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Sommario del 27/05/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa alla Cei: risvegliare la passione educativa. Illusorio superare la crisi economica ignorando la crisi spirituale
  • Altre udienze
  • Messaggio del Papa per il bicentenario dell'Argentina
  • Consacrazione episcopale di mons. Shomali, nuovo vescovo ausiliare di Gerusalemme
  • La visita di mons. Ravasi in Ucraina tra obiettivi pastorali e dialogo ecumenico con la Chiesa ortodossa
  • Convegno a Roma sul rapporto tra sofferenza e fede: l'intervento di mons. Zimowski
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Torna la calma in Giamaica: appello dell’arcivescovo di Kingston
  • Obama cerca di accelerare il processo di pace in Medio Oriente
  • Rapporto Amnesty: tutti i Paesi riconoscano la Corte penale internazionale
  • Chiesa e Società

  • Toledo: al via il Congresso eucaristico nazionale in Spagna
  • Bartolomeo I elogia i buoni rapporti del Cremlino con il Patriarcato di Mosca
  • Il cardinale Tauran: le religioni sono decisive per un vero sviluppo
  • Le autorità di Ankara hanno tolto il biglietto di ingresso nella chiesa-museo di Tarso
  • Messa del cardinale Castrillon Hoyos a Pietrelcina per l'arrivo di una reliquia di San Pio
  • A Rio de Janeiro il terzo Forum dell’Alleanza di Civiltà
  • Sri Lanka: polemiche per la Settimana degli eroi di guerra, rinviata a causa del maltempo
  • Le celebrazioni in Cina per la Giornata di preghiera per la Chiesa nel Paese
  • India: gruppo di attivisti cattolici contro le espressioni antireligiose su Facebook
  • Guinea: presso la Comunità di Sant'Egidio firma di un accordo per un futuro di pace
  • Nigeria: visita del Consiglio Ecumenico delle Chiese
  • Congo: dedicata una strada al primo vescovo di Lubumbashi
  • I Gesuiti: gravi gli effetti della detenzione nei Centri europei per i migranti
  • Repubblica Ceca: prima edizione della "Notte delle Chiese"
  • Simposio a Roma sul filosofo Dietrich von Hildebrand
  • Australia: mostra d’arte studentesca a conclusione dell’Anno Sacerdotale
  • Italia: Meeting dei giovani guanelliani a Como
  • Gmg Madrid 2011: approvato l'inno che accompagnerà l'evento
  • 24 Ore nel Mondo

  • Pyongyang annulla un importante accordo con Seul
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa alla Cei: risvegliare la passione educativa. Illusorio superare la crisi economica ignorando la crisi spirituale

    ◊   La Chiesa continui “ad offrire il suo contributo alla crescita sociale e morale dell’Italia”: è l’esortazione di Benedetto XVI ai partecipanti all’Assemblea generale della Conferenza episcopale italiana ricevuti stamani in Vaticano. Il Papa si è soffermato sulla sfida educativa delle nuove generazioni e sulla crisi economica. Né ha mancato di riferirsi ai peccati compiuti da alcuni membri della Chiesa a cui, ha ribadito, bisogna rispondere con la penitenza e la purificazione. L’indirizzo d’omaggio è stato rivolto al Pontefice dal cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    “Il Papa sa di poter contare sempre sui vescovi italiani”: inizia con un sentito ringraziamento il discorso di Benedetto XVI ai presuli della Cei. Quindi, il Pontefice si sofferma sulla nuova evangelizzazione a cui è chiamata la Chiesa italiana:

     
    “La volontà di promuovere una rinnovata stagione di evangelizzazione non nasconde le ferite da cui la comunità ecclesiale è segnata, per la debolezza e il peccato di alcuni suoi membri. Questa umile e dolorosa ammissione non deve, però, far dimenticare il servizio gratuito e appassionato di tanti credenti, a partire dai sacerdoti”.

     
    L’anno speciale a loro dedicato, continua il Papa, ha voluto proprio “costituire un’opportunità” per promuovere “il rinnovamento interiore” dei sacerdoti, “quale condizione per un più incisivo impegno evangelico e ministeriale”. Nel contempo, è stata la sua riflessione, “ci aiuta anche a riconoscere la testimonianza di santità di quanti – sull’esempio del Curato d’Ars – si spendono senza riserve per educare alla speranza, alla fede e alla carità”.

     
    “In questa luce, ciò che è motivo di scandalo, deve tradursi per noi in richiamo a un “profondo bisogno di ri-imparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, dall’altra la necessità della giustizia”.

     
    Il Papa ha quindi rivolto il pensiero alla crisi che è economica ma anche culturale e spirituale. “Sarebbe illusorio – avverte – pensare di contrastare l’una ignorando l’altra”. E rileva che pure in Italia si vive una “marcata incertezza sui valori, evidente nella fatica di tanti adulti a tener fede agli impegni assunti”:

     
    “Per questa ragione, mentre rinnovo l’appello ai responsabili della cosa pubblica e agli imprenditori a fare quanto è nelle loro possibilità per attutire gli effetti della crisi occupazionale, esorto tutti a riflettere sui presupposti di una vita buona e significativa, che fondano quell’autorevolezza che sola educa”.
     
    Alla Chiesa, ribadisce, sta infatti “a cuore il bene comune”, che la “impegna a condividere risorse economiche e intellettuali, morali e spirituali, imparando ad affrontare insieme, in un contesto di reciprocità, i problemi e le sfide del Paese”. Il Papa rivolge poi il suo pensiero alla sfida educativa scelta dalla Cei come tema portante per i prossimi dieci anni. Il Papa indica tre radici dell’attuale emergenza educativa: il falso concetto di autonomia dell’uomo che non vuole avere imposizioni, lo scetticismo e il relativismo, infine l’opposizione tra natura e Rivelazione. Tuttavia, soggiunge, “pur consapevoli del peso di queste difficoltà non possiamo cedere alla sfiducia e alla rassegnazione”:

     
    “Educare non è mai stato facile, ma non dobbiamo arrenderci: verremmo meno al mandato che il Signore stesso ci ha affidato, chiamandoci a pascere con amore il suo gregge. Risvegliamo piuttosto nelle nostre comunità quella passione educativa, che non si risolve in una didattica, in un insieme di tecniche e nemmeno nella trasmissione di principi aridi”.

     
    “Educare – afferma ancora – è formare le nuove generazioni, perché sappiano entrare in rapporto con il mondo, forti di una memoria significativa, di un patrimonio interiore condiviso, della vera sapienza che, mentre riconosce il fine trascendente della vita, orienta il pensiero, gli affetti e il giudizio”:

     
    “La sete che i giovani portano nel cuore è una domanda di significato e di rapporti umani autentici, che aiutino a non sentirsi soli davanti alle sfide della vita. È desiderio di un futuro, reso meno incerto da una compagnia sicura e affidabile, che si accosta a ciascuno con delicatezza e rispetto, proponendo valori saldi a partire dai quali crescere verso traguardi alti, ma raggiungibili”.

     
    “La nostra risposta – conclude Benedetto XVI – è l’annuncio del Dio amico dell’uomo, che in Gesù si è fatto prossimo a ciascuno”. Per questo, “la trasmissione della fede è parte irrinunciabile della formazione integrale della persona, perché in Gesù Cristo si realizza il progetto di una vita riuscita”. Dal canto suo, il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, ha ringraziato il Papa soprattutto per quanto “sta facendo in ordine all’esemplarità della Chiesa e dei suoi ministri”, affrontando “con credibilità e lucidità questo tempo difficile”:

    “Per questo desideriamo unirci alla Sua azione di autoriforma della Chiesa perché sia all’altezza della sua vocazione e diventi sempre più quella che corrisponde al disegno di Dio, la cui presenza è necessario rendere presente al mondo contemporaneo, fin dentro le condizioni quotidiane dell’esistenza”.

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    Altre udienze

    ◊   Ieri il Papa ha ricevuto in udienza mons. Wilhelm Schraml, vescovo di Passau (Germania).

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    Messaggio del Papa per il bicentenario dell'Argentina

    ◊   Concordia e prosperità all'Argentina, che ha celebrato in questi giorni il 200.mo anniversario della Revolución de Mayo. Ad augurarle, Benedetto XVI in un Messaggio martedì scorso durante la celebrazione commemorativa, nella Basilica di Nostra Signora di Luján, dal nunzio apostolico, l'arcivescovo Adriano Bernardini. “Esprimo vivamente il mio affetto e la mia vicinanza spirituale a tutti gli argentini, che – afferma nel Messaggio il Papa – raccomando nelle mie preghiere, chiedendo al Signore che li benedica abbondantemente con la concordia, la pace e la prosperità”. Alla cerimonia, alla quale ha partecipato il presidente argentino, Cristina Fernández de Kirchner, e alcune autorità estere, l'arcivescovo di Buenos Aires e primate d'Argentina, il cardinale Jorge Mario Bergoglio, ha osservato durante il Te Deum che la situazione attuale richiede un atteggiamento di “grande compartecipazione e di responsabilità da parte di tutti gli argentini e specialmente da parte dei leader della Nazione”. Si deve superare, ha auspicato, ogni vantaggio settoriale o corporativo e “lavorare uniti per il bene di tutti nella costante attenzione alle persone più deboli ed emarginate della società”. Secondo il cardinale Bergoglio, la “perdita di vista della qualità della vita delle persone è strettamente legata alla salute della Costituzione e delle istituzioni. La loro scarsa operatività si traduce in un alto costo sociale”. Viceversa, la saldezza della Costituzione e la qualità delle istituzioni sono la garanzia “più sicura per realizzare l'inclusione di tutti nella comunità nazionale”. Pertanto, ha indicato, è necessario che i poteri dello Stato, nel rispetto dei propri ambiti, livelli e legittime autonomie, si “integrino e completino a vicenda nella prospettiva di servizio al bene comune”. Un bene che va tradotto, ha concluso, con leggi “che interpretino e soddisfino le esigenze reali delle persone, dei cittadini”: ovvero, che non violino il diritto naturale, ma tengano conto “della natura delle persone umane, della famiglia, della società”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Consacrazione episcopale di mons. Shomali, nuovo vescovo ausiliare di Gerusalemme

    ◊   Si svolge questo pomeriggio, nella Basilica di Santa Caterina a Betlemme, la consacrazione episcopale di mons. William Hanna Shomali, nominato il 31 marzo scorso da Benedetto XVI vescovo ausiliare di Gerusalemme. Presiederà la consacrazione il Patriarca latino di Gerusalemme, mons. Fouad Twal. Sul sito del Patriarcato, mons. Shomali affronta in un’intervista le sfide del suo nuovo compito a partire dalla difficile situazione in Terra Santa. Ascoltiamo le sue riflessioni:

    R. – E’ vero che la situazione politica è difficile e, specialmente, che la natura del conflitto che viviamo ormai da anni - da circa un secolo - non è soltanto di natura militare, territoriale o politica, ma è specialmente di natura ideologica. Sappiamo che è difficile riuscire a sradicare un’ideologia, ma bisogna provare a convincere, bisogna dialogare e questo non viene certo aiutato dalla violenza. La violenza non è la chiave per la soluzione del conflitto mediorientale. E’ stata usata tanta violenza, ma senza arrivare ad alcuna utilità. Dobbiamo dialogare, pazientare, lavorare insieme e pregare, perché il Signore è il più forte. La pace è il nostro pane quotidiano e questo pane quotidiano dobbiamo chiederlo ogni giorno e soprattutto dobbiamo meritarlo. Verrà l’ora della pace, forse non sarà domani, forse sarà dopodomani. Il tempo del Signore, l’orologio del Signore è diverso dal nostro orologio. Ma noi dobbiamo pregare, lavorare e pazientare, sempre con la speranza – e di questo siamo sicurissimi – che la pace in Terra Santa arriverà.

     
    D. – La situazione dei cristiani in Terra Santa è molto difficile e c’è il dramma dell’emigrazione…

     
    R. – Sì, i cristiani di Terra Santa sono quelli che emigrano di più. La maggioranza delle nostre comunità si trova fuori: solo in Cile ci sono 300 mila cristiani di origine palestinese. Noi non vogliamo perderne più, perché l’esiguo numero che è rimasto, deve ora rimanere, altrimenti questo diverrà una povertà per tutta la Terra Santa, per tutte le Chiese, ma anche per tutti gli abitanti di questa terra, perché noi rappresentiamo un elemento moderatore. E questo tutti lo riconoscono. Anche i musulmani e gli ebrei riconoscono che la presenza dei cristiani è una presenza moderata e moderatrice. Dobbiamo riuscire a convincere le nostre comunità e i nostri cristiani che la loro presenza non è legata ad una fatalità, ma è una benedizione, una missione, una vocazione. Il Signore ci vuole qui, testimoni della sua presenza, della sua missione e della sua Resurrezione. Riuscire a convincere i nostri cristiani di questa realtà è certamente un grande lavoro. Un lavoro che, però, darà loro molta speranza. Devo anche dire che c’è una grande tentazione che minaccia tutti noi proprio a causa del nostro piccolo numero, quella cioè di vivere isolati, di vivere in un ghetto parrocchiale o intellettuale o religioso. Dobbiamo uscire da questo nostro ghetto, da questo nostro isolamento e, come hanno fatto gli Apostoli nel giorno della Pentecoste, che sono usciti dal Cenacolo molto forti, anche noi dobbiamo avere questa forza per essere testimoni sereni della bella missione di Gesù Cristo.

     
    D. – Sentite la solidarietà della Chiesa universale?

     
    R. – Riceviamo abbondantemente da tutte le Chiese del mondo. Posso dire che la Provvidenza non ci ha mai abbandonati, in tutti i tempi e nell’arco di tutti i secoli. Più c’è difficoltà e più riceviamo solidarietà. Un motivo, questo, per ringraziare tutte le Chiese, i vescovi, i parroci e i pellegrini per tutto il loro aiuto. Questi aiuti, che provengono specialmente dalla Colletta del Venerdì Santo, ma anche da diverse organizzazioni internazionali come l’Ordine Equestre del Santo Sepolcro, ci permettono di mantenere i Luoghi Santi, che sono numerosi in Terra Santa, ma anche di mantenere le strutture, le scuole (abbiamo molte scuole con migliaia e migliaia di studenti), gli ospedali (abbiamo 12 ospedali cattolici), le parrocchie, il clero e le congregazioni religiose, ma anche di portare avanti progetti e manutenzioni. L’aiuto viene speso in modo molto proficuo per tutto.

     
    D. – Qual è la situazione ecumenica e l’impegno della minoranza cristiana in Terra Santa?

     
    R. – Posso dire certamente che dovremmo fare di più, che dovremmo cercare di lavorare insieme ai vescovi non cattolici per cercare di accelerare l’unità tra le Chiese. C’è ancora molto da desiderare, tanto più che nei Luoghi Santi spesso ci sono ancora conflitti tra le diverse chiese e questo crea certamente uno scandalo al di fuori di qui: i mezzi di comunicazione pubblicano all’istante tutto quello che accade in Terra Santa e soprattutto all’interno dei Luoghi Santi. Dobbiamo, quindi, cercare di fare uno sforzo enorme per migliorare il clima ecumenico. E’ un precetto del Signore ed è una richiesta popolare: il popolo è scioccato, è scandalizzato dalle divisioni delle Chiese, non capisce le diversità teologiche e chiede soltanto l’unità. Noi dobbiamo quindi lavorare con tutte le nostre forze per accelerare l’unità tra le Chiese.

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    La visita di mons. Ravasi in Ucraina tra obiettivi pastorali e dialogo ecumenico con la Chiesa ortodossa

    ◊   Rendere attuale gli esiti del Sinodo sulla Parola di Dio nel contesto della Chiesa ucraina, valorizzando in termini missionari il patrimonio culturale del Paese. Con questi obiettivi, l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura, si trova da lunedì scorso in Ucraina per partecipare, su invito dalla Chiesa greco-cattolica locale, alla seconda Conferenza internazionale su “La Parola di Dio nella vita e missione della Chiesa in Ucraina”. La visita, che termina domani, è caratterizzata anche da una forte valenza ecumenica, con l’incontro a Kiev con il Metropolita Vladimir, della Chiesa Ortodossa del Patriarcato di Mosca. Ai microfoni del Programma ucraino della nostra emittente, mons. Ravasi spiega in dettaglio i motivi di questa sua trasferta:

    "La mia presenza qui è legata soprattutto ad un tema in maniera particolare. Prima di tutto, la dimensione culturale della Bibbia: far ritrovare ancora il Testo Sacro come grande patrimonio culturale della civiltà europea. Questo, però, comporta anche la riscoperta della sua qualità letteraria e non soltanto teologica. Questa, che è stata la dimensione iniziale del motivo del mio viaggio in Ucraina, si è arricchita di almeno tre altri elementi. Primo elemento è l’incontro con la cultura di questo Paese, e la testimonianza che ho avuto della visita alla città di Lviv, che non conoscevo, è stata sicuramente molto impressionante per me, soprattutto vedendo la molteplicità degli stili che mostra una ricchezza della cultura ucraina. La seconda dimensione è quella che riguarda, invece, l’incontro anche con il mondo civile. Terzo, naturalmente, anche la dimensione ecumenica perché inesorabilmente forse l’Ucraina è uno dei territori dove si presenta una ricchezza notevole delle confessioni cristiane. Noi sappiamo che il dialogo è sempre una vicenda che comporta dei momenti di intimità e dei momenti di difficoltà. Dialogo vuol dire essere anche “diversi” e non soltanto essere “in sintonia”. Noi abbiamo, con un esempio musicale, il genere del duetto: il duetto può essere tra un soprano e un basso che sono due voci antitetiche. Il basso non deve fare il falsetto per imitare il soprano, e il soprano non deve scendere a livello del basso. Ognuno ha la sua identità, ma se è in dialogo, fa armonia. E questo, però, è faticoso e richiede lungo esercizio".

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    Convegno a Roma sul rapporto tra sofferenza e fede: l'intervento di mons. Zimowski

    ◊   Capire il dramma della sofferenza attraverso il mistero della fede. E’ l'obiettivo del convegno “Malattia versus religione, tra antico e moderno”, che si è aperto ieri a Roma nel Complesso Monumentale di Santo Spirito in Sassia, e che si concluderà sabato presso il Policlinico Gemelli. Il meeting, organizzato dall’Università degli Studi di Genova, in collaborazione con L’Università Cattolica del Sacro Cuore della capitale, affronta attraverso un percorso storico, scientifico e letterario, la sensibilità verso la malattia nel confronto con la religione. Su questo tema, Marina Tomarro ha intervistato l’arcivescovo Zygmunt Zimowski, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per la Salute.

    R. – Questo binomio si rincontra nel Gesù Cristo, che è venuto, ha sofferto per noi, per la nostra salvezza; Lui non ha tolto la malattia, la sofferenza, ma l’ha redenta.

     
    D. – In che modo la Chiesa può aiutare le persone malate ad accettare questa condizione di sofferenza?

     
    R. – Prima di tutto dobbiamo essere molto solidali, specialmente con le famiglie che custodiscono i malati, perché parlando della malattia noi non dobbiamo pensare solo agli ospedali, ma dobbiamo anche pensare alle famiglie dove ci sono i malati, talvolta a lunga degenza. Pensiamo oggi all’alzheimer o ad altre malattie. E la vicinanza delle altre persone è come quando un medico non può fare nulla, ma deve essere vicino al malato. Si parla oggi dell’umanizzazione della medicina.

     
    Ascoltiamo il commento di Paolo Magistrelli dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e tra i promotori del Convegno:

     
    R. – La medicina non è onnipotente, non lo è stata in passato, non lo è oggi, al di là dell’immaginario collettivo, però la medicina può aiutare molto, nel modo di affrontare alcune patologie, nel modo di sopportarle per tempi molto lunghi rispetto al passato e, direi, in qualche modo - e questo dovrebbe essere lo sforzo attuale – nel modo di aiutare il malato e non la malattia, perché c’è una netta differenza. La medicina tecnologica e scientifica tende a curare la malattia. Ci stiamo un poco scordando di curare il malato nel suo complesso, il che non richiede grandi medicinali o grandi tecnologie, ma richiede un po’ di tempo e di condivisione.

     
    D. – Dove la medicina incontra la fede?

     
    R. – Io credo che in tanti casi, paradossalmente, è quasi la medicina che stana la fede. Ed è impressionante come anche di fronte a malattie di grande rilievo e malattie a termine, purtroppo breve, molti riescano a ritrovare quella fede che non avevano, dando una ragione ad una malattia che sembra incomprensibile. La prima reazione è “Ma perché a me?”, la giustificazione è dentro e molti la trovano. Credo che sia un incontro miracoloso.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Non si può affrontare la crisi economica ignorando la crisi culturale e spirituale: nel discorso alla sessantunesima assemblea generale della Cei, Benedetto XVI riafferma il contributo della Chiesa alla crescita sociale e morale dell'Italia.

    I viaggi a Pechino del giovane Timothy: in prima pagina, Giuseppe Fiorentino sul bilateralismo tra Stati Uniti e Cina.

    Pyongyang denuncia il patto di sicurezza con Seoul: in rilievo, nell'informazione internazionale, la crisi coreana.

    Una scelta c'è sempre: in cultura, Giulia Galeotti sulla memoria dei figli delle vittime del terrorismo.

    Ma non si vive di solo sale: Cristiana Dobner su Dietrich von Hildebrand e un'intervista di Lodovica Maria Zanet alla moglie del filosofo, Alice.

    Il vizio specchio deformato della virtù: su arte e malattia dell'anima la relazione di Timothy Verdon al convegno "Malattia versus Religione tra antico e moderno".

    Finalmente un'apocalisse non spettacolare: Emilio Ranzato recensisce "The Road" di John Hillcoat, trasposizione sul grande schermo dell'omonimo libro di Cormac McCarthy.

    Una discussione libera e serena sull'aborto in Canada: nell'informazione religiosa, intervento dei vescovi del Québec dopo alcune recenti polemiche.

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    Oggi in Primo Piano



    Torna la calma in Giamaica: appello dell’arcivescovo di Kingston

    ◊   Anche la Chiesa giamaicana si è mobilitata per contribuire a riportare la calma tra la popolazione della capitale Kingston, stravolta negli ultimi giorni dalla guerriglia scatenatasi tra le forze di sicurezza e i miliziani del boss, don Christopher “Dudus” Coke, che hanno combattuto per impedire il suo arresto e la sua estradizione negli Stati Uniti. L’ultimo bilancio degli scontri parla di 44 morti e almeno 500 arrestati nel quartiere di Tivoli Garden, considerato il “feudo” del boss malavitoso. In queste ore regna una calma che rischia di essere solo apparente, come spiega l’arcivescovo di Kingston, mons. Donald Reece, al microfono di Lydia O’Kane della nostra redazione inglese:

    R. – In the area that is on attack...
    Nella zona sotto attacco c’è tensione, è certo. Ma nel resto della Giamaica la tensione non è altrettanto alta, anche se ovviamente la preoccupazione c’è perché non si può mai sapere quando la situazione può sfuggire di mano e favorire l’allargamento della tensione ad altre aree. Per il momento, non sembra. Personalmente, ho chiesto a tutti i preti, ai religiosi, ai diaconi di fare del loro meglio per mantenere la calma e di recitare la tradizionale preghiera a San Michele Arcangelo per il Paese. La Conferenza delle Chiese di Giamaica, di cui la Chiesa cattolica è membro, ha constatato che il premier stesso non è più in grado di guidare il Paese perché è stato colto in flagrante in situazioni di non-verità e di menzogna in tutta la vicenda dell’estradizione chiesta dal governo degli Stati Uniti per questo noto narcotrafficante. Di conseguenza, ci sono alcune persone che stanno valutando l’ipotesi di chiedere le dimissioni del primo ministro. Altre dicono di no. Aspettiamo perciò di vedere cosa accade. Io penso però che ormai la sua immagine sia talmente danneggiata, che non possa più fare conto su alcuna credibilità.

     
    D. – Qual è il pensiero comune circa questa situazione? Si pensa che si possa risolvere in tempi ragionevolmente rapidi o che andrà avanti ancora per molto?

     
    R. – This morning I heard that young men...
    Questa mattina ho saputo che dei giovani intorno ai 20 anni hanno ricevuto armi e denaro e che alcuni di loro sarebbero stati reclutati per 100 mila dollari giamaicani al giorno. E’ una bella somma per invogliare a combattere! E la lotta proseguirà fino alla fine, il che significa che non si arrenderanno alle forze di sicurezza: combatteranno fino alla fine! Se sarà così, questa situazione potrà trascinarsi per giorni, forse per una settimana o più. E’ assolutamente possibile. Inoltre, le forze di sicurezza sono preoccupate per altri presidii dove possono esserci arsenali e uomini in forza. Dopo aver risolto il problema nella capitale, affronteranno queste zone per liberare la Giamaica da tali presidii, che tendono a farsi la legge da soli.

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    Obama cerca di accelerare il processo di pace in Medio Oriente

    ◊   Prosegue l’impegno statunitense per il Medio Oriente. Il presidente Barack Obama ha ufficialmente invitato a Washington il premier israeliano Netanyahu per dei colloqui in programma martedì prossimo. Ad annunciarlo le autorità dello Stato ebraico. La Casa Bianca ha fatto sapere poi che Obama riceverà “in un futuro prossimo“ anche il presidente dell’Autorità nazionale palestinese, Abu Mazen. Gli incontri col presidente Usa saranno i primi per i leader mediorientali dall'inizio dei colloqui di pace indiretti tra israeliani e palestinesi, iniziati il mese scorso, con l'inviato speciale di Obama, George Mitchell, come mediatore tra le parti. Sul significato di questi ulteriori contatti, ascoltiamo Giorgio Bernardelli, esperto di questioni mediorientali, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – Certamente Obama vuole dare forza a quest’iniziativa dei colloqui indiretti, iniziata tra mille difficoltà dal suo inviato in Medio Oriente, George Mitchell. Questi colloqui sono cominciati, ma c’è un clima di grande scetticismo intorno ad essi. Obama evidentemente con tali inviti vuole spendere la sua autorevolezza per dare un po’ più di forza all’iniziativa. L’altro fattore da tener presente è quello della politica interna americana. C’era stato un incontro precedente con Netanyahu a marzo, che si era concluso in un modo ruvido nei confronti di Israele: Obama aveva richiamato Israele a mantenere fede agli impegni richiesti; questa mossa, però, aveva suscitato molte critiche all’interno della politica degli Stati Uniti, soprattutto nell’ala più legata all’alleanza con Israele. In qualche modo quest’incontro, con un clima certamente diverso, segnerà un tentativo di rimettere a posto le cose anche rispetto al rapporto tra il presidente ed il Congresso.

     
    D. – Proprio nell’incontro di marzo c’erano state tensioni sui nuovi insediamenti ebraici: l’annuncio della costruzione di nuove case ebraiche in un quartiere arabo di Gerusalemme aveva un po’ raffreddato quel colloquio tra Obama e Netanyahu. Adesso dove si annidano i contrasti?

     
    R. – Sono sempre lì i contrasti. La situazione è tutt’altro che risolta. Su Gerusalemme est è calata, in queste settimane, una specie di tacito accordo. Non ci sono state iniziative clamorose a Gerusalemme di nuove costruzioni, ma non c’è stato neppure un impegno formale - come quello che riguarda invece il resto dei Territori - di congelamento dei nuovi insediamenti. Teniamo però presente che adesso si sta ponendo anche la questione del congelamento degli insediamenti in Cisgiordania, perché tale congelamento – a partire dal quale è iniziato tutto il discorso dei colloqui indiretti – è comunque riferito a un lasso di tempo molto limitato, con scadenza il 29 settembre. Quindi nell’incontro alla Casa Bianca si parlerà anche di questo.

     
    D. – Invece qual è lo stato dei rapporti tra gli Stati Uniti e la parte palestinese?

     
    R. – La parte palestinese sta cercando di portare avanti questo processo di costruzione dello Stato a partire dalle sue istituzioni. Il vero nodo, dal punto di vista dell’Autorità palestinese, riguarda i rapporti di forza. Oggi Obama sta scommettendo - come la comunità internazionale ha sempre fatto – su Abu Mazen e soprattutto su questa nuova figura emergente, quella del premier Salam Fayyad. Resta però aperta la questione della divisione all’interno della società palestinese, dell’accordo di unità nazionale con Hamas che non arriva mai. C’è all’orizzonte la data molto importante del 17 luglio, quando si terranno in Cisgiordania le elezioni amministrative, che sono le prime che si tengono nei Territori palestinesi da quando, nel 2006, Hamas vinse le elezioni politiche. Hamas ha già annunciato che boicotterà questo voto, quindi non sarà un confronto vero, però conterà certamente molto la percentuale dei votanti che parteciperanno. In qualche modo sarà un referendum sull’autorevolezza reale sia del presidente Abu Mazen ma soprattutto del premier Fayyad, per capire quanto questo nuovo corso impresso alla politica palestinese sia destinato ad avere davvero un futuro.

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    Rapporto Amnesty: tutti i Paesi riconoscano la Corte penale internazionale

    ◊   L’appello ai Paesi che ancora non hanno riconosciuto la Corte penale internazionale è la chiave del Rapporto annuale 2010 di Amnesty International, che sottolinea quello che definisce “il bisogno di giustizia globale”. Il volume, presentato stamane, offre anche quest’anno una panoramica sulla situazione dei diritti umani nel mondo. Servizio di Francesca Sabatinelli:

    Per molte persone nel mondo risulta ancora impossibile vedere i risultati di una giustizia effettiva, nonché l’accertamento delle responsabilità per le violazioni dei diritti umani. Amnesty International denuncia come repressione, violenza, discriminazione, giochi di potere e inazione politica continuino a tormentare le vite di molti. Tra i casi citati, Arabia Saudita, Siria, Tunisia, tuttora intolleranti nei confronti delle critiche. La repressione in Iran, aumentata all’indomani delle proteste del popolo del dopo elezioni, quella attuata dalla Birmania contro il dissenso politico, e poi le pressioni della Cina su chiunque sfidi l’autorità. Purtroppo, spiega Christine Weise, presidente di Amnesty Italia, sono ancora troppi i Paesi che cercano di bloccare il progresso verso una vera e propria giustizia internazionale. Basti pensare che 81 Paesi ancora non hanno ratificato lo statuto della Corte penale internazionale:

    “I primi Paesi del G20, - Stati Uniti, Cina e Russia – si rifiutano di aderire allo statuto della Corte penale internazionale ed altri Paesi del G20 come India, Indonesia, Arabia Saudita e Turchia non ne fanno ancora parte”.

     
    Nel Rapporto di quest’anno però non mancano anche i progressi. Il 2009, spiega Amnesty, è stato anche un anno storico per la giustizia internazionale, in cui sono stati fatti passi avanti significativi, chiamando a rispondere del loro operato i responsabili delle violazioni dei diritti umani:

     
    “Pensiamo solo al mandato di arresto spiccato nei confronti del presidente sudanese Al Bashir. E’ la prima volta che la Corte penale internazionale emette un mandato di cattura nei confronti di un presidente in carica. Un altro sviluppo che possiamo definire positivo riguarda quei 40 Paesi che hanno già adottato, nella loro legislazione interna, delle modifiche che permettono l’incriminazione per reati commessi contro il diritto internazionale. Anche questo, quindi, è un lento progresso che va sicuramente nella direzione giusta, però i potenti di questo mondo lo stanno chiaramente ostacolando e fermando, mentre noi, invece, vorremmo che i Paesi – soprattutto quelli del G20 che rivendicano una leadership a livello mondiale – andassero avanti dando il buon esempio a tutti gli altri”.

     
    E’ importante ribadire, conclude la Weise, che nessun Paese al mondo può mettersi al di sopra della legge:

     
    “I Paesi devono rendere conto di quello che fanno e devono anche permettere alle persone di accedere alla giustizia per rivendicare i propri diritti, anche i diritti economici, sociali e culturali”.

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    Chiesa e Società



    Toledo: al via il Congresso eucaristico nazionale in Spagna

    ◊   La città storica di Toledo in Spagna, patrimonio dell’umanità, è la sede eletta dalla Conferenza episcopale spagnola per il X Congresso eucaristico nazionale. Le giornate iniziano oggi, festività liturgica di Gesù Cristo Sommo ed eterno sacerdote, e si concluderanno domenica prossima, 30 maggio, giorno della Santissima Trinità. Il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio rappresenterà il Santo Padre come Legato pontificio. Il motto del Congresso è stato preso dal salmo 43,4 che dice: “Verrò all’altare di Dio, mia gioiosa esultanza”. Nella sua lettera al cardinale Sodano, il Santo Padre fa notare la felice coincidenza di questo Congresso con l’Anno sacerdotale e l’Anno giubilare compostelano. Con questo messaggio rivolge il suo saluto in particolare a mons. Braulio Rodrìguez Plaza, arcivescovo di Toledo e primate di Spagna, ai vescovi e a tutti i fedeli. Questo Congresso va inquadrato nel piano pastorale 2006–2010 della Conferenza episcopale spagnola ed ha come obiettivi principali di “approfondire la conoscenza dell’Eucaristia, dare nuova vita alla celebrazione e l’adorazione eucaristica, e vivere l’Eucaristia come segno di carità”. Nel suo messaggio per il Congresso la Conferenza episcopale spagnola afferma che “in mezzo ad un mondo che non conosce Dio ma del quale non può fare a meno, i battezzati hanno bisogno di una forza, un incoraggiamento che vengono da Dio, per essere testimoni dell’amore di Cristo, cercare l’unità in Lui, evangelizzare fino ai confini del mondo e prendersi cura dei feriti della società, coloro che soffrono, i più poveri”. Lungo queste giornate sono previste quattro importanti lezioni teologiche e bibliche e tre tavole rotonde. Ci saranno anche alcune manifestazioni specifiche per i giovani ed i bambini. Per i giovani si terranno incontri e celebrazioni liturgiche come anticipo alla Giornata Mondiale della Gioventù prevista a Madrid l’anno prossimo. Dopo un lungo pellegrinaggio arrivano a Toledo la Croce e l’icona della Madonna, simboli delle Giornate Mondiali. La chiusura delle giornate è prevista per domenica 30 maggio con una solenne Eucaristia presieduta dal Legato pontificio nella Cattedrale, che sarà trasmessa in diretta dalla Televisione pubblica spagnola. Queste giornate fanno arrivare a dieci il numero dei Congressi eucaristici celebrati in Spagna, tre dei quali a dimensione internazionale, (Madrid, Barcellona e Siviglia) ed è il secondo per la città di Toledo, dove nel 1926 si tenne la terza edizione. Toledo è una città d’arte, patrimonio dell’umanità. Le origini della diocesi risalgono almeno al secolo quarto. E’ di lunga tradizione il culto e la venerazione popolare della città verso l’Eucaristia e ancora oggi la celebrazione del Corpus Domini acquista una solennità eccezionale, con la processione per il centro storico e l’esibizione del famoso ostensorio, capolavoro dell’orefice Enrique de Arfe (1475-1545). (Dalla Spagna, padre Ignacio Arregui)

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    Bartolomeo I elogia i buoni rapporti del Cremlino con il Patriarcato di Mosca

    ◊   “Noi, come Chiesa madre, ci felicitiamo della prospera cooperazione tra la Chiesa ortodossa russa e lo Stato. I responsabili pubblici ed ecclesiastici di questo Paese stanno scrivendo un nuovo capitolo nella storia”: è quanto ha affermato il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo, nella sua visita martedì scorso al Cremlino, dove ha incontrato il presidente della Federazione russa, Dmitrij Medvedev. Bartolomeo, che era accompagnato dal Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, Cirillo, ha avuto parole di elogio riguardo il dialogo tra la Chiesa e lo Stato, “la migliore garanzia per il futuro della nazione”. Dialogo che aiuterà la società russa ad affermare se stessa sulla base dei valori morali tradizionali e degli ideali cristiani. Il Patriarca ecumenico - riferisce l’agenzia Interfax-Religion - ha ringraziato Medvedev per l'invito al Cremlino: “Siamo felici – ha detto - di essere qui in Russia e lieti che la visita coincida con le Giornate della letteratura e della cultura slava e con l'onomastico del Patriarca Cirillo, ricevuto con grande affetto e rispetto dal nostro patriarcato l'anno scorso». Il presidente russo, dal canto suo, ha affermato che il viaggio di Bartolomeo servirà a “rafforzare il dialogo che ha sempre legato” le due Chiese sorelle. Ci sono stati molti cambiamenti di recente e mi fa piacere - ha sottolineato rivolto al patriarca di Costantinopoli - che lei potrà constatare queste positive novità nella vita del Paese e il dialogo tra la Chiesa ortodossa russa e lo Stato. Gli impegni assai complessi che la nostra nazione e il mondo intero si trovano davanti, alla luce della crisi economica, possono essere affrontati solo attraverso questo dialogo. È per questo - ha concluso Medvedev - che riteniamo molto importante il dialogo costruttivo e di massimo sviluppo che abbiamo avuto negli ultimi anni con la Chiesa ortodossa russa”. Anche secondo Cirillo la visita di Bartolomeo è di grande importanza per le relazioni bilaterali: “Noi Chiese ortodosse locali - ha ricordato - siamo parte di una Chiesa. C'è solo una Chiesa ortodossa anche se i credenti ortodossi di ciascun Paese hanno dei problemi specifici. Quindi i loro capi spirituali devono incontrarsi più spesso e condividere la propria esperienza pastorale”. Esistono problemi comuni all'ortodossia che “per decenni non abbiamo potuto nemmeno prendere in considerazione” e che, ha sottolineato il Patriarca di Mosca e di tutta la Russia, “potremo cominciare a risolvere grazie alle relazioni bilaterali tra le nostre Chiese, agli scambi di visite e ai nostri buoni rapporti personali”. Al di là dei discorsi ufficiali che descrivono al mondo le reciproche posizioni, ciò che per Cirillo ha più importanza è “il quotidiano dialogo di carità, lo scambio di conoscenze e di emozioni, e soprattutto la preghiera insieme e la guida comune dell'ufficio divino. Dio è con noi in tutto questo. Crediamo che Dio stia conducendo le nostre due Chiese e tutte le Chiese ortodosse lungo il sentiero che è nelle sue mani”. La delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, accompagnata dal metropolita Ilarione, capo del Dipartimento per le relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, ha poi proseguito la visita del Cremlino sostando in venerazione davanti alle reliquie dei santi e alle icone presenti nelle cattedrali della Dormizione, dell'Arcangelo e dell'Annunciazione. (L.Z.)

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    Il cardinale Tauran: le religioni sono decisive per un vero sviluppo

    ◊   Di fronte a una “crisi planetaria” che ci rivela la “precarietà” del mondo che “ci siamo costruiti”, il compito delle religioni è decisivo per “ritrovare il senso del bene comune universale”. Così il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, ieri sera a “Piazze di maggio 2010: Vie di pace”, itinerario di riflessioni, dibattiti e arte promosso fino al 30 maggio dall’associazione “Rondine Cittadella della Pace”. Ieri, il primo incontro – riferisce l’agenzia Sir - ad Assisi, era sul ruolo delle religioni per la pace. “Benedetto XVI – ha affermato Tauran – ci ricorda che solo grazie a una corretta gerarchia di beni umani è possibile promuovere un vero sviluppo”. In ciò “le religioni sono decisive, specie perché insegnano la fraternità, la pace, educano a dare spazio a Dio”. “Se vogliamo prevenire guerre e conflitti e vogliamo costruire una società solidale - ha aggiunto il porporato - tutti i credenti devono unire i loro sforzi accanto a quanti operano a favore del rispetto dei diritti umani, della salvaguardia della famiglia e della vita, della libertà religiosa, e contro ciò che contraddice il vero bene della persona umana”. Per il cardinale Tauran “i credenti di religioni diverse contribuiscono concretamente alla pace quando sono capaci di vedere nell’altro un fratello portatore di valori positivi e uniscono sforzi e iniziative per collaborare insieme”. (R.G.)

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    Le autorità di Ankara hanno tolto il biglietto di ingresso nella chiesa-museo di Tarso

    ◊   Dopo un’attesa di oltre due anni, è giunta finalmente la notizia della rimozione, da parte delle autorità di Ankara, dell’obbligo di prenotazione per la celebrazione delle Messe nella chiesa-museo di San Paolo a Tarso e dell’esenzione dal pagamento del biglietto di ingresso da parte dei pellegrini. Lo ha annunciato Mons. Luigi Padovese, vicario apostolico dell’Anatolia e presidente della Cet (Conferenza episcopale turca) che ha fatto riferimento “alla politica di apertura del primo ministro turco. Recep Tayyip Erdoðan e all’intervento efficace del suo ambasciatore presso la Santa Sede, Kenan Gürsoy, sensibile ai problemi della Chiesa in Turchia”. Mons. Padovese ricorda, comunque, che è opportuno avvertire le suore che custodiscono la chiesa-museo perché possano disporre il necessario per eventuali celebrazioni liturgiche. (Da Tarso, padre Egidio Picucci)

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    Messa del cardinale Castrillon Hoyos a Pietrelcina per l'arrivo di una reliquia di San Pio

    ◊   In San Pio da Pietrelcina “tanti uomini e donne hanno ritrovato la strada della dottrina certa della Chiesa, senza sconti di comodo, ma nello stesso tempo mai disgiunta da una dimensione di misericordia verso chi si riconosce peccatore umiliandosi dinanzi a Dio ai piedi di un confessionale”. Lo ha detto il cardinale Darío Castrillón Hoyos, prefetto emerito della Congregazione per il Clero, presiedendo a Pietrelcina una solenne concelebrazione eucaristica in occasione dell’arrivo in questo piccolo centro del Sannio dell’unica reliquia che, staccatasi in modo naturale dal corpo riesumato di Padre Pio, sarà conservata in un luogo diverso da S. Giovanni Rotondo. Si tratta – riferisce l’agenzia Sir - dell’osso Ioide, che si trova alla radice della lingua. Il porporato ha invitato a raccogliere da san Pio il “coraggio nella convinzione che Dio è accanto al suo popolo, vicino a ciascuno di noi, specialmente nei momenti della prova, sulla strada irta della sofferenza e del pericolo”. Dopo la celebrazione la reliquia è stata portata in processione e successivamente collocata nella Chiesa conventuale “Sacra Famiglia” dei Frati Cappuccini di Pietrelcina: sarà custodita “con attenzione e pietà”, ha detto il superiore del convento padre Francesco Scaramuzzi. (R.G.)

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    A Rio de Janeiro il terzo Forum dell’Alleanza di Civiltà

    ◊   Gioventù, istruzione, mezzi di comunicazione, migrazioni: sono i quattro grandi temi attorno ai quali verterà il III Forum dell’Alleanza di Civiltà. Organismo nato cinque anni fa da un’idea dell’ex-segretario generale delle Nazioni Unite Kofi Annan, presieduto da Spagna e Turchia. Oggi a Rio de Janeiro - riferisce l’agenzia Misna – l’apertura dei lavori, con l’obiettivo di ribadire che “la convivenza e la tolleranza possono aiutare a superare i conflitti”, come sottolineato da José Augusto Lindgren Alves, coordinatore dell’evento brasiliano. Dieci i capi di Stato e di Governo attesi a Rio, tra cui il presidente brasiliano Lula da Silva e il capo dell’esecutivo spagnolo Rodríguez Zapatero, che nel 2004 propose l’iniziativa all’Onu. 15.000 i partecipanti provenienti da 120 Paesi, per un Vertice che secondo il successore di Annan, Ban Ki-moon, è destinato “ad aprire una nuova fase” per l’Alleanza di Civilità. “A Rio dobbiamo approfondire quello che abbiamo ottenuto nei due Forum precedenti, con azioni concrete. La violenza nasce dall’ignoranza e dalla paura, per questo l’educazione dei giovani è cruciale perché la conoscenza è potere” ha detto Ban in un’intervista concessa alla vigilia del Vertice all’agenzia spagnola Efe, esprimendo soddisfazione per la scelta del Paese ospite, il Brasile, “crogiolo di razze e culture”. Ban ha peraltro accolto con gioia la notizia che gli Stati Uniti si uniranno al ‘Gruppo dei Paesi amici dell’Alleanza di Civiltà’, “perché possono portare un grande contributo”. Saranno presenti a Rio anche i presidenti di Argentina, Fernández, di Bolivia, Morales, di Slovenia, Turk, di Senegal, Wade, di Capo Verde, Pires e di Timor Est, Ramos Horta, insieme ai primi ministri di Turchia, Erdogan, e Portogallo, Socrates. Tra i temi in primo piano al Forum, le migrazioni in tempi di crisi economica. In parallelo all’evento ufficiale, colloqui su questioni politiche come la pace in Medio Oriente e il programma nucleare iraniano. Il Forum sarà anche l’occasione per presentare in anteprima, presso il Museo di Arte moderna di Rio, cinque cortometraggi che fanno parte di un progetto cinematografico collettivo dal titolo “Ieri e oggi, oltre le frontiere e le diversità” che ha riunito artisti e registi dei cinque continenti. (R.G.)

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    Sri Lanka: polemiche per la Settimana degli eroi di guerra, rinviata a causa del maltempo

    ◊   Rinviata a causa del maltempo, fa ancora discutere nello Sri Lanka la “Settimana degli eroi di guerra”, programmata dal governo per celebrare la sconfitta sulle Tigri Tamil (Ltte), avvenuta il 19 maggio 2009. La popolazione – riferisce l’agenzia Asianews - è divisa tra chi considera la sconfitta dei ribelli come un giorno di gloria e felicità, o come un triste evento, costato migliaia di morti e oltre 300 mila sfollati e molti vedono nel maltempo un segno divino. Tra il 12 e il 18 maggio, le celebrazioni avrebbero coinvolto l’intera capitale, culminando il 20 maggio con parate dell’Esercito e l’inaugurazione di un memoriale ai caduti nell’ex di zona guerra di Elephant Pass, nel distretto di Jaffna. Tutto è stato però rimandato a data da destinarsi, a causa delle inondazioni che nei giorni scorsi hanno sommerso interi villaggi nei distretti di Gampaha, Colombo e Kalutara, con un bilancio ufficiale di almeno 20 morti e oltre 600 mila sfollati. Padre Reid Shelton Fernando, sacerdote e coordinatore per l’arcidiocesi di Colombo del Young Christian Workers (Ycw) e  del Council World Mission (Cwm), vede nella vittoria sui ribelli Tamil  “una sconfitta del terrorismo”, ma non un‘estirpazione delle ragioni che hanno portato la guerra civile nel Paese. “Nell’ultimo anno – afferma - non vi è stata alcuna riconciliazione tra le due comunità, non c’è un vero processo di risanamento delle ferite”. Il sacerdote sottolinea come molte aree un tempo terra dei Tamil sono state trasformate in campi militari, mentre chi visita la penisola Jaffna  o altri teatri di guerra viene soprattutto per celebrare la disfatta dei ribelli e non per dare aiuto alla popolazione. “La vittoria – continua - non deve essere celebrata da un unico gruppo. Ma se la sconfitta dell’Ltte ha portato buoni frutti, allora perché le elezioni hanno mostrato un’alienazione totale dei tamil dalla maggioranza?”. Il sacerdote dice che per queste ragioni la Settimana degli eroi di guerra non può essere considerata una festa.  Dal gennaio 2009, inizio della grande offensiva lanciata dall’esercito per sconfiggere l’Ltte, i profughi tamil delle province settentrionali (83mila) vivono quasi come prigionieri e il governo li considera ancora come potenziali ribelli. Ad essi si aggiungono gli oltre 300mila rifugiati da quasi due anni chiusi in campi privi dei servizi di prima necessità, dove vi è un bagno ogni 1500 persone.  In 25 anni la guerra tra esercito ed Ltte è costata quasi 700mila morti, in gran parte civili, di cui 25mila solo negli ultimi due anni di offensiva. Il governo ha sempre rifiutato l’accusa di crimini contro l’umanità fatte da varie organizzazioni mondiali per i diritti umani. (R.G.)

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    Le celebrazioni in Cina per la Giornata di preghiera per la Chiesa nel Paese

    ◊   Insieme alla Chiesa universale, seguendo le indicazioni del Papa, il mondo cattolico cinese il 24 maggio scorso ha celebrato la Giornata Mondiale di Preghiera per la Chiesa in Cina pregando per l’unità e per l’evangelizzazione in Cina. Secondo le informazioni giunte all’agenzia Fides, ventuno fedeli della parrocchia di Ping Du della diocesi di Qing Dao, hanno compiuto un pellegrinaggio nelle parrocchie dei dintorni guidati dal loro parroco, per vivere e pregare insieme per l’unità e la comunione, invocando la grazia dello Spirito Santo e seguendo l’indicazione di Benedetto XVI. Hanno condiviso la testimonianza di fede “perché il soffio dello Spirito Santo scenda su tutti, il Suo fuoco rimanga per sempre nel cuore dei fedeli”. Centinaia di fedeli della parrocchia di Wu Qiang, della diocesi di Heng Shui, nella provincia dell’He Bei, sono stati in pellegrinaggio al santuario Mariano di Jian Shan, nel distretto di Ping Yin della provincia di Shan Dong. Dopo la Via Crucis, la Celebrazione Eucaristica e le visite alle “parrocchie sorelle”, hanno pregato insieme perché tutti possano vivere intensamente l’unità raccomandata dal Papa e hanno anche consacrato tutta la Chiesa in Cina al Sacro Cuore di Gesù. Infine, la parrocchia di Lin Zhang della diocesi di Han Dan, si è consacrata solennemente sul Monte Sacro di Nostra Signora della Cina. Il vescovo diocesano ha invitato tutti a “contare sempre sulla Madonna imitandola, per diventare buoni cattolici missionari”. (R.P.)

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    India: gruppo di attivisti cattolici contro le espressioni antireligiose su Facebook

    ◊   In India il “Catholic Secular Forum” (Csf), un gruppo di attivisti cattolici con sede a Mumbai, ha lanciato una campagna nazionale per chiedere al governo indiano di oscurare tutte le pagine di Internet che offendono in modo pesante il sentimento religioso. Nelle mire del Forum - riferisce l’agenzia cattolica indiana Sarnews - c’è in particolare Facebook, oggetto nei giorni scorsi di una vivace polemica in Pakistan per la pubblicazione di vignette di Maometto considerate blasfeme da un tribunale di Lahore. Secondo una ricerca condotta dal forum cattolico indiano, il popolare social network contiene diverse pagine offensive anche per i cristiani, in cui oltre a Maometto vengono ridicolizzati Gesù Cristo e figure venerate dai seguaci di altre religioni. Di qui la richiesta alle autorità indiane di farle rimuovere immediatamente dalla rete. In un comunicato il Forum chiede altresì le scuse formali del social network: “Il Csf – precisa il testo - non è per la messa al bando di Facebook o dei siti ad esso correlati, perché sarebbe contro l’interesse di milioni di persone, molte delle quali dipendono da Internet per il loro lavoro. Ma questo tipo di siti devono rispondere di contenuti criticabili per prevenire le conseguenze disastrose che potrebbero produrre”. (L.Z.)

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    Guinea: presso la Comunità di Sant'Egidio firma di un accordo per un futuro di pace

    ◊   I rappresentanti del Comitato Nazionale di Transizione (parlamento provvisorio) e delle principali formazioni politiche della Guinea, firmano domani un accordo per costruire un futuro democratico per il Paese e porre fine a un periodo di incertezza e violenza.  22 rappresentanti politici della Guinea si sono riuniti presso la Comunità di Sant’Egidio a Roma, nel corso di una settimana di intenso lavoro, per discutere della transizione e del futuro del loro Paese e preparare le prossime scadenze elettorali. Tra loro il vice presidente del Cnt, la direttrice degli affari politici del Cnt e la presidentessa della Commissione Cnt per la riconciliazione. La Guinea sta faticosamente uscendo dalla situazione creatasi a seguito del colpo di Stato del dicembre 2008. Dopo un anno di regime militare e un lungo periodo di incertezza politica, con scontri e vittime, le forze politiche e sociali, riunite nel Cnt, firmano un accordo che getta le basi di una transizione pacifica e del ritorno alla vita democratica nel Paese. L’Accordo prevede la condivisione del potere nelle istituzioni, nel parlamento, la costituzione di una governo di larghe intese, la creazione di un consiglio nazionale della riconciliazione. Le parti si impegnano a mantenere e favorire un clima pacifico e a rifiutare ogni ricorso a odio etnico, violenza e propaganda atta a suscitare tensioni. Le parti si accodano altresì a garantire elezioni corrette e trasparenti e ad accettarne i risultati. E’ prevista la ristrutturazione delle forze armate, il risarcimento delle vittime di violazioni, un quadro di dialogo e di concertazione permanente. (R.P.)

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    Nigeria: visita del Consiglio Ecumenico delle Chiese

    ◊   Una delegazione del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Wcc) ha visitato nei giorni scorsi la provincia nigeriana del Plateau, teatro nei mesi passati di sanguinosi scontri etnici e settari, costati la vita a diverse centinaia di persone. Del gruppo facevano parte delegati dalla Germania, Finlandia, Etiopia, Ghana, India Kenya, Norvegia e Svizzera. La delegazione si è raccolta in preghiera sulla fossa comune di Dogonahawa, dove sono seppelliti i resti di 323 vittime delle violenze, per lo più donne e bambini. Ad accoglierli c’era il rev.do Michael Kehinde Stephen arcivescovo della Chiesa Metodista di Nigeria. Insieme al vescovo anglicano locale, Jwan B. N. Zhumbes i delegati hanno inoltre visitato Bukuru, l’altra località coinvolta nelle violenze e sono stati ricevuti nella sede della Chiesa di Cristo della Nigeria. Essi hanno incontrato anche l'arcivescovo cattolico di Jos, mons. Ignatius Ayau Kaigama che guida la sezione locale dell’Associazione Cristiana della Nigeria (Can). Il presule ha ribadito ancora una volta che le ricorrenti esplosioni di violenza settaria nella regione sono innescate dalla politica piuttosto che dalla religione, smentendo la chiave di lettura “religiosa” data da molti media. “Non sono le religioni che si scontrano, ma alcune persone che ne fanno parte. Non c’è una guerra di religione”, ha detto il presule che ha quindi sottolineato l’importanza di essere uniti. La natura degli scontri è soprattutto sociale e politica e ruota attorno al delicato problema della proprietà della terra, contesa tra pastori, tradizionalmente nomadi e musulmani, e contadini stanziali, in maggioranza cristiani. I cristiani si riconoscono nel 'People's Democratic Party', formazione attualmente al potere. 'L'All Nigeria People's Party' è invece il partito di riferimento per i musulmani. Diversi osservatori sottolineano che politici locali e nazionali usano la loro influenza per aizzare l’una o l’altra parte, in base ai propri interessi politici. Lo Stato di Plateau, di cui Jos è la capitale, è il simbolo di questo conflitto: si trova esattamente al centro del Paese e rappresenta la cerniera tra il nord, a maggioranza musulmana, e il sud, abitato prevalentemente da cristiani. (L.Z.)

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    Congo: dedicata una strada al primo vescovo di Lubumbashi

    ◊   In occasione del centenario dell'evangelizzazione della provincia del Katanga, nel sud-est della Repubblica Democratica del Congo, le autorità locali hanno deciso di dedicare una strada di Lubumbashi, capoluogo della provincia, a Jean-Félix Hemptine, il primo vescovo della città. Lo riferisce l’agenzia Fides. Padre Jean-Félix Hemptine, monaco benedettino dell’abbazia di Saint-André-lez-Bruges in Belgio, arrivò nel 1910 a Elizabethville, l'attuale Lubumbashi, insieme ai suoi confratelli. Diverrà in seguito vicario apostolico, poi prefetto apostolico, e infine verrà consacrato vescovo. Morì nel 1958, lasciando il ricordo di un vescovo dinamico. In qualità di membro del consiglio provinciale, ha consigliato una politica di assimilazione ispirata dai valori cristiani e un’amministrazione politica diretta, nella quale bianchi e neri godessero di pari diritti. All’epoca il Congo era una colonia belga che si apprestava a diventare indipendente. In occasione del centenario dell’evangelizzazione, padre Germain Kasonde, storico, vicario della cattedrale di “San Pietro e Paolo”, ha scritto un libro, intitolato “Mons. Jean de Hemptine Felix, fondatore della prefettura apostolica e del vicariato apostolico di Katanga. La visione politica e le opere sociali nel Katanga industriale 1910-1958”. Le celebrazioni del centenario si concluderanno il 15 agosto 2010. L'arcivescovo di Lubumbashi, mons. Floribert Songasonga Mwitwa, auspica che questo sia un anno di ringraziamento per il dono del Vangelo giunto grazie ai primi missionari, che hanno affrontato difficoltà come la natura ostile dei luoghi. Il centenario è anche l'occasione per un esame di coscienza dei battezzati, che sono chiamati a valutare i loro progressi nella fede. La ricchezza della fede portata dai missionari è testimoniata dalle attività degli operatori pastorali che lavorano sul territorio: dal missionario salesiano al benedettino, dai sacerdoti diocesani ai catechisti. Attualmente i sacerdoti diocesani sono 120, presenti in diocesi o in missione all'estero. Sono pochi perché devono servire 68 parrocchie e altre comunità. Ai sacerdoti diocesani si affiancano i benedettini, i salesiani, i missionari d’Africa, gli Spiritani e i Figli dell’Incarnazione. Per celebrare il centenario, ogni parrocchia organizza un Triduo di preghiera e riflessione in occasione della festa del Santo patrono. Le diverse commissioni diocesane sono chiamate a riflettere sulla testimonianza cristiana nei diversi campi, mentre le congregazioni religiose sono chiamate a riflettere sul loro carisma. (R.P.)

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    I Gesuiti: gravi gli effetti della detenzione nei Centri europei per i migranti

    ◊   Una ricerca condotta in 23 Paesi dell’Unione europea per verificare gli effetti della detenzione nei Centri per i migranti, soprattutto su donne e bambini. Lo studio, promosso dal Servizio dei Gesuiti per i rifugiati (Jrs), sarà presentato – riferisce l’agenzia Sir - il prossimo 8 giugno a Bruxelles. “Diventare vulnerabili durante la detenzione”, è il titolo dello studio, che durante 18 mesi di osservazione ha analizzato le conseguenze della costrizione e privazione della libertà, a livello psicologico e sanitario, sulla vita di richiedenti asilo e migranti rinchiusi nei Centri, sparsi ovunque nell’Unione europea. Il risultato di questo studio, anticipa il Jrs, dimostra che “giovani donne, bambini e persone detenute per più di tre mesi soffrono di gravi forme di stress, ansia, depressione, insonnia e perdita di peso”. (R.G.)

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    Repubblica Ceca: prima edizione della "Notte delle Chiese"

    ◊   2000 eventi in 320 chiese e cappelle con centinaia di volontari a disposizione. Sono i numeri della prima edizione della “Notte delle chiese” in Repubblica Ceca, manifestazione promossa, per domani, dalle chiese cristiane del Paese, ed ispirata a eventi analoghi che si svolgono regolarmente in città come Vienna, Colonia, Amburgo, Linz, Salisburgo. Le chiese, anche quelle abitualmente chiuse - secondo quanto riferisce una nota della Conferenza episcopale Ceca ripresa dall'agenzia Sir - apriranno nel pomeriggio di domani per restare aperte tutta la notte, sia per la preghiera che per eventi artistici, culturali, visite guidate e mostre. Scopo dell’evento, infatti, “non è solo quello di aprire ai visitatori le porte di chiese e monasteri ma offrire loro un valido programma educativo”. Ogni parrocchia o comunità locale ha predisposto un programma particolare sia dal punto di vista spirituale che culturale, che va da veglie di preghiera alle visite di cripte, campanili e cappelle, passando per eventi musicali organizzati da giovani fino a perfomance teatrali. A tenere unite tutte le manifestazioni in cartellone nelle 320 chiese che hanno aderito all’iniziativa è lo slogan, tratto dal Libro di Isaia (62,6), “Sulle tue mura, o Gerusalemme, io ho posto delle sentinelle, per tutto il giorno e tutta la notte non taceranno mai: voi che destate il ricordo dell’Eterno, non concedetevi riposo”. (R.P.)

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    Simposio a Roma sul filosofo Dietrich von Hildebrand

    ◊   Si apre oggi a Roma, alla Pontificia Università della Santa Croce, il congresso internazionale “Il personalismo cristiano di Dietrich von Hildebrand: esplorando la sua filosofia dell’amore”, promosso dal Dietrich von Hildebrand Legaci Project. L’iniziativa vede riuniti fino al 29, filosofi, teologi, psicologi, scienziati e artisti, per analizzare l’originalità filosofica dello studioso sul tema dell’amore, espressa nella sua opera “The Nature of Love”. Secondo il fondatore del progetto, John Henry Crosby, la tre giorni vuole “contribuire alla chiarificazione e alla difesa della dignità umana, attraverso gli occhi dell’amore”. Dietrich Von Hildebrand - riporta l'agenzia Sir - fu un grande filosofo cristiano, uno scrittore molto religioso e un eroico intellettuale che si oppose al regime di Hitler e al nazismo. Tra i relatori personaggi di spicco del mondo filosofico e teologico tra cui Robert Spaemann e John Zizioulas, Roberta Green Ahmanson, Joseph Bottum, Charles Morerod e Michael Novak. L’Hildebrand Project è stato creato nel 2004 da John Henry Crosby, in collaborazione con la vedova di Hildebrand, Alice von Hildebrand, e diversi studenti e amici del filosofo. Il progetto ha lo scopo di diffondere l’operato di Hildebrand pubblicando e traducendo le sue opere e organizzando diverse iniziative. Benedetto XVI ne è stato membro onorario fin dall’inizio del suo pontificato. (R.P.)

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    Australia: mostra d’arte studentesca a conclusione dell’Anno Sacerdotale

    ◊   Far esprimere agli studenti - con le loro originali forme d’arte, il loro talento e la loro genuina ispirazione - quanto hanno percepito e interiorizzato sull’Anno Sacerdotale e quale rapporto hanno con i sacerdoti: è il fine della mostra d’arte che si apre il 1 ° giugno prossimo nella cripta della cattedrale di Santa Maria a Sydney. La mostra raccoglie le opere di studenti di oltre 50 scuole cattoliche dell’arcidiocesi, in occasione della chiusura dell’Anno Sacerdotale. Intitolata “I nostri sacerdoti”, l’iniziativa – spiega la Chiesa locale all’agenzia Fides – offre l’opportunità di comprendere la visione e l’idea che gli studenti hanno dei sacerdoti. I partecipanti alla mostra, centinaia di studenti, hanno parlato con molti preti e li hanno poi rappresentati in diverse forme artistiche. “E’ stata un’iniziativa che ha stimolato i rapporti fra i giovani e i sacerdoti, che hanno potuto spiegare la loro vita e la loro missione”, raccontano nella Chiesa di Sydney. La mostra, che sarà inaugurata dal cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, ospita ritratti, disegni, illustrazioni simboliche, sculture con i materiali più diversi, produzioni artistiche ottenute anche con l’uso delle moderne tecnologie audiovisive. (R.P.)

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    Italia: Meeting dei giovani guanelliani a Como

    ◊   “Pane e Paradiso. Mission in progress” è il titolo del grande Meeting organizzato dal Centro Guanelliano di pastorale giovanile di Como, in collaborazione con l’Ufficio diocesano di pastorale Giovanile, che si terrà dal 29 maggio al 1° giugno prossimo. Si tratta di un grande raduno dei giovani guanelliani di tutta Italia, con anche qualche rappresentanza europea, e dei giovani della Chiesa di Como (parrocchie, associazioni, movimenti). Questo evento assume una grande importanza in preparazione al prossimo evento della canonizzazione di don Luigi Guanella, “figlio” della diocesi. Un Meeting con una locazione precisa, nella città di Como, dove ha cominciato la sua “avventura di carità” proprio nella Casa Divina Provvidenza, la prima delle sue fondazioni, che oggi sono presenti in tutto il mondo. “Sono davvero lieto del fatto che il Centro guanelliano di pastorale giovanile abbia scelto la nostra diocesi come luogo di incontro per il suo prossimo Meeting”, si legge in una nota del vescovo mons. Diego Coletti. “Il beato Luigi Guanella è per noi tutti un punto di riferimento luminoso. E’ un esempio da seguire, testimone di una carità autentica, vissuta nell’amore e nell’attenzione gratuita nei confronti dei propri fratelli, specie i più fragili. Mi auguro che i quattro giorni diocesani siano, per i giovani, occasione feconda di riflessione, conoscenza reciproca e approfondimento sul valore e l’opera di un uomo, il beato Guanella, estremamente moderno e significativo”. E ancora don Emanuele Corti, responsabile dell’Ufficio diocesano per la pastorale dei giovani: “Per i giovani della nostra diocesi, è un’occasione bella avere la possibilità di vivere e condividere questo incontro di respiro nazionale ed europeo attorno al beato Guanella, al suo carisma e all’esperienza della famiglia religiosa dei Servi della Carità. L’occasione del meeting, conclude don Emanuele, si sta rivelando un momento prezioso per collaborare insieme, per conoscersi meglio, allargare lo sguardo su un orizzonte che dalla nostra Chiesa locale si apre al resto dell’Italia ed è un’opportunità per far incrociare i cammini di pastorale giovanile diocesana e guanelliana, un dialogo in cui ci si arricchisce vicendevolmente”. Il Meeting è rivolto in particolare ai giovani dai 18 ai 30 anni, con alcuni momenti aperti a tutti. (R.P.)

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    Gmg Madrid 2011: approvato l'inno che accompagnerà l'evento

    ◊   La Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid ha già il suo inno. Il tema presentato è stato apprezzato dai membri del Pontificio Consiglio per i laici, il ministero vaticano responsabile delle Gmg, come “una musica di grande qualità”; quindi è stata approvata la composizione che rappresenterà musicalmente la celebrazione di Madrid. L’inno - riferisce l'agenzia Sir - è stato opera di Enrique Vázquez Castro, sacerdote di Victoria e rinomato compositore di musiche ecclesiali. L’autore delle parole è mons. César Franco, vescovo ausiliare di Madrid. Le strofe dell’inno mettono in risalto la vicinanza dei giovani alla umanità santissima di Cristo, alla maniera della tradizione della mistica spagnola. L’inno si compone di sette strofe e il ritornello si basa sul tema della Gmg “Radicati e fondati in Cristo, saldi nella fede”, preso dalla Lettera di san Paolo ai Colossesi. A partire da ora, l’inno si tradurrà nelle lingue ufficiali della Gmg e si inciderà in tre versioni: una liturgica, una strumentale per grandi cori e una versione popolare con accompagnamento di chitarra. L’inno esordirà nella festa della Vergine della Almudena, il prossimo 9 novembre, nella cattedrale di Madrid, e sarà distribuito in tutto il mondo attraverso Internet, in formato audio e come video musicale. (R.P.)

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    24 Ore nel Mondo



    Pyongyang annulla un importante accordo con Seul

    ◊   Le Forze Armate nordcoreane hanno annunciato che annulleranno l'accordo siglato con il Sud per evitare incidenti accidentali nelle acque del Mar Giallo. È quanto annuncia la Kcna, L'agenzia ufficiale del regime di Pyongyang, riportando le dichiarazioni di un generale dell'Esercito del popolo. Il servizio di Fausta Speranza:

     
    “Le nostre truppe ritireranno del tutto le garanzie militari che siamo tenuti a rispettare in relazione alla cooperazione intercoreana e all'interscambio”: è quanto fanno sapere le Forze armate della Corea del Nord. Pyongyang, dunque, pare rispondere così al divieto imposto alle sue navi commerciali e ai suoi aerei di attraversare le acque territoriali o lo spazio aereo del Sud. In sostanza, l'accordo “cancellato” ora unilateralmente dalla Corea del Nord regola le “modalità di sicurezza” degli scambi bilaterali. Tagliate, dunque, “immediatamente” le linee tra i due Paesi per le comunicazioni in casi di emergenza, incluse quelle di tipo militare. Allo studio, poi, l'ipotesi di bloccare al Sud l'accesso al discusso distretto industriale a sviluppo congiunto di Kaesong, nell'enclave del Nord ma vicino al Sud. Da parte statunitense, il comandante delle truppe Usa in Corea del Sud chiede alla Corea del Nord di sospendere subito “tutti gli atti di provocazione”. E ribadisce il sostegno alle misure decise da Seul contro Pyongyang in seguito all'affondamento della corvetta Cheonan, che ha provocato la scintilla per tutta la tensione di questi giorni.

     
    Usa, attesa per l'intervento di Obama sulle nuove strategie di sicurezza
    L'amministrazione americana lavorerà per “resistere al protezionismo” e “promuovere la liberta” di commercio”, per “tagliare la dipendenza dal petrolio straniero” e assicurare una crescita “equilibrata e sostenibile”. Lo afferma il documento sulla nuova strategia per la sicurezza nazionale della Casa Bianca, del quale sono state fornite anticipazioni. L'amministrazione Obama, inoltre, avrebbe intenzione di annunciare oggi la sospensione delle trivellazioni off-shore nell'Artico fino al 2011. E, sempre stando alle anticipazioni, Obama sosterrà l’idea di "espandere le alleanze tradizionali" degli Usa a Paesi come la Cina, l'India, il Brasile, il Sudafrica e l'Indonesia. Il senatore democratico, Mark Begich, ha riferito di aver appreso la notizia dal dipartimento agli Interni. La sospensione rientra nel pacchetto di misure collegate alla fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico. L'amministrazione dovrebbe annunciare anche nuovi requisiti di sicurezza ed il rafforzamento dei controlli.

    Sale a sette il numero dei morti dell’attentato di ieri nel Caucaso del Nord
    È salito a sette morti il bilancio dell'esplosione avvenuta ieri a Stavropol, nel zona del Caucaso del nord, nella Russia meridionale, ma almeno 16 feriti sono in gravi condizioni e il numero delle vittime potrebbe aumentare. Un ordigno piazzato sul tetto di un bar adiacente al Palazzo della cultura e dello sport è esploso ieri intorno alle 19, ora locale, 15 minuti prima dell'inizio di uno spettacolo della compagnia di ballo cecena, "Vainakh-La leggenda del Caucaso". Al momento, gli inquirenti non stanno privilegiando ipotesi, ma si tratta senza dubbio di un atto terroristico, secondo le agenzie russe. Fra le vittime, c'è una bambina di dodici anni. L'ordigno era azionato a distanza e imbottito di chiodi e pezzi di metallo.

    Ancora un suicidio nella fabbrica della Foxconn in Cina
    Ancora un suicidio nella fabbrica della Foxconn a Shenzhen, nel sud della Cina. Secondo quanto rivelato oggi dalla agenzia Nuova Cina, ieri sera intorno alle 23.20 locali un altro impiegato si è lanciato dall'edificio di un dormitorio della fabbrica, uccidendosi. Si tratta del decimo suicidio avvenuto nella fabbrica di Shenzhen negli ultimi cinque mesi. Altri due operai avevano tentato il suicidio, ma sono sopravvissuti. Un'altro impiegato era morto lanciandosi da un edificio dalla filiale di Lanfang e, sempre a Lanfang, nel dormitorio era stata trovata morta un'altra ragazza, ufficialmente per attacco cardiaco. Proprio ieri, i vertici dell'azienda, preoccupati dall'escalation di suicidi, avevano deciso di far firmare a tutti i dipendenti un documento, in cui questi si impegnano formalmente e per iscritto a non suicidarsi.

    Gran Bretagna, si vota nel collegio rimasto in sospeso: un test per il nuovo governo
    Si vota oggi, con tre settimane di ritardo rispetto al resto della Gran Bretagna, nel collegio di Thirsk and Malton, dove le elezioni sono state rimandate a causa della morte improvvisa del candidato del Partito indipendente (Ukip), John Boakes, lo scorso aprile. Se in altri tempi il piccolo seggio del North Yorkshire non avrebbe destato grande interesse, il voto di Thirsk and Malton diventa oggi, per gli analisti politici britannici, un vero e proprio giudizio sulle prime settimane di lavoro del nuovo governo. Sarà infatti un interessante banco di prova per conservatori e liberaldemocratici che, sebbene alleati a Westminster, si sfideranno senza riserve per la conquista dello scranno. Per i tory ci sarà Anne McIntosh, favorita per la vittoria, contro il liberaldemocratico, Howard Keal. Assieme a loro anche John Clark, per il Partito liberale, Toby Horton, che sostituirà il precedente candidato indipendente scomparso, e Jonathan Roberts per i laburisti. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 147

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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