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Sommario del 14/05/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI a Porto: la fede non s'impone, si propone, senza paure e senza limiti, confidando solo in Gesù
  • Siate profeti di giustizia e pace senza bavagli: così il Papa ai vescovi portoghesi. I cristiani mostrino la bellezza della fede
  • L'appello del Papa agli operatori della Pastorale sociale: difendete poveri, vita e famiglia, indipendenti da politica e ideologie
  • La Madonna, il popolo, il Papa: l'editoriale di padre Lombardi
  • Fatima: la riflessione della teologa Cettina Militello
  • Nomina
  • Santa Sede: sostenere gli immigrati su ricongiungimenti e diritto alla cittadinanza
  • Accordo congiunto Vaticano-Vodafone Italia per la gestione dei servizi di telefonia mobile
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Violenti scontri in Thailandia: almeno 5 morti
  • L'arcivescovo di Brasilia: dall'Eucaristia la forza di creare l'unità nella diversità
  • Il Consiglio di Stato: l'ora di religione concorre al credito scolastico
  • Chiesa e Società

  • India: chiesa cattolica attaccata da estremisti indù
  • Mons. Sabbah: i cristiani del Medio Oriente devono essere pronti a dare la vita
  • Iraq: i leader religiosi chiedono stabilità e sicurezza
  • Il cardinale Erdő al Kirchentag: valorizzare la ricchezza culturale degli immigrati
  • Anche l'Agesc in Piazza San Pietro domenica 16 maggio a sostegno del Papa
  • Onu: la violenza delle armi continua a bloccare lo sviluppo degli Stati
  • Sri Lanka: da gennaio 76 morti e 13 mila persone contagiate dalla "dengue"
  • Brasile: il clero studia i segni per l'annuncio del Vangelo ai non udenti
  • Lectio divina del vescovo di Terni nella Chiesa romana di Santa Maria in Traspontina
  • Festival di Cannes: plausi per i film fuori concorso di Manoel de Oliveira e Patricio Guzman
  • A Roma inaugurata la mostra World Press Photo 2010
  • 24 Ore nel Mondo

  • Kirghizistan: tre morti negli scontri nel sud del Paese
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI a Porto: la fede non s'impone, si propone, senza paure e senza limiti, confidando solo in Gesù

    ◊   Nella quarta e ultima giornata del suo viaggio apostolico in Portogallo, il Papa, giunto stamani da Fatima, ha presieduto la Messa nel piazzale dell’Avenida dos Aliados a Porto, polo industriale e seconda città del Paese. Benedetto XVI, accolto con grande affetto da oltre 120 mila fedeli, ha sottolineato che missione improrogabile di ogni comunità ecclesiale è quella di ricevere da Dio e offrire al mondo Cristo risorto. La fede non s'impone – ha spiegato - ma si propone, senza paure e senza limiti, confidando solo in Gesù. Questa sera il rientro del Papa a Roma. Linea al nostro inviato Roberto Piermarini:

     
    Accoglienza trionfale per Benedetto XVI a Porto, la stessa che lo ha accompagnato nel corso di questo suo viaggio in Portogallo. Per accoglierlo tutta la città si è riversata sul percorso e sul piazzale della storica Avenida dos Aliados dove ha celebrato la Messa.

     
    (Canto Messa)

     
    All’omelia - incentrata sulla missionarietà nella festa di San Mattia Apostolo - il Papa ha invitato i presenti, a diventare con lui - come Successore di Pietro – testimoni della resurrezione di Gesù:
     
    “O cristão é, na Igreja e com a Igreja, um missionário de Cristo...
    Il cristiano è, nella Chiesa e con la Chiesa, un missionario di Cristo inviato nel mondo. Questa è la missione improrogabile di ogni comunità ecclesiale: ricevere da Dio e offrire al mondo Cristo risorto, affinché ogni situazione di indebolimento e di morte sia trasformata, mediante lo Spirito Santo, un occasione di crescita e di vita”.

     
    L’Eucaristia e la Parola di Cristo ci faranno testimoni di Gesù risorto nel mondo, portandolo ai diversi settori della società. “Nulla imponiamo, ma sempre proponiamo”- ha detto - sempre pronti a rispondere a chiunque ci chiede ragione della nostra speranza. “E tutti alla fine, ce la domandano, anche coloro che sembrano non domandarla. Per esperienza personale – ha osservato – sappiamo bene che è Gesù colui che tutti attendono” perché “senza Dio l’uomo non sa dove andare e non riesce nemmeno a comprendere chi sia”. Per questo dobbiamo andare incontro agli altri e comunicare la Buona Novella di Gesù a quanti non lo conoscono ancora. “In questi ultimi anni, - ha detto Benedetto XVI - è cambiato il quadro antropologico, culturale, sociale e religioso dell’umanità; oggi la Chiesa è chiamata ad affrontare nuove sfide ed è pronta a dialogare con culture e religioni diverse, cercando di costruire insieme ad ogni persona di buona volontà la pacifica convivenza dei popoli:

     
    “O campo da missão ad gentes apresenta-se hoje notavelmente alargado...
    Il campo della missione ad gentes si presenta oggi notevolmente ampliato e non definibile soltanto in base a considerazioni geografiche; in effetti – ha detto il Papa - ci attendono non soltanto i popoli non cristiani e le terre lontane, ma anche gli ambiti socio-culturali e soprattutto i cuori che sono i veri destinatari dell’azione missionaria del popolo di Dio”.

     
    Siamo chiamati a servire l’umanità del nostro tempo, confidando unicamente in Gesù. Tutto si definisce a partire da Cristo: la missione infatti la riceviamo sempre da Lui, che ci ha fatto conoscere ciò che ha udito dal Padre suo, per mezzo dello Spirito, nella Chies

     
    “Como a própria Igreja, obra de Cristo e do seu Espírito...
    Come la Chiesa stessa, opera di Cristo e del suo Spirito, si tratta di rinnovare la faccia della terra partendo da Dio, sempre e solo da Dio!"

     
    Al termine della Messa il Papa ha benedetto la prima pietra del seminario Redemptoris Mater di Porto. “La nostra Chiesa – ha detto il vescovo della città mons. Manuel Clemente – ha promesso al Papa che risponderà alle necessità di conversione, tema conduttore della visita papale. Come ultimo atto a Porto, il Papa si è affacciato dal balcone del Municipio per salutare i fedeli, raccolti a migliaia anche nelle vie adiacenti. Anche oggi - come continuano a scrivere i giornali locali – “le moltitudini si sono arrese al Papa e il Papa si è arreso a Porto”.

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    Siate profeti di giustizia e pace senza bavagli: così il Papa ai vescovi portoghesi. I cristiani mostrino la bellezza della fede

    ◊   La Chiesa contemporanea ha bisogno di uomini, donne e giovani coraggiosi, capaci di togliersi il bavaglio che una certa cultura antireligiosa vorrebbe imporre e di mostrare la bellezza della fede. Ha bisogno di sacerdoti che siano “profeti di giustizia”, che non temano di difendere i poveri e denunciare chi li opprime. Con un discorso di particolare intensità, Benedetto XVI ha affidato gli ultimi pensieri del suo soggiorno a Fatima ai circa 50 vescovi del Portogallo, che ieri sera lo hanno ascoltato nell’incontro svoltosi alla Casa di “Nossa Senhora do Carmo”. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    La fede in Dio è insidiata da altre “divinità”? I cristiani siano i primi a mostrare il fascino di seguire il Vangelo. “Signori di questo mondo” – politici o intellettuali che siano – propongono una loro monocultura che disprezza la religione? I cristiani parlino di Dio “senza bavagli”. Il discorso con quale Benedetto XVI si congeda da Fatima è come una sferzata dello spirito, un condensato di cristianesimo adatto ai tempi di oggi. Non a caso, il Papa lo rivolge e affida ai vescovi del Portogallo, primi responsabili della Chiesa sul posto. Ma alla vigoria magisteriale dei suoi pensieri, il Pontefice fa precedere uno squarcio di intimità, parole che confidano cosa significhi stare sul soglio di Pietro:

     
    “O Papa precisa de abrir-se cada vez mais…
    Il Papa ha bisogno di aprirsi sempre di più al mistero della Croce, abbracciandola quale unica speranza e ultima via per guadagnare e radunare nel Crocifisso tutti i suoi fratelli e sorelle in umanità. Obbedendo alla Parola di Dio, egli è chiamato a vivere non per sé stesso ma per la presenza di Dio nel mondo”.

     
    Detto questo, Benedetto XVI si lancia in una disamina che fotografa senza sofismi il non facile tempo della Chiesa nell’epoca del secolarismo. Serve un colpo d’ala, dice in sostanza. Mentre non servono, aggiunge schietto, sedicenti cristiani vittime dell’imbarazzo di esserlo:

     
    “Há necessidade de verdadeiras testemunhas…
    C’è bisogno di autentici testimoni di Gesù Cristo, soprattutto in quegli ambienti umani dove il silenzio della fede è più ampio e profondo: i politici, gli intellettuali, i professionisti della comunicazione che professano e promuovono una proposta monoculturale, con disdegno per la dimensione religiosa e contemplativa della vita. In tali ambiti non mancano credenti che si vergognano e che danno una mano al secolarismo, costruttore di barriere all’ispirazione cristiana”.
     
    Dunque, elenca il Pontefice, spazio a una coraggiosa tempra missionaria, a un “laicato maturo” che si identifichi con la Chiesa e sia “solidale con la complessa trasformazione del mondo”, e che soprattutto sia libero da soggezioni:
     
    “Mantende viva a dimensão profética…
    Mantenete viva la dimensione profetica, senza bavagli, nello scenario del mondo attuale, perché ‘la parola di Dio non è incatenata!’ (...) Decisivo, però, è riuscire ad inculcare in ogni agente evangelizzatore un vero ardore di santità, consapevoli che il risultato deriva soprattutto dall’unione con Cristo e dall’azione del suo Spirito”.
     
    E a questo punto, Benedetto XVI ribadisce una delle sue convinzioni più profonde: la vita cristiana non è un noioso elenco di regole. E contro questo abusato luogo comune, il Papa oppone la freschezza della testimonianza, la vera forza che converte. “Difficilmente” - afferma - la fede cattolica...

     
    “…poderá tocar os corações graças a simples discursos…
    ...potrà toccare i cuori mediante semplici discorsi o richiami morali e meno ancora attraverso generici richiami ai valori cristiani. Il richiamo coraggioso e integrale ai principi è essenziale e indispensabile; tuttavia il semplice enunciato del messaggio non arriva fino in fondo al cuore della persona, non tocca la sua libertà, non cambia la vita. Ciò che affascina è soprattutto l’incontro con persone credenti che, mediante la loro fede, attirano verso la grazia di Cristo, rendendo testimonianza di Lui”.

     
    Per questo, il Papa ha ringraziato in particolare i Movimenti ecclesiali. I carismi suscitati dallo Spirito Santo, ha detto, hanno portato una “nuova primavera” quando in tanti parlavano di “un inverno della Chiesa”. Ai vescovi, Benedetto XVI ha chiesto di essere garanti della “ecclesialità” di tali comunità, eventualmente correggendone “con comprensione” i percorsi di fede. Quindi, ha concluso spronando il clero all’autenticità della vocazione. Ai vescovi chiede di riscoprire la "paternità episcopale", perché "per troppo tempo - nota - si è relegata in secondo piano la responsabilità dell'autorità come servizio alla crescita degli altri". E ai preti chiede di avere “sentimenti di misericordia e di compassione” per rispondere alle “gravi carenze sociali”. E seppure le difficoltà adesso “si fanno sentire di più”, esse ha incalzato:

     
    “Não vos deixem esmorecer na lógica do dom…
    Non vi facciano indebolire nella logica del dono. Continui ben viva, nel Paese, la vostra testimonianza di profeti della giustizia e della pace, difensori dei diritti inalienabili della persona, unendo la vostra voce a quella dei più deboli, che avete saggiamente motivato a possedere voce propria, senza temere mai di alzare la voce in favore degli oppressi, degli umiliati e dei maltrattati”.

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    L'appello del Papa agli operatori della Pastorale sociale: difendete poveri, vita e famiglia, indipendenti da politica e ideologie

    ◊   Seguire lo stile del Buon Samaritano, avendo “un cuore che vede dove c’è bisogno d’amore”: è l’esortazione rivolta, ieri sera, da Benedetto XVI nell’incontro a Fatima con le organizzazioni della Pastorale Sociale. Durante la Celebrazione della Parola nella Chiesa della Santissima Trinità, il Papa ha invitato i cristiani impegnati nel sociale ad essere indipendenti da politica e ideologia, respingendo le pressioni della cultura dominante. Dal Pontefice un forte appello in difesa della vita e della famiglia. Il servizio di Alessandro Gisotti:
     
    Canto

     
    “Chi impara da Dio amore sarà inevitabilmente una persona per gli altri”: è quanto affermato da Benedetto XVI, che parlando agli operatori della Pastorale sociale ha ribadito che, uniti a Cristo, “siamo afferrati dalla sua compassione per le moltitudini che chiedono giustizia e solidarietà”. Come il Buon Samaritano, ha proseguito, “ci impegniamo ad offrire risposte concrete e generose”. E tuttavia, ha constatato, spesso non è facile “arrivare ad una sintesi soddisfacente tra la vita spirituale e l’attività apostolica”:

     
    “A pressão exercida pela cultura dominante…
    La pressione esercitata dalla cultura dominante che presenta con insistenza uno stile di vita fondato sulla legge del più forte, sul guadagno facile e allettante – ha rilevato – finisce per influire sul nostro modo di pensare”.

     
    Ed ha indicato il rischio che i progetti del servizio di pastorale sociale siano svuotati “di quella motivazione della fede e della speranza cristiana che li aveva suscitati”. Se è necessario rispondere alla “logica dell’efficienza” nel venire incontro alle esigenze dei poveri e dei marginalizzati della società", ha soggiunto, bisogna però sempre trovare la sintesi con la vita spirituale. In questo mondo diviso, è stato poi il suo richiamo, “si impone a tutti una profonda e autentica unità di cuore, di spirito e di azione”. Ciò vale soprattutto per le istituzioni sociali della Chiesa:

     
    “Importa que seja clara a sua orientação de modo a…
    Bisogna – ha affermato – che sia chiaro il loro orientamento, perché assumano un’identità ben evidente: nell’ispirazione dei loro obiettivi, nella scelta delle loro risorse umane”, nella qualità dei loro servizi e nella gestione dei mezzi:

     
    “Passo fundamental, além da identidade e unido a ela…
    Oltre all’identità e ad essa collegata – ha detto – è un passo fondamentale concedere all’attività caritativa cristiana autonomia e indipendenza dalla politica e dalle ideologie”, anche se in collaborazione con gli organi dello Stato per raggiungere scopi comuni.

     
    Quindi, ha esortato gli operatori della pastorale sociale a dar vita ad “attività assistenziali, educative o caritative” che promuovano l’essere umano nella sua dignità:

     
    “Aqui se situa o urgente empenhamento dos cristãos na defesa…
    Si colloca qui – ha detto – l’urgente impegno dei cristiani nella difesa dei diritti umani, attenti alla totalità della persona umana nelle sue diverse dimensioni”. Ha così espresso apprezzamento per quelle iniziative che “cercano di lottare contro i meccanismi socio-economici e culturali che portano all’aborto”.

     
    Come pure a quelle iniziative volte alla “riconciliazione e la guarigione delle persone ferite dal dramma dell’aborto”. Inoltre, ha incoraggiato l’impegno a tutela della famiglia “fondata sul matrimonio indissolubile tra un uomo e una donna” per "rispondere ad alcune delle più insidiose e pericolose sfide che oggi si pongono al bene comune". Ancora una volta, dunque, il Papa ha esortato i fedeli a far proprio “lo stile del Buon Samaritano”, ad avere cioè “un cuore che vede dove c’è bisogno di amore”:

     
    “O cenário actual da história é de crise sócio-económica…
    L’attuale scenario della storia – ha detto ancora – è di crisi socio-economica, culturale e spirituale”. Ma ciò “pone in evidenza l’opportunità di un discernimento orientato dalla proposta creativa del messaggio sociale della Chiesa”.

     
    La carità, ha rammentato, è la forza e principio della dottrina sociale che permette di tracciare un “processo di sviluppo umano integrale che coinvolga le profondità del cuore e raggiunga una più ampia umanizzazione della società”. Infine, l’invito “a formare una nuova generazione di leader servitori”. L’attrarre nuovi operatori laici in questo campo pastorale, ha concluso, “meriterà sicuramente una particolare premura dei pastori, attenti al futuro”. Al termine della celebrazione, contraddistinta da un clima particolarmente caloroso, il Papa ha benedetto la prima pietra di un Centro delle Misericordie Portoghesi, segno tangibile della carità verso il prossimo bisognoso.

     Applausi

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    La Madonna, il popolo, il Papa: l'editoriale di padre Lombardi

    ◊   Una grandissima gioia: questa l’esperienza del Papa in questo suo pellegrinaggio in Portogallo: lo ha affermato ai nostri microfoni padre Federico Lombardi. L'accoglienza del popolo portoghese - ha sottolineato il direttore della Sala Stampa vaticana - è stata veramente calorosa, superiore alle attese. La Veglia di preghiera a Fatima è stato uno dei momenti più intensi di questo 15.mo viaggio apostolico internazionale di Benedetto XVI. Ascoltiamo in proposito l’editoriale di padre Lombardi per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Mentre la processione attraversava l’immensa folla raccolta sulla spianata di Fatima, osservavo i volti illuminati dalle tremule fiammelle delle candele: centinaia di migliaia, persone semplici, donne e uomini, giovani, vecchi, mamme con i loro bambini…. Sguardi intensi, volti segnati dal dolore e dall’esperienza dura della vita, volti innocenti… Commozione sincera e profonda, lacrime e sorrisi. Il popolo, il Popolo di Dio è qui: nella lunga notte della vigilia e poi nel giorno, incurante della pioggia, del vento, del sole. E’ arrivato da ogni parte del Portogallo e dell’Europa con ogni mezzo - in aereo, in macchina, a piedi – portando nel cuore la sua preghiera segreta, in mano la fiaccola, sulle labbra l’amata canzone “A Maria”. Chi lo ha chiamato? Chi lo ha convocato? Non certo i media, non esperti organizzatori, neppure i vescovi, neppure il Papa. Sappiamo bene che questa gente è stata chiamata qui da una “ piccola e luminosa Signora” apparsa a tre pastorelli in questo luogo insignificante e sperduto. Sono passati quasi cent’anni e il richiamo non ha perso la sua forza. E negli ultimi 40 anni, nel fatidico 13 maggio, è venuto cinque volte anche il Papa da Roma. Anche lui non ha voluto sottrarsi alla forza di questo richiamo e si è fatto pellegrino con il popolo di Dio che gli è stato affidato. E’ venuto anche lui a dire “amo”, a pregare e fare penitenza per la conversione e la salvezza di tutti i popoli, a comandarne a Dio i dolori e le angosce, le gioie e le speranze. Come Papa Benedetto ha spiegato in volo verso Fatima, il Papa “sta per la Chiesa”: dove è lui, c’è la Chiesa e dove c’è la Chiesa, c’è anche lui. E a Fatima Maria ha detto fin dall’inizio di pregare con il Papa e per il Papa per la vita del mondo. Questa preghiera, in questi giorni, l’abbiamo sentita e vissuta con sempre rinnovata sorpresa, con emozione e gioia profonda, con viva speranza. Nonostante le prove – esterne ed interne – la Chiesa vive e cammina, accompagnata dallo Spirito.

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    Fatima: la riflessione della teologa Cettina Militello

    ◊   La tappa più intensa di questo viaggio è stata Fatima, dove il Papa ha detto di essere venuto per pregare per l'umanità afflitta da miserie e sofferenze: ha pregato con Maria e con i tanti pellegrini che giungono in questo Santuario. Di questo rapporto tra la Chiesa e Maria, Fabio Colagrande ha parlato con una mariologa, Cettina Militello:

    R. – C’è tra il popolo di Dio e Maria un legame di affetto, un legame soprannaturale, che viene proprio dal fatto che Lei è membro tipo, modello della Chiesa. Tra l’altro, il Papa non soltanto ha detto “per pregare con Maria e con i tanti pellegrini”, ma ha ricordato il convergere della Chiesa pellegrinante e questa stessa Chiesa definisce, secondo la “Lumen gentium”, un sacramento di salvezza. D’altra parte, il pregare con Maria e con i tanti pellegrini è anche uno degli atteggiamenti che caratterizzano la preghiera, che è il colloquio con Dio, ma che è anche preghiera di domanda o preghiera di apertura del proprio cuore di fronte ai problemi che l’umanità ha. E l’umanità, certamente, come continua il Papa, è afflitta da miserie e sofferenze.

     
    D. – Il Papa ci ha anche detto che per entrare in contatto con una realtà che si trova oltre il sensibile, così come è avvenuto ai pastorelli di Fatima, ci vuole però una vigilanza interiore del cuore, che molto spesso oggi per la forte pressione delle realtà esterne, delle immagini e preoccupazioni che riempiono l’anima – sono parole del Papa – non riusciamo ad avere...

     
    R. – Senza dubbio il nostro è un tempo di confusione e di attenzione all’esteriore, di poco silenzio. Non c’è dubbio che Dio lo si trova nel silenzio. La Bibbia ci mostra tutta una serie di contesti nei quali la Rivelazione avviene certamente mettendosi da parte, creando le condizioni per essere da Lui interpellati e per ascoltarlo. E questo ci riporta all’ascesi come pratica quotidiana, che non vuol dire necessariamente assumere atteggiamenti di distacco, di condanna nei confronti del mondo, ma vuol dire invece capire quali sono i veri valori e quindi stare in ascolto dei veri valori e, in particolare, stare in ascolto della Parola di Dio e della provocazione che essa comporta.

     
    D. La Chiesa pellegrinante va verso questo luogo. Storicamente che significato ha, secondo lei?

     
    R. – Vuol dire che dobbiamo accettare che ci siano contesti, momenti nei quali la normalità “esemplata” dal messaggio viene riaffermata, ripuntualizzata. Di sicuro Lourdes, Fatima e luoghi similari sono luoghi che scuotono la fede dormiente, accedono con immediatezza, soprattutto al mondo del dolore, della sofferenza, e consentono di riprendere fiato, di ripartire per rendersi di nuovo sensibili a quelli che sono i temi forti della fede; creano degli spazi che consentono l’ascolto. Se non si crea quel silenzio, se non si crea quel contesto, è difficile sfuggire a quello che è l’automatismo dispersivo della nostra esistenza oggi. Sono come oasi: momenti nei quali è possibile essere richiamati a ciò che conta e dunque ripartire.(Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Nomina

    ◊   Il Santo Padre ha nominato arcivescovo coadiutore di Montpellier (Francia) mons. Pierre-Marie Carré, finora arcivescovo di Albi. Mons. Pierre-Marie Carré è nato a Serques (Pas-de-Calais), nella diocesi di Arras, il 22 aprile 1947. Dopo aver seguito gli studi secondari al Seminario minore “Bon Encontre”, in diocesi di Agen ed in quello di Montauban, è entrato nel Seminario maggiore di Bordeaux per il corso di filosofia. Terminato il servizio militare ha studiato teologia prima presso il medesimo Istituto di Bordeaux, poi presso il Seminario francese di Roma, frequentando l’Università Gregoriana e l’Istituto Biblico e ottenendo la Licenza in Teologia e in Sacra Scrittura. E’ stato ordinato sacerdote il 7 settembre 1974, per la diocesi di Agen. Al termine degli studi (1977) è stato nominato professore di Sacra Scrittura nel Seminario Interdiocesano di Bordeaux (2° ciclo). Nel 1980 è diventato rettore del Seminario interdiocesano di Poitiers (1° ciclo), e dal 1989 al 1993 ha ricoperto lo stesso incarico nel Seminario interdiocesano di Bordeaux (2° ciclo). Rientrato in diocesi nel 1993, è stato nominato vicario episcopale per la formazione permanente dei sacerdoti e dei laici e parroco del settore parrocchiale di Astaffort. Nel 1994 ha assunto anche il servizio diocesano per le vocazioni. Dal 1995 al 1996 e dal 1997 al 2000 è stato vicario generale, ed amministratore diocesano durante la vacanza della sede (1996-1997). Eletto arcivescovo di Albi il 13 luglio 2000, è stato consacrato l’8 ottobre successivo. In seno alla Conferenza Episcopale Francese, è presidente della Commissione Dottrinale.

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    Santa Sede: sostenere gli immigrati su ricongiungimenti e diritto alla cittadinanza

    ◊   Due dicasteri vaticani lanciano un appello a sostegno dei ricongiungimenti familiari degli immigrati e perché gli irregolari siano aiutati a uscire dalla precarietà per partecipare alla vita sociale e civile, anche attraverso il riconoscimento del diritto alla cittadinanza. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    In occasione della Giornata internazionale delle famiglie, che si celebra domani sotto l’egida dell’Onu sul tema de “L’impatto della migrazione sulle famiglie nel mondo”, i Pontifici Consigli della Famiglia e della Pastorale per i Migranti hanno pubblicato oggi una Dichiarazione congiunta a firma dei presidenti dei due dicasteri: il cardinale Ennio Cardinale Antonelli e l’arcivescovo Antonio Maria Vegliò. Nell’appello si chiede il rispetto della Dichiarazione Universale dei Diritti Umani in cui si riconosce che la famiglia è “l’elemento naturale e fondamentale della società” (articolo 16) mentre Benedetto XVI afferma che essa è “luogo e risorsa della cultura della vita e fattore di integrazione di valori” (Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato 2007), per cui deve essere oggetto della “più ampia protezione e assistenza possibili” (Patto dei Diritti Economici Sociali e Culturali, articolo 10). “La famiglia – affermano i due dicasteri - gioca un ruolo insostituibile per la felicità dei suoi membri, per la pace e la coesione sociale, per lo sviluppo educativo e il benessere generale, per la crescita economica e l’integrazione sociale. La compattezza dei legami familiari, di fatto, garantisce stabilità, tutela l’equilibrio sociale e promuove lo sviluppo”. La Dichiarazione rileva l’aumento del numero delle donne che lasciano il Paese d’origine “alla ricerca di una vita più dignitosa, coltivando il sogno di attrarre a sé il coniuge, i figli e, talvolta, i parenti più stretti. Anche i minori e gli anziani entrano nel vortice dei flussi migratori, portando con sé il triste bagaglio dello smarrimento, della solitudine e dello sradicamento, talvolta reso anche più pesante da sfruttamento e abuso”. L’appello dei due dicasteri è che le istituzioni competenti “elaborino politiche familiari responsabili, che facilitino i ricongiungimenti, permettano agli irregolari di uscire da situazioni di anonimato e di precarietà mediante vie realmente praticabili e garantiscano il diritto di tutti alla partecipazione e alla corresponsabilità, sociale e civile, anche attraverso il riconoscimento del diritto alla cittadinanza”. “L’educazione alla interculturalità – si afferma - può contribuire a creare una nuova sensibilità, volta a instaurare più amichevoli rapporti tra singoli individui e tra famiglie, nell’ambito della scuola e in quelli di vita e di lavoro, con prioritaria attenzione all’infanzia, agli adolescenti e ai giovani in un mondo di rapidi cambiamenti. Solidarietà e reciprocità, nel rispetto delle legittime differenze – conclude la Dichiarazione congiunta dei due dicasteri vaticani - sono condizioni indispensabili per assicurare una pacifica interazione e un futuro sereno alle nostre società civili e alle comunità ecclesiali”.

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    Accordo congiunto Vaticano-Vodafone Italia per la gestione dei servizi di telefonia mobile

    ◊   Il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano ha siglato oggi con Vodafone Italia un accordo per la gestione dei servizi di telefonia mobile. L’accordo prevede la fornitura di circa 2000 utenze. Vodafone, informa un comunicato congiunto, si è aggiudicata la gara indetta dal Governatorato dello Stato della Città del Vaticano con il quale ha stipulato un contratto di durata triennale, anche in virtù della sua capillare presenza internazionale e degli elevati standard di servizio garantiti. L’intesa è stata firmata alla presenza del segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, mons. Carlo Maria Viganò, e del presidente di Vodafone Italia, Pietro Guindani.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La rosa del Papa: in prima pagina, un editoriale del direttore sul viaggio apostolico di Benedetto XVI in Portogallo.

    Bangkok, ultimo atto: in rilievo, nell'informazione internazionale, l'offensiva lanciata dalle forze di sicurezza thailandesi per disperdere il presidio delle camicie rosse.

    Il vero rapporto tra la Chiesa e la scienza: in cultura, un articolo di Silvia Guidi sul primo volume dei documenti degli archivi storici del Sant'Uffizio e dell'Indice, l'intervento del segretario della Congregazione per la Dottrina della Fede, arcivescovo Luis Francisco Ladaria Ferrer, in occasione della presentazione del volume e la prefazione al medesimo di uno dei curatori, Ugo Baldini.

    Come messer Longstride divenne “Robin della foresta”: Gaetano Vallini recensisce il film di Ridley Scot che ha aperto il Festival di Cannes.

    Di fronte al fast food della pseudocultura: la lectio del presidente della Cei, cardinale Angelo Bagnasco, al Salone del libro di Torino, e un articolo di Andrea Gianni sull'associazione sant'Anselmo, presente alla manifestazione.

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    Oggi in Primo Piano



    Violenti scontri in Thailandia: almeno 5 morti

    ◊   Drammatiche le ultime ore in Thailandia dove da ieri sono ripresi gli scontri tra esercito e camicie rosse che chiedono le dimissioni del premier e l’incriminazione del numero due dell’esecutivo per la dura repressione del mese scorso. Finora sono almeno cinque i morti e una quarantina i feriti, tra cui anche tre giornalisti, un reporter di France 24 e due thailandesi. Ma gli scontri sono destinati a continuare. I leader della protesta insistono: il premier Vejjajiva sciolga immediatamente il Parlamento o “questa notte ci sarà una grande tragedia”. Il servizio di Gabriella Ceraso:

    L’esercito come annunciato, da ieri non dà tregua alle camicie rosse asserragliate vicino al quartiere finanziario di Bangkok da 5 settimane. All’isolamento totale con il taglio di elettricità e acqua ai presidi, i dimostranti hanno reagito dando fuoco a tre automezzi militari. E’ iniziata allora la carica dei soldati per uno sgombero forzato della zona intorno al quartier generale delle camicie rosse a Suan Lum, zona in cui si trovano anche numerose sedi diplomatiche ormai chiuse. Testimoni oculari parlano però di proiettili veri e non solo di lacrimogeni usati dai soldati, che avrebbero ferito anche tre giornalisti, vicini alla barricata. La protesta dilaga di ora in ora e non accenna a diminuire perché, come hanno ribadito i leader, si lotterà fino alla fine. Inutile finora l’appello dell’ex-premier in esilio Taksin Shinawatra al governo perché revochi lo stato d’emergenza e riprenda il negoziato arenatosi alla richiesta dei dimostranti di incriminare il responsabile della sicurezza interna per gli scontri dello scorso 10 aprile. Ma sulla drammatica situazione che sta vivendo il paese sentiamo la testimonianza di Stefano Vecchia raccolta da Bangkok qualche ora fa….

     
    R. – Sono qui davanti alle barricate sulla Silom Road. I cecchini continuano a sparare. I soldati stanno cercando di aggirare la protesta e nel frattempo sono stati avvisati manifestanti dai loro leader che i soldati probabilmente stanno utilizzando la linea della metropolitana sopraelevata per prendere di sorpresa la gente che sta sotto. Ci sono già diversi feriti e la situazione è molto, molto tesa. Pare che il dialogo sia ormai praticamente soltanto un’illusione.

     
    D. – Qual è la condizione delle persone? Perché questi presidi sono pieni di donne, di bambini e anche di anziani...

     
    R. – Esattamente, questa è la situazione che permane. Quindi, evidentemente se ci dovesse essere una repressione indiscriminata farebbe numerose vittime anche innocenti.

     
    D. – Erano previsti anche arrivi di nuove “camicie rosse” dalle province, di rinforzi...

     
    R. – Sono confermati. Al momento hanno parlato di duemila, che stanno entrando in città. E’ anche una questione di tempo. Il presidente continua a guardare in aria e ha paura dei cecchini. Si è continuamente sotto tiro e bisogna continuamente restare in una posizione coperta.

     
    D. – Quali potrebbero essere i prossimi passi, anche del governo?

     
    R. – E’ estremamente difficile. Bisogna capire se tutte queste manovre sono solo una pressione, se vogliamo brutale, per convincere la protesta a sciogliersi, oppure se realmente la repressione ci sarà e sarà pesante.

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    L'arcivescovo di Brasilia: dall'Eucaristia la forza di creare l'unità nella diversità

    ◊   Si è aperto ieri a Brasilia il 16.mo Congresso Eucaristico del Brasile: l’evento si svolgerà fino a domenica prossima sul tema “L’Eucaristia, pane di unità dei discepoli missionari”. L’Inviato Speciale del Santo Padre, il cardinale Cláudio Hummes, prefetto della Congregazione per il Clero, ha sottolineato ieri che il Congresso deve stimolare la comunità cristiana a “portare la società verso i grandi valori umani, come la solidarietà, la giustizia sociale e la società fraterna". L’incontro si ispira anche ad un'affermazione di Benedetto XVI che ha definito l’Eucaristia come il cuore di questo Paese sudamericano. Ascoltiamo la riflessione dell’arcivescovo di Brasilia mons. João Braz Aviz, al microfono del nostro inviato Silvonei Protz:

    R. – Per noi è stata un’affermazione che ci ha commosso, perché pensiamo che sia così. L’Eucaristia è compresa, amata e capace di trasformare anche le nostre convinzioni più profonde. Il cuore cos’è? Il cuore è quello che esprime di più quello che ho dentro, quello che mi fa vivere, quello che mi fa esistere e trovare la felicità. L’Eucaristia deve essere il punto dal quale noi troviamo sapienza, luce, forza. E il Congresso Eucaristico vuole essere questo. Noi abbiamo pensato che nell’Eucaristia, che è il Corpo e il Sangue di Cristo, veramente uomo, veramente Dio, c’è anche un principio di vita nuova, c’è il principio di come io posso trasformare le mie relazioni sociali, le mie relazioni interpersonali con gli altri. Io posso trovare il modo giusto di rapportarmi, che è quello dell’amore, che è quello del servizio, perché l’Eucaristia è così.

     
    D. – Il tema del Congresso e la partecipazione che ci sarà in questi giorni a Brasilia...

     
    R. – Noi viviamo adesso questo fenomeno che è la globalizzazione, che ha unito culture diverse, religioni diverse. Oggi siamo coinvolti da tutta questa realtà. Allora, nella grandissima diversità che c’è oggi, come costruire l’unità? Da qui è venuto il tema: “Eucaristia, pane dell’unità”. L’Eucaristia è quella forza che ci fa costruire l’unità, perché una società che è arricchita da una grande diversità, ma non trova punti di appoggio per costruire l’unità, va in frantumi. E nell’Eucaristia noi troviamo questo principio di unità, perché Gesù ci insegna il modo di vivere per costruire questa comunione. E allora “Eucaristia, pane dell’unità” dei discepoli missionari. E il nostro grido di gioia è quello dei discepoli di Emmaus “Resta con noi Signore!”, rimani con noi, perché noi anche oggi abbiamo bisogno di te! (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Il Consiglio di Stato: l'ora di religione concorre al credito scolastico

    ◊   Gli insegnanti di religione in Italia plaudono alla sentenza del Consiglio di Stato secondo la quale l’ora di religione concorre con le altre materie all’attribuzione del credito scolastico. Soddisfazione dal Ministero dell’Istruzione. Ma non mancano le polemiche: la rete degli studenti parla di discriminazione per chi non si avvale dell’insegnamento della religione e chiede l’introduzione di corsi alternativi, mentre secondo i radicali la religione cattolica è stata tacitamente eletta a religione ufficiale della scuola italiana. Non è d’accordo Sergio Ciccatelli, esperto di legislazione scolastica che, al microfono di Paolo Ondarza spiega: “Questa sentenza non rappresenta nulla di nuovo”.

    R. – L’insegnamento di religione è facoltativo ma - diceva già la Corte costituzionale nel 1989 - una volta che lo studente lo ha scelto diventa per lui obbligatorio frequentarlo. Il Consiglio di Stato aggiunge che se è obbligatorio frequentarlo, allora è doveroso valutarlo.

     
    D. – Questo rafforza anche il ruolo degli insegnanti di religione?

     
    R. - In un certo senso sì, perché la situazione che si era venuta a creare era stata più quella di una campagna mediatica che non di una condizione giuridicamente definita. Quindi, il Consiglio di Stato ha semplicemente ribadito che gli insegnanti di religione partecipano alla valutazione dei loro alunni come era sempre stato.

     
    D. – Alcune associazioni laiche di studenti chiedono dei corsi alternativi che sono previsti da questa sentenza del Consiglio di Stato ma che sono assenti nella maggior parte delle scuole…

     
    R. – Sì, questo è vero. Solo il quattro per cento degli studenti di scuola superiore che non frequentano religione fanno effettivamente delle attività alternative. Molto spesso è l’incapacità della scuola di attivare queste opzioni. La sentenza del Consiglio di Stato introduce, appunto, un aspetto che lo stesso Consiglio dichiara non essere richiesto ma sente il dovere di aggiungerlo e, cioè, la raccomandazione che le scuole assicurino effettivamente delle attività alternative. Il problema è che il Consiglio di Stato fa riferimento a un quadro normativo che è precedente a quello attuale. Da quest’anno, infatti, è in vigore il nuovo regolamento di valutazione che è stato varato lo scorso anno dal ministro. Secondo questo regolamento ci sarà un trattamento diverso tra l’insegnante di religione e l’insegnante di attività alternative. L’insegnante di religione partecipa a pieno titolo allo scrutinio, quello di attività alternativa dà semplicemente un parere sui risultati della sua attività e questo effettivamente - a mio parere - può creare una disparità di trattamento.

     
    D. – Forse da questo punto di vista ci potrebbe essere qualche correzione da fare?

     
    R. - Personalmente mi auguro che questa correzione ci sia. Il Consiglio di Stato con la sua raccomandazione in un certo senso lancia un messaggio a coloro che già hanno promesso ricorsi su questo aspetto.

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    Chiesa e Società



    India: chiesa cattolica attaccata da estremisti indù

    ◊   Nella comunità cattolica di Karwar, in Karnataka, in India, c’è sdegno, paura, ma anche la ferma convinzione che "la risposta giusta" sia quella "del perdono e della preghiera": è quanto dice all’Agenzia Fides mons. Simon Tellis, vicario generale della diocesi di Karwar, all’indomani dell’ennesimo attacco contro una chiesa cattolica. La chiesa colpita si trova ad Honnavar, nel distretto di Uttara Kannada. Mercoledì scorso, sono state infrante le vetrate della chiesa e diverse statue e arredi sacri sono stati danneggiati. L’azione è definita “un tipico attacco di gruppi estremisti indù, che seguono la loro agenda di odio e aggressioni verso le altre comunità religiose”. Il vescovo di Karwar, Derek Fernandes, si è detto “preoccupato e sconcertato” e ha invitato i fedeli “a pregare e a non reagire in alcun modo alle provocazioni”. “E’ proprio questo che gli estremisti vogliono”, spiega mons. Tellis. “Con questi atti intendono ferire la sensibilità dei fedeli cristiani, provocare una scintilla che poi può alimentare scontri e violenza su vasta scala. Ma questo per noi è il momento di far trionfare l’amore di Cristo, di mettere in pratica la parola dell’amore ai nemici, di perdonare. Continueremo a cercare il dialogo e a costruire l’armonia nella società”. “Questi gruppi mirano a creare il caos e a far scoppiare la violenza. Si tratta di pochi estremisti, rispetto alla maggioranza dei fedeli indù, che sono di mentalità aperta e moderata e che apprezzano la presenza e le opere della Chiesa cattolica”. “Intendiamo far sentire la nostra voce presso le autorità civili – conclude il vicario generale della diocesi di Karwar – chiedendo protezione e la tutela dei nostri diritti, ricordando il ruolo costruttivo e il contributo che la Chiesa cattolica offre alla società indiana”. (A.L.)

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    Mons. Sabbah: i cristiani del Medio Oriente devono essere pronti a dare la vita

    ◊   Santità e martirio: su queste parole si è incentrato il discorso del Patriarca emerito dei Latini, mons. Michel Sabbah, all’apertura del mese dell’Oriente cristiano, all’università di Saint Joseph in Libano. Il Patriarca ha affermato che ciò di cui hanno bisogno le Chiese del Medio Oriente sono santi e martiri. I cristiani – ha detto – devono aspirare alla santità ed essere pronti anche al martirio, “dopo aver fatto tutto quello che è umanamente possibile”. Il Patriarca, riferisce AsiaNews, si è poi soffermato sul tema scelto per l’Assemblea speciale del Sinodo dei vescovi “La Chiesa del Medio Oriente, comunione e testimonianza”, in programma nel prossimo mese di ottobre in Vaticano. “Il futuro dei cristiani nella nostra regione – ha spiegato – è condizionato da fattori interni, politici e sociali nei quali la religione esercita una propria influenza”. Un altro elemento, ha detto mons. Sabbah, è rappresentato dalla politica internazionale, “che non tiene in alcun conto i cristiani nei progetti elaborati per la regione”. Il mondo arabo – ha sottolineato infine il Patriarca emerito – è nato all’indomani della Prima Guerra Mondiale con la dissoluzione dell’Impero ottomano. La questione delle Chiese d’Oriente, che emerge oggi, risale proprio a quel periodo. Il futuro della Chiesa in Medio Oriente, ha concluso, è inscritto in uno spazio compreso fra l’islamismo e il confronto con l’Occidente. (A.L.)

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    Iraq: i leader religiosi chiedono stabilità e sicurezza

    ◊   Un incontro urgente del Consiglio dei dirigenti delle Chiese cristiane in Iraq si è svolto ieri a Qaraqosh, a pochi giorni dalle violenze che hanno investito il Paese. Il Consiglio è costituito da arcivescovi, patriarchi, vescovi e leader delle 14 comunità cristiane registrate in Iraq dal 1982. Tali comunità appartengono alle Chiese cattoliche, orientali, ortodosse e protestanti. I religiosi – si legge in una nota diffusa da Misna – chiedono con urgenza a tutti i membri dell'amministrazione irachena e alle parti politiche di assumersi le proprie responsabilità per garantire sicurezza e stabilità. Alla luce degli attentati dei giorni scorsi da Hilla a Bassora, vengono riconosciuti come prioritari l'interesse pubblico e la sicurezza dei cittadini. Il Consiglio ha espresso solidarietà nei confronti degli iracheni. Sono state ricordate, in particolare, le violenze subite dai cristiani di Mossul, colpiti a inizio mese da un attentato contro un autobus che trasportava studenti. Il Consiglio ha segnalato infine le condizioni di vita precarie e difficili per il popolo iracheno: a causa della crescente povertà, ad esempio, almeno 500 mila persone sono state costrette a trasferirsi in campi per sfollati: si tratta di un dato che fa segnare un aumento del 25% rispetto all'anno precedente. (M.A.)

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    Il cardinale Erdő al Kirchentag: valorizzare la ricchezza culturale degli immigrati

    ◊   Il tema della missione e della pastorale per gli stranieri è stato al centro dell’omelia pronunciata dal cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Consiglio delle Conferenze episcopali europee (Ccee), nella Messa delle nazioni celebrata oggi presso la Chiesa di San Michele a Monaco. Lo riferisce il Sir. Nella funzione organizzata dalla Pastorale per gli stranieri, il cardinale ha parlato della missione attuale della Chiesa, sottolineando il significato teologico delle diverse culture e lingue umane affermando la necessità di tenerne conto in misura maggiore. In esse, ha detto, “si cela una ricchezza incommensurabile di esperienze e creatività delle comunità umane. Ciò deve essere considerato – ove possibile – anche dall’annuncio e dall’opera pastorale. Perciò dobbiamo ringraziare le diocesi tedesche, poiché esse consentono e sostengono la cura pastorale" degli stranieri. "Non contano solo le conoscenze linguistiche degli stranieri”, ha ammonito il cardinale Erdő, “ma anche il riconoscimento dell'identità culturale di una comunità in cui ci si senta a casa, in cui sia possibile parlare anche della fede. La varietà delle lingue e delle nazioni non viene annullata dal Cristianesimo ma viene aperta dallo Spirito Santo all'incontro e alla comprensione“. “L'incontro nella molteplicità, reso possibile dallo Spirito Santo – ha proseguito - comporta una meravigliosa unità interna ottenuta nella diversità, e non a dispetto di essa”. D’altra parte, anche “la Santa Sede incoraggia la Chiesa a tener conto quanto possibile della religiosità specifica, popolare degli stranieri“. Il cardinale ha menzionato come ulteriore aspetto "il rapporto del Vangelo con le culture” alla luce del quale “occorre cercare con passione la lingua giusta dell'annuncio per periodi e culture differenti. In questo ci aiuta lo Spirito Santo”. Al termine dell’omelia, il cardinale Erdő ha invocato lo Spirito Santo “affinché, nel servizio della missione e nella cura pastorale di popoli e comunità differenti riusciamo a diventare un segno autentico e uno strumento dell'amore divino che libera tutti gli esseri umani.

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    Anche l'Agesc in Piazza San Pietro domenica 16 maggio a sostegno del Papa

    ◊   “Come madri e padri di famiglia siamo particolarmente grati a Benedetto XVI che in questi anni ha saputo consolarci, stimolarci e rilanciarci nel nostro compito educativo, aiutandoci a recuperarne il senso e l’importanza in un mondo che, al contrario, sembra voler rinunciare a questa responsabilità”. Con queste parole Maria Grazia Colombo, presidente dell’Associazione Genitori Scuole Cattoliche (Agesc), esprime la solidarietà al Papa e accoglie l’invito della Consulta delle Aggregazioni Laicali (Cnal) di stringersi intorno al Pontefice domenica prossima. La Giornata di solidarietà con il Santo Padre, promossa dal Cnal, sarà l’occasione per esprimere a Benedetto XVI “affetto e gratitudine per la sua passione per Cristo e per l’umanità intera”. “Le parole, l’insistenza, i suggerimenti che in tante occasioni il Santo Padre ha offerto alle famiglie e a tutti gli adulti sui temi dell’educazione – aggiunge Maria Grazia Colombo le cui parole sono state riprese dal Sir – sono sicuramente servite a risvegliare la coscienza di tanti educatori”. Hanno quindi aiutato “i nostri figli e tanti bambini e giovani di tutto il mondo”. Questa “particolare attenzione ai problemi dell’educazione” - conclude il presidente dell’Agesc – “è un ulteriore motivo per essere a Roma che si aggiunge alla certezza che il Papa è garante della verità e dell’unità della Chiesa”. (A.L.)

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    Onu: la violenza delle armi continua a bloccare lo sviluppo degli Stati

    ◊   Diversi studi dimostrano che i Paesi con una situazione di conflitto armato sono quelli meno sviluppati. Una conferenza sul tema si è svolta mercoledì scorso a Ginevra, in Svizzera. Il capo del Programma di Sviluppo delle Nazioni Unite (Undp), Helen Clark, ha dichiarato che la violenza armata resta uno dei principali ostacoli al raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. Si tratta di otto obiettivi che tutti i 191 Stati membri dell'Onu si sono impegnati a raggiungere entro l'anno 2015. Purtroppo, a 5 anni dal termine stabilito, i dati relativi ai provvedimenti contro l’interazione fra violenza armata e sviluppo socioeconomico non sono confortanti. “La violenza armata ha un effetto devastante sui piani di sviluppo dei Paesi del Sud del mondo – ha detto la rappresentante dell’Undp – la vita normale viene stravolta, mettendo a rischio la sicurezza dei cittadini e la possibilità di accedere ai servizi basilari”. E fonti ufficiali dell’Onu dichiarano che, ogni anno, la violenza armata in Paesi non in stato di guerra costa all’economia planetaria 163 miliardi di dollari, una cifra superiore alla somma totale di tutti gli aiuti allo sviluppo stanziati nel mondo annualmente. Un dato che si affianca a quello citato dal ministro degli Esteri norvegese (co-organizzatore della conferenza insieme all’Onu), che fissa a 2000 il numero di persone che ogni giorno muoiono nel mondo per violenze armate. I partecipanti alla Conferenza hanno riconosciuto come prioritario che la comunità internazionale mobiliti tutte le forze possibili per limitare la proliferazione di armi e il loro utilizzo. E’ stato inoltre sottolineato il ruolo guida dell’Onu nel promuovere strumenti di diritto internazionale che contrastino il commercio di armi, affinché sia davvero possibile pervenire, nei tempi stabiliti, al raggiungimento degli Obiettivi del Millennio. (M.A.)

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    Sri Lanka: da gennaio 76 morti e 13 mila persone contagiate dalla "dengue"

    ◊   In Sri Lanka il virus della febbre tropicale di dengue ha già colpito, da gennaio ad aprile, oltre 13.500 persone e provocato la morte di 76 pazienti. E’ la denuncia di epidemiologi e sindacati del Paese asiatico, secondo i quali il governo non ha preso le misure necessarie per arginare la trasmissione della febbre tropicale. Sottolineano, in particolare, il mancato acquisto di insetticidi e l’assenza di un’informazione adeguata tra la popolazione. La malattia – ricorda l’agenzia Asia News – si manifesta come una febbre molto alta e in alcuni casi provoca emorragie che conducono alla morte. E’ diffusa nei Paesi tropicali e subtropicali. Il sudest asiatico è una delle regioni più colpite dalla dengue, con oltre 100 mila casi registrati ogni anno. Non è stato ancora individuato un vaccino in grado di debellare il virus. La misura preventiva più efficace consiste nell’evitare di entrare in contatto con le zanzare, che sono il vettore della malattia. Possono essere uccise attraverso l’utilizzo di insetticidi come il Bacillus thuringiensis israelensis (Bti), o eliminando i ristagni d’acqua nelle aree abitate. E' fondamentale un’adeguata prevenzione. Gli epidemiologi del  "Dengue Eradication Program" invitano quindi la popolazione a tenere pulite case e giardini e a collaborare con le autorità, in vista della stagione delle piogge. L’area più a rischio è la penisola di Jaffna, nel nord del Paese. Si tratta di una zona ricca di acque stagnanti, dove la presenza di campi profughi, privi di norme igieniche, può aumentare la diffusione del virus. (A.L.)

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    Brasile: il clero studia i segni per l'annuncio del Vangelo ai non udenti

    ◊   La diocesi di São José dos Campos è la prima del Brasile a rendere obbligatorio il corso di segni per non udenti dedicato a seminaristi e religiosi. Lo riferisce la diocesi stessa all’Agenzia Fides. L’obiettivo è facilitare la comunicazione con tutti coloro che hanno problemi di udito e offrire loro l'opportunità di partecipare alla vita quotidiana della Chiesa. La diocesi della zona interna di São Paulo ha stabilito come obbligatorio il corso per gli studenti del terzo anno dell’Istituto di teologia e filosofia “Santa Teresina”. Gli iscritti sono 50 fra seminaristi, religiosi e laici. Grazie a questa formazione specifica, i futuri teologi saranno in grado di assistere con competenza la popolazione non udenti della regione e annunciare anche a loro il Vangelo. I seminaristi e i sacerdoti potranno interagire direttamente con i fedeli, cosa necessaria, ad esempio, nel caso delle confessioni. I laici lavoreranno come interpreti durante le Messe e come operatori pastorali nella comunità. L’iniziativa è sicuramente lodevole e si sposa con lo spirito di evangelizzazione a tutti, specie a quanti sono considerati benedetti da Dio: quelli che spesso agli occhi del mondo appaiono i più sfortunati, mentre nella prospettiva del Regno dei cieli sono i beati. (M.A.)

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    Lectio divina del vescovo di Terni nella Chiesa romana di Santa Maria in Traspontina

    ◊   Proseguono nella Chiesa romana di Santa Maria in Traspontina gli incontri del venerdì per la Lectio divina. Oggi alle 18.30 svolge la meditazione il vescovo di Terni Vincenzo Paglia. Il tema è tratto da un passo degli Atti degli Apostoli: “Sarete battezzati in Spirito Santo”. La prossima Lectio divina sarà tenuta venerdì 28 maggio dal padre carmelitano Bruno Secondin, professore di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana, su un brano del Vangelo di Giovanni: “Verrà lo Spirito della verità”. (S.C.)

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    Festival di Cannes: plausi per i film fuori concorso di Manoel de Oliveira e Patricio Guzman

    ◊   Con due mezze delusioni e una piccola sorpresa, incomincia in sordina il Concorso Internazionale del 63.mo Festival di Cannes. Non convincono a pieno Chongqing Blues di Wang Xiaoshuai e The Housemaid di Im Sang-soo. Il primo segue il ritorno a casa di un marinaio intenzionato a ricostruire la memoria di un figlio abbandonato quindici anni prima e ucciso dalla polizia durante un tentativo di sequestro di persona. Il secondo racconta le tragiche disavventure di un’ingenua e passionale cameriera al servizio di una famiglia potente e spietata. Se l’uno insegue l’emozione, cercando di fabbricarla attraverso frasi fatte, prevedibili colpi di scena e inquadrature di routine, l’altro mescola in maniera ipocrita e senza ispirazione erotismo e moralismo, cavalcando una timida protesta sociale. Entrambi sono la più evidente dimostrazione che il cinema, se non tocca l’anima dei personaggi, rivela apertamente la sua indole manipolatoria. Risulta esente da un tale rischio Tournée di Mathieu Amalric, che pur ambientando il suo film nel mondo triviale dello striptease, coglie in molte scene la verità dei sentimenti. Qui siamo nella provincia francese, dove si muove una strana compagnia di giro, formata da un impresario pieno di debiti e una banda di artiste di cabaret che alternano lo spogliarello al numero musicale. L’allegria della scena, sovente fabbricata ad arte, si stempera nella malinconia della solitudine, nell’imbarazzo dei desideri muti, nel rimpianto di una famiglia perduta. Non tutto riesce ad Amalric, ma quello che funziona ci ricorda il miglior Cassavetes. Le cose più belle di questi primi due giorni di festival vanno in tutti i casi cercate altrove, nel fuori concorso o nel Certain Regard. Del primo fa parte La nostalgia de la luz di Patricio Guzman, del secondo O estranho caso de Angelica di Manoel de Oliveira. Ambientando il suo film nel deserto di Atacama, il regista cileno crea un cortocircuito fra gli astronomi, gli archeologi e le donne che cercano i resti dei loro cari, scomparsi durante la dittatura di Pinochet. Raccontando la storia di un fotografo folgorato dall’immagine di una donna scomparsa, il cineasta portoghese realizza invece un film testamentario, in cui l’amore è il vero legame fra i vivi e i morti. Per entrambi, si sente, il cinema non è un mestiere, ma un vero motore dell’esistenza. (Da Cannes, Luciano Barisone per Radio Vaticana)

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    A Roma inaugurata la mostra World Press Photo 2010

    ◊   Sul tetto di una casa di Teheran una donna urla il proprio dissenso dopo il risultato delle elezioni che, nonostante un’accusa di brogli, ha decretato la vittoria in Iran di Mahmud Ahmadinejad. E’ lo scatto premiato come foto dell’anno dalla giuria della mostra “World Press Photo 2010”, inaugurata ieri a Roma. L’autore di questa istantanea, dello scorso 24 giugno, è il fotoreporter italiano, Pietro Masturzo. La mostra “World Press Photo” propone i migliori scatti del fotogiornalismo internazionale. Le opere dei 63 fotografi premiati si articolano attraverso diversi ambiti tra cui quelli della cronaca, dell’arte e dello sport. Tra le varie scene proposte, ci sono quelle che ritraggono vittime di guerra, anche bambine, le bombe al fosforo bianco sganciate su Gaza City e un soldato americano che, per raggiungere i compagni attaccati, esce di corsa con il fucile in mano indossando solo i boxer. Anche le strade cittadine possono tramutarsi in scenari di guerra, come ricordano due fotografie con il corpo senza vita di un giovane spacciatore ucciso in Colombia e di un uomo lapidato per adulterio a Mogadiscio. La mostra propone poi le immagini dei mattatoi in Umbria e la violenza che gli animali usano contro i loro simili per la difesa del territorio o per nutrirsi. In tanti scatti non manca infine una panoramica su Roma con le sue diverse anime. Si passa dalla cronaca con immagini sui rom del Casilino 900, prima dello sgombero, alla poesia di storni in volo che, con i loro giochi, sembrano comporre quadri astratti. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Kirghizistan: tre morti negli scontri nel sud del Paese

    ◊   Nuova fiammata di violenze in Kirghizistan tra i sostenitori del governo ad interim e quelli del presidente deposto Bakiev che, da ieri, occupano alcuni edifici amministrativi nelle città del sud del Paese. Gli scontri più duri a Jalalabad, dove si registrano tre morti e 24 feriti. Il nuovo esecutivo di Bishkek ha intanto convocato un vertice straordinario per discutere sull'aggravarsi della situazione nel Paese. Il servizio di Marco Guerra:

    A poco più di un mese dalla rivolta che ha portato alla deposizione e all’esilio dell’ex capo di Stato Bakiyev, in Kirghizistan torna altissima la tensione. Da ieri il sud del Paese è ripiombato nel caos dopo che i fedelissimi del presidente deposto hanno occupato gli uffici amministrativi di Osh, Jalalabad e Batken. Oggi, dopo ore di durissimi scontri, i filo-governativi hanno ripreso il controllo del palazzo che ospita l'esecutivo regionale a Osh. Più accanita è la resistenza a Jalalabad, dove si contano tre morti e 24 feriti. Nella città natale e roccaforte dell'ex presidente, circa 400 suoi sostenitori continuano infatti ad occupare gli uffici del governo regionale mentre 2000 filo governativi si sono radunati nel centro della città. Il governo provvisorio, dal canto suo, aveva prima minimizzato gli episodi nel sud ma ha poi chiamato a raccolta i suoi sostenitori affinché scendano a loro volta in piazza per dimostrare di essere più forti e più numerosi. E fra poco si terrà il vertice straordinario convocato dall’esecutivo per discutere l'aggravarsi della situazione. Intanto si registra la secca smentita di un consigliere del presidente deposto e del leader comunista Iskhak Masaliyev che ieri erano stati accusati di aver fomentato i disordini. Nessun commento invece da Bakiyev che ha ottenuto asilo politico in Bielorussia.

     
    Afghanistan
    Ancora violenze in Afghanistan, dove nelle ultime 24 lore due soldati della coalizione internazionale hanno perso la vita in altrettanti attacchi degli insorti. L’Isaf non ha ancora rivelato la nazionalità delle vittime, che portano a 196 i soldati stranieri morti in Afghanistan da gennaio 2010.

    Fallito attentato negli Usa
    Negli Stati Uniti continua la caccia ai complici dell'autore del fallito attentato di Times Square del primo maggio scorso, Faisal Shahzad. Ieri, a seguito di una serie di blitz in Massachusetts e nel Maine, sono finiti in manette tre pakistani che avrebbero fornito a Shahzad fondi per portare a termine l’attacco. Secondo fonti ufficiali citate dal Washington Post le autorità di Islamabad hanno intanto arrestato un pachistano sospettato di aver messo in contatto i talebani con il fallito attentatore americano. Gli inquirenti statunitensi hanno diretto accesso al sospetto e ritengono che il suo racconto coincide a grandi linee con quello fatto da Shahzad dopo il suo arresto.

    Colloqui Gran Bretagna – Stati Uniti
    Il neo ministro degli Esteri britannico William Hague sarà tra poche ore a Washington per incontrare il segretario di Stato Hillary Clinton ed esporre quelle che saranno le linee guida del nuovo governo in materia di politica estera. In primo piano nei colloqui le gravi crisi internazionale in Afghanistan e la questione del nucleare iraniano, nei confronti della quale le Nazioni Unite stanno valutando una nuova tornata di sanzioni. Su quelli che potrebbero essere i temi dell’incontro di Washington sentiamo John Harper, docente di politica estera americana presso la John Hopkins University di Bologna, intervistato da Stefano Leszczynski:

    R. – Era abbastanza scontato che l’argomento numero uno sarebbe stato l’Afghanistan. Siamo all’indomani della visita di Karzai a Washington dove ha appena passato 4 giorni. Siccome questo è il potenziale punto dolente e anche nei rapporti tra Washington e Londra è importante provare a chiarire che cosa ha in mente Obama e quali sono le intenzioni del nuovo governo. Quindi è importante per entrambi le parti chiarire un po’ le prospettive.

     
    D. – Sembra, invece, che le idee siano più chiare per quanto riguarda le sanzioni nei confronti dell’Iran. Questo può essere di aiuto nell’ambito del Consiglio di sicurezza?

     
    R. - Può essere d’aiuto, anche se non credo che Obama sia disposto, almeno per ora, ad adottare una linea chiaramente più dura nei confronti dell’Iran. Quindi è logico che Hague - noto conservatore - è stato sempre molto duro su questo argomento, però non è detto che la linea americana cambi.

     
    D. -Il nuovo ministro britannico è propenso ad avere un rapporto speciale con gli Stati Uniti. Questo, considerato un po’ l’euroscetticismo dei conservatori, può influire molto secondo lei sui rapporti tra Gran Bretagna e Europa?

     
    R. - Il rischio c’è ma sarei piuttosto ottimista su questo fronte se fossi un europeo. Nel senso che lo stesso Hague ha sottolineato ieri parlando con la Bbc che vuole un rapporto “solid but not slavish” con gli Sati Uniti, cioè solido ma non servile. Qui c’è una critica implicita nei confronti di Tony Blair che fu criticato sia da destra sia da sinistra di essere stato proprio servile nei confronti degli Stati Uniti. Per quanto riguarda l’Europa, credo che l’euroscetticismo di Hague sarà controbilanciato certamente dalla presenza di Nick Clegg, che è un noto filoeuropeo.

     
    R. – Allo stesso tempo la Casa Bianca ha lodato le misure economiche che sono state proposte nell’ambito dell’Unione Europea per uscire dalla crisi. Misure che non avevano entusiasmato invece gli inglesi. E’ possibile immaginare che si parli anche di questo a Washington?

     
    R. – Senz’altro si parlerà di questo. Se la linea del governo Cameron seguirà le orme del governo precedente, quello di Brown, questo non necessariamente piacerà a Washington che vorrebbe vedere un coinvolgimento più entusiasta, più attivo in Europa.

     
    Euro
    Non si arresta la discesa dell’Euro. Oggi la moneta unica europea ha toccato il suo nuovo minimo, scendendo sotto la soglia 1,25 dollari per la prima volta dall'inizio di marzo 2009.

    Grecia
    Ancora tensione in Grecia. Ieri una bomba è esplosa ad Atene, davanti al carcere di massima sicurezza di Korydallos, ferendo 2 persone. Tutto questo mentre si susseguono manifestazioni e scioperi contro il piano di austerità del governo volto a risanare il dissesto finanziario greco.

    India incidente
    È di almeno 28 morti il bilancio di un grave incidente in India provocato dalla caduta di un cavo ad alta tensione su un autobus pieno di passeggeri. Lo riferisce la polizia dello Stato indiano del Madhya Pradesh. Si tratta del secondo incidente di questo tipo in India in meno di due giorni. Giovedi' infatti sono morte 5 persone e altre diciassette sono rimaste ferite in seguito alla caduta di un cavo ad alta tensione sull'autobus nel quale viaggiavano nello stato orientale del Bihar.

    Marea nera
    Il gigante petrolifero Bp ha rinunciato ieri il secondo tentativo di fissare una nuova cupola per arginare la perdita di greggio che si sta propagando nelle acque di tutto il golfo del Messico. Al suo posto i tecnici tenteranno di bloccare la fuoriuscita di 5.000 barili al giorno "inserendo" con dei robot sottomarini un tubo all'interno della falla. Il ministro del Petrolio venezuelano, Rafael Ramirez, intanto, ha annunciato che non ci sono rischi per l’ambiente dopo l’inabissamento di una piattaforma di gas nel mar dei Caraibi.

    Kenya
    È stato fissato per il 4 agosto il referendum sulla nuova Costituzione del Kenya, cui sono chiamati ad esprimersi oltre 12 milioni di cittadini del Paese africano. I kenioti dovranno decidere se confermare o no il nuovo testo, approvato dal Parlamento di Nairobi il primo aprile. La nuova Costituzione limita i poteri del presidente. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 134

     
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