova legislazione globale nei riguardi dei migranti irregolari negli Stati Uniti - chiedono che anche gli studenti irregolari, se sono tali, possano concludere i loro studi in pace.

     
    D. – Tra l’altro, qualche tempo fa, il Pontificio Consiglio per la Pastorale per i Migranti e gli Itineranti aveva sottolineato l’importanza della scolarizzazione per l’integrazione delle stesse famiglie...

     
    R. – Sì, la questione è sempre un po’ la stessa: finché si punta solamente ad una sicurezza - e purtroppo questa è stata la legge sulla sicurezza - si perde di vista quello che è fondamentale, e cioè l’accoglienza. E' un binomio che deve restare unito: sicurezza e accoglienza. Fondamentale per l’accoglienza è l’integrazione e per l’integrazione è fondamentale che ci sia questa educazione, formazione.

     
    D. – Può questo tipo di sentenza in certo modo condizionare anche il comune sentimento della famiglia?

     
    R. – Non c’è dubbio che sia così. Uno dei punti che erano stati da noi sottolineati è questo retrocedere per quanto riguarda la visione dell’unità familiare, della famiglia. Bene, se c’è una sensibilità, credo, particolare oltre alla dignità della persona umana da parte della Chiesa è la dignità della famiglia, l’unità della famiglia, che è poi fattore di integrazione e mezzo per aiutare a non essere cedere al crimine, perché tutti sappiamo che la famiglia è un fattore di equilibrio sociale, quindi è una conferma di quanto si diceva. Non è una questione, dunque, di partiti, non una questione ideologica, è questione di umanesimo, è questione di bene comune universale, è questione di cristianesimo.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Massimo rilievo viene dato al  discorso che il Papa ha pronunciato durante il convegno promosso dalla Congregazione per il Clero sulla figura del sacerdote: “Vita profetica senza compromessi per servire Dio e il mondo”. Il Papa richiama all'identità sacramentale del sacerdote e ribadisce il valore del celibato.

    Sempre in prima pagina, un'omelia del vescovo di Westminster sul rispetto della vita e sull'accettazione della morte, in un servizio di Ferdinando Cancelli.

    Nelle pagine del servizio Vaticano, un'intervista al presidente della Conferenza episcopale del Sudan.

    Il servizio internazionale dedica ampio spazio a un articolo sulla difficile situazione in Somalia, “A Mogadiscio ancora strage di civili", e un approfondimento sull'economia: “Duello tra Washington e Bruxelles sulla riforma dei mercati internazionali”.

    Nelle pagine della Cultura, “Lo sguardo pulito di Miguel Delibes” un ricordo del grande romanziere spagnolo, appena scomparso, scritto da Manuel de Prada.

    A seguire, un colloquio con il musicologo Philip Gossett sul compositore di Busseto, “Quando Verdi sbagliò il testo del Rigoletto” di Alessandro Gamba, un’anticipazione dell'intervista che uscirà sul prossimo numero della rivista “Vita e Pensiero” e una serie di articoli sul tema delle “radici evangeliche” del celibato.

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    Oggi in Primo Piano



    La visita in Italia dell'alto rappresentante Onu per i diritti umani, Navi Pillay: preoccupazione per le politiche adottate in materia di immigrazione

    ◊   Si è conclusa ieri la visita, in Italia, dell’Alto commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, la giurista sudafricana Navi Pillay. In mattinata, il discorso davanti l’Aula del Senato. Poi la visita a due campi Rom e a un centro di identificazione e di espulsione nella periferia di Roma. Infine, l’incontro con alcuni esponenti del governo. Diverse le problematiche sollevate durante i colloqui, dalla situazione in Italia delle minoranze agli immigrati, fino ai richiedenti asilo. I particolari nel servizio di Roberta Rizzo:

    Due giorni di colloqui con gli esponenti del governo italiano, l’incontro con le associazioni e la visita a due campi rom della Capitale. Un’agenda fittissima, quella dell’alto commissario Onu per i diritti umani, Navy Pillay, in visita per la prima volta in Italia. Il rappresentante delle Nazioni Unite non nasconde le sue preoccupazioni sulla situazione dei diritti degli immigrati nel nostro Paese. Il riferimento diretto è ad alcune disposizioni del “pacchetto sicurezza”, in particolare quelle che criminalizzano l’immigrazione, rendendo l’ingresso e la permanenza in clandestinità un reato. Dallo scorso febbraio, il Consiglio delle Nazioni Unite ha preso in esame il comportamento dell’Italia in materia di immigrazione, arrivando ad ammonirla con ben 92 raccomandazioni. Note che fanno riferimento anche alla discriminazione attuata nei confronti delle comunità Rom. Ieri, Navi Pillay ha visitato due campi nomadi della periferia romana sollevando diversi dubbi sulla politica attuata dal governo:

     
    "I found the visit…
    Ho trovato la visita agli insediamenti, in particolare all’insediamento abusivo, un qualcosa che mi ha disturbato molto. Per un attimo ho pensato di trovarmi non nel Paese che ha la storia più ricca, forse, di molti altri. Sembra esserci la tendenza ad affrontare la questione rom soprattutto come una questione di sicurezza, piuttosto che come una questione di integrazione sociale".

    Un’altra fonte di preoccupazione per le Nazioni Unite resta la questione dei respingimento in mare degli immigrati. Per l’alto commissario si tratta di una “violazione dei diritti umani” perché i richiedenti asilo “devono poter essere ascoltati”, mentre la procedura di respingimento attuata in Italia lo impedirebbe. L’alto commissario esorta infine l’Italia a ratificare la Convenzione internazionale sulla protezione dei diritti di tutti i lavoratori emigranti e delle loro famiglie. Ma è proprio di ieri la decisione della Corte di cassazione circa l’espulsione dei clandestini anche se genitori di minori che frequentano la scuola. “Una sentenza - secondo l’alto commissario Onu per i diritti umani - che desta grande e seria preoccupazione”.

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    Uomo di grande equilibrio: padre Samir ricorda la figura dell'imam Tantawi, rettore dell'Università Al-Azahar del Cairo

    ◊   Suscita ancora vasta esco la notizia della morte del Grande Imam e sceicco di Al-Azhar, Muhammad Sayyed Tantawi, spentosi due giorni fa a Riad, in Arabia Saudita. Ieri, in un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Papa ha ricordato la sua figura e l’impulso dato dallo sceicco sulla strada del dialogo interreligioso. Emer McCarthy, collega della redazione inglese, ha chiesto un ricordo dell’imam Tantawi a padre Samir Khalil Samir, docente di Storia della cultura araba e islamologia all’Università Saint-Joseph di Beirut:

    R. – Lui doveva, da una parte, tener conto delle opinioni del governo e, dall’altra, trovare il giusto equilibrio tra le tendenze tradizionaliste salafite - come le chiamiamo in arabo - vigenti soprattutto in Arabia Saudita e che caratterizzano gran parte degli Imam del mondo. Doveva, tra l’altro, anche tener conto che i musulmani vivono sempre di più in Occidente e in Paesi che non sono di tradizione musulmana. In questo modo, le sue posizioni sono state spesso considerate controverse, come - ad esempio - sulla donna e in particolare sul velo. Lui diceva: è giusto seguire le decisioni del Paese dove vivete. Se siete in Francia, dove il velo è vietato nelle scuole e nelle funzioni ufficiali, dovete seguire queste indicazioni perché il velo non è una questione fondamentale dell’Islam, anche se appartiene alla tradizione islamica. Prendeva, dunque, una posizione ragionevole, così come nelle questioni politiche assumeva lo stesso atteggiamento.

     
    D. – Quale peculiarità caratterizzeranno, secondo lei, il prossimo rettore?

     
    R. – Si può pensare che si sceglierà un imam moderato che, allo stesso tempo, non assuma posizioni contrarie a quelle del governo, e questo soprattutto in campo politico. Si aspetta con ansia il risultato delle elezioni che avranno luogo l’anno prossimo in Egitto, dopo più di 30 anni di reggenza di Hosni Mubarak. Proprio l’attuale capo dello Stato vuole proporre il figlio, mentre la popolazione vorrebbe piuttosto un’altra persona che sia sempre moderata, perché la gente teme i radicali. Non bisogna però dimenticare la spinta radicale tradizionalista che c’è in tutto il mondo islamico e in particolare in Egitto. Si può pensare, dunque, che il rettore che verrà sarà moderato di tendenza tradizionale, per tener conto dei vari impulsi della comunità politica egiziana. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    L'omaggio musicale degli africani d'Italia a Miriam Makeba in un concerto all'Auditorium di Via della Conciliazione

    ◊   A due anni dalla scomparsa di Miriam Makeba, Roma ospita un grande concerto in memoria dell’artista sudafricana, figura di spicco nella lotta per i diritti civili e nell’ultima parte della sua vita, contro le mafie. L’iniziativa del Movimento degli africani in Italia sarà ospitata domani sera dall’Auditorium della Conciliazione alle ore 21. Sul palco in nome di "Mama Africa", soprannome mondiale della Makeba, si alterneranno talenti italiani e africani. Il ricavato finanzierà un progetto di lotta contro la desertificazione del Burkina Faso e contribuirà al sostegno delle iniziative del Movimento degli Africani in Italia per l'integrazione dei migranti. Ce ne parla Gabriella Ceraso:

    (musica)

    Anche dopo la sua morte Miriam Makeba, classe 1932, continua ad unire e a trascinare chi vuole libertà, giustizia, rispetto dei diritti umani. E lo fa sulle ali della musica, che iniziò a masticare a livello professionale a vent’anni, la musica che non fa rivoluzioni, certo, ma può aiutare a pensare in maniera diversa, ad abbattere i pregiudizi. La ricorda così Raiz degli Almamegretta, che assieme all’Afro Star Band di Rey Lema, a Rossana Casale, a Tasha Rodriguez, si ritroveranno sul palco dell’Auditorium domani sera:

     
    “E’ una figura immensa dal punto di vista musicale. E’ bello anche ricordare il fatto che lei ha un nome particolare: Miriam nella Bibbia è la sorella di Mosè ed è colei che quando il popolo ebraico esce dall’Egitto si mette proprio alla testa del popolo suonando e cantando ed è definita nella Bibbia una ‘profetessa’. Miriam Makeba è stata questo: una musicista profetessa”.

     
    Ambasciatrice nel mondo delle sofferenze dell’Africa, lottatrice pacifica contro l’apartheid ha pagato questo suo impegno con un duro e lungo esilio. Ma la forza della sua musica ha sempre vinto: "Pata pata", "The Click Song", "Malaika", e poi documentari, video, album le hanno garantito riconoscimenti prestigiosi e soprattutto l’amore del pubblico al suo fianco fino alla fine. E’ morta sul palco di Castelvolturno a novembre del 2008: anche lì cantava per gli africani in mano alla criminalità organizzata ma anche per la libertà dei popoli e delle coscienze. Don Tonio Dell’Olio, dell’Associazione Libera:

     
    “Dove ci sono le mafie, c’è un pesante condizionamento della vita sociale, della vita politica, c’è l’economia che viene 'drogata'. Per cui Miriam Makeba aveva colto nel segno quando ha compreso: primo, che la criminalità organizzata purtroppo oggi è sempre più transnazionale e, secondo, che forse l’Africa con i valori che si porta nella pelle riesce a dire dei ‘no’ che noi come italiani non riusciamo sempre ad affermare con la stessa forza”.

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    Nelle sale il film "Legion", poltiglia di assurdità religiose su un Dio sterminatore

    ◊   Scritto e diretto da Scott Stewart e interpretato da un gruppo di attori mal assortiti, da oggi è sugli schermi italiani "Legion", un film discutibile e confuso che plaude a un Dio sanguinario e vendicativo e, nel raccontare l’invio sulla terra di angeli sterminatori, colleziona una serie di scene horror, una concatenazione di richiami biblici evocati a sproposito e un florilegio di assurdità teologiche. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Che sia preoccupato, lo possiamo anche capire. Ma che voglia di nuovo sterminare l’umanità è una completa follia. Questa volta l’Onnipotente, piuttosto feroce, guerrafondaio e crudele, disattendendo un’Alleanza eterna già sancita, decide di sbarazzarsi nuovamente dell’umanità in preda a violenza, guerra, intolleranza. Questa volta non spinge le nuvole a piovere e il diluvio a sommergerci, ma ordina a feroci schiere di angeli di sopprimerci tutti e nel più cruento dei modi, ossia diffondendo un virus che trasforma molti umani innocenti in zombie pronti ad addentare alla gola i poveri condannati. "Legion" non è soltanto un brutto film, ma è un film ipocrita, violento, discutibile, che la Conferenza episcopale degli Stati Uniti ha bollato come “teologicamente distorto, nel quale una violenza senza sosta si intreccia a una poltiglia metafisica per infliggere un lungo, macabro, duro colpo allo spettatore”.

     
    E’ vero. Questo film non si può definire nemmeno anti-cristiano o anti-cattolico (pur se molti siti americani lo definiscono tale, oltre che blasfemo o semplicemente brutto), perché non prende di mira - alcune volte è pure successo, ma in modo intelligentemente dubitativo - un dogma, una verità di fede, una tradizione della Chiesa. Rientra, infatti, in quel genere particolare che oggi sembrerebbe andar di moda, in cui un certo vago spiritualismo apocalittico viene strumentalizzato non solo per fare profitto storpiando la vera profezia biblica, ma per generare confusione e molto probabilmente attirare pubblicità indiretta. Succede poi che nel film, cento insopportabili minuti, due Arcangeli si confrontano. Il più dubbioso è Michele, interpretato da Paul Bettany, che armato fino ai denti con pistole e mitragliatrici si ribella ai comandi divini e scende sulla terra per proteggere e salvare uno scampolo di umanità e soprattutto un nascituro atteso da una cameriera che lavora in un ristorante chiamato “Paradise fallen” nel mezzo del deserto.

     
    Quasi tutto – morti orrende, paure, battaglie, tradimenti, prediche bibliche e sofismi moraleggianti – capita tra quelle quattro, decrepite mura e la data degli avvenimenti è naturalmente il 24 dicembre e il bimbo ha un padre putativo che si chiama Jeep. Alla fine, ancora non si capisce chi esattamente sia e perché gli angeli, su volere divino, lo vogliano sgozzare. Gabriele, nel frattempo, fa strage attorno a se chiamando a raccolta schiere di svolazzanti angeli neri e zombie sanguinanti. Un guazzabuglio orrido, un misticismo armato che può piacere a chi ama gli estremismi, ma non a chi abbia un minimo di buon senso, anche cinematografico. Insomma, dove sono finiti gli angeli che volavano sopra Berlino? E ci sarà qualcuno capace a Hollywood di mandare i suoi, di angeli, a bloccare questa inutile fiera della stupidità?

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    Chiesa e Società



    Consiglio Onu dei diritti umani: troppi i bambini vittime di violenze sessuali

    ◊   Ogni anno 150 milioni di bambine e 73 milioni di bambini sono vittime di violenza sessuale mentre altri 400 milioni sono testimoni di violenza domestica: è il quadro drammatico che emerge da uno studio delle Nazioni Unite e rispecchia in tutta la sua gravità un fenomeno planetario al centro di una speciale sessione di lavoro del Consiglio dei diritti umani, riunito in assemblea plenaria a Ginevra. Nei Paesi in guerra, i più piccoli sono spesso i più vulnerabili - stuprati, arruolati di forza come miliziani o utilizzati come domestici – presi di mira per terrorizzare le popolazioni civili, si trasformano in vere e proprie “armi da guerra” ha sottolineato Radhika Coomaraswamy, rappresentante speciale di Ban Ki-moon per i bambini in guerra. Il rapporto sollecita poi maggiore protezione per i minori quando sono costretti a migrare o a stabilirsi in campi profughi e chiede ai singoli Paesi, fine dell’impunità e sanzioni più gravi per gli autori delle violazioni ai danni di minori. Altro fronte delicato, quello delle carceri e dei centri di detenzione segreti dove più di un milione di bambini sono trattenuti, rischiando ogni giorno di subire torture e sevizie. Purtroppo, secondo gli esperti dell’Onu, i più piccoli non sono al riparo da violenze nemmeno a casa, a scuola o nei centri sanitari, dove rischiano di essere sfruttati, venduti e abusati, a volte obbligati a contrarre matrimonio forzato e in giovane età. Depressione, abbandono del percorso scolastico e uso di droga sono i traumi più diffusi tra i bambini vittime di violenze fisiche e sessuali, ovunque si trovino nel mondo. Da Ginevra, il Consiglio sottolinea l’importanza di un loro coinvolgimento nelle iniziative di sensibilizzazione e recupero promosse dall’Onu e dalle organizzazioni umanitarie per prevenire il fenomeno, favorire una presa di coscienza e aiutarli a denunciare le violazioni subite. Agli Stati viene chiesto maggiore protezione dei piccoli cittadini mentre i media vengono interpellati per ‘dare voce’ ai bambini e informare il grande pubblico. (C.S.)

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    Sinodo per il Medio Oriente: incontro degli ordinari cattolici di Terra Santa

    ◊   Prosegue intensa la preparazione delle chiese di Terra Santa per il Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente che si svolgerà in Vaticano dal 10 al 24 ottobre 2010 sul tema “La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza”. Dopo la riunione ad Amman, agli inizi di marzo, della Celra, che raduna i vescovi latini delle conferenze episcopali delle regioni arabe, questa volta è toccato agli ordinari cattolici di Terra Santa (Aocts) a confrontarsi sul Sinodo in un incontro tenutosi dall’8 al 10 marzo in Galilea sotto la presidenza del patriarca latino Fouad Twal. L’incontro, a quanto appreso dall'agenzia Sir, ha visto una meditazione iniziale di padre Doan Nguyen, superiore dei gesuiti in Terra Santa, sulle sfide della comunione e della testimonianza nelle prime Chiese, secondo gli Atti degli Apostoli. Gli ordinari hanno anche fatto il punto sulle opere di carità e sul lavoro della Caritas e della Missione pontificia in Terra Santa. Gli Ordinari hanno anche scritto una lettera ai cristiani dell'Iraq. Nella lettera, firmata per primo dal patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, e indirizzata ai vertici delle chiese irachene, e al suo patriarca il card. Emmanuel III Delly, si legge: “i nostri fedeli di Giordania, Palestina ed Israele pregano e soffrono con voi. I vostri fratelli cristiani di Terra Santa, uniscono le loro voci per gridare ‘basta!’ e per chiedere al Signore di avere pietà. La grande campagna di solidarietà verso i cristiani di Mosul, portata avanti dai tanti media cristiani mediorientali, è anche la nostra”. La preghiera è che “sorgano sentimenti nuovi di conversione negli abitanti di Mosul, affinché credano che il nostro è un Dio di amore e non di odio; aiutare i nostri fratelli cristiani a Mosul, insultati, perseguitati e uccisi, a mantenere il coraggioso atteggiamento cristiano che li caratterizza e che fa dire loro, ‘Padre, perdonali perché non sanno quello che fanno’; pregare affinché i nostri fratelli cristiani di Mosul sopportino tali prove con pazienza, fiduciosi che le forze del male non prevarranno e che dopo la croce del Calvario, vi è sempre l'alba della risurrezione”. L'incontro degli Ordinari di Terra Santa si è concluso con una messa solenne in onore del nunzio apostolico, mons. Antonio Franco, per i suoi 50 anni di ordinazione sacerdotale. (R.P.)

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    Dal 21 al 28 aprile maratona Betlemme-Gerusalemme in memoria di Giovanni Paolo II

    ◊   La VII edizione della maratona pellegrinaggio “JPII Games 2010 - Pellegrini di pace”, intitolata a Giovanni Paolo II, si svolgerà in Terra Santa dal 21 al 28 aprile. L’iniziativa è promossa da Opera romana pellegrinaggi (Orp) e dal Centro sportivo italiano (Csi), con l’“imprimatur ufficiale” del Pontificio Consiglio per i laici e del Coni. Il binomio pellegrinaggio-sport, spiegano gli organizzatori, è “una formula vincente per favorire il dialogo tra i popoli, apre strade ad una possibilità nuova per coloro che abitano la Terra Santa e che sono i veri protagonisti di questo evento sportivo per la pace”. Lo sport, infatti, “utilizza un linguaggio universale che non ha bisogno di traduzione ed il pellegrinaggio, anzi in questo caso il singolo pellegrino, è portatore di un messaggio di pace”. La maratona sarà una corsa non competitiva lungo i 10 km che separano Betlemme e Gerusalemme, che da 6 anni vengono percorsi da pellegrini, sportivi, campioni dello sport e gente comune. La gara podistica - riporta l'agenzia Sir - non sarà l’unico momento sportivo nell’ambito del pellegrinaggio in Terra Santa, articolato in due proposte da 8 e 5 giorni (rispettivamente dal 21 al 28 aprile e dal 23 al 27 aprile), ma verrà affiancata da numerose competizioni di nuoto, pallavolo e ciclismo che vedranno scendere in campo rappresentative di italiani, israeliani e palestinesi. (R.P.)

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    Preoccupazione dei Domenicani per i cristiani che vivono in Iraq

    ◊   Cresce la preoccupazione tra i membri dell’ordine dei domenicani, presente in vari paesi del mondo per le consorelle e i confratelli che vivono e operano in Iraq, spesso teatro di violenza anticristiana, e per tutti gli altri religiosi sotto attacco nel Paese. Questo martedì il sacerdote domenicano Philip Neri Powell, della Facoltà di filosofia della Pontificia università san Tommaso d'Aquino di Roma, ha messo sul suo blog una lettera in cui sottolinea la “terribile situazione in Iraq e dell'intera comunità cristiana a Mosul”. Il testo, scritto da suor Donna Markham, priora delle domenicane di Adrian del Michigan (Stati Uniti), riferisce notizie decisamente tragiche sulla situazione in Iraq. La religiosa spiega infatti di aver incontrato molte suore irachene e afferma che i cristiani stanno progressivamente abbandonando Mosul, a causa dei molti omicidi e stupri di fedeli. Suor Maria, priora delle suore irachene, è molto preoccupata per la sicurezza delle consorelle e della popolazione cristiana, soprattutto per cinque suore anziane che si trovano nella Casa generalizia, che non hanno alcuna intenzione di lasciare la loro dimora nelle mani dei terroristi. “La maggior parte dei cristiani, spiega suor Donna Markam, sta progettando di fuggire dall’Iraq e quindi non sa cosa accadrà alla sua Congregazione, dal momento che le suore sono intenzionate a seguire i fedeli in ogni luogo, per assicurare loro sostegno e protezione. La religiosa ha poi lamentato la mancanza di informazioni chiare sui media in merito alla grave situazione che i cristiani in Iraq stanno vivendo a causa delle persecuzioni e ha lanciato un appello proprio ai mezzi di comunicazione perché diffondano notizie appropriate e perché nel mondo si diffondano iniziative di preghiera e solidarietà. Nell’arco di dieci giorni molte persone sono morte a causa di terribili attentati terroristici, tra queste, anche otto cristiani. Sono inoltre almeno 15 mila i cristiani che restano nella città a maggioranza musulmana di Mosul, dove le loro famiglie vivono da 2.000 anni. Per questa ragione, l'arcivescovo Louis Sako di Kirkuk ha indetto all'inizio del mese una giornata di digiuno e preghiera per la fine delle violenze. (C.S.)

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    Nigeria: messaggio del Consiglio delle Chiese per la riconciliazione a Jos

    ◊   “Con le iniziative da voi promosse, siete veri e propri ambasciatori di pace e riconciliazione nella regione in preda ai conflitti. Attraverso la vostra fede e testimonianza date prova del vero amore nei confronti dell’Altro, qualunque sia la sua appartenenza religiosa o etnica”: lo scrive il segretario generale del Consiglio ecumenico delle Chiese (Wcc), il pastore Olav Fykse Tveit, in una lettera inviata a tutti capi religiosi della Nigeria, ripresa dall'agenzia Misna. Le violenze avvenute nel fine-settimana alla periferia di Jos, capitale dello stato di Plateau, hanno suscitato “tristezza e orrore” prosegue il Wcc, si tratta di “atti barbarici che condanniamo e che purtroppo colpiscono regolarmente persone innocenti”. Al capo di Stato ad interim Jonathan Goodluck, il pastore Olav Fykse Tveit ha invece chiesto “misure immediate adeguate per garantire ai cittadini maggiore sicurezza e protezione” ma anche che “gli autori dei massacri vengano giudicati”. Il segretario generale fa poi notare che le esplosioni di violenza “vengono alimentate da gravi disparità economiche, sottosviluppo, rivalità etniche e lotte per il controllo del potere politico locale”, invitando a scartare la chiave di lettura ‘religiosa’ tanto cara al sensazionalismo mediatico. Nella missiva a Goodluck vengono anche evidenziati i limiti della Costituzione vigente in Nigeria che classifica i cittadini in “autoctoni” e “nuovi arrivati”, alimentando “ancor di più i conflitti” e facendo perdere “ai nigeriani il loro senso di appartenenza alla stessa nazione e il loro spirito di armonia comunitaria”. Infine, il pastore Olav Fykse Tveit deplora il fatto che “la religione venga strumentalizzata a fini di lotte politiche ed economiche”, mettendo “seriemente in pericolo pace e quieto vivere” di tutto il Paese. (R.P.)

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    Cile: l’arcivescovo di Santiago presiede rito ecumenico di ringraziamento e solidarietà

    ◊   All’indomani dell’insediamento del nuovo presidente del Cile, Sebastián Piñera, oggi alle 11, ora locale, presso la “Plaza de Armas”, di fronte alla cattedrale della capitale cilena l’arcivescovo cardinale Francisco Javier Errázuriz, presiede una liturgia ecumenica alla quale prendono parte esponenti di altre confessioni religiose (ortodossi, luterani, anglicani ed evangelici). “Il gesto di non celebrare il rito liturgico nella cattedrale bensì sulla grande piazza vorrebbe essere un modo di esprimere solidarietà con migliaia di famiglie che oggi vivono in situazioni drammatiche a causa delle devastazioni del terremoto e del maremoto”, ha precisato mons. Héctor Gallardo, direttore del Dipartimento liturgico dell’arcivescovato, che ha spiegato come i diversi esponenti religiosi, a turno, leggeranno brani biblici e, a conclusione sarà il cardinale Errázuriz a pronunciare l’omelia. Al rito saranno presenti anche esponenti della comunità ebraica e musulmana che vivono nella capitale cilena e, con ogni probabilità, parteciperanno anche le massime autorità dello Stato, dal presidente appena insediatosi, Sebastián Piñera, ai presidenti del Senato e della Camera così come della Corte suprema di giustizia. Dall’altra parte, ha spiegato mons. Héctor Gallardo, oltre alla necessità che ciascuno rivolga all’altissimo le sue preghiere per il Cile e il suo popolo, questa è un’occasione per stimolare ancora di più il grande movimento di solidarietà che percorre l’intera nazione dal giorno delle prime tremende scosse del 27 febbraio scorso. Perciò è stato chiesto a tutti i cittadini di Santiago del Cile di prendere parte alla cerimonia portando un dono per le popolazioni terremotate che sarà consegnato ai volontari della Caritas. Questa stessa preoccupazione e priorità è stata ribadita ieri, a margine della cerimonia d'insediamento del nuovo governante da parte del vescovo di Rancagua mons. Alejandro Goic, presidente dell'episcopato cileno che ha osservato: "il nostro desiderio è che si metta al primo posto la situazione dei poveri e di coloro che soffrono in quest'ora di grande dolore per il nostro Paese”. Il presule, ricordando al tempo stesso l'importanza di mantenere viva la solidarietà in ognuna delle sue espressioni, ha aggiunto: "prego Dio affinché doni ai nuovi governanti molta saggezza poiché dobbiamo affrontare un compito veramente difficile". Il presule ha poi ricordato che la Chiesa non farà mancare il suo sostegno per tutte le opere di ricostruzione previste dal governo ed ha concluso lanciando un appello alle opposizioni perché esercitino il loro legittimo diritto con spirito costruttivo e guardando sempre al bene comune. (A cura di Luis Badilla)

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    El Salvador: il Congresso ha approvato il 24 marzo come Giornata nazionale di mons. Romero

    ◊   Con 56 voti favorevoli su 84 deputati che compongono l’Assemblea legislativa di El Salvador, è stato approvato il decreto legislativo che dichiara il 24 marzo come “Giorno di mons. Oscar Arnulfo Romero”. L'iniziativa - riferisce l'agenzia Fides - era stata presentata il 23 febbraio scorso, nel quadro del trentesimo anniversario dell'assassinio di mons. Oscar Arnulfo Romero, dalla Commissione presieduta da padre Ricardo Urioste, della Fondazione Romero, composta da diverse organizzazioni sociali e religiose del Paese. L'arcivescovo Romero venne assassinato il 24 marzo 1980 dagli squadroni della morte, dei quali molti rappresentanti fanno oggi parte del principale partito di opposizione, l'Alleanza Repubblicana Nazionalista, AReNa. L’approvazione della Giornata dedicata a mons. Romero è stata resa pubblica nel quadro della celebrazione della Giornata di Preghiera e della Giornata Internazionale della donna, tenutasi il 5 marzo in una cappella della capitale, e ha generato reazioni contrastanti: la Chiesa e i fedeli hanno applaudito l'iniziativa con molta gioia, mentre i media e i partiti di destra hanno appena citato la notizia. Il principale esponente del nuovo partito in formazione "Grande Allianza Nazionale" (Gana), Guillermo Gallegos, in precedenza membro dell'Alleanza Repubblicana Nazionalista (AreNa), ha dichiarato di aver votato a favore del decreto riconoscendo che la vita e l'opera pastorale del vescovo ha superato le frontiere del Paese e ha lasciato il segno, inoltre perché ritiene ormai necessario chiudere questa tragica vicenda con una riconciliazione. Per il 30° anniversario dell’assassinio di mons. Romero sono state organizzate una serie di attività a livello locale e nazionale: veglie di preghiera, incontri, marce e Sante Messe. La Santa Messa del 20 marzo sarà presieduta dal cardinale arcivescovo di Guatemala, Rodolfo Quezada Toruño, e dall'arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar Alas. Un'altra Eucaristia, il 24 marzo, sarà presieduta da monsignor Samuel Ruiz, vescovo emerito di San Cristobal de las Casas, nello Stato messicano del Chiapas. (R.P.)

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    Vescovi e sacerdoti spagnoli inviano alle parrocchie di Haiti calici e paramenti sacri

    ◊   E’ stata pronta e generosa la risposta dei vescovi e dei sacerdoti spagnoli all’appello lanciato dal nunzio apostolico ad Haiti, mons. Bernardito Auza, attraverso padre Ángel García, fondatore e presidente della Ong “Mensajeros de la Paz”, che nei giorni scorsi aveva chiesto di inviare ad Haiti calici e paramenti sacri andati distrutti nel terremoto del 12 dicembre. Solo nella capitale, Port-au-Prince, sono crollate ottanta chiese, tra cui la cattedrale e i sacerdoti sopravvissuti non hanno gli oggetti liturgici necessari per celebrare la Santa Messa e amministrare gli altri sacramenti. La Ong “Mensajeros de la Paz”, secondo quanto comunicato all’agenzia Fides, si è fatta quindi interprete di questa necessità presso i vescovi spagnoli e nella sede dell’organizzazione a Madrid sono arrivati calici, pissidi, casule, tovaglie da altare ed altri oggetti liturgici. All’appello hanno risposto anche singoli sacerdoti e fedeli, come anche alcune ditte di arredi sacri. A questi oggetti si aggiungono i Rosari inviati da Roma, con lo stemma del Santo Padre Benedetto XVI, che saranno destinati ai seminaristi di Port-au-Prince. Tutto il materiale sarà consegnato al nunzio da padre Julio Millán Medina, presidente di “Mensajeros de la Paz-Andalucía”, che si recherà domani ad Haiti. “Mensajeros de la Paz” è una Ong dichiarata di pubblica utilità, fondata nel 1963 da padre Ángel García, che tuttora la presiede. E’ presente in Spagna ed in altri 39 Paesi del mondo dove opera nel campo della protezione dell’infanzia, dell’attenzione agli anziani, dei disabili fisici e psichici, dell’assistenza alle donne vittime della violenza domestica, per lo sviluppo delle comunità. Insieme alla Ong “Infancia sin Fronteras”, si è subito mobilitata nell’opera di soccorso per Haiti: dopo solo 48 ore dal terremoto erano già arrivati ad Haiti i primi volontari con gli aiuti umanitari, e da allora sono ancora impegnati nella zona per fornire assistenza medica, materiale, sociale e psicologica ai terremotati, sia ad Haiti che nella Repubblica Dominicana. (C.S.)

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    Soddisfatti i vescovi indiani per la nuova legge sulla quota femminile in parlamento

    ◊   “Un nuovo capitolo nel riconoscimento dei diritti e della parità delle donne in India”. Così il teologo padre Augustin Kanjamala, ex direttore dell’Istituto di Cultura indiana, nonché segretario della Commissione per la missione della Conferenza episcopale cattolica indiana, in un’intervista all’agenzia AsiaNews definisce la nuova legge, adottata dalla Camera alta del Parlamento indiano”. Una simile legge, che prevede l’assegnazione alle donne di un terzo dei seggi della Camera bassa, Lokh Sabha, e delle Assemblee statali, era stata già proposta molti anni prima ma solo martedì scorso ha ricevuto la definitiva approvazione. L’India è una società patriarcale in cui le donne hanno subito discriminazioni di ogni tipo, fin dalle mura domestiche, commenta il teologo indiano. “Competere per le elezioni e vincerle – prosegue - non è possibile senza sufficienti risorse economiche, collegamenti politici e un ampio sostegno sociale”. Esprime invece preoccupazioni l’arcivescovo di Agra mons. Albert D’Souzxa, portavoce del Sinodo della Chiesa siromalabarica e caporedattore del settimanala “Satyadeepam”, che seppure rallegrato per l’evento di natura storica non si esime dall’esternare due possibili pericoli. Il primo rischio per le donne potrebbe essere di diventare “semplici numeri” guidate dagli uomini. Il secondo potrebbe essere quello di entrare in Parlamento e “per emanciparsi imitano modelli maschili”, privando la democrazia indiana del loro “specifico e originale” contributo. (C.F.)

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    In Pakistan le Ong bersaglio degli estremisti

    ◊   “Sono le Organizzazioni non governative il bersaglio preferito degli estremisti islamici. Soprattutto per la forza che esse rappresentano nella società pakistana: la forza dei diritti umani, della libertà, della democrazia”: lo dichiara all’agenzia Fides Peter Jacob, laico cattolico, segretario esecutivo della Commissione “Giustizia e Pace”, in seno alla Conferenza episcopale del Pakistan, all’indomani dell’attacco terroristico contro la Ong di ispirazione cristiana “World Vision”, che ha fatto 6 vittime. La Ong americana ha temporaneamente sospeso le operazioni e i progetti in Pakistan, che svolgeva in favore di bambini, famiglie, in condizioni economiche svantaggiate, soprattutto nel campo dell’istruzione e dello sviluppo sociale. “Le minacce contro le Ong, le associazioni, gli organismi della società civile stanno crescendo”, dice con preoccupazione Peter Jacob, che con la Commissione “Giustizia e Pace”, conduce da anni un’opera di sensibilizzazione, di difesa dei diritti umani, di promozione delle minoranze religiose. “Anche noi di Giustizia e Pace – continua – abbiamo ricevuto minacce e sappiamo che molte altre Ong subiscono intimidazioni. Quello che fa paura agli estremisti è la paziente opera di educazione della società civile, la promozione della dignità e dei diritti umani, lo sviluppo della democrazia, l’istruzione e l’opera di emancipazione condotta in favore delle classi svantaggiate, delle donne, dei bambini. Il prezioso lavoro compiuto da tutte le associazioni della società civile pakistana – senza discriminazioni di alcuna natura – per loro rappresenta un pericolo da eliminare”. Jacob spiega che “vi sono diversi gruppi estremisti islamici che conducono tali campagne e che organizzano attentati terroristici contro di noi. Il nostro lavoro è divenuto alquanto pericoloso. Chiediamo l’appoggio delle autorità per combattere l’estremismo”. “Risulta essenziale che il governo e la società civile operino in sinergia nel campo delle politiche di istruzione e nei mass-media, per disarmare a livello ideologico gli estremisti. D’altro canto urge un impegno delle forze di polizia per garantire la sicurezza a quanti difendono i diritti dell’uomo: questo è un lavoro utile e prezioso per l’intera nazione”, conclude Jacob. (R.P.)

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    Emergenza clima nelle Filippine: la Chiesa prega per chiedere la fine della siccità

    ◊   Nella provincia di Sorgoson, a sud di Manila, l’emergenza climatica ha messo in ginocchio la popolazione, provocando gravi danni all’agricoltura, stimati intorno ai 25 milioni di euro. Sacerdoti, suore e laici si sono riuniti in preghiera e hanno organizzato una grande Via Crucis, per chiedere la fine di una siccità che dura già da ben due mesi, a causa del ritorno di “El Niño”, un fenomeno ciclico che si manifesta ogni due-sette anni con un aumento di temperatura di 0,5 C°-1,5 C° delle acque dell’oceano Pacifico orientale, di solito molto fredde. Tale cambiamento provoca un’alterazione delle normali correnti oceaniche portando siccità nell’area asiatica e africana e piogge torrenziali nel continente sudamericano. "Con il rito della Via Crucis si ricorda la passione e morte di Gesù, e preghiamo affinché Dio ci invii la pioggia tanto attesa”, afferma suor Genie Henerosa di Sorgoson in un’intervista all’agenzia Asianews. Se l’emergenza dovesse durare fino a luglio, potrebbe far salire a quota 300 milioni i danni al settore agricolo, secondo le stime degli esperti. “I contadini – rivela suor Genie - hanno perso la speranza, le loro terre sono aride e migliaia di ettari di campi sono andati distrutti”. Possibili rischi anche nell’erogazione di energia come dimostra il malfunzionamento delle centrali idroelettriche, che rappresentano la principale fonte di energia del Paese. La presidente Arroyo ha dichiarato lo stato di calamità nella regione di Mindanao, dove oltre il 53% del fabbisogno energetico dipende dalle dighe di Lanao e Pulangi, il cui livello dell’acqua è sceso da gennaio di due centimetri al giorno. La Chiesa sta organizzando raccolte di fondi nelle varie parrocchie per aiutare gli agricoltori più colpiti e per sostenere con la sua presenza il morale della gente.(C.F.)

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    Filippine. Allarme dei missionari: salvare Palawan dalle miniere e dai biocarburanti

    ◊   Salvare l’isola di Palawan e le sue comunità indigene dalla distruzione e dall’inquinamento: con questo scopo un forum di missionari, comunità cristiane, Ong, associazioni ambientaliste hanno lanciato una petizione per impedire la devastazione di una delle più belle isole dell’arcipelago filippino, l’isola di Palawan. Come riferiscono all’agenzia Fides alcuni missionari impegnati nel forum, Palawan – lunga isola nella parte occidentale dell’arcipelago, nel mare cinese meridionale – rischia di essere devastata a causa di progetti di estrazione mineraria e di agricoltura estensiva autorizzati dal governo filippino centrale e provinciale. Palawan, la provincia più estesa delle Filippine, è un vero paradiso terrestre, un’isola incontaminata con un ecosistema raro e delicato, che include numerose specie vegetali e animali protette. E’ abitata da tribù indigene locali come Tagbanua, Palawanon, Tau't Bato, Molbog, Batak, che vivono in piccoli villaggi sulle aree montuose o lungo le coste, grazie alla pesca e all’agricoltura di sussistenza. L’isola non è meta del turismo di massa, fatto che negli ultimi decenni l’ha preservata dall’edificazione selvaggia: Palawan è oggi parte del “Programma Unesco per la tutela dell’uomo e della biosfera”. “In questo momento l’isola è a forte rischio: è a rischio la vita e la dignità delle comunità locali, mentre si tralascia la salvaguardia del Creato”, dicono i missionari che hanno firmato e diffuso la petizione per “Salvare Palawan”: sono iniziati infatti i lavori di edificazione di strade per aprire le cave e i cantieri estrattivi, affidati alle multinazionali “MacroAsia” e “Celestial”. Secondo l’accordo con il governo di Manila la “MacroAsia” ha diritto sulla terra che da sempre appartiene – secondo il concetto dell’ancestral domain – alle comunità autoctone, alcune delle quali hanno rari contatti con il mondo esterno, mettendo a rischio la loro sopravvivenza e la sopravvivenza dell’ecosistema. Altri progetti, sponsorizzati dal governo provinciale di Palawan, prevedono la piantagione estensiva di palme per ricavare olio da utilizzare per i bio-carburanti: anche questo sarebbe un grave danno alla biodiversità e ridurrebbe pesantemente l’accesso delle popolazioni locali alle diverse risorse della terra. “Chiediamo al governo di revocare il ‘Mining Act’ del 1995, che è stato realmente disastroso per le popolazioni indigene delle Filippine”, chiede la petizione firmata e diffusa da numerosi missionari nelle Filippine. (R.P.)

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    Olimpiadi invernali: unità e collaborazione cristiana tra le Chiese di Vancouver

    ◊   Il coinvolgimento della Chiesa nelle Olimpiadi invernali sta dando i suoi buoni frutti, come rileva una delegazione del Regno Unito a proposito della maggiore unione riscontrata tra le Chiese di Vancouver in Canada. Si ricorda che l’iniziativa ecumenica More Than Gold è stata ideata per offrire assistenza spirituale e materiale ai visitatori, ai partecipanti e ai volontari presenti all’evento sportivo; aiuterà inoltre le Chiese a dare il massimo ai Giochi Olimpici estivi di Londra 2012. Ad accompagnare la delegazione britannica David Wilson che, in un’intervista pubblicata dall’agenzia Zenit, afferma entusiasta di aver visto centinaia di Chiese che “si univano come mai prima per accogliere e servire gente di ogni parte del pianeta”. Tra i programmi previsti, fornire cappellani per i villaggi in cui alloggiavano gli atleti. “Abbiamo testimoniato – prosegue Wilson - come attorno a noi crollassero barriere e fraintendimenti di lunga data". Tra la delegazione britannica vi erano rappresentanti della Chiesa d'Inghilterra, dell'Esercito della Salvezza, della Chiesa cattolica, della Chiesa pentecostale e del Vineyard. “Il 2012 – commenta un delegato - ci offre l'opportunità di essere un esempio dei valori olimpici di fiducia, onore, correttezza, rispetto, che sono ovviamente i nostri valori evangelici". “Siamo qui per offrire sostegno a quanti richiedono un'assistenza spirituale per portare avanti ogni parte di questo viaggio", riferisce Dave Wells, Sovrintendente Generale delle Assemblee Pentecostali di Dio che ha guidato il gruppo dei cappellani a Vancouver.(C.F.)

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    Cresce l’attesa per la visita del Papa in Portogallo: il calendario delle celebrazioni

    ◊   “Le celebrazioni presiedute dal Papa in Portogallo saranno grandi manifestazioni della fede e della vita della Chiesa”. Lo ha dichiarato all'agenzia Ecclesia il maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie, monsignor Guido Marini, che ha visitato il Portogallo per definire i dettagli delle celebrazioni che avranno luogo durante il viaggio papale nel Paese dall'11 al 14 maggio. Il responsabile vaticano ha detto che a Fatima si vive un “clima unico”, ma che anche gli eventi previsti a Lisbona e Porto saranno speciali, per lo più si svolgeranno in grandi piazze cittadine e dunque è attesa una vasta partecipazione. A Fatima, Benedetto XVI presiederà la recita del Rosario. La preghiera inizierà in latino e le risposte saranno in altre lingue, con preponderanza del portoghese. Poi è previsto un intervento del Pontefice destinato specificatamente ai malati. Dopo la celebrazione, Benedetto XVI avrà un momento di “preghiera personale e silenziosa” accanto alla tomba dei tre pastorelli, Lúcia, Francisco e Jacinta. Intanto il sito ufficiale della Chiesa cattolica in Portogallo per la visita del Papa - www.bentoxviportugal.pt - ha reso noto l'inno della visita pontificia. “Benvenuto, Santo Padre” è il titolo del testo, composto da padre Heitor Morais, gesuita, e messo in musica da padre António Cartageno, compositore della diocesi di Beja. Il testo allude alla presenza del Papa nel Paese per “rafforzare” la fede e “benedire” il Portogallo, richiamando anche il tema della visita: “Con te camminiamo nella speranza – Saggezza e Missione”. (C.S.)

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    Irlanda: possibile ricorso dei vescovi contro la nuova legge sulle unioni civili

    ◊   I vescovi irlandesi stanno vagliando l’ipotesi di ricorrere alla Corte costituzionale qualora passasse il disegno di legge sulle unioni civili attualmente in discussione al Parlamento di Dublino. Lo ha confermato all’agenzia Cns un portavoce dell’episcopato, precisando che sono stati già avviati contatti con giuristi per decidere quali vie legali intraprendere. La questione è uno dei numerosi temi discussi durante la plenaria primaverile della Conferenza episcopale conclusasi mercoledì a Maynooth, al termine della quale è stato diffusa una dichiarazione pastorale sul matrimonio. Il documento, intitolato “Why Marriage Matters” (“Perché il matrimonio è importante”), pur riconoscendo che il Civil Partership Bill non autorizzerà le coppie dello stesso sesso ad adottare bambini, osserva che in tanti altri ambiti, compreso il fisco e l’accesso ai servizi pubblici, esso di fatto “equipara le unioni civili tra persone dello stesso sesso al matrimonio”. “Questo è incompatibile con la visione della famiglia basata sul matrimonio quale base necessaria per l’ordine sociale e indispensabile per il benessere di una nazione e di uno Stato”, sottolineano con forza i vescovi, ricordando che la Costituzione irlandese obbliga il governo a “tutelare con una cura speciale l’istituto del matrimonio su cui si fonda la famiglia”. La Chiesa è preoccupata anche dall’assenza nel testo di riferimenti all’obiezione di coscienza, per cui un pubblico ufficiale che, per motivi religiosi e etici, si rifiutasse di procedere alla registrazione di un’unione civile rischierebbe fino a sei mesi di carcere. Il provvedimento si tradurrebbe quindi “in uno straordinario e penetrante attacco alla libertà di coscienza e religiosa garantita a tutti i cittadini”. Una legge le cui “norme con la minaccia di sanzioni penali costringono le persone a partecipare alla sua applicazione - ammoniscono in conclusione i presuli - costituisce una nuova pericolosa estensione del potere statale”. L’assemblea plenaria dei vescovi irlandesi – lo ricordiamo – ha affrontato diversi altri temi rilevanti durante i lavori: dalla scottante questione degli abusi sui minori, alle celebrazioni dell’Anno Sacerdotale, agli aiuti della Chiesa irlandese per Haiti, alla pastorale dei migranti, agli ultimi sviluppi della situazione in Irlanda del Nord, alla preparazione del Congresso Eucaristico che si terrà a Dublino nel 2012. (L.Z.)

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    Francia: le riflessioni di mons. Lacrampe in vista delle elezioni regionali

    ◊   La Francia si prepara alle elezioni regionali. Due i turni di consultazione previsti – il 14 ed il 21 marzo – e due i temi sui quali gli elettori si dovranno pronunciare: la riforma delle collettività territoriali e l’istituzione di consiglieri che siedano nel Consiglio generale e nel Consiglio regionale. Per l’occasione, mons. André Lacrampe, arcivescovo di Besançon, ha diffuso una nota: nel testo, il presule ricorda innanzitutto gli insegnamenti di Paolo VI che, nell’80.mo anniversario dell’Enciclica “Rerum Novarum”, richiamava l’attenzione dei cristiani sulla loro “responsabilità politica”, invitandoli a “prendere veramente coscienza dei problemi, comprendere i mutamenti e discernere le scelte e gli impegni che è opportuno assumere”. Quindi, mons. Lacrampe ribadisce che la politica non deve servire “gli interessi particolari, ma l’interesse generale e deve rafforzare i legami sociali”, perché “la vita di ciascuno e di tutti sia veramente umana”. In tutto questo, scrive ancora il presule, “la Chiesa non deve prendere posizione. Questo è compito di tutti i cittadini, credenti o no”. Tuttavia, si legge ancora nella nota, “se la Chiesa non ha una soluzione tecnica da offrire, ha però una missione di verità da compiere a favore di una società a misura d’uomo”. Un principio ricordato anche da Benedetto XVI nella sua prima enciclica, “Deus caritas est”, in cui si legge: “La Chiesa non può e non deve prendere nelle sue mani la battaglia politica per realizzare la società più giusta possibile. Non può e non deve mettersi al posto dello Stato. Ma non può e non deve neanche restare ai margini nella lotta per la giustizia”. Quindi, l’arcivescovo di Besançon ribadisce che “se, da una parte è necessario riconoscere, tra i cristiani, una legittima varietà di opzioni e di possibilità di impegno differenti, dall’altra la fede che è in noi ci spinge a cercare la coerenza tra le scelte umane ed il Vangelo: informarsi sulla posta in gioco nel voto, riflettere insieme, partecipare ai dibattiti pubblici, dare il proprio parere e rispettare quello degli altri, condividere le responsabilità, ricercare il bene comune significa seminare la speranza di una società giusta e in pace”. Di qui, l’auspicio di mons. Lacrampe perché tutti comprendano che “la finalità della politica è migliorare la vita comune per costruire, ciascuno secondo il proprio ruolo e le proprie responsabilità, un mondo degno dell’uomo che non sia dominato dall’individualismo e dalla ricerca del profitto, ma dalla giustizia e dalla fraternità universale”. (I.P.)

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    Australia: manifestazione contro l'aborto davanti ad una clinica di Sydney

    ◊   Preti, suore, laici, attivisti, sono fermi ormai da 20 giorni davanti a una clinica nota per la pratica degli aborti a Sydney. Pregano, digiunano, distribuiscono materiale informativo, dialogano con la gente, tenendo vivo un presidio pro-vita con striscioni, slogan e gazebo, denominato “40 giorni per la vita”. Come l’agenzia Fides apprende da fonti della Chiesa australiana, il presidio vede la presenza ininterrotta di militanti e volontari che per 40 giorni – durante il tempo della Quaresima – stazioneranno davanti alla “Proterm Abortion Clinic” sulle alture di Surry Hills, a Sydney, per dire “no” all’aborto e scoraggiare tutte le donne che intendono metter fine alla vita nel loro grembo, indirizzandole verso altre soluzioni che tutelino la vita nascente. Secondo gli attivisti, sembra che nelle scorse settimane vi sia stata una diminuzione dell’affluenza delle donne alla clinica abortiva, nota con l’eufemismo: 'Clinica per la salute della donna'. “Certo, è difficile dire se c’è stato un calo del numero degli aborti, ma l’afflusso di gente è minore. E l’opinione pubblica inizia a riflettere sulla dolorosa scelta dell’aborto”, dicono gli attivisti La campagna è stata lanciata da alcuni volontari dell’Arcidiocesi di Sydney all’inizio della Quaresima, con una Santa Messa. Preghiera, digiuno e sensibilizzazione continuano davanti alla clinica, mentre il numero di volontari che si offrono per i turni di presenza davanti alla struttura aumenta: sono già oltre 300, convinti di voler “creare un impatto sull’opinione pubblica e cercare di fermare la pratica dell’aborto in Australia” La legislazione sull’aborto in Australia varia da Stato a Stato della federazione. Negli ultimi cinque anni, complessivamente, si è registrata una media di 70mila aborti l’anno, mentre le nascite sono state fra 250mila e 280nmila l’anno. (R.P.)

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    Il cardinale Ruini: la fede non è solo credere che Dio esista, ma credere si sia rivolto a ciascuno

    ◊   “Qual è oggi lo stato di salute o il grado di infermità della fede in Dio?”: è questo l’interrogativo posto ieri sera a Roma dal card. Camillo Ruini, presidente del Comitato per il progetto culturale della Cei, intervenuto alla presentazione del volume “Dio oggi. Con Lui o senza di Lui cambia tutto”, edito da Cantagalli e frutto dell’omonimo convegno internazionale che si è svolto nella capitale per iniziativa dello stesso Comitato. Secondo il porporato, “credere o non credere costituiscono due possibilità tra le quali chiunque è chiamato a scegliere, anche il sacerdote”, ma “l’opzione vera” riguarda “la fede in un Dio infinitamente superiore all’uomo” dinanzi al quale “ha un senso inginocchiarsi”. La fede, in altri termini, “non è solo credere che Dio esista, bensì credere che Dio si è rivolto personalmente a me”. La “grande domanda – ha concluso – non è dunque quella sull’esistenza di Dio, ma quella sul Suo atteggiamento verso l’uomo”. Alla presentazione del volume anche mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura. “Questo Dio, ha sottolineato il presule “è forse un po’ meno ‘morto’ di quanto si sia a lungo creduto”. Quindi il presidente del dicastero vaticano ha rilanciato il progetto di costituzione della Fondazione "Il Cortile dei Gentili" ispirato allo spazio del tempio al quale avevano accesso tutti i popoli, non solo gli israeliti, per pregare il loro Dio, e “auspicato” da Benedetto XVI nel suo discorso alla Curia romana in occasione degli auguri per lo scorso Natale. Con questa iniziativa, “che dovrebbe debuttare dopo l’estate, probabilmente a Parigi” - ha concluso Mons. Ravasi - intendiamo “avviare un dialogo serio e articolato con il mondo della non credenza”, un universo “dalle mille iridescenze e dalle profonde attese, anch’esso alla ricerca di senso” (C.S.)

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    Il cardinale Cottier: siamo sulla soglia di un’epoca nuova, dobbiamo riscoprire la fraternità

    ◊   “Il tema della secolarizzazione e della fine della secolarizzazione percorre tutte le questioni attuali. Il tema del distacco dalla religione della vita civile è centrale”. Così il cardinale Georges Maria Martin Cottier, teologo emerito della Casa Pontifica, intervenuto in conclusione del convegno “La sorpresa di un terreno comune. I cristiani e i musulmani di fronte al potere civile”. Tra gli altri sono intervenuti anche il filosofo Fred Dallmayr, dell’Università di Notre Dame, l’ambasciatrice della Repubblica Araba d’Egitto presso la Santa Sede, Lamia Meckhemer, l’ambasciatore degli Stati Uniti presso la Santa Sede, Miguel Humberto Diaz, l’ambasciatore di Turchia presso la Santa Sede, Kenan Gürsoy. “Il filosofo Hugo Grotius, nel XVII secolo, affermò che bisogna vivere ‘come se Dio non ci fosse’. E così ha avuto inizio la secolarizzazione – ha ricordato il cardinale Cottier – ma oggi questo principio non vale più. Si è capito che l’esilio della religione dalla sfera pubblica può trasformarsi in una divinizzazione del politico e porta alla confusione tra religione e politica. “Siamo infatti - ha proseguito il porporato - sulla soglia di un’epoca nuova, una nuova laicità che presenta anche vari problemi, siamo sempre più interconnessi, ma sempre meno solidali gli uni con gli altri”. Quindi, il cardinale Cottier ricordando le parole del presidente Obama all’Università del Cairo: “Dobbiamo avere fiducia nell’altro” ha esortato tutti a non percepire l’alterità come rivalità ma a prendere coscienza di essere tutti membri di una sola famiglia umana e riscoprire la fraternità”. Ciò “non significa negare le differenze culturali, in una sorta di nuova religione umanitaria, ma ritrovare e valorizzare il ‘fondo comune’ di umanità”. Fino all’ultima Grande Guerra, “si riteneva che la guerra fosse costitutiva dell’esperienza umana”, in questo tempo, invece, “abbiamo capito che la guerra non è conforme alla dignità umana e siamo chiamati ad essere costruttori di pace, autilizzando strumenti di pace, come il dialogo, la preghiera e la diplomazia. (C.S.)

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    Le celebrazioni per il 350° della morte di San Vincenzo de Paoli e Santa Luisa de Marillac

    ◊   Proseguono le iniziative e le celebrazioni per l’Anno vincenziano che si protrarrà fino al 27 settembre 2010 per celebrare il 350° anniversario della morte di san Vincenzo de Paoli e santa Luisa de Marillac. San Vincenzo, fondatore della Congregazione della Missione e dell’A.I.C. (Association International Charité), insieme a santa Luisa, ha fondato la Compagnia delle Figlie della Carità. Partendo dal fitto calendario di eventi promossi in tutta Italia, la Famiglia vincenziana intende comunicare e far conoscere le opere nate dalla santità dei fondatori, soprattutto nell’ambito dell’evangelizzazione e del servizio ai poveri. In programma in particolare due celebrazioni molto importanti di respiro internazionale: domenica prossima, nella cattedrale Notre Dame di Parigi, alla vigilia dell’anniversario della morte di santa Luisa de Marillac, il cardinale André Vingt-trois, arcivescovo di Parigi, celebrerà una Messa solenne per ricordare la Santa, dichiarata dalla Chiesa "Patrona di tutte le opere sociali"; il 15 marzo, sarà celebrata l’Eucarestia in Rue du Bac, nella cappella dove nel 1830 è apparsa la Vergine della Medaglia Miracolosa a santa Caterina Labouré, e che è la sede della Casa Madre delle Figlie della Carità, dove è conservato il corpo di Santa Luisa. Da oggi fino al 15 marzo un gruppo di giovani italiani si metterà in cammino verso Parigi, città natale di Luisa de’ Marillac, proprio per ripercorrere i passi della Santa e lasciarsi guidare da lei. Anche a Torino, il 15 marzo, vi sarà un momento celebrativo dedicato alla Fondatrice, nella Casa provinciale delle Figlie della Carità, una “meditazione musicale”, seguita dalla solenne Celebrazione eucaristica. Lo stesso avverrà nelle varie sedi provinciali delle Figlie della Carità, cioè a Roma, Siena, Napoli e Cagliari. Durante l’Anno giubilare si rifletterà, inoltre, sull’interrelazione tra annuncio missionario e carità. In Italia, il Comitato organizzativo ha voluto mettere al centro i poveri. Per questa ragione, è stata indetta una campagna di tre anni in loro favore con particolare attenzione ai Paesi in via di sviluppo, dove missionari e missionarie vincenziane prestano la loro opera di evangelizzazione e promozione umana. (C.S.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Iraq, inizia a delinearsi il risultato delle elezioni legislative. Il premier al Maliki in vantaggio nelle zone sciite

    ◊   In Iraq, primi risultati delle elezioni legislative. L’ex premier Allawi è in vantaggio in due province sunnite. Il premier al Maliki è invece in testa in altre due zone sciite. A nord invece si profila un successo per i partiti curdi. Intanto, si moltiplicano le denunce di brogli. Sull’attuale situazione politica irachena, Stefano Leszczynski ha intervistato Khaled Fouad Allam, esperto dell’area ed editorialista per il quotidiano La Repubblica:

    R. – Senza dubbio, la società irachena si è avviata verso un processo di democratizzazione e di esercizio della democrazia, che dovrà ora andare avanti nel tempo. E’ evidente, però, che la questione dell’equilibrio fra le forze politiche rimane molto complessa, perché la guerra ha ovviamente capovolto - in un certo senso - i rapporti interetnici. Perciò, la contrapposizione che può esserci fra sciiti e sunniti ed altre minoranze etniche religiose si ritrova anche all’interno del sistema democratico.

     
    D. – Resta il nodo della complicazione di formare un esecutivo che dovrà essere comunque un esecutivo di coalizione…

     
    R. – Nonostante la contrapposizione di tipo etnico-religioso, e le prevaricazioni che in passato ne derivavano, la questione della formazione di un nuovo Stato rimane la strada da perseguire, anche perché non credo che gli iracheni, avendo vissuto anni ed anni di gravi tensioni e di guerra, vogliano tornare indietro. Poco a poco si troverà un equilibrio politico che consoliderà fortemente il processo di democratizzazione.

     
    D. – L’afflusso alle urne è stato alto. Un dato, tuttavia, che non ha trovato lo stesso riscontro nelle piccole aree dove vivono i cristiani: lì si è, infatti, notato un forte calo. Questo è un dato preoccupante, secondo lei?

     
    R. – Sì, perché la vita del Medio Oriente non può essere concepita senza l’apporto storico, religioso e culturale delle minoranze cristiane. In questo contesto certamente c’è da fare lo stesso lavoro che è stato fatto negli ultimi anni con i sunniti, in maniera da preservare le minoranze cristiane.

     
    Medio Oriente
    Il ministro israeliano alla Difesa, Ehud Barak, ha ordinato all’esercito di chiudere i varchi con la Cisgiordania per 48 ore, fino a sabato sera, “per ragioni di sicurezza”. La decisione giunge dopo i violenti scontri che hanno interessato l'area, nel corso delle preghiere musulmane della scorsa settimana, e dopo le tensioni scatenate dal nuovo piano di Israele per la costruzione di 1.600 nuovi alloggi nella zona di Gerusalemme est. Una decisione, quest’ultima, che ha messo in forse l’imminente ripresa di negoziati indiretti fra Israele e l’Autorità nazionale palestinese e che ha creato una crisi di fiducia con gli Stati Uniti.

    Pakistan Sono almeno 39 le vittime di un attentato avvenuto questa mattina in Pakistan vicino al Bazar di Lahore. Erano quasi tutti fedeli che si recavano in una moschea, per la tradizionale preghiera del venerdì. Due i kamikaze entrati in azione. Il servizio è di Marco Guerra:

     
    Due kamikaze si sono fatti esplodere a pochi secondi l'uno dall'altro in una affollata area commerciale di Lahore. I due attentatori si sono fatti saltare in aria fra la gente che stava entrando in una moschea per la preghiera del venerdì e vicino ad una fermata dell'autobus a ridosso del mercato. Un bilancio ancora provvisorio parla di 39 morti e circa 100 feriti. Per la città di Lahore è il secondo grave attentato in meno di una settimana. Segno che dopo mesi di guerriglia confinata nelle area tribali al confine con l’Afghanistan, i talebani hanno voluto dimostrare di poter ancora colpire il cuore del Paese. E non è un caso che l’attacco di oggi arriva il giorno seguente la visita del presidente afghano, Hamid Karzai, a Islamabad, che ha mobilitato i vertici dei due Paesi al fine del raggiungimento di un’unità di intenti contro i terroristi legati ad Al Qaeda, con la stesura e l’ufficializzazione di uno speciale piano strategico. Durante la giornata di incontri, Karzai ha inoltre chiesto ufficialmente l'estradizione in Afghanistan dei leader talebani arrestati negli ultimi tempi in territorio pakistano.

    Scontro Stati Uniti-Cina su diritti umani
    È nuovamente scontro tra Washington e Pechino dopo il rapporto annuale sui diritti umani nel mondo del Dipartimento di Stato Usa, che ha denunciato un "peggioramento" della situazione in Cina e Iran. Il documento punta il dito contro Pechino per gli abusi sulle minoranze tibetana e musulmana e per i suoi tentativi di controllare l'uso di Internet e di restringere la libertà di informazione. La Cina ha reagito accusando a sua volta gli Stati Uniti di usare i diritti umani come “strumento politico per interferire negli affari interni di altri Paesi”.

    Kazakhstan alluvioni
    Almeno 4 mila persone sono state evacuate oggi in Kazakhstan, da alcuni villaggi nei pressi della capitale Almaty, dopo il cedimento di due dighe a causa di neve e pioggia accumulatesi negli ultimi giorni. Al momento le autorità locali contano una ventina di dispersi e non escludono probabili vittime. Intanto nell’est del Paese alcuni distretti sono in preda a pesanti tempeste di neve: un elicottero impegnato in operazioni di soccorso con otto persone a bordo oggi è scomparso dai radar. La catastrofe sarebbe dovuta a forti precipitazioni e a un rialzo repentino della temperatura, dopo un inverno rigidissimo.

    Grecia
    Una violenta scossa di terremoto di magnitudo 4,6 sulla scala Richter è stata registrata stamattina anche in Grecia, nel Peloponneso meridionale. Non si segnalano vittime o danni di rilievo. Intanto la polizia è dovuta intervenire alla periferia di Atene per evacuare un’impresa per la produzione di energia e due tribunali dopo una serie di allarmi bomba, rivelatisi falsi. Ieri invece, oltre due milioni di lavoratori erano scesi in piazza nelle principali città del Paese per denunciare i tagli salariali, le nuove tasse e il congelamento delle pensioni. Violenti sconti tra anarchici e agenti si sono verificati ad Atene e Salonicco, a margine delle manifestazioni sindacali.

    Tensioni Turchia-Svezia
    Convocato al Ministero degli esteri turco, l'ambasciatore di Svezia ad Ankara, Christer Asp, dopo la crisi diplomatica scoppiata ieri tra i due Paesi per via dell'approvazione da parte del Parlamento svedese di una mozione in cui si riconoscono i massacri degli armeni come "genocidio". Ieri, Ankara aveva deciso il richiamo in patria per consultazioni dell'ambasciatore turco a Stoccolma.

    Germania occupazione
    Nonostante i segnali di ripresa economica, in tutta Europa prosegue il trend negativo dell’occupazione. Secondo l'agenzia del lavoro tedesca, nel 2010 la Germania avrà 3 milioni e 545 mila disoccupati rispetto ai 3 milioni e 423 mila del 2009. Una previsione che contempla una crescita economica piuttosto sostenuta con una variazione annuale del Pil pari a +1,75%. Nel caso in cui le cose dovessero andare peggio delle previsioni con un Pil a +1%, allora i disoccupati raggiungerebbero quota 3 milioni 640 mila. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 71

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