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Sommario del 31/05/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Protesta internazionale contro l'attacco israeliano alla flotta umanitaria pro-Gaza. Padre Lombardi: dolore della Santa Sede
  • Visitatori apostolici in Irlanda: annunciate le decisioni del Papa
  • Il Papa chiude il mese mariano nella Festa della Visitazione
  • Nomine
  • Benedetto XVI invita a pregare per il “piccolo gregge” dell’Asia. La testimonianza di mons. Felix Machado
  • La visita del cardinale Sandri in Romania
  • Rapporto sui preti e Internet: i sacerdoti puntano sulle nuove tecnologie per l’evangelizzazione
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • L’intuito per capire e l’umiltà per servire gli altri: Enzo Caffarelli ricorda don Picchi
  • Giornata contro il tabacco: il fumo causa sempre più vittime tra le donne
  • Altri Mondiali: al via il mondiale di calcio alternativo tra le baraccopoli africane
  • Chiesa e Società

  • L'Onu: resta l'Africa il continente più povero del mondo
  • Mons. Franco: la visita del Papa a Cipro favorisce la pace in Medio Oriente
  • Una Settimana di preghiere per la pace in Terra Santa
  • Il canale satellitare cristiano per il Medio Oriente raddoppia l’offerta di programmi
  • India: cristiani in preghiera per la pace fra le etnie
  • Indonesia: milioni di minori privi di diritti
  • Somalia: la guerra fa crescere il numero degli sfollati
  • Congo: la Chiesa guarda agli Usa per fermare le violenze dei ribelli ugandesi
  • Uganda: leader religiosi chiedono una nuova commissione elettorale
  • Mozambico: incontro per mettere in pratica le raccomandazioni finali del Sinodo
  • Messico: la Chiesa invita i fedeli a collaborare al censimento
  • Sud Corea: dure critiche della Chiesa alla sentenza sui diritti degli embrioni
  • Cina: amministrate centinaia di Cresime nella solennità di Pentecoste
  • Hong Kong: i 60 anni di fondazione dell'Holy Spirit Seminary
  • Richiamo dell'arcivescovo di Canterbury agli episcopaliani Usa
  • In Spagna l'Assemblea generale straordinaria della san Vincenzo de' Paoli
  • L’arcidiocesi di Dublino al summit dei banchi alimentari europei
  • Polonia: celebrato nel Santuario di Jasna Góra il Congresso missionario dei bambini
  • Italia: il 13 giugno Giornata di preghiera per l'ecumenismo a 100 anni da Edimburgo
  • 24 Ore nel Mondo

  • Marea nera: nuova strategia di contenimento della Bp dopo il fallimento di “Top kill”
  • Il Papa e la Santa Sede



     Protesta internazionale contro l'attacco israeliano alla flotta umanitaria pro-Gaza. Padre Lombardi: dolore della Santa Sede

    ◊    Proteste nella comunità internazionale per l’attacco israeliano condotto nella notte contro una flottiglia pacifista di attivisti filo-palestinesi in navigazione verso la Striscia di Gaza con un carico di aiuti umanitari. Numerose le vittime. Anche la Santa Sede è intervenuta sulla vicenda attraverso il direttore della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, che ha risposto in questo modo alle domande dei giornalisti:  

    “Si tratta di un fatto molto doloroso, in particolare per la inutile perdita di vite umane. La situazione viene seguita in Vaticano con grande attenzione e preoccupazione. Com’è noto, la Santa Sede è sempre contraria all’impiego della violenza – da qualsiasi parte essa venga -, perché rende sempre più difficile la ricerca delle soluzioni pacifiche, che sono le sole lungimiranti. Il Papa, che si recherà fra pochi giorni proprio nell’area mediorientale, non mancherà di riproporre con costanza il suo messaggio della pace”. 

    Della reazione della comunità internazionale e della risposta di Israele ci riferisce in questo servizio Fausta Speranza:



    Il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, "scioccato”, ha condannato l'episodio. La Casa Bianca ha espresso il profondo rincrescimento per le perdite di vite umane. Il premier israeliano Netanyahu, in visita in Canada, ha cancellato il suo incontro con Obama previsto domani a Washington, per un rientro anticipato in patria. L’Unione Europea ha chiesto a Israele una Commissione d’inchiesta e ha riunito per oggi pomeriggio tutti gli ambasciatori. Anche la Lega Araba ha convocato al Cairo una riunione urgente a livello dei ministri degli Esteri, per domani. Ha scosso davvero il mondo l'assalto israeliano, finito nel sangue, contro la flottiglia di navi appartenenti ad organizzazioni non governative in rotta verso Gaza: tentavano di forzare il blocco imposto da Tel Aviv nella zona. Secondo la tv israeliana, 19 attivisti sono morti, mentre almeno 26 persone sono rimaste ferite. Feriti anche diversi militari israeliani. Secondo le prime ricostruzioni, le forze armate di Tel Aviv avrebbero cercato di impossessarsi delle navi, ma l'assalto è finito nel peggiore dei modi. Da parte sua, il comandante della marina militare israeliana, ammiraglio Eliezer Marom, in conferenza stampa a Tel Aviv assieme al ministro della Difesa e al capo di stato maggiore, ha affermato che gli scontri mortali si sono verificati solo su una delle sei navi, la Marmara, battente bandiera turca con a bordo circa 600 attivisti. Su tutte le altre navi - ha detto - la presa di controllo si è svolta senza incontrare resistenza violenta da parte dei passeggeri e perciò senza vittime. Resta da dire che in particolare la tensione è salita con la Turchia, già alleato strategico, ultimamente molto critico con lo Stato ebraico, che ha duramente condannato l’accaduto. Ankara ha richiamato l'ambasciatore, ha parlato di un rischio di "conseguenze irreparabili" nelle relazioni bilaterali e ha chiesto la convocazione del consiglio di sicurezza dell'Onu. 

    Su questi fatti ascoltiamo, al microfono di Fabio Colagrande, il commento del parroco di Gaza, padre Jorge Hernandez:  

    R. - In questo momento ci troviamo in una manifestazione, una delle tante, che ci sono qui a Gaza. Evidentemente questo è un crimine che poteva benissimo essere evitato! Non era necessario arrivare a tanto, perché c’erano i mezzi per agire in modo pacifico. Questo causa non pochi problemi e primo fra tutti la reazione del popolo palestinese qui a Gaza, che è rabbiosa. Questa è l’atmosfera che si respira qui a Gaza: un’atmosfera di vendetta per quello che è successo.

     

    D. - Lei ha paura che quest’attacco possa infiammare di nuovo la Striscia di Gaza, che possano esserci delle reazioni contro Israele?

     

    R. - Evidentemente. Questo noi lo sappiamo a priori: la violenza richiama ancora più violenza. Credo che evidentemente ci saranno delle conseguenze a tutto questo.

     

    D. - Qual è oggi la situazione economica ed umanitaria nella Striscia?

     

    R. - E’ difficile descriverla. La mancanza di qualsiasi prodotto, fa salire i prezzi alle stelle. Le medicine ed altri beni di prima necessità sono costano tantissimo. Vorrei anche dire che la situazione va anche peggiorando di giorno in giorno.



    D. - Padre Hernandez, qual è il suo auspicio di pace che arriva oggi da Gaza?

     

    R. - Non si raggiunge la pace con la violenza. Non è questo il cammino adeguato! 

    A questo punto c’è il rischio che la situazione davvero precipiti? Ascoltiamo Giorgio Bernardelli, esperto di questioni mediorientali, intervistato da Giada Aquilino:  

    R. – Il rischio, secondo me, è molto grosso. Bisognerà capire che cosa farà realmente Hamas: se l’offensiva è di tipo comunicativo, con queste immagini che stanno girando sulle tv di tutto il mondo e sono molto, molto forti, o se partirà anche una serie di razzi Kassam. Non dimentichiamo che, da un po’ di tempo a questa parte, la situazione sui razzi che piovevano dalla Striscia di Gaza sulle città intorno era abbastanza sotto controllo. Se ci fosse una ripresa in grande stile di questa attività, ci sarebbe davvero il rischio di un precipitare della situazione, con un ritorno ad un conflitto tipo quello dell’inizio dell’anno scorso.

     

    D. – L’embargo imposto da Israele nel 2007 da una parte, le navi con a bordo tonnellate di aiuti dall’altra: in qualche modo era prevedibile una escalation simile?

     

    R. – Non è la prima volta che si tenta via mare di forzare il blocco da parte di organizzazioni pacifiste. E’ già successo. Fino ad ora, c’erano state però delle schermaglie più dal punto di vista della politica, che azioni reali. Non dimentichiamo che questa volta c’erano le telecamere su queste navi, per cui l’assalto è stato trasmesso praticamente in diretta.

     

    D. – Come sarà possibile superare questa crisi?

     

    R. – Questa crisi riporta in primo piano la questione dell’embargo. Alla fine, credo che il grande paradosso di questa operazione sia che fa esattamente il gioco di chi aveva promosso l’iniziativa delle organizzazioni pacifiste, che voleva porre nuovamente in primo piano la questione dell’embargo a Gaza, in atto ormai da anni. Di fatto oggi ha rimesso al centro della scena del mondo tale problema.


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     Visitatori apostolici in Irlanda: annunciate le decisioni del Papa

    ◊    Sono state comunicate oggi dalla Santa Sede - tramite la Sala Stampa - le decisioni prese dal Papa per la Visita Apostolica che aveva annunciato nella sua Lettera alla Chiesa cattolica in Irlanda nello scorso mese di marzo. La Visita Apostolica - che cercherà di approfondire le problematiche connesse con la trattazione dei casi di abuso e la dovuta assistenza alle vittime - inizierà nel prossimo autunno e interesserà in un primo momento le 4 arcidiocesi irlandesi (Armagh, Dublin, Cashel and Emly, Tuam) e sarà poi estesa ad altre diocesi. Inoltre – per quanto concerne la formazione del clero - riguarderà i seminari e il Pontificio Collegio Irlandese a Roma; infine saranno visitati anche gli Istituti religiosi maschili e femminili. L'arcivescovo di Dublino, mons. Diarmuid Martin, ha espresso vivo apprezzamento per l'annuncio dato oggi in Vaticano. Il comunicato è accompagnato da una nota del direttore della Sala Stampa della Santa Sede, padre Federico Lombardi. Ce ne parla Roberto Piermarini:  

    I visitatori nominati dal Papa sono figure di alto profilo e di grande esperienza specifica per i mandati ricevuti, afferma padre Federico Lombardi. Per le quattro arcidiocesi, si tratta di prelati esperti nel governo di grandi arcidiocesi: i cardinali Murphy O’Connor e O’Malley (rispettivamente arcivescovo emerito di Westminster e arcivescovo di Boston) e i due arcivescovi canadesi Collins e Prendergast (rispettivamente di Toronto e di Ottawa). Per i seminari, si tratta dell’arcivescovo di New York, Timothy Dolan, già rettore del Pontificio Collegio Nordamericano. Per i religiosi e le religiose – precisa padre Lombardi - si tratta anche di persone con ampia competenza nella formazione e nel governo religioso: il redentorista Joseph Tobin (già Superiore generale), il gesuita Gero McLaughlin (esperto di spiritualità, vive a Edimburgo), suor Sharon Holland (delle Suore dell’Immacolato Cuore di Maria, americana, canonista, a lungo capoufficio alla Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata) e suor Mairin McDonagh (delle Religiose di Gesù e Maria, irlandese, canonista, già Provinciale). Il comunicato precisa le finalità della visita, definita come “aiuto che la Santa Sede intende offrire ai vescovi, al clero, ai religiosi e ai fedeli laici per fronteggiare adeguatamente la situazione determinata dalle tragiche vicende degli abusi compiuti da sacerdoti e religiosi nei riguardi dei minori e per contribuire al rinnovamento spirituale e morale desiderato e già avviato con decisione dalla Chiesa in Irlanda”. La parola aiuto, "assistance", si legge nel comunicato, dice bene la natura “sussidiaria” dell’intervento della Santa Sede, che non si sostituisce alle autorità in carica, ma aggiunge una presenza che – venendo dall’esterno – può essere in condizioni migliori per raccogliere con obiettività informazioni ed esprimere utili valutazioni. Il comunicato – sintetizzando le lettere di nomina – indica i compiti dei Visitatori non solo nell’esame delle questioni relative al trattamento dei casi di abuso e all’assistenza dovuta alle vittime, ma anche nello studio della adeguatezza e dei possibili miglioramenti delle procedure di prevenzione, alla luce dei documenti e delle direttive oggi in vigore sia per la Chiesa universale (il Motu Proprio “Sacramentorum Sanctitatis Tutela” del 2001), sia specificamente per la Chiesa in Irlanda (il documento: “Safeguarding Children”).

     

    Naturalmente, avverte la Nota, la Visita ai seminari e agli istituti religiosi si porrà anche nella più ampia prospettiva di favorire il rinnovamento della formazione sacerdotale e della vita religiosa. Il Coordinamento delle Visite farà capo ai tre dicasteri della Curia competenti, cioè la Congregazione dei Vescovi, quella per l’Educazione Cattolica e quella per gli istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica. Quest’ultima provvederà anche a una prima fase preparatoria della Visita agli istituti religiosi, inviando un apposito questionario a Superiori e Superiore dei vari istituti. Il successo della Visita – osserva padre Lombardi - suppone naturalmente la collaborazione aperta e cordiale – nella verità e nella carità – da parte di tutti con i Visitatori. La durata delle Visite non è specificata. Esse richiederanno certamente diverso tempo, anche perché i Visitatori sono perlopiù persone che conservano i loro attuali incarichi di grande impegno. I Visitatori dovranno riferire a chi ha dato loro l’incarico, cioè la Santa Sede, in altre parole il Papa assistito dalle Congregazioni competenti. Sulla base delle relazioni, la Santa Sede darà alle istituzioni visitate indicazioni per superare le difficoltà o prenderà le decisioni che appaiano necessarie. Per quanto riguarda le diocesi, il Comunicato prevede espressamente che – dopo le quattro arcidiocesi – anche alcune diocesi vengano successivamente visitate. Il comunicato conclude con l’auspicio che la Visita, accompagnata e sostenuta dalla preghiera di tutta la comunità della Chiesa in Irlanda, sia benedetta dal Signore e contribuisca al rinnovato fervore della vita cristiana e all’approfondimento della fede e della speranza di tutti i suoi membri.


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     Il Papa chiude il mese mariano nella Festa della Visitazione

    ◊    Questa sera, nella Festa della Visitazione della Beata Vergine Maria, si svolgerà nei Giardini Vaticani la tradizionale veglia a conclusione del mese mariano. Alle ore 20.00 inizierà la processione, con la recita del Rosario, dalla Chiesa di Santo Stefano degli Abissini alla Grotta di Nostra Signora di Lourdes. Presiede il rito il cardinale Angelo Comastri, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano. Benedetto XVI raggiungerà la Grotta al termine della celebrazione per rivolgere la sua parola ai presenti. La Radio Vaticana trasmetterà in diretta la cronaca dall’evento a partire dalle 20.00. Il servizio di Sergio Centofanti.  

    Il Papa sin dall’inizio del suo Pontificato ha voluto partecipare alla conclusione del mese mariano commentando il Vangelo della Festa della Visitazione. Benedetto XVI ha spiegato cosa abbia spinto Maria a dimenticare se stessa, per spendere i primi tre mesi della sua gravidanza al servizio dell’anziana cugina Elisabetta, incinta di Giovanni Battista e bisognosa di assistenza: 

    “Gesù ha appena incominciato a formarsi nel seno di Maria, ma il suo Spirito ha già riempito il cuore di Lei, così che la Madre inizia già a seguire il Figlio divino: sulla via che dalla Galilea conduce in Giudea è lo stesso Gesù a ‘spingere’ Maria, infondendole lo slancio generoso di andare incontro al prossimo che ha bisogno, il coraggio di non mettere avanti le proprie legittime esigenze, le difficoltà, le preoccupazioni, i pericoli per la sua stessa vita. E’ Gesù che l’aiuta a superare tutto lasciandosi guidare dalla fede che opera mediante la carità (cfr Gal 5,6)”. (31 maggio 2007)

     

    Il cuore di Maria è dilatato dalla virtù teologale della carità, manifestazione dell'amore trinitario: 

    “Ogni gesto di amore genuino, anche il più piccolo, contiene in sé una scintilla del mistero infinito di Dio: lo sguardo di attenzione al fratello, il farsi vicino a lui, la condivisione del suo bisogno, la cura delle sue ferite, la responsabilità per il suo futuro, tutto, fin nei minimi dettagli, diventa ‘teologale’ quando è animato dallo Spirito di Cristo. Ci ottenga Maria il dono di saper amare come Lei ha saputo amare”. (31 maggio 2007)

     

    Maria prorompe nel canto del Magnificat. La sua anima “magnifica”, cioè riconosce la grandezza di Dio di fronte alla propria piccolezza. Non teme che Dio possa toglierle qualcosa della sua libertà, anzi comprende che solo se Dio è grande, anche l’essere umano è grande. “Questo – afferma il Papa - è il primo indispensabile sentimento della fede; il sentimento che dà sicurezza all’umana creatura e la libera dalla paura, pur in mezzo alle bufere della storia”: 

    “Andando oltre la superficie, Maria ‘vede’ con gli occhi della fede l’opera di Dio nella storia. Per questo è beata, perché ha creduto: per la fede, infatti, ha accolto la Parola del Signore e ha concepito il Verbo incarnato. La sua fede Le ha fatto vedere che i troni dei potenti di questo mondo sono tutti provvisori, mentre il trono di Dio è l’unica roccia che non muta e non cade. E il suo Magnificat, a distanza di secoli e millenni, resta la più vera e profonda interpretazione della storia, mentre le letture fatte da tanti sapienti di questo mondo sono state smentite dai fatti nel corso dei secoli”. (31 maggio 2008)

     

    Infine il Papa esorta a ricorrere alla preghiera del Rosario: 

    “Il Rosario, quando non è meccanica ripetizione di formule tradizionali, è una meditazione biblica che ci fa ripercorrere gli eventi della vita del Signore in compagnia della Beata Vergine, conservandoli, come Lei, nel nostro cuore. In tante comunità cristiane, durante il mese di maggio, esiste la bella consuetudine di recitare in modo più solenne il Santo Rosario in famiglia e nelle parrocchie. Ora, che termina il mese, non cessi questa buona abitudine; anzi prosegua con ancor maggiore impegno, affinché, alla scuola di Maria, la lampada della fede brilli sempre più nel cuore dei cristiani e nelle loro case”. (31 maggio 2008)


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     Nomine

    ◊    In Nigeria, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi di Benin City presentata da mons. Richard Anthony Burke, in conformità al can. 401 § 2 del Codice di Diritto Canonico.



    In Germania, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di Vescovo Ausiliare della diocesi di Münster presentata da mons. Heinrich Janssen, per raggiunti limiti di età. Ha quindi nominato ausiliari della diocesi di Münster: il rev. Dieter Geerlings, del clero della medesima diocesi, finora presidente della Caritas diocesana e canonico del Capitolo Cattedrale di Münster, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tacape; il rev. Christoph Hegge, del clero della medesima diocesi, finora pro-vicario generale, responsabile dell’Ufficio per la Vita consacrata e canonico del Capitolo cattedrale di Münster, assegnandogli la sede titolare vescovile di Sicilibba; il rev. Wilfried Theising, del clero della medesima diocesi, finora prevosto e decano a Borken, assegnandogli la sede titolare vescovile di Mina. Il rev. Dieter Geerlings è nato il 15 luglio 1947 a Emmerich (diocesi di Münster). È stato ordinato sacerdote il 20 maggio 1973 per la diocesi di Münster. Il rev. Christoph Hegge è nato a Rheine (diocesi di Münster) il 15 agosto 1962. È stato ordinato sacerdote il 10 ottobre 1988 a Roma per la diocesi di Münster. Il rev. Wilfried Theising è nato il 20 settembre 1962 a Wettringen (diocesi di Münster). È stato ordinato sacerdote il 14 maggio 1989 per la diocesi di Münster.



    Il Santo Padre ha nominato arcivescovo metropolita di Cape Coast (Ghana) mons. Matthias Kobena Nketsiah, finora vescovo titolare di Abaradira e ausiliare della medesima arcidiocesi.



    Il Papa ha nominato vescovo di Namur (Belgio) mons. Rémy Victor Vancottem, finora vescovo titolare di Unizabira ed ausiliare di Malines-Bruxelles. Mons. Rémy Victor Vancottem è nato il 25 luglio 1943 a Tubise, nel Brabante Vallone (arcidiocesi di Malines-Bruxelles). Ha fatto i primi studi per essere insegnante, li ha poi completati con quelli di filosofia e di teologia al Seminario Maggiore di Malines. Ha frequentato l’Università Cattolica di Lovanio, dove ha conseguito la licenza in psicologia, specializzandosi poi a Parigi. È stato ordinato sacerdote il 27 giugno 1969 per l’arcidiocesi di Malines-Bruxelles. Nel settembre 1974 è divenuto membro della direzione del Seminario Maggiore a Bruxelles, responsabile dell’équipe per la formazione continua del clero a Bruxelles e nel Brabante Vallone, e fondatore e corresponsabile del gruppo ANIME (associazione per la formazione dei laici all’apostolato a Bruxelles e nel Brabante Vallone). Eletto alla sede titolare di Unizibira il 15 febbraio 1982 e consacrato il 21 marzo successivo, è diventato ausiliare di Malines-Bruxelles con l’incarico di vicario generale per il Brabante Vallone.


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     Benedetto XVI invita a pregare per il “piccolo gregge” dell’Asia. La testimonianza di mons. Felix Machado

    ◊    “Perché le Chiese in Asia, che costituiscono "un piccolo gregge" tra popolazioni non cristiane, sappiano comunicare il Vangelo e testimoniare con gioia la loro adesione a Cristo”: è l’intenzione missionaria di preghiera del Papa per il mese di giugno. Un’intenzione sulla quale si sofferma il vescovo indiano di Vasai, mons. Felix Anthony Machado, intervistato da Alessandro Gisotti:  

    R. - Pur essendo un “Piccolo gregge” non vuol dire che sia insignificante. I cristiani sono fortemente presenti nella vita del continente asiatico attraverso queste piccole Chiese. Vorrei sottolineare proprio questo punto: la presenza della Chiesa, pur essendo un piccolo gregge, non è insignificante. L’apostolo San Tommaso è venuto qui per predicare il Vangelo e fondare la Chiesa. Quindi non si tratta solo di cristiani “nuovi”, recenti, evangelizzati da poco tempo, ma si tratta di comunità che hanno delle radici. I cristiani, poi, sono sempre in aumento. A poco a poco la buona notizia si diffonde in questa parte del mondo. Il Signore è veramente presente, come anche la sua grazia, perché molti sono anche dei missionari. Questa parola, “piccolo gregge del Santo Padre” deve essere anche contestualizzata: è vero che è un piccolo gregge, ma è un gregge molto forte e presente. E’ una Chiesa veramente presente.

     

    D. - Comunicare il Vangelo e testimoniare con gioia l’adesione a Cristo. Spesso i fedeli sono chiamati a farlo anche a costo della vita, tra persecuzioni e violenza, purtroppo molto spesso anche in India…

     

    R. - Sì, è vero anche questo: che la Chiesa non è che non abbia delle difficoltà e delle sofferenze, però direi che il continente dell’Asia è un continente dove la ricerca di Dio ha dato vita a tante religioni e questo aiuta la Chiesa. Gesù Cristo è il culmine della ricerca di Dio, perché in Lui è Dio si rivela in pienezza. In Asia abbiamo quindi questo vantaggio: avere l’adesione a Gesù Cristo non va contro la ricerca e le tradizioni asiatiche. Per me, costruire i ponti tra le religioni non vuol dire compromettere o ignorare l’unicità di Gesù Cristo ma costruire ponti di amicizie affinché possiamo predicare il Vangelo, predicare Gesù Cristo a questa popolazione.


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     La visita del cardinale Sandri in Romania

    ◊    Dal 6 al 10 maggio scorsi, il cardinale prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali ha compiuto la sua prima visita in Romania. Nell’incontro con i vescovi greco-cattolici, svoltosi a Blaj, ha esordito richiamando quanto Papa Benedetto XVI fin dall’inizio del Pontificato ha ricordato alla Chiesa, ossia che la scelta ecumenica compiuta dal Concilio Ecumenico Vaticano II è irreversibile e costituisce il punto di riferimento delle relazioni interecclesiali, anche se talvolta comporta sofferenza: «Nulla dobbiamo lasciare di intentato — ha affermato il porporato — per condividere la preghiera di Cristo al Padre: ut unum sint». Ha quindi aggiunto che le sfide del dialogo costituiscono una strada ardua. Nonostante ciò, concentrarsi su di esso è una grazia e comporta l’accettazione dell’altro e ciò esige reciproca conversione interiore. Il Santo Padre lo aveva ricordato anche nella recente «visita ad Limina» compiuta dai vescovi orientali e latini di Romania, sottolineando che la comprensione delle urgenze evangeliche diventa difficile se è alimentata da tentativi di rivalsa gli uni sugli altri, che sono estranei allo spirito ecclesiale. A questo proposito, ha invitato la “Chiesa Romena Unita con Roma”, come essa si qualifica ufficialmente, a promuovere iniziative ecumeniche con rinnovata fiducia, soprattutto nella celebrazione della Settimana di preghiera per l’unità, nelle reciproche feste patronali e in tutta la possibile collaborazione pastorale, tentando di raggiungere una intesa sulle questioni delle proprietà e dell’uso dei luoghi di culto e compiendo ogni possibile passo concreto di riconciliazione e di avvicinamento. Ha citato la Lettera apostolica Orientale Lumen, di cui ricorreva il 2 maggio scorso il XV anniversario di pubblicazione per ricordare l’invito rivolto dal Servo di Dio Giovanni Paolo II alla Chiesa latina «a farsi sempre più attenta al patrimonio dell'Oriente cristiano considerandolo un tesoro spirituale per tutta la Chiesa». Passando ai problemi interni alla Chiesa greco-cattolica, il prefetto ha richiamato l'attenzione sullo «stato attuale della secolarizzazione per unire le forze nel confronto con un mondo piuttosto ostile nella pratica dei valori cristiani». Ciò comporta, in primo luogo, un attento discernimento spirituale e un'adeguata formazione dei seminaristi «per avere un clero responsabile e dedito al Vangelo». Un altro punto su cui si è soffermato è stato le necessità di «migliorare l'organizzazione dei seminari della Chiesa greco-cattolica romena” e di curare adeguatamente le vocazioni al celibato sacerdotale, vivamente raccomandato in un contesto che conosce la prassi antica del sacerdozio uxorato: ogni eparchia potrebbe pensare a condizioni migliori per la formazione del clero celibe, perché esso costituirebbe un grande vantaggio per la Chiesa greco-cattolica in patria e per la pastorale dei fedeli emigrati, il cui numero è sempre in crescita. Si tratterebbe — ha ribadito il porporato — «di una apprezzabile e urgente espressione di missionarietà in linea con l'ecclesiologia di comunione inter-ecclesiale postulata dal Concilio Ecumenico Vaticano II. Ma certo questa riflessione non vuole significare un invito alla fuga dalla realtà e dalle urgenze pastorali della amata patria romena». In precedenza, il cardinale Sandri aveva partecipato alla divina liturgia nella cattedrale di Blaj, sottolineando nell'omelia come «attraverso le tenebre della persecuzione sia stato possibile preparare e contemplare il miracolo della risurrezione». La visita del prefetto ha avuto altri momenti significativi, quali la sosta di preghiera nella chiesa di san Basilio Magno del vicariato greco-cattolico di Bucarest, un ricevimento con i fedeli greco-cattolici al quale hanno partecipato diversi ambasciatori, tra i quali quelli di Italia, Francia, Germania, Spagna, Libano, Argentina, ad attestare il riconoscimento del mondo diplomatico per il significativo apporto della comunità cattolica alla vita sociale del Paese. Altra tappa del viaggio è stata la visita al monastero della Congregazione delle Suore della Madre di Dio di Cluj e la Divina Liturgia nella Cattedrale della Trasfigurazione, dove era presente l’arcivescovo Gheorghe Gutiu, pastore emerito di Cluj, che il cardinale ha salutato come “testimone della fede”, avendo affrontato carcere e persecuzioni in assoluta fedeltà alle promesse del battesimo e del ministero sacerdotale. Ultimo appuntamento l'incontro con i consacrati, i seminaristi e i docenti universitari nella sede vescovile di Cluj. Ma il momento forse più toccante è avvenuto a Sighet, nella zona di Baia Mare, luogo sacro alla memoria dei martiri della persecuzione comunista del secolo scorso. Nel corso della visita il cardinale prefetto ha incontrato nella residenza patriarcale di Bucarest il patriarca ortodosso di Romania, Sua Beatitudine Daniel: il porporato ha recato il saluto del Santo Padre per il Patriarca e la Chiesa Ortodossa, col dono di una pregevole medaglia del pontificato, ricevendo in risposta attestazioni di fraternità e di profondo rispetto verso il Papa. A Bucarest ha avuto luogo anche un cordiale e proficuo incontro col Ministro degli Esteri. Ovunque il cardinale Sandri si è fatto latore del saluto e della benedizione apostolica di Benedetto XVI, accolti con gioia da pastori e fedeli, coltivando nel riferimento al pastore universale il ricordo incancellabile dei romeni per la visita di Giovanni Paolo II e della liturgia che la sigillò col grido: “unitate, unitate”.


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     Rapporto sui preti e Internet: i sacerdoti puntano sulle nuove tecnologie per l’evangelizzazione

    ◊    “Sacerdoti e Internet”: è il titolo di un rapporto dedicato all’uso della Rete da parte dei sacerdoti di tutto il mondo. Condotta nell’ambito dell’Anno Sacerdotale, la ricerca realizzata dall’Università della Svizzera italiana e dal Pontificia Università della Santa Croce, è stata illustrata stamani nella Sala Marconi della Radio Vaticana. All’evento ha preso parte anche il cardinale Claudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero. C’era per noi, Alessandro Gisotti:  

    Che cosa i sacerdoti fanno nella rete e quali sono le loro attitudini verso le tecnologie digitali? Muove da queste due domande la ricerca demoscopica su “Sacerdoti e Internet”, che ha coinvolto circa 5 mila presbiteri di 117 Paesi. Particolarmente significativi alcuni dati: il 94 % degli intervistati afferma di accedere ad Internet quotidianamente e il 46 % aggiunge che utilizza il web per raccogliere materiale per le omelie. Per il 94 % inoltre l’uso delle tecnologie digitali migliora la formazione del clero. L’85 per cento del campione ritiene inoltre la Rete uno strumento utile per informarsi. Ancora, per il 52 per cento dei sacerdoti del campione, Internet è molto utile per diffondere il messaggio cristiano e oltre il 72 per cento ritiene le nuove tecnologie adatte alla inculturazione della fede nel mondo di oggi. Quasi l’80 per cento del campione utilizza il web per comunicare con le persone, mentre il 26 per cento utilizza quotidianamente Facebook. In conclusione, quasi il 90 per cento dei presbiteri intervistati ritiene molto positivo o positivo l’utilizzo delle nuove tecnologie digitali per la propria missione sacerdotale. La Congregazione per il Clero, ha affermato il cardinale Claudio Hummes, è molto interessata ai risultati del sondaggio per trovare nuovi metodi di “evangelizzazione del continente digitale” come indicato dal Papa. Alla conferenza ha partecipato anche mons. Lucio Ruiz, responsabile dell’Ufficio Internet del Vaticano, che si sofferma ai nostri microfoni sulla sfida di Internet per la Chiesa:

     

    R. - La chiamata del Santo Padre è non soltanto all’utilizzo dei mezzi, ma alla scoperta di quello che veramente è il fenomeno di una nuova cultura. Il Papa parla di una nuova realtà, che sfida la Chiesa, che sfida l’evangelizzazione. Quindi, per noi, avere questa possibilità di conoscere la realtà della Chiesa oggi nei suoi pastori è molto, molto importante per vedere in quale maniera la Chiesa ha colto o si è resa conto del cambiamento culturale.

     

    D. - Quali sono le sfide nell’evangelizzazione del “continente digitale”?

     

    R. - La prima cosa è scoprire quello che dice il Santo Padre: è una nuova cultura. Quindi, in una nuova evangelizzazione dobbiamo imparare il nuovo linguaggio, così come facevano i missionari quando scoprivano un nuovo luogo. Capire questa nuova cultura in atto è vedere qual è il proprio linguaggio, in maniera che Cristo possa essere presente nella cultura digitale. I dati che emergono dalla ricerca sono molto positivi, perché si vede che la Chiesa non è assente. Abbiamo colto questa sfida del cambiamento culturale.


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     Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊    Cristiani più impegnati nell’amore a Dio e al prossimo: all'Angelus il Papa ricorda che nel segno della Croce è contenuto l'annuncio della fede.



    Comunicato della Santa Sede circa la visita apostolica in Irlanda, in seguito alla Lettera del Papa ai cattolici irlandesi.



    Perché dico il Rosario: in prima pagina, Pier Gordano Cabra sulla più semplice preghiera mariana.



    In rilievo, nell’informazione internazionale, l'assalto israeliano di questa mattina alla flotta pacifista.



    I Cammini che unirono l'Europa: in cultura, Marta Lago intervista Manuel Castineras, curatore della mostra “Compostela e l'Europa. La storia di Diego Gelmirez” (dal 3 giugno al primo agosto, al Braccio di Carlo Magno).



    Un corpo e un popolo: Elio Castellucci sull’ecclesiologia di comunione e il Concilio Vaticano II.



    Una vita tra mito e flop: Emilio Ranzato ricorda Dennis Hopper.



    Un articolo di Gaetano Vallini dal titolo “Obiettivi sull'incanto”: da Man Ray a Michael Kenna uno spaccato della fotografia europea a Reggio Emilia.



    Con il laser tra i tesori degli antichi cimiteri: si è aperta la plenaria della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra.


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    Oggi in Primo Piano



     L’intuito per capire e l’umiltà per servire gli altri: Enzo Caffarelli ricorda don Picchi

    ◊    Un grazie ancora a don Mario Picchi: questo il sentimento che accomuna le tante persone che da ieri stanno rendendo omaggio al sacerdote nella camera ardente allestita nell’ospedale Fatebenefratelli di Roma, dove il fondatore del Centro italiano di solidarietà si è spento sabato scorso, all’età di 80 anni. Domani mattina alle 11.30 si svolgeranno i funerali nella Basilica di San Giovanni in Laterano. Roberta Gisotti ha intervistato Enzo Caffarelli, direttore della rivista bimestrale del CeIs, “Il delfino”, tra i collaboratori di più vecchia data, da quasi 35 anni, di don Picchi.  

    D. – Quale eredità più grande ha lasciato don Mario Picchi ai suoi più stretti collaboratori? 

    R. – Sicuramente l’eredità della grande esperienza, del grande insegnamento. Tra le sue doti, credo che ce ne sia una importante che è l’intuito, l’intuito che don Mario aveva nel capire le persone, nel leggere nei loro occhi, nel loro cuore e di tirar fuori il meglio da ciascuno, nel senso che è riuscito egli stesso - e naturalmente tutti i suoi operatori – a ridare la voglia di vivere a persone che si trovavano veramente in situazioni disperate, senza speranza, fragili, disorientate per la droga ma anche per altri motivi. Direi che riusciva a tirar fuori il meglio anche dalle persone importanti. Lui era capace proprio di attrarre attenzione.

     

    D. – Diceva don Picchi che il suo “progetto-uomo”, ovvero la sua strategia di porre la persona umana al centro della storia, non è né una terapia né un metodo…

     

    R. – E’ una filosofia di vita il fatto di mettere al centro dell’attenzione l’uomo. Certamente negli ultimi tempi, il CeIs, ma anche alle origini, era proprio aperto a tutti i problemi. C’è stato un periodo storico in cui la droga è diventata una grandissima emergenza, con una diffusione enorme, come tutti sappiamo e in quel periodo il Ceis di Roma ha focalizzato l’attenzione sulla tossicodipendenza ma senza dimenticare tanti altri problemi che, con la droga, non hanno a che fare ma che hanno a che fare da una parte con la sofferenza, con l’emarginazione, con la disperazione e dall’altra con la solidarietà e l’accoglienza.

     

    D. – C’è un aggettivo che può delineare l’animo di don Picchi?

     

    R. – Direi che più di un aggettivo c’è un sostantivo, che è il “servizio”, cioè la sua idea di volontariato ma anche di attività retribuita per chi prende stipendi necessari per vivere ma piuttosto modesti. Lo stile del servizio è fondamentale per porsi nei confronti degli altri. Direi che è stata un po’ la cifra distintiva di 43 anni spesi a Roma da don Mario e ancor prima in Piemonte, ma soprattutto da quando venne a Roma nel 1967-1968, a servizio dei giovani, delle famiglie, delle persone in difficoltà.

     

    D. – C’è un aneddoto che ti piace ricordare di don Picchi?

     

    R. – Uno lo ricordo bene, all’inizio, nella prima sede del piccolo appartamento in piazza Benedetto Cairoli – vicino Largo Argentina – che ci era stato offerto da Papa Paolo VI. Era un appartamento dove ci si trovava, si accoglieva la gente, c’era il centro studi e così via; mi ricordo che lui era sempre l’ultimo ad andare via, insieme al suo vice, Juan Pares, che vorrei anche ricordare perché è venuto meno appena sette mesi fa e quindi il CeIs è doppiamente orfano. Una sera che mi trattenni più degli altri giorni e ricordo di aver visto don Mario e Juan che pulivano il bagno alla fine della giornata. Quindi ecco, anche questa grande umiltà. La sua porta era sempre aperta, poteva veramente entrare chiunque e parlare con lui nonostante il CeIs fosse un’organizzazione di 150-200 persone, più i volontari, più le centinaia di utenti, più la Federazione italiana delle Comunità terapeutiche - finché lui è stato presidente -, più tutte le attività svolte nel mondo. Insomma, don Mario era anche una persona umile, che sapeva pulire il bagno e che accoglieva in qualsiasi momento chiunque avesse bisogno di lui.


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     Giornata contro il tabacco: il fumo causa sempre più vittime tra le donne

    ◊    Il fumo miete sempre più vittime tra la popolazione femminile. E’ la denuncia dell’Organizzazione mondiale della sanità in occasione dell’odierna Giornata mondiale contro il tabacco. Secondo l’Oms, il tabacco uccide 5 milioni di persone l’anno, tra queste un milione e mezzo sono donne. Nel 2030 le vittime del fumo potrebbero arrivare a 8 milioni di persone. Servizio di Francesca Sabatinelli.  

    L’emergenza è donna. L’Organizzazione Mondiale della Sanità lancia un allarme senza precedenti, perché senza precedenti è la percentuale di donne fumatrici. Il divario tra uomini e donne è sempre più ridotto e il dato più inquietante è che, a fronte dell’aumento degli uomini che abbandonano le sigarette, si registra la difficoltà delle donne a smettere di fumare. Le donne sono circa il 20% dell’oltre miliardo di fumatori nel mondo. A preoccupare il dato riferito ai Paesi in via di sviluppo. Roberta Pacifici, dirigente di ricerca dell’Osservatorio Fumo, Alcol e Droghe dell’Istituto Superiore di Sanità.



    R. - Le multinazionali del tabacco stanno fortemente investendo nei Paesi ad economia di mercato in crescita, sfruttando, come hanno già fatto nei Paesi occidentali, il bisogno delle donne di libertà e di indipendenza, facendo leva sullo stereotipo, ormai storico, che lega il fumo di tabacco a situazioni di successo, di fascino e quindi di emancipazione. Sempre l’Organizzazione Mondiale della Sanità ci fa notare che nel 2030, se non si interverrà in maniera drastica, moriranno per patologie collegate al tabagismo oltre due milioni e mezzo di donne. Questi decessi, nell’oltre il 75 per cento dei casi, si verificheranno in Paesi a basso e medio reddito. Questo è un dato molto importante, perché significa che in quei Paesi già con difficoltà economiche, ci sarà poi l’emergenza di dover gestire patologie molto costose, come quelle collegate all’uso di tabacco. 

    La mappa indica tra i Paesi a rischio Cina, India, e quelli a medio e basso reddito dell’Est Europa al confine con l’Asia. In Italia degli 11,1 milioni di fumatori, 5 milioni e 200 mila sono donne. Percentuale molto alta che ormai si sovrappone a quella degli uomini. Se quindi in futuro nei maschi diminuiranno le malattie correlate al fumo, nelle donne ci sarà un incremento, inoltre si abbasserà sempre più l’età a rischio per contrarre un tumore a causa della difficoltà di raggiungere con la prevenzione i più giovani. Ma come riuscire ad arrivare a smettere di fumare? Ancora la dottoressa Pacifici: 

    R. - Prima di tutto c’è la voglia di smettere di fumare e poi abbiamo dei metodi per i quali è stata dimostrata l’efficacia. Tra questi il supporto psicologico, accoppiato ad un trattamento farmacologico con un sostitutivo della nicotina o un altro farmaco che agisce sulla compulsione. E poi ci sono tantissimi altri metodi, che possono andare dall’agopuntura, all’ipnosi, all’auricoloterapia, alla sigaretta elettronica, ma tutti metodi per i quali ancora non è stata dimostrata alcuna efficacia.

     

    D. - Quali invece le strategie per aiutare a smettere di fumare?

     

    R. - L’accesso gratuito ai centri antifumo, la rimborsabilità dei farmaci utilizzati nelle terapie di disassuefazione e un incremento molto significativo del prezzo delle sigarette.


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     Altri Mondiali: al via il mondiale di calcio alternativo tra le baraccopoli africane

    ◊    Parte oggi la singolare iniziativa “Altri Mondiali”: un viaggio che alcuni ragazzi italiani e africani affronteranno insieme a bordo di un “matatu”, il tipico pulmino africano, attraverso 9 Paesi del continente alla scoperta del calcio vero e pulito, quello delle baraccopoli. Il “matatu” porterà con sé tutto il necessario per improvvisare partite di calcio contemporaneamente a quelle che vengono giocate negli stadi. E la finale, infatti, sarà a Johannesburg, in Sudafrica, l’11 luglio, lo stesso giorno della finale della Coppa del mondo. Al microfono di Roberta Barbi, il direttore dell’associazione promotrice "Altro Pallone", Michele Papagna, presenta l’iniziativa:  

    R. – La campagna “Altri Mondiali Matatu” è alla quarta edizione. Il meccanismo è questo: ogni quattro anni, quando ci sono i Mondiali, inventiamo qualcosa che riesca a far parlare, a vivere e a documentare un’alterità che c’è nel mondo. In questo caso ho visto che è la prima volta dell’Africa, non solo del Sud Africa ed abbiamo deciso di sfidare i Mondiali con un mezzo che è popolarissimo in Africa, che è il “Matatu”: nel nostro caso si tratta di un pulmino che parte da Nairobi ed arriva poi a Johannesburg, per le finali. 

    D. - Perché portare il calcio nelle baraccopoli? Per voi lo sport è strumento di integrazione sociale e di svago o di aggregazione giovanile?

     

    R. - Innanzitutto va ricordato che il gioco del calcio è un gioco. Non sono nati prima gli stadi e poi il pallone ma è nato prima il pallone, un pallone di stracci, con cui magari si giocava sulla terra battuta, dentro i cortili, gli oratori, le metropoli e le baraccopoli. Prima viene il gioco del calcio e poi vengono i Mondiali. Il calcio è un elemento di aggregazione sociale e giovanile.

     

    D. - I Mondiali 2010 sono davvero un’occasione per l’Africa?

     

    R. - Pensiamo proprio di sì. Ci si lamenta sempre quando ci sono i grandi eventi ma un grande evento va al di là del fatto che ci siano gli stadi e le costruzioni. Un grande evento è una grande passione, una grande speranza, un grande sogno e in questo caso, per l’Africa, è vitale, perché riconosce alle giovani generazioni dell’Africa il fatto di essere riusciti ad organizzare un grande evento che sia proprio africano. Per il Sud Africa è fondamentale, ha un significato particolare: c’è la liberazione, la lotta all’apartheid, la lotta contro la discriminazione razziale. Magari in Italia questo non si sa molto: a Nairobi e in tutto il Kenya l’elezione di Barack Obama è stata salutata come l’elezione di un kenyano. Quindi il discorso del sogno, della speranza, dello sperare: "Puoi farcela!”, è una cosa che ha lasciato una traccia molto importante.

     

    D. - “Altro Pallone” per che squadra tifa?

     

    R. - “Altro Pallone” tifa per il gioco del calcio. Certamente teniamo per la squadra dell’Italia e per le squadre dell’Africa, perché se una squadra africana arrivasse in finale sarebbe un evento clamoroso.


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    Chiesa e Società



     L'Onu: resta l'Africa il continente più povero del mondo

    ◊    E’ appena stato pubblicato il rapporto del Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo 2009, dal quale emerge ancora una volta la drammatica situazione dell’Africa riguardo ai livelli di povertà estrema che affliggono il continente. La lista dei 24 Paesi con l’indice di sviluppo più basso del mondo, ad eccezione di Afganistan e Timor est, è formata da paesi africani, tutti dell’area subsahariana: Niger, Sierra Leone, Repubblica Centroafricana, Mali, Burkina Faso, Repubblica Democratica del Congo, Ciad, Burundi, Guinea-Bissau, Mozambico, Etiopia, Guinea, Liberia, Gambia, Ruanda, Senegal, Eritrea, Zambia, Costa d’Avorio, Benin, Malawi e Togo. Il continente africano - riferisce l'agenzia Fides - possiede grandi ricchezze naturali ed un enorme potenziale umano, garantito dalla giovane età della popolazione, formata al 70% da persone che hanno meno di 30 anni. Tuttavia leggi commerciali sfavorevoli, interessi economici di imprese occidentali e alti livelli di corruzione interna, impediscono all’Africa di raggiungere gli indici di sviluppo che le spettano di diritto. La crisi finanziaria globale che sta colpendo in misura diversa tutti i Paesi del mondo, in Africa ha avuto come conseguenza un aumento della fame e della povertà. Su 28 milioni di dollari pattuiti nel 2005 dai Paesi del G8 a Gleneagles, da distribuire in Africa entro il 2010, finora secondo l’ONU e l’Unione Africana, sono stati raggiunti 9.500 milioni. A questo riguardo gli esperti hanno sottolineato il fatto che lo sviluppo dell’Africa non può nè deve dipendere solo dagli aiuti esterni. La responsabilità spetta agli africani. Oltre a mettere in atto veri e propri cambiamenti nelle strutture sociali e di governo, nelle quali prevalgono modelli arcaici e poco affidabili, con indici di corruzione molto elevati, gli africani hanno bisogno di materializzare gli aiuti esterni in sviluppo e progresso sociale, favorendo innanzitutto il settore agricolo, che aumenterebbe le entrate e soprattutto garantirebbe la sicurezza alimentare in un continente dove più del 30% della popolazione soffre la fame. Tra i gruppi di sostegno maggiormente impegnati, l’organizzazione cattolica di volontari Manos Unidas ha già approvato nel continente 61 progetti di sviluppo, con un investimento di 2.491.631 euro nei settori agricolo, sanitario, sociale, dell’istruzione, in Benin, Repubblica Democratica del Congo, Burkina Faso, Rwanda, Burundi, Senegal, Camerun, Sierra Leone, Costa d’Avorio, Somalia,Ghana, Sudan, Kenya, Tanzania, Madagascar, Togo, Malawi, Uganda, Mali, Zambia, Marocco, Zimbabwe, Mauritania, Mozambico, Nigeria. (R.P.)


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     Mons. Franco: la visita del Papa a Cipro favorisce la pace in Medio Oriente

    ◊    Il viaggio di Benedetto XVI a Cipro “sarà ricco di segni e di significati”. Ne è sicuro il nunzio apostolico in Israele e delegato apostolico per Gerusalemme e i Territori palestinesi, mons. Antonio Franco, che, parlando all'agenzia Sir, ha spiegato il valore della visita in programma del 4 al 6 giugno prossimi. Mons. Franco sottolinea che si tratta della “prima volta di un Pontefice nell’isola, e ciò conferisce un significato particolare sia per la dimensione missionaria, in quanto si pone sulle orme di san Paolo, sia per quella pastorale, legata all’incontro con la Chiesa di Cipro ed inoltre per l’ecumenismo, visti gli incontri con la Chiesa ortodossa locale e gli altri capi religiosi”. Tuttavia - aggiunge il nunzio apostolico riferendosi alla pubblicazione dell’Instrumentum laboris del prossimo Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente - “c’è una dimensione ancora più ampia ed quella che riguarda il Medio Oriente, verso cui Benedetto XVI continua a moltiplicare sforzi e preghiera per favorire la distensione e la pace. L’auspicio – conclude il nunzio - è che il viaggio possa promuovere sviluppi positivi anche in chiave politica e non solo religiosa. Cipro, pur appartenendo come Chiesa al Patriarcato latino di Gerusalemme e alla Custodia di Terra Santa, politicamente è un membro dell’Ue anche se l’isola è divisa”. (M.G.)


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     Una Settimana di preghiere per la pace in Terra Santa

    ◊    Una settimana di preghiera per la pace tra Israeliani e palestinesi. È quanto prevede l’iniziativa rivolta dal Consiglio Ecumenico delle Chiese (Cec) a tutte le Chiese membro, che si è aperta il 29 maggio e si chiuderà il 4 giugno prossimo. Nel comunicato del Cec, ripreso dall’Osservatore Romano, si inviato inoltre “coloro che condividono la speranza della giustizia a intraprendere azioni pacifiche per creare a una comune testimonianza pubblica internazionale”. Tutti i partecipanti sono infatti invitati a pianificare le loro attività attorno a precise linee guida: pregare con le Chiese che vivono un clima di tensione sociale con una preghiera speciale da Gerusalemme , educare circa le azione che favoriscono la pace e i fatti concreti che non la favoriscono; petizioni presso leader politici utilizzando criteri ecumenici che promuovono la pace con la giustizia e il rispetto verso gli altri. Nei prossimi giorni il Cec ha previsto numerose attività di formazione e sensibilizzazione. In tutte le Chiese del mondo verrà letta una preghiera nella quale si chiederà a Dio il dono di “dirigenti politici pronti a dedicare e a consacrare la loro vita per il ristabilimento di una pace giusta tra i loro popoli”. La preghiera della Settimana mondiale della pace invoca, dunque, “eguali diritti per i due popoli, la fine della discriminazione e delle restrizioni di movimento”. La ricerca della pace tra israeliani e palestinesi è tra gli impegni del Consiglio Ecumenico delle Chiese fin dal 1948. (M.G.)


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     Il canale satellitare cristiano per il Medio Oriente raddoppia l’offerta di programmi

    ◊    Più notiziari, dibattiti, musica e fiction. Le trasmissioni di SAT-7, il canale satellitare cristiano che serve il Medio Oriente, aumenteranno e miglioreranno il loro palinsesto grazie al sostegno dell'associazione caritativa cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre. Secondo quanto riferisce l'agenzia Zenit, l'ufficio britannico dell'organizzazione ha infatti finanziato una seconda rata di 15.000 euro per fornire le apparecchiature necessarie allo studio di SAT-7 al Cairo. Attraverso questa sovvenzione, ACS si è posta l’obiettivo di ampliare l’offerta della rete per aumentare la comprensione tra i cristiani e a favorire una più stretta collaborazione con persone di altre fedi. Rachel Fadipe, direttore esecutivo di SAT-7 nel Regno Unito, ha spiegato l'importanza di aumentare le trasmissioni in diretta, sottolineando che “permettono la vera interazione con gli spettatori”. Cristiani di varie denominazioni sono coinvolti nel canale televisivo, e il clero di varie Chiese appare nei programmi in diretta rispondendo alle domande poste dai telespettatori che telefonano in studio. “Fin dall'inizio, abbiamo detto che vogliamo unire le Chiese nella loro diversità – mostrare che possono avere unità”, ha dichiarato Kurt Johansen, direttore esecutivo dell'ufficio europeo di SAT-7. “Non nascondiamo le differenze, ma ne discutiamo in modo educato e civile”. Spiegando perché la televisione via satellite è il mezzo più efficace per raggiungere i cristiani nella regione, Johansen ha ricordato che “in Medio Oriente la tv satellitare è il mezzo per eccellenza; più della metà degli abitanti del Medio Oriente ha un satellite, e guarda ogni giorno più televisione che in qualsiasi altra parte del mondo”. Le trasmissioni satellitari, inoltre, non sono soggette alle restrizioni che si applicano alla letteratura cristiana in alcuni Paesi mediorientali, come l'Arabia Saudita. “Molti cristiani non sono molto istruiti, non sanno leggere, non hanno accesso a un sacerdote – ma su SAT-7 possono sintonizzarsi e per 24 ore al giorno apprendono e approfondiscono la fede cristiana”, ha spiegato Johansen. Quanto al ruolo nel dialogo ecumenico e in quello interreligioso, ha ricordato che “ci sono molti fraintendimenti – alcuni credono che i cristiani siano cannibali a causa della Comunione –, ma quando vedono ciò che avviene hanno un'idea diversa. C'è più rispetto, più tolleranza – si abbattono le barriere in modo positivo”. Oltre al crescente numero di programmi in diretta, le trasmissioni di SAT-7 includono soap opera relative ad argomenti cristiani e film basati su personaggi biblici, nonché quiz sulle Scritture e un intervento settimanale del leader copto ortodosso Shenouda III. SAT-7 trasmette cinque canali 24 ore su 24, che raggiungono circa 8 milioni di spettatori in 19 Paesi. (M.G.)


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     India: cristiani in preghiera per la pace fra le etnie

    ◊    Un incontro intercristiano, convocato per pregare a favore della pace e per lo sviluppo delle etnie interne, si è svolto nei giorni scorsi nella chiesa metodista degli Apostoli del Manipur. Erano presenti - riferisce l'agenzia AsiaNews - oltre cento leader cristiani, espressione delle etnie Meitei, Chin, Kuki, Mizo, Zomi e Naga. L’incontro, sostenuto dall’All India Christian Council, aveva come tema “Beati i costruttori di pace, perché saranno chiamati figli di Dio”. Totong Haokip, studente di teologia, ha lavorato 15 anni nelle baraccopoli di Delhi. Parlando alla riunione, ha detto: “Nel Manipur, tutte le comunità mantengono la loro visione tribale della vita. Questo mette a dura prova la pace. Ma le denominazioni cristiane sostengono il principio di uguaglianza, e per questo i cristiani non possono fare distinzioni del genere. Preghiamo Dio, affinché questo egoismo sparisca”. Il problema etnico non riguarda soltanto il Manipur, ma tutte le regioni nord-orientali dell’India: “Il nostro Paese ha bisogno dell’annuncio di Cristo, ma questo può essere trasmesso al mondo soltanto con la pace e l’armonia. Ricordiamo sempre che il nostro Signore guarda all’interno di ognuno di noi, e non all’esterno”. Lamboi Suantak, che guida un’organizzazione cristiana di giovani a Delhi, ha aggiunto: “Questo incontro di preghiera è un passo veramente significativo. I nostri leader hanno fatto bene a convocarlo. Ora, spero che la pace e l’amore fioriscano fra le diverse comunità di Manipur e Nagaland. Questa è la mia preghiera costante”. Nelle regioni nord-orientali dell’India vivono più di 40 etnie diverse, spesso con storia e linguaggio del tutto differenti fra loro. Le tensioni inter-etniche hanno provocato diversi scontri sociali, che la Chiesa cattolica e i gruppi cristiani hanno più volte condannato. (R.P.)


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     Indonesia: milioni di minori privi di diritti

    ◊    La Convenzione dei Diritti dei Minori delle Nazioni Unite in Indonesia è rimasta lettera morta. La denuncia arriva dall’Ong Coalition for Child Rights Monitoring che ha stilato un rapporto sull’applicazione della Convenzione Onu tra il 1997 e il 2009. Nel documento citato dalla Fides emerge che milioni di bambini indonesiani sono ancora privi dei diritti fondamentali e rimangono molto vulnerabili a causa degli abusi, degli sfruttamenti e delle discriminazioni subiti. Contrariamente alla Convenzione, la legge indonesiana consente ai bambini di 12 anni di avere relazioni sessuali, mentre già ad 8 anni sono soggetti a giudizi penali, possono essere messi in carcere come gli adulti. Secondo la National Commission for Child Protection, l’89.8% dei bambini rinviati a giudizio nel 2009 sono stati mandati in prigione. Da alcuni dati raccolti dall’Università dell’Indonesia, il 57% di questi bambini vengono tenuti in carcere con gli adulti. Il Paese aveva ratificato la Convenzione nel 1990 e nel 2002 ha pubblicato un decreto presidenziale a tutela dei bambini. Tuttavia, Coalition for Child Rights Monitoring ha ritenuto inadeguato il decreto e ha richiesto una legge specifica su tutti i diritti dei minori, all’istruzione gratuita, alla libertà di religione e alla tutela sanitaria. Nel rapporto sono indicate diverse raccomandazioni a tutela dei bimbi indonesiani. Tra queste, la ratifica di protocolli contro la vendita dei minori, la pornografia e la prostituzione infantile; l’inserimento nella Costituzione di un emendamento che includa i diritti dei bambini. La relazione dell’Ong è il risultato di uno studio durato due anni e mezzo e ha preso in esame 377 bambini di 14 province di tutto il Paese. Tra questi c’erano bimbi che hanno dovuto lasciare la scuola, alcuni indigeni e appartenenti a minoranze religiose, sopravvissuti a violenze sessuali, bambini di strada. Lo studio della “coalizione” è una pietra miliare in quanto fornisce dati alternativi da confrontare con i risultati governativi. “Il governo riporta solo le cose belle”, si legge in una dichiarazione di un rappresentante del Crc, “mentre il nostro rapporto dà voce ai bambini, rendendoli partecipi di processi decisionali”. (M.G.)


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     Somalia: la guerra fa crescere il numero degli sfollati

    ◊    Circa 17.000 persone sono state costrette dai combattimenti dell’ultimo mese a lasciare le loro case a Mogadiscio: lo ha sottolineato oggi l’Alto commissario dell’Onu per i rifugiati (Acnur/Unhcr), secondo il quale scontri a fuoco e insicurezza diffusa hanno pesato soprattutto nelle ultime due settimane. L’ente dell’Onu stima che a maggio le vittime dei combattimenti sono state “almeno 60”. Dall’inizio dell’anno in Somalia - riferisce l'agenzia Misna - il numero degli sfollati ha raggiunto i 200.000; nel complesso, sempre secondo l’Acnur, le persone costrette dalla violenza a lasciare le loro case o addirittura a cercare rifugio all’estero sono un milione e 980.000. L’emittente “Radio Shabelle” riferisce oggi di scontri tra forze governative e gruppi dell’opposizione armata in diverse zone della Somalia. Combattimenti sono segnalati in particolare nella regione occidentale di Bakol e nei pressi della città di Beledweyne, non lontano dal confine con l’Etiopia. (R.P.)


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     Congo: la Chiesa guarda agli Usa per fermare le violenze dei ribelli ugandesi  

    ◊    La Chiesa della martoriata Provincia Orientale della Repubblica Democratica del Congo saluta con favore la legge varata negli Stati Uniti per sostenere l'Uganda e altri Paesi confinanti nella lotta contro l'Esercito di Resistenza del Signore (Lra). Il provvedimento, promulgato dal Presidente Obama il 25 maggio, impegna gli Stati Uniti “ad aiutare a metter fine alle brutalità e alle distruzioni commesse dall’'Esercito di Resistenza del Signore, che colpisce i civili, uccidendo, violentando e mutilando la popolazione dell'Africa centrale, rapisce i loro figli e trasforma in profughi centinaia di migliaia di persone”. Mons. Richard Domba Mady, vescovo di Doruma-Dungu, parlando alla Fides ha detto di aspettarsi “un impegno in prima persona degli Stati Uniti per fermare gli attacchi contro la popolazione civile”. “Gli Stati Uniti sono impegnati da anni contro il terrorismo. La configurazione attuale dell’Lra, con i suoi attacchi indiscriminati contro civili inermi, è quella di un gruppo terroristico”, ha quindi spiegato mons. Domba Mady. “Penso che il recente rapporto di Human Rights Watch (Hrw) sui crimini commessi dall’Lra nella nostra diocesi sia stato determinante per convincere il Presidente americano a firmare la legge per contrastare l’Lra” aggiunge il vescovo di Doruma-Dungu. “La Commissione Giustizia e Pace della nostra diocesi ha aiutato gli investigatori di Hrw nelle loro ricerche - ha proseguito il presule -. Il direttore di Giustizia e Pace ha accompagnato i ricercatori dell’organizzazione per la difesa dei diritti umani a Dungu e in altre zone dove l’Lra ha compiuto i massacri, aiutandoli a raccogliere le testimonianze dei sopravvissuti”. “Da febbraio la situazione è più calma. Non vi sono stati attacchi di rilievo come quelli perpetrati all’inizio del 2010, quando l’Lra arrivò a colpire alcuni quartieri di Dungu, mettendo in pericolo anche la locale missione dei comboniani. Non sappiamo però se la calma relativa concessaci dai guerriglieri derivi solo da un ripiegamento tattico, per riorganizzare le proprie file e poi attaccare di nuovo. Solo il tempo può dircelo, e per questo abbiamo bisogno della protezione internazionale” conclude mons. Domba Mady. (M.G.)


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     Uganda: leader religiosi chiedono una nuova commissione elettorale

    ◊    I capi religiosi riuniti nel Consiglio cristiano congiunto dell’Uganda (Ujcc) hanno chiesto al governo di Kampala di istituire una nuova commissione elettorale “più rappresentativa delle diverse tendenze politiche nel Paese” in vista delle elezioni generali previste nel 2011. L’invito è stato rivolto durante l’assemblea generale annuale dell’Ujcc, tenuta nei giorni scorsi, e letto pubblicamente da mons. Yona Katonene, vescovo anglicano della diocesi di West Ankole. Secondo il quotidiano ‘New Vision’, ripreso dall'agenzia Misna, che riferisce il contenuto del messaggio, i religiosi hanno ricordato che le passate elezioni erano state caratterizzate da brogli, irregolarità e violenze e chiesto di fare tutto il possibile affinché non si ripetano l’anno prossimo, denunciando una “mancanza di buona volontà” da parte di chi governa per andare ad elezioni libere e trasparenti. L’Ujcc è formato da esponenti cattolici, anglicani e ortodossi. Dal 1986, il presidente dell'Uganda è Yoweri Museveni. (R.P.)


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     Mozambico: incontro per mettere in pratica le raccomandazioni finali del Sinodo

    ◊    Tradurre in pratica le raccomandazioni della Seconda Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei vescovi. È lo scopo dell’incontro che si è tenuto a Mumemo, nei pressi di Maputo, capitale del Mozambico, nei giorni scorsi. Secondo un comunicato inviato all’agenzia Fides, all’incontro hanno partecipato 134 delegati in rappresentanza di Caritas Africa e del Dipartimento “Giustizia e Pace” del Simposio delle Conferenze Episcopali di Africa e Madagascar (Secam), di altre organizzazioni della Chiesa cattolica in Africa, di Caritas Internationalis e dei suoi membri (Caritas Norvegia, Caritas Spagna, Caritas Germania, Secours Catholique Caritas Francia, Caritas Australia, Catholic Relief Services, Cafod), della Cidse (Cooperazione Internazionale per lo Sviluppo e la Solidarietà, organismo formato da 16 agenzie di sviluppo cattoliche), da Misereor e da Missio. All’incontro hanno partecipato il Cardinale Peter Turkson, Presidente del Pontificio Consiglio “Giustizia e Pace”, il cardinale Polycarpe Pengo, arcivescovo di Dar-es-Salaam (Tanzania), Presidente del Secam, e mons. Cyprian Kizito Lwanga, arcivescovo di Kampala (Uganda), Presidente di Caritas Africa. Al termine dell’incontro è stata approvata la “Dichiarazione di Mumemo: una nuova Pentecoste per l’Africa”. “L'Africa è un continente con grandi opportunità: concretizzare tali opportunità per la popolazione del continente fa parte della missione della Chiesa famiglia di Dio. Ed è particolarmente rilevante in un momento in cui diversi Paesi africani stanno celebrando i 50 anni di indipendenza, che la Chiesa celebri la Pentecoste per una nuova Africa” afferma il comunicato. Tra le raccomandazioni emerse vi sono: la creazione di Commissioni “Giustizia e Pace” dove queste non esistono; l’elaborazione entro 6 mesi di un piano strategico da parte di Caritas Africa e della Commissione “Giustizia e Pace” del Secam per promuovere “tematiche strategiche e critiche, quali il buon governo, la costruzione della pace, le industrie estrattive e i cambiamenti climatici”; la creazione da parte del Secam di un gruppo di lavoro “sulle preposizione del Sinodo che concernono specificamente le donne”; lo sviluppo di un piano da parte del Secam per migliorare la condivisione delle informazioni tra le regioni e attraverso il continente. (R.P.)


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     Messico: la Chiesa invita i fedeli a collaborare al censimento

    ◊    La Chiesa messicana ha esortato tutti i fedeli a collaborare per il corretto svolgimento del censimento della popolazione e delle abitazioni, che prende il via oggi in tutto il Paese del Centroamerica . L’Appello - lanciato attraverso un comunicato della conferenza episcopale (Cem) ripreso dall’Osservatore Romano - intende anche fugare le voci riguardo un presunto contrasto tra i vescovi e l’Istituto di statistica per la metodologia adottata per la rilevazione. Nei giorni scorsi, la Conferenza episcopale aveva soltanto fatto notare un’ambigua classificazione delle religioni perché sotto la voce “credo cristiano cattolico” ci sono ben dodici opzioni di altrettante denominazioni. Per questo motivo i presuli hanno chiesto a tutti fedeli di indicare chiaramente “la loro appartenenza alla Chiesa cattolica romana”. In una lettera inviata ai responsabili dei media cattolici vengono quindi fornite tutte le istruzioni per rispondere in modo appropriato. Alcune diocesi del Messico, come le arcidiocesi di México e Acapulco, hanno insistito sull’importanza del censimento: “Conoscere la verità della nostra situazione nazionale ci aiuterà ad apprezzare ciò che siamo e ciò che abbiamo, per superare le carenze e adoperarsi per una maggiore giustizia sociale, solidarietà e libertà. Per fare questo abbiamo bisogno della collaborazione di tutti”. (M.G.)


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     Sud Corea: dure critiche della Chiesa alla sentenza sui diritti degli embrioni

    ◊    Una decisione sbagliata che tiene conto solo del punto di vista di quei genetisti che sono favorevoli alla ricerca sulle cellule staminali. Così i vescovi in Sud Corea bocciano la sentenza con cui nei giorni scorsi la Corte costituzionale ha stabilito che “gli embrioni non impiantati nell’utero materno non hanno alcun diritto umano”. La sentenza, emessa il 27 maggio dopo il ricorso di una coppia, afferma altresì la legittimità della Legge sulla bioetica che autorizza la distruzione degli embrioni sovrannumerari ottenuti dalle tecniche di fecondazione in vitro dopo cinque anni. Il segretario della Commissione per le attività pro-vita della Conferenza episcopale coreana (Cbck), padre Casimir Song Yul-sup, parla senza mezzi termini di una decisione “vergognosa”, perché stabilisce “un trattamento discriminatorio verso gli embrioni non impiantati”, ha detto all’agenzia Ucan. “La Corte ha tenuto conto solo dell’opinione dei genetisti favorevoli alla ricerca sulle cellule staminali” e non della Chiesa che è invece contraria, denuncia padre Hugo Park Jung-woo, segretario generale della Commissione pro-vita dell’arcidiocesi di Seoul , secondo il quale la suprema corte “ha fatto un passo indietro e una decisione sbagliata”. In una dichiarazione diffusa ieri, Giornata nazionale per la Vita in Corea, il presidente della Commissione bioetica mons. Gabriel Chang Hong-hun ha richiamato alla necessità di creare più strutture per incoraggiare le nascite, anziché sopprimere vite. Secondo le stime della Chiesa coreana ogni anno in Corea del Sud vi sarebbero circa un milione e mezzo di interruzioni volontarie della gravidanza, una cifra nettamente superiore alle stime governative. (L.Z.)


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     Cina: amministrate centinaia di Cresime nella solennità di Pentecoste

    ◊    In Cina la solennità di Pentecoste è stata occasione per amministrare il sacramento della Confermazione a centinaia di fedeli di diverse comunità cattoliche del Paese. Secondo quanto riferisce la Fides, le cerimonie sono state accompagnate da un’ampia partecipazione dei fedeli delle rispettive comunità che hanno così condiviso la chiamata ad essere sentinelle di Cristo, testimoni della fede e predicatori del Vangelo. Sono stati 180 i fedeli di Tang Tou della parrocchia di Ou Bei, nella diocesi di Wen Zhou, ad aver ricevuto la Confermazione: si tratta del gruppo più numeroso nella storia della comunità di Tang Tou. Inoltre 60 catecumeni hanno ricevuto il Battesimo attorniati da 700 parrocchiani. Oltre 800 fedeli della Cattedrale della diocesi di Bao Ding, della provincia dell’He Bei, hanno invece partecipato all’amministrazione del Sacramento della Cresima a 7 fedeli adulti. I 65 fedeli adulti della parrocchia di Nan Chong, della diocesi di Nan Chong, hanno ricevuto la Confermazione e nel pomeriggio dello stesso giorno hanno partecipato alla solenne Benedizione Eucaristica insieme a tutta la comunità, come segno di particolare comunione. E ancora, nella Cattedrale della diocesi di Yi Bin, il vescovo 94enne mons. Chen Shi Zhong ha amministrato il Battesimo a 4 fedeli e la Confermazione a 18 adulti. Infine, nella parrocchia di Gui Lin a Pentecoste è stato presentato un resoconto dell’evangelizzazione attraverso gli Sms, per incontrare Gesù quotidianamente. Con questo metodo sono stati registrati oltre 30 mila partecipanti a questa iniziativa in tutto il Paese. (M.G.)


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     Hong Kong: i 60 anni di fondazione dell'Holy Spirit Seminary

    ◊    La formazione al ministero sacerdotale e l’evangelizzazione continuano ad essere gli impegni di ogni seminario, in particolare dell’Holy Spirit Seminary, “il cuore” della diocesi di Hong Kong, che festeggia 60 anni della sua fondazione. E’ quanto ha ribadito mons. John Tong, vescovo di Hong Kong, nell’omelia durante la solenne Celebrazione Eucaristica dedicata alla ricorrenza, che ha presieduto ieri. Secondo quanto sottolinea il Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso dall'agenzia Fides), “la buona formazione offerta dal Seminario è determinante per un bravo sacerdote del futuro”, quindi mons. Tong ha incoraggiato l’intera comunità a sostenere la formazione delle vocazioni. Il rettore dell’Holy Spirit Seminary, don Benedict Lam, insieme a 40 sacerdoti diocesani e religiosi, hanno concelebrato con il vescovo, pregando per il Seminario, per la diocesi e per le vocazioni. Oggi ci sono in Seminario 4 studenti di teologia, 6 di filosofia, 3 che seguono il periodo di orientamento e 1 aspirante. Il Seminario ha adottato il metodo di mandare i seminaristi a ricevere la formazione del primo periodo a Roma e di svolgere il tirocinio pastorale nella Chiesa locale. Secondo il sito del Holy Spirit Seminary, i primi seminaristi di Hong Kong risalgono nell’aprile del 1841, quando era primo Prefetto Apostolico di Hong Kong mons. Theodore Joset, e due sacerdoti per incarico di Propaganda Fide portarono 20 seminaristi cinesi da Macao. L’attività di formazione venne sospesa a causa della guerra nel 1941. Secondo le indicazioni di Propaganda Fide seguite alla situazione continentale dopo il 1949, il Seminario Interregionale del Sud della Cina venne chiuso e la sede fu ceduta alla diocesi di Hong Kong, permettendo così la nascita dell’Holy Spirit Seminary. (R.P.)


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     Richiamo dell'arcivescovo di Canterbury agli episcopaliani Usa

    ◊    Un richiamo all’armonia e al dialogo per salvaguardare lo spirito della Comunione anglicana è stato lanciato dall’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, in occasione del messaggio di Pentecoste di cui dà notizia l’Osservatore Romano. Il particolare, il primate anglicano ha voluto rivolgersi alla comunità degli episcopaliani che hanno appena consacrato a vescovo della diocesi di Los Angeles il reverendo Canon Mary Glasspool, con dichiarata tendenza omosessuale. “L'elezione - ha detto il primate durante l'ultimo incontro, a Singapore, dell'Anglican Global South to South Encounter - apre questioni molto serie, non solo per la Chiesa episcopaliana e il suo posto nella Comunione anglicana, ma per l'intera Comunione”. A tale riguardo, l'arcivescovo ha ribadito che la Comunione anglicana "sta attraversando un periodo di transizione". Rivolgendosi a circa 77 milioni di fedeli sparsi nel mondo, ha riconosciuto che si è giunti “a un punto della nostra vita comune nel quale le difficoltà di comunicare e la fragilità delle relazioni hanno creato un vero clima di sfiducia". È un richiamo all'unità sostanziale e non soltanto formale quello che il primate ha evidenziato nel messaggio:  "Mantenere l'unità a un livello formale, mentre siamo convinti che le divisioni sono non soltanto profonde, ma anche dannose per le nostre missioni a livello locale, non è una buona cosa; e neppure è una buona cosa allontanarci gli uni dagli altri in maniera così drammatica, senza vedere Cristo in noi". Il rischio, secondo l'arcivescovo, è quello della creazione all'interno della Comunione di comunità autoreferenziali e di perdere quell'unità profonda che trae forza solo dalla Parola. Entrando nel merito delle discussioni sorte dopo l'elezione del reverendo Glasspool a vescovo, l'arcivescovo ha quindi indicato due precise proposte per quelle Province della Comunione che si pongono in contrasto con le tre moratorie approvate dalla Comunione anglicana nel 2004:  la prima riguarda il divieto di celebrare cerimonie religiose per la benedizione di unioni tra persone dello stesso sesso; la seconda, il divieto di consacrazione di vescovi che vivono in unione con persone dello stesso sesso; la terza l'impossibilità di un vescovo anglicano di autorizzare ministeri nel territorio di un'altra diocesi, senza una precisa autorizzazione". In tale quadro, il primate ha puntualizzato che "quando le Province rifiutano di accettare le richieste o gli avvisi degli organi consultivi della Comunione anglicana, è difficile accettare che esse possano continuare a mantenere il ruolo rappresentativo della stessa Comunione nel mondo". Nello specifico le due proposte avanzate pongono precisi limiti al ruolo rappresentativo delle Province:  “I membri di quelle Province che non sono d'accordo con le tre moratorie, non dovrebbero continuare a partecipare ai colloqui formali ecumenici nei quali la Comunione è impegnata. Al sinodo generale di York, in programma a luglio, si discuterà di un'altra questione rilevante:  il documento messo a punto dal "comitato di revisione della Chiesa d'Inghilterra" sul progetto degli anglicani inglesi di consacrare donne vescovo. (M.G.)


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     In Spagna l'Assemblea generale straordinaria della san Vincenzo de' Paoli

    ◊    E' in corso a Salamanca, in Spagna, l'Assemblea generale straordinaria della Confederazione internazionale della Società di san Vincenzo de' Paoli, convocata fino a domani, per l'elezione del suo quindicesimo presidente internazionale. La Confederazione, che è uno degli organismi membri del Pontificio Consiglio Cor Unum, riunisce 51mila conferenze in 142 Paesi, con oltre 700mila membri, sostenuti da un milione e mezzo di volontari: può così raggiungere 37 milioni di poveri. Interviene regolarmente a beneficio delle vittime di disastri naturali: dai tifoni in Asia ai terremotati in Indonesia e Cile, alle inondazioni in India, con aiuti distribuiti dalla famiglia vincenziana e dai volontari. Per Haiti, ad esempio, dove è presente nelle zone più povere, ha creato la rete Zafen, che permette a piccole imprese e artigiani di accedere al credito. C'è poi l'impegno quotidiano delle conferenze nazionali e locali, che gestiscono strutture di accoglienza per il sostegno ai disoccupati e scuole di formazione professionale; accompagnano famiglie povere, sordi, rom, giovani emarginati, e sono sempre in prima linea a servizio di chi ha più bisogno. In occasione di questa ricorrenza - riferisce L'Osservatore Romano - il presidente del dicastero, cardinale Paul Josef Cordes, è stato invitato dai responsabili della Confederazione a tenere una conferenza a tutti i delegati delle diverse nazioni presenti all'assemblea. Il cardinale Cordes ha parlato del beato Frederic Ozanam, anche in riferimento alle tematiche che oggi Cor Unum affronta, in particolare l'identità specifica delle organizzazioni cattoliche delle organizzazioni cattoliche di aiuto e di assistenza. Tutto questo avviene alla luce dell'enciclica "Deus caritas est" di Benedetto XVI. Nel corso della sua presenza a Salamanca, il porporato ha presieduto ieri la solenne Eucarestia domenicale, insieme con il vescovo della città spagnola, mons. Carlos Lopez Hernandez, ed ha avuto l'opportunità di congedarsi dal presidente uscente della Confederazione, José Ramòn Diaz-Torremocha, il quale per lungo tempo ha servito questa istituzione. (R.P.)


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     L’arcidiocesi di Dublino al summit dei banchi alimentari europei

    ◊    Raccogliere il cibo ancora buono ma destinato allo scarto per aiutare le persone bisognose. È l’intento che anima i membri della federazione europea dei banchi alimentari, riuniti in questi giorni a Budapest, in Ungheria, per discutere una strategia comune. Obiettivo dell’incontro, di cui riferisce l’Osservatore Romano, è quello di avviare una campagna a livello europeo al fine di salvare migliaia di tonnellate di cibo che attualmente è in fase distruzione. Al tavolo dell’incontro, che coincide con l’Anno europeo della lotta contro la povertà e l’esclusione sociale, anche i rappresentanti della l’Ireland‘s Only Foodbank gestita da oltre un decennio dall’agenzia per l’assistenza sociale dell’arcidiocesi di Dublino. L’organizzazione irlandese solo lo scorso anno ha raccolto oltre 590 tonnellate di cibo in eccedenza prodotti dalle grandi imprese di distribuzione. I prodotti raccolti sono stati distribuiti a Dublino a tutti i senza tetto della capitale irlandese. Nel attuale situazione economica segnata dalla crisi la domanda di cibo è crescita in modo costante e per questo motivo i banchi alimentari intendono rilanciare l’impegno per raccogliere molte centinaia di migliaia di tonnellate di cibo che possono essere ancora salvate. (M.G.)


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     Polonia: celebrato nel Santuario di Jasna Góra il Congresso missionario dei bambini

    ◊    “Annunziamo al mondo – Dio è Amore” è stato il tema dell’VIII Congresso missionario nazionale dei bambini che si è svolto a Czestochowa, al santuario nazionale della Madonna Nera a Jasna Góra, il 28 e 29 maggio. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, al Congresso ha partecipato il direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) della Polonia, padre Jan Piotrowski, ed il direttore nazionale del Libano, padre Paul Karam, oltre a sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti, animatori missionari, tutti i responsabili delle Pontificie Opere Missionarie e, naturalmente, i bambini dell’Infanzia Missionaria. Il primo giorno i partecipanti al Congresso hanno incontrato i missionari e hanno partecipato alla preghiera mariana “Appello di Jasna Góra”, nella Cappella della Madonna. Sabato 29 maggio la Santa Messa è stata celebrata presso il santuario della Madonna Nera, presieduta dal vescovo Stanislaw Budzik, Segretario generale della Conferenza episcopale polacca. “L’amore è l’anima della missione - ha detto nell’omelia il vescovo -. L’attività missionaria viene dall’amore e dà testimonianza all’amore. Ogni persona che ama Cristo, che ama l’uomo, deve sostenere le missioni e i missionari con la preghiera”. L’animazione missionaria è stata realizzata da diversi gruppi, tra cui un gruppo di giovani “Missio” dell’arcidiocesi di Czestochowa. Durante il Congresso si è svolto il Concorso nazionale “Mój szkolny kolega z misji - Il mio collega della missione” dedicato alla storia dell’Infanzia Missionaria. La Pontificia Opera dell’Infanzia Missionaria è presente in Polonia dal 1858. (R.P.)


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     Italia: il 13 giugno Giornata di preghiera per l'ecumenismo a 100 anni da Edimburgo

    ◊    Una giornata di preghiera comune per l’ecumenismo. Si terrà domenica 13 giugno in tutta Italia e a promuoverla sono le Chiese cristiane presenti nel nostro Paese. Cattolici, ortodossi, evangelici ancora una volta insieme per “una giornata di memoria e di ringraziamento, di riflessione e di preghiera”. L’iniziativa - riferisce l'agenzia Sir - è promossa in occasione dell’anniversario dei cento anni della Conferenza di Edimburgo, data universalmente riconosciuta come l’inizio di quel movimento ecumenico che “ha cambiato profondamente i rapporti tra i cristiani”. A lanciare la Giornata sono il responsabile dell’ufficio ecumenismo della Cei, l’arcivescovo-metropolita ortodosso di Italia e di Malta e il presidente della Federazione delle Chiese evangeliche che hanno scritto una lettera in cui ricordano che il 23 giugno del 1910 nella città scozzese si concludeva la prima Conferenza missionaria mondiale. ”Ai missionari evangelici radunati a Edimburgo è apparso subito chiaro che la divisione tra le Chiese è tra i maggiori ostacoli all’annuncio dell’evangelo. La domanda ancora oggi ci coinvolge”. La giornata del 13 giugno vuole quindi essere un’occasione per le Chiese di “riscoprire i doni che reciprocamente si scambiano, i modi in cui il confronto reciproco alla luce della Parola di Dio le porta a sensibilizzarsi di più per realizzare la volontà di Dio: “che tutti siano una cosa sola”. (R.P.)


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    24 Ore nel Mondo



     Marea nera: nuova strategia di contenimento della Bp dopo il fallimento di “Top kill”

    ◊    “Top kill” non ha funzionato: non ha fermato la fuoriuscita di petrolio dell'impianto estrattivo esploso e poi affondato nell’aprile scorso nel Golfo del Messico. La Bp tenterà un'altra operazione, chiamata “lower marine riser package”: un piano in due fasi: dapprima bisogna tagliare il tubo danneggiato e isolare la falla ponendovi sopra un tappo di decine di tonnellate per bloccare le perdite. Poi si provvederà a collegare questo cappuccio con un nuovo tubo, attraverso il quale aspirare il grosso del petrolio e del gas fino ad una nave di appoggio in superficie. Intanto la marea nera potrebbe però crescere circa del 20% e la credibilità del colosso petrolifero raggiungere un nuovo minimo. La BP ha assunto una ex funzionaria del dipartimento per l'Energia americano come capo delle relazioni con i media, nel tentativo di difendere la sua reputazione dalle accuse provenienti dalla politica e dall'opinione pubblica.

    Il presidente della Germania si è dimesso

    Il presidente della Repubblica tedesca, Horst Koehler, ha annunciato le sue dimissioni. La decisione è legata alle sue recenti controverse dichiarazioni sull'impegno militare della Germania in Afghanistan. Koehler, infatti, aveva giustificato la missione con la necessità di proteggere gli interessi commerciali del Paese all'estero. Negli ultimi giorni, la posizione del presidente era stata duramente criticata sia dall'opposizione, sia da esponenti della coalizione (Cdu-Csu, Fdp) guidata dalla cancelliera Angela Merkel. E venerdì scorso il ministro della Difesa tedesco, Karl-Theodor zu Guttenberg, aveva preso le distanze dal presidente della Repubblica. ''Un Paese delle nostre dimensioni, concentrato sull'export e quindi sulla dipendenza dal commercio estero, deve rendersi conto che sviluppi militari sono necessari in un'emergenza per proteggere i nostri interessi - aveva detto Koehler a una radio tedesca durante una visita in Afghanistan il 22 maggio scorso -, ad esempio per quanto riguarda le rotte commerciali o per impedire instabilità regionali che potrebbero influire negativamente sul nostro commercio, sull'occupazione e sui redditi''.

    Presidenziali in Colombia: il 20 giugno ballottaggio

    Juan-Manuel Santos, il delfino del presidente uscente Alvaro Uribe, è il vincitore del primo turno delle elezioni presidenziali avvenute sabato e domenica in Colombia. Il secondo turno è in programma per il prossimo 20 giugno. Il candidato del Partito Sociale di Unione Nazionale ha ottenuto il 46,6% delle preferenze. Tuttavia i 6,7 milioni di voti non gli sono sufficienti per evitare il ballottaggio con Antanas Mockus, suo principale avversario e candidato del Partito Verde, che, con 3,1 milioni di consensi degli elettori, ha raggiunto il 21,5% delle preferenze. German Vargas Lleras, di Cambio Radicale, membro della coalizione che ha portato Alvaro Uribe al potere, è arrivato in terza posizione con il 10% dei voti, seguito da Gustavo Petro, il candidato della sinistra con il 9%. Santos ha beneficiato del crollo delle violenze dei ribelli, dei maggiori investimenti in Colombia e del diffuso supporto delle aree rurali ottenuti dal governo Uribe, che gli hanno permesso di sopravanzare l'ex sindaco di Bogotà Antanas Mockus, contrariamente a quanto previsto dai sondaggi che parlavano di testa a testa.

    Amministrative in Georgia

    Il partito di Centro Destra del presidente Mikhail Saakashvili sembra aver vinto le elezioni amministrative di ieri in Georgia, le prime dopo il conflitto di due anni fa con la Russia sull’Ossezia del sud, una delle due province autoproclamatesi indipendenti. I dati sono ancora basati in larga parte sugli exit poll. Si è votato in 64 città e il partito Movimento Nazionale Unito ha ottenuto quasi il 70% delle preferenze a livello nazionale. Gigi Ugulava, fedelissimo del presidente, si aggiudica un nuovo mandato a sindaco di Tbilisi, la capitale del Paese. Secondo la Commissione centrale elettorale, Ugulava ha ottenuto il 54% dei voti, oltre 20 punti percentuali in più rispetto al principale sfidante, il candidato dell'opposizione Irakli Alasania esponente di Georgia nostra – Democratici liberi. Oggi, dopo la diffusione dei risultati a spoglio completato, è atteso il parere degli osservatori internazionali sulla regolarità o meno del voto. Si tratta di un giudizio importantissimo per il presidente Saakashvili che negli ultimi anni è stato accusato di autoritarismo ed irregolarità nei rapporti con l'opposizione.

    Violenta tempesta tropicale sul Guatemala: oltre 60 i morti

    Una violenta tempesta tropicale si è ieri abbattuta sul Guatemala lasciando dietro di sè una scia di distruzione e di morte in un Paese già chiamato a far fronte all'emergenza provocata dall'eruzione del vulcano Pacaya. La tempesta, che i meteorologhi hanno battezzato Agatha, secondo l'ultimo bilancio ha provocato almeno 63 morti nel Paese centroamericano. Altre 13 vittime sono state segnalate in Salvador e una in Honduras. La furia degli elementi, inoltre, ha provocato gravi danni anche in alcune regioni del sud del Messico. Secondo le autorità guatemalteche, Agatha ha perso di intensità ma la popolazione è stata invitata a restare in guardia e ad adottare tutte le precauzioni possibili perchè il Paese continuerà ad essere interessato da forti piogge, con il pericolo di allagamenti e frane. Oltre 74 mila persone sono state costrette ad abbandonare le loro case. Il governatore del Dipartimento di Chimaltengo, Erick de Leon, ha detto che una cinquantina di persone sono morte nel suo distretto. Altre 14 vittime sono state segnalate nella cittadina di San Antonio Palopo, a 160 chilometri a sud-est della capitale. Diversi fiumi hanno rotto gli argini allagando città e campagne. Un ponte è stato spazzato via dalla furia delle acque nei pressi di Città del Guatemala e diversi quartieri della capitale sono rimasti senza elettricità.

    Vertice UE-Russia

    Con una cena informale sulle rive del Don, nella città cosacca di Rostov, mille km a sud-ovest di Mosca, si aprirà stasera il 25/0 vertice Russia-Ue, il primo tra il leader del Cremlino Dmitri Medvedev e la nuova leadership europea prevista dal trattato di Lisbona. Il capo dello Stato russo sarà accompagnato dal ministro degli Esteri Serghiei Lavrov, mentre la delegazione europea sarà composta dal presidente del Consiglio europeo Herman Van Rompuy, dalla sua vice Catherine Ashton (che è anche alto rappresentante per la politica estera), dal presidente della Commissione Ue Josè Manuel Barroso e dal commissario per il commercio Karel de Gutch. Il summit entrerà nel vivo domani. In agenda il rinnovo della partnership di cooperazione strategica, la definizione di una cooperazione per la modernizzazione, l'abolizione dei visti, l'ingresso di Mosca nel Wto, la sicurezza energetica ed euroatlantica, i problemi finanziari mondiali sullo sfondo della crisi dell'euro e del G20 di fine mese in Canada. Tra i temi in discussione anche Iran, Afghanistan, Coree e Medio Oriente, dove potrebbe fare irruzione l'attacco israeliano ad una nave di aiuti umanitari destinata a Gaza. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Michela Altoviti) 

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 151 

    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.


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