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Sommario del 20/05/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI all'ambasciatrice degli Emirati Arabi Uniti: apprezzo la libertà di culto che avete nel vostro Paese
  • La religione promuove l'armonia e lo sviluppo: così il Papa al nuovo ambasciatore della Mongolia
  • In udienza dal Papa il premier del Regno di Tonga
  • Lettera del Papa ai detenuti di Malta: sono vicino a chi è in carcere, grazie per le vostre preghiere
  • Concerto in Vaticano offerto al Papa dal Patriarca di Mosca Kirill
  • Altre udienze
  • Il cardinale Rylko: no alla fuga dei cristiani dalla politica, ma impegno senza complessi d'inferiorità
  • Plenaria del dicastero per i migranti su corresponsabilità degli Stati e degli organismi internazionali
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Devastazione a Bangkok: la testimonianza di un missionario
  • Nuove tensioni tra le Coree per la nave affondata nel Mar Giallo
  • Convegno al Camillianum sul dolore che interpella la fede
  • Inaugurata a Roma l'Accademia italo-russa per promuovere la sapienza cristiana in Occidente
  • Chiesa e Società

  • Appello della Chiesa thailandese: compassione e perdono per uscire dalla crisi
  • Alla Colombia il primato del numero di sfollati. Grave la situazione nel mondo
  • Pakistan: la legge sulla blasfemia blocca gli accessi a Facebook e YouTube
  • La Chiesa si schiera per uno sviluppo sostenibile dell’Orissa
  • L'India colpita dal ciclone "Laila". Danni e vittime anche in Sri Lanka
  • Congo: primi soccorsi dopo la colata di fango dal vulcano Karisimbi
  • Repubblica Centrafricana: offensiva contro i guerriglieri del Lra
  • Cina: intenso cammino spirituale per la terza “Giornata Mondiale di preghiera per la Chiesa"
  • I vescovi tedeschi invitano a pregare per la Chiesa in Cina
  • Italia: tutto pronto per la giornata di Preghiera per la Chiesa in Cina
  • Brasile: approvata la legge che impedisce ai condannati di candidarsi
  • Domani si celebra la Giornata mondiale della diversità culturale
  • L’Unicef e il Calcio italiano uniti contro l’aids in Africa
  • Sabato a Roma la Giornata dell’Infanzia Missionaria
  • Il direttorio dei media cattolici nel mondo ora anche in italiano
  • Al Festival di Cannes il film sui trappisti uccisi in Algeria
  • 24 Ore nel Mondo

  • Nuovo sciopero generale in Grecia: i sindacati contro l’austerity
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI all'ambasciatrice degli Emirati Arabi Uniti: apprezzo la libertà di culto che avete nel vostro Paese

    ◊   Gli Emirati Arabi sono uno Stato musulmano che difende la libertà di culto e la dignità dei molti lavoratori stranieri che lo hanno scelto come Paese d’adozione, e questo è motivo di grande soddisfazione per la Santa Sede. Lo ha detto questa mattina Benedetto XVI nell’udienza concessa all'ambasciatrice degli Emirati Arabi Uniti presso la Santa Sede, la signora Hissa Abdulla Ahmed Al-Otaiba, prima a ricoprire questo incarico dalla stipula delle piene relazioni diplomatiche tra Santa Sede e la nazione islamica, avvenuta il 31 maggio 2007. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    “Un avvenimento di particolare buon auspicio”. Così Benedetto XVI ha definito l’udienza che lo ha portato a incontrare in Vaticano la prima rappresentante diplomatica degli Emirati Arabi Uniti. Alla poliglotta e plurilaureata ambasciatrice, con studi perfezionati in America e Svizzera, e madre di 4 figli, il Papa ha voluto affidare il proprio compiacimento per come lo Stato islamico gestisce gli equilibri interni di una nazione grande come l’Austria, ricca di petrolio e gas naturali, che conta 4 milioni di abitanti e il 70 per cento di lavoratori stranieri, in arrivo dal Medio e dall’Estremo Oriente. Questo, ha affermato il Pontefice, “arricchisce lo Stato non solo con il loro lavoro, ma anche con la loro presenza, che diventa occasione per un incontro fecondo e positivo tra il grande mondo delle religioni, delle culture e dei popoli”:

     
    “The openess of the United Arab Emirates…
    L'apertura degli Emirati Arabi Uniti nei confronti dei lavoratori stranieri, richiede un impegno costante per rafforzare le condizioni necessarie per una convivenza pacifica e il progresso sociale, e deve essere lodato. Vorrei notare con soddisfazione che vi sono diverse chiese cattoliche costruite su terre donate da parte delle autorità pubbliche. E’ desiderio della Santa Sede che questa collaborazione possa continuare e svilupparsi, in base alle crescenti necessità pastorali della popolazione cattolica che vi abita”.
     
    La libertà di culto, ha notato Benedetto XVI, “contribuisce in modo significativo al bene comune e porta armonia sociale in tutte quelle società in cui è praticata”. Come pure “l'amore di Dio e il rispetto per la dignità del prossimo” che, ha osservato, orienta la diplomazia della Santa Sede e “forma la missione della Chiesa cattolica nel servizio alla comunità internazionale”, con lo scopo di promuovere la pace e lo sviluppo integrale, i diritti e “l'autentico progresso di tutti, senza riguardo per razza, colore o credo”:
     
    “Indeed, it is towards men and women…
    Infatti, è nei confronti degli uomini e delle donne, intesi come unici nella loro natura conferita da Dio, che ogni politica, cultura, tecnologia e sviluppo sono rivolti. Ridurre gli obiettivi di questi sforzi umani unicamente a fini di lucro o di convenienza potrebbe rischiare di far perdere la centralità della persona umana nella sua integrità, come bene primario da salvaguardare e valorizzare”.
     
    Ecco perché, ha insistito il Papa, la Santa Sede si spende “al fine di mantenere una visione chiara e autentica dell'uomo sulla scena internazionale e al fine di esprimere nuove energie a servizio di ciò che è meglio per lo sviluppo di popoli e nazioni”. Assicuro, ha terminato Benedetto XVI, “il desiderio dei cristiani cattolici presenti nel suo Paese di contribuire al benessere della vostra società, di vivere una vita timorata di Dio e di rispettare la dignità di tutti i popoli e le religioni”.

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    La religione promuove l'armonia e lo sviluppo: così il Papa al nuovo ambasciatore della Mongolia

    ◊   Questa mattina il Papa ha ricevuto anche l’ambasciatore della Mongolia, Luvsantersen Orgil, per la presentazione delle Lettere Credenziali. Quest’anno, la Mongolia celebra i 20 anni di democrazia, mentre nel 2012 festeggerà due decadi di rapporti diplomatici con la Santa Sede. Nel suo discorso, Benedetto XVI ha espresso apprezzamento per la libertà religiosa che vige nel Paese e solidarietà per le vittime del freddo polare che ha colpito la Mongolia questo inverno. Il servizio di Isabella Piro:

    “Esprimo il mio apprezzamento per il supporto costante del governo della Mongolia nell’assicurare la libertà religiosa”, ha detto il Papa, sottolineando come l’istituzione di una commissione per la corretta applicazione della legge sulla libertà di culto rappresenti il riconoscimento dell’importanza della religione nel tessuto sociale e del suo potenziale nella promozione dell’armonia e della prosperità. “Religione e cultura – ha continuato Benedetto XVI – espressioni correlate delle più profonde aspirazioni spirituali di tutta l’umanità, servono naturalmente ad incentivare il dialogo e la cooperazione tra i popoli, al servizio della pace e del corretto sviluppo”. E in effetti, ha aggiunto il Santo Padre, “uno sviluppo umano autentico deve prendere in considerazione tutte le dimensioni della persona, così che aspiri ai beni più alti, nel rispetto della natura spirituale dell’uomo e del suo destino fondamentale. E ancora, il Papa ha ribadito che la Chiesa, fedele al Vangelo, contribuisce allo sviluppo dell’intera comunità e coopera con il governo mongolo per superare i problemi sociali, riservando particolare attenzione nella formazione “umana ed intellettuale” dei giovani, educandoli così al rispetto, alla solidarietà e dell’attenzione verso i meno fortunati.

     
    Riferendosi, inoltre, al 20.mo anniversario dell’instaurazione della democrazia in Mongolia, Benedetto XVI si è detto fiducioso del fatto che “i grandi progressi compiuti in questi anni continueranno a portare frutti al consolidamento di un ordine sociale che promuova il bene comune dei cittadini”. Su questo piano, positivo naturalmente anche l’allacciamento, avvenuto nel ’92, di rapporti diplomatici tra la Sante Sede e la Mongolia, “un segno – ha detto il Papa - dell’impegno del Paese a migliorare le relazioni con l’intera comunità internazionale”. Infine, Benedetto XVI ha espresso solidarietà alle tante vittime del freddo polare che ha colpito la Mongolia nei mesi scorsi, con temperature al di sotto dei 50 gradi, ed ha ribadito la necessità che i temi ambientali, in particolare quelli legati ai cambiamenti climatici, siano affrontati a livello globale.

     
    Dal suo canto, l’ambasciatore Orgil ha assicurato che le tante risorse minerarie del Paese – in particolare oro e rame - verranno investite nel welfare, nell’educazione e nei servizi sanitari. Centrale, nel suo indirizzo di saluto al Papa, anche il ricordo della moratoria della pena di morte, proclamata nel gennaio scorso, e l’impegno dell’esercito mongolo in molte operazioni di pace dell’Onu.

     
    Infine, qualche dato: la piccola Chiesa della Mongolia conta 650 fedeli, decine di catecumeni, 87 missionari, 4 parrocchie. Numeri soddisfacenti per un Paese a maggioranza buddista, che nel 1995 contava appena 14 cattolici.

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    In udienza dal Papa il premier del Regno di Tonga

    ◊   Il Papa stamani ha ricevuto anche il primo ministro del Regno di Tonga, Feleti Vaka’uta Sevele, che successivamente ha incontrato il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, accompagnato da mons. Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati. “Nel corso dei cordiali colloqui – riferisce un comunicato della Sala Stampa vaticana - ci si è soffermati sul processo di riforma istituzionale a Tonga, su alcuni aspetti della vita sociale ed economica dell’arcipelago, nonché sul significativo contributo della Chiesa cattolica in vari campi della promozione umana. Ha fatto seguito uno scambio di opinioni sulla situazione internazionale, con particolare riferimento ai problemi politici, commerciali ed ambientali che gli Stati insulari del Pacifico stanno affrontando in uno spirito di stretta collaborazione”.

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    Lettera del Papa ai detenuti di Malta: sono vicino a chi è in carcere, grazie per le vostre preghiere

    ◊   E’ stata resa nota oggi la Lettera inviata da Benedetto XVI ai detenuti di Malta, in risposta ad un loro messaggio in occasione del suo viaggio apostolico nell’isola lo scorso aprile. Il Papa esprime il suo “più profondo apprezzamento” per i sentimenti espressi nel messaggio e ringrazia di cuore i detenuti che gli assicurano il sostegno delle loro preghiere. I detenuti si dicono in qualche modo confortati dal fatto che il primo evangelizzatore dell’Isola sia stato San Paolo, giunto a Malta come prigioniero e dunque condividendo la loro condizione. E Benedetto XVI sottolinea come San Paolo “benché prigioniero, ebbe la libertà interiore di ‘rallegrarsi nel Signore’ (cfr Fil 4,10), persuaso che ‘né morte né vita, né angeli né principati, né presente né avvenire, né potenze, né altezza né profondità, né alcun’altra creatura potrà mai separarci dall’amore di Dio, che è in Gesù Cristo, nostro Signore’ (Rm 8, 38-39)”. Il Papa conclude la sua Lettera dicendosi vicino a quanti sono in carcere e invocando su di loro la sua benedizione “pegno di forza e pace nel Signore”. (A cura di Sergio Centofanti)

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    Concerto in Vaticano offerto al Papa dal Patriarca di Mosca Kirill

    ◊   Concerto oggi alle 18.00, nell’Aula Paolo VI in Vaticano, in onore di Benedetto XVI in occasione delle “Giornate di cultura e spiritualità russa”, promosse dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Kirill. L’Orchestra Nazionale Russa, sotto la direzione del Maestro Carlo Ponti junior, eseguirà brani di Rachmaninov, Rimskij-Korsakov e Mussorsskij. Si esibiranno quindi la Cappella di Corni della Russia e il Coro Sinodale di Mosca. L’evento sarà aperto da un messaggio di Kirill, letto dal metropolita di Volokolamsk, Hilarion Alfeyev, presidente del Dipartimento per gli Affari Esteri del Patriarcato di Mosca, e concluso dal discorso di Benedetto XVI. Il concerto sarà trasmesso dalla Radio Vaticana a partire dalle 17.50.

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    Altre udienze

    ◊   Il Santo Padre ha ricevuto questa mattina anche il cardinale Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli.

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    Il cardinale Rylko: no alla fuga dei cristiani dalla politica, ma impegno senza complessi d'inferiorità

    ◊   “Il servizio più grande che noi cristiani siamo chiamati ad offrire al mondo di oggi, quindi anche al mondo della politica, è quello di dare testimonianza a Cristo”. Così il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici aprendo questa mattina a Roma i lavori della 24.ma plenaria del dicastero vaticano sul tema “Testimoni di Cristo nella comunità politica”. Sabato le conclusioni. Partecipano all’assemblea membri e consultori provenienti dai cinque continenti. Tra gli interventi della mattinata quello del rettore dell’Università Cattolica, il prof. Lorenzo Ornaghi. Questo pomeriggio invece sarà la volta delle relazioni del cardinale Camillo Ruini e di mons. Rino Fisichella. Il servizio è di Paolo Ondarza.

    “Anche a noi oggi, come a Paolo duemila anni fa, Cristo consegna un compito importante: portare il Vangelo negli aeropaghi del mondo post-moderno, nella cultura, nell’economia, nella politica. Così il cardinale Rylko ribadendo l’ugenza espressa da Benedetto XVI di una generazione di laici cristiani impegnati in politica. Si tratta – ha proseguito di un mandato impossibile all’uomo senza l’aiuto di Cristo, in un contesto di secolarismo imperante, di neopaganesimo, di relativismo, dove Dio è il grande escluso e dove la fede - come conferma la decisione della Corte europea sul Crocifisso nelle aule scolastiche - è rigorosamente confinata nel privato. “Il laico cristiano è un uomo di speranza, per questo di fronte alle sfide, agli attacchi sfrenati, alle aperte persecuzioni del mondo contemporaneo dimentico del valore della persona umana, del matrimonio e della famiglia, egli non è chiamato ad una fuga: deve risocprire il proprio diritto-dovere di partecipare attivamente e responsabilmente alla vita politica dei propri Paesi, senza complessi di inferiorità”. Il presidente del Pontificio Consiglio per i Laici ha evidenziato benefici e vulnerabilità del sistema democratico: se impostato correttamente – ha detto - porta enormi vantaggi nella vita individuale e sociale, ma le derive totalitarie, provocate da agnosticismo e relativismo, sono reali: “Strana tolleranza – ha commentato - quella che non tollera voci che si chiamino fuori dal “pensiero politicamente corretto”. Ecco perché occorre un rinnovato impegno dei cristiani nella vita pubblica. Eppure – ha aggiunto il porporato – anche tra i cristiani oggi si registra un sentimento di disaffezione per la politica, inquinata da corruzione, carrierismo, scandali morali. Insieme a questo, alle urne troppo spesso i cattolici palesano mancanza di coerenza con la propria fede. Sul tema della 24.ma assemblea plenaria ascoltiamo lo stesso cardinale Rylko.

     
    R. – Raccogliendo l’invito del Santo Padre ad operare per la formazione evangelica e l’accompagnamento pastorale di una nuova generazione di cattolici, impegnati in politica, quest’anno abbiamo incentrato la nostra Assemblea plenaria proprio sull’impegno dei laici nella vita pubblica e in particolare nella comunità politica. Un tema di scottante attualità, in considerazione dello scadimento anche morale della politica e della generale disaffezione della gente sfiduciata e scettica nei confronti di chi gestisce la cosa pubblica. Oggi è davvero urgente restituire alla politica l’anima che le è propria, recuperando ad esempio il significato del servizio al bene comune, ricostruendo una sensibilità morale e una solida base di valori condivisi, promuovendo soprattutto il concetto di una laicità davvero aperta, non ostile a Dio né timorosa di farlo entrare nella vita pubblica.

     
    D. – Di fronte a questa sfide, che vengono rivolte poi ai fedeli di tutti i continenti, quindi di tutto il mondo, qual è l’impegno dei laici?

     
    R. – La posta in gioco è alta, perché si tratta della difesa della persona umana, della sua dignità, della sua vocazione trascendente e dei suoi diritti inalienabili, radicati nella legge naturale e perciò non negoziabili. E’, dunque, molto vasto il campo d’azione che si apre davanti ai nostri laici, uomini e donne, chiamati ad essere sale della terra e lievito evangelico, per trasformare il mondo in cui vivono dal di dentro. E’ ovvio, la Chiesa non si identifica con alcun sistema né partito politico, però ha grande stima dell’opera di quanti si dedicano al servizio del bene comune, assumono il peso delle relative responsabilità, e vede nella politica una nobile vocazione, un’alta espressione della carità. Per questo è così importante oggi che i cristiani laici, impegnati nella vita pubblica, ricevano la formazione necessaria per potervi testimoniare la loro fede in Gesù Cristo con coraggiosa coerenza, perché è proprio restando fedeli a se stessi, alla propria identità battesimale, che essi concorreranno davvero alla rinascita della politica di cui tanto c’è bisogno.

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    Plenaria del dicastero per i migranti su corresponsabilità degli Stati e degli organismi internazionali

    ◊   Dal 26 al 28 maggio, presso la sede del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, in Piazza San Calisto, Vaticano, avrà luogo la 19.ma plenaria del dicastero. Vi parteciperanno 23 suoi membri (cardinali, arcivescovi e vescovi), provenienti da vari Paesi, coadiuvati da 10 consultori, anche essi di diverse nazionalità e specialisti in materie inerenti ai settori di mobilità umana affidati alla cura del Pontificio Consiglio. Il tema della plenaria è “Pastorale della mobilità oggi, nel contesto della corresponsabilità degli Stati e degli Organismi Internazionali”. “Non vi è dubbio, in effetti – sottolinea un comunicato del dicastero - che la mobilità umana, un segno dei tempi, richieda oggi un approccio multilaterale, che favorisca l’apporto specifico degli Stati e degli Organismi Internazionali nel processo di riconoscimento degli strumenti internazionali esistenti per combattere le diverse forme di discriminazione, razzismo, xenofobia e intolleranza, da una parte, e promuova, dall’altra, la cooperazione di tutti nello sviluppare programmi a tutela della dignità e della centralità della persona umana”. Inizierà a trattare tale importante argomento il presidente del Pontificio Consiglio, l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò, che illustrerà il tema basandosi sui più recenti documenti pubblicati dal dicastero al fine di ricordare orientamenti pastorali già emersi nei vari ambiti in cui esso realizza la sua missione. Il segretario, l’arcivescovo Agostino Marchetto, invece, presenterà “Il pensiero, l’opera e i cambiamenti nel Pontificio Consiglio dall’ultima sessione plenaria” di due anni fa. Inoltre sono stati invitati relatori competenti nella materia oggetto dell’attenzione della sessione, a cominciare dal presidente del Comitato del Forum delle Organizzazioni Non Governative di ispirazione cattolica e segretario generale della International Catholic Migration Commission, Johan Ketelers, che presenterà il tema della corresponsabilità tra il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti ed Organismi Internazionali. I risvolti specifici, in seguito, saranno trattati da Peter Schatzer, rappresentante regionale dell’International Organization for Migration per il Mediterraneo, sulla protezione della dignità e dei diritti dei migranti, e dal padre gesuita Peter Balleis, direttore internazionale del Jesuit Refugee Service, sulla possibilità di cooperazione in favore dei rifugiati e di altri migranti forzati. Nell’ambito della sollecitudine pastorale degli Studenti Internazionali, poi, il prof. Ulrich Teichler, dell’Università di Kassel in Germania, parlerà del cosiddetto “Processo di Bologna”, mentre il padre gesuita Pierre Martinot-Lagarde, consigliere particolare per gli Affari socio-religiosi e partenariati particolari dell’Organizzazione Internazionale del Lavoro, affronterà il tema nel contesto della cura pastorale dell’Aviazione Civile e degli aeroportuali. Per la pastorale degli Zingari, quindi, sempre nel quadro della collaborazione tra Chiese, Stati e Organizzazioni Internazionali, interverrà Léon Tambour, osservatore della Chiesa Cattolica presso il Forum Europeo dei Rom e dei Viaggianti, e per quella dei circhi e luna park Maurizio Crisanti, segretario dell’Associazione Nazionale Esercenti Spettacoli Viaggianti - Associazione Generale Italiana dello Spettacolo, Italia. A Norberto Tonini, presidente del Bureau international du tourisme social, invece, spetterà riflettere sulla valorizzazione dei pellegrinaggi e del turismo religioso, mentre il diacono Ricardo Rodriguez, della “Stella Maris” di Barcellona, presenterà l’impegno specificio dell’Apostolato del Mare presso gli Stati e gli Organismi Internazionali nell’azione di promozione e sensibilizzazione dei e sui diritti dei marittimi e pescatori. Poi, suor Eugenia Bonetti, responsabile dell’azione antitraffico di donne e minori dell’Unione Superiore Maggiori d’Italia, parlerà di cooperazione e comunicazione fra Chiese e autorità civili nella lotta contro il traffico di donne e bambini destinati alla prostituzione. Infine, toccherà a Jean-Guilhem Xerri, presidente di “Aux Captifs la Libération”, in Francia, riflettere sulla cooperazione con le autorità civili a favore dei senza fissa dimora, e a Osita Chidoka, amministratore delegato della Commissione Federale per la Sicurezza Stradale, in Nigeria, informare sull’esperienza dell’incontro mondiale di Mosca nella partnership per la sicurezza stradale, la cooperazione fra autorità governative, società civile e istituzioni religiose. Nel corso dei lavori interverrà anche il prof. Vincenzo Buonomo, dell’Università Lateranense in Roma, sui diritti delle persone e dei popoli, e la loro dignità, base per la cooperazione con gli Stati e gli Organismi Internazionali, anche nella prospettiva della pastorale della mobilità umana. Punto culminante, a conclusione della plenaria, sarà l’incontro con Benedetto XVI, che riceverà i partecipanti in udienza particolare venerdì 28 maggio, alle ore 12.00.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   "La libertà di culto alla base dell'armonia sociale" e "Religione e cultura per la cooperazione tra i popoli": i discorsi del Papa agli ambasciatori degli Emirati Arabi Uniti e della Mongolia in occasione della presentazione delle Lettere Credenziali.

    Se il consenso cade dal cielo: in cultura, Lellia Cracco Ruggini su potere, politica e religione nel mondo antico.

    I fiori non si spostano per cercare la luce: Jean-Claude Raspiengeas recensisce "Des hommes et des dieux", film del regista francese Xavier Beauvois sui monaci cistercensi di Tibhirine, favorito per la "Palma d'oro" al 63 Festival di Cannes.

    E Giobbe continua a piangere: Lubomir Zak al convegno "L'ateologia naturale. La sofferenza interpella la ragione e la fede".

    Nell'informazione vaticana, l'intervento dell'arcivescovo Rino Fisichella alla XXIV plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici.

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    Oggi in Primo Piano



    Devastazione a Bangkok: la testimonianza di un missionario

    ◊   Giornata di calma apparente a Bangkok, che ieri ha vissuto momenti drammatici: prima l’attacco dei militari contro i presidi delle "camicie rosse", poi la protesta di queste ultime che ha letteralmente incendiato la capitale: il bilancio è pesantissimo, 14 morti e 91 feriti. Dall'inizio delle proteste sono state uccise 82 persone, tra i quali il fotoreporter l'italiano Fabio Polenghi. Sulla situazione a Bangkok, ascoltiamo la testimonianza di Stefano Vecchia, intervistato da Salvatore Sabatino:

    R. – La situazione è di relativa calma, nel senso che non si combatte più se non in alcune sacche di resistenza. Ancora ci sono dei “rossi”, delle “camicie rosse” nel centro di Bangkok e ancora le forze speciali li stanno inseguendo all’interno dei grandi magazzini e delle sedi di uffici incendiati. Io sono qui in uno dei presidi più forti delle “camicie rosse”, sino a ieri, e la situazione è di calma, anche se ancora ci sono le pile di copertoni e le barricate che ancora fumano. La battaglia è durata fino a poche ore fa. La gente, che almeno in questa zona della grande baraccopoli, era riuscita anche a sostenere le “camicie rosse” ora è qui che guarda attonita la distruzione dei negozi, delle pompe di benzina, delle banche: interi palazzi sono anneriti e devastati.

     
    D. – Ora il rischio è che la protesta infiammi tutto il Paese e per evitare questo le autorità hanno imposto tre notti di coprifuoco a Bangkok ed in altre 23 province…

     
    R. – Ovviamente la situazione non è sotto controllo e la tensione resta alta. La promessa che era dei leader di – come dire – vincere la battaglia o devastare Bangkok è stata mantenuta. Ancora di più c’è però la promessa più dura dell’ala militare delle “camicie rosse”, che è entrata in clandestinità, di rendere la vita delle autorità, del governo, dei militari, estremamente difficile e di attivare una vera e propria guerra civile.

     
    La repressione della protesta può essere dunque considerata una soluzione della crisi? Antonella Palermo lo ha chiesto a padre Adriano Pelosìn, missionario del Pime da più di 30 anni in Thailandia:

    R. – Sappiamo che non sarà la soluzione, perché le “camicie rosse” non sono alcune persone, è un popolo e adesso è diventato un grande popolo a cui non va bene la situazione sociale, la situazione politica attuale.

     
    D. – Chi sono le “camicie rosse”?

     
    R. – Le “camicie rosse” sono un movimento popolare che proviene soprattutto dalle province del Nord e del Nord-Est, dalle province più povere, che hanno ricevuto grandi benefici al tempo del primo ministro Taksin e che penso abbiano cominciato anche a capire che loro hanno certi diritti ed una certa dignità.

     
    D. – Quando ci sono state le prima avvisaglie di questa conflittualità?

     
    R. – Non è da oggi, però c’è sempre stata una speranza di dialogo. C’è un po’ di confusione, mi pare, su chi comandi veramente, chi dia gli ordini, chi li esegua … mi sembra che ci sia parecchia confusione!

     
    D. – Cosa sta facendo la Chiesa locale in questa situazione?

     
    R. – C’è una minuscola Chiesa locale: siamo lo 0,5 per cento, cioè 300 mila cattolici su 60 milioni di abitanti! La Chiesa locale, comunque, ha avuto anche l’iniziativa di radunare gli esponenti delle varie religioni – buddista, islamica e cristiana – per chiedere che finisca la violenza, per chiedere che si risolvano i problemi pacificamente; e hanno chiesto a tutti i membri delle varie religioni di pregare ogni giorno, alle sei di sera, per qualche minuto. Si sentiva che sarebbero successe queste cose già sei mesi fa: se ne parlava, e tanti non ci credevano. Comunque, non è che non si sapesse!

     
    D. – Ci si appella anche al dialogo interreligioso …

     
    R. – Si chiede che tutte le parti possano intervenire in modo razionale e pacifico, però la problematica sociale thailandese è molto antica! Sarà molto dura la soluzione e ci vorranno molti anni, secondo me … (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Nuove tensioni tra le Coree per la nave affondata nel Mar Giallo

    ◊   Cresce la tensione fra le due Coree dopo l’inchiesta internazionale che ha stabilito le responsabilità di Pyongyang nell’affondamento di una nave militare sudcoreana avvenuto a marzo scorso nel Mar Giallo. Seoul ha promesso azioni forti contro la Corea del Nord, che, dal canto suo, ha negato ogni coinvolgimento e ha minacciato guerra in caso di nuove sanzioni. Pesante la condanna degli Stati Uniti e della Gran Bretagna, che hanno garantito appoggio alla Corea del Sud. La comunità internazionale è divisa in merito alle sorti del negoziato sul programma nucleare del regime di Kim Jong-il. La Cina ha invitato alla cautela, mentre il Giappone ritiene difficile la ripresa dei colloqui. Tokyo ha chiesto inoltre di investire della questione il Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Intanto le frizioni fra le due Coree potrebbero continuare. Ne è convinta Rossella Ideo, docente di storia politica e diplomatica dell’Asia Orientale all'Università degli Studi di Trieste al microfono di Eugenio Bonanata:

    R. – Questo non sarà né il primo né l’ultimo incidente, perché il punto nodale è che le due Coree dal 1953, cioè da quando è finita la Guerra di Corea, non hanno ancora un Trattato di pace. Il presidente della Corea del Sud, Lee, che è entrato in carica all’inizio del 2008, ha adottato una politica durissima e intransigente nei confronti di Pyongyang e sospeso praticamente l’arrivo degli aiuti.

     
    D. – Secondo lei, è possibile che la situazione fra le due Coree degeneri fino ad arrivare alla guerra aperta?

     
    R. – Mi auguro che non si tiri la corda ulteriormente. La Corea del Nord è un Paese davvero disperato e, quindi, disposto a tutto pur di sopravvivere. Mi auguro che ci sia un po’ di saggezza anche da parte degli Stati Uniti, perché gli Stati Uniti con Obama hanno praticamente mantenuto la stessa politica del presidente Bush. Addirittura stanno valutando la possibilità di rimettere la Corea del Nord tra gli “Stati canaglia”: cosa, questa, che negli ultimi mesi dell’amministrazione Bush era stata tolta. La situazione è estremamente complicata e potrebbe sciogliersi solo attraverso il dialogo aperto con la Corea del Nord. Cosa che però gli Stati Uniti non hanno ancora fatto e che non hanno voluto fare.

     
    D. – Seriamente a rischio la ripresa dei colloqui a sei sul nucleare nordcoreano…

     
    R. – Diciamo che questi “colloqui a sei” sono affondati da più di un anno. Da un punto di vista diplomatico sarà comunque difficile arrivare ancora ad ulteriori sanzioni, anche se la Corea del Sud ha minacciato di restringere ancora di più i cordoni della borsa e quindi di non permettere nemmeno che navi sudcoreane portino materie prime in Corea del Nord. Le ricordo che la Corea del Nord è in una situazione economica disastrosa, ma questo da anni.

     
    D. – Come valutare la posizione della Cina che ha invitato alla moderazione?

     
    R. – Questa è la classica posizione cinese, quella che ha sempre mantenuto nei confronti del grosso problema di Pyongyang, che è un problema che ha molte facce. La Cina ha dei buoni motivi per mantenere una posizione di equilibrio e per cercare di convincere anche gli Stati Uniti a non inasprire ulteriormente la situazione economica della Corea del Nord. Ricordo che quello che sostiene economicamente la Corea del Nord sono i traffici con la Cina. La Cina ha interesse a mantenere questa posizione, perché teme moltissimo che in caso di problemi interni alla Corea del Nord, ci possa essere una marea di rifugiati che si riverserebbero ovviamente sul suo territorio. Questo ovviamente la Cina non lo vuole, perché metterebbe a repentaglio la crescita economica di queste sue regioni confinanti con la Corea del Nord.

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    Convegno al Camillianum sul dolore che interpella la fede

    ◊   Davanti alla presenza del male nel mondo, per molte persone la fede sembra voler sostenere posizioni irragionevoli o comunque inaccettabili. Proprio partendo da questa diffusa mentalità, l’Istituto internazionale di Teologia Pastorale Sanitaria, più conosciuto come Camillianum, ha organizzato per oggi e domani, presso la sua sede romana, un Convegno intitolato “L’ateologia naturale. La sofferenza interpella la ragione e la fede”. Tra i molti esperti che prenderanno la parola, figura il preside del Camillianum, padre Luciano Sandrin. Fabio Colagrande lo ha intervistato, partendo da una affermazione più volte ribadita da Benedetto XVI:

    D. – In occasione dell’Angelus del 7 marzo scorso, il Papa ricordava che Dio vuole sempre e solo il bene dei suoi figli, ma per un disegno imperscrutabile del suo amore talora permette che siano provati dal dolore per condurli a un bene più grande. Potremmo iniziare da questa frase la nostra riflessione sul tema del vostro convegno...

     
    R. – Certamente la frase è impegnativa e chiama in causa la nostra fede. Io direi però che bisogna avvicinarsi a questa frase anche con un senso del mistero. In realtà, il piano di Dio è anche molto misterioso e certamente Lui ha le sue strade. Di solito, di fronte a queste tematiche io mi muovo più dal punto di vista pastorale, che non cerca di spiegare ciò che può essere complicato spiegare, quanto piuttosto di offrire una cura, una vicinanza accanto a chi soffre, cioè l’aiuta a resistere, a cercare, a camminare in un momento in cui sarebbe tentato di lasciar perdere anche il problema di Dio.

     
    D. – Quindi, non c’è una risposta razionale alla sofferenza, anche dal punto di vista di una teologia cattolica?

     
    R. – Io credo che ci sia la possibilità di credere, di affidarsi anche quando in realtà non si comprende ciò che sta succedendo. E armonizzare la dissonanza tra l’onnipotenza di Dio, la sua bontà e la sofferenza, a livello teorico, cercare una risposta attraverso la vicinanza pastorale, che è fatta anche di parole, di celebrazioni, di cura e di comunione e che quindi non risolvono il problema, ma fanno sentire la persona meno sola nel momento del dolore e quindi l’aiutano a resistere in questo momento, e a non trasformare in male, cioè in lontananza da Dio, quella che è la sofferenza.

     
    D. – C’è dunque un modo, e voi camilliani lo provate proprio con il vostro carisma, di vivere la fede nel concreto, nell’amore verso gli altri, che è una risposta a domande come: “Perché Dio permette il male nel mondo”?

     
    R. – Potremmo dire che di fronte ad una domanda, c’è un momento pratico e un momento intellettuale. Il momento intellettuale chiaramente è molto importante. Anche questa ricerca intellettuale è la ricerca di una risposta, solo che di fronte alla domanda di chi soffre, di chi è davanti e sta soffrendo, il momento pratico deve precedere il momento intellettuale, perché altrimenti il momento intellettuale a volte viene letto come una forma di fuga rispetto alla domanda. Quindi, poi, il momento pratico si risolve, si esprime attraverso le varie forme, le ricche forme della pastorale ecclesiale: di star lì accanto a chi soffre, quando si può fare qualcosa per chi soffre, ma anche quando sembra, potremmo dire, che non si possa fare niente per chi soffre. Ad esempio a me piace un passo della Deus caritas est, in cui il Papa stesso dice che il cristiano sa quando è tempo di parlare e di dire e quando è giusto tacere di Lui e lasciar parlare solamente l’amore. Di fronte a questo, è importante non fuggire, come Maria, Stabat Mater, che non è fuggita e ha vegliato fino alla fine.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Inaugurata a Roma l'Accademia italo-russa per promuovere la sapienza cristiana in Occidente

    ◊   E' stata inaugurata stamani a Roma l’Accademia italo–russa “Sapientia et scientia”: un luogo stabile di incontro tra esponenti delle Chiese e delle società civili di Italia e Russia. Creata per iniziativa dell’Associazione internazionale “Sofia: Idea russa, idea d’Europa”, con la collaborazione dell’Università di Stato delle Relazioni Internazionali di Mosca, l’Accademia svolgerà le proprie attività presso Villa Sciarra-Wurts. Presenti all'inaugurazione il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, e il cardinale Renato Raffaele Martino, presidente emerito del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Ci parla di questa nuova Accademia il prof. Pierluca Azzaro, docente di Integrazione Europea all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. L’intervista è di Monia Parente.

    R. - L’Accademia è prevista da un accordo bilaterale Italia–Russia per la cooperazione nel campo scientifico e accademico. L’Accademia, in realtà o almeno – diciamo - nei fatti, nasce all’inizio degli anni 90 all’indomani del crollo della Cortina di Ferro, come luogo d’incontro e di dialogo tra intelligenza cristiana d’Oriente e d’Occidente, in particolare d’Italia e di Russia.

     
    D. – Quindi, quali sono nello specifico le finalità di questa Accademia?

     
    R. – L’Accademia accoglie varie sezioni, quella relativa all’ambito giuridico, all’ambito politico, alle relazioni internazionali, all’economia, ma anche a quello artistico e letterario. Tutti gli ambiti sono, però, legati da un unico filo rosso, al quale ci rimanda sempre il pensiero sia di Papa Benedetto XVI, sia del Patriarca Kirill. Il pensiero è questo: reintrodurre la sapienza cristiana nel pensiero occidentale. La sapienza cristiana, che veramente per tutti noi cristiani - cattolici e russo-ortodossi - è l’autentica fonte della grandezza umana, veramente la garanzia che si è tutelato l’uomo nella sua dignità. Se si misconosce il fatto che l’uomo è creato a immagine e somiglianza di Dio, se si misconosce il fatto che il Dio vivente lo ha amato sino alla morte, allora - lo vediamo giornalmente - si impongono avidità, egoismo, ostilità. Quello che Papa Benedetto chiama “la lebbra dello spirito” e che rende brutto e falso tutto: il diritto che diventa diritto antiumano; l’economia – e questo lo vediamo ai giorni d’oggi - che diventa rapina; l’arte che diventa sostanzialmente celebrazione di brutture.

     
    D. – Questo confronto tra Oriente e Occidente è testimoniato anche dalla rosa dei nomi dei relatori che hanno partecipato all’inaugurazione e che è veramente ricchissima...

     
    R. – Si, direi che la bellissima novità di questa Accademia è il fatto che la Conferenza episcopale italiana, attraverso il vescovo Lupinacci - che ricordo è presidente della Commissione della Cei per l’ecumenismo e il dialogo - abbia accettato l’invito del Dipartimento delle relazioni esterne del Patriarcato di Mosca, a creare, a unirsi e a dialogare in un luogo stabile sulla presenza, che tutti noi riteniamo necessaria per il bene di tutti, della Chiesa nella società. Questo, a me sembra veramente una caratteristica innovativa, realmente creativa di questa Accademia.

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    Chiesa e Società



    Appello della Chiesa thailandese: compassione e perdono per uscire dalla crisi

    ◊   “Noi cattolici, parte della società Thai, non possiamo restare indifferenti in questa delicata situazione di conflitto. Tutti gli uomini sono figli di Dio: urge rispettare il valore della vita e la dignità umana. I principi di amore, compassione e perdono sono gli unici strumenti per uscire dalla crisi presente”: è quanto afferma l’intera Chiesa cattolica thailandese in un accorato appello inviato all’Agenzia Fides. Il documento è firmato dalla Conferenza Episcopale della Thailandia, dall’Associazione dei Superiori Maggiori degli ordini religiosi (maschili e femminili), dalle aggregazioni e dai movimenti laicali ecclesiali, da scuole e istituti cattolici, dall’Associazione delle donne e da quella degli imprenditori cattolici. Tutte le componenti più significative della comunità cattolica thailandese, a tutti i livelli, si sono unite e hanno lanciato – con unica voce - un appello per una pronta soluzione della crisi sociale e politica nel Paese, chiedendo a tutti di abbandonare la strada della violenza e di non permettere che vi sia altro spargimento di sangue. “La crisi presente – osserva il testo – deriva dal conflitto e dalle divisioni in seno alla società, come mai verificatesi prima nella storia nazionale, che hanno causato perdite di vite umane e danni alle proprietà. Se la violenza non si fermerà, condurrà alla catastrofe il nostro amato Paese” ammonisce il testo. I cittadini thai cattolici, sentendosi interpellati direttamente a operare per il bene comune della nazione, ricordano che “tutti siamo figli di Dio e tutti dobbiamo essere innamorati della nostra nazione, porgendo una attenzione speciale, incondizionata e senza discriminazioni, agli abitanti delle aree rurali”. Per questo ci si appella “al rispetto integrale del valore della vita e della dignità umana”, a “tenere come punti fermi i principi dell’amore, della compassione e del perdono, secondo la Parola di Dio: fate agli altri ciò che vorreste fosse fatto a voi”. I cattolici chiedono a tutte le forze in campo “di fermare ogni sorta di violenza e di utilizzare mezzi pacifici per la soluzione definitiva del doloroso conflitto in atto, per ricostruire l’armonia sociale nella nazione”. In particolare, in quanto fedeli che professano la fede in Cristo Gesù, tutti si impegnano “a raccogliersi per la Celebrazione Eucaristica, pregando Dio per la pace, e offrendo preghiere speciali per le vittime del conflitto; a recitare il Santo Rosario per la pace, ogni giorno, per tutto l’anno 2010; a osservare un minuto di silenzio e di raccoglimento ogni sera, alle ore 18, come preghiera per l’unità e la pace nel paese”. Intanto i fedeli cattolici e le chiese della capitale si sono attivate direttamente per l’assistenza agli “sfollati interni” che sono fuggiti dalle aree della città dove vi sono stati, e vi sono ancora, scontri fra manifestanti e forze dell’ordine. La Chiesa thailandese sta organizzando un grande raduno di preghiera, pacifico e pubblico, per domenica prossima, 23 maggio, a Bangkok per invitare i fedeli e tutti gli uomini di buona volontà a dare il primato allo spirito, a invocare Dio, a operare per la riconciliazione della nazione. Da parte sua, padre Peter Watchasin, sacerdote della diocesi di Bangkok e direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie in Thailandia, in un commento all’agenzia Fides, ha affermato che “l’opinione pubblica è scossa e l’intera nazione ha bisogno di una riflessione seria sulle modalità di governo, sullo stato della società, sulla burocrazia, sul ruolo dell’esercito, sull’esercizio reale della democrazia”. Le camicie rosse, spiega, “convogliano al loro interno gruppi molto differenti fra loro: vi sono i sostenitori dell’ex premier Thaksin, ma anche molti contadini e poveri che lamentano seri problemi di ingiustizia sociale, di corruzione, diffusa nelle alte sfere della burocrazia e dell’esercito. Contestano i privilegi di quanti, esercitando il potere, si sottraggono alle regole e allo stato di diritto”.


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    Alla Colombia il primato del numero di sfollati. Grave la situazione nel mondo

    ◊   Resta altissima in tutto il mondo l’emergenza sfollati. L’allarme, ripreso dalla Fides, è stato lanciato dal Norwegian Refugee Council’s Internal Displacement Monitoring Centre che, il 17 maggio, ha pubblicato un rapporto secondo cui il dato degli sfollati registrato lo scorso anno è il più grave dalla prima metà degli anni Novanta, quelli cioè segnati dalle guerre nei Balcani, dal conflitto Congolese e dal genocidio in Rwanda. Al momento, nove sfollati su dieci sono concentrati in appena otto Paesi, tutti teatro di conflitti che si protraggono e incancreniscono da decenni, al punto da essere ormai definiti endemici, senza che la popolazione locale e la comunità internazionale riesca a mettere in atto soluzioni efficaci per avviare autentici processi di pace. “I casi del 2009 sono stati determinati soprattutto da conflitti già in corso da anni quando non addirittura da decine di anni” si legge nel rapporto dell'istituto norvegese, e si sottolinea come in molti casi si tratta di “sfollati che ciclicamente sono costretti a lasciare la propria terra”, in zone nelle quali falliscono costantemente i tentativi di rimpatrio. La notizia che la Colombia ha un triste primato in America Latina è risultato molto sorprendente: alla fine del 2009 si sono “spostati” da 3.3 milioni ai 4.9 milioni di colombiani. Sempre secondo questo rapporto, i nuovi sfollati (solo nel 2009) in Colombia sono stati 290.000, un numero che spaventa considerando la densità della popolazione rurale della Colombia. Il rapporto del Norwegian Refugee Council mette in evidenza che il dato conclusivo, confermato dalle valutazioni periodicamente diffuse dall'Alto Commissariato dell'Onu per i rifugiati, è in costante aumento negli ultimi tre anni. Nel 2008 i nuovi sfollati erano stati 4,8 milioni e nel 2007 3,7 milioni, ma nel 2009 c’è stato un picco con 7,8 milioni. Gli altri Paesi americani elencati nel rapporto sono Guatemala, Messico e Perù. (M.G.)

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    Pakistan: la legge sulla blasfemia blocca gli accessi a Facebook e YouTube

    ◊   Giro di vite in Pakistan sui social network e siti per la condivisione di file e notizie. Dopo il bando “temporaneo” di Facebook, la legge sulla blasfemia ha bloccato l’accesso a YouTube, il popolare sito web che consente la condivisione di video fra i suoi utenti. Il quotidiano locale Dawn, ripreso da AsiaNews, cita “fonti ufficiali” secondo cui la decisione intende “contenere la diffusione di materiale blasfemo”, in nome della difesa dei valori dell’islam e del profeta Maometto. Secondo Khurram Mehran, portavoce della Pakistan Telecommunications Authority (Pta), è stato bloccato YouTube “perché contiene materiale discutibile”. Egli ha poi aggiunto che “all’inizio sono state le Url che contenevano il materiale incriminato, a causa delle lamentele ricevute”, poi si è scelta la messa al bando totale. Il portavoce non ha voluto chiarire nel dettaglio le ragioni alla base della decisione. La chiusura di YouTube segue di poche ore il bando del social network Facebook, che resterà inaccessibile sino al 31 maggio. Alla base della scelta, la protesta scatenata nel Paese per l’apertura di una pagina in cui si invitano gli utenti a “pubblicare caricature del profeta Maometto”. Una sorta di competizione on-line, al termine della quale si sceglierà la “migliore”, che oggi viene condannata anche da numerosi media di tutto il mondo arabo. Un funzionario dell’Autorità per le telecomunicazioni, in condizioni di anonimato, afferma che il provvedimento è legato proprio “alle vignette sul profeta Maometto, che da Facebook sono andate a finire su YouTube”. Wahaj-us-Siraj, direttore generale di Nayatel, un internet provider pakistano spiega che il bando di due giganti come Facebook e YouTube comporta un “taglio fino al 25% del traffico totale di internet” in Pakistan, che si aggira sui 65 giga-bytes in totale. Secondo le ultime informazioni, anche alcune pagine di Wikipedia risultano inaccessibili. La legge sulla blasfemia, pretesto per colpire minoranze religiose nel Paese e risolvere nel sangue piccoli conflitti locali, ha allungato i tentacoli sul mare di internet, che della libertà di pensiero e di espressione fa la sua forza. (M.G.)

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    La Chiesa si schiera per uno sviluppo sostenibile dell’Orissa

    ◊   L’industrializzazione “va bene, ma non può in alcun modo avvenire sulla pelle delle persone”. La chiesa locale dell’Orissa pone l’accento sui rischi legati all’apertura del nuovo impianto siderurgico dalla multinazionale sudcoreana “Posco”, che ha vinto un appalto record da 52 miliardi di rupie (circa 9,8 miliardi di euro) per conquistare il diritto di sfruttare i terreni dell’Orissa per la produzione industriale. Parlando ad AsiaNews, padre Ajay Kumar Singh, sacerdote e attivista dell’arcidiocesi di Cuttack- Bhubaneswar esprime vicinanza a quanti rischiano di essere cacciati dalla propria terra con la forza: “La Chiesa sostiene il diritto a protestare in maniera pacifica, anche perché a subire questi sorprusi sono le comunità ai margini: quelle degli operai e dei contadini”. Mons. Lucas Kerketta, vescovo di Sambalpur, ha invece rivolto un appello al governo affinché si interessi “prima delle necessità della propria gente, e poi alla mera industrializzazione” del territorio. Anche alla luce del fatto che “ogni questione sospesa, come la rilocazione e le prospettive di vita, si può risolvere in maniera amichevole”. Secondo i termini dell’accordo, il primo ministro dell’Orissa Naveen Patnaik ha garantito al governo federale e ai vertici della “Posco” l’utilizzo di oltre 4mila acri di terreno: di questi, 3.500 sono di proprietà governativa. Ma gli abitanti dei restanti acri – dove sorgono i villaggi di Dhinkia, Nuagaon e Gadakujanga – si oppongono alla requisizione delle loro terre. Oggi, la polizia è entrata nell’area di Kalinganagar e ha demolito con la forza alcune case. Nel pomeriggio, è prevista una manifestazione di protesta contro questo modo di fare. Secondo Patnaik, invece, si tratta di un’occasione da non perdere: l’impianto delle acciaierie porterà posti di lavoro e possibilità di sviluppo per tutta l’area. Un rapporto del Consiglio nazionale di ricerca economica applicata conferma: “Grazie al progetto, avremo un incremento del Prodotto interno lordo statale dell11,5% entro il 2016. Le nuove fabbriche forniranno 870mila nuovi posti di lavoro in tutti i settori, nel giro di 30 anni”. Ma tutto questo, ricorda padre Singh, “avviene sulla pelle dei locali. La Chiesa si schiera accanto a loro e ricorda al governo che è lo sviluppo umano, e non industriale, il primo impegno da mantenere. Lo Stato dell’Orissa sta lavorando come se fosse un agente della compagnia: eppure quei terreni producono già, nel campo agricolo”. (M.G.)

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    L'India colpita dal ciclone "Laila". Danni e vittime anche in Sri Lanka

    ◊   Sono centinaia di migliaia gli sfollati causati dal ciclone ‘Laila’ posizionato vicino alle coste orientali dello stato indiano dell’Andhra Pradesh, con effetti anche nel vicino Sri Lanka. Nel sudest dell’India almeno 12 persone sarebbero rimaste uccise a causa delle forti piogge, ma si contano anche sei morti più a ovest, nello stato del Karnataka, soprattutto a causa di fulmini e temporali. Almeno 40.000 persone - riferisce l'agenzia Misna - sono state evacuate dalle parti più a sud dell’Andhra Pradesh a scopo preventivo, mentre si attende l’avanzata del ciclone verso l’interno. Intense piogge, che accompagnano la perturbazione atmosferica, sono registrate più a sud, nello Sri Lanka. Negli ultimi sei giorni sono morte 17 persone e altre tre sono considerate disperse. Molte strade, incluse quelle principali verso Colombo, sono state allagate e 450.000 persone in 17 distretti, secondo il centro di gestione dei disastri, risultano sfollate. La Caritas-Sethsarana, organizzazione caritativa dell’arcidiocesi di Colombo, ha distribuito aiuti di vario tipo. (R.P.)

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    Congo: primi soccorsi dopo la colata di fango dal vulcano Karisimbi

    ◊   Ha distrutto un quarto del villaggio di Kibiriga, dove si contano almeno 19 vittime e 27 dispersi secondo un bilancio dell’Ufficio di coordinamento degli affari umanitari dell’Onu (Ocha), la colata di fango fuoriuscita dal vulcano Karisimbi, nel distretto nordorientale del Nord-Kivu. Ci sarebbero sette vittime anche in Rwanda, distante appena tre chilometri da Kibiriga. “La colata di fango ha colto tutti di sorpresa: è avvenuta in piena notte tra sabato e domenica, travolgendo 232 abitazioni e 205 campi coltivati. È un fenomeno inusuale in questa area vulcanica, più abituata alle colate di lava” ha riferito all'agenzia Misna Taylor Toekakala, addetto alla comunicazione della Caritas a Goma, il capoluogo del Nord-Kivu. Insieme al locale vescovo, monsignor Théophile Kaboy Ruboneka, la Caritas ha consegnato aiuti (coperte, secchi, sapone) ai circa 1200 sfollati - per ora ospiti di famiglie di accoglienza. La Croce rossa, internazionale e nazionale, la missione dell’Onu in Congo (Monuc), organizzazioni umanitarie e autorità provinciali si sono recate sul posto per prestare assistenza. Dal cratere del Karisimbi, alto 4507 metri, era già uscito fango nel 1917 e nel 1952. (R.P.)

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    Repubblica Centrafricana: offensiva contro i guerriglieri del Lra

    ◊   Nel sud-est della Repubblica Centroafricana è partita una vasta operazione militare per riportare la sicurezza nelle aree dove i guerriglieri ugandesi dell’Esercito di Resistenza del Signore (LRA) continuano a seminare morte e distruzione. La popolazione locale ripone molte speranze in questa mobilitazione, e non fa eccezione mons. Juan José Aguirre Muños, vescovo di Bangassou, che riferisce di aver visto transitare, diretti verso est, circa 600 militari centrafricani. “Secondo quanto ci è stato riferito – racconta il presule all'agenzia Fides -, anche il governo francese ha promesso l’invio di aiuti militari che giungeranno nella zona per via aerea”. Vi sono inoltre voci non confermate che anche il Ciad e il Sudan sono disposti ad inviare proprie truppe per combattere l’Lra”, dice ancora mons. Muños.“Le notizie che ho dall’est della diocesi sono ancora frammentarie; quel che è certo è che l’area è quasi isolata perché nessuno si avventura nelle strade dopo l’assalto al camion del Programma Alimentare Mondiale” aggiunge il presule. Nell’attacco al convoglio del Pam del 5 maggio scorso sono morti due operatori dell’organizzazione e altri due erano rimasti feriti. Secondo l’ Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr) tra il 20 marzo e il 6 maggio l'Lra ha effettuato almeno 10 raid nella provincia di Haut-Mbonou, nella Repubblica Centrafricana meridionale, in particolare nei villaggi di Mboki, Agoumar, Guerekindo, Bouete, Kitessa e Miskine. Le vittime sono 36. Molte case sono state date alle fiamme e 10mila persone sono dovute fuggire. In 411 si sono rifugiati oltre confine nella Repubblica Democratica del Congo. Secondo l'agenzia dell’Onu i nuovi sfollati si trovano soprattutto nelle città di Bangassou, Rafai, Zemio e Mboki. L’Unhcr ricorda che l’Lra è presente pure nella Rdc e nel sud Sudan. Nella Rdc, l'ultimo attacco su larga scala da parte dell'Lra è avvenuto tra il 22 e il 26 febbraio a Kpanga, circa 60 km a nord di Niangara, nel distretto di Bas-Uele nella Provincia Orientale, nella parte orientale del Paese. L’Lra avrebbe ucciso almeno 100 tra uomini, donne e bambini. In Sudan gli attacchi si sono concentrati nelle regioni dell’Equatoria centrale e occidentale, al confine con Uganda, Rdc e Repubblica Centrafricana. Gli attacchi hanno anche costretto 20mila congolesi a cercare rifugio in Sudan e nella Repubblica Centrafricana. Secondo le stime dell’Onu in Sudan l'Lra avrebbe provocato la morte di 2.500 persone e il movimento forzato di altre 87.800, soprattutto in Equatoria centrale e occidentale. (M.G.)

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    Cina: intenso cammino spirituale per la terza “Giornata Mondiale di preghiera per la Chiesa"

    ◊   All’avvicinarsi del 24 maggio, terza “Giornata Mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina” istituita da Papa Benedetto XVI nella Lettera ai cattolici cinesi del 27 maggio 2007, le comunità cattoliche cinesi del continente stanno intensificando il cammino spirituale, in comunione con il Santo Padre. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, fin dall’inizio del mese mariano il Santuario della Beata Vergine Maria Aiuto dei Cristiani di She Shan, indicato dal Papa nella sua Lettera come luogo in cui si esprime in modo particolare la profonda devozione dei cattolici cinesi verso la Madonna, ha visto giungere ondate di pellegrini da tutte le diocesi, parrocchie e comunità ecclesiali di base, non solo del continente ma anche di Hong Kong, Taiwan e dalle comunità della diaspora cinese. Inoltre nelle singole comunità o nei santuari mariani si sono moltiplicate le novene, la recita del rosario, le processioni mariane e preghiere speciali nell’attesa della Giornata, per pregare insieme alla Chiesa universale per la Chiesa in Cina. I seminaristi del Seminario maggiore della provincia del Si Chuan hanno fatto un pellegrinaggio nella diocesi di Nan Chung in vista del 24 maggio, per preparare la Giornata e rendere grazie al Signore per il nuovo sacerdote che è stato appena ordinato. La parrocchia di Qing Shan, nella Mongolia Interna, ha dedicato le preghiere del mese mariano e le novena in vista del 24 maggio alla Cina e alla Chiesa in Cina, affidandola alla Madonna. Anche la piccola parrocchia di Nan Guan della diocesi di Bao Ji, nella provincia dello Shaan Xi, si sta preparando spiritualmente alla Giornata con un pellegrinaggio, effettuato da 23 parrocchiani guidati dal parroco, e con la recita comunitaria del Rosario. (R.P.)

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    I vescovi tedeschi invitano a pregare per la Chiesa in Cina

    ◊   Il prossimo 24 maggio l’attenzione dei fedeli cattolici di tutto il mondo si rivolge nuovamente verso la Cina. Nel giorno in cui si celebra la festa di Maria, Aiuto dei Cristiani, i vescovi tedeschi invitano sacerdoti e fedeli delle diocesi della Germania a ricordare la situazione della Chiesa cattolica in Cina nelle Messe e nella preghiera personale, e raccomandano di dedicare ai cattolici cinesi anche la preghiera dei fedeli nelle celebrazioni eucaristiche di domenica 23 maggio. Nel loro invito alla partecipazione, i vescovi tedeschi ricordano che l’iniziativa della Giornata di preghiera per la Cina è stata raccomandata da Papa Benedetto XVI nella sua Lettera alla Chiesa cattolica in Cina del 2007, nella quale il Papa ha auspicato una crescente comunione nella preghiera e nell’incontro fra la Chiesa in Cina e la Chiesa universale. La Conferenza episcopale tedesca (Dbk) ricorda che per questa Giornata annuale è stata scelta la data del 24 maggio in quanto ogni anno, in questa data, migliaia di fedeli partecipano al pellegrinaggio al santuario mariano di Sheshan, dedicato a Maria Ausiliatrice, nella diocesi di Shanghai. I sussidi per la Giornata di preghiera sono stati preparati in collaborazione con il “China-Zentrum” di Sankt Augustin (Germania) il cui sito (www.china-zentrum.de) offre accanto alle proposte di preghiera e al testo della Lettera di Benedetto VI alla Chiesa in Cina e alla preghiera scritta dal Papa per la Giornata, anche molteplici informazioni sulla situazione attuale e sulla storia della chiesa cattolica in China. Nel “China-Zentrum”, fondato nel 1988, confluiscono varie realtà ecclesiali e missionarie. Fin dalla nascita si impegna a favorire l’incontro e lo scambio fra le culture e le religioni della Cina e dell’occidente. (R.P.)

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    Italia: tutto pronto per la giornata di Preghiera per la Chiesa in Cina

    ◊   Le comunità cattoliche cinesi in Italia si apprestano a celebrare della III giornata di Preghiera per la Chiesa in Cina. Il programma, di cui dà notizia l'agenzia Sir, prevede che ogni comunità si riunirà nella propria diocesi. A Roma l’appuntamento è per domenica 23 maggio alle ore 15,30 nella chiesa della comunità cattolica cinese di San Bernardino da Siena (via Panisperna 256). La ricorrenza arriva a poche settimane dal raduno di tutte le comunità cattoliche cinesi in Italia, svoltosi nella diocesi di Macerata nei giorni 8 e 9 maggio per la commemorazione del IV centenario della morte del missionario gesuita padre Matteo Ricci. In Italia la celebrazione principale della Prima Giornata di Preghiera si svolse il 24 maggio 2008 nella Basilica di Santa Maria Maggiore, presieduta dal cardinale Ivan Dias, Prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli. L’anno scorso, 2009, la comunità cattolica cinese in Italia ha celebrato la Giornata a Napoli, con la celebrazione presieduta dall’arcivescovo, il cardinale Crescenzio Sepe. (M.G.)

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    Brasile: approvata la legge che impedisce ai condannati di candidarsi

    ◊   Ieri sera il Senato brasiliano ha approvato all'unanimità il progetto "Scheda Pulita", che impedisce di candidarsi alle persone condannate da un tribunale. Adesso la parola passa al presidente Lula. Non c'è consenso, tuttavia, sulla attuazione della nuova legge per le elezioni di quest’anno: il Tribunale Superiore Elettorale (Tse) a cui è stato chiesto un parere a questo proposito, ancora tace. "Oggi è un giorno storico. Io mi sento emozionato nel presiedere questa sessione" ha detto il deputato Marconi Perillo, dopo una serie di interventi a favore del progetto e dopo aver annunciato il risultato della votazione. Il disegno di legge, consegnato dal deputato Michel Temer nel settembre dello scorso anno per iniziativa del Movimento contro la corruzione elettorale (Mcce), è passato attraverso due emendamenti. In entrambi i casi, il Mcce ritiene che il progetto sia stato migliorato, e rimane comunque come espressione della volontà della società, manifestata nel milione e 600mila firme raccolte in tutto il Paese. Oltre a queste, l'istituzione Avaaz ha raccolto quasi 2 milioni di adesioni virtuali per l'iniziativa. La notizia dell’approvazione del disegno di legge, riferisce l’agenzia Fides, viene resa pubblica anche dalla Conferenza episcopale del Brasile che ha seguito la vicenda fin dall’inizio. Oltre all'approvazione presidenziale, un'altra questione che deve essere affrontata è la validità della legge citata per queste elezioni. Per il Mcce non è necessario il periodo di un anno prima delle elezioni perchè la legge entri in vigore, tuttavia altre interpretazioni ritengono che la legge dovrebbe essere attuata a partire dal 2012. La decisione spetta al Tribunale Superiore Elettorale. (R.P.)

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    Domani si celebra la Giornata mondiale della diversità culturale

    ◊   Si celebra domani in tutto il mondo la IX Giornata mondiale della diversità culturale per il dialogo e lo sviluppo, proclamata dalle Nazioni Unite nel 2002, dopo l’adozione da parte dell’Unesco della Dichiarazione universale sulla diversità culturale. La ricorrenza quest’anno s’iscrive nel contesto dell’Anno internazionale del riavvicinamento tra le culture. La Commissione nazionale italiana Unesco e il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del ministero dell’Interno, in collaborazione con il Collegio del Mondo Unito dell’Adriatico, impegnato nella promozione di una cultura di dialogo e di pace, hanno scelto come sede delle celebrazioni italiane la città di Duino in provincia di Trieste, perché luogo di frontiera e terra di incontro fra alcune delle culture fondanti dell’Europa, quella latina, tedesca e slava. Durante l’iniziativa rappresentanti delle istituzioni nazionali e locali si confronteranno con intellettuali di frontiera sul significato della diversità culturale e del dialogo interculturale. Per la Giornata l’Unesco propone inoltre il Festival internazionale della diversità culturale, con appuntamenti artistici e culturali in diverse città. L’Italia aderisce all’evento con “Poiesis” (Fabriano, 21-23 maggio), festival di poesia, arte, teatro, musica e cinema dedicato alla ricchezza delle diverse culture. (M.G.)

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    L’Unicef e il Calcio italiano uniti contro l’aids in Africa

    ◊   “Per vincere la partita più importante nella lotta all’hiv/aids occorre garantire l’accesso universale ai servizi di prevenzione della trasmissione da madre a figlio dell’hiv. È fondamentale che tutta la comunità internazionale faccia squadra contro l’aids”, così il presidente dell’Unicef Italia, Vincenzo Spadafora, intervistato dal Sir, inquadra lo spirito di “Segniamo insieme un gol per l'Africa”, la mobilitazione per la lotta all’hiv/aids in programma il 22 e il 23 maggio in 453 piazze di tutta Italia. Testimonial della campagna sarà Francesco Totti. Gli obiettivi principali dell’iniziativa saranno una raccolta di firme per chiedere al Governo italiano maggiori risorse economiche per la prevenzione e la cura dell’hiv e aids pediatrico, una raccolta di fondi attraverso il “minipallone Unicef”, che sarà offerto in cambio di un contributo di 9,90 euro. Nell’ambito di questa iniziativa, verrà lanciato un concorso, con la possibilità per i 3 vincitori di incontrare Totti. La mobilitazione si inserisce nella campagna “Un gol per l’Africa”, lanciata in occasione dei Mondiali di calcio in Sudafrica su proposta della Federazione italiana gioco calcio. (M.G.)

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    Sabato a Roma la Giornata dell’Infanzia Missionaria

    ◊   Sabato 22 maggio, la diocesi di Roma celebra la Giornata dell’Infanzia Missionaria con un incontro per i ragazzi intitolato “I bambini di Roma con i bambini del mondo”. Il pomeriggio di festa, che inizierà alle ore 15 presso il Pontificio Seminario Romano Minore, con ingresso da via Aurelia 208 prevede un primo momento di accoglienza e di conoscenza con giochi e altre attività di gruppo quindi la presentazione dei diversi momenti del pomeriggio. Seguirà la conoscenza delle diverse culture dei continenti: in ogni spazio i bambini saranno accolti da altri animatori che li accompagneranno in questo “viaggio”. Nella seconda parte dell’incontro - riferisce l'agenzia Fides - è prevista la proiezione di un power point sul lavoro e sul disagio minorile nel mondo, alcune testimonianze di bambini, il saluto del vescovo incaricato e un breve momento di preghiera. Infine verrà lanciato il progetto di solidarietà per i bambini di Haiti. Per l’occasione verrà allestita una piccola mostra di disegni e pensieri dei bambini delle scuole cattoliche, delle parrocchie di Roma e delle comunità Migrantes che aderiranno alla Festa, avente per titolo “Bambini, mondo e solidarietà”. (R.P.)

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    Il direttorio dei media cattolici nel mondo ora anche in italiano

    ◊   Il direttorio dei media cattolici del mondo (www.intermirifica.net) è ora disponibile in italiano grazie al supporto dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Cei, del circuito InBlu e di TV2000. L’iniziativa del direttorio online è stata promossa da Pontificio Consiglio delle comunicazioni sociali, Signis e Celam (Conferenza dell’Episcopato Latinoamericano). Il portale cattolico ha un’architettura “wiki” tipica del Web 2.0 e offre la possibilità agli utenti e ai protagonisti dei media di pubblicare o aggiornare le informazioni dei contatti dei media cattolici, contribuendo alla costruzione collettiva del database. Ad oggi sono tre le categorie aperte: radio, TV e produzioni audiovisive. Il direttorio globale della comunicazione del mondo cattolico si presenta in quattro lingue diverse, e grazie alla Cei è possibile navigare anche in italiano per consultare i media della Chiesa cattolica. L’obiettivo del direttorio è favorire sinergie, interscambi e progetti comuni tra gli operatori dell’informazione del mondo cattolico. Il progetto editoriale si rivolge anche agli utenti-editori. L’auspicio - riferisce l'agenzia Sir - è che intermirifica.net diventi presto le “pagine gialle” dei media cattolici nel mondo. Per la seconda metà del 2010, è prevista la presentazione della nuova versione del direttorio. (R.P.)

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    Al Festival di Cannes il film sui trappisti uccisi in Algeria

    ◊   Uomini, demoni, dei fantasmi del passato, violenza e pietà, cinismo e commozione: si muovono intorno ad alcuni temi centrali della vita i film che vedono il Festival di Cannes avviarsi verso la sua conclusione. E sono finalmente titoli forti, che lasciano il segno, opere necessarie, che lasciano intravvedere dietro la superficie di corpi e spazi le profondità dello spirito umano. Ambientato nella Russia profonda, “My Joy” di Sergei Loznitsa racconta la discesa agli inferi di un camionista perduto nella campagna siberiana, vittima e testimone di innumerevoli brutalità, fino a trasformarsi in una sorta di replicante omicida. Opera di pura osservazione e rigoroso studio di caratteri, il film procede per accumulazione di scene che evocano il senso di un paesaggio svuotato di umanità, in preda alla pura pulsione di sopravvivenza. L’efficacia di Loznitsa ha due debiti evidenti: il primo, con la sua precedente attività di documentarista, ci permette di capire il senso delle cose ad un primo sguardo; il secondo, con la letteratura di Dostoievskji, ci rivela gli abissi dell’animo umano. Ispirato ad un fatto realmente accaduto negli anni 90, il massacro di sette frati trappisti di un monastero dal Maghreb ad opera dei fondamentalisti islamici, “Des hommes et des dieux” di Xavier Beauvois, è un lavoro di straordinaria intensità emotiva, teso ad esplorare il mistero del martirio. Fatto di scarni dialoghi, di ritratti di uomini e cose, di gesti ora pietosi ora brutali, il film segue la vicenda non per denunciarne l’assurdo e tragico epilogo, ma per svelare come la fede e l’amore per il prossimo possano sfidare la morte. Attratto da sempre da quel limite invalicabile che è la fine dell’esperienza umana, Beauvois non gioca con i sentimenti in nome della logica mercantile del cinema, ma segue la sua ispirazione: crede in ciò che mostra e noi crediamo con lui. Sugli stessi livelli di coinvolgimento emotivo si pone “Poetry” di Lee Chang Dong, cronaca quotidiana della provincia coreana, spezzata da una vicenda di ordinaria violenza. A seguito dei ripetuti stupri di un gruppo di compagni di scuola, una ragazzina si suicida, buttandosi da un ponte. Il peso della colpa e della riparazione ricade sui parenti dei colpevoli, che cinicamente tentano di uscirne con un risarcimento monetario alla famiglia della vittima. Unica eccezione la nonna di uno dei ragazzi impegnata con la poesia a raccogliere ciò che resta dei suoi pensieri prima che l’Alzheimer glieli porti via. Articolato su più piani narrativi, fatto di una dolente bellezza dei sentimenti, attraversato da interpretazioni di impalpabile profondità, il film commuove fino alle lacrime e ci fa sentire forte il peso morale della scelta. Buon film, anche se meno intenso dei precedenti, è l’unica opera italiana in concorso, La nostra vita di Daniele Luchetti. Ambientato nella Roma degli operai edili che cercano di trasformarsi in imprenditori, racconta la storia di uno di loro, colpito duramente dalla perdita della moglie. Desideroso di prendersi una rivincita sulla vita, l’uomo abbraccia il cinismo del profitto a scapito del rispetto degli altri, fino a ritrovare se stesso e la forza della famiglia, un attimo prima di perdersi per sempre. Basato su una precisa sceneggiatura e interpretato da un gruppo di bravi attori, il film è un quadro esatto della società italiana di questi anni: dispersa, ferita, in cerca di qualcosa in cui credere. (Da Cannes, Luciano Barisone)

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    24 Ore nel Mondo



    Nuovo sciopero generale in Grecia: i sindacati contro l’austerity

    ◊   Un nuovo sciopero generale di 24 ore, il quarto dall’inizio della crisi, sta paralizzando oggi la Grecia. Stop al traffico marittimo e ferroviario, ma non a quello aereo, chiuse scuole e ospedali, tranne per le emergenze, come pure uffici pubblici e banche. Lavorano, invece, i giornalisti. La protesta, indetta dai sindacati, è rivolta contro la politica di austerity che sarà votata a fine mese e che prevede tagli ai salari e la riforma delle pensioni. Ma cosa chiede il blocco sociale che sta paralizzando il Paese ellenico? Marco Guerra lo ha chiesto al giornalista greco, Nicola Nellas:

    R. – Di ripensare le politiche economiche che il governo ha deciso insieme al Fondo monetario internazionale, di non alzare l’età minima pensionabile a 65 anni rispetto ai 60 di oggi, di dare aiuto alle persone più povere, di creare un fondo o un ente che dovrebbe gestire i beni dei fondi assicurativi, di combattere l’evasione fiscale e di annunciare i nomi di tutti coloro che stanno evadendo le tasse.

     
    D. – L’opinione pubblica greca come sta vivendo questa contrapposizione?

     
    R. – L’opinione pubblica greca è un po’ divisa, perché sappiamo che si sono delle cose che devono essere fatte per uscire da questa situazione, ma vediamo ancora una volta che chi pagherà saranno i pensionati e i lavoratori.

     
    D. – Si temono nuovi disordini e violenze?

    R. – Penso di no, perché sia l’opinione pubblica che i sindacati sono rimasti abbastanza scioccati da quello che è successo l’ultima volta. In più, il governo ha mandato in piazza più di mille poliziotti proprio per non lasciare la possibilità a questi estremisti di creare disordini.

     
    D. – Come pensa che si concluderà questo braccio di ferro?

     
    R. – Penso che continueremo ad andare avanti con gli scioperi, perché i sindacati non vogliono discutere su queste cose. Chiedono, e chiedono chiaramente, di non procedere con le cose che adesso sta portando avanti il governo, rispetto alle pensioni e ai salari.

     
    D. – Il governo riuscirà a varare il piano di austerità?

     
    R. – Dovrà farlo, perché non abbiamo alternative come governo e come Paese. Se non ci fosse questo piano, la Grecia dovrebbe dichiarare la bancarotta.

    I funerali di Stato dei due militari italiani morti in Afghanistan
    “Non sono morti invano: il sacrificio dei nostri militari non è solo per l’Afghanistan, ma anche per l’Italia e il mondo intero”. Così l’ordinario militare per l’Italia, l'arcivescovo Vincenzo Pelvi, ha dato l’estremo saluto ai due alpini morti lunedì scorso in Afghanistan, dei quali oggi sono stati celebrati i funerali di Stato nella Basilica di Santa Maria degli Angeli a Roma. Il servizio di Roberta Barbi:

     
    “Luigi e Massimiliano hanno scelto la professione militare perché volevano partecipare in modo attivo e creativo alla pace e hanno scelto di donare tutto di se stessi agli altri”. È un saluto commosso, quello pronunciato da mons. Vincenzo Pelvi, ordinario militare per l’Italia, nell’omelia delle esequie solenni del sergente maggiore Massimiliano Ramadù e del caporal maggiore scelto Luigi Pascazio, morti tre giorni fa in un attentato nella provincia di Herat, in Afghanistan. Il loro è l’ennesimo tributo di sangue dell’Italia che li onora con i funerali di Stato, in una Basilica di Santa Maria degli Angeli gremita di gente, alla presenza delle più alte cariche dello Stato. Commozione e lacrime già ieri all’arrivo delle salme a Ciampino e nel pomeriggio, nella camera ardente allestita nella cappella dell’ospedale militare del Celio, dove hanno sfilato molti esponenti politici ma anche tanti giovani, parenti e amici dei due soldati morti. Sia ieri in camera ardente, che oggi ai funerali, è stato presente anche Gianfranco Sciré, uno dei militari sopravvissuto all’attacco che, seppur ferito, ha voluto salutare i suoi commilitoni. Sulla loro scelta di non vivere per se stessi, concentrati solo sulle proprie soddisfazioni, ha insistito il ricordo di mons. Pelvi: “Le missioni di pace per i nostri giovani militari sono una questione d’amore – ha detto – per dare dignità e democrazia a chi piange e chi soffre nelle terre più dimenticate”. “Il loro servizio resta un evento scritto per sempre nella storia della pace, un patrimonio che deve irrobustire la coscienza nazionale unitaria degli italiani”. Al termine della celebrazione, un lungo applauso ha salutato l'uscita dei feretri, avvolti nel tricolore e portati a spalla ciascuno da sei commilitoni. Intanto, in Afghanistan, continuano le violenze: due forti esplosioni si sono verificate oggi a Jalalabad, è la terza operazione dei talebani in tre giorni. Sempre in queste ore, esponenti dei talebani hanno raggiunto le Maldive dove prenderanno parte a colloqui non ufficiali alla presenza di rappresentanti del governo e dei principali partiti afghani.

    Pakistan
    Diciotto persone sono morte e una ventina sono rimaste ferite nelle ultime 24 ore, nella città di Karachi, nel sud del Pakistan, la più popolosa del Paese, importante porto e base operativa di diversi gruppi criminali anche di matrice terroristica. Secondo Geo News, si è trattato per lo più di regolamenti di conti tra bande rivali.

    Usa, marea nera entrata nella Corrente del Golfo
    Una “piccola porzione” della marea nera in continua fuoriuscita dal pozzo sottomarino della British Petroleum, nel Golfo del Messico, ha raggiunto la cosiddetta loop current che potrebbe spingerla oltre la Florida e farle risalire la costa orientale. A confermarlo è la National oceanic and athmospheric administration. L’allarme scatta dunque per la Florida, dove il greggio disperso potrebbe arrivare entro sei giorni, ma anche per l’arcipelago di Key West e per Cuba.

    Usa, colloquio Obama-Erdogan su Iran
    Il presidente Usa, Barack Obama, in un colloquio telefonico con il primo ministro turco, Tayyp Erdogan, ha ribadito le preoccupazioni degli Stati Uniti per il mancato rispetto degli obblighi dell’Iran con l’Agenzia intenazionale per l'energia atomica (Aiea). Gli Usa, ha fatto sapere la Casa Bianca, continueranno a fare pressioni per nuove sanzioni contro il programma nucleare iraniano e hanno riconosciuto l’ottimo lavoro fatto, in questa direzione, da Brasile e Turchia.

    Malawi
    Un tribunale dello Stato africano del Malawi ha condannato al massimo della pena, 14 anni di carcere con lavori forzati, una coppia di omosessuali che nei mesi scorsi aveva organizzato una cerimonia pubblica di nozze. L’omosessualità nel Malawi, uno degli Stati africani più conservatori, è vietata. Immediate le proteste delle comunità di difesa dei diritti umani e delle organizzazioni di lotta all’Aids.

    Madagascar
    Scoppio di violenza nella capitale del Madagascar, Antananarivo: le forze di sicurezza hanno aperto il fuoco contro i dimostranti di una fazione dissidente della polizia militare, che protestavano contro la politica del governo. Non è ancora chiaro se ci siano state vittime.

    Etiopia
    A quattro giorni dalle elezioni politiche del 23 maggio, che porteranno alle urne 31 milioni di elettori, ieri sera sono esplosi i disordini in Etiopia, nella regione dell’Ogaden. L’area al confine con la Somalia, ricca di petrolio, da anni è teatro di una violenta lotta di liberazione da parte dei ribelli, repressa dall’esercito di Addib Abeba. Il governo ha confermato l’attacco dei ribelli del Fronte di liberazione nazionale, ma smentisce l’occupazione della città di Malqaqa.

    Ue, euro in risalita
    Dopo i timori espressi ieri dal cancelliere tedesco Angela Merkel, l’euro oggi è in risalita e vola oltre la soglia degli 1,24 dollari. “L’euro non corre assolutamente nessuno rischio”, ha risposto alla Merkel il ministro delle Finanze frencese, Christine Lagarde, secondo la quale l’Unione Europea e l’euro sarebbero a rischio solo in assenza di riforme. In un’intervista radiofonica a Rtl, Lagarde ha definito “discutibile” la scelta della Germania di una stretta delle vendite allo scoperto: decisione che, secondo il ministro francese, andava presa “di concerto”.

    Polonia
    Nonostante il miglioramento delle condizioni meteo, resta alto l’allarme inondazioni in Polonia, dove in pochi giorni sono morte sei persone. La situazione peggiore lungo i fiumi Vistola e Oder. In particolare a Sandomierz, sulla Vistola, il fiume ha rotto gli argini costringendo cinquemila persone all’evacuazione: oggi il premier, Donald Tusk, si è recato sul posto per controllare la situazione. A Cracovia restano chiusi i ponti e l’acqua ha invaso molte zone non lontane dal centro: da tre giorni è chiuso il museo di Auscwitz-Birkenau per questioni di sicurezza. Varsavia ha chiesto all’Ue gli aiuti previsti in casi di emergenza e protezione civile.

    Francia, arrestato militante Eta
    È stato arrestato questa mattina in Francia, nei pressi di Bayonne, vicino al confine spagnolo, Mikel Karrera Sarobe, accusato di essere uno dei capi militari dell’Eta, l’organizzazione terroristica basca. Secondo le accuse, Sarobe sarebbe il responsabile di cinque omicidi, il capo di molti gruppi di fuoco e colui che aveva affittato il furgone carico di esplosivo intercettato dalla Guardia Civile a Zamora, lo scorso 9 gennaio. Insieme con lui sono finiti in cella altri due militanti. (Panoramica internazionale a cura di Roberta Barbi)
     Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 140

     
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