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Sommario del 23/05/2010
Benedetto XVI nella Solennità di Pentecoste: lo Spirito Santo unisce la Chiesa nella diversità, Babele impone la cultura dell'unità
◊ La Chiesa non impone l’unità, come vuole il modello di Babele con l'imposizione di una cultura dell'unità. La Chiesa è una e molteplice perché l’unità dello Spirito si manifesta nella pluralità della comprensione: è quanto ha detto il Papa, stamani, nella Messa da lui presieduta nella Solennità di Pentecoste nella Basilica Vaticana. Il servizio di Sergio Centofanti.
(canto)
La Chiesa nel giorno di Pentecoste invoca con forza il dono dello Spirito Santo, un dono – afferma il Papa - che “Gesù ha chiesto e continuamente chiede al Padre per i suoi amici; il primo e principale dono che ci ha ottenuto con la sua Risurrezione e Ascensione al Cielo”. Ma quali sono gli effetti dello Spirito Santo?
“Là dove ci sono lacerazioni ed estraneità, essa crea unità e comprensione. Si innesca un processo di riunificazione tra le parti della famiglia umana, divise e disperse; le persone, spesso ridotte a individui in competizione o in conflitto tra loro, raggiunte dallo Spirito di Cristo, si aprono all’esperienza della comunione, che può coinvolgerle a tal punto da fare di loro un nuovo organismo, un nuovo soggetto: la Chiesa. Questo è l’effetto dell’opera di Dio: l’unità; perciò l’unità è il segno di riconoscimento, il ‘biglietto da visita’ della Chiesa nel corso della sua storia universale”.
La Chiesa – sottolinea Benedetto XVI – fin dal giorno di Pentecoste “parla tutte le lingue”: è nello stesso tempo “una e molteplice” essendo costituita dalla duplice dimensione di “unità e universalità”. Da qui deriva “un criterio pratico di discernimento per la vita cristiana”:
“Quando una persona, o una comunità, si chiude nel proprio modo di pensare e di agire, è segno che si è allontanata dallo Spirito Santo. Il cammino dei cristiani e delle Chiese particolari deve sempre confrontarsi con quello della Chiesa una e cattolica, e armonizzarsi con esso. Ciò non significa che l’unità creata dallo Spirito Santo sia una specie di egualitarismo. Al contrario, questo è piuttosto il modello di Babele, cioè l’imposizione di una cultura dell’unità che potremmo definire “tecnica”. La Bibbia, infatti, ci dice (cfr Gen 11,1-9) che a Babele tutti parlavano una sola lingua. A Pentecoste, invece, gli Apostoli parlano lingue diverse in modo che ciascuno comprenda il messaggio nel proprio idioma. L’unità dello Spirito si manifesta nella pluralità della comprensione”.
La Chiesa guarda oltre gli orizzonti geografici e “supera muri e barriere”:
“La Chiesa non rimane mai prigioniera di confini politici, razziali e culturali; non si può confondere con gli Stati e neppure con le Federazioni di Stati, perché la sua unità è di genere diverso e aspira ad attraversare tutte le frontiere umane”.
Il Papa ricorda che a Pentecoste lo Spirito Santo si manifesta come fuoco che dà ai discepoli “il nuovo ardore di Dio” per rinnovare la faccia della terra:
“Com’è diverso questo fuoco da quello delle guerre e delle bombe! Com’è diverso l’incendio di Cristo, propagato dalla Chiesa, rispetto a quelli accesi dai dittatori di ogni epoca, anche del secolo scorso, che lasciano dietro di sé terra bruciata. Il fuoco di Dio, il fuoco dello Spirito Santo, è quello del roveto che divampa senza bruciare (cfr Es 3,2). E’ una fiamma che arde, ma non distrugge; che, anzi, divampando fa emergere la parte migliore e più vera dell’uomo, come in una fusione fa emergere la sua forma interiore, la sua vocazione alla verità e all’amore”.
E’ un fuoco che “arde ma non brucia”, operando una trasformazione: deve infatti “consumare qualcosa nell’uomo, le scorie che lo corrompono e lo ostacolano nelle sue relazioni con Dio e con il prossimo. Questo effetto del fuoco divino – spiega il Papa - ci spaventa, abbiamo paura di essere ‘scottati’, preferiremmo rimanere così come siamo”:
“Ciò dipende dal fatto che molte volte la nostra vita è impostata secondo la logica dell’avere, del possedere e non del donarsi. Molte persone credono in Dio e ammirano la figura di Gesù Cristo, ma quando viene chiesto loro di perdere qualcosa di se stessi, allora si tirano indietro, hanno paura delle esigenze della fede. C’è il timore di dover rinunciare a qualcosa di bello, a cui siamo attaccati; il timore che seguire Cristo ci privi della libertà, di certe esperienze, di una parte di noi stessi. Da un lato vogliamo stare con Gesù, seguirlo da vicino, e dall’altro abbiamo paura delle conseguenze che ciò comporta”.
Il Papa ripete l’esortazione di Gesù ai discepoli:
“’Non abbiate paura’. Come Simon Pietro e gli altri, dobbiamo lasciare che la sua presenza e la sua grazia trasformino il nostro cuore, sempre soggetto alle debolezze umane. Dobbiamo saper riconoscere che perdere qualcosa, anzi, se stessi per il vero Dio, il Dio dell’amore e della vita, è in realtà guadagnare, ritrovarsi più pienamente. Chi si affida a Gesù sperimenta già in questa vita la pace e la gioia del cuore, che il mondo non può donare, e non può nemmeno togliere una volta che Dio ce le ha donate. Vale dunque la pena di lasciarsi toccare dal fuoco dello Spirito Santo!”
“Il dolore che ci procura è necessario alla nostra trasformazione. E’ la realtà della croce” – prosegue il Papa – è il “mistero della croce, senza il quale non esiste cristianesimo”. Benedetto XVI conclude la sua omelia con l’invocazione allo Spirito:
“Vieni, Spirito Santo! Accendi in noi il fuoco del tuo amore! Sappiamo che questa è una preghiera audace, con la quale chiediamo di essere toccati dalla fiamma di Dio; ma sappiamo soprattutto che questa fiamma – e solo essa – ha il potere di salvarci. Non vogliamo, per difendere la nostra vita, perdere quella eterna che Dio ci vuole donare. Abbiamo bisogno del fuoco dello Spirito Santo, perché solo l’Amore redime. Amen”.
(canto)
Dopo la Messa in Basilica, il Papa ha guidato il Regina Coeli dalla finestra del suo studio privato. Decine di migliaia i fedeli presenti in Piazza San Pietro in una stupenda giornata di sole. Benedetto XVI ha sottolineato che la Chiesa “vive costantemente della effusione dello Spirito Santo” e conosce innumerevoli “pentecoste”, come il Concilio Vaticano II. “Non c’è dunque Chiesa senza Pentecoste” – ha detto - e “non c’è Pentecoste senza la Vergine Maria” come hanno mostrato gli incontri nel suo recente viaggio a Fatima, dove un’immensa moltitudine si è radunata in preghiera con “un cuore solo e un’anima sola”. Il Papa ha rinnovato quindi la sua preghiera, “in quest’Anno Sacerdotale, per tutti i ministri del Vangelo, affinché il messaggio della salvezza sia annunciato a tutte le genti”.
Ha poi ricordato che ieri, a Benevento, è stata proclamata Beata Teresa Manganiello, fedele laica, appartenente al Terz’Ordine Francescano. La Messa è stata presieduta dall'arcivescovo Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi. Undicesima figlia di una famiglia di contadini, vissuta nell’Ottocento, ha trascorso “una vita semplice e umile, tra le faccende di casa e l’impegno spirituale nella chiesa dei Cappuccini”:
“Come san Francesco d’Assisi cercava di imitare Gesù Cristo offrendo sofferenze e penitenze per riparare i peccati, ed era piena di amore per il prossimo: si prodigava per tutti, specialmente per i poveri e i malati. Sempre sorridente e dolce, a soli 27 anni è partita per il Cielo, dove già il suo cuore abitava. Rendiamo grazie a Dio per questa luminosa testimone del Vangelo!”
Il Papa ha ricordato anche che domani 24 maggio, memoria liturgica della Beata Vergine Maria, Aiuto dei Cristiani, si celebra la Giornata di preghiera per la Chiesa in Cina:
“Mentre i fedeli che sono in Cina pregano affinché l'unità tra di loro e con la Chiesa universale si approfondisca sempre di più, i cattolici nel mondo intero - specialmente quelli che sono di origine cinese - si uniscono a loro nell’orazione e nella carità, che lo Spirito Santo infonde nei nostri cuori particolarmente nella solennità odierna”.
Infine, ha rivolto il suo saluto ai membri del Movimento per la Vita, che “promuove la cultura della vita e concretamente aiuta tante giovani donne a portare a termine una gravidanza difficile”:
“Cari amici, con voi ricordo le parole della Beata Teresa di Calcutta: ‘Quel piccolo bambino, nato e non ancora nato, è stato creato per una grande cosa: amare ed essere amato’”.
Pentecoste: la riflessione dell'arcivescovo di Crotone-Santa Severina
◊ La Domenica di Pentecoste è spesso vissuta come un giorno qualsiasi: la comunità credente dovrebbe invece testimoniare la propria fede nella Terza Persona della Trinità vivendo questa giornata come una vera e propria festa: è quanto sottolinea al microfono di Federico Piana, l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina, Domenico Graziani:
R. – Come si fa a non fare festa pensando allo Spirito? Basti pensare a quelli che sono i frutti dello Spirito: la libertà, la gioia, il dominio di sé, la pace, la serenità che noi poi possiamo anche coniugare nel termine di quel sostanziale benessere che ognuno, anche realisticamente, può attendersi dalla vita, intraprendendo un cammino i cui inizi sono come quelli del granello di senape ma che va continuamente crescendo.
D. – Questa festa è la discesa dello Spirito Santo. Lo Spirito Santo è una Persona vera e propria, ricordiamolo, non una forza o una energia…
R. – Noi parliamo, proprio all’interno della liberazione cristiana, dello Spirito di Dio che è Persona. Nel mistero dell’unità e Trinità di Dio è come se, in qualche modo, rendesse sempre più vicino – anche all’interno della teologia trinitaria – la dimensione del legame, il nesso, la dimensione del dono che all’interno della vita delle tre Persone divine è quello che ravviva proprio il sentimento della realtà del dono, della realtà del legame e della realtà della relazione.
D. – Come invocare lo Spirito Santo?
R. – Io penso che il modo migliore per invocare lo Spirito è il farsi piccolo, l’umiltà. Nel momento in cui si vive l’umiltà, allora si diventa capaci di quel distacco che ci dischiude orizzonti molto luminosi. Orizzonti che fondamentalmente si possono identificare con l’affermazione paolina: “Non sono più io che vivo, ma è Cristo che vive in me”.
D. – Cosa vuol dire il Nuovo Testamento quando dice che lo Spirito Santo è “Paraclito, consolatore, soccorritore”?
R. – E’ Paraclito e soccorritore, ma soccorritore nel modo divino, nel senso che è lui il gene, dentro di noi, dell’incorruttibilità. Lui è il gene dentro di noi perché è il divino che comunque è in noi per partecipazione, per grazia, perché questo divino comunque giunga a compimento. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Il cardinale Poletto presiede la Messa Solenne per la chiusura dell’Ostensione della Sindone
◊ Con una celebrazione eucaristica presieduta oggi pomeriggio nel Duomo di Torino dal cardinale Severino Poletto, arcivescovo della città, si conclude solennemente l’Ostensione della Sacra Sindone, iniziata il 10 aprile scorso. Nel tardo pomeriggio di ieri è passato davanti alla Sindone il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. “Sono commosso, grato a tutti coloro che hanno preparato un’Ostensione così bene orientata a suscitare nei pellegrini sentimenti di contemplazione e preghiera verso la Passione del Signore – ha detto al termine della visita – Davanti alla Sindone ho pregato a lungo per tutta la Chiesa fedele e sofferente”. Quindi ha aggiunto: “Nonostante il periodo difficile che sta attraversando la Chiesa e la società siamo fiduciosi”. Sono stati oltre due milioni i pellegrini che si sono recati a venerare il sacro lino in un mese e mezzo circa. Tantissimi i giovani che hanno voluto fare questa esperienza. Ascoltiamo, al microfono della nostra inviata Emanuela Campanile, la testimonianza di Maurizio Versaci, vice-responsabile della pastorale giovanile dell’arcidiocesi di Torino:
“Possiamo dire che i giovani che abbiamo incontrato ci hanno dato molto e forse hanno ricevuto anche loro qualcosa. Noi abbiamo voluto che questo tempo dell’Ostensione fosse anche un momento di incontro dei giovani. Giovani provenienti da esperienze diverse, non solo luoghi diversi, che forse attraverso sia l’esperienza della venerazione della Sindone, ma anche di tutto il contorno abbiano potuto vivere un’esperienza di incontro fondamentale, forse, per poi proseguire il loro cammino di fede”.
Tanti anche i giovani volontari che hanno accolto i disabili e le persone in difficoltà giunte a Torino per l’Ostensione. Emanuela Campanile ha raccolto la riflessione di don Maurizio De Angeli, direttore della pastorale giovanile:
“I giovani che erano qui a fare anche l’esperienza del volontariato in qualche modo hanno aiutato davvero tutti a incarnare quello che era un po’ il motto dell’Ostensione: ‘Passio Christi, passio hominis’. Perché come diceva il Papa al Cottolengo: ‘voi siete Gesù Cristo, non solo ci rimandate, ma ci rappresentate, Gesù Cristo’. Per cui l’esperienza dell’accoglienza dei disabili è sempre un’esperienza molto forte che in qualche modo pone delle domande fondamentali sull’esperienza della vita e della vita dei giovani, in particolare”.
Cattolici in politica. Mons. Fisichella: coerenti nel messaggio e nella vita
◊ Si è conclusa ieri la 24.ma plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, riunitasi a Roma sul tema “Testimoni di Cristo nella comunità politica”. Ricevendo i partecipanti venerdì scorso, Benedetto XVI ha ribadito che oggi più che mai “c’è bisogno di politici autenticamente cristiani”, sottolineando la necessità di promuovere quei valori propri della Dottrina Sociale della Chiesa, come vita, famiglia, solidarietà con i poveri, libertà, ricerca del bene comune, che garantiscono un autentico sviluppo della società. Ma qual è la responsabilità dei fedeli laici nella politica? Debora Donnini lo ha chiesto all’arcivescovo Rino Fisichella, presidente della Pontificia Accademia per la Vita e cappellano della Camera dei Deputati:
R. – La prima responsabilità è quella di avere una consapevolezza chiara del momento storico che noi stiamo vivendo e delle urgenze che sono sul tappeto di questi anni. Ritengo che la politica debba riflettere su due fronti. Da una parte sulla formazione che deve essere data alle nuove generazioni fa comprendere che quando si fa la legge, quando c’è attività legislativa, in contemporanea c’è sempre un’azione culturale che viene posta in essere. Quindi, c’è questa prima dimensione fondamentale. Però, dall’altra parte, c’è anche quella tipica, peculiare, di una responsabilità per la formazione nella vita politica e questo mi porta a riflettere su un argomento che da diversi anni, soprattutto nel nostro Paese, noi verifichiamo: la scomparsa, ormai, dei movimenti giovanili all’interno dei partiti.
D. – Quanto è importante una formazione permanente cristiana per i cristiani impegnati in politica?
R. - Il cristiano che s’impegna nella politica sa che il suo non è un semplice ruolo che svolge … ma lontano da me il dover pensare che possa essere inteso come un mestiere o un lavoro qualunque. Spero che il cristiano che s’impegna in politica lo faccia per vocazione e, quindi, come tale, il ruolo che egli è chiamato a svolgere diventa la missione di essere un autentico testimone. Ora, la prima cosa che viene richiesta a un testimone è quella di essere trasparente: cioè, la vita e il messaggio reciprocamente fanno trasparire l’uno e l’altro. Quindi, la prima dimensione che mi viene spontanea sulla quale riflettere è proprio quella di una testimonianza che sia coerente, che sia sostenuta anche da una profonda esperienza di fede e di spiritualità.
D. – Il relativismo permea ormai molto la società odierna. Secondo lei, i politici cristiani devono impegnarsi di più per difendere famiglia e vita?
R. – Da questo punto di vista credo che non soltanto debbano impegnarsi i cattolici direttamente ma tutte quelle persone che credono nel valore della vita e credono anche nel valore di una verità che non solo può essere raggiunta ma che può essere anche esplicitata e far diventare questa verità anche cultura e comportamenti consequenziali. Quindi, io direi soprattutto nei confronti della vita, soprattutto nei confronti della famiglia, questi sono dei temi che dovrebbero andare al di là delle appartenenze perché sono dei temi che sono peculiari nella ricerca del bene comune. Quello che è importante è che non ci sia alla base delle leggi che vengono fatte una sorta di relativismo che porta a conciliare desideri personali come se fossero dei diritti. Quello che deve essere, invece, ricercato è quella piattaforma comune che io ritengo - su questi temi particolari - proviene a noi dalla legge e dal diritto naturale. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Padre Pizzaballa: cristiani chiamati a dare una grande testimonianza in Terra Santa
◊ Il padre francescano Pierbattista Pizzaballa è stato rieletto ieri dal definitorio dell'Ordine dei Frati Minori, ed approvato dalla Santa Sede, nell’ufficio di Custode di Terra Santa e Guardiano del Monte Sion per un triennio. Con quali sentimenti ha accolto questa notizia? Debora Donnini lo ha chiesto allo stesso padre Pizzaballa, raggiunto telefonicamente in Terra Santa:
R. – Anzittutto di gratitudine per l’apprezzamento: è un segno di apprezzamento, immagino, senza falsa modestia, del lavoro fatto e anche un invito, però, a proseguire con lena sulle indicazioni che ci sono state date.
D. – Qual è la situazione della Chiesa in questo momento?
R. – Come Chiesa, la situazione rimane sempre carica di tante prospettive ma anche di tante domande. Siamo rimasti pochi in Terra Santa, il numero dei cristiani si assottiglia; però le sfide rimangono sempre tante. Innanzitutto, il lavoro con la comunità cristiana è anche di accoglienza dei pellegrini che invece aumentano; di dialogo con le alte Chiese, di rapporti con ebrei e musulmani … Quindi, al di là della nostra fragilità siamo comunque in un crocevia molto importante della vita del mondo, dove ci viene chiesta una grande testimonianza.
D. – Perché il numero dei cristiani si assottiglia?
R. – Naturalmente, vi sono ragioni di carattere politico ed economico che sono legate l’una all’altra, perché l’instabilità politica porta anche difficoltà economiche, soprattutto per i palestinesi: non solo il cristiano, ma soprattutto il cristiano vede nella emigrazione all’estero la soluzione alle difficoltà che si trovano qui, alla mancanza di prospettive, soprattutto. Ma c’è anche un lavoro di coscientizzazione della vocazione cristiana, che è importante e che forse è l’aspetto più impegnativo che abbiamo davanti, perché essere cristiano in Terra Santa non è una casualità: è un dono di Dio, una vocazione.
D. – Sul fronte dei negoziati, l’inviato degli Stati Uniti, Mitchell, ha avviato la seconda fase dei negoziati indiretti. Secondo lei, che speranze ci sono che il processo di pace si concretizzi?
R. – Onestamente, non c’è un grande entusiasmo intorno a questa iniziativa. E’ un dialogo zoppicante perché non è un incontro diretto, e indica un forte clima di sospetto, un forte rancore tra le due parti che non lascia presagire grandi prospettive. Insomma, non si intravede, non si percepisce questo clima di desiderio di cambiare realmente i problemi che sono qui, in Medio Oriente. Spero di sbagliare, ma non credo che ci saranno grandi cambiamenti.
Thailandia: prolungato il coprifuoco a Bangkok
◊ In Thailandia il primo ministro Vejjajiva ha annunciato il ritorno alla calma e alla normalità nel Paese, precisando che domani saranno riaperte le strade e le scuole di Bangkok. Nella capitale però è stato esteso sempre fino a domani il coprifuoco imposto mercoledì scorso per gli scontri tra esercito e le ‘camice rosse’ antigovernative, seguaci dell’ex premier Taksin, che hanno provocato oltre cinquanta vittime e centinaia di feriti. Ma quali sono i margini per avviare un processo di riconciliazione nel Paese? Stefano Leszczynski lo ha chiesto a Carlo Filippini, docente di economia all’Università Bocconi ed esperto di Asia orientale:
R. – Ci sono due tipi di pericoli. Da un lato, che nelle province del nord e del nordest, dove i seguaci dell’ex premier Taksin e le camicie rosse sono in forte maggioranza, che si diffonda la rivolta. L’altra possibilità, ancora più pericolosa, è che piccoli gruppi di disperati, o probabilmente anche gli estremisti che poco hanno a che fare con la rivolta popolare, si diano al terrorismo.
D. - Quelle che erano le basi del compromesso iniziale, e cioè le elezioni anticipate, sembrano ormai qualcosa di irraggiungibile ...
R. – Il rischio è che il governo non offra più una soluzione di compromesso e soprattutto non offra più politiche economiche favorevoli alle masse delle campagne, alle masse rurali più povere, ma che voglia stravincere.
D. - Un Paese che appare, date le premesse, sempre sull’orlo della guerra civile, che sicurezza e che garanzia può dare da un punto di vista economico?
R. – Paradossalmente, 10 anni fa, fra i 10 Paesi dell’Asean, era l’Indonesia a essere in perenne pericolo politico, mentre la Thailandia veniva vista come Paese pacifico in crescita, moderato, eccetera. I ruoli si sono capovolti. La Thailandia in questo momento soffre di due grossi problemi. Da un lato, i turisti che sono scappati, e l’altro aspetto è, appunto, quello di medio-lungo periodo. Le imprese straniere e le multinazionali che avevano investito in Thailandia probabilmente adesso si dirigeranno, ad esempio, verso le perenni concorrenti: Malesia o Indonesia.
D. – Insomma, cresce la preoccupazione a livello internazionale per gli standard di rispetto dei diritti umani in Thailandia. Anche questo è piuttosto dannoso per la sua immagine internazionale ...
R. – Certamente. La Thailandia aveva acquistato un certo ruolo di leader tra i 10 Paesi Asean per un insieme di dimensioni: livello di sviluppo economico, tranquillità, sicurezza politica e così via. Lo sta chiaramente perdendo e questo preoccupa un po’ anche i Paesi vicini, cosa che è molto rara. I 10 Paesi Asean hanno sempre evitato di “interferire”, come dicono loro. Pensiamo al caso della Birmania-Myanmar, che è andata avanti con poche critiche da parte degli altri Paesi Asean.
Cresce la povertà in Europa. Barroso: combatterla con la formazione
◊ "Occorre investire nell'istruzione e nella conoscenza, per combattere la disoccupazione e la povertà": è quanto ha detto ieri a Firenze il presidente della Commissione Europea, José Manuel Barroso, a chiusura della conferenza biennale del Cese, il Comitato economico e sociale europeo. Barroso ha sottolineato che "la crisi economica e finanziaria ha spazzato via dieci anni di crescita e di progressi. E – ha ammonito - non è ancora passata". Secondo gli ultimi dati infatti la povertà in Europa sta crescendo: l'esclusione sociale colpisce oramai un cittadino su quattro, e proprio nell'Anno dedicato dal Vecchio Continente alla lotta contro la povertà. Ma chi sono i poveri oggi in Europa? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a Mario Sepi, presidente del Cese:
R. - Fondamentalmente sono coloro che non sono in grado di gestire la propria vita, che sono costretti in una situazione di emarginazione. Questi sono i veri poveri. E’ per questo che noi puntiamo molto sull’educazione: il modo per farli rientrare nel sistema produttivo, nella società, è quello di dare loro una formazione che sia adeguata alle nuove sfide che devono affrontare nei prossimi anni.
D. – Gli ultimi dati Eurostat sulla povertà sono del 2006, parlano di un cittadino su quattro in Europa con reddito inferiore al 70 % della media. Il 19 % dei bambini è a rischio. C’è stata poi la crisi, ora c’è l’austerità proprio nei Paesi europei. Quanto pensa che questo possa incidere?
R. – Sicuramente inciderà, perché nel momento in cui si decide di ridurre la spesa pubblica, spesso questo non si limita soltanto alle spese cosiddette improduttive, ma tocca anche i problemi di carattere sociale. Uno dei significati fondamentali di questa biennale è dare una risposta sul sociale a tutto questo periodo di austerità che affronterà l’Europa. Si può fare l’austerità senza toccare quello che è il modello sociale europeo, che è l’essenza stessa dell’Europa. Senza coesione sociale l’Europa diventa anche meno competitiva.
D. – La vostra biennale s’inserisce con il suo tema nell'anno europeo della lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Quali sono gli obiettivi in questo arco di tempo e cosa già si sta facendo?
R. – Per il momento c’è soltanto un finanziamento e c’è una serie di iniziative a livello nazionale. Però manca un quadro di riferimento, perché l’Unione Europea in quanto tale non ha competenze in campo sociale. Infatti, una delle richieste che noi faremo è che finalmente il programma di azione sociale sia messo in piedi complessivamente in Europa, basandosi sul Trattato di Lisbona. I due elementi fondamentali sono da un lato, un protocollo sui servizi sociali, fondamentali per la lotta alla povertà, e dall’altro, una clausola sociale che prevede che per qualunque situazione europea bisogna considerare anche l’impatto sociale. Noi pensiamo che però non basti, ed è per questo che poniamo il problema dell’educazione, perché per noi la povertà non è soltanto la povertà dal bisogno immediato, ma anche la possibilità di gestirsi, di essere persona.
In Piazza San Pietro col Papa per promuovere una cultura del diritto a non abortire
◊ Si è dunque conclusa oggi con la partecipazione al Regina Caeli presieduto dal Papa in Piazza San Pietro, la tre-giorni di studio promossa a Roma dal Movimento per la Vita, in collaborazione con il Forum delle Associazioni Familiari e l’Associazione Scienza e Vita, per i “Trentadue anni della legge 194” sulla interruzione volontaria della gravidanza. Un appuntamento servito a rilanciare l’appello a non rassegnarsi alla cultura dell’aborto. Fabio Colagrande ha intervistato a questo proposito il prof. Lucio Romano, copresidente di Scienza e Vita:
R. – Credo che noi oggi dovremmo assolutamente virare da una cultura del diritto ad abortire ad una cultura del diritto a non abortire. Infatti, proprio in ragione di questo diritto a non abortire, riportato dalla 194 in parte, seppur molto fugacemente, e molto disatteso, credo che noi dovremmo operare. Dopo 32 anni dalla promulgazione della legge 194, noi possiamo trarre una conclusione che è questa: la legge, per quanto operi da tanti anni, è completamente disattesa. Disattesa soprattutto per quanto riguarda la prima parte, quella cioè della cosiddetta prevenzione, che ci è molto caro richiamare nella cosiddetta prevenzione post concezionale. Quali sono gli interventi che vengono realmente concretizzati a tutela e a difesa della vita in una donna, che molte volte afferisce ad un servizio - quale può essere il consultorio o una struttura ospedaliera universitaria - in una situazione di grande disagio, molte volte di natura economica, che diventa il principale motivo che dà luogo all’interruzione di gravidanza? Ne viene di conseguenza che questi sono tutti aspetti di una rilevantissima importanza, in quanto dovremmo intervenire in un ambito non solo di ordine culturale, ma quella dimensione culturale dovrebbe essere suffragata e supportata da una dimensione di ordine politico, normativo e legislativo che porti non solo ad una riforma dei consultori, ma ad una cultura diversa di approccio.
D. – Tre giornate per non rassegnarsi, ma non rassegnarsi a che cosa?
R. – Non rassegnarsi ad accettare in maniera supina che le cose vadano così come sono andate a tutt’oggi, senza integralismi, senza polemiche, ma nella fermezza di un’argomentazione e di una riflessione antropologica a tutela dei diritti fondamentali dell’essere umano fin dal primo momento della sua vita. E’ lì il segno di civiltà, è lì il segno di una politica che diventa nobiltà. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
E tante erano oggi le mamme e i papà presenti a piazza San Pietro, per il Regina Coeli con Benedetto XVI. Ascoltiamo alcune testimonianze raccolte da Marina Tomarro:
R. – Siamo qui perché noi siamo per la vita. Noi abbiamo due bambini. Per noi, la vita è la cosa più bella che possa esserci.
R. – Noi crediamo che il futuro sia dei bambini e se non si seguono politiche e se non si prendono decisioni che consentono alle famiglie di potersi organizzare e dare un seguito alla loro vita, questo non avverrà mai! Siamo in un momento difficile. Siamo qui non per protestare, ma per dare il nostro contributo.
D. – Il Papa vi invita a continuare a sostenere il vostro ‘sì’ alla vita. In che modo lei risponde a questo invito?
R. – Prima di tutto, rispondiamo con gioia, perché è commovente sentire questo richiamo. Rispondiamo continuando a fare cultura per la vita, in maniera positiva; continuando a dire che la vita è bella: per la mamma che può accogliere, per il figlio che vuole nascere e per il padre che desidera quel figlio!
R. – E’ veramente una gioia poter ascoltare il Papa che ci sostiene in questo cammino che non è assolutamente facile, nella società di oggi, dove i più piccoli – nati o non nati – vengono calpestati. E siamo molto grati al Santo Padre che ci sostiene in questo cammino.
Intanto nei giorni scorsi il presidente della Lombardia, Formigoni, ha presentato il progetto “Nasko”, che prevede un fondo speciale illimitato per evitare nella regione gli aborti dettati da motivi economici. Secondo stime ragionevoli, in Lombardia, su un totale di oltre 20.800 interruzioni volontarie di gravidanza in un anno, sarebbero 7mila quelle dovute alla povertà. Ma come salutano l’iniziativa della Regione i Centri di aiuto alla vita (Cav)? Paolo Ondarza lo ha chiesto a Paola Bonzi, fondatrice e direttore del Cav della clinica Mangiagalli di Milano.
R. – Lo salutiamo con un “evviva” perché le dico solamente che nel mese di aprile ho incontrato 84 donne a rischio di aborto per motivi economici, alle quali io non ho potuto dare nulla perché noi abbiamo finito tutti i fondi. Vedere che un bambino non può nascere per 4-5.000 euro, le garantisco che è una sofferenza immensa!
D. – Finora, i fondi che vi finanziavano da dove venivano?
R. – Sono sempre stati fondi che venivano da privati, da qualche fondazione oppure da progetti fatti a seconda dei bandi degli enti pubblici.
D. – Come vengono impiegati i fondi che ricevete?
R. – Noi aiutiamo le donne che rinunciano ad abortire per 18 mesi, il che vuol dire i sei mesi della gravidanza che restano e fino al primo anno di vita del bambino. Con colloqui di sostegno psicologico e con un assegno mensile attorno ai 250 euro.
D. – Il progetto della Regione Lombardia è unico nel suo genere nell’intero panorama italiano?
R. – Sì. Sicuramente sì. Ma non solo a livello dell’istituzione Regione: anche a livello comunale o provinciale! Cioè, la Regione Lombardia e il suo presidente, in modo particolare, si sono veramente fatti carico di una situazione che risulta abbastanza impressionante, perché sei donne su dieci – almeno alla “Mangiagalli” – abortiscono per puri motivi economici.
D. – L’aborto porta sempre con sé conseguenze psicologiche devastanti, e ancora di più se questa scelta di morte è dettata da difficoltà economiche …
R. – Noi abbiamo nel nostro Centro di aiuto alla vita una psicologa che si occupa proprio dell’elaborazione del lutto e le garantisco che certe frasi fanno male al cuore. Queste donne non lo rifarebbero mai!
D. – Parlando di ricorso all’aborto per motivi economici, per difficoltà economiche, qual è la proporzione tra italiane e straniere?
R. – Incidono di più sugli stranieri, però ci sono anche molte italiane, perché in questo momento i contratti a termine non vengono rinnovati, e se si presentano ad un colloquio di lavoro e dicono che sono al secondo mese di gravidanza, non le assumono nemmeno. Addirittura, nel colloquio preliminare fanno firmare dichiarazioni in cui queste persone da assumere si ripromettono di non rimanere incinte! Quindi, direi che anche la situazione delle donne italiane è piuttosto pesante!
Anno Sacerdotale. Annunciare il Vangelo nel web: la testimonianza di un padre domenicano
◊ “Un sacerdote risponde”: s’intitola così la rubrica ospitata dal sito Internet www.amicidomenicani.it. A curarla è padre Angelo Bellon, sacerdote appartenente all’Ordine dei Domenicani e docente di Teologia, il quale risponde tramite web alle tante domande che i fedeli pongono sui principali temi teologici. Residente in Piemonte, padre Angelo ha sentito la chiamata alla vita consacrata sin da bambino. Al microfono di Isabella Piro, per la nostra rubrica dedicata all’Anno Sacerdotale, ascoltiamolo raccontare com’è nata la sua vocazione:
R. – Potrei dire che è nata prima di me, nel senso che non ho mai avuto – anche da piccolo – altra idea che quella di diventare sacerdote. Ricordo precisamente che la sera antecedente la Prima Comunione, il parroco mi suggerì di domandare al Signore la grazia di diventare un sacerdote. Probabilmente il parroco era consapevole di quello che ha scritto Santa Teresina del Bambino Gesù, nella “Storia di un’Anima”, e cioè “che il Signore non nega nulla di quello che Gli domanda un bambino nel giorno della Prima Comunione”.
D. – Perché ha scelto poi l’Ordine dei Domenicani, dei predicatori per eccellenza, potremmo dire?
R. – Questa scelta non è nata da me. Avevo incontrato un padre domenicano, avevo parlato con lui e questo padre si era convinto che io dovessi diventare domenicano. E devo dire che l’Ordine domenicano era fatto proprio per me: mi ritrovo in pieno nella dottrina di San Tommaso, nel fatto che nell’Ordine domenicano si vive all’interno della comunità la vita contemplativa, la vita di comunione con Dio, in cui ci si prepara per lo studio e per la predicazione, per comunicare poi con il nostro prossimo “ex abundantia cordis”.
D. – Lei oggi è un uomo felice? Se tornasse indietro rifarebbe la stessa scelta della vita consacrata?
R. – Felice, lo sono. Sul fare la scelta della vita consacrata, nessuno di noi diventa sacerdote di propria iniziativa. E dunque io sarei felicissimo che il Signore – se dovessi rinascere di nuovo – mi chiamasse al sacerdozio e all’Ordine domenicano. Mi pare di poter trovare il motivo nelle parole che Gesù ha usato con la Samaritana: “Chi beve dell’acqua che io gli darò, non avrà mai più sete”. San Tommaso commenta: “Non avrà più sete di altre acque, perché si innamora ormai di questa”. Posso dire che la vita del sacerdozio ed anche la vita nell’Ordine domenicano, la scopro e la amo sempre di più. Se in tanti matrimoni si può dire che l’amore, con l’andare del tempo, si affievolisce, Gesù invece, che è roveto ardente, ci porta ad un amore, ad un fascino e ad un innamoramento sempre più grande.
D. – Padre Angelo, lei oggi cura la rubrica “Un sacerdote risponde” sul sito internet www.amicidomenicani.it Come è nata l’idea di dialogare con i fedeli tramite il web?
R. – È nata in maniera molto fortuita, perché un giovane del nostro gruppo era stato trasferito per motivi di lavoro in un’altra regione e per Natale aveva voluto farci una sorpresa: decise di creare un sito, quello di “amici domenicani” in cui i suoi amici potessero interloquire con lui. Ben presto, però, si è sentita l’esigenza anche del sacerdote per puntualizzare, su tanti problemi, quali fosse la dottrina della Chiesa. Si è inserita così questa rubrica “Un sacerdote risponde” alla quale io provvedo.
D. – Quali sono i dubbi, le perplessità, le domande che i fedeli le pongono con maggior frequenza?
R. – Un terzo riguarda problemi di teologia dogmatica, con particolare riferimento ai Sacramenti e specificatamente alla Confessione; un altro terzo riguarda i problemi della bioetica, della giustizia e con particolare riferimento ai problemi della vita affettiva e della vita matrimoniale. Il resto delle rimanenti domande riguarda argomenti vari, argomenti di pastorale.
D. – Nel messaggio per la Giornata mondiale delle comunicazioni sociali, il Papa invita i sacerdoti ad annunciare Cristo nel mondo digitale, dando però – possiamo dire – un’anima al web. Lei come mette in pratica questo invito?
R. – Lo metto in pratica cercando di partire dal convincimento che Cristo è l’Alfa e l’Omega di tutte le cose, di tutti i sentimenti, delle parole e quindi il criterio è quello di far vedere come tutto debba convergere in Gesù Cristo. Dando il punto di riferimento a Cristo, le nostre risposte diventano anche più chiare.
Primi passi a Cuba sui detenuti politici
◊ A partire da domani le autorità cubane consentiranno il trasferimento in ospedale dei prigionieri politici gravemente malati. I detenuti – dei quali non si conosce il numero - resteranno comunque in regime carcerario anche se saranno posti in strutture vicine alle città in cui risiedono i familiari. Lo ha reso noto il dissidente Guillermo Farinas che è in sciopero della fame dallo scorso mese di febbraio per chiedere all’Avana la liberazione di 26 detenuti in gravi condizioni. La decisione arriva dopo lo storico incontro di mercoledì tra il presidente Raul Castro e i vertici della Chiesa cubana che hanno chiesto la liberazione dei prigionieri politici, che secondo le organizzazioni umanitarie sarebbero circa 200: quattro ore di colloqui - ha spiegato il cardinale Jaime Ortega Alamino, arcivescovo dell’Avana - da considerare un evento “molto positivo” e una rilevante “novità”: per la prima volta infatti le autorità riconoscono il ruolo della Chiesa nel contesto della società cubana.
Messaggio dei vescovi portoghesi dopo la visita del Papa in Portogallo
◊ “Vero atto pasquale, la vista del Santo Padre Benedetto XVI ci ha lasciato messaggi e orientamenti. E’ nostro filiale desiderio ringraziarlo per la ricchezza dei suoi gesti e delle sue parole e recepirli nei nostri progetti pastorali”. E’ un passaggio del messaggio dei vescovi portoghesi diffuso in seguito alla visita apostolica del Papa in Portogallo, dall’11 al 14 maggio scorsi. I presuli annunciano che “gli interrogativi lanciati ai vari settori della vita pastorale (…) saranno accolti nel modo di ripensare e strutturare la Chiesa, nello slancio rinnovatore della carità, nella valorizzazione missionaria e nelle proposte di una cultura credibile e convincente”, e anticipano che nell’Assemblea plenaria straordinaria di giugno saranno diffusi “alcuni orientamenti, come itinerario sinodale proposto per ripensare la pastorale in termini di una unità nazionale, senza pregiudicare le specificità di ciascuna diocesi”. Sul clima di entusiasmo con cui i fedeli hanno salutato la visita del Papa, i vescovi portoghesi ricordano come “una corrente di profonda e semplice umanità” abbia “percorso le distanze e avvicinato tante persone, unite dalla comune ricerca della sapienza e nell’ansia di serenità per le enormi apprensioni del futuro”. “L’esperienza di affetto irradiante che si è spontaneamente creata - si legge ancora nella lettera - si caratterizza come momento di festa, poiché teso a lodare Dio, comunicare con i fratelli, mai dimenticando i più gravemente colpiti dalla situazione economica che stiamo attraversando”. Il messaggio si conclude con un rifermento all’esperienza dei tanti giovani presenti e con un invito ad un rinnovato impegno evangelico: “La bellezza della santità ha attratto i cuori disponibili, sia dei bambini, sia dei giovani. I gesti di vicinanza hanno manifestato la necessità della Chiesa di andare verso le persone nella loro vita e realtà quotidiana. L’intensità meravigliosa e partecipata nelle celebrazioni ha interpellato la responsabilità delle comunità cristiane per un rinnovamento delle qualità delle offerte rituali e per farsi carico, con fervore spirituale, degli spazi della festa cristiana”. (C.D.L.)
Il cardinale Bertone celebra la Messa con i vescovi salesiani a Colle Don Bosco
◊ La Pentecoste è “un avvenimento fondante per la Chiesa, che in questo giorno si presenta al mondo, dopo la sua nascita attraverso il battesimo nello Spirito, come testimone del Signore Gesù. L’effusione dello Spirito su Maria, gli Apostoli e i discepoli di Gesù (…) è l’inizio della Chiesa, il superamento della sua timidezza, il principio della sua fecondità”. Così ha inizio l’omelia del segretario di Stato vaticano, cardinale Tarcisio Bertone, all’incontro di cardinali, arcivescovi e vescovi salesiani, stamane al Santuario di Don Bosco a Colle Don Bosco, in provincia di Asti. Nel giorno in cui la Chiesa ricorda la discesa dello Spirito Santo sugli Apostoli, ai confratelli giunti da tutto il mondo, il porporato ha ricordato che negli Atti degli Apostoli lo Spirito è presentato come “un messaggio di Dio Amore, comprensibile a tutti e destinato al mondo intero”. Sul valore fondante di questo dono universale il cardinale Bertone ha citato il Papa nel suo discorso all’Assemblea speciale per l’Africa del Sinodo dei Vescovi, che così vede la formazione della Chiesa di tutti i tempi: "Noi preghiamo che la Pentecoste non sia solo un avvenimento del passato, il primo inizio della Chiesa, ma sia oggi, anzi adesso: 'nunc sancte nobis Spiritus'. Preghiamo che il Signore adesso realizzi l’effusione del suo Spirito e ricrei di nuovo la sua Chiesa e il mondo. Ci ricordiamo che gli Apostoli dopo l’Ascensione non hanno iniziato (…) a organizzare, a creare la futura Chiesa. Hanno aspettato l’azione di Dio, hanno aspettato lo Spirito Santo. Hanno compreso che la Chiesa non si può fare, che non è un prodotto della nostra organizzazione: la Chiesa deve nascere dallo Spirito Santo”. Quale stretto collaboratore del Papa, il segretario di Stato ha quindi osservato che Benedetto XVI - scelto dallo Spirito Santo come Supremo Pastore per condurre la Chiesa - “svolge la sua missione e fa fronte alle sfide di questo nostro tempo, con una grande carica di santità personale, coltivata al cospetto della Verità. Riguardo alle esigenze della Chiesa, il suo governo è forte, mentre la sua paternità verso tutti è colma di soavità e di amore. Benedetto XVI è instancabile nell’indicarci la bellezza della fede cristiana. Egli è fermamente convinto di essere chiamato a far risplendere la luce di Cristo davanti agli uomini e alle donne di oggi. Sua grande preoccupazione non è la sua personale dignità, ma il bene delle anime”. “Il mio compito accanto a Benedetto XVI - ha spiegato quindi il porporato - mi porta a condividere la sua sollecitudine per tutti i figli della Chiesa, sia di coloro che la riempiono di gloria con la loro santità, sia di coloro che la crocifiggono con il loro peccato. (…) Le difficoltà della Chiesa, perseguitata e osteggiata in tante parti; i chiaroscuri della Chiesa santa e peccatrice nei suoi figli; le ansie della Chiesa bisognosa di aiuto perché fatta di uomini e donne che affrontano i pericoli e le sfide della società in cui vivono, necessitano di una ardente carità pastorale e di esempi di santità”. Nel passaggio finale dell’omelia, il cardinale Bertone ha ricordato il recente pellegrinaggio del Papa al Santuario mariano di Fatima, in occasione della visita apostolica in Portogallo, dall’11 al 14 maggio, durante il quale il Santo Padre ha esortato tutta la Chiesa alla conversione, la preghiera e la penitenza. (C.D.L.)
La Chiesa in America discute di immigrazione
◊ Parleranno d’immigrazione i vertici della Chiesa cattolica americana che si riuniranno a Washington, dal 2 al 4 giugno, in occasione della "Regional Bishop's Consultation on Migration" del 2010: i rappresentanti delle Conferenze episcopali di Stati Uniti, Canada, Messico e altri Paesi latinoamericani e caraibici si confronteranno sulle attuali condizioni dei migranti nei rispettivi Paesi, per orientare efficacemente l'assistenza pastorale, il sostegno e i servizi da fornire ai migranti, e per coordinare meglio l'azione a livello regionale. All'incontro - si legge sull’Osservatore Romano - è prevista la partecipazione dell'arcivescovo Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i migranti e gli itineranti, e dell'arcivescovo Pietro Sambi, nunzio apostolico negli Stati Uniti. Spazio sarà dato alla discussione sulla recente approvazione, in Arizona, di una legge sull’immigrazione molto severa, che consente di procedere ad accertamenti a carico di presunti immigrati individuati sulla base di semplici sospetti. La Conferenza episcopale dell’Arizona ha espresso riserve su questa legislazione e ai presuli è giunta una lettera, a firma di alcuni dei partecipanti alla recente “Catholic cultural diversity network convocation” - fra cui diciannove fra arcivescovi e vescovi, e rappresentanti cattolici di diverse culture, razze ed etnie degli Stati Uniti, fra cui americani europei, afroamericani, americani nativi, latinoamericani e asiatici, rifugiati, migranti e itineranti - secondo cui il provvedimento discrimina “le minoranze e diffonde paura contro le persone di colore indifferentemente dal loro status di immigrato”. I firmatari della missiva chiedono un'azione immediata per una riforma dell'immigrazione, in modo da poter “trovare la strada per salvaguardare e preservare insieme i diritti e la dignità degli essere umani, inclusi gli irregolari, e l'integrità dei nostri confini”. (C.D.L.)
Grecia: grazie agli immigrati, cattolici aumentati del 700 per cento
◊ “Negli ultimi dieci anni i cattolici in Grecia sono aumentati del 700 per cento, passando da 50 mila a 350 mila”. A rivelarlo, in un’intervista al Sir, è il presidente dei vescovi greci, mons. Francesco Papamanolis, vescovo di Syros, Santorini e Creta, che spiega così le ragioni di questa crescita: “La causa è da ricercare nell’immigrazione di polacchi, romeni e albanesi successiva alla caduta del comunismo, nell’entrata della Grecia nell’Ue, nell’instabilità politica del Medio Oriente per libanesi e iracheni, e nell’elasticità del nostro governo nel concedere il permesso di soggiorno a filippini, africani e indiani”. Il fenomeno dell’immigrazione - continua mons. Papamanolis - “ha cambiato l’immagine della Chiesa cattolica in Grecia” dove l’80% dei cattolici “sono immigrati da varie nazioni”. Un dato che testimonia la ricchezza della Chiesa locale e che sollecita un rinnovato impegno su più fronti, a partire da una riflessione sul problema della lingua, poiché “sebbene la maggior parte dei nostri fedeli, anche immigrati, parli il greco, esiste una percentuale considerevole, specie di anglofoni, che non lo parla. Ne derivano difficoltà per la scelta del parroco da mandare nelle comunità, nella comunicazione e nelle celebrazioni liturgiche”. Tra gli obiettivi, anche quello di favorire la conoscenza e l’accoglienza reciproca fra i cattolici greci e immigrati, e fra questi e i fedeli non cattolici, e la necessità di individuare nuovi luoghi di culto. (C.D.L.)
Da domani la 61.ma Assemblea generale della Cei
◊ Al via domani, fino al 28 maggio, la 61. ma Assemblea generale dei vescovi italiani. Nell’Aula del Sinodo dei Vescovi, in Vaticano - riferisce il Sir - i presuli si confronteranno per “l’approvazione degli Orientamenti pastorali per il decennio 2010-2020” e per riflettere sulla presenza e il servizio dei sacerdoti stranieri in Italia, nonché sul tema “Europa, Chiese e Chiesa cattolica”. In programma anche la presentazione e l’approvazione del bilancio consuntivo della Conferenza episcopale italiana per l’anno 2009 e della ripartizione e l’assegnazione delle somme derivanti dall’8‰ per l’anno 2010. Tra i temi in agenda, poi, la Giornata per la Carità del Papa nell’anno 2010, la 46.ma Settimana sociale dei cattolici italiani (ad ottobre a Reggio Calabria), la 26.ma Giornata mondiale della gioventù (a Madrid, in programma per il mese di agosto 2011) e il 25.mo Congresso eucaristico nazionale (che si terrà ad Ancona, nel settembre del 2011). Infine i presuli saranno impegnati in una riflessione sul rapporto fra la Chiesa in Italia e internet. Ad aprire i lavori, nel pomeriggio, sarà la prolusione del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, cui seguirà il saluto del nunzio apostolico in Italia e dei vescovi delegati delle Conferenze episcopali estere. (C.D.L.)
In Austria "la lunga notte delle chiese”
◊ Oltre 500 eventi in tutto il Paese e 85 chiese aperte durante la notte: sono i numeri della “Notte delle chiese” che si svolgerà in tutta l’Austria il prossimo 28 maggio. Giunta ormai alla sua sesta edizione, la manifestazione - ha detto, riferisce il Sir, il vescovo di St. Pölten, mons. Klaus Küng - offre alla gente l’opportunità di riscoprire la Chiesa”, giacché “talvolta deve essere buio, affinché riusciamo a veder meglio. Talvolta occorre privarsi dei sensi esteriori per acuire quelli interiori”. Grande la partecipazione nelle scorse edizioni, con oltre 20.mila presenze nel 2009: una “storia di successo”, l’ha definita il sovrintendente evangelico Paul Weiland, che nasce dal fatto che “in questa notte, le Chiese si presentano con un’immagine aperta, invitante e viva. Le Chiese offrono la propria ricchezza interiore anche a coloro che hanno pochi contatti con esse". In particolare, nella Bassa Austria occidentale, la "Lunga notte delle chiese" vedrà la partecipazione delle Chiese cattolica, evangelica, veterocattolica e metodista. (C.D.L.)
Si è spenta madre Fides Sebis, superiora generale delle Missionarie del Sacro Costato
◊ Dopo un’improvvisa e dolorosa infermità si è spenta la notte scorsa la superiora generale delle Missionarie del Sacro Costato, madre Fides Sebis. Le Missionarie del Sacro Costato e di Maria SS.ma Addolorata ne danno il triste annuncio. Nata ad Oristano il 2 agosto 1943, entrò nella Congregazione delle Missionarie del Sacro Costato il 12 settembre 1959, per divenirne superiora generale nel luglio del 2007. Sua prima grande iniziativa fu la programmazione e l’articolazione degli eventi per solennizzare il primo centenario di fondazione della Congregazione, nel maggio 2008. La semplicità di tratto, il sorriso accogliente, la luminosità nello sguardo, la profondità delle intuizioni, la preghiera del cuore, lo spirito di maternità nei confronti di ogni sorella e specialmente verso le più giovani o inferme sono stati i tratti che maggiormente l’hanno caratterizzata rendendola cara non solo alle sue figlie spirituali, ma anche a quanti hanno avuto la gioia di incontrarla e di conoscerla. La vita di madre Fides è stata un perenne canto di lode a Dio, e il suo governo, durato poco meno di tre anni, un continuo annuncio di gioia, un invito incessante a gustare l’amore di Dio e a farsene testimoni credibili. Intrepida figlia del Costato di Cristo, quasi presagendo la brevità del suo tempo, desiderava ardentemente e con grande sollecitudine raggiungere ogni comunità, per sostenere e incoraggiare le suore e per aprire nuove frontiere, portandosi in cuore il grande sogno dell’Africa. (C.D.L.)
Russia: rinvenute al Cremlino le icone di Cristo Salvatore e San Nicola di Myre
◊ Hanno circa sei secoli e per oltre 70 anni sono rimaste nascoste fra le pareti della muraglia del Cremlino, l’antica residenza degli zar e dei patriarchi di Russia. Le icone di Cristo Salvatore e di San Nicola di Myre sono state rinvenute alla fine di aprile, nelle due torri principali della fortezza che da sulla Piazza Rossa, sotto uno spesso strato di gesso. A darne notizia sono i servizi dell'amministrazione presidenziale e museale che gestiscono il sito storico del Cremlino, impegnati nei lavori di restauro delle opere. La prima icona rappresenta Cristo Salvatore su uno sfondo dorato, con due santi monaci russi ai suoi piedi, San Sergio di Radonezh e San Barlaam di Katyn, e si trova sulla porta Spasskaïa, la porta d'ingresso solenne sotto la torre principale del Cremlino, proprio di fronte alla chiesa di San Basilio il Benedetto. La seconda icona, che adorna la torre Nikolskaïa, più a nord, rappresenta San Nicola di Myre, che visse nel IV secolo, particolarmente venerato dai fedeli ortodossi russi.(C.D.L.)
L’edizione 2010 de "Le Piazze di Maggio" sul tema “Le vie di pace”
◊ Si snoda fra Umbria e Toscana l’itinerario 2010 della manifestazione “Le Piazze di maggio”, promossa dall'associazione Rondine Cittadella della Pace con il sostegno del Servizio nazionale per il Progetto culturale della Conferenza episcopale italiana, sul tema “Le vie di pace”. Ricco il programma – di cui dà notizia Zenit - articolato in incontri, dibattiti e momenti dedicati all’arte, ed ispirato alla figura di San Francesco, che ha saputo percorrere e aprire molte vie di pace. Si parte il 26 maggio dalla chiesa di Santa Maria Maggiore di Assisi, dove saranno presenti, tra gli altri, il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino. Dopo una meditazione, si terrà un momento di dialogo interreligioso nel Sacro Convento di Assisi con autorità cristiane, ebraiche e musulmane dall'Italia e dall'estero. Il giorno seguente, presso l'Università degli Studi di Perugia, nove atenei italiani del Centro Interuniversitario Giovani, Educazione, Orientamento (Geo) assisteranno alla presentazione di uno studio sulla pace promosso dal progetto “Ventidipacesucaucaso”, e parteciperanno ad un dibattito sul “dialogo con l'altro da sé” con esponenti del mondo culturale, religioso e della cooperazione internazionale. Il 28 maggio, l’iniziativa fa tappa ad Arezzo, dove presso la Provincia si svolgerà un incontro intitolato “Via di pace è pensare locale e globale”, con esponenti del settore bancario, del no-profit ed amministratori locali. Il sabato sarà dedicato al cammino spirituale: dopo una meditazione di mons. Rodolfo Cetoloni, vescovo di Chiusi-Pienza-Montepulciano, il gruppo muove per raggiungere nella notte il Santuario della Verna (Arezzo). Domenica 30 maggio, ancora a La Verna, la manifestazione si conclude con un dibattito dal titolo "Persone, comunità, istituzioni: diplomazia ufficiale, parlamentare e popolare insieme a servizio della pace". Parteciperanno i vertici politici italiani, diplomatici internazionali e esponenti culturali. (C.D.L.)
Il calcio di strada dell'Africa protagonista di "Altri Mondiali"
◊ L’obiettivo è “far conoscere a tutti l’altra faccia del calcio in Africa”, quello “che si gioca nelle baraccopoli, su terra battuta, scalzi, senza porte regolamentari ... un gioco bello, improvvisato, pulito e inclusivo”, vissuto nella vita quotidiana da milioni di africani come strumento di integrazione e coesione sociale. Con questo auspicio parte il primo giugno l’iniziativa “Altri Mondiali: verso il Sudafrica in Matatù”, promossa dalle associazioni “L’Altro Pallone” e “Cooperazione Lombardia- CoLomba”, in occasione dei Mondiali di calcio 2010 in Sudafrica. Si tratta di un torneo itinerante che parte da Nairobi, in Kenya, e si conclude a Johannesburg, in Sudafrica, il giorno della finale dei Mondiali di calcio, l’11 luglio, passando per altri sette Paesi: Tanzania, Malawi, Zambia, Zimbabwe, Mozambico, Swaziland e Lesotho. In ogni tappa, gli otto membri dell’equipaggio organizzeranno partite di calcio giocate coi cittadini incontrati lungo il percorso, immortalate da fotografie, interviste e video. Il tutto spostandosi da Paese in Paese a bordo del Matatù, il tipico mezzo pubblico africano, notoriamente sempre molto affollato. Chiunque può seguire virtualmente il periplo del Matatù visitando il sito www.altrimondiali.it. (C.D.L).
Cannes: la Giuria Ecumenica premia il film sui monaci trappisti uccisi in Algeria
◊ In attesa del verdetto della Giuria Internazionale che assegnerà la Palma d’Oro del 63.mo Festival di Cannes, altre giurie hanno ultimato i loro lavori, designando i migliori film di una manifestazione che quest’anno nel suo complesso è stata un po’ deludente, per lo stanco accademismo di molte opere presentate. La prima Giuria a rendere note le sue decisioni è quella Ecumenica, che per tradizione segnala opere di grande qualità artistica, tese a testimoniare, attraverso il cinema, le profondità dell’animo umano e la complessità del mondo. Composta quest’anno dai francesi Michelle Debidour e Jacques Vercueil, dalla tedesca Julia Helmke, dal belga Guido Convents, dalla danese Sanne Grunnet e dallo slovacco Tomas Straka, ha assegnato il premio 2010 a “Des hommes et des dieux” del francese Xavier Beauvois, con la seguente motivazione: “Il film, esteticamente rilevante, segnato da una notevole interpretazione collettiva e ritmato dall’alternanza del lavoro e della liturgia, illustra il sacrificio dei monaci trappisti di Tibihirine, che nel 1996 scelsero di continuare la loro opera di pace nonostante il clima di violenza che si era instaurato in Algeria. La loro profonda umanità, il loro rispetto per l’Islam e la loro generosità nei confronti dei vicini abitanti del villaggio, motivano la nostra scelta”. La Giuria Ecumenica ha anche assegnato due menzioni: a “Another Year” di Mike Leigh, perché “attraverso una messa in scena trasparente e grandi interpretazioni attoriali ci rivela vere relazioni umane”; e a “Poetry” di Lee Chang-dong, perché ci mostra il percorso di una donna malata, che “attraverso la poesia si apre a uno sguardo contemplativo sul mondo”. Insieme a quella Ecumenica, anche la giuria di “Un certain regard” ha pronunciato il suo verdetto, assegnando un premio e una menzione: il primo va a “Hahaha”, di Hong Sang-soo, un’agrodolce commedia umana, i cui protagonisti, nel confidarsi le rispettive vicende amorose, rivelano la volubilità dei sentimenti e il cinismo che sovente li accompagna; la seconda a “Octubre”, di Daniel e Diego Vega, efficace ritratto di un usuraio del sottoproletariato peruviano, alle prese con un trovatello, una solitudine disperata e grandi slanci mistici. In entrambi i casi, la cura estetica e il rispetto etico delle situazioni e dei personaggi, vanno al di là dei fini commerciali del cinema, dando allo spettatore la sensazione di assistere a una reale esperienza umana. (Da Cannes, Luciano Barisone)
Somalia: 14 morti in un attacco dei ribelli contro il palazzo presidenziale
◊ In Somalia i ribelli islamici di al Shabab, legati ad al Qaeda, la notte scorsa hanno attaccato il palazzo presidenziale di Mogadiscio. 14 civili hanno perso la vita durante gli scontri con l’esercito regolare appoggiato dalle truppe della forza di pace dell’Unione Africana. L’episodio è avvenuto mentre dalla Turchia, dove è in corso la conferenza dell’Onu sulla sicurezza nel Paese africano, il numero uno del Palazzo di Vetro, Ban Ki-moon, ha chiesto alla comunità internazionale di sostenere il fragile governo di transizione somalo.
Etiopia
Urne aperte stamattina in Etiopia per le legislative. Circa 32 milioni i cittadini interessati. Grande favorito il Fronte rivoluzionario democratico del popolo etiopico guidato dal primo ministro uscente Zenawi al potere da 19 anni. L’opposizione ha accusato il governo di repressione. I risultati ufficiali saranno resi noti il mese prossimo. Si teme che le contestazioni dell’esito della tornata possano degenerare in scontri.
India
In India sono state identificate oltre cento delle 158 vittime della tragedia aerea avvenuta ieri nello scalo di Mangalore, dove un velivolo dall’Air India è finito fuori pista in fase di atterraggio. I corpi sono carbonizzati e le procedure di identificazione sono estremamente complesse. Solo 8 persone sono riuscite a salvarsi prima che il velivolo prendesse fuoco. Restano da stabilire le esatte cause del disastro. Forse il pilota ha iniziato in ritardo la discesa, ma non si esclude l’ipotesi del guasto tecnico. In attesa dell’analisi delle scatole nere si punta il dito anche contro la pista ritenuta troppo corta dai media locali.
India-Pakistan
Un incidente militare avvenuto al confine fra India e Pakistan rischia di riaccendere la tensioni fra i due Paesi. Soldati indiani hanno ucciso un militare pachistano nella regione del Kashmir. Le parti si accusano reciprocamente di aver dato luogo alla sparatoria, che peraltro continua ad intermittenza. L’episodio avviene dopo il negoziato di conciliazione avviato con successo dal premier indiano Singh e da quello Pakistano Gilani lo scorso mese nello Stato himalayano del Bhutan.
Coree
La Corea del Sud ha annunciato che porterà al Consiglio di sicurezza dell’Onu il caso dell’affondamento della sua nave da guerra avvenuto lo scorso mese di marzo e attribuito a un siluro nordcoreano. Pyongyang, dal canto suo, ha chiesto formalmente a Seoul la possibilità di effettuare verifiche e riscontri sui risultati dell’indagine condotta da una commissione internazionale. Gli Stati Uniti, attraverso il segretario di Stato Clinton, che si trova a Pechino, cercano l’appoggio della Cina per lavorare assieme sulla questione nordcoreana. Domani, la Clinton, con una folta delegazione al seguito, parteciperà a Pechino alla seconda edizione del vertice sul dialogo strategico ed economico fra Stati Uniti e Cina. Washington – secondo le anticipazioni fornite dalla stessa Clinton – chiederà regole trasparenti e garanzie di maggiore accesso per le imprese americane al mercato cinese.
Afghanistan
La Gran Bretagna non ha in programma un calendario preciso per il ritiro dall’Afghanistan ma intende riportare a casa i suoi soldati al più presto. La posizione di Londra è stata ribadita dai ministri britannici degli Esteri e della Difesa che ieri hanno visitato le truppe di stanza nel Paese. Dagli Stati Uniti il presidente Obama ha chiesto all’esercito Usa di proseguire la lotta contro i terroristi afghani, ribadendo che la missione in Iraq terminerà entro la prossima estate. Intanto, i Talebani hanno rivendicato il massiccio attacco alla base militare internazionale di Kandahar, nel sud del Paese, che la scorsa notte ha provocato almeno 4 feriti. 5 soldati dell’Isaf e un civile hanno invece perso la vita in diversi episodi avvenuti nelle ultime 24 ore.
Iran
L’Iran ha minacciato di ritirarsi dall’accordo concluso giovedì scorso con Brasile e Turchia per lo scambio di uranio all’estero se l’Occidente non accetterà l’intesa nella sua totalità. Ad affermarlo è stato il presidente del Parlamento di Teheran, Larijani. L’intesa prevede lo scambio in Turchia di 1.200 chili di uranio iraniano arricchito al 3,5 per cento con 120 chili di combustibile arricchito al 20 per cento.
Francia-Medio Oriente
Il ministro degli Esteri francese Kouchner ha invitato Siria e Libano a rispettare gli impegni di pace con Israele e a osservare in particolare la risoluzione dell’Onu 1701 che ha messo fine al conflitto tra i miliziani di Hezbollah e lo Stato ebraico nel 2006. Il capo della diplomazia parigina ha incontrato a Damasco il presidente siriano al-Assad che ha lamentato i silenzio dell’Occidente sulle violazioni israeliane in Medio Oriente
Israele
Al via in Israele una grande esercitazione per testare i sistemi di protezione civile in caso di attacchi. Le simulazioni, che dureranno 5 giorni, prevedono assalti nelle retrovie, evacuazioni, distribuzioni di maschere antigas e allestimenti di ospedali da campo. Immediata la reazione degli Hezbollah libanesi che hanno annunciato la mobilitazione dei propri miliziani. Il primo ministro israeliano Netanyahu ha spiegato che si tratta solo di un’esercitazione di routine, prevista da tempo, comunque necessaria per le minacce “di missili e di razzi” che incombono sul territorio israeliano da diverse direzioni.
Gaza
A Gaza miliziani armati hanno distrutto un grande campo estivo della sezione dell’Onu che si occupa dei profughi palestinesi (Unrwa). Non è giunta alcuna rivendicazione per l’attacco, condotto – secondo testimoni - da una decina di uomini a volto coperto che hanno dato fuoco all’intero accampamento. La struttura, utilizzata anche da Hamas, garantiva accoglienza ai bambini offrendo svago e pasti caldi.
Crisi in Europa
In Gran Bretagna sarà presentato domani il pacchetto di tagli da 6 miliardi di sterline per far fronte alle necessità di bilancio. Il neo segretario di Stato al Tesoro, Laws, ha spiegato che il Paese sta per entrare in un’era di austerità spiegando che le misure verranno attuate progressivamente in modo da proteggere le fasce deboli della popolazione e i servizi pubblici fondamentali. Sul versante spagnolo il premier Zapatero ha garantito che il governo di Madrid non modificherà il piano di austerity che prevede 15 miliardi di tagli alla spesa, malgrado lo sciopero generale minacciato dai sindacati.
Italia
Ricorre oggi il 18.mo anniversario della strage di Capaci, in Sicilia, dove morirono il giudice Giovanni Falcone, la moglie e i tre agenti della scorta. Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano – in una lettera alla sorella del giudice scomparso - ha garantito il massimo sostegno alle indagini. Il procuratore nazionale antimafia, Grasso, intervenendo al convegno nell’aula bunker dell’Ucciardone, ha affermato che non solo la mafia aveva interesse a eliminare Falcone e ha sottolineato la necessità di difendere l’indipendenza e l’autonomia della magistratura. Il guardasigilli Alfano ha assicurato che il governo non metterà mai in discussione questi principi precisando che la legge sulle intercettazioni – attualmente in fase di definizione - non interviene sui reati di mafia.
Libia-Usa
La Libia ha ufficializzato l’accordo sugli scambi commerciali con gli Stati Uniti firmato a Tripoli dal ministro libico per l’Industria e l’Economia, Sarkes, e dal rappresentante americano per il Commercio con l’Europa e il Medio Oriente, Wilson. L’intesa – si legge in un comunicato libico - incoraggerà le aziende dei due Paesi ad approfondire le proprie relazioni decretando anche l’istituzione di un organo congiunto per regolare gli investimenti. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 143
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