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Sommario del 17/05/2010
La gioia del Papa all'indomani della manifestazione delle aggregazioni laicali in Piazza San Pietro: intervista con il cardinale Bagnasco
◊ Benedetto XVI ha ricevuto stamani in udienza il cardinale arcivescovo di Genova, Angelo Bagnasco, presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Un incontro che avviene all’indomani della grande manifestazione di solidarietà al Pontefice, in Piazza San Pietro, promossa dalla Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali. Luca Collodi ha chiesto proprio al cardinale Angelo Bagnasco con quali sentimenti il Papa abbia accolto questa manifestazione di vicinanza dei fedeli italiani:
R. – Molto contento, molto sereno, proprio al vedere tanta manifestazione di gioia, di vicinanza, di preghiera da parte di una piazza e oltre, estremamente gremita. I giornali giustamente hanno parlato di circa 200 mila persone, ma soprattutto di questa folla composita, di questo popolo composito di grandi e piccole famiglie con i loro bambini che sono venuti da tutta l’Italia anche con grande sacrificio, ma proprio per stare per un momento sotto la finestra del Papa.
D. – Cardinale Bagnasco, questa preghiera, questa solidarietà al Papa, che cosa cambia nella vita della Chiesa italiana?
R. – Direi che rafforza la consapevolezza che la Chiesa è una Chiesa di popolo, una Chiesa per tutti e che in Italia in modo particolare c’è un grande affetto, un grande legame di affetto e di gratitudine per il Santo Padre. Abbiamo la benedizione e la grazia di avere la sede di Pietro proprio nella nostra Italia e questo rappresenta nel cuore della nostra gente, una grande grazia e quindi un motivo di fede ulteriore e di gioia.
D. – Il Papa ha detto che il peccato è il vero nemico..
R. – Perché il peccato è l’origine di tutti i mali. E’ una verità questa della nostra fede che non dobbiamo mai dimenticare: il Papa con la sua chiarezza e con la mitezza e la lucidità del suo Magistero ci richiama proprio al cuore delle cose, e sotto il profilo del male, la causa veramente di ogni male fisico o culturale è proprio il peccato, che è l’allontanamento, il girare le spalle a Dio alla sua verità che brilla in Cristo e che risplende nella Chiesa.
D. – Lei non ha dimenticato le vittime degli abusi e nemmeno i tanti sacerdoti, che nel silenzio sono al servizio di Dio e degli altri, rinnovando loro stima e fiducia...
R. – L’una e l’altra sono intenzioni che sicuramente sono nel cuore del Santo Padre; la preghiera di Piazza San Pietro, come di tutta la Chiesa in Italia, lì rappresentata, è per il Papa, la sua persona, il suo ministero e tutte le sue intenzioni di padre e di pastore: tra queste sicuramente c’è la santificazione del clero, ecco l’Anno sacerdotale che volge a conclusione, e c’è la preghiera per tutti coloro che hanno subito violazione da parte soprattutto di alcuni ministri della Chiesa. Sicuramente nel cuore del Papa, del suo affetto e della sua preghiera e nella sua azione, sono presenti queste intenzioni: la Chiesa in Italia ha pregato e prega per questo.
D. – Cardinale Bagnasco, in questa preghiera l’organizzazione è stata affidata alla Consulta Nazionale delle Aggregazioni Laicali: abbiamo visto un movimento laicale italiano molto unito...
R. – E’ una cosa molto bella, è una testimonianza ulteriore e la bellezza anche del camminare insieme, che conferma il cammino della Chiesa in Italia, sempre sulla via di una maggiore operativa e affettiva comunione. Tutte le associazioni tutte le aggregazioni laicali, quindi gruppi, associazioni, movimenti, nuove comunità sono rappresentate in questo organismo di coordinamento, di comunione e hanno scelto insieme questa bellissima iniziativa, questa testimonianza al Papa di affetto e di fiducia e di speranza alla Chiesa in Italia, all’intero Paese. Sono molto grato e con me tutti i vescovi italiani, per il nostro laicato nelle aggregazioni, per questa iniziativa, per questa vivacità che auspichiamo continui e non solo a livello nazionale, ma naturalmente in tutte le Chiese locali. Come diceva il Santo Padre in Portogallo, parlando ai vescovi, è una primavera dello Spirito, una primavera della Pentecoste quella dei nuovi carismi, antichi e nuovi carismi. E’ importante, che sempre più dialogando tra di loro, e con i loro pastori, favoriscano la vitalità, la comunione e l’annuncio missionario della Chiesa al mondo.
Vicini al Papa e alle vittime degli abusi: i commenti di Giorgio Vittadini e don Fortunato Di Noto
◊ Una moltitudine di fedeli uniti accanto al loro Pastore: all’indomani della grande manifestazione di solidarietà al Papa, i media italiani e internazionali sottolineano la dimensione straordinaria dell’evento di ieri in Piazza San Pietro. Per un commento sulla giornata, Alessandro Gisotti ha intervistato Giorgio Vittadini, presidente della Fondazione per la Sussidiarietà, esperienza nata nell’ambito di Comunione e Liberazione:
R. – La sensazione è proprio di qualcosa di non preorganizzato. E' stata la festa di ognuno e di tutti intorno al Papa, come la garanzia della propria esperienza personale, come popolo, famiglie, bambini. Assieme per dire: “Abbiamo bisogno del Papa per vivere fino in fondo la nostra esperienza personale”. Una festa di popolo: c’era una gioiosità, una letizia, una positività, un immediato entusiasmo che è figlio di questa esperienza cristiana, che non per niente per essere certa ha bisogno di un segno, non di un simbolo, e questo segno è il Papa. Dall’altra parte, la commozione reciproca, mi sembra, di ognuno di noi verso il Papa, la commozione del Papa nel vedere che c’è un segno di qualcuno che lo ama. La gente semplice, la “gente gente”, come diceva Giussani, che è con lui.
D. – Ha colpito anche un aspetto visivo: una moltitudine di fedeli, molti simboli, le bandiere dei movimenti, delle associazioni ecclesiali: dunque, pluralità, ma unità attorno al Successore di Pietro…
R. – Anche questo mi sembra un segno della vita della Chiesa, che questa pluralità di esperienza, questo fiorire di movimenti non divide, ma costruisce. E’ l’unico carisma che s’incarna nei diversi caratteri e diventa una rinascita della Chiesa già in atto. Questi movimenti, come disse Giovanni Paolo II, sono "la primavera della Chiesa".
D. – Il Papa ha sottolineato che il peccato è il vero nemico della Chiesa, chiedendo ai fedeli, in particolare a chi era in piazza, di vivere il Vangelo "con radicalità e coerenza"…
R. – Sì, perché ci vuole questa presa di coscienza contro il moralismo di adesso. Ognuno di noi ha bisogno di essere liberato dal male. Non bisogna sempre vedere il male nella bisaccia dell’altro, senza vederlo in sé. La coscienza del peccato è l’inizio della positività della ricostruzione.
D. – In Piazza San Pietro si è pregato per il Papa, ma anche, anzi assieme, per le vittime degli abusi. Anche qui i fedeli seguono la via indicata da Benedetto XVI, di penitenza e riconciliazione…
R. – Si è pregato per questo e anche per i nostri sacerdoti, mettendo tutto insieme, perché questa preghiera sembra meno efficace di altri mezzi apparentemente più concreti, ma io ricordo una frase dell’”Albero degli zoccoli”: sono la forza che l’uomo non ha, sono il modo con cui il Signore risponde. Il nostro Dio è un Dio che dialoga, un Dio che c’è, un Dio che si fa ascoltare, un Dio che ascolta e non è al di là delle nubi. E’ un Dio-compagnia e questo abbraccio impressionante di Piazza San Pietro ce lo ricorda e ci spinge nel mondo con una forza in più.
Assieme alla solidarietà al Papa, nella giornata di ieri - come abbiamo detto - si è pregato per le vittime degli abusi sessuali da parte di membri della Chiesa. Ascoltiamo don Fortunato Di Noto, fondatore dell’associazione Meter, intervistato da Luca Collodi:
R. – Credo che questa manifestazione sia il prolungamento di ciò che tutta la Chiesa, gradualmente, sta facendo per stare accanto al Santo Padre. Il Santo Padre è Pietro e quindi la pietra su cui noi possiamo avere un punto di riferimento importante, in questa situazione così difficile, drammatica, che non è un’emergenza marginale, ma è un’emergenza significativa e particolare. La Chiesa deve impegnarsi, perché la pedofilia è un crimine contro l’infanzia, è un crimine contro l’umanità e, soprattutto, è un peccato grave. Io auspico che questi movimenti si impegnino poi nel territorio nel promuovere, in una pastorale ordinaria, i diritti dell’infanzia, ad accogliere le vittime, a promuovere un senso nuovo di prossimità per chi vive queste situazioni di dolore, di sofferenza. E lì, dove si giocherà poi tutto, è il nostro impegno concreto di buoni samaritani, di servitori della Parola e soprattutto di uomini e donne impegnati affinché questi atti criminali non debbano mai più accadere.(Montaggio a cura di Maria Brigini)
Benedetto XVI riceve il presidente boliviano Morales: crisi economica, politiche sociali e ambiente tra i temi dei colloqui
◊ La crisi economica mondiale, il tema dell’ecologia e quello del sostegno alle fasce più povere della popolazione hanno caratterizzato questa mattina, in Vaticano, l’udienza concessa da Benedetto XVI al presidente dello Stato plurinazionale di Bolivia, Evo Morales Anna. I “cordiali colloqui”, durati poco meno di mezz’ora, "hanno permesso – afferma un comunicato della Sala Stampa della Santa Sede – un fruttuoso scambio di opinioni su temi attinenti all’attuale congiuntura internazionale e regionale, e sulla necessità di sviluppare una maggiore sensibilità sociale per la tutela dell’ambiente”.
“Ci si è poi soffermati – conclude la nota – su alcuni aspetti della situazione del Paese sudamericano, in particolare sulla collaborazione tra la Chiesa e lo Stato in materia di educazione, sanità e politiche sociali a difesa dei diritti dei più deboli”. Come da protocollo, dopo l’udienza con il Pontefice il presidente Morales si è intrattenuto con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, e il segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Dominique Mamberti.
Il Papa ai partecipanti alla Marcia Perugia-Assisi: il vostro impegno favorisca la costruzione della pace in tutti gli ambienti
◊ "Il generoso impegno ed il costante esempio di cristiani e le persone di buona volontà favoriscano nelle famiglie, nell'ambiente di lavoro ed in diversi contesti sociali, una pace vera e duratura nel rispetto della giustizia, del dialogo paziente e della convinta stima verso gli altri”. E’ l’augurio che Benedetto XVI ha espresso in un messaggio a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, indirizzato a mons. Domenico Sorrentino, vescovo di Assisi, che ieri è stata meta della tradizionale Marcia della pace partita da Perugia. Il Papa ha concluso il messaggio con la benedizione ai partecipanti alla marcia, affidando i suoi “voti all’intercessione di San Francesco”.
Il cardinale Péter Erdő incontra il Papa
◊ Il Papa ha ricevuto stamani anche il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest, presidente del Consiglio delle Conferenze Episcopali d'Europa, con i vice-presidenti, il cardinale Josip Bozanić, arcivescovo di Zagabria, e il cardinale Jean-Pierre Ricard, arcivescovo di Bordeaux. Viktoria Somogyi, del Programma ungherese della nostra emittente, ha intervistato il cardinale Erdő:
R. – Oggi abbiamo cominciato la visita ufficiale della Presidenza del Consiglio delle Conferenze Episcopali Europee qui a Roma, attraverso i dicasteri competenti. Abbiamo iniziato la nostra visita – com’è consuetudine - con un’udienza con il Santo Padre. Lo abbiamo rassicurato riguardo alla nostra vicinanza, alla vicinanza dell’episcopato europeo e alla vicinanza dei fedeli, anche in questi mesi difficili che la Chiesa sta attraversando. Abbiamo ribadito il nostro programma per i prossimi anni e abbiamo fatto un resoconto sulla nostra attività dello scorso anno: i rapporti ecumenici con la Kek; l’ultima sessione della nostra Joint Commission - celebrata ad Istanbul di recente - e durante la quale abbiamo concordato un programma comune sulla sensibilizzazione e la difesa dell’ambiente e la responsabilità dell’uomo per il creato con le Chiese ortodosse e con i protestanti europei. Proprio su questo tema organizzeremo una serie di conferenze e un pellegrinaggio: ai primi di settembre, ad esempio, avrà inizio un pellegrinaggio navale che partirà da Esztergom, in Ungheria, e finirà a Mariazell, in Austria. Durante il viaggio ci si fermerà anche a Bratislava, dove si terrà una conferenza scientifica, alla quale il cardinale Turkson, molto competente in materia, ha promesso la sua presenza. Abbiamo parlato anche dello sviluppo del Forum cattolico-ortodosso europeo, che ha celebrato la sua prima sessione a Trento alla fine del 2008. Tutte le Chiese ortodosse europee e la Chiesa cattolica hanno deciso di trattare questioni morali e sociali – il dialogo teologico spetta naturalmente al dicastero della Santa Sede – ma a livello pratico e, quindi, nella vita sociale. Abbiamo molte convinzioni comuni con l’ortodossia e abbiamo la possibilità di fare anche delle proposte comuni alla società. La scorsa volta abbiamo parlato riguardo al tema della famiglia e per il prossimo incontro, che avrà luogo in ottobre a Rodi, in Grecia, abbiamo scelto come argomento il rapporto tra Stato e Chiesa secondo la teologia ortodossa e cattolica. Quindi non si tratterà delle questioni relative alle Costituzioni dei singoli Paesi, ma dell’aspetto teologico della questione. Speriamo che questa serie di incontri possa continuare. Ci sono altre attività anche per quanto riguarda la Settimana Sociale Europea, che abbiamo deciso di tenere ancora a Monaco di Baviera con la presidenza della Comece. La nostra organizzazione, raccogliendo invece tutte le Conferenze episcopali, si sente chiamata a dedicarsi a tutte le questioni pastorali e tra le quali – naturalmente – anche la questione sociale. La nostra speranza è che questi incontri possano riuscire bene. Ci sono poi altri temi da sviluppare ulteriormente e tra questi le questioni dei migranti; la collaborazione con la Comece; e, naturalmente anche i temi importanti nel mondo dei mass media. Proprio qui a Roma si terrà un incontro dei segretari generali delle Conferenze episcopali ed un incontro dei responsabili per i mass media proprio durante i giorni della chiusura dell’Anno Sacerdotale. Organizzare questi incontri è stato possibile proprio perché coincidono con la cerimonia di chiusura alla quale i sacerdoti avevano il desiderio ovviamente di essere presenti in quei giorni. Questo ci ha permesso di organizzare questi incontri tematici anche qui a Roma.
Nomina
◊ Il Santo Padre ha nominato il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, Suo Inviato Speciale alle celebrazioni del IV centenario dell'arcidiocesi di Arequipa (Perù), che avranno luogo dal 14 al 18 luglio 2010.
L'impegno dei cattolici in politica al centro della plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici
◊ Dal 20 al 22 maggio prossimi si svolgerà a Roma, la 24.ma assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici sul tema: “Testimoni di Cristo nella comunità politica”. Ce ne parla Sergio Centofanti.
Aprirà i lavori della plenaria il presidente del dicastero, il cardinale Stanisław Ryłko. Interverranno con delle relazioni il rettore dell’Università Cattolica, il prof. Lorenzo Ornaghi, il cardinale Camillo Ruini, l’arcivescovo Rino Fisichella, lo storico Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio, e il prof. Guzmán Carriquiry. Venerdì 21 maggio i partecipanti incontreranno il Papa. Un comunicato del dicastero sottolinea come Benedetto XVI abbia manifestato in diverse occasioni la necessità e l’urgenza di un rinnovato impegno dei cattolici nella vita politica. Nel discorso inaugurale della V Conferenza Generale dell’Episcopato Latinoamericano, ad Aparecida, ha affermato che “Il rispetto di una sana laicità - compresa la pluralità delle posizioni politiche - è essenziale nella tradizione cristiana. Se la Chiesa cominciasse a trasformarsi direttamente in soggetto politico, non farebbe di più per i poveri e per la giustizia, ma farebbe di meno, perché perderebbe la sua indipendenza e la sua autorità morale, identificandosi con un'unica via politica e con posizioni parziali opinabili. La Chiesa – sottolinea il Papa - è avvocata della giustizia e dei poveri, precisamente perché non si identifica coi politici né con gli interessi di partito (...). Formare le coscienze, essere avvocata della giustizia e della verità, educare alle virtù individuali e politiche, è la vocazione fondamentale della Chiesa in questo settore. Ed i laici cattolici – aggiunge il Pontefice - devono essere coscienti delle loro responsabilità nella vita pubblica; devono essere presenti nella formazione dei consensi necessari e nell'opposizione contro le ingiustizie”. Parlando in un continente di grande tradizione cristiana Benedetto XVI sottolineava anche la necessità “di colmare la notevole assenza, nell'ambito politico, della comunicazione e della università, di voci e di iniziative di leader cattolici di forte personalità e di dedizione generosa, che siano coerenti con le loro convinzioni etiche e religiose”. Ancora più esplicito – rileva il dicastero vaticano - è stato l’invito rivolto ai partecipanti alla XXIII Assemblea plenaria del Pontificio Consiglio per i Laici, il 15 novembre del 2008: “Ad essi spetta di farsi carico della testimonianza della carità specialmente con i più poveri, sofferenti e bisognosi, come anche di assumere ogni impegno cristiano volto a costruire condizioni di sempre maggiore giustizia e pace nella convivenza umana, così da aprire nuove frontiere al Vangelo! (...) In particolar modo – diceva il Papa - ribadisco la necessità e l’urgenza della formazione evangelica e dell’accompagnamento pastorale di una nuova generazione di cattolici impegnati nella politica, che siano coerenti con la fede professata, che abbiano rigore morale, capacità di giudizio culturale, competenza professionale e passione di servizio per il bene comune”. Il dicastero ricorda infine l’ultimo appello lanciato a Lisbona da Benedetto XVI nell’incontro con i vescovi portoghesi: “I tempi nei quali viviamo esigono un nuovo vigore missionario dei cristiani, chiamati a formare un laicato maturo, identificato con la Chiesa, solidale con la complessa trasformazione del mondo. C’è bisogno di autentici testimoni di Gesù Cristo, soprattutto in quegli ambienti umani dove il silenzio della fede è più ampio e profondo: i politici, gli intellettuali, i professionisti della comunicazione che professano e promuovono una proposta monoculturale, con disdegno per la dimensione religiosa e contemplativa della vita”. Nel pomeriggio di sabato 22 maggio, i lavori dell’Assemblea plenaria saranno dedicati alla relazione del segretario del dicastero, mons. Josef Clemens, che parlerà dei programmi del Pontificio Consiglio per i Laici: un bilancio di quanto fatto e le proposte per il futuro.
Messaggio del dicastero per il Dialogo Interreligioso per la festa del Vesakh: cristiani e buddisti insieme per rafforzare la "coscienza ecologica"
◊ Il mondo ha bisogno di sviluppare “un senso di responsabilità ecologica” e gli sforzi congiunti tra cristiani e buddisti possono contribuire a rendere concreto non solo il rispetto verso la natura, ma più in generale verso la vita e la dignità umane. E’ quanto scrive in sintesi il cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, nel tradizionale messaggio di auguri inviato in occasione della Festa buddista del Vesakh. Nel 2010, tale festività viene celebrata il 21 e il 28 maggio in molti Paesi dell’Asia. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Non si può onorare davvero la vita umana sfruttando male, o peggio sperperando, le risorse della terra che ospita l’umanità. E’ ciò su cui riflette il cardinale Tauran nel messaggio di quest’anno ai buddisti in festa per la Vesakh, celebrazione di fine maggio con la quale ricordano l’“illuminazione” del Buddha. “La crisi ambientale – premette il porporato – ha già suscitato notevoli problemi e sofferenze in tutto il mondo”. Di fronte a questo, prosegue, cristiani e buddisti, che “nutrono un profondo rispetto per la vita umana”, ritengono “cruciale” incoraggiare gli sforzi “miranti a creare un senso di responsabilità ecologica”, come pure a riaffermare le “convinzioni condivise circa l’inviolabilità della vita umana in ogni stadio e condizione, la dignità della persona e la missione unica della famiglia, nella quale si impara ad amare il prossimo e a rispettare la natura”.
Ricordando alcune affermazioni di Benedetto XVI in tema di rispetto del Creato, il presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso ribadisce che la Chiesa Cattolica “considera la tutela dell’ambiente come intimamente legata al tema dello sviluppo integrale della persona umana” e che, dunque, da parte sua “non s’impegna solo nella difesa della destinazione universale dei doni della terra, dell’acqua e dell’aria, ma incoraggia gli altri a unire gli sforzi per proteggere l’umanità dall’autodistruzione”. “Promuoviamo insieme un corretto rapporto tra gli esseri umani e l’ambiente”, esorta alla fine il cardinale Tauran. “Aumentando i nostri sforzi per la creazione di una coscienza ecologica per una coesistenza serena e pacifica – afferma – possiamo dare testimonianza di uno stile di vita rispettoso, che trova senso non nell’avere di più, ma nell’essere di più”. E condividendo, inoltre, “le prospettive e gli impegni delle nostre rispettive tradizioni religiose, possiamo contribuire al benessere del nostro mondo”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Con lo sguardo al Cielo in cammino accanto all'uomo: al Regina caeli il Papa ricorda che anche dopo l'Ascensione Cristo rimane nella trama della storia.
In rilievo, nell'informazione internazionale, l'economia: l'Asia va a picco e tremano le Borse europee.
In cultura, il testo del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie Cirillo che apre il volume "Libertà e responsabilità alla ricerca dell'armonia. Dignità dell'uomo e diritti della persona" - presentato all'Università Cattolica del Sacro Cuore - e l'introduzione dell'arcivescovo Gianfranco Ravasi.
Quando Leopardi era antisemita: Giulia Galeotti recensisce il libro "Spettri dell'altro. Letteratura e razzismo nell'Italia contemporanea".
Sul volume di Loreto Nucci "Lo Stato-partito del fascismo" un articolo di Andrea Possieri dal titolo "La politica del disprezzo".
Pio XII e le amnesie degli storici: Raffaele Alessandrini riguardo al libro di Richard Overy "Sull'orlo del precipizio. 1939. I dieci giorni che trascinarono il mondo in guerra".
Elisabetta Galeffi sul restauro di parte degli affreschi sulla vita di sant'Antonio nella basilica di San Marco a Firenze.
Accanto all'uomo di oggi per liberarlo dalle nuove schiavitù: nell'informazione religiosa, l'omelia del cardinale Tarcisio Bertone durante la Messa per il Capitolo generale dei Mercedari.
Wlodzimierz Redzioch intervista Renato Buzzonetti, medico personale di Giovanni Paolo II, che domani avrebbe compiuto 90 anni.
Attentato in Afghanistan: morti due soldati italiani. La testimonianza di mons. Pelvi
◊ Militari italiani ancora nel mirino in Afghanistan: due soldati sono stati uccisi oggi e altri due sono rimasti gravemente feriti, in seguito ad un violento attentato nel Nord Est del Paese, nella zona vicino ad Herat. Cordoglio unanime dal mondo politico e religioso. Il capo della Farnesina, Franco Frattini, ha espresso profondo dolore per l’accaduto ed ha dichiarato: ''La missione italiana in Afghanistan non è in discussione". Mons Vincenzo Pelvi, Ordinario militare per l’Italia ribadisce: “I nostri soldati sono esempi di gratuità di vita”. Il servizio di Cecilia Seppia.
Il sergente Massimiliano Ramadù, 33 anni, di Velletri, e il caporalmaggiore Luigi Pascazio, 25 anni, della provincia di Bari: sono i due italiani rimasti uccisi nell’attentato di oggi in Afghanistan. I militari erano a bordo di un blindato Lince in testa ad una colonna composta da decine di automezzi di diverse nazionalità, partita da Herat e diretta a Bala Murghab, più a Nord. In tutto 400 soldati impegnati in un trasferimento operativo. L'esplosione improvvisa di un ordigno ha colpito in pieno il blindato: altri due soldati italiani, tra cui una donna, sono rimasti gravemente feriti alle gambe, ma secondo fonti dell’Isaf, non sarebbero in pericolo di vita. Le salme dei due caduti - ha detto il ministro della difesa La Russa - rientreranno in Italia mercoledì prossimo. Intanto, si riaccende sul fronte politico l’annoso dibattito circa l’importanza e la necessità di questa missione. Il capo della Farnesina Frattini assicura: la nostra presenza nel Paese non è in discussione e operiamo per la sicurezza e il bene del popolo afghano. Critiche dall’opposizione che sollecita una riflessione accurata sulle ragioni e le modalità di questa missione. Ma c’è davvero bisogno di un cambio di strategia? Risponde Andrea Margelletti, esperto di geopolitica:
“Non si può avere solo una soluzione militare, ma è necessario mettere sul tavolo tutte le realtà afghane. Solo adesso la coalizione internazionale, ovviamente in primis gli americani, si sono convinti che non è possibile soltanto utilizzare le armi, ma ci vuole una forte spinta politica. Dall’Afghanistan sono partite le minacce di Al Qaeda ed è fondamentale che quel Paese sia stabilizzato, affinché in Europa, negli Stati Uniti, la minaccia che proviene da quelle aree possa essere ridotta al minimo. Ricordiamo che è uno sforzo della coalizione internazionale: se un ingranaggio funziona molto bene, ma gli altri no, tutto il sistema non funziona”.
Sono attualmente circa 3.300 i militari italiani impegnati, a vario titolo, nella missione Isaf in Afghanistan. Un contingente che dovrebbe arrivare, a ottobre prossimo, a circa 4 mila uomini come stabilito nelle intese con l'amministrazione statunitense. Un impegno, quello delle forze internazionali nel Paese asiatico che ha fatto registrare un forte tributo di sangue con 200 militari, di diverse nazionalità morti, dall’inizio dell’anno. Ma come poter valutare questi sacrifici? Mons. Vincenzo Pelvi, Ordinario militare per l’Italia:
“Fatti del genere, come quello capitato in Afghanistan stamani, segnano di sangue la storia della nostra nazione, ma direi diventano un seme ed un’opportunità di fiducia, perché si possa continuare a guardare ai popoli come ad un’unica e bella famiglia umana. Le missioni internazionali per la sicurezza e la concordia dei popoli sono un’esperienza di evangelica speranza. Il militare ha un’etica ed è l’etica del dono, del dono di sé, che è il senso vero del servizio ai popoli”.
Concluso il Congresso Eucaristico del Brasile: il bilancio di mons. Braz de Aviz
◊ Si è concluso ieri a Brasilia il 16.mo Congresso Eucaristico del Brasile: l’evento si è svolto sul tema “L’Eucaristia, pane di unità dei discepoli missionari”. L’incontro si è ispirato anche ad un'affermazione di Benedetto XVI che ha definito Gesù-Eucaristia come il cuore di questo Paese sudamericano. Ma cosa è emerso da questo Congresso? Il nostro inviato Silvonei Protz lo ha chiesto all’arcivescovo di Brasilia mons. João Braz de Aviz:
R. – Io penso che sia venuta alla luce questa voglia grande di trovare un rapporto con Lui, un rapporto sì personale, ma anche un rapporto come popolo. L’Eucaristia è il pane dell’unità e ci aiuta a non chiuderci nei nostri obiettivi e nei nostri valori, ma ci aiuta ad aprirci – proprio attraverso l’Eucaristia – a questa comunità nuova che nasce dall’Eucaristia. Una comunità servitrice, una comunità fraterna, una comunità piena di gioia, una comunità che dà la vita per gli altri, così come Gesù ha fatto per noi. Io penso che questo sia quello che ci ha lasciato il Congresso Eucaristico Nazionale, insieme ad una grandissima gioia sul volto delle persone e con una voglia immensa di essere Chiesa.
D. – E poi con la presenza del Santo Padre, attraverso il suo Legato Pontificio…
R. – Il cardinale Hummes è stata per noi una presenza mariana, una presenza di pastore. Le sue omelie e la sua presenza ai due simposi, soprattutto in quello di teologia, sono state per noi un momento di grazia, che hanno permesso una riflessione e un approfondimento sull’Eucaristia. E’ un grande conoscitore della realtà brasiliana ed ha anche una grande serenità e questo gli permette di parlare dal di dentro di questa nostra realtà. Ringraziamo il Santo Padre di averci mandato un così buon inviato speciale.
D. - Un momento molto importante di questo Congresso è stato l’incontro con gli esclusi nella Messa della Solidarietà…
R. – Questo ci ha fatto capire che non c’è Chiesa, se non c’è veramente questo trovare rapporto con i più piccoli e con gli esclusi. Questo segno ce l’ha anche dato il cardinale Claudio Hummes, perché lui stesso ha voluto che questo momento ci fosse e c'è stato. Queste persone vivono cercando la carta che qualcuno ha già buttato via, per poter così sopravvivere. Erano presenti alla Messa anche alcune delle cooperative che lavorano con loro. Questo rapporto è quindi iniziato; adesso dobbiamo trovare il modo di poterlo continuare attraverso la Caritas. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Nuova campagna della Fao contro la fame nel mondo
◊ La Fao ha lanciato la campagna “One billion hungry”, "Un miliardo di affamati", per sensibilizzare l’opinione pubblica alla lotta contro la fame e aumentare la pressione sui governi affinché mantengano gli impegni presi in materia. Sono ormai oltre un miliardo, infatti, le persone che soffrono la fame, una cifra che aumenta anziché diminuire, come era stato auspicato negli Obiettivi del millennio, firmati nel settembre 2000 da tutti i Paesi appartenenti all’Onu. Per sottoscrivere la petizione lanciata dalla Fao basterà collegarsi al sito www.fao.org. Lucas Dùran ha chiesto quale sia l’obiettivo della campagna a Luca Alinòvi, economista della Fao:
R. – L’obiettivo è di avere un milione di firme da portare - entro la fine dell’anno - a New York, alle Nazioni Unite, per far capire che il numero di un miliardo di affamati è inaccettabile. Non ci può andare bene perché sono ormai troppi anni che la fame aumenta. Sono troppi anni che si dice quello che va fatto. Sono troppi anni che invece non si fa quello che dovrebbe essere fatto. E’ ora che questa emergenza, forse, scenda di livello. Smettiamo di parlare con i politici. Dobbiamo essere noi cittadini che diciamo ai nostri politici: “Basta, questa cosa è inaccettabile!”.
D. – Come giudica l’impegno economico dei governi per combattere la fame?
R. – Durante il G8 all’Aquila, tanto celebrato, è stata fatta una grande cosa: ci si è impegnati a raccogliere 22 miliardi di dollari nei prossimi tre anni. Ma siamo ancora molto lontani. Eppure in 48 ore, all’idea che la Grecia potesse fallire, ne abbiamo mobilizzati mille di miliardi. Ben facendo, proteggendo la nostra Europa, ma senza alcuna difficoltà. Ora, mille miliardi vogliono dire mille dollari per affamato: questo vuol dire che ciascun affamato del mondo avrebbe i soldi sufficienti per pagarsi più di un anno di cibo.
D. – Impegni non mantenuti a fronte di obiettivi di per sé realizzabili. Perché?
R. – Sembra che ci si tenga lontani, quasi come se alla fine questo non fosse un problema. Mi è capitato più di una volta di fare questa osservazione. Io ho l’impressione che, alle volte, giochiamo con il fuoco senza rendercene conto! Non si può avere intorno a sé un miliardo di affamati. Non si può avere un affamato ogni sei persone. E’ qualcosa che va talmente al di là dell’accettabile, che dovrebbe preoccuparci profondamente… Eppure, drammaticamente, non se ne preoccupano i Paesi ricchi e troppe volte neanche gli stessi Paesi poveri. Sembra che sia una cosa per la quale non si possa far nulla. Pochi cambiamenti possono far cambiare il mondo: tornare ad investire sull’agricoltura, rimettere l’agricoltura al centro dei nostri obiettivi, garantire che i più poveri del mondo - il cui 75 per cento stanno nel mondo agricolo - tornino ad essere al centro delle politiche di sviluppo.
D. – Quanto può contare una maggiore pressione da parte dell’opinione pubblica?
R. – Conta tantissimo e, alle volte, forse noi commettiamo proprio l’errore di darle poca importanza. Noi abbiamo una brutta abitudine: non ci facciamo pubblicità, non andiamo a raccontare quello che facciamo, non raccontiamo quello che vediamo nella nostra vita quotidiana. Ci sembra sempre di non doverlo fare, di essere accorti. In questo momento si sono un po’ "rotte le acque" ed è venuto fuori quel sentimento che cammina nei nostri corridoi ed è quello che ci fa dire: “Non si può stare così! Dovete aiutarci a fare pressione su chi non permette che questo accada!" Se i nostri Stati non ci dicono o non ci spingono a fare determinate cose, noi non abbiamo i mezzi per farlo. Per cui l’opinione pubblica è fondamentale!
Presentata a Milano una raccolta di scritti del Patriarca Kirill
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“Libertà e responsabilità: alla ricerca dell’armonia. Dignità dell’uomo e diritti della persona”. E' il titolo del volume che raccoglie gli scritti del Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill. Il libro è stato presentato oggi all’Università Cattolica di Milano, con un parterre d’eccezione. Insieme all’arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, è intervenuto il metropolita Hilarion, presidente del Dipartimento relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca. Dalla città ambrosiana il servizio di Fabio Brenna.
Il volume del Patriarca Kirill raccoglie i suoi interventi e discorsi sul tema dei diritti umani e della dignità della persona. Come scrive nell’introduzione mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, il libro mette in guardia contro una nuova “generazione di diritti” che ospitano al loro interno vere e proprie degenerazioni dell’autentica dignità personale, contrabbandate come espressioni di una libertà che ha per limite solo il non limitare la libertà altrui. Come ha sottolineato il cardinale Dionigi Tettamanzi, in realtà il concetto di libertà si declina e si deve coniugare al concetto di responsabilità:
“Esprimevo in questo modo, con un’accoglienza piena di gioia spirituale, che tutti insieme possiamo e dobbiamo continuare con grande speranza questo cammino di una Chiesa che, secondo la volontà e il desiderio del Signore, è una Chiesa una e santa”.
Il tema è stato poi affrontato da don Giuseppe Costa, direttore della Libreria Editrice Vaticana che ha edito il volume con l’Associazione Internazionale Sofia: idea Russa Idea d’Europa. Dopo gli interventi del prof. Adriano Roccucci dell’Università di Roma Tre, del Rettore della Cattolica Ornaghi, le conclusioni sono state tratte dal metropolita Hilarion. Il metropolita ha osservato come ad accomunare la Chiesa Cattolica e la Chiesa Ortodossa sia la loro alleanza nella lotta tra la tradizione cristiana e l’ideologia liberista e secolarista. Hilarion ha quindi spiegato come Kirill sviluppi nel suo libro una difesa dei valori morali condivisi dalle diverse tradizioni, e della libertà, strada maestra per incontrare la verità.
L’arcivescovo di Bangkok: spezzare la catena delle violenze
◊ “Dobbiamo spezzare questa catena di violenze e ricostruire tutti insieme un’atmosfera di pace”. È l’appello lanciato da mons. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok. Mons. Kovithavanij ricorda la “road map” per la pace e la riconciliazione in cinque punti proposta dal governo, sottolineando che “tutta l’opinione pubblica era favorevole a questa via di uscita”. L’arcivescovo di Bangkok spiega poi ad AsiaNews che l’escalation di violenze degli ultimi giorni “proviene da una frangia delle ‘camicie rosse’ vicine al generale Khattiya Sawasdipol”, conosciuto come Seh Daeng, morto questa mattina in ospedale. “Vi è una parte dei manifestanti – aggiunge l’arcivescovo di Bangkok – che vuole la violenza e non ha interesse a negoziare con il governo”. L’esercito ha intimato ai manifestanti di abbandonare l’area occupata nel distretto commerciale della capitale. Stamani è scaduto l’ultimatum e i militari si preparano “alla resa dei conti”. Attraverso megafoni, appelli tv e messaggi sms sui telefoni cellulari l’esecutivo ha avvertito i dimostranti che “devono lasciare la zona”. Un appello rilanciato da mons. Francis Xavier Kriengsak Kovithavanij, che chiede alla gente di “tornare a casa, perché la protesta si è spinta troppo oltre”. Fonti di AsiaNews nella capitale sottolineano, infine, che alla base della crisi politica vi sono “profondi squilibri sociali” che hanno causato “enormi differenze fra le masse povere e l’elite economica e finanziaria concentrata nella capitale”. Secondo fonti locali, “la casa reale e i militari sostengono l’attuale governo, che ha preso poche iniziative concrete per migliorare la situazione delle aree agricole”. (A.L.)
Il presidente dei vescovi peruviani: la lotta contro la corruzione è una priorità
◊ “La lotta contro la corruzione è ormai un’urgenza nazionale e, al tempo stesso, un imperativo urgente che i dirigenti più alti del governo devono assumere come compito istituzionale”. Così ieri l’arcivescovo di Trujillo, mons. Héctor Miguel Cabrejos Vidarte, presidente della Conferenza episcopale del Perù ha voluto ribadire quanto i vescovi peruviani da molto tempo hanno già chiesto. “Ci domandiamo - ha detto il presule - quale è l’organismo che ha assunto la responsabilità della lotta anticorruzione dopo che è stato disattivato l’Ufficio nazionale contro la corruzione e se è stato rinforzato”. “Nelle ultime settimane - prosegue la nota dell’arcivescovo - tutti siamo stati testimoni di scandali di corruzione che riguardano sia le istituzioni pubbliche sia quelle private. La società ha chiesto di mettere fine a questo grave problema che ci colpisce come comunità”. Ma in molti casi “i discorsi non sono diventati realtà”. Per questa ragione, osserva il presule, rinnoviamo come conferenza episcopale “il nostro appello, la nostra invocazione, in favore di un’etica pubblica” così come l’invito a “recuperare i valori profondi con quali si devono governare tutte le istituzioni del Paese”. Mons. Cabrejos Vidarte ricorda inoltre che “l’uso illegale delle risorse dello Stato e l’utilizzo dei poteri pubblici a beneficio di chi esercita un’autorità politica, e non al servizio delle persone, comporta un grave danno per l’intero popolo, ma soprattutto per i più bisognosi”. Secondo il presule questi settori, per colpa della corruzione, “perdono e vedono diminuire il loro accesso alla salute, agli alloggi, all’educazione”. “Si erode la legittimità delle istituzioni, si favoriscono gli abusi di poteri” e tutto ciò “offende la dignità della persona umana e indebolisce la governabilità democratica del Paese”. Il presule riconosce inoltre che non è facile combattere la corruzione poiché agisce come una metastasi. Diminuisce da una parte ma aumenta in un’altra. Ad ogni modo, ricorda mons. Cabrejos Vidarte, va sempre “denunciata anche se occorre coraggio”. “La corruzione, conclude, va sradicata con la volontà tenace delle autorità, con la collaborazione generosa di tutti i peruviani”. “Tutti devono essere sostenuti da una forte coscienza morale, che non deve perdere mai di vista il bene comune, specialmente dei più bisognosi”. (A cura di Luis Badilla)
Il nunzio in Sri Lanka: l'impegno della Chiesa per la pace
◊ La Chiesa dello Sri Lanka “sta facendo ottimi passi avanti nella ricostruzione non solo delle strutture, ma anche delle vite di chi ha subito la lunga guerra civile". E’ quanto sottolinea ad AsiaNews il nunzio apostolico in Sri Lanka, l’arcivescovo Giuseppe Spiteri, aggiungendo che "nel nord del Paese c’è un percorso ancora molto lungo, che va fatto insieme”. Nei giorni scorsi il presule ha compiuto la propria visita pastorale nelle parrocchie, nei seminari, negli orfanotrofi e nei campi degli sfollati delle aree di Jaffna, Trincomalee, Batticaloa e Mannar. Il nunzio si è dichiarato “soddisfatto” per l’impegno della Chiesa nei confronti delle vittime di guerra. “Ci sono aspetti negativi e aspetti positivi in tutta questa storia, ma molto deve ancora essere fatto”. “Vorrei che tutti – osserva mons. Spiteri - potessero guardare a questa vicenda con una mente aperta, anche perché si deve capire che non è così facile spostare del tutto delle comunità, da un giorno all’altro. Bisogna trovare soluzioni in maniera matura”. Alla presenza del nunzio è stato inaugurato il progetto “Rete da pesca Vic-Jaf”, creato dalla Caritas di Jaffna. Si tratta di una struttura che aiuterà le vittime della guerra e quelle dello tsunami, dando loro una maniera per mantenere il proprio stile di vita. Per mons. Spiteri, “è una grande consolazione, vedere un aiuto concreto alla popolazione dei pescatori della penisola di Jaffna”. Consolante è anche il fatto che il numero dei rifugiati all’interno dei campi stia diminuendo. Ma il processo di rilocazione è lento per via delle mine anti-uomo, che vanno eliminate. "Bisogna assistere in tutti i modi possibili queste persone, aiutarli a coltivare di nuovo le proprie vite”. Per il nunzio, la Chiesa locale “contribuisce al benessere delle persone e al processo di pace”: “tutte le strutture cattoliche – la Caritas ma anche le congregazioni religiose, i gruppi per i diritti umani e quelli di volontariato – fanno del loro meglio per aiutare le vittime. E’ normale che la Chiesa non tenga conto di fattori come religione e nazionalità. Aiuta tutti coloro che ne hanno bisogno. E questo è più chiaro che mai proprio qui, dove la Chiesa aiuta cingalesi, tamil e musulmani”. (A.L.)
Messa del cardinale Bagnasco per il laicato cattolico: reagite all’insidia del torpore
◊ “Che cosa vuol dire che Gesù ascende al Cielo? Non certo che il Signore se n’è andato in alto e lontano”, ha spiegato il cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, nell’omelia della Messa nella solennità dell’Ascensione, celebrata ieri pomeriggio nella Basilica di San Paolo fuori le mura. Celebrazione eucaristica dedicata al laicato convenuto al mattino in piazza San Pietro al fine di pregare, insieme al Papa prima del Regina Caeli, per le vittime degli abusi da parte di esponenti della Chiesa cattolica. “Il Cristo Risorto – ha ricordato il porporato – ha bisogno di testimoni che lo abbiamo incontrato…e possano raccontarlo”, aggiungendo che “Papa Giovanni XIII, Paolo VI, Giovanni Paolo I, Giovanni Paolo II e Papa Benedetto XVI, hanno visto con i loro occhi il Signore e ce l’hanno annunciato. E noi – ha sottolineato ancora il cardinale Bagnasco - siamo testimoni della loro fede, e più volte abbiamo avuto la percezione che fosse questa loro fede a portare avanti la Chiesa.” Del resto “in un’epoca in cui non è facile credere, - ha proseguito il porporato - abbiamo tuttavia avuto la fortuna di vivere una stagione straordinaria della vita della Chiesa. Il Concilio Vaticano II è stato una sorta di crogiuolo che ha purificato e vivificato la Chiesa, l’ha essenzializzata, l’ha concentrata sul suo Signore”. Infine l’appello a nome di tutti i vescovi italiani. “volete voi, laici cattolici, reagire all’insidia del torpore, alzarvi in piedi, e unirvi al Pastore della Chiesa, per testimoniare davanti al mondo contemporaneo che Cristo è il Signore?” “Sappiatelo, - ha avvertito il cardinale Bagnasco - non è a prima vista l’annuncio che ci si attende. Molti si domandano se esso non sia fuori centro rispetto a certa voglia di vivere, anzi, se non minacci addirittura la libertà del vivere. Testimoniare con il Papa che Cristo è Risorto e per questo è il Signore, non è una cosa facile, nessuno si illuda. Ma proprio per questo, amici, - ha concluso il porporato - proprio perché non è facile, oso sperare che deciderete di starci e di giocarvi senza riserve. Di non lasciar solo Pietro”. (R. G.)
Il cardinale Sepe: a Napoli ci sia posto per tutti
◊ “Edificare una città in cui ci sia posto per tutti, anche e soprattutto per i più deboli e i più poveri”. E’ l’appello dell’arcivescovo di Napoli, cardinale Crescenzio Sepe, in un messaggio rivolto ai partecipanti alla manifestazione “Napoli città per tutti – Napoli città per il mondo”, promossa ieri pomeriggio nel capoluogo campano dalla Comunità di Sant’Egidio. “In questo modo – si legge nel documento ripreso dal Sir - Napoli ritrova anche la sua missione nel Mediterraneo e nel mondo: essere città non chiusa o ripiegata su se stessa, ma città di incontri, di scambi culturali e umani, dove si vive l’accoglienza e la solidarietà, verso i vicini e i lontani. E verso quei lontani che si fanno vicini, come gli immigrati”. In questi anni – ha ricordato il porporato - “abbiamo visto immagini che non avremmo mai voluto vedere o assistito a tragedie maturate nella miseria”. “Episodi di esplicito razzismo”, “piccoli e grandi gesti di discriminazione, rifiuto, violenza”. “Questi fatti – ha precisato il cardinale - ci addolorano perché coloro che tra di noi sono in maggiori difficoltà dovrebbero essere circondati da maggiori attenzioni, da solidarietà. Per loro dovrebbero essere anche predisposti servizi specifici”. Tali fatti – ha aggiunto il cardinale Crescenzio Sepe - “sono ferite nell’anima della nostra città”. “Se non si riconosce più il bambino, la donna, il povero, questo vuol dire che si è perduta l’umanità”. Tali episodi – ha sottolineato il porporato fanno temere che “Napoli perda la sua anima”. Napoli rischia di perdere “quella caratteristica che l’ha sempre distinta tra le città del mondo: la sua umanità generosa, aperta, solidale, comunitaria”. “Napoli – ha proseguito l’arcivescovo del capoluogo campano - deve essere una città per tutti”. “Ci vuole determinazione, generosità, tempo, pazienza, molta pazienza, per la costruzione di una convivenza che richiede, comunque, anche accettazione e rispetto delle regole”. Tutti devono fare la loro parte. “Il rapporto che Napoli saprà costruire con le piccole minoranze di sfortunati – ha osservato il porporato - sarà rivelatore della qualità della nostra convivenza”. “Napoli – ha concluso - ritrovi il suo cuore antico! Riconosca la sua vocazione per il futuro, scritta nella sua storia e nel Vangelo di Gesù Cristo annunciato dalla Chiesa fin dai tempi della prima generazione cristiana”. (A.L.)
Rapporto Onu sulla biodiversità: stop alla perdita di specie animali e vegetali
◊ Stop alla perdita del patrimonio natura, a rischio collasso: il nuovo appello arriva dal terzo Rapporto dell'Onu sulla biodiversità, che chiede azioni radicali ed immediate per la conservazione delle varietà di specie e sistemi naturali sul Pianeta, alla base della sopravvivenza umana. ''Abbiamo bisogno di una nuova prospettiva per la biodiversità, per un Pianeta in salute e un futuro sostenibile per il genere umano'', scrive il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-moon, nella prefazione del rapporto, raccomandando di “combattere alla radice le cause della perdita di biodiversità”, a cui dare “la priorità assoluta in tutte le decisioni e in tutti i settori economici''. Lo studio dell’Onu disegna un quadro scoraggiante: tra il 1970 e il 2006 la popolazione animale è diminuita del 31%, i coralli del 38% e le mangrovie del 19%. Nella lista rossa compilata dall'Unione mondiale per la conservazione della natura (Iucn), a rischio estinzione risulta oggi il 21% dei mammiferi, il 30% degli anfibi, il 12% degli uccelli e il 27% dei coralli. ''A dispetto dell'impegno formale assunto dai Governi a difesa di questo patrimonio, - afferma Ashok Khosla, presidente dell'Iucn - molto poco nelle loro politiche, budget o negli indicatori del benessere economico e sociale, riflette questa fondamentale importanza. La maggior parte dell'azione attuale per conservare la biodiversità deve essere assunta da agricoltori, industriali e cittadini. Ma se i Governi non riterranno una grande priorità quella di salvare questa risorsa critica, verrà inesorabilmente perduta e con lei la speranza di un futuro migliore per tutti''. Il rapporto sarà posto, a settembre, all’esame dell'Assemblea generale dell'Onu a New York. Intanto in Italia si terrà, dal 20 al 22 maggio a Roma, la prima Conferenza nazionale per la biodiversità, ospitata all'Università La Sapienza.(R.G.)
Appello dei giornalisti cattolici per le elezioni in Congo, Rwanda e Burundi
◊ “Che i giornalisti cattolici di Burundi, Repubblica Democratica del Congo e del Rwanda svolgano la loro professione ispirati dai principi della fede e che siano operatori di pace, evitando la cultura della menzogna, della violenza e della divisione”. È l'appello lanciato il 12 maggio da quindici rappresentanti dei media cattolici dei tre Paesi che fanno parte dell'Associazione della Conferenza Episcopale dell'Africa Centrale, riuniti presso il Centro Visitatori della Caritas di Goma, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, per un incontro sul tema: “I media cattolici e la politica elettorale nell’area della Conferenza Episcopale dell'Africa Centrale”. Alla Messa di apertura dei lavori, il segretario generale della Conferenza episcopale, don Melchior Edward Mombili, ha esortato i partecipanti alla riunione di Goma a condividere le loro preoccupazioni e aspettative. Don Mombili – rende noto l’agenzia Fides - ha affermato che la sub-regione dei Grandi Laghi si trova di fronte alla gravosa sfida di ricostruire l'ordine sociale turbato dalle tragedie inenarrabili degli ultimi due decenni. Ha quindi invitato i media a riferire le informazioni in modo corretto, secondo gli insegnamenti della Chiesa, per rispondere alle sfide della riconciliazione e della pace. Don Mombili ha infine ricordato che il lavoro della comunicazione nella Chiesa è l’opera di evangelizzazione. Burundi, Repubblica Democratica del Congo e Rwanda sono chiamati alle urne nei prossimi mesi. Il periodo elettorale si apre in Burundi, dove il 21 maggio si terrà l’elezione dei consiglieri di 117 comuni, mentre le elezioni presidenziali si terranno il 28 giugno e quelle legislative il 23 e il 28 luglio. In Rwanda si terranno ad agosto le elezioni presidenziali, mentre nel 2011 si voterà nella Repubblica Democratica del Congo per le presidenziali e parlamentari. I vescovi della Conferenza Episcopale dell'Africa Centrale hanno indetto il seminario di Goma come una forma di catechismo per i comunicatori cattolici sull’insegnamento della dottrina sociale della Chiesa, sull’uso corretto dei media, che devono rispettare la verità e promuovere la carità. (A.L.)
Incontro europeo a Firenze contro l'esclusione
◊ Povertà ed esclusione sociale colpiscono, ormai, un cittadino su quattro dell’Unione europea. Questo vuol dire che il 24 per cento degli europei non ha condizioni di vita accettabili, un lavoro certo, un alloggio dignitoso, è privato del diritto all'assistenza sanitaria e all'apprendimento, impedito all'accesso alla cultura e allo sport. Da qui la riunione a Firenze, dal 20 al 22 maggio, convocata dal Comitato economico e sociale europeo (Cese), che riunisce a Bruxelles i rappresentanti dei 27 Stati membri, per dialogare con le istituzioni europee e i governi nazionali allo scopo di rilanciare il ruolo dell'educazione nella lotta alla povertà e all'esclusione sociale. All'iniziativa, organizzata in collaborazione con la Regione Toscana, aderiscono l'Istituto degli Innocenti, la Provincia e il Comune fiorentini e Europe direct Firenze. Si tratta, ha spiegato il presidente del Cese, Mario Sepi, di compiere a Firenze “il primo passo verso una nuova legislazione europea di inclusione basata sullo strumento fondamentale dell'educazione”, proponendo al presidente della Commissione europea, Josè Manuel Barroso, che parteciperà alla sessione conclusiva, la redazione di un libro verde sulla materia. Secondo il presidente della Regione Toscana Enrico Rossi, “alla luce della grave crisi economica e della debolezza manifestata anche di recente dal governo europeo, è indispensabile che l'Ue affronti da subito le scandalose disuguaglianze sociali persistenti in Europa e la strada maestra è quella indicata dal Comitato economico e sociale”. Oltre a Barroso, parteciperanno alla Biennale di Firenze tre ministri all'istruzione: l'italiana Mariastella Gelmini, la greca Anna Diamantopoulou e la belga Marie-Dominique Simonet. Interverranno anche il ministro spagnolo per le pari opportunità, Bibiana Aido Almagro, due vicepresidenti dell'europarlamento, Gianni Pittella e Isabelle Durant, il membro del Gruppo di riflessione del Consiglio europeo sull'Europa all'orizzonte del 2030, Mario Monti, e il già Alto commissario francese alla solidarietà attiva contro la povertà, Martin Hirsch. (R.G.)
Aperta l’Assemblea generale annuale delle Pontificie Opere Missionarie
◊ “La costruzione della comunione ecclesiale è la chiave della missione”. Su questo tema è incentrata l’Assemblea internazionale delle Pontificie Opere Missionarie (Pom) che si è aperta oggi a Roma. Partecipano all’incontro 118 Direttori nazionali provenienti da vari Paesi del mondo. Ad aprire i lavori della sessione pastorale dell’Assemblea - che si tiene annualmente - è stato mons. Piergiuseppe Vacchelli, segretario aggiunto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli e presidente delle Pom. “Come ad ogni svolta storica - ha detto il presule - ci troviamo ad affrontare trasformazioni qualitative della società che, specialmente in Occidente, sta costruendo la sua cultura prescindendo da Dio e da Cristo”. “La crisi economica ha creato masse di disoccupati anche nei Paesi industrializzati”. “Tali fenomeni – ha aggiunto mons. Vacchelli - influiscono sul lavoro delle Pom e richiedono una riflessione seria per continuare un lavoro efficace di promozione missionaria”. L’arcivescovo si è poi soffermato sulla natura del “Fondo di Solidarietà Universale”, “senza il quale le Pom non avrebbero più ragion d’essere”. Ha quindi invitato i presenti a seguire sempre criteri di “trasparenza, responsabilità, coerenza e senso di giustizia” nella gestione delle offerte. “Come Assemblea – ha poi osservato mons. Vacchelli le cui parole sono state riprese dall’agenzia Fides – dobbiamo trovare il coraggio di ripensare al significato ecclesiale, alle modalità e alla politica di distribuzione delle offerte nel contesto dell’evangelizzazione oggi, specialmente di un Chiesa locale inculturata”. Negli interventi successivi, i direttori nazionali hanno evidenziato due questioni fondamentali: definire meglio i criteri con cui stabilire se una Chiesa locale o una diocesi possa essere destinataria di sussidi finanziari da parte delle Pom e rivitalizzare l’animazione e la spiritualità missionaria, anche nei vescovi. (A.L.)
Polonia: Laboratori missionari in preparazione al Congresso Missionario dei bambini
◊ Organizzati dalle Pontificie Opere Missionarie dell’arcidiocesi di Czestochowa, si sono svolti sabato scorso nella città polacca i “Laboratori missionari” in preparazione all’VIII Congresso Missionario Nazionale dei bambini. Congresso che si terrà al Santuario della Madonna Nera di Jasna Góra il prossimo 28 e 29 maggio. Ai Laboratori – rende noto l’agenzia Fides - hanno partecipato sacerdoti, religiosi, religiose, catechisti, animatori missionari e tutti i responsabili delle Pontificie Opere Missionarie presso le parrocchie dell’arcidiocesi di Czestochowa. Durante i Laboratori, gli animatori hanno presentato la problematica missionaria, le sfide per la Chiesa nel campo dell’evangelizzazione, il tema dell’educazione alla missione e il programma dell’VIII Congresso Missionario Nazionale dei bambini, che avrà per tema “Annunziamo al mondo – Dio è Amore”. I “Laboratori missionari”, iniziati nell’anno 2000 per volontà dell’Arcivescovo di Czestochowa, mons. Stanislaw Nowak, sono organizzati dal Direttore diocesano delle Pontificie Opere Missionarie, don Jacek Gancarek. “Attraverso i Laboratori missionari - spiega don Jacek Gancarek - vogliamo presentare la ricca e importante problematica missionaria di oggi. Vogliamo dare testimonianza dell’opera missionaria e, in questo momento, anche prepararci bene al Congresso”. (A.L.)
Da gennaio a pagamento il sito del New York Times
◊ Novità nello scenario della comunicazione internet per due grandi testate storiche del giornalismo americano. Il “New York Times” comincerà a far pagare i suoi contenuti online dal prossimo gennaio. Lo ha ribadito il direttore, Bill Keller, secondo quanto il “Wall Street Journal”, nel corso di un incontro con la Foreign Press Association, confermando quanto il quotidiano aveva già
per contrastare la crisi economica che ha investito la carta stampata. Il giornale adotterà per il suo sito web il cosiddetto “metered model”: gli utenti potranno scaricare un numero determinato di articoli gratuitamente, mentre dovranno pagare per quelli successivi. “Questa misura – ha spiegato il quotidiano - consentirà al NYTimes.com di crearsi un secondo canale di ricavi, preservando il suo robusto business pubblicitario”. Un
: l’82 per cento degli interpellati dal “Pew Center” hanno affermato che si rivolgeranno altrove se il sito dove solitamente si informano cominciasse a far pagare i propri contenuti. Altra novità in rete l’esperimento avviato da un paio di settimane dal
”, che ha lanciato una piattaforma video, “Live Q&A”, che permette ai suoi giornalisti di filmarsi con la webcam mentre presentano notizie o commenti da diverse sezioni del sito del quotidiano. I giornalisti che sperimenteranno questa nuova piattaforma – spiega
– potranno affrontare i temi di attualità e rispondere direttamente alle questioni poste dai lettori. Il primo ad affrontare la webcam è stato
, seguito da diversi redattori e commentatori delle varie sezioni del giornale. L’obiettivo dichiarato è di aprire una finestra diretta e continua con i lettori anche a personalità ed esperti esterni alla redazione del giornale. (A cura di Roberta Gisotti)
A Bangkok scaduto l’ultimatum dell’esercito alle "camicie rosse"
◊ Si teme un nuovo bagno di sangue a Bangkok, dove l’esercito si prepara ad attaccare i manifestanti anti governativi. L’ultimatum lanciato dal governo per l’evacuazione del centro della capitale è scaduto alle 10 ora italiana: finora, sono almeno 33 i morti e quasi 300 i feriti, ma la tensione continua ad aumentare. Stefano Leszczynski ne ha parlato poco fa con Stefano Vecchia, che si trova a Bangkok nel quartier generale delle "camicie rosse" sotto assedio:
R. – La situazione in questo momento, direi, è assolutamente drammatica… Stanno sparando continuamente. Io in questo momento non mi trovo nel presidio centrale, perché era proibito entrare ed avrei potuto rischiare due anni di carcere, una volta uscito. Mi trovo nel punto dove ieri si sono raccolte le “camicie rosse” per cercare di dare la spallata ai reparti dell’esercito che assediano sul lato, per così dire, meridionale il raduno centrale. In questo momento, circa 10 minuti fa, centinaia di persone sono uscite dalle barricate e stanno avanzando con le bandiere thailandesi per vedere fino a dove riusciranno a spingersi. È una sfida.
D. – Non è ancora partita, quindi, la controffensiva dell’esercito per sgomberare il centro e le parti continuano a fronteggiarsi in questo momento. Ma si sentono degli spari a Bangkok?
R. – Non è ancora partita l’offensiva, ma ci sono durissimi combattimenti sulla Prasong Road, che è la strada che dà accesso direttamente all’ingresso del settore principale della protesta, quello dal quale possono entrare le truppe ed eventualmente i blindati. Ci sono combattimenti durissimi con le “camicie rosse”, che dalla notte scorsa hanno impegnato tutti i reparti dell’esercito, che faticano ad avanzare.
D. – Gran parte dei morti di cui abbiamo avuto notizia questa mattina, erano stati provocati dai cecchini e probabilmente neppure gente dell’esercito. È confermata questa notizia?
R. – Quello che io posso dire, perché chiaramente non ci sono fonti ufficiali su questo, è che viene riferito – e sembra anche plausibile – che i militari hanno lasciato questo lavoro particolarmente "sporco" a gruppi rivali delle “camicie rosse”, e addirittura pare a dei mercenari cambogiani chiamati per venire a sparare contro i thailandesi.
D. – Quindi il pericolo di una guerra civile è palpabile in questo momento?
R. – Dipenderà molto dall’evoluzione delle prossime ore. In teoria l’esercito, o meglio il governo in difficoltà, potrebbe chiedere il supporto dei gruppi lealisti, filomonarchici e nazionalisti, le “camicie gialle” e le cosiddette “camicie multicolore”, che già in questi giorni si sono scontrati, seppure in modo limitato, con le “camicie rosse”.
Accordo Iran, Brasile, Turchia sul nucleare
L’Iran trasferirà 1.200 chili di uranio a basso arricchimento in Turchia per vederselo restituito al 20% come combustibile nucleare per usi civili. È questo, secondo le parole del ministro degli Esteri iraniano, Mottaki, il punto centrale dell'accordo a tre siglato questa mattina a Teheran con Brasile e Turchia. Secondo l’Iran, l’intesa prova la legittimità del suo programma nucleare e permette alla comunità internazionale di aprire colloqui basati su onestà, giustizia e rispetto reciproco, evitando nuove sanzioni. Scettico Israele che parla di un “raggiro” e cauta anche l’Unione Europea, per la quale l’accordo va nella giusta direzione ma non risponde a tutte le preoccupazioni. Il prossimo passo secondo la Francia spetta ora all’Agenzia internazionale per l’energia atomica (Aiea). Come valutare dunque i termini di questo accordo anche in relazione ai precedenti tentativi d’intesa? Al microfono di Gabriella Ceraso, risponde Maurizio Simoncelli dell’Istituto di ricerche internazionali Archivio Disarmo:
R. – Sarei di parere positivo, anche se, prendendo a prestito il gioco delle carte, vorrei vedere se non è bluff. In realtà, questa era già una proposta fatta dal Gruppo dei cinque più uno, cioè i cinque membri del Consiglio di Sicurezza più la Germania. L’accordo, però, si prevedeva in Russia: in questo caso, invece, si fa in Turchia, Paese confinante con l’Iran, e ciò sicuramente potrebbe portare a una diminuzione dei sospetti e delle tensioni. Va sempre ricordato, comunque, che dal nucleare civile si può passare al nucleare militare. E questo è un problema che si pone a livello globale. Ci sarà, comunque, la necessità di un sistema di controllo dell’arricchimento del materiale fissile, perché non sia lasciato internamente agli Stati, altrimenti si potrebbe appunto procedere ad uno sviluppo dell’arma nucleare.
D. – Come commenta il fatto che, immediatamente dopo l’accordo, Ahmadinejad abbia ribadito: “Noi andiamo avanti con l’arricchimento dell’uranio al 20 per cento, comunque”…
R. – Per certi versi, possiamo considerare quello dell’Iran come un atteggiamento sicuramente non collaborativo sulla scena internazionale. La dichiarazione di un ulteriore arricchimento lascia abbastanza perplessi, questo è poco ma sicuro. Ripeto sempre, però, che noi dobbiamo vedere, al di là delle dichiarazioni che vengono fatte, gli atti concreti che seguono a queste dichiarazioni.
D. – Ci sono i termini per una sicurezza maggiore a livello internazionale?
R. – Bisogna arrivare ad un accordo, per cui i poteri dell’Aiea siano maggiori. Attualmente, i tempi di ispezione sono troppo lunghi e sicuramente non offrono quella sicurezza.
D. – A chi tocca ora il prossimo passo, all’Aiea? Esistono dei protocolli in tal senso?
R. – Sì, dovrebbe esserci il suo intervento, ma non è che l’Agenzia unilateralmente decida di aumentare il proprio potere: serve che siano fatte determinate deliberazioni in sede di Nazioni Unite.
D. – Saranno evitate le sanzioni, visto che anche Stati Uniti, Russia e Francia consideravano questo tentativo di mediazione come l’ultimo?
R. – Speriamo che effettivamente si possa arrivare ad un clima diverso nei rapporti internazionali. D’altronde, l’Iran è un Paese molto particolare, un Paese ricordiamo persiano, non arabo. Ha una cultura molto diversa dalla nostra, ma certamente è molto più vicina di quello che possiamo immaginare. Rimangono problemi, come sappiamo, anche di democrazia interna.
Dal Fmi commenti positivi per le misure adottate in Europa
“In generale pensiamo che le misure adottate dai Paesi vadano nella giusta direzione”. Lo ha detto il direttore del dipartimento Affari fiscali del Fondo monetario internazionale, Fabio Cottarelli, commentando, oltre che l'intervento Ue-Fmi a favore della Grecia, anche le misure preannunciate da Atene e dagli altri Paesi europei a rischio.
Kenya, almeno tre bambini morti per le inondazioni
Ancora vittime per le inondazioni e le piogge torrenziali, in Kenya. Secondo quanto riporta la stampa locale, tre bambini sono morti ieri nel nord della Rift Valley. Diventano dunque più di 90 le vittime dall’inizio delle piogge a marzo. Migliaia sarebbero gli sfollati. Le autorità temono che possano esplodere epidemie di colera in diverse parti del Paese. Preoccupa inoltre la mancanza di medicinali sufficienti a soddisfare i bisogni della popolazione. Migliaia gli sfollati, dopo aver abbandonato le loro abitazioni, vivono adesso dentro alle tende, in drammatiche condizioni igieniche. Preoccupa anche la situazione a Bura, dove il fiume Tana si è ingrossato e potrebbe esondare. Qui, la popolazione è ferma nel non abbandonare i villaggi. Le autorità del posto hanno posto un ultimatum di 24 ore, terminato il quale si procederà a un'evacuazione forzata.
Segretario Nato promuove collaborazione con la Russia sulla difesa missilistica
Una collaborazione Nato-Russia sulla difesa missilistica, in particolare per proteggersi dalle minacce di un possibile attacco dell'Iran è “più che auspicabile”: è quanto ha detto oggi il segretario generale della Nato, Anders Fogh Rasmussen, presentando il Rapporto del gruppo di esperti incaricati di rivedere il concetto strategico dell'Alleanza per adattarla alle nuove sfide. La decisione di rivedere il concetto strategico della Nato è del 2009, e con le raccomandazioni di oggi si apre la fase della discussione in seno all'Alleanza. Il documento sarà poi approvato dai capi di Stato e di governo della Nato nel vertice di novembre a Lisbona.
Tra i temi della 63.ma Assemblea dell’Oms, la gestione dell’influenza H1N1
Prende il via oggi a Ginevra la 63.ma assemblea dell'Organizzazione mondiale della sanità (Oms). Tra i temi dell'incontro, che si chiuderà il 21 maggio, la gestione dell'influenza H1N1 che dalla sua individuazione, in Messico, nell'aprile del 2009, fino ad oggi ha fatto 18 mila vittime. Ai primi casi, l'Oms aveva subito attivato il sistema d'allerta dichiarando l'influenza suina la prima pandemia del secolo. Immediatamente, sono scattate le procedure per la produzione dei vaccini. Ma la pandemia nel tempo si è mostrata “benigna”: di qui, le accuse di aver esagerato la minaccia sotto la spinta dei grandi laboratori farmaceutici. Fatti per cui l'Oms si è dovuta giustificare davanti al Consiglio d'Europa, creando un comitato indipendente di virologi per valutare la gestione della pandemia.
La marea nera potrebbe uscire dal Golfo del Messico
Una parte della marea nera causata dall'esplosione della piattaforma nel Golfo del Messico sta per spingersi verso sud, e potrebbe essere agganciata dalla "Loop Current", che potrebbe trascinarla fuori dal Golfo. Lo afferma la previsione della Agenzia Noaa, National Oceanic and Atmospheric Administration, che ha unito i dati sulla dimensione della macchia alle previsioni sui venti e sulle correnti. “Fino a questo momento i venti hanno spinto la macchia prevalentemente verso ovest e verso le coste – si legge nel comunicato che accompagna la mappa con la previsione – ma la parte più a sud nei prossimi giorni potrebbe spostarsi verso sudovest, proprio verso la "Loop Current". Questa corrente parte da Cuba ed "esce" dal Golfo del Messico per riunirsi alla corrente del Golfo, passando per le Florida Keys. Per quanto riguarda la parte nord della marea, l'agenzia americana prevede un lento avvicinamento al Delta del Mississipi, con le isole Chandeleurs sempre più colpite dal petrolio.
Banale spostamento scatena ressa alla stazione di New Delhi: due morti
Un semplice cambio di binario all'ultimo minuto è bastato a creare una ressa mortale in una stazione sovraffollata di New Delhi. Una donna di 35 anni e un bambino di 10 anni sono morti calpestati dai passeggeri sui gradini di una stretta passerella pedonale. Altre nove persone sono rimaste ferite. La notizia è stata riportata con grande risalto dai quotidiani indiani, che evidenziano l'assoluta inadeguatezza e l'assenza di elementari norme di sicurezza nelle stazioni della capitale indiana, impegnata a spendere ingenti capitali per ospitare i Giochi del Commonwealth in prossimo ottobre. L'incidente è successo ieri pomeriggio nella principale stazione ferroviaria, dove migliaia di passeggeri stavano aspettando un treno diretto nello Stato settentrionale del Bihar. Secondo la ricostruzione dei giornali, all'ultimo momento un annuncio aveva informato che il treno sarebbe giunto su un binario diverso da quello previsto. La folla si è quindi accalcata sullo stretto e ripido sovrappasso per raggiungere in tempo il convoglio e assicurarsi un posto a sedere. Nel parapiglia generale alcuni passeggeri sono caduti dalle scale, mentre altri continuavano a correre verso il binario. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 137
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