Logo 50 Radiogiornale Radio Vaticana
Redazione +390669883674 | +390669883998 | e-mail: sicsegre@vatiradio.va

Sommario del 03/05/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • La meditazione del Papa nel Duomo di Torino: la Sindone, un'Icona scritta col sangue che parla di amore e di vita
  • Il Papa ai giovani di Torino: lasciatevi toccare dall’amore di Cristo e la vostra vita sarà trasformata
  • La visita al Cottolengo. Il Papa ai malati: uniti a Cristo collaborate alla vittoria del bene sul male
  • Il cardinale Poletto: grande risposta della città alla visita del Papa
  • La speranza, non la paura sia il sentimento cristiano di fronte alla morte: così il Papa alle esequie del cardinale Mayer
  • Nomine
  • Terza riunione preparatoria del Sinodo per il Medio Oriente
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Cuba: manifestazione delle “Dame in bianco” per la liberazione dei dissidenti
  • La questione del disarmo nucleare alla Conferenza dell'Onu sul Tnp
  • Giornata Mondiale della libertà di stampa: il diritto di sapere
  • Chiesa e Società

  • Violenze anticristiane in Iraq: uccisi 4 giovani, 171 feriti
  • Libertà religiosa nel mondo: India fra i Paesi a rischio
  • Congo: si aggrava la situazione umanitaria nell’Equateur
  • Boom di pellegrini in Terra Santa
  • Polonia: al Santuario di Jasna Góra il libro con 3 mila nomi di sacerdoti polacchi uccisi
  • Stati Uniti: per la Corte Suprema la Croce del Mojave non viola la Costituzione
  • I vescovi argentini invitano le autorità a tutelare il matrimonio
  • Celebrazione della Giornata del bambino in Messico
  • Cina: la comunità cattolica ha celebrato il patrono dei lavoratori e l’inizio del Mese mariano
  • I sacerdoti di Hong Kong in pellegrinaggio sulle orme del curato d’Ars
  • Zambia: al via i preparativi per il Congresso missionario di ottobre
  • Germania: dal 12 al 16 maggio a Monaco la Giornata ecumenica delle Chiese
  • Lourdes: convegno su ‘La fede dei medici’
  • Il premio “Defensor Fidei” al cardinale Caffarra
  • Nasce "NN24", informazione televisiva per l'Africa
  • Isole Salomone: la formazione delle ragazze per un futuro migliore
  • 24 Ore nel Mondo

  • Tensione e scioperi in Grecia contro il piano anti-crisi
  • Il Papa e la Santa Sede



    La meditazione del Papa nel Duomo di Torino: la Sindone, un'Icona scritta col sangue che parla di amore e di vita

    ◊   E' stata una visita pastorale molto intensa quella del Papa ieri a Torino, caratterizzata da grande accoglienza e affetto e da un profondo clima di preghiera. Uno dei momenti centrali è stata la meditazione di Benedetto XVI nell'atto di venerazione della Sacra Sindone. Ce ne parla il nostro inviato Massimiliano Menichetti:

    Benedetto XVI si è fatto pellegrino tra i pellegrini ed ha pregato insieme ad altri due milioni di fedeli che hanno reso omaggio alla Sindone, nel Duomo di Torino, durante questa Ostensione, che terminerà il 23 maggio prossimo:

     
    “Si può dire che la Sindone sia l’Icona di questo mistero, l’Icona del Sabato Santo. Infatti essa è un telo sepolcrale, che ha avvolto la salma di un uomo crocifisso in tutto corrispondente a quanto i Vangeli ci dicono di Gesù”.
     
    “La Sindone di Torino – ha ribadito Benedetto XVI - ci offre l’immagine di com’era il corpo di Gesù disteso nella tomba durante quel tempo, che fu breve cronologicamente (circa un giorno e mezzo), ma fu immenso, infinito nel suo valore e nel suo significato”. E riferendosi al Sabato Santo quale giorno del “silenzio” e della “solitudine”, ha tracciato un parallelo con il cuore dell’uomo di oggi:

     
    “Il nascondimento di Dio fa parte della spiritualità dell’uomo contemporaneo, in maniera esistenziale, quasi inconscia, come un vuoto nel cuore che è andato allargandosi sempre di più”.
     
    Citando le due guerre mondiali, i lager e i gulag, Hiroshima e Nagasaki, Benedetto XVI ha detto che “la nostra epoca è diventata in misura sempre maggiore un Sabato Santo”, dove “l’oscurità di questo giorno interpella tutti coloro che si interrogano sulla vita” e “in modo particolare” i “credenti”:

     
    “Tuttavia la morte del Figlio di Dio, di Gesù di Nazaret ha un aspetto opposto, totalmente positivo, fonte di consolazione e di speranza. E questo mi fa pensare al fatto che la sacra Sindone si comporta come un documento 'fotografico', dotato di un 'positivo' e di un 'negativo'. E in effetti è proprio così: il mistero più oscuro della fede è nello stesso tempo il segno più luminoso di una speranza che non ha confini”.
     
    Quindi ha spiegato che la Sindone testimonia “quell’intervallo unico e irripetibile nella storia dell’umanità e dell’universo, in cui Dio, in Gesù Cristo, ha condiviso non solo il nostro morire, ma anche il nostro rimanere nella morte:

     
    “Dio, fattosi uomo, è arrivato fino al punto di entrare nella solitudine estrema e assoluta dell’uomo, dove non arriva alcun raggio d’amore, dove regna l’abbandono totale senza alcuna parola di conforto: 'gli inferi'. Gesù Cristo, rimanendo nella morte, ha oltrepassato la porta di questa solitudine ultima per guidare anche noi ad oltrepassarla con Lui”.

     
    Il Papa ha evidenziato che Cristo ha penetrato con il suo amore la morte, portando la speranza nuova della Risurrezione. “Mi sembra che guardando questo sacro Telo con gli occhi della fede – ha aggiunto - si percepisca qualcosa di questa luce". “Penso – ha proseguito - che se migliaia e migliaia di persone vengono” a venerare la Sindone è perché in essa vedono la vittoria della vita sulla morte, dell’amore sull’odio. Poi ha detto: “Questo è il potere della Sindone”:

     
    “Dal volto di questo ‘Uomo dei dolori’, che porta su di sé la passione dell’uomo di ogni tempo e di ogni luogo, anche le nostre passioni, le nostre sofferenze, le nostre difficoltà, i nostri peccati – ‘Passio Christi. Passio hominis’ - promana una solenne maestà, una signoria paradossale”.
     
    Questo volto, queste mani e questi piedi, questo costato, tutto questo corpo parla: è esso stesso una parola che possiamo ascoltare nel silenzio:

     
    “Parla con il sangue, e il sangue è la vita! La Sindone è un’Icona scritta col sangue; sangue di un uomo flagellato, coronato di spine, crocifisso e ferito al costato destro. L’immagine impressa sulla Sindone è quella di un morto, ma il sangue parla della sua vita. Ogni traccia di sangue parla di amore e di vita”.

     
    E riferendosi alla ferita sul costato “procurata da un colpo di lancia romana” ha sottolineato che “quel sangue e quell’acqua” che fuoriuscirono “parlano di vita”. “E’ come una sorgente – ha concluso - che mormora nel silenzio, e noi possiamo sentirla, possiamo ascoltarla, nel silenzio del Sabato Santo.

    inizio pagina

    Il Papa ai giovani di Torino: lasciatevi toccare dall’amore di Cristo e la vostra vita sarà trasformata

    ◊   Affidatevi a Cristo e potrete fare della vostra vita qualcosa di grande: è il messaggio che Benedetto XVI ha consegnato ai giovani torinesi incontrati ieri pomeriggio a Piazza San Carlo. Un evento contraddistinto dall’entusiasmo dei ragazzi, che hanno fatto di questo incontro una piccola Gmg, quasi un anticipo del Raduno Mondiale di Madrid del prossimo anno. Il Papa ha esortato i giovani cattolici a seguire l’esempio del Beato Frassati, testimone di una “fede semplice ed efficace”. Il servizio di Alessandro Gisotti:

    (Voci dei giovani: "Benedetto! Benedetto!")

    Andate incontro a Gesù, l’amico che ci ama per quello che siamo e ci trasforma toccandoci con il suo amore. E’ questa la meta che Benedetto XVI indica alle migliaia di giovani venuti ad incontrarlo a Piazza San Carlo, cuore del capoluogo piemontese. Un evento festoso, ma anche un’assunzione di impegno, come afferma uno dei ragazzi rivolgendosi al Santo Padre:

     
    “Santo Padre, crediamo che una delle maggiori sfide per noi giovani oggi sia proprio l’impegno a costruire delle vite coerenti bene ancorate in questo mondo ma altrettanto desiderose di tenere lo sguardo verso l’altro. La salutiamo con affetto e le diciamo che è bello averla qui e che Torino e i suoi giovani sono con lei”.

     
    (Applausi)

     
    E il Papa è con i giovani. Benedetto XVI ripercorre il dialogo del giovane ricco con Gesù. “Cosa devo fare per avere la vita eterna?”. Domanda difficile oggi, riconosce il Pontefice, “perché la mentalità del nostro tempo ci dice che non esiste nulla di definitivo”. Cambiare, prosegue, è diventata “la parola d’ordine”. “Ma è proprio vero – chiede il Papa ai ragazzi – che per essere felici dobbiamo accontentarci di piccole e fugaci gioie momentanee”. Gioie che quando finiscono “lasciano l’amarezza nel cuore”?:

     
    “Dio ci ha creato in vista del 'per sempre', ha posto nel cuore di ciascuno di noi il seme per una vita che realizzi qualcosa di bello e di grande. Abbiate il coraggio delle scelte definitive e vivetele con fedeltà! Il Signore potrà chiamarvi al matrimonio, al sacerdozio, alla vita consacrata, a un dono particolare di voi stessi: rispondetegli con generosità!”

     
    “Amare Dio e amare gli altri con tutto se stessi”: questa, rammenta il Papa, è la ricchezza più grande della vita che Gesù indica al giovane. E aggiunge: “Non c’è nulla di più grande per l’uomo, un essere mortale e limitato, che partecipare alla vita di amore di Dio”:

     
    “Oggi viviamo in un contesto culturale che non favorisce rapporti umani profondi e disinteressati, ma, al contrario, induce spesso a chiudersi in se stessi, all’individualismo, a lasciar prevalere l’egoismo che c’è nell’uomo. Ma il cuore di un giovane è per natura sensibile all’amore vero. Perciò mi rivolgo con grande fiducia a ciascuno di voi e vi dico: non è facile fare della vostra vita qualcosa di bello e di grande, è impegnativo, ma con Cristo tutto è possibile!”

     
    Ecco allora che il Papa invita i giovani ad essere amici di Gesù, a vivere questa amicizia nella Chiesa, nei Sacramenti, nella lettura della Bibbia. E soprattutto nell’amore per il prossimo:

     
    “Sappiate incontrare l’amore di Cristo nella testimonianza di carità della Chiesa. Torino vi offre, nella sua storia, splendidi esempi: seguiteli, vivendo concretamente la gratuità del servizio. Tutto nella comunità ecclesiale deve essere finalizzato a far toccare con mano agli uomini l’infinita carità di Dio”.

     
    L’amore di Cristo, ribadisce il Papa, “non è un amore confinato nel passato, non è un’illusione, non è riservato a pochi”. E’ un amore, aggiunge, che ci esorta ad uscire “da una tendenza individualista anche nel vivere la fede” e ci chiama a far parte “del grande mosaico della Chiesa di Cristo”. I giovani di Torino, sottolinea il Pontefice chiudendo il suo discorso, hanno un modello nel Beato Piergiorgio Frassati, la cui esistenza fu “avvolta interamente dalla grazia e dall’amore di Dio e fu consumata, con serenità e gioia, nel servizio appassionato a Cristo e ai fratelli”:

     
    “Cari giovani, abbiate il coraggio di scegliere ciò che è essenziale nella vita! 'Vivere e non vivacchiare' ripeteva il beato Piergiorgio Frassati. Come lui, scoprite che vale la pena di impegnarsi per Dio e con Dio, di rispondere alla sua chiamata nelle scelte fondamentali e in quelle quotidiane, anche quando costa!”

    inizio pagina

    La visita al Cottolengo. Il Papa ai malati: uniti a Cristo collaborate alla vittoria del bene sul male

    ◊   Ultimo appuntamento della giornata del Papa a Torino è stato il commovente incontro con i malati della Piccola Casa della Divina Provvidenza fondata nel 1832 da San Giuseppe Benedetto Cottolengo. Grande entusiasmo all’accoglienza. Ce ne parla Sergio Centofanti:

    (applausi)
     
    Tanto affetto per il Papa dai malati del Cottolengo. Benedetto XVI, tra gli applausi, ne ha salutati personalmente e abbracciati alcuni in carrozzella. Nel suo discorso ha ricordato il fondatore della Piccola Casa della Divina Provvidenza che “pur attraversando nella sua vita momenti drammatici, mantenne sempre una serena fiducia di fronte agli eventi” riconoscendo in tutte le situazioni la presenza e la misericordia di Dio. Nei poveri e nei malati il Cottolengo vedeva Gesù: e quelli che tutti scartavano, perché “all’occhio materiale” apparivano più “ributtanti”, lui li preferiva definendoli i suoi “padronissimi”:

     
    “Lo guidava una profonda convinzione: ‘I poveri sono Gesù - diceva - non sono una sua immagine. Sono Gesù in persona e come tali bisogna servirli. Tutti i poveri sono i nostri padroni … Se non li trattiamo bene, ci cacciano dalla Piccola Casa. Essi sono Gesù’”.

     
    Il Cottolengo – ha aggiunto il Papa – “aveva compreso che chi è colpito dalla sofferenza e dal rifiuto tende a chiudersi e isolarsi e a manifestare sfiducia verso la vita stessa. Perciò il farsi carico di tante sofferenze umane significava” per lui “creare relazioni di vicinanza affettiva, familiare e spontanea, dando vita a strutture che potessero favorire questa vicinanza, con quello stile di famiglia che continua ancora oggi”. Il suo scopo non era solo quello di una riabilitazione psico-fisica: voleva, infatti, ridare dignità personale a quanti venivano rifiutati dalla società. Il Papa esorta i malati del Cottolengo a non sentirsi “estranei al destino del mondo”:

     
    “Cari malati, voi svolgete un’opera importante: vivendo le vostre sofferenze in unione con Cristo crocifisso e risorto, partecipate al mistero della sua sofferenza per la salvezza del mondo. Offrendo il nostro dolore a Dio per mezzo di Cristo, noi possiamo collaborare alla vittoria del bene sul male, perché Dio rende feconda la nostra offerta, il nostro atto di amore”.

     
    “Se la passione dell’uomo è stata assunta da Cristo nella sua Passione - ha proseguito il Papa - nulla andrà perduto”. E ha concluso: “la sofferenza, il male, la morte non hanno l’ultima parola, perché dalla morte e dalla sofferenza la vita può risorgere”.

    inizio pagina

    Il cardinale Poletto: grande risposta della città alla visita del Papa

    ◊   Per un bilancio della visita del Papa a Torino ascoltiamo l’arcivescovo della città, il cardinale Severino Poletto, al microfono di Massimiliano Menichetti:

    R. – Io considero che la venuta del Santo Padre è stato un evento di grazia da un fatto molto verificabile, e cioè la risposta di Torino, la partecipazione non solo agli eventi, ma lungo la strada del percorso del Papa. Il Papa stesso si meravigliava nel vedere nel pomeriggio, durante gli spostamenti, quando ad un certo punto è anche piovuto, la massa di gente che c’era lungo le strade dove lui passava. Questa risposta di Torino indica che tutti hanno avvertito che la venuta del Santo Padre è stato il momento più forte di tutte le sei settimane dell’Ostensione. Poi, le varie tappe sono state un crescendo, oserei quasi dire, - anche se il momento più importante è stato quello dell’Eucaristia del mattino - di annunci, di messaggi, d’idee, riflessioni che il Papa ha proposto e che ci hanno condotto a leggere l’evento della Sindone come un’occasione grande di rinnovamento della vita cristiana e di attenzione ai sofferenti, ai poveri, ai problemi della città.

     
    D. – Il primo incontro con la cittadinanza si è tenuto in Piazza San Carlo. 50 mila persone lo hanno accolto. Che cosa porta con sé di questo primo incontro con il Papa?

     
    R. – La celebrazione in Piazza San Carlo con tantissime persone. Io ho sentito un silenzio profondo. Dopo l’omelia del Papa c’è stato un tempo non piccolo di silenzio: non si sentiva muovere nessuno. Dopo la Comunione è stato richiesto ancora un momento di ringraziamento. E mentre in papa-mobile tornavamo verso il vescovado, dopo la Messa, il Santo Padre mi ha detto: “Una Messa stupenda per il raccoglimento e per i bei canti”. E’ stata veramente una celebrazione vissuta con fede, con raccoglimento. Con una massa così enorme di persone, normalmente, si sente brusio, gente che si muove, e invece no, c’era un silenzio tale che sembrava di essere veramente ad una celebrazione nel contesto di un corso di esercizi. La cosa che più mi ha colpito della celebrazione eucaristica è stata questa, oltre naturalmente alla parola del Papa.

     
    D. – Dopo il pranzo in arcivescovado, l’incontro con i giovani che lo attendevano in Piazza San Carlo. Intenso è stato lo scambio con loro. Il Papa ha ribadito la necessità di non cedere ad un mondo autoreferenziale, ad un mondo relativista, e ha esortato a seguire le scelte definitive imperniate in Cristo, come la vocazione al matrimonio e la vocazione al sacerdozio...

     
    R. – Ha accennato anche alla necessità di non avere paura di affrontare le sfide che i giovani incontrano. E’ la grande sfida del Papa. E anch’io, dando il saluto, ho detto: “Qui ci sono giovani impegnati, ci sono giovani, che magari hanno affievolito la loro fede, ma non hanno ancora voltato le spalle al Cristo. Altri invece hanno abbandonato il Signore, ma le sue parole sicuramente li riporterà, perché lei sa spiegare la Scrittura come Gesù lungo le vie di Emmaus, quando si è rivelato a quei due discepoli scoraggiati e sfiduciati”. E naturalmente il Papa ha prospettato ai giovani la necessità di affrontare la vita con la forza di andare controcorrente e sentire che la vita è una cosa seria, capace d’impegni definitivi e ha additato il matrimonio come scelta di vita che deve durare per sempre, ha additato il sacerdozio e la vita religiosa come possibilità, quindi invitandoli ad essere loro la forza di una comunità cristiana e di una società civile. Bisogna essere dietro a Cristo, alla sequela di Cristo, il quale vi vuole fare felici, perché questo è importante. Cristo non ci chiede di seguirlo per impedire o tarpare qualcosa della nostra umanità, che aspira alla libertà, all’amore, alla gioia, alla felicità, ma ci chiede proprio di seguirlo, dicendo dei no, per avere poi un sì definitivo ai valori grandi della vita.

     
    D. – Come anche lei prima ha accennato, in un crescendo si è spostato nel Duomo. Qui ha venerato la Sacra Sindone e ha indicato il volto di Cristo attraverso il Sacro Lino. Cristo, morendo, è entrato nel giorno dell’oscurità, portando la luce e la vita, raggiungendo così l’uomo nel punto di maggiore solitudine…

     
    R. – Da un punto di vista teologico, il Papa, partendo dalla realtà del Sabato Santo - la realtà del silenzio, dell’oscurità della morte, del silenzio di Dio - ha voluto ricordare e collegare l’esperienza che Gesù ha fatto nella sua discesa agli inferi, cioè nell’abisso della morte, con le vicende del secolo scorso dell’umanità: la bomba atomica, Hiroshima e Nagasaki, i gulag e i campi di concentramento, la Shoah e così via. Quindi, tutto quello che poi è stato letto da tanti come un silenzio di Dio. Ma il Papa ha voluto mettere in evidenza come il silenzio di Dio sia illuminato dalla luce della resurrezione e la luce della resurrezione, fatta riflettere in retrospettiva sulle vicende precedenti, ha illuminato di significato profondo la sofferenza, l’abbandono, anche l’esperienza spirituale di un silenzio di Dio, che tace non perché ci abbandona, ma perché vuole che noi, attraverso una purificazione totale che il sacrificio di Cristo ci offre, che è la sofferenza e la morte, giungiamo alla gloria della resurrezione. Per cui è stato molto bello il fatto che il Papa abbia anche accennato al sangue. La Sindone è un negativo fotografico, che sviluppata diventa un positivo. Allora, anche la nostra vita ha un positivo e ha un negativo: ha una gioia e ha una sofferenza. Perciò lui dice: “Guardate nella Sindone il segno del sangue, il sangue che è il simbolo della vita nella Bibbia”.

     
    D. – Dopo la venerazione della Sindone il Santo Padre si è recato al Cottolengo, qui, prima di tutto, ha colpito l’abbraccio che gli ospiti di questa struttura hanno rivolto spontaneamente, riccamente, a cuore aperto al Santo Padre…

     
    R. – Ogni volta che si va al Cottolengo, lei nota un’esplosione di gioia di queste persone, l’esultanza, anche dei più gravi, anche dei più segnati dalla sofferenza. Al Cottolengo c’è il miracolo della carità. Il miracolo della carità lo si vede nella gioia di queste persone, che scoprendo, dopo anni che sono al Cottolengo, i loro genitori o la famiglia, non vogliono tornare a casa e cercano di rimanere lì, perché dicono “questa è la mia famiglia”, in quanto si sentono amati.

     
    D. – Che cosa lascia, secondo lei, questa visita di Benedetto XVI alla città?

     
    R. – Lascia una percezione di vicinanza della città al Papa e del Papa a questa città. Il ricordo che, secondo me, rimane è di un Papa che si è messo dentro la città. Oserei quasi dire che si è fatto cittadino di Torino e si è fatto pastore di una comunità cristiana forte, generosa. Ha lodato la laboriosità e l’impegno pastorale dei sacerdoti, perché proprio così è il clero di Torino. Torino ha sentito il Papa vicino e si è dimostrata vicina al Papa. Una città che ama il Papa e che si stringe vicino a lui, anche nei momenti in cui lui ha delle responsabilità e dei problemi da affrontare e che ha sentito il Papa vicino con il cuore, con la parola, con l’affetto, con l’abbraccio, alle proprie realtà e ai propri problemi. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

     
    E per concludere ascoltiamo, sulla visita del Papa a Torino, i commenti di alcuni fedeli, sempre al microfono di Massimiliano Menichetti:

    R. - Come sempre il Papa sa dare parole molto forti a tutti noi e soprattutto a coloro che in maniera particolare si sono avvicinati alla fede, come nel mio caso, da adulto. Il Santo Padre quando viene è il nostro papà: è il papà di tutti noi.

     
    D. – Che cosa lascia questa visita del Papa?

     
    R. - Un messaggio di pace, di speranza, sicuramente.

     
    D. - Ha confermato l’intera Chiesa piemontese nella fede...

     
    R. - Ha confermato l’intera Chiesa ma ha confermato ognuno di noi proprio in maniera personale in questo momento di attacco alla Chiesa e a lui in modo particolare.

     
    R. - E’ un’emozione forte, sicuramente. Questi sono eventi di grazia che ci aiutano e ci sostengono.

     
    D. - Che cosa lascia questa visita del Papa?

     
    R. - E’ una testimonianza che è vicino e attento a tutte le problematiche che la città vive.

     
    R. - Senti proprio questo calore che il Papa trasmette, questo amore che ha verso tutti noi. Ma anche noi dobbiamo dare a lui, dobbiamo sostenerlo con la preghiera.
     
    R. - Per me è importante avere Pietro che mi dice: vai avanti. Specialmente in questo mondo dove tutto è in dubbio, almeno abbiamo qualcosa di solido che ci conferma davvero nell'andare avanti. Io penso che questo sia importantissimo, specialmente per i giovani che sono demotivati oggi, vivono senza meta, e io penso sia importante che possano trovare un punto di riferimento davvero solido.

     
    D. – Che cosa ha significato per lei incontrare il Papa?

     
    R. – E’ una cosa incredibile … Abbiamo già avuto la fortuna di essere a tre Ostensioni e quindi una cosa bellissima.

     
    D. – Il Papa e l’Ostensione insieme…

     
    R. – E’ una cosa di fede.

     
    D. – Che cosa ha rappresentato per lei l’incontro con Benedetto XVI?

     
    R. – Una esperienza indimenticabile, unica. Mi ha riempito di qualcosa di spirituale che finora mi mancava.

     R. – E’ una cosa straordinaria! Per me il Papa è la Chiesa, è tutto.

    inizio pagina

    La speranza, non la paura sia il sentimento cristiano di fronte alla morte: così il Papa alle esequie del cardinale Mayer

    ◊   E’ la speranza, per i cristiani, il carattere distintivo di ogni funerale: così il Papa nell’omelia pronunciata stamane, durante il rito dell’Ultima Commendatio e della Valedictio, al termine della Messa funebre per il cardinale Paul Augustin Mayer, celebrata dal cardinale decano Angelo Sodano, nella Basilica Vaticana. Il servizio di Roberta Gisotti.

    Con parole commosse Benedetto XVI ha ripercorso l’itinerario di vita dell’anziano porporato tedesco, spentosi venerdì scorso all’età di 98 anni, nato “nella mia stessa terra” - ha ricordato il Papa - ad Altötting in Baviera “dove sorge il celebre Santuario mariano”:

     
    “Ogni nostra celebrazione esequiale si colloca sotto il segno della speranza.”

     
    Se “nell’ultimo respiro di Gesù sulla croce, - ha spiegato il Santo Padre - Dio si è donato interamente all’umanità, colmando il vuoto aperto dal peccato e ristabilendo la vittoria della vita sulla morte”, allora “ogni uomo che muore nel Signore partecipa per la fede a questo atto di amore infinito, in qualche modo rende lo spirito insieme con Cristo, nella sicura speranza che la mano del Padre lo risusciterà dai morti e lo introdurrà nel Regno della vita”.

     
    “In un’epoca come la nostra, nella quale la paura della morte getta molte persone nella disperazione e nella ricerca di consolazioni illusorie, il cristiano si distingue per il fatto che pone la sua sicurezza in Dio, in un Amore così grande da poter rinnovare il mondo intero”.

     
    E se “il desiderio più profondo dell’umanità” - espresso nella visione della nuova Gerusalemme - è “quello di vivere insieme nella pace, senza più la minaccia della morte, ma godendo della piena comunione con Dio e tra di noi”. La Chiesa ha indicato Bnedetto XVI è “una prefigurazione sulla terra di questa meta finale”:

     
    "E’ un anticipo imperfetto, segnato dai limiti e dai peccati, e dunque bisognoso sempre di conversione e purificazione; e, tuttavia, nella comunità eucaristica si pregusta la vittoria dell’amore di Cristo su ciò che divide e mortifica".

     
    “L’amore di Cristo ci ha raccolti nell’unità”: questo è il motto episcopale del defunto cardinale Mayer, che formatosi alla scuola dei Padri benedettini, a soli 20 anni divenne monaco, per lungo tempo apprezzato docente e poi rettore del Pontificio Ateneo Sant’Anselmo, consacrato vescovo nel 1972 negli anni a venire ha ricoperto prestigiosi incarichi: tra i quali segretario della Congregazione per i religiosi e gli istituti secolari, impegnato ad attuare le nuove disposizioni del Concilio Vaticano II, quindi prefetto della Congregazione per il culto divino e la disciplina dei sacramenti; creato cardinale nel 1985 è stato in seguito presidente della Pontificia Commissione “Ecclesia Dei”.

    inizio pagina

    Nomine

    ◊   Nelle Filippine, Benedetto XVI ha elevato al rango di diocesi la prelatura territoriale di Ipil, con la medesima denominazione e configurazione territoriale, rendendola suffraganea della chiesa metropolitana di Zamboanga. Contestualmente, il Papa ha nominato primo vescovo di Ipil mons. Julius S. Tonel, finora vescovo prelato della medesima sede.

    In Croazia, il Papa ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Zagabria mons. Mijo Gorski, del clero della medesima arcidiocesi, canonico della Cattedrale di Zagabria, assegnandogli la sede titolare vescovile di Epidaurum.

    inizio pagina

    Terza riunione preparatoria del Sinodo per il Medio Oriente

    ◊   Il 23 e 24 aprile scorsi si è svolta a Roma la terza riunione preparatoria del Sinodo per il Medio Oriente, in programma in Vaticano dal 10 al 24 ottobre di quest’anno sul tema: «La Chiesa Cattolica nel Medio Oriente: comunione e testimonianza. ‘La moltitudine di coloro che erano diventati credenti aveva un cuore solo e un'anima sola’ (At 4, 32)». Presenti i membri del Consiglio presinodale: il cardinale Nasrallah Pierre Sfeir, patriarca d’Antiochia dei Maroniti; i cardinali Ivan Dias, prefetto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli; Walter Kasper, presidente del Pontificio Consiglio per la Promozione dell’unità dei Cristiani; Jean-Louis Tauran, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo Interreligioso; Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali; e poi il patriarca di Alessandria dei Copti Antonios Naguib; il patriarca di Antiochia dei Siri Ignace Youssif III Younan; il patriarca di Antiochia dei Greco-Melkiti Gregorios III Laham; il patriarca di Cilicia degli Armeni Nerses Bedros XIX Tarmouni; il patriarca di Gerusalemme dei Latini Fouad Twal; l’arcivescovo di Teheran dei Caldei e presidente della Conferenza Episcopale Iraniana Ramzi Garmou; il vicario apostolico dell’Anatolia e presidente della Conferenza Episcopale di Turchia Luigi Padovese. Non ha potuto prendere parte ai lavori Sua Beatitudine il cardinale Emmanuel III Delly, patriarca di Babilonia dei Caldei. L’ordine del giorno prevedeva, dopo il saluto e l’introduzione del segretario generale, mons. Nikola Eterović, le comunicazioni dei singoli membri circa la situazione ecclesiale nel contesto socio-politico delle regioni mediorientali e soprattutto l’elaborazione della bozza dell’Instrumentum laboris, documento di lavoro dell’Assemblea speciale. L’obiettivo del Sinodo per il Medio Oriente – afferma un comunicato della segreteria generale - è duplice: confermare e rafforzare i cristiani nella loro identità mediante la Parola di Dio e i Sacramenti, e ravvivare la comunione ecclesiale tra le Chiese particolari, affinché possano offrire un’autentica testimonianza cristiana, a contatto con altre Chiese e comunità ecclesiali. Da qui l’urgenza di un impegno ecumenico convinto, “perché tutti siano una sola cosa, perché il mondo creda” (cf. Gv 17, 21). Il futuro Sinodo – prosegue il comunicato - sarà un’occasione preziosa per esaminare a fondo anche la situazione religiosa e sociale, per dare ai cristiani una visione chiara del senso del loro essere attivi testimoni di Cristo, nel contesto di società a maggioranza musulmana. Si tratterà, dunque, di procedere ad una riflessione sulla situazione presente, non facile a motivo dei conflitti e dell’instabilità, che causano l’esodo della popolazione, compresi non pochi cristiani. Le risposte ai Lineamenta precedentemente inviati hanno fornito la base di un confronto, nel corso del quale i membri del Consiglio presinodale hanno proposto di integrare i vari apporti pervenuti dalle Chiese Orientali cattoliche sui iuris, dalle Conferenze episcopali, dai Dicasteri della Curia Romana, da varie istituzioni religiose, attorno agli argomenti che sono emersi con maggiore intensità di significato e di riferimento alla vita ecclesiale in Medio Oriente. Dopo il confronto avvenuto in sessione plenaria, i lavori sono proseguiti in tre diversi gruppi, divisi per materia, e dall’analisi delle risposte alle domande specifiche dei Lineamenta è scaturito uno schema organico, che, una volta redatto nella sua forma definitiva, servirà ai Padri Sinodali come documento di studio e ordine del giorno del dibattito nell’Aula del Sinodo. I Membri del Consiglio presinodale hanno accolto con gioia e riconoscenza l’invito a partecipare all’Eucaristia presieduta da Benedetto XVI a Nicosia, nel corso del prossimo viaggio apostolico a Cipro dal 4 al 6 giugno 2010: durante la celebrazione il Papa distribuirà l’Instrumentum laboris ai Pastori delle Chiese in Medio Oriente. Al termine dei due giorni di lavoro i membri del Consiglio, con la preghiera pasquale del Regina Cæli, hanno invocato dalla Beata Vergine Maria protezione e assistenza per l’Assemblea sinodale e per tutta la Chiesa in Medio Oriente. Essa, nonostante le difficoltà del momento presente, affidandosi alla divina Provvidenza, resta fiduciosa in un futuro di pace, di giustizia e di rispettosa collaborazione con gli appartenenti all’ebraismo e all’islam, per il bene di tutti gli abitanti della regione.

    inizio pagina

    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La Sindone e Nietzsche: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla visita pastorale di Benedetto XVI a Torino.

    In rilievo, nell'informazione internazionale, la conferenza, a New York, sul trattato di non proliferazione nucleare.

    In cultura, i novantacinque anni del Rabbino capo emerito di Roma: i testi di Anna Foa e del direttore dal titolo "Toaff il traghettatore" e "Un uomo di apertura".

    Gianpaolo Romanato al seminario "L'unità nazionale: memoria condivisa, futuro da condividere".

    L'intervento di Enrico dal Covolo in occasione della "Giornata mondiale del libro e del diritto d'autore".

    Nell'informazione vaticana, l'omelia di Benedetto XVI per le esequie del cardinale Paul Augustin Mayer, con un'intervista inedita di Andrea Monda al porporato benedettino. 

    Carisma da definire: comunicato della Santa Sede sulla Congregazione dei Legionari di Cristo.

    Nell'informazione religiosa, il conferimento dell'ordinazione episcopale - da parte del cardinale Tarcisio Bertone -  a monsignor Valentino Di Cerbo.

    inizio pagina

    Oggi in Primo Piano



    Cuba: manifestazione delle “Dame in bianco” per la liberazione dei dissidenti

    ◊   A Cuba per la prima volta le “dame in bianco” - 12 madri e mogli dei dissidenti incarcerati - hanno potuto manifestare ieri all’Avana. In passato erano state organizzate contromanifestazioni da parte di sostenitori del governo e si era anche temuto che la tensione potesse sfociare in violenze. La situazione fortunatamente non è degenerata grazie anche alla mediazione dell’arcivescovo della capitale cubana, il cardinale Jaime Ortega. Il servizio di Luis Badilla:

    Il porporato, rispondendo alle domande dei giornalisti, ha precisato di aver chiesto nei giorni scorsi alle autorità incaricate dell’ordine pubblico di fare di tutto per “evitare i dolorosi eventi delle ultime domeniche”, quando all’uscita della chiesa di Santa Rita e durante il percorso delle donne lungo la “Quinta Avenida”, erano state insultate e minacciate da gruppi contrari alla loro protesta perché ritenuta ispirata dall’estero. Il cardinale Jaime Ortega ha aggiunto che a metà settimana le autorità cubane gli avevano fatto sapere che le “damas de blanco” avrebbero potuto manifestare “senza problemi, rispettando però alcune condizioni” riguardo il percorso. “Non sono in grado di dire se si tratta di una nuova flessibilità” da parte delle autorità, ha osservato l’arcivescovo dell’Avana, che ha poi aggiunto: “Posso solo dire che è un gesto buono (…) poiché è normale che le madri o le spose di prigionieri politici si esprimano in favore della libertà dei loro congiunti (…); sono persone che in questo senso meritano rispetto e considerazione”. Da parte sua, Laura Pollán, una delle mamme leader del gruppo, ha dichiarato di ritenere che quanto è accaduto - inatteso e positivo - è “una piccola vittoria (…) da attribuire alla tenacia, alla ragione e soprattutto all’amore. Ha vinto l’amore per i nostri congiunti e per Dio”. Le autorità cubane – come riferiscono i mezzi di stampa locali - giudicano la manifestazione autorizzata ieri come un test da verificare nel mese di maggio. In particolare verrà analizzato il rispetto delle condizioni imposte alle manifestanti, ovvero il percorso e la durata della protesta. “Se non si desiderano altre marce e proteste – ha detto Laura Pollán - basta liberare i nostri congiunti oggi incarcerati ingiustamente”. Il cardinale Jaime Ortega ha riferito infine ai giornalisti che la Chiesa cubana ha chiesto, ancora una volta, al prigioniero Guillermo Fariñas, giornalista, di sospendere subito lo sciopero della fame, iniziato da 68 giorni per sollecitare la liberazione di altri 26 carcerati, detenuti in precarie condizioni di salute. Nel ricordare che “tutto dipende da lui” e che il vescovo della diocesi gli ha fatto già tre visite, il cardinale ha reso noto con tristezza che la risposta al suo appello è stata negativa. Negativa è stata anche la riposta del giornalista Fariñas alle offerte del governo cubano di lasciare l’isola per una destinazione da lui stabilita. La vicenda di Fariñas suscita molta e preoccupazione poiché ricorda quella di Orlando Zapata, morto lo scorso 23 febbraio dopo due mesi di sciopero della fame.

    inizio pagina

    La questione del disarmo nucleare alla Conferenza dell'Onu sul Tnp

    ◊   Circa 150 Paesi si ritroveranno oggi alle Nazioni Unite, a New York, per la conferenza sul Trattato di non proliferazione nucleare (Tnp). Scopo dell’incontro sarà quello di progredire in materia di disarmo e rafforzare la sorveglianza dei programmi nucleari, mentre il Consiglio di sicurezza sta esaminando un nuovo progetto americano di sanzioni contro l'Iran per il suo controverso programma. E gli occhi di tutti sono puntati proprio sul presidente Ahmadinejad, che appena giunto a New York, ha sottolineato che “Teheran non deve guadagnarsi la fiducia dell'occidente fintanto che rispetta le leggi internazionali”. Ma quanto la questione iraniana influirà su questa conferenza? Salvatore Sabatino lo ha chiesto a Stefano Silvestri, presidente dell’Istituto Affari Internazionali.

    R. – Sarà certamente importante, perché è un problema di credibilità nel più lungo termine del trattato di non proliferazione. Se non si riesce a superare o a gestire al meglio la crisi iraniana, la credibilità del Tnp rischia di essere messa in crisi.

     
    D. – Altra situazione difficile da gestire è quella della Corea del Nord. Su questo fronte ci possiamo attendere delle novità?

     
    R. – Vedremo. Comunque la Corea del Nord, in un certo senso, è più semplice dell’Iran, perché la Corea del Nord è uscita dal Trattato di non proliferazione. Quindi, è un problema di gestione della crisi più che altro. Il problema dell’Iran, invece, è che sostiene di essere ancora membro del Trattato di non proliferazione, non solo, ma di non volere l’arma nucleare. Quindi, c’è proprio una diversità di interpretazione.

     
    D. – Bisogna ricordare che il Trattato è stato firmato da 188 Paesi, esclusi India e Pakistan, potenze nucleari, ed Israele. Un’anomalia questa, denunciata più volte da moltissimi osservatori...

     
    R. – Sì, qui il problema è che in realtà – e la cosa poi si collega anche con l’Iran – in alcuni casi bisognerebbe arrivare ad una strategia anche di tipo regionale, oltre che globale. Bisognerebbe riuscire ad avere una strategia regionale, per esempio, per l’insieme del Medio Oriente, per accrescere la fiducia reciproca e avviarsi non solo verso il non nucleare del Tnp, ma anche verso il disarmo nucleare vero e proprio. Penso ad Israele, penso anche ad India e Pakistan. Tutto questo, però, richiede un negoziato, la fiducia reciproca, come è avvenuto in Europa, e questo probabilmente sarà uno dei tentativi, una delle vie da esplorare, se non proprio alla Conferenza, certamente politicamente attorno alla Conferenza.

     
    D. – La Conferenza di New York arriva a meno di un mese da quella di Washington, in cui si è cercato di iniziare il cammino per la costruzione del nuovo pilastro dell’ordine nucleare e mondiale. Si può parlare, secondo lei, di un continuum?

     
    R. – In qualche modo sì. E’ evidente che Obama spera che il successo della Conferenza di Washington si rifletta anche su questa più complessa e difficile conferenza sul Tnp. Diciamo che ci sono elementi di continuità, ma anche elementi di discontinuità. Il problema è riuscire perlomeno a far passare la buona volontà, il senso di riuscita che ha accompagnato quella Conferenza nella nuova. E uno degli argomenti è proprio quello della confidenza reciproca, per esempio della lotta al terrorismo nucleare.

    inizio pagina

    Giornata Mondiale della libertà di stampa: il diritto di sapere

    ◊   Si celebra oggi la Giornata Mondiale della Libertà di Stampa, indetta dall'Onu e incentrata quest’anno sul tema “La libertà di informazione: il diritto di sapere”. Obiettivo della Giornata è di ricordare i principi fondamentali da cui scaturisce il diritto all’informazione rendendo omaggio anche a tutti i giornalisti che hanno perso la vita nell’adempimento del loro dovere. Secondo dati resi noti dall’Unesco, nel 2009 sono stati 77 i giornalisti uccisi nel mondo. In uno studio, pubblicato dall’organizzazione non governativa statunitense “Freedom House”, si registrano inoltre progressi confortanti in Asia meridionale, ma tensioni in America Latina e segnali contrastanti nell’Africa sub-sahariana. Quale è oggi la situazione della libertà di stampa nel mondo? Giancarlo La Vella lo ha chiesto al costituzionalista, Enzo Balboni, docente all’Università Cattolica:

    R. – La libertà di stampa, o meglio la libertà del pensiero, va sempre vista da due parti: la libertà di informare – e qui dentro ci sta la libertà dei giornalisti e degli editori – e la libertà di essere informati, che è il tipico diritto degli utenti. Un diritto fondamentale per la democrazia. In questo momento c’è qualche preoccupazione per la salute economica delle imprese giornalistiche. E' necessario che i governi, i parlamenti diano qualche aiuto, qualche sostegno. E poi c’è qualche diminuzione di una libertà indiscriminata per i giornalisti, per gli operatori dell’informazione. Bisogna trovare un punto di equilibrio tra il diritto di informare e quello di non eccedere rispetto ad alcune cose che vanno al di là della libertà d’informazione.

     
    D. – La libertà d’informazione in questo momento sembra cozzare con il diritto alla privacy …

     
    R. – Sì. Tutti hanno in mente, probabilmente, la vicenda delle intercettazioni telefoniche nelle quali è garantito il diritto degli organi inquirenti a raccogliere anche in questo modo informazioni utili per il perseguimento dei reati; non riterrei che la libertà di informazione venisse conculcata se non si potessero pubblicare sulla stampa, prima del tempo debito, quelle paginate che sono emerse in cui si mescolano insieme alcuni elementi utili per la formazione dell’opinione pubblica ad altri, decisamente lesivi della privacy.

     
    D. – In generale, possiamo dire che la mancanza di libertà di stampa incide, poi, su altre prerogative fondamentali...

     
    R. – Certo! Questa è una delle prime libertà politiche, perché la formazione di un’opinione pubblica consapevole, quindi i pilastri stessi della democrazia, si regge sul fatto che le informazioni circolino perché in tutti i regimi che violano le libertà – totalitari o plebiscitari – la prima cosa che si fa è tarpare la libera informazione.

     
    D. – L’aumento e la diffusione dei mezzi di comunicazione di massa ha influito positivamente o negativamente su questo diritto?

     
    R. – La mia impressione è che abbia contribuito positivamente laddove questo era l’unico modo: nei casi dei regimi autoritari o non democratici, se non ci fossero stati i nuovi mezzi di formazione dell’opinione pubblica, tutto sarebbe passato sotto silenzio. Adesso è più difficile che un dittatore, ovunque esso sia, possa colpire. Però questo alla fine produce una reazione nell’opinione pubblica e mina anche la credibilità dei regimi stessi. E quindi, tutto sommato, è stata più utile che dannosa.

    inizio pagina

    Chiesa e Società



    Violenze anticristiane in Iraq: uccisi 4 giovani, 171 feriti

    ◊   Si aggrava il bilancio dell’attentato avvenuto ieri nel nord dell’Iraq: 4 persone sono rimaste uccise e 171 ferite da un ordigno esploso al passaggio di un autobus che portava alcuni studenti universitari dal villaggio di Qaraqosh all’ateneo di Mosul. Una deflagrazione prima e un’autobomba, poi, esplosa lungo la strada al passaggio del bus di giovani, tutti tra i 18 e i 26 anni: sono stati due attentati distinti, come ha confermato al Sir l’arcivescovo caldeo della città, mons. Emil Shimoun Nona, che ha raccontato la dinamica dei fatti, spiegando come gli studenti, che facevano lo stesso percorso ogni mattina, siano stati “un bersaglio fin troppo facile per i terroristi”. Il presule ha ricordato, inoltre, come “l’assenza di un governo e le diatribe interne ai partiti non facciano che creare un terreno adatto alla violenza”. L’arcivescovo siro-cattolico di Mosul, George Casmoussa, attraverso la Fides ha lanciato oggi un appello alle Nazioni Unite affinché intervengano in difesa dei cristiani: “Nella comunità regna la paura – ha detto il presule – occorrono gesti concreti, misure chiare e forti per restituire pace e sicurezza alla minoranza cristiana in Iraq”. Tra le vittime del duplice attentato, c’è il proprietario di un negozio vicino al luogo dell’esplosione, ad Hamdaniya, 40 km a est di Mosul; tra i feriti, invece, 17, in gravi condizioni, sono stati trasportati all’ospedale di Erbil. Il sindaco della cittadina di Hamdaniya, Nissan Karoumi, ha detto che da almeno cinque anni l’ateneo è nel mirino di gruppi di estremisti islamici che lottano per la conversione degli studenti. Già nel 2008 l’allora arcivescovo di Mosul, Paolos Faraj Rahho, fu rapito e in seguito trovato morto. A Mosul, intanto, prosegue la diaspora della minoranza cristiana: se le autorità non prenderanno provvedimenti, la città in breve tempo potrebbe diventare completamente musulmana. La paura dei cristiani è evidente anche nelle parole del vicario patriarcale caldeo di Baghdad, mons. Shlemon Warduni, addolorato che nessuno tra i responsabili delle istituzioni locali abbia rivolto una parola di solidarietà ai cristiani. (A cura di Roberta Barbi)

    inizio pagina

    Libertà religiosa nel mondo: India fra i Paesi a rischio

    ◊   L’India “ha una nobile tradizione di rispetto per le religioni e le culture diverse, ma in alcuni casi la situazione non è più così. I fondamentalisti stanno iniziando ad erodere le garanzie costituzionali, eliminando molti aspetti di libertà individuali. Prima fra tutti la libertà religiosa: ma la protezione dei diritti legati al credo è una necessità, per la più grande democrazia del mondo”. Lo dice all'agenzia AsiaNews mons. Albert D’Souza - Segretario generale della Conferenza episcopale cattolica e arcivescovo di Agra - commentando il Rapporto della Commissione americana per la libertà religiosa, che per il secondo anno di seguito mette l’India fra i Paesi a rischio. Secondo il testo, il governo indiano “riconosce il problema della violenza locale e ha creato alcune strutture per rispondere alla minaccia. Tuttavia, la giustizia per le vittime è ancora lenta e spesso senza effetto reale: quindi crea di fatto un pericoloso clima di impunità. Anche se nel periodo preso in esame non si sono verificati attacchi su larga scala contro le minoranze religiose, gli attacchi ai cristiani e ai musulmani – e ai loro luoghi di culto – sono continuati, insieme a episodi di intolleranza contro entrambe le comunità”. L’arcivescovo D’Souza spiega: “La Costituzione indiana garantisce la libertà religiosa: l’articolo 25 tutela la possibilità di professare, praticare e propagare il proprio credo, rassicura la libertà di coscienza. I dettami della Costituzione sono messi in pratica dalla legge: in generale, la nostra Repubblica deve essere applaudita per la protezione che garantisce alle minoranze, etniche e religiose. Tristemente, però, la libertà è minacciata da fondamentalisti e forze politiche estremiste, che propagano ideologie sbagliate e pericolose”. Per il presule, “basta guardare al recente passato. Siamo stati testimoni di attacchi orchestrati contro diverse espressioni religiose e culturali, che il più delle volte prendono di mira le parti più deboli della nostra società. È necessario rinforzare la situazione dei dalit, dei tribali e delle minoranze. La loro tutela è necessaria per celebrare veramente la pluralità religiosa e culturale del Paese. Il problema riguarda però la struttura politica del Paese”. In diversi Stati, conclude mons. D’Souza, “esiste una reale connessione fra i politici e gli estremisti, di cui sposano le idee. Quelli che dovrebbero garantire le minoranze diventano discriminatori: anche se ci sono delle leggi precise, alcuni interventi mirati da parte delle autorità le minano al loro stesso interno: è essenziale che questa catena si spezzi. Così come è importantissimo che ogni governo statale metta in pratica le garanzie costituzionali, ad ogni livello”. (R.P.)

    inizio pagina

    Congo: si aggrava la situazione umanitaria nell’Equateur

    ◊   Il segretario generale aggiunto per gli Affari umanitari dell’Onu e coordinatore dei servizi d’emergenza, John Holmes, dopo il Kivu e la Provincia orientale, ieri si è recato a Dongo, nella provincia nordoccidentale dell’Equateur, nella Repubblica Democratica del Congo. In quest’area è dall’ottobre scorso che ripetute ondate di violenza armata causano danni alla popolazione civile. Un comunicato dell’Ocha (Office for the coordination of humanitarian affairs) citato dalla Misna, parla di oltre 200mila persone costrette a fuggire nella contigua Repubblica del Congo, 18mila nella Repubblica centrafricana e molti profughi interni. Le Nazioni Unite stanno provvedendo da mesi alla distribuzione di cibo, acqua e servizi di assistenza e hanno allestito una ‘humanitarian house’ per chi si occupa della popolazione che vive nella zona. “La priorità è ristabilire una pace duratura e favorire la riconciliazione tra le comunità – ha concluso Holmes – per favorire il ritorno dei profughi, anche mentre permane la paura di ulteriori violenze”. Holmes, infine, ha in programma di incontrare il presidente congolese Joseph Kabila per esaminare insieme il problema della protezione dei civili nelle zone di crisi. (R.B.)

    inizio pagina

    Boom di pellegrini in Terra Santa

    ◊   Boom di turisti in Terra Santa. Il ministero del Turismo israeliano ha comunicato al Sir i dati del primo trimestre 2010, secondo i quali hanno visitato Israele 706.399 turisti, trend in crescita negli ultimi anni: del 47% rispetto all’anno scorso, del 9 rispetto al 2008. A farla da padrone l’Europa, con 451.437 ingressi, un aumento del 63% rispetto all’anno precedente. La maggior parte arriva dalla Francia, poi dall’Italia e dalla Germania, mentre di particolare rilievo è la performance dei russi, che sono aumentati del 103% rispetto al 2009. “Una tale affluenza rischia di acuire alcuni problemi di accoglienza dei santuari che non sono molto ampi – ha detto padre Pierbattista Pizzaballa, custode di Terra Santa – da parte nostra stiamo cercando di incrementare il personale per far fronte alle richieste”. A confermare la crescita anche padre Atanasio Macora, direttore del Franciscan Pilgrims Office di Gerusalemme e padre Severino Lubecki, direttore del ‘Casanova Palace’ di Betlemme. Tra i motivi del boom, secondo padre Macora, “la situazione tranquilla, il grande sforzo di promozione da parte di Israele, che ha investito molto per migliorare le proprie strutture ricettive e infrastrutture, dei palestinesi e delle agenzie”. La maggior parte dei cristiani locali, infine, lavora nel settore del turismo religioso. (R.B.)

    inizio pagina

    Polonia: al Santuario di Jasna Góra il libro con 3 mila nomi di sacerdoti polacchi uccisi

    ◊   Si è concluso con la consegna alla “Madonna Nera” venerata a Jasna Góra, del “Voto dei sacerdoti”, cioè del Libro contenente circa 3 mila nomi di sacerdoti polacchi uccisi durante la Seconda Guerra Mondiale, durante il periodo comunista e nei territori di missione, il pellegrinaggio dei sacerdoti polacchi al Santuario di Jasna Góra, a Czestochowa, promosso in occasione dell’Anno Sacerdotale, che si è svolto dal 30 aprile al 1° maggio. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, nel libro sono riportati anche i nomi dei seminaristi uccisi. I sacerdoti hanno donato a Maria, insieme al libro, un’urna speciale contente la terra dove sono stati uccisi e perseguitati i sacerdoti polacchi. Durante il pellegrinaggio si sono svolti una Veglia di preghiera nella cappella della Madonna Nera a Jasna Góra e la preghiera sacerdotale nella cattedrale della Sacra Famiglia di Nazaret, a Czestochowa, con la partecipazione di circa 50 vescovi polacchi e 3 mila sacerdoti. Erano presenti il cardinale Claudio Hummes, Prefetto della Congregazione per il Clero, e il cardinale Stanislaw Dziwisz, arcivescovo metropolita di Cracovia. La processione con le reliquie di san Giovanni Maria Vianney, dalla cattedrale della Sacra Famiglia di Nazaret fino a Jasna Góra, è stata presieduta dai cardinali Hummes e Dziwisz e da mons. Stanislaw Nowak, arcivescovo metropolita di Czestochowa. Al termine della processione, circa 5 mila sacerdoti e seminaristi hanno partecipato alla Santa Messa presieduta dal cardinale Hummes, il quale nell’omelia ha lanciato un vibrante appello ai sacerdoti polacchi affinchè portino il Vangelo nei diversi luoghi della vita sociale e negli ambienti culturali: “Bisogna andare alle famiglie, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, negli ambienti universitari, a cercare quelli che non hanno la fede”. Il cardinale ha sottolineato anche che quando il sacerdote realizza la sua missione con entusiasmo, con fede e con coraggio, allora trova il significato autentico dell’identità sacerdotale. (R.P.)

    inizio pagina

    Stati Uniti: per la Corte Suprema la Croce del Mojave non viola la Costituzione

    ◊   La Croce eretta 76 anni fa in California, in memoria dei caduti americani della Prima Guerra Mondiale, non viola il principio costituzionale della separazione tra Chiesa e Stato. E’ quanto ha stabilito la Corte Suprema degli Stati Uniti, rovesciando la precedente sentenza di un tribunale che ordinava la rimozione del monumento innalzato nel deserto del Mojave. Dopo questa sentenza – rende noto l’Osservatore Romano - il caso è stato rimandato al tribunale federale. Il primo punto del contenzioso riguarda la presunta violazione del primo emendamento della Carta fondamentale. Tale riferimento normativo sancisce che il Congresso, in nome dell’imparzialità dello Stato rispetto ai culti, “non deve emanare nessuna legge per il riconoscimento di una specifica religione”. E’ stato contestato anche il presunto illecito del Congresso, che aveva tentato di cedere ad un’associazione di reduci la parte del terreno dove è stata eretta la croce. Il contenzioso vede come parti in causa il responsabile del Dipartimento di Stato che gestisce i parchi nazionali ed un ex dipendente del parco del Mojave. (A.L.)

    inizio pagina

    I vescovi argentini invitano le autorità a tutelare il matrimonio

    ◊   Al termine della sua 99.ma Assemblea plenaria, la settimana scorsa, la Conferenza episcopale argentina ha reso pubblico un comunicato indirizzato “al popolo di Dio e a tutti gli uomini e le donne di buona volontà”, in cui si concentra sulla famiglia affermando che “spetta alle autorità pubbliche tutelare il matrimonio tra uomo e donna mediante le leggi”. I presuli argentini ricordano che l'immagine di Dio si riflette “non solo nella persona individuale, ma si proietta nella complementarietà e nella reciprocità dell'uomo e della donna, nella comune dignità e nell'unità indissolubile dei due, chiamata da sempre matrimonio”. In questo senso, segnalano che “il matrimonio è la forma di vita in cui si realizza una comunione singolare delle persone, e questa concede senso pienamente umano all'esercizio della funzione sessuale. Alla natura stessa del matrimonio appartengono le qualità menzionate di distinzione, complementarietà e reciprocità dei sessi, e l'ammirevole ricchezza della sua fecondità”. Il matrimonio, segnalano, “non è un'unione qualsiasi tra le persone; ha caratteristiche proprie e irrinunciabili, che ne fanno la base della famiglia e della società. Così è stato riconosciuto nelle grandi culture del mondo. Così riconoscono i trattati internazionali assunti nella nostra Costituzione Nazionale. Così ha sempre inteso il nostro popolo”. Per questo, “spetta alle autorità pubbliche tutelare il matrimonio tra l'uomo e la donna con la protezione delle leggi, per assicurare e favorire la sua funzione insostituibile e il suo contributo al bene comune della società”. Secondo i vescovi argentini, “se si concedesse un riconoscimento legale all'unione tra persone dello stesso sesso, o venisse messa su un piano giuridico analogo a quello del matrimonio e della famiglia, lo Stato agirebbe erroneamente ed entrerebbe in contraddizione con i propri doveri, alterando i principi della legge naturale e dell'ordinamento pubblico della società argentina”. I presuli spiegano che “l'unione di persone dello stesso sesso manca degli elementi biologici e antropologici propri del matrimonio e della famiglia. E' assente da essa la dimensione coniugale e l'apertura alla trasmissione della vita. Il matrimonio e la famiglia su di esso fondata, invece, sono la casa delle nuove generazioni umane. I vescovi osservano che “constatare una differenza reale non è discriminare. La natura non discrimina quando ci fa uomo o donna. Il nostro Codice Civile non discrimina quando richiede il requisito di essere uomo o donna per contrarre matrimonio; riconosce solo una realtà naturale. (R.P.)

    inizio pagina

    Celebrazione della Giornata del bambino in Messico

    ◊   “La celebrazione della Giornata del bambino è, giustamente, una vera festa in Messico, per la gioia di celebrare il grande dono che Dio ci ha dato nei bambini. Gesù, il Figlio di Dio, è venuto a condividere la nostra vita ed è diventato un bambino. Dal suo concepimento e con la sua nascita, Egli ha rallegrato la casa della Santa Famiglia di Nazareth”. E’ quanto scrive mons. Francisco Javier Chavolla Ramos, vescovo di Toluca, responsabile della Commissione della Famiglia, Gioventù e Laici della Conferenza episcopale messicana, in una sua nota riportata dall'agenzia Fides, pubblicata in occasione della Giornata del Bambino, che in Messico si celebra il 30 aprile. “In questa giornata rendiamo grazie a Dio Padre per tutti i bambini, perché Lui li ha creati. Anzi, se qualcuno si prende cura dei bambini, della loro dignità, della loro salute, della loro integrità, è Lui stesso che lo fa - continua mons. Chavolla Ramos -. Il Signore Gesù, il Figlio di Dio, è stato molto duro contro chi fa del male a un bambino, chiunque sia. Per questo oggi ribadiamo che noi tutti dobbiamo fare nostro questo compito, questa cura di Dio, e ribadiamo la condanna di tutti gli abusi contro i bambini, in ogni fase della loro vita. E' deplorevole che un solo bambino soffra ed è anche una grande ingiustizia nei confronti di Dio - afferma il vescovo -. Non possiamo restare solo tristi, dobbiamo impegnarci di fronte a Dio a trasformare questa realtà che ostacola la vita e la dignità dei bambini, la loro integrità nell'ambiente della famiglia, della Chiesa e della società. "La conversione al 'Vangelo del Bambino', afferma il vescovo di Toluca, consiste, anzitutto, nella “trasformazione dei cuori con l'apertura al Vangelo, ma anche con l'impegno di trasformare la famiglia, la Chiesa e la società, in modo che tutti insieme, con l'impegno di modificare gli atteggiamenti e le istituzioni, possiamo garantire assistenza a tutti i bambini messicani di cui Dio stesso è il garante e custode”. La storia della “Giornata del bambino” ha un’origine ben definita: nel 1954 l’Assemblea Generale dell’ONU adottò una risoluzione con la quale istituiva il “Children’s Day” o “Giornata Mondiale del Bambino” per promuovere una giornata annuale dedicata alla fratellanza e alla comprensione tra i bambini di tutto il mondo. L’agenzia responsabile per lo sviluppo di questo progetto fu l’Unicef. Da allora, più di cento Paesi festeggiano questa Giornata il 30 aprile o in altra data. (R.P.)

    inizio pagina

    Cina: la comunità cattolica ha celebrato il patrono dei lavoratori e l’inizio del Mese mariano

    ◊   Alla vigilia dell’apertura del Mese mariano e della festa del patrono dei lavoratori, diverse comunità cattoliche si sono recate in pellegrinaggio al santuario mariano per rendere omaggio alla Madonna ed al suo “castissimo sposo”, san Giuseppe. Secondo le informazioni pervenute all’agenzia Fides, il santuario mariano di She Shan, nella diocesi di Shang Hai, ha accolto numerosi fedeli venuti seguendo le indicazioni di Benedetto XVI contenute nella Lettera ai cattolici cinesi del 27 maggio 2007, che hanno così iniziato il cammino verso il 24 maggio, Giornata mondiale di preghiera per la Chiesa in Cina. I cattolici cinesi sono di per sé molto devoti alla Madonna e vivono ogni mese di maggio con grande intensità spirituale. La parrocchia di Fan Ga Da dedicata a san Giuseppe, nella diocesi di Cang Zhou della provincia dell’He Bei, ha aperto il mese mariano la sera del 30 aprile, recandosi al santuario mariano del Villaggio della Madonna di Lourdes. I fedeli erano guidati da tre sacerdoti. Il giorno dopo, 1° maggio, hanno celebrato la festa di san Giuseppe, patrono dei lavoratori e patrono della parrocchia, con una solenne Eucaristia durante la quale 4 religiose della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù hanno emesso i voti temporanei. Inoltre la parrocchia si sta preparando ad accogliere i fedeli di Pechino, di Tian Jin e di altre diocesi, che il 9 maggio effettueranno un solenne pellegrinaggio collettivo interdiocesano per il Mese mariano. Il Gruppo della Carità di san Francesco della parrocchia di Pu Ning, nella provincia del Guang Dong, ha festeggiato san Giuseppe nel segno dell’ecologia, sulle orme di san Francesco, rendendo grazie al Signore creatore di tutte le cose. La comunità del Terz’Ordine Francescano di Xian Yang, nella provincia dello Shaan Xi, ha accolto 37 nuovi membri alla vigilia del Mese mariano. L’assistente del direttore spirituale del Terz’Ordine Francescano Internazionale, il Responsabile della zona asiatica e il responsabile di Hong Kong hanno preso parte alla solenne cerimonia che si è svolta nella parrocchia di san Pietro. (R.P.)

    inizio pagina

    I sacerdoti di Hong Kong in pellegrinaggio sulle orme del curato d’Ars

    ◊   Una preziosa opportunità spirituale per “rinnovare il proprio sacerdozio”: così il vescovo di Hong Kong, mons. John Tong, la settimana scorsa ha salutato i sacerdoti in partenza per Ars, durante la cerimonia che si è svolta nella Sala della Preghiera dell’aeroporto. In 20 sono partiti per un pellegrinaggio di 17 giorni nel paese natale di San Giovanni Maria Viennay, il curato d’Ars, in conclusione dell’Anno sacerdotale indetto da Benedetto XVI. “Vivete questo pellegrinaggio con il cuore colmo di ringraziamento”, ha detto il presule all'aagenzia Fides, annunciando che avrebbe accompagnato i religiosi con la recita del Rosario. I 20 preti, guidati da mons. Domenico Chan, vicario della diocesi, sono partiti indossando la maglietta con la scritta ‘Sacerdote di Hong Kong 2010’ e rientreranno in patria il 13 maggio, festa della Madonna di Fatima. L’itinerario del pellegrinaggio è stato disegnato sulla vita del curato d’Ars e farò tappa anche nel paese natale di Teresina del Bambino Gesù a Taizé. (R.B.)

    inizio pagina

    Zambia: al via i preparativi per il Congresso missionario di ottobre

    ◊   Riflettere sull’impegno delle missioni e sulle sfide poste dall’attualità: questi gli obiettivi del Congresso missionario organizzato dalla Conferenza episcopale in Zambia per il prossimo autunno. L’evento, che si svolgerà dal 13 al 16 ottobre, vede coinvolte anche le Società di missione pontificia e gli Istituti religiosi del Paese. Oltre cento i partecipanti attesi, tra religiosi, sacerdoti e laici, che rifletteranno anche sulla cooperazione missionaria universale e sulle conclusioni del secondo Sinodo per l’Africa, svoltosi in Vaticano nell’ottobre 2009. “Il nostro auspicio – ha detto padre Bernard Makadani Zulu, direttore nazionale delle società di missione pontificale – è che questa iniziativa pastorale contribuisca al rafforzamento della cooperazione e della diversificazione”, aggiungendo che gli organizzatori del congresso, attraverso questo incontro, vogliono esortare il popolo di Dio “a prendere coscienza della propria responsabilità missionaria e del loro ruolo nella promozione delle iniziative missionarie”. (I.P.)

    inizio pagina

    Germania: dal 12 al 16 maggio a Monaco la Giornata ecumenica delle Chiese

    ◊   “Sono molte di più le cose che ci uniscono nella fede di quelle che ci dividono”: così mons. Heinrich Mussinghoff, vescovo di Aquisgrana, ha scritto su ‘Überblick’, la rivista del Consiglio diocesano, a due settimane dall’inizio della seconda Giornata ecumenica delle Chiese, che si svolgerà a Monaco dal 12 al 16 maggio prossimi. Un bilancio positivo di un cammino in cui le Chiese s’interrogano “circa la propria identità è espressione di una grande collaborazione”, sono state le sue parole riportate dal Sir. Parere positivo anche dal vescovo evangelico Nikolaus Schneider, presidente del Consiglio della chiesa evangelica tedesca, che ha citato come esempio la realtà locale della Land Renania, dove “l’ecumenismo è vissuto da decenni” e grazie al quale, in molte aree, è nata una vera e propria “cultura della fiducia”. (R.B.)

    inizio pagina

    Lourdes: convegno su ‘La fede dei medici’

    ◊   Si svolgerà dal 6 al 9 maggio prossimi il 23esimo Congresso mondiale indetto dalla Federazione internazionale associazioni medici cattolici (Fiamc), a Lourdes, in occasione del 25esimo anniversario del Pontificio Consiglio per la Pastorale della salute. Il tema scelto per l’evento è ‘La nostra fede di medici’. La Fiamc comprende una sessantina di associazioni di medici cattolici, tra cui quella italiana, che si pongono come obiettivi la salvaguardia e la promozione della vita umana nelle diverse culture e per parlarne si riuniscono ogni quattro anni in un convegno mondiale, occasione di confronto e aggiornamento comune. Il 6 maggio i lavori si apriranno, riporta il Sir, con il discorso ufficiale del presidente mondiale J. Simon-Castellvi, del presidente del Pontificio Consiglio, mons. Zygmunt Zimowski, dei vescovi di Lourdes e di Le Havre, rispettivamente mons. Jacques Perrier e mons. Michel Guyard, che è anche responsabile della pastorale della salute per la Francia. Il convegno si snoderà, poi, attraverso gli approfondimenti teologico, spirituale, pastorale e scientifico del ruolo dei medici credenti nella società di oggi. Prevista la partecipazione di diverse migliaia di professionisti da tutto il mondo, oltre 350 solo dall’Italia. (R.B.)

    inizio pagina

    Il premio “Defensor Fidei” al cardinale Caffarra

    ◊   Il cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna, riceverà sabato 22 maggio il premio “Defensor Fidei” promosso della Fondazione “Fides et ratio” e dal mensile “Il Timone”. A introdurre il discorso del premiato sarà Mario Palmaro, docente di Bioetica presso il Pontificio Ateneo Regina Apostolorum. La cerimonia si terrà a Oreno di Vimercate (Milano) nell’ambito della quinta edizione del “Giorno nazionale del Timone”. L’iniziativa prenderà il via nella serata di venerdì 21 maggio, quando mons. Girolamo Grillo, vescovo emerito di Civitavecchia, presiederà la processione e la recita del Rosario con la statua della Madonna di Fatima. Nel pomeriggio di sabato si svolgerà, poi, una tavola rotonda sul tema: “La Sindone: le ragioni dell’autenticità”. Al dibattitto prenderanno parte la sindonologa Emanuela Marinelli e Mario Trematore, l’ex pompiere che portò in salvo il lino durante l'incendio del 1997. La Messa conclusiva – rende noto il Sir - sarà presieduta dal cardinale Antonio Cañizares Llovera, prefetto della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti. (A.L.)

    inizio pagina

    Nasce "NN24", informazione televisiva per l'Africa

    ◊   Da oggi l’Africa ha una nuova emittente televisiva che fa informazione 24 ore su 24: con sede centrale a Lagos, corrispondenti nelle principali città della Nigeria e diverse alleanze internazionali, “NetworkNews24” (“NN24”) promette di raggiungere “i più alti standard professionali”. Tra gli obiettivi dell’emittente c’è “raccontare in modo accurato le storie dei successi e delle sfide della Nigeria, della sua forza e della sua unità nella diversità”. “NN24” - riferisce l'agenzia Misna - ha accordi con l’americana “Cnn International” e con “Dstv”, una piattaforma di distribuzione sudafricana. La nuova emittente è la quarta a trasmettere informazioni 24 ore su 24 a sud del Sahara. Le altre tre hanno tutte sede in Sudafrica: la pubblica “Sabc News International” e le private “eNews Channel” e “Cnbc Africa”. “Quando si dice Sky – ha detto il presidente di ‘NN24’, Anthony Dara - si pensa all’Inghilterra, quando si dice Cnn si pensa agli Stati Uniti. La nostra, invece, vuole essere un’idea africana con diffusione mondiale”. (R.P.)

    inizio pagina

    Isole Salomone: la formazione delle ragazze per un futuro migliore

    ◊   La scuola tecnica “Don Bosco” di Honiara, nelle Isole Salomone, in accordo con il terzo obiettivo del millennio che riguarda l’uguaglianza fra i sessi e la promozione della donna, ha appena inaugurato un laboratorio di falegnameria per sole ragazze. Il progetto è organizzato dal “Volontariato Internazionale Australiano” (Avi) e dal “Planet Wheeler Community Grants Scheme”. In una sua dichiarazione, Chris Yarham, volontario dell’Avi e istruttore del laboratorio di falegnameria, dice di aver notato sin dal primo giorno un grande interesse da parte delle ragazze e ha affermato che molte imprese sono alla ricerca di falegnami donne, perché più affidabili e creative di molti uomini. Don Ambrose Pereira, direttore della scuola tecnica “Don Bosco”, ha manifestato la sua soddisfazione per l’impegno dell’Istituto nel fornire pari opportunità a ragazzi e ragazze e nel promuovere l’uguaglianza fra i sessi e l’autonomia delle donne. I laboratori - riporta l'agenzia Fides - si terranno sempre di sabato e termineranno a settembre, lasciando così alle ragazze l’opportunità di proseguire la formazione in falegnameria attraverso il corso della scuola nell’anno scolastico 2011. Le ragazze sono seguite da 4 giovani assistenti e due professori di falegnameria. (R.P.)

    inizio pagina

    24 Ore nel Mondo



    Tensione e scioperi in Grecia contro il piano anti-crisi

    ◊   Dopo l'ok al piano di aiuti Ue-Fmi da 110 miliardi di euro alla Grecia è positivo il test sul mercato dei bond. Si vanno riducendo i timori per il debito greco nel breve termine. Intanto, ad Atene salta il vertice proposto dal premier Papandreou tra tutte le forze politiche all'indomani dell'accordo con Ue-Fmi. L’opposizione voleva si tenesse prima. La confederazione dei sindacati Ue (Ces) giudica le misure di rigore estremo prese dal governo greco troppo dure con i lavoratori dipendenti che ''non devono pagare un prezzo ingiusto per il salvataggio del Paese'' E il sindacato dei dipendenti pubblici greco, Adedy, ha annunciato 48 ore di sciopero a partire da domani, invece delle 24 previste per mercoledi, contro quelle che definisce “crudeli e brutali misure senza precedenti” annunciate ieri dal governo in cambio degli aiuti. Mentre oggi scioperano contro il piano di austerità da 30 miliardi in 3 anni i dipendenti municipali, il Consiglio esecutivo di Adedy invita i greci a “rispondere con forza” da domani al “saccheggio dei redditi e dei diritti dei lavoratori sia nel settore pubblico che privato”. Mercoledi 5 maggio lo sciopero di Adedy confluirà in quello generale, il terzo contro il piano di austerità, cui partecipano anche il sindacato del settore privato Gsee e quello comunista Pame. Il premier Giorgio Papandreou ha affermato che le nuove misure sono l'unico modo “per salvare il Paese dalla bancarotta”. Sindacati e opposizione lo accusano invece di spingere il Paese verso una “profonda recessione” e una “esplosione sociale” con i duri tagli salariali e pensionistici per i dipendenti pubblici, interventi normativi nel settore privato e aumenti delle tasse.

    Per la marea nera in Louisiana, la British Petroleum pagherà i danni
    La compagnia petrolifera British Petroleum (Bp) si impegna ufficialmente a pagare "tutti i costi necessari e adeguati per la ripulitura" della marea nera creata dalla fuoriuscita sottomarina di petrolio dalla sua piattaforma affondata nel Golfo del Messico. Il presidente degli Stati Uniti ieri aveva assicurato che la BP avrebbe pagato per quella che ha definito una “catastrofe ecologica senza precedenti”. Obama è stato a Venice, nel sud della Lousiana, la principale città del Delta del Mississippi minacciato dal petrolio fuoriuscito dalla Deepwater Horizon. Confermando che la marea nera si trova a ormai 9 miglia dalla costa, il presidente ha tenuto a sottolineare che la risposta della Casa Bianca è stata immediata ed adeguata, ma la sua visita lampo ha avuto come sfondo una serie di polemiche e la relativa indifferenza della popolazione locale. Intanto, il greggio continua a fuoruscire dal pozzo gestito dalla Bp ad una trentina di miglia dal Delta del Mississippi, ad una profondità di oltre 1.500 metri. La marea nera si allarga e si sposta più a nord, minacciando oltre al fragile equilibrio delle paludi del Delta, anche le spiagge di Mississippi, Alabama e Florida, e nessuno sa esattamente cosa fare. Il presidente di Bp America, Lamar McKay McKay, ha ammesso che l'esplosione sulla Deepwater Horizon è stata provocata da un'attrezzatura che si è guastata. Il conto per la Bp sarà di svariati miliardi di dollari tra danni economici ed ambientati ed indennizzi.

    Per il tentato attentato a Times Square esclusa Al Qaeda
    Il sindaco di New York, Michael Bloomberg, ha escluso che il tentato attentato di Times Square possa avere legami con Al Qaeda. Poco attendibile viene ritenuta al momento la rivendicazione del fallito attentato a New York da parte dei talebani pachistani di Tehrik-e-Taliban, contenuta in un video messo su un sito islamico. Ci sono poi altri due video messi su Internet di recente nei quali i talebani pachistani minacciano o rivendicano attentati negli Stati Uniti. Sono datati il 4 e il 19 aprile e mostrano il capo Hakimullah Mehsud (che si credeva morto) mentre minaccia attacchi nelle città americane. I due video sono stati ritenuti attendibili dagli specialisti di IntelCenter, un altro sito americano che si occupa di terrorismo islamico. Mehsud era stato dato per morto, ucciso in un raid aereo americano a gennaio, ma diversi media statunitensi hanno indicato, la settimana scorsa, che i servizi di informazione pachistani ritengono che sia sopravvissuto all'attacco.

    Afghanistan
    Otto civili sono stati uccisi ieri sera nell'esplosione di una mina artigianale al passaggio del loro minibus nell'est dell'Afghanistan. Quattordici persone sono rimaste ferite.

    Al via il riconteggio schede a Baghdad
    A due mesi dalle elezioni legislative irachene, è cominciato a Baghdad un nuovo riconteggio manuale delle schede dei distretti della capitale, dopo che il premier uscente lo sciita Nuri al Maliki, sconfitto di misura dal rivale correligionario Iyyad Allawi, aveva denunciato brogli. I distretti elettorali di Baghdad assegnano ben 68 sui 325 seggi totali del parlamento nazionale. Secondo i risultati definitivi delle consultazioni del 7 marzo scorso, la lista del premier uscente Maliki si era imposta a Baghdad con 26 seggi contro i 24 dello sfidante Allawi. Su scala nazionale, Allawi aveva invece vinto, superando per un solo seggio nel parlamento la lista di Maliki, che aveva però denunciato brogli.

    Si lavora in vista dei colloqui indiretti di pace per il conflitto israelo-palestinese
    Incontro oggi del premier israeliano Netanyahu con il presidente egiziano Mubarak a Sharm El Sheikh. È stata discussa tra l’altro la ripresa del processo di pace con i palestinesi. L’inizio di colloqui indiretti di pace con Israele (proximity talks) è previsto tra alcuni giorni. E il presidente palestinese Abu Mazen (Mahmud Abbas) afferma che si affronteranno tutte le maggiori questioni al centro del contenzioso, come i confini del futuro stato di Palestina, i rifugiati palestinesi, lo status permanente di Gerusalemme. Secondo Abu Mazen, Israele si trova davanti “a un'occasione storica” perchè se accetterà di ritirarsi da tutti i Territori palestinesi otterrà il riconoscimento ufficiale di tutti i Paesi arabi. Il premier israeliano Netanyahu, giunto in Egitto per un incontro con il presidente Mubarak, secondo la radio delle forze armate, intende a sua volta cominciare i colloqui indiretti sollevando questioni che riguardano la sicurezza dello Stato ebraico e il controllo delle fonti d'acqua in Cisgiordania.

    Colpevole di 86 imputazioni l’unico terrorista sopravvissuto agli attentati di Mumbai
    A Mumbai è stato giudicato colpevole l'unico terrorista sopravvissuto agli attentati del novembre 2008, Mohammad Ajmal Amir Kasab, 22 anni, pachistano. Sono 86 i capi di imputazione, fra i quali atti di guerra contro la nazione, omicidio e cospirazione. Domani il verdetto: rischia la pena di morte. Gli altri due coimputati nel processo, indiani, sono stati assolti. Domani inizierà la lettura delle motivazioni del verdetto di condanna e in seguito sarà pronunciata la pena. Nella strage di Mumbai del 2008 morirono 166 persone, tra cui un italiano, Antonio di Lorenzo. Il tribunale, presieduto dal giudice M.L. Tahalyani, ha invece prosciolto per mancanza di prove due indiani accusati di complicità nell'organizzazione dell'attacco. Fahim Ansari e Sabahuddin Ahmed erano stati indicati dallo stesso Kasab nella sua confessione come coloro che avevano fornito al commando terrorista le mappe con le indicazioni stradali degli obiettivi dell'attacco. Il processo, che si è concluso dopo 17 mesi, ha esaminato oltre 600 testimoni, tra cui molti sopravissuti alle stragi. I capi di imputazione erano contenuti in 11 mila pagine.

    A New Delhi arrestato il presunto autore dell’allarme terrorismo dei giorni scorsi
    Un sospetto militante integralista islamico del Kashmir è stato arrestato dalla polizia con l'accusa di aver provocato l'allarme terrorismo a New Delhi lanciato due giorni fa dagli Stati Uniti e da altri tre Paesi. Si tratta di un giovane identificato come Umar Zargar e residente a Srinagar. Secondo la polizia, l'uomo ha fatto telefonate per conto dell'organizzazione islamica estremista pachistana Lashkar-e-Taiba, dove minacciava attentati in alcuni popolari mercati della capitale. Le forze dell'ordine lo hanno catturato all'alba di ieri dopo aver intercettato alcune sue chiamate. Sabato le ambasciate degli Stati Uniti, Australia, Gran Bretagna e Canada avevano diffuso un comunicato in cui avvertivano di “imminenti attacchi” a popolari mercati di New Delhi frequentati dagli stranieri.

    62 morti in una settimana per il narcotraffico in Messico
    La guerra tra bande di 'narcos' nell'ultima settimana ha provocato altri 62 morti a Ciudad Juarez, città messicana al confine con gli Stati Uniti considerata uno dei luoghi più pericolosi del pianeta. Le autorità hanno reso noto che nelle sole giornate di sabato e domenica le vittime sono state 25. Sono due i principali cartelli che si fronteggiano in una lotta senza esclusione di colpi per il controllo del lucroso traffico verso il mercato statunitense. Con i suoi 1,3 milioni di abitanti, con la texana El Paso forma in pratica un unico nucleo urbano tagliato in due dalla frontiera tra Usa e Messico, di cui ha fama di essere la città più violenta.

    Kathmandu paralizzata per il secondo giorno dall’opposizione maoista
    Per il secondo giorno consecutivo Kathmandu è paralizzata da uno sciopero generale indetto dall'opposizione maoista. Secondo quanto riporta la stampa nepalese, anche oggi l'agitazione ha bloccato la circolazione stradale, i trasporti pubblici e le attività commerciali della capitale nepalese. Scuole, uffici e industrie sono rimasti chiusi. Non si sono registrati finora incidenti. Migliaia di sostenitori maoisti, giunti la scorsa settimana da diverse parti del Paese, hanno inscenato diverse dimostrazioni pacifiche con canti e slogan antigovernativi. A causa del blocco commerciale, si è registrata un'impennata dei prezzi dei generi alimentari. Il partito degli ex ribelli, che ha la maggioranza nell'assemblea costituente, chiede le dimissioni del governo e la sua sostituzione con una coalizione di unità nazionale per varare la nuova costituzione e accelerare il processo di pace avviato nel 2006 dopo la rivoluzione popolare che portò al rovesciamento della monarchia. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 123

     E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

    inizio pagina