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Sommario del 05/03/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa ai vescovi dell’Uganda: i cristiani resistano alle seduzioni del materialismo e dell’individualismo
  • Nuovo appello del Papa alla solidarietà per il Cile. La terra trema ancora con violenza
  • Prima predica di Quaresima di padre Cantalamessa: il cristianesimo è innamoramento non costrizione, il suo rifiuto in Occidente è rifiuto della grazia
  • Lettera di mons. Piacenza ai sacerdoti: vivere il presbiterato come un dono di Dio per tutti i fedeli
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Violenza in Iraq: mille famiglie cristiane lasciano Mossul
  • Scioperi e scontri in Grecia: aggredito leader sindacale
  • L'emergenza educativa al centro di un Convegno promosso dalla diocesi di Roma
  • Inaugurazione dell'Anno accademico alla Lumsa
  • Nei cinema in Italia "Alice in Wonderland" di Tim Burton
  • Chiesa e Società

  • Pakistan: ancora false accuse di blasfemia contro la comunità cristiana
  • Il patriarca copto-cattolico di Alessandria: “in Medio Oriente ci sarà sempre posto per i cristiani”
  • Messaggio di Ban Ki-moon per la Giornata della donna
  • Croce Rossa avvia raccolta fondi per la popolazione cilena
  • Africa: campagna di vaccinazione contro la poliomielite per 85 milioni di bambini
  • In Uganda ancora frane e alluvioni
  • Cristiani e musulmani a confronto a Washington sul dialogo interreligioso
  • Comece: cristianesimo ed islam insieme per la democrazia
  • “24 ore di confessioni” per la Quaresima in 52 chiese dell’arcidiocesi di New York
  • Spagna: il 350.mo anniversario della morte dei fondatori della Famiglia vincenziana
  • Filippine: record di casi di Aids nel solo mese di gennaio
  • Onu: la riconciliazione in Sri Lanka ostacolata dalle violazioni dei diritti umani
  • Sri Lanka: riprende il tradizionale pellegrinaggio quaresimale
  • I vescovi sudafricani hanno lanciato un nuovo sito in vista dei mondiali di calcio
  • La Chiesa in Albania riflette sulla Caritas in veritate
  • A Macerata il convegno “Scienza Ragione Fede. Il genio di padre Matteo Ricci”
  • Mons. Angelo Amato: per i preti la rinuncia al matrimonio significa imitare Cristo
  • Archivio Segreto Vaticano: i documenti sul Pontificato di Pio XII accessibili entro 5 anni
  • 100 anni fa nasceva Ennio Flaiano, scrittore, sceneggiatore e autore teatrale
  • 24 Ore nel Mondo

  • Tensione Stati Uniti-Turchia dopo la risoluzione del Congresso Usa sul "genocidio" armeno
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa ai vescovi dell’Uganda: i cristiani resistano alle seduzioni del materialismo e dell’individualismo

    ◊   Testimoniare Cristo nella società, respingendo le seduzioni della cultura materialista: così, Benedetto XVI nell’udienza ai vescovi ugandesi, ricevuti stamani in occasione della visita “ad Limina”. Il Papa ha ribadito l’importanza della promozione dei valori famigliari, della formazione dei laici impegnati nella vita pubblica e dei sacerdoti. Il Pontefice ha ricordato le vittime delle frane che hanno recentemente colpito una regione nordorientale dell’Uganda. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto dal vescovo di Lugazi, Matthias Ssekamanya, presidente della Conferenza episcopale ugandese. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    Benedetto XVI ha, innanzitutto, rivolto il suo pensiero alle vittime ugandesi delle recenti frane nella regione di Bududa, che hanno provocato decine di morti. Il Papa ha espresso la sua vicinanza a quanti sono stati colpiti da questo disastro, chiedendo a Dio di dare loro forza e speranza per affrontare questa tragedia. Ha quindi ricordato l’esortazione ad una rinnovata evangelizzazione del Continente africano, emersa dal Sinodo per l’Africa dell’ottobre scorso:

     
    “In the light of the Gospel message…”
    “Alla luce del messaggio evangelico – ha detto il Papa – siate consapevoli del bisogno di incoraggiare i cattolici ugandesi ad apprezzare pienamente il Sacramento del matrimonio nella sua unità e indissolubilità”. Ha poi esortato i vescovi ad aiutare i sacerdoti e i laici a “resistere alla seduzione di una cultura materialistica e individualista”, che si “è radicata in molti Paesi”:

     
    “Continue to call for lasting peace…”
    “Continuate a chiedere una pace duratura, basata sulla giustizia”, “la generosità verso i bisognosi” e “uno spirito di dialogo e riconciliazione”. Nel promuovere un vero ecumenismo, ha proseguito, “siate soprattutto vicini a quanti sono più vulnerabili” alle sette. Nell’Anno Sacerdotale, ha così rivolto il pensiero ai preti che, ha detto, hanno bisogno del sostegno dei vescovi:

     
    “Exhort them to prayer and vigilance…”
    “Esortateli alla preghiera – ha detto – e alla vigilanza, sopratutto con riguardo alle ambizioni personali, mondane o politiche o all’eccessivo attaccamento alla famiglia o a gruppi etnici”. Non ha quindi mancato di ribadire l’importanza della promozione delle vocazioni e della formazione spirituale dei seminaristi. “I sacerdoti – ha affermato – siano uomini di Dio, capaci di guidare gli altri”. I religiosi, ha detto ancora, devono essere “un esempio e una fonte di incoraggiamento per tutta la Chiesa”.

     
    “Priests and religious require constant support…”
    “Sacerdoti e religiosi – è stata la sua esortazione – devono essere costantemente sostenuti nella loro vita di celibato e di verginità consacrata”. Il Papa si è quindi felicitato con i vescovi dell'Uganda per le forme di evangelizzazione popolare presenti nel Paese come i pellegrinaggi al Santuario dei Martiri Ugandesi. Ed ha rinnovato l’appello a sostenere gli sfollati e gli orfani vittime della guerra come anche le persone afflitte dalla povertà, dall’Aids e da altre malattie. Al tempo stesso ha messo l’accento sulla formazione dei laici, in particolare per quanti sono impegnati nei media, nella politica e nella cultura:

     
    “Encourage them to be active…”
    “Incoraggiateli ad essere attivi e franchi nel servizio di ciò che è giusto e nobile”, ha detto il Papa. In questo modo, ha soggiunto, “la società nel suo insieme beneficerà” del servizio di cristiani che “assumono ruoli di leadership nel servizio del bene comune”. Anche i movimenti ecclesiali, ha affermato, “meritano il vostro sostegno per il loro contributo positivo alla vita della Chiesa". Ha infine auspicato che i fedeli ugandesi sviluppino “un senso di responsabilità verso se stessi, le proprie comunità e la loro Chiesa”.

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    Nuovo appello del Papa alla solidarietà per il Cile. La terra trema ancora con violenza

    ◊   Una “enorme disgrazia” per la quale il Papa chiede a Dio “consolazione” per chi ne è rimasto vittima, assieme a “sentimenti di speranza cristiana e di solidarietà fraterna per superare le avversità”. Ancora una volta, dopo i primi appelli in voce, Benedetto XVI è tornato a rivolgere, questa volta in un Messaggio scritto, preghiere e incoraggiamenti per la popolazione cilena, colpita sabato scorso da un violentissimo terremoto. Il Paese si prepara intanto al lutto nazionale, mentre sul bilancio delle vittime le autorità annunciano una correzione al ribasso. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La terra trema in Cile. Ancora scosse a ripetizione, pesanti, superiori ai sei gradi della scala Richter, addirittura di 6.8 quella registrata all’alba di oggi dall’Istituto di geofisica americano, con epicentro localizzato in mare aperto, a 30 km da Concepcion, gettata ancora una volta nel panico. In questo scenario, il nodo della paura non riesce a sciogliersi e per questo, come nuovo gesto di compartecipazione, Benedetto XVI ha voluto indirizzare al vescovo di Rancagua, Alejandro Goic Karmelic, presidente dei vescovi cileni, un messaggio di vicinanza nel quale, di nuovo, il Papa esorta “comunità ecclesiali, istituzioni civile e persone di buona volontà” affinché, scrive, “in questi difficili momenti prestino aiuto con spirito generoso e sollecita carità”. “Abbiamo bisogno di sollevare lo spirito, ridare fiducia e lavorare insieme come popolo” fa eco lo stesso mons. Goic Karmelic in un suo messaggio inviato a tutte le comunità cattoliche cilene. “Oltre a ricostruire gli edifici e le strade – afferma – abbiamo bisogno di purificare l'anima ferita dalla paura, dalla violenza e dall’illegalità”. Uno sprone cui segue la condanna di quella che il presule definisce “dolorosa e incomprensibile” piaga del saccheggio, che assieme alla speculazione ha posto i cileni, scrive, davanti a “uno specchio che ci interroga nel profondo della nostra educazione e dei nostri valori”.

     
    Tutto il Paese, intanto, si prepara al lutto nazionale che, da domenica prossima e per tre giorni, renderà onore alle vittime di quello le statistiche indicano come il quinto sisma più grave di sempre. A questo proposito, una nuova conta delle persone decedute ha corretto nelle proporzioni il bilancio ufficiale del terremoto. L’esecutivo del presidente uscente, Michelle Bachelet, ha reso noto che i morti accertati sono 279 e non 802 come finora diffuso. Questo perché, si spiega, si sono considerate morte circa 500 persone che al momento risultano disperse. In particolare, è risultato errato il rapporto sulla regione del Maule: in quest'area, finora si parlava di 587 morti, mentre ora i deceduti accertati sono fermi a 316, secondo quanto riferito dal sottosegretario agli Interni, Patricio Rosende, che davanti ai giornalisti ha letto uno ad uno il nome e il cognome delle 279 vittime identificate, per poi precisare che le attività di ricerca sono state estese “ai corpi in mare” e che quindi la cifra sui morti “è destinata ad aumentare”. Per il capo di Stato cileno, ci vorranno 3-4 anni per ricostruire quanto è stato distrutto. E tuttavia, scrive nel suo messaggio il presidente dei vescovi locali, “un Paese non si ricostruisce con il solo sforzo della volontà umana. Un Paese ha bisogno del meglio della sua gente”, afferma, invitando a rivolgersi a “Dio della misericordia (…) Presentiamogli fiduciosi le nostre ferite e la nostra speranza. Che Egli guarisca le ferite e risvegli in noi il meglio del nostro senso di solidarietà”.

    Tra le molte località seriamente danneggiate dal terremoto figura la città di Talca, capoluogo della regione del Maule, già distrutta da un terribile sisma nel 1928: un centinaio i morti, ridotto in macerie il centro storico nel quale si ricorda la firma della Dichiarazione di indipendenza del Cile. Un appello agli aiuti è stato lanciato dai Padri Piamartini di Brescia, che a Talca hanno due scuole e una parrocchia. Francesca Sabatinelli ha raggiunto telefonicamente nella città il missionario, padre Modesto Venturini:

    R. – Ho visto vacillare le Chiese e crollare i campanili, case vecchie fatte con il fango distrutte, edifici di vari piani che hanno subito gravi danni. Quanto agli sciacalli, sono cose che ci fanno male. I carabinieri passano sempre ad avvisare che c'è il coprifuoco, l’esercito è sempre in stato di allarme, le autorità e la radio invitano continuamente alla solidarietà.

     
    D. – Si riesce ad organizzare il soccorso alle persone ferite e gli aiuti per chi è rimasto senza tetto?

     
    R. – L’ospedale è totalmente aperto per ricevere i feriti. Hanno fatto un ospedale da campo anche perché l’ospedale di Talca non è che sia una grande cosa. Quanto ai senza tetto, molti hanno cercato aiuto dai propri parenti. Vedo, anche qui in parrocchia, gente accampata.

     
    D. – Voi come state cercando di aiutare?

     
    R. – Come parrocchia non abbiamo ancora potuto fare grandi cose. Tutte le riserve che abbiamo le vuotiamo subito e poi, a partire da domenica, penso di organizzare una colletta.

     
    D. – C’è bisogno dell’aiuto internazionale?

     
    R. – In forma urgentissima. La fame e il freddo non aspettano domani.

     
    D. – Vuole lanciare un messaggio?

     
    R. – Semplicemente questo: cerchiamo di essere cristiani, non essere pessimisti, riunirsi davanti alle difficoltà. Tutte le difficoltà si presentano per scuotere un po’ la nostra fede e sono fatte per essere superate. E’ una sfida che vogliamo raccogliere e vincere.

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    Prima predica di Quaresima di padre Cantalamessa: il cristianesimo è innamoramento non costrizione, il suo rifiuto in Occidente è rifiuto della grazia

    ◊   Si è svolta stamane nella Cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico, in Vaticano, la prima predica di Quaresima di padre Raniero Cantalamessa davanti al Papa e alla Curia Romana. Il predicatore della Casa Pontificia ha tenuto la sua meditazione sulla distinzione tra la Lettera e lo Spirito e sul ruolo del sacerdote come dispensatore dei misteri di Dio. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Padre Cantalamessa parte dalla distinzione sostanziale tra l’Antica Alleanza, fondata sulla Lettera, ovvero la legge mosaica scritta su tavole di pietre, e la Nuova Alleanza dello Spirito, la legge interiore scritta sui cuori. E’ una differenza che “distingue il cristianesimo da ogni altra religione”. La legge nuova è la vita nuova, è la grazia che viene dalla morte e risurrezione di Cristo:

     
    “Ogni religione umana o filosofia religiosa comincia con il dire all'uomo quello che deve fare per salvarsi ... Il cristianesimo non comincia dicendo all’uomo quello che deve fare, ma quello che Dio ha fatto per lui. Gesù non cominciò a predicare dicendo: ‘Convertitevi e credete al vangelo affinché il Regno venga a voi’; cominciò dicendo: ‘Il regno di Dio è venuto tra voi' - senza che voi lo abbiate meritato, gratuitamente! - 'convertitevi e credete al Vangelo’. Non prima la conversione, poi la salvezza, ma prima la salvezza, il dono, e poi la conversione, il dovere”.

     
    Così, va inteso anche il comandamento di amare Dio e il prossimo. “Prima di esso c’è il piano del dono, della grazia”. Noi amiamo perché Dio ci ha amati per primo. “E’ dal dono che scaturisce il dovere, non viceversa”. In questo senso sarebbe puro moralismo vivere i precetti più elevati del Vangelo in modo vecchio, senza la grazia. “La legge dello Spirito – afferma padre Cantalamessa – non è in senso stretto quella promulgata da Gesù sul monte delle beatitudini, ma quella da Lui incisa nei cuori a Pentecoste”:

     
    “Gli apostoli sono la prova vivente di ciò. Essi avevano ascoltato dalla viva voce di Cristo tutti i precetti evangelici, per esempio che ‘chi vuol essere il primo deve farsi l’ultimo e il servo di tutti’, ma fino alla fine li vediamo preoccupati di stabilire chi fosse il più grande fra di loro. Solo dopo la venuta dello Spirito su di loro li vediamo completamente dimentichi di sé e intenti solo a proclamare ‘le grandi opere di Dio’”.

     
    La legge nuova dello Spirito agisce attraverso l’amore, “l’amore con cui Dio ama noi e con cui, contemporaneamente, fa sì che noi amiamo lui e il prossimo. È una capacità nuova di amare”:

     
    “L’amore è una legge, ‘la legge dello Spirito’, nel senso che crea nel cristiano un dinamismo che lo spinge a fare tutto ciò che Dio vuole, spontaneamente, perché ha fatto propria la volontà di Dio e ama tutto ciò che Dio ama. Spinge a fare le cose per attrazione, non per costrizione: e questa è la grande conquista che sempre il popolo cristiano deve fare. Il cristianesimo è fatto per essere vissuto per attrazione, per innamoramento, non per costrizione”.

     
    Il sacerdote - prosegue padre Cantalamessa - ha così il compito di “aiutare i fratelli a vivere la novità della grazia”, a far percepire che il cristianesimo non è una dottrina, ma una Persona, a predicare non se stesso ma la bellezza infinita di Cristo, le meraviglie dello Spirito che non s’impongono ma attraggono. Tuttavia, la difficoltà, specialmente per l’uomo di oggi – sottolinea – è proprio quella di credere che la sua salvezza non dipenda esclusivamente da se stesso:

     
    “Salvarsi ‘per grazia’ significa riconoscere la dipendenza da qualcuno e questo risulta la cosa più difficile. È la spiegazione che san Bernardo dà del peccato di Satana: egli preferì essere la più infelice delle creature per merito proprio, anziché la più felice per grazia altrui; preferì essere ‘infelice ma sovrano, anziché felice ma dipendente… Il rifiuto del cristianesimo, in atto a certi livelli della nostra cultura occidentale, quando non è rifiuto della Chiesa e dei cristiani, è rifiuto della grazia’”.

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    Lettera di mons. Piacenza ai sacerdoti: vivere il presbiterato come un dono di Dio per tutti i fedeli

    ◊   Il Sacerdozio è “essenzialmente un dono” soprannaturale che tutti “sono sempre chiamati a riconoscere”: è quanto sottolinea l’arcivescovo Mauro Piacenza in una Lettera indirizzata recentemente ai sacerdoti del mondo, nel contesto dell’Anno Sacerdotale. Il segretario della Congregazione per il Clero scrive che la dignità del sacerdote “non viene dagli uomini” ma è “puro dono di grazia”. Questa dignità “donata dal Padre Onnipotente – è l’esortazione di mons. Piacenza – deve trasparire nella vita dei sacerdoti”. In particolare, “nella loro santità, nell’umanità accogliente e piena di umiltà e carità pastorale”. Ancora, “nella luminosità della fedeltà al Vangelo e alla dottrina della Chiesa, nella sobrietà e solennità della celebrazione de divini misteri” e “nell’abito ecclesiastico”. Tutto nel sacerdote, aggiunge, deve ricordare che “è stato fatto oggetto di un dono immeritato ed immeritabile che lo rende presenza efficace dell’Assoluto nel mondo”.

    Ecco perché, si legge nel documento, il sacerdote è chiamato “a guidare con l’insegnamento e la celebrazione dei sacramenti e, soprattutto, con la propria vita il cammino di santificazione del popolo a lui affidato”. La fedeltà, scrive ancora il presule, “è l’incontro splendido tra la libertà fedele di Dio e la libertà creata e ferita dell’uomo” che, tuttavia, “per la potenza dello Spirito, diviene capace sacramentalmente di guidare tutti ad una integra condotta di vita”. Questa esortazione, conclude mons. Piacenza, “lungi dal ridurre il ministero presbiterale a categorie moralistiche” indica “la ‘pienezza’ della vita: una vita che sia realmente tale e che sia integralmente cristiana”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La Chiesa sostiene quanti si prendono cura di profughi, orfani e malati di Aids: il discorso del Papa ai vescovi dell'Uganda in visita “ad limina”.

    Un voto contro le interferenze: in prima pagina, Gabriele Nicolò sulle legislative in Iraq.

    Meglio se molto vecchio e possibilmente ricchissimo: in cultura, Alvise Zorzi sulla mostra “Oselle veneziane. Il dono dei Dogi”.

    Il cacciatore di nazisti e le accuse a Pio XII: Raffaele Alessandrini su un’intervista al settimanale francese “Le Point”.

    Anticipazione dell’intervento di Antonio Paolucci alla presentazione dell’opera “Il Tempio Malatestiano a Rimini”.

    E il cavallo di Troia uscì da una scatola arrugginita: Claudia Di Giovanni su “La caduta di Troia”, capolavoro del cinema muto italiano ritrovato nella Filmoteca Vaticana.
     
    Un articolo di Simona Verrazzo dal titolo “Libri sulle punte”: a Roma la prima Biblioteca nazionale di danza in Italia.

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    Oggi in Primo Piano



    Violenza in Iraq: mille famiglie cristiane lasciano Mossul

    ◊   “Oltre mille famiglie cristiane hanno lasciato Mossul negli ultimi dieci giorni, disperdendosi nel territorio circostante. Tutti questi sfollati interni è probabile che non parteciperanno alle elezioni, in quanto sono registrati a Mossul. Ma non c’è molto da fare: la gente è presa dalla paura e pensa alla sua incolumità”. E’ quanto dichiara all’agenzia Fides mons. Basile Georges Casmoussa, arcivescovo siro-cattolico di Mossul, in vista delle elezioni di domenica. L’arcivescovo spiega i motivi dell’esodo: “L’omicidio di 3 cristiani della stessa famiglia, avvenuto alcuni giorni fa (il padre e due fratelli di Mazen Ishoa, sacerdote siro cattolico di Mossul, uccisi il 23 febbraio), è stato un terribile evento in quanto i fedeli sono stati braccati e uccisi nella loro casa. L’evento ha creato scompiglio e terrore, per questo le famiglie fuggono. E' un periodo buio per noi cristiani in Iraq. I fedeli non vedono un futuro roseo. Non è ammissibile dover subire minacce ed essere costretti a lasciare le proprie case ogni volta che vi sono elezioni: così è accaduto due anni fa, così accade ora. Lo Stato dovrebbe garantire la sicurezza”. Mons. Casmoussa esprime poi la speranza “che dopo le elezioni si apra una nuova era per il Paese: che vi sia un governo nuovo in quanto a mentalità e lungimiranza, che si governi con spirito di unità e non di faziosità”. Un governo che “faccia rispettare e applicare la Costituzione, nell’osservanza della legge, garantendo lo Stato di diritto, senza discriminazioni”. “I cristiani - conclude il presule - vogliono avere una piena cittadinanza, e chiedono che siano tutelati e garantiti per tutti i cittadini iracheni i diritti umani, i diritti civili, sociali, economici e politici”. Intanto, già una parte dell’elettorato iracheno – in tutto 19 milioni di aventi diritto - ha espresso il proprio voto per le elezioni politiche. Si è trattato dei militari, degli addetti ai settori carcerario e sanitario e dei malati ricoverati negli ospedali. Oggi è la volta degli iracheni all’estero. Di Iraq oggi si è discusso anche a Londra: il premier britannico Brown ha infatti deposto davanti alla commissione d'inchiesta sulla guerra nel Paese del Golfo, difendendo la scelta di partecipare alla missione internazionale. Intanto sul terreno oggi la situazione è più tranquilla dopo l’ondata di attacchi che hanno colpito Baghdad e Baquba. Al microfono di Fabio Colagrande, Lorenzo Cremonesi, inviato speciale del Corriere della Sera, racconta quanto sta accadendo a Mossul, teatro di recenti violenze anti-cristiane:

    R. – Mossul è una delle città più colpite dal terrorismo, dalla violenza, dagli attentati negli ultimi due o tre anni e tra gli obiettivi ci sono senz’altro i cristiani. C’erano 1900 famiglie cristiane ancora residenti nella città. Non dimentichiamo che l’Iraq è da anni terra di emigrazione per la comunità cristiana che vi risiede, che è poi una delle comunità cristiane più antiche se non la più antica del Medio Oriente. Loro dicono: “Noi siamo i veri iracheni, ben prima dei musulmani”. Si sentono quindi parte integrante di questo Paese, della sua identità e della sua storia e molte di queste famiglie erano fuggite da Baghdad dopo il 2003, quando nel 2004 cominciò l’ondata di attentati contro le Chiese, le istituzioni cristiane. Molti di loro erano quindi già fuggiti ed avevano trovato rifugio a Mossul, a Karakosh e ad Alkosh, tutti questi villaggi nella zona protetta di Ninive, che è storicamente una delle culle del cristianesimo della regione. Negli ultimi dieci giorni c’è stata una nuova ondata di attacchi e questo ha scatenato una nuova fuga, proprio recentissima. Quindi, alla storia di fuga e di paura che già c’era a Mossul se ne è innescata una nuova dovuta a vari fattori, tra i quali il più importante direi che è l’approssimarsi delle elezioni politiche. Mi dicevano che di queste 1800 famiglie residenti ne sarebbero scappate circa un migliaio, alcune pensando di rientrare ma molte addirittura determinate a non tornare più a Mossul.

     
    D. – Anche perché le autorità civili locali sembrano del tutto incapaci di tutelare la sicurezza dei cristiani...

     
    R. – Questa è una delle accuse che i leader cristiani membri del Parlamento – ce ne sono due per la comunità cristiana – e naturalmente i membri del clero fanno all’autorità irachena e alla polizia: membri dei gruppi terroristici, dei gruppi estremisti riescono a farsi arruolare nei ranghi della polizia e quindi usano poi la loro autorità per attaccare i cristiani.

     
    D. – Le violenze divampano in questa vigilia elettorale...

     
    R. – Questo è un copione ben previsto del vice ministro degli Interni, che dopo l’attentato di Baquba lo ha ripetuto: con l’approssimarsi delle elezioni questi gruppi che si oppongono alla presenza occidentale, alla democrazia e al processo democratico – e lo dicono anche apertamente – colpiscono Baghdad che è la capitale, colpiscono dove possono, hanno colpito Adiala che è una delle regioni, con Mossul, più destabilizzate e lo faranno ancora. Io insisto su questo elemento anche positivo: in qualche modo qui c’è un processo democratico visibile, più visibile che non il voto del 2005. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Scioperi e scontri in Grecia: aggredito leader sindacale

    ◊   Situazione incandescente in Grecia, coinvolta da una crisi economica senza precedenti. Oggi nuovo sciopero generale per contestare il piano messo a punto dal governo: scontri di piazza tra manifestanti e polizia si sono verificati ad Atene. Un leader sindacale è stato aggredito durante i tafferugli. Intanto da Berlino, dove oggi il premier Papandreou incontrerà il cancelliere tedesco Angela Merkel, arriva un deciso rifiuto a soccorrere la Grecia. Ma come si potrà risolvere tale situazione? Salvatore Sabatino lo ha chiesto all’economista Francesco Carlà:

    R. – Chiaramente, il governo greco è preso tra due fuochi, perché da una parte deve gestire la situazione interna dei ceti che vengono colpiti dal tentativo di trovare il modo di calmare i mercati; dall’altra ci sono i mercati stessi, perché ieri abbiamo avuto una dimostrazione di fiducia sui bond greci che sono stati sottoscritti più di tre volte, rispetto a quelli che erano in vendita. Però, è anche vero che lì probabilmente c’è lo zampino delle banche francesi e tedesche che sarebbero le più coinvolte nel caso di un default greco, sia da un punto di vista dello specifico delle banche, sia più in generale in quanto questo potrebbe dare problemi all’euro. Quindi, in questo momento non si può che navigare a vista: su una cosa non ci sono dubbi, però, che la Grecia avrebbe dovuto pensarci un po’ prima, perché accumulare un deficit di quasi il 13% rispetto al pil non può lasciare i mercati senza conseguenze, a breve e anche a medio termine.

     
    D. – Perché la Grecia oggi è l’anello debole dell’Europa? E’ una questione strutturale, o ci sono responsabilità anche politiche?

     
    R. – Ci sono indubbiamente responsabilità politiche, perché l’idea che sei troppo piccolo perché ti abbandonino somiglia un po’ a quella che hanno usato negli Stati Uniti secondo cui “sei troppo grande perché ti abbandonino”. Sono idee che chiaramente, da un punto di vista politico piacciono, perché lasciano la possibilità di continuare a fare come prima. Il punto è che i mercati, poi, ad un certo punto si accorgono che questo anello della catena è debole, se ne accorgono i grossi operatori e ti aggrediscono. E poi, in quel caso, se sei piccolo ti aggrediscono anche più facilmente.

     
    D. – Si è parlato molto di un pericolo concreto per l’euro con un possibile effetto-domino sugli altri Paesi dell’Unione, specialmente quelli più piccoli e dalle economia più deboli. Pericolo scampato, secondo lei?

     
    R. – Penso che la situazione degli altri Paesi, cioè Portogallo, Spagna e Irlanda – quelli più piccoli, appunto – sia abbastanza diversa da quella greca, perché nella situazione greca abbiamo da una parte un deficit di bilancio annuale che è molto grave, e dall’altra anche un forte debito pubblico consolidato; mentre Portogallo, Spagna e Irlanda da questo punto di vista sono messi un po’ meglio. Quindi, non penso che a breve possano esserci grossi problemi anche per questi altri tre. Quello che mi interessa sottolineare, inoltre è che il monito di quello che sta succedendo in Grecia dovrebbe arrivare anche alle orecchie italiane, di quelli che vogliono ricominciare a spendere: perché un debito pubblico come quello italiano deve tenere sempre desta l’attenzione, da parte dei politici e da parte dei cittadini; perché poi – come vediamo – nel caso in cui le cose si complicassero, pagano tutti e pagano soprattutto i più deboli!

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    L'emergenza educativa al centro di un Convegno promosso dalla diocesi di Roma

    ◊   “Progettare la vita. La Chiesa di Roma incontra la Città per un rinnovato impegno educativo”: è il tema del convegno organizzato dalla diocesi di Roma, che si svolgerà domani alla Pontificia Università Lateranense a due anni dalla lettera di Benedetto XVI sull’emergenza educativa. Insegnanti, catechisti, educatori ed esperti si incontreranno per confrontarsi, discutere dell’educazione nella varie fasce d’età e riflettere in laboratori di gruppo. Ma che cosa si intende per emergenza educativa? Tiziana Campisi ne ha parlato con don Filippo Morlacchi, direttore dell’Ufficio per la pastorale scolastica e l’insegnamento della religione cattolica del Vicariato di Roma:

    R. – Attualmente si parla di emergenza educativa perché ci si è resi conto che negli ultimi decenni si sono inceppati i meccanismi di trasmissione della cultura. Se l’educazione è la generazione adulta che trasmette alla generazione nascente l’arte del vivere o il modo di orientarsi nel mondo, questo meccanismo sembra che si sia "inceppato" perché i giovani cercano strutture autoreferenziali per affrontare il presente e il futuro. E qui entra in gioco anche un altro elemento che mi sembra importante, e che è particolarmente presente nelle grandi città e comunque nelle nostre civiltà, ed è proprio la mancanza di una prospettiva di futuro.

     
    D. – Perché oggi manca una prospettiva di futuro?

     
    R. – Se fino a trent’anni, quarant’anni fa, i ragazzi vedevano il futuro come una speranza, un’opportunità, qualcosa di bello che sorrideva loro, adesso il futuro sembra una minaccia. Le prospettive di riuscita economica, di inserimento nel mondo del lavoro, sembrano non felici e quindi il futuro fa paura. Allora, l’educazione dove si blocca? Perché c’è un’emergenza? Perché noi non riusciamo più a trasmettere l’idea che il futuro sia una speranza, un’opportunità, qualcosa di positivo!

     
    D. – Quali sono le fasce d’età nelle quali si avverte in particolare questa emergenza educativa?

     
    R. – A mio giudizio, la fascia più problematica è e rimane quella delle vecchie scuole medie, cioè la cosiddetta pre-adolescenza. Normalmente che cosa accade? In quella fascia d’età si creano delle comunità autoreferenziali di ragazzini che magari tra di loro sono molto capaci di comunicare, tanto capaci di comunicare che si chiudono al mondo degli adulti e non sono più permeabili agli stimoli educativi. Manca, o comunque si riduce, la relazione con gli adulti che dovrebbero essere i principali promotori dell’educazione e quindi questo meccanismo si inceppa.

     
    D. – In che modo la diocesi di Roma è impegnata in campo educativo?

     
    R. – Già cinque anni fa, la diocesi di Roma stava riflettendo sulla tematica della trasmissione della fede: educare alla fede le nuove generazioni. Su questo è stato invitato il Papa, vescovo di Roma, che è venuto nella Basilica del Laterano al convegno annuale. In quella sede il Papa ci ha illustrato questa idea: se non funziona la trasmissione della fede, questo è dovuto al fatto che in generale il meccanismo dell’educazione non funziona bene. Cioè: io non riesco a trasmettere la fede, ma perché? Perché non riesco a trasmettere quasi nulla! E’ il meccanismo dell’educazione, questo meccanismo di consegna di contenuti, di valori che non riesce più a funzionare bene, ed è per questo che gradualmente, ogni anno, abbiamo spostato l’attenzione dalla trasmissione della fede alla trasmissione dei valori più in generale, al processo educativo in genere. Ci siamo resi conto che non riuscivamo a trasmettere la fede come volevamo e ci siamo interrogati: ma perché, questo? Perché non riusciamo ad educare in generale. E allora, bisogna lavorare sull’educazione in genere per poter recuperare anche quell’ambito particolare dell’educazione che è l’educazione dei cristiani e quindi l’educazione alla fede.

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    Inaugurazione dell'Anno accademico alla Lumsa

    ◊   Cura della didattica, innovazione e ricerca, orientamento al lavoro, apertura verso l’internazionalizzazione. Sono gli obiettivi perseguiti dall’Università Lumsa di Roma, che ieri ha inaugurato l’Anno accademico 2009-2010. Un appuntamento reso ancora più significativo dalla ricorrenza del 70mo anniversario della fondazione dell’ateneo, voluto dalla pedagogista cattolica Luigia Tincani. Il servizio di Linda Giannattasio:

    In 70 anni di vita la Libera Università Maria Santissima Assunta ha saputo camminare verso l’innovazione e la modernità rimanendo fedele a una tradizione umanistica che attinge dalla sua radice cattolica l’attenzione ai valori etici della persona. In questa visione dell’educazione e della formazione assume un significato particolare l’inaugurazione di ogni nuovo anno accademico, come spiega il cardinale Attilio Nicora, presidente del Consiglio di Amministrazione della Lumsa:

     
    “L’inaugurazione dell’Anno accademico mantiene un suo significato simbolico molto bello, perché è il momento in cui l’Istituzione rinnova la coscienza della propria identità. Essendo poi una libera università, essa rinnova l’impegno di promuovere la libertà, esercitandola. Poter poi constatare che sono 70 anni che questo impegno si rinnova a servizio della cultura e nella luce dei grandi valori cristiani, è certamente una cosa molto bella”.

     
    Con 1.797 immatricolati nell’Anno accademico in corso l’ateneo sembra non conoscere il calo degli iscritti di cui soffrono molte università italiane. Tanti i traguardi raggiunti nel bilancio dell’anno trascorso, con uno sguardo agli obiettivi futuri. Il prof Giuseppe dalla Torre, Rettore dell’ateneo:

     
    “L’Anno accademico trascorso è stato un anno positivo, soprattutto in alcuni settori. Penso, ad esempio, al settore dell’industrializzazione e al settore della ricerca scientifica. Che cosa ci proponiamo ora? Vorremmo dedicare più attenzione, rispetto a quanto abbiamo fatto finora, per la formazione in senso più ampio e cioè per l’educazione integrale della persona umana”.

     
    Ad inaugurare, inoltre, l’Anno accademico, quest’anno la prolusione della professoressa Francesca Bertini Malgarini, ordinario di Linguistica Italiana, sul tema “Scrittura e religione nella storia dell’italiano”, che ha dimostrato come la lingua che noi oggi parliamo si sia costituita e diffusa proprio attraverso una serie di processi fondati nel sapere letterario e nella religione cristiana. Un Anno accademico, quello della Lumsa, che si è aperto infine nel ricordo dei suoi fondatori, Luigia Tincani e il cardinale Giuseppe Pizzardo, origine di quel lungo percorso di profonda unione tra l’amore per la conoscenza e i valori cristiani della fede.

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    Nei cinema in Italia "Alice in Wonderland" di Tim Burton

    ◊   Rivisitando il famoso romanzo di Lewis Carroll e usando il magnifico e coloratissimo 3D, il regista americano Tim Burton riporta le avventure di Alice nel Paese delle Meraviglie sugli schermi. Alice in Wonderland, in questi giorni nei cinema italiani, nella sua visionaria immaginazione è più un racconto di formazione che una semplice favola per bambini. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Le avventure di Alice nel suo Paese che non c’è hanno sempre trovato difficoltà nella loro trasposizione sul grande schermo. Nel 1951 la Disney ci provò con un cartone animato che soltanto negli anni successivi al suo disastroso insuccesso commerciale trovò la sua meritatissima fama. E pensare che ce ne vollero ben dieci di gestazione e cinque per essere completato. Probabilmente parte della responsabilità è nel genere stesso che il Reverendo Carroll adottò scrivendo il suo famoso dittico per l’infanzia, Alice nel Paese delle Meraviglie, appunto, e il successivo Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò. Il Sottomondo nel quale la giovane eroina precipita inseguendo il Bianconiglio con il suo grosso cipollone in mano, è in effetti un mondo difficilissimo da riprodurre: le creature sono troppo strane, le loro psicologie contorte, segni e metafore e simboli abbondano, qualche accenno di paura è sparso qua e là su quelle belle pagine. Inoltre, la concatenazione dei sorprendenti eventi che incuriosiscono prima e assillano poi Alice, i suoi incontri fantastici, non è facile sintetizzarli per il cinema. Ma ancora una volta la fascinazione è stata più delle incognite è ha colpito un regista estroso e visionario come Tim Burton, che se non ci ha pensato dieci anni come Walt a realizzare la sua Alice, da molti meditava di portarla nuovamente al cinema. Burton è un regista bizzarro e bizzarra è questa sua Alice, che non vediamo fanciullina inerme: affronta spavalda le meraviglie tridimensionali con assai maggiore determinazione e curiosità, un primo passo sulla strada della sua emancipazione come donna matura. Inoltre, Burton non poteva lasciare in un angolo il sapore gotico della storia: si riesce così a scoprire qualche cosa di nuovo e di incerto che prima sfuggiva, ossia il lato oscuro delle meraviglie, il nero fumo di certi caratteri fiabeschi. Non lesina certo stupefazioni d’ogni genere, cominciando dallo zoo bizzarro che popola questo mondo di meraviglie sontuosamente e magicamente amplificate dal 3D.

     
    Alice, interpretata da Mia Wasikowska, ha però un feeling particolare e intimo con il Cappellaio Matto, che è l’istrionico Johnny Deep. Attraverso di lui comincia a porsi domande serie, a scoprire che il tempo non scorre indietro verso l’infanzia, ma procede verso nuove, inevitabili responsabilità. Il paese delle meraviglie che tra poco saranno, per Alice cresciuta, soltanto sogni perduti, anche se indimenticabili, è il luogo della sua formazione, tanto lontano dalla favola pura quanto dal puro divertimento. Burton ci aiuta a capire, con la sua Alice, che si deve inevitabilmente crescere: “Ho ancora tante domande a cui rispondere, tante cose da fare”, ribadisce lei. Il Paese delle Meraviglie, per tutti noi, è già alle spalle: davanti si stende ormai il mondo vero.

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    Chiesa e Società



    Pakistan: ancora false accuse di blasfemia contro la comunità cristiana

    ◊   Da tempo la chiesa cattolica in Pakistan segnala abusi e strumentalizzazioni della legge sulla blasfemia: un altro caso avvenuto nei giorni scorsi nel distretto di Gujranwala (in Punjab) conferma questa prassi. Una donna cristiana di 34 anni, Gulzar Kanwal, proprietaria di un negozio di cosmetici nel villaggio di Wandu, è stata accusata di blasfemia da un gruppo di musulmani che l’hanno insultata, minacciata e hanno cercato di percuoterla. Gli stessi musulmani commerciati della zona, più volte le avevano chiesto in passato di vendere il locale e cedere l’esercizio commerciale.  Al rifiuto della donna, hanno montato una falsa accusa di blasfemia, inscenando una protesta plateale davanti al negozio di Gunwar Kanwal il primo marzo scorso. La polizia, allertata da altri cristiani, è giunta sul posto e ha evitato che la situazione degenerasse. Gulzar Kanwal è stata comunque fermata per alcune ore dagli agenti, che hanno verificato l’innocenza della donna, vittima di accuse infondate. La donna è stata poi rilasciata. Non è il primo caso di tal genere. “La legge - spiega una fonte cattolica di Fides in Pakistan - viene di continuo abusata per colpire i cristiani in normali controversie. Ora le comunità cristiane del distretto devono essere molto prudenti, perché potrebbero esserci reazioni di gruppi musulmani radicali, che spesso cercano pretesti per scatenare la violenza”. L’episodio riporta all’attenzione lo status e le discriminazioni subite dalle minoranze religiose non islamiche in Pakistan, spesso ignorate a livello politico e dalle autorità civili. Di recente Farooq Hamid Naek, presidente del Senato federale ed ex Ministro della Giustizia, ha dichiarato che “le minoranze in Pakistan godono di pieni diritti civili e pari opportunità”. Come riferiscono fonti locali, la comunità cristiana nel Paese ha contestato questa affermazione, ricordando che “20 milioni di pakistani non musulmani si sentono cittadini di seconda classe”. Alcuni articoli della Costituzione e del Codice penale (la cosiddetta “legge sulla blasfemia”) di taglio spiccatamente islamico e le aperte discriminazioni nella pubblica amministrazione confermano “in modo indiscutibile la difficile condizione e la palese emarginazione delle minoranze religiose in Pakistan”. (A.L.)

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    Il patriarca copto-cattolico di Alessandria: “in Medio Oriente ci sarà sempre posto per i cristiani”

    ◊   “Nel futuro del Medio Oriente ci sarà sempre posto per il cristianesimo”. Lo ha ribadito Antonios Naguib, patriarca di Alessandria della Chiesa copto cattolica, nel corso di un incontro con la delegazione dell’Agorà dei giovani del Mediterraneo, guidata da don Francesco Pierpaoli del Centro Giovanni Paolo II di Loreto, in questi giorni in Egitto per una visita alle comunità cristiane locali. “Non sono momenti facili per noi – ha affermato il patriarca - ma credo che la situazione delle minoranze sia uguale in ogni parte del mondo. Abbiamo passato periodi peggiori e credo che faremo sempre parte di questa terra, in cui affondano le nostre radici”. Secondo il patriarca è necessario, però, far fronte al fanatismo “attraverso politiche di cooperazione, promosse anche dalla stessa Ue, il dialogo e la conoscenza reciproca, a partire dai giovani, con progetti come questo dell’Agorà”. Anche il prossimo Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente, in ottobre, “potrà dare nuovo slancio alle Chiese della regione e dare nuovo impulso a tutti gli aspetti del dialogo, sia tra Chiese cattoliche locali, ma anche con ortodossi e islam”. Don Santiago Devì, consigliere del nunzio apostolico in Egitto, mons. Michael Fitzgerald, ha poi affermato che una delle urgenze in Egitto è quella di “sostenere la Chiesa copta che vive in una situazione difficile”. La strage di cristiani di Nag Hammadi - ha detto don Santiago Devì le cui parole sono state riprese dal Sir - è stata “un atto di violenza premeditato, spinto piuttosto da motivazioni politiche in cui la religione è stata una scusante”. Si è trattato di “attacchi tesi a destabilizzare il Paese, provocando lo scontro con le minoranze”. Non esistendo leggi che regolamentano il culto - ha spiegato mons. Devì - non si può parlare “di persecuzione religiosa, ma di discriminazione.” E’ dunque importante che “anche la comunità internazionale assuma una posizione di fronte a questi fatti, rendendosi conto di qual è la situazione in Egitto”. (A.L.)

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    Messaggio di Ban Ki-moon per la Giornata della donna

    ◊   “L’uguaglianza di genere e l’empowerment delle donne sono fondamentali per la missione globale delle Nazioni Unite per raggiungere la parità di diritti e dignità per tutti”. Lo afferma, come riferisce l’agenzia Sir, il segretario generale dell’Onu Ban Ki-moon nel messaggio per la Giornata internazionale della donna, diffuso ieri. L’uguaglianza tra uomo e donna, spiega, è “una questione essenziale per la tutela dei diritti umani fondamentali, ma “è anche un imperativo economico e sociale. Fino a quando le donne non saranno liberate dalla povertà e dall’ingiustizia, tutti i nostri obiettivi – pace, sicurezza, sviluppo sostenibile – sono in pericolo”. Dalla Dichiarazione di Pechino, elaborata 15 anni fa in occasione della Quarta Conferenza mondiale sulle donne, secondo Ban “molti sono stati i progressi raggiunti”. Tuttavia, “la mortalità materna resta accettabilmente alta”, così come rimane “endemica la violenza sessuale durante i conflitti”. Per il segretario Onu occorre quindi “affrontare in modo più incisivo la discriminazione e l’ingiustizia”, in particolare “i matrimoni precoci e forzati, il cosiddetto delitto d’onore, l’abuso sessuale ed il traffico di giovani donne e ragazze”. Di qui, l’invito conclusivo a maggiore impegno e “rinnovata determinazione per un futuro di pari diritti, pari opportunità e progresso per tutti”. (F.C.)

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    Croce Rossa avvia raccolta fondi per la popolazione cilena

    ◊   Come per Haiti, avviata anche per il Cile la raccolta fondi della Croce Rossa Italiana in favore delle popolazioni colpite dal sisma. Per donare 1 euro basta inviare un Sms da numero ''Wind'' e ''3'' al 45555. La Croce Rossa Italiana ha attivato anche altri strumenti per raccogliere fondi: donazione online, causale ''Pro emergenza Cile '' www.cri.it; bonifico bancario causale ''Pro emergenza Cile'' IBAN IT66 - C010 0503 3820 0000 0218020. I contributi finanziari, raccolti dalla Cri, saranno impiegati a sostegno delle attività di assistenza alle popolazioni terremotate, in stretta collaborazione con la Croce Rossa Cilena e la Federazione Internazionale delle Società di Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. (A.L.)

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    Africa: campagna di vaccinazione contro la poliomielite per 85 milioni di bambini

    ◊   “I microbi non conoscono confini e una strategia limitata al barricarsi a casa propria senza tenere conto dei Paesi vicini sarebbe controproducente” ha detto il ministro della salute del Senegal, Modou Diagne Fada, annunciando a partire da domani l’avvio simultaneo di una campagna regionale di vaccinazione contro la poliomielite destinata a 85 milioni di bambini in 19 paesi dell’Africa occidentale. La campagna - riferisce l'agenzia Misna - impegnerà 400.000 volontari e operatori sanitari mobilitati dall’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), dal Fondo Onu per l’infanzia (Unicef) e dal Centro di controllo e prevenzione delle malattie. La profilassi consiste nel somministrare due gocce di vaccino antipoliomielico per tentare di bloccare la diffusione della malattia, riapparsa nel 2009 dopo anni di remissione in Africa occidentale; nella regione, nuovi casi sono stati registrati in Nigeria, uno dei quattro Paesi al mondo dove la poliomielite è endemica. Secondo l’Unicef, Camerun, Ciad, Guinea, Mali, Liberia, Mauritania, Senegal e Sierra Leone sono i Paesi più a rischio tra quelli inclusi nella prossima campagna di vaccinazione. La poliomielite è una grave malattia infettiva che si trasmette con contagio orale, colpisce soprattutto i bambini sotto i cinque anni di età e nei casi più gravi può causare una paralisi irreversibile. (R.P.)

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    In Uganda ancora frane e alluvioni

    ◊   Proseguono incessanti le forti piogge che da giorni stanno colpendo alcune zone dell’Uganda e che hanno provocato, lunedì scorso, la frana che ha sconvolto il distretto orientale di Bududa. Almeno 92 persone sono morte e oltre 400 risultano disperse. Secondo notizie diffuse dalle autorità locali ugandesi, ancora ieri sera nuove frane si sarebbero verificate nella zona di Bududa e nei distretti di Kisoro e Kabale nell’area sud-occidentale del Paese. Intervenendo ad una trasmissione televisiva – rende noto la Misna - il responsabile del distretto di Kabale ha detto che una grande frana ha travolto numerose abitazioni nei villaggi di Mukuli e Kakyerere. Al momento non si hanno notizie di eventuali vittime. L’esondazioni dei corsi d’acqua e gli smottamenti del terreno hanno anche contribuito ad isolare alcune zone sommergendo le principali strade di collegamento. Il ministero dell’Ambiente ugandese ha anche avvisato che le piogge proseguiranno ancora per giorni. Continua infine ad essere forte il rischio di alluvioni in molte aree del centro, dell’est e dell’ovest del Paese. (A.L.)

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    Cristiani e musulmani a confronto a Washington sul dialogo interreligioso

    ◊   I credenti devono svolgere un ruolo attivo nel processo finalizzato ad un cambiamento reale dei rapporti tra i popoli. E’ quanto hanno ribadito 4 leader religiosi durante l’incontro tenutosi presso la National Cathedral di Washington dall’1 al 3 marzo scorsi e incentrato sul dialogo tra cristiani e musulmani. I temi discussi - riferisce l’Osservatore Romano - hanno riguardato la crisi economica, la disuguaglianza della distribuzione delle risorse, le crisi umanitarie causate da catastrofi naturali e la scarsità di acqua ed energia. In rappresentanza dei cattolici ha partecipato il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso. Per gli anglicani è intervenuto il reverendo John Bryson Chane, vescovo di Washington. In rappresentanza dei musulmani ha preso parte all’incontro il professor Ahmad El Tayeb, presidente dell’Al-Azhar University del Cairo. E’ intervenuto inoltre l’ayatollah Ahmad Iravani, presidente del Center for the Study of Islam and Middle East. Sono stati anche indicati sette principi che devono guidare i credenti di entrambe le religioni per continuare a percorrere la strada del dialogo. Il primo consiste nella dichiarazione di fede per un unico Dio. Il secondo principio afferma il carattere sacro della vita e di tutte le persone create con uguali diritti e dignità. Gli altri principi riguardano la libertà di culto, il diritto alla giustizia, la mutua responsabilità, il rapporto tra fede religiosa e società, l’impegno a combattere l’intolleranza attraverso il dialogo. Al summit hanno assistito, in qualità di osservatori, anche due rabbini: Rabbi David Saperstein, direttore del Religious Action Center of Reform Judaism di Washington e Rabbi Brian Walt, cofondatore del Taanit Tzedek, Jewish Fast for Gaza. Durante l’incontro è stata esaminata infine la complessa situazione in Terra Santa. Analizzando i conflitti non risolti in questa regione, è stato sottolineato che il clima di odio viene fomentato da gruppi estremisti che tentano di imporlo ai credenti delle diverse comunità. (A.L.)

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    Comece: cristianesimo ed islam insieme per la democrazia

    ◊   “Il ruolo degli attori religiosi nel rafforzare la società civile e la democratizzazione nei Paesi confinanti con l’Ue”. É il titolo del secondo momento dei seminari “Islam, Cristianesimo ed Europa”, che si è svolto ieri a Bruxelles, su iniziativa di Comece e Fondazione Adenauer, come riferisce il Sir. “Gli attori religiosi hanno avuto un ruolo chiave nei processi di democratizzazione di alcuni Paesi dell’Europa centrale” ha spiegato il prof. Klaus Ziemer, studioso delle trasformazioni sociopolitiche ed economiche nell’Europa orientale. Secondo il professore, “gli attori sociali possono generare un cambiamento di mentalità verso i Paesi vicini, precedendo le trasformazioni istituzionali e politiche”. Tuttavia, “le relazioni tra i nuovi membri Ue ed i propri vicini sud-orientali sono ancora molto condizionate dalla storia e dalle strumentalizzazioni politiche avvenute”, in cui le Chiese sono state coinvolte. Il dott. Thorsten Göbel, membro di “Pane per il mondo”, ha spiegato che “le Chiese hanno l’enorme vantaggio di potersi impegnare per la pace e la giustizia a tutti i livelli”. Amr Elshobaki, presidente dell’Arab Forum for Alternatives al Cairo, ha invece evidenziato la necessità che “i processi di democratizzazione nei Paesi islamici vengano avviati da riformatori laici, che non appartengano a movimenti politici di matrice religiosa e solo in un secondo momento cercano di integrare le forze connotate dal punto di vista religioso”. A conclusione dei lavori, Róza von Thun, parlamentare europea ed attivista di Solidarnosc durante il comunismo, si è detta critica riguardo al coinvolgimento diretto delle religioni ed in particolare delle Chiese in politica. (F.C.)

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    “24 ore di confessioni” per la Quaresima in 52 chiese dell’arcidiocesi di New York

    ◊   La cattedrale di Saint Patrick e 51 chiese dell’arcidiocesi di New York dalle 7 di questa mattina, 5 marzo, alle 7 di domani, sabato 6 marzo, tengono aperte lo loro porte con orario prolungato aderendo così all’iniziativa quaresimale “24 ore di confessioni”. L’iniziativa si è svolta per la prima volta nella Quaresima dello scorso anno, coinvolgendo 20 parrocchie di Manhattan, quest’anno il numero è più che raddoppiato. Le parrocchie che aderiscono - riferisce l'agenzia Fides - mettono a disposizione alcuni sacerdoti per ascoltare le confessioni per uno spazio di tempo più ampio rispetto a quello consueto, cercando così di venire incontro alle esigenze di quei fedeli che finora non hanno trovato il tempo per accostarsi a questo sacramento. Si calcola che nell’arco delle 24 ore, nelle diverse parrocchie, le ore di confessione saranno complessivamente 275. Mario Bruschi, responsabile del gruppo di giovani e adulti della cattedrale di Saint Patrick che promuove l’iniziativa, ha sottolineato che “i cattolici hanno bisogno di sapere che la confessione è interamente incentrata sulla misericordia e sull’amore di Dio, e che il sacerdote è lì per loro. In questo Anno Sacerdotale, i sacerdoti dell’arcidiocesi di New York stanno facendo un enorme sacrificio per ascoltare le confessioni, dare consigli e confortare le persone, ricordando loro che la confessione ci rinnova quando commettiamo il peccato. Stanno seguendo il grande esempio di San Giovanni M. Vianney e di San Padre Pio, nel riportare le persone a Cristo attraverso questo sacramento”. Diverse altre diocesi americane stanno proponendo iniziative analoghe, prolungando i tempi in cui i sacerdoti sono a disposizione per le confessioni dei fedeli, non solo in Quaresima, ma anche in altri periodi dell’anno liturgico. (R.P.)

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    Spagna: il 350.mo anniversario della morte dei fondatori della Famiglia vincenziana

    ◊   La Famiglia vincenziana ha promosso da oggi al 7 marzo, presso la Fondazione Paolo VI di Madrid, un congresso per commemorare il 350.mo anniversario della morte dei fondatori, San Vincenzo de Paoli (1581-1660) e Santa Luisa de Marillac (1591-1660). Tra i relatori - riferisce l'agenzia Fides - ci sono il Superiore generale della Congregazione della Missione di San Vincenzo de Paoli, padre Gregory Gay, e mons. Francisco Pérez, arcivescovo di Pamplona, vescovo di Tudela e direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Spagna. Il congresso si conclude domenica con una concelebrazione Eucaristica presieduta dal cardinale Antonio María Rouco, arcivescovo di Madrid. Il congresso è una delle tante attività organizzate per il 350° anniversario della morte dei fondatori, cui è dedicata una nuova sezione speciale del sito web della Famiglia vincenziana, che riporta la ricca agenda delle celebrazioni a livello internazionale, la pubblicazione internazionale “Carità-Missione”, l'invito per la Celebrazione a Parigi (14 marzo 2010) e a Roma, nella Basilica di S. Pietro (25 settembre 2010), una lettera del Superiore generale per l'occasione e molti altri dati sulla Famiglia vincenziana. L’obiettivo di San Vincenzo era quello di evangelizzare i poveri. E usò tutte le risorse necessarie per realizzare questo scopo. Per questo motivo, non esitò, a Chatillon, ad utilizzare distinte signore per organizzare la carità; non esitò a chiedere un aiuto finanziario a persone influenti della Corte per i suoi poveri; non si intimidì chiedendo al primo ministro Mazzarino di lasciare il suo incarico, considerata la miseria che affliggeva Parigi, ma questa richiesta gli costerà l'espulsione. “Vedere la sofferenza di qualcuno, e non partecipare con lui nella sua miseria, vuol dire essere un finto cristiano, significa non avere sensibilità umana, è diventare peggio delle bestie" diceva San Vincenzo. (R.P.)

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    Filippine: record di casi di Aids nel solo mese di gennaio

    ◊   Nel mese di gennaio nelle Filippine è stato registrato un numero record di casi di Hiv, con 143 persone contagiate. Si tratta della cifra più alta da quando la malattia venne diagnosticata per la prima volta nel Paese, nel 1984. Secondo fonti sanitarie locali riprese dall'agenzia Fides, dall’inizio del 2009, una media di circa 60 filippini al mese sono stati dichiarati sieropositivi. La cifra è aumentata notevolmente a 126 casi nel mese di dicembre. La preoccupazione cresce perché, se dovesse continuare così, nei prossimi tre anni le persone contagiate saranno 30 mila. Secondo le cifre del governo, dal 1984 nelle Filippine sono stati registrati 4.424 casi di Hiv, dei quali 832 trasformati in Aids e 314 deceduti. I vescovi cattolici del Paese sono in contrasto con il governo locale per una legge sulla salute riproduttiva a favore dell’educazione sessuale e di metodi anticoncezionali artificiali. Il presidente della Conferenza episcopale delle Filippine, mons. Nereo Odchimar, ha criticato la politica del governo sulla raccolta fondi per la distribuzione di preservativi, chiedendo di destinare quei fondi alla lotta di malattie come tubercolosi, cancro e influenza. (R.P.)

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    Onu: la riconciliazione in Sri Lanka ostacolata dalle violazioni dei diritti umani

    ◊   Il mancato rispetto dei diritti umani in Sri Lanka danneggia gravemente la possibilità di una rapida riconciliazione nel Paese dopo 25 anni di guerra civile. Ad affermarlo è Navanethem Pillay, Alto commissario per i diritti umani dell’Onu, durante una sessione dell’organismo internazionale con sede a Ginevra, dedicata alla situazione in Sri Lanka, Iran e in altri Paesi. Secondo Navanethem Pillay è importante che il governo di Colombo si impegni a realizzare “una valutazione completa delle gravi violazioni dei diritti umani commesse durante la guerra civile da tutte le parti in conflitto”. In questo processo diventa determinante il ruolo della comunità internazionale. L’Alto commissario per i diritti umani – riferisce la Misna - ha poi espresso ai rappresentanti diplomatici dell’Iran la propria preoccupazione per la repressione dei dissidenti. Ha anche definito “sentenze esagerate” la pena capitale per coloro che sono stati accusati di aver partecipato a manifestazioni non autorizzate. Tra gli altri temi all’ordine del giorno, le denunce di tortura e le detenzioni segrete nei centri di detenzione statunitensi di Guantanamo e Bagram. (A.L.)

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    Sri Lanka: riprende il tradizionale pellegrinaggio quaresimale

    ◊   Una Quaresima speciale quest’anno nel distretto di Mannar, nello Sri Lanka. Si tratta infatti del primo anno di pace dopo la fine della guerra civile. Per l’occasione, migliaia di fedeli cattolici, come riferisce l’agenzia AsiaNews, potranno ricominciare a fare il tradizionale pellegrinaggio da Mannar al Calvario, nel distretto di Vavuniya. È una marcia di 3 giorni, lunga 97 chilometri, cui la gente si prepara con digiuni e preghiere. Al termine del percorso, si svolge la Via Crucis e viene celebrata la Santa Messa. Altra iniziativa per il tempo quaresimale nella diocesi di Mannar è l’organizzazione di una serie di ritiri spirituali calibrati in base all’età o al lavoro e guidati da un gruppo di religiosi e di laici dell’India. (F.C.)

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    I vescovi sudafricani hanno lanciato un nuovo sito in vista dei mondiali di calcio

    ◊   www.churchontheball.com: è il nuovo sito lanciato dai vescovi sudafricani in occasione dei Mondiali di Calcio 2010 che si svolgeranno in Sudafrica dall’11 giugno all’11 luglio. Il sito, vivace e ricco di notizie e spunti anche divertenti (in una sezione i vescovi hanno sostituito i loro visi ai volti della squadra di calcio francese), offre informazioni sulle attività della Chiesa cattolica in Sudafrica. “Vogliamo cogliere l’occasione della Coppa del Mondo per evidenziare il ruolo importante che lo sport svolge nelle nostre culture africane”, afferma il cardinale Wilfrid Fox Napier, arcivescovo di Durban. Nel sito – riferisce il Sir - c’è anche una “cappella virtuale” in cui i tifosi possono lasciare intenzioni di preghiera per le squadre del cuore. Si possono accendere a pagamento delle candele virtuali, il cui ricavato sarà destinato a progetti di solidarietà promossi dalla Chiesa sudafricana. On line anche informazioni e riflessioni sulle iniziative cattoliche contro la tratta di esseri umani, l’Aids, i poveri, ecc. Ma anche notizie sulla Clericus cup, il campionato mondiale dei sacerdoti organizzato dal Centro sportivo italiano e citazioni dai discorsi di Benedetto XVI sullo sport e il calcio. (A.L.)

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    La Chiesa in Albania riflette sulla Caritas in veritate

    ◊   Presentare ed approfondire l’enciclica “Caritas in veritate”. È lo scopo del simposio che si terrà domani nell’Università “Madre del Buon Consiglio” di Tirana, in Albania. Come riporta l’agenzia Sir, l’incontro è promosso dalla Conferenza episcopale albanese (Cea) e dalla Caritas nazionale. Il portavoce della Cea don Gjergj Meta ha dichiarato che l’ultima enciclica di Benedetto XVI “rappresenta un punto di riferimento dottrinale importante, attraverso cui i cristiani possono guardare alle attuali sfide della globalizzazione e della crisi economica”. Al simposio parteciperanno esperti nella dottrina sociale della Chiesa e nelle scienze economiche, provenienti da realtà ecclesiali, della società civile e dell’Università di Tirana. Saranno presenti, inoltre, tutti i vescovi locali ed il nunzio apostolico in Albania, che porterà i saluti di Benedetto XVI. (F.C.)

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    A Macerata il convegno “Scienza Ragione Fede. Il genio di padre Matteo Ricci”

    ◊   Padre Matteo Ricci è stato un “genio dell’inculturazione del cristianesimo” perché pur risentendo “delle condizioni imposte dalla diffidenza del mondo cinese nei confronti degli stranieri” seppe accoglierle e volgerle “al servizio della missione”. Lo ha affermato il cardinale Camillo Ruini nella prolusione che ha aperto ieri pomeriggio a Macerata il convegno internazionale “Scienza Ragione Fede. Il genio di Padre Matteo Ricci”. Nel suo intervento – riferisce il Sir – il cardinale è partito dal concetto chiave di “cultura”, “una forma di espressione comunitaria, sviluppatasi storicamente, delle conoscenze e dei giudizi che caratterizzano la vita di una comunità”. Il porporato ha sottolineato che anche “la fede è essa stessa cultura e, inserendosi nelle diverse culture, produce in loro una frattura che è però fonte di rinnovamento”. In questo senso l’inculturazione della fede, “che è forse preferibile ricondurre all’incontro delle culture”, presuppone “l’universalità dello spirito umano e la sua apertura alla verità”. Matteo Ricci, che si è anche servito “delle sue conoscenze scientifiche e tecnologiche” offre uno spunto, secondo il cardinale Ruini, per riflettere sul mondo attuale, in cui “le scienze e le tecnologie sono diventate il più potente fattore globalizzazione e unificazione”. Il vescovo di Macerata – Tolentino – Recanati – Cingoli – Treia, mons. Claudio Giuliodori, è intervenuto al convegno sottolineando infine che il pensiero e la poliedrica azione missionaria di padre Matteo Ricci risultano quanto mai “attuali e moderni”. Il suo messaggio – ha concluso il presule – ci esorta a guardare avanti “mettendo a frutto il suo geniale modello di evangelizzazione e di confronto interculturale”. (A.L.)

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    Mons. Angelo Amato: per i preti la rinuncia al matrimonio significa imitare Cristo

    ◊   “La castità sembra una lingua incomprensibile ai più e anche ai cristiani”. Lo ha affermato l’arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi intervenendo ieri ad un convegno sul tema organizzato dall’Università della Santa Croce a Roma. Il presule ha aggiunto che il celibato rimane indiscutibile perché “a ragione si può parlare di celibato di Gesù”. La rinuncia al matrimonio – ha aggiunto – ha un valore teologico che rimanda all’imitazione di Cristo. Mons. Angelo Amato – rende noto Avvenire – ha infine ribadito che la rinuncia dei sacerdoti alla vita sessuale e al matrimonio diventa “totale dedizione alla causa di Dio e alla causa dell’uomo nella più completa disponibilità di tutte le sue forze umane”. (A.L.)

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    Archivio Segreto Vaticano: i documenti sul Pontificato di Pio XII accessibili entro 5 anni

    ◊   “I documenti sul Pontificato di Pio XII saranno accessibili entro cinque anni a tutti i ricercatori”. Lo ha affermato mons. Sergio Pagano, direttore dell’Archivio Segreto Vaticano, inaugurando lunedì scorso in Spagna le XIII Giornate di Storia della Chiesa. Le Giornate – rende noto l’agenzia Zenit - sono state organizzate dall’Istituto Superiore di Teologia delle Isole Canarie. Nel suo intervento, intitolato “L’Archivio Segreto Vaticano: un tesoro per la storia”, mons. Pagano ha presentato una rapida panoramica in cui si descrive la sua evoluzione dall’inizio ai giorni nostri. L’Archivio è stato fondato da Paolo V nel XVII secolo e aperto da Leone XIII agli studiosi di tutto il mondo nel 1881. E’ una delle istituzioni più prestigiose della Chiesa cattolica in ambito culturale. Alcuni documenti sono andati perduti per le vicissitudini storiche. Con il tempo è stato ampliato grazie all’attività della Santa Sede nel mondo e all’incorporazione di archivi privati o della Curia. A Paolo VI si deve l'ultimo ampliamento logistico, la costruzione attuale sotto il Cortile della Pigna del nuovo archivio sotterraneo formato da due piani, con 31.000 metri cubi di capacità e 43.000 metri di scaffali. Ogni giorno l’Archivio è frequentato da circa settanta ricercatori. Provengono da tutto il mondo, ma soprattutto dall'Europa. Lo sforzo attuale è di presentare tutti gli inventari su supporti informatici. Tutti i registri papali del XII secolo sono in Dvd, e l’Archivio della Segreteria di Stato è in gran parte microfilmato. In questi ultimi anni è aumentato il numero di ricercatori che aprono alcuni documenti sul Pontificato di Pio XI. Per quanto riguarda l’apertura di tutta la documentazione relativa al Pontificato di Papa Pacelli, mons. Pagano ritiene che sia possibile entro cinque anni ma la decisione finale spetta al Papa. La mancata apertura è dovuta a ragioni scientifiche: si deve prima numerare, protocollare, conservare, registrare il materiale. Tutti i ricercatori potranno consultare il contenuto della documentazione senza alcuna censura. “Quando si aprirà il materiale relativo al Pontificato di Pio XII – ha concluso il direttore dell'Archivio Segreto Vaticano - ci saranno precisazioni, contestualizzazioni”. “Ma non ci si aspetta niente di misterioso o che rappresenti una sorpresa. Si constaterà il gran bene che ha fatto Pio XII in relazione agli ebrei”. (A.L.)

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    100 anni fa nasceva Ennio Flaiano, scrittore, sceneggiatore e autore teatrale

    ◊   Esattamente 100 anni fa, il 5 marzo del 1910, nasceva a Pescara Ennio Flaiano. Per ricordare lo scrittore, sceneggiatore e autore teatrale, nel pomeriggio sarà inaugurata al Mediamuseum di Pescara una mostra promossa dall'Associazione Culturale Ennio Flaiano. Sono previste iniziative anche a Roma, dove lo scrittore morì nel 1972. Il Comune capitolino lo ricorda con una manifestazione nella Sala Pietro da Cortona dei Musei Capitolini, dove, a partire dalle 17 di oggi pomeriggio, si alterneranno testimoni, intellettuali, critici e artisti italiani. Verrà anche proiettato un video di immagini inedite di Flaiano a cura di Rai Storia. Ennio Flaiano – scrive l’Osservatore Romano - “ha saputo inquadrare le contraddizioni, le frustrazioni, le meschinità, gli onnipresenti provincialismi, ma anche gli insospettabili slanci di una fantasia sopita eppure non del tutto doma dell’Italia che va dalla ricostruzione postbellica al boom economico”. “L'umanità che avevamo appena visto ferita e attonita ma anche piena di aneliti di riscatto nei film neorealisti, attraverso la sua penna confluisce, nel giro di pochi anni, in una commedia umana fatta di figure archetipiche e gradualmente sempre più tendenti all'astratto, propedeutica quindi, in particolare, a ciò che diventerà il teatrino, o meglio il circo tutto interiorizzato del cinema felliniano”. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Tensione Stati Uniti-Turchia dopo la risoluzione del Congresso Usa sul "genocidio" armeno

    ◊   Tensione tra Stati Uniti e Turchia, nonostante la risoluzione non vincolante approvata ieri dalla Commissione Esteri della Camera di Washington, che per la prima volta definisce “genocidio” il massacro di un milione e mezzo di armeni, avvenuto nel 1915 ad opera dei turchi. Ankara, pur facendo appello al Congresso a non approvare la risoluzione, ha raccolto l’invito della Casa Bianca di portare avanti il dialogo con Ierevan, ma “senza accettare – ha precisato – pressioni da alcuna parte”. L’Armenia da parte sua ha plaudito al gesto della Commissione. Da New York, Elena Molinari:

    “L’uccisione di un milione e mezzo di armeni durante la I Guerra Mondiale fu un genocidio”: lo ha stabilito la Commissione esteri della Camera statunitense, nonostante la ferma opposizione della Turchia e persino quella dell’amministrazione Obama. La Risoluzione è passata per un soffio, con 23 voti a favore e 22 contrari, e non è detto che passi al voto dell’intera Camera. Ma ha già suscitato le ire della Turchia, che ha richiamato immediatamente l’ambasciatore americano. Ankara aveva infatti ammonito che l’approvazione della Risoluzione avrebbe guastato le relazioni con gli Usa, tanto che il segretario di Stato, Hillary Clinton, aveva lanciato un appello al Congresso ad accantonare il documento nel timore che potesse nuocere anche alla riconciliazione tra Armenia e Turchia. La Risoluzione non è vincolante, ma chiede al presidente Obama di garantire che la politica estera statunitense rifletta d’ora in poi sul fatto che quello compiuto dai turchi ottomani fu un genocidio. Gli Stati Uniti hanno sempre condannato il massacro, ma non lo hanno mai definito formalmente un genocidio, proprio per non irritare la Turchia, un alleato indispensabile della Nato in Medio Oriente.

     
    Iran-Italia
    Dissapori tra Italia e Iran dopo gli arresti di due cittadini iraniani, nell’ambito di un’inchiesta su un presunto traffico di armi, condotta dalla Guardia di finanza di Milano, che ha portato in carcere anche cinque italiani. Teheran ha chiesto l’immediato rilascio dei due fermati: Hamid Masoumi-Nejad, 51 anni, giornalista della televisione iraniana accreditato presso la Sala stampa estera a Roma, e Ali Damirchilu, di 55 anni. L’ambasciatore italiano in Iran, Alberto Bradanini, è stato convocato al Ministero degli esteri di Teheran per dare chiarimenti sulla vicenda che viene considerata “una manovra politica” ordita da Stati Uniti e Israele. Roma ha respinto con fermezza l’insinuazione.

    Usa- riforma sanità
    Stretta finale sulla riforma della sanità americana. Il presidente degli Stati Uniti, Barck Obama, ha espresso l’auspicio che il Congresso dia il via libera definitivo prima del 18 marzo. Lo hanno annunciato fonti della Casa Bianca, ricordando che proprio in quella data, Obama partirà per un viaggio in Indonesia, Guam e Australia.

    Pakistan-violenza
    Nuova escalation di violenza in Pakistan. Almeno 12 persone sono rimaste uccise e altre 30 ferite in un attentato suicida a Tul, nel nordovest del Paese. Un kamikaze si è fatto esplodere al passaggio di alcuni veicoli scortati dalle forze di sicurezza. Intanto, sono ore drammatiche per la famiglia del bambino di cinque anni rapito ieri nel Punjab packistano. Il piccolo, figlio di cittadini pakistani residenti in Gran Bretagna, è stato prelevato da uomini armati che hanno chiesto un riscatto di 10 mila dollari.

    Medio Oriente
    Disordini si sono verificati tra la polizia israeliana e manifestanti palestinesi nella Spianata delle Moschee di Gerusalemme, al termine della preghiera del venerdì. Gli agenti hanno fatto irruzione nel complesso della moschea di al-Aqsa, dopo una fitta sassaiola, sarebbero 5 i feriti. Altri scontri si sono registrati nel settore arabo della città vecchia. Già una settimana fa, c’erano stati alcuni disordini; a provocare la tensione c’è la decisione del governo israeliano di includere due luoghi santi che si trovano in Cisgiordania nel patrimonio ebraico da tutelare. Intanto a Cordoba, oggi e domani, si discuterà del rilancio dei colloqui di pace in Medio Oriente nel corso di una riunione informale dei ministri degli Esteri dell'Unione Europea.

    Cina
    L’economia cinese continua a marciare a gonfie vele con un obiettivo di crescita del prodotto interno lordo dell’8% nel 2010. Di questo ed altro ha parlato il premier, Wen Jiabao, nel corso all’Assemblea nazionale del popolo, il parlamento cinese che, alla presenza di tremila delegati, ha aperto oggi a Pechino i battenti. Il capo del governo, tuttavia, adotta toni prudenti, respingendo ipotesi di rivalutazione dello yuan, la moneta cinese, lanciata dalle economie occidentali. Su questi temi, Giancarlo La Vella ha intervistato Fernando Mezzetti, esperto di Cina:

    R. – Gran parte dello sviluppo cinese è basato sul commercio estero, soprattutto sulle esportazioni, che quest’anno sono fortemente diminuite. I cinesi allora hanno provveduto, cercando di sviluppare i consumi interni, sia al livello individuale che nelle spese pubbliche. Tenere in piedi, comunque, le esportazioni, tenere costante il valore dello yuan rispetto al dollaro – cioè basso, favorendo, quindi, gli acquisti dall’estero – è fondamentale per la Repubblica popolare.

    D. – A questa situazione economica florida corrisponde un miglioramento della situazione socioeconomica della popolazione cinese?

     
    R. – Con le riforme, ci fu un lungo periodo in cui per tutti c’è stato benessere. Da tempo, invece, ci sono vincitori e vinti: si è allargato il gap tra le campagne e la città, tra le regioni costiere e le regioni interne. Lo sviluppo economico senza freni porta a malcontenti, ci sono le delusioni nelle aspettative crescenti nelle campagne e soprattutto, con l’industrializzazione in atto, gran parte dei terreni viene usata per l’industria e quindi requisita ai contadini con rimborsi generalmente irrisori. Questo nelle campagne provoca molta tensione. La ristrutturazione economica che si è avuta ha fatto poi sì che tanti emigrati che dalle campagne si erano trasferiti nelle città per i lavori più umili, soprattutto nell’edilizia, sono tornati nelle campagne e sono ora disoccupati. Quindi, c’è molta insoddisfazione che sfocia talora in ribellioni locali, che comunque mettono in pericolo la stabilità globale, che è l’obiettivo principale della dirigenza cinese, oggi.

    Mar Baltico-imbarcazioni
    Ritorno alla normalità nel Mar Baltico dove ieri, a causa del ghiaccio, almeno 50 imbarcazioni erano rimaste bloccate. Tutti i natanti sono stati liberati, anche i traghetti con migliaia di passeggeri a bordo. (Panoramica internazionale a cura di Benedetta Capelli)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 64

     
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