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Sommario del 10/03/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienza generale: appello per la fine delle violenze in Nigeria. La catechesi: la Chiesa non è utopismo anarchico, è fatta di peccatori ma è luogo di grazia
  • Cordoglio del cardinale Tauran per la morte del grande sceicco Tantawi: uomo di pace e dialogo
  • In diretta online il Convegno teologico internazionale promosso dalla Congregazione per il Clero: la riflessione del cardinale Hummes
  • Il cardinale Levada sugli anglicani che desiderano entrare nella Chiesa cattolica
  • Presentazione del libro di mons. Eterović sulla Parola di Dio alla luce del Sinodo del 2008
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Pakistan: 5 morti in un attacco a un’Ong cristiana
  • Il Comitato Ccee-Kek incontra il Patriarca Bartolomeo: intervista con il cardinale Erdő
  • Incontro sulla libertà religiosa a Roma: interventi di mons. Toso e Navi Pillay
  • All'Europarlamento 10 mila firme per il Crocifisso nelle scuole
  • Approvata in Italia la legge sulle cure palliative
  • Restaurati gli affreschi dell'Abbazia di Chiaravalle Milanese
  • Chiesa e Società

  • I vescovi messicani: riconciliazione nazionale per vincere miseria e violenza
  • In Cile continua la distribuzione degli aiuti. Chiesa in prima linea
  • Missionari espulsi in Marocco per proselitismo
  • Timori per la vita di un pastore protestante arrestato in Iran
  • Appello dalla Giordania: “Più aiuto per i rifugiati iracheni cristiani”
  • Passo avanti nella concessione verbale per la Chiesa di Tarso
  • Abusi in Germania: la Chiesa sostiene le autorità statali
  • I vescovi dell'Arizona chiedono ai parlamentari di rivedere la normativa sull'immigrazione
  • Emergenza alimentare in Corea del Nord
  • La sfida educativa al centro dell’intervento del presidente della Cei Bagnasco a Genova
  • Convegno in Laterano sulla Caritas in Veritate
  • Si conclude a Roma il convegno sugli Istituti Superiori di Scienze Religiose
  • Al via sabato prossimo la Giornata nazionale Unitalsi in oltre 3mila piazze italiane
  • 24 Ore nel Mondo

  • Israele annuncia la costruzione di 1600 abitazioni a Gerusalemme est. A rischio la ripresa dei negoziati
  • Il Papa e la Santa Sede



    Udienza generale: appello per la fine delle violenze in Nigeria. La catechesi: la Chiesa non è utopismo anarchico, è fatta di peccatori ma è luogo di grazia

    ◊   All’udienza generale in Aula Paolo VI, gremita di fedeli, il Papa ha levato un accorato appello per la fine delle violenze in Nigeria ed ha esortato tutti a lavorare per la riconciliazione. Quindi, ha espresso vicinanza alle vittime del recente terremoto in Turchia. Nella catechesi, il Pontefice si è soffermato sull’opera e la dottrina di San Bonaventura di Bagnoregio. Una meditazione che lo ha condotto a ribadire che nella Chiesa vanno rifiutate visioni utopistiche e anarchiche, come è successo anche dopo il Concilio Vaticano II. Prima dell’udienza, il Papa ha salutato, nella Basilica Vaticana, i pellegrini della Fondazione Don Carlo Gnocchi, ricordando la luminosa figura del sacerdote milanese, beatificato l’anno scorso. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La violenza non è mai la via giusta per risolvere i conflitti: Benedetto XVI torna a ribadirlo con forza rivolgendo il pensiero alle tragiche notizie provenienti dalla Nigeria, dove centinaia di civili inermi, soprattutto cristiani, sono stati uccisi in scontri interetnici. Il Papa parla di “atroce violenza”, che “non ha risparmiato nemmeno i bambini indifesi”:

     
    “Ancora una volta ripeto con animo accorato che la violenza non risolve i conflitti, ma soltanto ne accresce le tragiche conseguenze. Faccio appello a quanti nel Paese hanno responsabilità civili e religiose, affinché si adoperino per la sicurezza e la pacifica convivenza di tutta la popolazione. Esprimo, infine, la mia vicinanza ai Pastori e ai fedeli nigeriani e prego perché, forti e saldi nella speranza, siano autentici testimoni di riconciliazione”.

     
    Il Papa ha anche espresso profonda vicinanza alle persone colpite dal recente sisma in Turchia che ha causato oltre 50 morti:

     
    “A ciascuno assicuro la mia preghiera, mentre chiedo alla comunità internazionale di contribuire con prontezza e generosità ai soccorsi”.

     
    Prima degli appelli sulla Nigeria e la Turchia, il Papa ha dedicato la sua catechesi all’opera letteraria e alla dottrina di San Bonaventura di Bagnoregio, dopo aver parlato mercoledì scorso della sua vita. Il "Dottore Serafico", ha sottolineato, ha avuto il merito di interpretare “autenticamente e fedelmente la figura di San Francesco d’Assisi”. In particolare, ha rammentato, San Bonaventura ebbe a che fare con i “Francescani Spirituali”, i quali rifacendosi a Gioacchino da Fiore, affermavano che “la Chiesa aveva ormai esaurito il proprio ruolo storico, e al suo posto subentrava una comunità carismatica di uomini liberi guidati interiormente dallo Spirito”:

     
    “Vi era dunque il rischio di un gravissimo fraintendimento del messaggio di san Francesco, della sua umile fedeltà al Vangelo e alla Chiesa, e tale equivoco comportava una visione erronea del Cristianesimo nel suo insieme”.

     
    Bonaventura espone dunque una “giusta visione della teologia della storia”, rilevando che “con la concezione spiritualistica”, l’Ordine francescano “non era governabile, ma andava logicamente verso l’anarchia”. Quindi, a braccio, ha aggiunto una riflessione sulla Chiesa del dopo Concilio:

     
    “Sappiamo, infatti, come dopo il Concilio Vaticano II alcuni erano convinti che tutto fosse nuovo, che ci fosse un’altra Chiesa, che la Chiesa pre-conciliare fosse finita e ne avremmo avuta un’altra, totalmente 'altra'. Un utopismo anarchico! E grazie a Dio i timonieri saggi della barca di Pietro, Papa Paolo VI e Papa Giovanni Paolo II, da una parte hanno difeso la novità del Concilio e dall’altra, nello stesso tempo, hanno difeso l’unicità e la continuità della Chiesa, che è sempre Chiesa di peccatori e sempre luogo di Grazia".

     
    San Bonaventura, ha soggiunto il Papa, respinge l’idea del ritmo trinitario della storia. “Dio è uno per tutta la storia e non si divide in tre divinità. La storia è una, anche se è un cammino”, “un cammino di progresso”:

     
    “Non c’è un altro Vangelo più alto, non c’è un'altra Chiesa da aspettare. Perciò anche l’Ordine di san Francesco deve inserirsi in questa Chiesa, nella sua fede, nel suo ordinamento gerarchico. Questo non significa che la Chiesa sia immobile, fissa nel passato e non possa esserci novità in essa”.

     
    San Bonaventura formula, quindi, esplicitamente l’idea del progresso e questa è una novità in confronto ai Padri della Chiesa:

     
    “Anche san Bonaventura riconosce i Padri come maestri per sempre, ma il fenomeno di san Francesco gli dà la certezza che la ricchezza della parola di Cristo è inesauribile e che anche nelle nuove generazioni possono apparire nuove luci. L’unicità di Cristo garantisce anche novità e rinnovamento in tutti i periodi della storia”.

     
    Il Papa non ha mancato di offrire una riflessione sull’“Itinerarium mentis in Deum”, l’opera più nota di San Bonaventura, vero “manuale di contemplazione mistica” che, è stata la sua esortazione, va approfondito in particolare dai direttori spirituali. San Bonaventura, ha detto, ci rammenta che questo itinerario di comunione mistica con Dio richiede da parte nostra una disciplina interiore fatta di giustizia, carità, preghiera e meditazione. Al momento dei saluti, parlando ai pellegrini di lingua inglese, il Papa ha definito “segni promettenti di pace” i recenti sviluppi nell’Irlanda del Nord. Ed ha assicurato le sue preghiere affinché si consolidi la pace desiderata da tutti. Parlando in italiano, il Pontefice ha rivolto un pensiero speciale ai fedeli che portano la Fiaccola Benedettina della pace, proveniente quest’anno da Colonia, dove è stata accesa dal cardinale Joachim Meisner. “Come simbolo di profondi valori umani e cristiani – ha rilevato il Papa – essa sosta oggi presso le tombe degli Apostoli per proseguire per Norcia”. Tale manifestazione, è stato il suo auspicio, “susciti in tutti un generoso impegno di solidarietà e di pace”.

     
    (Canti)

     
    Prima dell’udienza generale in Aula Paolo VI, il Papa aveva incontrato nella Basilica Vaticana i fedeli che partecipano al pellegrinaggio promosso dalla “Fondazione Don Carlo Gnocchi”. Il Papa si è soffermato sulla figura luminosa del sacerdote, “apostolo dei tempi moderni e genio della carità cristiana”, che si dedicò “con ogni premura ai piccoli mutilati, vittime della guerra nei quali scorgeva il volto di Dio”:

     
    “In questo Anno sacerdotale, ancora una volta la Chiesa guarda a lui come a un modello da imitare. Il suo fulgido esempio sostenga l’impegno di quanti si dedicano al servizio dei più deboli e susciti nei sacerdoti il vivo desiderio di riscoprire e rinvigorire la consapevolezza dello straordinario dono di Grazia che il ministero ordinato rappresenta per chi lo ha ricevuto, per la Chiesa intera e per il mondo”.

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    Cordoglio del cardinale Tauran per la morte del grande sceicco Tantawi: uomo di pace e dialogo

    ◊   E’ scomparso oggi il grande sceicco dell'Università Al Azhar del Cairo, in Egitto, Mohammed Sayed Tantawi, 81 anni, che dal 1996 guidava il principale centro di studi teologici sunnita. La morte è sopraggiunta per un attacco cardiaco a Riad, in Arabia Saudita, che lo ha sorpreso mentre stava salendo le scalette dell’aereo per tornare in Egitto. Nominato Gran Mufti d'Egitto il 28 ottobre 1986, lo sceicco Tantawi ha ricoperto la carica per dieci anni, fino a quando è stato nominato dal presidente egiziano Hosni Mubarak alla guida della moschea e dell'Università di Al-Azhar. Era noto per il suo stile dialogante. Così lo ricorda il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, al microfono di Mathilde Auvillain:

    R. – Anzitutto mi associo al lutto dei nostri amici egiziani, perché Sayed Tantawi era un personaggio molto importante nella vita pubblica in Egitto. Direi poi che perdiamo anche un amico, perché ha sempre dimostrato verso di noi una grande comprensione e ci accoglieva sempre con grande cordialità. Ci siamo visti l’ultima volta il 22-23 febbraio per il nostro incontro annuale e in quell’occasione ha dimostrato una grande umanità, parlando in particolare dell’episodio tragico avvenuto in occasione del Natale ortodosso, quando alcuni cristiani ed un poliziotto musulmano sono stati uccisi in maniera barbara. Era un uomo di pace, di dialogo, e sono persuaso che questa sarà anche la linea del suo successore.

     
    D. – Il dialogo interreligioso che è stato messo in atto in questi ultimi anni perde una figura importante?

     
    R. –Sì, anche se lui non era al tavolo delle nostre conversazioni, ma si è sempre interessato e - come dicevo - l’ultima volta che ci siamo visti sono rimasto molto ben impressionato dalla sua profonda umanità. Mi ricordo che, essendo al Cairo, ho visto anche il Papa Shenouda che, riferendosi proprio a Tantawi, lo ha qualificato come “un uomo nobile”. Penso che questo rifletta il sentimento generale.

     
    D. – Anche l’Islam sunnita perde una figura importante…

     
    R. – Sì, perché godeva di un grande prestigio nella comunità sunnita, ma anche fuori rappresentava un riferimento. Era una persona umile, sincera e penso che sarà anche di esempio per chi verrà dopo.

     
    D. – Un ricordo, infine, dell’Imam Tantawi che lei vorrebbe sottolineare…

     
    R. – La prima volta che ci siamo incontrati al Cairo per questa riunione, avevamo preparato un comunicato finale congiunto. Siamo arrivati, con i nostri due testi e, al momento di sederci, mi ha detto: “No, non è necessario che ci sediamo, perché il vostro testo è il migliore tanto dal punto di vista del contenuto che della lingua e quindi lo accettiamo tale e quale. Il vostro testo è il nostro testo”. E’ stato certamente un bell’esempio di dialogo e di cooperazione.

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    In diretta online il Convegno teologico internazionale promosso dalla Congregazione per il Clero: la riflessione del cardinale Hummes

    ◊   Inizia domani, alla Pontificia Università Lateranense, un Convegno Teologico Internazionale di due giorni sul tema dell’ Anno Sacerdotale: “Fedeltà di Cristo, fedeltà del Sacerdote”. L’evento, promosso dalla Congregazione per il Clero, si potrà seguire in diretta via Internet sul sito www.annussacerdotalis.org. Sull’obiettivo del Convegno Cristiane Murray ha sentito il cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione promotrice:

    R. – Rinnovare la coscienza e il modo di vivere l’identità sacerdotale. La consacrazione è la missione dei sacerdoti nel mondo e questo convegno vuole essere un approfondimento propriamente teologico dei grandi contenuti dell’identità sacerdotale, vista attraverso la storia del sacerdozio, la teologia, la spiritualità, la missione e, quindi, la pastorale in tutte le sue dimensioni, oggi anche missionarie. E’ un contributo molto importante, perché è svolto a livello accademico. Abbiamo la speranza di poter contribuire ed aiutare, in modo veramente speciale, i formatori dei sacerdoti sia riguardo ai seminari che riguardo alla formazione permanente dei sacerdoti. Parteciperanno – e questo per noi è veramente motivo di grande gioia, perché mostra come sia stata ben recepita l’iniziativa di promuovere questo Convegno – più di 600 vescovi e sacerdoti provenienti da tutto il mondo.

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    Il cardinale Levada sugli anglicani che desiderano entrare nella Chiesa cattolica

    ◊   "Armonizzare i suoni come in una sinfonia": il prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, il cardinale William Joseph Levada, ha utilizzato questa metafora per sottolineare, in un intervento nei giorni scorsi, l'apporto degli anglicani alla Chiesa cattolica, alla luce della Costituzione apostolica Anglicanorum coetibus di Benedetto XVI. Lo riferisce l’Osservatore Romano. Parlando in occasione di un incontro presso il Newman Center della Queen's University, a Kingston, in Canada, il prefetto ha affermato che gli anglicani che desiderano entrare nella piena e visibile comunione con la Chiesa cattolica "forniranno un suono distinto nella comunità ecclesiale, nella maniera in cui i differenti strumenti di un'orchestra concorrono a creare una sinfonia". E ha specificato: "Quando un individuo, o ancor più, una comunità è pronta per l'unità con la Chiesa di Cristo che sussiste nella Chiesa cattolica, costituirebbe un tradimento dei principi e degli obiettivi ecumenici cattolici il rifiuto di abbracciarli, assieme ai doni distintivi che arricchiscono la Chiesa e che aiutano il suo approccio ‘sinfonico’ nei confronti del mondo, ovvero suonando insieme o uniti". Riferendosi poi al processo che ha portato alla pubblicazione della Costituzione apostolica, il cardinale ha osservato che si tratta "del logico risultato" di anni di dialogo, a partire dallo storico incontro nel 1966 tra Paolo VI e l'arcivescovo di Canterbury, Michael Ramsey. In particolare, ha aggiunto che il risultato ottenuto è "uno dei frutti" del lavoro ultratrentennale dell'Anglican-Roman Catholic International Commission (Arcic) che ha prodotto una serie di documenti su vari temi di fede. Il prefetto ha infine sottolineato il sentimento di speranza e l'impegno che accompagneranno gli ulteriori progressi nel cammino verso la realizzazione dell'aspirazione alla piena e visibile unione nell'unica Chiesa, portando a esempio, a tal proposito, l'istituzione di una terza commissione per il dialogo tra cattolici e anglicani, avvenuta dopo l'incontro a novembre scorso tra Benedetto XVI e l'arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams. Il cardinale Levada ha fatto poi riferimento agli effetti negativi che l'ordinazione di donne vescovo avrebbe nel processo di ricerca dell'unità, puntualizzando che il sacerdozio maschile "non è una mera prassi, ma è nella natura dottrinale, e non può essere una questione relegata ai margini".

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    Presentazione del libro di mons. Eterović sulla Parola di Dio alla luce del Sinodo del 2008

    ◊   Riaffermare l’importanza e l’attualità della Bibbia, divulgare gli insegnamenti di Benedetto XVI su questo tema, ma anche riflettere sugli strumenti utili per comprendere la Sacra Scrittura oltre il senso letterale: questi gli obiettivi del libro, “La Parola di Dio. Riflessioni sulla XII assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi”. Il volume, scritto da mons. Nikola Eterović, segretario generale dell’assemblea sinodale ed edito dalla Libreria Editrice Vaticana, è stato presentato ieri, presso la nostra emittente. C’era per noi Cecilia Seppia:

    La Parola di Dio forte come il tuono che faceva tremare il monte Sion e al tempo stesso discreta e leggera come il vento che sente il profeta Elia sull’Oreb, oggi più che mai, oltre ad essere fondamento della vita e della missione della Chiesa, è lampada che illumina il cammino di ogni uomo, è cibo che alimenta la fede, per questo va ascoltata, letta, incarnata, fino a scoprire oltre il testo il senso e il valore spirituale. Questo in sintesi il messaggio contenuto nel libro che, riproponendo gli elementi centrali del Sinodo dei Vescovi svoltosi nell’ottobre 2008 e proprio sul tema della Parola di Dio, affronta argomenti importanti come l’omelia e la lectio divina, strumenti utili alla comunicazione della dottrina della Chiesa e non solo. Sentiamo l’autore mons. Nikola Eterović:

     
    “I Padri sinodali hanno sottolineato che il luogo privilegiato della Parola di Dio è la Liturgia e l’omelia fa parte della Liturgia della Parola. Dunque la Santa Messa è importante come luogo dove la Parola di Dio viene proclamata, riflettuta, pregata e l’omelia ha una grande importanza per continuare la Parola di Dio ed applicarla nella vita di ogni giorno. Anche la lectio divina è legata alla celebrazione liturgica. Il Sinodo ha molto insistito sul prepararsi a livello personale ed anche comunitario, magari leggendo le Letture prima di andare in Chiesa – secondo il metodo della lectio divina – ma anche dopo, cosicché tutta la vita del cristiano sia legata alla Parola di Dio”.

     
    Sottolineando la dimensione polifonica della Parola di Dio, il presule ribadisce anche la sua attualità, in questo particolare momento storico, attraversato dalla crisi economica finanziaria, ma anche valoriale ed educativa. Ancora mons. Eterović:

     
    “Molto attuale è lo Spirito Santo che è presente anche oggi nell’oggi della Chiesa. E’ lo Spirito che ha ispirato le Sacre Scritture e ci permette di vedere la vitalità e il grande dinamismo della Sacra Scrittura, che ci parla a tutti, che è sempre attuale. Ogni generazione, ogni persona può trovare una sorgente di acqua pura e di vita eterna che viene da Gesù Cristo”.

     
    Dalla Parola incarnata quindi all’impegno concreto verso il dialogo interreligioso, la missionarietà, e la realizzazione di un mondo di riconciliazione, giustizia e di pace.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   In prima pagina, l’appello del Papa, all’udienza generale, per la riconciliazione in Nigeria.

    In prima pagina, un fondo di Lucetta Scaraffia dal titolo “La collaborazione antica e nuova”: donne e uomini nella Chiesa di oggi.

    Nell’informazione internazionale, intervento della Santa Sede, all’Onu, su luci e ombre della condizione della donna.

    All’Università Cattolica del Sacro Cuore un convegno sul Concilio Vaticano II: in cultura, stralci delle relazioni di Gilles Routhier, Franco Giulio Brambilla e Pietro Bovati.

    Quella nostalgia delle certezze intramontabili: il cardinale Giacomo Biffi sul volume di Inos Biffi “Il mistero di Cristo”.

    Il midollo etico della dignità umana: il vescovo Mario Toso, segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, sulla libertà religiosa a sessant’anni dalla Dichiarazione Universale dei diritti dell’uomo.

    Un articolo di Marcello Filotei dal titolo “Quello che gli occhi non vedono”: i raggi ultravioletti gettano nuova luce sulle opere di Giotto nelle cappelle Bardi e Peruzzi in Santa Croce a Firenze.

    Un articolo di Sandro Barbagallo dal titolo “Il sogno futurista un secolo dopo”: l’architettura di Zaha Hadid e il nuovo museo Maxxi a Roma.

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    Oggi in Primo Piano



    Pakistan: 5 morti in un attacco a un’Ong cristiana

    ◊   Grave attacco oggi in Pakistan ai danni di una organizzazione umanitaria cristiana. Cinque collaboratori pakistani della World Vision, con sede principale negli Stati Uniti, hanno perso la vita in un attacco dinamitardo nel distretto di Mansehra, nel nord del Paese, zona dove dall’anno scorso, in seguito all’offensiva dell’esercito di Islamabad, si sono rifugiati gruppi di ribelli talebani. Il servizio di Giancarlo La Vella:

    Il gruppo attentatore sarebbe formato da una quindicina di uomini armati, che, dopo l’attacco alla sede della “World Vision”, si è dileguato tra le montagne circostanti. Un episodio dolorosamente sorprendente per chi da anni spende energie per la popolazione locale, colpita nel 2005 da un devastante terremoto, che causò quasi 80 mila morti, ed ora alle prese con le difficoltà di convivere con i continui scontri armati tra ribelli ed esercito di Islamabad. Sentiamo Giovanna Reda, responsabile di “World Vision Italia Onlus”:

     
    “Noi siamo in Pakistan dal 1992, con un rapporto ottimo con la popolazione locale, tanto che il 99 per cento dei nostri uffici in Pakistan è formata da popolazione locale. Comunque, facciamo molta fatica a credere che la popolazione locale abbia potuto organizzare un attacco del genere. Quindi, pensiamo a qualcosa che sia intervenuto dal di fuori. Pur essendo un’organizzazione cristiana, abbiamo sempre applicato nei nostri interventi, soprattutto in contesti che non sono cristiani come il Pakistan, principi molto forti di non-discriminazione in base al genere, alla razza, all’etnia o alla religione. I rapporti con le popolazioni locali musulmane sono sempre stati ottimi, soprattutto riguardo anche all’incoraggiamento da parte nostra del dialogo interreligioso. Tutti i nostri progetti partono da un attento esame dei bisogni della popolazione locale e vengono sempre fatti e portati avanti in stretta collaborazione e coordinamento con la popolazione locale, e questo per evitare qualsiasi possibile conflitto”.

     
    L’episodio avvenuto in nord Pakistan è solo l’ultimo di tanti altri avvenuti in Paesi dove il cristiano è diventato sinonimo di straniero, diverso, da combattere e da eliminare. Ne parliamo con Camille Eid, editorialista di Avvenire:

     
    R. – Agli occhi degli attentatori, ovviamente, vengono assimilati alla cristianità in generale, e quindi dicono: ‘I cristiani attaccano i nostri fratelli di fede, e quindi noi abbiamo il diritto di attaccare loro’. Comunque, in Pakistan c’è anche la giurisdizione locale che discrimina i cristiani e quindi – direttamente o indirettamente – favorisce questi gruppi fondamentalisti. La legge sulla blasfemia, per esempio, che prende di mira non solamente i cristiani ma tutte le altre minoranze, oppure quando hanno cercato di adeguare le istituzioni locali alla Sharìa e hanno ripristinato quindi la menzione della fede religiosa sui passaporti, pur sapendo che in Pakistan vivono tre milioni e mezzo di cristiani, tra cattolici e protestanti. Esiste, quindi, una comunità locale, però viene compiuta automaticamente questa assimilazione del cristiano al cittadino straniero.

     
    D. – Esiste la possibilità di un dialogo?

     
    R. – La Chiesa cattolica gestisce alcune scuole, alcuni orfanotrofi; in queste scuole, a volte la maggioranza degli studenti è musulmana: attraverso l’educazione, quindi, la Chiesa cerca di innestare valori cristiani come l’amore e il perdono per cercare di costruire dal basso una società nuova, aperta al dialogo e alla convivenza.

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    Il Comitato Ccee-Kek incontra il Patriarca Bartolomeo: intervista con il cardinale Erdő

    ◊   Prosegue ad Istanbul, in Turchia, l’incontro annuale del Comitato congiunto del Consiglio delle Conferenze Episcopali cattoliche d’Europa (Ccee) e della Conferenza delle Chiese europee (Kek), l’organismo ecumenico con sede a Ginevra che coordina circa 120 Chiese e comunità di tradizione ortodossa, protestante, anglicana e vertero-cattolica presenti nel continente europeo. Ieri pomeriggio il Comitato Congiunto è stato ricevuto in udienza privata dal Patriarca Ecumenico, Bartolomeo I. Durante l’incontro è stata ribadita la necessità di una collaborazione per promuovere una comune testimonianza cristiana in Europa. Al centro dei lavori del Comitato congiunto, la grande sfida delle migrazioni nell’ottica di un approccio equilibrato tra giustizia e carità. Marta Vertse, incaricata del Programma ungherese della Radio Vaticana, ha sentito a questo proposito il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Ccee:
     
    R. – Prima di tutto la carità o – usando un termine ancora più forte – la misericordia ci obbliga verso coloro che hanno bisogno e noi, come cristiani, siamo tenuti a difenderli e ad aiutarli a sopravvivere, a riconoscere la loro dignità umana, la loro identità culturale, linguistica e religiosa. E questo vale per tutte le persone, e quindi per gli immigrati, e anche per gli immigrati irregolari, da un lato. Dall’altro lato, gli Stati sono responsabili verso le loro popolazioni che a loro volta hanno una propria identità linguistica, culturale, religiosa, e che per il loro sviluppo, per il normale svolgimento dell’economia e della vita sociale, a loro volta hanno bisogno di una stabilità, di una legalità il cui custode è lo Stato stesso. Per questo, gli Stati hanno anche il dovere di garantire, di difendere la legalità della vita del Paese. L’Unione Europea si aspetta che le frontiere siano sorvegliate attentamente, perché l’ondata di immigrazione dall’Asia è continua. Esiste, quindi, da una parte questa responsabilità, ma dall’altra c’è la misericordia e la dignità umana che va riconosciuta assolutamente.

     
    D. – Eminenza, come si è svolto ieri l’incontro tra il Patriarca Bartolomeo e i membri del Comitato congiunto Ccee-Kek?

     
    R. – Si è svolto in un’atmosfera di estrema cordialità e di sincera gioia, perché per noi cattolici la notizia dell’elezione del metropolita Emanuele di Parigi, che da diversi anni rappresenta il Patriarcato presso l’Unione Europea, è stata gioiosa: la sua persona, quindi, garantisce sia un’apertura notevole di dialogo con la nostra Chiesa, sia anche un equilibrio responsabile nel coordinamento degli sforzi delle diverse comunità cristiane per le cause comuni in Europa. Abbiamo parlato anche delle migrazioni, e in questo contesto abbiamo scambiato le nostre esperienze con Bartolomeo che, come capo di una Chiesa composta da tanti profughi e tanti emigrati in molti continenti, ha una parola importante da dire anche su questo aspetto. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Incontro sulla libertà religiosa a Roma: interventi di mons. Toso e Navi Pillay

    ◊   “La libertà religiosa a sessant’anni dalla Dichiarazione Universale”. E’ il tema affrontato stamane alla Pontificia Università Lateranense, nell’Atto accademico che ha visto gli interventi dell’Alto Commissario dell’Onu per i diritti umani, sig.ra Navi Pillay, e del segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, il vescovo Mario Toso. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    “La vera realtà di questo diritto” nella post-modernità sembra imporre alla religione una dimensione relegata alla sfera del privato o inglobata nel più ampio contesto della cultura. Così il rettore dell’Ateneo Pontificio, mons. Rino Fisichella – assente per impegni negli Stati Uniti – nel suo indirizzo di saluto alla signora Pillay, avvocato e magistrato sudafricano, giunta stamane a Roma per una visita di due giorni fitta di incontri con autorità e istituzioni vaticane e italiane. “Tutti gli esseri umani hanno diritto a vivere liberi dal bisogno, liberi dalla paura, liberi di esprimere le loro opinioni e liberi di professare la loro fede”, ha premesso la Pillay, sottolineando l’interdipendenza tra libertà religiosa e gli altri diritti umani e libertà fondamentali. Limitazioni - ha chiarito - possono essere invocate solo alla scopo di assicurare il riconoscimento e rispetto dei diritti degli altri e per soddisfare le giuste esigenze della morale, dell’ordine pubblico e del benessere generale in società democratiche. A fronte di ciò il diritto alla libertà religiosa viene sovente leso, soprattutto ai danni di minoranze, anche da parte di autorità politiche e forze dell’ordine, a volte per contrastare l’incitamento all’odio razziale e religioso o per lottare contro il terrorismo. E questo sta creando dibattiti accesi in sede internazionale. Navi Pillay non nasconde la sua preoccupazione al microfono di Phlippa Hitchen:

    "This is my concern, which is what I expressed today in my lecture, …
    E’ vero, sono preoccupata, ed è quello che ho detto nel mio intervento. Per questo è importante parlare ai giovani: vogliamo diffondere il messaggio della tolleranza tra le religioni e delle libertà fondamentali. Sono molto preoccupata per il fatto che in tutto il mondo, e in particolare a causa delle misure antiterrorismo, questo fenomeno sta veramente sfuggendo di mano: l’incapacità di rispettare l’appartenenza religiosa degli altri e l’incapacità di consentire la pratica della libertà religiosa".

     
    Ha denunciato mons. Mario Toso che il laicismo dominante e i preconcetti nei confronti delle religioni, abbiano posto in secondo piano il diritto alla libertà religiosa, ritenuto pefino “pericoloso, fonte di conflittualità sociali, di sottosviluppo”, lamentando pure una certa ignavia di fronte alla recrudescenza di persecuzioni di cristiani nel mondo:

    "Mi pare giusto sottolineare questa afasia nei confronti della difesa dei diritti dei cristiani, che vengono discriminati. In realtà i diritti religiosi, sia dei cristiani, come di altri, che professano altre religioni sono diritti uguali, proprio perché le persone che ne sono i soggetti sono uguali nella loro dignità. E pertanto come ci si muove nella difesa, nella tutela dei diritti di alcuni gruppi, che vengono discriminati per la loro religione, così le istituzioni nazionali e internazionali e le comunità politiche e i mass media dovrebbero, diremmo, con imparzialità, difendere anche i diritti, condannare la conculcazione dei diritti dei cristiani, nelle varie parti del mondo".

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    All'Europarlamento 10 mila firme per il Crocifisso nelle scuole

    ◊   La petizione del Parlamento europeo a difesa del Crocifisso nelle scuole è arrivata ad ottenere 10.000 firme. E' quanto è stato sottolineato nella conferenza stampa stamane a Strasburgo organizzata da un gruppo di europarlamentari, tra cui Mario Mauro e Roberta Angelilli, con la presidente della Commissione petizioni del Parlamento europeo Erminia Mazzoni. Dopo che la Corte europea del Consiglio d'Europa ha accettato nei giorni scorsi il ricorso dell'Italia sulla sentenza contro il Crocifisso, in attesa del pronunciamento in secondo grado della Corte stessa, il Parlamento europeo intende continuare a sostenere la petizione, come spiega nell'intervista della nostra inviata a Strasburgo Fausta Speranza, la promotrice della petizione stessa on. Cristiana Muscardini:

    R. – Abbiamo voluto farlo adesso, proprio perché è appena arrivata la sentenza che dà ragione al ricorso dell’Italia, in modo tale che non solo sia chiara la volontà del governo italiano, ma anche dei deputati europei, di sollevare e difendere il principio, non solo della libertà per ciascuno di noi, di potere nei propri Paesi esporre i simboli che appartengono alla nostra cultura, ma soprattutto ricordare, per quanto è il Crocifisso, che è un simbolo della religione cristiana, ma anche un simbolo universale di pace, di lotta alle prevaricazioni, è un simbolo che ricorda il supplizio di tanti uomini che sono morti sulla croce prima e dopo Gesù Cristo, e perciò che quel significato della morte del Figlio di Dio è qualcosa che ogni giorno dobbiamo ritrovare e riconsiderare nella nostra azione individuale, personale e collettiva nella politica. Non si lavora per se stessi, ma ci si dovrebbe sacrificare per un interesse comune e per gli altri.

     
    D. – Onorevole Muscardini, diecimila firme raccolte fino ad adesso, poi la petizione continuerà il lavoro del Parlamento europeo a favore del Crocifisso nelle scuole, ma si può dire che dal Parlamento europeo è arrivata una voce univoca e netta a favore del Crocifisso?

     
    R. – Io credo che questo noi lo possiamo dire sicuramente per quello che è stato il nostro rapporto con i colleghi degli altri Paesi. Credo che però sia appunto per questo che abbiamo voluto incardinare subito la petizione. Il significato più profondo è l’adesione convinta e la si vedrà nel momento in cui la Commissione petizioni affronterà questo tema. Per cui è anche chiamare allo scoperto alcune culture che, da un lato, parlano di Europa, che deve essere democratica e aperta a tutti, e poi magari rinnegano le proprie radici giudaico-cristiane.

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    Approvata in Italia la legge sulle cure palliative

    ◊   ''Finalmente una legge che dà risposta alla sofferenza e all’abbandono di 250 mila malati in Italia, fra cui 11mila bambini”: è questo il commento politico bipartisan, ma anche il parere di medici e delle associazioni all’indomani dell’approvazione definitiva da parte della Camera, della legge sulle cure palliative e sulle terapie del dolore. 476 sì e due astensioni danno anche il segno di una ritrovata concordia parlamentare dopo un lungo e reciproco ostruzionismo. Il valore di questo provvedimento legislativo nelle parole di Giovanni Zaninetta presidente della Società italiana cure palliative. L’intervista è di Gabriella Ceraso:

    R. – Il valore principale è nell’affermazione di principio dell’art. 1, in cui si stabilisce la tutela dei cittadini rispetto alle cure palliative e alla terapia del dolore, affermandoli come diritti per tutti. Da ciò poi discendono alcuni aspetti che noi riteniamo molto positivi e cioè la creazione di una rete per le cure palliative e di una rete per la terapia del dolore, tenendo conto che i due termini non sono sovrapponibili.

     
    D. – Ci sono altri aspetti - come per esempio il monitoraggio per tutti i ricoverati, le tariffe omogenee sul territorio nazionale, l’accesso semplificato ai medicinali – che sono punti sicuramente importanti?

     
    R. – Certamente. Riconoscere al dolore il valore di sintomo vitale esattamente come la respirazione o l’alimentazione è molto importante e soprattutto è importante che questo venga documentato, perché consente una reale rilevazione del sintomo e non soltanto una casuale lamentela da parte del paziente. Il fatto di rendere più facilmente prescrivibili i farmaci oppioidi è un segnale forte rispetto ad un indirizzo terapeutico che non può più essere trascurato e questo al di là dei falsi miti che li accompagnano e quindi rispetto alla dipendenza, rispetto alla pericolosità, etc. La terza cosa è che credo sia indispensabile un regime tariffario trasparente, che assicuri le risorse adeguate senza sprechi, ma anche senza fittizi risparmi, perché questi ricadrebbero inevitabilmente sulla qualità delle cure.

     
    D. – Lei sottolinea questi aspetti di valore, ma ha anche dei rammarichi e fa anche degli auspici. Cosa manca?

     
    R. – Da una parte e mi rendo conto che va contestualizzata al momento economico, non sono stati dedicati fondi aggiuntivi alle cure palliative. L’altro punto che va verificato a livello tecnico è quello della formazione. Bisognerà arrivare ad una migliore definizione di un percorso formativo sia pre laurea che post laurea per valorizzare i contenuti delle cure palliative.

     
    D. – Le Regioni sono pronte, sono attrezzate ora che si è avuto questo ok?

     
    R. – Temo di no. L’impressione è che ci sia una multiformità ed una certa disuguaglianza di qualità in questi servizi. Bisogna dire anche che ci sono strutture ed hospice già pronte e non attivate proprio perché le tariffe e i fondi non sono compatibili con la loro attivazione. Probabilmente bisognerà spostare delle risorse, perché queste strutture vengano attivate e creare degli incentivi affinché le regioni in arretrato si adeguino ai bisogno che sono espressi da questa legge.

     
    D. – Lei dice anche che va bene questo risultato, ma è un punto di partenza. Pensa a qualcosa in particolare?

     
    R. – Penso al cambiamento culturale. Non si riesce ancora a maturare la possibilità che in alcune situazioni la cura migliore non è indirizzata al guarire, perché non si può, ma è indirizzata al prendersi cura e all’accompagnare anche nella fase terminale della vita.

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    Restaurati gli affreschi dell'Abbazia di Chiaravalle Milanese

    ◊   Svelato il mistero sull’arte figurativa - fino ad oggi sconosciuta - di Stefano Fiorentino, discepolo di Giotto. A farne luce è il restauro del ciclo di affreschi dedicato alla Madonna, dipinti nell’Abbazia cistercense di Chiaravalle Milanese, che ne testimonia la grandiosità espressiva. Un lavoro durato 7 anni, ultimato grazie al contributo della banca Intesa San Paolo. Il servizio di Alessandra De Gaetano:

     
    (musica)

     
    “Il più valido tra i discepoli di Giotto”: con queste parole Giorgio Vasari, nelle sue Vite, descriveva lo stile di Stefano Fiorentino, di cui ha esaltato la “maniera dolcissima e tanto unita”, evidente nell’attenzione alla rappresentazione della dolcezza dell’animo, attraverso i volti e le sfumature di colore. Sandrina Bandera, soprintendente per i beni storico artistici di Milano:

     
    “L’intervento di Stefano Chiaravalle è un intervento che ci apre nuovi orizzonti sulla continuazione della scuola giottesca. Stefano fa capire come Giotto ha avuto anche un ruolo importante per la continuità nella cultura gotica, che non conoscevamo molto. Stefano fu in qualche modo, una delle personalità che riuscì a collegare il mondo toscano - che dal punto di vista pittorico è più astratto e più geometrizzante - con la sensibilità realistica tipica dell’Italia settentrionale”.

     
    L’imponente restauro coinvolge gli affreschi dello spazio interno della Torre Nonale dell’Abbazia di Chiaravalle, di cui la scuola giottesca detiene la paternità. A Stefano Fiorentino è attribuito il registro inferiore, che narra le “Storie della Vergine post Resurrectionem”, legate alla morte e all’ascesa al cielo di Maria. Ancora Sandrina Bander:

     
    “Sono in qualche modo una esegesi della dimensione spirituale. Mi piace ricordare come questo ciclo, con le 'Storie della Vergine post Resurrectionem', nel rappresentare il passaggio dalla morte alla glorificazione, sembra percorrere il cammino di conversione del monaco, che San Bernarndo illustra nei suoi sermoni della Vergine. Si passa dalla morte alla solidarietà con Cristo, rappresentata attraverso l’esempio della solidarietà tra Maria e Cristo, Cristo che incorona la Vergine quasi in un abbraccio”.
     
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    Chiesa e Società



    I vescovi messicani: riconciliazione nazionale per vincere miseria e violenza

    ◊   “E’ urgente lavorare per uno Stato di diritto che garantisca i diritti individuali e di tutti nonché il benessere, la protezione e la sicurezza in favore di ogni cittadino. Un tale compito spetta sia alle autorità sia alla stessa società messicana”. Sono le parole del presidente e del segretario della Conferenza episcopale del Messico, rispettivamente mons. Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Tlalnepantla, e mons. Víctor René Rodríguez Gómez, vescovo ausiliare di Texcoco. Ieri, i presuli, in una nota letta alla stampa si sono fatti carico, a nome della Chiesa, dei “bisogni del nostro Paese, su tutte la vita umana – scrivono – la giustizia, la pace e il rispetto della dignità delle persone”. In particolare, proseguono i vescovi, “della donna e dei gruppi vulnerabili” poiché spesso i loro bisogni “non trovano risposte opportune” e ciò non fa altro che “dare origine a nuove carenze e ad una maggiore vulnerabilità nei rapporti e nella convivenza sociale”. Tutto ciò, ovviamente, “porta al deterioramento del tessuto sociale messicano”. “La Chiesa è consapevole - prosegue il comunicato - delle difficoltà così come del fatto che viviamo in tempi difficili ma, al tempo stesso, ha totale certezza sul fatto che Cristo ha vinto la morte e in Lui abbiamo posto tutta la nostra fiducia”. Così come è accaduto nel resto dell’America Latina anche in Messico – riferiscono i presuli - “è entrata in crisi la vita sociale, la convivenza armonica e pacifica”. “Ciò si verifica per la crescita della violenza che, giorno dopo giorno, si manifesta in furti, scippi, sequestri, corruzione ed estorsione, e quello che è ancora più grave in assassini che ogni giorno lasciano nel dolore le famiglie e tutta la società”. D’altra parte, l’episcopato del Messico rileva che questi fatti così tragici non sono sporadici anzi “fanno parte di una situazione che ormai è divenuta abituale, alla quale concorrono diversi agenti”. Questo stato di cose ormai “è un segno dei nostri tempi” di fronte al quale ognuno è chiamato a “discernere per porsi al servizio del Regno, annunciando Gesù che è venuto a dare la vita a tutti e darla in pienezza”. Per i vescovi le tante espressioni di “angoscia e disperazione” del popolo sono “manifestazioni d’impotenza di fronte alla povertà, all’iniquità, alla disuguaglianza nella distribuzione della ricchezza; di fronte anche alla mancanza di opportunità di studio, lavoro e sviluppo”. I vescovi ritengono che sia arrivata con urgenza “l’ora della riconciliazione e dello sforzo necessario per promuovere l’unità nazionale”, rispettando “la ricchezza della pluralità di culture (…) e perciò occorre, oggi più che mai –proseguono – unirsi con convinzione e con speranza per costruire la pace e dare slancio allo sviluppo umano integrale e solidale”. Infine, i presuli affidano questi compiti e queste speranze allo Spirito Santo al quale chiedono di “illuminare e rinnovare “ il cuore di ogni messicano” dando a “tutti amore, luce e prospettiva”. Alla Madre e Patrona del Messico, la Madonna di Guadalupe, i vescovi chiedono protezione e intercessione presso il Signore della Vita affinché il Messico conosca “la pace e abbia una vita dignitosa”.(A cura di Luis Badilla)

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    In Cile continua la distribuzione degli aiuti. Chiesa in prima linea

    ◊   Internet e i principali social network stanno contribuendo alla diffusione degli aiuti alla popolazione del Cile colpita dal terremoto dello scorso 27 febbraio. L’agenzia Fides infatti racconta quanto accaduto nella parrocchia di Santa Elena, nella zona delle Ande della arcidiocesi di Santiago. Qui i giovani provenienti dalle università e dagli istituti superiori dell'area sono riusciti a raccogliere circa 4,5 tonnellate di alimenti, biancheria e abbigliamento, principalmente attraverso la rete di facebook, internet e con le e-mail. In una nota, la Conferenza episcopale cilena ha sottolineato che la maggior parte dei contributi, destinati soprattutto a Conception, proviene dalla Caritas Cile e che le diverse diocesi hanno ricevuto un aiuto specifico anche da numerose parrocchie ed istituzioni religiose. Il Paese sta ricevendo inoltre un sostegno internazionale grazie all’appoggio dei grandi organismi. La Caritas Internationalis sta mettendo a punto un rapporto sulla situazione dopo il viaggio nella zona di Alister Duttom, direttore umanitario della stessa Caritas Internationalis. Alcuni giorni fa in Cile è giunto anche il segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon che ha avuto parole di elogio nel croso dell'incontro con il gruppo "Un tetto per il Cile", fondazione della Chiesa cattolica che costruisce alloggi per coloro che vivono nei quartieri popolari poveri e offre istruzione, servizi sociali e microcrediti.(B.C.)

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    Missionari espulsi in Marocco per proselitismo

    ◊   Ha destato stupore la recente espulsione di diversi missionari stranieri nella regione di Atlas, nel centro del Marocco. L’accusa è di aver svolto attività di proselitismo. Secondo Rabat sarebbero 16 le persone espulse, tutte lavorano in un orfanatrofio situato nella municipalità di Ain Leuh gestito da un gruppo di evangelici pentecostali e avviato 60 anni fa da due laiche americane. Per l’accusa avrebbero approfittato della situazione di indigenza di alcune famiglie per ''farsi carico dei figli non ancora maggiorenni, in violazione delle procedure in vigore in materia adozioni dei bambini abbandonati e degli orfani''. Le espulsioni – afferma il comunicato del ministero dell’Interno - si iscrivono nel quadro della ''lotta contro i tentativi di propagazione del credo evangelico, mirante a scuotere la fede dei musulmani''. Il dicastero ha difeso il suo operato perché - dice - ha agito “in conformità con le norme in vigore sulla preservazione dei valori religiosi e spirituali del regno”.(B.C.)

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    Timori per la vita di un pastore protestante arrestato in Iran

    ◊   AsiaNews ha riportato la vicenda del pastore Wilson Issavi, 65 anni, arrestato lo scorso 2 febbraio a Isfahan, in Iran. La moglie ha riferito, dopo una visita in carcere, di aver notato evidenti segni di tortura e di aver saputo che l'uomo rischia la pena capitale per la sua azione evangelica. Il pastore Issavi era da tempo nel mirino della pubblica sicurezza. In passato è stato spesso interrogato e trattenuto. Lo scorso 2 gennaio, le forze dell’ordine hanno chiuso il luogo di culto di Kermanshah e ordinato a Issavi di non riaprirla. Per tutta risposta, il pastore ha continuato gli incontri nelle case dei fedeli e proprio, dopo l’irruzione degli agenti in una casa di fedeli, è stato arrestato. I controlli e i divieti della polizia sembrano essere motivati da sospetti di proselitismo, ma anche da timori che i raduni possano nascondere attività di oppositori al regime degli ayatollah.(B.C.)

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    Appello dalla Giordania: “Più aiuto per i rifugiati iracheni cristiani”

    ◊   Una lettera al nunzio in Iraq e Giordania, mons. Francis Assisi Chullikat, per ricordare le tristi condizioni di vita in cui versano i profughi e i rifugiati iracheni in Giordania. A scriverla, con un gruppo di intellettuali locali, è padre Raymond Moussalli, vicario patriarcale caldeo per la Giordania, che nel regno hascemita si occupa da tempo di rifugiati iracheni, in particolare, cristiani, che sono circa 15 mila. Padre Moussalli - riferisce il Sir - confida nell’Unione Europea: “Vogliamo sensibilizzare l’Ue e i suoi Paesi a tradizione cattolica, come Italia, Spagna, Francia, affinché facciano qualcosa per i cristiani iracheni, a cominciare dalla pressione sul Governo”. Oltre all’accoglienza, è fondamentale per padre Moussalli ripristinare nel Paese quelle condizioni necessarie a favorire il rientro dei profughi e dei rifugiati: “la comunità internazionale non può restare in silenzio davanti al massacro dei cristiani in Iraq”. In attesa di conoscere i risultati del voto del 7 marzo, continua l’opera di accoglienza della Chiesa caldea ai rifugiati iracheni che giungono ad Amman. “Gli unici aiuti che riceviamo – dichiara padre Moussalli - giungono dalle Caritas e dalle altre Chiese cristiane”. La Congregazione per le Chiese Orientali, nell’ambito della Colletta del Venerdì Santo, ha incitato i vescovi del mondo ad aiutare concretamente i cristiani in Medio Oriente. “Un’esortazione – ha concluso padre Moussalli – che ci incoraggia”. (R.R.)

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    Passo avanti nella concessione verbale per la Chiesa di Tarso

    ◊   In un’intervista rilasciata al Sir, mons. Luigi Padovese, presidente della Conferenza episcopale turca, ha annunicato che il ministero del Turismo e della Cultura avrebbe destinato la chiesa-museo di San Paolo, a Tarso, a luogo permanente di culto. Il presule, invitando alla prudenza, ha anche affermato che non si sa a chi verrà affidata la cura del luogo.“Si tratta di un passo avanti positivo ma bisogna aspettare di vedere nero su bianco – ha aggiunto mons. Padovese – credo sia positivo anche l’intervento del nuovo ambasciatore turco presso la Santa Sede”. Il vicario apostolico di Anatolia ha anche ricordato l’impegno del governo locale nel restauro della chiesa siro-cattolico di Iskenderu, prima destinata ad altro uso, che sarà consacrata ai primi di giugno.(B.C.)

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    Abusi in Germania: la Chiesa sostiene le autorità statali

    ◊   “La Chiesa sostiene incondizionatamente le autorità statali che promuovono azioni penali per abusi sessuali nei confronti di minori da parte di religiosi”: lo ha affermato Matthias Kopp, portavoce della Conferenza episcopale tedesca (Dbk), in un comunicato diffuso ieri. “Essa anzi sollecita i religiosi all’autodenuncia, laddove esistano i presupposti, e spontaneamente ne informa le autorità penali. Si rinuncia a questo solo in circostanze straordinarie, ad esempio su esplicito desiderio della vittima. Anche il legislatore civile rispetta il desiderio della vittima ed ha rinunciato, tra gli altri anche per questo motivo, ad introdurre l’obbligo di denuncia per questi delitti”. “Indipendentemente dall'azione promossa dallo Stato, esiste un procedimento penale a parte, promosso dalla Chiesa e regolato dal Diritto ecclesiastico. Gli abusi sessuali commessi da religiosi nei confronti di minori sono un delitto particolarmente grave per il Diritto canonico”, ha ribadito Kopp, chiarendo anche che “in caso di sospetto di abuso sessuale commesso da un religioso nei confronti di un minore, esiste una procedura penale statale e una procedura penale canonica. Entrambe riguardano ambiti giuridici diversi e sono completamente separate e indipendenti l’una dall’altra”. L’esito della procedura canonica “non influisce sulla procedura statale, né sul sostegno della Chiesa alle autorità penali statali”, ha concluso Kopp, annunciando che le linee-guida della Dbk attualmente vigenti in materia illustreranno “l’intera questione in modo più chiaro che in passato”.

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    I vescovi dell'Arizona chiedono ai parlamentari di rivedere la normativa sull'immigrazione

    ◊   I vescovi dell’Arizona invitano i parlamentari a riconsiderare la normativa in materia di immigrazione clandestina. Secondo quanto scrive l’Agenzia Fides, le leggi in questione, (il “Senate Bill 1070” e l’ “House Bill 2632”) chiederebbero alla polizia locale di essere più decisa nell’applicazione della normativa in materia di immigrazione, proponendo un giro di vite che potrebbe indurre gli immigrati a non denunciare le attività criminali quando essi ne siano vittime. Secondo i presuli, inoltre, la normativa non limita l’applicazione della legge alle persone sospettate di attività criminali, il che aprirebbe la porta alla criminalizzazione anche di bambini e giovani portati negli Stati Uniti dai loro genitori. “Se attuato, questo disegno di legge potrebbe portare alla separazione dei membri della stessa famiglia, cosa che non avrebbe avuto luogo nel quadro dell’attuale legge federale” affermano i vescovi. “Riteniamo che sarebbe molto meglio ritirare queste norme piuttosto che rischiare sanzioni costose e ingiustamente punitive”. (R.R.)

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    Emergenza alimentare in Corea del Nord

    ◊   Senza aiuti della comunità internazionale, la Corea del Nord non sarà in grado di soddisfare il fabbisogno alimentare della sua popolazione nel 2010: potrebbero venire a mancare 1,2 milioni di tonnellate di cibo rispetto al necessario. È l'allarme lanciato ieri dall'ente statale sudcoreano Korea Rural Economic Institute (Krei), che - scrive l'Osservatore Romano - ha presentato i risultati di uno studio sulla situazione alimentare del Paese. Secondo l'istituto di ricerca, la produzione di cereali toccherà quota di 3,8-4 milioni di tonnellate. Un risultato che va oltre le stime dell'agenzia alimentare delle Nazioni Unite (3,52 milioni), ma è comunque insufficiente a raggiungere i 5,23 milioni di tonnellate totali, considerati il livello minimo per sfamare 24 milioni di nordcoreani. Ad aggravare la situazione, la possibilità che gli aiuti umanitari dall'estero siano intralciati dalla questione del nucleare, i cui negoziati sono ancora in fase di stallo da fine 2008, e dalle sanzioni imposte dall'Onu dopo il test atomico dello scorso anno. (R.R.)

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    La sfida educativa al centro dell’intervento del presidente della Cei Bagnasco a Genova

    ◊   Presentando ieri a Genova il volume: “La sfida educativa”, curato dal Comitato per il progetto culturale della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, ha parlato delle difficoltà del compito educativo nella società contemporanea indicandone le cause in tre fattori: l’assolutizzazione della libertà individuale; la sfiducia nella ragione e il consumismo. “Di fronte al compito educativo - ha proseguito il porporato - troviamo uno smarrimento degli adulti, gente impaurita e genitori che non sanno più se essere severi o blandi con i ragazzi”. “La libertà – ha spiegato – non è un valore assoluto” ma se “diventa il dio dominante, un Moloch, tutto, anche la vita, può essere bruciato in suo nome”. Il porporato – riporta il Sir – ha anche ricordato la “sfiducia generalizzata della ragione” per cui “non esiste una verità assoluta”. Sul tema del consumismo, ha spiegato che questo “non favorisce la cultura del sacrificio e del dono ma una mentalità del piacere e della soddisfazione”. Indicando poi alcuni aspetti necessari per una corretta educazione, l'arcivescovo di Genova ha affermato che, nel rapporto tra educatore ed educando, servono “amorevolezza ed affetto”; in secondo luogo “non dobbiamo avere il timore di annunciare verità alte anche se queste non verranno capite subito o completamente”; infine, “l'educazione deve essere esigente ma, se c'è amore e verità, si può anche essere esigenti”. Il porporato ha poi parlato del compito educativo della Chiesa spiegando che “la Chiesa non può non sentirsi interpellata, in forza della sua natura e della sua missione, perché sa bene che in Gesù Cristo si manifesta il vero volto di Dio e dell'uomo” e “laddove si annuncia Cristo l'uomo cresce”. In conclusione rispondendo a quanti affermano che nelle parrocchie, in particolare a Genova e in Liguria, ci sono pochi giovani il cardinale Bagnasco ha sottolineato che la denatalità ligure, insieme al Giappone, è la più bassa del mondo e che, senza farne un vanto, le parrocchie sono tra “le poche sedi che offrono un percorso educativo”.(B.C.)

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    Convegno in Laterano sulla Caritas in Veritate

    ◊   Il modello economico che si è venuto affermando negli ultimi quarant'anni ha prodotto paradossi teorici e lacerazioni sociali. Mettendo al centro il profitto e l'efficienza, ha diffuso quelle idee che stanno alla radice dell'attuale crisi economica. Occorre sovvertire i principi, tornare alle origini, là dove sono sorte le idee di mercato e di bene comune: la scuola francescana del XIV secolo. Un’esigenza di rifondazione - riferisce l’Osservatore Romano - richiamata con forza da Stefano Zamagni, professore ordinario di Economia politica all'università di Bologna, durante l'incontro “Sviluppo economico e società civile” introdotto dal cardinale Agostino Vallini e tenutosi lunedì scorso in Laterano. L'ultimo appuntamento di una serie di meditazioni sulla “Caritas in veritate” organizzate dalla diocesi di Roma. La nostra società è caratterizzata da sistemi economici molto sofisticati, in grado di produrre un’enorme ricchezza, ma incapaci di distribuirla. Si tratta, spiega Zamagni del “paradosso della felicità”. La “Caritas in veritate” aiuta a focalizzare meglio queste fratture, a ricondurle alla loro forma autentica. Prima di tutto, la scissione tra la sfera economica e quella sfera sociale: un modello dicotomico che dev’essere superato. Per l’economista, l’enciclica non dà ricette, ma un’indicazione chiara: “la fraternità va reintrodotta nell’economia”. Si deve guardare a un sistema inclusivo, fondato sul dono inteso come reciprocità. Decenni di new economy, hanno portato alla conclusione che si possa diventare ricchi senza bisogno di lavorare ma attraverso gli strumenti finanziari. Ne è derivata una sottovalutazione del lavoro e una massimizzazione del profitto. La terza grande frattura è quella tra il mercato e la democrazia. Si ritiene “che la democrazia, in virtù della sua natura deliberativa, non possa essere efficiente”, afferma Zamagni. Il mercato corre, non può aspettare e tende a darsi da solo delle regole, chiudendosi in un circolo autistico. L’antidoto può essere soltanto il ritorno ai francescani “che furono i primi a pensare il mercato come istituzione”. “L’antica scuola francescana - assicura l’economista - è stata la prima a credere che per risolvere problemi specifici è necessario organizzare l'economia” in vista del bene comune. (R.R.)

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    Si conclude a Roma il convegno sugli Istituti Superiori di Scienze Religiose

    ◊   “Il cammino degli Istituti Superiori di Scienze Religiose (Issr): verifiche e prospettive” è il tema sul quale hanno discusso ieri e oggi a Roma i presidi delle Facoltà teologiche e dei direttori degli Istituti Superiori di Scienze Religiose. Intervenendo al convegno – riferisce il Sir - mons. Jean-Louis Brugués, segretario della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ha ricordato che gli Issr sono da considerarsi “strumenti di crescita culturale, luoghi in cui la Chiesa locale ha trovato e può continuare a trovare un supporto significativo”. “Strutture di livello accademico – ha proseguito - che rientrano a pieno titolo nelle realtà di formazione a costruire la casa comune europea di istruzione superiore”. “L’obiettivo degli Istituti – ha continuato il presule – è di promuovere la formazione religiosa dei laici e delle persone consacrate per una loro più cosciente e attiva partecipazione ai compiti di evangelizzazione nel mondo attuale”. Nella sessione odierna ha preso la parola mons. Mariano Crociata, segretario generale della Cei, che ha definito il compito degli Issr quello cioè di mostrare come la libertà del credente possa contribuire alla fisionomia culturale del proprio tempo, “all’elaborazione di un pieno umanesimo offerto a tutti”. “In un tempo di irrimediabile debolezza – ha aggiunto - non bisognerebbe avere timore di osare un pensiero teologico forte. E d’altra parte, senza una teologia solida alle spalle, è difficile aspettarsi un’evangelizzazione convinta e convincente, come del resto ogni altra operatività ecclesiale”. Tra le “sfide” da raccogliere oggi, mons. Crociata ha menzionato anche la “necessità di confrontarsi con altri saperi, con il pluralismo dell’esperienza etica e religiosa”. (B.C.)

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    Al via sabato prossimo la Giornata nazionale Unitalsi in oltre 3mila piazze italiane

    ◊   “Per te un piccolo gesto, per loro un grande dono” è lo slogan della nona Giornata nazionale Unitalsi, Unione Nazionale Italiana Trasporto Ammalati a Lourdes e Santuari Internazionali. Sabato 13 e domenica 14 marzo, in oltre 3mila piazze italiane tornano le piantine d’ulivo per raccogliere fondi per la realizzazione di numerosi progetti a favore di chi è ne ha bisogno. Tra questi c’è il “Progetto Bambini” - riferisce il Sir - grazie al quale l’organizzazione offre ospitalità gratuita vicino ai principali ospedali pediatrici alle famiglie con bambini affetti da varie patologie. Per l’occasione l’Unitalsi rilancia anche la campagna “Cuore di latte”, avviata nel 2004 e che l’anno scorso ha sostenuto la gestione e l’ampliamento della “Hogar Niño Dios” di Betlemme, casa di accoglienza per bambini disabili gravi ed abbandonati. Quest’anno, spiega l’Unitalsi, il progetto prevede “un contributo alla realizzazione del Benedict XVI Pediatric Hospital” la prima clinica di chirurgia pediatrica della Palestina con servizi di rianimazione ed anestesia che potrà “soddisfare la domanda di circa 2.800 interventi ogni anno con prestazioni ambulatoriali di oltre il doppio”. (R.R.)

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    24 Ore nel Mondo



    Israele annuncia la costruzione di 1600 abitazioni a Gerusalemme est. A rischio la ripresa dei negoziati

    ◊   Le speranze di ripresa del dialogo israelo-palestinese si arenano sulla decisione del Ministero dell'interno ebraico di approvare la costruzione di 1600 nuove unità abitative a Gerusalemme est. Condanna di Stati Uniti e Onu, mentre si complica la missione diplomatica del vice-presidente americano Biden, che oggi è nei territori per incontrare le autorità palestinesi. Il servizio è di Marco Guerra:

    L’annuncio della costruzione di 1600 nuovi appartamenti a Gerusalemme est, dato ieri dal ministro degli Interni israeliano, rischia di far saltare tutto il complesso lavoro di mediazione condotto dagli Stati Uniti per la ripresa indiretta dei negoziati di pace tra israeliani e palestinesi. Il controverso piano edilizio ha provocato un vero e proprio terremoto diplomatico, quando il vice presidente Usa, Joe Biden, aveva da poco abbandonato il tavolo con il premier israeliano Netanyahu, a cui aveva assicurato “il sostegno totale” alla sicurezza dello Stato Ebraico. Collera e irritazione sono state espresse dallo stesso Netanyahu e dal ministro della Difesa Barak. Ferma la condanna del presidente americano Obama e del segretario delle Nazioni Unite Ban Ki-moon, che ha ribadito l’illegalità degli insediamenti secondo le leggi internazionali. L’imbarazzato numero due della Casa Bianca, Joe Biden, oggi in visita in Cisgiordania, ha dovuto raccogliere tutto il disappunto del premier palestinese Fayyad, che ha definito il piano edilizio un siluro agli sforzi di pace. E una “risposta chiara” ad Israele è stata promessa anche dagli Stati arabi che si riuniranno questa sera al Cairo proprio per discutere sul via libera ai nuovi alloggi.

     
    Nigeria
    In Nigeria sono stati incriminati per omicidio 49 miliziani musulmani Fulani-haus arrestati per le violenze interetniche dei giorni scorsi, costate la vita a oltre 500 persone, in gran parte appartenenti al gruppo tribale di fede cristiana “Berom”. Intanto, le truppe governative hanno preso il controllo dei villaggi nei pressi della città settentrionale di Jos, ma i superstiti del massacro, che denunciano il ritardo dell’intervento, stanno comunque fuggendo dalla zona per il timore di nuovi attacchi.

    Mali: liberazione cooperante spagnola
    La cooperante spagnola Alicia Gamez, ostaggio di Al Qaida per il Maghreb, è stata liberata: lo ha annunciato la vicepremier spagnola Maria Teresa de la Vega. "E' sana e salva'', ha detto de la Vega, precisando che la donna "sta volando alla volta di Barcellona". Smentita invece la liberazione di Filomena Kabouree, moglie dell'italiano Sergio Cicala. Una fonte vicina alla presidenza del Burkina Faso ha fatto sapere che è ancora nelle mani di Al Qaeda, che l'aveva rapita insieme al marito il 17 dicembre scorso.

    Togo
    Tensione in Togo. La polizia ha disperso con la forza la manifestazione di ieri nella capitale Lomè indetta dall’opposizione contro la rielezione del presidente Gnessingbè. Per le strade della città c’erano almeno 400 persone, soprattutto giovani. Le forze dell’ordine hanno eseguito una decina di arresti.

    Visita Ahmadinejad in Afghanistan
    La Nato non può portare la pace in Afghanistan. "La soluzione nel Paese passa attraverso il controllo della situazione da parte del governo legittimo dell'Afghanistan". Lo afferma il presidente iraniano Ahmadinejad giunto questa mattina in una Kabul blindatissima, dove ha tenuto un incontro con il presidente afghano Karzai. Rispondendo al segretario alla Difesa Usa Gates, che aveva accusato Teheran di “doppio gioco”, Ahmadinejad ha poi detto che “gli stessi Usa hanno creato i terroristi e adesso li combattono”.

    Grecia–Obama
    Pieno sostegno politico alla Grecia e alle sue misure anticrisi, ma nessun aiuto finanziario. Questo il risultato dell’incontro di ieri alla Casa Bianca tra il presidente americano Barack Obama ed il premier greco Papandreu. Al centro del faccia a faccia anche una proposta di Atene per limitare l'uso dei derivati e le azioni degli speculatori, che sarà nell'agenda del prossimo meeting del G20.

    Accordo Start 1
    Sono ripresi ieri a Ginevra i negoziati di disarmo nucleare tra Stati Uniti e Russia per un nuovo Trattato Start sulla riduzione delle armi strategiche. L'obiettivo è quello di giungere ad un accordo che subentri all'intesa di disarmo Start 1 del 1991, in vigore fino al 5 dicembre scorso.

    Birmania
    In Birmania la leader dell’opposizione Aung San Suu Kyi non potrà partecipare alle prossime elezioni, le prime degli ultimi 20 anni nel Paese. La giunta militare al potere ha infatti approvato una legge che stabilisce che chiunque sconti una pena detentiva non può essere iscritto ad un partito. Dura la reazione del Dipartimento di Stato americano che ha definito “deplorevole” il provvedimento delle autorità birmane. Per dare attendibilità alle votazioni, è necessario che le autorità birmane - riferisce il portavoce Philip Crowley – intraprendano “un dialogo politico credibile con tutte le parti”.

    Indonesia
    Confermata l’uccisione dell'ideatore della strage di Bali del 2002 da parte del presidente indonesiano, Susilo Bambang Yudhoyono. Al parlamento di Canberra in Australia, dove si trovava in visita, Yudhoyono ha annunciato che la figura di spicco di Jemaah Islamiah, gruppo fondamentalista vicino ad Al Qaeda, è stato ucciso dalla polizia mentre fuggiva da un Internet Cafè, alla periferia di Giacarta. Negli attentati di Bali morirono 202 persone, tra cui 88 turisti australiani. Il premier australiano, per l’occasione, si è congratulato definendola un’azione efficace nella lotta al terrorismo.

    Caos Liste
    "Ai nostri delegati è stato impedito di presentare le liste con atteggiamenti e comportamenti ben precisi". Così il premier Silvio Berlusconi interviene sul “caos liste” nel Lazio che ha visto l’esclusione del Pdl da parte del tribunale, confermata in seguito anche dal Tar. “L'esclusione è stata una decisione priva di fondamento giuridico”, dichiara Berlusconi che ha inoltre escluso lo slittamento del voto e annunciato una manifestazione di piazza il 20 marzo a Roma. Sulla questione è atteso l’intervento del segretario del Pd, Bersani, che parlerà in conferenza stampa alle 15.30.

    Ulster
    Malgrado l'opposizione degli Unionisti, il Parlamento nordirlandese ha approvato l'accordo chiave per trasferire da Londra a Belfast i poteri in temi di sicurezza e giustizia. Il voto è giunto al termine di un aspro dibattito tra lo Sinn Fein e la formazione unionista. L'intesa, che consente inoltre all’Ulster di nominare il suo primo ministro della Giustizia, entrerà in vigore dal 12 aprile. Si tratta di uno dei maggiori passi in avanti nella pacificazione dopo gli Accordi del Venerdì Santo del 1998, che posero fine a trent’anni di violenze. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra e Carla Ferraro)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 69

     
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