Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 11/05/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI in Portogallo, pellegrino della Madonna di Fatima: Chiesa pronta a dialogare con chi non marginalizza la libertà di dare un senso umano alla vita
  • Il Papa ai giornalisti sull'aereo: la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici esterni ma dai peccati al suo interno
  • Il rettore del Santuario di Fatima: Maria è venuta a dirci che senza Dio non si può costruire una società nella pace, nella giustizia e nell'amore
  • I telegrammi del Papa ai capi di Stato d'Italia, Francia e Spagna
  • Nomine
  • Mons. Mamberti: la presenza della fede nella dimensione pubblica è un contributo per tutti
  • Gli interventi dei cardinali Tauran e Rodríguez Maradiaga al Corso per diplomatici dell'America Latina
  • Accordo Vaticano-Telecom Italia per la realizzazione di un’infrastruttura in fibra ottica
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Attentati in Iraq: oltre 110 morti
  • Regno Unito: proseguono i colloqui per la formazione del governo
  • Nel mondo sono oltre 215 milioni i bambini sfruttati per il lavoro
  • Campagna di Cbm Italia per ridare la vista alle mamme affette da cataratta
  • 400 anni fa la morte di padre Matteo Ricci, maestro del dialogo tra Occidente ed Oriente
  • Chiesa e Società

  • I vescovi della Bolivia richiamano al rispetto della vita anche nei conflitti sociali
  • Appello dei vescovi dell’Oceania: annunciare con coraggio il messaggio di Cristo
  • Lutto a Goa: un sacerdote muore per salvare tre giovani
  • Africa: peggiora la qualità dell’acqua
  • A Roma la plenaria dell’Unione internazionale delle superiore generali
  • Rapporto Onu sulla biodiversità: difficoltà in molti ecosistemi
  • A Marsala le celebrazioni per l’unità d’Italia
  • “Vino Nuovo”: un blog di giornalisti cattolici per “ragionare assieme”
  • Sindone: un racconto lungo 45 giorni attraverso le foto di 30 professionisti
  • 24 Ore nel Mondo

  • Fmi: l'Europa sta uscendo dalla recessione
  • Il Papa e la Santa Sede



    Benedetto XVI in Portogallo, pellegrino della Madonna di Fatima: Chiesa pronta a dialogare con chi non marginalizza la libertà di dare un senso umano alla vita

    ◊   Calorosa accoglienza per Benedetto XVI giunto in Portogallo per il suo 15.mo viaggio apostolico internazionale, a dieci anni dalla Beatificazione dei veggenti di Fatima, Giacinta e Francesco Marto. L’aereo papale, partito verso le 9.15 dall'aeroporto romano di Fiumicino, è atterrato nell'aeroporto di Lisbona alle 10,57 ora locale, le 11.57 in Italia. Ad accogliere il Pontefice, il presidente portoghese Anibal Cavaco Silva. Il servizio del nostro inviato, Roberto Piermarini:

    “Venho como peregrino de Nossa Senhora de Fátima, investido…”
    “Vengo nelle vesti di pellegrino della Madonna di Fatima, investito dall’Alto nella missione di confermare i miei fratelli che avanzano nel loro pellegrinaggio verso il Cielo”. Così Benedetto XVI nel suo primo discorso in terra portoghese all’aeroporto di Lisbona dove ha salutato tutti “indipendentemente dalla loro fede e religione”. Il Papa ha ricordato l’evento successo a Fatima 93 anni fa, “quando il Cielo – ha affermato - si è aperto proprio sul Portogallo – come una finestra di speranza che Dio apre quando l’uomo Gli chiude la porta – per ricucire, in seno alla famiglia umana, i vincoli della solidarietà fraterna che poggiano sul reciproco riconoscimento dello stesso ed unico Padre”. Si tratta – ha detto - di un amorevole disegno di Dio che non è dipeso né dal Papa, né da qualsiasi altra autorità ecclesiale:

    “Não foi a Igreja que impôs Fátima – diria o Cardeal Manuel Cerejeira…”
    “Non fu la Chiesa che ha imposto Fatima – direbbe il cardinale Manuel Cerejeira, di venerata memoria –, ma fu Fatima – ha detto - che si impose alla Chiesa”. Una risposta agli attacchi delle autorità civili di allora, condizionate dell’anticlericalismo-massonico che considerò le apparizioni di Fatima come un’invenzione della Chiesa tanto che i tre piccoli veggenti vennero anche arrestati per fargli dire che erano stati indottrinati dalla Chiesa. “La Vergine Maria è venuta dal Cielo – ha detto Benedetto XVI - per ricordarci verità del Vangelo che costituiscono per l’umanità, fredda di amore e senza speranza nella salvezza, sorgente di speranza”. Ed il Papa ha sottolineato che la sua visita vuole essere una proposta di sapienza e di missione, sotto il segno della speranza. Benedetto XVI non ha mancato di ribadire alle autorità politiche, che “la Chiesa è aperta per collaborare con chi non marginalizza né riduce al privato l’essenziale considerazione del senso umano della vita”. Inoltre ha osservato che la svolta repubblicana di 100 anni fa, “ha aperto, nella distinzione fra Chiesa e Stato, un nuovo spazio di libertà per la Chiesa, a cui i due Concordati del 1940 e del 2004 avrebbero dato forma, in ambiti culturali e prospettive ecclesiali assai segnate da rapidi cambiamenti”.

     
    Dal canto suo il presidente della Repubblica, Cavaco Silva, accogliendo il Pontefice ha affermato che il Portogallo si attende da questa visita un messaggio di speranza in questi tempi di incertezza per il Paese. Dall’aeroporto – tra due ali di folla festante - il Papa si è poi trasferito al Monastero di Jerónimos, storico complesso da dove partivano nel ‘500 i grandi esploratori ed i missionari portoghesi e che oggi è utilizzato dal Cerimoniale per l’accoglienza dei Capi di Stato.

    inizio pagina

    Il Papa ai giornalisti sull'aereo: la più grande persecuzione della Chiesa non viene dai nemici esterni ma dai peccati al suo interno

    ◊   Il rapporto tra secolarizzazione e fede, la crisi economica e i suoi influssi sull’Europa, il senso dell’imminente pellegrinaggio a Fatima, con una riflessione sulle ferite più recenti patite dalla Chiesa, come quella degli abusi sessuali, che trovano eco nel messaggio stesso di Fatima. Sono i temi affrontati questa mattina da Benedetto XVI nell’incontro con i giornalisti a bordo del volo papale diretto a Lisbona. Riferendosi in particolare alla questione degli abusi commessi dal clero, Benedetto XVI ha affermato che “le più grandi persecuzioni” contro la Chiesa oggi vengono non da fuori ma “dai peccati” al suo interno. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Le parole di Benedetto XVI echeggiano chiare e incisive all’interno dell’Airbus 320 dell’Alitalia, gremito dai giornalisti come sempre ansiosi di ascoltare le prime considerazioni del Papa all’inizio di un viaggio apostolico. La terza domanda dei cronisti tocca uno dei punti nevralgici: è possibile cogliere nel Messaggio di Fatima, chiedono, oltre a ciò che riguardò Giovanni Paolo II e l’attentato subito, anche il senso delle sofferenze che vive la Chiesa contemporanea, scossa dalle vicende degli abusi sessuali sui minori? La replica di Benedetto XVI è netta. Ciò che di nuovo si può scoprire oggi nel Messaggio di Fatima è che in esso, dice, si vede la “passione” che vive la Chiesa che “si riflette sulla persona del Papa”:

     
    Non solo da fuori vengono attacchi al Papa e alla Chiesa, ma le sofferenze della Chiesa vengono proprio dall’interno della Chiesa, dal peccato che esiste nella Chiesa. Anche questo si è sempre saputo, ma oggi lo vediamo in modo realmente terrificante: che la più grande persecuzione alla Chiesa non viene dai nemici di fuori, ma nasce dal peccato nella Chiesa, e che la Chiesa quindi ha profondo bisogno di reimparare la penitenza, di accettare la purificazione, di imparare da una parte il perdono, ma anche la necessità della giustizia. Il perdono non sostituisce la giustizia”.

     
    Detto questo, ribadisce il Papa, dobbiamo ricordare che “il Signore è più forte del male e la Madonna per noi è la garanzia visibile, materna della bontà di Dio, che è sempre l’ultima parola nella storia”. In precedenza, il Pontefice aveva risposto a una domanda sulla realtà di secolarizzazione del Portogallo, Paese un tempo profondamente cattolico. Benedetto XVI ha riconosciuto anzitutto la presenza lungo i secoli di una “fede coraggiosa, intelligente e creativa”, testimoniata dalla nazione lusitana anche in molte parti del mondo, come in Brasile. Pur notando come “la dialettica tra fede e secolarismo in Portogallo” conti “una lunga storia”, tuttavia non sono mancate persone, ha detto, intenzionate a “creare dei ponti”, a “creare un dialogo” tra le due posizioni. Un compito che non è mai tramontato ed è tuttora attuale:

     
    “Penso che proprio il compito, la missione dell’Europa in questa situazione è trovare questo dialogo, integrare fede e razionalità moderna in un'unica visione antropologica che completa l’essere umano e rende così anche comunicabile le culture umane. La presenza del secolarismo è una cosa normale, ma la separazione, la contrapposizione tra secolarismo e cultura della fede è anomala e deve essere superata. La grande sfida di questo momento è che i due si incontrino, così che trovino la loro vera identità. E’ una missione dell’Europa e una necessità umana in questa nostra storia".

     
    Benedetto XVI ha pure risposto a una domanda sulla crisi economica che metterebbe a rischio, per alcuni, la stabilità stessa dell’Europa comunitaria. Prendendo spunto dalla Dottrina sociale della Chiesa, che invita il positivismo economico a entrare in dialogo con una visione etica dell’economia, il Papa ha anche confessato che la fede cattolica ha “spesso” lasciato, in passato, le questioni economiche al mondo pensando solo “alla salvezza individuale”. Ed ha concluso:

     
    “Tutta la tradizione della Dottrina sociale della Chiesa va nel senso di allargare l’aspetto etico e della fede, oltre l'individuo, alla responsabilità del mondo, a una razionalità 'performata' dall’etica. E d’altra parte, gli ultimi avvenimenti sul mercato in questi ultimi due-tre anni hanno dimostrato che la dimensione etica è interna e deve entrare nell’interno dell’agire economico (...) Solo così, l’Europa realizza la sua missione”.

    inizio pagina

    Il rettore del Santuario di Fatima: Maria è venuta a dirci che senza Dio non si può costruire una società nella pace, nella giustizia e nell'amore

    ◊   Culmine di questo 15.mo viaggio apostolico internazionale sarà la sosta al Santuario della Madonna di Fatima, dove il Pontefice presiederà la Messa solenne giovedì prossimo 13 maggio, a dieci anni esatti dalla Beatificazione dei veggenti Giacinta e Francesco. Ma quale messaggio lancia oggi all’umanità la Vergine di Fatima? Roberto Piermarini lo ha chiesto a padre Virgílio do Nascimento Antunes, rettore del Santuario di Fatima:

    R. – La Vergine di Fatima ci parla di Dio. Questo per me è il centro di tutto il messaggio di Fatima: Dio esiste. Le apparizioni accadevano all’inizio del XX secolo, quando si stavano sviluppando moltissimo le ideologie che parlavano contro Dio: la Vergine venne a dirci “Sì, Dio esiste e l’umanità ha bisogno di Dio, senza Dio non è possibile costruire una società nella pace, nell’amore, nella giustizia". Ci sono poi le strade per arrivare a questa pace, a questa giustizia, a questo amore, e sono la penitenza e la conversione, perché senza conversione e senza cambiamento di cuore non è possibile nulla di tutto questo. Dopo la conversione, con l’aiuto della penitenza e della preghiera - e soprattutto proprio della preghiera - la Madonna ha chiesto la preghiera più semplice e più popolare, la preghiera del Rosario. Questa preghiera che ci fa entrare la pace nel cuore.
     
    D. – L’allora cardinale Ratzinger, quando era prefetto della Congregazione per la Dottrina della Fede, ha preparato un commento teologico sul segreto di Fatima. Qual è l’importanza di questo documento?

     
    R. – Mi sembra un po’ un messaggio simile a quelli che abbiamo nel Libro dell’Apocalisse: alla fine della storia, sempre immerso nella storia, c’è Cristo, la Croce di Cristo come luogo e come segno di salvezza. Per questo la storia del XX secolo era veramente una storia difficile per i cristiani, per le altre religioni, per gli altri popoli: questo è stato il secolo del martirio, soprattutto del martirio per affermare la fede in Dio. Per questo il Papa, con tutto il popolo di Dio, che porta sulle spalle questa sofferenza di tutta l’umanità e di tutta la Chiesa, afferma sempre la speranza nella Croce di Cristo, dalla quale sorge la salvezza per il mondo. A me sembra questo certamente un messaggio un po’ difficile da trasmettere ai nostri giorni, ma è il messaggio della Chiesa in tutti tempi.

     
    D. – Il Portogallo – come altri Paesi europei – sta vivendo una difficile crisi economico-finanziaria. Cosa può dire la Vergine di Fatima ai portoghesi che stanno vivendo questa delicata situazione?

     
    R. – E’ veramente una realtà difficile per tutto il Portogallo, che si trova in condizioni un po’ diverse rispetto ad altri Paesi. Per questo il messaggio finale della Vergine di Fatima è sempre di speranza: "alla fine il mio cuore trionferà". Il cuore - come segno e come luogo di amore - e per questo il messaggio è sempre di speranza e di fiducia anche in queste questioni di economia, di finanza, della vita di una famiglia, del lavoro. Se mettiamo in tutto un po’ di cuore collegato con il Cuore di Maria, come Madre, e con il Cuore di Cristo, come fratello, avremo sicuramente la possibilità di trovare le soluzioni in questo tempo soprattutto fra di noi in Portogallo.

     
    D. - Cosa si aspetta da questa visita di Benedetto XVI che i mass-media locali hanno definito “Il terzo Papa di Fatima?

     
    R. – E’ veramente una grande gioia avere ancora una volta il Papa a Fatima. Nel nostro piccolo periodico, che per i portoghesi è il più importante, ho detto che la cosa più importante non è tanto la visita del Papa, ma il fatto che il Papa venga come un pellegrino di Fatima. E questo perché si sentono vicini al Papa, perché è un pellegrino come noi siamo pellegrini, viene ad inginocchiarsi davanti alla Madonna, come noi facciamo. Cerca nella preghiera attraverso la Madonna la sicurezza per la Chiesa e la speranza per il mondo; viene a pregare per i sacerdoti e per tutti i problemi che esistono. E’ un pellegrino come noi. Credo che la gente portoghese, che tanto ama il Papa e che tanto ama la Vergine, sia contentissima di questa visita del Papa, che viene – così come hanno fatto gli altri – come pellegrino. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

    inizio pagina

    I telegrammi del Papa ai capi di Stato d'Italia, Francia e Spagna

    ◊   Nel suo viaggio verso il Portogallo, il Papa, sorvolando lo spazio aereo di Italia, Francia e Spagna, ha inviato messaggi augurali ai capi di Stato dei tre Paesi. Nel telegramma al presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, definisce la sua 15.ma visita apostolica internazionale un incontro con i pellegrini, “specialmente malati”, che “da tutto il mondo accorrono al Santuario mariano di Fatima per trovare luce e speranza”. Invoca quindi la “benedizione del Signore sull’intera nazione italiana, in particolare su quanti soffrono nel corpo e nello spirito”. “L’abbondanza delle benedizioni del Signore” invoca anche sul popolo francese nel messaggio al presidente francese Nicolas Sarkozy. Dello stesso tenore il telegramma inviato al Re di Spagna Juan Carlos: “esprimo la mia vicinanza e il mio affetto per il popolo spagnolo”, scrive, auspicando che possa “progredire nei valori spirituali e umani che fecondano la sua ricca storia” e augurando per il Paese “prosperità, pacifica convivenza e solidarietà”. Nel messaggio di risposta, il capo dello Stato italiano osserva che quello del Papa, nel 10.mo anniversario della Beatificazione di Giacinta e Francesco Marto, non è “solo il pellegrinaggio in uno dei luoghi più cari alla cristianità, ma anche una preziosa opportunità” affinché il “costante richiamo” di Benedetto XVI “ai valori condivisi della pace, della libertà, del dialogo, della giustizia e della fraternità possa trovare ovunque rinnovata risonanza”.

    inizio pagina

    Nomine

    ◊   Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare della diocesi di Phoenix (Usa) il rev. Eduardo A. Nevares, del clero della diocesi di Tyler, finora vice-rettore del "Pontifical College Josephinum" a Columbus, assegnandogli la sede titolare vescovile di Natchez. Il rev. Eduardo A. Nevares è nato a San Antonio, Texas, sede dell’arcidiocesi omonima, il 19 febbraio 1954. È stato ordinato sacerdote il 18 luglio 1981 per i Missionari di Nostra Signora di "La Salette".

    Il Santo Padre ha nominato presidente della Commissione Disciplinare della Curia Romana mons. Giorgio Corbellini, vescovo titolare di Abula, presidente dell’Ufficio del Lavoro della Sede Apostolica, finora membro della medesima Commissione.

    inizio pagina

    Mons. Mamberti: la presenza della fede nella dimensione pubblica è un contributo per tutti

    ◊   La presenza della religione nella dimensione pubblica è a vantaggio di tutti: è quanto sottolineato da mons. Dominique Mamberti alla Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, in occasione di un Convegno sul tema “La religione nella sfera pubblica in Canada”. L’evento alla Casina Pio IV in Vaticano è stato promosso dall’ambasciata canadese presso la Santa Sede nell’ambito delle celebrazioni per il 40.mo anniversario dello stabilimento delle relazioni diplomatiche tra Canada e Vaticano. L’indirizzo d’omaggio è stato pronunciato dall’ambasciatore canadese presso la Santa Sede, la signora Anne Leahy. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La dimensione pubblica della religione è un contributo al bene comune a vantaggio di tutti, credenti e non credenti: è quanto affermato dal segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti, che si è soffermato sulla prospettiva cristiana della religione nello spazio pubblico. Il presule ha sottolineato che la fede non è mai solo individuale, ma anche comunitaria e dunque ha, necessariamente, una dimensione pubblica e sociale. Del resto, ha proseguito, i credenti sono interessati al bene comune, come dimostra l’impegno in settori particolari come l’educazione e la sanità. Mons. Mamberti ha ricordato il riconoscimento del ruolo della religione da parte di documenti come la Convenzione di Vienna del 1989 e il Trattato di Lisbona. Al contempo, ha rilevato che nell’attuale fase di secolarizzazione c’è la tendenza ad escludere la religione, bandendo i simboli religiosi. Un’ideologia, ha detto ancora, che tende a privatizzare la fede.

     
    Mons. Mamberti ha quindi rivolto il pensiero al dialogo interreligioso, una sfida sempre più urgente in un mondo ormai globalizzato. Inoltre, il presule ha ribadito, riecheggiando le parole di Benedetto XVI alla Moschea di Amman, l’incompatibilità della religione con la violenza. La Santa Sede, ha ricordato, si è sempre battuta per la promozione della libertà religiosa nelle istanze internazionali. Quindi, ha evidenziato l’impegno della Chiesa cattolica contro la cristianofobia, un fenomeno che ha tre caratteristiche: la disinformazione sui cristiani, l’intolleranza e la violenza anche persecutoria. Grazie a questo impegno della Santa Sede, ha rammentato, l’espressione "cristianofobia" è stata introdotta per la prima volta nel 2003 in documenti dell’Onu, associandola all'islamofobia e all'antisemitismo. Oggi, ha aggiunto, esiste inoltre un rappresentante dell’Osce per la lotta contro l’intolleranza e la discriminazione dei cristiani e dei membri delle altre religioni. Alla conferenza sono intervenuti anche la prof.ssa Solange Lefebvre, dell’Università di Montréal, e il prof. Iain T. Benson di Toronto. La prima relatrice si è soffermata sul cattolicesimo canadese francofono difronte alla diversità religiosa; il prof. Benson è invece intervenuto sul tema dell'inclusività religiosa nello spazio pubblico nel sistema canadese.

    inizio pagina

    Gli interventi dei cardinali Tauran e Rodríguez Maradiaga al Corso per diplomatici dell'America Latina

    ◊   Con gli interventi del cardinale Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso, e del cardinale Oscar Andrés Rodríguez Maradiaga, arcivescovo di Tegucigalpa, in Honduras, si è aperto ieri pomeriggio presso la Pontificia Università Gregoriana il Corso per diplomatici provenienti dai Paesi dell’America Latina, organizzato dalla Fondazione La Gregoriana e dall’Istituto Maritain, dedicato alla ‘Chiesa Cattolica e alla politica internazionale della Santa Sede’. Il servizio di Fabio Colagrande:

    Rafforzare la collaborazione bilaterale tra la Santa Sede e tutte le nazioni che condividono le sue stesse preoccupazioni per quanto riguarda il futuro dell’umanità. E’ questo – come ha ricordato il presidente della Fondazione La Gregoriana, padre Imoda - lo scopo ultimo di questo Corso per diplomatici giunto alla sua quarta edizione. Intervenenendo nella sessione inaugurale con una relazione su "Chiesa e politica" il cardinale Jean-Louis Tauran ha sottolineato che "anche nelle cosiddette società secolarizzate il fatto religioso resta il fatto sociale maggioritario". "La vera città – ha aggiunto il porporato francese - è quella dove abitano gli uomini e dove pure Dio possiede la sua casa". Il cardinale ha quindi incoraggiato l’impegno dei credenti in politica. Eccolo ai nostri microfoni:

     
    R. – Personalmente, lamento che ci siano così pochi cattolici cristiani nella politica. Io penso che le nostre scuole cattoliche e nostre università cattoliche dovrebbero essere dei vivai dove nascono queste vocazioni di servizio alla “res publica”, perché il battezzato ha per vocazione di essere testimone dove lavora, dove vive, compreso nella società internazionale.

     
    D. – Lei non ha timore che questa vicenda degli abusi sessuali possa far perdere credibilità alla Chiesa sullo scenario politico internazionale?

     
    R. – C’è tutta un’orchestrazione, evidentemente; ma io penso che quando si vede sul terreno cosa fa la Chiesa, cosa fanno i sacerdoti e le religiose, il positivo è molto, molto più grande del negativo. Certo, sarebbe meglio che non esistessero questi casi, però io dico sempre: voi laici dovete aiutare i vostri sacerdoti, non lasciateli da soli! Sono persone che hanno bisogno di essere stimate, amate … dovete sostenerli!

     
    Lo specifico contributo della Chiesa latinoamericana a un magistero sociale che tuteli la persona, la vita umana e attui l’opzione preferenziale per i poveri è stato ricordato dal cardinale Rodríguez Maradiaga che ha voluto così sottolineare ai nostri microfoni l’utilità di questo corso:
     
    R. – La diplomazia accreditata presso la Santa Sede a volte non ha un’idea complessiva e poi, non conosce a sufficienza la Curia vaticana e neppure la struttura della Segreteria di Stato. Mi sembra un’iniziativa molto importante!

     
    D. – Quali sono le sfide più importanti per la Chiesa cattolica oggi in America Latina?

     
    R. – La prima di tutte è la nuova evangelizzazione: questo progetto fu lanciato da Giovanni Paolo II e continua con Benedetto XVI, come ha detto la Conferenza di Aparecida. Penso che l’idea del “discepolato missionario” sarà l’orizzonte anche per i prossimi anni.

     
    D. – L’America Latina come sta vivendo questo momento così difficile per la Chiesa?

     
    R. – E’ un momento di consolidamento della fede, di una maggiore profondità … E poi, dobbiamo vivere anche sapendo che la vita della Chiesa non è facile, non è mai stata facile! Lo leggiamo già negli Atti degli Apostoli... così vediamo che anche ai nostri tempi non è pensabile vivere sempre una situazione pacifica; però, c’è anche una risposta di grande fervore, come ad esempio per l’Anno Sacerdotale. Dalle nostre parti è veramente un fiorire di vocazioni, anche al sacerdozio e quindi questo momento difficile si vive in modo diverso, mantenendo la speranza.

    inizio pagina

    Accordo Vaticano-Telecom Italia per la realizzazione di un’infrastruttura in fibra ottica

    ◊   Il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano ha siglato oggi con Telecom Italia un accordo per la realizzazione di una moderna infrastruttura di comunicazione integrata in fibra ottica per la trasmissione di servizi di fonia, dati e video di ultima generazione, nell’ambito territoriale della Santa Sede e dello Stato della Città del Vaticano. La nuova infrastruttura di rete “Full IP” in fibra ottica - informa un comunicato congiunto - si estenderà su un totale di oltre 400 km consentendo collegamenti ad alta velocità a partire da 10 Gigabits/secondo tra la Santa Sede e le dieci sedi extraterritoriali del Vaticano situate a Roma e in zone limitrofe. La nuova piattaforma centralizzata di comunicazione sostituirà l’attuale infrastruttura della Santa Sede. Si tratta, ha detto il cardinale Giovanni Lajolo nella cerimonia per la firma del contratto presso il Governatorato dello Stato della Città del Vaticano, “di un'opera importante, di grande valore tecnologico per tutto lo Stato Vaticano e che impegnerà per molti mesi il personale del Governatorato e di Telecom Italia nella sua realizzazione”. La “realizzazione del primo nucleo dell'infrastruttura di comunicazione integrata dello Stato Città del Vaticano”, ha affermato ancora il porporato, “consiste nell'insieme di cablaggi, apparecchiature di rete e sistemi per la telefonia destinati a formare la spina dorsale delle comunicazioni dello Stato”. Questa nuova infrastruttura, ha affermato il cardinale Lajolo, “sarà in grado di mettere insieme sistemi di comunicazione comunemente usati per le reti di computer e servizi di trasporto della voce, consentendo non solo le normali conversazioni telefoniche, ma anche lo scambio di contenuti dati, audio e video, usati per esempio nelle videoconferenze”. I sistemi di telefonia saranno quindi in grado di aggiungere al normale servizio telefonico, servizi aggiuntivi, come messaggi di posta elettronica e immagini, tipici di Internet. Il contratto e gli allegati sono stati firmati da mons. Carlo Maria Viganò, segretario generale del Governatorato, e dal dott. Franco Bernabè, amministratore delegato di Telecom Italia.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   L'ottimismo di Benedetto XVI: in prima pagina, un editoriale del direttore sull'inizio del viaggio apostolico del Papa a Fatima.

    Priorità all'agricoltura per sradicare la fame: nell'informazione internazionale, l'intervento della Santa Sede alla Conferenza della Fao per l'America latina e i Caraibi.

    Quarto anniversario della morte di Matteo Ricci: in cultura, gli articoli di Manlio Sodi e di Agostino Giovagnoli rispettivamente dal titolo "Il mandarino di sant'Ignazio" e "Aristotele, Confucio e un marchigiano".

    Quando l'obbedienza diventa luce: Inos Biffi su un inno altomedievale per le lodi dell'Ascensione.

    Se la botanica studia la Sindone: un articolo di Tania Mann dal titolo "La primavera di Gerusalemme".

    Un articolo di Miguel Angel Reyes Arreguin dal titolo "L'isola laboratorio dove fu sperimentata l'evangelizzazione": la Santa Sede sarà l'ospite d'onore alla XIV Fiera internazionale del libro di Santo Domingo 2011.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Attentati in Iraq: oltre 110 morti

    ◊   Sale ad oltre 110 morti il drammatico bilancio della serie di attentati che ha sconvolto ieri l’Iraq nella giornata più sanguinosa dell’anno: colpiti in attacchi kamikaze e autobomba, civili e militari a Baghdad, Mosul, Bassora, Hilla e altre città. L’ex premier e vincitore delle ultime legislative, Allawi, ha affermato che tutti i gruppi politici hanno abbandonato gli sforzi per costruire un governo unitario e stanno perseguendo interessi etnici con il sostegno dell’Iran. Si avvicina, intanto, la data del ritiro di buona parte delle forze statunitensi. Il rischio – sottolinea l'ex primo ministro iracheno - è un pericoloso allargamento della guerra irachena. Massimiliano Menichetti ha raccolto il commento del delegato di Pax Christi Italia per l'Iraq, don Renato Sacco:

    R. – L’Iraq è continuamente sottomesso ad un calvario di grossi interessi che sono in campo; sicuramente nella formazione del governo si rivendicano le postazioni a suon di morti, a suon di attentati.

     
    D. – Colpiti una moschea, una stazione della Polizia, civili, militari… insomma obiettivi diversificati…

     
    R. – Questo ci conferma che questa violenza è contro la popolazione: a volte contro i cristiani, com’è successo qualche giorno fa, e a volte indiscriminata contro tutti. Credo che ci debba essere un sussulto di coscienza da parte di tutti per non abituarci a questa tragedia.

     
    D. – Questo anche a livello internazionale?

     
    R. – La Comunità internazionale ha appoggiato - di fatto - la guerra in Iraq e adesso sembra essere un osservatore. Ma noi abbiamo delle grosse responsabilità: il mondo non può essere distratto e guardare da un’altra parte quando lì c’è in gioco la vita delle persone e, forse, anche la sopravvivenza dello stesso Iraq come mosaico di convivenza culturale e religiosa che, se salta, non fa saltare solo l’Iraq, ma il Medio Oriente con delle conseguenze grandi anche per l’Occidente.

     
    D. – Quindi è importante anche un’azione di mediazione forte, di pacificazione…

     
    R. – Io credo che la comunità si debba far vedere, anche per spegnere gli odi. Se ci si presenta in altro modo, con vesti di pace e di dialogo – come con Pax Christi abbiamo cercato di fare – si riescono ad incontrare sciiti, sunniti, curdi, cristiani. Credo che sia importante anche una presenza fisica per lavorare sulla mediazione. Credo che l’unica strada possibile sia quella di investire proprio sul dialogo, sulla mediazione, sull’incontro, sul sedersi intorno ad un tavolo regionale. Per questo credo che ci sia bisogno di investimenti e non tanto economici. E' necessario investire in tempo e in persone che credono in questa strada, altrimenti la strada più facile in discesa è quella della violenza.

     
    D. – Lei ribadisce anche che in Iraq c’è il rischio di forte assuefazioni alla violenza. In che senso?

     
    R. – Perché non succeda come la Bosnia, dove siamo stati tante volte e dove nel ’92 le nostre cronache erano più impegnate a riferire del Campionato di calcio che delle granate che colpivano quel territorio. Oggi sappiamo che la Bosnia è tutt’altro che in pace. Non vogliamo che succeda così anche per l’Iraq, magari diviso tra sciiti, sunniti e curdi, con le minoranze che pagano – cristiani e non solo – e con un mondo un po’ distratto che sta a guardare e che magari aspetta un po’ di calma per fare business. Credo che ci debba essere un sussulto di coscienza da parte di tutti - mezzi di informazione, cristiani e non cristiani, politici - per non abituarci a questa tragedia.

    inizio pagina

    Regno Unito: proseguono i colloqui per la formazione del governo

    ◊   E' iniziato a Londra, alla Camera dei Comuni, il primo negoziato ufficiale tra dirigenti laburisti e liberaldemocratici, nell’ambito dei colloqui per la formazione del nuovo governo britannico. Nei giorni scorsi, dopo l’esito delle elezioni del 6 maggio da cui nessun partito è uscito con la maggioranza assoluta in Parlamento, erano invece stati avviati contatti tra il leader conservatore David Cameron e il lib-dem Nick Clegg. Ieri, intanto, l’annuncio del premier uscente Gordon Brown di voler lasciare la carica di leader del New Labour il prossimo settembre, in tempo per l'annuale congresso del partito. Sulla decisione di Gordon Brown, ascoltiamo Antonio Varsori, docente di Storia delle Relazioni internazionali all’Università di Padova, intervistato da Giada Aquilino:

    R. – Credo che sia un tentativo, attraverso un sacrificio personale, di dare qualche chance al partito laburista. Brown, indipendentemente dalla sua esperienza come capo di governo, probabilmente ritiene - sacrificando la sua persona - di dare qualche possibilità al partito laburista, per tentare contatti con i liberaldemocratici e vedere se vi è una possibilità di un governo di coalizione.

     
    D. – Conservatori e liberaldemocratici in questo momento, però, stanno proseguendo le discussioni sulla riforma elettorale. Perché?

     
    R. – È uno dei nodi centrali che viene posto dai liberaldemocratici. Un cambiamento del sistema elettorale li potrebbe favorire in qualsiasi futura competizione. Questo, devo dire, è sempre stato un elemento di particolare rilievo e anche molto delicato della vita politica inglese. Il sistema elettorale qualche volta ha posto dei problemi, perché essendo un sistema maggioritario, per giunta basato sui singoli collegi, porta a delle situazioni che possono essere considerate singolari e non esattamente corrispondenti alle opinioni dell’elettorato. D’altro canto, l’elettorato inglese ha sempre preferito in linea di massima avere un sistema tale da consentire governi tutto sommato stabili e duraturi.

     
    D. – Quali cambiamenti potrebbe portare un proporzionale puro, quello voluto dai lib-dem?

     
    R. – Non mi sembra che faccia parte della tradizione della cultura politica inglese. Quello attuale è un sistema che, tutto sommato, gli inglesi ritengono sia efficace e ho i miei dubbi che venga cambiato in maniera così radicale. Forse un aggiustamento con qualche elemento di proporzionalità potrebbe esserci, ma ribadisco che questo sistema è sempre stato considerato positivo, soprattutto dai partiti importanti, cioè dai conservatori e dai laburisti, perché in fin dei conti ha spesso assicurato all’uno o all’altro la possibilità di avere una stabilità e di avere una chance di governare. I partiti terzi, d’altra parte, hanno sempre cercato di cambiare il sistema elettorale, ma ho qualche perplessità che ciò avvenga.

    inizio pagina

    Nel mondo sono oltre 215 milioni i bambini sfruttati per il lavoro

    ◊   Proseguono all’Aja i lavori della Conferenza globale sul lavoro minorile, organizzata dai Paesi Bassi, in collaborazione con l’Oranizzazione Internazionale del Lavoro (Oil) e in cooperazione con Unicef e Banca Mondiale. La conferenza si propone di definire una vera e propria roadmap per giungere all’eliminazione del lavoro minorile nel 2016. Nel suo ultimo rapporto l’Oil stima che tra il 2004 e il 2008 il numero globale dei bambini lavoratori sia sceso di circa il 3 per cento: da 222 milioni a 215 milioni. La preoccupazione, tuttavia, è che la crisi economica mondiale possa “frenare” i progressi raggiunti finora volti ad eliminare le peggiori forme di lavoro minorile entro il 2016. Sentiamo Furio Rosati, delegato dell’Oil alla Conferenza dell’Aja intervistato da Stefano Leszczynski:

    R. – In parte a seguito della crisi, in parte a seguito anche di altre ragioni, il progresso nell’eliminazione del lavoro minorile è rallentato negli ultimi anni. La speranza è che questa conferenza, riportando governi, organizzazioni internazionali a riflettere su questo punto dia nuovo vigore a questa iniziativa.

     
    D. – La proposta dell’Oil è proprio quella di un'operazione concertata per riuscire in questo obiettivo …

     
    R. – E’ abbastanza rappresentativo di questo nuovo atteggiamento anche delle organizzazioni internazionali che in questa conferenza sono stati presentati due rapporti sulla condizione del rapporto minorile e sulle strategie di intervento. Un rapporto dell’Oil nel quale si fanno le nuove stime aggregate è un rapporto congiunto di Banca mondiale, Unicef e Ilo che è stato elaborato dal programma “Understanding Children’s Work”. Per la prima volta vede tre grandi agenzie dell’Onu e altre agenzie multilaterali, offrire una visione congiunta della situazione e delle strategie per affrontare la questione del lavoro minorile.

     
    D. – Quando parliamo di lavoro minorile, in particolare delle forme peggiori di lavoro minorile, parliamo di settori che sono molto diversi l’uno dall’altro e che vanno affrontati, quindi, con politiche diverse …

     
    R. – Sono stati identificati quattro pilastri strategici per la lotta contro il lavoro minorile: l’educazione, un miglioramento nelle condizioni del mercato del lavoro per i giovani e per gli adulti, l’espansione e un’adeguata copertura da parte dei sistemi di protezione sociale e il cambiamento, anche, dell’atteggiamento delle comunità e dei Paesi nei confronti del lavoro minorile.

     
    D. – Cosa si propone di raggiungere la Conferenza come risultato-base?

     
    R. – La Conferenza fa due cose importanti: la prima è che riafferma l’impegno della comunità internazionale all’obiettivo estremamente ambizioso dell’eliminazione delle peggiori forme del lavoro minorile nel 2016; è anche significativo che la riaffermazione di questi obiettivi avvenga in un periodo in cui stiamo appena uscendo da una grossa crisi internazionale. Ci auguriamo che – crisi permettendo – poi a questo segua anche un maggiore impegno finanziario da parte dei governi. Ma ci auguriamo anche che i governi dei Paesi in via di sviluppo si impegnino con maggiore vigore nella lotta contro il lavoro minorile. Anche questi Stati, infatti, possono fare molto!

    inizio pagina

    Campagna di Cbm Italia per ridare la vista alle mamme affette da cataratta

    ◊   Nei Paesi in via di sviluppo, una mamma affetta da cataratta è destinata a rimanere cieca per sempre se non si sottopone ad un’operazione della durata di soli 15 minuti. In occasione della Festa della mamma, Cbm Italia Onlus ha lanciato una campagna per ridare la vista alle mamme affette da cataratta in Etiopia. Donando 30 euro, sarà possibile regalare l’operazione ad una mamma. Illustra questa iniziativa il presidente di Cbm Italia, Mario Angi, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. – E’ una campagna che punta ad aiutare la popolazione rurale nella regione di Nazareth, capitale dell’Oromia, dove Cbm Italia ha dei progetti oculistici per operare persone che non possono arrivare sino alla capitale per sottoporsi all'intervento. Ci si interessa quindi di persone che non hanno risorse per accedere a queste cure.

     
    D. – Con la campagna di Cbm Italia basta davvero poco per restituire ad un bambino lo sguardo pieno di amore della propria madre. Come si può contribuire?

     
    R. – Con delle offerte che si possono scaricare sul sito di Cbm Italia, www.cbmitalia.org. E si può inoltre sempre seguire l’attività di questa associazione attraverso la donazione di strumenti, con opere di volontariato e di impegno personale. Non tutti, però, sono disponibili a recarsi in Africa.

     
    D. – La cataratta è la prima causa di cecità curabile nel mondo. Sono più di 18 milioni le persone non operate e, tra queste, dodici milioni vivono in Africa. Ad essere cieco in molti casi è anche parte del mondo occidentale, che non sembra accorgersi di questi drammi...

     
    R. – Un aspetto fondamentale è che in Africa non ci sono medici. Non ci sono adeguate strutture sanitarie. In Etiopia, ci sono 70 oculisti per 77 milioni di abitanti. In Italia, c’è un oculista ogni 12 mila persone. Sono insufficienti per coprire il bisogno. Il nostro scopo, come associazione, è quello di formare medici e donare strutture per permettere agli africani di aiutare se stessi.

    Per sostenere la campagna di Cbm Italia è possibile effettuare il versamento sul conto corrente postale numero 13542261 e tramite bonifico bancario sul conto corrente 2926 presso il Credito Artigiano.

    inizio pagina

    400 anni fa la morte di padre Matteo Ricci, maestro del dialogo tra Occidente ed Oriente

    ◊   Uomo di fede e di scienza, colto e carismatico, giovane gesuita missionario in Cina sotto le dinastie Ming e Qing, uomo del dialogo tra culture e religioni, seppe gettare un solido ponte tra Oriente ed Occidente. Parliamo di padre Matteo Ricci, di cui ricorrono oggi i 400 anni dalla morte, l’11 maggio del 1610. Roberta Gisotti ha intervistato il prof. Filippo Mignini, direttore dell’“Istituto Matteo Ricci per le relazioni con l’Oriente” di Macerata, città nativa del gesuita, dove quest’anno si svolgono diverse iniziative volte a valorizzare l’opera di questo sapiente e moderno sacerdote del passato:

    D. - Prof. Mignini, questo anniversario cade in un momento storico particolare di apertura politica ed economica e rinnovate relazioni culturali con l’Oriente, in particolare proprio con la Cina. Quali suggestioni per il presente ci arrivano dalla vita di padre Matteo Ricci?

    R. – Anzitutto comprendere che la riuscita della missione cinese di Ricci e dei suoi compagni – quattro secoli fa – fu resa possibile dall’incontro straordinario della loro cultura cristiana e gesuitica che poneva la carità – intesa come responsabilità nei confronti di se stessi e del prossimo e direi anche del mondo nel quale si vive – in ordine ad un principio universale, con la medesima idea che nutrivano gli interlocutori confuciani di Matteo Ricci: ossia che l’uomo perfetto è colui che agisce obbedendo al cielo e seguendo le leggi della natura. Su questo punto si incontrarono intellettuali occidentali e cinesi e poterono realizzare quell’avvenimento straordinario e praticamente unico nella storia del mondo, che consiste nell’incontro di due civiltà, che non si conoscevano fino a quel momento e che si riconoscevano come parti di un intero, laddove per intero si intende la stessa umanità. Questo mi pare che sia il primo insegnamento al quale dovremmo guardare con attenzione e ritornare.

    D. - Padre Matteo Ricci, pioniere della cristianità in Cina, seppe esprimere il Vangelo nei termini e nelle categorie della cultura cinese: di certo non avrebbe accettato di parlare oggi di scontro di civiltà, ma piuttosto di dialogo rispettoso…

    R. – Sì, il secondo insegnamento è che l’esperienza di Ricci in Cina si può probabilmente connotare con l’idea del confronto sincero e leale, ma un confronto sulle eccellenze delle due civiltà. A me pare che oggi il rapporto con la Cina non sia sostanzialmente cambiato. Se noi vogliamo essere interlocutori all’altezza della sfida, dobbiamo attrezzarci in modo tale da poter competere, nel senso proprio del confronto dell’eccellenza e cioè del dare all’altro quello che si ha in più per riattivare, in un momento storico nuovo, una speranza nuova per il futuro.

    D. – Possiamo dire che Matteo Ricci sia stato un sapiente del passato di grande modernità, di grande attualità?

    R. – Credo che si possa dire senz’altro questo. Del resto Giovanni Paolo II nel suo discorso lo additò come “modello di evangelizzazione per il Terzo Millennio”. La modernità consiste principalmente nel fatto che, formatosi alla scuola di Ignazio e cioè a quella rigorosa concezione della carità come atteggiamento universale verso tutte le nazioni, senza alcuna discriminazione, questo lo portava a considerare tutti gli uomini, in quanto umani, uguali tra loro e degni di essere fratelli. C’è una bellissima frase, a conclusione della prefazione di Ricci al “Mappamondo” del 1602 elaborato a Pechino, nella quale dice: “Io Matteo, così poco intelligente, dedico questa mappa a tutti quelli che, insieme con me, posano i piedi sulla stessa terra e respirano sotto lo stesso cielo". La mappa era scritta in cinese, ma dedicata a tutti gli uomini, a cominciare dai cinesi. Questa apertura lo ha reso moderno rispetto ai pregiudizi dai quali gli uomini non solo nel passato, ma anche oggi, sono molto spesso vinti.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    I vescovi della Bolivia richiamano al rispetto della vita anche nei conflitti sociali

    ◊   Dopo il clima di violenza che nella zona di Caranavi, in Bolivia, ha causato due morti e un gran numero di feriti, i vescovi hanno emesso un comunicato che esorta al rispetto della vita e al dialogo per la soluzione dei problemi sociali della regione. Da due settimane infatti, secondo la stampa locale, la zona di Alto Beni e Caranavi si trova in uno stato di conflitto per la costruzione di un impianto industriale per il trattamento di agrumi. Il progetto – rende noto l’agenzia Fides – ha diviso le organizzazioni agricole della zona. Le proteste, che sono andate crescendo dalle marce al blocco delle strade nazionali, hanno reso necessario l’intervento della polizia. Nello scorso fine settimana, ci sono stati degli scontri fra manifestanti e polizia: due giovani sono morti e numerosi sono stati i feriti da entrambe le parti. La Chiesa cattolica ha chiesto prima dell’inizio della controversia un atteggiamento aperto al dialogo e ha organizzato alcune iniziative sia nella parrocchia di Caranavi sia nella diocesi di Coroico, con l’appoggio dei vescovi della Bolivia. Ieri, la Conferenza episcopale locale ha emesso un comunicato dove pone al primo posto “il rispetto per la vita, il valore della vita, su qualsiasi interesse privato, regionale o politico”. “Le manifestazioni di protesta, le espressioni di conflitto – si legge nel comunicato dei presuli boliviani – sono anche manifestazioni dello scontento sociale per richieste dei diversi comuni non esaudite a diversi livelli, e che di fatto mettono a rischio la pace sociale e il profondo rispetto dei diritti fondamentali”. “Partendo dal Vangelo rifiutiamo la violenza, perché la violenza è una bugia che va contro la verità della nostra fede. La violenza distrugge ciò che si pretende difendere: la dignità, la vita, la libertà dell’uomo. Il dialogo è l’unico cammino responsabile per la soluzione dei problemi”, concludono i vescovi invitando la comunità cristiana a pregare per la soluzione immediata del conflitto e per la pace e l’unità del popolo della Bolivia. (A.L.)

    inizio pagina

    Appello dei vescovi dell’Oceania: annunciare con coraggio il messaggio di Cristo

    ◊   E’ in corso a Sydney l’Assemblea della Federazione dei vescovi Cattolici dell’Oceania. L’incontro, che si tiene ogni quattro anni, vede riuniti circa 100 vescovi che riflettono sull’importanza di portare avanti con coraggio il messaggio di Cristo. L’Assemblea, dal tema “Walking his way, bearing his fruit, living his life”, è stata inaugurata con la Santa Messa presieduta dal cardinale George Pell, arcivescovo di Sydney, nella St Mary’s Cathedral, con 83 vescovi provenienti dalle regioni del Pacifico e alla presenza di centinaia di fedeli. Il presidente dell’Assemblea della Federazione dei vescovi Cattolici dell’Oceania, mons. Peter Ingham, vescovo di Wollongong, ha parlato della speranza di Cristo e dei primi missionari che hanno lavorato in Oceania e ha messo in evidenza il ruolo della missione. “La Chiesa in questo continente - ha detto il vescovo, le cui parole sono state riprese dall’agenzia Fides - ha ricevuto il dono del Vangelo dalle precedenti generazioni di cristiani e dai missionari giunti da oltremare, il cui sacrificio, per grazia di Dio, ha portato molti frutti”. Nella mattinata di apertura dei lavori, padre Brendan Byrne, teologo gesuita, ha fatto riferimento all’impegno missionario dell’apostolo Paolo. Dopo il saluto di padre Byrne, padre Richard Leonard ha parlato della sfida della preghiera: “Pregare sta diventando sempre più difficile. Ci troviamo di fronte a forti opposizioni. Che ci piaccia o no, tutti i media rappresentano le nostre congregazioni per sentito dire e a loro piacimento”. (A.L.)

    inizio pagina

    Lutto a Goa: un sacerdote muore per salvare tre giovani

    ◊   Dolore e lutto nella comunità cattolica di Goa per la morte di un sacerdote: padre Thomas Remedios Fernandes, 37 anni, viceparroco della Chiesa di Gesù Maria e Giuseppe nel villaggio di Nuvem, è deceduto il 9 maggio scorso per salvare tre giovani parrocchiani che stavano rischiando di annegare nel mare mosso. Secondo quanto riferito dalla Chiesa all'agenzia Fides, la parrocchia aveva organizzato una giornata di svago e di fraternità sulla spiaggia di Galgibaga, con un gruppo di circa 60 persone, soprattutto giovani. Nel pomeriggio, tre giovani fra i 17 e 19 anni (due ragazze e un ragazzo) si sono avventurati nel mare mosso e, trovatisi in difficoltà, hanno chiesto aiuto. Padre Fernandes si è tuffato per aiutarli ed è riuscito a salvarne subito due. Raggiunto e salvato il terzo giovane, il sacerdote è stato colpito da un infarto. Il presbitero è stato soccorso e condotto velocemente in un ospedale vicino, ma i medici non hanno potuto fare altro che constatarne il decesso. “E’ un pastore che ha dato la vita per il suo gregge”, dicono nella Chiesa di Goa, e “in questo Anno Sacerdotale è un esempio e una testimonianza per tutti i sacerdoti”. (A.L.)

    inizio pagina

    Africa: peggiora la qualità dell’acqua

    ◊   Un rapporto diffuso dalla rete dei chimici pan-africani, in collaborazione con la società inglese di chimica e il programma dell’Onu per l’ambiente denuncia che la qualità dell’acqua in Africa sub-sahariana è in peggioramento. Gran parte delle fonti idriche nel Continente mostra un livello preoccupante di tossicità per la presenza di metalli pesanti, residui industriali e uso eccessivo di fertilizzanti. Lo studio, intitolato “Qualità dell’acqua in Africa: una prospettiva chimica e scientifica”, sottolinea come la questione sia difficile da affrontare per l’assenza, in molti Paesi del Continente, di programmi volti al monitoraggio dell’acqua e al raggiungimento di obiettivi di qualità ambientale. Ovidio diceva: “Aquas in mare fundere”, cioè “portare l’acqua al mare”, purtroppo quella che perviene all’Oceano che lambisce l’Africa è oggi di pessima qualità. E questo ha, ovviamente, serie ricadute sulla qualità di vita della popolazione: secondo dati dell’Organizzazione mondiale della sanità, circa la metà dei pazienti che occupano posti letto negli ospedali africani soffre di malattie legate ad agenti patogeni trasmessi con l’acqua. Questa incidenza unita alla mancanza di un adeguato accesso ai servizi sanitari determina un costo annuale sulle economie dei Paesi sub-sahariani pari al 5% del prodotto interno lordo. Ogni anno, in particolare sono circa un milione e mezzo i bambini sotto i cinque anni a perdere la vita per patologie legate alla contaminazione dell’acqua. Accanto a questa drammatica constatazione, un incentivo e una speranza: nella parte finale del documento si suggerisce che gli scienziati che lavorano in Africa hanno conoscenze, esperienza e potenziale per aiutare a formulare e realizzare strategie sostenibili per migliorare la qualità delle risorse idriche. “Una conoscenza approfondita della qualità delle risorse idriche – si legge infine nel documento ripreso da Misna – è essenziale per garantire che l’acqua potabile sia trattata adeguatamente ed evitata la contaminazione delle fonti”. (M.A.)

    inizio pagina

    A Roma la plenaria dell’Unione internazionale delle superiore generali

    ◊   Mettere a fuoco gli scenari del mondo segnati da morte, guerra, fame e ingiustizia per illuminare le tenebre della società con luce profetica. E’ la finalità dell’Assemblea plenaria dell’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg), che si concluderà domani. Alla riunione, incentrata sul tema “Conosco bene la fonte che scaturisce e scorre, benché sia notte”, partecipano superiore generali arrivate a Roma da vari Paesi. Suor Katherine, proveniente da Malta e superiora delle Figlie del Sacro Cuore, si è soffermata sui frutti della recente visita di Benedetto XVI nel suo Paese. Il viaggio apostolico - ha detto suor Katherine le cui parole sono state riprese dall’agenzia Zenit - ha avuto un “impatto positivo, soprattutto perché il Santo Padre ha parlato nella nostra lingua, il maltese”. Suor Mercedes Leticia Casas, proveniente dal Messico e superiora generale delle Figlie dello Spirito Santo, ha aggiunto che l’Assemblea è un’occasione per analizzare “la dimensione profetica” della “vita mistica”. Suor Mary, superiora della comunità delle Serve di Cristo Sacerdote presente in Sudafrica e Lesotho, ha poi affermato che il senso della vita è “portare Cristo alle persone in vari modi e nei diversi apostolati”. Suor Evelin Aguilar, superiora della comunità delle Religiose della Vergine Maria nelle Filippine, ha inoltre sottolineato che nel Paese asiatico “i giovani si impegnano e la Chiesa è molto dinamica”. Presentando l’Assemblea plenaria nella sede della nostra emittente, suor Maureen Cusik, presidente dell’Uisg, aveva infine indicato la direttrice prioritaria di ogni azione missionaria: “Dobbiamo solo volgerci alla Parola di Dio, conoscere il suo fluire oggi e lì trovare ispirazione per noi stessi e per il nostro mondo”. “Conosciamo e abbiamo caro quel posto di presenza silente nelle nostre vite e nel nostro mondo, dove troviamo sia il dolore che la bellezza, e dove continua a bruciare il fuoco dell’amore di Dio”. All’Unione internazionale delle superiore generali aderiscono 1900 Congregazioni religiose di diritto pontificio e diocesano, per un totale di circa 800 mila suore in tutto il mondo. (A.L.)

    inizio pagina

    Rapporto Onu sulla biodiversità: difficoltà in molti ecosistemi

    ◊   Non è stato centrato in questi ultimi anni l’obiettivo di ridurre in modo netto la perdita di biodiversità entro il 2010. Le attuali tendenze ci avvicinano sempre di più alla riduzione della “capacità degli ecosistemi di fornire servizi essenziali'' al benessere dell'umanità. E’ quanto emerge dall’ultimo Rapporto dell’Onu sulla biodiversità. L’umanità – ha affermato Achim Steiner, direttore esecutivo del Programma delle Nazioni Unite per l'Ambiente si è fabbricata l’illusione che la biodiversità non sia imprescindibile o che sia in qualche modo periferica al nostro mondo. “La verità – ha aggiunto è che ne abbiamo bisogno più che mai in un pianeta abitato da sei miliardi di persone, che si avviano a diventare nove miliardi nel 2050”. Sulla base di un progetto internazionale noto come "The Economics of Ecosystems and Biodiversity" (Teeb), che tenta di individuare un prezzo per i servizi forniti dalla biodiversità, il rapporto sottolinea che la diminuzione dei pesci che vivono nei nostri oceani, la deforestazione e l'erosione del suolo, per esempio, hanno tutti impatti economici negativi. Il Rapporto sostiene anche che molti ecosistemi stanno arrivando al "punto di non ritorno". Destano grande preoccupazione, in particolare, il degrado di vaste zone di foresta amazzonica, la modifica dell'habitat di molti laghi di acqua dolce e il collasso di vari ecosistemi nelle barriere coralline. Lo studio dell’Onu ricorda anche cinque tendenze che alimentano la perdita di biodiversità: "la modifica degli habitat, lo sfruttamento eccessivo delle risorse, l'inquinamento, le specie esotiche invasive e il cambiamento climatico". Secondo le Nazioni Unite, è necessaria un’azione urgente per ''ridurre l'inquinamento e pratiche di pesca che indeboliscono le barriere coralline”. Anche la soppressione di sovvenzioni è definito dall’Onu un passo importante da compiere. Il Rapporto sarà prese in esame da una sessione straordinaria dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite il prossimo 22 settembre. (A.L.)

    inizio pagina

    A Marsala le celebrazioni per l’unità d’Italia

    ◊   “Il Senato e la Camera dei Deputati hanno approvato; Noi abbiano sanzionato e promulghiamo quanto segue: Articolo unico: Il re Vittorio Emanuele II assume per sé e suoi Successori il titolo di Re d’Italia. Ordiniamo che la presente, munita del Sigillo dello Stato, sia inserita nella raccolta degli atti del Governo, mandando a chiunque spetti di osservarla e di farla osservare come legge dello Stato. Da Torino addì 17 marzo 1861”. Con queste parole veniva proclamata la nascita del Regno d’Italia con Torino capitale. A quasi 150 anni di distanza da quella data e in un’Italia profondamente diversa e pienamente inserita nel progetto dell’Unione Europea, entrano nel vivo le celebrazioni per l’unità. Il presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, è intervenuto alle celebrazioni a piazza della Repubblica a Marsala in ricordo della spedizione dei Mille, guidata da Giuseppe Garibaldi e giunta l’11 maggio del 1860 sulla costa occidentale della Sicilia. Questa giornata – ha affermato il capo di Stato italiano – è l'occasione per determinare un clima nuovo nel rapporto tra le diverse realtà del Paese, nel modo in cui ciascuna guarda alle altre, con l'obiettivo supremo di una rinnovata e più salda unità. Che è, siamone certi, la sola garanzia per il nostro comune futuro”. “Chi si trova ad immaginare o prospettare una nuova frammentazione dello Stato nazionale attraverso secessioni o separazioni comunque concepite – ha concluso il presidente Napolitano – coltiva un autentico salto nel buio”. (A.L.)

    inizio pagina

    “Vino Nuovo”: un blog di giornalisti cattolici per “ragionare assieme”

    ◊   Nasce dall’entusiasmo e dalla voglia di condivisione di un gruppo di giornalisti cattolici con storie e percorsi diversi il sito www.vinonuovo.it, un blog che vuol essere non tanto una testata quanto un luogo di scambio e crescita condivisa. Da questa voglia di non restare fermi dentro schemi che assomigliano davvero tanto agli “otri vecchi” della parabola, ha preso forma questa iniziativa per guardare con attenzione a tutto ciò che si muove intorno alle nostre comunità. Ai grandi temi che attraversano tutta la società, ma anche alle fatiche e alle sfide più quotidiane. Vinonuovo.it non ha un direttore, una redazione, né tanto meno una linea predefinita. E’ una realtà aperta che – come sottolinea anche il Sir – punta sulla ricchezza della diversità: “Sappiamo già in anticipo che su alcune cose tra noi non la pensiamo tutti allo stesso modo – dichiarano alcuni dei redattori – ma questo non ci spaventa; la presenza di sensibilità diverse è sempre stata una ricchezza nella Chiesa, non deve creare scandalo”. In questa dichiarazione di intenti, laddove non è dare risposte l’obiettivo, quanto porsi correttamente delle domande, è assente la presunzione di proporsi “voce dei cattolici in Italia”. C’è, semmai, un'ambizione: proporre uno stile. Quello di un laico cristiano che non vive la propria fede per riflessi condizionati ma prova a rimetterla in gioco ogni giorno; attento alla voce dei pastori ma non per questo passivo. Insomma, generare antinomie, non rigide contraddizioni. Vino nuovo come elemento di raccordo, vicino alla primaria funzione conviviale, non tanto alla proverbiale pretesa di strumento della verità. (M.A.)

    inizio pagina

    Sindone: un racconto lungo 45 giorni attraverso le foto di 30 professionisti

    ◊   I 45 giorni di Ostensione della Sindone resteranno impressi, non solo nella memoria di migliaia di pellegrini, ma anche sulla carta fotografica e su internet. L’iniziativa si chiama “Un racconto lungo 45 giorni”. Trenta fotografi catturano ogni giorno alcuni momenti significativi dell’Ostensione e della giornata dei pellegrini. Il reportage fotografico è consultabile sulle vetrine del Punto prenotazioni di piazza Castello e sul sito www.sindone.org, dove sono già state raccolte oltre 500 foto. Sono numerosi, intanto, gli eventi organizzati in questi giorni a Torino in occasione dell’Ostensione. Sabato prossimo, alle 21, mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, terrà in Duomo la conferenza sul tema “Dolore dell’uomo, passione di Cristo”. L’incontro è promosso dal Comitato per l’Ostensione della Sindone in collaborazione con l’Associazione Sant’Anselmo. (A.L.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Fmi: l'Europa sta uscendo dalla recessione

    ◊   In Europa sta prendendo forma una ripresa moderata e disomogenea: in Italia, l'uscita dalla recessione sarà più lenta. E' quanto afferma il Fondo monetario internazionale (Fmi). Intanto, dopo il piano varato due giorni da Unione Europea (Ue) e Fmi, il commissario agli Affari monetari, Olli Rehn, annuncia che domani a Bruxelles, Spagna e Portogallo presenteranno i loro piani di aggiustamento, sottolineando che altri Paesi hanno bisogno di prendere nuove misure. Dell’Italia sottolinea il “debito pubblico molto elevato, la cui dinamica va messa sotto controllo”. Da parte sua, il Fmi afferma che “c'è bisogno di coordinamento” nell'attuazione delle exit strategy dalla crisi, soprattutto nell'area euro, all'interno della quale il Patto di stabilità e crescita può essere di aiuto in questo senso. In sostanza il Fmi raccomanda “un sostanziale rafforzamento della disciplina di bilancio nei tempi buoni, l'introduzione di procedure per la gestione delle crisi” e chiede nel medio termine ampi interventi di risanamento del debito pubblico in molti Paesi europei. Il Fmi sottolinea che nel breve termine stabilizzare il debito pubblico non è né consigliabile né desiderabile, dato il rischio di scivolare nuovamente in recessione e la portata dei necessari aggiustamenti.

    Dati Ocse: salari in Italia più bassi di Grecia, Irlanda e Spagna
    I salari netti italiani sono mediamente inferiori non solo a quelli di Paesi come Stati Uniti, Germania, Francia, Regno Unito, ma anche agli stipendi di altri Paesi europei che sembrerebbero in maggiori difficoltà economiche, come Grecia, Irlanda e Spagna. È quanto risulta dal Rapporto Ocse 'Taxing Wages', prendendo in considerazione la tabella sul salario medio di un singolo senza carichi di famiglia (calcolata in dollari e a parità di potere d'acquisto). I salari italiani risultano però più generosi rispetto a quelli dei portoghesi, polacchi, ungheresi. In coda alla classifica i messicani.

    Nube islandese: chiusi 5 aeroporti nelle isole Canarie e in Marocco
    I voli di oggi nello spazio aereo europeo saranno circa 29 mila, ossia nella norma per questo periodo dell'anno. Tuttavia, zone a forte concentrazione di ceneri provenienti dal vulcano islandese si situano questa mattina nel sud e nel centro della Spagna e in Portogallo, comprese le isole Canarie e Madera. Per quanto riguarda invece le presenza di ceneri ad alta altitudine, la concentrazione nel mezzo dell'Atlantico tende a disperdersi e quindi si prevede una situazione meno difficile per i voli transatlantici. Attualmente tutti gli aeroporti sulle isole Canarie, tranne Las Palmas, sono chiusi così come cinque aeroporti del Marocco.

    Al Shabaab conquista un altro paese in Somalia
    I ribelli islamici somali di Al Shabaab hanno comunicato di avere preso possesso della cittadina di Elberde nella regione di Bakol nel sud della Somalia. Alcuni locali hanno riferito che sabato scorso gruppi armati dei ribelli, legati ad al Qaeda, sono entrati nella città, prendendone il controllo dopo un conflitto a fuoco con le truppe del governo somalo ed etiopico, e due persone sono rimaste ferite. Non è chiaro se vi siano state vittime o quanti siano i feriti. Elberde è uno dei due paesi della regione, al confine con l'Etiopia, controllato dalle truppe del governo somalo ed etiopico. Negli ultimi mesi non sono mancati scontri a fuoco con i ribelli islamici.

    A 4 mesi dal terremoto scontri a Port-Au-Prince
    A quattro mesi dal terremoto del gennaio scorso, si riaccendono a Haiti gli endemici conflitti che turbano da decenni il piccolo Paese caraibico. Per chiedere le dimissioni del presidente Renè Perval e contestare il prolungamento del suo mandato, gruppi di manifestanti ieri si sono scontrati con la polizia nel centro della capitale Port-au-Prince. I manifestanti, mobilitati da 28 tra partiti e gruppi di opposizione, volevano raggiungere il palazzo presidenziale, semi-distrutto dal sisma del 12 gennaio scorso ma sono stati bloccati dagli agenti. Ieri il senato ha approvato un emendamento già passato alla camera che consentirà a Perval di restare in carica fino al 14 maggio 2011 se entro l'anno non si terranno elezioni. I dirigenti dell'opposizione contestano la scelta ed affermano che il Paese non accetterà mai “una nuova dittatura”. Nel corso della manifestazione, il governo è stato inoltre accusato di avere svenduto il Paese agli stranieri, contestando la gestione del terremoto che ha ucciso 300 mila persone e provocato danni incalcolabili alla già devastata economia del Paese. Lo scorso marzo, la comunità internazionale si è impegnata a fornire a Haiti 10 miliardi di dollari su 10 anni per la ricostruzione. Il processo deve essere gestito da una commissione presieduta dal premier Jean Max Bellerive e dall'ex presidente americano Bill Clinton nella sua veste di emissario dell'Onu.

    Filippine: agguato di ribelli comunisti
    I ribelli comunisti hanno ucciso oggi sei persone, tra cui due soldati, e provocato una dozzina di feriti in un'imboscata tesa nelle Filippine contro soldati e funzionari elettorali. Lo riferiscono fonti dell'esercito. Due soldati, due miliziani governativi, un funzionario elettorale e un collaboratore di un candidato sono stati uccisi in un attacco sferrato nella regione meridionale di Mindanao. Lo spoglio delle elezioni presidenziali è ancora in corso. Uno dei candidati, Manuel Villar, ha già riconosciuto la vittoria di Benigno Aquino.

    In Afghanistan, nuovi attacchi con gas contro scuole: intossicate 30 alunne
    Decine di alunne sono state ricoverate in Afghanistan dopo essere rimaste intossicate in seguito a nuovi attacchi portati con gas contro due scuole. Analoghi attentati nelle ultime settimane. 30 alunne di una scuola nella città di Kunduz e altre sei di un istituto di Kabul sono state ricoverate. Oggi in un liceo del distretto di Mandoozai, quattro studenti sono rimasti feriti quando una bomba è esplosa, nella provincia orientale di Khost. Intanto forze militari afghane e della coalizione internazionale hanno ucciso 18 talebani e ne hanno arrestati altri sei in un’operazione condotta, ieri, nel distretto di Sangin della provincia meridionale di Helmand.

    Pakistan: attacco di droni Usa contro edifici di talebani
    In una delle più importanti azioni degli ultimi mesi, i droni hanno lanciato, secondo le fonti, fra 12 e 18 missili su un gruppo di edifici considerati base di insorti collegati con il “signore della Guerra” afghano legato ai talebani, Hafiz Gul Bahadur, che con i suoi 2.000 uomini attacca spesso le forze Usa in territorio afghano. È la seconda operazione di questo tipo realizzata da domenica quando gli Stati Uniti hanno accusato i talebani pachistani di essere dietro al progetto di attentato a Times Square dieci giorni fa. La base di addestramento distrutta si trovava a Lowara Mandi, 50 chilometri ad ovest di Miranshah, capoluogo del Waziristan settentrionale, dove da tempo secondo informazioni di intelligence si concentrano militanti dei movimenti talebani più radicali o elementi di al Qaeda.

    Ancora in piazza a Bangkok le “camicie rosse”
    Uno dei leader dei manifestanti anti-governativi in Thailandia ha detto che le condizioni per porre fine alla loro occupazione del distretto commerciale di Bangkok non sono state raccolte, facendo aumentare i dubbi sulle possibilità di una rapida fine della protesta. Da quasi tre mesi, infatti, le camicie rosse occupano la piazza principale di Bangkok in segno di protesta contro il governo e chiedono lo scioglimento del Parlamento. I rossi si ritengono non soddisfatti dalla visita del vice premier, Suthep Thaugsuban, al quartier generale del Dipartimento delle indagini speciali (Dsi) per ascoltare le denunce avanzate nei suoi confronti dalle famiglie delle vittime rimaste uccise negli scontri fra i manifestanti e i soldati il 10 aprile scorso. Secondo i “rossi”, Suthep dovrebbe essere formalmente incriminato dalla polizia e non dal Dsi in relazione ai disordini nel vecchio quartiere di Bangkok, dove 25 persone rimasero uccise e altre 800 ferite.

    Russia: almeno 43 i morti per il crollo in una miniera
    È salito ad almeno 43 morti il bilancio della serie di esplosioni avvenuta sabato notte nella miniera di carbone di Raspadskaia, a Kemerovo (Siberia). Lo hanno reso noto oggi agenzie russe riportando dichiarazioni ufficiali. Il numero delle vittime potrebbe ancora aumentare. Le due esplosioni sono state innescate dalla fuga di gas metano in un condotto che veniva utilizzato per scavare carbone: la prima ha permesso di fare uscire 295 operai, ma subito dopo, quando 54 uomini della protezione civile erano entrati nei condotti per recuperare 64 minatori, è avvenuta una seconda catastrofe ben più pesante. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 131

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina