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Sommario del 03/03/2010
Benedetto XVI su San Bonaventura: la Chiesa segua il suo ideale di vita casta, povera e obbediente. Appello in favore degli zingari
◊ La Chiesa adotti uno stile di vita casto, povero e obbediente: è quanto affermato da Benedetto XVI nell’udienza generale in Aula Paolo VI, davanti ad ottomila fedeli. Il Papa ha dedicato la sua catechesi a San Bonaventura di Bagnoregio, dottore della Chiesa, che seppe armonizzare la spiritualità francescana con la riflessione teologica. Al momento dei saluti, il Papa ha ricordato la figura di Chopin, di cui ricorre il bicentenario della nascita, ed ha esortato le Chiese locali ad impegnarsi con sempre più efficacia in favore degli Zingari. Il servizio di Alessandro Gisotti:
“Uomo buono, affabile, pio e misericordioso, colmo di virtù, amato da Dio e dagli uomini”: Benedetto XVI prende a prestito le parole di un antico elogio pontificio per offrire un ritratto di San Bonaventura da Bagnoregio. Un “uomo di azione e contemplazione”, ha sottolineato il Papa, che contribuì alla composizione di un’“armonia tra fede e cultura”. Quindi, ha ricordato il suo recente pellegrinaggio a Bagnoregio ed ha confidato ai fedeli il suo amore per San Bonaventura, fin dagli anni giovanili:
“Vi confido che, nel proporvi questo argomento, avverto una certa nostalgia, perché ripenso alle ricerche che, da giovane studioso, ho condotto proprio su questo autore, a me particolarmente caro. La sua conoscenza ha inciso non poco nella mia formazione”.
Benedetto XVI ha quindi ripercorso la straordinaria parabola umana di San Bonaventura, al secolo Giovanni da Fidanza. Un episodio accaduto quando era ragazzo, ha rammentato il Papa, lo segnò profondamente. In fin di vita per una grave malattia, viene salvato grazie a San Francesco d’Assisi a cui la madre aveva chiesto un’intercessione. Giovanni si interroga dunque sulla sua vita e “affascinato dalla testimonianza di fervore e radicalità evangelica dei Frati Minori”, viene accolto nella grande famiglia dei discepoli di Francesco. Il Papa ha quindi richiamato le parole dello stesso San Bonaventura sulle ragioni della sua scelta:
“Scriveva così in una lettera indirizzata ad un altro frate: “Confesso davanti a Dio che la ragione che mi ha fatto amare di più la vita del beato Francesco è che essa assomiglia agli inizi e alla crescita della Chiesa. La Chiesa cominciò con semplici pescatori, e si arricchì in seguito di dottori molto illustri e sapienti; la religione del beato Francesco non è stata stabilita dalla prudenza degli uomini, ma da Cristo”.
Nel 1243, Giovanni veste il saio francescano e assume il nome di Bonaventura. Inizia così, a Parigi, anche i suoi studi di teologia. Matura negli anni una “propria riflessione personale e una sensibilità spirituale di grande valore” e, così, ha detto il Papa, “diventa uno dei teologi più importanti della storia della Chiesa”. Sottolinea in particolare il titolo della tesi che egli difese “per essere abilitato all’insegnamento della teologia”: “Questioni sulla conoscenza di Cristo”:
“Questo argomento mostra il ruolo centrale che Cristo ebbe sempre nella vita e nell’insegnamento di Bonaventura. Possiamo dire senz’altro che tutto il suo pensiero fu profondamente cristocentrico”.
Negli anni in cui San Bonaventura era a Parigi, ha rammentato il Papa, si contestava ai francescani e ai domenicani di insegnare nell’università, mettendo “in dubbio persino l’autenticità della loro vita consacrata”. In realtà, è stata la sua riflessione, i cambiamenti introdotti dagli Ordini Mendicanti “nel modo di intendere la vita religiosa” erano “talmente innovativi che non tutti riuscivano a comprenderli”. Si aggiungevano poi come a volte accade, “anche tra persone sinceramente religiose, motivi di debolezza umana come l’invidia e la gelosia”. Bonaventura si occupa della questione nell’opera “La perfezione evangelica” in cui dimostra che gli Ordini Mendicanti, “praticando i voti di povertà, di castità e di obbedienza, seguivano i consigli del Vangelo stesso”. Un insegnamento sempre attuale:
“La Chiesa è resa più luminosa e bella dalla fedeltà alla vocazione di quei suoi figli e di quelle sue figlie che non solo mettono in pratica i precetti evangelici ma, per la grazia di Dio, sono chiamati ad osservarne i consigli e testimoniano così, con il loro stile di vita povero, casto e obbediente, che il Vangelo è sorgente di gioia e di perfezione”.
San Bonaventura sarà anche Ministro generale dell’Ordine dei Frati Minori per 17 anni. Un incarico, ha affermato il Papa, svolto con “saggezza e dedizione”, intervenendo “talvolta con una certa severità per eliminare gli abusi”. Per evitare il pericolo di una frattura interna, fu dunque ratificato un testo di Bonaventura in cui “si unificavano le norme che regolavano la vita quotidiana dei Frati Minori”:
“Bonaventura intuiva, tuttavia, che le disposizioni legislative, per quanto ispirate a saggezza e moderazione, non erano sufficienti ad assicurare la comunione dello spirito e dei cuori. Bisognava condividere gli stessi ideali e le stesse motivazioni”.
Per questo motivo, Bonaventura volle presentare “l’autentico carisma di Francesco, la sua vita ed il suo insegnamento”. Ascoltò con attenzione i ricordi di coloro che avevano conosciuto direttamente Francesco e ne nacque una biografia del Santo di Assisi. Qual è dunque l’immagine di San Francesco che “emerge dal cuore e dalla penna del suo figlio devoto e successore, san Bonaventura?”:
“Francesco è un alter Christus, un uomo che ha cercato appassionatamente Cristo. Nell’amore che spinge all’imitazione, egli si è conformato interamente a Lui. Bonaventura additava questo ideale vivo a tutti i seguaci di Francesco. Questo ideale, valido per ogni cristiano, ieri, oggi, sempre, è stato indicato come programma anche per la Chiesa del Terzo Millennio dal mio Venerabile Predecessore Giovanni Paolo II”.
Un programma che si incentra in Cristo stesso “da conoscere, amare, imitare, per vivere in lui la vita trinitaria, e trasformare con lui la storia fino al suo compimento nella Gerusalemme celeste”. Al momento dei saluti, parlando ai pellegrini venuti dalla Polonia, il Papa ha ricordato il famosissimo compositore polacco Chopin, di cui ricorre in questi giorni il bicentenario della sua nascita. La sua musica, “che ha portato grande contributo alla cultura dell’Europa e del mondo”, è stato il suo auspicio, “avvicini a Dio coloro che l’ascoltano e aiuti a scoprire la profondità dello spirito dell’uomo”. Quindi, parlando ai pellegrini italiani, ha rivolto un saluto speciale ai partecipanti all’Incontro in Vaticano della Pastorale degli Zingari. Dal Pontefice, l’auspicio che “le Chiese locali sappiano operare insieme per un impegno sempre più efficace in favore degli Zingari”.
Il Papa in novembre a Santiago de Compostela e Barcellona: la gioia dei due arcivescovi
◊ Benedetto XVI si recherà in Spagna il prossimo novembre: il 6 sarà a Santiago de Compostela, in occasione dell'Anno Santo Compostelano, e domenica 7 novembre sarà a Barcellona per consacrare l'altare della grande chiesa della ''Sagrada Familia'', opera dell'architetto cattolico e Servo di Dio Antonio Gaudì. L’annuncio, stamani, durante due conferenze stampa tenute dai rispettivi arcivescovi nelle città che saranno visitate dal Papa. Sarà il quinto viaggio internazionale di Benedetto XVI in questo 2010: il Pontefice si recherà in aprile a Malta, a maggio in Portogallo, in giugno a Cipro e a settembre in Gran Bretagna. Rafael Alvarez Taberner ha sentito l’arcivescovo di Santiago de Compostela, Julián Barrio Barrio:
“Vorrei ringraziare di cuore il Santo Padre per aver voluto venire a Santiago come un pellegrino della fede, dando una testimonianza di Cristo risorto. Per noi è veramente una grande gioia poter accogliere qui il Santo Padre. Questo senz’altro ci aiuterà a tutti ad animare la nostra speranza cristiana in un momento in cui veramente abbiamo bisogno di questo impulso spirituale. Il momento che stiamo vivendo non è facile. Comunque, penso che l’Anno Santo Compostelano, soprattutto con questa visita del Santo Padre, ci aiuterà. Dobbiamo rivitalizzare la nostra fede per rivitalizzare la convivenza sociale e tutto quello che riguarda le preoccupazioni che stiamo vivendo. Questa rivitalizzazione verrà dalla luce della fede e ci aiuterà a trovare le soluzioni adatte - che tutti noi desideriamo - conformi a questi principi e fondamenti della nostra fede”.
Ascoltiamo ora l’arcivescovo di Barcellona, il cardinale Luis Martínez Sistach. Rafael Alvarez Taberner gli ha chiesto come abbia accolto il sì del Papa a visitare la città catalana:
“Con una soddisfazione enorme: nel nostro cuore sorge spontaneamente un ringraziamento al Santo Padre per aver accettato l’invito a consacrare questo tempio importantissimo della Sacra Famiglia. Certamente è un tempio – direi – con un significato artistico, biblico, teologico, spirituale e catechetico, unico nel mondo. Ringraziamo per questa visita che consideriamo come un dono di Dio. Ci dobbiamo preparare spiritualmente con la preghiera, con la conversione e anche con la solidarietà verso i poveri. Dobbiamo crescere nella solidarietà in questo momento di crisi economica e lo stiamo facendo. Quasi tutte le parrocchie e tutte le istituzioni, le scuole cattoliche, le comunità religiose, le associazioni e i movimenti della Chiesa sono generosi: condividono quello che hanno. Credo che dobbiamo ringraziare Dio per questa generosità anche della società civile che è sensibile a queste necessità”. (Montaggi a cura di Maria Brigini)
Strasburgo ammette il ricorso sul Crocifisso nelle scuole: la riflessione di mons. Giordano
◊ Vasta eco ha suscitato ieri la decisione della Corte europea dei diritti dell'uomo di Strasburgo di accogliere il ricorso presentato dall'Italia contro la sentenza che il 3 novembre scorso aveva "bocciato" la presenza del Crocifisso nelle aule scolastiche. Il caso sarà esaminato dalla Grande Camera nei prossimi mesi. Ascoltiamo in proposito il commento di mons. Aldo Giordano, osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d’Europa. L’intervista è di Sergio Centofanti:
R. – E’ certamente una buona notizia, perché risponde alle attese di milioni di cittadini dell’Europa ed anche di altri continenti, come ha dimostrato il grande ed ampio dibattito suscitato dalla sentenza. E’, quindi, chiaro che la Corte ha trovato fondato il ricorso dell’Italia e ha trovato che ci sono elementi seri di interpretazione delle disposizioni della Convenzione dei diritti dell’Europa. Adesso abbiamo la speranza che la nuova sentenza, che verrà emessa dalla Grande Chambre - la Grande Camera – sia una sentenza illuminata e sia molto attenta al principio di sussidiarietà e alla concessione di un margine di apprezzamento per gli Stati membri e in questo caso dell’Italia su un tema talmente delicato, talmente legato alla storia, alla cultura, alla tradizione, all’identità italiana. Mi sembra anche importante che emerga una sentenza veramente rispettosa di questa tradizione. Questo susciterebbe in molti Paesi una nuova attenzione, un nuovo rispetto sia per la Corte, sia per il Consiglio d’Europa, sia per le altre istituzioni europee. Altrimenti si potrebbe diffondere un po’ il sospetto che l’Europa, in qualche maniera, voglia invadere il campo delle singole nazioni, delle tradizioni, senza rispetto. Forse la cosa che io trovo più preziosa e che rappresenta la speranza più grande è che questo dibattito, che in questi mesi è nato attorno alla sentenza, porta a riscoprire in profondità il contenuto del simbolo della Croce, del simbolo del Crocifisso, perché l’umanità in questo momento storico mi sembra abbia un’urgenza enorme di avere e di riscoprire questo simbolo. Un simbolo che è unico nel modo in cui parla della riconciliazione tra i popoli, in cui parla del rispetto dell’altro; un simbolo che dice che la legge dell’amore è veramente la legge che deve regolare il rapporto tra le persone ed è un amore che giunge fino al dono della vita. Durante i miei molti viaggi in Europa e nel mondo ho visto quante lacrime e quanto dolore c’è e credo che questo simbolo sia anche unico nell’offrire una speranza per tutte le persone che sono ferite nella vita e che subiscono la forza e il potere del male. Ho proprio la speranza che si riscopra questo simbolo e questo segno per aprire una strada per l’umanità.
D. – La signora di origine finlandese, all’origine del ricorso contro la presenza del Crocifisso nelle scuole, ha detto di sentirsi discriminata e vuole lasciare l’Italia. Lei cosa direbbe a questa signora?
R. – Io le augurerei di poter scoprire un po’ il vero contenuto di questo simbolo. Questo simbolo è l’origine della non discriminazione, è l’origine della libertà stessa. Una persona – che per i credenti è il Figlio di Dio – che dona la vita per l’altro, come può essere fonte di discriminazione? Questo Dio, che dona la vita, dona la vita per lei e per tutti, fonda il pluralismo educativo, fonda il pluralismo religioso, fonda la sana laicità. Non è l’ostacolo, ne è veramente il fondamento. Io spero che anche questa donna abbia la luce per comprendere questo e allora sentirà il contrario del sentirsi discriminata.
D. – Ma come può accadere che il Crocifisso faccia paura?
R. – Io credo che fondamentalmente sia per la non conoscenza o l’ignoranza del contenuto del Crocifisso. Siamo in un momento in cui occorre ri-testimoniare, ridire il cristianesimo. Purtroppo è un po’ assente in Europa un vero dibattito ed una vera riflessione sui contenuti del cristianesimo. I riferimenti possono essere alle volte solo alle istituzioni, possono esser fermi a qualche momento della storia o a qualche evento della storia, in cui dobbiamo anche riconoscere che il Crocifisso, forse, è stato non giustamente interpretato, anche dagli stessi cristiani. Se si andassero veramente a riscoprire le tante pagine della storia che i cristiani hanno scritto in nome del Crocifisso e quanto bene è stato diffuso ed è diffuso oggi nell’umanità attraverso il Crocifisso e se si andasse veramente all’origine del senso del Crocifisso, credo che questi pregiudizi crollerebbero!
D. – Quale il ruolo dei cristiani in Europa?
R. – In Europa abbiamo talmente tante domande, abbiamo tante attese, abbiamo tanti problemi che dobbiamo creare uno spazio, dove tutti coloro che hanno dell’acqua viva da dare, che hanno una luce da dare, possano averne la possibilità. Noi come cristiani sentiamo la responsabilità di avere una presenza nello spazio pubblico, perché sentiamo di aver ricevuto un dono e dobbiamo poter dare, perché di questo c’è bisogno, c’è attesa di questo. Mi accorgo di quanto in Europa ci sia attesa di senso, ci sia attesa di amore, ci sia attesa di verità, ci sia in fondo attesa di Dio!
Mons. Nosiglia: educare le comunità cristiane ad accogliere gli zingari
◊ Come ricordato dal Papa all’udienza generale, è in corso in Vaticano l’Incontro dei direttori nazionali della Pastorale degli Zingari in Europa. All’assise ecclesiale, che si concluderà domani, è intervenuto ieri l’arcivescovo di Vicenza, Cesare Nosiglia, che si è soffermato sulla pastorale degli Zingari nel contesto del territorio e della diocesi. Al microfono di Marion Fontenille, mons. Nosiglia indica le priorità per favorire un’integrazione che rispetti l’identità delle comunità zingare:
R. – Anzitutto, si devono educare le comunità cristiane - a cominciare dalle parrocchie, dai sacerdoti, dai consigli pastorali - ad accogliere la presenza degli zingari, conoscendoli, andandoli a trovare, cercando di verificare quali sono le loro esigenze, i loro problemi, aiutandoli in particolare per la scolarizzazione dei ragazzi, aiutando in situazioni di donne in difficoltà per la maternità … cioè, cose molto concrete. Bisogna che questo sia per la Chiesa un impegno di base, qualcosa che entri nella pastorale ordinaria. Qualsiasi povero viene accettato ma purtroppo, spesso, solo a parlare di zingari ci si mette subito in allarme perché - si dice - "rubano, perché sono violenti, perché non lavorano" … Tanti stereotipi che non hanno ragione di essere. Quindi, il compito della Chiesa è educare.
D. – Oltre ad educare la comunità cristiana per migliorare l’accoglienza c’è qualche altro aspetto che dovrebbe avere la priorità?
R. - Un altro aspetto importante è quello di stimolare, sollecitare un dialogo con le istituzioni civili, perché diano la possibilità di avere delle piazzole dove gli zingari possano collocarsi, eventualmente percorsi di inclusione sociale; i temi fondamentali sono la scuola, il lavoro e anche la casa: ma questa è una cosa sempre molto difficile. Purtroppo, capita che i comuni si rimbalzino l’uno con l’altro i problemi e quindi cercano sempre di favorire una permanenza la più breve possibile, scaricandoli nei comuni vicini, magari, perché non hanno un progetto su cui puntare. La Chiesa deve cercare soprattutto di istituire una specie di tavolo di lavoro, attorno a cui diversi comuni possano ritrovarsi per favorire sinergie e collaborazioni per affrontare insieme questi problemi.
D. – Anche la comunità zingara dovrebbe fare qualcosa per rendere più facile il dialogo?
R. - Da parte degli zingari dovrebbe esserci un’accoglienza minima di quelle che sono le regole del Paese in cui si trovano perché indubbiamente ci sono regole democratiche, regole di civile convivenza che si esige che siano accolte, e quindi ci vuole anche un cammino da parte loro. Parlando con loro ci si rende conto che sono anche disponibili a compiere dei percorsi di inclusione sociale, per quanto riguarda il lavoro, per quanto riguarda lo studio dei ragazzi … Però, hanno la loro natura, la loro mentalità, insomma, per cui ci vuole tempo per adeguarsi ad un certo stile, ad un certo modo di vivere proprio delle nostre società. Bisogna fare un cammino insieme: ognuno deve fare la sua parte. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Accordo tra Centro Televisivo Vaticano e Sony per una regia mobile in Alta Definizione
◊ Il Centro Televisivo Vaticano (Ctv) ha scelto di affidarsi a “Sony Professional” per la fornitura di una nuova regia mobile completamente attrezzata per le riprese televisive in Alta Definizione. In un comunicato della Sony, si rende noto che la consegna della nuova unità mobile è prevista per ottobre prossimo. “Il passaggio all’Alta Definizione – ha detto padre Federico Lombardi, direttore generale del Ctv – rappresenta, per noi, uno sviluppo necessario del nostro servizio di diffusione dell’immagine del Papa e degli eventi vaticani, così da mantenere il Ctv all’avanguardia e punto di riferimento del settore del broadcasting internazionale”. Per questa fase cruciale di aggiornamento, sottolinea padre Lombardi, “abbiamo cercato un partner che potesse vantare non solo approfondite conoscenze tecniche, ma soprattutto un livello di competenza e una capacità di gestione del progetto di grande affidabilità. Per questo abbiamo scelto Sony, con cui il Ctv collabora da oltre vent’anni”. Dal canto suo, il capo di Media Business di Sony Italia, Benito Manlio Mari, ha messo l’accento sull’impegno “a lavorare in stretta collaborazione” fin dalle “fasi iniziali del progetto”.
L’impegnativo investimento è stato realizzato con risorse proprie del Ctv e con il contributo di fondazione, tra cui la Fondazione “Cavalieri di Colombo”, che a suo tempo aveva già donato la regia mobile attualmente in funzione. Istituito nel 1983, il Centro Televisivo Vaticano documenta - con immagini televisive – il ministero pastorale del Pontefice e le attività della Sede Apostolica. Ogni anno, il Ctv riprende in modo integrale circa 200 eventi in Vaticano, ai quali si aggiungono le riprese in occasione delle uscite del Santo Padre in Italia e nel mondo.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Religiosi fedeli rendono più luminosa la Chiesa: all'udienza generale il Papa parla di San Bonaventura da Bagnoregio.
Il lungo viaggio dell'Irlanda del Nord: in prima pagina, su un nuovo capitolo nel processo di pace un fondo di Paul Goggins, sottosegretario del governo britannico per l'Irlanda del Nord.
Accettato il ricorso italiano sull'esposizione del Crocifisso: in rilievo, nell'informazione internazionale, la decisione della Corte di Strasburgo.
E dall’infinito una voce risveglia l’uomo: in cultura, Leonardo Lugaresi sul canto del Logos in Clemente Alessandrino.
Un articolo di Francesco M. Petrone “Il nemico delle bestie pre-apocalittiche”: quando Joseph Roth scriveva di Pio XII.
Dal volume del vescovo Vincenzo Paglia e Franco Scaglia “In cerca dell'anima. Dialogo su un'Italia che ha smarrito se stessa” uno brano del capitolo “Chi vince, in qualunque modo abbia vinto, non prova mai vergogna”.
Silvia Guidi sull’apostolato di Matteo Ricci nel Grande Regno del Dragone.
Serve una Chiesa più coraggiosa: Marco Bellizi intervista il cardinale vicario Agostino Vallini.
Ecatombe silenziosa in Europa: quasi 3 milioni di aborti l'anno
◊ Con 2.863.649 aborti praticati e censiti nel 2008 in Europa l’aborto è la principale causa di morte nel continente sempre più vecchio. E’ quanto emerge dal rapporto “L’aborto in Europa e in Spagna” presentato ieri a Bruxelles dall’Istituto spagnolo di politica familiare. Nello studio si sottolinea anche che nei 27 Paesi dell’Ue il calo demografico in atto sarebbe azzerato se si lasciassero nascere tutti i bambini concepiti. Attualmente, soltanto in due Paesi dell’Unione, Irlanda e Malta, l’aborto è illegale. In 14 è ammesso in determinate circostanze e in 11 è libero. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Ogni anno nei 27 Paesi dell’Unione Europea si praticano oltre un milione e duecento mila aborti. E’ come se fossero cancellate, nell’arco di tre anni, le popolazioni di Milano, Praga e di Monaco di Baviera. Negli ultimi 15 anni, Regno Unito, Francia, Romania e Italia sono i primi 4 Paesi europei per numero di aborti. L’incremento maggiore si registra in Spagna, con un aumento del 115% in 10 anni. Nei 27 Paesi dell’Unione una gravidanza su 5 finisce in aborto e un’interruzione su 7 riguarda ragazze con meno di 20 anni. L’aborto è la principale causa di mortalità in Europa e precede il cancro, l’infarto, e gli incidenti stradali. E’ anche una delle principali cause di invecchiamento della popolazione. Una tendenza che tradotta in numeri porta gli over 65 a superare di 6,5 milioni gli under 14. Considerando anche i Paesi europei al di fuori dell’Ue, gli aborti praticati e censiti ogni anno sono circa 2 milioni e 863 mila, un numero superiore alla popolazione di Roma. E’ la crisi di valori ad essere responsabile di questa ecatombe in Europa come sottolinea l’onorevole Carlo Casini, presidente del Movimento per la Vita:
R. – Confrontiamo i dati di due Paesi – quelli della Spagna e della Polonia – che hanno all’incirca una popolazione di 40 milioni e leggi che consentono l’aborto in caso di pericolo per la salute e la vita della madre, violenza sessuale e malformazione del figlio. In Spagna, le interruzioni di gravidanza sono andate progressivamente aumentando di anno in anno superando attualmente le 100mila unità; in Polonia, con il regime comunista erano moltissime. Dopo il crollo del Muro di Berlino sono diminuite e non arrivano mai al migliaio. Come mai c’è questa differenza? Evidentemente c’è un senso della vita maggiore in Polonia che non in Spagna. C’è un degrado culturale che incide anche sull’applicazione di leggi simili. In Francia ed in Inghilterra il numero di aborti continua a crescere, mentre fortunatamente in Italia un pochino sembra calare. Ma come spiegare questo fenomeno? In Italia si riesce, nonostante tutto, a far sentire la voce del Papa, la voce della Chiesa. In Francia e in Inghilterra non si riesce ad abolire questa censura contro la vita e gli aborti fioriscono. Alla fine in Europa non c’è più la consapevolezza, la coscienza che i bambini sono sempre bambini, anche prima di nascere. Se noi non andiamo alla radice del problema, se non affermiamo questo principio, del resto coerente, con tutta la logica dei diritti umani di cui l’Europa si riempie la bocca, e cioè che tutti gli essere umani sono uguali, non usciremo da questa tragedia, da questa sconfitta dell’Europa.
D. – Quali misure concrete si possono auspicare per arginare questa piaga dell’aborto in Europa?
R. – Bisogna che si prevedano politiche familiari, asili nido per i tempi di lavoro della mamma, politiche della casa. Ma prima ancora di questo ci vuole una educazione al rispetto della vita nelle scuole, un’educazione dei ragazzi, dei giovani, ma anche una ri-educazione delle persone adulte. Questa educazione viene sempre attraverso la scuola, ma non solo. Viene anche attraverso i mezzi di comunicazione sociale, attraverso la televisione. Se oggi non ci fosse la voce di qualche radio - come questa - o di qualche giornale, ci sarebbe il silenzio, la censura totale.
Al film “Bella” il premio europeo per la vita “Madre Teresa di Calcutta”
◊ Il Movimento per la Vita ha consegnato ieri a Roma il premio europeo per la vita “Madre Teresa di Calcutta” al film “Bella” e al suo protagonista e coproduttore Eduardo Verastegui. Campione di incassi negli Stati Uniti e vincitore di diversi premi internazionali, il film pro-life racconta con toni delicati come la vita e l’amore siano più forti della morte. Il servizio di Debora Donnini:
La bellezza dell’amicizia, della famiglia, dei sentimenti, ma soprattutto dell’amore: è di questo che si parla nel film “Bella”, dove si intrecciano la storia di una giovane donna che perde il lavoro perché incinta e quella di un ragazzo, promettente calciatore, che in seguito ad un tragico evento è costretto a cambiare vita. Una poesia di speranza, il film prodotto e interpretato da Eduardo Verastegui, 35 anni, messicano che, dopo una vita mondana e grandi traguardi professionali a livello cinematografico, si rende conto che la sua vita è vuota. E’ allora che si riavvicina alla fede e sceglie di vivere in un modo diverso. Sentiamo lo stesso Verastegui:
El gran éxito de “Bella” no ha sido los premios…
"Il successo del film “Bella” non sono i premi che ha ricevuto, ma le chiamate telefoniche, le email che riceviamo da persone che condividono con noi la loro esperienza, e cioè come questo film abbia cambiato la loro vita, soprattutto donne che sono rimaste incinte e, dopo aver visto questo film, hanno deciso di non abortire. Più di 300 bambini sono stati salvati, grazie a Dio! E anche se fosse stato uno solo, sarebbe comunque valsa la pena di fare il grande sforzo che si è fatto con questo film.
Eduardo Verastegui si sta anche impegnando in diversi progetti umanitari in difesa della vita a 360 gradi. Ma soprattutto dopo aver riscoperto la fede, ha fondato la casa di produzione Metanoia, che in greco significa appunto conversione, per produrre pellicole che tocchino il cuore e promuovano ciò che è buono, bello e vero.
Terremoto in Cile: 800 morti. La Cei stanzia un milione di euro
◊ Circa 800 morti, 500 feriti, almeno un milione di senza tetto e trenta miliardi di danni. È questo l’ultimo bilancio, destinato purtroppo inevitabilmente a salire, del sisma che nella notte tra venerdì e sabato scorsi ha devastato molte aree costiere del Cile. Dopo i saccheggi dei giorni scorsi a Concepcion, la notte appena trascorsa è stata più tranquilla anche per effetto delle misure prese dal governo: per evitare ulteriori disordini le strade sono presidiate dai militari. Il coprifuoco è stato esteso fino a 18 ore giornaliere e si sono formati gruppi armati cha hanno innalzato barricate contro gli sciacalli. Nelle zone del centro-sud colpite più dallo tsunami che dal terremoto una delle preoccupazioni maggiori restano gli aiuti. La macchina dell'emergenza cilena è faticosamente partita, via terra ma soprattutto con un ponte aereo e, sulla costa, con due grosse navi che stanno portando ogni tipo di bene di prima necessità. La gara di solidarietà è partita anche fra la comunità internazionale: Brasile, Argentina e Perù hanno già mobilitato i primi invii, mentre in una visita-lampo il segretario di Stato Usa, Hillary Clinton, ha assicurato che l’Amministrazione americana sarà in prima linea anche quando gli altri se ne saranno già andati. La Chiesa cilena si sta mobilitando attraverso la Caritas, che a sua volta ha aperto un conto corrente per le donazioni e organizzato una raccolta, nelle parrocchie, di sei tipi di alimenti non deperibili. Dal canto suo, il cardinale arcivescovo di Santiago, Francisco Javier Errázuriz Ossa, ha lanciato la campagna "Il Cile prega e sostiene il Cile", chiamando i fedeli della diocesi ad unirsi in preghiera ogni giorno, dalle ore 9. Prezioso anche l’aiuto della Conferenza episcopale italiana che ha stanziato un milione di euro dai fondi derivanti dall'otto per mille. (A cura di Marco Guerra)
Pakistan: nel Punjab condannata per blasfemia una coppia di sposi cristiani
◊ Il tribunale di Kasur, distretto del Punjab, ha condannato a 25 anni di galera per blasfemia Munir Masih e Ruqqiya Bibi, una coppia di sposi cristiani. Secondo quanto riferisce il Centre for Legal Aid Assistance and Settlement (Claas) il giudice aggiunto Ajmal Hussain ha condannato gli sposi perché avrebbero toccato il Corano senza essersi lavati le mani. Nel gennaio scorso Munir Masih e Ruqqiya Bibi avevano ottenuto il rilascio su cauzione ed erano usciti dal carcere. Ieri, tuttavia, la polizia li ha di nuovo arrestati in base alla sentenza emessa dal giudice. L’uomo è rinchiuso nella prigione distrettuale di Kasur, la donna nel carcere femminile di Multan. Essi trascorreranno il prossimo quarto di secolo dietro le sbarre. Gli attivisti di Claas – associazione che si batte per la difesa dei diritti dei più poveri ed emarginati – riferiscono che marito e moglie erano accusati di aver “contaminato” il Corano, avendolo toccato “senza essersi lavati le mani”. L’episodio risale al dicembre 2008 e ha scatenato la rabbia della frangia fondamentalista, che ha esercitato pressioni nei confronti delle forze dell’ordine. Fonti non confermate aggiungono che gli estremisti avrebbero corrotto i funzionari di polizia con somme di denaro, perché scoprissero “nuovi elementi” per giustificare la condanna. Al termine delle indagini marito e moglie sono stati incriminati con l’accusa di blasfemia. La legge sulla blasfemia - riferisce l'agenzia AsiaNews - è il peggior strumento di repressione religiosa in Pakistan: essa è stata introdotta nel 1986 dal dittatore pakistano Zia-ul-Haq per difendere da offese e ingiurie l’islam ed il suo Profeta, Maometto, ed è ormai diventata uno strumento di discriminazioni e violenze. La norma è prevista alla sezione 295, comma B e C, del Codice penale pakistano e punisce con l’ergastolo chi offende il Corano; essa prevede anche la condanna a morte per chi insulta il profeta Maometto. In soli due mesi in Pakistan si sono registrate tre condanne per blasfemia a carico di cristiani. Gli attivisti di Claas annunciano che presenteranno un ricorso all’Alta corte di Lahore contro la condanna a 25 anni per Munir Masih e Ruqqiya Bibi. (R.P.)
India: per il ritratto blasfemo di Cristo in Punjab la polizia difende gli estremisti indù
◊ Poteva finire molto peggio la violenza scoppiata il 20 febbraio nella città di Batala, in Punjab (India Nordoccidentale), e in alcuni villaggi limitrofi, dopo la pubblicazione del ritratto blasfemo di Cristo su manifesti affissi pubblicamente. Secondo informazioni raccolte dall’agenzia Fides, i militanti delle organizzazioni fondamentaliste indù come il “Sangh Parivar”, che hanno lanciato la violenza e attaccato le chiese, hanno cercato di bruciare vive due famiglie cristiane. Come riferisce l’All India Christian Council (Aicc), organismo che si occupa della protezione e della promozione delle minoranze cristiane in India, si sono salvati per miracolo il diacono Victor Gill, sua moglie Parveen, e un’altra famiglia cristiana che abitavano nei pressi della Chiesa del Nord dell’India, data alle fiamme dagli estremisti. “La polizia ha guardato l’aggressione e il tentato omicidio senza intervenire”, nota l’Aicc. “Nessun rapporto di polizia c’è sull’accaduto: anzi, ai cristiani è stato intimato di non sporgere denuncia per non subire conseguenze spiacevoli e per ottenere il rilascio del gruppo dei cristiani arrestati”, continua l’organizzazione, che ha condotto una missione in Punjab per indagare sugli eventi. “La strategia degli attacchi indiscriminati, e senza alcun rispetto per la vita umana, ricorda quanto è avvento in Orissa nel 2008”, nota allarmato John Dayal, capo della delegazione Aicc. Inoltre gli attacchi sono avvenuti nonostante il coprifuoco che, date le proteste e i disordini scoppiati, era già stato decretato. Questo, secondo l’Aicc, lascia supporre la complicità della polizia, accusata di fornire protezione ai gruppi fondamentalisti, mentre ha arrestato diversi giovani cristiani coinvolti: si tratta perlopiù di dalit, che avevano chiesto a tutti i commercianti della zona di chiudere i loro negozi in segno di protesta e solidarietà con la comunità cristiana. L’Aicc ha redatto un rapporto sull’accaduto, sollecitando le autorità dello stato del Punjab e quelle federali ad aprire un’inchiesta ufficiale sui fatti. In Punjab la popolazione cristiana è di circa 300mila persone, l’1,2% della popolazione totale. Il governo dello stato è in mano al partito nazionalista indù Baratiya Janata Party, braccio politico dei movimenti fondamentalisti. (R.P.)
Iraq: la Chiesa siro-ortodossa chiede che lo Stato fermi i "carnefici dei cristiani”
◊ Un nuovo straziante appello a fermare il massacro dei cristiani in Iraq è stato lanciato da Sua Santità Moran Mar Ignatius Zakka I Iwas, Patriarca d’Antiochia e di tutto l’Oriente, nonché capo supremo della Chiesa siro ortodossa universale. Nella nota pubblicata sul sito web del patriarcato, la cui sede si trova a Damasco, in Siria, il patriarca esorta “i Capi di tutti i Paesi arabi e la Lega Araba, le Nazioni Unite e i governanti del mondo affinché sradichino il terrorismo e gli abusi che stanno insanguinando i cristiani dell'Iraq”. “Con grande dolore e pena – si legge ancora nel testo ripreso dalla Zenit – seguiamo quanto sta accadendo in Iraq e specialmente ai cristiani dell'Iraq vittime di persecuzioni, uccisioni, saccheggi, rapimenti e atti sacrileghi: sembra che il diavolo abbia arruolato questi uomini per diffondere il caos nel Paese e tra la gente”. “Non sappiamo – continua la lettera – perché coloro che sono stati sempre fedeli alla loro patria e attaccati all'eredità del loro amato Iraq prendano ora di mira i cristiani”. Con lo stesso vigore il religioso sottolinea poi che “questi comportamenti disumani sono lontanissimi dalla religione”. “Sfortunatamente – precisa –, questi criminali compiono i loro atti in nome della religione ma l'Islam è completamente estraneo ad essi”. Il capo della Chiesa siro ortodossa si interroga quindi sulle possibili ragioni all'origine delle violenze: “Vi è forse un complotto per svuotare l'Iraq dai cristiani che sono autoctoni di quel Paese? Oppure vi sono progetti sponsorizzati da mani sconosciute che alcuni chiamano un giorno sionismo e l'altro faida o magari da un gruppo di fuorilegge che ha come religione gli abusi ai danni degli altri?”. “Non c'è niente che ci convinca sul perché lo Stato non sia in grado di arrestare e di dare la giusta punizione a questi ribelli e fuorilegge, che sono lontani dai principi propri della religione, del potere, dello Stato, della legge e dell'umanità”, continua la lettera. “Questo ci fa dubitare delle intenzioni dei responsabili ai quali chiediamo individualmente e collettivamente di ottenere giustizia per gli oppressi – conclude il patriarca - perché non possiamo vedere i nostri figli innocenti mentre vengono sgozzati, uccisi, saccheggiati senza che nessuno vi ponga fine”. (M.G.)
Iraq: i cristiani verso le elezioni, fra paure e speranze
◊ Un volantino campeggiava ieri sulla porta di casa di alcuni cristiani di Mossul: “Non andate a votare e non eleggete cristiani o morirete”. In questo clima di paura e tensione, come raccontano a Fides fonti locali, la comunità cristiana si avvicina alle elezioni del 7 marzo. La violenza dei giorni scorsi ha costretto ben 870 famiglie cristiane a lasciare Mossul in una settimana e “altre fuggiranno nei giorni prima delle elezioni, magari per tornare dopo il voto, quando la situazione si sarà tranquillizzata”, nota la fonte di Fides. I fedeli vogliono comunque partecipare alle elezioni parlamentari nella speranza che dal voto esca un Paese migliore, dove regnano stabilità, pace e libertà. Da una indagine dell’Agenzia Fides presso fedeli cristiani iracheni emerge la chiara volontà di restare in Iraq e di continuare a operare per il bene della nazione, nonostante le difficoltà del presente. L’impegno diretto in politica è una della modalità prescelte: sui circa 6.200 candidati complessivi, sparsi in 306 liste, che competono per i 325 seggi del Parlamento, vi sono 48 candidati cristiani che si presentano in 6 liste specifiche (formate solo da rappresentanti cristiani). Questi candidati concorrono per i 5 seggi che, secondo la Costituzione vigente, sono riservati alle minoranze cristiane in Parlamento. La “Lista dei Due Fiumi” ha 10 candidati; il “Consiglio del Popolo Assiro-Caldeo-Siro” ne presenta 9; il “Consiglio Caldeo” concorre con 8 candidati; la “Lista Nazionale Ur” ne presenta 9; la “Coalizione Democratica Ishtar” propone 10 nomi. Vi sono poi due candidati indipendenti, che presentano liste singole. Ma, oltre a questi 48, tre nomi cristiani sono presenti nella lista del Partito del Primo Ministro Al-Maliki. L’attività politica e la rappresentanza sono considerate uno strumento chiave nella lotta per l’affermazione dei diritti del minoranze cristiane, nel quadro iracheno: per questo leder politici e religiosi invitano con forza i credenti, nonostante la paura e le remore, a recarsi alle urne. “Partecipare è un dovere, per mostrare che il sangue dei cristiani non è stato versato invano”, sottolinea una fonte di Fides. “Se fra le minoranze cristiane, infatti, prevarrà l’astensionismo, allora si rischia che i diritti dei cristiani non vengano riconosciuti nell’agorà politica, e che la presenza cristiana finisca per restare confinata dal radicalismo e dal settarismo. Se i credenti non votano, i criminali avranno raggiunto il loro scopo di intimidazione e marginalizzazione”, spiega all’Agenzia Fides de Younadam Kanna, parlamentare cristiano, Segretario generale del “Movimento Democratico Assiro”, che concorre come capolista nella “Lista dei Due Fiumi”. I cristiani in Iraq sono attualmente circa 600mila. Prima del 2003 erano oltre 1,2 milioni nel Paese e l’ondata di violenza che, a più riprese, ha colto la comunità ha costretto oltre la metà dei credenti alla fuga. (R.P.)
Via libera dalla Commissione Europea alla patata geneticamente modificata
◊ La Commissione Europea ha autorizzato la coltivazione della patata geneticamente modificata. Amflora - questo il nome del tubero Ogm prodotto - potrà essere coltivata nei Paesi dell'Unione Europea. Finora la sua produzione era stata bloccata dall'Agenzia Europea per i Medicinali e dall'Organizzazione Mondiale della Sanità, poiché presenta un gene che conferisce resistenza a importanti antibiotici, la kanamicina e la neomicina. Verrà utilizzata per uso industriale e come mangini per gli animali. La notizia riapre il dibattito sugli Ogm. Il cancelliere della Pontificia Accademia delle Scienze, il vescovo Marcelo Sanchez Sorondo, ha detto in un'intervista che, quello degli organismi geneticamente modificati, può costituire un passo positivo se contribuisce ad alleviare la fame nel mondo e se non si trasforma in attività speculativa ai danni della giustizia sociale. (A.L.)
A Bartolomeo I il "Premio Poupard" per l'impegno nella salvaguardia del creato
◊ Una grande figura, "che suscita ammirazione per la vastità della sua azione e la pertinenza dei suoi interventi, sia nel campo ecclesiale, e specialmente ecumenico, sia nell'impegno decisivo per la salvaguardia del creato". Il cardinale Paul Poupard, presidente emerito del Pontificio consiglio della cultura e del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, spiega con queste parole all’Osservatore Romano l'assegnazione del premio, che porta il suo nome, al Patriarca ecumenico Bartolomeo I, proprio per l'impegno da lui profuso "per la salvaguardia del creato". Un premio che vuole contribuire "a far meglio conoscere la sua azione esemplare" in questo campo. La cerimonia di consegna si svolgerà oggi nel Principato di Monaco. Nel suo discorso - secondo un'anticipazione fornita dal quotidiano della Santa Sede - il cardinale Poupard ricorda i simposi organizzati da Bartolomeo da un quindicennio sotto il titolo "Religione, scienza e ambiente", con il concorso multiculturale e interdisciplinare di scienziati, teologi. In particolare il porporato sottolinea l'importanza della Dichiarazione congiunta firmata dal patriarca nel Palazzo ducale a Venezia il 10 giugno 2002 mentre Giovanni Paolo II era collegato dal Vaticano. A otto anni di distanza, il Premio cardinale Paul Poupard si iscrive nella stessa prospettiva del Mediterraneo "matrice di civiltà". Dal mar Baltico all'Amazzonia, dall'Artico al continente americano, e prossimamente nel cuore dell'Africa, sul lago Vittoria, tra Tanzania, Uganda e Kenya, Bartolomeo è "infaticabile" nella sua missione - scrive Poupard - che ricorda il recente simposio "Religione, scienza e ambiente" portato sul grande fiume Mississippi e la visita a New Orleans, in Louisiana. Con la convinzione fondamentale che "salvare il pianeta è un dovere di ogni uomo, che implica un vero rinnovamento culturale nell'espressione di una solidarietà nuova tra il Creatore, le creature e il creato". (M.G.)
L’Africa celebra la Giornata dell’ambiente sui cambiamenti climatici
◊ Sensibilizzare dirigenti e comunità locali al necessario rispetto dell’ambiente, in una delle regioni al mondo più colpite dal riscaldamento globale, che si manifesta con il fenomeno crescente della desertificazione, periodi di siccità prolungata e gravi inondazioni. Questo è l’intento che anima la Giornata africana dell’ambiente che dal 2002 è celebrata da tutti i Paesi dell’Unione Africana (UA). “L’Africa fronteggia i cambiamenti climatici: conservare la biodiversità e rafforzare le conoscenze tradizionali”: è il tema dell’VIII edizione organizzata quest’anno ad Arusha, nel nord della Tanzania. Il comunicato diffuso da Addis Abeba, e citato dalla Misna, sede dell’Unione Africana, sottolinea come “i cambiamenti climatici rappresentano il principale fattore di degradamento dei terreni, di desertificazione causando privazioni, povertà, sottosviluppo e carestia” in Africa. Oltre agli interventi di rappresentanti dell’Unione Africana, di dirigenti del Paese ospite, la Tanzania, le celebrazioni prevedono anche esibizioni artistiche, dalla musica al disegno. L’evento è promosso con il sostegno del Programma delle Nazioni Unite per l’ambiente (Unep), che ha scelto un altro Paese africano, il Rwanda, per celebrare il prossimo 5 giugno la Giornata mondiale della biodiversità, sul tema “Tante specie. Un pianeta. Un futuro”. (M.G.)
Uganda: decine di vittime e centinaia di dispersi per le frane nella regione di Bududa
◊ Almeno 80 persone sono morte e 350 risultano disperse in seguito a una gigantesca frana che ieri ha ricoperto di fango e detriti tre villaggi (Kubehwo, Namakansa e Nametsi) di una regione montuosa dell’Uganda. La sciagura è avvenuta nel distretto orientale di Bududa, dove negli ultimi quattro giorni la pioggia è caduta senza soste. I media locali, citati dalla Misna, riferiscono che in queste ore si sta scavando alla ricerca di eventuali sopravvissuti mentre le ingenti precipitazioni ostacolano i soccorsi causando ulteriori frane che hanno reso impraticabili le strade e isolato almeno 3000 persone. Nell’area è atteso oggi il presidente Yoweri Museveni. Ieri i fatti di Bududa sono stati oggetto di discussione in parlamento dove il ministro per i Disastri naturali, Tarsis Kabwegyere, ha fornito una prima ricostruzione dell’accaduto: secondo questa ricostruzione le piogge avrebbero portato al distacco di una parete lunga circa 200 metri e situata 800 metri al di sopra dei villaggi. Tragica, in particolare, la sorte di un centinaio di studenti che avevano trovato riparo all’interno di un negozio poi completamente sommerso dal fango. “E’ una scena di indescrivibile tragedia” scrive nel suo resoconto il quotidiano ‘The New Vision’, descrivendo l’angoscia dei sopravvissuti alla ricerca di familiari e riferendo della distruzione di abitazioni, del centro sanitario locale e di una chiesa. Per assistere chi è scampato alla frana, il governo ha inviato 26 tonnellate di aiuti alimentari, sta valutando la possibilità di usare le scuole rimaste in piedi per dare ospitalità agli sfollati. Secondo l’opposizione, l’esecutivo non starebbe però facendo abbastanza e avrebbe avuto sufficienti informazioni per trasferire gli abitanti dei villaggi prima della frana. Diversi partiti hanno anche chiesto di dichiarare lo stato di disastro nazionale. La regione orientale di Bududa, circa 300 chilometri a est di Kampala, è stata di recente teatro di frequenti frane e smottamenti, a causa del disboscamento lungo le pareti del monte Elgon. (M.G.)
Messico: il conflitto nel Chiapas tra due gruppi di aborigeni non è religioso
◊ Ieri, in località Mitzitón, regione di San Cristóbal (Los Altos de Chiapas, Messico) due gruppi di abitanti aborigeni, in contrasto da diversi mesi per questioni legete allo sfruttamento del legname, come gesto di distensione hanno liberato ciascuno tre persone "trattenute" dopo che domenica era scoppiato l'ennesimo scontro fisico. Questi due gruppi di abitanti sono, uno prevalentemente cattolico e l'altro prevalentemente evangelico, e questa singolarità ha indotto molti organi di stampa a parlare di "conflitto religioso", ma in realtà non è così poiché da oltre un anno nella zona si scontrano interessi economici legati allo sfruttamento delle risorse naturali. La controversia lungo i mesi ha assunto forme sempre più accese come, per esempio, minacce, ritorsioni, punizioni arbitrarie, incendi di luoghi di culto, e ultimamente dei veri sequestri, seppure temporanei. Mons. Felipe Arizmendi Esquivel, vescovo di San Cristóbal de Las Casas, che da tempo sta analizzando questa delicata realtà, oltre a precisare che non "esiste nessuna guerra o conflitto religioso" ha voluto ricordare anche che queste persone annoverate come "cattolici", per la verità sono messicani che non hanno rapporti con la diocesi né partecipano alla vita delle comunità ecclesiali diocesane. Si tratta, in sostanza, di "cattolici" a dir poco un po' singolari così come nel caso degli evangelici, divisi in decine di gruppi in conflitto tra loro. Sia le autorità cattoliche sia quelle dello Stato e del governo centrale, tramite la Commissione per la protezione dei diritti umani, da tempo intervengono non solo per calmare gli animi, ma soprattutto per evitare atti violenti e cercare di condurre le parti ad un tavolo negoziale per affrontare le questioni economiche non risolte. Mons. Arizmendi, tempo fa ha rinnovato il suo appello della prima ora: "Dobbiamo educarci a vicenda perché ci sia tra noi tolleranza e quindi partecipazione attiva nel Consiglio interreligioso di Chiapas" poiché può essere un'istanza che aiuti a trovare l'intesa necessaria e urgente. (A cura di Luis Badilla)
Camerun: preghiera interreligiosa all'Istituto africano di informatica
◊ “Vita religiosa, vita civile”: su questo tema si è svolta la scorsa settimana all’Istituto africano di informatica (IaI) di Yaoundé, in Camerun, una preghiera ecumenica presieduta dall’arcivescovo mons. Victor Tonye Bakot. Alla celebrazione hanno preso parte l’imam Cheik e il pastore Ndamba Eboa. “E’ stato un momento per fermarci e rendere grazie a Dio per i benefici che ci ha concesso nell’anno che si è concluso, ma anche per affidargli il nuovo anno” ha detto Armand Claude Abanda, rappresentante dell’IaI. Per essere buoni credenti e buoni cittadini, hanno sottolineato l’imam Cheik e il pastore Ndamba, occorre fare beneficenza, mentre mons. Bakot ha ricordato che nel dare le sue leggi Dio chiede anche di aver fede, che la fede senza le opere è vana. Il presule ha proposto una riflessione sul Vangelo di Matteo e sulla frase “Rendete a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio”. La celebrazione ecumenica si è svolta nell’ambito delle iniziative per il 50.mo anniversario dell’indipendenza del Camerun che ricorre quest’anno. (T.C.)
Iraq: oltre 30 morti per una catena di attentati a Baquba
◊ Un triplice attentato in Iraq ha provocato almeno 30 morti e una quarantina di feriti nella città di Baquba, 60km a nord est della capitale, Baghdad. L’attacco avviene a pochi giorni dalle elezioni generali di domenica prossima. Il servizio di Stefano Leszczynski:
Il triplice attentato di questa mattina a Baquba, roccaforte della guerriglia irachena, ha interrotto il clima di relativa calma che aveva caratterizzato fino ad oggi la campagna elettorale in vista delle consultazioni del 7 marzo. Due dei tre kamikaze si sono fatti esplodere in rapida successione nei pressi di uffici governativi e regionali, mentre un terzo attentatore rimasto ferito nel corso di questi attacchi si è fatto esplodere appena giunto in ospedale a bordo di un’ambulanza. Drammatico, e ancora incerto, il bilancio di questa giornata di sangue: al momento si contano oltre 30 morti e un elevato numero di feriti gravi. Attacchi di questo tipo erano stati ampiamente previsti dall’intelligence statunitense ed irachena, ma riuscire a fermare i terroristi decisi a contrastare il cruciale appuntamento elettorale del fine settimana appare impossibile, in questa città divisa a metà fra sciiti e sunniti. Altri attentati con autobombe si sono verificati sempre oggi alla periferia di Baghdad, uccidendo tre civili e un soldato iracheno, e a Tuz Khurmato, 170 km a nord di Baghdad, dove sono morte due guardie del corpo di un alto ufficiale dell’esercito iracheno.
Iran: il regista Panahi arrestato per un film sulle proteste dell'opposizione
Il regista iraniano Jafar Panahi, vincitore nel 2000 del Leone d'oro al Festival di Venezia, sarebbe stato arrestato perchè stava realizzando un film sulle proteste post-elettorali nel suo Paese, secondo quanto riferiscono oggi alcuni siti di Teheran. Panahi, ha detto ieri suo figlio, è stato arrestato lunedì sera insieme alla moglie, alla figlia e a 15 loro “ospiti” da agenti in borghese delle forze di sicurezza che hanno fatto irruzione in casa sua. Il sito conservatore Tabnak scrive che Panahi stava producendo “un film ostile al regime con i suoi assistenti, ma la vigilanza dei servizi segreti ha permesso di scoprire questa iniziativa e tutti sono stati arrestati”. Intanto, è stata confermata in appello la condanna a morte di un oppositore iraniano di 20 anni, Mohammad Amid Valian, arrestato dopo le manifestazioni avvenute il 27 dicembre, giorno dell'Ashura. L'esecuzione potrebbe avvenire in ogni momento. Altri due oppositori ventenni sono stati impiccati il 28 gennaio scorso e altri nove - condannati alla pena capitale per avere partecipato a manifestazioni anti-governative - sono in attesa della sentenza d'appello.
Pakistan
Due comandanti talebani pakistani, fra cui uno responsabile della fornitura di materiale per confezionare giubbotti esplosivi utilizzati dai kamikaze, sono stati uccisi in uno scontro a fuoco nella città di Peshawar. Lo riferisce GEO Tv. Citando dichiarazioni del portavoce dell'ufficio stampa dell'esercito, l'emittente identifica i due comandanti uccisi lunedì come Mohammed Tufail e Mohammed Iqbal, appartenenti al movimento terroristico Tehreek-e-Taliban della Khyber Agency, area a ridosso del confine con l'Afghanistan. In particolare Iqbal sarebbe stato molto attivo nella Valle dello Swat, anche in contatto con uomini di al Qaeda.
Grecia: il governo vara piano anticrisi
Il governo greco ha annunciato “misure aggiuntive” per uscire dalla crisi, del valore di 4,8 miliardi di euro. Tali misure comprendono il taglio della quattordicesima (60%) e della tredicesima mensilità (30%), una nuova riduzione delle indennità salariali, il congelamento delle pensioni e l’aumento dell'Iva e delle imposte su alcool e sigarette. Tutti i tagli salariali riguardano i dipendenti pubblici e delle società controllate dallo Stato e valgono per il 2010. Intanto, il Dipartimento di Giustizia americano punta a fare luce sulle scommesse sul ribasso dell'euro effettuate dagli hedge fund. Si tratta di accertare se gli hedge fund abbiano agito insieme per favorire il calo della moneta unica e se eventualmente questo costituisca collusione.
Ue: Barroso presenta la Strategia 2020 della Commissione Europea
“Il 2010 deve segnare un nuovo inizio” perchè “mantenere lo status quo ci condannerebbe inevitabilmente a un graduale declino relegando l'Europa a un ruolo di secondo piano”: queste le parole del presidente della Commissione Ue, Josè Manuel Barroso, che ha presentato oggi la strategia “Europa 2020” in cui si indicano gli obiettivi per promuovere la crescita nel vecchio continente nei prossimi 10 anni. “Stiamo uscendo dalla crisi peggiore mai vista e sarà dura riprenderci - ha detto Barroso - con gli ultimi due anni che hanno visto la perdita di milioni di posti di lavoro e la cancellazione dei risultati raggiunti nell'ultimo decennio”. “Ora - ha proseguito il presidente della Commissione Ue – per conseguire un futuro sostenibile dobbiamo guardare oltre il breve termine”. Per questo la strategia 2020 punta a “una crescita intelligente, sostenibile e inclusiva. È l'unica chance che abbiamo di riuscire”, ha concluso Barroso.
Ucraina: il parlamento sfiducia il governo della Timoshenko
Dopo l’elezione alla presidenza dell’Ucraina del filorusso Viktor Yanukovic, si va delineando la nuova situazione di governo. Il parlamento di Kiev ha votato stamani la sfiducia al governo della premier, Yulia Timoshenko, che, dopo aver rimesso il mandato, si è detta pronta a guidare l’opposizione. Cambia, dunque, lo scenario politico ucraino. Giancarlo La Vella ne ha parlato con Stefano Roccucci, docente di Storia Contemporanea all’Università Roma Tre, esperto dell’area ex sovietica:
R. – Forse dobbiamo abituarci a comprendere che la pelle dell’Ucraina è una pelle che muta, variegata. È un Paese non solamente bipolare, come sembra tante volte emergere dalle analisi della realtà politica ucraina, ma è un Paese in cui esistono tante realtà regionali con identità molto spiccate, spesso di carattere nazionale. Quindi il futuro dell’Ucraina di certo non è facile dal punto di vista delle formule politiche. In questo quadro credo che il vero problema sarà quello di trovare una stabilità per l’azione di governo, un aspetto così necessario ad un’Ucraina che oggi vive una situazione economica disastrosa ed ha bisogno di un’azione di politica economica incisiva, di un’attività di riforme che rimetta il Paese su una carreggiata di ripresa.
D. – I due grossi interrogativi del momento sono i rapporti con la Russia e i rapporti e con l’Europa...
R. – Sì, credo che i rapporti con queste due entità debbano necessariamente essere copresenti. L’Ucraina, come ex Paese sovietico, non può non avere un rapporto privilegiato con la Russia; analogamente, per la sua stessa collocazione geografica, geopolitica, ma anche geoculturale, è fortemente orientata verso l’Europa. Tra l’altro, il territorio ucraino è oggi transito dei principali gasdotti e oleodotti che dalla Russia vanno verso il Vecchio continente e, quindi, questo ruolo geopolitico di frontiera è un ruolo decisamente importante.
Gli Usa esprimono preoccupazione per i combattimenti in Darfur
Gli Stati Uniti, attraverso un comunicato del Dipartimento di Stato, si sono detti “estremamente preoccupati” per le informazioni su combattimenti in Darfur tra le forze armate sudanesi e i ribelli della formazione “Sla/Wl” nella regione del Jebel Marra. La nota del portavoce Philip J. Crowley fa riferimento a generiche informazioni su un numero “significativo di vittime civili, sfollati” e sull'allontanamento di organizzazioni umanitarie causato da “operazioni offensive” condotte da forze sudanesi contro il “Sudan Liberation Army/Abdel Wahid” (Sla/Wl). L'altro ieri fonti Onu citate dall'agenzia Reuters avevano espresso il timore che almeno 140 civili fossero stati uccisi durante i giorni precedenti in scontri fra l'esercito sudanese e i ribelli nel Darfur. Le forze armate sudanesi avevano smentito. Nella martoriata regione sudanese gli scontri hanno provocato, secondo stime dell'Onu, circa 300.000 morti e quasi 3 milioni tra sfollati e senzatetto.
Somalia
Almeno 12 morti, tra cui diversi bambini, e 49 feriti a Mogadiscio, negli scontri di ieri tra i miliziani al Shabaab e le truppe dell'Unione africana (Ua) nel cuore della capitale somala. Lo riferiscono testimoni e le organizzazioni per i diritti umani. Secondo queste ricostruzioni, i miliziani ieri hanno attaccato le basi militari nell'area K4, a colpi di armi automatiche ed anche con un camion su cui era montata un'arma antiaerea. Dal 2007 ad oggi, i morti causati dalle violenze sono circa 21.000, oltre 1,5 milioni gli sfollati.
Sequestrata nave saudita nel Golfo di Aden
I pirati somali hanno sequestrato una nave di proprietà saudita nel Golfo di Aden. Lo riferiscono funzionari keniani. Il vascello, da oltre 5.000 tonnellate, è stato attaccato lunedì scorso. Il comando della missione Nato ha segnalato nei giorni scorsi che, grazie alle condizioni meteorologiche favorevoli, i mesi di marzo, aprile e maggio sono quelli durante i quali si intensificano gli attacchi dei pirati alle navi mercantili. La nave di cui si sono impadroniti i pirati è una petroliera: 14 i membri dell'equipaggio a bordo.
Italia: approvate le dimissioni del senatore Di Girolamo
L'Aula del Senato ha approvato, a voto segreto, le dimissioni presentate dal senatore del PdL Nicola Di Girolamo. I voti a favore delle dimissioni sono stati 259, 16 quelli contrari e 12 gli astenuti. Di Girolamo è implicato nell'inchiesta su un maxi riciclaggio di circa due miliardi di euro, che ha portato all’arresto di 56 persone. Figure chiave dell’inchiesta, secondo gli inquirenti, sono anche l'ex numero uno di Fastweb Silvio Scaglia, che è rientrato in Italia, Gennaro Mokbel e Augusto Murri. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 62
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