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Sommario del 04/05/2010
Il Papa nomina i membri Consiglio scientifico dell'Agenzia vaticana per la Promozione della qualità delle Università e Facoltà ecclesiastiche
◊ Benedetto XVI ha nominato membri del Consiglio scientifico dell'Agenzia della Santa Sede per la Valutazione e la Promozione della Qualità delle Università e Facoltà Ecclesiastiche (Avepro) il prof. Slwomir Nowosad, vicerettore per la Ricerca e le Relazioni Internazionali e docente ordinario di Teologia Morale presso l'Università Cattolica di Lublino in Polonia; e i professori John L. Davies, docente emerito presso l'Anglia Ruskin University di Chelmsford, in Gran Bretagna; Peter Jonkers, docente ordinario di Filosofia presso l'Università Cattolica di Tilburg, nei Paesi Bassi; Donald McQuillan, già direttore dell'Irish Universities Quality Board, in Irlanda; Emanuela Stefani, direttore della Conferenza dei Rettori delle Università Italiane di Roma, in Italia.
La visita "ad Limina" dei vescovi del Belgio: questioni etiche e morali tra i principali temi di confronto in Vaticano
◊ I vescovi del Belgio hanno iniziato ieri in Vaticano la loro visita ad Limina. Molti gli argomenti di tipo pastorale e sociale che i presuli affronteranno, fino a sabato prossimo, al cospetto di Benedetto XVI e dei suoi collaboratori della Curia Romana. Tra gli aspetti più scottanti, la questione degli abusi sui minori da parte di alcuni esponenti del clero, alla quale accenna mons. André-Mutien Joseph Leonard, arcivescovo di Malines-Bruxelles e presidente della Conferenza episcopale belga. L'intevista è della collega della redazione francese, Mathilde Auvillain:
R. – Certainement, nous allons toucher les questions douloureuses qui viennent de se ...
Sicuramente, toccheremo i dolorosi interrogativi posti nel nostro Paese dopo le dimissioni del vescovo di Bruges. È inevitabile parlare di questo tema e delle misure che contiamo di prendere per far fronte a questa situazione. Poi, ci sono senza dubbio le sfide della secolarizzazione e anche le questioni bioetiche che in Belgio sono particolarmente pregnanti, soprattutto per quanto riguarda l'eutanasia. C’è anche la questione del dialogo interreligioso, visto che siamo in una società dove l’immigrazione dai Paesi musulmani è significativa. E non manca il problema delle vocazioni: la situazione in Belgio è particolarmente grave, più che in Francia.
D. – Un'altra questione è quella dei rapporti tra le diverse comunità linguistiche in Belgio sulla vita della Chiesa…
R. – Un impact très limité. D’abord la diversité des langues dans notre Pays...
Il suo impatto è molto limitato. Innanzitutto, la diversità delle lingue nel nostro Paese – che sono essenzialmente il fiammingo, il francese e un po’ il tedesco – prima di essere una fonte di difficoltà è un'opportunità, perché ci sono sensibilità complementari, una diversità che è una ricchezza. Va detto che la Chiesa belga, nel suo insieme, non vive tensioni su questo fronte. Ma è vero che si nota una diversità di approcci anche nella nostra Conferenza episcopale.
D. – Come viene percepita nella società la parola della Chiesa sulle questioni relative alla vita e alla famiglia?
R. – Elle est a priori actuellement plutôt négative...
Oggi è percepita pregiudizialmente in modo negativo: vi è una sorta di diffidenza, di sospetto, ma quando si presenta l’occasione per spiegare direttamente la complessità della parola della Chiesa su questi temi, noto che il messaggio passa piuttosto bene. La maggior parte della gente conosce la Chiesa solo dagli slogan, dalle semplificazioni e dai titoli dei giornali. Ma quando c'è l‘occasione per spiegare le cose in modo più articolato e pacato, la parola della Chiesa è ben accolta, soprattutto se si mostra al tempo stesso coerenza e sensibilità per ciò che vive la gente.
D. – Qual è lo stato di salute del cattolicesimo in Belgio? Sappiamo che i cattolici praticanti sono in grande calo…
R. – La pratique a beaucoup rétréci. Nous sommes dans une situation...
La pratica si è molto ridotta. Ci troviamo in una situazione di accentuata secolarizzazione e questo vale per tutte le regioni del Paese, anche se un po' meno nelle Fiandre. Penso che la prima cosa da fare è prendere atto di questa situazione. La Chiesa in Belgio ha avuto molto da dire in passato, forse anche troppo da una posizione di forza, e dobbiamo accettare che questa situazione non esiste più. Oggi, siamo una voce tra le altre, una voce importante, ma una tra le altre. Oggi occorre incoraggiare gli sforzi per ricreare delle ferventi comunità cristiane con le persone che vogliono farlo, gente convinta.
D. – Il Belgio sta vivendo una nuova crisi politica. Come vede il futuro del Paese?
R. – L'Eglise doit être très prudente quand on parle des questions politiques. ...
La Chiesa deve essere molto cauta quando si parla di questioni politiche. Personalmente sono convinto che il Belgio possa superare questa crisi, perché lo imporrà il realismo. Non può dividersi. Il Belgio è già non molto esteso, è impensabile che si lasci trascinare in un’avventura separatista. Credo si andrà verso un sistema ancora più federale, ma l’unità del Paese sarà conservata.
Scomparso a 92 anni il cardinale Luigi Poggi. Benedetto XVI: esempio di zelo sacerdotale. Le esequie venerdì pomeriggio in San Pietro
◊ Un nuovo lutto ha colpito il Collegio cardinalizio. Si è spento questa mattina all’età di 92 anni il cardinale piacentino Luigi Poggi, archivista e bibliotecario emerito di Santa Romana Chiesa. Benedetto XVI lo ricorda in un telegramma di cordoglio alla famiglia come un “solerte collaboratore”, che ha servito la Chiesa “con fervoroso zelo sacerdotale” dapprima come nunzio apostolico “in molti Paesi” e poi, in Vaticano, nelle sue funzioni di archivista e bibliotecario. Le esequie solenni del porporato saranno presiedute venerdì prossimo alle 17.30, in San Pietro, dal cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio cardinalizio. Al termine della Celebrazione eucaristica, il Papa parlerà ai presenti e presiederà il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio.
Con la scomparsa del cardinale Luigi Poggi, il Collegio cardinalizio risulta composto da 179 porporati, di cui 108 elettori e 71 non elettori.
Il cordoglio del Papa per l'attentato di domenica a Mosul: solidarietà ai cristiani in Iraq, mantenere saldo l'obiettivo della pace
◊ Ancora una volta Benedetto XVI ha dovuto esprimere il proprio dolore per una notizia di violenza in arrivo dall’Iraq. In un telegramma a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Papa si dice “profondamente rattristato per la tragica perdita di vite e per i feriti” causati dall’attentato che domenica scorsa ha fatto strage su un convoglio di bus che portava numerosi studenti cristiani all’Università di Mosul. Quattro di loro sono rimasti uccisi nella doppia deflagrazione e 171 sono risultati i feriti, molti in gravi condizioni.
Nel pregare per le vittime e le loro famiglie, Benedetto XVI ribadisce la “sua vicinanza spirituale alle comunità cristiane dell'Iraq” e "rinnova il suo appello – si legge nel telegramma – a tutti gli uomini e le donne di buona volontà perché mantengano salde le vie della pace e respingano tutti gli atti di violenza che hanno causato così tante sofferenze”.
Padre Lombardi illustra il viaggio del Papa in Portogallo: una visita all’insegna di Maria e della speranza cristiana
◊ Si è svolto stamani nella Sala Stampa della Santa Sede, il briefing di padre Federico Lombardi, sul programma del viaggio apostolico di Benedetto XVI in Portogallo, nel decimo anniversario della Beatificazione dei pastorelli di Fatima, Giacinta e Francesco. Il 15.mo viaggio internazionale di Benedetto XVI si svolgerà dall’11 al 14 maggio prossimi. Il Papa visiterà il Santuario mariano di Fatima, la capitale Lisbona e la città di Porto. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Pellegrino tra i pellegrini, Benedetto XVI sarà il terzo Pontefice a recarsi a Fatima, dopo Paolo VI e Giovanni Paolo II. In questo viaggio apostolico, ha sottolineato padre Federico Lombardi, emerge immediatamente la dimensione mariana. Ed ha ricordato che, nel 2000, quando fu resa pubblica la terza parte del Segreto di Fatima, fu proprio il cardinale Joseph Ratzinger a svolgere il commento teologico sul documento. Fatima, ha affermato, è dunque un luogo particolarmente significativo per questo Papa:
“Un santuario mariano in cui ci sono stati degli eventi di cui Benedetto XVI si è occupato in modo molto approfondito, personalmente, anche proprio dal punto di vista della teologia e della spiritualità. E, naturalmente, Fatima è un luogo in cui lo sguardo si allarga per una meditazione sulla storia”.
All’arrivo al Santuario mariano nel pomeriggio del 12 maggio, ha poi detto il direttore della Sala Stampa vaticana, il Papa ricorderà con parole intense il suo predecessore Giovanni Paolo II e l’attentato che subì il 13 maggio del 1981. Tuttavia, ha proseguito padre Lombardi, anche se Fatima sarà il cuore del viaggio, la visita del Pontefice interesserà tutta la nazione portoghese. Per questo vi saranno importanti eventi anche nella capitale Lisbona e a Porto, seconda città del Paese. Padre Lombardi ha in particolare messo l’accento sul tema del viaggio: “Insieme a te, camminiamo nella speranza”:
“La scelta da parte dei vescovi insieme al Papa: diamo una speranza e camminiamo nella speranza anche per tutto il popolo portoghese”.
Proprio per rispondere a questa esigenza di speranza, su proposta dei vescovi portoghesi, il Papa vivrà tre incontri particolari con diverse realtà non solo ecclesiali: il mondo della cultura, i membri del clero e gli operatori della Pastorale sociale nella Chiesa. Nota di cronaca: al Papa verranno consegnate le chiavi della città di Lisbona, in occasione della grande Messa che verrà celebrata nel pomeriggio dell'11 maggio nella capitale portoghese.
Messaggio di Benedetto XVI per i 95 anni di Elio Toaff rabbino capo emerito di Roma
◊ In un clima di festa si è tenuta ieri, in un albergo romano, la cerimonia per i 95 anni del rabbino capo emerito di Roma, Elio Toaff. In questa particolare occasione è stata anche presentata la “Fondazione Elio Toaff” che avrà il compito di promuovere la cultura ebraica. Speciali auguri sono stati rivolti a Toaff da Benedetto XVI. Nel suo messaggio, letto dal segretario del Santo Padre mons. Georg Gänswein, il Papa sottolinea l’impegno del rabbino emerito di Roma “per la promozione di relazioni fraterne tra cattolici ed ebrei” e “la sincera amicizia” con Giovanni Paolo II. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Nel messaggio il Papa ricorda come il Signore abbia rinfrancato il rabbino capo emerito di Roma, guidandolo “per il giusto cammino, anche nella valle più oscura, nell’ora della persecuzione e dello sterminio del popolo ebraico”. “Il Signore – aggiunge il Santo Padre rivolgendosi a Toaff – nei suoi misteriosi disegni ha voluto che "sperimentasse in maniera singolare la sua salvezza", divenendo un “segno di speranza per la rinascita di molti suoi fratelli”.
In occasione del 95.mo compleanno di Elio Toaff, rabbino capo di Roma dal 1951 al 2001, è stata allestita una mostra nel Museo ebraico capitolino. Ieri è stato anche presentato il volume: “Elio Toaff. Un secolo di vita ebraica in Italia”. Su questa figura di primo piano nella seconda metà del Novecento, si sofferma la curatrice del libro, la professoressa Anna Foa:
R. – Elio Toaff ha vissuto tutte le drammatiche vicende della guerra e poi del dopoguerra. Toaff riesce a fare un’opera che sia al tempo stesso di riorganizzazione interna, ma soprattutto un’opera di inserimento di questo mondo ebraico così disgregato dalle vicende storiche dentro la società esterna. Recepisce tutti i cambiamenti di questa società e in qualche modo fa da cinghia di trasmissione fra il suo mondo ebraico e questi cambiamenti. E’ il Concilio, il dialogo con il mondo cattolico, anche l’elaborazione del lutto e della memoria della Shoah: sono tutti procedimenti fondamentali di costruzione della nostra società nel corso della seconda metà del Novecento, che accompagnano e vengono interpretati dal rabbino Toaff nel senso di gettare un ponte verso il mondo esterno e non di chiudersi in una società chiusa all’esterno.
D. – Quale contributo ha dato il rabbino Toaff al dialogo tra ebrei e cattolici?
R. – Toaff ha vissuto tutte le fasi di questa trasformazione data dal dialogo. Si è accostato al mondo cattolico, lo ha compreso e ha fatto sì che il mondo ebraico lo comprendesse, fino ad arrivare a quella straordinaria sintonia con Giovanni Paolo II che ha portato alla visita alla Sinagoga, a quel grande applauso e a quella commozione di quella visita che hanno segnato veramente una nuova fase nei rapporti ebraico-cristiani. Toaff ha saputo interpretarli, filtrarli e trasmetterli.
Il dialogo tra ebrei e cristiani si fonda anche su valori e principi condivisi, imprescindibili pilastri per fondare la società su un’autentica fratellanza, come sottolineava lo stesso Elio Toaff in un’intervista rilasciata alla nostra emittente nel 2006:
“Collaborare perché tutti, tutte le religioni o almeno quasi tutte, hanno come scopo l’innalzamento del livello morale delle popolazioni. Se noi avessimo il successo che desideriamo, non ci sarebbero più né guerre, né odi, ma ci sarebbe la fratellanza universale, quella che i profeti ci hanno predetto”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Una scelta per sempre: in prima pagina, un fondo di Lucetta Scaraffia sulla formazione dei futuri sacerdoti.
Il telegramma di cordoglio del Papa per la morte del cardinale Luigi Poggi.
In rilievo, nell'informazione internazionale, l'appello di Ban Ki-moon al disarmo atomico.
In sereno abbandono tra braccia sicure: in cultura, Claudio Scarpati sulle rime spirituali di Michelangelo.
Rosso porpora antitotalitario: Roberto Pertici ricorda il cardinale Giuseppe Siri e il suo tempo.
Amici perduti Gloria Grande: Gilbert Tsogli recensisce “Le solo d'un revenant”, l'ultimo romanzo dello scrittore togolese Kossi Efoui.
Umanità e cultura di Erik Peterson: l’allievo Paolo Siniscalco ricorda, a cinquant’anni dalla morte, il teologo tedesco, con la cronaca di Giancarlo Caronello del convegno a lui dedicato e organizzato dall’Università Pontificia Salesiana.
Nell’informazione vaticana, il messaggio inviato dal Papa al rabbino capo emerito di Roma Elio Toaff in occasione del 95 compleanno.
Intervista di Gianluca Biccini a mons. Alfred Xuereb, della segreteria particolare, dopo il viaggio del Papa a Malta.
Nell’informazione religiosa, il rettore dell'Almo Collegio Capranica, Ermenegildo Manicardi, sulla riscoperta dell'autoformazione, cara a Romano Guardini, nella preparazione al ministero sacerdotale.
Thailandia, più vicini governo e "camicie rosse" sulla proposta di voto anticipato. L'opinione di Stefano Vecchia
◊ Spiragli di normalizzazione in Thailandia dopo oltre due mesi di crisi politica e istituzionale, costata la vita a 27 persone. Nella serata di ieri, il premier Abhisit Vejjajiva ha lanciato la proposta di elezioni anticipate il prossimo 14 novembre e un percorso di riconciliazione nazionale che include parzialmente le richieste dell’opposizione. Le cosiddette "camicie rosse" – i membri dell’ Fronte Unito per la democrazia e contro la dittatura, che fanno riferimento all’ex premier Thaksin Shinawatra, oggi in esilio – hanno preso in considerazione la proposta e lo stesso Shinawatra ha dichiarato di considerare positivo il piano di riconciliazione nazionale proposto dal premier. Sulla situazione nel Paese asiatico, l'opinione di Stefano Vecchia, giornalista esperto dell’area, raggiunto telefonicamente a Bangkok da Stefano Leszczynski:
R. – Il segnale di apertura forte è venuto ieri sera col discorso in televisione del primo ministro Abhisit Vejjajiva, che ha indicato la data del 14 novembre per le possibili elezioni. Quindi, una data precedente a quella inizialmente propostagli dalle “camicie rosse”, che inoltre chiedevano le sue dimissioni immediate. Il premier ha anche indicato un percorso – in cinque punti – per arrivare a quest’appuntamento elettorale. Un percorso che punta molto su una revisione dell’intero sistema-Paese, con un riconoscimento delle povertà e delle divisioni che ci sono in Thailandia e, quindi, con azioni incisive in modo che si avvii un cambiamento concreto e senza destabilizzare l’intero sistema.
D. – Un peso per misurare l’importanza e la rilevanza della Thailandia in Asia è dato anche dall’andamento degli indici economici che, dopo questi primi segnali, hanno già ripreso una certa positività…
R. – Sì, indubbiamente. Noi stiamo parlando della seconda economia dell’Asia sudorientale, dopo l’Indonesia. E’ un Paese che non solo ha grandi potenzialità, ma è anche un Paese che è sempre stato visto dagli investitori stranieri come molto stabile. Oggi, la Borsa è salita di oltre tre punti percentuali e mostra di voler credere alla fine di uno stato di tensione, che è costato parecchio alla Thailandia in termini economici e i cui effetti sul turismo e sugli investimenti stranieri avranno ricadute anche sul prossimo futuro.
D. – Colpisce il fatto che, nonostante la grande importanza economica della Thailandia, in questa crisi non vi sia vista, almeno in maniera particolarmente evidente, una forte mediazione internazionale, un tentativo di mediazione da parte dell’esterno. E’ effettivamente così?
R. – Sì, diciamo che è anche così. Va tenuta però presente la forte impronta nazionalistica di questo Paese e in particolare del suo establishment, che ha rifiutato fin dall’inizio una qualunque forma – fra virgolette – di intrusione esterna, posizione che è stata nuovamente ribadita dal ministro degli Esteri tre giorni fa.
D. – Come si vive questo contrasto tra quello che succedeva qualche settimana fa e quella che è la situazione di oggi a Bangkok?
R. – Si vive con relativa calma e in attesa di una risposta dei leader. Le barricate sono, però, sempre alzate: le “camicie rosse” sono sempre pronte in qualsiasi momento a tornare a difendere quelli che ritengono essere i propri diritti. Di fatto, per loro è stata la prima occasione vera e forte per dimostrare l’esistenza al mondo di un’altra Thailandia: quella molto meno scintillante delle vetrine, dei grandi centri commerciali o dei locali di divertimento.
L'impegno dei Lasalliani sul fronte dell'educazione negli Stati Uniti al centro di un incontro alle Nazioni Unite. Intervista con fra Robert Scheiler
◊ Si è tenuta in questi giorni la Convenzione annuale degli studenti dei Fratelli delle Scuole Cristiane La Salle alle Nazioni Unite. Un evento sponsorizzato dalla Missione della Santa Sede presso l’Onu. L’incontro ha messo l’accento sull’instancabile impegno della Chiesa sul fronte dell’opera educativa. Una sfida particolarmente urgente negli Stati Uniti, dove ogni 11 minuti uno studente delle superiori abbandona la scuola e ogni 19 secondi un minore viene arrestato. Sulla strategia per contrastare questa difficile situazione, Emer McCarthy ha intervistato fra Robert Schieler, consigliere generale dei Lasalliani per Stati Uniti e Canada:
R. – Everybody cannot do everything...
Nessuno può fare tutto. Il nostro ambito è sempre stato quello dell’educazione. Quindi, che si continui ad educare i nostri studenti, noi stessi e la società su queste realtà. L’educazione, infatti, viene indicata da noi come il primo passo verso la tutela dei diritti. E poi, l’uso del potere dei numeri è stata una delle ragioni per cui siamo andati alle Nazioni Unite, in occasione di questo evento particolare: per collaborare con gli altri gruppi, per aiutare e per assicurarsi che vengano ridotte quelle tragiche statistiche.
D. – In un clima in cui la gente sta diventando sempre più scettica sul ruolo della Chiesa nella formazione e protezione dei bambini, quanto importante e difficile è il vostro lavoro?
R. – Certainly it is a challenge...
Certamente è una sfida. Come lei sa, probabilmente, negli Stati Uniti, nel 2002, i vescovi hanno adottato la Carta per la protezione dei bambini. Allo stesso tempo, i superiori degli Istituti religiosi negli Stati Uniti hanno iniziato un programma trasparente, con un’organizzazione indipendente, per creare una serie di standard da rispettare, da loro intitolato “Lo strumento della speranza e della guarigione”. Noi, quindi, come Istituti religiosi – e certamente come Fratelli cristiani ne siamo fieri – abbiamo acconsentito di essere controllati regolarmente da un’agenzia esterna, perché fosse sicuro che noi stiamo proteggendo i bambini nei nostri Istituti. E così, tutti i nostri Istituti negli Stati Uniti, così come quelli degli altri Istituti religiosi, collaborano con questa agenzia accreditata. Un gruppo esterno viene regolarmente a controllare se stiamo seguendo i giusti standard, per assicurare la protezione dei bambini.
Il cardinale Angelo Bagnasco sulle celebrazioni per l'Unità d'Italia: un tesoro per tutti, la Chiesa ha contribuito con la sua solidarietà
◊ "Ora che il nazionalismo con le sue degenerazioni è alle nostre spalle possiamo incitare noi stessi ad avere un po' più di orgoglio nazionale". E' l'auspicio espresso dal presidente della Repubblica italiana, Giorgio Napolitano, giunto oggi a Genova per il 150.mo della spedizione dei Mille, che al comando di Giuseppe Garibaldi spianò la strada all'Unità d'Italia. Di questi temi ha parlato anche il presidente della Cei, il cardinale Angelo Bagnasco, che ieri a Genova ha inaugurato il Convegno dedicato a questa ricorrenza storica, a promosso dal Comitato per le Settimane sociali della Cei. Sulle parole del porporato, il servizio di Dino Frambati:
E’ stato un messaggio forte e di senso positivo di essere italiani in unione e speranza quello del cardinale Angelo Bagnasco ieri pomeriggio dal palco di un seminario di studi organizzato a Genova per la 46.ma Settimana sociale dei cattolici italiani, che si terrà ad ottobre a Reggio Calabria. “Spero che l’unità d’Italia sia un tesoro nel cuore di tutti e di ciascuno, a cui tutti vogliamo contribuire” – ha detto il presidente della Cei – indicandola come bene comune. “Unità cui la Chiesa – ha sottolineato l’arcivescovo di Genova – ha portato il contributo di solidarietà e bene generale”. Ha definito mancanza grave e crescente l’indifferenza verso le istituzioni, preludio delle più gravi forme di frattura nel Paese, che lo renderebbero incapace di affrontare le sfide che si presentano. Riferimento al 150.mo dell’unità di Italia, dopo che - ha ricordato il cardinale Bagnasco - con una sobrietà esemplare ed eloquente, Benedetto XVI e il presidente Napolitano ci hanno testimoniato come causa di concordia e bene comune del Paese. L’arcivescovo ha esortato a declinare fedeltà e riforme; gli storici ad aiutare a riconoscere il debito verso noti e ignoti, fedeli servitori del bene comune, pagando per questo prezzi altissimi, come chi ha versato il sangue per la Costituzione.
La Chiesa ha riconosciuto in costoro i segni della santità, mentre occorre esprimere gratitudine alle generazioni precedenti per i sacrifici e il senso della responsabilità che hanno avuto per consegnare ai figli un futuro più vivibile, impostato su una migliore qualità della vita ma soprattutto su valori morali autentici e solidi. Servono visioni grandi per seminare nuovo ottimismo. Alcuni dei più grandi italiani si sono spesi per il Paese e il futuro, producendo critiche severe e costruttive e sono stati tra i più affidabili ed efficaci leader culturali e politici dell’avventura nazionale unitaria e tra questi don Sturzo, ma anche maestri le cui lezioni hanno trasmesso passione e responsabilità, emendate da ingiustificate mitizzazioni.
Le iniziative culturali promosse dalla Provincia italiana dei Gesuiti per ricordare i 470 anni di fondazione dell'Ordine e il IV centenario della morte di Matteo Ricci
◊ Si è svolta ieri a Roma, presso il Centro Astalli, la conferenza stampa di presentazione dell’iniziativa “Gesuiti a Roma. Inattese connessioni. Viaggio nel cuore della Compagnia”. Si tratta di un programma di incontri culturali ospitati nel complesso architettonico della chiesa e delle case della Compagnia di Gesù, dedicato in particolare a padre Matteo Ricci, di cui si celebra il IV centenario della morte, e a fratel Andrea Pozzo. Da sempre, l’impegno della Compagnia di Gesù è quello ci creare delle connessioni tra il territorio locale della città di Roma e l’attività svolta dai Gesuiti, basata sulla giustizia e sulla solidarietà. Al microfono di Lucia Tondi, il padre gesuita Michael Czerny spiega come la relazione con la persona che soffre apra scenari e sfide che vanno al di là del bisogno e ci pongono di fronte ai nostri stessi limiti.
R. – Oggi, con tutte le tensioni e le difficoltà della vita, stiamo perdendo l’idea di ospitalità. Non è facile aprire la porta all’altro. Così il nostro vuol essere un bel gesto, che non è soltanto turistico, artistico, ma anche di grande spiritualità e attualità.
D. – In che modo, quindi, la Compagnia di Gesù stabilisce delle connessioni con il territorio locale di Roma, facendo una particolare attenzione a quelli che sono gli invisibili della società?
R. – Cominciamo qui al Centro Astalli, dove vengono accolti coloro che non hanno la casa, che non hanno niente e che cercano una prima possibilità di inserimento nella società. Aprire la porta, cominciando con colui che chiede asilo, è un simbolo di ciò che vuol dire questa connessione con il territorio.
D. – Oggi, la globalizzazione ha abbattuto le distanze. Ma a volte, stabilire una connessione con il nostro vicino rimane ancora una dura sfida...
R. – La globalizzazione ha vinto le distanze di spazio e di tempo, ma non la distanza di cuore e di anima. Di fatto, la distanza tra cuore e anima è sempre più grande. Abbiamo più paura: abbiamo paura della persona vicina e della persona lontana. Così, la globalizzazione comporta anche una grande dispersione. Per questo vogliamo aprire le porte ed avere una connessione reale tra le persone e non soltanto tra punti.
D. – Quali sono le difficoltà di una sfida missionaria, per poter stabilire una connessione con il diverso?
R. – Trovare nell’altro le domande, i bisogni e i desideri che corrispondono alle ricchezze della tradizione, alle ricchezze della Bibbia e della vita cristiana, che abbiamo ereditato in tanti secoli.
D. – Quindi, la differenza deve essere intesa come una complementarietà, come una ricchezza e non come una competizione?
R. – Questa terribile conflittualità, che abbiamo in tutti campi va superata nella semplicità, nell'umiltà e nell'apertura all’altro e a Dio, che ci chiama tutti ad essere fratelli e sorelle e non nemici.
Presentata l'Assemblea plenaria dell'Unione internazionale delle superiore generali incentrata su mistica e profezia
◊ Evangelizzare con l'obiettivo di illuminare di "luce profetica" le situazioni oscure del mondo di oggi. Le sfide poste da questo cammino di fede saranno al centro, dal 7 all’11 maggio a Roma, dell’Assemblea plenaria dell’Unione internazionale delle superiore generali (Uisg). L’incontro, al quale prenderanno parte 900 superiore generali, è stato presentato stamani nella sede della nostra emittente. C’era per noi Amedeo Lomonaco:
L’Assemblea plenaria dell’Unione internazionale delle superiore generali sarà orientata da una precisa prospettiva: mettere a fuoco gli scenari del mondo segnati da morte, guerra, fame e ingiustizia per illuminare le tenebre della società con luce profetica. Il futuro della vita religiosa, oggi scandita da una profonda ricerca, creatività e potatura, è inscritto nell’esperienza mistica e profetica. Sia nella società, sia nella Chiesa, le suore sono chiamate a far brillare la luce del Vangelo e non quella di un generico impegno sociale, come sottolinea suor Maureen Cusik, presidente dell’Unione Internazionale delle Superiore Generali:
“We have only ton turn to it…
Dobbiamo solo volgerci alla Parola di Dio, conoscere il suo fluire oggi, e lì trovare ispirazione per noi stessi e per il nostro mondo. Conosciamo e abbiamo caro quel posto di presenza silente nelle nostre vite e nel nostro mondo, dove troviamo sia il dolore che la bellezza, e dove continua a bruciare il fuoco dell’amore di Dio”.
Il tema dell’Assemblea, “Conosco bene la fonte che scaturisce e scorre, benché sia notte”, è ispirato da uno scritto di San Giovanni della Croce che ricorda le direzioni della missione delle consacrate: cercare il volto di Dio e attingere alla sorgente interiore per rispondere all’anelito di spiritualità che proviene dal mondo. Suor Maureen Cusik:
“Out of this place of silence….
In questo luogo di silenzio, ascoltiamo e capiamo più chiaramente la bellezza del nostro mondo, così come la sua oscurità e angoscia. Quando ascoltiamo e preghiamo, ci sentiamo costrette a parlare ed agire con empatia, misericordia e compassione. Prendiamo molto seriamente il nostro ruolo profetico nella Chiesa, come donne consacrate, nel dire e vivere la Parola di Dio”.
All’Assemblea plenaria dell’Uisg aderiscono 1900 Congregazioni religiose di diritto pontificio e diocesano, per un totale di circa 800 mila suore in tutto il mondo.
I progetti di solidarietà della Chiesa italiana sostenuti con l'otto per mille. Intervista con Matteo Calabresi
◊ E’ partita la campagna per promuovere la firma dell’8 per mille alla Chiesa cattolica nella dichiarazione dei redditi, promossa dalla Conferenza episcopale italiana. Una firma che non costa nulla di più delle tasse già versate e che permette fra l’altro anche il sostegno ad importanti di carità. Quali sono i progetti realizzati con l’8 per mille? Debora Donnini lo ha chiesto a Matteo Calabresi, responsabile del Servizio per la promozione del sostegno economico alla Chiesa cattolica.
R. – Si realizzano progetti in continuazione, ovviamente. Gli spot di questi giorni in tv ne sono la testimonianza. Tanto per citarne un paio: ad Olbia, la Comunità Arcobaleno accoglie tossicodipendenti e li reinserisce nel mondo del lavoro. Nella Piana di Gioia Tauro, grazie al progetto pastorale Policoro, è stata aperta una cooperativa agricola composta da giovani che hanno detto no alla mafia e lavorano, fra l’altro, un terreno sequestrato alla mafia stessa. Queste ovviamente sono solo un paio di storie che vedrete rappresentate negli spot della campagna di rendiconto. Le aree di intervento sono le esigenze di culto e di pastorale, il sostentamento dei sacerdoti e le opere di carità in Italia e all’estero.
D. – Quanti sono gli italiani che destinano l’8 per mille alla Chiesa? Sono aumentati, diminuiti?
R. – Secondo gli ultimi dati disponibili, che fra l’altro si riferiscono al 2006, gli italiani che firmano a favore della Chiesa sono quasi 15 milioni sui 17 circa, che sono poi quelli che firmano effettivamente. Quindi, sempre l’86 per cento. Il numero, da quello che ci risulta, secondo i dati ufficiali, è in continua crescita.
D. – Come sensibilizzare le persone a destinare l’8 per mille alla Chiesa cattolica?
R. – Noi facciamo una campagna che chiamiamo di rendiconto, perché vuole focalizzare l’attenzione sulla trasparenza. Sul sito 8 per mille, www.8xmille.it, ci sono moltissimi esempi dei modi in cui i soldi, provenienti dall’8 per mille, vengono spesi. Direi allora che la sensibilizzazione arriva da quello, dalla trasparenza.
Libertà di stampa nel mondo: 76 giornalisti uccisi nel 2009
◊ Ancora un anno drammatico per la libertà di stampa nel mondo. Lo documenta il rapporto presentato ieri dall’organizzazione "Reporter senza frontiere". 76 i giornalisti uccisi nel 2009 - 20% in più rispetto all’anno precedente - 33 rapiti, 573 arrestati e 1476 aggrediti o minacciati. Ed ancora 570 i media sottoposti a censura contro i 353 del 2008. Sul fronte internet, un blogger è morto in prigione, 61 sono stati aggrediti e 151 arrestati tra i ciber-dissidenti. 60 i Paesi colpiti da misure censorie sul web. Nonostante ''la libertà d'espressione” sia sancita dalla Dichiarazione universale dei diritti umani, “in tutto il mondo ci sono governi e potentati che provano ad ostacolarla in tutti i modi”, ha deprecato il segretario generale dell'Onu, Ban Ki-Moon, nel messaggio per la Giornata mondiale della libertà di stampa, celebrata ieri. “Tutti i governi – ha ammonito - hanno il dovere di proteggere coloro che lavorano nei media e di investigare e perseguire coloro che commettono crimini contro i giornalisti''. Riguardo la classifica dei Paesi stilata ogni anno da "Reporter senza frontiere" in base al rispetto della libertà di stampa, ai primi cinque posti, pari merito troviamo Danimarca, Finlandia, Irlanda, Norvegia e Svezia. In forte recupero di 16 posizioni gli Stati Uniti, collocati al 22mo posto. Preoccupante la situazione in Francia, che pure risale dal 51mo posto al 43mo e fortemente critica la posizione dell’Italia che scende ancora dal 44mo al 49mo posto, dietro molti Paesi africani, latinoamericani e dell’est europeo. Particolarmente severo il giudizio di "Reporter senza frontiere" sull’Italia: “l’unico Paese al mondo – si legge nel rapporto – nel quale il presidente del Consiglio controlla direttamente la quasi totalità delle Reti televisive nazionali: da una parte i tre canali della Tv di Stato in quanto primo ministro e dall'altra il più grande gruppo radiotelevisivo privato (tre canali nazionali, oltre a diversi giornali e a un network radiofonico)''. Nel mirino dell’organizzaizone umanitaria Silvio Berlusconi, che negli ultimi mesi - sostiene una nota di Rsf – ha pure “moltiplicato le pressioni sull'informazione e gli attacchi alla libertà di stampa”. Tra i 40 peggiori nemici alla libertà di stampa, "Reporter senza frontiere" si confermano i capi di Stato cinese Jintao, iraniano Ahmadinejad, rwandese Kagame e cubano Castro, oltre al primo ministro russo Vladimir Putin. Fra i nuovi ''predoni dell’informazione'' sono il capo talebano Mullah Omar, il presidente ceceno filo-russo Ramzan Kadyrov e quello dello Yemen, Ali Abdulah Saleh. Nella lista figurano anche il gruppo separatista basco dell'Eta, le milizie islamiche somale e la criminalità organizzata italiana, che costringe almeno 10 giornalisti a vivere sotto la protezione delle Forze dell'ordine. (A cura di Roberta Gisotti)
Iraq: per l'attentato a Mosul il cardinale Delly invoca "preghiera e perdono"
◊ “Siamo scioccati da questo evento che ha colpito giovani innocenti cristiani: due esplosioni per un atto di violenza brutale, che solo per grazia di Dio non è diventato una strage molto più estesa. Siamo vicini alle famiglie delle vittime, esprimiamo le più sincere condoglianze a quanti hanno perso i loro cari”. Nelle parole del cardinale Emmanuel III Delly, patriarca caldeo di Baghdad, tutta l’amarezza ed il lutto dopo l’attentato che il 2 maggio ha colpito tre bus di giovani studenti cristiani in viaggio verso Mosul. In una dichiarazione resa all'agenzia Fides il patriarca invoca “riposo eterno delle anime delle vittime e preghiamo per tutti i feriti, molti dei quali sono gravi, e per la consolazione dei loro parenti. La nostra reazione oggi è quella della preghiera e del perdono. Siamo tutti fratelli e figli di Dio, e il popolo dell’Iraq è chiamato a fare propria questa verità”. “Preghiamo perché il Signore illumini la mente e il cuore di nostri governanti e di quanti si macchiano di queste violenze, perché possano convertirsi alla pace e alla riconciliazione. La nostra risposta cristiana alla violenza che subiamo ogni giorno – ha concluso il cardinale - è e sarà sempre questa, nella certezza che il Signore resta accanto a noi e si manifesta nella vicinanza, nell’affetto e nell’aiuto che ci mostrano tutti i cristiani del mondo”. (R.P.)
Ortodossi e cattolici insieme nella via della carità, in un convegno della Comunità di Sant’Egidio
◊ Cattolici e ortodossi si confrontano sul terreno comune della carità. Un incontro alla comunità di Sant’Egidio, stamani a Roma, dal titolo “I poveri sono il tesoro della Chiesa”, ha messo in luce i tanti punti in comune tra le due Chiese. Per mons. Vincenzo Paglia, vescovo di Terni, “la Chiesa si riconosce nei poveri e proprio questo tema può fungere da stimolo per il dialogo ecumenico”. Andrea Riccardi, che ha parlato a nome della Comunità, ha messo in luce come sopratutto le società occidentali “siano senza missione perché, non hanno visione, troppo impegnate a fare profitti. E in molti avvertono sempre più la necessità di difendersi dai poveri, invece che difendere i poveri”. Lo dimostra il fatto che molti Comuni hanno deciso di allontanare i poveri dai centri storici, quasi per nasconderli. Temi questi che sono una sfida per i cristiani. Per Riccardi, dapprima con la rivoluzione industriale, poi con il socialismo reale, si è verificato un divorzio tra Chiesa e classe operaia, e tanti sono stati i grandi cristiani, vedi Madre Teresa o Follerau, che hanno lottato per ricomporre questa frattura con i poveri. Il metropolita di Minsk e Sluck, Filaret, ha aggiunto che nei Paesi un tempo sovietici, durante il Comunismo, ai religiosi era impedito aiutare i poveri. Con la libertà la situazione è mutata e come in ogni momento di cambiamento gli indigenti sono cresciuti di numero. Oggi gli ortodossi sono fortemente presenti in questo campo. E questo, perchè, ha detto Filaret, “la carità è metodo di vita attraverso la carità divina”. Infine Filaret si è augurato che il dialogo ecumenico possa fare passi in avanti. (A cura di Alessandro Guarasci)
Thailandia: per l'arcivescovo di Bangkok la "road map" di Abhisit è un passo “positivo” per la pace
◊ La “road map” in cinque punti proposta dal premier thai Abhisit Vejjajiva per la riconciliazione e nuove elezioni è “un passo molto positivo, che dà respiro al Paese”. È quanto afferma all'agenzia AsiaNews mons. Francis Xavier Kirengsak Kovithavanij, arcivescovo di Bangkok e vice-presidente della Conferenza episcopale, secondo cui entrambi gli schieramenti “devono guardare al bene comune come valore primario”. La road map di “riconciliazione nazionale” è formata da cinque punti: la monarchia non deve diventare un’arma nella lotta politica; il Paese va riformato per appianare le disuguaglianze e le disparità economiche; i media devono evitare di aggravare il conflitto sociale e politico; la creazione di una commissione indipendente di indagine sulle violenze che, in otto settimane di protesta, hanno causato 27 morti e oltre 900 feriti; un cammino di pacificazione che vede impegnati tutti i fronti in lotta. L’arcivescovo di Bangkok ricorda il summit interreligioso, in cui “abbiamo voluto esprimere unità e accordo”, invitando le parti a trovare “una soluzione” alla crisi politica. E la chiave, aggiunge mons. Kovithavanij, per risolvere la situazione di stallo ruotava proprio attorno “a un terzo incontro in cui entrambe le parti manifestassero buona volontà e il desiderio di risolvere il conflitto”. Il prelato giudica i cinque punti avanzati da Abhisit “un passo molto positivo” e invita le parti a “guardare al bene primario della popolazione thai” che desidera la pace come valore supremo. Di fronte a un problema sociale e politico, aggiunge, è necessaria una presa di coscienza e un’assunzione di responsabilità. “Aspettiamo una risposta dei manifestanti – sottolinea – ma la via proposta dal premier era l’unico modo per il governo di affrontare la crisi, usando l’arma del dialogo”. I cattolici thai ogni sera alle 18 osservano un momento di silenzio e celebrano una preghiera comune “per la pace e il bene della Thailandia”. Preghiere che si ripetono “anche la domenica, durante la messa”, mentre i cristiani – seppur minoranza nel Paese – devono ricoprire un “ruolo attivo” nella vita del Paese. “Ora – conclude l’arcivescovo di Bangkok – nutriamo un cauto ottimismo”. (R.P.)
Filippine: protesta contro i politici locali che bloccano i colloqui di pace tra governo e ribelli
◊ Decine di migliaia di attivisti e sostenitori della pace hanno protestato con una marcia da Davao - città dell’isola meridionale di Mindanao - fino al capoluogo della provincia nord di Cotabato, contro “il tentativo di alcuni politici locali di bloccare le trattative in corso tra Manila e ribelli del Fronte di liberazione islamico Moro (Milf)”. Si apprende, da un comunicato del “Mindanao people Caucus” (Mpc), che l’iniziativa è stata organizzata da “decine di associazioni ed enti per la pace e la convivenza interreligiosa, tra cui la Conferenza dei vescovi e degli ulema di Mindanao”. “La raccomandazione principale degli abitanti - riferisce l’agenzia Misna - è che si continui con i colloqui di pace, che è esattamente quello che il governo e il Milf vogliono fare”. Dal 1996 sono in corso le trattative tra il governo e i secessionisti islamici; due anni fa fu bloccato l’accordo, che avrebbe affidato all’amministrazione islamica alcuni territori gestiti delle attuali amministrazioni, in seguito ad agitazioni prima in alcune province guidate da politici locali e poi dalla Corte Suprema. Questi episodi innescarono una ripresa del conflitto sul campo provocando centinaia di vittime e migliaia di sfollati. (C.F.)
Sri Lanka: nell'incontro di mons. Ranjith con il premier, la riconciliazione tamil-singalesi
◊ Mons. Malcolm Ranjith, arcivescovo di Colombo e presidente della Conferenza episcopale srilankese, ha ricevuto nei giorni scorsi il nuovo premier Disanayaka Mudiyanselage Jayaratne. Al centro dei colloqui la situazione generale del Paese dopo le recenti elezioni politiche e in particolare le persistenti difficoltà e tensioni tra le comunità singalese e tamil. Nonostante la fine della guerra civile, il voto ha infatti lasciato un Paese ancora profondamente diviso. Mudiyanselage, che è anche Ministro per gli Affari Religiosi, ha espresso l’auspicio che tutte le religioni in Sri Lanka possano lavorare insieme per promuovere una società fondata sui valori morali e spirituali. A mons. Ranjith il premier ha quindi chiesto il sostegno della Chiesa per la costruzione dell’armonia tra le varie comunità. Un invito accolto positivamente dal presule: “Come leader religiosi – ha detto all’agenzia Ucan dopo l’incontro - sosteniamo la costruzione di una società giusta e lo sviluppo della Nazione”. Incontrandosi poco prima con alcuni esponenti cattolici del nuovo governo, l’arcivescovo di Colombo ha ricordato “il dovere di tutti i parlamentari cattolici di difendere la loro identità in Parlamento e, quando necessario, di parlare a nome della Chiesa”. Tra i primi nodi da sciogliere per il nuovo governo resta quello del reinsediamento degli sfollati nel nord. Secondo gli ultimi dati dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati restano ancora 70mila sfollati tamil nei campi di accoglienza. Il nuovo Ministro per il reinsediamento, il cattolico Milory Fernando, ha dichiarato nei giorni scorsi ai media che il governo conta di poterli sistemare tutti entro i prossimi sei mesi. (L.Z.)
I vescovi degli Stati Uniti per i diritti degli immigrati
◊ I vescovi degli Stati Uniti giudicano «un importante primo passo» la proposta avanzata recentemente dai senatori democratici al Congresso, che traccia le linee guida per una riforma del sistema dell'immigrazione. Anche se alcuni punti, come quelli che riguardano per esempio le misure repressive, andrebbero ulteriormente discussi. È quanto si sottolinea in una nota a firma del presidente dell'United States Conference of Catholic Bishops' Commitee on Migration, il vescovo di Salt Lake City, John Charles Wester. I vescovi - riferisce l'Osservatore Romano - ritengono che la proposta apra la strada a un nuovo sistema di accoglienza che contenga misure comprensive e, per questo, esortano «i rappresentanti di entrambi gli schieramenti politici ad avviare un processo che conduca all'introduzione e all'attuazione di una legislazione bipartisan che affermi lo stato di diritto e i diritti umani fondamentali». I presuli, tuttavia, pur sostenendo «l'indirizzo generale della proposta di legge», si rileva, «si oppongono con forza contro l'estensione di alcuni benefici previsti per le unioni tra uomini e donne a quelle i cui componenti appartengono allo stesso sesso». Questa indicazione, è spiegato, «minaccia di minare l'opportunità di riunire il Congresso e i cittadini attorno a una soluzione comune relativa all'importante sfida portata dalla riforma dalla legge in materia d'immigrazione». Dall'episcopato si esprime preoccupazione anche per «l'aumento delle misure repressive» previste dalla proposta di legge. La nota conclude con un appello al dibattito civile: «La questione dell'immigrazione non può essere disattesa ancora a lungo e non dovrebbe essere strumentalizzata a livello politico o tenuta in ostaggio per motivazioni ideologiche. Il nostro sistema immigratorio si è rotto in maniera irreparabile e necessita di essere aggiustato». (R.P.)
A Lima incontro latinoamericano per la Missione continentale sul rinnovamento delle parrocchie
◊ E' iniziato ieri nella capitale peruviana Lima, l'incontro latino-americano dei vescovi responsabili di promuovere la Missione continentale nelle Conferenze episcopali dell'America Latina e dei Caraibi. L'evento è organizzato dal Dipartimento di comunione ecclesiale e dialogo, in coordinamento con il Segretariato generale del Consiglio episcopale latinoamericano – Celam. L'incontro - che si concluderà giovedì prossimo, si svolge nella Casa di Spiritualità Santa Rosa de Lima, situata accanto al Santuario di Santa Rosa, nel centro della città. Sono presenti mons. Carlos Aguiar Retes, arcivescovo di Tlalnepantla (Messico) e presidente del Dipartimento di comunione ecclesiale e dialogo del Celam; mons. Sergio Gualberti Calandrina, vescovo ausiliare di Santa Cruz de la Sierra (Bolivia) e responsabile della sezione Parrocchie e Piccole Comunità del Celam; e mons. José Francisco Ulloa Rojas, vescovo di Cartago (Costa Rica) e responsabile della sezione di Movimenti ecclesiali e Nuove Comunità sempre del Celam. Inoltre sono presenti mons. Miguel Cabrejos Vidarte, arcivescovo di Trujillo, presidente della Conferenza episcopale del Perù; mons. Lino Panizza Richero, vescovo di Carabayllo e Segretario generale della Conferenza episcopale peruviana, insieme ad altri vescovi e sacerdoti impegnati nella Missione continentale provenienti da diverse parti del Perù e dell’America Latina. L'obiettivo è esaminare i progressi in ogni Paese per quanto riguarda la Missione continentale ed analizzare le strutture pastorali, in particolare quelle delle parrocchie, necessarie per realizzare il rinnovamento missionario della Chiesa. In Perù, secondo quanto afferma la nota arrivata all’agenzia Fides, la Missione continentale ha come slogan: "A te dico: la Missione è adesso", e intende coinvolgere tutti i cattolici nel compito di portare il Vangelo di Gesù Cristo ai fratelli che ancora non lo conoscono, a quelli che sono stati separati dalla fede cattolica e a quelli che si sono allontanati dalla Chiesa. (R.P.)
El Salvador: appello della Chiesa per migliorare la situazione nelle carceri
◊ Dinanzi agli ultimi fatti di violenza avvenuti nelle carceri di El Salvador, che hanno causato la morte di 2 prigionieri e più di 20 feriti nei centri di Cojutepeque (centro) e Sonsonate (ovest), l'arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar Alas, ha lanciato un appello alle autorità, al fine di cercare di migliorare le condizioni delle carceri. Dall’11 aprile infatti i prigionieri stanno manifestando all'interno delle carceri e provocando degli scontri. Mons. Escobar Alas ha detto all’agenzia Fides: “Ho sempre pensato che la vita nelle carceri sia disumana e debba migliorare, non dico di abolire la giustizia, ma che deve esistere una assistenza degna”. Ad oggi, i 19 centri penitenziari di El Salvador ospitano circa 23.000 prigionieri, quando la capacità di questi strutture è di 8.000. Malgrado questo, le nuove autorità penitenziarie hanno fermato la costruzione di 2 nuovi centri. “La crisi delle carceri viene ad aggravare la situazione di insicurezza che vive il Paese” aggiunge mons. Escobar Alas, che insiste nel suo appello al governo, affinchè si valuti seriamente tutto il sistema di sicurezza, in modo speciale le carceri, perché la situazione è diventata molto difficile da gestire e rischia di provocare un fallimento dello Stato riguardo alla sicurezza. La Chiesa cattolica, attraverso la Pastorale penitenziaria, mantiene la sua presenza in tutti i centri del Paese ed è riconosciuta dalle autorità come uno dei principali canali d'inserimento dei prigionieri. “Lo Stato deve avere il controllo, ma le persone che hanno sbagliato dinanzi alla legge non hanno perso i loro diritti umani. Hanno perso il diritto alla libertà ed alcuni altri diritti, ma non i diritti come persona” ha sottolineato l’arcivescovo di San Salvador. (R.P.)
Brasile: condannato a 30 anni di carcere un altro mandante dell’omicidio di suor Dorothy Stang
◊ Un tribunale di Belém, nello Stato amazzonico settentrionale del Pará, ha condannato a 30 anni di carcere il latifondista, 44 anni, per l’omicidio di suor Dorothy Stang, 73 anni, religiosa statunitense naturalizzata brasiliana assassinata ad Anapu il 12 Febbraio 2005. A Regivaldo - riferisce l'agenzia Misna - è stato comminato il massimo della pena per “assassinio doppiamente qualificato”: infatti oltre ad aver ordinato l’omicidio, in cambio di un compenso, aveva promesso anche una somma supplementare dopo la morte della religiosa, nota per il suo impegno al fianco dei contadini ‘senza terra’. 30 anni e 18 anni le pene già comminate ad altri due mandanti, i latifondisti Vitalmiro Bastos de Moura e Amair Feijoli da Cunha. La religiosa era stata uccisa con sei colpi di pistola mentre si stava recando insieme a un collaboratore all’insediamento ‘Esperança’, dove dal 1999 lavorava a un ‘Progetto di sviluppo sostenibile’, per consentire a 400 famiglie di contadini indios, meticci e immigrati di vivere in un’area di 1400 chilometri quadrati, nel rispetto della natura. Un progetto osteggiato da latifondisti e commercianti di legname. (R.G.)
Mondiali di calcio: i vescovi tedeschi contro il turismo sessuale ed il commercio umano
◊ Il presidente della commissione della Conferenza episcopale tedesca (Dbk) per la Chiesa universale, mons. Ludwig Schick, ha rivolto un appello contro il turismo sessuale e la prostituzione forzata in Sudafrica in occasione dei prossimi mondiali di calcio. "Trafficanti di persone senza scrupoli vogliono sfruttare i Mondiali per fare il loro sporco lavoro e trarre più profitto”, ha detto mons. Schick a Bamberg, ripreso dall'agenzia Sir. “La prostituzione rende schiave le donne africane, le strappa alle loro famiglie e tribù, degradandole spesso per tutta la vita”. Il vescovo ha auspicato che non solo la Lega calcio tedesca (Dfb) ma anche il settore del turismo diano un segno chiaro "contro la prostituzione e il commercio umano", facendo riferimento ad un'iniziativa analoga promossa dalla Chiesa del Sudafrica, con un documento che verrà diffuso sabato 8 maggio dal cardinale di Durban, Wilfried Fox Napier. (R.P.)
Sudan: la Chiesa invita i politici alla riconciliazione dopo l’aspra campagna elettorale
◊ Mons. Akio Johnson Mutek, vescovo di Torit, nel sud Sudan, ha invitato i vincitori delle recenti elezioni a operare per la riconciliazione al fine di favorire la guarigione delle ferite politiche provocate durante la campagna elettorale. Le elezioni presidenziali, legislative e locali sudanesi si sono tenute dall’11 al 15 aprile. Domenica scorsa a Torit, in un colloquio con i giornalisti, il vescovo ha affermato che la gara politica è una competizione tra i vincitori, perché, a suo parere, “non vi sono perdenti in politica, almeno non come di solito le persone intendono la sconfitta”. Mons. Mutek ha invitato “coloro che non sono riusciti a vincere ad ammettere la sconfitta, a non allontanarsi dal sentiero della pace e ad accettare di lavorare in armonia con i vincitori, mentre aspettano di presentare i propri programmi agli elettori nelle prossime elezioni”. Il vescovo di Torit ha invitato i candidati che si sono combattuti aspramente durante la campagna elettorale a perdonarsi a vicenda, al fine di realizzare la pace nel Paese. Mons. Mutek ha aggiunto che il Santo Padre nel corso della visita ad limina effettuata dai vescovi sudanesi nel marzo scorso, ha espresso la Sua preoccupazione per la pace in Sudan ed ha auspicato che cristiani e musulmani possano vivere in armonia nel Paese. Il vescovo di Torit ha infine notato che la vicinanza delle elezioni sudanesi alle celebrazioni di Pasqua è stata un evento storico, poiché il Paese necessita di una guarigione e di una “risurrezione” dal suo passato sanguinoso. (R.P.)
Le conclusioni a Bissau del Forum delle Caritas lusofone: insieme contro fame e povertà
◊ “Combattere la povertà promuovendo l’autosufficienza alimentare”: è stato questo il tema del Forum delle Caritas nazionali di Paesi di lingua portoghese (lusofoni), svoltosi a Bissau, capitale della Guinea-Bissau nell’Africa occidentale, tra le nazioni più piccole del continente. L’incontro - di cui riferisce l'agenzia Misna - si è chiuso domenica ed ha riunito in un Paese simbolo di tante problematiche africane, i rappresentanti delle Caritas di Angola, Guinea Bissau, Capo Verde, São Tomé e Brasile. Ogni delegazione ha fatto il punto sulla situazione nei rispettivi Paesi ed esortato a restare al fianco della gente come finora è stato fatto per combattere fame e povertà. Riguardo il Paese ospite del Forum, il vescovo di Bissau, mons. José Camnate, ha sottolineato che “la popolazione della Guinea non vuole più violenza e desidera una vita migliore per tutti, in particolare attraverso il pagamento regolare dei salari, il miglioramento di scuole e ospedali, il buon funzionamento delle istituzioni e della giustizia”. Per il presule, insieme alla tenuta delle istituzioni democratiche, occorre fare di più per pervenire ad una effettiva riconciliazione nazionale, che consenta di godere di una pace vera, presupposto essenziale per un effettivo sviluppo sociale ed economico del Paese. Il prossimo Forum delle Caritas lusofone si terrà nel 2012 a Capo Verde. (R.G.)
Taiwan: pastorale e vocazioni, mass media e società al centro dell’Assemblea dei vescovi
◊ Pastorale e vocazioni, mass media e società sono stati i temi principali su cui si è soffermata l’Assemblea di primavera della Conferenza episcopale regionale di Taiwan, che si è svolta nella diocesi di Hsinchu. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, hanno preso parte all’Assemblea Mons. Paul Russell, Chargé d’affaires a.i., il cardinale Paul Shan e 8 vescovi delle sette diocesi di Taiwan. I vescovi hanno ascoltato i rapporti presentati dal rettore del Seminario interregionale di Taiwan, dal direttore nazionale delle Pontificie Opere Missionarie e dal Segretario generale della Conferenza episcopale regionale di Taiwan, esaminando anche il budget finanziario e i progetti pastorali. Inoltre sono stati anche affrontati alcuni temi che stanno agitando l’opinione pubblica internazionale, come la pedofilia e l’abolizione della pena di morte. Nel suo intervento mons. Russell ha espresso la grande attenzione della Santa Sede verso la Chiesa locale di Taiwan, sottolineando anche l’importanza del rapporto tra il vescovo e i suoi sacerdoti, e il grande impatto che esso ha per la Chiesa. Il cardinale Shan ha condiviso la propria esperienza di evangelizzazione con i suoi confratelli, toccando 5 punti cruciali: pastorale e vocazione dei giovani; evangelizzazione verso gli intellettuali e i carcerati; uso dei mass media; dialogo interreligioso; attenzione alla vita politica e collaborazione con le autorità per il bene comune. (R.P.)
Matteo Ricci: a Roma concerto del coro cinese Beitang
◊ Matteo Ricci, il gesuita missionario in Cina di cui quest’anno ricorrono i 400 anni dalla morte, è stato anche autore delle parole di melodie sacre. Saranno eseguite domani alle 20 a Roma nella chiesa di San Salvatore in Lauro dal coro della Chiesa del Nord (Beitang) di Pechino nel concerto “Al Signore del cielo”. In apertura i saluti di Giorgio Bizzarri, presidente del Pio Sodalizio dei Piceni, don Pietro Bongiovanni, parroco di San Salvatore in Lauro, e mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio di Pastorale universitaria del vicariato, che organizzano l’evento insieme all’Ufficio Migrantes. In programma un repertorio di musica sacra cinese, composta negli ambienti artistici e religiosi legati ai gesuiti dal 1600 fino al giorno d’oggi. Verranno eseguite, tra l’altro, alcune delle otto canzoni per clavicordo occidentale, il cui testo è stato composto da Matteo Ricci per la corte imperiale, con musiche di Giovenale Ancina (1545-1604). Il coro di Beitang ha una storia che risale al 1700 e il suo obiettivo è evangelizzare attraverso la musica. Questa è la loro prima esibizione in Italia e compie il desiderio di eseguire il proprio repertorio - che spazia dal Gregoriano, ai mottetti rinascimentali al Barocco - “nella terra natale del grande padre Matteo Ricci” come “espressione di venerazione e affettuosa memoria”. (R.P.)
Padre Pio: una reliquia del Santo sarà conservata nel convento dei Cappuccini di Pietrelcina
◊ L’osso Ioide che si trova alla radice della lingua è l’unica reliquia che, staccatasi in modo naturale dal corpo riesumato di Padre Pio, sarà conservata in un luogo diverso da San Giovanni Rotondo. Il luogo scelto è la chiesa del convento dei Frati Minori Cappuccini di Pietrelcina. La reliquia arriverà in questo piccolo centro del Sannio, nell’anniversario della nascita di Padre Pio avvenuta il 25 maggio 1887. A presiedere una solenne celebrazione eucaristica - riferisce l'agenzia Sir - sarà il cardinale Dario Castrillon Hoyos, prefetto emerito della Congregazione per il Clero. L’osso Ioide – spiega padre Francesco Scaramuzzi, superiore del convento dei Cappuccini di Pietrelcina, in un articolo per il mensile “Pietrelcina, la Terra di Padre Pio” - è “l’unico osso del corpo umano che non è connesso con lo scheletro mediante articolazioni, ma solo con legamenti e muscoli, pertanto è anche quello che più facilmente poteva staccarsi in modo naturale dal corpo di Padre Pio. Essenziale – aggiunge - è il ruolo dell’osso ioide nella complessa funzione fonetica”. La voce è infatti “una delicata e complessa architettura, caratteristica tipica dell'essere umano, che ci permette la comunicazione. E di Padre Pio possiamo ben dire che è stato nella sua vita un grande comunicatore. La sua comunicazione ha aperto all’amore, alla verità, alla speranza. È stata fonte di vita”. (R.P.)
Gmg Madrid 2011: scelti i Santi patroni ed i luoghi dove si svolgerà l’evento
◊ Saranno 9 i santi patroni della Giornata mondiale della gioventù - dal 16 al 21 agosto 2011 - a Madrid: san Isidro Labrador, patrono di Madrid; santa Maria de la Cabeza; san Giovanni della Croce, fondatore dei carmelitani scalzi; san Juan de Ávila; santa Teresa d’Avila; santa Rosa da Lima; sant’Ignazio di Loyola; san Rafael Arnaiz, canonizzato l’11 ottobre 2009 da Benedetto XVI; e san Francesco Saverio. Si tratta di una scelta mirata, essendo santi legati alla tradizione della Chiesa spagnola. Si apprende dal sito ufficiale della GMG spagnola - riferisce l’agenzia Sir – dove si svolgerà l’evento. In piazza Cibeles, il 18 agosto i giovani riceveranno il Papa e il 19 agosto si svolgerà la Via Crucis. L’aeroporto di Cuatros Vientos – a 8 km dal centro di Madrid – sarà la sede della veglia di sabato 20 agosto e della messa della domenica 21. (C.F.)
Giornata Mondiale della Croce Rossa: a Roma le iniziative al Circo Massimo
◊ Il Circo Massimo a Roma ospiterà il villaggio della Croce Rossa italiana l’8 e il 9 maggio per celebrare la Giornata mondiale della Croce Rossa e Mezzaluna Rossa. Tra le iniziative previste per la settimana della Cri: la simulazione di situazioni di emergenza; la possibilità di partecipare a workshop su elementi di pronto soccorso e di disostruzione pediatrica; una rassegna dei principali interventi umanitari, tra cui le testimonianze dell’esperienza vissuta a L’Aquila e ad Haiti; la possibilità di ricevere prestazioni sanitarie gratuite. L’iniziativa intende far conoscere le attività di sostegno e soccorso che i volontari e gli operatori della più grande associazione umanitaria d'Italia compiono durante l’intero anno. Tra gli appuntamenti del 7 maggio vi sarà l’incontro istituzionale con il presidente del Senato, Schifani, e la promozione e raccolta del sangue in collaborazione con Radio Dj. Infine, dal 15 al 17 maggio, seguirà una campagna di prevenzione e controllo dell’ipertensione arteriosa e della sindrome metabolica. (C.F.)
Unesco: a Parigi i 100 anni della rivista dei Gesuiti "Recherches de Scienze Religieuse"
◊ La rivista trimestrale dei gesuiti “Recherches de Science Religieuse” celebra oggi pomeriggio a Parigi il suo centenario di attività con una cerimonia all’Unesco, alla presenza di studiosi di scienze religiose e di teologia, di autorità ecclesiastiche e di esponenti dell’agenzia culturale dell’ONU. Interverrà in apertura, con un indirizzo di saluto, l’Osservatore Permanente delle Nazioni Unite presso l’Unesco, mons. Francesco Follo. Ad introdurre la serata sarà il cardinale Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per l’Unità dei Cristiani, che terrà una riflessione sul tema “Cento anni di Recherches en Science Religieuse. Pensare la tradizione cristiana oggi”. Si aprirà quindi una tavola rotonda sul rapporto tra scienze religiose e teologia – la disciplina religiosa per definizione – in una società laica come quella francese; vi prenderanno parte, fra gli altri, Thomas Römer, del Collège de France e i gesuiti Pierre de Charentenay, redattore capo della rivista Études e Christoph Theobald, redattore capo di Recherches. Ad integrazione delle relazioni previste, due filmati percorreranno la storia e l’attualità della pubblicazione. Fondata nel 1910 dal padre Léonce de Grandmaison come supplemento del periodico Etudes, la nuova rivista ha saputo rapidamente imporsi nel mondo scientifico e con i suoi colloqui biennali e i bollettini tematici offre a docenti e ricercatori uno strumento qualificato di indagine e un forum di scambio e di dibattito. Davanti alla significativa svolta dei primi cento anni di esistenza, la Rivista commemora il proprio fecondo passato, pensando al tempo stesso agli attuali ambiti di ricerca e alle future prospettive di indagine, in attenzione ai “segni dei tempi”. (A cura di Marina Vitalini)
Convegno nazionale, sabato 8 maggio a Roma, sul ruolo del Teatro sociale
◊ L'evoluzione del Teatro sociale, le sue possibilità di applicazione, i contesti e i suoi sviluppi. Questi i temi al centro del primo convegno nazionale di Teatro Sociale, in programma sabato prossimo 8 maggio, al Teatro Golden di Roma, durante il quale sarà presentata la Federazione nazionale di Teatro Sociale. Il Convegno metterà a confronto esperienze, opinioni e metodologie di operatori di Teatro sociale (attori, registi, artisti) con rappresentanti del mondo accademico (docenti universitari), giornalisti (critici teatrali, esperti in 'arte, teatro e disagio') e istituzioni (enti locali, insegnanti, dirigenti, politici del settore cultura e sociale). L'iniziativa vuole favorire il dialogo tra le parti, e definire la figura di operatori di Teatro sociale, realtà da anni presente in Italia ma che solo recentemente si sta affermando. Da qui i diversi master di varie Università italiane che si occupano di Teatro sociale a testimoniare la necessità di competenze specifiche. L’incontro sarà l'occasione per definire il registro nazionale degli operatori di Teatro sociale, affinché possa divenire a breve un riferimento fondamentale per il dialogo con le istituzioni verso il riconoscimento della figura professionale e la definizione di metodologie, protocolli d'intesa, criteri di ammissione e aggiornamento. Al Convegno, patrocinato dal Comune e dalle Biblioteche di Roma, parteciperanno personalità della cultura e delle istituzioni. (R.G.)
Times Square: arrestato un trentenne di origine pakistana, cittadino Usa da un anno
◊ A tre giorni dal fallito attentato di Times Square è arrivato il primo arresto: si tratta di Shahzad Faisal, 30 anni, di origine pachistana, diventato cittadino americano un anno fa e residente in Connecticut. L'uomo è stato arrestato all'aeroporto Jfk di New York, diretto a Dubai, con destinazione finale Pakistan. Comparirà nelle prossime ore davanti ai giudici della corte federale di Manhattan. Da parte sua, il Pakistan, appreso dell’arresto, ha promesso di collaborare con gli Stati Uniti. “È chiaro che l'intento dietro questo atto terroristico era uccidere cittadini americani”, ha detto in una conferenza stampa subito dopo l'arresto il ministro della Giustizia, Eric Holder, precisando comunque che “le indagini vanno avanti, le forze di polizia e di sicurezza continuano a seguire diverse piste”. Gli investigatori stanno valutando la possibilità di legami con organizzazioni terroristiche internazionali e non escludono che possa esserci più di una persona coinvolta.
Da oggi al Senato Usa il voto sulla riforma finanziaria
Al via oggi al Senato Usa il voto sulla riforma finanziaria, una delle priorità del presidente Barack Obama per evitare il ripetersi della crisi del 2008. La prima proposta sui cui si esprimerà il Senato riguarda un emendamento volto a proibire i salvataggi statali dei grandi istituti di Wall Street, riferisce Bloomberg. Ieri sera, i leader democratici non avevano ancora stabilito se gli emendamenti avranno bisogno di 50 o 60 voti per essere approvati. La differenza è fondamentale considerando che i democratici controllano 59 voti nella Camera composta da 100 senatori contro i 41 dei repubblicani.
Grande mobilitazione contro la marea nera nel Golfo del Messico
Grande mobilitazione negli Stati Uniti per tentare di arginare il diffondersi della marea nera nel Golfo del Messico: compagnie specializzate nel fermare le fuoriuscite di petrolio stanno arrivando con i loro esperti dalla Costa Ovest e dall'Alaska che, dopo il disastro della Exxon Valdez, ha acquisito grandi capacità nell'affrontare disastri del genere. Intanto la compagnia British Petroleum si assume tutte le responsabilità per il disastro ma sottolinea di non aver provocato direttamente il disastro perché l’attrezzatura non era sua ma della ditta Transocean, gestore della piattaforma di Deepwater Horizon. Intanto, le previsioni del colosso dell'energia per la risoluzione del problema non sono confortanti: ci potrebbero volere almeno tre mesi per individuare il punto del pozzo petrolifero da cui è scaturita la perdita e isolarlo. C’è da dire che oggi crolla ai minimi da sette mesi a questa parte il titolo British Petroleum in Borsa a causa dell'eco-disastro nel Golfo del Messico. A Londra il titolo cede il 5,3% a 545 pence, la quotazione più bassa dallo scorso 9 ottobre. Dal giorno dell'incidente il titolo ha perso il 16%.
Forte opposizione in Grecia al piano di austerity: massiccio lo sciopero di 48 ore
Le voci su un'eventuale uscita della Grecia dall'unione monetaria sono “pura follia” e la ristrutturazione del debito greco sarebbe un atto “criminale”, perchè spingerebbe gli altri Paesi a non fidarsi più di Atene per anni. A dichiararlo il governatore della Banca Centrale greca, George Provopoulos, in un’intervista televisiva. Intanto la tensione continua a salire nel Paese ellenico dove è in corso uno sciopero generale di 48 ore proclamato dai principali sindacati. Sulle ragioni della forte opposizione politica e sociale al piano di austerity varato dal governo greco, ascoltiamo Gianfranco Viesti, docente di economia applicata all’Università di Bari. L’intervista è di Stefano Leszczynski.
R. – Noi dovremmo pensare che la popolazione sia così razionale da sottomettersi a questi interventi, pensando che – come in effetti è vero – non c’è alternativa. Sicuramente, poi, quando il cittadino medio si confronta con questi temi della finanza internazionale e vede cosa è successo negli ultimi anni, qualche perplessità ce l’ha. Quindi, io capisco che nella psicologia di una fascia della popolazione possa esserci l’idea che questi sacrifici così duri che si è chiamati a compiere siano solo di alcuni e non di altri.
D. – Professore, in un contesto economico di questo tipo, quanto è importante il consenso sociale come elemento per far funzionare il meccanismo?
R. – Importante è che vi sia una condivisione da parte della popolazione delle linee di governo che si stanno seguendo. Dunque, si tratta di lavorare politicamente con i cittadini per far capire loro che, ad un certo punto, è necessario prendere misure draconiane perché non ci sono alternative.
D. – Insomma, a questo punto il governo greco come immediata emergenza da affrontare ha quella di un pericolo, di un’esplosione sociale nel Paese che può dilagare e provocare disordini e destabilizzazione?
R. – Non c’è dubbio. È un elemento molto importante. Colpisce come tanti soloni e commentatori, come tanti miei colleghi economisti dimentichino completamente questi temi quando parlano delle possibili soluzioni. Diciamo che il mondo non è fatto solo di cifre e di bilanci; è fatto anche della vita concreta delle persone. Bisogna, dunque, tenerlo in debito conto questo, quando si decide cosa fare. Certamente sul piano europeo c’è stato da un certo punto di vista tecnico un ritardo e devo dire neanche una particolare solidarietà da parte dei partner europei. Non dimentichiamo mai che l’Italia, come gli altri Paesi, ci guadagna da questo intervento sulla Grecia, nel senso che presta ai greci risorse al 5 per cento che prende a prestito al 3. Certo, c’è il rischio che poi non vengano restituite: questo spiega poi il guadagno.
Tensione in Cisgiordania: bruciata una moschea
Le autorità militari israeliane hanno aperto un'inchiesta per accertare le circostanze in cui la scorsa notte la moschea di Luban a-Sharkya, in Cisgiordania settentrionale, è stata bruciata in buona parte. Secondo gli abitanti del villaggio palestinese non c'è dubbio che si tratti di un incendio doloso, appiccato da coloni della zona. Ma esperti dell'esercito israeliano vogliono anche verificare se l'edificio non sia stato danneggiato per un corto circuito.
In Italia si dimette il ministro per lo Sviluppo economico, Scajola
In Italia, il ministro per lo Sviluppo economico del governo Berlusconi, Claudio Scajola, ha annunciato in un incontro alla stampa le sue dimissioni in seguito al coinvolgimento nell'acquisto di una casa a Roma con fondi neri. “Per difendermi non posso continuare a fare il ministro come ho fatto in questi due anni”, ha detto Claudio Scajola. Per la seconda volta Claudio Scajola è costretto a rassegnare le dimissioni di ministro. Era già successo nel 2002: in quel caso Scajola era ministro dell'Interno del governo Berlusconi. In quel caso era scoppiato un caso per le sue dichiarazioni inopportune sul consulente del ministero del Lavoro ucciso dai terroristi, Marco Biagi. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 124
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