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Sommario del 01/05/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Comunicato della Santa Sede sulla visita apostolica ai Legionari di Cristo
  • La testimonianza dei sacerdoti sia sempre più incisiva e forte: così il Papa nella Lettera per il pellegrinaggio del clero polacco a Częstochowa
  • La Chiesa festeggia San Giuseppe Lavoratore. Il Papa: l'idolatria del denaro alla base dell'attuale crisi. La priorità va data ai lavoratori e alle loro famiglie
  • La visita del Papa a Torino. Il cardinale Poletto: la Sindone, grande messaggio di speranza che nasce dalla Croce di Cristo
  • Ostensione della Sindone: l’editoriale di padre Lombardi
  • Visita del Papa alla Congregazione per la Dottrina della Fede
  • Erezione del vicariato apostolico di Comores
  • Appello dei vescovi europei da Malaga: riconoscere i diritti degli immigrati, carta vincente per la società
  • Oggi in Primo Piano

  • Giornata internazionale dei lavoratori: scontri in Grecia per il piano anti-crisi
  • Aperta a Shanghai l'Esposizione universale
  • Migliaia di giovani al Meeting di Pompei. Mons. Liberati: un appuntamento importante nel segno di Maria
  • Il commento al Vangelo della Domenica di padre Bruno Secondin
  • Chiesa e Società

  • I gesuiti indiani restano in Afghanistan nonostante il rischio attentati
  • Commozione ai funerali di padre Peter, il sacerdote degli emarginati ucciso in India
  • Vietnam: i sacerdoti punto di riferimento per oltre 5 milioni di cattolici nel Paese
  • Colombia: la Chiesa lancia un'agenda di pace per porre fine a 45 anni di conflitti
  • In un convegno a Roma la Cina di oggi dopo Matteo Ricci: l'economia ha bisogno di libertà religiosa
  • Mons. Ravasi: l'indifferenza è il vero male dell'Europa
  • Libano: Italia in prima linea contro l'abbandono scolastico
  • A Roma il 4 maggio la presentazione del nuovo libro di Laurentin
  • 24 Ore nel Mondo

  • Marea nera: dopo Luisiana e Florida, è stato di emergenza anche in Alabama e Mississipi
  • Il Papa e la Santa Sede



    Comunicato della Santa Sede sulla visita apostolica ai Legionari di Cristo

    ◊   E’ stato reso noto oggi il comunicato della Santa Sede sulla riunione svoltasi in Vaticano ieri e oggi con i cinque vescovi incaricati della visita apostolica alla Congregazione dei Legionari di Cristo. La riunione è stata presieduta dal cardinale segretario di Stato Tarcisio Bertone. Una delle sessioni si è svolta alla presenza del Papa. Il servizio di Sergio Centofanti.

    Nel comunicato si sottolinea che i vescovi nel corso della visita apostolica hanno incontrato “un gran numero di religiosi esemplari, onesti, pieni di talento, molti dei quali giovani, che cercano Cristo con zelo autentico e che offrono l’intera loro esistenza per la diffusione del Regno di Dio”. La visita apostolica, che si è svolta in uno “spirito di fattiva collaborazione” da parte della Congregazione e dei singoli religiosi, ha potuto appurare che la condotta del fondatore dei Legionari, padre Marcial Maciel Degollado, “ha causato serie conseguenze nella vita e nella struttura della Legione, tali da richiedere un cammino di profonda revisione. I gravissimi e obiettivamente immorali comportamenti di padre Maciel, confermati da testimonianze incontrovertibili, si configurano, talora, in veri delitti e manifestano una vita priva di scrupoli e di autentico sentimento religioso. Di tale vita erano all’oscuro gran parte dei Legionari, soprattutto a motivo del sistema di relazioni costruito da padre Maciel, che abilmente aveva saputo crearsi alibi, ottenere fiducia, confidenza e silenzio dai circostanti e rafforzare il proprio ruolo di fondatore carismatico”. “Lo zelo sincero della maggioranza dei Legionari – prosegue il comunicato - emerso anche nelle visite alle case della Congregazione e a molte loro opere, non da pochi assai apprezzate, ha portato molti in passato a ritenere che le accuse, via via divenute più insistenti e lanciate qua e là, non potessero essere che calunnie. Perciò la scoperta e la conoscenza della verità circa il fondatore ha provocato, nei membri della Legione, sorpresa, sconcerto e profondo dolore”. Dai risultati della visita apostolica è emersa “la necessità di ridefinire il carisma della Congregazione dei Legionari di Cristo, preservando il nucleo vero, quello della ‘militia Christi’, che contraddistingue l’azione apostolica e missionaria della Chiesa e che non si identifica con l’efficientismo a qualsiasi costo”; “la necessità di rivedere l’esercizio dell’autorità, che deve essere congiunta alla verità, per rispettare la coscienza e svilupparsi alla luce del Vangelo come autentico servizio ecclesiale”; “la necessità di preservare l’entusiasmo della fede dei giovani, lo zelo missionario, il dinamismo apostolico, per mezzo di un’adeguata formazione. Infatti – si rileva nel comunicato - la delusione circa il fondatore potrebbe mettere in questione la vocazione e quel nucleo di carisma che appartiene ai Legionari di Cristo ed è loro proprio”. Il Papa “intende rassicurare tutti i Legionari e i membri del Movimento ‘Regnum Christi’ che non saranno lasciati soli: la Chiesa ha la ferma volontà di accompagnarli e di aiutarli nel cammino di purificazione che li attende. Esso comporterà anche un confronto sincero con quanti, dentro e fuori la Legione, sono stati vittime degli abusi sessuali e del sistema di potere messo in atto dal fondatore: ad essi va in questo momento il pensiero e la preghiera del Santo Padre, insieme alla gratitudine per quanti di loro, pur in mezzo a grandi difficoltà, hanno avuto il coraggio e la costanza di esigere la verità”. Benedetto XVI “nel ringraziare i visitatori per il delicato lavoro da essi svolto con competenza, generosità e profonda sensibilità pastorale, si è riservato di indicare prossimamente le modalità di questo accompagnamento, a cominciare dalla nomina di un suo Delegato e di una Commissione di studio sulle Costituzioni. Ai membri consacrati del Movimento ‘Regnum Christi’, che lo hanno richiesto con insistenza, il Santo Padre invierà un visitatore”. Il Papa – conclude il comunicato della Santa Sede - “rinnova a tutti i Legionari di Cristo, alle loro famiglie, ai laici impegnati nel movimento ‘Regnum Christi’, il suo incoraggiamento, in questo momento difficile per la Congregazione e per ciascuno di loro. Li esorta a non perdere di vista che la loro vocazione, scaturita dalla chiamata di Cristo e animata dall’ideale di testimoniare al mondo il suo amore, è un autentico dono di Dio, una ricchezza per la Chiesa, il fondamento indistruttibile su cui costruire il futuro personale e quello della Legione”.

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    La testimonianza dei sacerdoti sia sempre più incisiva e forte: così il Papa nella Lettera per il pellegrinaggio del clero polacco a Częstochowa

    ◊   La testimonianza evangelica dei sacerdoti nel mondo di oggi sia sempre “più forte ed incisiva”: è quanto auspica Benedetto XVI nella Lettera a mons. Józef Michalik, arcivescovo metropolita di Przemysl e presidente della Conferenza episcopale polacca, in occasione dell’odierno pellegrinaggio del clero polacco nel Santuario mariano di Jasna Góra, a Częstochowa, per l'Anno Sacerdotale. Il Papa rivolge parole d’incoraggiamento e un invito: “siate uomini dell’assidua preghiera e dell’ascesi, per creare nella vostra vita uno spazio in cui operi Dio stesso. Davanti al tabernacolo imparate ad ascoltare e a perdonare, avendo cura del popolo a voi affidato e edificando la fraternità sacerdotale. La quotidiana celebrazione dell’Eucaristia sia per voi fonte di potenza spirituale e di ogni grazia, di cui avete bisogno nella fatica pastorale”. “La Chiesa in Polonia – prosegue il Papa - ha dato tanti santi sacerdoti, confessori e martiri. Siano loro per voi un esempio e intercedano davanti al Signore, affinché duri questa tradizione di santità sacerdotale”.

    I sacerdoti, i diaconi e i seminaristi presenti al pellegrinaggio, da parte loro, hanno espresso in un messaggio solidarietà e vicinanza a Benedetto XVI: “le offriamo il conforto della nostra preghiera. Vogliamo essere servitori della gioia di Cristo e aiutarla nel portare la Croce di Cristo, completando i ‘patimenti di Cristo a favore del suo corpo che è la Chiesa’ (Col 1, 24)”. Quindi concludono: “desideriamo testimoniare con tutta la nostra vita che Dio è amore, rendendo negli uomini salda la speranza della salvezza e dare la testimonianza della carità nella verità”.

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    La Chiesa festeggia San Giuseppe Lavoratore. Il Papa: l'idolatria del denaro alla base dell'attuale crisi. La priorità va data ai lavoratori e alle loro famiglie

    ◊   Oggi, primo maggio, la Chiesa celebra la Festa di San Giuseppe Lavoratore, istituita da Pio XII nel 1955 per dare un protettore ai lavoratori e un senso cristiano alla festa internazionale del lavoro che ricorre in questo giorno. Benedetto XVI nei suoi cinque anni di Pontificato ha dedicato molti suoi interventi alla questione. Ce ne parla Sergio Centofanti.

    Il Papa, che sin dalla sua elezione si definisce “un semplice e umile lavoratore nella vigna del Signore”, guarda - soprattutto in questo periodo di crisi - ai tanti disoccupati nel mondo, ai precari che non possono progettare il futuro e a quanti sono sfruttati:

     
    “Desidero esprimere il mio incoraggiamento alle autorità sia politiche che civili, come anche agli imprenditori, affinché con il concorso di tutti si possa far fronte a questo delicato momento. C’è bisogno, infatti, di comune e forte impegno, ricordando che la priorità va data ai lavoratori e alle loro famiglie”. (Angelus del primo marzo 2009)

     
    Va alle cause della crisi attuale: un’economia dominata dalle speculazioni finanziarie, in cerca di rapidi e facili guadagni, una mentalità individualistica e materialistica. Ma indica una causa più profonda, l'attaccamento al denaro, l'avarizia umana:

     
    “L'avarizia umana è idolatria. Noi dobbiamo denunciare questa idolatria che sta contro il vero Dio e la falsificazione dell'immagine di Dio con un altro Dio, «mammona». Dobbiamo farlo con coraggio ma anche con concretezza". (Incontro con il clero romano, 26 febbraio 2009)
     
    Benedetto XVI invita a non scoraggiarsi: la crisi può diventare un’opportunità per rivedere i modelli di sviluppo. Ma occorre cambiare gli stili di vita:

     
    “Forse mai come oggi la società civile comprende che soltanto con stili di vita ispirati alla sobrietà, alla solidarietà ed alla responsabilità, è possibile costruire una società più giusta e un futuro migliore per tutti”. (Discorso agli amministratori del Lazio, 12 gennaio 2009)

     
    Il Papa non demonizza il profitto, che è necessario, ma non deve essere l’unico scopo dell’economia e del lavoro di cui mette in evidenza la valenza etica:  

     
    “Dal primato della valenza etica del lavoro umano, derivano ulteriori priorità: quella dell’uomo sullo stesso lavoro, del lavoro sul capitale, della destinazione universale dei beni sul diritto alla proprietà privata: insomma la priorità dell’essere sull’avere”. (Discorso alle Acli, 27 gennaio 2006).

     
    Chiede “un lavoro dignitoso per tutti”. “Il lavoro – afferma - riveste primaria importanza per la realizzazione dell’uomo e per lo sviluppo della società”, ma aggiunge ….

     
    “…al tempo stesso, è indispensabile che l'uomo non si lasci asservire dal lavoro, che non lo idolatri, pretendendo di trovare in esso il senso ultimo e definitivo della vita”. (Omelia del 19 marzo 2006)

     
    Benedetto XVI ricorda l’importanza del riposo domenicale, scelta di civiltà che rimanda alla santificazione del lavoro. Affida quindi a San Giuseppe i giovani che fanno difficoltà a inserirsi nel mondo del lavoro. E a tutti i lavoratori indica lo stile del loro patrono, sposo di Maria, uno stile, del resto, fatto proprio anche da Gesù:

     
    “La sua grandezza risalta ancor più perché la sua missione si è svolta nell'umiltà e nel nascondimento della casa di Nazaret … Dall'esempio di San Giuseppe viene a tutti noi un forte invito a svolgere con fedeltà, semplicità e modestia il compito che la Provvidenza ci ha assegnato”. (Angelus del 19 marzo 2006)

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    La visita del Papa a Torino. Il cardinale Poletto: la Sindone, grande messaggio di speranza che nasce dalla Croce di Cristo

    ◊   E' ormai quasi tutto pronto nella città di Torino per la visita, domani, del Papa che sosterà in preghiera davanti alla Sacra Sindone. Attendiamo Benedetto XVI con “gioia e trepidazione, è una grazia speciale per la nostra Chiesa” ribadisce l’arcivescovo della città, il cardinale Severino Poletto. Il Santo Padre incontrerà la cittadinanza in piazza San Carlo, quindi la Santa Messa e la recita del Regina Coeli, poi il pranzo con i vescovi del Piemonte, nel pomeriggio la preghiera davanti al Sacro Lino, successivamente l’incontro con i giovani e la visita al Cottolengo. Il servizio del nostro inviato a Torino, Massimiliano Menichetti:

    E’ una città gremita di pellegrini e turisti la Torino dei cosiddetti Santi Sociali, come Giovanni Bosco, Leonardo Murialdo, Giuseppe Cottolengo, che si prepara ad ospitare il Papa tra ingenti misure di sicurezza e striscioni gialli e bianchi, i colori vaticani. Il successore di Pietro arriverà domani mattina per confermare nella fede la Chiesa piemontese e per pregare, meditare davanti alla Sindone. La visita durerà circa dieci ore e sarà scandita dall’incontro con Cristo Eucarestia, dalla meditazione in Duomo, dalla preghiera ed i canti con i giovani e dall’abbraccio dei tanti ospiti e volontari nella Chiesa della Piccola Casa della Divina Provvidenza, fondata da San Giuseppe Cottolengo. La città dell’Ostensione, che ha già visto oltre un milione e settecentomila pellegrini venerare la Sindone, stima che domani arriveranno altri centomila fedeli per ascoltare le parole del Papa. Per consentire a tutti di seguire quello che viene definito “l’evento nell’evento” sono stati collocati sei grandi maxischermi (due in piazza San Carlo, due in via Roma, uno in piazza Castello e uno presso le Porte Palatine). Oltre duemila gli agenti di pubblica sicurezza che vigileranno sull’intera giornata. Una città in festa, in trepidazione – sottolinea mons. Giuseppe Ghiberti presidente della commissione diocesana per la Sindone – fedeli che vorrebbero tutti riversarsi in piazza San Carlo dove verrà celebrata la Santa Messa con il Papa:

     
    “Sì, in festa, a giudicare dalle richieste che ci sono per avere i biglietti ed entrare, anche solo per stare in piedi, quelle ore che sarà necessario, in Piazza San Carlo. Io mi auguro che il Papa abbia la gioia di vedersi ben accolto e di sentire che c’è tanto affetto per lui e nello stesso tempo auspico che noi dal Papa sappiamo trarre tutto il frutto che il suo insegnamento e il suo esempio ci porterà. Abbiamo tante cose da mettere ai piedi del Papa e aspettiamo il suo intervento che sarà certamente illuminante e consolante. Penso che guardando alla Sindone ci suggerirà delle cose che saranno utili per il nostro cammino”.

    Momento di riposo per il Papa sarà il pranzo nell’arcivescovado con i vescovi del Piemonte, intanto oggi fervono i preparativi al Cottolengo, che trenta anni fa ha ospitato la visita di Giovanni Paolo II; ma oggi è anche il giorno delle prove per i 270 giovani che animeranno l’attesa di domani pomeriggio, cantando e suonando, per poi incontrare Benedetto XVI:

    R. - E’ bello per noi giovani stare vicino al nostro Papa. Siamo una grande forza e abbiamo voglia di aiutare la Chiesa a crescere e a stare nel mondo.

     
    R. – E’ una testimonianza per far vedere alla città e al popolo in generale che ci sono ancora i giovani che credono, che hanno fede e che sono lì per far vedere anche al Papa che sono presenti e ci sono.

     
    D. – Cosa speri che vi dica?

     
    R. – Forza e coraggio. Di non abbatterci, di non perdere mai la speranza di andare avanti.

     
    R. – Spero che ci dica delle parole molto importanti per la nostra vita e per la nostra speranza e la nostra fede.

     
    R. – Per me è una situazione particolare, perché vengo a dare supporto al coro della provincia di Caserta. Il Papa, due anni fa, è stato da noi in Campania e per noi è stato un evento veramente meraviglioso. Quindi, spero che possa dare la stessa forza, la stessa energia che abbiamo ricevuto noi, ai giovani torinesi e piemontesi.

     
    R. – Un evento straordinario, un’emozione incredibile, perché noi giovani abbiamo la possibilità di testimoniare la nostra fede davanti al Papa, e poterlo comunque vedere, abbracciare, in un abbraccio quasi fisico.

     
    D. – Se potessi dirgli qualcosa, che cosa gli diresti?

     
    R. – Gli direi che gli voglio bene, gli vogliamo tutti quanti bene, gli siamo vicini e preghiamo per lui.

     
    Insomma Torino attende la giornata di domani a cuore aperto, per essere fedele, fino in fondo, alla vocazione della sua Chiesa: la carità verso i più deboli, ma anche per seguire la via che Benedetto XVI vorrà consegnargli.

    Ma cosa ci dice oggi la Sindone? Al microfono di Massimiliano Menichetti, ci risponde l’arcivescovo di Torino, il cardinale Severino Poletto:

    R. – La Sindone ci dice che – userei un’espressione della Lettera agli Ebrei – non c’è redenzione e non c’è salvezza, senza spargimento di sangue: questo è riferito al Signore Gesù che è venuto per dare la sua vita per noi e, quindi, a subire la Passione e la morte terribile in Croce. Ma questa espressione può essere anche applicata a noi: non c’è salvezza senza – e non usiamo la parola letterale “spargimento di sangue” – sacrificio, senza rinuncia, senza lotta. La prima lotta che dobbiamo affrontare è quella spirituale contro il peccato, contro il male, contro tutto ciò che ci allontana da Dio. Naturalmente ci sono poi le lotte di chi fatica, di chi è povero, di chi è malato, di chi è sofferente, di chi è senza lavoro, di chi è schiacciato dalla violenza, dal terrorismo. Quanta sofferenza c’è ancora oggi nel mondo! Perciò l’Ostensione è questo grande messaggio di speranza, che nasce dalla sofferenza di Cristo. E questo perché nessuno mai ha sofferto come Lui, ma non dimentichiamoci che Lui è il Figlio di Dio, che si è fatto uomo, ha cioè preso la nostra umanità, per poter soffrire per noi e potremmo anche dire al nostro posto e per dare a tutte le nostre sofferenze, che son più piccole della sue, un significato redentivo.

     
    D. – Quindi, al di là delle discussioni e degli studi, la Sindone rimanda alla verità di Cristo...

     
    R. – Noi non fondiamo la fede sulla Sindone. I giornalisti, una volta in una conferenza stampa, mi hanno chiesto : “Se non ci fosse la Sindone, se sparisse o se un incendio la distruggesse, ne risentirebbe la fede della Chiesa?”. Neanche per sogno! La nostra fede è fondata sul Vangelo, la nostra fede è fondata sugli Apostoli, testimoni della Resurrezione, sugli annunciatori e sui loro successori. Da duemila anni la Chiesa annuncia che Cristo è Risorto. Io credo che non siano importanti le discussioni che si fanno, è importante per la nostra fede che noi la sentiamo non fondata sulla Sindone. La Sindone mi aiuta a ripassare la sofferenza di Gesù così come è scritta sui Vangeli, perché guardi che è impressionante vedere che non c’è nulla di ciò che si vede dalla Sindone che non sia descritto in tutti i particolari nei quattro Vangeli. Mi aiuta allora a meditare, mi aiuta a pregare, mi aiuta a commuovermi, mi aiuta a sentire che sono amato da Cristo, fino al punto che ha dato la vita per me. Ecco che questo mi spinge alla conversione, al pentimento dei miei peccati, a diventare più buono. Questo è importante per noi. Le discussioni poi sull’autenticità e sulla storicità le facciano pure, perché – come ha detto Giovanni Paolo II nel 1998, quando venne e disse – non sta alla Chiesa, perché non è una materia di fede, ma sta agli scienziati e agli storici – se riescono – a deciderne l’autenticità o meno. Ha però raccomandato: lo facciano senza pregiudizi, senza posizioni precostituite e senza offendere la sensibilità dei credenti che vedono in quel telo un segno grande dell’amore di Dio. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Ostensione della Sindone: l’editoriale di padre Lombardi

    ◊   Sull’Ostensione della Sindone, ecco l’editoriale del nostro direttore, padre Federico Lombardi, per Octava Dies, il settimanale informativo del Centro Televisivo Vaticano:

    Centinaia di migliaia di pellegrini affluiscono in queste settimane a Torino per passare pochi minuti in raccoglimento silenzioso davanti alla Santa Sindone, contemplando l’immagine del corpo martoriato di un uomo crocifisso. Il fatto si ripete ogni volta che il grande antico lenzuolo viene esposto al pubblico; e anche gli ultimi Papi si sono uniti ai pellegrini devoti. Non è tanto l’origine misteriosa di questa immagine ad attrarre, quanto la sua rispondenza impressionante, in numerosissimi particolari, al racconto della Passione di Cristo dei Vangeli: le piaghe, il sangue colato, le ferite della corona di spine, i colpi dei flagelli. “Ecco l’uomo!” diceva Pilato presentando Gesù alla folla. Ecco l’uomo morto in croce per noi, ripetiamo a noi stessi sostando turbati e infine ammirati e di fronte all’immagine più concreta della Passione. E al centro il volto solenne del crocifisso, un volto che corrisponde agli schemi più antichi dell’iconografia cristiana e a sua volta la conferma e la ispira. Desideriamo conoscere Dio e lo possiamo conoscere attraverso il volto di Cristo, ci ricorda continuamente Benedetto XVI. Per questo amiamo le immagini che la tradizione accredita come vie preziose per intravvedere quel volto, sia a Manoppello, sia a Torino. Sappiamo che dobbiamo guardare oltre l’immagine, desiderare di vedere faccia a faccia il volto del Risorto. Ma siamo umilmente grati dell’aiuto offerto ai nostri occhi terreni per contemplare l’amore senza riserve per noi, fino alla morte di croce.

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    Visita del Papa alla Congregazione per la Dottrina della Fede

    ◊   Benedetto XVI si è recato ieri pomeriggio in visita alla Congregazione per la Dottrina della Fede. Al suo arrivo nel cortile interno del Palazzo del Santo Uffizio, è stato accolto dal cardinale William Joseph Levada, prefetto della Congregazione, dal segretario, mons. Luis Francisco Ladaria Ferrer, e dal sotto-segretario, mons. Damiano Marzotto Caotorta. Quindi il Santo Padre ha raggiunto la Cappella, dove ha sostato in adorazione del Santissimo Sacramento. Dopo le parole di benvenuto del cardinale Levada, ha presieduto la Liturgia di Benedizione della Cappella, al termine dei lavori di restauro. Accompagnato dai superiori della Congregazione, il Papa ha visitato poi i nuovi locali dell’Archivio e della Pontificia Commissione "Ecclesia Dei". Infine, raggiunta la Sala delle Conferenze, ha incontrato gli officiali della Congregazione rivolgendo loro alcune parole di saluto.

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    Erezione del vicariato apostolico di Comores

    ◊   Benedetto XVI ha elevato l’amministrazione apostolica delle Comores (Oceano Indiano) al rango di vicariato apostolico, con la nuova denominazione di Arcipelago delle Comores e la medesima configurazione territoriale. Il Papa ha nominato primo vicario apostolico di Comores padre Charles Mahuza Yava, già superiore provinciale della provincia salvatoriana africana, assegnandogli la sede titolare vescovile di Apisa Maggiore. Padre Charles Mahuza Yava è nato il 29 luglio 1960 nel territorio di Sandoa, in diocesi di Kolwezi, nella Repubblica Democratica del Congo. È stato ordinato sacerdote a Kolwezi l’8 maggio 1993. Il nuovo vicariato apostolico di Comores si estende su un’area pari a 2.033 kmq., con una popolazione di 800.000 abitanti. I cattolici sono 6.000, distribuiti in 2 parrocchie, servite da 6 sacerdoti (5 Salvatoriani e 1 della Società Missioni Estere di Parigi). Il nuovo vicariato può contare anche sulla collaborazione di 2 fratelli religiosi e 12 religiose. L’amministrazione apostolica delle Isole Comores (1975) è stata per decenni di competenza dei Frati Minori Cappuccini. Nel 1998, venendo meno il personale apostolico, è passata alla Società del Divin Salvatore (Salvatoriani).

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    Appello dei vescovi europei da Malaga: riconoscere i diritti degli immigrati, carta vincente per la società

    ◊   Un forte appello a riconoscere i diritti degli immigrati, carta vincente per l'Europa e a superare la paura della diversità nella consapevolezza che il pluralismo culturale è ormai una realtà imprescindibile delle nostre società: si è concluso così, oggi a Malaga, in Spagna, l’ottavo Congresso promosso dal Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa sulle migrazioni nel vecchio continente. Mons. Antonio Maria Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti, ha ribadito nell’occasione che la comunità cristiana non può non stare accanto agli immigrati, che sono tra le persone più indifese e non si identificano con i criminali: al contrario, sono quasi sempre vittime della criminalità. Sul messaggio lanciato dai vescovi europei a Malaga, ascoltiamo mons. Vegliò al microfono di Sergio Centofanti:

    R. – Noi desidereremmo raccogliere la sfida di considerare le migrazioni moderne in luce positiva, come fatto che interpella in modo particolare la responsabilità dei cristiani a svolgere un ruolo attivo nei progetti di accoglienza e di integrazione. I migranti rappresentano una preziosa risorsa per lo sviluppo dell’intera famiglia dei popoli. Certo, perché tale visione diventi sempre più condivisa e incoraggi la collaborazione di tutti i Paesi in dimensione mondiale, è necessario puntare su strategie di integrazione, di intercultura e di dialogo, e salvaguardando le legittime aspirazioni di tutti alla sicurezza e alla legalità.

     
    D. – Che cosa può fare di più l’Europa per riconoscere, come ha chiesto il Papa nel suo messaggio, i diritti dei migranti?

     
    R. – Vede, questo congresso tra le altre cose ha cercato di segnalare anche quanto ancora non è stato realizzato da parte dei governi per la tutela dei diritti dei migranti come la ratifica della Convenzione internazionale per la difesa dei diritti di tutti i lavoratori migranti e dei membri delle loro famiglie, adottata dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite il 18 dicembre 1990, ed entrata in vigore il 1° luglio 2003, ma ancora non ratificata da molti Paesi, soprattutto tra quelli di destinazione dei flussi migratori. Poi, solleciteremo i governi ad assumere sempre più una mentalità positiva nei confronti delle migrazioni, non come scontro di civiltà ma come possibilità di incontro e di arricchimento tra le culture, anche in vista di creare quella che Papa Benedetto XVI chiama – appunto – “la famiglia dei popoli”.

     
    D. – Che cosa dire della politica dei respingimenti?

     
    R. – Credo davvero che in alcune situazioni mondiali i diritti dei migranti non siano completamente tutelati, come nel caso in cui non si garantisce ad una persona che fugge da persecuzioni la possibilità di appellarsi a convenzioni internazionali per chiedere lo status di rifugiato, e la si respinge. Oppure quando, come in alcune zone, non è garantito ai migranti il diritto ad un regolare processo, il diritto alla difesa personale, all’appello, a quella che i vescovi americani chiamano una “comprehensive reform” in riferimento alla riforma della legislazione migratoria che da tempo è al vaglio in quel Paese. Del resto, è ancora un diritto non da tutti i Paesi riconosciuto, oppure reso impraticabile da eccessive condizioni imposte, quello dell’assistenza; il diritto alla partecipazione e alla cittadinanza per l’immigrato che lavora regolarmente, che paga le tasse e cerca di integrarsi nel tessuto sociale e civile del Paese che lo ospita.

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    Oggi in Primo Piano



    Giornata internazionale dei lavoratori: scontri in Grecia per il piano anti-crisi

    ◊   Diverse le manifestazioni in tutto il mondo in occasione della giornata internazionale dei lavoratori. Un appuntamento carico di tensione in Grecia, alla vigilia delle nuove misure di austerità definite dal governo, per accedere al prestito del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea. Ci sono stati tafferugli durante i cortei ad Atene e Salonicco. Eugenio Bonanata.

    In migliaia si sono riversati in strada per protestare contro i tagli ai salari e le nuove tasse contenuti nel piano di austerità, che sarà annunciato con tutta probabilità domani ad Atene. Tre i cortei nella capitale per il primo maggio. In queste ore ci sono stati scontri tra polizia e gruppi di anarchici davanti al Parlamento, al Ministero delle Finanze e a quello degli Esteri. Tensione anche a Salonicco, dove giovani hanno danneggiato le vetrine di banche e negozi, con gli agenti che hanno utilizzato gas lacrimogeni contro i cortei. Il Partito Comunista e i sindacati promettono nuove manifestazioni per i prossimi giorni. Secondo i sondaggi, però, l’opinione pubblica greca è divisa sulle mobilitazioni. Misure drastiche sono necessarie per il salvataggio del Paese, che passa attraverso l’arrivo di un prestito di 100-120 milioni di euro per i prossimi tre anni. Le negoziazioni con il Fondo monetario internazionale e l’Unione Europea sono ormai giunte al termine. Superate definitivamente le iniziali divergenze fra i principali partner del vecchio continente. Oggi il presidente francese, Nicolas Sarkozy, e il cancelliere tedesco, Angela Merkel, nel corso di una conversazione telefonica, hanno concordato sulla necessità di ''agire rapidamente''.

    I lavoratori turchi, dopo 33 anni, hanno ricevuto il via libera a manifestare sulla Piazza Taksim di Istanbul, interdetta ai raduni sindacali dopo gli scontri del 1977, costati la vita a 34 persone. Alcune espressioni di dissenso contro le politiche del lavoro del governo di Ahmadinejad si sono svolte in Iran. In Italia la manifestazione nazionale si è tenuta a Rosarno, in Calabria. I sindacati hanno chiesto un piano in favore dell’occupazione con attenzione ai temi della legalità e della solidarietà. Dal Quirinale il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ha raccomandato di non mortificare il lavoro, ricordando l’importanza del primo articolo della Costituzione italiana. Ma a livello mondiale qual è la condizione dei lavoratori e la considerazione del “valore” lavoro oggi? Gabriella Ceraso ne ha parlato con Cinzia del Rio, dell’Organizzazione internazionale del lavoro (Oil):

    R. – Il lavoro è sempre più messo in discussione in quanto lavoro. Con la crisi si sono accentuati ancora di più gli elementi negativi, che levano al lavoratore la dignità, la stabilità, il rispetto dei diritti umani. C’è poi tutta una dimensione che si va sempre più accentuando. Nei Paesi in via di sviluppo il lavoro cosiddetto “informale”, senza cioè nessuna regola, va aumentando in modo esponenziale. Nei Paesi industrializzati, invece, le tutele sono messe in discussione per la competitività con Paesi, che non rispettano le norme fondamentali.

     
    D. – La crisi ha inciso soprattutto sull’occupazione, facendo scendere i tassi in tutto il mondo. Sarà ancora così e per quanto tempo?

     
    R. – Le economie più esposte alla crisi sono le economie dei Paesi occidentali. Grossi picchi di disoccupazione saranno ancora in crescita fino a metà del prossimo anno. I Paesi delle economie emergenti, invece, hanno dati di crescita, comunque, con un segnale positivo. Il rischio è che ci sia, però, una crescita senza reale occupazione.

     
    D. – In merito alla sicurezza e alla salute, a che punto siamo a livello lavorativo?

     
    R. – I dati dell’Oil sono sempre molto allarmanti. Anche nei Paesi di nuova industrializzazione, nelle economie emergenti, purtroppo, non ci sono grandi investimenti e controlli efficienti. E questo perché non c’è una normativa. Per quello che riguarda i Paesi industrializzati, che si sono dotati di una normativa molto rigida, il problema è che, avendo perso molti posti di lavoro, i dati sono migliori perché è calato il numero delle “morti bianche”, ma sono aumentati gli incidenti sul lavoro. Questo vuol dire che c’è una “sciatteria”, un modo di non utilizzare tutte le norme, che i datori di lavoro ed anche i lavoratori sono tenuti a rispettare.

     
    D. – Alla vigilia della Festa del Lavoro, il governo italiano ha approvato il piano di interventi per favorire la conciliazione dei tempi di vita e di lavoro. Come vede queste iniziative, che portano l’Italia un po’ più vicina al Nord Europa?

     
    R. – Sicuramente questi provvedimenti aiutano. E’ ovvio che, avendo risorse economiche molto limitate, hanno un’incidenza limitata. Noi riteniamo che si possa arrivare meglio a delle valutazioni positive ed anche a delle soluzioni positive, utilizzando la contrattazione non solo nazionale, ma anche aziendale.

     
    D. – Quali sono le priorità, secondo voi, a livello internazionale in materia di lavoro?

     
    R. – Noi chiediamo che tutti i Paesi membri del G20 rispettino le otto Convenzioni fondamentali che riguardano la libertà di associazione, il diritto di contrattazione per i sindacati, il divieto del lavoro minorile, il divieto del lavoro forzato e la non discriminazione. Noi chiediamo che in tutti i Paesi ci siano dei sistemi di welfare che tutelino alcune condizioni minime uguali per tutti. Vorremmo che assolutamente non si vada verso la precarizzazione del lavoro. Questo porta ad una concorrenza sleale e certamente anche alla crescita della povertà.

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    Aperta a Shanghai l'Esposizione universale

    ◊   Al via a Shanghai l'Esposizione universale, presentata dalla Cina come la più grande e ambiziosa della storia, con una partecipazione record di 189 Paesi e 100 milioni di visitatori attesi fino alla chiusura, il 31 ottobre. Ieri la cerimonia inaugurale, oggi l'apertura al pubblico. L'Expo di Shanghai è ispirata alla qualità della vita nelle metropoli. Per il gigante asiatico, l’evento si presenta anche come un'occasione per migliorare i rapporti diplomatici con molti Paesi e intensificare gli scambi commerciali, dopo la vetrina dei Giochi Olimpici di Pechino 2008. Giada Aquilino ne ha parlato con Francesco Sisci, corrispondente da Pechino per il quotidiano La Stampa:

    R. – L’Esposizione universale ha due aspetti per la Cina: da una parte, quello che a noi appare più ovvio, cioè quello per cui la Cina vuole mostrarsi al mondo, apparire, farsi vedere, durante questa magnifica Esposizione; dall’altra - più importante per la Cina e per i cinesi – quello dell’opportunità, per una fetta molto significativa di popolazione, di vedere per la prima volta il mondo. I cinesi che vanno all’estero, o che lo sono stati, sono ancora molto pochi e questo certamente per questioni economiche, ma soprattutto – direi – per questioni di visto, per il timore di immigrazioni illegali. L’Esposizione di Shangai rappresenterà, quindi, per decine di milioni di cinesi un’opportunità di vedere l’estero in maniera almeno indiretta, ma comunque di vedere quello che c’è di meglio, di più avanzato ed anche di futuribile che il mondo ha da offrire alla Cina e ai cinesi.

     
    D. – E’ stato messo l’accento sulla qualità della vita nelle metropoli. Eppure spesso ci sono state polemiche, per esempio per le emissioni nocive…

     
    R. – E’ il conto della modernità, che non è mai un conto pari. Abbiamo sconfitto la fame; abbiamo migliorato la qualità della vita, nel senso che viviamo di più; abbiamo allontanato un po’ le malattie; ma in generale abbiamo anche danneggiato il sistema dell’ambiente. Quello che è avvenuto in Europa in un arco di 200 anni, in Cina sta avvenendo nell’arco di 30, 40 anni.

     
    D. – Il più grande degli 11 padiglioni collettivi dell’Esposizione è quello dell’Africa. E’ un caso, c’è un significato particolare?

     
    R. – Ovviamente la Cina ha un interesse crescente verso l’Africa ed ha scambi sempre maggiori con quel continente. Per decenni l’Africa è stato una specie di angolo oscuro nella mappa politica della Cina, mentre negli ultimi anni, anche grazie all’aumento del commercio bilaterale e ai bisogni della Cina di comprare materie prime, all’Africa è stato dato maggiore risalto. E il governo cerca ora di dare ad essa una visione ancora più ampia ed un profilo diverso.

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    Migliaia di giovani al Meeting di Pompei. Mons. Liberati: un appuntamento importante nel segno di Maria

    ◊   Nel primo giorno del mese dedicato a Maria, il Meeting dei Giovani di Pompei si svolge quest’anno sul tema indicato da Benedetto XVI per la Gmg 2010: "Maestro buono che devo fare per avere in eredità la vita eterna?". Si tratta di un’iniziativa giunta alla 24.ma edizione. Il servizio da Pompei di Carla Ferraro.

    Cinquemila giovani popolano Pompei in una calda giornata di feste, emozioni e preghiera. Così si apre il Meeting dei Giovani, giunto alla 24.ma edizione e che è ormai diventato una tradizione per il Santuario e uno degli appuntamenti nazionali di pastorale giovanile più attesi. "Il Meeting vuole essere occasione di incontro e di confronto per tutti quei giovani che scelgono di vivere alla luce degli insegnamenti di Cristo", ha spiegato don Giovanni Russo, responsabile della Pastorale giovanile diocesana. Con canti e musica i giovani ritmano l’evento, fatto di testimonianze e momenti di riflessione, tra cui la catechesi guidata da mons. Pietro Santoro, vescovo di Avezzano, sul passo evangelico “Maestro buono che cosa devo fare per avere in eredità la vita eterna?”, tema anche del dibattito tra lo stesso mons. Santoro, Chiara Amirante, fondatrice della comunità Nuovi Orizzonti, e il vaticanista Luigi Accattoli. “Santo Padre sei il nostro riferimento di amore”: è questo uno dei messaggi inviati dai ragazzi, raccolti in un libro che verrà consegnato successivamente al Santo Padre. Alle 18.00 l’arcivescovo prelato di Pompei, mons. Carlo Liberati, presiede la celebrazione eucaristica, seguita dalla marcia per la legalità dei giovani, che attraverseranno tutta la città, per giungere in Santuario e recitare la supplica. Chiuderà la manifestazione il concerto di Angelo Branduardi, dedicato al Santo Padre, Benedetto XVI.

     
    Delle finalità del Meeting dei Giovani, Carla Ferraro ha parlato con mons. Carlo Liberati, arcivescovo prelato e delegato pontificio per il Santuario di Pompei:

    R. – Cos’è che oggi attrae i giovani? Piacere, divertimento, vita comoda, illusioni di un futuro facile, mentre il futuro è sempre difficile … Come dice benissimo il Santo Padre nel messaggio per la Giornata mondiale della Gioventù, i giovani sono afflitti un po’ da tutte queste situazioni, e quindi per noi il Meeting dei giovani è un appuntamento importante, che facciamo sotto il segno di Maria, nel cuore della Chiesa.

     
    D. – “Il mondo può e deve volgersi al bene”: non è forse un caso che tale monito venga rivolto nella città di Pompei, in Campania, regione spesso al centro di episodi di criminalità. Questi momenti offrono la speranza e la testimonianza che i giovani sono invece capaci di realizzare grandi opere …

     
    R. – Bisogna “inventare”, la carità deve avere la creatività del nuovo, la forza dello Spirito Santo, come facevano i santi. In questo Meeting dei giovani, vogliamo ricordare ai ragazzi che, se nella vita non vogliono incorrere in un fallimento, si devono proporre un ideale. Loro si devono sottrarre alla povertà e alla schiavitù di questo tipo di società, che non fa altro che alienare la loro coscienza, la loro intelligenza e il loro cuore.
     
    D. – Lei cosa direbbe ad un giovane del nostro tempo?

     
    R. – Prima di tutto, bisogna aiutare i giovani a fare un’esperienza di Dio. Ai ragazzi di oggi bisogna dare la consapevolezza che il Padre ci ha da sempre amati nel suo Figlio e ci permette di superare tutte le prove della vita. Oggi abbiamo tanti oratori, tanti omiletici, tanti scrittori – anche di libri per la gioventù; forse abbiamo troppo pochi testimoni: testimoni dell’amore di Cristo. E Gesù, al giovane ricco che gli poneva la domanda: “Cosa devo fare per ottenere la vita eterna, per entrare nel Regno di Dio?”, dà quella risposta: “Perché mi chiami ‘buono’? Nessuno è buono se non Dio solo. Tu conosci i Comandamenti?” – e Gesù glieli elenca. Il giovane gli risponde: “Maestro, tutte queste cose le ho osservate fin dalla mia giovinezza”. Allora il Vangelo dice: “Gesù, fissando lo sguardo su di lui, lo amò e gli disse: ‘Una cosa sola ti manca: va, vendi quello che hai e dallo ai poveri e avrai un tesoro in Cielo. Poi vieni e seguimi’”. Allora, ai giovani di oggi dobbiamo insegnare a liberarsi, dentro di loro, nei pensieri e negli affetti e nei sentimenti da tante servitù, da tante schiavitù che li affliggono.

     
    D. – L'emozione vissuta durante il Meeting lascia quasi sempre segni indelebili nell’animo dei partecipanti …
     
    R. – I ragazzi e le ragazze che vengono al Meeting ricevono suggerimenti di carattere pedagogico, di orientamento. Continuiamo ad impegnare molte energie, anche economiche, per questo Meeting, prima di tutto perché crediamo nella vita e nella sua bellezza, nella vocazione di ognuno di noi; perché crediamo nel bene, perché Dio è amore. Nasceranno tanti alberi grandi che producono i frutti dell’amore: le opere della bontà. Di questo abbiamo le prove: qualcuno è andato in seminario, qualcuno è andato a farsi religioso o religiosa …

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    Il commento al Vangelo della Domenica di padre Bruno Secondin

    ◊   In questa quinta Domenica di Pasqua la liturgia ci propone il Vangelo del comandamento nuovo. Giuda esce dal cenacolo, ormai deciso a tradire il Maestro. E Gesù, rivolto ai discepoli rimasti, dice:

    “Vi do un comandamento nuovo: che vi amiate gli uni gli altri. Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri. Da questo tutti sapranno che siete miei discepoli: se avete amore gli uni per gli altri”.

    Su questo brano evangelico, ascoltiamo il padre carmelitano Bruno Secondin, professore di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

    "Amore e violenza si scontrano qui: Giuda si allontana nella notte per completare le trame del tradimento; Gesù non perde il filo che lega tutta la sua vita: un amore radicale verso tutti, Giuda compreso. Ma non è semplice filantropia, è passione assoluta per la vera felicità dell’uomo, costi quel che costi. È proprio questo amore esagerato che ci viene donato, non solo mostrato: ed esso rende possibile il nostro amore reciproco. “Come io ho amato voi, così amatevi anche voi gli uni gli altri”: quel come non è solo esemplarità, è sorgente interiore, è natura rinnovata, è causa, modello e fine ultimo dell’amore vicendevole. Solo chi esperimenta questo amore dal vivo, può riuscire ad amare senza trattenere nulla per sé. Rifiuti o selezioni, chiusure o aperture, nell’amore cristiano non hanno casa: tutto e tutti sono oggetto, sempre, di un amore pieno. Proprio questa totalità generosa è segno di discepolato genuino: nel nostro amore radicale Dio si fa presenza e grazia, verità e buona novella".

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    Chiesa e Società



    I gesuiti indiani restano in Afghanistan nonostante il rischio attentati

    ◊   Restare in Afghanistan, per compiere il delicato lavoro sociale e la missione in cui oggi sono impegnati: è l’intento dei gesuiti indiani che hanno deciso di non seguire le indicazioni del governo di New Delhi, che ha sospeso diversi progetti di ricostruzione avviati nel Paese. Diverse organizzazioni non governative indiane hanno già abbandonato Kabul, dopo i recenti attacchi nella capitale e in altre aree del Paese diretti a persone di nazionalità indiana. Il fatto più grave: l’attentato del 26 febbraio costato la vita a 16 persone, fra cui 7 indiani. “Sono convinto che lo Spirito Santo fortifica e guida i nostri compagni in questa difficile missione”, ha spiegato, in una nota giunta all’Agenzia Fides, padre Edward Mudavassery SJ, responsabile di oltre 4.000 Gesuiti presenti in Asia meridionale, fra i quali quelli impegnati in Afghanistan. “I gesuiti – conclude padre Edward - sono ben coscienti del clima di insicurezza che regna nel Paese, ma tutti i religiosi hanno deciso volontariamente di rimanere e di continuare a svolgere le loro opere sociali e nel campo dell’istruzione, che danno un prezioso contributo al bene della nazione”. (R.R.)

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    Commozione ai funerali di padre Peter, il sacerdote degli emarginati ucciso in India

    ◊   Un sacerdote "semplice e molto religioso, che ha sempre svolto al meglio i propri compiti. Fraternamente unito ai sacerdoti della diocesi di appartenenza, recitava i Vespri insieme alla comunità". È il ricordo di padre Solomon Rodrigues, parroco di S. Pietro a Koliwada e rettore del Collegio Gonsalo Garcia, durante i funerali di padre Peter Bombacha. Il sacerdote - riporta Asianews - è stato assassinato il 28 aprile scorso a Baboola, a un chilometro dalla casa del vescovo di Vasai, antica città vicino a Mumbai (Maharashtra). L’efferato omicidio è stato compiuto con un paio di forbici all’interno dell’ashram di Nirashritashramata, il monastero da lui fondato. Padre Peter era vicino ai più poveri, agli emarginati e seguiva un gruppo di alcolisti; celebrava ogni giorno la Messa; la sera pregava recitando i Vespri, cui partecipavano molti fedeli. La domenica distribuiva medicinali ai sofferenti, mentre il sabato riuniva la popolazione per invocare lo Spirito Santo. Il suo corpo martoriato è stato ritrovato dai fedeli che aspettavano la Messa mattutina. Oltre ai colpi di forbici, aveva una corda attorno al collo. La polizia ha aperto un’inchiesta. Il funerale è stato celebrato dall’arcivescovo di Vasai, mons. Felix Anthony Machado, dal vescovo ausiliare di Mumbai, mons. Percival Fernandes, e da mons. Francio Correa, cancelliere della diocesi di Vasai. Presenti i fedeli e il clero locale, che hanno voluto salutare, commossi, per l’ultima volta padre Peter. (R.R.)

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    Vietnam: i sacerdoti punto di riferimento per oltre 5 milioni di cattolici nel Paese

    ◊   Nella 47ma giornata internazionale per le vocazioni, i cattolici del Vietnam hanno ricordato con messe e momenti di preghiera il lavoro di oltre 3700 sacerdoti. Le celebrazioni, avvenute il 25 aprile scorso, hanno coinvolto tutte le diocesi del Paese. In Vietnam, scrive Asianews, vivono 5,7 milioni di cattolici (6,8% della popolazione) pari a 1634 fedeli per ciascun sacerdote. Dal 1975, soprattutto nel sud, i preti cattolici compiono la loro missione sotto il costante controllo delle autorità comuniste e rischiano ogni giorno di subire soprusi e violenze. La restrizione dell’attività pastorale non ha fermato il lavoro dei sacerdoti, che operano nelle campagne tra i contadini e nelle città, nuovi centri economici del Paese e meta per decine di migliaia di cattolici. “Lavoro 12 ore al giorno – racconta p. Nguyen della parrocchia di Tan Hoa (provincia di Bao Loc) – ma le cose da fare sono sempre più. Oltre all’attività della parrocchia, aiuto anche le associazioni realizzate dai cattolici nella comunità”. La realizzazione di opere di carità aperte a tutta la popolazione ha reso i sacerdoti un fondamentale punto di riferimento per la gente. (R.R.)

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    Colombia: la Chiesa lancia un'agenda di pace per porre fine a 45 anni di conflitti

    ◊   La Chiesa Cattolica della Colombia, per mezzo della Commissione di Conciliazione Nazionale (CCN), ha proposto ai candidati presidenziali un’agenda per un accordo nazionale come soluzione ai quattro decenni di conflitto armato nel Paese. La proposta di dialogo, contenuta in un documento, è stata presentata da padre Dario Echeverry, missionario dei clarettiani nel contesto del Foro Internazionale, presso la sede della Conferenza Episcopale. “Proponiamo ai candidati presidenziali un impegno a cercare soluzioni pacifiche al conflitto”, ha detto il religioso. Dalla nota, inviata alla Agenzia Fides, si apprende che al Foro Internazionale hanno partecipato politici, vescovi, il nunzio apostolico mons. Aldo Cavalli, il cardinale Pedro Rubiano Sáenz, membri del corpo diplomatico e delegati di molte organizzazioni civili. Il conflitto armato in Colombia si trascina da 45 anni, coinvolge gruppi di paramilitari, di ribelli e gli agenti del governo. Finora ha causato più di 100.000 morti e circa tre milioni di sfollati. L’agenda, definita da padre Echeverry come “Accordo Nazionale di Piccoli Passi per la Pace e la Riconciliazione”, raccoglie il consenso dei leader politici e civili da 158 comuni di tutto il Paese. Il documento propone anche una politica che porti al negoziato, lo stato sociale di diritto, la trasparenza delle risorse pubbliche, alternative sostenibili di produzione e le garanzie per una vita dignitosa. (R.R.)

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    In un convegno a Roma la Cina di oggi dopo Matteo Ricci: l'economia ha bisogno di libertà religiosa

    ◊   Il dialogo scientifico, culturale, religioso, iniziato da Matteo Ricci 400 anni fa è attuale nella Cina di oggi segnata da un gigantesco sviluppo economico, che crea però anche abissali povertà, conflitti e un vuoto spirituale che può essere colmato solo da una proposta che sappia mettere insieme la scienza e lo spirito, l’economia e la libertà religiosa. A rischio è lo stesso programma della leadership cinese di costruire “una società armoniosa, un mondo armonioso. Sono queste le conclusioni emerse al convegno internazionale su “la Cina di oggi e Matteo Ricci”, tenutosi ieri ai Musei Capitolini di Roma. Organizzato da AsiaNews, l’incontro è quasi un bilancio dell’anno dedicato al missionario gesuita, che si conclude l’11 maggio 2010. Al convegno hanno preso parte personalità vaticane e testimoni del dialogo fra intellettuali e cristiani nella Cina contemporanea: tra questi, mons. Robert Sarah, segretario della Congregazione per l’evangelizzazione dei popoli; p. Savio Hon Tai-fai, SDB, di Hong Kong, della Commissione teologica internazionale; il prof. Giuseppe Jing, direttore del Centro culturale Cina-Europa; p. Bernardo Cervellera direttore di AsiaNews.

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    Mons. Ravasi: l'indifferenza è il vero male dell'Europa

    ◊   “Il problema fondamentale della cultura europea, più che l’aggressività anticristiana pure esistente, è l’indifferenza e la secolarizzazione”. Lo ha detto al Sir il presidente del Pontificio Consiglio per la Cultura, mons. Gianfranco Ravasi, che oggi, presso l’abbazia benedettina di Santa Scolastica, a Subiaco (ore 20.30), terrà una relazione su “La Parola della Bibbia nelle parole della cultura europea”. Nell’800, ha ricordato mons. Ravasi, “il marxismo era una visione alternativa al Cristianesimo ma di grande dignità, oggi invece ci troviamo di fronte ad una sorta di muro di gomma, di amoralità, indifferenza, che affronta i problemi etici sulla base esclusivamente dell’immediata necessità o di soluzioni meno problematiche, senza mai interrogarsi”. Questo, per mons. Ravasi, “porta ad una decadenza generale, ad un livello politico basso, a una cultura superficiale dove impazzano comportamenti di superficie o provocatori in modo infantile. Questa è la perdita dell’identità europea. Ritornare alla parola biblica, allora, significa tornare ai temi ultimi, l’amore, il dolore, il male, la morte, la trascendenza. Tornare a terapie anche un po' violente e non accontentarci del minimo”.(R.R.)

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    Libano: Italia in prima linea contro l'abbandono scolastico

    ◊   Un progetto in favore della riduzione del tasso di abbandono scolastico in 8 istituti della regione di Akkar (nel nord del Libano): questo il programma dell’associazione “Un ponte per..” presentato all’Abdeh Station Lari (Centro di ricerca per l’agricoltura libanese, Beirut). All'evento hanno partecipato il rappresentante della Cooperazione Italiana, Hassan Bitar, e il portavoce del ministro dell’educazione libanese, Hussam Shahada. Il progetto, informa il Sir, cofinanziato dal Programma Ross della Cooperazione Italiana del ministro degli Esteri, ha coinvolto oltre 2.300 studenti iscritti all’anno scolastico 2009/2010, 189 insegnanti delle scuole primarie e intermedie e 35 giovani volontari dai villaggi della regione di Akkar. L’obiettivo era promuovere il ruolo della scuola pubblica e garantire il diritto dei bambini alla partecipazione tramite attività come: gemellaggi con le scuole italiane, una ricerca/studio sull’abbandono scolastico, reclutamento e formazione degli operatori sociali, organizzazione di eventi, laboratori, allestimento di spazi polifunzionali e biblioteche in ognuna delle otto scuole. L’intervento si lega al metodo utilizzato a partire dal 2007 con il progetto “Farah Lebanon”, componente di “Adopt-a-school program” dell’Unicef, che si sta svolgendo in 17 scuole pubbliche della Beqaa (Libano). (R.R.)

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    A Roma il 4 maggio la presentazione del nuovo libro di Laurentin

    ◊   “Trattato sulla Trinità” è il titolo dell'ultima fatica di Renè Laurentin, che verrà presentata presso l’Ateneo Pontificio Regina Apostolorum di Roma martedì 4 maggio. Ad introdurre l’incontro, padre Pedro Barrajòn LC, rettore dell’Ateneo, padre Juan Pablo Ledesma Lc, decano della Facoltà di Teologia, e Angelo Serra, coordinatore editoriale di Edizioni ART. Successivamente a diversi interventi, concluderà l’autore stesso. Il "Trattato", riferisce una nota del Sir, segue una prima voluminosa pubblicazione dello stesso autore sulla Trinità ("La Trinité, mystère et lumière", Fayard, 1999). René Laurentin è dottore in lettere e professore in numerose università francesi ed estere, è stato esperto del Concilio Vaticano II, membro del consiglio di redazione della rivista teologica internazionale “Concilium”. Ha ricevuto 12 premi internazionali, ha scritto un centinaio di opere e molti articoli su riviste specializzate. (R.R.)

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    24 Ore nel Mondo



    Marea nera: dopo Luisiana e Florida, è stato di emergenza anche in Alabama e Mississipi

    ◊   Si aggrava sempre di più la catastrofe ambientale negli Stati Uniti: un'altra piattaforma petrolifera si è rovesciata in un canale in Louisiana. Non ci sono feriti e l’unità non sta perdendo carburante ma sono scattate misure precauzionali. Intanto si allunga l’elenco degli Stati che dichiarano l’emergenza di fronte al dilagare della marea nera provocata dalla piattaforma Deepwater Horizon affondata il 22 aprile scorso dopo una esplosione e un incendio, a 70 km dalle coste della Louisiana, nel Golfo del Messico. Il presidente degli Stati Uniti visiterà le zone colpite entro nelle prossime 48 ore. Il servizio di Fausta Speranza.

     
    I primi uccelli con le ali coperte dal petrolio sono approdati a riva in Louisiana. Il Mississipi è quasi lambito dalla marea nera. E dopo Louisiana e Florida, anche Alabama e Mississippi dichiarano lo stato di emergenza. La marea di petrolio è ormai davanti alle coste. Ma a mobilitarsi non sono solo i soccorsi ambientali: i maggiori studi legali americani si scatenano, avviando cause di risarcimento danni contro tutte le aziende coinvolte nello scoppio della piattaforma petrolifera. Un avvocato che difende alcuni pescatori di gamberi della zona ha chiesto 5 milioni di dollari alla Bp. Altra causa analoga, sempre a tutela di alcuni pescatori, è stata avviata da Bob Kennedy Jr, famoso avvocato esperto di diritto ambientale. Ma non sono le uniche. Mentre si cerca di cominciare a stimare i danni economici, la guardia costiera americana avverte: la perdita di petrolio nel Golfo del Messico potrebbe arrivare fino a milioni di litri di greggio ogni ora. Sembra infatti ci siano due nuove falle. Il settore della pesca della sola Louisiana potrebbe subire perdite per almeno 2,5 miliardi di dollari. In Florida il calo del turismo nelle prossime settimane potrebbe tagliare 3 miliardi di dollari. Accusato di aver reagito con lentezza al disastro che investe la stessa regione devastata cinque anni fa dall'uragano Katrina, Obama sottolinea che “il governo sta facendo tutto il necessario” e chiede al ministro dell'Interno un rapporto entro 30 giorni “sulle tecnologie e le precauzioni da prendere per evitare altri incidenti come questì. Al momento, sono congelati i piani di nuove esplorazioni offshore.

    Kathmandu paralizzata dalla manifestazione dei maoisti
    La capitale nepalese Kathmandu è paralizzata a causa di una manifestazione indetta dall'opposizione maoista. I maoisti accusano il partito al governo di ritardare il processo di pace e chiedono di formare un governo di unità nazionale. Da stamattina è in corso una riunione della coalizione di governo per cercare una soluzione alla crisi politica e scongiurare lo sciopero generale a oltranza proclamato dai maoisti a partire da domani.

    Terrorismo nel Caucaso
    Una bomba è esplosa oggi nella tribuna d'onore dell'ippodromo di Nalchik, capitale della repubblica russa della Kabardino Balkaria, nel Caucaso settentrionale. Lo riferiscono le agenzie russe precisando che una persona è morta e dieci sono rimaste ferite. Secondo l'Itar Tass, i dirigenti della repubblica non stavano assistendo alle gare. La Kabardino-Balkaria si trova vicino alla Cecenia, all'Inguscezia e al Daghestan, ma la situazione è molto più tranquilla rispetto alle altre tre repubbliche. “L'esplosione potrebbe essere una vendetta da parte degli estremisti per la repressione contro gruppi di banditi e potrebbe mirare a destabilizzare la repubblica durante le vacanze di maggio”, ha detto il presidente Arsen Kanokov.

    Esplosioni a Mogadiscio: perdono la vita 30 persone
    Due esplosioni hanno ucciso oggi almeno trenta persone in una moschea di Mogadiscio. Si tratta della moschea Abdalla Shideye, vicina al Bakara Market, l'affollata zona della capitale somala dove si contendono il potere due gruppi di insorti, Hizbul Islam e al Shabaab, legato ad al Qaeda. Non è chiaro chi ci sia dietro all'esplosione anche se i residenti sospettano che si tratti del risultato di una lotta interna ai due gruppi, che combattono contro il governo sostenuto dagli occidentali. Secondo alcuni testimoni, obiettivo dell'attacco di oggi potrebbe essere stato un alto esponente degli Shebaab, Fuad Mohamed Khalaf. La moschea è spesso usata infatti da esponenti di al Shebaab per tenere discorsi.

    Attentatore suicida in Pakistan uccide due persone e ne ferisce 6
    In Pakistan un attentatore suicida si è fatto saltare in aria nella principale città della Valle dello Swat, Mingora, uccidendo due persone e ferendone almeno nove. Le forze di sicurezza avevano avviato un rastrellamento in città dopo aver avuto notizia di un imminente attacco kamikaze. Uno degli attentatori suicidi è stato abbattuto prima che potesse farsi saltare in aria. L'altro, inseguito dai poliziotti, si è rifugiato in una casa nei pressi del mercato di Sohrab Khan. Quando si è visto accerchiato, si è fatto saltare in aria.

    Usa: grande protesta contro la legge repressiva sull'immigrazione in Arizona
    Quasi 600 immigrati clandestini ricercati negli Usa per vari reati sono stati arrestati ieri in vari Stati del sud in una retata senza precedenti. Secondo la polizia di frontiera statunitense, gli arrestati sono 544 uomini e 55 donne, quasi tutti originari di Paesi dell'America latina e principalmente del Messico. Molti di loro hanno subito condanne negli Stati Uniti, sono stati rimandati nei loro Paesi di origine, ma hanno poi fatto ritorno da clandestini. Gli arresti coincidono con l’acceso dibattito che si è sviluppato in materia di immigrazione dopo il varo dei una nuova legge in Arizona, particolarmente repressiva, che permette alla polizia di controllare chiunque se sorge il sospetto che possa trattarsi di un clandestino. Proprio oggi, contro tale legge, centinaia di migliaia di immigrati, soprattutto latino-americani, manifesteranno negli Stati Uniti per chiedere una vera riforma federale sull’immigrazione.(Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)

     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 121

     
    E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.

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