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Sommario del 12/05/2010
Il Papa al mondo della cultura: missione della Chiesa è tenere sveglia la ricerca della verità, in un dialogo rispettoso ma senza ambiguità
◊ La seconda giornata del viaggio apostolico del Papa in Portogallo si è aperta con l'incontro con il mondo della cultura nel Centro Culturale di Belém a Lisbona. Un grande e caloroso applauso ha accolto l'ingresso del Papa. Presenti oltre mille esponenti delle scienze e delle arti del Paese. All’incontro hanno partecipato anche il Corpo diplomatico accreditato presso il Portogallo e i rappresentanti di cinque comunità religiose: ebraica, indù, evangelica, musulmana e ismaelita. Intenso il discorso di saluto rivolto al Papa dal grande regista portoghese Manoel de Oliveira. Benedetto XVI, nel suo intervento, ha sottolineato che la Chiesa ritiene come sua missione prioritaria tenere sveglia la ricerca della verità nella cultura attuale, promuovendo nello stesso tempo un dialogo rispettoso ma senza ambiguità. Il servizio del nostro inviato Roberto Piermarini:
(musica)
Spesso la società di oggi guarda solo il presente, dimenticando la forte tradizione culturale del popolo portoghese segnata dal millennio del cristianesimo. Una tradizione che il Papa ha definito una “sapienza”, che dà un senso alla vita e alla storia che ha formato un universo etico che il Portogallo ha sempre cercato di stabilire con il resto del mondo. Questo “conflitto” tra la tradizione e il presente si esprime nella crisi della verità, ha osservato il Papa:
"De facto, um povo, que deixa de saber qual é a sua verdade, fica perdido ...
Infatti un popolo che smette di sapere quale sia la propria verità, finisce perduto nei labirinti del tempo e della storia, privo di valori chiaramente definiti e senza grandi scopi chiaramente enunciati”.
La Chiesa allora si colloca nel mondo aiutando la società a capire che l’annuncio della verità è un servizio che essa offre alla società stessa, aprendo nuovi orizzonti di futuro, di grandezza e dignità. Per la Chiesa è "irrinunciabile" questa missione alla verità:
"Para uma sociedade composta na sua maioria por católicos e cuja cultura ...
Per una società formata in maggioranza da cattolici e la cui cultura è stata profondamente segnata dal cristianesimo, si rivela drammatico il tentativo di trovare la verità al di fuori di Gesù Cristo. Per noi cristiani, la Verità è divina; è il «Logos» eterno, che ha acquisito espressione umana in Gesù Cristo”.
La Chiesa, nella sua ferma adesione al carattere perenne della verità, deve fare un apprendistato con le altre verità o con le "verità" degli altri, in un dialogo che può aprire nuove porte alla trasmissione della verità. “Il dialogo senza ambiguità e rispettoso delle parti in esso coinvolte – ha detto il Papa – è oggi una priorità nel mondo, alla quale la Chiesa non intende sottrarsi”. Ne è una testimonianza la presenza della Santa Sede in diversi organismi internazionali come, per esempio, nel Centro Nordsud del Consiglio d’Europa istituito 20 anni fa proprio a Lisbona che promuove il dialogo interculturale fra l’Europa, il Sud del Mediterraneo e l’Africa. Constatata la diversità culturale, bisogna far sì che le persone non solo accettino l’esistenza della cultura dell’altro, ma aspirino anche a venire arricchite da essa e ad offrirle ciò che si possiede di bene, di vero e di bello. Infine Benedetto XVI si è rivolto direttamente ai rappresentanti della società civile portoghese e li ha invitati ad ampliare gli orizzonti della conoscenza e dell’impegno umano guardando al dialogo con i credenti, con la Chiesa del dopo-Concilio:
"Vós, obreiros da cultura (...) não tenhais medo de vos confrontar com a fonte ...
Voi, operatori della cultura, non abbiate paura – ha detto riprendendo il suo discorso agli artisti del novembre scorso – di confrontarvi con la sorgente prima e ultima della bellezza, di dialogare con i credenti, con chi come voi, si sente pellegrino nel mondo e nella storia verso la Bellezza infinita”.
Con il Concilio Vaticano II, la Chiesa, partendo da una rinnovata consapevolezza della tradizione cattolica, prende sul serio e discerne, trasfigura e supera le critiche che sono alla base delle forze che hanno caratterizzato la modernità, ossia la Riforma e l’Illuminismo. L’evento conciliare ha messo i presupposti per un autentico rinnovamento cattolico e per una nuova civiltà – la «civiltà dell’amore» - come servizio evangelico all’uomo e alla società:
"A Igreja sente como sua missão prioritária, na cultura actual, manter desperta ...
La Chiesa – ha concluso il Papa - ritiene come sua missione prioritaria, nella cultura attuale, tenere sveglia la ricerca della verità e conseguentemente di Dio, ed ha invitato ad approfondire la conoscenza di Dio così come Egli si è rivelato in Gesù Cristo per la nostra piena realizzazione”.
Nel suo breve indirizzo di saluto al Papa, il regista Manoel de Oliveira, 102 anni, considerato il più grande cineasta portoghese vivente ed uno dei più significativi della storia del cinema europeo, ha detto che Religione ed Arte sono intimamente diretti all’uomo e all’universo e che il cristianesimo è stato prodigo di espressioni artistiche. “Le radici della nazione portoghese e di tutta l’Europa – ha osservato de Oliveira – lo vogliano o no, sono cristiane”.
(musica)
Cordiale incontro del Papa col premier portoghese Socrates
◊ Il Papa, dopo l'incontro col mondo della cultura, ha avuto un colloquio in nunziatura col premier portoghese José Socrates. Si è trattato un incontro di cortesia, durato mezz'ora; il dialogo è stato cordiale. Da parte vaticana, con il Papa, erano presenti il cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone, il sostituto della Segreteria di Stato mons. Fernando Filoni ed il nunzio apostolico in Portogallo mons. Rino Passigato. Hanno accompagnato il premier Socrates il ministro degli Esteri Luis Amado, il ministro della Repubblica e l'ambasciatore presso la Santa Sede Rochas de Paris. Tra gli argomenti al centro dei colloqui, il grande contributo della Chiesa in campo sociale ed educativo nella vita portoghese, i buoni rapporti Stato-Chiesa, il dialogo con la Conferenza episcopale portoghese. E’ stata inoltre ricordata l'importanza della religione cattolica anche come elemento unificatore nei Paesi di lingua portoghese nel mondo.
Benedetto XVI a Fatima: intervista con padre Dotti
◊ Nel pomeriggio il Papa arriva a Fatima per la seconda tappa del suo viaggio in Portogallo: alle 18.30 ore italiane, visita la Cappellina delle Apparizioni; quindi presiede i Vespri con i religiosi nella Chiesa della Santissima Trinità. Chiuderà la giornata la benedizione delle fiaccole e la recita del Rosario. Tanti i fedeli che saranno presenti a questi eventi. Fatima è uno dei Santuari mariani più amati e visitati nel mondo. Ma cosa portano i pellegrini in questo luogo? Il nostro inviato Roberto Piermarini lo ha chiesto a padre Clemente Dotti, responsabile dei pellegrinaggi italiani a Fatima:
R. – Ognuno porta con sé la propria vita, le proprie esigenze, le proprie necessità e presenta alla Madonna varie richieste. Potremmo dire che la maggioranza, vengono per fede; vengono a chiedere la conversione dei figli, che si sono magari lasciati trasportare dalla droga o da altre situazioni e hanno abbandonato la fede. Molte mamme in questa realtà piangono qui davanti alla Madonna e chiedono la grazia della conversione. Sono pochi quelli che vengono – e questo lo si vede - senza fede o solo per curiosità o perché di passaggio. Ma questi sono certamente pochi!
D. - Colpisce la fede dei tanti pellegrini che giungono a piedi da ogni angolo del Portogallo, percorrendo - anche scalzi - decine di chilometri per giungere davanti alla Vergine. Come vede questa tradizione?
R. – Sicuramente questo colpisce. Io mi ricordo di una signora che è partita con un gruppo a 400 chilometri di distanza da Fatima e che a metà del percorso si è sentita male e il medico le ha proibito di continuare e l'ha fatta andare in ospedale. Quando poi è arrivata a Fatima, è venuta a chiedere come poteva risolvere il problema, perché aveva fatto il percorso a metà e se l’anno prossimo avrebbe potuto compiere l’altra metà. Quindi 400 chilometri a piedi, proprio come espressione di fede, per chiedere una grazia o magari per ringraziare. Un precedente rettore, mons. Luciano Guerra, ci diceva di un signore che dopo aver fatto chilometri a piedi, percorse l’ultimo tratto sdraiato, strisciando a terra. Mons. Guerra andò da lui e disse: “Non faccia questo, la Madonna non vuole, non ha certo queste esigenze…”. Ma lui rispose: “Lei non sa quello che ho passato durante la guerra in Africa, dove - da una parte - c’erano animali feroci che ti mangiavano e - dall’altra - c’erano i nemici che ti ammazzavano; strisciando nella foresta sono riuscito a scappare vivo e quindi questo è niente in confronto a quello che ho vissuto in quei tempi”. La fede di molta gente si manifesta anche attraverso questa realtà – diciamo – esteriore di un pellegrinaggio.
D. - Cosa risponde a chi parla di eccessiva religiosità popolare a Fatima, che spesso non è accompagnata da una coerente vita di fede?
R. – Certamente il Signore conosce il cuore di ogni persona e sa quello che c’è di bene e di male in ciascuno di noi. La religiosità – diciamo così – esteriore, popolare porta alla fede più sincera e se si tralascia la religiosità popolare, penso che anche la fede sincera e il vivere cristianamente nella realtà quotidiana ne soffrano molto.
D. - In questo Anno Sacerdotale che si sta concludendo, cosa si aspettano i sacerdoti dal Papa che lo incontreranno proprio qui a Fatima?
R. – Veramente il Papa parla molto chiaro e forse proprio per la sua chiarezza, per la sua decisione nel parlare delle verità della fede e di una realtà – potremmo dire - così dimenticata dal mondo di oggi e anche dai religiosi di oggi, in questo vedo il perché sia così perseguitato. Per cui penso che il clero aspetti la parola certa del padre che accompagna, che assicura, che dà forza e coraggio per continuare nella loro fedeltà. Inviterà a pregare e ad essere ancora più fedeli di fronte ad un numero molto ridotto di alcuni che non sono capaci di vivere la loro realtà di offerta; una esortazione a pregare soprattutto perché la generosità di altri supplisca a quelle mancanze, alle quali purtroppo come creature umane siamo soggetti. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Il Papa alla Messa di Lisbona: non poggiate la fede su strutture e programmi, ma riscoprite la speranza del Vangelo e l'ardore di testimoniarla
◊ Dopo la cerimonia di benvenuto e gli incontri protocollari con le autorità, che ieri hanno occupato la prima parte della giornata di Benedetto XVI a Lisbona, nel tardo pomeriggio il Papa ha potuto ricevere l’abbraccio dei quasi 200 mila fedeli che hanno ascoltato la Messa da lui presieduta, affollando sia la centrale Piazza del Commercio, l’antica “Terreiro do Paço”, sia le piazze circostanti munite di maxischermi. La cronaca della celebrazione nel servizio di Alessandro De Carolis:
(canto)
E’ quel gesto simbolico – la consegna delle chiavi della città che il sindaco gli offre prima della Messa – a suggerire al Papa la chiave per aprire i cuori dei circa 100 mila che lo ascoltano al Terreiro do Paço, la bella e grande piazza di Lisbona che affaccia sul grande porto naturale, dove le acque del Tago si mescolano all’Atlantico, e dove gli organizzatori della visita hanno allestito l’altare sormontato da una copertura semicircolare bianca:
“Lisboa amiga, porto e abrigo de tantas esperanças…
Lisbona amica, porto e riparo di tante speranze che ti venivano affidate da chi partiva e che desiderava chi ti faceva visita, mi piacerebbe oggi servirmi di queste chiavi che mi hai consegnate perché tu possa fondare le tue umane speranze sulla Speranza divina”.
Sì, perché a dispetto di un presente di tiepidezze nei confronti del Vangelo, che oggi accomuna tutta l’Europa, il Portogallo, riconosce il Papa, si è “guadagnato” un “posto glorioso” per il “servizio offerto alla diffusione della fede”. I martiri vittime di Diocleziano, all’alba della Chiesa, ne testimoniano la profondità della radice, mentre i cinque continenti dimostrano, afferma Benedetto XVI, quanto l’evangelizzazione sul pianeta debba, nei secoli, “all’azione missionaria portoghese”:
“Nos tempos passados, a vossa saída…
In passato, la vostra partenza alla ricerca di altri popoli non ha impedito né distrutto i vincoli con ciò che eravate e credevate, anzi, con cristiana saggezza, siete riusciti a trapiantare esperienze e particolarità, aprendovi al contributo degli altri per essere voi stessi, in un’apparente debolezza che è forza. Oggi, partecipando all’edificazione della Comunità europea, portate il contributo della vostra identità culturale e religiosa”.
Un’identità ora forse più sbiadita al punto che la Chiesa locale, rileva il Pontefice, ha “giustamente concluso che oggi la priorità pastorale è quella di fare di ogni donna e uomo cristiani una presenza raggiante della prospettiva evangelica in mezzo al mondo, nella famiglia, nella cultura, nell’economia, nella politica”:
“Muitas vezes preocupamonos afanosamente…
Spesso ci preoccupiamo affannosamente delle conseguenze sociali, culturali e politiche della fede, dando per scontato che questa fede ci sia, ciò che purtroppo è sempre meno realista. Si è messa una fiducia forse eccessiva nelle strutture e nei programmi ecclesiali, nella distribuzione di poteri e funzioni; ma cosa accadrà se il sale diventa insipido?”
Dunque, indica Benedetto XVI, “affinché ciò non accada” – affinché, cioè, non sia il peso della struttura-Chiesa a soffocare la scintilla dello Spirito che sempre deve animarla – bisogna...
“...anunciar com vigor e alegria…
annunziare di nuovo con vigore e gioia l’evento della morte e risurrezione di Cristo, cuore del cristianesimo, fulcro e sostegno della nostra fede, leva potente delle nostre certezze, vento impetuoso che spazza via qualsiasi paura e indecisione, qualsiasi dubbio e calcolo umano. La risurrezione di Cristo ci assicura che nessuna potenza avversa potrà mai distruggere la Chiesa”.
E di nuovo, al termine della Messa, il Papa torna ad indicare, specie ai più giovani, “gli esempi di speranza in Dio”, lasciati nel tempo dai cristiani del Portogallo. Lo fa guardando alle spalle dell’altare, all’altra sponda del Tago, dove da 50 anni sorge il Santuario del Cristo Rei di Almanda, con il suo altissimo portico sul quale svettano i 28 metri della statua del Cristo, con le sue braccia idealmente spalancate su tutto il Paese. Non potendolo visitare, Benedetto XVI ha fatto dono di una casula al rettore del Santuario, auspicando che esso diventi “sempre più” un luogo nel quale rafforzare la fede personale e “promuovere l’edificazione dell’amore, della giustizia e della pace con interventi nella società a favore dei poveri e degli oppressi”.
(canto)
Il festoso incontro con i giovani. Il Papa: continuo a contare su di voi e sulle vostre preghiere
◊ La prima giornata del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Portogallo si è conclusa ieri sera con il festoso incontro con i giovani, raccolti davanti alla nunziatura apostolica di Lisbona, dove il Papa ha alloggiato per la notte, in attesa del suo saluto. Ce ne parla Sergio Centofanti.
(canto)
C’è tanta gioia e affetto tra i giovani riuniti alla nunziatura per aspettare il saluto del Papa. Cantano, pregano, meditano sul Vangelo: è il passo di Luca in cui Gesù chiama i primi discepoli presso il Lago di Genèsaret, invitando Pietro a prendere il largo e calare le reti per la pesca. Pietro è dubbioso: ormai è giorno, e loro hanno faticato tutta la notte senza prendere nulla. Ma sulla parola del Signore getta le reti. E presero una quantità enorme di pesci. Dopo la lettura del Vangelo, i giovani riprendono a cantare e il Papa si affaccia per salutarli:
“Queridos amigos…”
“Cari amici – dice il Papa - ho apprezzato la viva e numerosa partecipazione dei giovani all’Eucaristia” in questa prima giornata in Portogallo. Avete dato prova della vostra fede e della vostra volontà “di costruire il futuro sul Vangelo di Gesù Cristo”.
“Obrigado pelo testemunho jubiloso que prestais a Cristo…”
"Grazie per la gioiosa testimonianza che offrite a Cristo, l’eternamente giovane, e per la premura manifestata al suo povero Vicario in terra con questo incontro serale. Siete venuti ad augurarmi la buona notte e di cuore vi ringrazio – ha proseguito il Papa in tono più scherzoso - ma adesso dovete lasciarmi andare a dormire, altrimenti la notte non sarebbe buona, e ci aspetta il giorno di domani”. Tra l’entusiasmo dei ragazzi Benedetto XVI esprime la sua “grande gioia” nel potersi unire alla moltitudine dei pellegrini di Fatima in occasione del decimo anniversario della Beatificazione di Francesco e di Giacinta. “Essi – sottolinea - con l’aiuto della Madonna, hanno imparato a vedere la luce di Dio nell’intimo dei loro cuori e ad adorarla nella loro vita. Che la Vergine Maria vi ottenga la stessa grazia e vi protegga!”. E conclude:
“Continuo a contar convosco e com as vossas orações…”
“Continuo a contare su di voi e sulle vostre preghiere, affinché questa Visita in Portogallo sia ricolma di frutti….Buona notte! A domani. Grazie tante”.
(applausi-canto)
Nomina
◊ Il Santo Padre ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Lafayette in Indiana (Usa), presentata da mons. William L. Higi, per raggiunti limiti di età. Gli succede mons. Timothy L. Doherty, del clero della diocesi di Rockford, parroco della “St. Catherine of Siena Church” a Dundee e della “St. Mary Mission Church” a Gilberts. Mons. Timothy L. Doherty è nato il 29 settembre 1950 a Rockford (Illinois). Inviato al Pontificio Collegio Americano del Nord a Roma, ha compiuto gli studi teologici dal 1972 al 1976 conseguendo il Baccalaureato in Teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. In seguito, nel 1982, ha ottenuto la Licenza in Teologia Morale presso la Pontificia Università Lateranense e il Dottorato in Etica Cristiana presso la “University of Loyola” a Chicago nel 1995. È stato ordinato sacerdote il 26 giugno 1976 per la diocesi di Rockford. Dopo l’ordinazione sacerdotale, è stato viceparroco nella “Saint Peter Cathedral” a Rockford dal 1976 al 1981. Quando è tornato in patria dopo gli studi a Roma, è diventato “Chairman” degli Studi Religiosi alla “Boylan Central Catholic High School” a Rockford dal 1982 al 1986 e, poi, principale assistente della “Marian Central Catholic High School” a Woodstock dal 1986 al 1991. È stato amministratore parrocchiale della “Saint James Parish” nel 1999; parroco della “Saint Mary Parish” a Byron dal 1999 al 2007; parroco della “Saint Catherine of Siena Parish” a Dundee e della “Saint Mary Mission” a Gilberts dal 2007 al presente. Dal 1995 è l’“Ethicist for Health Care” per la diocesi di Rockford. Dal 2007 è cappellano di Sua Santità.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ L'oceano e la tradizione: in prima pagina, un editoriale del direttore sul viaggio apostolico del Papa in Portogallo.
In rilievo, nell'informazione internazionale, la Gran Bretagna: un conservatore a Downing Street.
Più carota che bastone per Karzai a Washington: il segretario di Stato americano garantisce pieno appoggio al presidente afghano.
Cresce il numero degli sfollati in Iraq a causa delle perduranti violenze.
Regno Unito: Cameron al lavoro per un governo di coalizione con i lib-dem
◊ Il nuovo primo ministro britannico, il leader conservatore David Cameron, è al lavoro per la formazione del suo governo assieme ai liberal-democratici (lib-dem), la prima coalizione degli ultimi 70 anni in Gran Bretagna. Ai Tories sono arrivate le congratulazioni del presidente statunitense Obama, del presidente della Commissione europea Barroso e del segretario generale della Nato Rasmussen. Da Londra ci riferisce Sagida Syed:
David Cameron in serata è stato accolto dalla regina Elisabetta dopo che il premier Gordon Brown aveva dato le sue dimissioni. Cameron formerà un governo con i liberal-democratici con cui è stato raggiunto un accordo e a cui andranno alcune posizioni-chiave a partire da Nick Clegg, per cui si profila un ruolo da vice-premier. Parlando per la prima volta a Downing Street, Cameron ha ringraziato il suo predecessore per aver reso il Paese più unito all’interno e più compassionevole all’estero e non ha nascosto le difficoltà di un governo di coalizione, ma ha aggiunto che lavorerà secondo i punti del suo programma e per affrontare i problemi sociali, il contenimento del deficit e la riforma elettorale. E dopo la conferma di George Osborne al ministero delle Finanze e di William Hague agli Esteri, si attende ora la lista completa dei nuovi ministri, mentre per i laburisti sconfitti inizia un periodo di riflessione e di rinnovamento, a partire dall’elezione di un nuovo leader entro l’estate.
La soluzione emersa dal complesso panorama politico britannico premia dunque i liberal-democratici, il partito di minoranza relativa, con posizioni di rilievo nell’ambito del nuovo esecutivo. Primo tra tutti spicca, infatti, il ruolo di vice premier del loro leader Nick Clegg. Molti osservatori si rivelano dubbiosi sulla tenuta di una coalizione come quella messa in piedi da David Cameron, ma il patto stretto dai due leader e orientato verso una riforma istituzionale potrebbe addirittura dare vita ad un nuovo sistema politico in Gran Bretagna. In ogni modo, i liberal-democratici, che non hanno ottenuto i seggi che speravano dai sondaggi, sono a tutt'oggi il partito che può decidere del futuro politico del Paese. Sentiamo Mathiew Fford, docente di storia contemporanea presso l’Università Lumsa di Roma, intervistato da Stefano Leszczynski:
R. – La situazione è proprio così e in un certo senso è un po’ paradossale. Il partito più piccolo, con questa sessantina di seggi, ha scelto il governo: il centrodestra, formato dal partito conservatore e dal partito liberal-democratico, può guidare una maggioranza efficace presso la Camera dei Comuni. L’altra cosa, ancora troppo presto da vedere, sarà proprio l’impatto delle richieste liberal-democratiche sul programma di questo governo. Ma finora, sembra che una notevole influenza ci sia già.
D. – Tra le aspirazioni dei liberal-democratici c’è quella della riforma elettorale …
R. – Qui il punto è che si propone il cosiddetto “voto alternativo”. Questa è una riforma non molto ampia. Sicuramente non è proporzionale, è soltanto un modo per migliorare leggermente il sistema uninominale a turno unico che abbiamo! Si calcola che, se ci fosse stato questo sistema durante le ultime elezioni, il partito liberal-democratico avrebbe guadagnato altri 20 seggi, il partito conservatore avrebbe perso altri 20 seggi e il partito laburista ne avrebbe guadagnati cinque. Quindi, in realtà, non è una grande riforma, ma anche una simile, sia pur piccola riforma, potrebbe aumentare ulteriormente il peso del partito liberal-democratico, e questo naturalmente indicherebbe che la strada del futuro potrebbe essere di nuovo quella di un governo di coalizione.
D. – C’è il pericolo nel sistema inglese che si verifichi un “ribaltone”, cioè che ad un certo punto il partito di minoranza decida di cambiare alleato e creare una nuova maggioranza?
R. – Tutto è possibile, direi, nel mondo politico. Il potere è ciò che è e ci sono sempre crisi esterne imprevedibili. Però, quello che è interessante nell’accordo attuale tra i due partiti di governo, è avere un governo che duri diversi anni; vogliono anche introdurre una legislatura di cinque anni in cui non sia possibile avere uno scioglimento e nuove elezioni. E’ chiaro che questo tipo di sviluppo, che rientra in un programma più ampio di riforme del sistema politico e anche costituzionale, vuole impedire proprio questo tipo di rischio!
Alla Biblioteca Angelica di Roma una mostra sul genio spirituale di Sant'Agostino
◊ Un’esposizione che propone un itinerario nell’interiorità di Sant’Agostino, il grande padre della Chiesa vissuto fra il IV e V secolo. È aperta al pubblico fino al 15 maggio a Roma, alla Biblioteca Angelica. “Si conosce solo ciò che si ama” - questo il titolo della mostra - è stata pensata da don Giuseppe Bolis all’indomani della visita di Benedetto XVI, tre anni fa, a Pavia, dove si trovano le reliquie del vescovo di Ippona. Allestita per la prima volta a Rimini, al Meeting di Comunione e Liberazione dello scorso anno, ha già attirato 30 mila persone ed ora sarà itinerante. Articolata in tre percorsi culturali, artistici e meditativi, coinvolge come guide diversi studenti delle scuole romane. Il servizio di Tiziana Campisi:
Sarà un percorso nel cuore di Agostino quello che ogni visitatore compirà soffermandosi tra pagine delle “Confessioni”, brani dei “Soliloqui”, massime da “La Città di Dio”. Si, perché in mostra alla Biblioteca Angelica sono proprio gli scritti del vescovo di Ippona. Anzitutto riprodotti in pannelli, sullo sfondo di alcuni dettagli dell’arca marmorea pavese, scrigno di insegnamenti teologici e di episodi della vita di Sant’Agostino che protegge l’urna contenente le spoglie del grande Padre della Chiesa. Parole che guidano ad una ricerca interiore - quelle scelte per l’allestimento - a quell’affascinante esperienza già vissuta dal Santo di Tagaste ormai oltre sedici secoli fa, ma straordinariamente tanto simile a quella dell’uomo di oggi che indaga su di sé e sul senso della vita. Lo ha spiegato all’inaugurazione della mostra il cardinale Stanislaw Rylko, presidente del Pontificio Consiglio per i Laici:
R. - E’ sorprendente proprio questa attualità di Agostino e la facilità con cui trova la chiave giusta per aprire il cuore, anche il cuore dell’uomo contemporaneo: perché Agostino cerca di rispondere alle domande fondamentali di ogni essere umano, dell’essere umano di tutti i tempi. Ecco il segreto: Agostino è un maestro di pensiero, è un maestro di fede, è maestro di vita, così vicino anche ai nostri contemporanei.
D. – Attraverso questa mostra, quale messaggio arriva al cuore dell’uomo?
R. – E’ un invito alla ricerca della verità e - come dimostra anche il titolo di questa mostra - "si conosce ciò che si ama". L’amore per la verità è il messaggio fondamentale di questa mostra.
L’itinerario alla scoperta dell’anima di Sant’Agostino propone anche l’ascolto di letture cui daranno voce giovani studenti:
“Il diciannovesimo anno della mia vita, dopo aver letto nella scuola del retore il libro di Cicerone dal titolo ‘L’Ortensio’, fui preso da tanto amore per la filosofia che subito decisi di dedicarmi ad essa. Ma non mancarono nebbie, per cui il mio navigare fu senza meta e a lungo - lo confesso - ebbi fisso lo sguardo su stelle che tramontavano nell’oceano e che inducevano nell’errore”.
Ma cosa attrae ancora oggi del vescovo di Ippona? Lo abbiamo chiesto a padre Gianfranco Casagrande, priore provinciale degli Agostiniani d’Italia:
R. - Agostino è sempre nuovo, sempre fresco, è sempre provocatorio, soprattutto, e ha mille interrogativi sempre da porre perché prima di tutto se li è posti lui.
D. – Qual è il suggerimento che un agostiniano dà al visitatore di questa mostra?
R. - Guardare molto, ascoltare, leggere e poi sentire quello che lo Spirito suggerisce dentro.
Ad arricchire la mostra, alcuni preziosi volumi conservati dalla Biblioteca Angelica: manoscritti con le opere di Sant’Agostino, libri a stampa e rare raffigurazioni sul rinvenimento delle reliquie del vescovo di Ippona. Insomma, il cuore inquieto di Agostino richiama ancora ad amare e a conoscere, perché “si conosce solo ciò che si ama”.
I vescovi del Kenya ribadiscono il loro "no" alla nuova Costituzione
◊ I vescovi del Kenya ribadiscono il loro fermo "no" alla nuova Costituzione in discussione in questi mesi e invitano i connazionali a non votarla. La bozza del nuovo testo di revisione costituzionale è stata presentata ufficialmente il 6 maggio scorso, senza alcuna modifica rispetto a quella originale, sulla quale le Chiese cristiane del Paese avevano già espresso forti riserve. In una dichiarazione diffusa ieri e intitolata “Scegli la vita e vivrai”, i presuli kenyani rilevano con disappunto che “la loro voce e quella di tanti cittadini è rimasta inascoltata”. Tra i nodi principali resta, in primo luogo, il quarto comma dell’articolo 26 del testo che, a loro giudizio, non tutela il diritto alla vita dal concepimento fino alla morte naturale. Nella sua attuale formulazione, esso aprirebbe la strada alla liberalizzazione dell’aborto in Kenya. Altre importanti questioni su cui si appuntano le forti riserve dell’episcopato locale sono il riconoscimento costituzionale dei Tribunali musulmani, i cosiddetti Kadhi, che rischia di alimentare i conflitti religiosi nel Paese, la tutela della famiglia, il recepimento nell’ordinamento kenyano delle normative internazionali, la salute riproduttiva e la definizione di libertà religiosa. Secondo i presuli, quindi, così com’è la nuova Costituzione va interamente bocciata. “Non crediamo – affermano – che un documento fondamentalmente sbagliato possa essere approvato con la sola vaga speranza che verrà modificato in un momento successivo. Questo soprattutto se si tiene conto che è più difficile emendarlo dopo che adesso", osservano i vescovi, aggiungendo che la Costituzione "non è come un sacco di patate dal quale possiamo rimuovere cinque patate marce e conservare le altre 95 che sembrano buone. È come un uovo, che deve essere ben conservato. Se comincia ad andare a male, va male del tutto e non è possibile separare la parte buona da quella cattiva". Di qui, l’invito ai kenyani a votare contro e ai fedeli cristiani a partecipare ad una vasta campagna di preghiera per la vita e per una Costituzione che la tuteli. Per richiamare l’attenzione sulle loro obiezioni all’articolo 26, i vescovi preannunciano inoltre una vasta campagna di informazione sulla Dottrina sociale della Chiesa (A cura di Lisa Zengarini)
Mons. Casmoussa chiede un’inchiesta Onu sulle violenze anti-cristiane in Iraq
◊ “Urge un’inchiesta internazionale delle Nazioni Unite per indagare e capire chi c’è dietro le continue violenze e gli attacchi alla comunità cristiana in Iraq”: è quanto dice in un’intervista all’Agenzia Fides mons. George Casmoussa, arcivescovo siro-cattolico di Mossul, presente a Monaco di Baviera su invito di Missio, le Pontificie Opere Missionarie in Germania. L’arcivescovo terrà diversi incontri anche con i vescovi tedeschi, ragguagliando sulle critiche condizioni dei cristiani in Iraq. Mons. Casmoussa è intervenuto sull’attuale fase calda nello scenario iracheno, dopo gli attentati in serie del 10 maggio (20 esplosioni e 125 morti in una sola giornata), mentre un leader di primo piano come Iyad Allawi ha prospettato perfino il rischio di una nuova “guerra civile settaria” in Iraq. L’arcivescovo ha detto: “Tutti parlano della pace e dicono di volerla, ma chi si fa realmente operatore di pace? Una responsabilità chiave sta nei nostri politici che devono dare prova di avere a cuore il bene e la sicurezza della popolazione irachena. Se i politici hanno rapporti all’insegna della pace, della maturità, della correttezza, tutto il Paese sarà in pace”. In questo scenario, la presenza dei cristiani e delle altre minoranze religiose si fa sempre più difficile: “Noi cristiani chiediamo un luogo dove poter vivere pacificamente, coltivando la nostra fede e contribuendo allo sviluppo e al progresso della nazione”, sottolinea l’arcivescovo. “Abbiamo bisogno che il governo ci garantisca protezione contro chi vuole eliminarci. Dopo numerose violenze e attacchi subiti, ho chiesto l’intervento delle Nazioni Unite non per un nuovo contingente militare, ma per avviare una inchiesta che accerti chi c’è dietro questi continui atti di violenza contro i cristiani”. Il Consiglio dei Leader delle Chiese cristiane in Iraq, che unisce 14 leader religiosi, si riunirà alla fine di maggio per prendere in esame questi temi e cercherà di raggiungere una posizione comune per “agire contro il terrorismo e per la protezione dei cristiani iracheni”, comunica a Fides l’arcivescovo. In questa fase la comunità internazionale e i governi occidentali “sono chiamati a fare pressioni perché in Iraq si mettano in moto tutti gli strumenti necessari per garantire la vita delle minoranze”. Anche le parole e gli appelli del Santo Padre nota mons. Casmoussa, “costituiscono per noi un grande aiuto, un incoraggiamento e un forte sostegno psicologico. Le avvertiamo come parole di un padre che si prende cura dei suoi figli. A tutta la Chiesa universale chiediamo di continuare a prendersi cura del piccolo gregge dei fedeli iracheni”.
La Chiesa cattolica inglese: rinnovamento politico solo sulla base di valori condivisi
◊ Gli auguri e le preghiere della comunità cattolica di Inghilterra e Galles al nuovo primo ministro inglese David Cameron e a tutta la sua nuova coalizione di governo. Ad esprimerli in un comunicato diffuso oggi è l’arcivescovo Peter Smith, vice-presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. Lo riferisce il Sir. “A nome della Comunità cattolica di Inghilterra e Galles – scrive mons. Smith - vorrei garantire le nostre preghiere al primo ministro e alla nuova coalizione di governo ad inizio del loro lavoro a servizio del bene comune della nostra società”. “Nell’esprimere al nuovo governo i migliori auguri – prosegue l’arcivescovo – è un bene per tutti noi ricordare che molti dei problemi della nostra società, radicati in profondità , possono essere affrontati solamente attraverso un rinnovamento di valori condivisi. Il cambiamento per il meglio non può essere lasciato solo ai politici. Ha bisogno del contributo di tutti noi”.
Kirchentag. Mons. Zollitsch: cammino irreversibile per l’ecumenismo
◊ "L'ecumenismo vive. Non lasciamoci intimidire": lo ha affermato mons. Robert Zollitsch, presidente della Conferenza episcopale tedesca, in un'intervista rilasciata all'agenzia di stampa cattolica tedesca Kna sulla Giornata ecumenica delle Chiese (Ökt) (il secondo Kirchentag ecumenico) che si apre oggi pomeriggio a Monaco di Baviera con una cerimonia di inaugurazione. Lo riferisce il Sir. "Affinché abbiate la speranza". È questo il motto della manifestazione alla quale sono attesi oltre 100 mila iscritti per tutta la sua durata (fino al 16 maggio), ai quali si aggiungeranno numerosi visitatori occasionali. Il programma – di ben 720 pagine – prevede in questi giorni oltre 3 mila eventi: tavole rotonde, celebrazioni ecumeniche, forum, momenti artistici. L'organizzazione delle manifestazioni è stato affidato a 60 commissioni per l'elaborazione dei progetti composte da associazioni e istituzioni ecclesiastiche. Mons. Zollitsch ha sottolineato i progressi compiuti in campo ecumenico. "Il cammino della coesistenza ecumenica è irreversibile”, ha detto invitando a guardare a “ciò che già possiamo fare insieme concretamente nella pratica”. Anche il presidente della Repubblica federale tedesca, Horst Köhler, si è pronunciato sull’Ökt: “Questi incontri creano la pace”. “E’ ora che le confessioni cristiane si concentrino sui punti fondamentali in comune”.
Comunicato finale del Forum internazionale dell’Azione Cattolica a Cracovia
◊ E’ in quella che fu l’arcidiocesi di Giovanni Paolo II, a Cracovia, che si è svolto, concludendosi domenica scorsa, il V Forum Internazionale dell’Azione Cattolica (Fiac). E infatti la figura del Pontefice polacco è stata al centro del convegno: le parole stesse scelte quale tema per tutti gli incontri continentali, “vita, pane, pace, libertà”, erano tratte dall’ultimo discorso al Corpo diplomatico di Papa Karol Wojtyla, del gennaio del 2005. Durante i lavori si sono approfonditi alcuni aspetti, tra cui la responsabilità dell’Europa nel mondo e il ruolo del continente quale luogo di incontro tra cristianesimo e altre culture. E’ stata anche sottolineata l’urgenza della difesa della vita in ogni sua forma, l’invito alla globalizzazione e la responsabilità dell’Azione Cattolica in ciascuno di questi ambiti. E’ stato inoltre dichiarato necessario un concreto impegno per realizzare gli ideali di fraternità, apertura, accoglienza, solidarietà e pace. In questa fase, è emerso dai lavori, è prioritario inviare un messaggio di vicinanza alla Conferenza episcopale della Grecia, Paese colpito da una grave crisi economica. Da promuovere, poi, una maggiore collaborazione con la Conferenza degli episcopati della Comunità europea. E’ anche necessario, è stato sottolineato, incentivare la partecipazione al cammino delle Chiese del Medio Oriente in vista del Sinodo di ottobre. Fedele alla sua natura associativa ed educativa, il Forum ha dato rilievo ad alcune indicazioni, avvertite come indispensabili, affinché l’Azione Cattolica possa corrispondere appieno al proprio compito: educare è “e-ducere”, tirare fuori da ciascuno il meglio, valorizzare la persona, ogni individuo, specie in relazione all’ambito familiare. Conseguente a ciò è il ruolo primario del dialogo, del confronto come atteggiamento umano e spirituale e della condivisione delle povertà, materiali e non solo, che necessitano di soluzioni reali. Importante a questo fine, la promozione della scelta associativa come opzione qualificante, come cura e attenzione nelle relazioni quotidiane che rischiano di essere sempre più virtuali. Infine un richiamo alle nuove generazioni: un invito al vero e sentito coinvolgimento dei giovani nella vita dell’associazione affinchè siano davvero testimoni della fede nel nuovo millennio, da adulti, come il Papa che tanto li amava desiderava per loro: “Sono certo che anche voi, cari amici – diceva Giovanni Paolo II nel 2000, in occasione della Gmg – sarete all'altezza di quanti vi hanno preceduto. Voi porterete l'annuncio di Cristo nel nuovo millennio. Tornando a casa, non disperdetevi. Confermate ed approfondite la vostra adesione alla comunità cristiana a cui appartenete. Da Roma, dalla Città di Pietro e di Paolo, il Papa vi accompagna con affetto e, parafrasando un'espressione di Santa Caterina da Siena, vi dice: Se sarete quello che dovete essere, metterete fuoco in tutto il mondo!”. (M.A.)
Esperti Onu criticano la nuova legge sull’immigrazione dell’Arizona
◊ Sei esperti delle Nazioni Unite hanno denunciato ieri a Ginevra la nuova legge sull'immigrazione irregolare, recentemente approvata nello Stato americano dell'Arizona. Una normativa che ''colpisce minoranze, indigeni, immigrati esponendoli a potenziali trattamenti discriminatori'', affermano gli esperti Onu, esprimendo ''seri dubbi'' sulla conformità della legge con i trattati internazionali sui diritti umani firmati dagli Stati Uniti. La nuova legge criminalizza l'immigrazione irregolare e dà alla polizia il potere di fermare una persona in base a un ''ragionevole sospetto'' di clandestinità e di arrestarla se non è in grado di dimostrare che vive legalmente negli Usa. Con questa legge – osservano gli esperti dell'Onu – rischiano quindi di essere prese di mira ''le persone che hanno l'aspetto di messicani, latinoamericani o di origine indigena''. I sei incaricati dell'Onu sono quattro relatori speciali: sui diritti umani dei migranti (Jorge Bustamante), sul razzismo (Githu Muigai), sui popoli indigeni (James Anaya), sull'istruzione (Vernor Munos Villalobos) oltre a due esperti in materia di diritti culturali (Farida Shaheed) e di minoranze (Gay McDougall). (R.G.)
Fao: aperta petizione "on line" contro la fame nel mondo
◊ Una petizione on line per raccogliere un milione di firme, perché i governi di tutto il mondo mettano il problema della fame all'ordine del giorno nell'agenda politica internazionale. L’iniziativa promossa dalla Fao è stata presentata ieri pomeriggio a Roma nella sede dell’Organizzazione Onu per l’agricoltura e l’alimentazione. Un fischietto giallo è il simbolo della mobilitazione “1billionhungry” (1miliardo di affamati). Il progetto vuol essere – spiega la Fao – ''uno sbocco costruttivo ai sentimenti di rabbia e frustrazione” di tutti quanti sono indignati “per il fatto che ancora nel XXI secolo più di un miliardo di persone soffrano la fame''. Non è un caso che lo slogan della campagna, che coprirà muri, mezzi pubblici e metropolitane di molte grandi città, sia "I'm mad as hell!" (sono incavolato nero e tutto questo non lo accetterò più!), celebre frase del film “Quinto potere”, ripetuta dall'attore Jeremy Irons in un video a sostegno dell'iniziativa. Un contatore virtuale registra ogni nuovo nome che si aggiunge alla petizione, alla quale si può partecipare con firme sul web, con messaggi sms ma anche con l'iscrizione al gruppo Facebook del progetto. Tra le personalità dello spettacolo e dello sport che hanno dato il proprio sostegno, ci sono il pluricampione olimpico ed ormai leggenda dell'atletica, Carl Lewis, la schermitrice Valentina Vezzali, i calciatori Ral Gonzalez del Real Madrid, Joo Moutinho dello Sporting di Lisbona, Luca Toni della Roma, Patrick Vieira del Manchester City, e ancora l'ex etolile Carla Fracci, l’attore Raul Bova, il maestro Beppe Menegatti, Gianni Rivera e Nino Benvenuti. All’iniziativa hanno aderito anche la Lega calcio di Italia, Portogallo, Spagna, Austria, Germania e Gran Bretagna. ''E' una campagna da portare avanti senza tregua, una lotta contro il tempo per tante persone che muoiono ogni giorno di fame, dovremmo essere molto arrabbiati per questo'', ha sottolineato ieri il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, in videoconferenza dal Brasile, inaugurando la campagna che sarà presentata il prossimo 28 ottobre al Palazzo di Vetro dell’Onu a New York. (R.G.)
Conferenza a Firenze su povertà ed esclusione nei Paesi Ue
◊ La povertà e l'esclusione sociale colpiscono un cittadino dell’Unione Europea su quattro. Il 24 per cento degli europei è costretto a vivere con risorse inferiori al 70 per cento della media e si vede negato l'accesso a condizioni di vita accettabili, senza un lavoro certo e un alloggio dignitoso, privato del diritto all'assistenza sanitaria e all'apprendimento, impedito nell'accesso alla cultura e allo sport. Un europeo su 10 non riesce a raggiungere nemmeno la metà del reddito medio Ue, mentre il 6 per cento della popolazione non arriva al 40 per cento della media. I dati sono evidenziati dal Comitato economico e sociale europeo (Cese), l'organismo Ue delle categorie economiche e sociali dei 27 Stati membri, che, in collaborazione con la Regione Toscana, riunirà a Firenze, dal 20 al 22 maggio, le Istituzioni europee e i governi nazionali per rilanciare il ruolo dell'educazione nella lotta alla povertà e all'esclusione sociale. L'appuntamento di Firenze, secondo il presidente del Cese Mario Sepi, potrà costituire ''il primo passo verso una nuova legislazione europea di inclusione, basata sullo strumento fondamentale dell'educazione''. Il Comitato economico e sociale proporrà al presidente della Commissione europea, José Manuel Barroso, che parteciperà alla sessione conclusiva, la redazione di un Libro verde sulla materia. (R.G.)
Presentata l’edizione 2010 della Marcia per la pace Perugia-Assisi
◊ Una marcia per l’Italia, così è stata presentata oggi a Roma la Perugia-Assisi marcia per la pace 2010, del prossimo 16 maggio. E’ stato Flavio Lotti, coordinatore della Tavola della pace a spiegare perché quest’anno la preoccupazione degli organizzatori e dei partecipanti si sia focalizzata sulla penisola: perché anche in Italia, dicono, si rischia di perdere il bene prezioso della pace a causa dell’illegalità, della violenza, della rivalità, del razzismo e della censura. Senza dimenticare la grave crisi del lavoro che alimenta questi mali. La marcia di quest’anno vuole riportare al centro dell’attenzione mondiale le persone e i popoli. Oltre mille le adesioni tra associazioni, gruppi, reti, organismi, scuole ed enti locali che, nonostante i tagli, hanno deciso di contribuire economicamente alla manifestazione. Da Perugia ad Assisi, inoltre, i partecipanti cammineranno accanto ai testimoni, ai familiari e alle stesse vittime dell’ingiustizia, della guerra e della violenza. Ci sarà chi arriva dall’Afghanistan, dall’Iran, dalla Somalia, ma anche chi è vittima delle mafie e degli incidenti sul lavoro. A precedere la marcia, il 14 e il 15 maggio, sempre a Perugia, si svolgerà il Forum della pace, al quale prenderanno parte migliaia di persone tra giovani, insegnanti, esponenti di gruppi e associazioni, giornalisti e amministratori locali di ogni parte d’Italia. (A cura di Francesca Sabatinelli)
Benin: presto completata l’importante arteria viaria di collegamento con la Nigeria
◊ Il governo del Benin ha stanziato 35 milioni di euro per completare l'importante arteria viaria tra Ndali-Nikki-Chicandou, lungo la costa atlantica che collega la parte meridionale del Paese alla Nigeria. L'investimento permetterà di migliorare il trasporto di persone e merci tra le due nazioni, con un significativo beneficio per entrambe le economie. Il tratto di strada da ultimare – 77 chilometri – fa parte dell'asse stradale che da Lagos arriva al Togo e costituisce uno dei principali corridoi continentali. Ai lavori contribuisce anche la Banca Africana di Sviluppo, che nel Benin ha partecipato dal 1972 ad oggi a 81 progetti, per un finanziamento complessivo di circa 800 milioni di euro. (R.G.)
Uganda: l’energia solare fornisce Internet ai villaggi dell’arcidiocesi
◊ “Sol omnibus lucet” affermava Petronio, e in Uganda il sole splende davvero per tutti e a tutti può portare dei benefici. Infatti, l’utilizzo di una combinazione innovativa di sistemi di produzione di energia solare e di computer a bassa potenza sta consentendo nel Paese lo sviluppo di una rete telefonica e Internet. L’obiettivo è garantire una comunicazione efficace e fornire strumenti che siano di reale innovazione ma, prima di tutto, mezzo di crescita culturale e umana. Mons. John Baptist Odama, arcivescovo di Gulu, nel nord Uganda, ha dichiarato all’agenzia Fides: “Vogliamo promuovere l’uso delle nuove tecnologie per aiutare lo sviluppo della nostra diocesi”. I 22 siti raggiunti dall’alta velocità senza fili sono organizzazioni non governative, uffici governativi e centri rurali di tecnologia dell’informazione e di comunicazione nonché scuole, centri sanitari ed ospedali. “Il vero problema – prosegue il presule – non è tanto la mancanza di internet o del telefono che, con le nuove tecnologie wireless, si può risolvere. Il problema principale da risolvere è come fornire l’energia per alimentare questi sistemi”. Infatti, seppure la quantità di energia solare che arriva sul suolo terrestre sia enorme, non è sufficientemente concentrata e pertanto piuttosto difficile da convertire in energia facilmente fruibile con efficienza. Per il suo sfruttamento occorrono prodotti, in genere di costo elevato, che rendono l'energia solare notevolmente costosa rispetto ad altri metodi. Lo sviluppo di tecnologie che possano rendere economico l'uso dell'energia solare è un settore della ricerca molto attivo ma che, per adesso, non ha avuto risultati soddisfacenti. (M.A.)
Avviata in sede Onu la registrazione del Trattato di Lisbona
◊ L'Italia, Stato depositario dal 1957 dei Trattati Cee ed Ue, ha chiesto e ottenuto ieri a New York la registrazione del Trattato di Lisbona alle Nazioni Unite, ricevendo il via libera dall'Ufficio per gli Affari legali dell'Onu. Un atto formale, che conclude l'iter per l'entrata in vigore del documento. Presenti alla cerimonia l'ambasciatore italiano al Palazzo di Vetro, Cesare Maria Ragaglini, insieme al vice-rappresentante dell'Ue all'Onu, Hans-Peter Schwaiger, e all'ambasciatore di Spagna alle Nazioni Unite, Juan Antonio Yanes-Barnuevo, in qualità di presidente di turno dell'Unione Europea. Dopo la registrazione presso l’Onu, il Trattato diverrà effettivo in diverse sedi internazionali: non solo al Palazzo di Vetro ma anche, per esempio, alla Corte di giustizia internazionale de L'Aja. L'ambasciatore Ragaglini ha auspicato che, grazie anche al nuovo Trattato, i Paesi europei abbiano all'Onu ''espressioni sempre più comuni, cercando di parlare con un'unica voce''. (R.G.)
A padre Cantalamessa il Premio Paoline Comunicazione e Cultura 2010
◊ Per essere un buon comunicatore, “l’essenziale è il rapporto di fiducia tra chi parla e chi ascolta”. Lo ha detto padre Raniero Cantalamessa, predicatore della Casa pontificia, ricevendo ieri il Premio Paoline Comunicazione e Cultura 2010, consegnato al termine del convegno organizzato alla Lateranense nell’ambito della Settimana della Comunicazione e in vista della Giornata mondiale delle Comunicazioni sociali. Lo riferisce il Sir. “Se ti fidi – ha spiegato il religioso ripercorrendo le tappe del suo “costante impegno pastorale esercitato a servizio della Parola”, come recita la motivazione del premio – la gente capisce che tu ti apri, e apri in dialogo con loro”. Secondo padre Cantalamessa, “il prete nei media deve essere un annunciatore della Buona Novella, e questo dà luogo ad una figura totalmente diversa, perché il Vangelo è totalmente altro, ma nello stesso tempo è qualcosa che risponde talmente ai desideri più profondi dell’uomo da scavalcare tutte le difficoltà”. Tra gli ostacoli principali ad una buona comunicazione, il francescano ha citato “l’ecclesiastichese, che fa sì che il messaggio della Chiesa fatichi ad uscire dai propri circuiti”. La virtù da recuperare, invece, è la semplicità: “Non c’è una verità così profonda che, col linguaggio adatto, non si possa portare alla comprensione di ogni persona”, ha concluso il religioso.
Al via oggi il Festival di Cannes con il film “Robin Hood" di Ridley Scott
◊ Consueto inizio spettacolare per il Festival di Cannes, che questa sera apre la sua selezione ufficiale con “Robin Hood” di Ridley Scott. Ennesima rivisitazione di uno dei più popolari personaggi della letteratura mondiale, il film si segnala per la decisione di sceneggiatura e regia di far partire la storia del “principe dei ladri” dal periodo precedente alle gesta che lo hanno reso celebre nei libri e sullo schermo. È un trattamento specularmente opposto a quello di Richard Lester, che nel 1976, con “Robin and Marian” aveva raccontato con accenti malinconici il crepuscolo di un eroe, allora interpretato da Sean Connery. Niente incipit in medias res con tanto di foresta di Sherwood e sceriffo di Nottingham, dunque. Qui, prima di prendere il suo nome di battaglia, il protagonista è un soldato al servizio di Riccardo Cuor di Leone che, tornando dalla Crociata, trova l’Inghilterra in preda al caos e ai soprusi dell’aristocrazia: la sua trasformazione è lenta e graduale, ma alla fine ne uscirà un personaggio che assomiglia tanto al “Gladiatore”, eroe di un altro grande successo di Scott. Insieme a “Wall Street: Money Never Sleeps” di Oliver Stone e “You Will Meet a Tall Dark Stranger” di Woody Allen, “Robin Hood” costituirà il momento della verità per le ambizioni di glamour del Festival, che per il resto del programma si caratterizza per una rigorosa scelta di cinema d’autore. Vi ritroviamo infatti Abbas Kiarostami con “Copia conforme”, ambientato nei magnifici paesaggi toscani, Takeshi Kitano che, dopo la trilogia autobiografica, ritorna con “Outrage” alle sue consuete atmosfere noir, Alejandro Gonzales Iñarritu che realizza il thriller “Biutiful” senza il consueto apporto del suo sceneggiatore Arriaga. E ancora, Bertrand Tavernier che adatta per lo schermo un classico della letteratura francese, “La Princesse de Montpensier”, Daniele Luchetti che con “La nostra vita racconta” le metamorfosi della classe operaia, Nikita Mikhalkov che nel sequel di “Sole ingannatore” traccia le vicende delle resistenza russa al nazismo. Ovviamente, il tutto non si esaurisce qui. Fra Competizione Internazionale, Certain Regard, Eventi speciali, Cannes Classics, Competizione Corti, Cinéfondation, Quinzaine des réalisateurs e Semaine de la Critique, il cartellone propone oltre 150 titoli e qualcuno si perderà, perché in dodici giorni si impongono delle scelte di visione e si rimarrà come sempre con il sospetto di aver fatto quella sbagliata. Però questo è il gioco dei Festival. Da domani, si incomincerà a giocare. (A cura di Luciano Barisone da Cannes)
La Commissione Ue chiede una stretta sui conti e attenzione al debito
◊ Rafforzare il Patto europeo di stabilità e di crescita, mettendo sotto osservazione speciale anche i debiti e prevedendo sanzioni per chi viola gli impegni presi: questi i punti centrali della proposta avanzata oggi dalla Commissione Ue per rafforzare il coordinamento delle politiche economiche e di bilancio all'interno della zona euro. La Commissione chiede di attuare una vigilanza preventiva sulle finanze pubbliche degli Stati membri; di introdurre dal 2011 un “semestre europeo” nel corso del quale “coordinare e sincronizzare” le manovre di bilancio e le riforme dei vari Paesi; di creare un meccanismo permanente di risoluzione delle crisi. In pratica, Bruxelles spinge per una decisa stretta sui conti dei Paesi dell'Eurozona, “affilando i denti” del Patto Ue e allargandone il campo d'azione. Una svolta di rigore divenuta più che mai necessaria alla luce di una crisi dell'Eurozona senza precedenti. Col maxi piano per la stabilizzazione dell'euro, ha spiegato il presidente della Commissione Ue, Barroso, “l'Europa ha affrontato l'emergenza immediata ma ora c'è bisogno di rafforzare la governance economica dell'Europa, mettendo in campo gli strumenti per un rafforzamento del Patto e della crescita dell'economia”. Il Commissario agli affari economici e monetari, Olli Rehn, sottolinea che “il coordinamento delle politiche di bilancio va fatto in maniera preventiva, per assicurare che i bilanci nazionali siano coerenti con la dimensione europea”. E poi raccomanda che, “contrariamente a quanto avvenuto in passato si ponga maggiormente l'accento sulla situazione del debito nei vari Paesi dell'euro”, in particolare in quelli dove il debito supera il 100%. Attualmente, secondo le ultime previsioni economiche della Commissione Europea, i Paesi della zona euro, che hanno e continueranno ad avere nei prossimi due anni un debito pubblico superiore al 100% sono la Grecia, la Spagna, l'Italia.
In Grecia entro oggi la prima tranche di aiuti economici
Entro la giornata di oggi arriverà la prima tranche di 5,5 miliardi di euro degli aiuti del Fondo monetario internazionale, nel quadro del pacchetto di salvataggio messo a punto dal Fmi insieme all'Ue. Lo hanno confermato all'Ansa fonti della Banca di Grecia dove sono attesi i fondi. Nei prossimi giorni è atteso anche un primo versamento da parte dell'Ue, per far fronte ai 9 miliardi di euro che Atene ha in scadenza il 19 maggio. Intanto, i sindacati dei dipendenti pubblici "Adedy" e del settore privato "Gsee" hanno annunciato un nuovo sciopero generale il 19 maggio contro il piano di austerità e la riforma delle pensioni.
103 vittime e un solo superstite di 8 anni nella sciagura aerea di stamane a Tripoli
Sciagura aerea questa mattina all’aeroporto di Tripoli, in Libia, dove un velivolo dell’Afriqiyah Airways è esploso durante la fase dell’atterraggio. 103 le vittime, ed un unico superstite: un bambino olandese di 8 anni. Il servizio è di Salvatore Sabatino:
Avrebbe mancato la pista di un solo metro l’airbus A 300 dell’Afriqiyah Airways proveniente da Johannesburg, esplodendo quando ha toccato la pista. Sono i tecnici dell’aeroporto di Tripoli a comunicare la dinamica del disastro; parlano di guasto tecnico, escludendo che ci possa essere una relazione con la nube di cenere del vulcano islandese che ieri ha attraversato i cieli del Marocco e che oggi sta transitando sull'Algeria. Esclusa pure la matrice terroristica. A bordo del velivolo si trovavano 104 persone, 93 passeggeri e 11 componenti dell'equipaggio. 61 vittime sono di nazionalità olandese, così come l’unico superstite, un bambino di 8 anni. Fonti giornalistiche sul posto riferiscono che sono state rafforzate tutte le misure di sicurezza nella zona dell'aeroporto, dove sono giunte ambulanze e mezzi della protezione civile che fanno la spola con gli ospedali della capitale libica. Già 93 i corpi recuperati. Il velivolo precipitato era stato sottoposto a manutenzione ordinaria l'ultima volta lo scorso 5 marzo. Le verifiche erano state effettuate da un team di tecnici della Lufthansa, che non avevano riscontrato alcun problema strutturale.
Preoccupazione per i ripetuti episodi di inquinamento chimico nelle scuole afghane
Il rappresentante speciale del segretario generale dell'Onu Ban Ki-moon in Afghanistan, Staffan de Mistura, ha manifestato “preoccupazione” oggi a Kabul per i ripetuti episodi di studentesse afghane ricoverate in ospedale per la presenza nelle loro classi di contaminanti chimici. In un comunicato il responsabile dell'Unama ha indicato che due organismi dell'Onu, il Who e l'Unicef, stanno collaborando con le autorità nazionali e provinciali afghane per indagare su quanto successo in istituti scolastici di Kunduz, Daikundi e Kabul. Campioni di sangue delle ragazze, segnala De Mistura, sono stati prelevati e inviati in laboratori all'estero perchè nel Paese non esistono laboratori dove poter realizzare specifici test per risalire all'origine del prodotto inalato. Intanto, un uomo armato ha ucciso a Kandahar, capoluogo della omonima provincia meridionale afghana, un ufficiale della polizia responsabile della prigione cittadina. Poco prima, in un attentato, erano rimasti feriti due agenti di polizia e due civili vicino al commissariato centrale della città. Negli ultimi due mesi, una ventina fra funzionari amministrativi ed esponenti tribali della provincia sono stati uccisi a Kandahar dove militari afghani e forze della Coalizione internazionale stanno preparando una offensiva per giugno contro i talebani.
Due bimbe uccise dallo scoppio di una granata nella periferia di Peshawar
Due sorelline di 4 e 6 anni sono state uccise dallo scoppio di una granata lanciata in una casa in costruzione nella periferia di Peshawar, in Pakistan, dove si trovavano in compagnia di altri piccoli amici. L'ordigno ha colpito un gruppo di piccoli, tra i tre e i sei anni, che stavano giocando in un cantiere edilizio nella zona di Khazana, un sobborgo della turbolenta città nord occidentale pachistana. Altri due bambini sono stati feriti nell'esplosione e sono stati trasportati all'ospedale. Il padre, Rais Khan, ha detto ai giornalisti che si è trattato di una ritorsione per il suo rifiuto di pagare un pizzo a “protettori” del quartiere. Dopo l'accaduto, una folla infuriata è scesa in strada ed ha bloccato la circolazione stradale per protestare contro l'attacco e per chiedere alla polizia di punire i responsabili.
Quattro persone morte per scontri al confine tra Macedonia e Kosovo
Quattro persone sono morte in uno scontro a fuoco avvenuto la notte scorsa al confine fra Macedonia e Kosovo. Lo ha detto all'Ansa Ivo Koterski, portavoce della polizia macedone, precisando che l'incidente è avvenuto nei pressi del villaggio di Resce, poco lontano dalla frontiera con il Kosovo. Gli agenti hanno cercato di fermate un minibus con a bordo quattro uomini armati. Quando il mezzo si è fermato, gli occupanti hanno aperto il fuoco contro i poliziotti, che hanno risposto sparando e uccidendo i quattro uomini. La regione montagnosa a nord di Skopje, con massiccia presenza di popolazione di etnia albanese, è stata teatro di scontri particolarmente violenti durante il conflitto armato tra forze macedoni e separatisti albanesi nel 2001. Quello della notte scorsa è con tutta probabilità l'incidente più grave dalla fine di quel conflitto. Un quarto dei circa 2 milioni di abitanti della Macedonia è di etnia albanese.
In Nepal è stallo politico: ancora rinvii per la nuova Costituzione
È ormai praticamente certo: il testo della nuova Costituzione del Nepal non potrà essere definito entro la data del 24 maggio 2010, fissata per la fine dei lavori della Costituente. Lo ha annunciato il premier nepalese Madhav Kumar Nepal, prima di essere ricevuto dal presidente della Repubblica Ram Baran Yadav, cui ha illustrato l'ipotesi di trovare un meccanismo per estendere i lavori della assemblea costituente. Da mesi la vita politica nepalese è paralizzata e il governo del Nepal, appoggiato da una quindicina di formazioni politiche, è sottoposto alla pressione del Partito comunista del Nepal (Ucpn, maoista), che è il più importante del Paese e che attualmente è all'opposizione. Uno sciopero, organizzato dall'Ucpn fra l'1 e il 7 maggio, ha praticamente bloccato ogni attività nel Paese. Attualmente il suo leader ed ex premier, Pushpa Kamal Dahal, conosciuto da tutti come Prachanda, ha proposto un governo di unità nazionale da lui presieduto per portare a termine i lavori della Costituente.
Sempre più alta la tensione a Bangkok
L’esercito thailandese stringe la morsa intorno ai manifestanti antigovernativi, che occupano il cuore di Bangkok, dopo il loro rifiuto di porre fine alla protesta per le mancate condizioni di accordo col Governo. Ieri, infatti, le Camicie rosse avevano chiesto l’incriminazione e non la semplice convocazione, come accaduto, del vicepremier in relazione alla morte di 25 persone negli scontri del 10 aprile. Dunque, dopo cinque settimane i presidi restano a Bangkok, dove la situazione è grave, come spiega, al microfono di Gabriella Ceraso, Stefano Vecchia raggiunto telefonicamente in città:
R. – Il problema è la base delle Camicie Rosse, i leader che finora hanno avuto un ruolo di comprimari, che però stanno in qualche modo riprendendo ora il potere all’interno del movimento. Non accettano la resa, anche perché su di essi pesa l’accusa di avere sfidato la legge sulla sicurezza nazionale ed anche l’accusa di terrorismo.
D. – Puoi confermare che uno dei motivi di questa opposizione che continua è il rifiuto del vice primo ministro di rispondere in tribunale degli scontri del 10 aprile?
R. – Sì, questo è quello che viene messo davanti, dalle Camicie Rosse. Loro dicono sostanzialmente: “Se noi siamo accusati di terrorismo, per avere combattuto contro le forze dell’ordine, a maggior ragione voi, governo e soprattutto il vice primo ministro, responsabile della sicurezza nazionale, dovrebbe finire sotto processo per lo stesso reato di terrorismo, in quanto è responsabile di queste morti di civili, oltre che dei sei militari uccisi durante gli scontri”.
D. – L’ultimatum posto dal premier alle Camicie Rosse, dunque, lascia poco tempo per scegliere il da farsi e non solo, i termini sono molto duri e proprio per la popolazione?
R. – Assolutamente sì. Se non ci dovesse essere una resa, alle condizioni del governo, entro le prossime ore, dalla mezzanotte di oggi inizierà ad essere tagliata la corrente elettrica, l’acqua e verranno bloccati i viveri di un gran numero di donne, bambini ed anziani. Ci sono anche molti monaci. Una protesta veramente di tutte le componenti sociali meno favorite di questo Paese. Il governo ha già preavvisato che i provvedimenti dalla mezzanotte in avanti toccheranno indiscriminatamente tutti.
Sette bambini e una maestra uccisi in un asilo in Cina da uno squilibrato
È salito a otto vittime – sette bambini e un'insegnante - il bilancio dell'attacco contro un asilo cinese compiuto stamani da uno squilibrato, che in seguito si è suicidato. Ne dà notizia l'agenzia Nuova Cina. L'attacco è avvenuto in un asilo della provincia nord occidentale cinese dello Shaanxi. L'aggressore è poi tornato a casa, dove si è tolto la vita. Dei sette bambini morti cinque erano maschi e due femmine. Undici bambini e un altro adulto sono rimasti feriti, e portati in ospedale. Due dei bambini ricoverati sarebbero in condizioni critiche. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 132
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