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Sommario del 07/05/2010
Udienza del Papa al presidente della Georgia: dialogo e negoziato per risolvere le difficoltà nella regione
◊ Benedetto XVI ha ricevuto stamani in udienza il presidente della Georgia, Mikhail Saakashvili. “Per quanto concerne la situazione nella regione – si legge in un comunicato della Sala Stampa vaticana - si è auspicato che ogni difficoltà venga risolta attraverso il dialogo ed il negoziato tra le istanze interessate”. Nel colloquio, si è quindi rinnovato “l’impegno delle parti a favore degli scambi interculturali”. In particolare, è stato riconosciuto “il positivo contributo umanitario operato dalla Caritas nei confronti di tutta la popolazione e si è incoraggiata la pacifica convivenza tra i credenti delle diverse religioni in favore del bene comune”. Dopo l’incontro con il Papa, il presidente della Georgia ha avuto un colloquio con il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, che era accompagnato da mons. Dominique Mamberti, segretario vaticano per i Rapporti con gli Stati.
Il Papa alle nuove Guardie Svizzere: il vostro servizio vi darà un senso vivo della cattolicità. La cerimonia di giuramento di 30 alabardieri
◊ Benedetto XVI ha ricevuto stamani in Vaticano le nuove Guardie Svizzere, che hanno prestato ieri giuramento, accompagnate dai famigliari. Nell’udienza, il Papa ha messo l’accento sul legame speciale tra le guardie e la Sede Apostolica, ringraziandole per il loro generoso servizio a difesa della sua persona. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Impegnatevi con responsabilità e generosità nel vostro servizio al Pontefice e alla Santa Sede: è l’esortazione di Benedetto XVI alle 30 nuove Guardie Svizzere ricevute in Sala Clementina con i famigliari all’indomani del loro giuramento. Nel discorso, pronunciato in tedesco, francese ed italiano, le lingue della Confederazione Elvetica, il Papa ha messo l’accento sul legame tra le guardie e il Successore di Pietro. Il vostro servizio, ha affermato, vi spingerà a scoprire un pellegrino in cerca di Dio in ogni volto di donna e uomo che incontrerete. Ed ha sottolineato il grande valore del servizio delle Guardie Svizzere per la crescita personale e di fede:
“Il vostro servizio in favore del ministero petrino vi darà un senso più vivo della cattolicità, insieme con una percezione più profonda della dignità dell’uomo che passa vicino a voi e che cerca nell’intimo di se stesso la via della vita eterna”.
“Vissuto con coscienza professionale e con senso soprannaturale – ha detto ancora il Papa – il vostro compito vi preparerà anche agli impegni futuri, personali e pubblici”, che “prenderete quando lascerete il servizio”, permettendovi “di assumerli quali veri discepoli del Signore”.
(Marcia)
L’udienza del Papa è avvenuta il giorno dopo la suggestiva cerimonia di giuramento di 30 nuovi alabardieri, tenutasi ieri pomeriggio in Aula Paolo VI, alla presenza del presidente della Confederazione Elvetica, la sig.ra Doris Leuthard. La cerimonia ricorda il sacrificio di 147 Guardie Svizzere che il 6 maggio 1527, durante il Sacco di Roma da parte dei Lanzichinecchi, diedero la propria vita per difendere Clemente VII. Il tema dell’obbedienza è stato proprio al centro del discorso alle reclute da parte del comandante delle Guardie Svizzere, Daniel Rudolf Anrig:
“Viviamo in un momento di sfiducia nei confronti delle autorità, all’insegna dell’individualismo e dell’egoismo. Cosa distingue noi, Guardie Svizzere? Proprio il nostro solenne giuramento ai valori fondamentali quali ubbidienza, fedeltà e lealtà”.
Sul legame tra le guardie e il Successore di Pietro, si è invece soffermato il cappellano del Corpo pontificio, mons. Alain de Raemy:
“Sotto il casco, dentro la corazza e nella divisa comune, voi sperimentate lo spirito di abnegazione, spirito di chi vuole solo servire. Lo splendore del vestito non parla di voi come individui, ma accenna alla dignità del Successore di Pietro”.
(Inno vaticano)
Dopo gli inni nazionali, vaticano e svizzero, è stata quindi la volta del momento intenso ed emozionante del giuramento delle nuove reclute:
“Ich / Hellebardier ... / schwöre / alles das...”
Ogni alabardiere ha giurato, nella sua lingua madre, di “servire fedelmente, lealmente e onorevolmente il Sommo Pontefice” anche a costo della vita. Si è rinnovato dunque il motto della Guardia Svizzera Pontificia, Acriter et Fideliter, “Onore e Fedeltà”. Un binomio che contraddistingue il piccolo esercito fin dalla sua nascita, nel 1506 per volere di Giulio II, e che nel tempo ha saputo coniugare tradizione e modernità.
(Rullo di tamburi)
Altre udienze
◊ Benedetto XVI ha ricevuto questa mattina: mons. Lucas Van Looy, vescovo di Gent, e mons. Koen Vanhoutte, amministratore diocesano di Brugge (Belgio), in visita "ad Limina"; mons. Valentino Di Cerbo, vescovo di Alife-Caiazzo (Italia), con i familiari.
Nel pomeriggio le esequie del cardinale Luigi Poggi
◊ Il cardinale Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, celebrerà oggi alle 17.30, nella Basilica Vaticana, le esequie del cardinale piacentino Luigi Poggi, archivista e bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa, spentosi martedì scorso all’età di 92 anni. Al termine della celebrazione eucaristica, Benedetto XVI rivolgerà la sua parola ai presenti e presiederà il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio.
Appello di mons. Migliore all'Onu per un mondo libero dalle armi nucleari
◊ Occorre lavorare con urgenza “per un mondo libero dalle armi nucleari” se si vuole “garantire la sopravvivenza dell’umanità”. È quanto ha detto ieri l’arcivescovo Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, nel suo intervento alla Conferenza Onu sulla revisione del Trattato sulla non proliferazione delle armi nucleari (Tnp) in corso al Palazzo di Vetro di New York. Il servizio di Sergio Centofanti:
Il solo fatto che esistano tali ordigni – ha detto il presule – incoraggia la loro proliferazione creando “il permanente rischio che il materiale nucleare prodotto per l’uso pacifico dell’energia sia trasformato in armamenti”. “Queste armi – ha aggiunto – continuano ad esistere in quantità enormi”, alcune di esse pronte per essere usate; il loro scopo non è “solo la dissuasione”, sono infatti ormai “radicate nelle dottrine militari delle grandi potenze” con la conseguenza che “il pericolo della proliferazione è aumentato” mentre “la minaccia del terrorismo nucleare è diventata reale”. Mons. Migliore chiede alle potenze nucleari il rispetto dei vari Trattati sulla questione: occorre mantenere le promesse e “in tempi rapidi”. Chiede di non fare affidamento su tali ordigni “come mezzo di sicurezza e di difesa o come metro di potenza”. “ E’ un fatto – ha sottolineato - che nessuna forza al mondo sarà in grado di proteggere le popolazioni civili dall'esplosione di bombe nucleari, che potrebbero causare milioni di morti immediate”. “La Santa Sede – ha proseguito - sostiene con forza un disarmo nucleare trasparente, verificabile, globale e irreversibile”, chiede l’entrata in vigore del Trattato sul divieto totale dei test nucleari, e l’elaborazione immediata di un Trattato sul bando della produzione del materiale fissile, “questione di responsabilità” che “non deve essere ulteriormente ritardata”. Mons. Migliore ricorda quindi l’appello lanciato dal Papa mercoledì scorso all’udienza generale: “La pace – ha affermato Benedetto XVI - riposa sulla fiducia e sul rispetto degli obblighi assunti, e non soltanto sull'equilibrio delle forze. In tale spirito, incoraggio le iniziative che perseguono un progressivo disarmo e la creazione di zone libere dalle armi nucleari, nella prospettiva della loro completa eliminazione dal pianeta”. Il Papa concludeva il suo appello esortando “tutti i partecipanti alla riunione di New York a superare i condizionamenti della storia e a tessere pazientemente la trama politica ed economica della pace, per aiutare lo sviluppo umano integrale e le autentiche aspirazioni dei Popoli”.
Presentate le Giornate di cultura e spiritualità russa in Vaticano
◊ Una nuova iniziativa, promossa dal Patriarcato di Mosca, dal Pontificio Consiglio per la Promozione dell’Unità dei Cristiani e dal Pontificio Consiglio della Cultura, pone ulteriori basi nel dialogo tra ortodossi e cattolici. Si tratta delle “Giornate di cultura e spiritualità russa in Vaticano” in programma il 19 e il 20 maggio prossimi. L’evento è stato presentato stamani nella Sala Stampa della Santa Sede. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
La profonda unione tra cultura e spiritualità fa da cornice a tutti gli eventi delle Giornate. Su questo legame sarà incentrato, il prossimo 19 maggio, il Simposio intitolato “Ortodossi e cattolici in Europa oggi. Le radici cristiane e il comune patrimonio culturale di Oriente e Occidente”. Sarà un’occasione per ripercorrere tutti i ponti, non solo culturali, che legano l’Oriente e l’Occidente. Mons. Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio Consiglio della Cultura:
“Voci d’Oriente e voci d’Occidente che, insieme, dialogano, insieme sono in armonia. Si ritrova ancora quella celebre immagine di Giovanni Paolo II dei due polmoni: in questo caso non respirano solo cantando le lodi di Dio, ma respirano insieme anche esaltando la dimensione culturale dell’Occidente e dell’Oriente”.
Momento culminante delle Giornate di cultura e spiritualità russa in Vaticano sarà, il 20 maggio, il Concerto di musica russa offerto dal Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill, a Benedetto XVI che presenzierà all’evento artistico. Ancora mons. Ravasi:
“Il programma suppone il continuo incrocio tra le tradizioni culturali, musicali russe che sono di matrice religiosa, e l’elaborazione da parte di questi musicisti che poi sono entrati in Europa e si sono manifestati ai livelli più alti della cultura musicale”.
Le Giornate si inseriscono in una triplice dimensione, culturale religiosa ed ecumenica, e costituiscono un nuovo, prezioso passo nel dialogo tra ortodossi e cattolici. Mons. Pasquale Iacobone, responsabile del Dipartimento Arte e Fede del Pontificio Consiglio della Cultura:
“E’ un momento importante per questo dialogo, per questo cammino di comunione che, attraverso tutta una serie di piccoli ma significativi passi, sta crescendo e sta avendo uno sviluppo ed un’evoluzione forse impensabili fino a qualche anno fa”.
Rispondendo alla domanda su un possibile viaggio apostolico del Papa in Russia e di un incontro tra il Santo Padre e il Patriarca Kirill, mons. Iacobone ha poi aggiunto:
“A partire dal rapporto di amicizia, di collaborazione, di comprensione dal punto di vista culturale, artistico … da quei presupposti stanno nascendo, come germogli, possibili sviluppi. Noi ci auguriamo che la politica centrata sulla cultura, sui grandi valori, sull’arte, possa produrre – ma poi lasciamo fare alla Provvidenza – quello che tutti speriamo”.
A queste parole hanno infine fatto eco quelle di padre Filipp Vasiltsev, igumeno, segretario dell’Amministratore delle parrocchie del Patriarcato di Mosca in Italia:
“Rappresentanti ufficiali della Chiesa ortodossa russa non hanno mai negato la possibilità di un incontro tra il Patriarca ed il Papa. Però questo incontro non deve diventare formale, soltanto per le telecamere e per i giornalisti, ma dovrà essere un evento significativo per le Chiese – sia per la Chiesa ortodossa, sia per la Chiesa cattolica – e di conseguenza, un incontro del genere dovrà essere ben preparato”.
Il cardinale Rodé nel 35.mo della morte del cardinale Mindszenty: un pastore unito a Cristo che lottò contro tutti i totalitarismi
◊ “Il cardinale Mindszenty è rimasto con Cristo, nell’amore del Padre, unito a Lui anche nel tempo della sofferenza, della tortura, della prigionia, della solitudine e del silenzio”: è quanto affermato dal cardinale Franc Rodé nella Messa alla chiesa romana di Santo Stefano Rotondo in occasione del 35.mo della morte del porporato ungherese. Il prefetto della Congregazione per gli Istituti di Vita Consacrata e le Società di Vita Apostolica ha ricordato che il Servo di Dio József Mindszenty “spese tutta la propria vita, con la consapevolezza che proveniva dall’incessante unione con il suo Signore, nella lotta per la libertas ecclesiae di fronte ai totalitarismi del XX secolo, a partire dal nazismo fino al comunismo”. Sulla straordinaria testimonianza del cardinale Mindszenty, Marta Vertse ha intervistato il cardinale Franc Rodé:
R. - Certamente è una grande figura europea. Un patriota ungherese, che non ha mai acconsentito alla divisione dell’Europa. Per lui l’Europa era una, un continente con radici cristiane, e la divisione dell’Europa in area sovietica e area occidentale libera era qualcosa di assolutamente inaccettabile. In questo senso, possiamo dire che sia stato non solo un uomo con radici ancora nell’Impero austro-ungarico, ma che vedeva il futuro, un futuro che oggi si è già realizzato. Poi lui ha rivendicato sempre per l’Ungheria un posto nel concerto delle nazioni europee, contrastando questa divisione ideologica, e ha lottato instancabilmente per questo subendo il martirio per i valori europei, che sono valori cristiani. Una figura profetica dell’Europa di oggi.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Nell’informazione vaticana, il discorso del Papa alle nuove Guardie Svizzere Pontificie.
In prima pagina, un fondo di Franco Prodi.
La “Caritas in veritate” per uscire dalla crisi economica e ambientale: nell’informazione internazionale, l’intervento dell’ambasciatore della Repubblica Federale di Germania presso la Santa Sede, Hans-Henning Horstmann, durante l’incontro svoltosi presso l’Associazione internazionale Carità Politica.
Cerchiamo il reale che si nasconde dietro le “tubature” dell’universo: in cultura, Silvia Guidi intervista il fisico e filosofo della scienza Bernard d’Espagnat.
Quell’eroe senza macchia e senza paura: Franco La Cecla sulla mostra, a Torino, “Gesù. Il corpo, il volto nell’arte”.
Quello stile così femminile: Luciano Luppi ricorda l’attività sociale di Madeleine Delbrel nella Francia di metà Novecento.
Il deserto e l’oasi: Marco Tibaldi sulla ragione inaridita del pensiero moderno salvata dalla metafisica.
Elezioni nel Regno Unito: vincono i conservatori ma il Parlamento è "sospeso"
◊ I risultati definitivi delle elezioni di ieri in Gran Bretagna confermano la tendenza delineatasi già in mattinata di un Parlamento ‘sospeso’, cioè privo di una maggioranza che consenta la formazione di un governo conservatore o liberal-laburista. I Tories di David Cameron, infatti, hanno conquistato 291 seggi, 35 in meno di quelli necessari a formare una maggioranza autonoma. I laburisti del premier Brown hanno ottenuto 251 seggi, mentre i liberaldemocratici si sono fermati a 51 seggi. A questo punto si apre l’ipotesi di un governo di coalizione di centro-sinistra guidato da Brown, ma si tratta comunque di una grave anomalia del sistema elettorale britannico. Ma sentiamo come fotografa la situazione Pierantonio Lacqua, giornalista esperto di politica britannica, raggiunto telefonicamente a Londra da Stefano Leszczynski:
R. – Lo spettro dell’“hung parliament”, del cosiddetto “Parlamento sospeso”, senza cioè una maggioranza chiara, si è poi realizzato. Questo crea chiaramente un problema anche istituzionale: il sistema britannico si regge proprio sul bipartitismo ed è, quindi, chiaro che qui c’è un fallimento. I laburisti di Gordon Brown - al potere ormai da 13 anni - non hanno perso tutta la loro forza propulsiva: erano infatti dati come sconfitti, mentre probabilmente riescono ancora a tentare di fare un governo. Perché, qual è la situazione adesso? I conservatori avranno più deputati ai Comuni, ma non in numero sufficiente per governare; i laburisti sono usciti secondi da queste elezioni e, comunque, non sono stati sorpassati dai liberaldemocratici. Gordon Brown, quindi, a questo punto può presentarsi come primo ministro in carica al nuovo parlamento ed ovviamente dovrà dare le dimissioni soltanto se verrà sfiduciato. C’è la possibilità a questo punto di un governo di coalizione che per la Gran Bretagna è sempre un qualcosa di molto raro - è stato tentato l’ultima volta 30 anni fa – ed è considerata comunque una anomalia. C’è poi anche il rischio di un governo debole e il rischio che anche i mercati reagiscano molto male a questo risultato elettorale. I partiti dovranno, quindi, tener conto non soltanto dei loro giochi politici, ma anche di questo contesto. Tra l’altro è probabile che un governo anche di minoranza o di coalizione abbia breve vita e che, quindi, si vada di nuovo al voto probabilmente entro l’anno.
D. – Quali sono i motivi per cui i laburisti non sono stati del tutto sconfitti o meglio si può considerare come un successo per i laburisti questa elezione dopo un governo così lungo?
R. – Gordon Brown, malgrado non abbia mai brillato anche nelle occasioni mediatiche, ha potuto anche mandare questo messaggio che lui e il suo cancelliere dello scacchiere erano in effetti un baluardo sicuro per questa crisi economica, perché chiaramente la crisi economica è stata il motivo fondamentale che ha spinto i britannici a votare in un modo o nell’altro. Quindi, Gordon Brown è stato visto da molti come un primo ministro molto più efficace per quanto riguarda la gestione della crisi economica.
D. – I liberaldemocratici ovviamente assumono una posizione molto importante in questo contesto politico pur essendo il partito più piccolo…
R. – Tutti dicono di volere un governo molto responsabile, stabile e forte sul piano finanziario, però la richiesta più dirompente dei liberaldemocratici è quello che si cambi il sistema elettorale: dal sistema uninominale secco, dove chi vince prende tutto, ad un sistema proporzionale. Ovviamente è questa la ragione per cui non vedo la possibilità di una coalizione con i conservatori, perché un sistema proporzionale consegnerebbe i conservatori inevitabilmente all’opposizione per decenni. Un sistema proporzionale potrebbe invece portare ad una lunga egemonia dei liberaldemocratici e dei laburisti assieme. I due partiti, però, non sono del tutto omogenei e non c’è in Gran Bretagna questa tradizione della coalizione.
Vertice straordinario europeo sulla crisi in Grecia
◊ I ministri delle Finanze del G7 terranno una teleconferenza sulla crisi scatenata dal debito della Grecia. Lo anticipa il ministro delle Finanze nipponico, dopo che nelle ultime ore tutte le Borse sono state coinvolte dal terremoto innescato dalla crisi in Grecia e dalla caduta dell’euro, che però stamattina ha recuperato fino a 1,28 sul dollaro. Borse europee ancora in rosso anche se attenuano le perdite, con le eccezioni di Milano e Madrid che oscillano intorno alla parità. La Bank of Japan (BoJ) è intervenuta con una iniezione straordinaria di liquidità per 2.000 miliardi di yen (circa 18 miliardi di euro) per sostenere la liquidità delle istituzioni finanziarie. L'euro stamattina ha recuperato dopo la perdita di ieri, fino a 1,28. Il servizio di Fausta Speranza:
Dopo lo scossone ieri delle borse mondiali, con Wall Street che, dopo essere arrivata a perdere il 9%, ha chiuso con gli indici in calo di oltre il 3%, si pronuncia il presidente degli Usa: sostiene fermamente “l'ambizioso piano” della Grecia per risolvere la crisi in atto e fa sapere di seguire l'evolversi della situazione in contatto con i leader europei. Obama mette in evidenza che ci vorrà del tempo: “Il piano – dice - è disegnato per portare risultati nei prossimi anni”. Dunque la Grecia mette in atto importanti riforme economiche con il sostegno dell'area euro e del Fmi, e la benedizione degli Stati Uniti che parlano sempre di più di una riforma del sistema finanziario. In casa sua, il ministro delle finanze greco Papaconstantinou assicura che se il piano di austerità votato dal Parlamento sarà “completamente applicato” non ci sarà bisogno di altre misure di riduzione della spesa. Ieri il pacchetto austerity da 30 miliardi in cambio di finanziamenti Ue e Fmi per 110 miliardi in tre anni è stato approvato da Atene con i voti della maggioranza e del piccolo partito di estrema destra Laos. Ma la tensione stamattina non si allenta: a livello dei mercati, la Borsa di Atene ha aperto in netto ribasso; a livello sociale, due falsi allarmi bomba presso due tribunali ateniesi, hanno costretto la polizia a mobilitarsi e ad evacuare gli edifici. Il premier greco, Papandreou, ha deposto un fiore davanti alla sede della banca ateniese, dove mercoledì tre persone sono morte nell’attacco incendiario. Stasera a Bruxelles c’è il vertice dedicato alla crisi, soprattutto ai rischi di contagio per altri Paesi europei. A questo proposito c’è da dire che Moody's, nel rapporto che verrà presentato stamane, afferma che l'Italia non è tra i Paesi più a rischio fra quelli colpiti dalla crisi, perché non è stata “in prima linea durante la crisi finanziaria globale” e non lo è neanche ora che “la crisi finanziaria si trasforma in crisi del debito pubblico”.
Sulla situazione, Claudia Di Lorenzi ha raccolto la testimonianza di Nicola Nellas, giornalista greco che vive ad Atene:
R. – E’ vero che la situazione è molto grave, non solo a livello economico - perché in pratica lo Stato ha fallito - ma piuttosto a livello sociale. Per tanti anni il popolo greco ha avuto una relazione di scambio con i politici, raccomandati e così via, con il risultato che oggi non si sa esattamente quante persone lavorano per lo Stato. La maggior parte dei cittadini in Grecia vivono questa situazione con grande angoscia per il futuro, soprattutto noi giovani. Per esempio, una legge taglierà Tredicesima e Quattordicesima ai dipendenti dello Stato e taglierà anche ai pensionati la maggior parte dei sussidi, in più si abbasserà lo stipendio minimo, che sarà di 560 euro. Il lavoro manca e tutti hanno paura di perderlo. Dobbiamo capire la gravità della situazione e ci dobbiamo chiedere il perché. La risposta è semplice: è colpa nostra. E’ facile dare la colpa ai politici, che ovviamente hanno le loro colpe, ma quando io come cittadino voto una persona che so che è corrotta, allora di chi è la colpa?
D. – Una crisi che esplode oggi, ma che ha radici antiche...
R. – E’ già da cinque o sei anni che c’è una piccola crisi. Da quando siamo entrati nell’euro abbiamo avuto tasse per i mutui molto basse. Quindi, la gente ha preso case, ha preso nuove macchine, ha comprato qualsiasi cosa che non poteva pagare con il suo stipendio. Ora ci troviamo con questo problema.
D. – Quanto incide questo sulla possibilità per un ragazzo di pianificare il proprio futuro?
R. – L’impatto è molto grave. Stiamo vivendo la stessa cosa che succedeva negli anni ’50 e ’60, quando gran parte della popolazione greca è andata a vivere negli Stati Uniti, in Germania e in Australia. Oggi, però, è molto più grave questo problema, perché le persone che vanno via non sono solo le persone povere, ma sono anche quelle che hanno studiato, che sono laureate. Quindi, tra 10, 15 anni e più non ci saranno più menti per aiutare a ricostruire il Paese.
D. – Con quali risorse pensi sarà possibile ricostruire il Paese?
R. – La logica impone, innanzitutto, l’aiuto dall’Unione Europea, che è un passo molto importante, altrimenti la Grecia sarà ufficialmente in bancarotta. Poi, siccome non abbiamo una moneta nazionale, che non possiamo svalutare, ma l’euro, non possiamo fare molte cose. Una mia idea è che si diminuiscano le tasse per costruire industrie e dare nuovi posti di lavoro. Poi, la cosa più importante è la nostra responsabilità come cittadini di cambiare la nostra mentalità e di diventare quello che la nostra storia ci impone: un Paese serio.
D. – Come vedi il tuo futuro in Grecia?
R. – Personalmente non lo so, ma se non riusciremo noi, a livello europeo, a risolvere questi problemi, non solo di economia, ma anche di solidarietà - perché ora siamo noi, ma poi magari seguirà il Portogallo, la Spagna e magari anche l’Italia - credo che poi ci saranno ulteriori problemi. L’unica cosa che è rimasta è la speranza per un futuro migliore. E ti giuro che, malgrado tutto questo, sono ancora fiero di essere greco e sono sicuro che tutti questi sacrifici che dovrà fare il popolo greco non saranno invano.
Domani la Supplica di Pompei guidata dal cardinale Vallini
◊ Domani mattina decine di migliaia di fedeli, com’è tradizione da oltre un secolo, si raduneranno presso il Santuario della Madonna del Rosario di Pompei per la recita, a mezzogiorno, della Supplica a Maria. Quest’anno la Supplica sarà guidata dal cardinale Agostino Vallini, vicario del Papa per la diocesi di Roma. La preghiera, scritta dal fondatore del Santuario, il Beato Bartolo Longo, nel 1883, affida a Maria, Regina delle Vittorie, i dolori e le speranze di tutta l’umanità. Sulla figura di questo Beato e del suo amore per la Madre di Dio ascoltiamo l’arcivescovo prelato di Pompei, Carlo Liberati, intervistato da Carla Ferraro:
R. – Pompei non esisteva. Come è nata? E’ nata intorno ad un genio laico, un cattolico che si era smarrito: Bartolo Longo si era smarrito negli anni della giovinezza e attraverso l’amicizia di sacerdoti santi e anche di famiglie nobili napoletane che l’hanno ospitato gratuitamente, che l’hanno aiutato. Bartolo Longo ebbe questa intuizione, che bisognava salvare la vita alla società e proiettarsi verso il futuro con il genio della carità cristiana. Quando nel 1872 là, nella campagna, mentre lui faceva il fattore – gli avevano trovato un posto per farlo vivere, gli amici che l’avevano salvato, sacerdoti e laici, l’avevano recuperato dall’ateismo – ebbe questa intuizione: non sappiamo se gli è apparsa la Madonna, se gli ha parlato nel cuore, se ha sentito la voce dello Spirito Santo … sta di fatto che si mise in ginocchio e, folgorato dalla grazia, sentì questa voce: “Recita il Rosario e sarai salvo. Chiunque reciterà il Rosario non si perderà!”. E da lì è partito, pieno di Spirito Santo e di Grazia di Dio, e la Valle immalinconita, non amata da nessuno si riempì, dopo il 1875, delle opere di carità: gli orfanotrofi per i figli e le figlie dei carcerati, per gli orfani di tutte le guerre e per gli abbandonati dalle famiglie, per i bambini soli, per i ragazzi di strada … Questo è nato nel nome della carità, perché abbiamo trovato educatori che hanno insegnato ai ragazzi e alle ragazze a vivere …
I vescovi brasiliani in assemblea generale per rilanciare il dinamismo missionario
◊ Prosegue a Brasilia l’assemblea generale dei vescovi del Brasile in programma fino al prossimo 13 maggio. La riunione è incentrata sul tema “Discepoli e servitori della Parola di Dio: la Missione della Chiesa nel mondo”. All’assemblea prendono parte circa 300 vescovi. Ascoltiamo mons. Fernando José Monteiro Guimarães, vescovo di Garanhuns, intervistato da Silvonei Jose Protz:
R. – Siamo chiamati ad essere una Chiesa di discepoli e missionari. La grande missione continentale, che l’incontro di Aparecida ha lanciato in tutto il Continente, fa sì che tutte le Chiese esistenti nelle Nazioni debbano essere missionarie, debbano risvegliare il loro dinamismo specificamente apostolico e missionario. Il tema centrale dell’assemblea dei vescovi brasiliani, quest’anno, è appunto una riflessione che, a partire dall’evento della Parola rivelatrice di Dio, che è Gesù Cristo, possiamo rilanciare le nostre Chiese, le nostre diocesi, tutte le nostre comunità in una dinamica evangelizzatrice missionaria. Possiamo soltanto vivere una dinamica missionaria nella misura in cui la Parola, la Parola vivente che è lo stesso Cristo Gesù e la sua Parola che è arrivata a noi nelle Sacre Scritture, siano il centro stesso della nostra spiritualità e della nostra presenza cristiana nel mondo.
Conferenza all'Angelicum sul dialogo interreligioso
◊ Un appuntamento intenso, quello che si è tenuto mercoledì scorso all'Angelicum di Roma, dove una giovane teologa musulmana anglo-pakistana, Mona Siddiqui, direttrice del “Center for the Study of Islam” dell'università di Glasgow, una delle voci più autorevoli nei circoli accademici islamici, ha proposto un modo nuovo per l’islam di guardare all’ebraismo e al cristianesimo, in occasione della terza conferenza annuale sul dialogo tra le religioni della Pontificia Università San Tommaso d'Aquino. C’era per noi Claudia Di Lorenzi:
Una teologia islamica fondata sul concetto di “compassione” che favorisce l’incontro e il dialogo fra le religioni monoteiste: da qui muove l’intervento della teologa musulmana Mona Siddiqui, che all’Angelicum ha lanciato la proposta di una teologia islamica che valorizza il pluralismo e la diversità che – dice la studiosa – sono “volontà di Dio”, quell’unico Dio a cui, seppur in forme differenti, cristiani, ebrei e musulmani si rivolgono. “L’unitarietà e la diversità dell’umanità – spiega – sono temi che coesistono nel Corano” e possono essere interpretati sia in senso inclusivista che esclusivista, e proprio da questa scelta dipende la possibilità del dialogo e di una convivenza pacifica fra popoli di fedi diverse, giacché – sottolinea Mona Siddiqui - la vera sfida del pluralismo è “convivere nella quotidianità, traducendo la teologia nella vita pratica”:
“ People already have cooperation on a social level…
Le persone già cooperano a livello sociale ed ecco perché è importante che capiscano le implicazioni di essere aperti, di un vero pluralismo, che ci richiede di pensare alle famiglie che stiamo crescendo, che ci impone di pensare alle nuove generazioni, perché non finiscano con il vivere in comunità emarginate”.
Un impegno al dialogo e alla cooperazione che coinvolge sempre più anche i musulmani:
“I was born in Pakistan, I was raised…
Sono nata in Pakistan e sono cresciuta nel Regno Unito, ma conosco la situazione delle minoranze religiose nei Paesi musulmani e penso che ci sia davvero un problema lì e penso che la percezione di molte persone sia quella secondo la quale le comunità musulmane richiedono tolleranza quando vivono all’estero, ma non la possono dare quando vivono in patria. Penso che molti di noi stanno cercando di dissociarsi da quel tipo di visione dell’islam. Quindi, alcuni di questi messaggi sono messaggi molto semplici, ma devono essere ripetuti. E uno di questi è: come si può dare e ricevere in uno spirito di generosità?”.
Ma qualunque forma di dialogo – prosegue – si fonda sull’umiltà e la volontà di venirsi incontro, come pure, aggiunge il rabbino Jack Bemporad, direttore in New Jersey di un Centro per la Comprensione Interreligiosa – sulla ricerca della Verità:
“Io credo che la conoscenza sia essenziale. E questo proprio per le difficoltà che nel passato facevano dire: 'questa è la mia religione e solo noi abbiamo tutte le cose che sono buone'. Il Concilio Vaticano II ha cambiato completamente questo modo di vedere, dicendo che è necessario capire e rispettare l’altro per la rappresentazione che dà di se stesso. Questo lo dovrebbero fare anche le altre religioni”.
L’idea della comune radice in Dio – conclude Mona Siddiqui - scardina il concetto di “infedele” e i presupposti che alimentano guerre e conflitti interreligiosi. Anche se – precisa la teologa musulmana – il dialogo deve trovare sostegno nella volontà politica per sortire un reale cambiamento, altrimenti “rimane un nobile esercizio con un limitato effetto riconciliatorio”.
"Ars Amoris", musica e parole ispirate al Curato d'Ars: l'intervento del cardinale Grocholewski
◊ “Nessuna difficoltà ha potuto frenarlo, perché egli non poggiava su di sè, ma su Dio”. Con queste parole il cardinale Zenon Grocholewski, Prefetto della Congregazione per l’Educazione Cattolica, ha definito la “straordinaria vicenda” del Santo Curato d’Ars, al termine del ConcerTheatre “Ars Amoris – l’Amore che viene da Ars”, presentato a Roma, ieri, nell’Aula Magna della Pontificia Università Lateranense, in preparazione alla conclusione dell'Anno Sacerdotale. Il porporato ha quindi messo in luce “le “cattedre” dalle quali San Giovanni Maria Vianney apprendeva l’Ars Amoris: l’altare, il tabernacolo e il confessionale. Rivolgendosi agli studenti dei Collegi Romani ha poi concluso: "Qui a Roma si studia, ci si specializza, si fanno ricerche e si elabora. Ma soprattutto si tratta di andare alle radici della vita cristiana: l’arte di amare Dio e di amare gli uomini tutti". E ha citato Benedetto XVI al momento dell’apertura dell'anno dedicato ai sacerdoti: "Per essere ministri al servizio del Vangelo, è certamente utile e necessario lo studio con un’accurata e permanente formazione teologica e pastorale, ma è ancor più necessaria quella 'scienza dell’amore' che si apprende solo nel 'cuore a cuore' con Cristo". Ma che tipo di opera è “Ars Amoris”? Adriana Masotti lo ha chiesto a Maffino Redi Maghenzani, sacerdote focolarino, regista e ideatore dello spettacolo che sarà replicato nei prossimi mesi in diverse località:
R. – Noi parliamo di “ConcerTheatre”, cioè un concerto teatrale e un teatro musicale, dove la parola e la musica non si sommano, non si schiacciano, ma si esaltano l’un l’altra, proprio come in un connubio in cui vediamo come ognuna di queste due espressioni sia potenziata.
D. – Quali sono gli aspetti del Santo Curato d’Ars che vengono maggiormente in rilievo da quest’opera?
R. – Il Curato d’Ars vive nell’epoca della Rivoluzione francese e quindi in un’epoca di grave difficoltà per la Chiesa. Lui esprime – ecco il titolo “Ars Amoris” – una misura d’amore così grande, con la quale sa reagire e anche controbattere le sfide del tempo, e vincerle: dopo nove anni che era ad Ars si presentano da lui per la confessione venti persone al giorno; dopo 12 anni, trenta persone, quaranta persone e arriviamo a 300 persone; in un anno, 80 mila persone. La gente diceva: “Andiamo a vedere Dio in un uomo!”. Un uomo che dice: “Se Dio avesse trovato uno più indegno e più ignorante di me, lo avrebbe scelto”. Quello che me l’ha reso vicino è questa sua contemporaneità. E’ un uomo che ha vissuto in se stesso una profonda contraddizione; addirittura lui rivela, ad un certo punto, che la sua tentazione maggiore era la disperazione: la disperazione di sentire il divario tra il suo ideale e ciò che era. Gli sembrava che la gente lo seguisse e allora diceva: “Se la gente mi segue, io li sto ingannando: sono un ipocrita!”. Questa contraddizione se l’è trascinata tutta la vita, così come il suo desiderio di fuggire da Ars. E poi, a tutti comunicava il suo amore per Dio, il suo amore per il prossimo. C’è una scena intensa dello spettacolo dove lui si ferma, guarda il pubblico e dopo aver parlato dell’amore di Dio e del prossimo, ripete tre volte:“è tutto qui!, è tutto qui!, è tutto qui!”.
D. – Il Curato d’Ars ha qualcosa da dire non solo ai sacerdoti, ai quali viene presentato in quest’anno particolare come modello, ma anche ai laici, a tutti gli uomini e alle donne …
R. – Io penso che abbia da dire anche qualcosa a chi non si riconosce in una fede religiosa, perché l’amore è qualcosa di profondamente umano e di profondamente universale. Per questo noi abbiamo voluto accentuare questo aspetto.
D. – Qual è il messaggio che voi vi augurate rimanga?
R. – Quello che ci stupisce è constatare come il Curato d’Ars diventi prima, vicino al cuore e all’anima di ciascuno diventando amico e lasci poi– e questo ce l’hanno detto le migliaia di persone che ormai hanno visto lo spettacolo – un anelito di santità. Si sono espressi così vescovi, sacerdoti, religiosi, laici, adulti, bambini, ragazzi … Si sono espressi così al termine dello spettacolo. Un anelito di santità che nasce dentro, il senso che forse la vera nostalgia che dobbiamo avere è la nostalgia della santità.
"Il cuore parla al cuore" è il motto del viaggio di Benedetto XVI in Gran Bretagna
◊ “Il cuore parla al cuore”: è questo il motto scelto per la visita di Benedetto XVI in Gran Bretagna, che si svolgerà dal 16 al 19 settembre prossimi. "Il cuore parla al cuore è una scelta appropriata per questa visita papale, visto che l'ultimo giorno del suo viaggio apostolico il Santo Padre beatificherà il cardinale John Henri Newman, il teologo vittoriano più amato": così in un comunicato riportato dalla Zenit e pubblicato sulla pagina web dedicata a questa visita storica (www.thepapalvisit.org.uk/). Le parole che il cardinale Newman scelse per il suo stemma quando divenne porporato nel 1879, sono in realtà di San Francesco di Sales, vescovo francese, al quale era molto devoto. Questa definizione, trasformata ora nel motto della visita papale, dice molto sulla concezione dell'essere umano che aveva il cardinale, convinto che la vera comunicazione tra le persone andava al di là dell'intelligenza e si raggiungeva dal proprio cuore a quello degli altri. In un sermone anglicano, scrisse: “L'eloquenza e l'ingegno, l'astuzia e la destrezza difendono bene una causa e la diffondono rapidamente, ma muore con loro. Non ha radici nel cuore degli uomini e non vive oltre una generazione". "La verità, invece, parla dal centro della persona, dal suo cuore", sosteneva Newman, che avrebbe scritto: “Attraverso un cuore sveglio tra i morti e mediante affetti forgiati in cielo, possiamo davvero testimoniare che Cristo vive”. Per l'ecclesiastico inglese, Cristo parla dal cuore. Intanto, per preparare la visita del Papa nel Regno Unito, la Conferenza Episcopale di Inghilterra e Galles ha chiesto ai cattolici di coinvolgersi attivamente, con preghiere e contributi economici. Il 23 maggio, Festa di Pentecoste, in tutte le parrocchie di Scozia, Inghilterra e Galles si eleveranno preghiere e si svolgerà una colletta speciale per il viaggio apostolico. Nelle Messe verranno distribuiti cartoncini con una preghiera per la visita del Papa, come si legge in un comunicato della Conferenza Episcopale, pubblicato questo mercoledì. Il denaro che verrà raccolto nella colletta speciale di quel giorno aiuterà a pagare i costi della visita a carico della Chiesa, attualmente stimati intorno agli 8.200.000 euro, dei quali sono già stati ottenuti più di 3 milioni e mezzo. Le spese collegate agli aspetti statali della visita verranno pagate dal governo, mentre quelle a carico della Chiesa consistono principalmente nei costi di organizzazione dei tre maggiori incontri pubblici pastorali: in Scozia, a Londra e nelle West Midlands. L'arcivescovo Vincent Nichols, primate della Chiesa cattolica d'Inghilterra e Galles, ha esortato tutta la comunità cattolica a pregare perché questa visita “serva per accendere una nuova vitalità spirituale, una messa in discussione del cuore di tanti nella nostra società che possono non avere alcuna affiliazione religiosa, ma stanno in qualche modo cercando un significato più profondo e un obiettivo per la propria vita”. (M.G.)
Mons. Mamberti inaugurerà la X Settimana Sociale a Cuba
◊ La Commissione Giustizia e Pace dell’Episcopato cubano, sotto la presidenza del vescovo di Holguìin, mons. Emilio Aranguren, ha annunciato ieri che tra il 16 e il 20 giugno si terrà la X Settimana Sociale i cui lavori, saranno aperti all’Avana da mons. Dominique Mamberti, Segretario per rapporti con gli Stati. Il presule aprirà i lavori con un suo intervento presso l’Aula della prestigiosa Università di L’Avana, dove in passato hanno parlato Giovanni Paolo II e il cardinale Tarcisio Bertone, Segretario di Stato, dedicato al tema dello “Stato e la Laicità”, argomento - si legge nel comunicato della Chiesa cubana - “di grande trascendenza e attualità nei dibattiti sociali contemporanei”. Da osservare che Cuba e la Sede Apostolica in questo 2010 ricordano i 75 anni di rapporti diplomatici ininterrotti, stabiliti sotto il pontificato di Pio XI. E', dunque, probabile che questa sia anche una materia che sarà inclusa nelle discussioni e nelle riflessioni dei partecipanti alla Settimana Sociale che - in quattro sezioni - analizzerà diversi aspetti dell’odierna realtà cubana. Il comunicato, in merito a queste sezioni di lavoro, spiega che si parlerà della presenza pubblica e i compiti pastorali della Chiesa cattolica a Cuba; del bisogno di dialogo e riconciliazione tra i cubani; delle sfide dell’economia nazionale e, infine, delle complessità attuali della società cubana e dell'incidenza del lavoro pastorale in questa realtà. Alla X Settimana Sociale cubana prenderanno parte delegati di tutte le diocesi e numerosi intellettuali ed esperti cubani residenti nel Paese e proveniente anche dall’estero. La Settimana sociale cubana è uno dei frutti più pregevoli dell'’Incontro Nazionale Ecclesiale Cubano (ENEC), che ha avuto luogo nel febbraio del 1986, dopo un'approfondita preparazione ecclesiale durata cinque anni. Due anni dopo, nel 1988, nel corso della visita ad Limina dei presuli cubani, Giovanni Paolo II osservò: “Questo avvenimento ecclesiale ha significato certamente un passo importante nella vita cristiana di questa nazione” poiché “mentre stabiliva un dialogo rispettoso con la cultura e le realtà sociali, lanciava un vigoroso appello all'evangelizzazione. È stato un “porsi in cammino”, guidati dalla forza dello Spirito. Questo è stato possibile “a partire da una profonda presa di coscienza e dall’ineludibile impegno di seguire Cristo nella vita di tutti i giorni”. Il comunicato della Chiesa cubana, ricordando che in quest’occasione ci saranno per la prima volta ospiti non cattolici, “auspica che il lavoro della Settimana sia un contributo al dialogo tra i cubani, unica via per costruire un futuro nazionale equilibrato”. (A cura di Luis Badilla)
Aperto a Lourdes il Congresso Mondiale dei Medici Cattolici
◊ Ha preso avvio ieri a Lourdes il XXIII Congresso Mondiale FIAMC che raccoglie al suo interno le Associazioni dei Medici Cattolici presenti nei diversi Paesi del globo. La quattro giorni di lavori, che si concluderà domenica prossima con la Celebrazione della Messa Internazionale presso la Basilica San Pio X, è stata aperta dai saluti di Jose Maria Simon-Castelvi presidente FIAMC e da mons. Jacques Perrier, vescovo di Tarbes e Lourdes, e da mons. Michel Guyard, vescovo di Havre e incaricato per la Pastorale della Salute in Francia. Nel suo intervento mons. Zygmunt Zimowki, presidente del Consiglio Pontificio per la Pastorale della Salute, ha ricordato in apertura che “la cura pastorale degli infermi consiste nell’assistenza spirituale e religiosa ed essa è un diritto fondamentale del malato e un dovere della Chiesa”. Inoltre mons. Zimowski ha richiamato i medici cattolici a una necessaria interazione tra dimensione fisica, psichica e spirituale della persona quale dovere di testimonianza della propria fede. La preparazione professionale - ha detto - è sì importante, ma non può bastare. Accanto ad essa occorre necessariamente contemperare un necessario bisogno di umanità, di attenzione del cuore. Gli esempi cui ispirarsi nella professione di medici cattolici non mancano. Per questo mons. Zimowski ha voluto ricordare e indicare ai presenti quali fulgidi esempi San Giuseppe Moscati e San Riccardo Pampuri, la Beata Gianna Beretta Molla e il prof. Jèrôme Lejeune, “un degno figlio della Chiesa francese”, ha detto. Concludendo il suo intervento, mons. Zimowski ha sottolineato che sono “i medici cattolici coloro i quali possono rappresentare il vero volto della cura e della speranza”. Proprio in questo anno 2010 il Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari celebra il 25.mo della sua istituzione. Il Congresso Mondiale dei Medici Cattolici si intreccia necessariamente con la vita del Santuario mariano, come é avvenuto in serata con la folta partecipazione alla processione "aux flambeaux", la suggestiva processione con le candele. La giornata di oggi si è aperta con la celebrazione della Messa alla Grotta delle Apparizioni presieduta sempre da mons. Zimowski. Nel corso dell’omelia egli ha ricordato come i partecipanti al Congresso dei medici cattolici siano venuti ad attingere alla fonte abbondante della fede che si sprigiona dal Santuario mariano: in questi luoghi, ove terra e cielo si sono incontrati. Il presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari ha richiamato tra l’altro all’autentico significato delle apparizioni, secondo il celebre studioso della vita di Bernadette e del Santuario padre René Laurentin: povertà, preghiera, penitenza e quindi conversione. La fede - e qui in questi luoghi è chiaro più che mai - è cammino, pellegrinaggio. In questi tempi sorge sempre più forte una rinnovata richiesta di preghiera, di spiritualità, il cui invito riguarda anche in particolar modo i medici cattolici. La sorgente dell’acqua di Lourdes è per mons Zimowski strumento per riempire le nostre cisterne screpolate. Al termine della sua omelia il presule ha invitato fortemente i medici cattolici presenti a testimoniare con forza il Vangelo a tutti coloro che hanno sete di verità e amore. Il tutto facendo il bene del prossimo e testimoniando che Dio è amore con l’aiuto di Maria. La prima sessione dei lavori, dedicata al tema Dio Creatore, ha visto - tra gli altri relatori - il dottor Patrick Theillier, già responsabile del Bureau Medical di Lourdes; di mons. Pascal Ide, membro della Congregazione per l’Educazione Cattolica; mons. Tony Anatrella consultore del Consiglio Pontificio per la Famiglia e del Consiglio Pontificio della Pastorale della Salute; e, di padre François Euve, decano della Facoltà di Teologia del Centro Sèvres di Parigi. (A cura di Edoardo Caprino)
La Fao: sostenere i piccoli produttori per vincere la fame in Africa
◊ In Africa sub-sahariana, dal 2009 ad oggi sono più di 265 milioni le persone vittime della malnutrizione e circa il 30% dell’intera popolazione soffre la fame. A lanciare l’allarme è il direttore generale della Fao, Jacques Diouf, nel suo intervento alla C,onferenza regionale dell’organismo dell’Onu, in corso a Luanda, capitale dell’Angola. Diouf – citato dalla Misna - ha, quindi, esortato la Comunità internazione a mantenere gli impegni assunti per far fronte alla situazione di insicurezza alimentare del continente e ha poi sottolineato che, nonostante i suoi gravi effetti negativi, la recente crisi economica internazionale ha contribuito a mettere “l’agricoltura e la sicurezza alimentare al centro delle politiche di sviluppo nazionali di molti Paesi dell’Africa e dei programmi regionali, consentendo di guardare al prossimo decennio con maggiore ottimismo”. L’agricoltura in Africa, secondo il direttore della Fao, deve fronteggiare molteplici sfide, dalla mancanza di accesso all’acqua e ai moderni mezzi di produzione fino alla scarsità di infrastrutture rurali. “Al fine di assicurare una produzione alimentare sostenibile - ha proseguito Diouf - ed ottenere la sicurezza alimentare, l’agricoltura deve riuscire a realizzare tassi di crescita rilevanti nei prossimi quattro decenni. Questo nuovo ordine di priorità può essere occasione per sostenere i piccoli produttori e rafforzare l’agricoltura familiare”. (M.G.)
Paesi africani in prima linea per il disarmo nucleare
◊ “Il Gruppo africano chiede l'eliminazione completa, universale, verificabile e irreversibile degli armamenti nucleari come previsto dal Trattato di non proliferazione delle armi nucleari”: così il ministro degli esteri della Nigeria, Odein Ajumogobia, nel suo intervento alla Conferenza di Esame del Trattato di non proliferazione delle armi nucleari, in corso a New York fino al 28 maggio. Il capo della diplomazia nigeriana, citato dalla Misna, ha chiesto di "rispettare tutti gli impegni presi nell'ambito del Trattato di non proliferazione, di aderire al processo di revisione del trattato e di evitare di dotarsi di nuove armi". D'altra parte nell'ambito della cooperazione internazionale, Ajumogobia ha difeso il diritto dei Paesi del Sud del mondo a sviluppare la tecnologia nucleare destinata ad un uso pacifico: terzo pilastro del Tnp, definito di "importanza vitale" per nazioni desiderose di rafforzare la propria produzione di elettricità e per altri utilizzi civili. Infine ha sollecitato maggiore protezione per tutti i Paesi non nucleari - come la stessa Nigeria - di fronte alla minaccia crescente di nuovi ordigni. A nome del Gruppo africano è intervenuto anche l'ambasciatore del Camerun, Tommo Monthe, che ha chiamato tutti gli Stati membri delle Nazioni Unite a dare prova di "volontà politica, flessibilità e profonda consapevolezza" della posta in gioco per giungere a risultati concreti durante i lavori che si protrarranno fino alla fine del mese. Ai Paesi che possiedono il nucleare, Monthe ha chiesto di "non ricorrere a quelle armi, in nessuna circostanza e di minimizzare i rischi che vengano utilizzate fino alla loro definitiva eliminazione"; inoltre, ha sottolineato, vanno banditi tutti test nucleari come "passo avanti concreto e consapevole verso il disarmo". Il portavoce del Gruppo africano ha riaffermato che l'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea) "è l'unica autorità competente per verificare l'effettivo rispetto degli obblighi che derivano dai trattati". Con la sua entrata in vigore lo scorso 15 Luglio, il Trattato di Pelindaba fa dell’Africa e delle sue isole una zona dove le armi nucleari sono ufficialmente bandite. Firmato al Cairo nel 1996, il Trattato ha come obiettivo la denuclearizzazione del continente proibendo la produzione, lo stoccaggio, l’acquisto, il possesso e l’uso delle armi nucleari. Sullo stesso modello, il Gruppo africano preme per "l'istituzione urgente di una zona denuclearizzata in Medio Oriente", come previsto da una risoluzione varata 15 anni fa e mai applicata. Visto che negli ultimi anni in Africa si tende sempre più a utilizzare materiali radioattivi nelle attività di sviluppo socio-economico, dal settore del petrolio a quelli della sanità e dell’agricoltura, Monthe ha sollecitato lo scambio di conoscenze e attrezzature da parte dei paesi sviluppati a favore del Sud del mondo. (M.G.)
Fatebenefratelli in Togo premiati dall'Organizzazione Mondiale della Sanità
◊ L’Ordine dei Fatebenefratelli ad Afagnan, in Togo, si è aggiudicato l’edizione 2010 del Premio di “Ambasciatore della Salute”, organizzato dall’Organizzazione Mondiale della Sanità. Il riconoscimento è stato consegnato il primo maggio a Fra Pascal Ahodegnon, direttore generale e medico dell’Ospedale Saint Jean de Dieu, per il lavoro che svolge nel nosocomio togolese a favore delle popolazioni disagiate. Fra Pascal ha ringraziato, sottolineando che il Premio è il frutto del lavoro di tutti: “L’Ospedale è diventato Ambasciatore della Salute, perché lavoriamo tutti e insieme siamo i veri promotori. Giorno e notte corriamo senza stancarci per alleviare la sofferenza delle popolazioni. Sosteneteci in questa lotta quotidiana a favore dei poveri malati e bisognosi del Togo”. L'Organizzazione Mondiale della Sanità ha voluto dedicare il Premio 2010 al problema dell'urbanizzazione: “1.000 cities, 1.000 lives" lo slogan. Attraverso l’iniziativa l'Oms ha inteso sensibilizzare “mille città”, al fine di migliorare la qualità della vita urbana attraverso l'allestimento di forum di discussione sulla salute e l'avvio di campagne specifiche per l'utilizzo degli spazi pubblici. Lo stesso progetto si è proposto l’obiettivo di rintracciare 1.000 storie di “campioni di salute urbani” che si siano distinti attraverso attività e iniziative volte al miglioramento della salute nelle proprie città. (M.G.)
Insieme per la vita: da Berlino a Roma contro il morbo di Batten
◊ Aiutare i bambini affetti da ceroidolipofuscinosi neuronale giovanile (NCL o morbo di Batten), una malattia genetica metabolica, il cui esordio è tra i 5 e i 10 anni. È questo il nobile scopo che anima i 24 ultramaratoneti partiti il 2 maggio scorso dal Charitéplatz di Berlino per arrivare domenica 9 maggio alle ore 11.00 all’Ospedale Pediatrico Bambino Gesù di Roma, dopo una marcia di 1.900 chilometri attraverso le Alpi. Gli atleti arriveranno nella capitale dopo aver corso dalla Germania all’Italia, passando per l’Austria. I bambini che sono affetti da ceroidolipofuscinosi perdono progressivamente la capacità di vedere, comunicare e camminare, soffrono di attacchi epilettici e di ritardo mentale. Si tratta di una malattia rara, inesorabilmente progressiva e - allo stato attuale della ricerca - non curabile (i bambini muoiono entro 10-15 anni). Nel mondo ne sono affette “solo” 50.000 persone: un numero non sufficientemente alto da indurre le industrie farmaceutiche a finanziarne la ricerca scientifica. (M.G.)
Incontro promosso dalla Pastorale universitaria di Roma su "I giovani e le attese di benessere”
◊ “Le aspettative di benessere dei giovani, devono essere il più possibile modulate dall’ottimismo, che genera la percezione positiva degli eventi e, quindi, sostiene efficacemente l’esperienza di vita dei ragazzi”. Cosi ieri sera a Roma, presso il Teatro Argentina, Accursio Gennaro, docente di psicologia alla Sapienza Università di Roma, ha aperto l’incontro “I giovani e le attese di benessere”, organizzato dall’ufficio diocesano di Pastorale Universitaria e dagli studenti dei Collegi universitari di Roma. “Naturalmente - ha spiegato il prof. Gennaro - fondamentale per questi ragazzi è l’apporto della famiglia e dei contesti in cui essi abitualmente vivono, per generare una base sicura su cui si può innestare lo sviluppo della loro identità”. Alla serata ha partecipato anche l’attrice Claudia Koll, che ha raccontato ai presenti il suo cammino di fede, iniziato in un momento molto buio della sua vita e che l’ha condotta sempre più attraverso i sentieri luminosi della fede. “La mia vita è totalmente cambiata da quando mi sono affidata completamente al Signore - ha raccontato l’attrice - è Lui che mi dà la forza e la capacità di amare il prossimo in maniera autentica. Abbiate fiducia in Cristo, Egli guiderà anche la vostra vita nella giusta direzione”. L’incontro è stato concluso da mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’ufficio di Pastorale Universitaria, che ha invitato i ragazzi a non scoraggiarsi di fronte alle difficoltà e a mettere sempre al centro della loro vita la ricerca della verità, guardandola però attraverso gli occhi della fede. (A cura di Marina Tomarro)
Incontri sulla Sindone nella chiesa di Santa Marta a Roma
◊ Conoscere un reperto di indiscussa valenza storica e spirituale attraverso il contributo di scienziati ed esperti di fama internazionale. È quanto propone una serie di quattro incontri sulla Sacra Sindone che si svolgeranno a Roma a partire da oggi, e il 12, il 19 e il 31 maggio, alle 17.30, nella Chiesa di Santa Marta (Piazza del Collegio Romano, 5). L’iniziativa, promossa dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e l'Associazione culturale del Caravita Sindonis Cultores, con il patrocinio del Centro internazionale di Sindonologia, si tiene in concomitanza con l'Ostensione del Sacro Telo a Torino. Il comunicato dei promotori - citato dalla Zenit - ricorda che in queste ultime settimane "Torino è divenuta il baricentro verso il quale stanno convergendo e convergeranno almeno un milione e mezzo di pellegrini, tutti ad ammirare quella che è stata definita la più importante reliquia della cristianità". "Storici, medici, giornalisti, fisici, biblisti, grazie anche alla proiezione di film e documentari – spiega ancora la nota - accompagneranno il pubblico alla scoperta di un telo che rappresenta un mistero a tutt'oggi irrisolto e - come sostenne Giovanni Paolo II nel 1998 - 'una provocazione per l'intelligenza'". L'esposizione di una copia fotografica dell'immagine ufficiale della Sindone a dimensione naturale permetterà "di ricreare la suggestione che si vive durante la visita all'originale". L'Associazione culturale del Caravita Sindonis Cultores svolge un'intensa attività di studio e pubblicazione, consultabile sul sito www.sindonologia.it, nel quale propone, oltre a numerose schede e informazioni sulla Sindone, alcune conferenze di carattere scientifico e teologico tenute da alcuni tra più importanti esperti del settore che si sono succeduti al Centro di Sindonologia del Caravita negli ultimi vent'anni, come Luigi Gonella, Giovanni Riggi Di Numana, mons. Giulio Ricci, Dimitri Koutnesov e monsignor Rino Fisichella. Gli utenti vi potranno trovare, inoltre, tutti i numeri in versione pdf della rivista "Il Telo". Oggi verrà presentato ed affrontato da Gianmaria Zaccone, storico e Direttore del Museo della Sindone il tema "Storia e preistoria della Sindone", e verrà proiettato il film-documentario "La Sindone, il segno del nostro tempo", di Alberto Di Giglio. Mercoledì 12 maggio, Pierluigi Baima Bollone, medico legale dell'Università di Torino, interverrà sul tema "L'uomo della Sindone". Seguirà la prolusione di Nello Balossino, eidomatico e docente di Informatica presso l'Università di Torino su "Storia di un'immagine"; Mercoledì 19 maggio ci sarà la presentazione del film "Sindone: Passio Christi, Passio Hominis" di David Rolfe, vincitore dell'Academy Awards. Il regista sarà presente all'evento. Interverranno Giuseppe De Carli, vaticanista Rai-Vaticano, e il giornalista Saverio Gaeta. Lunedì 31 maggio, infine, verranno presentati due libri: "Il caso Sindone non è chiuso", con gli autori Bruno Barberis, fisico matematico e presidente del Centro Internazionale di Sindonologia di Torino, e Massimo Boccaletti, giornalista; e "Davanti alla Sindone", con l'autore Giuseppe Ghiberti, biblista. Il coordinamento e l'organizzazione sono di Alberto Di Giglio. (M.G.)
Myanmar: il regime scioglie il partito di Aung San Suu Kyi
◊ In Myanmar, la Lega Nazionale per la Democrazia (Lnd), all'opposizione, è stato sciolto dal regime militare per non aver escluso dalle sue liste la sua leader, il Premio Nobel per la Pace Aung San Suu Kyi, in quanto condannata e agli arresti domiciliari. Una parte della disciolta Lega avrebbe comunque deciso di partecipare alle prossime elezioni legislative creando una nuova formazione politica. Alcuni osservatori parlano di una spaccatura all’interno dell’opposizione democratica, dopo anni di lotta unitaria. Salvatore Sabatino ha parlato della situazione politica nel Paese asiatico con Marzia Casolari, docente di Storia dell’Asia all’Università di Perugia-Terni:
R. – Abbiamo sempre sostenuto che il problema vero della Birmania è l’opposizione, cioè è la forza che l’opposizione ha, o meglio, la forza che l’opposizione ha perso dalla metà degli anni Novanta ad oggi. In realtà, credo che quello che è successo anche ieri con lo scioglimento della National League for Democracy rappresenti un processo di spaccatura all’interno del partito. Tuttavia, i partiti che si stanno presentando alle elezioni in questo momento in Birmania sono diversi. In realtà, quindi, pur in condizioni di estrema difficoltà politica, la società civile birmana si muove.
D. – Questo estremo dinamismo nella vita politica del Myanmar secondo lei potrà portare, dopo le elezioni, alla sconfitta della giunta militare al potere?
R. – Potrebbe verificarsi una sconfitta politica, però bisogna vedere cosa accade successivamente, nel senso che magari si può affermare, effettivamente – come è accaduto nel 1990 con la National League for Democracy – un partito o una coalizione di partiti. Bisogna vedere quale sarà l’atteggiamento della giunta militare.
D. – Aung San Suu Kyi, che ha trascorso – lo ricordiamo – 14 degli ultimi 20 anni agli arresti domiciliari con varie accuse, è stata inoltre esclusa dalla guida del Paese dopo le elezioni del 1990, vinte a larga maggioranza dalla sua Lega nazionale per la democrazia. Ora, secondo lei, cosa sarà di lei? Cosa possiamo prevedere?
R. – Lei ha dichiarato che comunque non abbandonerà il popolo e il partito funzionerà in maniera diversa. Si dedicherà ad attività tra cui anche il lavoro sociale: un lavoro più vicino alla società civile, alla popolazione.
Sale la tensione a Kathmandu paralizzata dallo sciopero dei maoisti
È salita la tensione a Kathmandu paralizzata da sei giorni per lo sciopero indetto dall'opposizione maoista contro il governo guidato dal primo ministro Madhav Kumar. Secondo quando riferiscono i media nepalesi, circa 20 mila commercianti, albergatori e semplici cittadini sono scesi in strada per protestare contro il blocco commerciale che sta mettendo la capitale nepalese in ginocchio. I maoisti hanno cercato di impedire i cortei dei dimostranti in diverse parti della città. La polizia è intervenuta con gas lacrimogeni per riportare l'ordine. Secondo fonti di stampa, diversi maoisti sono stati feriti negli scontri. La marcia è stata organizzata da una quarantina di associazioni di categoria per chiedere la fine dello sciopero che ha pesanti conseguenze sull'industria turistica. Fino a pochi giorni fa, i maoisti avevavo vietato anche le biciclette, costringendo la gente ad andare a piedi. Gli unici mezzi a circolare sono gli autobus degli hotel a cinque stelle che fanno la navetta con l'aeroporto che continua a funzionare regolarmente. Secondo quanto racconta un'italiana, che abita in Nepal da oltre 20 anni, “la presenza dei maoisti è massiccia".
Marea nera verso le Isole Chandeleur, mentre si aspetta la cupola anti-greggio
La macchia di petrolio nel Golfo del Messico sta inquinando le Isole Chandeleur, al largo della Louisiana. La notizia giunge nel giorno dell’arrivo della cupola, la gigantesca struttura in cemento e acciaio anti-greggio. La situazione della marea nera per la fuoriuscita del greggio nel Golfo del Messico è in evoluzione, e c'è il rischio che ''diventi un disastro senza precedenti''. È quanto ha detto Janet Napolitano, ministro alla Sicurezza interna americana.
Terremoto in Indonesia del nord
Un terremoto di magnitudo 6 ha colpito Sulawesi, nel nord dell'Indonesia. Non sono stati per ora registrati danni o vittime.
Morti due soldati dell’Isaf in Afghanistan
Sono morti due soldati dell’Isaf, nelle ultime 24 ore, nel sud e nell'est dell’Afghanistan. Lo ha reso noto la stessa Forza internazionale di assistenza alla sicurezza a Kabul. Uno dei due militari è morto nell'Est del Paese ''per gli effetti indiretti di un attacco''. Il secondo invece è morto nel Sud a seguito di un attacco degli insorti. Solo oggi, è stato reso noto che il 3 aprile scorso truppe australiane hanno catturato e consegnato ai servizi di sicurezza aghani un comandante dei talebani responsabile del sequestro di un giornalista del New York Times.
Medio Oriente: situazione tesa per la moschea incendiata
È previsto per oggi l’incontro a Ramallah tra l’inviato speciale Usa per il Medio Oriente, George Mitchell, e il presidente palestinese Abu Mazen. Intanto il coordinatore speciale europeo per il processo di pace, Robert Serry, ha ieri espresso ''preoccupazione'' per una serie di attacchi perpetrati di recente da coloni israeliani estremisti contro la popolazione palestinese, in particolare al recente episodio dell’incendio alla moschea fra Ramallah e Nablus. La scorsa notte un altro incendio si è sviluppato nel cimitero ebraico a Hebron in Cisgiordania, dove si registrano danni limitati.
Il parlamento turco approva il pacchetto di riforme costituzionali
Il parlamento turco ha approvato il pacchetto di riforme costituzionali proposto dal partito d'ispirazione islamica del premier Erdogan. Ora bisognerà attendere il referendum confermativo. Per il governo tale riforma serve per adeguarsi ai termini richiesti per l'adesione della Turchia all’Ue, mentre secondo l’opposizione è finalizzata a tenere magistratura e forze armate sotto il controllo dell'esecutivo.
Nuova fase eruttiva del vulcano in Islanda blocca lo spazio aereo dell’Irlanda
Il vulcano islandese è di nuovo in una fase esplosiva e ci saranno ''considerevoli'' ricadute di cenere. Bloccato per il terzo giorno consecutivo lo spazio aereo dell'Irlanda, fino alle 14 ora italiana.
In Belgio, il premier uscente Leterme definisce anticostituzionali le elezioni
Le elezioni politiche, fissate per il 13 giugno prossimo in Belgio, benchè “legali” sono “anticostituzionali”. È quanto ha sottolineato oggi il premier uscente Yves Leterme secondo il quale l'incostituzionalità risiede nel fatto di non aver risolto il problema della divisione della circoscrizione elettorale bilingue (fiammingo e francese). Bruxelles-Hal-Vilvorede, causa stessa della caduta dell'esecutivo. Ma Leterme, pur mettendo in causa la costituzionalità delle elezioni, non ha spiegato come poter uscire da questo problema, lo stesso peraltro che, dopo le ultime consultazioni politiche, ha lasciato il Belgio per un lungo periodo senza governo per la mancanza di accordo tra i partiti votati dalla popolazione di lingua fiamminga e quelli di lingua francofona. I contrasti tra le due comunità linguistiche saranno con ogni probabilità al centro di tutta la campagna elettorale con i sindaci dei comuni fiamminghi alla periferia di Bruxelles che già hanno annunciato di voler boicottare lo scrutinio. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Carla Ferraro)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 127
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.