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Sommario del 05/05/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • All’udienza generale, l’appello del Papa per un mondo libero dalle armi nucleari. La catechesi incentrata sul compito di santificazione dei sacerdoti
  • Nomina
  • Crisi economica globale: come riparare attraverso interventi pubblici e norme morali? Le risposte della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali
  • Il cardinale Turkson inaugura le iniziative culturali dei Gesuiti italiani: rischio di altre Rosarno senza una paziente integrazione degli immigrati
  • Intervento di mons. Follo all'Unesco di Parigi per il centenario della rivista "Recherches de Science Religieuse"
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Vigilia elettorale in Gran Bretagna. L'analisi del prof. Baggio
  • Inaugurata la 48.ma plenaria dei vescovi brasiliani. Intervista con il nunzio Lorenzo Baldisseri
  • Lavoro, istruzione, assistenza sociale e sanitaria, per migliorare le condizioni delle madri nel mondo: lo dicono i dossier di Save the Children presentati a Roma
  • Il Congresso mondiale dei Medici cattolici a Lourdes, promosso dal dicastero vaticano per la pastorale della Salute
  • Il Meeting dei giovani a Pompei nella testimonianza di Chiara Amirante
  • Chiesa e Società

  • Il Patriarca Bartolomeo I: si utilizzi ogni risorsa per contenere la marea nera nel Golfo del Messico
  • Iraq: dolore del nunzio apostolico per l’attentato di domenica a Mossul
  • Allarme dell’Onu: i cambiamenti climatici alimentano la povertà
  • Caritas Europa ai governi europei: “Mantenere gli impegni”
  • Albania: messaggio dei vescovi sulla difficile situazione del Paese
  • Tanzania: al via il XX Forum economico mondiale sull'Africa
  • Congo: appello della Chiesa per le migliaia di rifugiati della Provincia equatoriale
  • Italia: Giornata nazionale contro la pedofilia. In quasi il 30% dei casi il "carnefice" è il padre
  • Cile: il vescovo di Linares in visita al campo dei terremotati
  • Brasile: a San Paolo il primo Congresso sul volontariato missionario salesiano
  • Filippine: il cardinale Rosales esclude di guidare una mobilitazionbe contro i brogli elettorali
  • Nepal: la Chiesa esorta i fedeli a recitare il Rosario per invocare la pace nel Paese
  • Cina: l'inizio del mese di maggio all'insegna dei pellegrinaggi mariani
  • Bangladesh: inaugurata vicino a Dacca la sede della nuova missione dei Gesuiti
  • Algeria: il vescovo di Laghouat-Ghardaïa sulla realtà attuale della Chiesa
  • Kek: il rev. Colin Williams lascia l'incarico di segretario generale
  • "Premio interreligioso Isaia" al cardinale Kasper per il suo impegno nel dialogo tra ebreo-cattolico
  • A Londra domani serata speciale dedicata a don Sturzo
  • Le aggregazioni laicali il 16 maggio in piazza San Pietro per partecipare al Regina Caeli
  • Due milioni di visitatori per la Sindone a Torino
  • Piano della Commissione europea per rilanciare le nuove tecnologie in Europa
  • 24 Ore nel Mondo

  • Tre morti in disordini ad Atene: Grecia paralizzata dallo sciopero generale
  • Il Papa e la Santa Sede



    All’udienza generale, l’appello del Papa per un mondo libero dalle armi nucleari. La catechesi incentrata sul compito di santificazione dei sacerdoti

    ◊   Un mondo libero dalle armi nucleari: è l’appello lanciato da Benedetto XVI durante l’udienza generale tenutasi stamani in Piazza San Pietro, gremita da almeno 30 mila fedeli. Nella catechesi, il Pontefice si è soffermato sul compito del sacerdote di santificare gli uomini. Il Papa ha anche ribadito il ruolo irrinunciabile della famiglia nella società. Quindi, non ha mancato di ricordare la sua visita alla Sacra Sindone di Torino e l’imminente viaggio apostolico in Portogallo. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    La pace “riposa sulla fiducia e sul rispetto degli obblighi assunti e non soltanto sull’equilibrio delle forze”: è quanto sottolineato dal Papa che all’udienza generale ha incoraggiato il processo di disarmo nucleare al centro dei lavori di una Conferenza internazionale apertasi a New York il 3 maggio scorso. Serve, ha detto il Pontefice, “il pieno e sollecito adempimento dei relativi impegni internazionali”:

     
    “In tale spirito, incoraggio le iniziative che perseguono un progressivo disarmo e la creazione di zone libere dalle armi nucleari, nella prospettiva della loro completa eliminazione dal pianeta. Esorto, infine, tutti i partecipanti alla riunione di New York a superare i condizionamenti della storia e a tessere pazientemente la trama politica ed economica della pace, per aiutare lo sviluppo umano integrale e le autentiche aspirazioni dei Popoli”.

     
    Prima dell’appello sul nucleare, la catechesi del Papa era iniziata con un ricordo della visita alla Sindone di Torino di domenica scorsa:

     
    “Quel sacro Telo può nutrire ed alimentare la fede e rinvigorire la pietà cristiana, perché spinge ad andare al Volto di Cristo, al Corpo del Cristo crocifisso e risorto, a contemplare il Mistero Pasquale, centro del Messaggio cristiano”.

     
    Ha così rivolto il pensiero ai compiti specifici del sacerdote, in particolare a quello di santificare gli uomini. Santificare, ha sottolineato, significa mettere in contatto una persona con Dio. La questione è però come l’uomo può trovare quel contatto con Dio:

     
    “La fede della Chiesa ci dice che Dio stesso crea questo contatto, che ci trasforma man mano in vere immagini di Dio”.
     
    Ecco, allora, il compito di santificazione del sacerdote che, ha osservato il Papa, si “realizza nell’annuncio della Parola di Dio” e “in modo particolarmente intenso con i Sacramenti”. Dunque, ha spiegato, è “Cristo stesso che rende santi, cioè ci attira nella sfera di Dio”. Ha così notato che negli ultimi decenni, vi sono state tendenze orientate a far prevalere la dimensione dell’annuncio “staccandola da quella della santificazione”. In realtà, però, i miracoli che Gesù compie “indicano che il Regno viene come realtà presente che coincide con la sua stessa persona” e che “parola e segni sono indivisibili”. L’aver sottovalutato questo compito di santificazione, ha perciò osservato, ha rappresentato “un indebolimento della stessa fede nell’efficacia salvifica dei Sacramenti”:

     
    “E’ importante, quindi, promuovere una catechesi adeguata per aiutare i fedeli a comprendere il valore dei Sacramenti, ma è altrettanto necessario, sull’esempio del Santo Curato d’Ars, essere disponibili, generosi e attenti nel donare ai fratelli i tesori di grazia che Dio ha posto nelle nostre mani, e dei quali non siamo i “padroni”, ma custodi ed amministratori”.
     
    E ciò, ha soggiunto, soprattutto in questo tempo nel quale da una parte la fede va indebolendosi e dall’altro emerge “un profondo bisogno e una diffusa ricerca di spiritualità”. Il sacerdote, è l’esortazione del Papa, deve perciò sempre ricordare che “nella sua missione l’annuncio missionario e il culto non sono mai separati”. Al contempo, ha avvertito, ogni presbitero deve saper di essere solo uno strumento dell’agire salvifico di Dio:

     
    “Tale coscienza deve rendere umili e generosi nell’amministrazione dei Sacramenti, nel rispetto delle norme canoniche, ma anche nella profonda convinzione che la propria missione è far sì che tutti gli uomini, uniti a Cristo, possano offrirsi a Dio come ostia viva e santa a Lui gradita”.

     
    Benedetto XVI ha quindi rinnovato l’invito a tornare al Confessionale, al Sacramento della Riconciliazione perché “il fedele possa trovare misericordia, consiglio e conforto”, sentendosi amato da Dio e sperimentando la presenza della Misericordia Divina. In questo Anno Sacerdotale, il Papa ha quindi esortato i fedeli ad essere vicini ai sacerdoti:

     
    “Siate consapevoli del grande dono che i sacerdoti sono per la Chiesa e per il mondo; attraverso il loro ministero, il Signore continua a salvare gli uomini, a rendersi presente, a santificare. Sappiate ringraziare Dio, e soprattutto siate vicini ai vostri sacerdoti con la preghiera e con il sostegno, specialmente nelle difficoltà, affinché siano sempre più Pastori secondo il cuore di Dio”.

     
    Al momento dei saluti ai pellegrini, parlando in lingua inglese, il Papa si è rivolto a quanti prenderanno parte al Congresso sulla Famiglia in Svezia.

     
    “Marriage is truly an instrument of salvation…”
    “Il matrimonio – ha detto – è uno strumento di salvezza non solo per gli sposati, ma per tutta la società”. Il matrimonio, ha aggiunto, “richiede di essere preparati a sacrificare i propri intersessi per il bene degli altri” ed invita “a proteggere il dono di una nuova vita”. Quanti hanno la fortuna di nascere “in una famiglia stabile, scoprono qui la prima e fondamentale scuola per una vita virtuosa e le qualità di una buona cittadinanza”. Quindi, salutando i pellegrini portoghesi, ha manifestato tutta la sua gioia per la sua imminente visita pastorale nel Paese, nel decimo anniversario della Beatificazione dei Pastorelli di Fatima, Francesco e Giacinta.

     
    “A todos, sem excluir ninuèm…”
    “Saluto tutti, nessuno escluso con cordialità – è stato il suo messaggio – ci vediamo a breve a Lisbona, Fatima e Porto”. In tedesco, ha salutato le famiglie e gli amici delle nuove reclute della Guardia Svizzera che giureranno domani. In italiano, ha quindi rivolto un pensiero speciale ai pellegrini provenienti dalla diocesi di Brescia e accompagnati dal loro vescovo, mons. Luciano Monari. Il Papa ha ricordato con gioia la sua visita nella terra di Paolo VI, lo scorso novembre, auspicando che tale evento produca numerosi frutti per tutta la comunità ecclesiale.

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    Nomina

    ◊   In Brasile, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Brejo, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Valter Carrijo, S.D.S. Al suo posto, il Papa ha nominato il sacerdote José Valdeci Santos Mendes, del clero della diocesi di Coroatá, finora parroco della Parrocchia di “Nossa Senhora da Graça” ad Arari. Il neopresule ha 48 anni e ha ottenuto la Laurea in Filosofia presso l’Universidade Estadual do Ceará e una specializzazione in Teologia Biblica presso l’Instituto Santo Inácio della Compagnia di Gesù a Belo Horizonte. Dopo l’ordinazione sacerdotale, ha svolto gli incarichi di parroco, coordinatore dell’équipe sacerdotale nelle Parrocchie di Arari e Miranda do Norte, rettore del Seminario della diocesi di Coroatá a São Luis do Maranhão. E’ membro del Collegio dei Consultori e del Consiglio presbiterale della diocesi di Coroatá.

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    Crisi economica globale: come riparare attraverso interventi pubblici e norme morali? Le risposte della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali

    ◊   “La crisi in un’economia globale. Riprogettare il nostro cammino”. Intorno a questo tema si sono interrogati una cinquantina di personalità internazionali del mondo ecclesiale, accademico, imprenditoriale, finanziario e della società civile, riuniti per quattro giorni in Vaticano in occasione dell’Assemblea plenaria 2010 della Pontificia Accademia delle Scienze sociali. Le conclusioni del dibattito sono state presentate, stamani in sala stampa, dalla presidente dell’Accademia, Mary Ann Glendon, presenti il cancelliere, mons. Marcelo Sánchez Sorondo, e il coordinatore dei lavori, José T. Raga, docente di Economia all’Università Complutense in Spagna. Il servizio di Roberta Gisotti:

     
    Difficile riassumere in pochi minuti le tante ore di discussioni e le centinaia di pagine di interventi, ha premesso la prof.ssa Glendon, evidenziando tre aspetti emersi nel complesso dibattito intorno alle ragioni della crisi economica, originata dai gravi sconvolgimenti finanziari, con le sue conseguenze per l’economia reale.

     
    "A great many of our contributions are papers focused on the crisis as a series of failures: financial failures, regulatory failures, but also moral failures".

     
    Una crisi – ha sottolineato la Glendon – vista come una serie di fallimenti, fallimenti finanziari, fallimenti normativi, ma anche fallimenti morali. Siamo partiti, ha spiegato, da quanto ribadito da Benedetto XVI nell’udienza di venerdì scorso ai membri dell’Accademia, ovvero dall’erroneo presupposto che il mercato sia in grado di regolare se stesso, al di là dell’intervento pubblico e dell’apporto di norme etiche interne, e abbiamo occupato gran parte dei lavori per ipotizzare come configurare questo intervento e queste norme.

     
    Il primo aspetto approfondito è stato la finanziarizzazione dell’economia della vita comune, il passaggio da un’economia basata sulla produzione reale di beni a un’economia dominata dalle attività speculative, guidate dalla cupidigia. E così, si è parlato anche della finanziarizzazione delle relazioni umane, laddove i rapporti anche in famiglia sono ridotti ad una dimensione puramente commerciale. Il secondo aspetto indagato sono state le conseguenze sui Paesi poveri di tale dissesto, provocato nei Paesi ricchi, che hanno pure distratto dall’attenzione dovuta alle questioni urgenti, come la lotta alla fame, la salute per tutti, lo sviluppo.

     
    Terzo aspetto considerato è la governance delle attività economiche, e le cronache di questi giorni sul caso della Grecia – ha riferito la Glendon - hanno offerto ulteriori spunti di analisi. Premessa la necessità – indicata nella recente Enciclica Caritas in Veritate – di una maggiore regolamentazione della finanza internazionale, si è dibattuto su misure concrete per garantire maggiore trasparenza agli strumenti finanziari ed evitare azzardi morali derivanti da piani di salvataggio. Guardando alla crisi greca, non si è esclusa la possibilità di nuove strutture europee e di un nuovo trattato per meglio assicurare le fondamenta della moneta unica.

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    Il cardinale Turkson inaugura le iniziative culturali dei Gesuiti italiani: rischio di altre Rosarno senza una paziente integrazione degli immigrati

    ◊   Costruire “tanti ponti tra tante culture”. E’ la convinzione che il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson ha espresso ieri pomeriggio, nella Chiesa di sant’Ignazio a Roma, in apertura della manifestazione “Gesuiti a Roma. Inattese connessioni. Viaggio nel cuore della Compagnia”, promossa dalla Provincia italiana dei Gesuiti. Il presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace ha incentrato il suo intervento sul tema degli immigrati e sui complessi sforzi che comporta la loro integrazione. Il servizio di Alessandro De Carolis:

    Se Matteo Ricci fosse di nuovo presente fra noi oggi cosa farebbe? La domanda sul celebre apostolo dell'Estremo Oriente - stimolante per chiunque si occupi di missione e inculturazione del Vangelo - lo è ancor più se ad ascoltarla sono i Gesuiti di oggi, confratelli del religioso che a cavallo tra il 1500 e gli inizi del secolo successivo annunciò il messaggio cristiano fra i cinesi in modo tale lasciare un'immortale eredità in quella cultura millenaria. Oggi, Matteo Ricci farebbe di tutto per “creare una famiglia di autentici discepoli di Cristo, dove la differenza fra etnie diventi motivo e stimolo per un reciproco arricchimento umano e spirituale”. In questa affermazione, il cardinale Turkson riecheggia un insegnamento di Benedetto XVI ma guarda anche all’attualità. Attualità che per il porporato ha nella sanguinosa “rivolta” degli extracomunitari di Rosarno, in Calabria, l’esempio di cosa comporti la loro esclusione dal tessuto cittadino, piuttosto che una loro paziente integrazione.

     
    L’inculturazione, ha osservato il cardinale Turkson, deve passare oggi attraverso un lento percorso di reciproco incontro tra persone e culture. Rispetto all’epoca di Matteo Ricci, ha affermato, “non ci sono meno ponti da costruire, semmai se ne devono costruire di più; non c’è meno bisogno di inculturare il Vangelo, sicuramente ce ne di più”. Non può lasciarci “indifferenti”, ha detto, ciò “che succede nelle nostre città, qui, in Europa, e in Italia in particolare”. Dunque, ha concluso il presidente di Giustizia e Pace, mentre si deve ammirare Matteo Ricci “non solo per il suo coraggio e la sua creatività, ma anche per la sua maestria nella conoscenza, nella scienza e nella cultura”, si deve avere consapevolezza, nel lavoro apostolico contemporaneo, del fatto che oggi la cultura è intesa come “fabbrica quotidiana di vita”. E come cristiani, “sappiamo che è questa vita quotidiana che ha bisogno di essere evangelizzata”.

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    Intervento di mons. Follo all'Unesco di Parigi per il centenario della rivista "Recherches de Science Religieuse"

    ◊   “Una delle massime espressioni della creatività culturale del cristianesimo” in Francia e nel mondo francofono. Con questa definizione il rappresentante della Santa Sede all’Unesco di Parigi, l’arcivescovo Francesco Follo, ha parlato ieri sera della rivista “Recherches de Science Religieuse”, durante il Convegno organizzato dall’agenzia Onu per festeggiare i 100 anni della pubblicazione. Quando oggi, ha detto il presule, “si parla di creatività, mettendo in luce le arti o più ancora l’inventiva sociale, spesso dimentichiamo la presenza dei cristiani nel mondo scientifico e in particolare nel settore delle scienze religiose”.

    In questo settore, ha proseguito mons. Follo, la rivista fondata un secolo fa a Parigi da padre Leonce de Grandmaison ha acquisito in decenni di lavoro innumerevoli meriti. Ciò perché, ha proseguito, le sue ricerche hanno aiutato la stessa Chiesa cattolica stessa e i suoi membri “ad integrarsi e a ripensare le proprie convinzioni nel contesto del cambiamento culturale che stiamo vivendo, sottolineando così la caratteristica fondamentale del cristianesimo come religione dell'incarnazione, che è la sua coscienza storica e il suo impegno per il futuro dell'umanità”. (A cura di Alessandro De Carolis)

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Un mondo senza armi nucleari: in prima pagina, l’appello del Papa ai partecipanti alla conferenza dell'Onu, con un fondo di Gareth Evans sul rischio rappresentato dalle atomiche.

    Il Crocifisso tra identità e sussidiarietà: nell’informazione internazionale, Giuseppe Fiorentino intervista Carlo Cardia sulla decisione della Corte di Strasburgo.
    Francesco Citterich sulle elezioni parlamentari in Gran Bretagna.

    Il “Christo giovenetto” di Isabella d'Este: in cultura, Carlo Pedretti sul dipinto di Salai, inedito fino all'Ottocento, riapparso in una collezione privata di New York.

    La relazione del vescovo Sergio Pagano, prefetto dell'Archivio Segreto Vaticano, al convegno “Tra Parigi e Roma. L’opera storiografica di padre Pierre Blet”.

    Un luogo dove i popoli possano sentirsi a casa: Marcus Vinicius Brito de Macedo sulla Santa Sede e la diplomazia internazionale.

    Melodiare pallido e assorto: Alberto Turco illustra l’attualità del canto gregoriano.

    Un articolo di Federico Mazzocchi dal titolo “Il romanzo mai scritto di Roland Barthes: le meditazioni sulla morte della madre nel diario del semiologo francese”.

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    Oggi in Primo Piano



    Vigilia elettorale in Gran Bretagna. L'analisi del prof. Baggio

    ◊   Tra meno di 24 ore i britannici si recheranno alle urne e tra i partiti preoccupati dal voto e del neoparlamento che ne scaturirà è tutto un escogitare manovre d'emergenza per influenzare all'ultimo minuto le scelte dei cittadini del Regno e per aprire la strada a possibili alleanze. I sondaggi prevedono ancora un parlamento senza maggioranza assoluta o, nel migliore dei casi, una vittoria dei conservatori con una maggioranza minima. I leader in campo sono: il premier uscente Gordon Brown, il conservatore David Cameron, il leader dei liberaldemocratici Nick Clegg. Sui temi in campo, e su quanto affermato dai vescovi nell’imminenza del voto, Luca Collodi ha sentito il prof. Antonio Maria Baggio, docente di filosofia Politica all’Università Sophia di Loppiano:

    R. – Io ho visto che i vescovi che hanno preso posizione o che hanno fatto degli interventi sono preoccupati, in generale, di indirizzare la coscienza - sia di anglicani che di cattolici - verso una scelta consapevole. C’è da dire che su temi molto delicati, come ad esempio la famiglia, tutti e tre i partiti che stanno concorrendo e i relativi candidati hanno un po’ perso la partita. I conservatori hanno lanciato l’idea di un sostegno anche economico, ma si tratta di poca cosa: è più che altro un messaggio che si lanciano dicendo: “Noi continueremo a pensare alla famiglia”. Purtroppo, la società inglese è un po’ come la nostra e, quindi, forse ancora più franata su tutti i valori che riguardano la vita e la bioetica.

     
    D. – Altro aspetto del voto londinese riguarda il British National Party, partito popolare che si sta rafforzando grazie alla disoccupazione e anche all’aumento dell’immigrazione e che sta facendo risultato in particolare nella classe media degli inglesi…

     
    R. – Nella classe media e, direi, in quella medio-bassa perché c’è concorrenza per accedere ai servizi sociali. Uno degli effetti che viene percepito in maniera molto negativa dai ceti più bassi e più esposti alla concorrenza, anche dei nuovi giganti dei mercati asiatici, è proprio questo: è più difficile ottenere una visita medica, è più complicato iscrivere i bambini a scuola, perché c’è questa presenza di immigrati. Il ceto medio si sente minacciato, perché teme di scendere la china. Questo fenomeno – sembrerebbe quasi inutile dirlo – noi lo abbiamo incontrato varie volte in momenti di crisi, eppure sembra che ogni volta che si ripresenti, la politica debba di nuovo imparare da capo come fare le cose.

     
    D. – Tra l’altro, è un fenomeno che sta prendendo campo un po’ in tutta Europa…

     
    R. – Ha ragione, ed è un fenomeno pericoloso. Noi dobbiamo imparare a tutelare bene e diversamente rispetto al passato, diversamente cioè dallo stato sociale – che poi nella sua versione moderna, tra l’altro, nacque proprio in Gran Bretagna – i deboli in un altro modo. Certo, di fronte a questi problemi, le grandi affermazioni dell’ultima Enciclica di Benedetto XVI sulla società – che sottolinea la collaborazione tra tutti i diversi soggetti Stato, imprenditori, volontariato, associazioni nell’affrontare i nuovi problemi sociali – è veramente non soltanto profetica, ma direi tecnicamente e professionalmente adeguata. La debolezza nell’affrontare queste cose – a me sembra – è dovuta al fatto che le culture politiche sono logorate e sono tornati i periodi di “vacche magre”. Bisogna, quindi, inventarsi una cultura di governo e di partecipazione diversa, che coinvolga tutti i soggetti in maniera molto più libera. All’orizzonte non ho visto comparire posizioni di cultura politica capaci realmente di gestire questa fase di passaggio se non ciò che è offerto dalla dottrina sociale cristiana, che va però tradotta. Dunque, c’è un lavoro sociale e politico grande da fare per definire una cultura politica nuova, che sappia affrontare questi temi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Inaugurata la 48.ma plenaria dei vescovi brasiliani. Intervista con il nunzio Lorenzo Baldisseri

    ◊   Con una Messa nel Santuario di don Bosco, a Brasilia, ha preso il via ieri la 48.ma Assemblea generale della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile (CNBB). La celebrazione eucaristica di apertura è stata presieduta dal nunzio apostolico nel Paese, l'arcivescovo Lorenzo Baldisseri, e concelebrata dall’arcivescovo di Mariana, presidente della Conferenza nazionale, mons. Geraldo Lyrio Rocha. L’assemblea, che terminerà il 13 maggio prossimo, vede la presenza di più di 300 vescovi. Il tema centrale è “Discepoli e servitori della Parola di Dio e della missione della Chiesa nel mondo”. Il servizio di Silvonei Protz.

    Il presidente della Conferenza nazionale, l’arcivescovo di Mariana, mons. Geraldo Lyrio Rocha, afferma che le attese per l’Assemblea sono molte e belle e spiega perché: “Sono molte perché abbiamo numerose questioni di estrema importanza, per il momento che stiamo vivendo in Brasile e in tutto il mondo: problemi che riguardano la vita della Chiesa e la sua presenza pubblica nella società”. L’evento sarà bello, perché si svolge nella cornice dei 50 anni dell’arcidiocesi di Brasilia e coincide con i 50 anni della capitale federale. L’assemblea si terrà prima del 16.mo Congresso eucaristico nazionale, che si realizzerà dal 13 al 16 maggio, e sarà l’apice delle commemorazioni dell’anniversario dell’arcidiocesi di Brasilia. L’evento avviene quindi in un clima di eucaristia. Durante la Sessione di apertura dell’Assemblea, ieri mattina, il nunzio apostolico in Brasile, mons. Lorenzo Baldisseri, ha annunziato che il Santo Padre ha inviato un aiuto di un milione di euro per la Chiesa in Amazzonia.

     
    I vescovi hanno anche mostrato il loro affetto e la loro vicinanza al Santo Padre in questo momento di difficoltà della Chiesa cattolica. Il vicepresidente della Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, mons. Luiz Soares Vieira, ha letto anche durante l’inaugurazione dei lavori una lettera inviata dal presidente brasiliano, Luiz Inacio Lula Da Silva, in cui ricorda la sua visita all’Assemblea di Taizè, durante il suo primo anno di mandato. Il presidente Lula, dopo aver ricordato il recente accordo firmato e ratificato con la Santa Sede, ha ribadito che la Chiesa cattolica e le altre entità religiose hanno un ruolo importante nella riduzione della fame e della povertà di molti brasiliani. Abbiamo avvicinato il nunzio apostolico, mons. Lorenzo Baldisseri che ha anche parlato della sofferenza della Chiesa e al quale abbiamo chiesto come vede, in questo momento, la Chiesa del Brasile, che è molto vicina al Santo Padre sul tema degli abusi:

     
    “La Chiesa del Brasile è molto unita al Santo Padre, soprattutto quando si tratta di temi come questo, che suscitano sofferenza ed anche amarezza. La Chiesa del Brasile è preparata per affrontare questi problemi, poiché, essendo la Chiesa così grande, ha con sé anche delle situazioni difficili e delicate. In questa Conferenza, anche se non è nell’agenda, si tratterà di questo tema. Ed io, come nunzio apostolico, offrirò indicazioni in maniera diretta, presentando e commentando i documenti della Santa Sede sul problema. Già alcuni fatti sono stati pubblicizzati, ma affrontati con molta serietà e dignità da parte dei vescovi ed anche da parte dei sacerdoti, che sono stati accusati e che naturalmente devono rispondere, se sono colpevoli, dinanzi a Dio e dinanzi al tribunale, come è stato detto dal Santo Padre”. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Lavoro, istruzione, assistenza sociale e sanitaria, per migliorare le condizioni delle madri nel mondo: lo dicono i dossier di Save the Children presentati a Roma

    ◊   Circa nove milioni di bambini muoiono ogni anno nel mondo per cause facilmente evitabili, infezioni e malattie di lieve gravità, e oltre 350 mila donne, fra cui 70 mila minorenni, non superano il parto o muoiono per complicazioni nella gravidanza. Lo afferma l’11.mo Rapporto annuale su “Lo stato delle madri nel mondo” e il nuovo rapporto su “Le condizioni di povertà tra le madri in Italia” presentati nei giorni scorsi a Roma da Save the Children. I dossier evidenziano l’urgenza di politiche a sostegno della maternità e dell’infanzia. Ma in quali condizioni vivono madri e figli nel resto del mondo? Claudia Di Lorenzi lo ha chiesto a Valerio Neri, direttore generale per l’Italia di Save the Children:

    R. – Purtroppo, di anno in anno, vediamo approfondirsi la forbice tra i Paesi meglio posizionati e i Paesi più poveri. I Paesi migliori del mondo, sotto questo aspetto, sono il Nord Europa ma anche l’Australia, mentre i Paesi che stanno veramente peggio sono lo Yemen, la Guinea Bissau, il Ciad, il Niger e l’Afghanistan, forse il Paese con il più alto tasso di mortalità infantile.
    D. – Guardando all’Occidente, qual è la condizione di madri e bambini?

     
    R. – Il mondo ricco mostra delle grandi differenze non tanto sulla salute dei bambini, dove il sistema sanitario è efficiente e raggiungiamo dei livelli di assoluta eccellenza come l’Italia e la Svezia, bensì a livello di possibilità sociali e di emancipazione in generale della donna. I Paesi nordeuropei - ma anche l’Australia - stanno assai meglio dell’Italia. Le nostre donne hanno meno garanzie sociali: cinque mesi per la maternità, quando nel Nord Europa si supera tranquillamente l’anno: ci sono molti meno servizi sociali, le donne studiano proporzionalmente di meno.

     
    D. – Quali sono, invece, le condizioni di povertà tra le mamme italiane?

     
    R. – La povertà in Italia sta aumentando. Sono due milioni e 700 mila in povertà relativa. Abbiamo fatto uno studio, insieme all’Anci, all’aumentare del numero dei figli queste famiglie rischiano di andare dalla povertà relativa ad una povertà assoluta. Al sud Italia le famiglie non sono più libere di avere figli, perché non possono poi garantire il meglio delle loro possibilità ai figli.

     
    D. – Cosa fare per offrire maggiori garanzie sociali?

     
    R. – Bisogna investire più in assistenza sociale. Nel Patto di stabilità, che i governi si sono dati all’interno del sistema europeo, non dovrebbero entrare le spese sociali. La spesa di aiuto sociale è una spesa fondamentale per il futuro delle nazioni e dei popoli. Oggi, la spesa sociale di certe regioni, soprattutto nel sud di Italia, è veramente a livello del Terzo Mondo.

     
    D. – E sul fronte delle politiche lavorative?

     
    R. – Le donne del nord Europa, per esempio, sono incentivate ad avere più figli e ad avere nel caso di oltre tre figli anche facilmente il "part-time". C’è tutta una legislazione che facilita questo. In Italia non è così: molte madri sono ancora precarie e non parliamo poi della difficoltà di ottenere il part-time oppure il lavoro a casa. Noi dovremmo aiutare le madri a lavorare, rispettando il loro essere madri.

     
    D. – A che punto siamo rispetto agli obiettivi del Millennio fissati dalle Nazioni Unite?

     
    R. – Gli obiettivi del Millennio che riguardano il problema sono il quarto e il quinto e cioè la mortalità infantile e la mortalità delle madri. Purtroppo arriverà il 2015 e gli indicatori non saranno stati raggiunti. Il prossimo luglio in Canada ci sarà un G8 che, quest’anno, ha messo in agenda la salute materno-infantile. Auspichiamo una sollecitazione ad una maggiore velocità per raggiungere gli obiettivi.

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    Il Congresso mondiale dei Medici cattolici a Lourdes, promosso dal dicastero vaticano per la pastorale della Salute

    ◊   “La nostra fede di medici”: è questo il tema del 23.mo Congresso mondiale della Federazione internazionale associazioni dei medici cattolici, al via domani a Lourdes. L’evento, che si chiuderà domenica prossima, si tiene sotto l’alto patrocinio del Pontificio Consiglio per la Pastorale della Salute. Sull’importanza del luogo del Congresso e le aspettative per questo incontro, Alessandro Gisotti ha intervistato il dott. Franco Balzaretti, rappresentante mondiale dei medici cattolici alle Nazioni Unite:

    R. – Lourdes ci insegna veramente a rivivere in modo concreto nella nostra professione, nella nostra vita di tutti i giorni, la parabola del Buon Samaritano e ad offrire il nostro servizio con spirito di condivisione alla persona malata. Lourdes ci insegna e ci ricorda proprio questo spirito di condivisione e di cura della persona nella sua globalità.

     
    D. – Questo congresso ha anche una dimensione forte di pellegrinaggio?

     
    R. – Sì, diciamo che il medico e, soprattutto, il medico cattolico ha bisogno degli aggiornamenti tecnico-scientifici ma ha bisogno anche di un sostegno spirituale. Quindi, a Lourdes non ci sarà solo una semplice partecipazione al congresso - che pur rappresenta dei temi e dei relatori di altissimo livello - ma a Lourdes si andrà anche in pellegrinaggio. Quindi, si andrà anche con quello spirito proprio della preghiera. Pregheremo innanzitutto per i medici, per gli ammalati, per le loro famiglie, ma pregheremo anche per i sacerdoti, per la Chiesa e per il Santo Padre.

     
    D. – Il tema del congresso è “La nostra fede di medici”. Una sua riflessione su questo binomio, fede e medicina...

     
    R. – Questo tema molto forte - la nostra fede di medici - viene sviluppato in quattro sessioni che ripercorrono il nostro credo. La prima sessione sarà “Dio creatore” in cui si parlerà anche e soprattutto del Creato, dell’ambiente. Nella seconda sessione, “Gesù Cristo sofferente e guaritore”, si parlerà appunto del medico nella sua professione al servizio dei sofferenti ma anche a servizio dei più deboli. Sarà sicuramente una sessione molto nutrita. Poi, c’è “Lo spirito della vita” e “La Chiesa Corpo di Cristo” in cui si parlerà anche dell’organizzazione cattolica in tema di assistenza anche operativa. In più, è stata aggiunta una sessione "pro-life" per affrontare le recenti problematiche che stanno emergendo negli ultimi tempi in tema di aborto e di procreazione assistita.

     
    D. – Quali sono le vostre aspettative per questo congresso?

     
    R. - L’aspettativa è proprio quella di recuperare delle energie da donare ai nostri ammalati. A Lourdes non si trovano degli elisir o delle cure miracolose ma a Lourdes il medico ritrova se stesso, ritrova delle energie. Credo che questo servirà anche al medico per dargli quella forza e quelle energie necessarie per affrontare nel modo migliore la propria professione soprattutto in questi tempi di difficoltà.

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    Il Meeting dei giovani a Pompei nella testimonianza di Chiara Amirante

    ◊   Nei giorni scorsi, la fondatrice della Comunità Nuovi Orizzonti, Chiara Amirante, è intervenuta in un confronto-dibattito con le migliaia di giovani che hanno animato il primo maggio pompeiano per il Meeting dei giovani. Dall’esperienza della fondatrice, che ha toccato con mano la realtà di quei giovani che si ritrovano per strada di notte a vivere situazioni di grande disagio, emerge che è possibile portare la luce nel buio. Chiara Amirante ne ha parlato al microfono di Carla Ferraro:

    R. – Io ho iniziato ad andare in strada di notte fondamentalmente spinta da un unico desiderio: condividere quella che è stata la “scoperta” della mia vita e cioè l’incontro con Cristo Risorto e l’aver trovato in Lui la via per la pienezza della gioia e questo proprio con quei giovani che vedevo più nella disperazione. Devo dire che non immaginavo che in una città come Roma, centro della cristianità, ci fosse un popolo – il “popolo della notte” – così sterminato. Di fronte al loro grido – ragazzi consumati dalla droga e dall’Aids; ragazzine costrette a svendere i loro corpi – mi sono chiesta cosa fare. Lì la certezza che solo l’incontro con Colui che ha vinto la morte avrebbe potuto riportare la speranza e la gioia in giovani che avevano deciso in qualche modo di morire, che avevano la morte nel cuore.

     
    D. – Il titolo dell’ultimo suo libro, “Guarire il cuore. Il perdono come stile di vita”, suscita una domanda complessa: com'è possibile attuare il perdono avendo il cuore ferito?

     
    R. – Gesù ci ha dato come segreto per la pienezza della gioia e per la pienezza della vita “Amatevi come io vi ho amato”: è il suo comandamento e nessuno ha un amore più grande di chi dà la vita. Oggi, però, non siamo abituati ad amare, non impariamo l’arte d’amare e quindi purtroppo ci si ferisce, spesso inconsapevolmente. Oggi poi, con la "sesso-dipendenza", le ferite di tradimento raggiungono una profondità del cuore veramente abissale. La mia esperienza mi ha poi portato a rendermi conto che, spesso, quello che non si riesce a fare in 10 anni di psicanalisi, se apriamo il nostro cuore all’amore di Dio – essendo poi Colui che ci ha creato è ovviamente il “chirurgo dei chirurghi” – può essere realizzato da Lui in tempo molto più veloce. C’è una parola fondamentale che Cristo ci consegna poco prima di morire: “Padre, perdona loro perché non sanno quello che fanno”. Abbiamo sperimentato in tutti questi anni nel vivere un percorso di guarigione del cuore con tanti giovani, basato proprio sul Vangelo, che nell’accogliere questo invito di Gesù al perdono – che certamente è difficile quando si ricevono delle ferite così profonde – nasce una via per la guarigione, c’è una via affinché le ferite che tante volte ci condizionano in profondità per anni, possano trovare immediata guarigione. C’è una frase bellissima nella parola di Dio – Isaia 58 – che dice: “La tua ferita si rimarginerà presto”, se ti metterai ad amare fondamentalmente, se accoglierai la vedova, se ti darai da fare a morire per la tua gente.

     
    D. – Recentemente, lei ha partecipato al Meeting dei giovani di Pompei focalizzando il suo intervento sulla ricerca della felicità. Qual è il significato della felicità oggi?

     
    R. – Purtroppo, abbiamo fatto della felicità il nostro Dio, ma abbiamo dimenticato che Dio è la felicità. Quindi, ascoltare questa grande verità che Dio è amore e non andare a cercare l’amore nelle creature, spesso svendendosi per una briciola di amore, ma cercarlo in Colui che è veramente l’unico che può dissetare questa sete del nostro cuore sempre inquieto, sapendo che Gesù ci ha detto io sono “la Via, la Verità e la Vita”. Se percorriamo, quindi, la via che Gesù ci mostra e ci rileva, non solo Lui ci dischiude nuovi orizzonti meravigliosi, ma in Lui possiamo veramente sperimentare quella pienezza di gioia, quella pienezza di pace, quella pienezza di vita e di luce che il nostro cuore cerca.

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    Chiesa e Società



    Il Patriarca Bartolomeo I: si utilizzi ogni risorsa per contenere la marea nera nel Golfo del Messico

    ◊   La fuoriuscita di petrolio nel Golfo del Messico è un segno di quanto l’uomo si sia spostato dal disegno di Dio della Creazione. E’ quanto scrive il Patriarca ortodosso ecumenico Bartolomeo I aggiungendo che ancora una volta gli occhi del mondo sono rivolti verso la Costa del Golfo. La marea nera sta seguendo un percorso simile a quello dell’uragano Katrina del 2005. Nell’immediato – spiega il Patriarca – la reazione è di pregare con fervore affinché si trovi “una risposta efficiente all’attuale crisi”. In questa drammatica fase – sottolinea Bartolomeo I – possiamo piangere per il “sacrificio di vite umane” e sostenere le comunità della regione, la cui “sussistenza dipende direttamente dalla pesca nel Golfo”. Ma oltre a pregare, i cristiani hanno un’altra responsabilità: quella di ribadire che maltrattare l’ambiente “significa peccare contro Dio”. Singole persone, istituzioni e imprese sono responsabili per aver ignorato le conseguenze dello sfruttamento ambientale. Mentre nel caso dell’uragano Katrina si è trattato di una “calamità naturale” questa volta il disastro è stato causato dall’uomo. Il Patriarca ortodosso ecumenico aggiunge che si deve ricorrere ad ogni risorsa per contenere il disastro. Bartolomeo I condivide infine l’approccio della Casa Bianca e di alcuni leader del Congresso, secondo cui prima di iniziare nuove perforazioni in mare aperto, si deve arrivare ad una maggiore comprensione dell’impatto ambientale di tali attività. (A cura di Amedeo Lomonaco)

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    Iraq: dolore del nunzio apostolico per l’attentato di domenica a Mossul

    ◊   Il nunzio apostolico in Iraq, mons. Francis Assisi Chullikatt – in un'intervista rilasciata all'agenzia Sir – esprime dolore per l’attentato di domenica scorsa costato la vita agli studenti cristiani. L’attacco ha provocato 4 morti e almeno 171 feriti. Queste azioni efferate – spiega il nunzio - hanno contribuito “soltanto a spegnere le aspirazioni di questi giovani innocenti e a stroncare la rinascita irachena”. Un contributo per la tutela della minoranza cristiana in Iraq dovrebbe arrivare dalle Nazioni Unite, la cui vocazione primaria è la tutela della vita e della dignità umana. Secondo il nunzio, il Sinodo potrà essere “un'occasione preziosa per affrontare, tra l'altro, anche il tema della violenza e dell'emigrazione dei cristiani, problemi che non si registrano solo in Iraq”. Mons. Chullikatt ha ricordato anche il progetto di dare vita a un'enclave cristiana nella piana di Ninive: “Non è da intendersi come un ghetto nel quale isolare i cristiani”. Riguarda piuttosto l'amministrazione e la gestione di quelle zone e villaggi dove i cristiani sono in maggioranza. Una situazione ben diversa – conclude - da “un'enclave politico-settaria o religiosa dove raggruppare tutti i cristiani”. (C.F.)

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    Allarme dell’Onu: i cambiamenti climatici alimentano la povertà

    ◊   I cambiamenti climatici stanno compromettendo i progressi realizzati nella lotta contro la povertà. E’ l’allarme lanciato durante la XXVI Conferenza regionale per l’Africa in corso a Luanda, in Angola, promossa dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Alimentazione e l’Agricoltura (Fao). Esperti e relatori hanno sottolineato che il rialzo delle temperature e lunghi periodi di siccità, seguiti da forti piogge, condizionano pesantemente il rendimento agricolo di molti Paesi. Ad essere colpita da questi fenomeni è, in particolare, un terzo della popolazione africana. La Fao esorta quindi i governi di molti Stati africani “ad adottare in via prioritaria” provvedimenti che garantiscano “una gestione sostenibile delle risorse ambientali e una maggiore crescita del settore agricolo” Si chiede, in particolare, di puntare alla protezione e alla “promozione degli alimenti tradizionali” e alla “valorizzazione delle conoscenze tecniche”. Il ministro dell’Agricoltura del Burundi, Ferdinand Nderagakura, ha affermato, inoltre, che attraverso sistemi di irrigazione, nuove tecnologie e competenze umane “si potrebbe raggiungere l’autosufficienza alimentare”. La situazione, intanto, resta critica. In Niger e Ciad – ricorda la Misna - sono oltre 10 milioni le persone che rischiano di morire per denutrizione. (A.L.)

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    Caritas Europa ai governi europei: “Mantenere gli impegni”

    ◊   Un appello all’Unione europea perché mantenga gli impegni presi nell’ambito degli Obiettivi di sviluppo del Millennio, che prevedono passi concreti contro la povertà entro il 2015, è stato rivolto oggi da Caritas Europa in una lettera aperta ai governi europei. Nel documento, ripreso dal Sir, Caritas Europa elenca una serie di raccomandazioni ai governi europei. Tra queste, “dimostrare di voler rispettare e promuovere i diritti umani” realizzando iniziative a partire “dai bisogni dei poveri e non da istanze geopolitiche o commerciali”. Caritas Europa chiede inoltre “azioni concrete nell’ambito della sicurezza alimentare, nell’empowering delle donne, contro la diffusione del virus Hiv/Aids e altre malattie, a favore della sostenibilità ambientale”. Si chiede inoltre di accompagnare le proposte dell’Unione europea sugli Obiettivi del Millennio con una “strategia finanziaria” e di “riconoscere il valore aggiunto” della società civile. Queste raccomandazioni, precisa Marius Wanders, segretario generale di Caritas Europa, “sono basate sull’esperienza acquisita nel mondo aiutando le persone più vulnerabili”. (A.L.)

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    Albania: messaggio dei vescovi sulla difficile situazione del Paese

    ◊   La “crisi che si aggrava di giorno in giorno” è al centro del messaggio dei vescovi dell’Albania rivolto alle massime cariche istituzionali e politiche del Paese. “La Chiesa cattolica in Albania, in periodi difficili della storia del Paese – ricordano i presuli riuniti a Tirana per la loro assemblea ordinaria annuale – non è rimasta indifferente, ma sempre ha incoraggiato la fraternità e si è impegnata per il bene comune e per un futuro migliore del nostro Paese”. “La comunità cattolica in Albania – si legge inoltre nel messaggio ripreso dal Sir - ha dato il suo contributo tramite molti sacerdoti e laici uccisi, perseguitati ed esiliati negli anni del regime comunista a causa della fede. Anche ora i cattolici sono impegnati a favore del bene comune e nella costruzione del Paese nella pace e nella giustizia”. Il popolo, scrivono, “sta soffrendo” mentre avrebbe diritto “ad una società più fraterna e pacifica”. Da qui un invito ai politici “affinché, con coscienza e responsabilità, cerchino il bene comune prima di ogni interesse di partito o individuale e scelgano la via del dialogo aperto senza nessun pregiudizio, via per la quale c’è sempre spazio, in modo da andare verso una soluzione più degna e giusta, avendo nel cuore e nella mente sempre il bene della nostra gente, che molto sta soffrendo”. (A.L.)

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    Tanzania: al via il XX Forum economico mondiale sull'Africa

    ◊   “Ripensare la strategia per lo sviluppo dell’Africa” è il tema del XX Forum economico mondiale (Wef) sull’Africa, che comincia oggi a Dar es Salaam, in Tanzania. Espansione sui mercati regionali, opportunità di crescita, rischi legati alla crisi economico-finanziaria e necessità di maggiori investimenti nell’istruzione sono gli argomenti al centro dell’incontro, a cui partecipano più di 1000 persone, tra rappresentanti dei paesi del continente, economisti e imprenditori. Secondo la direttrice per l’Africa del Wef, Katherine Tweedie, - riferisce l'agenzia Misna - il vertice vuole essere un luogo di dibattito “per cercare le soluzioni più idonee per uno sviluppo duraturo del continente in un momento in cui sia l’Africa sia il resto del mondo sono alla ricerca di rimedi più efficaci per contrastare la difficile congiuntura internazionale”. In base a un rapporto diffuso dalla Banca Mondiale sono proprio le economie emergenti e i Paesi dell’Africa quelli che stanno mostrando i segnali di ripresa più convincenti. I partecipanti all’incontro intendono discutere anche una strategia comune di gestione dei rapporti tra i Paesi del continente e i principali partner economici, con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione Sud-Sud. (R.P.)

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    Congo: appello della Chiesa per le migliaia di rifugiati della Provincia equatoriale

    ◊   “L’Onu, le Ong, e in generale la comunità internazionale, devono aiutarci a riportare a casa i rifugiati provocati dagli ultimi scontri nell’ovest della Repubblica Democratica del Congo” dice all’agenzia Fides mons. Joseph Kumuondala Mbimba, arcivescovo di Mbandaka, il capoluogo della Provincia Equatoriale nel nord-ovest della Repubblica Democratica del Congo, che è stata attaccata la domenica di Pasqua, 4 aprile, da un gruppo di ribelli. “Nell’area di Mbandaka risiedono migliaia di sfollati provenienti dall’area di Budjala che si affaccia sul fiume Congo. Altre decine di migliaia di persone, originarie delle zone occidentali di Budjala, sono rifugiate nella Repubblica del Congo Brazzaville” dice mons. Kumuondala Mbimba. Due giorni fa le autorità di Brazzaville e di Kinshasa si sono incontrate per discutere il ritorno dei circa 120mila rifugiati congolesi che si trovano nell’area di Likouala, nel nord-est del Congo Brazzaville. I parlamentari locali hanno dichiarato che la presenza dei rifugiati costituisce un pericolo per la stabilità della zona. “I due governi sono intenzionati a risolvere al più presto il dramma dei rifugiati congolesi nel Congo Brazzaville, ma i due Paesi da soli non hanno le risorse necessarie per riportare in patria queste persone garantendo loro un livello di vita decoroso” dice mons.Kumuondala Mbimba. “Occorre infatti ricostruire o riattare le abitazioni, le scuole e i centri sanitari distrutti dalla guerriglia. Abbiamo bisogno dell’aiuto della comunità internazionale per fare questo”. L’ovest della Repubblica Democratica del Congo era fino a poco tempo fa rimasto immune dalle violenze che segnano invece l’est del Paese. Dalla fine del 2009 nella Provincia Equatoriale è apparso un gruppo di guerriglia, legato almeno inizialmente agli scontri tra le comunità Enyele e Monzaya per il controllo di alcuni stagni, ricchi di pesci. In seguito però è emerso che il gruppo di guerriglia, chiamato Nzobo Yalobo (“nuovi gruppi militari” in Lingala) ha una motivazione politica. Il suo capo è Ibrahim Mangbama. “Si tratta di un Marabut, un santone, che carica psicologicamente i suoi uomini affermando che dona loro una forza superiore a quella degli avversari” dice mons. Kumuondala Mbimba. L’instabilità della Provincia Equatoriale è però più complessa perché è legata al fatto che è l’area di provenienza dell’ex dittatore Mobutu (deposto nel 1997) e pure di Jean-Pierre Bemba, il principale avversario del Presidente Joseph Kabila. (R.P.)

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    Italia: Giornata nazionale contro la pedofilia. In quasi il 30% dei casi il "carnefice" è il padre

    ◊   Il giro d’affari legato allo scambio di materiale pedopornografico in rete è di 4-5 miliardi di dollari l’anno. In Italia, nel 29,4% degli abusi su minore il responsabile è il padre e solo nel 10,6% un estraneo. Sono alcuni dei dati presentati stamani a Milano da Telefono Azzurro, in occasione dell’odierna Giornata nazionale contro la pedofilia. Dal dossier, che prende in esame il periodo da gennaio 2008 a marzo 2010, emerge il profilo dei responsabili di abusi. “I carnefici - spiega Ernesto Caffo, presidente di Telefono Azzurro - sono molte volte persone perfettamente integrate e appartenenti ad ogni contesto sociale, quindi difficili da riconoscere”. Nel 12,9% dei casi, il responsabile di abusi è un amico o un conoscente. I religiosi - rileva il rapporto - sono l’1,2% del totale. Il dossier traccia anche l’identikit delle vittime: sei bambini su dieci tra quelli che hanno subito abusi sessuali non hanno ancora compiuto 12 anni. Sono soprattutto le bambine e le adolescenti le principali vittime (66%). E’ stato anche analizzato il dato geografico. La regione dove si è registrato il maggior numero di casi è la Lombardia. Seguono Lazio e Veneto. L’odierna Giornata – si legge infine nel dossier di Telefono Azzurro – è un’occasione per riflettere, discutere e proporre strategie di intervento nel contrasto ad un fenomeno che desta sdegno, ma che “troppe volte viene sottovalutato”. Per sensibilizzare il mondo degli adulti che ruotano intorno ai minori, è stato stilato un manifesto contro la pedofilia, consultabile sul sito www.azzurro.it (A.L.)

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    Cile: il vescovo di Linares in visita al campo dei terremotati

    ◊   “Puertas Verdes” a Costituciòn è una specie di tendopoli, un accampamento di circa 160 famiglie, che vivono in questo campo creato subito dopo il terremoto e lo tsunami che hanno colpito questa città costiera del Cile il 27 febbraio scorso. Una nota inviata all’agenzia Fides riferisce della recente visita del vescovo della diocesi di Linares, mons. Tomislav Koljatic. “Accompagnare chi soffre di più è il nostro dovere come cristiani, ed è per questo che abbiamo organizzato, come Commissione sociale, una missione nel campo "Puertas Verdes" a Costituciòn” si legge nella nota che informa della visita del vescovo e di 40 volontari della Caritas, oltre che dei rappresentanti dell'organismo tedesco Adveniat, che hanno voluto accompagnare questa esperienza, sia fisicamente che spiritualmente, e stare insieme alle persone che sono state colpite dal terremoto. “Questa è stata l'occasione opportuna perché mons. Koljatic potesse predicare la Parola di Dio a tutti, e tutti hanno ascoltato attentamente le parole di incoraggiamento del loro Pastore, che li ha invitati a ricostruire le loro case con la gioia di essere sempre accompagnati da Gesù e da sua Madre Maria. Inoltre è stato amministrato il sacramento del battesimo a 28 persone, tra bambini, giovani e adulti, che sono diventati figli di Dio”. L'attività solidale, continua la nota, ha compreso anche la consegna di cesti con prodotti alimentari (come latte, farina, olio e altri alimenti non deperibili) per le famiglie di questo campo, che saranno di grande aiuto a centinaia di famiglie, che hanno apprezzato la visita di quanti si occupano dell’area sociale della diocesi, ma soprattutto la loro presenza amica, che costituisce il vero significato della missione. La visita non si è limitata al campo di "Puertas Verdes", ma ha toccato anche quello nella zona devastata della riva del fiume Maule, che ospita circa 50 famiglie. Anche a loro i volontari hanno consegnato cibo e bevande, oltre ad incoraggiarli ed a prendere visione delle loro necessità. (R.P.)

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    Brasile: a San Paolo il primo Congresso sul volontariato missionario salesiano

    ◊   Dal 29 aprile al 2 maggio ha avuto luogo a San Paolo, in Brasile, il 1° Congresso sul volontariato missionario salesiano della Regione salesiana America Cono Sud. L’iniziativa, promossa dal dicastero per le Missioni con il sostegno della Pastorale giovanile, - riporta l'agenzia Fides - prepara e introduce il tema della Giornata missionaria salesiana del 2011 dedicata al volontariato missionario. A conclusione delle giornate è stato prospettato un progetto missionario triennale per la Regione. Secondo le informazioni dell’agenzia Ans, circa 50 i partecipanti provenienti dai Paesi della Regione Cono Sud (Brasile, Argentina, Uruguay, Paraguay e Cile), e dall’Ecuador e dall’Angola. Nel salutare i partecipanti, don Marco Biaggi, presidente della Conferenza degli Ispettori salesiani del Brasile, ha sottolineato l’importanza della socializzazione dell’esperienza. Anche don Antonio Ramos, uno degli organizzatori dell’incontro, ha ricordato come uno degli obiettivi del raduno fosse quello di sviluppare, partendo dalle esperienze concrete e dallo studio dei temi proposti, un progetto comune per tutta la Regione Cono Sud. Venerdì 30 aprile i partecipanti hanno lavorato in 3 gruppi: il primo, di lingua spagnola, ha sviluppato il tema “Luci e ombre in America Latina” nella prospettiva del cammino della Chiesa; il secondo si è confrontato sulla realtà giovanile dell’America Latina; e il terzo, infine, ha approfondito l’Educazione Cattolica. Nel pomeriggio don Edson Castilho, rettore dell’Università salesiana di San Paolo, ha sviluppato il tema “Allegria e vocazione del discepolo missionario salesiano alla luce del Capitolo generale 26”. Il terzo giorno di convegno, don Luiz Alves de Lima, consigliere presso la Conferenza generale dell’Episcopato latinoamericano e dei Caraibi (Celam) e presso la Conferenza nazionale dei vescovi del Brasile, ha proposto una catechesi sul tema “Il nuovo paradigma del volontariato missionario salesiano alla luce di Aparecida”. Nella giornata conclusiva, domenica 2 maggio, don Klement ha presentato il tema della Giornata missionaria salesiana del 2011 “Volontari per proclamare il Vangelo”. (R.P.)

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    Filippine: il cardinale Rosales esclude di guidare una mobilitazionbe contro i brogli elettorali

    ◊   Il cardinale Gaudencio Rosales, arcivescovo di Manila, esclude la necessità di doversi mettere alla guida di una mobilitazione popolare contro eventuali brogli elettorali alle elezioni del 10 maggio, come fece nel 1986 il suo predecessore, il cardinale Jaime Sin, per porre fine alla dittatura del presidente Ferdinando Marcos. “La situazione oggi è molto diversa” , perché le istituzioni democratiche funzionano ed esiste la Commissione elettorale (Comelec) per questo, ha dichiarato il porporato all’agenzia Ucan dopo la celebrazione della Messa domenicale nella capitale con alcuni candidati. Arcivescovo di Manila dal 1974 al 2003, il cardinale Sin - lo ricordiamo - ebbe un ruolo determinante nella destituzione dell'ex dittatore Fernando Marcos nel 1986, esempio di rivoluzione pacifica popolare (conosciuta anche come “Rivoluzione del Rosario”), e in quella dell'ex presidente Joseph Estrada, deposto per corruzione nel 2000. Il cardinale Rosales ha precisato che potrebbe seguire l’esempio del suo predecessore solo se si verificassero violenze, ma ha definito “irresponsabile” l’ipotesi agitata da alcuni candidati di massicce manifestazioni di protesta contro i risultati qualora non corrispondessero ai loro pronostici. Tra questi il senatore Benigno “Noynoy” Aquino III, figlio della compianta Corazón Aquino (la prima presidente del Paese dopo il ritorno del Paese alla democrazia), che ha minacciato proteste analoghe a quelle condotte in Thailandia dalle cosiddette 'camicie rosse' dell’ex presidente Thaksin Shinawatra. Aquino è attualmente in testa ai sondaggi elettorali. Come nelle precedenti consultazioni, la Chiesa filippina segue con grande attenzione la campagna elettorale ed è intervenuta più volte in questi mesi anche per richiamare l’attenzione di elettori e candidati su temi sensibili come l’aborto, l’eutanasia, il divorzio, le politiche di controllo demografico e le unioni omosessuali. Sinora agli appelli dei vescovi hanno risposto due dei nove candidati in lizza che questa domenica hanno sottoscritto, alla presenza del cardinale Rosales, un “Patto per la vita”. Si tratta di Manuel Vilar Jr. del Partito Nazionalista e di John Carlos de los Reyes del partito Ang Kapatiran. L’arcivescovo di Manila si è detto grato per il gesto, precisando però che ciò non significa un appoggio della Chiesa filippina a questi candidati. (L.Z.)

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    Nepal: la Chiesa esorta i fedeli a recitare il Rosario per invocare la pace nel Paese

    ◊   “Preghiamo la Vergine Maria perché interceda per la pace, perché non sia versato sangue, perché illumini i nostri leader nel trovare un compromesso politico alla crisi”. E’ quanto ha detto all’Agenzia Fides padre Pius Perumana, pro-vicario apostolico del Nepal. Nel Paese asiatico, paralizzato da tre giorni da uno sciopero generale, la Chiesa esorta tutti i fedeli a “vivere questi giorni con serenità, con l’ottimismo della fede e della speranza, recitando il Rosario ogni giorno, nel mese di maggio, dedicato alla Madonna”. “Il Rosario – aggiunge padre Pius Perumana – rappresenta un’ottima opportunità per rafforzare il legame più profondo con i propri familiari e con i propri vicini, e anche per avviare nuovi gruppi di riflessione e di preghiera con la Bibbia”. La situazione in Nepal– precisa il pro-vicario apostolico – “potrebbe degenerare da un momento all’altro. La protesta dei maoisti ha bloccato anche le attività e la missione della Chiesa e le scuole sono chiuse”. Kathmandu è rimasta bloccata, per il terzo giorno consecutivo, a causa di uno sciopero generale indetto dall'opposizione maoista. I trasporti pubblici e le attività commerciali della capitale nepalese sono fermi. Scuole, uffici e industrie sono rimasti chiusi. Il partito maoista, che ha la maggioranza nell'assemblea costituente, chiede le dimissioni del governo per varare la nuova Costituzione e accelerare il processo di pace avviato nel 2006 dopo la rivoluzione popolare che portò al rovesciamento della monarchia. (A.L.)

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    Cina: l'inizio del mese di maggio all'insegna dei pellegrinaggi mariani

    ◊   La grande devozione dei cattolici cinesi verso la Vergine Maria si sta manifestando all’inizio di questo mese di maggio, soprattutto con i pellegrinaggi ai Santuari mariani, anche in preparazione alla Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina del 24 maggio, indetta da Benedetto XVI. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, la parrocchia di Xia Shi della città di Hai Ning, nella provincia di Zhe Jiang, ha inaugurato il mese mariano con un solenne pellegrinaggio al santuario mariano di She Shan, seguendo le indicazioni del Papa contenute nella Lettera ai cattolici cinesi del 2007. Centinaia di fedeli della parrocchia di Xia Shi sono partiti all’alba di sabato primo maggio per recarsi al santuario di She Shan. Oltre alla meditazione, alla preghiera, al rosario e alla Via crucis, hanno partecipato alla solenne Eucaristia presieduta da mons. Jin Lu Xian, vescovo novantenne di Shang Hai, per vivere insieme l’apertura del mese mariano. Anche la diocesi di Ji Nan della provincia di Shan Dong ha aperto le celebrazioni mariane nel santuario locale, dedicato alla Madonna. Oltre 2.000 fedeli della diocesi di Ji Nan si sono infatti radunati nel santuario mariano locale dedicato alla Madonna per la celebrazione, insieme al vescovo e ai sacerdoti e alle religiose diocesane. Con questa iniziativa ha avuto inizio un mese di intensa spiritualità mariana programmata dalla diocesi. Secondo mons. Zhang, vescovo locale, la diocesi vuole fortemente che “i fedeli, attraverso Maria, arrivino a Gesù”. (R.P.)

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    Bangladesh: inaugurata vicino a Dacca la sede della nuova missione dei Gesuiti

    ◊   I Gesuiti hanno festeggiato nei giorni scorsi l’apertura della sede del nuovo quartier generale della loro missione in Bangladesh. Il “Nobojoyti Niketon” (Casa della Nuova Luce), questo il suo nome, è stato inaugurato il 1° maggio a Mathbari, a 50 kilometri a nord di Dacca, dall’arcivescovo della capitale, mons. Paulinus Costa. La struttura di sei piani ospita anche un centro di formazione alla spiritualità ignaziana per candidati alla vita consacrata che offrirà diversi altri servizi. Tra questi l’organizzazione di conferenze e ritiri spirituali, incontri informativi per credenti di altre religioni, ma anche attività di assistenza a giovani emarginati e a coppie in difficoltà. L’apertura della nuova sede è stata accolta con generale entusiasmo dalla Chiesa locale. “Questo centro promuoverà la spiritualità e gli ideali di Sant’Ignazio di Loyola in Bangladesh e aiuterà molto la nostra Chiesa a crescere spiritualmente”, ha sottolineato alla Messa inaugurale mons. Costa. “È un passo importante per la Compagnia di Gesù”, ha evidenziato un sacerdote gesuita del centro intervistato dall’agenzia Ucan. Per il Superiore della residenza dei Gesuiti a Dacca, padre Aelred Gomes, l’inaugurazione della nuova sede è la realizzazione di un sogno. Padre George Patteri, Superiore generale dei Gesuiti della Provincia di Calcutta, in India, ha espresso, da parte sua, l’auspicio che il nuovo centro possa aiutare a promuovere le vocazioni giovanili nel Paese. La prima comunità della Compagnia di Gesù in Bangladesh è iniziata nel 1994, con due confratelli provenienti appunto da Calcutta. Oggi i Gesuiti presenti in Bangladesh sono una dozzina cui si stanno aggiungendo altri, distribuiti in 4 delle 6 diocesi e impegnati in diverse opere di apostolato e di promozione umana e spirituale. (L.Z.)

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    Algeria: il vescovo di Laghouat-Ghardaïa sulla realtà attuale della Chiesa

    ◊   “La Chiesa è fatta di peccatori e deve la sua santità a Dio solo, a Cristo che l’ha fondata e allo Spirito che la conduce contro venti e maree. L’umiliazione che ora essa subisce, anche ingiustamente, non è forse un invito all’umiltà?”. È la riflessione proposta dal vescovo della diocesi algerina di Laghouat-Ghardaïa, mons. Claude Rault, nell’editoriale del notiziario diocesano mensile pubblicato sul sito della Chiesa d’Algeria www.ada.asso.dz. Riferendosi ai casi di pedofilia emersi in questi mesi in Europa e negli Stati Uniti che vedono coinvolti sacerdoti e vescovi, mons. Rault afferma che la Chiesa paga un insegnamento più moralizzatore che promotore del carattere sacro della persona, e paga anche assai cara un’immagine autoreferenziale, essendosi attribuita qualità che non possono che riferirsi solamente a Dio. Per il presule, “di fronte agli odiosi crimini che costituiscono la pedofilia niente sarebbe da scusare, tanto il male provocato nei bambini e nelle altre persone che ne sono vittime è profondo. Gesù stesso – prosegue mons. Rault – non è stato tenero nei confronti di colui che ‘scandalizza i piccoli’: ‘è molto meglio per lui che gli venga messa al collo una macina da mulino e sia gettato nel mare’. Parole terribili da comprendere per i suoi discepoli – aggiunge il presule – come per chiunque, d’altronde”. Ma il vescovo di Laghouat-Ghardaïa osserva che occorre fare attenzione al modo in cui i media stanno affrontando l’argomento, “come se in ogni uomo di Chiesa vi fosse un potenziale pedofilo di cui non si dovrebbe aver fiducia”; avverte che si rischia di non dar spazio ad altre notizie, come a quegli “anonimi laici, preti, religiosi, religiose che, in nome della loro fede e della dignità dell’essere umano, si impegnano lì dove l’umanità è ferita per combattere la povertà, la miseria e la guerra”. Mons. Rault conclude il suo editoriale scrivendo che la Chiesa potrà superare il momento difficile che sta vivendo “ritrovando la sua prima vocazione di umile serva dell’umanità” spogliandosi, sull’esempio di Gesù, del suo mantello per lavare i piedi ai suoi discepoli. “Non dimentichiamo troppo – conclude il presule – che il solo abito liturgico di cui si sia vestito è un grembiule di servizio. E non lo aveva più per coprirsi, elevato da terra sullo strumento di supplizio. Pasqua non è forse la resurrezione del servitore?”. (T.C.)

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    Kek: il rev. Colin Williams lascia l'incarico di segretario generale

    ◊   Colin Williams, segretario generale della Conferenza delle Chiese europee (Kek) dal 2005, lascia l’incarico. Ad annunciarlo allo stesso organismo europeo che riunisce nella sede di Ginevra le oltre 120 chiese europee di tradizione ortodossa, protestante, anglicana e vetero-cattolica, è stato il vescovo anglicano Christopher Hill, uno dei vice-presidenti della Kek. Colin Williams, si legge nel comunicato, tornerà alla Chiesa di Inghilterra e svolgerà il suo ministero nella diocesi di Hereford. “La presidenza della Conferenza delle Chiese europee - riferisce l'agenzia Sir - augura a Colin un buon ritorno al ministero pastorale e lo ringrazia per il servizio per l’unità delle Chiese europee, svolto durante il suo incarico di segretario generale”. (R.P.)

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    "Premio interreligioso Isaia" al cardinale Kasper per il suo impegno nel dialogo tra ebreo-cattolico

    ◊   Il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l'unità dei cristiani e presidente della Commissione Pontificia per le Relazioni religiose con l’Ebraismo, ha ricevuto il Premio Interreligioso “Isaiah Interreligious Award” del Comitato Ebraico Americano. Il premio, conferito lo scorso 29 aprile, è stato assegnato per il prolungato impegno del porporato “nel dialogo tra ebrei e cattolici" e per la sua "leadership” nel progresso “della comprensione tra queste due fedi". "Sono profondamente emozionato - ha dichiarato il cardinale Kasper - per questo importante riconoscimento e non posso fare altro che esprimere la mia sentita gratitudine come tedesco, come teologo cattolico e come presidente della Commissione pontificia per le Relazioni Religiose con l'Ebraismo". Il cardinale – rende noto l’agenzia Zenit - ha anche dichiarato che cattolici ed ebrei sono "impegnati, sia gli uni sia gli altri, in una visione del mondo senza antisemitismo e senza anticattolicesimo". "Noi ci sforziamo - ha aggiunto - di far sì che il mondo si muova, lavorando per il bene dei nostri figli e dei figli dei nostri figli affinché atrocità come l'Olocausto non possano accadere mai più". (A.L.)

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    A Londra domani serata speciale dedicata a don Sturzo

    ◊   “Dall’esperienza londinese di Luigi Sturzo alla creazione del Polo di Eccellenza Sturzo. Attualità e attuabilità degli ideali e delle prassi sturziane, per un nuovo umanesimo sociale”. E’ il tema dell’incontro che si terrà domani sera a Londra, presso l’istituto italiano di cultura, in onore di don Luigi Sturzo nell’ambito dell’Anno internazionale sturziano. Alla manifestazione interverranno, tra gli altri, Gaspare Sturzo, magistrato e pronipote di Luigi Sturzo e Salvatore Martinez, presidente nazionale del Rinnovamento nello Spirito. Nel corso della serata, sarà donata l’intera “Opera Omnia” di don Luigi Sturzo all’Istituto italiano di cultura di Londra. “Don Luigi Sturzo – sottolinea Salvatore Martinez nel comunicato del Rinnovamento nello Spirito – non ha smesso di essere esiliato dalla coscienza storica, sociale ed ecclesiale di tante istituzioni che, a diverso titolo, avrebbero dovuto conservare la profetica portata del suo pensiero”. “E’ nella direzione di una ‘riparazione’ e al contempo della ‘conservazione e innovazione’ degli ideali e delle prassi sturziane che si muove ora deciso l’impegno del Polo di Eccellenza Sturzo”. (A.L.)

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    Le aggregazioni laicali il 16 maggio in piazza San Pietro per partecipare al Regina Caeli

    ◊   “Provenienti da tutta Italia, vogliamo stringerci visibilmente intorno a Benedetto XVI come figli col padre, desiderosi di sostenerlo nel suo impegnativo ministero, esprimendogli affetto e gratitudine per la sua passione per Cristo e per l’umanità intera”. Con queste parole Paola Dal Toso, segretaria generale della Consulta nazionale delle aggregazioni laicali (Cnal), ricorda l’appuntamento del 16 maggio in piazza San Pietro per partecipare alla recita del Regina Coeli. La Cnal – ricorda il Sir - è un organismo che riunisce circa sessanta associazioni e movimenti ecclesiali. L’iniziativa, promossa dalla Consulta, è rivolta a tutti coloro che desiderano “testimoniare in questo momento il proprio affetto e la vicinanza al Santo Padre”. La Cnal invita “tutti a farsi promotori dell’iniziativa nei vari ambienti di vita comunitaria: scuole, parrocchie, associazioni, oratori, movimenti, coinvolgendo sacerdoti e vescovi, colleghi di lavoro, amici”. (A.L.)

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    Due milioni di visitatori per la Sindone a Torino

    ◊   Due milioni di visitatori per la Sindone a Torino. E’ la previsione del comitato dell’Ostensione, che si dice soddisfatto per come sta procedendo l’affluenza dei fedeli in coda per vedere e venerare il sacro Lenzuolo, che secondo la tradizione cristiana, avrebbe avvolto il corpo di Gesù crocifisso. "Avevamo due obiettivi: sfondare i due milioni di visitatori e garantire l’accoglienza ai pellegrini in visita a Torino. Entrambi sono stati raggiunti", ha detto all’agenzia Zenit il presidente del Comitato dell'Ostensione, l'assessore Fiorenzo Alfieri. "L'obiettivo dei due milioni di visitatori – ha sottolineato - sarà superato. Ci sono delle giornate di affluenza con oltre 50 mila fedeli al giorno. Le prenotazioni sono già a 1 milione e 800 mila persone, a cui si vanno ad aggiungere i 70 mila di ogni settimana che arrivano senza prenotazione". (A.L.)

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    Piano della Commissione europea per rilanciare le nuove tecnologie in Europa

    ◊   Il settore Information and comunication technology è responsabile del 4,8% del Pil europeo - circa 660 miliardi di euro all'anno - e contribuisce per il 30% alla crescita della produttività, aiutando le industrie a innovarsi grazie alle nuove tecnologie. Ma sono ancora molteplici gli ostacoli che impediscono all'Europa di mettersi in riga con lo sviluppo tecnologico del resto del mondo. E’ quanto rende noto la Commissione europea, che il 12 maggio approverà il piano per rilanciare lo sviluppo della rete, sia nei contenuti sia nelle infrastrutture. Bruxelles chiederà agli Stati membri di spingere sulle reti di nuova generazione con l'obiettivo di dare a tutti la banda larga entro il 2013. Anche per quanto riguarda i contenuti, l'Europa deve ancora abbattere qualche muro per costruire un mercato unico e poter fornire la stessa offerta a tutti i cittadini. Oggi, ad esempio, la musica on line è ostaggio di un complesso sistema di licenze che cambia da Paese a Paese. La Commissione europea sottolinea infine che occorre affrontare il problema dei diritti d'autore, pensando ad un sistema europeo di licenze che semplifichi le regole e salvaguardi allo stesso tempo gli interessi dei proprietari dei contenuti. (A.L.)

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    24 Ore nel Mondo



    Tre morti in disordini ad Atene: Grecia paralizzata dallo sciopero generale

    ◊   Sono tre i morti in seguito agli incidenti odierni in una banca di Atene, la Martin Egnatia Bank nel centro della capitale greca. La banca è stata attaccata con ordigni incendiari durante gli incidenti ai margini delle manifestazioni di oggi contro il piano di austerità. Le manifestazioni odierne ad Atene e in altre città della Grecia cui hanno preso parte decine di migliaia di persone sono ''le piu' grandi mai tenutesi'' nel Paese, ha annunciato la confederazione del settore privato Gsee. In un comunicato, il sindacato afferma che la partecipazione allo sciopero generale è stata del 100%. La Grecia oggi è paralizzata dallo sciopero generale contro le misure anticrisi che devono essere votate domani dal parlamento. Oggi si sono uniti all’astensione anche il settore privato e i giornalisti. Fermi i trasporti, chiusi ospedali, scuole, banche, uffici pubblici e negozi. In sciopero anche i giornalisti. I manifestanti chiedono anche che i responsabili della crisi siano puniti.

    Incertezza sui mercati europei
    Sui mercati prevale l'incertezza sui timori per un contagio della crisi della Grecia agli altri Paesi dell'area europea. Oggi la Commissione europea fa sapere che “la ripresa dell'economia nella Ue è graduale ma procede”. Varia da Paese a Paese: a trainare, Francia e Germania; in recessione, Grecia e Spagna. L’Italia segna una lenta ripresa ma si prevede un aumento del debito pubblico italiano, dal 115,8% del 2009 al 118% nel 2010. Solo la Spagna ha un debito pubblico più alto: al 130%. E a proposito di Spagna va detto che il Commissario Ue agli Affari Economici e Monetari, Olli Rehn, afferma che Madrid non ha bisogno di assistenza finanziaria, ma è vittima di una speculazione da fermare subito. La Grecia – aggiunge – è un caso unico e isolato. Da parte sua, la Cancelliera tedesca Merkel ribadisce la posizione della Germania: sospendere il diritto di voto di quei Paesi della zona euro che non rispetteranno in futuro gli obblighi di bilancio.

    Nuove restrizioni di voli su Dublino
    Le autorità irlandesi hanno disposto nuove restrizioni su tutti i voli da e per Dublino a partire dalle 10 Gmt (le 12 in Italia) per via della nube di cenere sprigionatasi dall'eruzione del vulcano in Islanda. Rimane invece operativo l'aeroporto di Shannon, nell'ovest del Paese. Anche ieri l'aviazione civile irlandese aveva deciso di cancellare voli nella maggior parte del Paese per diverse ore. Alle undici di oggi è comunque previsto un altro annuncio sulla situazione dei cieli da parte delle autorità.

    Il Pentagono invia 17.500 uomini nel Golfo del Messico
    Il Pentagono ha approvato ieri l'ordine esecutivo per la mobilitazione di 17.500 uomini della Guardia Costiera federale nelle zone del Golfo del Messico interessate dalla marea nera. Saranno gli Stati, e non il ministero della Difesa, a decidere come utilizzare questi rinforzi. Secondo il New York Times, in audizioni a porte chiuse in Congresso un alto funzionario di Bp ha ammesso che dal geyser sottomarino di greggio nel Golfo del Messico potrebbero sgorgare fino a 60 mila barili di petrolio al giorno, oltre dieci volte quanto stimato finora. Resta il rischio che il petrolio del pozzo danneggiato possa essere agganciato dalle cosiddette "correnti loop" del Golfo del Messico e trascinato fino alle Keys della Florida e da lì nell'Atlantico.

    Times Square: l'uomo incriminato nega di appartenere a cellule terroristiche
    E’ stato formalmente incriminato negli Stati Uniti il trentenne pakistano Faisal Shahzad arrestato per il fallito attentato di Times Square a New York. L’uomo, naturalizzato americano, avrebbe parzialmente confessato di avere preparato l’attacco terroristico, negando tuttavia di far parte di una cellula organizzata. Nonostante le indagini portino lontano da Al Qaeda, numerosi arresti sono stati compiuti anche in Pakistan, dove l’intelligence locale si è immediatamente attivata in collaborazione con le autorità Usa. Il fallito attentato avrebbe comunque potuto risolversi in una strage e la paura che regnava dopo gli attentati dell’11 settembre torna a farsi palpabile. Il commento di Loretta Napoleoni, esperta di terrorismo internazionale intervistata da Stefano Leszczynski:

    R. – E’ possibile che la psicosi possa riprendere, ma non certo con l’intensità che abbiamo visto in passato. Non credo che ci troviamo di fronte ad una minaccia del tipo dell’11 settembre. Abbiamo di fronte dei dilettanti e, quindi, fortunatamente questi attacchi non vanno in porto.

     
    D. – In ogni caso, dilettanti che si sono formati in campi di addestramento, che hanno potuto disporre di fondi. Si può immaginare che dietro ci sia, comunque, qualcosa di più grosso?

     
    R. – Questo è interessante. Il fatto che questo individuo si sia formato in un campo di addestramento dà un po’ l’idea che il campo di addestramento oggi come oggi e specialmente in questa zona non ha nulla a che vedere con i campi di addestramento degli anni Ottanta e degli anni Novanta in Afghanistan: quelli gestiti appunto da Bin Laden e da Al Qaeda. E questo perché se è vero che ci sia stato questo addestramento è stato limitato soltanto agli usi degli esplosivi, senza un addestramento comportamentale e del funzionamento dell’attività del terrorista.

     
    D. – Nuovamente l’aspirante terrorista era integrato nella società americana…

     
    R. – Sì, questo sicuramente è un elemento che vedremo tornare alla ribalta nel futuro: l’indottrinamento avviene nel tessuto sociale della società occidentale. Dalle informazioni che riceviamo da parte delle autorità dell’antiterrorismo, questo è un individuo che ha agito da solo e quindi non fa parte di una cellula, non fa parte di una rete. Vediamo, quindi, anche un grande cambiamento dagli attentati di Londra, dagli attentati di Madrid, dove invece esisteva una rete, anche se piccola però c’era.

     
    D. – Diventa sempre più difficile a questo punto, ad un livello di intelligence, individuare eventuali “cani sciolti”?

     
    R. – Ecco, questo è il problema maggiore. La grande difficoltà dell’antiterrorismo, in questa fase di ennesima trasformazione del terrorismo di matrice islamica. Direi che c'è proprio l’impossibilità di penetrare reti sociali, dove un individuo – appunto un “cane sciolto” – può attivarsi indipendentemente da quello che succede nel mondo.

     
    Attacco nel sud dell’Afghanistan. Feriti 11 soldati danesi e due interpreti afghani
    Nuova giornata di violenza in Afghanistan. Presi di mira gli edifici amministrativi di Zaranj, capitale della provincia di Nimroz, nel sud del Paese, da parte di un gruppo di miliziani, tra cui almeno due attentatori suicidi. L’attacco è stato rivendicato dai talebani, mentre il governatore della provincia ha spiegato che sette sono state le esplosioni, che hanno innescato uno scontro a fuoco tra i miliziani e le forze di sicurezza afghane. Ancora incerto il bilancio delle vittime. Feriti poi 11 soldati danesi e due interpreti afghani in un altro attacco di insorti nella provincia meridionale afghana di Helmand. Intanto proprio oggi il premier della Nuova Zelanda ha annunciato che estenderà di un altro anno l’impegno militare in Afghanistan, per iniziare gradualmente il ritiro delle truppe neozelandesi.

    Nucleare Iran: Ahmadinejad apre alla mediazione del Brasile
    Il presidente iraniano si è detto “in linea di principio” d'accordo con la mediazione proposta dal Brasile per sbloccare la situazione di stallo con l'occidente sul nucleare. Lo riferisce l'agenzia iraniana Fars. Alla fine di aprile, il ministro degli Esteri brasiliano, Celso Amorim, si è recato a Teheran per tentare di agire da mediatore nel braccio di ferro tra Onu e Teheran sul nucleare iraniano.

    Ucciso dagli Shabaab un noto giornalista somalo
    Uomini armati degli Shabaab (gli integralisti islamici legati ad Al Qaeda) hanno ucciso a Mogadiscio un noto giornalista somalo. Lo riferisce uno dei colleghi della vittima. Sheikh Nur Abkey, 60 anni, primo giornalista ad essere ucciso in Somalia quest'anno, è stato assassinato mentre stava tornando a casa, nel quartiere di Wardhigley. “Uomini di Al Shabaab hanno ucciso Sheikh Nur Abkey, poi ci hanno chiamato per dirci dell'omicidio”, ha raccontato Abdirahman Yusuf, direttore di Radio Mogadiscio.

    In Thailandia, il sì condizionato delle “camicie rosse” alle proposte del premier
    Un sì condizionato alla riconciliazione nazionale proposta dal premier Vejjajiva. Questa la risposta alle autorità thailandesi da parte delle ''camicie rosse'' che, però, prima di abbandonare i loro presidi nel centro di Bangkok, chiedono maggiori garanzie sullo scioglimento del parlamento, in vista del voto previsto per il 14 novembre. Al loro fianco, ancora una volta, si è schierato l'ex primo ministro Thaksin Shinawatra, ora in esilio. Sulla situazione in Thailandia, ci aggiorna Stefano Vecchia, raggiunto telefonicamente a Bangkok da Giada Aquilino:

    R. – La situazione evolve in modo rapido, in modo troppo rapido: fino al mattino di due giorni fa, non c’era nell’aria alcuna possibilità di accordo; improvvisamente, alla sera, è stato trasmesso il discorso televisivo del premier con la proposta d’intesa. I leader della protesta sono assolutamente diffidenti; ieri si sono consultati con la base e hanno deciso di aderire a questa ‘road-map’ verso le elezioni previste entro il 14 novembre. Però chiedono da subito una data per le dimissioni del governo. Secondo la Costituzione, dovrebbe essere entro settembre. Questo, però, è un ulteriore problema per le ‘camicie rosse’ perché sanno che l’attuale capo delle forze armate, il generale Anupong Paojinda, andrà in pensione agli inizi di settembre. Se dovesse subentrare il suo vice, che si può definire un ‘falco’, la situazione potrebbe nuovamente cambiare e il governo potrebbe anche rimescolare le carte avendo l’appoggio pieno dell’esercito.

     
    D. – Perché ora Thaksin, dal suo esilio, ha dato l’assenso al piano di riconciliazione per andare al voto in novembre?

     
    R. – Oggi è festa nazionale in Thailandia: è la festa dell’incoronazione. Quindi tutti devono mostrare benevolenza verso l’istituzione monarchica. Potrebbe essere però anche un accenno di partecipazione ad un eventuale percorso di riconciliazione in cui lui stesso potrebbe essere coinvolto: non dimentichiamolo che alla fine, da un punto di vista politico, Thaksin è ancora il referente per buona parte delle ‘camicie rosse’.

     
    In Daghestan ucciso il direttore di una stazione radio
    Il direttore di una stazione radio del Daghestan e una sua guardia sono stati uccisi oggi in un attentato che ha ferito anche l'autista. Lo comunica la polizia di Makhachkala, citata dall'agenzia Itar-Tass. Nel Daghestan, si verifica quasi ogni giorno un attentato terroristico contro persone note o contro agenti della polizia e dell'esercito russi. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza e Carlo Ferraro)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 125

     
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