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Sommario del 24/05/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa: cattolici di tutto il mondo in preghiera per la Chiesa in Cina per chiedere a Dio il dono dell'unità e della perseveranza per i fedeli cinesi
  • Solenne chiusura dell'Ostensione della Sindone. Il cardinale Poletto: non sia dispersa la grande speranza della Passio Christi
  • La questione dei rifugiati tra le questioni al centro del colloquio tra il Papa e il presidente del Congo Sassou N’Guesso
  • Il Papa riceve il presidente ad interim della Moldova
  • Arbil dei Caldei ha il suo nuovo arcivescovo
  • Il cardinale Kasper in visita a Liverpool
  • Mons. Marchetto: la mobilità umana, vero segno dei tempi
  • Progressi nei colloqui della Commissione bilaterale Santa Sede-Israele
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Al fianco dei “meninos de rua” sfidando le minacce di morte: la testimonianza di padre Chiera
  • Senza incidenti le elezioni in Etiopia ma l'opposizione denuncia brogli
  • Crisi tra le Coree: Obama allerta l'esercito Usa a sostegno di Seul
  • Rapporto sui diritti globali: famiglie italiane sempre più povere
  • Il prete di celluloide: saggio di mons. Dario Viganò sui sacerdoti visti dal cinema
  • Chiesa e Società

  • Cuba: cresce la speranza per la liberazione dei prigionieri politici
  • La Chiesa messicana: boicottaggio del censimento se mira a sminuire la presenza cattolica
  • In crescita nel mondo la scolarizzazione, ma non nei Paesi in guerra
  • Mosca: i Patriarchi Kirill e Bartolomeo concelebrano la divina liturgia di Pentecoste
  • Cina: i cattolici cinesi celebrano la Pentecoste in comunione con la Chiesa universale
  • Il patriarca Twal a Pentecoste: cristiani in dialogo con ebrei e musulmani
  • Messaggio del primate d'Inghilterra e Galles per la prossima visita del Papa in Gran Bretagna
  • Inghilterra: le critiche dei movimenti cristiani per gli spot Tv pro aborto
  • I vescovi dell’Africa australe lanciano un’iniziativa contro la tratta degli esseri umani
  • L’impegno della comunità internazionale in favore della Somalia
  • Nasce ‘Africa news 24’: un canale in cui l’Africa parla di sé
  • Indonesia: le autorità islamiche chiudono una chiesa cristiana
  • Sri Lanka: dopo l’inondazione, alto il rischio di malattie infettive ed epidemie
  • Seminario all'Onu promosso dalla Santa Sede su "Libertà, verità e carità"
  • Olanda: primo processo in Europa a cinque pirati somali da parte del Tribunale di Rotterdam
  • Azerbaigian: al via la Conferenza del Consiglio d’Europa sulle disparità uomo-donna
  • Missione dell’Europarlamento in Brasile e Argentina
  • Polonia: mostra missionaria a Czestochowa dedicata ai bambini africani
  • A Palermo tre giorni di eventi in memoria di Don Puglisi
  • Padova: il "Cammino di sant'Antonio" nella notte tra il 29 ed il 30 maggio
  • Festival di Cannes: Palma d’Oro al film del regista thailandese Weerasethakul
  • 24 Ore nel Mondo

  • Stato d’emergenza nella capitale della Giamaica a causa del narcotraffico
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa: cattolici di tutto il mondo in preghiera per la Chiesa in Cina per chiedere a Dio il dono dell'unità e della perseveranza per i fedeli cinesi

    ◊   Tre anni fa, firmando la Lettera ai cattolici cinesi, Benedetto XVI fissava al 24 maggio di ogni anno la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina, nella memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei cristiani. Anche ieri, al termine della preghiera del Regina Coeli, il Papa ha ricordato come i fedeli che sono in Cina preghino “affinché l'unità tra di loro e con la Chiesa universale si approfondisca sempre di più”, invitando poi i cattolici nel resto del mondo a unirsi a questa preghiera. Nel suo servizio, Alessandro De Carolis mette in risalto i significati di questa Giornata:

    Da 150 anni, dal bel tempio di mattoni rossi in cui si fondono elementi occidentali e altri locali, la Madonna di Sheshan veglia su Shangai e sulle sorti della Chiesa in Cina. A lei, Benedetto XVI ha affidato tre anni fa, nell’ormai famosa Lettera indirizzata ai fratelli nella fede del Paese asiatico, il primo degli obiettivi che abita il suo cuore di Pastore universale: l’unità. Un obiettivo riecheggiato anche ieri, al Regina Coeli di Pentecoste, nel quale si possono cogliere, in cifra, tutte le altre considerazioni già ben sottolineate dal Pontefice tanto nella Lettera del 2007, quanto nel Compendio del documento pubblicato nel 2009. E’ un traguardo complesso quello dell’unità della Chiesa in Cina, perché “veramente difficili” sono le circostanze, osserva lucidamente Benedetto XVI, nelle quali i cattolici cinesi hanno spesso dovuto manifestare la propria fedeltà al Vangelo, proclamato “con coraggio”. Ma è da questo scenario “di forti contrasti” che deve emergere l’unità, cioè quel filo spirituale invisibile e potente, che lega ogni vescovo agli altri e tutti assieme al Papa, in “una comunione visibile e concreta”. Padre Angelo Lazzarotto, delle Pontificio Istituto Missioni Estere (Pime), riflette così sul cammino compiuto rispetto alla meta:

    “E’ un cammino lento e difficile. Il Papa non se lo nasconde. Il problema è proprio perché chi comanda in Cina ha nei confronti della religione una visione distorta o perlomeno limitata. Non lascia spazio – a chi crede, quindi alle varie religioni, ma specialmente ai cristiani – nella vita pubblica. Proporre i valori cristiani della persona, della libertà, del bene comune è una cosa importante e questo è ancora difficile in Cina. Il Papa, nella lettera che scrisse ai cattolici in Cina, ricordava che bisogna chiedere anzitutto il dono della perseveranza nella testimonianza da questi nostri fratelli, 'certi – diceva il Papa rivolgendosi direttamente a loro – che le vostre sofferenze saranno premiate, anche se talvolta tutto possa sembrare un triste fallimento'”.

    Quest’anno Chiesa e Cina, per via delle celebrazioni che lo riguardano, hanno un importante punto di incontro attorno alla figura di padre Matteo Ricci, la cui opera in Cina esemplifica ciò che l’evangelizzazione può portare quando è unita al dialogo e al rispetto. Significativo allora è il fatto che, proprio l’11 maggio scorso, l’Università Fudan di Shanghai abbia inaugurato l’Istituto del Dialogo Xu – Ricci, intitolato al gesuita maceratese e a Paolo Xu Guangqui, il primo cattolico di Shanghai e collaboratore di padre Ricci. Nella circostanza, 70 docenti cinesi e stranieri hanno dato vita a un colloquio sul dialogo interreligioso, mentre anche il Museo di Shanghai è stato teatro della presentazione dell’edizione digitale del “Grand Ricci”, un dizionario di francese-cinese. Il dialogo resta dunque la via aurea, ribadisce padre Lazzarotto: “Per celebrare insieme la Giornata di preghiera, quest’anno i cattolici cinesi, che sono nelle varie città d’Italia, si sono ritrovati a Macerata, una settimana fa, proprio per pregare nel ricordo di questo fondatore della missione moderna in Cina. Credo sia importante ricordare che ognuno ha una responsabilità nella preghiera. Gesù ha pregato che siano uniti tutti i suoi discepoli, perché il mondo creda. Oggi la Cina ha bisogno di questa testimonianza, in modo particolare”.

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    Solenne chiusura dell'Ostensione della Sindone. Il cardinale Poletto: non sia dispersa la grande speranza della Passio Christi

    ◊   Si è conclusa ieri pomeriggio, nella Solennità della Pentecoste, la prima Ostensione della Sindone del Terzo millennio. L’arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto, ha presieduto in Duomo la concelebrazione conclusiva con i vescovi del Piemonte. All’inizio del rito è stato letto il messaggio del Papa al porporato: Benedetto XVI ha ricordato la sua “intima e commossa gioia” di poter venerare il Sacro Lino durante la sua recente visita a Torino e ha rievocato i vari incontri avuti nell’occasione, “specialmente quello entusiasmante con i giovani e quello toccante con gli ammalati”, ringraziando tutti i fedeli per il “profondo affetto” manifestato al Successore di Pietro. Ma veniamo alla Messa del cardinale Poletto. Ce ne parla la nostra inviata Emanuela Campanile:

    (canto)

     
    Una omelia, quella dell'arcivescovo di Torino, fatta di gratitudine per aver avuto il privilegio di vedere in queste sei settimane di Ostensione le meraviglie compiute da Dio nel cuore delle persone ma anche fatta di testimonianza personale. Il cardinale Poletto:

    “Ho visto ancora una volta, con grande commozione, l’immagine del Crocifisso della Sindone e ho fissato il mio sguardo d’amore sui segni impressionanti dell’umana sofferenza affrontata da Gesù nella sua Passione e Morte. Una sofferenza che mi ha parlato d’amore, di un amore infinito e personale, donato a tutti, ma anche e in modo infinito a ciascuno di noi… Mi sono sentito rinfrancato perché quell’amore di Cristo crocifisso mi ha avvolto di una luce nuova, quella della sua Risurrezione: «Sono risorto e sono sempre con te» (Liturgia della Messa pasquale). Questo mi ha dato la certezza che il mio peccato è perdonato e che anche la mia morte sarà annientata dalla gloria della Risurrezione”.
     
    E come ogni pastore lo sguardo non poteva non soffermarsi si volti dei tanti pellegrini giunti a Torino anche d’oltre oceano e desiderosi di trovarsi, pur se pochissimi istanti, faccia a faccia con l’immagine dell’Uomo dei dolori:

    “Ho anche visto scolpita sul volto dei numerosi pellegrini l’immagine di tutta l’umanità: un’umanità sofferente (la Passio hominis) che sperimenta nelle proprie membra i patimenti di Cristo e da questi si sente redenta e consolata; un’umanità in cammino alla ricerca di un Volto, il volto di un uomo che è Volto di Dio, il Volto di Gesù, per riuscire a ritrovare la forza di andare avanti con fiducia, quella che nasce dal sentirsi veramente amati da un Dio che si fa uomo per entrare nelle nostre più terribili oscurità e così introdurci in quella luce che dà la certezza che nulla di quanto viviamo è privo di senso”.

    Ma cosa accadrà ora, dopo che dai cinque continenti più di due milioni sono accorsi per contemplare o anche semplicemente vedere quel corpo così trafitto ma ricolmo di pace? Cosa succederà ora che il Sacro Lino verrà dunque riposto nella sua teca blindata? Le parole conclusive sembrano rispondere a ognuna di queste domande o meglio sembrano indicare la strada da percorrere:

    “Chiedo sinceramente al Signore che nessuno disperda quella grande speranza che la Passio Christi ha seminato nei cuori di tanti fratelli e sorelle chiamati a portare ogni giorno croci pesanti: la Passio hominis. Il Signore Gesù, di cui la Sindone ci parla, ci lascia nel cuore la certezza che dobbiamo avere fiducia, perché Egli ci precede sempre ed ovunque: sulla strada del Calvario, nella sofferenza della Croce, nel buio profondo della morte, ma soprattutto ci precede nella luce della Pasqua di Risurrezione e nella gloria definitiva alla destra del Padre, dove, come ci ha detto con chiarezza, è andato a prepararci un posto”.

    Torino risplende oggi sicura del sole di questi ultimi giorni certa della fede in cui è stata confermata.

    (musica)

    L’Ostensione della Sindone si è dunque conclusa con un notevole successo dell’organizzazione che ha gestito in modo sereno e ordinato oltre due milioni di pellegrini: ma quali sono i frutti spirituali di questo evento? Emanuela Campanile lo ha chiesto a mons. Giuseppe Ghiberti, biblista e presidente della Commissione diocesana della Sindone:

    R. - Calcolare i frutti è una cosa molto difficile. In ultima istanza solo il buon Dio li vede. Noi abbiamo qualche indizio, la gente si è interessata molto alla Sindone. Mi pare di capire che tante persone che lungo il cammino erano piuttosto distratte, rumorose, arrivate davanti dalla Sindone hanno fatto silenzio e si sono allontanate con atteggiamento molto diverso da quello con cui erano entrate nella sala di prelettura, perché quello è il momento in cui le cose incominciano a cambiare. Questo fa sperare che il messaggio fondamentale, che è difficile da applicare ma non tanto difficile da capire, venga recepito nella sua sostanza più semplice.

     
    D. - Nella sua storia di biblista che cosa significa porsi di fronte all’immagine dell’Uomo dei dolori? Che esperienza è la sua? In un certo senso mi verrebbe da dirle che lei è un privilegiato…

     
    R. - Io sono un privilegiato per questo, che corre il rischio di non avvertire più il suo privilegio perché le ore che ho avuto da passare a contatto diretto con la Sindone, cioè a distanza o di pochi metri o qualche volta di pochi decimetri, la maggior parte della gente non lo avrà mai. Questo crea uno stato d’animo che poco per volta si differenzia da quello di altri. In tutto questo tempo, ho sempre l’attenzione costante a dire: adesso ti fermi un momento. Soprattutto durante l’Ostensione, al mattino presto, prima delle Messe, stare davanti alla Sindone. Lì il dialogo avviene con un po’ più di calma ed è possibile valorizzare i particolari delle sofferenze del capo, del corpo, delle mani e dei piedi. Lì dove, poi, l’applicazione alla propria vita viene molto spontanea: quel capo che ha sofferto perché io non ho ragionato sempre bene con la mia testa; quel corpo che ha sofferto perché io ho concesso al mio corpo ciò che per lui è stato motivo di sofferenza; le mie mani, i miei piedi che sono andati dove lui forse desiderava che non andassero e avanti di questo passo. Allora, diventa un motivo di dialogo, di verifica, di richiesta di perdono.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    La questione dei rifugiati tra le questioni al centro del colloquio tra il Papa e il presidente del Congo Sassou N’Guesso

    ◊   Benedetto XVI ha ricevuto oggi in udienza il presidente della Repubblica del Congo, Denis Sassou N’Guesso, che poi ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone e mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Nel corso dei cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - sono state evocate le iniziative volte a celebrare il cinquantesimo anniversario d’indipendenza del Paese. Inoltre, ci si è soffermati sulla comune volontà di rafforzare le buone relazioni esistenti fra la Santa Sede e la Repubblica del Congo ed è stato sottolineato il particolare contributo della Chiesa Cattolica in favore dello sviluppo umano, sociale e culturale della popolazione. Infine, c’è stato uno scambio di vedute sulla situazione politica e sociale della Regione, con attenzione alle problematiche umanitarie, in particolare dei rifugiati”.

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    Il Papa riceve il presidente ad interim della Moldova

    ◊   Sempre oggi, Benedetto XVI ha ricevuto in udienza il presidente del Parlamento e presidente ad interim della Repubblica di Moldova, Mihai Ghimpu, che successivamente ha incontrato il cardinale Tarcisio Bertone, segretario di Stato, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Nel corso dei cordiali colloqui – rende noto un comunicato della Sala Stampa vaticana - ci si è soffermati sulla situazione del Paese, auspicando che ogni difficoltà venga risolta attraverso il dialogo. Si è riconosciuto il positivo contributo della missione svolta dalla Chiesa Cattolica in Moldova a beneficio della Popolazione e si è apprezzato il dialogo sereno esistente tra la Chiesa e le Autorità del Paese. Infine, c’è stato uno scambio di vedute sui temi di attualità nelle relazioni internazionali, tra cui l’identità culturale e religiosa del continente europeo”.

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    Arbil dei Caldei ha il suo nuovo arcivescovo

    ◊   Benedetto XVI ha concesso il suo assenso all’elezione canonicamente fatta dal Sinodo dei Vescovi della Chiesa Caldea del padre redentorista Bashar Warda ad arcivescovo di Arbil dei Caldei (Iraq). Padre Bashar Warda è nato a Baghdad il 15 giugno 1969. Nel 1981 è entrato nel Seminario Minore e poi nel Seminario Maggiore Patriarcale Caldeo di San Pietro a Dora, presso Baghdad. Nel 1993 è stato ordinato sacerdote e nel 1995 è entrato nella Congregazione del Santissimo Redentore, compiendo il noviziato e gli studi di formazione religiosa a Dundalk in Irlanda. Nel 1999 ha conseguito la Laurea in Teologia Morale presso l’Università Cattolica di Louvain e il 15 settembre 2001 ha emesso i voti perpetui. Nel 2001 è stato nominato direttore del Centro Culturale del Babel College (Arbil, Iraq), di cui è anche segretario generale e docente. È direttore del Seminario Patriarcale Caldeo ad Ankawa presso Arbil e professore di Teologia Morale del locale Istituto di Scienze Religiose. Oltre all’arabo parla il caldeo e l’inglese.

    Il Santo Padre ha nominato vescovo di Palmira (Colombia) mons. Edgar de Jesús García Gil, finora vescovo di Montelíbano. Mons. Edgar de Jesús García Gil è nato il 13 ottobre 1946 a Roldanillo, diocesi di Cartago. Ha frequentato il Liceo nel Seminario Minore di Cartago e ha proseguito gli studi filosofico - teologici nel Seminario Maggiore della medesima diocesi. E’ stato ordinato sacerdote il 28 agosto 1971 incardinandosi nella diocesi di Cartago. Ha compiuto studi di perfezionamento nella Pontificia Università Gregoriana a Roma ove ha ottenuto la Licenza in Teologia dogmatica. Durante il suo ministero sacerdotale è stato vicario parrocchiale a Villa Rodas; insegnante nel Seminario Minore di Cartago; delegato diocesano per la pastorale familiare; parroco successivamente nelle seguenti parrocchie: Alcalá, El Cairo, Talaiganuevo (diocesi di Magangué) e San Jerónimo a Cartago; rettore del Collegio diocesano "Pablo VI"; cancelliere diocesano; professore e formatore del Seminario Regionale di Cali; e, dal 1984 al 1992, rettore del Seminario Maggiore di Cartago. L’8 luglio 1992 è stato eletto vescovo titolare di Fordongianus ed ausiliare di Cali; ha ricevuto la consacrazione episcopale l’8 settembre 1992. Il 28 ottobre 2002 è stato nominato vescovo di Montelíbano.

    Sempre oggi il Papa ha ricevuto il cardinale Julio Terrazas Sandoval, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra (Bolivia).

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    Il cardinale Kasper in visita a Liverpool

    ◊   Il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell'Unità dei Cristiani, si trova in questi giorni a Liverpool. Ieri ha presieduto una celebrazione eucaristica in occasione della Solennità della Pentecoste e ha incontrato gli anglicani. Stamani, in qualità di presidente della Commissione vaticana per i rapporti religiosi con l’ebraismo, ha tenuto alla Hope University di Liverpool una relazione sui recenti sviluppi delle relazioni tra cristiani ed ebrei. Durante il suo viaggio ha potuto parlare anche della prossima visita del Papa in Gran Bretagna, nel prossimo settembre. Philippa Hitchen ha chiesto al cardinale Kasper a chi si rivolgerà in particolare Benedetto XVI in questo suo viaggio:
     
    R – Of course, he will address the British society as a whole…
    Ovviamente, si rivolgerà alla società britannica nel suo insieme. Noi siamo in contatto con l’arcivescovo di Canterbury, Rowan Williams, al quale preme molto che il Papa non faccia della beatificazione di Newman un evento solamente ‘cattolico’, ma che sia un avvenimento per la società nel suo insieme. C’è poi da dire che l’Europa e l’Inghilterra hanno tanti problemi sul fronte finanziario ed economico; il Papa potrà ripetere e spiegare quanto ha già detto nella sua Enciclica “Caritas in veritate” che peraltro ha avuto una buona accoglienza in Inghilterra. Questo sicuramente sarà uno dei punti centrali. Un altro punto sarà quello dei rapporti tra la Chiesa anglicana e quella cattolica. Dopo il Concilio, e in particolare dopo la visita dell’arcivescovo Ramsey, sono nate grandi aspettative e grandi speranze; ora il tono si è un po’ affievolito, a causa delle difficoltà interne alla Comunione anglicana, ma nonostante tutto, l’arcivescovo e il Papa sono determinati a proseguire nel cammino ecumenico e quindi riprenderemo la terza fase degli incontri dell’Arcic nella speranza che possano progredire. Il Papa si recherà anche al Palazzo di Lambeth dove attenderà ad un servizio ecumenico insieme all’arcivescovo. Il terzo punto sarà la beatificazione di Newman, che si svolgerà anche in un luogo molto significativo: l’aeroporto di Coventry. Non sarà facile per il Papa tedesco, perché Coventry è un simbolo nella seconda guerra mondiale, anche se nel frattempo, è vero, è diventata simbolo di riconciliazione; è infatti gemellata con Dresda – anch’essa simbolo della seconda guerra mondiale … La beatificazione di Newman è un evento molto significativo, e penso che lo sia non soltanto per la Chiesa cattolica: infatti, benché Newman si sia convertito al cattolicesimo, è rimasto una delle figure più rappresentative della cultura ed anche della teologia anglosassone. Ecco perché è importante per ambedue le Chiese porre in rilievo quello che Newman ha da dire ancora oggi! Poi ha lasciato bellissime preghiere e bellissimi poemi.

     
    D. – A Liverpool, oggi lei ha parlato anche dei rapporti tra cattolici ed ebrei …

     
    R. – I think Jewish-Christian relations are very important in England …
    Credo che i rapporti tra ebrei e cristiani rivestano una grande importanza in Inghilterra. Ho parlato dei progressi che abbiamo fatto; abbiamo superato molti pregiudizi, molti problemi, anche molte ferite del passato. Attualmente, l’atmosfera è di una collaborazione positiva e feconda, non soltanto con riferimento al passato ma anche considerando cosa possiamo fare insieme, oggi, per fare la differenza nelle nostre società, perché ebrei e cristiani hanno in comune valori simili: pensiamo soltanto ai Dieci Comandamenti! Poi, ho parlato anche della questione di Pio XII, della posizione attuale e del punto al quale si è giunti. Sono stati pubblicati molti libri su questo argomento. Poi, abbiamo dato uno sguardo al futuro: a quello che possiamo fare e a come possiamo lavorare insieme. Mi pare che si sia sviluppata una sorta di ‘alleanza’ tra i religiosi ebraici e cristiani – anglicani e cattolici – impegnata nella realizzazione di una società migliore, che abbia valori etici. In ogni genere di crisi – quando si tratta di questioni finanziarie, economiche – non si tratta soltanto di un problema tecnico, finanziario-economico; il problema è secondo quali valori si agisce, in quale modo si affrontano e si trattano le questioni. Ecco, occorre organizzare il nostro impegno per il futuro e per il bene della gente comune.

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    Mons. Marchetto: la mobilità umana, vero segno dei tempi

    ◊   “Una pastorale specifica della mobilità umana, vero segno dei tempi”: così mons. Agostino Marchetto definisce l’operato del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itinerari, del quale è segretario. Un dicastero che vedrà svolgersi, dal 26 al 28 maggio, la sua 19.ma Sessione Plenaria. Per l’occasione, mons. Marchetto pronuncerà un intervento di cui è stata data anticipazione alla stampa. Nel lungo documento, il presule ripercorre le attività del Dicastero degli ultimi due anni, ribadendo che “questo Pontificio Consiglio ha continuato ad attirare l’attenzione della Chiesa universale e del mondo intero sul crescente fenomeno migratorio, sulle condizioni precarie o disastrose di tanti rifugiati, circa l’abbandono delle persone che vivono nella strada e della strada, sugli effetti del turismo e dei pellegrinaggi, circa l’apostolato del mare, i disagi vissuti dai nomadi e la necessità di una cura specifica anche per gli studenti internazionali, nonché a proposito della pastorale di agenti e passeggeri dell’aviazione civile”. Mons. Marchetto ricorda, poi, le diverse “Giornate mondiali” celebrate dal Dicastero – come quella del Migrante e del Rifugiato, del Turismo e delle Vittime della strada – gli incontri avvenuti con i presuli di varie Conferenze episcopali ed i Congressi svoltisi in numerosi Paesi del mondo. Guardando al futuro, invece, il presule anticipa che è stata avviata la preparazione di quattro incontri specifici: il secondo Congresso Mondiale di Pastorale dei Pellegrinaggi e Santuari, che si svolgerà a Santiago di Compostella in Spagna dal 27 al 30 settembre; il primo Incontro integrato di Pastorale della strada per i continenti di Asia e di Oceania, previsto a Bangkok, in Thailandia, dal 19 al 23 ottobre; l’Incontro continentale latinoamericano sulla Pastorale delle migrazioni, in programma dal 17 al 20 novembre a Bogotà, in Colombia e infine l’ottavo Congresso Internazionale della Pastorale dei Circensi e Fieranti, fissato dal 13 al 16 dicembre. Per quanto riguarda il settore della comunicazione, mons. Marchetto annuncia che, con il 2010, la rivista “People on the Move”, che raccoglie gli atti ed i documenti del Dicastero, passa dalla pubblicazione quadrimestrale a quella semestrale, mentre prosegue la catalogazione informatica della Biblioteca, anche se non è ancora possibile aprirla ai ricercatori e agli studenti. Inoltre, insieme al Pontificio Consiglio Cor Unum, continua il lavoro in vista di un nuovo documento, “Gesù Cristo presente nei Rifugiati e negli altri migranti forzati”, per aggiornare quello del 1992, dal titolo “I rifugiati, una sfida alla solidarietà”. Tra gli altri punti sottolineati dal presule, “la necessità di una pastorale specifica per i milioni di migranti economici o forzati, tra cui vi è una buona percentuale di cattolici” e l’invito agli Operatori pastorali “a riscoprire ed approfondire la dimensione della cattolicità che, nel suo significato più ampio e profondo, è la forza del Vangelo, nella Chiesa, di realizzare una comunione universale, un’unità senza frontiere geografiche, storiche e culturali”. (I.P.)

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    Progressi nei colloqui della Commissione bilaterale Santa Sede-Israele

    ◊   Progressi nei colloqui della Commissione bilaterale permanente di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele: lo rende noto oggi un comunicato congiunto. L’incontro si è svolto il 20 maggio scorso “in un'atmosfera costruttiva”: al centro dei colloqui, l’articolo 10 paragrafo 2 dell’Accordo Fondamentale, relativo a questioni di proprietà, economiche e fiscali che riguardano in generale la Chiesa cattolica o specifiche comunità o istituzioni cattoliche in Israele. Le delegazioni si incontreranno di nuovo il 14 giugno e il giorno seguente avrà luogo la sessione plenaria in Vaticano.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'incendio di Cristo: la Messa e il Regina caeli del Papa nella solennità di Pentecoste.

    Nell'informazione internazionale, il comunicato congiunto della Commissione bilaterale permanente di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele.

    In rilievo, la situazione in Somalia: a Mogadiscio i ribelli attaccano il palazzo presidenziale e le sedi governative.

    Quella strana voglia di riprogrammare la natura: in cultura, Roberto Colombo sugli aspetti scientifici ed etici della biologia sintetica.

    Nere per troppo amore: Lucetta Scaraffia sulle immagini della Vergine in Europa, in un convegno a Oropa e Crea.

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    Oggi in Primo Piano



    Al fianco dei “meninos de rua” sfidando le minacce di morte: la testimonianza di padre Chiera

    ◊   L’amore vince ogni cosa: ne è convinto padre Renato Chiera, sacerdote piemontese fidei donum, in Brasile dal 1978, dove senza risparmio di energie si batte per i diritti dei “meninos de rua”. Fondatore della “Casa do Menor”, una rete di accoglienza per i “ragazzi di strada” brasiliani, padre Renato porta avanti la sua opera di amore e giustizia tra mille difficoltà e sotto il peso delle minacce di morte. In questi giorni, padre Chiera è a Roma assieme ad alcuni dei suoi ragazzi, che mercoledì prossimo saranno in Piazza San Pietro per l’udienza generale. Alessandro Gisotti ha chiesto a padre Renato Chiera di raccontare come vivono “i ragazzi di strada” nel Brasile di oggi:

    R. – Il Brasile migliora ma il popolo soffre. Il Brasile è una grande potenza ma i poveri sono ancora poveri. Gli esclusi – e i ragazzi di strada sono tra questi esclusi – non sono stati toccati dal progresso, nemmeno quello economico. Cosa sta succedendo? A livello giovanile abbiamo una situazione che, a mio avviso, sta peggiorando perché sta diventando più violenta per via dell’abbandono, della violenza della società verso questi ragazzi. Oggi abbiamo l’invasione del crac, tutti i ragazzi di strada ne fanno uso e il crac crea una dipendenza immediata. E’ questa droga che li fa divenire così violenti. Una dose di crac costa cinque reali e per averla sono disposti ad ammazzare, a prostituirsi e a fare qualunque cosa.

     
    D. – Poi c’è sempre un problema di risorse…

     
    R. – Il governo le manda sempre ai municipi, i municipi però non le ridistribuiscono e allora le associazioni come noi che lavorano stanno chiudendo. Dopo 25 anni possiamo dire questo: da noi sono passati 100 mila giovani, a 35 mila di loro abbiamo dato una professione ed una dignità di cittadini. Non riusciamo però a sapere dove sono, perché i ragazzi, quando escono, si ritrovano a vagare in giro, ma sappiamo comunque che in pochi sono ricaduti. E chi ricade, torna da noi. Noi abbiamo una risposta efficace da dare, possiamo essere una presenza efficace perché abbiamo una vocazione, abbiamo delle persone recuperate dalla strada e dalla droga attraverso il Vangelo e questi ‘figli dell’abbandono’ vogliono essere ‘papà degli abbandonati’. Solo che ci mancano i mezzi.

     
    D. – Una difficoltà è anche rappresentata da una nuova legge sull’adozione, in Brasile. Perché?

     
    R. – C’è una legge, la 1210 sull’adozione. Noi siamo d’accordo, lo spirito della legge è buono. Bisogna adottare i giovani. Per questo la nostra associazione si offre come famiglia. Non diamo una casa ma diamo una famiglia, un padre ed una madre nelle nostre case. Ma c’è un articolo che io non accetto, che dice che i ragazzi possono stare solo due anni in un’associazione, per non istituzionalizzarla. Questo va bene quando si tratta di un bambino per poterne accelerare l’adozione, ma quando si tratta di un ragazzo di 15, 16 o 17 anni che è dipendente dalla droga e ne è distrutto, che ha ucciso, è ferito, è analfabeta, come si fa in due anni a recuperarlo umanamente e spiritualmente, come si fa a sanare tutte le ferite che ha, come si fa a scolarizzarlo o ad insegnargli un professione, un lavoro? Ci sono dei giudici che non capiscono questo e che mandano via i ragazzi e cosa succede? Succede che questi ragazzi vanno a casa, la loro famiglia non li vuole e loro ritornano per strada, peggio di prima perché si sentono di nuovo abbandonati. Noi abbiamo avuto due ragazzi che sono stati uccisi così. E’ contro questo che io lotto.

     
    D. – Padre Renato, recentemente lei ha ricevuto minacce di morte, ma la sua missione va avanti…

     
    R. – Stiamo avendo nuovamente minacce di morte, ma questa non è una novità per noi. Adesso, però, era un po’ di tempo che non ne ricevevamo più. Noi siamo nati con le minacce. E’ dal 28 di aprile che riceviamo minacce: attraverso aggressioni con moto e macchine: entrano con le maschere, armati, mostrano le armi, i ragazzi piangono e gridano. Adesso siamo un po’ preoccupati, speriamo che non succeda niente. I ragazzi stanno capendo che noi li amiamo come la nostra vita e sono molto sorpresi di questo, perché dicono: ‘Mio papà non viene a cercarmi e voi siete qui con noi, non scappate. Voi rischiate la vita perché ci volete bene’. Non è necessario dirglielo, ci guardano e dicono: ‘Ora che voi siete in difficoltà, noi siamo con voi fino alla fine’. Loro capiscono questa presenza, la presenza di un Dio che sta vicino fino a morire e noi facciamo la stessa cosa. Dal dolore nasce l’opera di Dio.

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    Senza incidenti le elezioni in Etiopia ma l'opposizione denuncia brogli

    ◊   Elezioni legislative ieri in Etiopia, con 32 milioni di aventi diritto chiamati alle urne per rinnovare sia il Parlamento nazionale sia le nove assemblee regionali. Già terminato lo spoglio delle schede: il risultato finale, tuttavia, verrà comunicato solo a fine giugno, anche se scontata è la rielezione del premier uscente Meles Zenawi. Anche se l'opposizione ha denunciato brogli e intimidazioni, il voto si è svolto in un clima di calma e senza incidenti; spazzati via, dunque, i ricordi delle violenze, seguite al voto del 2005, che causarono circa 200 morti. Ma com’è cambiato il panorama nel Paese in questi 5 anni? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Enrico Casale, della rivista dei Gesuiti “Popoli”:

    R. – Il panorama è cambiato forse in peggio. Il controllo del Governo, in effetti, si è rafforzato moltissimo e le espressioni di dissenso sono state scoraggiate in qualsiasi modo: sia sul fronte del dissenso politico sia su quello delle critiche da parte dei giornalisti. Dalle testimonianze che abbiamo raccolto, i giornalisti etiopi, ma anche stranieri, hanno molte difficoltà a lavorare in Etiopia.

     
    D. – Restano dubbi anche per quanto riguarda i brogli avanzati dall’opposizione, così come la campagna di intimidazione nei confronti degli elettori dell’opposizione. Questo non rischia di accentuare le divisioni che vive il Paese?

     
    R. – Certamente. I brogli c’erano stati anche nelle passate elezioni, così come probabilmente ci saranno stati in queste elezioni, anche se – devo essere sincero – lo schieramento di osservatori messo in campo dalla comunità internazionale è abbastanza consistente e quindi si auspica che siano ridotti al minimo.

     
    D. – Il premier Zenawi ha dichiarato di essere certo della vittoria del suo partito. “La gente – ha detto – premierà i notevoli risultati economici che abbiamo conseguito”. Oggi l’Etiopia che Paese è dal punto di vista sociale ed economico?

     
    R. – E’ un Paese certamente in crescita in più settori, soprattutto in campo agricolo: penso per esempio al caffè, ma anche al settore florovivaistico. Dal punto di vista politico, le sfide restano sempre le stesse: il confronto durissimo con i “fratelli nemici” dell’Eritrea, il confronto ed il pericolo che vengono dalla Somalia, sempre più in mano ai fondamentalisti islamici; ed anche i problemi interni non mancano: con i ribelli “Oromo”, che continuano la loro attività militare, e l’opposizione dei somali-etiopi dell’Ogaden, e poi anche un malcontento che si sta diffondendo tra l’etnia “Amara”, che è la popolazione che ha governato l’Etiopia per secoli.

     
    D. – In caso di vittoria di Zenawi - risultato quasi scontato - come possiamo immaginare il futuro dell’Etiopia?

     
    R. – Proseguirà sul solco già tracciato in questi ultimi anni: rimarrà uno dei bastioni più fedeli della politica americana nel Corno d’Africa e direi nell’Africa orientale, e quindi uno dei pilastri fondamentali su cui si giocherà il contenimento del fondamentalismo islamico in Africa.

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    Crisi tra le Coree: Obama allerta l'esercito Usa a sostegno di Seul

    ◊   Cresce ulteriormente la tensione tra Corea del Nord e Corea del Sud, tanto da spingere il presidente Obama ad allertare l’esercito statunitense per intervenire a sostegno di Seul in caso di aggressione. L’ulteriore aggravamento della crisi nella penisola coreana avviene proprio mentre il segretario di Stato Hillary Clinton si trova a Pechino per rilanciare il dialogo strategico ed economico sino-americano. Solo la settimana scorsa si trovava invece in Cina il presidente nordcoreano Kim Jong-Il che aveva incassato il sostegno cinese di fronte al proprio isolamento internazionale. Sul rischio di un nuovo conflitto nell’area Stefano Leszczynski ha intervistato Maurizio Riotto, docente all’Orientale di Napoli ed esperto di questioni coreane.

    R. - Io credo poco alla possibilità di un conflitto armato in quella regione perché vorrebbe dire distruggere l’intero tessuto economico di una zona molto vasta.

     
    D. – Fa abbastanza paura sentire un presidente statunitense che dà l’ordine alle proprie truppe di sostenere la Corea del Sud…

     
    R. – Io credo che questo poi vada a inasprire quella divisione tra le due Coree che esiste già e che si profila sempre di più una sclerotizzazione della divisione della penisola. Più tempo passa e meno risulta presumibile la riunificazione. Io credo che il futuro della penisola sia quello di una divisione quasi perenne dove ci sarà un Sud sempre più legato agli Stati Uniti, ormai occidentalizzato, e un Nord destinato a diventare una provincia cinese.

     
    D. – Sembra di capire che questa nuova crisi vada letta proprio in un contesto cinese: avviene all’indomani del viaggio del presidente nordcoreano in Cina, mentre il segretario di Stato americano si trova in Cina… Sembra quasi un messaggio trasversale lanciato da Pechino a Washington?

     
    R. – E’ proprio così perché in realtà quello che viene descritto come il più fedele alleato della Corea del Nord, ossia la Cina, per la Corea del Nord stessa rappresenta il principale nemico. D’altra parte, l’isolamento che l’Occidente ha imposto alla Corea del Nord non fa altro che spingerla di più verso le braccia dei cinesi. Questo, secondo me, in quell’ottica di tacito accordo per una divisione della penisola in una zona, ormai, di influenza cinese e in una zona di influenza americana. L’importante è che Pechino non vada oltre e non voglia estendere anche, in un futuro più o meno prossimo, la propria influenza anche alla Corea del Sud perché a quel punto gli Stati Uniti reagirebbero con molta forza. Io credo che vada intesa in questa ottica.

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    Rapporto sui diritti globali: famiglie italiane sempre più povere

    ◊   La crisi economica ha due pesi e due misure: se le famiglie italiane sono sempre più povere, manager e dirigenti continuano ad avere stipendi da capogiro: lo afferma il Rapporto sui diritti globali 2010 presentato oggi a Roma. Le famiglie, in particolare quelle numerose, sono sempre più indebitate e hanno mutui per la casa che non consentono alcun risparmio. In sei anni, tra il 2002 e il 2008, il reddito netto familiare ha perso ogni anno circa 1.600 euro tra gli operai e 1700 tra gli impiegati. La Chiesa e il mondo dell’associazionismo continuano a chiedere il sostegno delle istituzioni. Ma in che modo aiutare i nuclei familiari in Italia? Antonella Palermo lo ha chiesto ad Andrea Olivero, presidente delle Acli.

    R. – Innanzitutto, riconoscere il protagonismo delle famiglie. Proprio nei tempi di crisi si vede quanto la famiglia sia l’unica struttura che davvero riesca a modificare il proprio modello, la propria capacità anche di andare incontro alle esigenze delle persone, per adeguarsi ai bisogni di tutti. Eppure noi, troppe volte, l’abbiamo dimenticata e non le diamo adesso quello che necessita, cioè la possibilità effettivamente di esercitare questo suo grande ruolo sociale.

     
    D. – Cosa fare, dunque?

     
    R. – Ritengo che si debba incidere sul fisco. L’aspetto delle risorse economiche sembra una cosa secondaria, per certi versi, ma non lo è, perché in tempi di crisi i soldi che si hanno a disposizione sono fondamentali, anche per garantire salvezze minime alle persone. Quindi, noi chiediamo che proprio in questo momento, anche se le casse dello Stato non sono floride, si debba rischiare per andare ad investire sulla famiglia. Quindi, il quoziente familiare o altri strumenti, che segnino un netto cambio di passo e che diano protagonismo alla famiglia in quanto tale.

     
    D. – Quali le altre richieste?

     
    R. – Chiediamo che vengano messi in campo dei servizi, ma dei servizi migliori, più attenti alle esigenze familiari, dei servizi che, in primo luogo, privilegino le famiglie più deboli, meno strutturate, più povere che, in qualche modo, oggi stanno soffrendo di più la crisi - la crisi, ancora una volta, colpisce chi già era in affanno - e in particolare anche quei servizi che possano garantire l’accesso al lavoro per le donne. Noi riteniamo che il lavoro femminile sia una delle grandi strategie per uscire da questa crisi, che non è soltanto una crisi congiunturale, ma una crisi strutturale.

     
    D. – Servono anche delle misure stabili, di contrasto alla povertà...

     
    R. – Noi come Acli abbiamo proposto di andare a rivedere la Social Card, andando ad ampliarla, cioè a farla diventare davvero uno strumento universale, di contrasto alla povertà, ma mantenendola come una misura familiare, cioè una misura che va ad aiutare le famiglie povere, perché, appunto, in quanto tali oggi soffrono e faticano. In questa direzione noi abbiamo chiesto anche a Caritas italiana, che sappiamo essere una realtà veramente straordinaria nell’aiuto quotidiano, ma anche nell’elaborazione - stando a fianco dei più poveri si rende conto di quali siano i bisogni - di darci una mano proprio per andare a fare delle proposte e a partire da queste o altre, in questo Anno europeo dedicato alla lotta alla povertà, che possano incidere davvero nella vita delle persone.

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    Il prete di celluloide: saggio di mons. Dario Viganò sui sacerdoti visti dal cinema

    ◊   “Il prete di celluloide – Nove sguardi d’autore”, edito da Cittadella Editrice, è un curioso e godibile saggio a cura di mons. Dario Edoardo Viganò che esplora e racconta il rapporto tra la figura del sacerdote e lo schermo cinematografico, come questo sia riuscito a descriverla e narrarla nelle più diverse dimensioni e funzioni. Si possono così rivivere interpretazioni memorabili e alcune, invece, dimenticate. A chiusura del saggio, nove coinvolgenti interviste ad altrettanti registi italiani che hanno affrontato storie sacerdotali con il loro particolare stile e con personale emozione. Il servizio di Luca Pellegrini:

    Nella difficile cornice entro la quale le società contemporanee interpretano mode, creando e disfacendo cliché di riferimento, il cinema può offrire sguardi di ri-significazione sulla figura del prete, contribuendo a ricollocare la sua immagine nell’immaginario sociale e all’interno delle singole società, con i loro punti di appoggio culturali e le diverse modalità di comunicazione. Per queste ragioni, e molte altre, il volume dedicato al “prete di celluloide” può diventare uno strumento di interpretazione culturale e di approfondimento cinematografico inconsueto, curioso e utile. Ci sono tanti preti che hanno “bucato” lo schermo nella storia del cinema, alcuni rimasti nella memoria e nel cuore. Nell’ampia introduzione mons. Dario Edoardo Viganò si sofferma soprattutto sul prete nel cinema di oggi. A lui chiediamo: quale tipologia di sacerdote viene maggiormente presa in considerazione nel cinema di questi recenti anni?

     
    R. – La storia del cinema ci ha raccontato molte volte e in molti modi la vita di un prete. Se guardiamo al cinema italiano, ci ha raccontato dei momenti particolari della vicenda di un sacerdote e penso anzitutto al momento in cui il prete è l’uomo della Parola, al momento in cui il prete predica dal pulpito: dei preti a volte noiosi, a volte impacciati, ma altre volte dei preti che con passione vogliono intercettare la vita concreta delle persone e, tra questi, ad esempio come non ricordare il prete del film di “Casomai” di Alessandro D’Alatri. In altri momenti il grande schermo ci ha raccontato il prete come testimone del proprio tempo, come quel baluardo che sul territorio rimane ancora di salvezza, sguardo per un futuro pieno di speranza. Pensiamo, ad esempio, al film “Alla luce del sole” di Roberto Faenza, in cui questo prete – senza grandi pretese, ma semplicemente e paradossalmente con l’unica forza della Parola di Dio nel cuore e sulle labbra - ha saputo avviare la rivoluzione che è la rivoluzione per la legalità.

     
    D. - Quale, secondo lei, l’autore che maggiormente è riuscito ad interpretare sullo schermo la bellezza e le difficoltà della vita sacerdotale?

     
    R. – Credo che proprio il film “Il diario di un curato di campagna” sia uno dei tratti meravigliosi e non perché è un dipinto irenico ed ingenuo della vita di un Paese, anzi tutt’altro, ci permette di conoscere le vicende di difficoltà, di solitudine. C’è, ad esempio - e per citare soltanto un elemento - il fatto che è malato di cancro e che si può cibare solo di vino e pane e questo dice appunto la configurazione del prete a Cristo. Questo mi sembra veramente un grande capolavoro della storia del cinema.

     
    Nella seconda parte del volume, vengono condotte nove coinvolgenti interviste a altrettanti registi che raccontano il loro incontro con la figura del prete: da Pupi Avati a Carlo Verdone. Tra questi, Alessandro D’Alatri, regista, sceneggiatore e attore. Nel 2002 gira un suo titolo di successo, “Casomai”, tratteggiando la figura di don Livio e le problematiche relative al matrimonio. Perche questo tema?

     
    R. – Ho sentito la necessità di raccontare qualcosa che andasse al di là delle banalità che molto spesso si dicono. Da lì è nato “Casomai”, è nata quella storia. L’idea di rappresentare quel sacerdote e quella cerimonia in quel modo nasceva dal fatto che sempre più coppie - nonostante le difficoltà del matrimonio e della coppia siano sotto gli occhi di tutti – si sposano col rito religioso. Da questo punto di vista, mi sono sentito di capire perché fosse fatta questa ricerca. Perché, secondo me, nella nostra società - nella quale ha ormai perso di valore qualsiasi rito di passaggio - uno dei riti che è rimasto invece forte, proprio per i suoi valori e per la sua promessa, è il matrimonio religioso. Spesso questo passaggio è considerato soltanto come un fatto estetico, come un fatto rituale e basta. Non viene cioè valutato tutto l’impegno e tutta la serietà che quell’impegno richiede.

     
    D. - Se dovesse riprendere in mano una figura di sacerdote e scrivere oggi una storia, quale uscirebbe dalla sua penna?

     
    R. – Sicuramente partirei da dove ero rimasto: quel sacerdote era un sacerdote particolare, di cui si è parlato ampiamente, che piace a tutti noi incontrare e ce ne sono parecchi di preti in questo modo. Oggi molto spesso la figura del sacerdote - e le cronache di questi tempi ne parlano - ha messo in dubbio una fiducia che invece era importante. Devo dire che, come al solito, per colpa di qualche situazione, “si butta via tutto il cesto”. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Cuba: cresce la speranza per la liberazione dei prigionieri politici

    ◊   Dovrebbe cominciare oggi la prima fase del piano per arrivare alla liberazione dei prigionieri politici, secondo quanto confermato da mons. Juan de Dios Hernández, vescovo ausiliare de L’Avana ed Orlando Márquez, addetto stampa del cardinale Jaime Ortega, arcivescovo della capitale. La decisione è stata comunicata al cardinale Ortega dalla signora Caridad Diego, capo dell’ufficio per gli Affari religiosi del partito comunista cubano, presente alla riunione, mercoledì scorso, in cui il presidente Raùl Castro ha incontrato il cardinale Jaime Ortega e mons. Dionisio García, arcivescovo di Santiago di Cuba e presidente della Conferenza episcopale. Da quanto è trapelato, il piano dovrebbe consentire che un primo gruppo di prigionieri sia trasferito a carceri più vicine ai loro luoghi d’origine e, al tempo stesso, faciliti subito il ricovero ospedaliero di chi fra queste persone si trova in precarie condizioni di salute. Le cifre al riguardo non sono precise: alcuni parlano di 18 e altri invece di 26 prigionieri. Nel corso delle quattro ore di conversazione dei due vescovi cubani con il presidente Castro - a seguito di numerose richieste della Chiesa cattolica cubana e della stessa Santa Sede, avanzate in questi ultimi anni a più riprese - la questione dei prigionieri di coscienza è diventata centrale. Così lo ritiene l’opinione pubblica internazionale e così lo vive la stessa società cubana che attribuisce a questa materia un forte carattere simbolico per quanto riguarda i cambiamenti desiderati e annunciati da parte del governo. Sabato scorso mons. Juan de Dios Hernández ha visitato in un ospedale di Santa Clara il giornalista dissidente Guillermo Fariñas, arrivato oggi a 71 giorni di sciopero della fame, per comunicargli la notizia dell’avvio di questa fase, anche perché Fariñas ha sempre detto che la sua protesta è indissolubilmente legata alla liberazione di 26 prigionieri che si trovano in condizioni di salute precarie e rischiose. Una richiesta simile era stata fatta da parte di Orlando Zapata, dissidente morto nel febbraio scorso dopo 86 giorni di sciopero della fame. Mons. Hernández ha rinnovato a Fariñas la richiesta della Chiesa locale: avere fiducia nella gestione e nella mediazione intrapresa, anche perché sia le autorità sia i vescovi ritengono che si tratti di una questione molto seria che va risolta il prima possibile. Il presule - secondo quanto ha riferito lo stesso Fariñas contattato telefonicamente da “Abc.es” (Spagna) - ritiene che la sua “vita oltre ad essere preziosa perché dono di Dio è fondamentale perché la mediazione possa progredire rapidamente e non si creino ostacoli che potrebbero ritardare i passi necessari per la liberazione di tutti”. Intanto, la stampa internazionale, continua a dare un grande rilievo alla notizia dal giorno in cui si è saputo dell’incontro del presidente Raùl Castro e dei vescovi cubani. Per ora dagli Stati Uniti, da sempre molto interessati a questo aspetto della vicenda cubana, non arrivano reazioni ufficiali anche se i mass media considerano la decisione di Castro lungimirante e opportuna. (A cura di Luis Badilla)

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    La Chiesa messicana: boicottaggio del censimento se mira a sminuire la presenza cattolica

    ◊   Se non saranno introdotte radicali e convincenti correzioni alle domande sulla fede religiosa di appartenenza, “oggi ingannevoli e insidiose”, la Chiesa messicana chiederà di rifiutare il Censimento nazionale, che inizierà il 31 maggio. Così riporta il settimanale “Dalla fede” dell’arcivescovado di Città del Messico, guidata dal cardinale Norberto Rivera, facendo eco, tra l’altro, a dichiarazioni già espresse da numerosi vescovi del Paese, subito dopo la pubblicazione delle domande e delle possibili risposte contenute nel questionario predisposto per il censimento. Sotto la dicitura “credo cristiano cattolico” s’includono 12 singolari possibili appartenenze al cattolicesimo. La stessa Chiesa cattolica appare come “apostolica, romana, riformata”. E’ evidente che il questionario elaborato dall’Istituto nazionale di statistiche (Inegi) contiene gravissime lacune concettuali e, come sottolinea il settimanale “Dalla fede” e “dimostra mancanza di professionalità (…) e forse un non molto dissimulato desiderio di manipolazione dei risultati per servire fini perversi”. Si tratta – prosegue il periodico - di una “vera frode e risulta chiarissimo che si prepara qualcosa per sminuire statisticamente la presenza e la realtà cattolica nel Paese”. Diverse confessioni religiose, come quella cattolica, che nel Registro delle Associazioni religiose del Ministero degli Interni, vengono chiamate con un nome preciso, nel questionario si trovano con il proprio nome cambiato, accorciato o manipolato in modo indecente. Il settimanale riferisce che il questionario è stato sottoposto, a titolo di esperimento, a due gruppi separati di 10 persone ciascuno, uno di cittadini della strada per così dire e l’altro di dipendenti dell’arcivescovado. Nel primo caso solo 2 persone hanno potuto dare la risposta corretta e nel secondo solo 3. “Ciò dimostra - commenta il settimanale cattolico - che il questionario del censimento produrrà solo errori, confusioni e ambiguità e poi, qualcuno, si sentirà autorizzato ad interpretare i dati come desidera. Il tutto è talmente assurdo che con queste possibili risposte, che offrono 12 alternative diverse per definirsi cattolico, alla fine, nell’esperimento, la religione maggioritaria risulta essere o la ‘cattolica, apostolica, riformata’ e oppure la ‘cattolica tradizionale’, che sono due piccole associazioni. La Chiesa cattolica risulta essere minoranza”. La stampa messicana in queste ore è piena di articoli che esprimono perplessità di fronte ad un questionario preparato senza la partecipazione delle confessioni religiose - come proposto da parte cattolica e rifiutato dalle autorità - e ritengono che non è onesto né opportuno, sottoporre i cittadini a “domande trabocchetto o semplicemente ingannevoli anche perché - si osserva con preoccupazione - sarebbe l’intero censimento della popolazione e degli alloggi a perdere qualsiasi credibilità”. (L. B.)

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    In crescita nel mondo la scolarizzazione, ma non nei Paesi in guerra

    ◊   Il numero dei bambini in età scolare continua ad aumentare, ma sono ancora molti quelli che vivono nei Paesi in guerra ad essere privi di istruzione. E’ quanto emerge dal recente rapporto The Future is Now reso pubblico da Save the Children Alliance, ripreso dall'agenzia Fides. Dei 72 milioni di bambini privi di istruzione, rispetto ai 115 milioni del 2006, 39 milioni vivono in Paesi colpiti da guerre. "Oltre ad uccidere e ferire milioni di bambini, i conflitti obbligano milioni di famiglie a lasciare le loro case, separano i bambini dalle rispettive famiglie, e danneggiano l’istruzione scolastica, si legge nella nota. In Liberia, il 73% dei bambini non frequenta scuole, in Somalia l’81% non ha accesso all’istruzione. Nelle province dell’Afghanistan, Uruzgan, Helmand e Badges, l’80% sono completamente privi di ogni diritto all’educazione. Inoltre, i conflitti colpiscono l’educazione in vari modi, ad esempio nella Provincia equatoriale della Repubblica Democratica del Congo, i genitori preoccupati preferiscono tenere i propri figli a casa perché la maggior parte degli uomini armati sono ufficiali locali. Nella Provincia del South Kivu, centinaia di bambini hanno disertato gli esami nel mese di aprile a causa degli scontri tra fazioni rivali. In Yemen a maggio, i ribelli hanno occupato molte scuole nel governatorato settentrionale di Saada, impedendo a migliaia di bambini di frequentare le lezioni. In Pakistan, 356 scuole sono state distrutte dalle milizie nel distretto di Swat. Nel Sudan meridionale, negli ultimi venti anni di conflitto terminato nel 2005, solo il 14% dei bambini ha frequentato la scuola. In Angola, almeno due milioni sono stati iscritti ma 1.2 milioni risultano ancora fuori dalle scuole, solo il 54% riesce ad ultimare la scuola elementare. Lo stesso accade in Iraq, dove il 22% dei bambini in età scolare ha frequentato le lezioni nel 2007, il 77% di queste sono donne. (R.P.)

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    Mosca: i Patriarchi Kirill e Bartolomeo concelebrano la divina liturgia di Pentecoste

    ◊   Accolto con tutti gli onori dai membri del Santo Sinodo della Chiesa ortodossa russa e dalle autorità civili, il Patriarca ecumenico di Costantinopoli, Bartolomeo I è arrivato sabato scorso a Mosca dove rimarrà per un viaggio di 10 giorni, su invito del Patriarca di Mosca e di tutte le Russia, Kirill. Nel presentare il programma del soggiorno russo, - ricorda l'agenzia Sir - il Patriarcato di Mosca ricorda come lo scorso anno, in luglio, il Patriarca Kirill, appena eletto, aveva reso visita ad Istanbul al Patriarca Bartolomeo e che “questo incontro ha segnato l’inizio di un nuovo capitolo nelle relazioni tra i due patriarcati. Il viaggio in Russia del Patriarca Bartolomeo – prosegue il comunicato di Mosca - permetterà di approfondire le relazioni fraterne tra le due Chiese e servirà alla causa dell’unità dell’ortodossia”. Ieri, festa della Santissima Trinità, i due Patriarchi hanno concelebrato insieme la divina liturgia di Pentecoste nella Laura della Santa Trinità di San Sergio in un clima di fraternità. Nel prendere la parola il Patriarca Kirill ha ricordato come la Festa della Pentecoste sia anche festa dell’unità della Chiesa ed ha pregato che “il sacrificio di Cristo non sia sterile nei nostri cuori. Tanto più siamo uniti, tanto più efficace – ha detto il Patriarca Kirill – sarà la nostra testimonianza comune per la pace in un mondo lacerato”. (R.P.)

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    Cina: i cattolici cinesi celebrano la Pentecoste in comunione con la Chiesa universale

    ◊   Il mondo cattolico cinese ha celebrato la solennità di Pentecoste in comunione con la Chiesa universale, nel segno della Giornata Mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina indetta da Papa Benedetto XVI che si celebra oggi, 24 maggio, festa di Maria Ausiliatrice. Nella parrocchia di Qing Shan della Mongolia Interna, - riferisce l'agenzia Fides - 17 catecumeni hanno ricevuto i Sacramenti dell’iniziazione cristiana durante l’Eucaristia di Pentecoste, davanti a migliaia di fedeli. Per la circostanza hanno anticipato la preghiera in occasione della Giornata Mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina, consacrando la Chiesa in Cina alla Madonna Aiuto dei Cristiani, compiendo un “pellegrinaggio spirituale” al santuario della Madonna di She Shan come indicato dal Papa. Inoltre hanno pregato per i terremotati di Yu Shu. Simili celebrazioni solenni si sono svolte anche in tante altre chiese del continente. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese), mons. John Tong, vescovo di Hong Kong, ha presieduto la solenne Eucaristia di Pentecoste per oltre 2.500 neo battezzati. Ha pregato in particolare affinché “lo Spirito Santo scenda su di loro, donando la vitalità, perché possano approfondire i loro contatti con Dio, con il prossimo e con la Chiesa, e insieme possano testimoniare il Vangelo”. (R.P.)

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    Il patriarca Twal a Pentecoste: cristiani in dialogo con ebrei e musulmani

    ◊   Il patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, ieri, in occasione della celebrazione della Pentecoste nella Basilica della Dormizione accanto al Cenacolo, ha messo in relazione la solennità in cui si ricorda la nascita della Chiesa con la realtà di Gerusalemme, in cui deve nascere “una nuova Chiesa”. Come riporta l’agenzia Sir, il patriarca ha sottolineato che “anche nelle circostanze drammatiche in cui ci troviamo in Terra Santa, attraverso la dimensione internazionale, ecumenica e interreligiosa della nostra chiesa di Gerusalemme, attraversiamo i dolori del parto. Questa apertura a tutti coloro che ci circondano e coi quali formiamo un mosaico più o meno riuscito, ebrei e musulmani, ma anche cristiani orientali, non è senza sofferenza”. Il patriarca ha quindi invitato i fedeli ad aprirsi al dialogo, come fecero i discepoli quando aprirono le porte del Cenacolo: “Per noi, qui, oggi – ha detto – ‘quelli di fuori’ sono soprattutto gli ebrei e i musulmani. Non è certo un caso – ha concluso Twal – se il tema della comunione tra noi cristiani e i credenti di altre religioni occupa il primo posto nel prossimo Sinodo dei vescovi per il Medio Oriente. È il segno che lo Spirito è all’opera”. (R.B.)

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    Messaggio del primate d'Inghilterra e Galles per la prossima visita del Papa in Gran Bretagna

    ◊   Il primate cattolico di Inghilterra e Galles, mons. Vincent Nichols, ha indirizzato ai fedeli un messaggio in vista della prossima visita di Benedetto XVI, prevista dal 16 al 19 settembre prossimi in Gran Bretagna. Secondo mons. Nichols - riferisce il settimanale cattolico “The Universe” - i britannici potrebbero essere convinti che “il Papa verrà a trovare la comunità cattolica, ma il suo compito principale non è esattamente questo. Verrà per offrire alla nostra società - sottolinea il presule - una testimonianza del Vangelo come messaggio di speranza e di amore, come base ferma e affidabile per la vita moderna”. Il primate cattolico parla di un evento storico, non solo perché sarà la prima "visita di Stato" di un Papa in Inghilterra ma anche a motivo della beatificazione del cardinale John Henry Newman, che verrà celebrata il 19 settembre. Sarà la prima beatificazione ad avere luogo nel Regno Unito. Newman è stato un teologo, filosofo e cardinale, tra i più grandi prosatori inglesi ed il più autorevole apologista della fede che la Gran Bretagna abbia prodotto, apprezzato anche dai non cattolici. Per mons. Nichols la visita è anche un modo per ricordare ai cittadini britannici che sono “esseri spirituali, molto più della somma totale dei nostri risultati materiali, portati all’amore e alla bellezza e capaci di amare Dio”. In un momento di austerità economica come quello attuale – ricorda ancora il primate - “la qualità dei rapporti tra tutte le persone diventa molto importante per il nostro benessere comune”. Il presidente dei vescovi inglesi e gallesi non ha dubbi: “il compito dei cattolici britannici è di sostenere il Pontefice”, di essergli vicino, di dare credibilità visibile al messaggio che offre a tutti con la testimonianza delle azioni e della vita. (M.A.)

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    Inghilterra: le critiche dei movimenti cristiani per gli spot Tv pro aborto

    ◊   Il primo spot pro aborto della storia della televisione inglese andrà in onda questa sera sull’emittente Channel 4. Lo ha realizzato l’associazione “Marie Stopes International”, un’associazione abortista. Lo spot, della durata di 30 secondi, verrà trasmesso durante la prima puntata di un nuovo show, “The Million Pound Drop” e sarà poi mandato in onda per l’intero mese di giugno. Stasera sarà visibile solo dopo le 21, per i successivi non ci sarà limitazione di orario, comunque si cercherà di non trasmetterli durante i programmi per i minorenni. Non si conoscono i dettagli dello spot, ma è trapelata solo una frase slogan: “Sei in ritardo?” che scorre su immagini di donne preoccupate, mentre sembra che la parola “aborto” non venga pronunciata. Questo è quanto si apprende dal sito del Movimento Giovanile Salesiano che riflette sull’impatto di questa iniziativa. Secondo i responsabili della Marie Stopes è solo uno spot informativo perché le donne sappiano a chi rivolgersi senza essere giudicate. I vescovi inglesi e molte associazioni cristiane, invece, lo criticano perché non fornisce “informazioni complete sullo sviluppo del feto, sulla procedura stessa dell’interruzione di gravidanza, sui rischi cui si espongono le donne e sulle eventuali alternative all’aborto” e perché “è uno spot che reclamizza l’uccisione di bambini non ancora nati”. Simon Calvert del Christian Institute ha protestato che Channel 4 è finanziata con il denaro pubblico: “La gente, già probabilmente turbata nell’apprendere quanto denaro pubblico viene dato all’associazione per eseguire gli aborti, lo sarà ancora di più nel sapere che parte di quel denaro viene usato per promuovere iniziative a favore dell’aborto”. Channel 4 si difende dicendo che saranno i telespettatori a farsi la loro opinione su quanto lo spot cerca di comunicare. Nel Regno Unito vige il divieto di pubblicità pro aborto ma la Msi ha sfruttato un escamotage legale: essendo un’associazione no profit (che riceve oltre 30 milioni di sterline dal servizio sanitario inglese per praticare circa 65mila aborti all’anno) è riuscita a sfruttare il fatto che le organizzazioni senza fini di lucro possono evitare la suddetta restrizione. (M.A.)

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    I vescovi dell’Africa australe lanciano un’iniziativa contro la tratta degli esseri umani

    ◊   “Il traffico di esseri umani nella regione dell'Imbisa è un fenomeno complesso ed è alimentato da una vasta gamma di fattori e tra questi vi sono la povertà, la debolezza dell’economia locale, i conflitti e la richiesta di manodopera a basso costo. Il numero esatto delle vittime della tratta nella regione dell'IMBISA rimane sconosciuto a causa della mancata disponibilità di statistiche ufficiali su questo dramma” afferma un comunicato inviato all’agenzia Fides. L’Inter-Regional Meeting of Bishops of Southern Africa (Imbisa) raggruppa le Conferenze episcopali di Angola e Sao Tomé, Botswana, Sudafrica e Swaziland, Losotho, Mozambico, Namibia e Zimbabwe. “I governi sono consapevoli di questo problema, ma sembrano dare poca priorità al suo contrasto. La maggior parte dei Paesi della nostra regione non hanno abbastanza risorse umane e finanziarie per affrontare il problema della tratta di esseri umani” afferma il comunicato. “I gruppi religiosi possono svolgere un ruolo importante nella sensibilizzazione e nell’azione su questo tema con l'appoggio dei governi locali per frenare il problema. L’imminente Coppa del Mondo di calcio in Sudafrica, ha creato l’occasione per aumentare il numero delle persone vittime dei trafficanti. Le vittime in particolare sono le ragazze, alle quali i trafficanti prospettano un lavoro onesto in Sudafrica come cameriera o guida turistica”. Per affrontare la questione l'Imbisa, con l'assistenza di Planet Waves, ha organizzato un incontro che si è tenuto al Midrand Conference Centre a Johannesburg, in Sudafrica, dal 18-19 maggio 2010. Erano presenti le Conferenze Episcopali di Lesotho, Namibia, Sudafrica e Zimbabwe. Nel suo intervento di benvenuto, padre Richard Menatsi, il direttore dell'Imbisa, ha spiegato che lo scopo della riunione era attirare l'attenzione del mondo sul dramma di donne e bambini che entrano illegalmente in Sudafrica dal Mozambico, al ritmo di 300 persone a settimana. Lo scopo è anche quello di discutere il ruolo della Chiesa cattolica nella regione dell'Imbisa nella lotta contro il traffico di esseri umani. I partecipanti hanno deciso di organizzare gruppi di lavoro nei loro Paesi con lo scopo di aumentare la consapevolezza della gravità del problema della tratta di esseri umani e di fornire una mappa del fenomeno. I workshop previsti riguarderanno i seguenti temi: definizione di tratta di esseri umani, prassi usata dai trafficanti, identificazione delle vittime del traffico, modalità per l'assistenza alle vittime, insegnamento sociale della Chiesa e posizione della Chiesa sulla questione. Questi workshop si svolgeranno a metà luglio nello Zimbabwe, la prima settimana di ottobre in Lesotho, la seconda settimana di ottobre in Namibia e, infine, a novembre in Sudafrica. (R.P.)

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    L’impegno della comunità internazionale in favore della Somalia

    ◊   Un impegno comune in favore della Somalia. È quanto sottoscritto nella cosiddetta dichiarazione di Istanbul, firmata al termine della conferenza internazionale indetta dall’Onu per discutere del futuro del Paese del Corno d’Africa. L’agenzia Misna riferisce che, come invitato dal Segretario generale delle Nazioni Unite Ban-ki-moon, i partecipanti si sono impegnati a sostenere il governo di transizione del presidente somalo Sheikh Sharif Ahmed perché in lui “si è concretizzata la possibilità di riportare pace e stabilità in una Somalia altrimenti destinata a nuovi anni di insicurezza e di violenze”. È questa la risposta che la comunità internazionale dà, dunque, alla profonda crisi politica esplosa nel Paese e al braccio di ferro tra presidente e primo ministro sulle strategie di contenimento dell’insurrezione armata. Gli interventi susseguitisi durante l’incontro, hanno sottolineato la necessità di sostenere i diritti umani, la ricostruzione e lo sviluppo della Somalia e la necessità di migliorare in tempi brevi le condizioni di vita della popolazione. Intanto, però, gli episodi di violenza non accennano a fermarsi: il fine settimana appena concluso, infatti, è stato uno dei più cruenti degli ultimi mesi, con un bilancio complessivo di 14 morti tra i civili e decine di feriti, come riferiscono alcune radio locali. (R.B.)

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    Nasce ‘Africa news 24’: un canale in cui l’Africa parla di sé

    ◊   Un punto di vista tutto africano sull’Africa: è questa la novità portata dalla nascita si ‘Africa news 24’, il primo canale di notizie prodotto nel continente e diffuso in tutto il mondo. Il progetto fa capo a ‘Euronews’ diretta da Pierluigi Malesani che ha dato l’annuncio della novità, come riferisce l'agenzia Misna, durante i lavori della conferenza di alto livello ‘Africa: 53 Paesi, un’Unione’, svoltasi a Bologna il 21 maggio scorso per iniziativa della Fondazione per la cooperazione tra i popoli. Il canale si avvarrà della collaborazione delle emittenti pubbliche di vari Paesi africani e trasmetterà in più lingue: all’inizio soltanto in inglese, francese e portoghese con i sottotoli, poi anche in molti idiomi locali. Euronews metterà a disposizione delle reti locali la propria esperienza di canale all news europeo maturata in questi anni di lavoro, ma contribuendo a costruire un network che garantisca, per la prima volta nella storia, un punto d’osservazione genuinamente africano sulla realtà del continente. (R.B.)

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    Indonesia: le autorità islamiche chiudono una chiesa cristiana

    ◊   Le autorità islamiche di Bogor, nella provincia del West Java, hanno disposto la chiusura della chiesa del Gereja Kristen Indonesia (Gki), un gruppo cristiano molto grande e diffuso sul territorio. Da allora i fedeli hanno scelto di celebrare le funzioni in strada, ma è stata avviata anche una protesta ufficiale da parte della Commissione nazionale indonesiana per i diritti umani. I fedeli della Gki bollano come illegale la decisione delle autorità di vietare qualsiasi riunione religiosa e sociale, puntando sul fatto che il sindaco di Bogor aveva concesso il permesso di stabilire un edificio per il loro culto dal 2006. La chiusura, in realtà, come riporta l'agenzia AsiaNews, era già stata ordinata una prima volta nel febbraio 2008, ma poi dichiarata invalida, fino al marzo scorso, quando le attività sono state sospese a tempo indeterminato. Da tempo nella zona alcuni gruppi estremisti islamici protestano pubblicamente anche in modo violento, accusando i cristiani di fare proselitismo: a fine aprile un complesso cristiano è stato assaltato e dato alle fiamme perché credevano non fosse destinato a un centro educativo, bensì a un luogo di preghiera. Il pastore Gomar Gultom ha fatto sapere che la decisione non fermerà i fedeli che proseguiranno le loro proteste in strada, nonostante il tribunale di Bandung abbia dichiarato l’illegalità di queste azioni. Lo scorso fine settimana alla celebrazione, rigorosamente per strada, della Messa, ha partecipato anche il presidente del Sinodo della Chiesa di West Java, Calvin Labe. (R.B.)

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    Sri Lanka: dopo l’inondazione, alto il rischio di malattie infettive ed epidemie

    ◊   Inizia a ritirarsi l’inondazione che ha sommerso interi villaggi negli occidentali distretti di Gampaha, Colombo e Kalutara, con un bilancio ufficiale di almeno 20 morti e oltre 606mila sfollati. Ora le autorità sanitarie ammoniscono contro il rischio di infezioni e malattie da raffreddamento e raccomandano di bere solo acqua bollita. Il deflusso delle acque è lento nel distretto di Gampaha, specie nelle aree come Kelaniya, Mahara, Ja-ela e Satana, le più colpite dalle piogge torrenziali proseguite ininterrotte per oltre una settimana. Rimangono affollati molti campi profughi. Anura Jayasinghe, epidemiologo consulente del ministero della Sanità, spiega che “l’inondazione può portare rifiuti nelle fonti di acqua potabile e inquinarle. Sorgenti, laghi e canali sono molto vulnerabili”. C’è un alto rischio di malattie infettive come tifo, epatite A, dissenteria, colera, rabbia, dengue, leptospirosi, influenza virale e altre, non è possibile bere l’acqua del rubinetto anche perché - aggiunge l’esperto - le frequenti interruzioni dell’elettricità possono avere danneggiato i procedimenti di potabilizzazione. Egli consiglia la popolazione di stare molto attenta all’insorgere dei sintomi tipici di queste malattie e di bollire l’acqua prima di berla. Il dottor A. Balasooriva, pure consulente dell’Ufficio per l’Educazione sanitaria, avverte di non mangiare verdura cruda, per qualche giorno, ma di pulirla bene prima. Un altro flagello è la maggior presenza di serpenti. Nel solo distretto di Gampaha ci sono stati almeno 30 ricoveri per morsi di serpente, con le vittime colpite soprattutto quando sono tornate a casa per prendere cose essenziali. La dottoressa Teia Perera dell’ospedale di Ragama dice che ci sono stati molti morsi di cobra e vipere, ma non ci sono stati casi mortali. (R.P.)

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    Seminario all'Onu promosso dalla Santa Sede su "Libertà, verità e carità"

    ◊   Si aperto ieri e si concluderà il 28 maggio, al Palazzo di Vetro di New York, per iniziativa della Fondazione Path to Peace e della Missione di Osservazione Permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, un seminario sulla dottrina sociale della Chiesa. A cadenza annuale e alla sua quinta edizione, l’appuntamento si propone di riflettere su “Libertà, verità e carità: fondamento della promozione dello sviluppo umano vissuta come vocazione”. Prendono parte all’incontro cinquanta studenti di università americane, che nel corso delle sessioni potranno approfondire diversi ambiti del magistero cattolico in campo sociale, sia a livello mondiale, sia sul piano locale, conoscere da vicino l’attività della Missione della Santa Sede presso le Nazioni Unite, acquisire maggiore consapevolezza del ruolo fondamento dei giovani nella costruzione del bene comune. Interverranno, in qualità di relatori, l’arcivescovo Celestino Migliore, Osservatore Permanente della Santa Sede all’ONU, diplomatici accreditati e alti funzionari delle Nazioni Unite. Gli argomenti del corso includono l’azione diplomatica della Santa Sede, l’impatto della dottrina sociale della Chiesa sulle attività dell’ONU, gli ambiti in cui si esercita il magistero sociale cattolico: povertà e sviluppo sociale, pace e sicurezza mondiale, diritti umani, il traffico delle persone. A complemento delle lezioni, gli studenti effettueranno visite guidate ad alcuni uffici delle Nazioni Unite e potranno dialogare con diplomatici e con responsabili delle diverse agenzie. (M.V.)

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    Olanda: primo processo in Europa a cinque pirati somali da parte del Tribunale di Rotterdam

    ◊   Si aprirà domani a Rotterdam, in Olanda, il primo processo in Europa contro il reato di pirateria. Cinque gli imputati, si tratta di cittadini somali, tra i 22 e 45 anni intercettati da una nave militare danese nel golfo di Aden, al largo della Somalia, il 2 gennaio dello scorso anno mentre attaccavano un cargo olandese. Se riconosciuti colpevoli rischiano dai nove ai 12 anni di carcere. Consegnati dalla Marina danese alle autorità olandesi, che avevano emesso un mandato di arresto europeo, i cinque uomini sono detenuti in Olanda dal 10 febbraio del 2009. Attraverso i loro legali, i cinque contestano la lunga detenzione preventiva e mettono in discussione la competenza del tribunale di Rotterdam, in quanto il cargo attaccato era registrato nelle Antille olandesi, dotate di una propria giurisdizione. Ma al di là della sede di competenza, a rendere incerto il lavoro dei giudici sarà la difficoltà di dimostrare le accuse. Per inchiodare alle loro responsabilità i corsari bisogna coglierli in flagranza di reato. Ma molti Paesi non riconoscono il reato di pirateria ed anche una volta catturati, non c'è certezza che i pirati vengano perseguiti per la mancanza di una giurisdizione internazionale e di fori appropriati. Da rilevare che su un totale di 409 attacchi a navi, registrati nel 2009 in tutto il mondo, ben 215 hanno avuto come scenario il Golfo di Aden, al largo delle coste somale. Attualmente, la maggioranza dei pirati catturati viene processata in Kenya, primo e unico Paese africano a essersi reso disponibile a giudicarli. Ma l'accordo con la comunità internazionale rischia di saltare, perché Nairobi lamenta che i procedimenti sono troppo numerosi e troppo costosi e reclama finanziamenti per le prigioni e lo svolgimento dei processi. L'Italia e la Francia hanno annunciato che lavoreranno insieme per istituire un Tribunale speciale contro la pirateria internazionale, che potrebbe nascere nell'ambito delle Nazioni Unite. Un'ipotesi, questa, sostenuta dall'Unione europea. I tempi non si preannunciano però rapidi. La stessa Onu ha trattato il tema della pirateria la scorsa settimana nella Conferenza svoltasi ad Istanbul dedicata alla critica situazione della Somalia. Nel frattempo impera il ''fai da te'': solo due settimane fa la Marina russa, cedendo alla mancanza di una base giuridica, ha deciso di rilasciare in alto mare dieci pirati sudanesi catturati dopo che avevano tentato il 5 maggio scorso di prendere una nave petroliera russa al largo dello Yemen. Dei dieci uomini e del piccolo vascello sul quale sono stati imbarcati si è perso presto ogni traccia. Probabilmente finiti in fondo al mare, inghiottiti dalle onde. (R.G.)

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    Azerbaigian: al via la Conferenza del Consiglio d’Europa sulle disparità uomo-donna

    ◊   Si apre oggi a Baku, capitale dell’Azerbaigian, la settima Conferenza ministeriale del Consiglio d’Europa, che ha come tema “L’uguaglianza di genere: colmare il divario tra uguaglianza de jure e de facto”. Molti progressi in materia sono stati fatti, assicurano i promotori, la cui opinione è riportata dall'agenzia Sir, ma nonostante questo, anche nei Paesi membri del Consiglio permangono grandi divari tra l’uguaglianza de jure e quella de facto: si pensi, ad esempio, che soltanto il 21% dei parlamentari europei sono donne e resistono notevoli differenze salariali. I ministri si confronteranno, infatti, sugli obiettivi conseguiti e sull’analisi dei ritardi, sulle modalità di miglioramento dell’efficacia delle azioni positive e sul ruolo che l’istruzione e i media assumono nella lotta ai pregiudizi. Ad inaugurare i lavori, la vicesegretario generale del Consiglio d’Europa, Maud de Boer-Buquicchio e la vicesegretario generale delle Nazioni Unite, Asha-Rose Migiro. A conclusione della conferenza verranno adottate una risoluzione e un piano d’azione che definiranno gli orientamenti delle future attività del Consiglio. (R.B.)

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    Missione dell’Europarlamento in Brasile e Argentina

    ◊   Inizia oggi la visita della delegazione del Parlamento europeo, inviata in Brasile ed Argentina, con un fitto programma di incontri istituzionali, in agenda fino al 28 maggio. La missione, guidata da Luis Yanez, presidente della delegazione parlamentare per le relazioni con il Mercosur (mercato comune dell’America meridionale), prevede colloqui con il presidente del Brasile, Luiz Inácio Lula da Silva e con Celso Amorin, ministro degli Affari esteri, oltre che la partecipazione all’apertura del XVII Forum Brasile-Europa sulle questioni ambientali ed energetiche. Previsti per il 27 e 28 gli incontri a Buenos Aires con la presidente argentina Cristina Kirchner e con il ministro degli Esteri Jorge Enrique Taiana e con il presidente del Senato, Julio Cobos. (R.G.)

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    Polonia: mostra missionaria a Czestochowa dedicata ai bambini africani

    ◊   “I bambini d’Africa” è il titolo eloquente della Mostra fotografica che si potrà visitare dal 1° giugno al 31 agosto 2010, allestita presso il Museo del pellegrinaggio a Czestochowa. La Mostra raccoglie le fotografie di don Maciej Oset, sacerdote dell’arcidiocesi di Czestochowa, attualmente missionario in Zambia. Le fotografie presentano i bambini del continente africano, alcuni aspetti della cultura africana, la vita quotidiana nello Zambia e i principali momenti della vita sociale e religiosa degli abitanti dell’Africa. Don Maciej Oset, nato nel 1976 a Czestochowa, ordinato sacerdote nel 2002, è missionario in Zambia dal 2007. Dal dicembre 2007 fino al giugno 2009 ha lavorato nella Missione cattolica Mukonchi (dell’arcidiocesi di Lusaka) e attualmente lavora a Mphansya. Nel suo sito internet, don Maciej inserisce regolarmente le informazioni sul lavoro missionario che svolge in Zambia, le fotografie, e anche il suo “Diario di un missionario. Africa-Zambia”. (R.P.)

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    A Palermo tre giorni di eventi in memoria di Don Puglisi

    ◊   Tre giorni di eventi in memoria del Servo di Dio Pino Puglisi, sono stati organizzati a partire da domani dal coordinamento Libera scuola della città, il presidio insegnanti e i Comitati di Libera junior. Gli eventi, due nel quartiere di Brancaccio dove il sacerdote nacque, visse e fu ucciso il 15 settembre 1993, e uno nel quartiere Uditore, in occasione della conclusione dell’anno scolastico. Secondo quanto riportato dall’agenzia Sir, l’Istituto comprensivo statale ‘Padre Pino Puglisi’, per festeggiare il decimo anniversario dalla fondazione e commemorare il sacerdote fondatore del centro Padre Nostro, dal quale prende il nome, ha organizzato per domattina alle 9 la gara di atletica ‘La scheggia del quartiere verso l’Olimpico di Roma’ a cura dell’atletica Berradiore. Alle 15.30, inoltre, minitorneo di calcio a cinque ‘Insieme… per’ e mercoledì alle 9 ‘Brancaccio ringrazio Padre Pino’, una marcia di Libera dalla chiesa al luogo dell’assassinio. Il 27 maggio alle 9, infine, è in programma il ‘Corteo dei piccoli comportamenti’, una festa in musica con l’Orchestra degli Antropodi Sgattaiolati e dei piccoli percussionisti di Borgo Nuovo. (R.B.)

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    Padova: il "Cammino di sant'Antonio" nella notte tra il 29 ed il 30 maggio

    ◊   “Camminare dietro a sant’Antonio da pellegrini”. Questo “l’obiettivo” del “Cammino di sant'Antonio”, pellegrinaggio organizzato dai frati della basilica di Padova in prossimità della festa del Santo (13 giugno). Questa iniziativa, informano i frati in una nota diffusa oggi e ripresa dall'agenzia Sir, “è rivolta principalmente ai giovani, ma aperta anche a tutti i devoti che vi desiderano partecipare”. Si tratta di “un percorso, sicuro e percorribile in ogni momento dell’anno, che collega Camposampiero a Padova, sulle tracce dell’ultimo viaggio di Antonio, quando, morente, chiese di essere portato a Padova nella piccola chiesa di Santa Maria Mater Domini”. Il programma del “Cammino 2010”, che si svolgerà nella notte tra sabato 29 e domenica 30 maggio, prevede la partenza alle ore 23.30 del 29, dopo la veglia eucaristica (ore 22) e la preghiera e la benedizione dei pellegrini (ore 23). Domenica 30 maggio, alle ore 6 circa, è previsto l’arrivo all’Arcella (celebrazione del transito di sant’Antonio); alle 8 circa, i pellegrini partiranno per la basilica del Santo, dove alle ore 10 ci sarà la celebrazione della Messa. “Il cammino – spiegano gli organizzatori – si snoda attraverso un percorso di 25 Km con strade sterrate e lungo gli argini di un canale. Pertanto è consigliato avere un equipaggiamento adeguato”. (R.P.)

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    Festival di Cannes: Palma d’Oro al film del regista thailandese Weerasethakul

    ◊   Il film più sorprendente del 63.mo Festival di Cannes, “Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives” del thailandese Apichatpong Weerasethakul, vince a sorpresa la Palma d’Oro. È una decisione che ci trova del tutto concordi, perché, insieme a “Des hommes et des dieux” di Xavier Beauvois, che, oltre al premio della Giuria Ecumenica, riceve il Gran Premio della Giuria, rappresenta sicuramente il meglio della Competizione Internazionale. Tratto dal libro di un monaco buddista, il film segue gli ultimi giorni di un uomo che in imminenza della morte ha accesso al regno dell’invisibile. Largamente infiltrato dal mito, attraversato da fantasmi, uomini diventati scimmie per amore, principesse consolate da divinità della natura, corpi e spiriti che si separano per avere ciascuno la propria visione del mondo, “Uncle Boonmee Who Can Recall His Past Lives” lascia commossi per l’afflato umanistico che lo pervade e affascinati per le magiche invenzioni che il regista dissemina lungo il suo percorso. La Giuria ha anche assegnato il Premio per la Regia a “Tournée” di Mathieu Amalric, che racconta con intensa partecipazione le disavventure di un impresario pieno di debiti e delle sue bizzarre ballerine sullo sfondo della provincia francese. Un Premio speciale è invece andato a “Un homme qui crie” di Mahamat-Saleh Haroun, resoconto etico-politico della rivalità fra un padre e un figlio nel Ciad in preda alla guerra civile, mentre “Poetry” del coreano Lee Chang-dong, segmento di vita quotidiana sconvolto dall’irrompere della malattia e della violenza, ha avuto il premio per la miglior sceneggiatura. La migliore attrice è stata Juliette Binoche, protagonista di “Copia conforme” di Abbas Kiarostami, mentre la Palma d’Oro della migliore interpretazione maschile è stata assegnata ex-equo a Javier Bardem, eroe dolente di “Biutiful” di Alejando Gonzales Iñarritu, e a Elio Germano, che dà vita con grande bravura all’operaio-imprenditore del film di Daniele Luchetti, “La nostra vita”. La Caméra d’or ha infine premiato un film messicano decisamente controverso, “Año bisiesto” di Michael Rowe. Ma il film che, con pieno merito, rischia di circolare di più nel mondo è l’italiano Le quattro volte di Michelangelo Frammartino, che dopo avere entusiasmato a Cannes pubblico e critica, ha vinto il Premio Label Europa Cinema e si appresta a uscire nelle nostre sale. In un anno di magra per il cinema, hanno vinto i film migliori. Anche questo è un buon auspicio per il futuro! (Da Cannes, Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    Stato d’emergenza nella capitale della Giamaica a causa del narcotraffico

    ◊   Nella capitale della Giamaica, Kingston, è stato dichiarato lo stato d'emergenza. Le autorità stanno provvedendo all'evacuazione di donne e bambini dai quartieri della città messi a ferro e fuoco da scontri tra la polizia e gang armate di narcotrafficanti, che cercano di impedire l'estradizione del locale signore della droga, Christopher "Dudus" Coke. Il primo ministro giamaicano, Bruce Golding, ha avvertito le gang del narcotraffico che subiranno una ferma risposta da parte delle autorità, affermando che al crimine “non sarà permesso di trionfare”. “Le minacce contro la sicurezza del nostro popolo saranno represse in modo forte e deciso”, ha affermato Golding in un messaggio alla nazione.

    A Pechino vertice Usa-Cina
    Si è aperto a Pechino il vertice sino-americano di due giorni sul Dialogo strategico ed economico tra i due Paesi. Il segretario di Stato americano, Hillary Clinton, ed il segretario del Tesoro, Timothy Geithner, sono a colloquio con alti responsabili cinesi. Clinton e Geithner tenteranno ancora di convincere i cinesi a rivalutare rapidamente lo yuan. Pechino, per il momento, parla sì di riforma, ma graduale. “La Cina apprezza l’iniziativa statunitense di ridurre gli ostacoli all’esportazione e di accogliere gli investimenti di aziende estere negli Stati Uniti – ha detto il vice premier cinese, Wang Qishan – e valuteremo i dettagli del piano per rimuovere gradualmente le barriere alle esportazioni di alta tecnologia e il riconoscimento dello status dell’economia di mercato cinese”. Gli americani sono in situazione di disavanzo commerciale nei confronti dell’economia cinese e le autorità finanziarie di Pechino detengono una grande quantità di buoni del Tesoro statunitensi e quindi una grossa percentuale del debito pubblico americano, che è fra i più alti del mondo.

    Dopo le inondazioni in Polonia, allarme in Germania e in altre regioni dell’Est
    Varsavia prepara l’evacuazione e la Germania trema. Le inondazioni che in Polonia hanno già fatto almeno 12 morti, minacciano ora anche Brandeburgo ed Europa dell’est. L’esondazione della Vistola ha costretto donne, bambini e intere famiglie a lasciare le loro case nei pressi di Swiniary, a un centinaio di chilometri dalla capitale polacca. Un flusso inarrestabile che ha qui raggiunto il tetto delle abitazioni. Allarme dal sindaco di Varsavia, che dopo aver ordinato la chiusura precauzionale di un centinaio di scuole, invita a tenersi pronti all’evacuazione. Almeno cinque, intanto, i morti fatti dalle alluvioni fra Ungheria, Slovacchia e Repubblica Ceca. E a tremare è anche la regione tedesca del Brandeburgo, che dopo un'allerta di livello uno, attende il peggio fra mercoledì e giovedì.

    In Pakistan evacuate 14 mila persone dalla Valle di Hunza
    Il governo pakistano ha dichiarato ufficialmente lo stato di emergenza per la zona di Hunza, nella vallata himalayana del Karakoram, dove il lago Aatabad, da tempo ai limiti della sua capienza, è straripato in più punti, imponendo nelle ultime settimane l'evacuazione di una trentina di villaggi e di 14 mila persone. Il commissario speciale che per conto del governo segue l'evolversi della situazione nella provincia di Gilgit-Baltistan ha esteso la proibizione della circolazione delle persone nei 32 villaggi interessati, già in vigore per la notte, all'intera giornata. L'area colpita è la valle di Hunza, località turistica sull'antica “via della seta” che collega il Pakistan con la Cina. Un tratto della cosiddetta “autostrada della pace”, la Karakoram Highway, è inagibile dallo scorso gennaio, quando uno smottamento ha bloccato il corso del fiume Hunza. Si è formato un bacino lungo 16 chilometri, che cresce di circa un metro al giorno. Il flusso dell'acqua aumenta continuamente per lo scioglimento dei ghiacciai himalayani. Dall'inizio di maggio, le ruspe sono al lavoro per creare un canale di scarico, in modo da ridurre la pressione nel lago, ma per ora senza successo.

    Afghanistan, autobus salta in aria e uccide cinque persone
    Un autobus è esploso nella provincia occidentale afghana di Farah, dopo aver urtato contro un rudimentale ordigno esplosivo (ied) collocato sul ciglio della strada, causando almeno cinque morti ed otto feriti. Lo scrive l'agenzia di stampa Pajhwok. Lo scoppio, ha indicato il comandante della polizia locale, Abdul Rauf Ahmadi, è avvenuto in mattinata nel distretto di Khak-i-Safed, con l'automezzo che stava trasportando il personale di un cantiere edilizio vicino alla frontiera con l'Iran. L'ordigno esploso oggi è di quelli normalmente utilizzati dai talebani per attaccare mezzi e personale militare e di polizia afghano e straniero.

    India, il premier parla di un possibile passaggio di consegne a Rahul Gandhi
    Il primo ministro, Manmohan Singh, ha detto di “essere felice “di dimettersi per lasciare il posto a Rahul Gandhi, qualora “il partito del Congresso me lo chieda”. Il premier ha tenuto una conferenza stampa a New Delhi in occasione del primo anniversario del suo governo bis. Singh pensa che i giovani debbano "farsi avanti" e dice di essere “pronto a lasciare il suo posto”. Il figlio di Sonia Gandhi aveva rifiutato un posto da ministro nel governo dopo la vittoria elettorale dello scorso anno, in quanto occupato a riformare lo storico partito di famiglia. Singh non ha voluto dare nessun giudizio sul suo governo, di recente in calo di popolarità a causa di un'inflazione mensile galoppante del 10%, della minaccia dei ribelli maoisti e dell'alto tasso di corruzione, che vanifica i programmi anti-povertà. Singh ha smentito anche le indiscrezioni su “malumori” con la potente presidente del Congresso, Sonia Gandhi, considerata da molti come colei che guida l'esecutivo. La conferenza stampa, preceduta da un minuto di silenzio per la tragedia aerea di sabato scorso a Mangalore, è stata una delle rare occasioni per i media indiani di interagire con il premier. Singh, che l'anno scorso ha subito un'operazione cardiaca, non è considerato un “comunicatore”. Molte delle domande hanno riguardato il processo di pace con il Pakistan, che è di nuovo ripartito dopo l'incontro tra Singh e Yusuf Raza Gilani, in Bhutan.

    Thailandia, l’opposizione chiede l’impeachment contro il presidente
    Un gruppo di 159 deputati del partito di opposizione Pheua Thai ha presentato oggi al Senato una richiesta di impeachment contro il primo ministro thailandese, Abhisit Vejjajiva, e tre altri membri del governo: il vicepremier, Suthep Thaugsuban, il ministro dell'Interno, Chavarat Chanwirakul, e il ministro dei Trasporti, Sopon Sarum. La richiesta si basa sull'articolo 270 della Costituzione, che disciplina la procedura da seguire in caso di atti illeciti e abuso di potere da parte di pubblici rappresentanti. Il Pheua Thai – che raccoglie i sostenitori dell'ex premier Thaksin Shinawatra, vicini quindi al movimento delle “camicie rosse” appena represso dai militari dopo due mesi di manifestazioni a Bangkok – ha inoltre sottoposto alla Camera anche una mozione di sfiducia contro Abhisit e altri cinque esponenti di governo: i tre già citati, più il ministro delle Finanze, Korn Chatikavanij, e il ministro degli Esteri, Kasit Piromya. Intanto, le autorità thailandesi intendono estendere di una settimana, fino al 31 maggio, il coprifuoco notturno in vigore a Bangkok. L'esercito thailandese ha anche dichiarato di ritenere che i gruppi dell'opposizione vogliono ancora creare caos nel Paese. Il coprifuoco, nella proposta del Cres, sarà applicato da mezzanotte alle 4 di mattina. Nelle notti passate nelle quali il provvedimento è stato in vigore, “inizialmente dalle 21 alle 6”, non si sono verificate violenze.

    Video col tentativo di estorsione, Sarah Ferguson si dice dispiaciuta
    “Sono profondamente dispiaciuta per la situazione e l’imbarazzo creato. Mi trovo in difficoltà finanziarie ma non ho scuse”. Sono le prime dichiarazioni di Sarah Ferguson, atterrata domenica a Los Angeles, per essere premiata ad una cerimonia di solidarietà, organizzata dall’associazione per l’infanzia Variety. Nel video-scoop del News of the World, la duchessa di York aveva chiesto una somma pari a 575 mila euro al giornalista, spacciatosi per uomo d’affari, in cambio di un’intercessione presso l’ex marito Andrea, secondogenito di Elisabetta e rappresentante speciale per il Commercio internazionale e gli investimenti. Sarah ha ribadito l’estraneità del principe, sottolineata in un comunicato anche da Buckingham Palace. “Prendetevi cura di me e mio marito si prenderà cura di voi. Siamo la coppia divorziata più felice del mondo”, diceva Sarah nel video, riferendosi alla fine del suo matrimonio. Avvenuta nel 1996, l’ha lasciata con un assegno da 15 mila sterline l’anno. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 144

     
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