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Sommario del 25/05/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI e il mese mariano: la Vergine ci invita a guardare Gesù con gli occhi della fede
  • Siglato l'Accordo tra la Santa Sede e la Città Libera e Anseatica di Amburgo
  • Mons. Vegliò sulla prossima plenaria delle migrazioni: Stati ricchi e vecchi a confronto con le masse di forza-lavoro in arrivo da Asia e Africa
  • Il nuovo arcivescovo di Arbil dei Caldei, Bashar Warda: l'Iraq ha bisogno di riscoprire la sua cristianità
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il cardinale Bagnasco all'Assemblea generale della Cei: l'Italia verso il "suicidio demografico". Affrontata la questione degli abusi del clero
  • Dopo il Golfo del Messico, disastro ambientale al largo di Singapore
  • Cresce il mercato dell’economia solidale. Oltre 40 Paesi in rete per la due giorni di “Compartimos”
  • Giornata internazionale dei bambini scomparsi. Con noi, l'avvocato Lupo di "Telefono Azzurro"
  • Seminario all'Università Urbaniana su connessioni e distanze tra i popoli nell'era digitale. Intervista con Luca Pandolfi
  • Chiesa e Società

  • I valori dello sport al centro della Giornata internazionale dell’Africa 2010
  • La crisi non ferma la crescita dell’economia africana
  • L'Argentina celebra oggi il bicentenario della nazione
  • Colombia: nuovi progetti sul tappeto al II Congresso sull’adozione internazionale
  • Brasile: l’assemblea legislativa approva la Settimana nazionale dell’adozione
  • Indonesia: leader religiosi lanciano un forum interreligioso per lo sradicamento della povertà
  • L'identità delle università cattoliche indonesiane alla luce della Ex Corde Ecclesiae
  • Protesta di cattolici vietnamiti per speculazioni edilizie a danno di una chiesa storica
  • Repubblica Ceca: accordo tra Stato e Chiesa per la gestione della cattedrale di Praga
  • Camerun: l'Università internazionale di Bertoua cambia il proprio nome in "Università cattolica”
  • Sudafrica: torneo di calcio per la pace organizzato dalla Chiesa cattolica
  • Francia: il 50% dei sacerdoti diocesani francesi ha più di 75 anni
  • “Preti al cinema”: inaugurata ieri mostra fotografica dal cardinale Bagnasco
  • Seminario sulle trasgressioni dei giovani all’Istituto Salesiano di Roma
  • Centro Astalli: nuovi locali per donne rifugiate a “La Casa di Giorgia”
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Thailandia, mandato d’arresto per il deposto premier Thaksin accusato di fomentare le "camicie rosse"
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI e il mese mariano: la Vergine ci invita a guardare Gesù con gli occhi della fede

    ◊   Si avvia alla conclusione il mese mariano. Un periodo, ci ricorda Benedetto XVI, da vivere assieme alla Vergine per metterci in ascolto di Dio. Come da tradizione, il 31 maggio, il Papa chiuderà le celebrazioni del mese dedicato a Maria, nei Giardini Vaticani. In questo servizio di Alessandro Gisotti, ripercorriamo alcune meditazioni di Benedetto XVI sulla fede di Maria, modello per ogni cristiano:

    (Canto - Ave Maria di Lourdes)

     
    “Alla scuola di Maria, impariamo anche noi a riconoscere la presenza dello Spirito Santo nella nostra vita” e a “crescere secondo la pienezza di Cristo”. Benedetto XVI ci invita “a imparare da Colei la cui fede è senza ombre e senza incrinature”. La Vergine, sottolinea, “vede” con gli occhi della fede l’opera di Dio nella storia. Per questo, ribadisce, il suo Magnificat “resta la più vera e profonda interpretazione della storia”. Maria vede che i “troni dei potenti di questo mondo sono tutti provvisori, mentre il trono di Dio è l’unica roccia che non muta e non cade”. I cristiani, esorta dunque il Papa, imitino Maria vivendo con “il Magnificat nel cuore”:

     
    "Portiamo in noi i medesimi sentimenti di lode e di ringraziamento di Maria verso il Signore, la sua fede e la sua speranza, il suo docile abbandono nelle mani della Provvidenza divina. Imitiamo il suo esempio di disponibilità e generosità nel servire i fratelli. Solo, infatti, accogliendo l’amore di Dio e facendo della nostra esistenza un servizio disinteressato e generoso al prossimo, potremo elevare con gioia un canto di lode al Signore". (Chiusura mese mariano, 31 maggio 2008)
     
    Il Papa si sofferma sulla natura del cuore di Maria, “modello di carità della Chiesa”. E’ lo stesso Gesù, afferma, che spinge Maria “infondendole lo slancio generoso di andare incontro al prossimo che ha bisogno”. E’ Gesù, soggiunge, che “l’aiuta a superare tutto, lasciandosi guidare dalla fede che opera mediante la carità”:

     
    “Il cuore di Maria, in perfetta consonanza con il Figlio divino, è tempio dello Spirito di verità, dove ogni parola e ogni avvenimento vengono custoditi nella fede, nella speranza e nella carità”. (Chiusura mese mariano, 31 maggio 2009)
     
    Noi, è l’esortazione del Pontefice, possiamo rivolgerci a Maria con la preghiera. In particolare, con il Rosario che “ci fa ripercorrere gli eventi della vita del Signore in compagnia della Beata Vergine, conservandoli, come Lei, nel nostro cuore”. Benedetto XVI non manca così di rivolgere il pensiero alla relazione speciale tra Maria, lo Spirito Santo e la Chiesa:

     
    "Nella Pentecoste, la Vergine Madre appare nuovamente come Sposa dello Spirito, per una maternità universale nei confronti di tutti coloro che sono generati da Dio per la fede in Cristo. Ecco perché Maria è per tutte le generazioni immagine e modello della Chiesa, che insieme allo Spirito cammina nel tempo invocando il ritorno glorioso di Cristo: 'Vieni, Signore Gesù'”. (Chiusura mese mariano, 31 maggio 2009)
     
    Maria, ci ricorda il Papa, è la prima ad aver accolto Cristo e per questo è ricolmata di gioia dallo Spirito Santo. Seguendola ed imitandola, siamo tutti chiamati a vivere questo stato di grazia:
     
    “Accogliere Gesù e portarlo agli altri è la vera gioia del cristiano! Cari fratelli e sorelle, seguiamo ed imitiamo Maria, un’anima profondamente eucaristica, e tutta la nostra vita diventerà un Magnificat”. (Chiusura mese mariano, 31 maggio 2005).

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    Siglato l'Accordo tra la Santa Sede e la Città Libera e Anseatica di Amburgo

    ◊   Lo scorso 18 maggio, informa una nota vaticana ufficiale, è stato firmato ad Amburgo un Accordo fra la Santa Sede e la Città Libera e Anseatica di Amburgo per la costruzione di un centro di formazione per la Teologia Cattolica e per la Pedagogia della Religione presso l'Università di Amburgo. Per la Santa Sede ha firmato, come plenipotenziario, il nunzio apostolico in Germania, l’arcivescovo Jean-Claude Périsset, mentre per la Città Libera e Anseatica di Amburgo ha sottoscritto l'Accordo il Senatore per la Scienza e la Ricerca, la signora Herlind Gundelach. Ha presenziato alla cerimonia anche l’arcivescovo di Amburgo, Werner Thissen, insieme con il suo ausiliare, mons. Hans-Jochen Jaschke. L'Università di Amburgo era rappresentata dal vicepresidente, il prof. Holger Fischer. Tra gli intervenuti, anche il decano della Facoltà Teologica evangelica.

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    Mons. Vegliò sulla prossima plenaria delle migrazioni: Stati ricchi e vecchi a confronto con le masse di forza-lavoro in arrivo da Asia e Africa

    ◊   Sono almeno quattro i fattori fondamentali che spingono gli Stati, ma anche la Chiesa, a interrogarsi sul fenomeno degli spostamenti migratori e a trovare delle risposte adeguate: il fattore demografico, quello economico, quello culturale e quello della sicurezza. Lo afferma l’arcivescovo, Antonio Maria Vegliò, nel suo intervento di apertura alla 19.ma plenaria del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e gli Itineranti. L’appuntamento impegnerà in Vaticano numerosi esperti, da domani a venerdì prossimo. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Il mondo invecchia rapidamente e in molte nazioni ciò significa la diminuzione della popolazione locale, nei numeri rimpiazzata da flussi migratori spesso impetuosi, provenienti soprattutto dal Sud del mondo, specialmente dall'Asia e dall'Africa, "dove la maggioranza della popolazione è in età giovanile". E’ questo il primo dei rilievi con il quale mons. Vegliò tira le fila della sua analisi sui temi della plenaria, intitolata “Pastorale della mobilità umana oggi, nel contesto della corresponsabilità degli Stati e degli Organismi internazionali”. Al fattore demografico, il capo del dicastero pontificio fa seguire il fattore economico. “Molte Nazioni a sviluppo avanzato – afferma – devono fare i conti con la diminuzione della manodopera, subiscono la pressione finanziaria per quanto riguarda le pensioni garantite dai governi e si trovano in difficoltà nell’assicurare assistenza sanitaria agli anziani, sempre più numerosi”. L’esempio portato dal presule è quello del Golfo Persico, dove i Paesi dell’area offrono contratti, dice, a “numerosi lavoratori migranti per alimentare le loro economie in crescita, sotto lo stimolo della ricchezza petrolifera”. Mentre allo stesso tempo, ricorda, “uomini e donne nei Paesi poveri trovano lavoro con difficoltà e cercano impiego in Paesi più ricchi, specialmente in Europa e in Nord America”.

     
    Il terzo fattore, prosegue mons. Vegliò, è la cultura, un termine che si declina in “etnicità, lingua, religione, abitudini e tradizioni”. Diversamente dal passato, nota, gli emigranti di oggi oltre a possedere “una formazione professionale limitata e meno capacità lavorative rispetto alla popolazione locale”, sono anche “etnicamente e culturalmente differenti, generando preoccupazioni per quanto riguarda l’integrazione e l’appartenenza culturale”. E qui si innesta il quarto fattore, quello “cruciale” della sicurezza nazionale. Terrorismo e crimini violenti commessi da immigrati, enfatizzati dai media, “hanno suscitato – osserva mons. Vegliò – reazioni di rifiuto verso i migranti, anche con pregiudizio per la sicurezza nazionale”. Di conseguenza, molti Paesi hanno rafforzato il controllo delle frontiere, restringendo le politiche migratorie e istituendo “nuove procedure per controllare chi arriva da determinati Paesi”. In tale scenario, ha concluso, la Chiesa intende continuare a “offrire un prezioso contributo nel complesso e vasto fenomeno della mobilità umana, facendosi portavoce delle persone più vulnerabili ed emarginate”, e valorizzando in seno alle varie società i migranti e gli itineranti come un “coefficiente importante per l’arricchimento reciproco e per la costruzione dell’unica famiglia dei popoli, in un fecondo scambio interculturale”.

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    Il nuovo arcivescovo di Arbil dei Caldei, Bashar Warda: l'Iraq ha bisogno di riscoprire la sua cristianità

    ◊   Una Chiesa che ricostruisce se stessa, pur avendo alle spalle l’età stessa dei Vangeli. E’ questa oggi la realtà delle comunità ecclesiali dell’Iraq, messe a dura prova – e in più parti largamente scompaginate – dal protrarsi di condizioni di vita difficili da sostenere. Ma nonostante tutto, è con fiducia che si accinge al suo nuovo lavoro pastorale il neoarcivescovo di Arbil dei Caldei, mons. Bashar Warda, alla cui elezione fatta dal Sinodo dei presuli locali Benedetto XVI ha dato ieri il suo assenso. Emer Mc Carthy, collega della redazione inglese della nostra emittente, lo ha intervistato chiedendogli di illustrare la realtà della sua diocesi:

    R. – The diocese in 2005 was a diocese of almost 2500 families ...
    La diocesi nel 2005 contava circa 2500 famiglie. Oggi, è una delle più grandi comunità riunite nello stesso luogo di tutto l’Iraq. Solo ad Ankawa, ci sono 7200 famiglie cristiane, delle quali la metà viene da Mosul e Baghdad. Questo si traduce in un processo di riconciliazione con la nuova cultura e la nuova situazione del Paese. Noi abbiamo bisogno non tanto di mantenere la nostra cristianità, quanto di essere missionari nel nostro ambiente.

     
    D. – Eccellenza, che importanza riveste la chiamata alla missionarietà per i cattolici iracheni, per i cristiani in generale? Pur avendo una delle più antiche tradizioni cristiane nel mondo, la maggior parte dei cristiani iracheni continua a lasciare il Paese, nonostante gli appelli a rimanere lanciati da molti vescovi...

     
    R. – I think that if we meditate ...
    Se riflettiamo sulla Dottrina sociale della Chiesa, penso che la Chiesa possa fare molte cose qui: tutto l’ambiente aspetta che la Chiesa dia il via, ad esempio, a nuove iniziative nel campo dell’educazione e della sanità, perché la comunità è alla ricerca un’entità che offra servizi con onestà, gentilezza e amore. Tutte queste cose sono parte del messaggio della Chiesa, fanno parte delle sue attività sociali. In questi ambiti, possiamo lanciare iniziative per la nostra comunità irachena, non solo per i cristiani ma per tutti gli iracheni, partendo da quella diocesi che gode di uno status di maggiore sicurezza rispetto alle altre. Possiamo incominciare con questa iniziativa a incoraggiare i nostri giovani, per dire loro che ci sono posti dove possono lavorare ed essere attivi nella propria comunità. Non possiamo chiedere ai giovani di tornare a casa se non offriamo loro delle opportunità. Come molti, penso che oggi la Chiesa abbia la migliore occasione per agire in alcuni campi sociali, come appunto l’educazione e la sanità, e diffondere lì la Buona Novella. Noi vorremmo vedere la Chiesa e la cristianità non soltanto come comunità di fatto, ma come una comunità attiva.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell'informazione vaticana, sulla visita pastorale di Benedetto XVI in Portogallo intervista di Nicola Gori al cardinale portoghese José Saraiva Martins, prefetto emerito della Congregazione delle Cause dei Santi, che ha fatto parte del seguito papale nel viaggio.

    La croce alle radici dell'Europa: in prima pagina, la prefazione del ministro degli Esteri italiano, Franco Frattini, al volume - promosso e curato dall'ambasciata d'Italia presso la Santa Sede - "Identità religiosa e culturale europea. La questione del crocifisso" di Carlo Cardia. In cultura, la prefazione a firma di Gianni Letta, sottosegretario di Stato alla presidenza del Consiglio italiano.

    Pyongyang pronta alla guerra: in rilievo, nell'informazione internazionale, la crisi tra le due Coree.

    Firma di accordo tra la Santa Sede e la Città Libera e Anseatica di Amburgo.

    Fedeltà alla Chiesa e al Risorgimento: in cultura, la prefazione di Carlo Azeglio Ciampi al suo volume (tesi di laurea) "La libertà delle minoranze religiose".

    Una guida d'eccezione per le catacombe: Vincenzo Fiocchi Nicolai su San Filippo Neri, tra i primi studiosi della Roma sotterranea; nell'informazione religiosa, un profilo del compatrono di Roma scritto da padre Edoardo Aldo Cerrato, procuratore generale della Confederazione Oratoriana.

    Preti di celluloide: Emilio Ranzato sui sacerdoti e l'immaginario cinematografico.

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    Oggi in Primo Piano



    Il cardinale Bagnasco all'Assemblea generale della Cei: l'Italia verso il "suicidio demografico". Affrontata la questione degli abusi del clero

    ◊   L’Italia sta andando verso un "lento suicidio demografico": urge una politica che sia orientata ai figli, a partire dall’introduzione del quoziente familiare. Lo ha detto il presidente della Conferenza episcopale italiana, il cardinale Angelo Bagnasco, aprendo ieri i lavori della 61.ma assemblea generale dei vescovi italiani. Dal porporato, l’appello a maggioranza e opposizione a fronteggiare con maggior dedizione l’emergenza lavoro e la crisi economica. Questa mattina, affrontata la questione degli abusi sui minori commessi dal clero e quella dell'emergenza educativa. Sull'intervento del presidente dei vescovi italiani, il servizio di Paolo Ondarza:

    Famiglia e lavoro, due realtà fondanti e strategiche per il futuro dell’Italia: il cardinale Bagnasco chiede ai responsabili della cosa pubblica una politica orientata ai figli:

     
    “L’Italia sta andando verso un lento suicidio demografico: il quoziente familiare è l’innovazione che si attende e che può liberare l’avvenire della nostra società”.
     
    A fronte della crisi economica globale, il porporato invoca uno sforzo "bipartisan" perché si ridia fiducia ai giovani sul fronte occupazionale. Bene la riforma del federalismo, se condivisa e rispettosa del vincolo unitario. L’Unità dell’Italia – ha proseguito il presidente della Cei pensando al 150.mo anniversario – resta una conquista irrinunciabile, e non si può dimenticare il contributo dato dai cattolici:

     
    “Il presidente Napolitano, nel telegramma che mi ha inviato per il convegno genovese, non ha esitato a riconoscere 'il grande contributo che la Chiesa e i cattolici hanno dato, spesso pagandone alti prezzi, alla storia d’Italia e alla crescita civile del Paese'”.
     
    Dall’Italia alla vita della Chiesa, caratterizzata da una stagione carica di sofferenza e pena ma – ha rilevato il presidente della Cei – guidata dal Papa, un Pastore all’altezza delle sfide, testimone della carità, come della trasparenza che la carità esige, intransigente contro ogni sporcizia fin dai tempi in cui era prefetto della Dottrina della Fede”. Di fronte alla vicenda della pedofilia, Benedetto XVI – ha osservato il cardinale Bagnasco – si è caricato per primo lui la croce, invitando poi la Chiesa alla purificazione e alla penitenza:

     
    “Da lui la Chiesa ha imparato e impara a non avere paura della verità, anche quando è dolorosa e odiosa, a non tacerla o coprirla. Questo, naturalmente, non significa che si debba subire – qualora ci fossero – strategie di discredito generalizzato o di destrutturazione ecclesiale”.
     
    Ora, ha proseguito il porporato, “il nostro primo pensiero è nei confronti delle vittime, profondamente ferite e tradite nelle attese:

     
    “Ancora una volta esprimiamo a loro tutto il nostro dolore, il nostro profondo rammarico e la cordiale vicinanza per aver subito ciò che è peccato grave e crimine odioso. Non genera in noi stupore il constatare come la sensibilità nei loro confronti sia cresciuta nel tempo: per la società in generale, ma anche per la comunità cristiana. Così come c’è una consapevolezza più evoluta oggi per quel che riguarda il delitto di pedofilia, che può essere anche una patologia ed è certamente peccato terrificante. Per questo, una persona che abusa di minori ha bisogno – ad un tempo – della giustizia, come della cura e della grazia”.
     
    “Dalla Chiesa, massimo impegno nel verificare l’integrità dei sacerdoti, ma – ha detto il presidente dei vescovi italiani – i casi di indegnità non oscurino il luminoso impegno del clero italiano:

     
    “Le direttive chiare e incalzanti che da tempo sono impartite dalla Santa Sede confermano tutta la determinazione a fare verità fino ai necessari provvedimenti, una volta accertati i fatti. L’episcopato italiano, dal canto suo, ha prontamente recepito tali disposizioni, intensificando lo sforzo educativo nei riguardi dei candidati al sacerdozio”.
     
    Parole anche sul celibato che – ha detto il cardinale Bagnasco – non è mutilazione, ma un’esperienza di amore realizzante per un sacerdote, chiamato ad essere ‘nel’ mondo, ma non ‘del’ mondo.

     
    “Essere veramente 'nel' mondo, infatti, richiede un’alterità, esige che siamo 'davanti' al mondo con un volto e un dono da offrire. Essere 'del' mondo, invece, significa non avere più nulla da dire per la sua salvezza, e quindi – in fondo – non amarlo davvero”.
     
    Pensando alla società italiana, il presidente della Cei ha osservato l’esasperazione, oggi, della dimensione della sessualità, ripetendo l’allarme sulle multinazionali della pornografia, in agguato dietro l’adozione del digitale terrestre, in se stessa positiva per la tv. Quindi, un nuovo appello a fronteggiare la sfida educativa:

     
    “Se per un istante si pone mente agli episodi di certa cronaca scolastica o a taluni fatti di violenza che si verificano, purtroppo, anche in famiglia come nei piccoli centri, venendo magari facilmente liquidati come ‘raptus’ mentre con ogni evidenza si tratta anzitutto di vistosi deficit nella filiera educativa, allora si comprende come si sia oramai in una situazione in cui il vuoto di valori sfocia immediatamente, senza più stadi intermedi, nel disagio se non nella disintegrazione sociale”.

     
    Poi, il ricordo e il cordoglio per i due militari italiani morti in missione di pace in Afghanistan e il plauso alle Forze dell’ordine per gli importanti risultati nella lotta alla criminalità organizzata:

     
    “I risultati importanti che a ripetizione si stanno ottenendo, e che mettono a frutto una perizia e una disponibilità al sacrificio meritevoli di ogni encomio, se da una parte ci dicono quanto il malaffare sia radicato nel nostro Paese, dall’altra ci avvertono che il male, anche quello più organizzato, non è imbattibile”.
     
    I vescovi, infine, confidano in una rettifica in sede di ricorso alla sentenza sul crocifisso emessa dalla Corte di Strasburgo, frutto di un malinteso senso di laicità.

     
    La questione pedofilia, la ricorrenza del 150.mo anniversario dell’unità d’Italia e l’emergenza educativa sono stati, come detto, i principali temi discussi stamani dai vescovi italiani riuniti da ieri in Vaticano per la 61.ma Assemblea generale. Dopo la prolusione del presidente della Conferenza episcopale, il cardinale Angelo Bagnasco, i presuli si sono soffermati a discutere in particolare sull’insegnamento del Papa in tema di abusi sui minori e sulle indicazioni della Congregazione della Dottrina della Fede. Il servizio di Tiziana Campisi:

    Incontrando i giornalisti per riferire dei lavori della mattina, il segretario della Cei, mons. Mariano Crociata, ha detto che due sono stati gli aspetti più approfonditi sul tema della pedofilia: quello del discernimento e della formazione dei giovani candidati al sacerdozio e quello dell’accompagnamento dei sacerdoti nel loro ministero. Il presule ha affermato che c’è grande sofferenza e rammarico per coloro che nella Chiesa si sono resi responsabili di atti così gravi e ha riferito che in Italia sono un centinaio i procedimenti canonici avviati nell’arco degli ultimi 10 anni. La Chiesa è ferita, dopo le vittime, con le vittime, ha proseguito il segretario della Cei, perché è stata stravolta la totalità dei credenti, dei responsabili della vita della Chiesa, ma gli appelli del Papa ci rendono ancora più vigili e attenti, primariamente per le vittime. Il proposito, dunque, è quello di una vigilanza più attenta, di una maggiore cura e di un migliore accompagnamento dei sacerdoti nell’esercizio del loro ministero pastorale. Non si sono registrati cali di iscrizioni nelle scuole cattoliche, né una diminuzione di fedeli nelle chiese. E’ segno, ha spiegato mons. Crociata, che i credenti vogliono affrontare il problema e superarlo, continuare a far crescere la vita della Chiesa. Il popolo cristiano, ha proseguito il presule, vuole che questo dramma diventi occasione per un salto di qualità, che non sia un momento di smarrimento e di paura. E piena disponibilità è stata ribadita da parte dei vescovi a collaborare lì dove si dovessero registrare casi di abusi, oltre alla volontà di impegnarsi nella vita delle loro diocesi, per un servizio sempre più autentico, genuino e generoso da parte dei sacerdoti nella pastorale.

     
    Sulla ricorrenza dell’unità d’Italia, il segretario della Conferenza episcopale italiana ha osservato che si tratta di una occasione per tutti gli italiani per risvegliare la memoria della propria storia: l’essere nazione, la responsabilità di farsi carico gli uni degli altri per crescere insieme. I cattolici italiani, ha aggiunto, si sentono protagonisti attivi di un cammino del Paese che guarda al futuro, in una prospettiva di piena condivisione e impegno, e la Chiesa intende contribuire con tutte le forme possibili, al bene del Paese e alla sua crescita. Rispondendo poi alle domande dei cronisti a proposito della legge sulle intercettazioni in discussione in queste ore in Senato e alla Camera dei deputati, mons. Crociata ha dichiarato che la Chiesa italiana rispetta ciò che il popolo italiano, attraverso il suo governo e il suo parlamento, esprime nella sua autonomia. Ma auspica che i beni in gioco nel problema affrontato - che riguardano i singoli individui, l’ordinamento della giustizia, le esigenze di solidarietà, di giustizia nella vita sociale e di comunicazione - siano salvaguardati tutti con equilibrio.

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    Dopo il Golfo del Messico, disastro ambientale al largo di Singapore

    ◊   La marea nera che sta devastando il Golfo del Messico, dopo l’incendio che ha fatto inabissare una piattaforma della British Petroleum, ma anche la collisione tra una petroliera ed un cargo, che ha riversato in mare, al largo delle coste di Singapore, oltre 2.000 tonnellate di greggio. Disastri che hanno riportato in primo piano i rischi ambientali legati alle trivellazioni e al trasporto di petrolio. Ma perché il ripetersi di questi incidenti? Si può parlare di responsabilità singole o collettive di un sistema che andrebbe rivisto? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Luigi De Paoli, docente di Economia dell’Energia e dell’Ambiente, presso l’Università Bocconi di Milano. Ascoltiamo:

    R. – Si può parlare anzitutto di responsabilità singole, perché ovviamente chi gestisce una piattaforma oppure chi guida una nave deve farlo al meglio, anche se qualche volta commette degli errori, o ci sono delle circostanze eccezionali che inducono ad un incidente. Si può forse anche parlare di responsabilità collettiva, nel senso che il funzionamento dell’attività economica è guidato dalla massima efficienza e dai massimi risparmi e quindi, forse, si assumono talvolta dei rischi che potrebbero anche essere evitati.

     
    D. – Il petrolio continua ad essere un grande business. Questi incidenti non possono, secondo lei, invertire la tendenza globale, facendo accendere una discussione seria sulle energie rinnovabili?

     
    R. – Le due cose al momento sono abbastanza separate. Il petrolio oggi è usato, almeno per due terzi, per i trasporti. Le fonti rinnovabili per il trasporto oggi sono molto in ritardo. Voglio dire che si può pensare di usare le fonti rinnovabili, per esempio, per produrre il bioetanolo o il biodiesel, ma la percentuale di utilizzo di queste fonti nei trasporti è del tutto marginale. E’ lo è perché siamo agli inizi con queste tecnologie, ma anche perché – bisogna riconoscerlo – il petrolio è molto più conveniente, molto più competitivo che non queste fonti alternative. Lo sviluppo delle rinnovabili che c’è, ci sarà e sarà molto forte nei prossimi anni, nel settore dei trasporti invece sarà ancora limitato. Possiamo pure dire che dalla prima metà di questo secolo, nel settore trasporti, il petrolio continuerà ad essere una fonte di energia ancora dominante.

     
    D. – Non servirebbe a questo punto approfondire la questione di un’etica ambientale seria?

     
    R. – Sicuramente, c’è bisogno di un’etica ambientale duplice: un’etica ambientale quando si produce, si trasporta e si consuma energia, in particolare gli idrocarburi e il petrolio, e un’etica ambientale più generale che va verso un sistema energetico che tenga sempre più conto dell’impatto ambientale, dei consumi di energia e quindi, in particolare, delle emissioni di CO2 e dei cambiamenti climatici che queste emissioni inducono.

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    Cresce il mercato dell’economia solidale. Oltre 40 Paesi in rete per la due giorni di “Compartimos”

    ◊   Microfinanza ed economia solidale: 270 organizzazioni di oltre 40 Stati in rete, oggi e domani, collegati in videoconferenza con Roma e Milano, per la VII edizione di “Compartimos”, organizzata dal Consorzio finanziario internazionale Etimos, da 20 anni impegnato a raccogliere e gestire risparmio, investendo nei Paesi in via sviluppo. Roberta Gisotti ha chiesto al dott. Marco Santori, direttore di Etimos, come opera il Consorzio:

    R. – Noi stiamo offrendo ai nostri soci, a queste banche di credito cooperativo, a queste mutue, a queste associazioni di credito nei vari Paesi, dei fondi di investimento che possono essere utilizzati a loro volta per fare dei piccoli prestiti ad imprenditori, a micro-imprenditori, a donne e uomini che avrebbero difficoltà ad avere accesso al finanziamento e al credito bancario tradizionale.

     
    D. – Voi avete un’esperienza ormai ventennale in questo campo. Ma sta crescendo, a livello internazionale, la credibilità verso questo tipo di sviluppo?

     
    R. – Ormai, si sta addirittura parlando di mercato della micro-finanza per quanto si è sviluppato e si è diffuso, tanto che anche operatori finanziari tradizionali sono interessati e stanno mettendo a disposizione degli strumenti innovativi per promuovere questo mercato. E’ chiaro che l’attività di accesso al credito è sempre delicata, e normalmente poi diventa fondamentale non soltanto il rating – e quindi la performance delle varie agenzie che vanno sviluppandosi – ma soprattutto la credibilità dell’impatto sociale che queste attività possono incrementare. Certamente, il credito è uno strumento, ma non può essere l’unico strumento per promuovere lo sviluppo. Il credito ha in sé una grande potenzialità che conferma e riafferma ogni volta la dignità della persona che lo riceve, perché una volta che si diventa debitore di un altro, si firma un contratto e si instaura una collaborazione, una dignità che viene espressa con questo strumento del credito. D’altra parte, non possiamo confondere il credito con il sostegno alla cooperazione allo sviluppo in senso anche caritatevole, in quanto ritengo che le due cose debbano coesistere.

     
    D. – L’edizione 2010 di “Compartimos” si svolge interamente attraverso Internet. Quali vantaggi da questa scelta?

     
    R. – Il primo vantaggio, banale, è che facciamo circolare le idee e non le persone, quindi risparmiamo anche in termini d’impatto ambientale, ma cerchiamo soprattutto di sperimentare un modello che faciliti la circolazione delle idee. Oggi, infatti, i collegamenti che stiamo facendo via streaming vogliono essere prima di tutto uno strumento per dare parola, voce ai nostri soci: dal Perù, all’Ecuador, piuttosto che alla Cambogia e allo Sri Lanka, perché esprimano il loro pensiero sulla crisi finanziaria, sulle ricerche che hanno fatto, sull’impatto e le conseguenze che questo ha determinato e nello stesso tempo che siano non soltanto un problema dei grandi mercati ma anche un problema della gente che, semplicemente, sta da un lato cercando di resistere e d'altro lato di promuovere uno sviluppo sostenibile.

     
    D. – Un modello, questo, di utilizzare Internet per risparmiare e per far circolare le idee con più facilità che potrebbe essere mutuato anche dalle Nazioni Unite in occasione delle grandi conferenze o anche per gli incontri del G8: tanto discussi, appunto, per le spese che comportano…

     
    R. – Noi ci stiamo provando e la tecnologia ci sta aiutando. Abbiamo visto che bastano anche piccoli accorgimenti. Gliene dico uno solo: il pre-registrare alcuni servizi e contributi che possono essere già tradotti, in modo tale che la traduzione possa essere adeguata per tutti gli idiomi, offrendo poi lo strumento del palinsesto, di questo collegamento, come uno strumento costruito insieme, proprio perché possa essere utile. In queste settimane, ci sono arrivati servizi pre-registrati dallo Sri Lanka, dalla Cambogia, dal Perù, dall’Argentina, in cui si rispondeva a delle domande ben precise. Servizi che manderemo in onda in queste giornate proprio per dire come tutti insieme abbiamo costruito questo nuovo modello di comunicare, di condividere con gli altri le nostre idee, le percezioni ed eventualmente anche alcune "ricette" per la soluzione di varie problematiche.

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    Giornata internazionale dei bambini scomparsi. Con noi, l'avvocato Lupo di "Telefono Azzurro"

    ◊   Nel mondo si celebra oggi la Giornata internazionale dei bambini scomparsi. Sono centinaia i minori che, ogni giorno, spariscono in tutti i continenti. Nonostante la maggior parte riesca a tornare a casa entro le prime 24 ore, tanti altri non verranno mai più ritrovati e il loro destino è molto spesso quelle di diventare vittime nelle mani di sfruttatori di ogni tipo. La Giornata si celebra con numerose iniziative in ambito internazionale, sotto l’egida della Federazione europea per i bambini scomparsi e sfruttati sessualmente. A promuoverle in Italia è l’Associazione "Telefono Azzurro". Emanuela Campanile ha chiesto a uno dei suoi membri, l’avvocato Monica Lupo, cosa emerge dall'ultimo Rapporto sul fenomeno, presentato oggi:

    R. – Facciamo un quadro di quali sono le cifre che riguardano il fenomeno sul piano internazionale, con le cifre del "National centre of missing and exploited children", con le cifre europee dei dati di "Missing children Europe". Sono network all’interno dei quali Telefono Azzurro svolge un ruolo importante, che ci consentono quindi di poter discutere in una logica di rete.

     
    D. – Una lista di numeri è anche un ampio discorso su una realtà che forse in Italia è sottovalutata?

     
    R. – Il fenomeno è molto complesso. Nel momento in cui si parla di minori scomparsi, parliamo di diverse tipologie che sono tristemente note per fatti di cronaca e altre che rimangono un po’ più nel buio. Possiamo parlare quasi di bambini invisibili, proprio perché ad un certo punto perdono di visibilità, per le loro famiglie e per la comunità nella quale vivono. Consideriamo che il termine “scomparsi” racchiude al suo interno non soltanto il luogo più comune del rapimento, sul quale magari la coscienza collettiva risulta essere un po’ più preparata ed anche decisamente più spaventata, ma comprende al suo interno anche il preoccupante fenomeno delle sottrazioni. Quindi, all’interno del contesto familiare.

     
    D. – Spieghiamo: se ci sono due genitori che si sono separati, magari la mamma o il papà sottrae all’altro coniuge il bambino...

     
    R. – Questo è un fenomeno all’interno di un contesto, che si sta profilando sempre più problematico nelle separazioni e aggiungiamo a questo l’elemento in deciso aumento delle coppie miste, in cui ci possono essere coniugi di differenti nazionalità. Il fenomeno della sottrazione internazionale si sta affiancando al più comune fenomeno della sottrazione parentale, per cui non è più soltanto l’estraneo rapitore il nemico. Purtroppo sono anche persone che conoscono perfettamente il minore, in quanto genitore o genitrice dello stesso. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Seminario all'Università Urbaniana su connessioni e distanze tra i popoli nell'era digitale. Intervista con Luca Pandolfi

    ◊   Nell’era digitale la connessione e l’isolamento fra popoli, culture e generazioni. Questa la tematica al centro del Seminario di studio organizzato ieri, a Roma, dalla Pontificia Università Urbaniana: un’occasione anche per presentare il master in Comunicazione sociale nel contesto interculturale e missionario. Tanti gli interventi, tra cui quello di Luca Pandolfi, direttore del master. Debora Donnini lo ha intervistato sulle problematiche connesse al mondo della comunicazione digitale:

    R. – Sicuramente, c’è un problema di mondi connessi e mondi disconnessi, sia per la differenza generazionale che anche per il “digital divide”. C’è un problema di accesso alla tecnologia e quindi alla possibilità di essere in comunicazione, e c’è anche il rapporto tra famiglie, luoghi di partenza e migranti trasferitisi in altre parti del pianeta. Un altro problema invece è, all’interno di un medesimo contesto, connesso al livello digitale e usato in modo differente. Alcuni sono definiti come “nativi digitali”, cioè coloro che hanno appreso l’uso di internet prima della scrittura manuale. E chi invece, in qualche maniera, in questa tecnologia, è entrato da grande. Ci sono diverse opportunità e diverse problematiche si intrecciano in qualche maniera. Noi cerchiamo di approfondirle e anche di vedere quale può essere l’azione della Chiesa – l’attività missionaria, l’evangelizzazione – e come si inserisca al servizio di queste esperienze.

     
    D. – Secondo lei, il mondo digitale può aiutare questo dialogo fra popoli e generazioni?

     
    R. – Sicuramente sì, nel senso che il mondo digitale è una delle modalità comunicative contemporanee. Internet diventa il luogo dove passa per esempio il linguaggio radio. Web e radio sono sempre più diffuse. Internet è il luogo dove si hanno informazioni circa eventi culturali anche di tipo teatrale o espressivo. Quindi, in realtà, Internet è un grande strumento che può aiutare il dialogo tra le culture. E come tutti gli strumenti, è anche una forma di comunicazione: con i suoi aspetti positivi, con i suoi aspetti di cambiamento della modalità comunicativa e con degli aspetti di problematicità, comuni a ogni strumento.

     
    D. – Anche a livello di diffusione della fede, queste nuove tecnologie digitali possono aiutare?

     
    R. – Sicuramente sì. Io credo che la Chiesa abbia già scoperto, e già usi da tempo in alcuni suoi settori, questi mezzi di comunicazione e questi strumenti. C’è bisogno certamente di acquisire sempre maggiore competenza. Il rischio è di pensarli semplicemente come degli strumenti. In realtà, essi strutturano il messaggio anche a partire dal loro modo di essere. Quindi, ci vuole discernimento e forse un passo in avanti deve essere fatto in termini di consapevolezza e di competenze da acquisire. Bisogna mettersi in uno stato di apprendimento: capire cosa significa realizzare l’annuncio del Vangelo anche, non solo, con questi strumenti. Questo, però, non credo possa sostituire il rapporto personale, del quale questo strumento può essere un passaggio, un ponte.

     
    D. – McLuhan diceva “Il mezzo è il messaggio”…

     
    R. – Esattamente. La connessione può essere facilitata, il social network, il lavoro comunitario e di cooperazione e condivisione può essere facilitato. Poi, però, la testimonianza, l’incontro personale, la compagnia concreta devono essere vissuti nel rapporto tra le persone. Questo nell’esperienza cristiana non credo possa essere sostituito da un mezzo di comunicazione.

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    Chiesa e Società



    I valori dello sport al centro della Giornata internazionale dell’Africa 2010

    ◊   Si celebra di oggi in tutto il mondo la Giornata internazionale dell’Africa. La ricorrenza ricade nell’anniversario della nascita dell’Organizzazione dell’Unione Africana (OUA), il 25 Maggio 1963, un organismo divenuto poi nel 2002 Unione Africana (UA). “Mantenere e consolidare la pace grazie allo sport” è il tema scelto per il 2010, in vista dei mondiali di calcio che si disputeranno a giugno e luglio prossimi in Sudafrica. Secondo il presidente delle Commissione dell’UA, Jean Ping, il tema scelto per la Giornata è una sintesi della “volontà africana di compiere tutti gli sforzi possibili per costruire un’Africa di pace e prosperità, inserita a pieno titolo e con un ruolo dinamico sulla scena internazionale”. Evocando “la forza e il ruolo dello sport a favore della pace e della coesione sociale” nel suo messaggio per la Giornata – citato dall'agenzia Misna - Ping ha ricordato che la Coppa del mondo di rugby del 1995, giocata in Sudafrica, “rappresentò il sigillo della riconciliazione” dopo anni di apartheid. In situazioni delicate di “post-conflitto” lo sport può anche rivelarsi protagonista di difficili processi di ricostruzione, di convivenza e di dialogo tra comunità inizialmente rivali, con sfollati o rifugiati. “La pace non significa soltanto assenza di guerra, è anche sinonimo di sviluppo” ha evidenziato Ping, convinto che lo sport sia “mezzo di inclusione sociale” e possa favorire il “valore della solidarietà”, un concetto da applicare anche nello “sfruttamento finora parziale degli immensi potenziali del continente”. Nell’anno in cui 17 Paesi africani festeggiano il cinquantenario della loro indipendenza, il presidente della Commissione dell’UA ha quindi invitato i dirigenti africani a costruire “con un’impresa collettiva il sogno dei ‘Padri fondatori’: un continente indipendente, unito, prospero e in pace”. Ricco di spunti anche il messaggio per la Giornata dell’Africa del Segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, secondo il quale il movimento di indipendenza che ha “investito l’Africa 50 anni fa ha il merito di aver dato nuovi indirizzi all’agenda mondiale, di aver dato nuovi membri all’Onu, ricordando alla comunità internazionale la sua responsabilità nei confronti dei più vulnerabili e che siamo tutti parte della grande famiglia delle nazioni”. E fra le tante iniziative in programma oggi si segnala l’inaugurazione di canale televisivo tutto dedicato all’Africa e consultabile liberamente tramite il sito internet dell’emittente ‘TV5 Monde’. Sempre nel campo dei media, un’altra iniziativa che comincia oggi per concludersi il 28 maggio è la settimana speciale che l’emittente radiofonica ‘France Info’ dedica al cinquantenario dell'indipendenza che ricorre quest'anno in 17 Paesi africani; l’idea è dare voce ai giovani africani dal Camerun al Senegal, dalla Guinea alla Costa d’Avorio, per valutare il percorso intrapreso e i ‘nuovi’ legami con l’ex-potenza coloniale francese. E ancora, durante il mese di giugno, in occasione dei Mondiali di calcio che inizieranno l’11 giugno in Sudafrica, ‘Arte’ dedicherà la sua programmazione al continente che per la prima volta nella storia ospita questo evento sportivo. Due i temi scelti dall’emittente franco-tedesca: da una parte il calcio e gli affari a esso collegato, da un’altra uno “speciale Sudafrica” organizzato attorno a film e documentari. Infine, domenica 30 maggio, in 40 piazze d’Italia, sarà possibile aderire attivamente alla campagna “Mio fratello è Africano”, promossa dai Medici con l’Africa Cuamm. Contestualmente si terrà l’azione collettiva “Mani in Africa”: grandi e piccoli saranno chiamati a intingere le mani in barattoli di colore nero e lasciare l’impronta su un telo bianco a formare un ideale profilo del continente africano. Un gesto concreto, seppure metaforico, per toccare con mano la terra africana, per “sporcarsi le mani insieme al nostro fratello africano”. Il tutto arricchito da concerti, incontri e mostre per avvicinare ancora di più la cultura africana. (M.G.)

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    La crisi non ferma la crescita dell’economia africana

    ◊   L’Africa tornerà a crescere con tasso ai livelli precedenti a quelli della crisi mondiale. È quanto previsto dal rapporto “Prospettive economiche in Africa 2010”, presentato dalla Banca africana di sviluppo (Bad) e l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse). Secondo lo studio, di cui dà notizia la Misna, l’economia africana crescerà del 4,5% nel 2010 (a fronte di un 2% circa dello scorso anno), mentre le previsioni del 2011 indicano addirittura un tasso del 5,2, molto vicino alla media di crescita del 6% che l’Africa aveva fatto segnare tra il 2006 e il 2008. Secondo gli esperti, tutte le regioni del continente segneranno una crescita, la quale comunque dipenderà dalla ripresa dell’economia mondiale e dal mantenimento dell’attuale livello di prezzi sia per gli idrocarburi che per le principali materie prime. Nonostante i segnali incoraggianti, il rapporto (che sarà al centro della riunione annuale della Banca di Sviluppo Africana, prevista da giovedì ad Abidjan) ricorda come la crisi internazionale abbia “considerevolmente frenato” il movimento degli investimenti stranieri verso il continente e diminuito le entrate dei governi a causa dell’abbassamento dei prezzi delle materie prime. La stima del 4,5% della Bad e dell’Ocse segue quella del 4,8% realizzata dalla Commissione dell’Unione Africana (UA) e dalla Commissione per l’Africa dell’Onu e quella del 4,7% indicata dal Fondo monetario internazionale (Fmi). (M.G.)

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    L'Argentina celebra oggi il bicentenario della nazione

    ◊   La nazione argentina celebra oggi il bicentenario della "Rivoluzione di Maggio", pietra miliare nel cammino di indipendenza del Paese; vengono in particolare commemorati alcuni eventi che consolidarono le richieste da tempo avanzate per una maggiore partecipazione politica ed economica dei creoli nella vita della colonia, governata dal Viceré del Rio de La Plata e amministrata da funzionari spagnoli ignari delle problematiche locali. Dopo l’invasione della Spagna da parte delle truppe napoleoniche e la caduta del re Fernando VII, venne convocato a Buenos Aires un “Cabildo abierto” (22 maggio 1810), un consiglio di governo aperto alla cittadinanza al quale parteciparono militari, sindaci di quartiere, avvocati, chierici, scrivani, medici: un totale di 251 rappresentanti, 162 dei quali votarono per la destituzione del Viceré Baltasar Cisneros. Il 25 maggio successivo, una nuova riunione del “Cabildo” comunicò la formazione della Prima Giunta di governo presieduta da Cornelio Saavedra, un militare di opinioni moderate: il Paese iniziava in tal modo un processo di autonomia politica che sarebbe giunto a compimento il 9 luglio 1816 con la proclamazione dell’indipendenza a Tucumán. Le manifestazioni organizzate per la ricorrenza mettono in rilievo tre assi tematici: l’indipendenza e la sovranità nazionale attraverso lo sviluppo della cultura, della scienza e della tecnologia; la necessità di promuovere la partecipazione politica e il federalismo e l’approfondimento dell’appartenenza latinoamericana, temi che verranno declinati in forum regionali, affrontando gli ambiti del lavoro, cultura, università, immigrazione, risorse idriche, diritti umani, gioventù. L’argomento “Fede e storia nel Bicentenario” è stato in particolare trattato in un incontro di spiritualità e arte svoltosi presso il Santuario di Luján in marzo scorso. La stessa Basilica mariana ha ospitato l’8 maggio un evento commemorativo promosso dalla Conferenza episcopale argentina, sul tema “Con Maria, costruiamo una Patria per tutti”. Il raduno è iniziato con la recita della “Preghiera per la Patria”, composta dai vescovi argentini durante la crisi del 2001-2002; nello stesso momento l’accensione di candele ha simboleggiato la richiesta alla Vergine di una nuova luce per l’Argentina. L’iniziativa si è conclusa con la Celebrazione Eucaristica presieduta dal cardinale Jorge Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires. Nella giornata odierna ogni vescovo presiederà un Te Deum di ringraziamento per i 200 anni di vita della Nazione nella propria cattedrale diocesana e momenti di speciale preghiera per la Patria si terranno in ogni parrocchia del Paese. A Roma, una Santa Messa è stata celebrata questa mattina nella Chiesa nazionale argentina in Piazza Buenos Aires. (A cura di Marina Vitalini)

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    Colombia: nuovi progetti sul tappeto al II Congresso sull’adozione internazionale

    ◊   “Il diritto a vivere in famiglia”, è il tema del II Congresso sull’adozione internazionale che si chiude oggi a Bogotà, in Colombia. L’iniziativa, promossa dall’Istituto Colombiano Bienestar Familiar (Icbf), organismo competente in materia di adozione internazionale, riunisce i rappresentanti delle autorità colombiane che si occupano di adozione e gli esponenti delle istituzioni dei Paesi di accoglienza per un confronto sulle strategie elaborate da questi ultimi per valorizzare l’adozione come diritto alla famiglia per ogni bambino abbandonato. Secondo quanto riferisce l'agenzia Sir, nel corso dei lavori ampio spazio è stato riservato all’innovativo progetto “Magia en grande”, promosso dall’Icbf con due Paesi di accoglienza dei minori colombiani (Stati Uniti e Germania), con l’obiettivo di favorire l’adozione dei bambini con più di otto anni di età che nessuno vuole perché considerati troppo grandi dalle aspiranti famiglie adottive. Si tratta di una formula che prevede una sorta di inserimento pre-adottivo del minore ospitato da una famiglia straniera per un periodo di tempo predeterminato - in modo da facilitare la conoscenza e l’inserimento nel contesto familiare - che viene presentato come un periodo di vacanza all’estero a casa di una coppia accogliente straniera. Grazie a questo programma sono stati adottati dal 2008 più di 20 bambini con più di otto anni. (M.G.)

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    Brasile: l’assemblea legislativa approva la Settimana nazionale dell’adozione

    ◊   Dopo il voto favorevole dell’Assemblea Legislativa di San Paolo, in Brasile è atteso per oggi il via libera definitivo al progetto di legge che istituisce la Settimana nazionale dell’adozione. Il progetto di legge, che arricchisce la legge federale sulla Giornata nazionale dell’adozione che ricade in data odierna, ha come obiettivo promuovere dibattiti, campagne di sensibilizzazione e dare visibilità al tema dell’adozione. Promotrice del progetto è la deputata Rita Passos, che spiega così all'agenzia Sir l’iniziativa:“Vorremmo che con questo progetto si sviluppasse una cultura dell’adozione in grado di tutelare il supremo interesse del minore a essere figlio”. Anche la Commissione speciale del diritto all’adozione dell’ordine degli avvocati del Brasile di San Paolo ha appoggiato l’iniziativa. Il Presidente della Commissione, nonché rappresentante di Aibi Brasil, Carlos Berlini, ha sottolineato che “la società e lo Stato hanno bisogno di fermarsi e riflettere su quei minori dimenticati che continuano a sopravvivere senza l’amore di una famiglia, senza sentire l’attenzione, le cure e l’affetto che solo un padre e una madre possono dare”. (M.G.)

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    Indonesia: leader religiosi lanciano un forum interreligioso per lo sradicamento della povertà

    ◊   In Indonesia, leader musulmani, cattolici, protestanti, buddisti, indù e confuciani hanno dato vita ad un forum nazionale contro la povertà. Il forum, denominato “Interfaith Action for Justice and Poverty Eradication” (Azione interreligiosa per la giustizia e lo sradicamento della povertà) promuoverà iniziative congiunte per alleviare questa piaga, che in Indonesia colpisce il 40% della popolazione. Sinora - spiega all’agenzia Ucan il vice direttore del Forum, padre Antonius Benny Susetsyo che è anche il segretario esecutivo della Commissione episcopale per gli affari ecumenici e interreligiosi - i gruppi religiosi nel Paese si sono limitati a parlare di povertà, mentre poche sono state le iniziative concrete per contrastarla. Tra le difficoltà – segnala il sacerdote - c’è anche il timore di essere accusati di proselitismo in un Paese dove le rivalità tra i vari gruppi religiosi non mancano e dove il fondamentalismo è in crescita. Il Forum avvierà domani il suo primo corso di formazione. Tra le altre iniziative in programma seminari e incontri interreligiosi a livello nazionale. (L.Z.)

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    L'identità delle università cattoliche indonesiane alla luce della Ex Corde Ecclesiae

    ◊   Preservare e rafforzare l’identità specifica delle università cattoliche in Indonesia alla luce delle indicazioni della Costituzione apostolica “Ex Corde Ecclesiae”. È l’indicazione scaturita da un seminario promosso nei giorni scorsi dall’Associazione degli Istituti cattolici indonesiani di educazione superiore (Aptik). Al convegno, organizzato in occasione del 50.mo anniversario della fondazione dell’Università cattolica di Atma Jaya, hanno partecipato un centinaio di delegati dell’associazione. Erano presenti anche il nunzio apostolico in Indonesia, mons. Leopoldo Girelli, e il cardinale Julius Darmaamadja, arcivescovo di Giakarta. I partecipanti – riferisce l’agenzia Ucan - hanno convenuto sull’importanza di puntare non solo sulla qualità, ma anche sull’identità “cattolica” delle università cattoliche nel Paese. Per questo - ha sottolineato la segretaria dell’Aptik, suor Bernadette Setiadi - sarebbe utile sapere come la “Ex Corde Ecclesiae” viene interpretata in altri Paesi. La Costituzione apostolica, promulgata da Giovanni Paolo II nel 1990, è stata tradotta dalla Conferenza episcopale nel 1992, ma mancano ancora direttive sulla sua applicazione nel contesto indonesiano. I vescovi vi stanno lavorando, ha precisato nel suo intervento la religiosa. Come si ricorderà, al centro del documento pontificio sono le responsabilità dei vescovi dei singoli Paesi nella promozione degli istituti cattolici di educazione superiore e, in particolare, nella difesa della loro identità cattolica senza trascurare il contesto culturale in cui operano. (L.Z.)

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    Protesta di cattolici vietnamiti per speculazioni edilizie a danno di una chiesa storica

    ◊   I fedeli delle parrocchie di Cau Ram, Yen Dai e Ke Gai del decanato di Cau Ram, nella diocesi di Vinh, hanno dato vita, domenica scorsa, a una manifestazione pacifica per protestare contro la decisione delle autorità locali di trasformare in zona residenziale il terreno della chiesa di Cau Ram. Il terreno durante la guerra era stato trasformato in base militare e alla fine delle ostilità era stato proclamato dal governo vietnamita “sito della memoria”, che sarebbe stato “preservato e protetto per le future generazioni, in ricordo dei crimini di guerra degli americani”, che avevano pesantemente colpito gli edifici parrocchiali, comprendenti, accanto a un lago, anche la sacrestia, uffici e le abitazioni dei sacerdoti. Inascoltate le richieste dei cattolici di poter ricostruire la loro chiesa, edificata all’inizio del ‘900, il terreno in un primo momento è stato diviso in due per permettere la costruzione di una strada che da Hanoi (330 chilometri a nord) porta alla casa di Ho Chi Minh, che ha portato all’unificazione del Paese sotto il regime comunista. In questo quadro, la decisione di realizzare sul terreno appartamenti da vendere a privati, ha provocato vibrate proteste, che per due anni hanno bloccato il progetto. Ora, invece, è stato firmato un contratto con una società edilizia, che ha cominciato immediatamente i lavori. (R.P.)

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    Repubblica Ceca: accordo tra Stato e Chiesa per la gestione della cattedrale di Praga

    ◊   La Chiesa cattolica ceca e lo Stato della Repubblica Ceca hanno siglato l’accordo per la gestione congiunta della Cattedrale di Praga, dedicata ai Santi Vito, Venceslao e Adalberto. Secondo quanto riferisce il Sir, La dichiarazione solenne è stata firmata ieri nella cattedrale stessa dall'arcivescovo della capitale, mons. Dominik Duka e dal Presidente della Repubblica Ceca, Václav Klaus. Per l’occasione, l’arcivescovo ha sottolineato, tra le altre cose, che “la Cattedrale ha conosciuto i suoi periodi di fioritura quando sia lo Stato che la Chiesa, congiuntamente, si sono occupati di essa e ogni volta in cui la cattedrale è stata usata a beneficio di entrambe le parti”. “Credo inoltre – ha aggiunto il presule - che questo accordo sia espressione della nostra volontà comune di assicurare la collaborazione affidabile e armoniosa per gestire la cattedrale e preservarla per le generazioni future”. (M.G.)

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    Camerun: l'Università internazionale di Bertoua cambia il proprio nome in "Università cattolica”

    ◊   L’Università internazionale di Bertoua, (Uib), nel Camerun orientale, ha deciso di cambiare il proprio nome in "Università cattolica” (Ucb, in sigla). Lo ha reso noto mons. Joseph Atanga arcivescovo di Beroua e Gran Cancelliere della Uib al termine di una riunione a porte chiuse del suo Consiglio di Amministrazione. Lo scopo - ha spiegato il presule - è di evidenziare in modo più chiaro il carattere cattolico dell’ateneo che non emergeva nella precedente denominazione. Il cambiamento – precisa un comunicato riportato dall’agenzia di stampa camerunese “Africa Info” – porterà con sé anche delle riforme dell’organizzazione, della gestione amministrativa e finanziaria dell’ateneo. In particolare, è prevista la creazione di due nuove facoltà di Giurisprudenza e di Scienze Politiche, nonché l’istituzione di tre commissioni incaricate del reclutamento degli insegnanti, della ricerca di fondi e della ristrutturazione dell’organigramma. Con l’UCB il Camerun diventa il Paese africano con il più alto numero di università cattoliche. Essa infatti si aggiunge all’Università cattolica dell’Africa Centrale, con sede nella capitale Yaoundé, fondata nei primi anni ’90 per volontà delle Conferenze episcopali della regione, e alla nuova Università cattolica del Camerun Bamenda (CatUcb) che aprirà i battenti con l’inizio del prossimo anno accademico 2010-2011. Questa iniziativa si inserisce nell’ambito del grande impegno delle autorità educative cattoliche locali che gestiscono oggi una settantina di scuole materne con circa 50mila bambini, 280 scuole primarie con più di 67mila studenti, 35 scuole superiori con circa 15mila studenti e tre scuole tecniche e professionali a cui sono iscritti 250 studenti. Oltre ad attività strettamente accademiche e di ricerca questo nuovo ateneo si propone di diventare il fulcro di varie iniziative e studi e della promozione dello sviluppo socio-economico, della giustizia e della pace nell’area. (L.Z.)

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    Sudafrica: torneo di calcio per la pace organizzato dalla Chiesa cattolica

    ◊   Si svolgerà contemporaneamente ai Mondiali di calcio, ma avrà un obiettivo specifico: promuovere la pace. Parliamo del torneo calcistico che avrà luogo ad Atteridgeville, in Sudafrica, tra giugno e luglio, organizzato dalla Chiesa cattolica locale, in collaborazione con Caritas Internationalis. Il torneo vedrà in campo 64 giocatori provenienti da 15 Paesi diversi che si sfideranno ogni sabato, alle 9.00 di mattina, dal 5 giugno al 3 luglio, nel quartiere più povero della città. Quattro le squadre che si alterneranno, formate dai migliori giocatori di Atteridgeville, da immigrati che vivono in Sudafrica e da tifosi. “Questo evento – si legge in una nota – vuole cogliere l’opportunità offerta dai Mondiali per diffondere i valori di cui la nostra società ha così tanto bisogno, specialmente in Africa. Si tratta di valori che la Chiesa non smette di promuovere: carità, dialogo interreligioso ed interculturale, giustizia, solidarietà, fraternità, non violenza”. “Lo sport – prosegue la nota – è riconosciuto come un mezzo di promozione di tali valori, poiché abbatte i confini geografici e sociali. Esso ricopre, inoltre, un ruolo significativo nella promozione dell’integrazione sociale e dello sviluppo economico nei diversi contesti geografici, culturali e politici”, anche in situazioni particolari, come “quelle che seguono un conflitto”. Di qui, l’invito lanciato da Caritas Internationalis ad “usare lo sport come catalizzatore di pace e di sviluppo sociale”, lavorando nelle comunità di base per costituire gruppi multi-etnici ed interreligiosi e stabilire rapporti basati sulla non violenza e sul rafforzamento dei giovani e della loro educazione. (I.P.)

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    Francia: il 50% dei sacerdoti diocesani francesi ha più di 75 anni

    ◊   La metà dei 14 mila sacerdoti incardinati nelle diocesi francesi hanno più di 75 anni. Il dato emerge da un’indagine statistica pubblicata sabato dal quotidiano cattolico francese “La Croix” e riportata dall’agenzia Apic. Dallo studio, condotto in tutte le diocesi della Francia metropolitana, risulta una media di un sacerdote ogni 5.200 abitanti, ma con forti differenze da una regione all’altra. Così, mentre la parte nord-occidentale del Paese ha un numero di sacerdoti relativamente alto, nel sud e nel sud-ovest il clero risulta insufficiente. Particolarmente critica è la situazione nelle grandi città. È il caso, ad esempio, di Bordeaux e Montepellier, ma anche della periferia di Parigi, con punte fino a un sacerdote ogni 20mila abitanti. Le diocesi cercano di fare fronte a questa penuria con sacerdoti non incardinati, diaconi e presbiteri stranieri. A Pontoise, ad esempio, su 181 sacerdoti solo 62 sono diocesani, mentre 51 sono stranieri, per lo più africani o polacchi, e 68 sono religiosi. L’età media è molto avanzata, con numerosi sacerdoti in servizio che hanno ampiamente superato l’età canonica della pensione che è di 75 anni. L’invecchiamento del clero in Francia va di pari passo con il calo complessivo del numero dei sacerdoti, passato nel decennio dal 1998 al 2008 da 26.598 a 19.640, e dei seminaristi che nello stesso periodo sono scesi da 1.043 a 741. Esso sta imponendo come scelta quasi obbligata di dare più spazio ai laici per assicurare la continuità delle comunità cristiane, con la conseguenza, anche, di ridefinire la missione del sacerdote. Il problema è stato, tra l’altro, al centro dell’ultima plenaria primaverile della Conferenza episcopale francese che due anni fa ha cominciato a lavorare sulla questione a livello interdiocesano, non tanto per pervenire all'elaborazione di un piano nazionale di riforma dell’organizzazione delle parrocchie, quanto per favorire la condivisione delle esperienze realizzate nelle singole diocesi. (L.Z.)

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    “Preti al cinema”: inaugurata ieri mostra fotografica dal cardinale Bagnasco

    ◊   “Preti al cinema. I sacerdoti e l'immaginario cinematografico” è il titolo della mostra fotografica inaugurata ieri presso la Sala Nervi in Vaticano dal card. Angelo Bagnasco, presidente della Cei. La mostra – si apprende dall’agenzia Sir - sarà visibile dal 3 giugno presso la Pontificia Università Lateranense. E’ curata dalla Fondazione Ente dello Spettacolo in collaborazione con il Centro Sperimentale di Cinematografia in occasione dell'Anno Sacerdotale indetto da Papa Benedetto XVI. Si tratta di un centinaio di fotografie che ritraggono i protagonisti sul set e nei momenti di riposo. Una galleria di personaggi che spazia dal Don Bosco di Giampaolo Rosmino nel capolavoro di Goffredo Alessandrini del 1935, al Don Camillo di Fernandel, fino al disilluso don Giulio di “La messa é finita” di Nanni Moretti e al modernissimo padre Carlo di “Io, loro e Lara” di Carlo Verdone. Proprio ringraziando il regista romano, presente all’inaugurazione, il cardinale ha ricordato come “nei suoi 30 anni di carriera ha affrontato in più di un’occasione la figura del sacerdote, sottolineandone a volte difetti e debolezze, con rappresentazioni spesso caricaturali, ma sempre cariche di singolari spunti di riflessione, che solo il linguaggio della commedia a volte riesce a dare”. Riferendosi in particolare all’ultimo film del regista, “Io, loro e Lara”, il presidente della Cei ha fatto notare come nella pellicola campeggi “un’interessante e inedita figura del missionario da cui traspare passione per il suo ministero nonostante le complesse e difficili situazioni nelle quali vive”. La mostra vuole stabilire un contatto tra gli spettatori e la religione, cercando di interpretare le evoluzioni sociali, culturali, politiche che hanno attraversato e stanno attraversando il nostro Paese nelle quali la religione è coinvolta e delle quali il cinema è testimone. (M.A.)

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    Seminario sulle trasgressioni dei giovani all’Istituto Salesiano di Roma

    ◊   La Federazione dei Salesiani per il sociale ha organizzato per la giornata di domani un seminario dal titolo “La trasgressione in adolescenza tra crescita e disagio”. L’incontro, - si apprende dall’agenzia Sir – è punto di arrivo di un progetto durato 18 mesi. Sarà una giornata interamente dedicata alla discussione sulla trasgressione tra i più giovani e sulla prevenzione dell’uso di sostanze psicoattive. Da sempre impegnati nell’educazione dei giovani, gli operatori salesiani continuatori dell’opera di San Giovanni Bosco, rispondono appieno, con questa iniziativa, alle linee guida del Sistema Preventivo. “Esso consiste – diceva il fondatore dell’ordine - nel far conoscere le prescrizioni e i regolamenti e poi sorvegliare in modo che gli allievi abbiano sempre sopra di loro l'occhio vigile del direttore o degli assistenti, che è quanto dire: mettere gli allievi nell'impossibilità di commettere mancanze”. Nel corso del seminario, che si svolgerà all’Istituto Salesiano Sacro Cuore di Roma, si presenteranno infatti i percorsi compiuti da alcune comunità per il trattamento di dipendenze e i criteri più efficaci per fare prevenzione. “E’ un’occasione – dice Ennio Ripamonti, uno dei relatori dell’incontro - per mettere a contatto e far dialogare contributi che vengono sia dalla pratica operativa sia dalla ricerca”. Don Bosco era solito affermare: “In ognuno di questi ragazzi, anche il più disgraziato, v'è un punto accessibile al bene. Compito di un educatore è trovare quella corda sensibile e farla vibrare”. Si tratta quindi di saper guardare ai giovani, specie a quelli “difficili”, in modo positivo e propositivo per rendere ancora oggi attuale l’ammonimento del primo dei salesiani: “Che i giovani non solo siano amati ma che sappiano di essere amati”. (M.A.)

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    Centro Astalli: nuovi locali per donne rifugiate a “La Casa di Giorgia”

    ◊   Circa il 50% della popolazione mondiale di rifugiati è costituita da donne e bambine, le più esposte alle violenze e ai soprusi. Il Centro di accoglienza “La Casa di Giorgia”, inaugurato nel 1999 a Roma con il contributo della Commissione Europea, è pensato per loro. Può accogliere 35 persone e funziona grazie all’aiuto e all’impegno di tanti volontari. Per migliorare l’accoglienza delle ospiti e per creare un ambiente che possa favorire al meglio un graduale recupero, il Centro Astalli – si apprende da un comunicato della stessa associazione per l’assistenza agli immigrati - ha voluto ripensare gli ambienti di questa struttura. L’obiettivo era creare spazi sempre più rispondenti alle esigenze di queste donne che spesso devono riprendersi non solo dalla fatica del viaggio ma anche da atroci violenze. Enel Cuore Onlus, nell’ambito dell’impegno a favore dei soggetti vulnerabili, ha sostenuto tali lavori. L’inaugurazione dei nuovi locali, siti in via Laurentina, a Roma, avrà luogo giovedì 27 maggio alle ore 12. Il Centro di accoglienza prende il nome da Giorgia, la figlia prematuramente scomparsa di una coppia di volontari dell’Astalli, che hanno voluto aprire alla speranza il loro dolore. Qui le ospiti trovano un’attenzione specifica: dall’assistenza medica, all’accompagnamento legale, ma soprattutto un clima di ascolto attento. La giornata è scandita da momenti di vicinanza: cucinare insieme, ritrovarsi a giocare con i bambini nel cortile, pettinarsi a vicenda con l’arte tipica delle donne africane, tutti passi che portano ad una familiarità che va oltre le differenze di lingua e di cultura. La struttura è quindi un posto in cui sentirsi finalmente a casa e proprio per documentare questa sensazione il Centro ospiterà una mostra permanente di foto in cui si raccontano i dieci anni di vita de “La Casa di Giorgia” attraverso i volti delle ospiti, degli operatori e dei volontari che negli anni hanno contributo a renderla un luogo importante. (M.A.)

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    24 Ore nel Mondo



    In Thailandia, mandato d’arresto per il deposto premier Thaksin accusato di fomentare le "camicie rosse"

    ◊   Un mandato d'arresto per terrorismo è stato emesso in Thailandia nei confronti dell'ex premier deposto Thaksin Shinawatra, a seguito dei recenti scontri fra le forze di sicurezza e i suoi sostenitori, le "camicie rosse". Shinawatra, tycoon televisivo sostenuto dagli strati più poveri della popolazione, era stato deposto nel 2006 da un golpe incruento appoggiato dalla borghesia urbana. Da allora vive in esilio e nel 2008 è stato condannato in contumacia a due anni per corruzione e conflitto di interessi. I suoi sostenitori nel 2007 avevano vinto le elezioni con un nuovo partito, ma due premier di seguito erano stati destituiti dalla Corte Costituzionale. Nel dicembre 2008 è diventato primo ministro il leader dell'opposizione, Vejjajiva. Ad aprile scorso, le "camicie rosse" di Thaksin hanno iniziato una protesta che ha portato al presidio e agli scontri. 82 i morti e circa 1.800 i feriti. Ieri sono state riaperte le scuole e la Borsa, ma il coprifuoco è stato prorogato. E sempre ieri i 159 deputati del partito filo-Thaksin, Pheua Thai, hanno presentato una richiesta di impeachment contro il premier Vejjajiva e tre altri membri del governo.

    Scontri tra polizia e narcos in Giamaica: aeroporto bloccato
    Rischiano di estendersi anche oltre la capitale giamaicana, Kingston, gli scontri iniziati la settimana scorsa tra polizia e gang di narcotrafficanti che tentano di impedire l’arresto e l’estradizione di uno dei potenti boss dell’isola, Christopher Coke. Almeno 3 i morti e 6 gli agenti feriti finora. Le forze dell’ordine hanno assaltato il quartier generale di Coke facendo evacuare tutta la zona ovest di Kingston. Chiuso l’aeroporto ed esteso ad un mese lo stato d’emergenza. A difesa di Coke non solo le gang giunte da tutta l’isola, ma anche gran parte della popolazione specie le fasce più povere. Gabriella Ceraso ne ha parlato con Loris Zanatta docente di Storia e istituzioni delle Americhe all’Università di Bologna:

    R. – In realtà quello che sta avvenendo in Giamaica è un fenomeno che si è visto molte altre volte, non solo in quella regione, ma anche di recente in regioni italiane, all’arresto di pericolosi criminali. Quello che accade in quella regione, dove lo Stato è particolarmente debole e fragile, è per l’appunto la nascita di fenomeni mafiosi, in cui sostanzialmente chi controlla il traffico della criminalità e della droga ha anche profonde ramificazioni sociali e attraverso, per l’appunto, queste ramificazioni sociali può godere di straordinario consenso e popolarità.

     
    D. – La rivolta di Kingston, però, è un aspetto di una situazione drammatica di quest’area, di questi luoghi, che vengono trasformati in campi di battaglia. Nel 2009, solo in Giamaica, ci sono stati 1900 omicidi...

     
    R. – Sicuramente la Giamaica, e non da oggi, è un’isola caratterizzata da profonde spaccature sociali e anche etniche e da violenza. In gran parte è legata al fatto che i Caraibi sono sempre più diventati nel corso dell’ultimo ventennio, in particolare, punto di passaggio dei grandi traffici di droga verso il mercato nord americano. E la circolazione di tanto denaro sporco e la possibilità di accumulazione di ricchezze illecite in pochissimo tempo genera pressioni straordinarie su tutto il sistema sociale, politico ed economico.

     
    D. – Il premier ha detto: “La nostra risposta sarà un punto di svolta per il Paese nei confronti del potere del male”, però si è aspettato forse un anno prima di concedere l’estradizione. Ci sarà effettivamente questo cambiamento?

     
    R. – In questi momenti si fanno grandissimi annunci, ma ovviamente combattere un male così radicato è molto più complesso che non una semplice opera di repressione: richiede tempi, investimenti di grande portata. In tal senso, diciamo che l’esempio cui può richiamarsi la Giamaica è quello della Colombia, dove fenomeni simili, anzi su scala maggiore, li hanno già vissuti e dove però tutto ciò ha comportato grandissima violenza e anche abusi da parte dello Stato. In quanto al ritardo nell’estradizione, questo si comprende per tutti questi Paesi, che hanno una storia in taluni casi di protocolonialismo, di forte dipendenza dalla grande potenza statunitense. Decidere di estradare un criminale e quindi di stabilire che la propria giustizia non è in grado di dare giustizia, e accettare l’estradizione, è un pò come rinunciare alla sovranità e questo comporta anche dei costi politici piuttosto grandi.

     
    D. – Che cosa significa per gli Stati Uniti, che tanto stanno insistendo, la cattura di quest’uomo?

     
    R. – Per gli Stati Uniti non importa questo caso in sé, quanto il caso come parte di una battaglia molto più grande che essi combattono ormai da tantissimo tempo, in cui hanno investito una grandissima quantità di risorse per sradicare il commercio delle sostanze illecite. Dal momento che gli Stati Uniti sono il maggior mercato consumatore sono particolarmente interessati a cercare di contenere e ridurre questi fenomeni, ma non ci stanno riuscendo fino ad ora.

     
    Nel braccio di ferro con Seul, la Corea del Nord minaccia azioni militari
    La Corea del Nord minaccia “azioni militari” se il Sud continuerà a violare il limite delle acque territoriali nel mar Giallo. Il leader nordcoreano Kim Jong-il ha ordinato ai suoi militari di mettersi sul piede di guerra. La tensione fra le due Coree ha avuto un'improvvisa escalation con le sanzioni decise due giorni fa da Seul contro Pyongyang, accusata dell'affondamento di una corvetta sudcoreana che ha causato la morte di 46 persone. La Corea del Sud ha annunciato un duro pacchetto di misure contro il Nord e, per la seconda volta in pochi giorni, ha visto la discesa in campo al suo fianco del presidente americano Barack Obama, che ha invitato Pyongyang a porre fine al “comportamento belligerante e minaccioso” e ordinato alle forze armate Usa di coordinarsi con quelle di Seul per “assicurare la sicurezza e impedire future aggressioni”.

    Allarme stagnazione economica della Commissione Europea
    Senza una drastica riduzione dei deficit e una decisa stretta sul fronte delle riforme strutturali l'Europa rischia di vivere un decennio di stagnazione. È l'allarme lanciato dal commissario Ue agli affari economici e monetari, Olli Rehn. Per Rehn, mettendo in campo nei prossimi cinque anni riforme strutturali ambiziose, tese innanzitutto a consolidare i bilanci pubblici, si può raggiungere l'obiettivo nella prossima decade di un tasso di crescita annuale sopra il 2%, che potrebbe significare la creazione di più di 10 milioni di posti di lavoro e una riduzione del 3% della disoccupazione rispetto alla fine di questo decennio. Al contrario, “senza riforme l'Europa vivrebbe una fase di stagnazione, con una crescita media al massimo all'1,5% e con un livello di disoccupazione, anche dopo una fase ciclica di ripresa, al 7-8%”.

    Un’altra manifestazione sull’Acropoli ateniese
    Oltre un centinaio di dipendenti precari del ministero della Cultura hanno simbolicamente occupato stamani l'Acropoli ateniese in concomitanza con la visita del presidente della Repubblica Papoulias per protestare contro licenziamenti e i ritardi nei pagamenti dei salari. È la seconda volta in poche settimane che l'Acropoli diventa simbolo delle proteste contro la dura crisi che colpisce la Grecia. In occasione dello sciopero del 5 maggio scorso, militanti del partito comunista (Kke) avevano innalzato bandiere rosse e grandi scritte con cui si invitavano i “popoli d'Europa a sollevarsi” contro il capitalismo. Il governo di Giorgio Papandreou aveva accusato il Kke di arrecare in tal modo gravi danni al turismo che già affronta una pesante crisi.

    Almeno 14 persone uccise da rapinatori a Baghdad
    Almeno 14 persone sono state uccise oggi da un gruppo di rapinatori che hanno compiuto un vero e proprio raid in un mercato nella parte sud di Baghdad per rapinare diversi negozi di gioielli. Gran parte delle vittime, secondo altre fonti, sono proprietari dei negozi presi d'assalto. Al momento, l'intera zona del raid è stata stretta da un cordone di polizia.

    Round di colloqui Cina-Usa, la Clinton incontra il presidente Hu Jintao
    Il presidente cinese Hu Jintao ha incontrato poco fa a Pechino il segretario di Stato americano Hillary Clinton e il segretario al Tesoro Timothy Geithner. L'incontro non era stato annunciato e si è svolto al termine del secondo round di colloqui strategici sull'economia tra Cina e Usa che si sono tenuti ieri e oggi nella capitale cinese.

    In Cina, ennesimo suicidio in un’importante fabbrica High Tech
    Un altro impiegato della Foxconn si è suicidato lanciandosi dal tetto del dormitorio della fabbrica di Shenzhen, nel sud della Cina. Lo riferisce l'agenzia Nuova Cina. È il nono suicidio in quest'anno nel sito, il decimo complessivo della Foxconn Technology Group, che appartiene alla taiwanese Hon Hai Group e produce parti per i prodotti Apple, come Ipad e Ipod, e per Sony Ericsson. Conta 800 mila dipendenti in Cina, 420mila solo a Shenzhen. La maggior parte degli impiegati sono sotto i 30 anni. Oltre alle dieci vittime, altri due impiegati hanno tentato il suicidio lanciandosi dal tetto dei palazzi della fabbrica, ma si sono salvati.

    Ventitre morti in India per un’ondata di caldo record
    Continua a mietere vittime l'ondata di caldo che da qualche settimana ha colpito il nord e il centro dell'India. I morti per insolazione e disidratazione ieri sono stati 23, tra cui tre poliziotti. Lo riferiscono i media indiani. La colonnina di mercurio ha toccato temperature record di oltre 46 gradi nello stato centrale del Madhya Pradesh e in particolare nel capoluogo di Bophal. Un picco di 47,6 gradi è stato registrato nella storica città di Gwalior. Nello Stato settentrionale del Gujarat, i colpi di caldo hanno causato 14 vittime. Altre persone sono morte in Rajasthan, uno degli Stati indiani più aridi, dove le temperature massime sono oscillate tra i 47 e 48 gradi. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 145

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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