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Sommario del 30/06/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa dedica l'udienza generale a San Giuseppe Cafasso, patrono dei carcerati, e sottolinea l'importanza di avere una guida spirituale
  • Il cardinale Ouellet nuovo prefetto della Congregazione per i Vescovi, mons. Fisichella a capo del neo dicastero per la Nuova Evangelizzazione
  • Altre rinunce e nomine
  • Messaggio del Papa ai giovani del prossimo raduno "Invocation 2010" di Birmingham: in Cristo tovate la forza di dire "sì" a Dio
  • Precisazione di padre Lombardi sulla nota relativa a Propaganda Fide. Ribadite "stima e solidarietà" al cardinale Sepe
  • Il cardinale Sandri in Eritrea dal primo al 6 luglio per commemorare il 150.mo della morte di San Giustino De Jacobis
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Aperta a Strasburgo l’udienza sull’esposizione del Crocifisso nei luoghi pubblici. Mons. Negri: toglierlo è tagliare le radici dell'Europa
  • I 50 anni di indipendenza della RD Congo. I vescovi: fondare una cultura basata sul bene comune
  • Il ricordo un anno dopo della strage di Viareggio nelle parole dell'arcivescovo di Lucca, Italo Castellani
  • Più impegno contro la discriminazione dei minori disabili: l’appello del prof. Ugazio, presidente dei pediatri italiani
  • Chiesa e Società

  • Vescovi croati: opporsi all'esposizione del Crocifisso mette a rischio "identità e valori"
  • Iraq: 76 leader cristiani chiedono più diritti e rispetto per le minoranze
  • Terra Santa. Mons. Twal ai neosacerdoti: “La vostra carità non conosca check-point o muri”
  • India: condannato deputato dell’Orissa per le violenze anticristiane del 2008
  • Indonesia: nuova campagna islamica contro la “cristianizzazione del Paese”
  • Acnur: migliora la situazione dei rifugiati in Kirghizistan
  • Ong Intervita: in Cambogia una vittima su tre della tratta è una bambina
  • Nigeria: liberato il vicerettore dell’Università cattolica sequestrato ad Abuja
  • Presidenziali in Guinea: dai capi religiosi invito alla responsabilità
  • El Salvador: appello della Chiesa dopo le violenze contro il trasporto pubblico
  • In Sri Lanka testi scolastici diffamano il cattolicesimo: la denuncia di mons. Ranjit
  • Cina: un nuovo vescovo per la diocesi di Sanyuan nello Shaanxi
  • Hong Kong: la diocesi ringrazia i familiari di sacerdoti e religiose per il sostegno alle vocazioni
  • Un luglio fitto d’impegni per la Comece
  • In Ungheria si apre l’incontro annuale del Servizio europeo per le vocazioni
  • Pellegrinaggio a Mariazell per i delegati delle Chiese europee per la salvaguardia del creato
  • In Germania giornata di preghiera ecumenica per il mondo politico
  • 24 Ore nel Mondo

  • Gli Stati Uniti dicono "si" agli aiuti offerti da 12 Paesi per fermare la marea nera
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa dedica l'udienza generale a San Giuseppe Cafasso, patrono dei carcerati, e sottolinea l'importanza di avere una guida spirituale

    ◊   “Un tempo di grazia, che ha portato e porterà frutti preziosi alla Chiesa”: così il Papa ha ricordato stamane l’Anno sacerdotale, appena concluso, dedicando la catechesi dell’udienza generale, in piazza San Pietro, alla figura di San Giuseppe Cafasso, patrono dei carcerati, nel 150mo anniversario della morte, il 23 giugno 1860 a Torino. Il servizio di Roberta Gisotti:
     
    Benedetto XVI ha chiesto di ricordare nella preghiera tutti coloro che hanno risposto alla vocazione sacerdotale. E fra questi spicca nel gruppo dei “Santi sociali” nella Torino dell’Ottocento, San Giuseppe Cafasso, “bella, grande, complessa, ricca figura di sacerdote”, come lo disegnava Pio XI, nel decreto di beatificazione. Maestro e formatore di parroci e preti diocesani nel Convitto ecclesiastico torinese di S. Francesco d’Assisi, dove Giuseppe Cafasso ‘fondo’ la sua “scuola di vita e di santità sacerdotale”.
     
    “Il suo insegnamento non era mai astratto, basato soltanto sui libri che si utilizzavano in quel tempo, ma nasceva dall’esperienza viva della misericordia di Dio e dalla profonda conoscenza dell’animo umano acquisita nel lungo tempo trascorso in confessionale e nella direzione spirituale."

     
    Fra i tanti preti santi alla scuola di Cafasso, anche il compaesano di Castelnuovo d’Asti, S. Giovanni Bosco, che ne sottolineava le doti di “calma, accortezza e prudenza”.

     
    Ma “il primo – ha osservato il Papa - non si impose mai sul secondo”, piuttosto il maestro rispettò l’allievo “nella sua personalità e lo aiutò a leggere quale fosse la volontà di Dio su di lui”. “Un segno della saggezza del maestro spirituale e dell’intelligenza del discepolo”.
     
    “Cari amici, è questo un insegnamento prezioso per tutti coloro che sono impegnati nella formazione ed educazione delle giovani generazioni ed è anche un forte richiamo di quanto sia importante avere una guida spirituale nella propria vita, che aiuti a capire ciò che Dio vuole da noi”.
     
    Giuseppe Cafasso fu anche sempre vicino agli ultimi, in particolare ai carcerati, che allora nel capoluogo piemontese vivevano in condizioni disumane. Specialissime cure umane e spirituali riservò ai condannati a morte, accompagnandone ben 57 al patibolo.
     
    “La sua semplice presenza faceva del bene, rasserenava, toccava i cuori induriti dalle vicende della vita e soprattutto illuminava e scuoteva le coscienze indifferenti”.

    Nei saluti finali, il Santo Padre, ha rivolto indirizzi particolari nelle varie lingue agli arcivescovi metropoliti presenti in Piazza San Pietro, che ieri hanno ricevuto il Sacro Pallio durante la Messa celebrata dal Papa nella Basilica vaticana, nella Solennità dei Santi Pietro e Paolo.

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    Il cardinale Ouellet nuovo prefetto della Congregazione per i Vescovi, mons. Fisichella a capo del neo dicastero per la Nuova Evangelizzazione

    ◊   Giornata di importanti nomine, in Vaticano. Come atteso, Benedetto XVI ha provveduto a designare in particolare alcuni nuovi capi dicastero, compreso quello di recente istituzione, annunciato due giorni fa nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura durante i Vespri della vigilia per la solennità dei Santi Pietro e Paolo. I particolari nel servizio di Alessandro De Carolis:
     
    E’ l’arcivescovo Rino Fisichella il prescelto da Benedetto XVI per guidare il neonato Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione, il cui compito ha spiegato il Papa stesso lunedì sera sarà quello di rinnovare lo slancio della fede in quei Paesi dove era “risuonato il primo annuncio” e dove, tuttavia, si registra “una progressiva secolarizzazione della società e una sorta di ‘eclissi del senso di Dio’”. Nell’assumere questo nuovo incarico, mons. Fisichella lascia i due precedenti, quello di presidente della Pontificia Accademia per la Vita e quello, dopo otto anni, di rettore della Pontificia Università Lateranense. Benedetto XVI ha provveduto contestualmente alla nomina dei due nuovi massimi responsabili di queste istituzioni: a capo dell’Accademia pontificia è stato designato colui che finora ne ricopriva l’incarico di cancelliere, ovvero mons. Ignacio Carrasco de Paula, mentre come rettore della Lateranense entra il teologo salesiano don Enrico dal Covolo, ordinario di Letteratura cristiana antica greca presso la Pontificia Università Salesiana e membro della Pontificia Accademia di Teologia, il quale di recente aveva scritto su richiesta del Papa le meditazioni per l’ultima Via Crucis del Venerdì Santo celebrata al Colosseo.

     
    Tra le nomine di punta, figura anche quella riguardante l’avvicendamento alla guida della Congregazione per i Vescovi, che il cardinale Giovanni Battista Re lascia per raggiunti limiti di età e al quale subentra il 66.enne cardinale canadese Marc Ouellet, religioso Sulpiziano, finora arcivescovo di Québec, ma in passato a lungo in Vaticano, dove fra l’altro è stato consultore della Congregazione per la Dottrina della Fede e della Congregazione per il Culto Divino e la Disciplina dei Sacramenti, oltre che membro della Commissione Interdicasteriale Permanente per la Chiesa in Europa Orientale, e attualmente membro della Pontificia Accademia di Teologia.

     
    Un cambio della guardia reso noto oggi riguarda anche l’incarico di osservatore permanente della Santa Sede presso l'Onu di New York. L’arcivescovo Celestino Migliore, che lo deteneva, è stato nominato dal Pontefice nuovo nunzio apostolico in Polonia. Il suo sostituto non è stato ancora reso noto.

     
    Da segnalare, questa mattina, l’udienza che il Papa ha fissato con mons. André-Mutien Léonard, l’arcivescovo di Malines–Bruxelles che nei giorni scorsi ha vissuto in prima battuta la vicenda delle perquisizioni della polizia belga nell’arcivescovado cittadino – severamente stigmatizzate dalla Santa Sede nei modi in cui sono state condotte – e relative all’inchiesta sugli abusi commessi dal clero belga.

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    Altre rinunce e nomine

    ◊   Negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Hartford, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Peter A. Rosazza.

    Sempre negli Stati Uniti, il Papa ha accettato la rinuncia all’ufficio di ausiliare dell’arcidiocesi di Boston, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Emilio S. Allué. Al suo posto, il Pontefice ha nominato ausiliari il sacerdote Arthur L. Kennedy, 66 anni, e il sacerdote Peter J. Uglietto, 59 anni, del clero della medesima arcidiocesi, rispettivamente rettore del “St. John Seminary” e rettore del “Blessed John XXIII National Seminary”.

    Ancora negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Spokane, presentata presentata per raggiunti limiti di età mons. William S. Skylstad. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Blase J. Cupich, finora vescovo di Rapid City. Mons. Cupich ha 62 anni e ha frequentato il “College of Saint Thomas” a Saint Paul, Minnesota, dove ha ottenuto il Baccalaureato in filosofia. Quindi, è stato alunno del Pontificio Collegio Americano del Nord a Roma e ha studiato teologia presso la Pontificia Università Gregoriana. Più tardi ha ottenuto il Dottorato in Teologia presso l’Università Cattolica d’America a Washington D.C. Ha pubblicato diversi articoli in merito. Ordinato sacerdote, ha svolto fra l’altro gli incarichi di direttore dell’Ufficio liturgico arcidiocesano, collaboratore locale presso la nunziatura apostolica a Washington e parroco. Nominato vescovo di Rapid City, South Dakota, è stato membro di numerosi Comitati della Conferenza episcopale e attualmente presiede il Comitato del “Protection of Children and Young People”. Oltre l’inglese conosce l’italiano, lo spagnolo, il francese e il tedesco.

    Il Pontefice ha nominato il sacerdote John Richard Cihak Cerimoniere Pontificio.

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    Messaggio del Papa ai giovani del prossimo raduno "Invocation 2010" di Birmingham: in Cristo tovate la forza di dire "sì" a Dio

    ◊   “Restare uniti al Signore per discernere la sua volontà e riporre la fiducia nella forza dello Spirito Santo che dona il coraggio per dire ‘sì’ alla volontà di Dio”. Sono le parole con le quali Benedetto XVI incoraggia i giovani, dai 16 ai 35 anni, che partecipano al week end vocazionale “Invocation 2010”, in programma a Oscott, località in provincia di Birmingham, dal 2 al 4 luglio prossimi.

    Il messaggio è stato inviato a mons. Vincent Gerard Nichols, arcivescovo di Westminster e primate cattolico. La benedizione del Papa giunge a poco più di due mesi dal suo viaggio apostolico in in Inghilterra, “un tempo di preparazione – si legge nel messaggio – nel quale questo Paese occupa un posto speciale nei pensieri e nelle preghiere del Papa”.

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    Precisazione di padre Lombardi sulla nota relativa a Propaganda Fide. Ribadite "stima e solidarietà" al cardinale Sepe

    ◊   Il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, interpellato da alcuni giornalisti è ritornato sulla nota pubblicata lunedì scorso riguardante i compiti e le funzioni svolti dalla Congregazione per l'Evangelizzazione dei popoli. In particolare, ha precisato padre Lombardi, “il riferimento alle operazioni finanziarie per le quali - affermava la nota - possono essersi verificati anche ‘errori di valutazioni’ va considerato come un dato generale, senza riferimento a nessuna gestione in particolare".

    Nei confronti dell'arcivescovo di Napoli, Crescenzio Sepe, che ha guidato la Congregazione dal 2001 al 2006, si ribadisce – ha concluso padre Lombardi – “stima e solidarietà, nella certezza che il suo corretto operato possa condurre a un completo e rapido chiarimento della vicenda giudiziaria”.

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    Il cardinale Sandri in Eritrea dal primo al 6 luglio per commemorare il 150.mo della morte di San Giustino De Jacobis

    ◊   Un viaggio in Eritrea per ricordare un missionario dell’Ottocento diventato Santo e considerato “Padre” della Chiesa cattolica del Paese: Giustino De Jacobis. Nel 150.mo della sua morte, il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, compirà un viaggio commemorativo nello Stato africano, dal primo al 6 luglio. Il porporato, informa un comunicato, visiterà in compagnia del nunzio apostolico in Eritrea e Sudan, l’arcivescovo Leo Boccardi, le tre Eparchie cattoliche orientali di Asmara, Barentu e Keren (che contano in totale oltre 150 mila fedeli) per incontrarvi vescovi, sacerdoti, religiosi e laici e portare loro il saluto e la benedizione del Papa, “nonché – si legge – la vicinanza della Congregazione per le Chiese Orientali”.

    San Giustino De Jacobis, missionario Lazzarista, visse tra il 1800 e il 1860. Nel 1839 fu nominato Praefectus Apostolicus Abissiniae et finitimarum regionum e ordinato vescovo nel 1849. Paolo VI lo canonizzò nel 1975.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   La libertà degli apostoli: in prima pagina, un editoriale del direttore sulla festa dei santi Pietro e Paolo, occasione a lungo meditata e preparata da Benedetto XVI per spiegare il significato vero del primato romano e del suo esercizio.

    Impegno etico e protezione dei rifugiati: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede a Ginevra.

    Il canonico che si portò la Sindone a casa: in cultura, un estratto di Giuseppe Ferraris (ora riproposto in copia anastatica dalle Edizioni Saviolo) dagli atti del primo convegno regionale del centro internazionale di sindonologia, svoltosi a Vercelli il 9 aprile 1960.

    Tutti i padri del restauro moderno: anticipazione dell'intervento di Antonio Paolucci alla presentazione del libro di Bruno Zanardi "Il restauro. Giovanni Urbani e Cesare Brandi, due teorie a confronto".

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    Oggi in Primo Piano



    Aperta a Strasburgo l’udienza sull’esposizione del Crocifisso nei luoghi pubblici. Mons. Negri: toglierlo è tagliare le radici dell'Europa

    ◊   E' durata stamani circa tre ore a Strasburgo l’udienza davanti alla Gran Camera della Corte europea per i diritti dell’uomo sul caso del Crocifisso nelle scuole pubbliche d’Italia. Alla Corte aveva fatto ricorso il governo italiano, contestando una sentenza dello scorso novembre con cui si stabiliva che l’esposizione del Crocifisso nelle scuole pubbliche costituisce una violazione del principio di libertà religiosa tra gli alunni. La decisione dei giudici sarà resa nota tra alcuni mesi. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
     
    Ai 17 giudici della "Grande Chambre" della Corte europea dei Diritti dell’uomo è spettato il compito di ascoltare le ragioni del governo italiano che ha fatto ricorso contro la sentenza emessa il 3 novembre scorso dalla stessa Corte. Nella sentenza, si affermava che la presenza del Crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche costituisce una violazione dei diritti dei genitori a educare i figli secondo coscienza e allo stesso tempo una limitazione della libertà religiosa degli alunni. L’udienza è stata scandita dalla richiesta dei giudici, prima al rappresentante legale del governo italiano e poi del ricorrente, di esporre le proprie argomentazioni. Quelle del governo italiano sono state presentate dal giudice Nicola Lettieri. Per la parte ricorrente, la cittadina italiana di origine finlandese, Soile Lautsi, che pretende di togliere la croce dalle aule scolastiche, è intervenuto l’avvocato Nicolò Paoletti. Dieci Paesi membri del Consiglio d’Europa, 33 parlamentari, alcune Ong e associazioni hanno inoltre presentato memorie a sostegno dell’Italia. La decisione sarà definitiva ma, secondo fonti della Corte, trascorreranno per prassi dai sei mesi ad un anno prima che la sentenza venga resa pubblica.

    Su alcuni degli aspetti rilevanti di questa udienza si sofferma l’inviato di Avvenire a Strasburgo, Pierluigi Fornari, intervistato da Amedeo Lomonaco:
     
    R. – E’ importante il fatto che in questo dibattito, oltre all’Italia, dieci Paesi abbiano presentato le memorie, tra cui Stati ortodossi e anche dell’Europa ex-comunista.

     
    D. – E poi un altro aspetto rilevante è che a difendere otto di questi dieci Paesi sia un giurista ebreo, il prof. Joseph Weiler …

    R. – E’ stato molto interessante, e anche toccante, vedere un ebreo osservante – questa mattina aveva la kippah in testa – difendere il Crocifisso, la possibilità di esporre il Crocifisso nelle scuole. Il professor Weiler ha fatto un discorso di grandissimo spessore, inquadrando il problema nell’orizzonte della post-modernità in cui bisogna conciliare le tradizioni, le identità nazionali con le libertà individuali, con le minoranze. Molto intelligentemente, ha detto che questo rapporto si può sviluppare in modo tollerante, in modo pluralista all’interno della tradizione. E lo stesso simbolo cristiano del Crocifisso può aiutare in questo.

     
    D. – Su quale argomentazione, invece, ha fatto leva la controparte, quella della signora Lautsi che pretende di togliere la Croce dalle aule scolastiche?

    R. – Una difesa strenua della laicità, richiamando alcune sentenze della Corte costituzionale. Però, mi sembra, che proprio da queste sentenze emerga una concezione della laicità aperta, non rigida. Una concezione nella quale la presenza della dimensione religiosa nello spazio pubblico non solo è concessa, ma in qualche modo anche favorita. Mi sono sembrati, in qualche modo, argomenti un po’ deboli. Il problema di fondo è che i valori universali non possono essere difesi sulla base di una rivendicazione di diritti individuali. Devono essere difesi alla luce dei principi di diritto universale che, in fondo, sono stati all’origine della Dichiarazione e della Convenzione dei diritti dell’uomo. E tale Dichiarazione ha dato origine proprio alla Corte di Strasburgo.

    Il Crocifisso è un fondamento religioso e culturale imprescindibile. Cercare di rimuoverlo è un tentativo di provare a recidere le radici della storia, come sottolinea al microfono di Fabio Colagrande il vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Luigi Negri:
     
    R. – Il Crocifisso è l’espressione sintetica, fondativa e dinamica di un grande evento: l’inculturazione che la fede ha fatto da secoli della cultura e della società. E’ certamente il simbolo significativo e irrinunciabile della fede dei cattolici. Pensare che possa essere soppresso vuol dire fare un’operazione di vera e propria barbarie culturale, perché si toglie il fondamento. Il fondamento non è imposto a nessuno: il fondamento c’è, può essere riconosciuto e può non essere riconosciuto. Ma non si può levare dalla nostra cultura popolare, come ricordava Benedetto XVI nel grande convegno delle Chiese italiane a Verona.

     
    D. – La vicenda del Crocifisso è una vicenda che è stata in qualche modo sollevata in alcuni ambienti culturali europei, ma che non sembra riflettere quello che è una sensibilità della popolazione europea. Lei è d'accordo con questa valutazione?

     
    R. – Io sono d'accordo perchè c’è un senso del popolo che supera l’intellettualismo. E’ evidente che i popoli europei guardano al Crocifisso come ad un orizzonte di vita. Per esempio, nel Crocifisso troviamo la sintesi di sacrificio e di successo, di sacrificio e di vittoria, di morte e di risurrezione… Questi sono valori che consentono all’uomo del Terzo Millennio di vivere da uomo. Che poi per taluni – pochi o tanti, non interessa – vi sia un contenuto di fede, è una questione di libertà di coscienza. Ma per i popoli dell’Europa è ancora un punto di riferimento, togliendo il quale resterebbero senza radici.

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    I 50 anni di indipendenza della RD Congo. I vescovi: fondare una cultura basata sul bene comune

    ◊   La Repubblica Democratica del Congo festeggia oggi il 50.mo dell’indipendenza dal Belgio. Numerose le manifestazioni in corso: a Kinshasa è presente l’arcivescovo Luigi Travaglino, in qualità di rappresentante del Papa, insieme con il re del Belgio, Alberto II, il presidente sudafricano, Jacob Zuma, e il segretario dell’Onu, Ban Ki-moon. Nel messaggio inviato al popolo congolese per l’occasione, la plenaria dei vescovi ha voluto nei giorni scorsi non solo rendere grazie al Signore per il cammino compiuto nel Paese attraverso l’annuncio del Vangelo, ma anche mettere in luce aspetti problematici della giovane Repubblica, invocando per il futuro una nuova cultura fondata sul rispetto del bene comune e la collaborazione della comunità internazionale. Ma qual è oggi il volto del Paese africano? Gabriella Ceraso lo ha chiesto a padre Franco Bordignon, religioso Saveriano, raggiunto telefonicamente a Bukavu:
     
    R. – E’ difficile definire un volto dopo 50 anni di traversie, di tribolazioni, di guerre interne, esterne, fratricide, tribali… Da una parte, possiamo dire che c’è un volto di gioia e di speranza verso l’avvenire, che cambierà grazie alla costanza, grazie anche alla non violenza del popolo congolese. E’ soprattutto su questo che la lettera dei vescovi fa leva per un Paese migliore, perché è veramente un Paese benedetto da Dio in tutti i sensi. Dall’altra parte, però, c’è una situazione che pesa come una cappa di piombo e dalla quale la gente non riesce a liberarsi, ed è la situazione politica legata ai dirigenti attuali e ai dirigenti passati. Come se il Congo fosse una proprietà privata, come lo era stato fino al 1908: ora appartiene ai dirigenti.

     
    D. – Ed è infatti la situazione che i vescovi denunciano: diseguaglianze sociali, l’uomo assente dal centro delle preoccupazioni economiche e politiche…

     
    R. – La gente non è più considerata. La gente, nonostante rivendichi i propri diritti, nonostante rivendichi la propria dignità, è considerata come qualcosa di cui si può anche fare a meno: 50 anni sono 50 anni, mezzo secolo in cui il popolo ha camminato veramente ed è arrivato al punto di sapere decidere, di sapersi autodeterminare, nonostante tutto. Ma si domanda: di tutto questo, cosa riceviamo noi? Se c’è un sentimento che manca nel popolo, oggi, possiamo dire che è il sentimento di patriottismo, per cui tutti si sentano figli della stesa Patria, dello stesso Paese. Per percepirlo, dovrebbero poter beneficiare delle ricchezze e del benessere del Paese.

     
    D. – Qual è stato il ruolo del Paese, in questo lungo percorso durato mezzo secolo?

     
    R. – Non fosse stato per la Chiesa, non avremmo oggi il Congo che abbiamo. La Chiesa ha saputo prevenire e lenire le ferite che ci sono state durante tutti questi anni, dare coraggio, riportare la concordia attraverso il Magistero, attraverso il Vangelo calato nella realtà. La Chiesa ha saputo creare questa speranza che da inizio ad un nuovo Congo.

     
    D. – I vescovi sottolineano l’importanza di rianimare la speranza del popolo: è difficile, in questa situazione?

     
    R. – I vescovi si sono impegnati a fare tutto un cammino di presa in carico, dell’autogestione della comunità e quindi di non lasciare tutto nelle mani dei dirigenti, come se fosse affar loro.

    Un Congo “votato non alla morte, ma alla vita, non condannato alla povertà, ma alla ricchezza, non destinato al sottosviluppo, ma al progresso”: con queste parole, riportate da Misna, l’arcivescovo di Kinshasa, Laurent Monsengwo Pasinya, ha descritto il Paese nell’omelia che ha pronunciato in occasione del 50.mo anniversario dell’indipendenza della nazione africana. Il presule si rivolge direttamente ai cittadini, ricordando loro le bellezze e la ricchezza di cui il Congo dispone, ma s’interroga, al tempo stesso, sul modo in cui sono state sfruttate in passato, “senza produrre benessere per tutti” e li esorta a prendersi “un impegno per costruire un Congo nuovo, di prosperità, più grande e più bello, degno di tutte le sue potenzialità e dei doni ricevuti dal Signore”. L’obiettivo, afferma, dev’essere edificare un Paese “fondato sul lavoro, la giustizia e la pace, da lasciare alle generazioni future”. Per questo, il presule conclude invocando “coraggio e forza per operare un cambiamento profondo di mentalità e per un’assunzione di responsabilità”. (A cura di Roberta Barbi)

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    Il ricordo un anno dopo della strage di Viareggio nelle parole dell'arcivescovo di Lucca, Italo Castellani

    ◊   Ieri sera alle 23.50, Viareggio si è fermata per ricordare la strage di un anno fa, quando 32 persone morirono per l’esplosione di un vagone ferroviario carico di Gpl. La cittadina ha ricordato i suoi morti nella strada vicina alla ferrovia, via Ponchielli, dove abitavano la gran parte delle vittime, dopo un corteo per le strade del centro e una preghiera interreligiosa allo stadio dei Pini. Su richiesta dei parenti delle vittime non erano presenti rappresentanti delle Istituzioni nazionali. Il presidente della Repubblica, Napolitano, in un messaggio ha rivolto un pensiero “commosso” alle 32 vittime. E’ stata conferita la cittadinanza italiana ad una ragazza marocchina, Ibtissam Ayad, di 22 anni che ha giurato sulla Costituzione italiana inviata dal presidente Napolitano. Nella strage di un anno fa, perse tutta la famiglia. Al microfono di Luca Collodi, il ricordo dell’anniversario della strage di Viareggio nelle parole di mons. Benvenuto Italo Castellani, arcivescovo di Lucca, presente ieri sera a Viareggio.
     
    R. – Queste ferite la gente le sente vivere sulla propria pelle. La città piange, quindi fa memoria dei propri morti e feriti, ma a me sembra che abbia la passione, la forza per vivere questo momento, la fede anche per chiedere giustizia, senza rancore e cattiveria. Io questo lo colgo nel cuore della gente, al di là di quello che può apparire dalla stampa. Non c’è rancore, non c’è cattiveria nella gente, soprattutto nelle famiglie che hanno perso le persone care, ma vivono nella consapevolezza del valore assoluto della persona e delle vite umane. Questo è il senso profondo di questa ferita aperta e anche di alcune divisioni che in questo momento emergono con una certa forza.

     
    D. – Il primo anniversario della strage di Viareggio è ricordato anche nella preghiera. Lei che cosa ha detto alle persone che sono state colpite da questo dramma?

     
    R. – Prendo spunto proprio dall’incontro a casa di Marta e Maria, nella casa di Lazzaro, dove Marta dice a Gesù: “Signore, se tu fossi stato qui mio fratello non sarebbe morto”. Partendo da questo messaggio e dalla Parola di Dio, invito la mia gente a ripartire da quei volti di bambini, di giovani, ragazze, donne, donne mature, anche stranieri, che qui avevano trovato rifugio e cittadinanza, a consegnarsi al Dio della vita. E nello stesso tempo, invito questo mio popolo, che porta nel corpo e nell’anima i segni indelebili di quella notte, che porta sofferenza, paura e angoscia e mutilazioni, a imparare da Gesù la pazienza degli umili, dei semplici, dei poveri. Pazienza che non è rassegnazione – in fondo, anche Gesù non si è mai rassegnato – ma la capacità di resistere ad una situazione terribile senza perdere dignità e coraggio e di saper soffrire senza arrendersi. Quindi dire, sì, al Signore: “Signore se fossi stato qui”, però con speranza. E invito la mia comunità a trovare risposta e senso proprio in Gesù Resurrezione e Vita. Gesù ha rotolato la tomba del sepolcro e da lì in poi è scaturita la resurrezione e la vita per ciascuno di noi.

     
    D. – Che cosa ci deve insegnare questa tragedia e queste 32 persone morte?

     
    R. – A me sembra che la lezione di vita che emerge fin dal primo momento, e continuamente, sia quella di una grande solidarietà della gente verso i propri vicini, verso le persone che hanno avuto queste grosse ferite nell’anima e nel corpo. Poi, ho visto sin dal primo momento ancora la gratuità di tanto volontariato e la professionalità nel lavoro. Penso a tutti coloro che hanno portato soccorso. E ho visto scaturire da questa tragedia un forte senso della comunità, sia ecclesiale che civile, e la fede, scaturita con spontaneità: significa che c’è nelle radici una profondità di cuore dei viareggini. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Più impegno contro la discriminazione dei minori disabili: l’appello del prof. Ugazio, presidente dei pediatri italiani

    ◊   Una guardia giurata di un centro commerciale di Reggio Emilia è stata denunciata, nei giorni scorsi, perché avrebbe allontanato da un ristorante del centro una bambina autistica che stava pranzando con la propria educatrice. La bambina sarebbe stata allontanata perché “non gradita” agli altri clienti. La vicenda riporta drammaticamente in primo piano il tema della discriminazione nei confronti dei disabili. Eliana Astorri ha chiesto al prof. Alberto Giovanni Ugazio, presidente della Società italiana di pediatria (Sip), di commentare la vicenda:

    R. - Il bambino è il nostro futuro, è il nostro avvenire e lo sono naturalmente tutti i bambini. Non dimentichiamo che un numero sempre più elevato di bambini, per fortuna e a differenza di quanto succedeva in passato, sopravvive anche se affetto da malattie gravi e diventa un bambino che ha dei problemi. Non solo convivere, ma anche proteggere e favorire la qualità di vita di questi bambini, che hanno delle problematiche croniche, è uno dei doveri della nostra società. Per i pediatri questo è un problema molto molto importante.

     
    D. - Professore, chi è il bambino autistico?

     
    R. - Il bambino autistico è un bambino che ha dei problemi soprattutto relazionali. Spessismo – come è noto – il bambino autistico è un bambino molto intelligente, molto preparato, molto sensibile, ma ha problemi nell’esprimersi con gli altri e quindi nel venire a contatto con gli altri. Ha bisogno di sostegno, ha bisogno di comprensione, ma è un bambino che se si introduce in un nucleo sociale, se si introduce nella scuola, può dare moltissimo sia in termini più ampiamente umani, sia anche in termini di contributi tecnico-scientifici, perché indubbiamente è un bambino che molto, molto spesso ha una intelligenza superiore alla norma.

     
    D. - Un bambino autistico si rende conto se intorno a lui c’è una situazione mortificante?

     
    R. - Sì, nella maniera più assoluta. Naturalmente, non dobbiamo farci ingannare dalle sue reazioni. Certamente, è un bambino che soffre, che soffre molto. Io credo che questo richieda soprattutto conoscenza da parte di tutti. Perché se chi lo vede pensa, anche senza rendersene conto, che sia un bambino che non capisce nulla e se non lo sa può ritenere – anche in buona fede – che questo bambino non si renda conto della situazione, costui rischia di fare dei gravi errori o peggio ancora quando c’è una volontà vera e proprio di offendere un bambino perché è diverso. Questa è una cosa intollerabile sul piano non soltanto etico, ma direi su quello più ampiamente sociale.

     
    D. - Qual è il lavoro dei pediatri per far crescere l’attenzione e il rispetto verso il bambino, quello più indifeso soprattutto?

     
    R. - Il lavoro dei pediatri è molto importante, a mio avviso. Lo è prima di tutto quello quotidiano del pediatra che parla con le famiglie, lo è tramite i media. La Società italiana di pediatria ha fondato da qualche mese una rivista dedicata alle famiglie, alla scuola e alle associazioni di volontariato, con la quale cerca di far passare questi messaggi di solidarietà che sono fondamentali, se vogliamo assicurare a questi bambini una vita piena e degna non solo di essere vissuta, ma anche di alto livello. Credo che sempre più – e qui c’è un punto che ci è particolarmente caro e che speriamo che il ministero lo raccolga – i pediatri dovrebbero partecipare sempre più attivamente alla vita della scuola, proprio nella formazione degli insegnanti: questo per far conoscere le realtà dei bambini con malattie croniche, che sono poi i bambini che regolarmente frequentano la scuola, perché possano avere nella scuola l’accoglienza che è loro dovuta. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Chiesa e Società



    Vescovi croati: opporsi all'esposizione del Crocifisso mette a rischio "identità e valori"

    ◊   Mentre a Strasburgo è iniziata l’udienza per il riesame del pronunciamento della Corte europea dei diritti dell’uomo sul crocifisso, scendono in campo anche i vescovi croati. “La presenza dei simboli religiosi cristiani, in particolare della croce che rispecchia i sentimenti religiosi dei cristiani di tutte le denominazioni – affermano i presuli in una nota ripresa dall'agenzia Sir – non intende escludere nessuno, ma esprime una tradizione che tutti conoscono e ne riconosce l’alto valore e il ruolo di catalizzatore di dialogo con tutte le persone di buona volontà”. Il crocifisso, proseguono i vescovi, “non impone una religione, ma esprime il più alto grado di altruismo e generosità, e la più profonda solidarietà offerta a tutti”. Per questo i presuli si dicono convinti che “le società di tradizione cristiana non dovrebbero opporsi all’esposizione pubblica dei simboli religiosi, in particolare nei luoghi deputati all’educazione dei loro figli”. In caso contrario, concludono i membri della Conferenza episcopale croata, queste società “potrebbero non essere in grado di trasmettere alle future generazioni la propria identità e i propri valori”, “entrerebbero in contraddizione con se stesse e rigetterebbero il vivo patrimonio spirituale e culturale nel quale trovano le loro radici e la propria apertura al futuro”. (R.P.)

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    Iraq: 76 leader cristiani chiedono più diritti e rispetto per le minoranze

    ◊   Un appello in 8 punti per rivendicare protezione delle minoranze, rispetto dei loro diritti, e un numero maggiore di rappresentanti cristiani nelle istituzioni nazionali e locali. A lanciarlo il 26 giugno, ma la notizia è stata diffusa solo ieri dal sito Ankawa.com, ripreso dall'agenzia Sir, un gruppo di 76 leader cristiani iracheni riunitisi a Qaraqosh, nei pressi di Mosul. Nell’appello i capi cristiani chiedono, tra le altre cose, degli “emendamenti costituzionali per rafforzare i diritti della minoranza cristiana, il finanziamento di programmi che facilitino il rientro dei rifugiati e l’istituzione di una Commissione nazionale per gli Affari delle minoranze che promuova il dialogo pacifico tra gruppi etnici e religiosi”. Consapevoli che la coesistenza e il dialogo passano anche attraverso l’istruzione e la sicurezza, i leader firmatari chiedono anche “la creazione di una università nella provincia di Ninive, il rafforzamento della sicurezza per le comunità più vulnerabili, maggiori investimenti per infrastrutture nelle aree più arretrate e popolate dalle minoranze”. L’arcivescovo cattolico caldeo di Kirkuk, mons. Louis Sako, ha ribadito che “i cristiani non devono lasciare l’Iraq ma testimoniare la loro fede al loro Paese”. Si stima che dalla caduta del regime di Saddam Hussein, nel 2003, circa la metà dei cristiani iracheni, vale a dire un milione di fedeli, sia stato costretto a lasciare il Paese. (R.P.)

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    Terra Santa. Mons. Twal ai neosacerdoti: “La vostra carità non conosca check-point o muri”

    ◊   “Cari giovani, siete belli e coraggiosi. Cristo vuole servirsi di voi per incontrare e riscattare tanti altri fratelli e sorelle che si trovano nel buio, nel deserto, nel vuoto e nella lontananza da Dio”: con queste parole il Patriarca latino di Gerusalemme, Fouad Twal, si è rivolto ai 6 diaconi e 6 frati francescani ordinati ieri nella chiesa di San Salvatore a Gerusalemme. “La vostra speranza sia speranza anche per gli altri – ha aggiunto – la vostra gioia contagi le anime e la vostra carità non conosca confini, né ostacoli, né check-point o muri di sorta”. L'agenzia Sir riporta una riflessione del Patriarca sulla figura del sacerdote, chiamato in ogni momento a mettere in gioco tutto se stesso, senza anteporre nulla all’obbedienza a Cristo: “La vita religiosa non è ricerca di successo – spiega – ma è la via del rinnegamento di se stessi, la via della croce, del dono di sé per amore. Siamo chiamati a essere persone di compassione – ha concluso Twal – pronte a portare realmente le sofferenze dei nostri fratelli”. (R.B.)

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    India: condannato deputato dell’Orissa per le violenze anticristiane del 2008

    ◊   “Un segnale positivo, che dimostra alla popolazione che i criminali non possono scappare alla punizione. La legge li segue, anche se a volte ci vuole tempo”: così l’arcivescovo di Cuttack-Bhubaneswar, Raphael Cheenath, commenta all'agenzia Asianews la condanna a 7 anni di carcere inflitta a Manoj Pradhan, deputato del partito nazionalista indù eletto nel distretto di G Udaygiri, ritenuto colpevole di aver partecipato alle violenze anticristiane dell’estate 2008. Il distretto dell’Orissa in questione, in effetti, è stato tra i più colpiti dagli scontri e molti pensano che dietro vi sia proprio il Baratiya Janatha Party, che promuove “il ritorno dell’India all’induismo. Certo, sarebbe stato meglio condannarlo all’ergastolo ma è un buon segnale lo stesso che fa tornare alla popolazione la speranza nei giudici”, ha proseguito il presule che ha parlato anche della pacificazione nell’area: “Abbiamo due persone impegnate nel campo, padre Nicholas e fratello Mark – ha detto – che hanno vissuto a Kandhamal e lavorano a tempo pieno per la pace e la riconciliazione, spostandosi di villaggio in villaggio e promuovendo incontri fra indù e cristiani: i primi stanno cambiando in meglio nei confronti dei nostri fratelli e molti esprimono dolore nei confronti delle violenze subite dai cristiani”. Infine, il vescovo si è espresso sulla situazione della Chiesa nell’area: “Alcuni segnali ci dicono che diventa più forte – ha detto – la fede dei sacerdoti e dei fedeli emerge sempre più. In pochi giorni completeremo duemila nuove case per la popolazione. I sistemi educativi e quelli di recupero stanno funzionando molto bene, anche se il sostegno e la riabilitazione vanno a rilento”. (R.B.)

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    Indonesia: nuova campagna islamica contro la “cristianizzazione del Paese”

    ◊   Paura e apprensione nelle comunità cristiane indonesiane: nel Paese asiatico infatti, molti gruppi di estremisti islamici stanno portando avanti una campagna contro la cristianizzazione del Paese e a favore dell’adozione della sharia. Nei giorni scorsi, a questo proposito, si è svolto un congresso a Bekasi, cittadina a 30 km da Giacarta, cui hanno preso parte 200 leader religiosi radicali per discutere dell’ “allarmante fenomeno della cristianizzazione in tutta l’Indonesia”. Si è dato così vita a una nuova formazione, il Bekasi islamic presidium, che invita a “governare secondo i principi dell’Islam e della sharia” ed esorta le moschee ad adoperarsi “per contrastare la cristianizzazione”. Non tutti, però, sono d’accordo: “Se chiedessimo la sharia a Bekasi, in altre province altri potrebbero fare lo stesso – dice alla Fides Iqbal Sulam, segretario generale della Nahdlatu Ulama, una delle maggiori organizzazioni musulmane nel Paese, con oltre 60 seguaci – l’Islam è una benedizione per l’intero universo ed è un dovere per tutti i musulmani rispettare i credenti di altre fedi”. Il segretario della Conferenza episcopale indonesiana, mons. Johannes Pujasumarta ha dichiarato: “Con i leader musulmani e di altre religioni abbiamo di recente ribadito la volontà di lavorare insieme per costruire una società basata sull’armonia e sulla pace. Ribadiamo che siamo sempre pronti a dialogare e che il dialogo è l’unica via possibile”. (R.B.)

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    Acnur: migliora la situazione dei rifugiati in Kirghizistan

    ◊   Stanno lentamente migliorando le condizioni di accesso degli operatori umanitari in alcune zone calde del Kirghizistan, quali Osh, Jalalabad e altri villaggi del sud. L’Alto commissario delle Nazioni Unite per i rifugiati, Antonio Guterres, oggi in visita in Kirghizistan, ha lanciato un appello alla comunità internazionale: "Il mondo è stato colto di sorpresa da quanto è accaduto - ha detto - non dobbiamo farci cogliere di sorpresa un'altra volta". Secondo l'Acnur ci sono nel Paese ancora 375mila sfollati e molte persone che dormono all’aperto, soprattutto rifugiati rientrati dall’Uzbekistan in alcuni quartieri di Osh, come Margelan Darvaza Mahala, nell’area Kyzyl-Kyshlak. Intanto sono arrivati altri due voli con 80 tonnellate di aiuti e un convoglio proveniente dall’Uzbekistan composto da dozzine di camion, anch’essi carichi di aiuti. (R.B.)

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    Ong Intervita: in Cambogia una vittima su tre della tratta è una bambina

    ◊   In Cambogia una vittima su tre del traffico ai fini di sfruttamento sessuale è una bambina. E’ quanto emerge dalla ricerca sul traffico di esseri umani in Cambogia nel 2009, presentata oggi a Milano dalla ong Intervita, attiva in progetti di prevenzione per i minori in Asia, Sud America e Africa. I 109 casi analizzati nella ricerca, grazie alle segnalazioni di una rete di 27 organizzazioni non governative presenti in Cambogia, hanno permesso di ricostruire il profilo delle vittime: tutte donne sotto i 39 anni, per il 37% bambine (la più piccola ha 7 anni). Circa la metà delle vittime - riferisce l'agenzia Sir - proviene da famiglie disgregate e instabili economicamente, il 36% è analfabeta, molte di loro sono state costrette ad abbandonare la scuola e il 12% sono state coinvolte nel traffico con le proprie sorelle. “E’ uno scenario agghiacciante, ha commentato Daniela Bernacchi, direttore generale di Intervita -. Un dato che ci ha colpito è che il 76% delle vittime sapeva che sarebbe stata coinvolta in attività legate alla prostituzione. Una conferma che nel Sud del mondo la tratta è purtroppo sempre di più una scelta obbligata per chi vuole fuggire da povertà è analfabetismo”. Rispetto al 2008, la ricerca evidenzia una crescita esponenziale della tratta con un incremento del 49% dei casi. Solo il 10% delle vittime ha avuto un avvocato, tutti appartenenti alle Ong presenti in Cambogia. Su 53 vittime che hanno sporto denuncia alle autorità, solo in 15 casi sono state condotte indagini che hanno portato all’arresto di 13 trafficanti. Il 26% delle vittime sono state costrette a entrare nel giro della prostituzione, nei centri massaggi e nei locali notturni come ragazze karaoke. “Il turismo occidentale in Cambogia sta crescendo rapidamente - prosegue Bernacchi -. Sugli 83 trafficanti oggetto della ricerca, per la prima volta si registra la presenza di due occidentali. Un dato che ci preoccupa molto”. L’Italia, tra i Paesi dell’Unione europea, è il quinto Paese per flussi turistici verso la Cambogia, preceduta da Olanda, Germania, Francia e Regno Unito. Intervita opera in Cambogia con centri di accoglienza e recupero per minori vittime della tratta e svolge attività di prevenzione: per il 2010 è prevista la sensibilizzazione del 20% dei turisti e del 10% della popolazione cambogiana, tramite una rete di 100 conducenti di motorisciò (tuk tuk), servizi di “help line” telefonica, cartelloni informativi e libretti in inglese e kmer. Si stima che ogni anno, nel sud-est asiatico, siano almeno 200-250.000 le donne e i bambini coinvolti, un terzo dell’intero traffico mondiale. (R.P.)

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    Nigeria: liberato il vicerettore dell’Università cattolica sequestrato ad Abuja

    ◊   È stato liberato ieri senza che venisse pagato alcun riscatto, Justin Ukpong, il vicerettore dell’università cattolica Veritas University of Nigeria che ha sede ad Abuja. Il vicerettore era stato rapito giovedì scorso insieme con il suo autista che lo stava riaccompagnando a casa intorno alle 7 di sera. "Negli ultimi tempi sono stati rapiti almeno cinque sacerdoti, siamo molto turbati – ha commentato alla Fides il rettore e responsabile del Consiglio dei vescovi, arcivescovo John Onaiyekan – è una minaccia al contributo della Chiesa allo sviluppo educativo del Paese. Abbiamo deciso di mettere fine a questo crimine che coinvolge cittadini innocenti”. Già alla fine di maggio tre studentesse dello stesso ateneo erano state rapite e poi rilasciate dopo dieci giorni senza il pagamento di alcun riscatto. (R.B.)

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    Presidenziali in Guinea: dai capi religiosi invito alla responsabilità

    ◊   “Apriamo i nostri cuori alla voce di Dio che ci richiama alla pace, all’unità e alla responsabilità”: è questo il punto focale di un messaggio comune dei capi religiosi cristiani e musulmani rivolto alla popolazione, alle istituzioni e ai partiti politici in occasione delle elezioni presidenziali che si sono svolte domenica. Nella “messa per la pace” celebrata presso la cattedrale di Conakry il 26 giugno scorso, mons. Vincent Coulibaly aveva a sua volta ricordato l’invito della Conferenza episcopale guineana per elezioni pacifiche e sottolineato l’esigenza improrogabile di un Paese fondato sulla giustizia. “Per essere artigiani della pace – aveva detto monsignor Coulibaly – dobbiamo lavorare insieme perché durante queste elezioni, la dignità dell’uomo sia preservata, la serenità e la calma regnino dappertutto”. In attesa dei risultati - riferisce l'agenzia AsiaNews - le presidenziali hanno fatto registrare un’alta affluenza all’urne, con una media generale dell’80% e picchi dell’86% come a Conakry. Il portale di informazioni ‘Aminata’ ha dato spazio a una nota del Consiglio nazionale delle organizzazioni della società civile guineana (Cnoscg) nella quale questa sostiene di aver constatato numerose irregolarità nel corso delle operazioni di voto. Sulle operazioni non si sono ancora espresse le missioni di osservatori stranieri. L’Associazione guineana della stampa in rete (Aguipel) ha intanto sospeso il sito ‘Guinéee24’per “aver diffuso notizie tendenziose”, dando in vantaggio uno dei candidati quando ancora non erano stati diffusi i risultati. Tra i 24 candidati, secondo media locali e osservatori internazionali i favoriti sono Alpha Condé con il suo ‘Rassemblement du peuple de Guinée’ (Rpg) oppositore storico dell’ex-presidente Lansana Conté, l’ex-primo ministro Cellou Dallein Diallo, molto popolare nelle periferie di Conakry, Sidya Touré, fondatore dell’Unione delle forze repubblicane (Ufr) e Lansana Kouyaté con il suo Partito della speranza per lo sviluppo nazionale (Pedn). Il ballottaggio, da tenersi il 17 luglio, appare lo scenario più probabile e alleanze si starebbero già stringendo in vista del secondo turno delle prime presidenziali democratiche dall'indipendenza della Guinea nel 1958. (R.P.)

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    El Salvador: appello della Chiesa dopo le violenze contro il trasporto pubblico

    ◊   La violenza delle temute "maras" (bande di giovani) del Centro America continua a produrre morti nella capitale salvadoregna di El Salvador. Nel pomeriggio di domenica 20 giugno, 17 persone sono state uccise in attentati contro i mezzi pubblici; di esse 14 sono addirittura state bruciate vive. Secondo le autorità, altre 3 persone sono state uccise con colpi di armi da fuoco e almeno 15 sono state ferite in due attacchi nella zona nord della capitale, nel comune di Messicani. La radice del problema è nota: le estorsioni nei confronti del trasporto pubblico. Solo quest’anno si contano 80 lavoratori assassinati e 15 autobus bruciati, mai comunque erano giunti ad incendiare un autobus con i passeggeri dentro, come avvenuto il 20 giugno. Dopo il primo caso dell’autobus incendiato, - riferisce l'agenzia Fides - alcuni membri di una banda hanno fermato un altro autobus sullo stesso percorso e hanno aperto il fuoco sui passeggeri, due ragazze e un uomo sono stati uccisi. Il presidente di El Salvador, Mauricio Funes, ha annunciato l'arresto di 7 persone per il loro presunto coinvolgimento negli attentati, atti che ha descritto come "puro terrorismo". L'arcivescovo di San Salvador, mons. José Luis Escobar Alas, ha ringraziato le autorità per aver preso l'iniziativa di agevolare la via giuridica per poter meglio lottare contro la criminalità, osservando che la lotta contro questa piaga deve essere accompagnata da progetti generali per il reinserimento sociale dei delinquenti. L'arcivescovo ha parlato nella consueta conferenza stampa che tiene ogni domenica, e tra l’altro ha detto: “Siamo lieti che il governo prenda parte attiva nella vicenda e che parli di semplificare la via giuridica per rafforzare l'autorità, ma bisogna andare fino in fondo, proponendo piani realmente operativi, azioni concrete, rapide, che veramente possano controllare la situazione”. Anche la popolazione delle località vicine al luogo dove si sono verificati questi episodi violenti ha manifestato pubblicamente: sabato 26 giugno oltre cinquecento salvadoregni hanno marciato per chiedere la fine della violenza. La marcia, durante la quale i partecipanti indossavano vestiti bianchi e portavano striscioni, si è svolta nel comune di Mejicanos, area in cui si sono verificati i fatti, situato a circa tre chilometri da San Salvador. Insieme ai residenti c'erano anche studenti e altre persone dei comuni adiacenti di Cuscatancingo e Ayutuxtepeque. (R.P.)

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    In Sri Lanka testi scolastici diffamano il cattolicesimo: la denuncia di mons. Ranjit

    ◊   I testi scolastici adottati in Sri Lanka per l’insegnamento della storia e della geografia diffamano la religione cattolica, che viene accusata di aver tentato di distruggere la cultura singalese, al pari della dilagante cultura occidentale. È questa la denuncia dell’arcivescovo di Colombo, mons. Malcom Ranjit, che in questi giorni ha incontrato il ministro dell’Educazione, Bandula Gunawerdena per discutere della questione. “È un tentativo di portare disarmonia tra le comunità religiose e per inculcare un’immagine diffamante nella mente degli studenti”, è il commento rilasciato dal presule ad Asianews. Nei testi in questione, il messaggio di Cristo non è inserito all’interno della Chiesa, ma visto come un ostacolo alle altre religioni e l’educazione offerta dagli istituti religiosi del Paese è considerata un modo per propagare il Cattolicesimo a discapito delle altre fedi. L’arcivescovo di Colombo ha quindi invitato il ministro a una revisione dei testi consigliando un confronto con una commissione interreligiosa e l’esponente del governo si è detto disponibile a correggere eventuali errori. (R.B.)

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    Cina: un nuovo vescovo per la diocesi di Sanyuan nello Shaanxi

    ◊   Giovedì scorso, nella chiesa cattedrale del Sacro Cuore a Yuanmenxiang, ha avuto luogo l’ordinazione episcopale di mons. Giuseppe Han Yingjin, del clero diocesano, 51 anni d’età e 17 di sacerdozio. Egli - riferisce l'agenzia Fides - era stato approvato dalla Santa Sede per l’ufficio di vescovo di Sanyuan. Le autorità cinesi hanno approvato la sua ordinazione. La solenne liturgia è stata presieduta da mons. Giuseppe Zong Huaide, ottantottenne vescovo emerito di Sanyuan. I vescovi mons. Antonio Dang Mingyan di Xian e mons. Luigi Yu Runchen di Hanzhong sono stati i co-consacranti. Hanno concelebrato anche mons. Giuseppe Tong Chanping di Weinan, mons. Giuseppe Li Jing di Yinchuan e mons. Nicola Han Jide di Pingliang. Tutti i suddetti presuli sono in comunione con il Papa e riconosciuti dal governo. La partecipazione di un migliaio di fedeli alla cerimonia religiosa e la presenza di una ottantina di sacerdoti, che hanno concelebrato l’Eucaristia, sono espressione della gioia della comunità diocesana per il dono di un nuovo Pastore. Mons. Han è nato il 20 novembre 1958 in una famiglia di lunga tradizione cattolica della contea di Dingxiang, nella provincia dell’Hebei. Ha lavorato per cinque anni come ingegnere nel dipartimento di ingegneria delle ferrovie. Negli anni 1980 ha studiato nel seminario diocesano del Sacro Cuore ed è stato ordinato sacerdote l’8 novembre 1992 dallo stesso mons. Zong, che ora lo ha consacrato vescovo. Dopo l’ordinazione sacerdotale egli è stato preside degli studi in seminario e parroco di Guolucun. La diocesi di Sanyuan è la più antica dello Shaanxi e si trova nella parte centrale della Provincia. Attualmente conta più di 40.000 fedeli, in prevalenza contadini od operai. Vi sono 35 sacerdoti, 100 religiose e una decina di seminaristi che studiano nel seminario regionale di Xian. La diocesi ha alcuni dispensari, asili e una casa per anziani. Mons. Han ha affermato che una delle sue priorità sarà quella di migliorare i rapporti personali e la comunione con i sacerdoti e di prendersi cura dei sacerdoti anziani. Per il clero, per le religiose e per i fedeli laici, il novello Pastore pensa di organizzare corsi di formazione attraverso lo studio della Bibbia, per rendere più efficace l’opera di evangelizzazione. (R.P.)

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    Hong Kong: la diocesi ringrazia i familiari di sacerdoti e religiose per il sostegno alle vocazioni

    ◊   La Commissione diocesana delle vocazioni, con una solenne Eucaristia presieduta da mons. John Tong, vescovo della diocesi di Hong Kong, ha ringraziato i familiari dei sacerdoti, dei religiosi e delle religiose e dei seminaristi per il sostegno dato alla vocazione dei loro parenti. Secondo quanto riferisce Kong Ko Bao (il bollettino diocesano in versione cinese ripreso, dall'agenzia Fides), oltre 500 tra genitori, fratelli e sorelle e tanti altri familiari hanno preso parte alla liturgia insieme a numerosi fedeli. Sottolineando l’importanza della famiglia nella formazione e nello sviluppo della vocazione, mons. Tong ha esortato a pregare anche “per i familiari di quanti hanno risposto alla vocazione, in quanto anche loro hanno risposto alla chiamata del Signore offrendo i propri figli, dedicandoli completamente alla Chiesa”. Invocando la particolare benedizione del Signore su di loro, mons. Tong al termine della Messa ha consegnato personalmente ai familiari una cornice con la scritta “La Famiglia della vocazione, rendere gloria al Signore facendo del bene agli uomini”. (R.P.)

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    Un luglio fitto d’impegni per la Comece

    ◊   Agenda fitta di appuntamenti, quella del mese di luglio per la Commissione episcopati della Comunità europea (Comece), riportata dall’agenzia Sir Europa. Il 9 luglio seminario di dialogo con la Commissione europea, dal titolo ‘Il contributo delle Chiese alla lotta contro la povertà e l’esclusione sociale’, nato nell’ambito dell’anno europeo sul tema: un incontro a porte chiuse in cui interverrà il commissario all’occupazione e agli affari sociali, Lázló Andor. Per mercoledì 14, invece, è in programma il seminario organizzato dalla Comece con l’ufficio di Bruxelles della Chiesa evangelica di Germania e la Fondazione Konrad Adenauer, nell’ambito del ciclo ‘Islam, cristianesimo ed Europa’, in cui si parlerà del tema ‘Il ruolo degli attori religiosi nella lotta contro la discriminazione e la diffamazione per motivi religiosi’. Il 19 luglio, infine, summit anuale dei leader delle religioni monoteiste, alla presenza dei presidenti delle tre principali istituzioni europee: Josè Manuel Barroso (Commissione), Herman Van Rompuy (Consiglio) e Jerzy Buzek (Parlamento). Filo conduttore dell’incontro ‘L’anno 2010 di lotta contro la povertà e l’esclusione sociale’. Questi incontri annuali si svolgono dal 2005. (R.B.)

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    In Ungheria si apre l’incontro annuale del Servizio europeo per le vocazioni

    ◊   Si aprirà domani 1° luglio a Esztergom, in Ungheria, per concludersi domenica 4, l’annuale incontro delle Conferenze episcopali d’Europa, che discuteranno del ruolo del sacerdote nella maturazione delle vocazioni sacerdotali, tema scelto dall’European vocations service (Evs). La preparazione all’evento è stata curata dal vescovo ausiliare di Gniezno, in Polonia, mons. Wojciech Polach, presidente dell’Evs e vescovo delegato per il Ccee per le vocazioni e da padre Jorge Madureira, responsabile dell’Ufficio per le vocazioni della Conferenza episcopale del Portogallo. “Riecheggiano ancora in noi le parole del Santo Padre nella preghiera del 10 giugno scorso, in occasione della chiusura dell’Anno sacerdotale – afferma don Ferenc Janka, vicesegretario generale del Ccee – ognuno di noi dovrebbe fare il possibile per vivere il proprio sacerdozio in maniera da risultare convincente, in modo che i giovani capiscano che si fa una cosa essenziale per il mondo. Nessuno di noi sarebbe diventato sacerdote se non avesse conosciuto sacerdoti convincenti nei quali ardeva il fuoco dell’amore di Cristo”, ha proseguito, spiegando così i motivi per cui si è deciso di riflettere, durante l’incontro, del ruolo del sacerdote come “provocatore” di vocazioni. Venerdì 2 luglio i partecipanti si confronteranno con l’abate Asztril Várszegi dell’abbazia di Pannonhalma. Ogni momento di riflessione e di preghiera si aprirà con una lectio magistrale e culminerà nella celebrazione dell’Eucarestia. Domenica 4 luglio, la Messa solenne sarà officiata dall’arcivescovo di Esztergom-Budapest e presidente del Ccee, cardinale Péter Erdö. Tra i partecipanti all’incontro, ci sarà il segretario della Congregazione per l’educazione cattolica, mons. Jean-Luis Bruguès. (R.B.)

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    Pellegrinaggio a Mariazell per i delegati delle Chiese europee per la salvaguardia del creato

    ◊   Il Consiglio delle Conferenze episcopali d’Europa (Ccee) promuove dall’1° al 5 settembre prossimi un pellegrinaggio al santuario di Mariazell, in Austria, per i vescovi e i delegati responsabili nelle diverse Chiese per la salvaguardia del creato. I partecipanti saranno benedetti nel corso di una celebrazione officiata alla partenza dal vescovo di Esztergom-Budapest, cardinale Péter Erdö, e attraverso un percorso che si snoda tra Ungheria, Slovacchia e Austria, passando per Komarom, Bratislava, St. Pölten ed Erlaufsee, arriveranno a destinazione. La Messa conclusiva, quella del 5 settembre, invece, sarà presieduta dall’arcivescovo di Vienna, cardinale Cristoph Schönborn. Il Sir Europa riferisce che il tema del pellegrinaggio, ripreso dalla 43esima Giornata mondiale della pace, è ‘Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato’. Durante il tragitto, inoltre, saranno approfonditi i grandi temi toccati da Benedetto XVI nella 'Caritas in veritate' e saranno fornite molte occasioni di scambiarsi esperienze e idee con l’obiettivo di migliorare la comunicazione tra i delegati del continente. In programma, il 3 settembre, a Bratislava, una sessione intitolata ‘Educazione per la salvaguardia del creato e della pace’ con il cardinale Peter Turkson, presidente del Pontificio Consiglio ‘Giustizia e pace’ e con Jan Figel, già commissario Ue all’Istruzione e alla cultura. (R.B.)

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    In Germania giornata di preghiera ecumenica per il mondo politico

    ◊   Una giornata di preghiera unitaria fra cattolici ed evangelici di Germania si è svolta ieri in concomitanza con l’avvio dei lavori dell’Assemblea federale tedesca, che porterà all’elezione del nuovo presidente della Repubblica. “Dio non ci ha dato lo spirito del timore, ma della forza, dell’amore e dell’avvedutezza”, ha detto al Sir l’incaricato del Consiglio della Chiesa evangelica tedesca (Ekd), Bernhald Felmberg, a margine della funzione ecumenica presso la Cattedrale di St. Hedwig. Il direttore dell’Ufficio cattolico di Berlino, Karl Jüsten, invece, ha rivolto un appello diretto ai politici: “Chi ha perso la fiducia non può lamentarsi di aver perso la credibilità – ha detto – ciò non vale solo per la Chiesa, ma anche per la politica e l’economia. Dobbiamo mirare al bene e farlo”. (R.B.)

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    24 Ore nel Mondo



    Gli Stati Uniti dicono "si" agli aiuti offerti da 12 Paesi per fermare la marea nera

    ◊   Il governo degli Stati Uniti ha accettato l'aiuto offerto da 12 Paesi per la lotta contro la marea nera. Intanto le operazioni di contenimento del petrolio nel Golfo del Messico sono fortemente rallentate e rese difficili per il prossimo passaggio dell’uragano Alex. Il servizio di Michela Altoviti:
     
    Un comunicato del dipartimento di Stato informa che per far fronte al peggior disastro ambientale della storia americana e ai costi elevati che ne sono seguiti, gli Stati Uniti accetteranno offerte di assistenza da 12 Paesi e da alcune organizzazioni internazionali. I responsabili del coordinamento dell’assistenza ritengono che ci sia bisogno soprattutto di boe di contenimento e di raccoglitori di petrolio, che saranno richiesti quindi ai Paesi che hanno offerto aiuto. E un appello di collaborazione giunge anche dalla BP che, rivolgendosi agli altri giganti petroliferi, ha proposto l'istituzione di un fondo comune alimentato dall'industria petrolifera mondiale per ammortizzare i costi di tali catastrofi. Intanto, il presidente Obama ha dichiarato lo stato di emergenza federale in Texas – che permetterà di mobilitare ulteriori risorse federali - in vista dell'arrivo dell’uragano Alex che, pur non facendo rotta verso la zona della marea nera, ha già complicato gli sforzi di contenimento del petrolio nel Golfo del Messico. Le operazioni riguardanti la bruciatura del greggio, come pure i voli previsti per spargere sulla marea nera sostanze chimiche capaci di sciogliere il petrolio, sono stati sospesi. Non riprenderanno fino a quando le condizioni del tempo non miglioreranno.
     
    Stati Uniti, arresto spie russe
    Sembra tornata la calma tra Mosca e Washington dopo la scoperta di dieci spie russe infiltrate da molti anni negli Stati Uniti, che ha fatto soffiare per alcune ore venti di Guerra Fredda sul rasserenamento recente dei rapporti bilaterali. L'indignazione iniziale del premier Vladimir Putin è stata seguita da un messaggio sdrammatizzante della Casa Bianca: la vicenda, si dice, non influenzerà le relazioni bilaterali. Dello stesso avviso il ministero degli Esteri russo che si aspetta che “la vicenda non abbia impatto negativo sui rapporti”.
     
    Messico
    Paura in Messico, dove questa mattina un sisma di magnitudo 6.5 ha colpito oggi il sud del Paese. La scossa è stata avvertita fino alla capitale, dove la gente si riversata nelle strade. Al momento non si segnalano danni. Il servizio di Marco Guerra:
     
    L’epicentro della fortissima scossa di magnitudo 6.5 si trova nell’area montuosa di Oaxaca vicino alla costa pacifica, ma a tremare è stato tutto il sud del Paese, compresa Città del Messico. Nella capitale hanno ondeggiato anche gli edifici più grandi e la gente si è riversata nelle strade. Elicotteri si sono alzati in volo di ricognizione e le linee telefoniche, secondo fonti locali, sono funzionanti. Ad alcune ore dalla scossa, la protezione civile non aveva registrato ne’ vittime ne’ danni particolari. Ma in uno dei Paesi a più alto rischio sismico del mondo la memoria della gente va subito ad una delle tante tragedie che hanno devastato il territorio. In particolare, nella capitale è ancora vivo il ricordo del terremoto del 19 settembre 1985. Un sisma di magnitudo 8,1 che causò circa 30 mila morti.
     
    Messico
    Continuano le violenze dei narcotrafficanti: dopo l’omicidio di ieri del candidato governatore dell’opposizione Torre, oggi nello Stato di Guerrero, a sud-ovest del Paese, i sicari hanno ucciso a colpi d’arma da fuoco il giornalista Rodriguez Rios e la moglie.
     
    Unione europea
    Al via domani la presidenza semestrale del Belgio dell’Unione Europea, un compito che Bruxelles eserciterà con l’obiettivo strategico dell’uscita dalla crisi finanziaria, che è stato poi il tema centrale del semestre spagnolo appena concluso. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Carlo Altomonte, docente di Politica Economia Europea presso l’Università Bocconi di Milano:
     
    R. – Il semestre di presidenza spagnolo è stato influenzato dall’emergere di quella che, dopo la crisi del credito, possiamo chiamare crisi del debito per i Paesi dell’area dell’euro. E quindi da tutta l’instabilità finanziaria che ha caratterizzato Eurolandia, con il problema greco in particolare e poi anche, nonostante tutto, il problema spagnolo e in parte quello portoghese. E’ stata una presidenza di emergenza che ha dovuto dare risposte ai mercati a brevissimo termine; risposte che, tutto sommato, considero convincenti.

     
    D. – Quali sono stati gli obiettivi raggiunti dal semestre spagnolo?

     
    R. – L’argine contro la pressione dei mercati finanziari ha tenuto; non sono successi particolari disastri. Ci sono stati degli scossoni in borsa, l’euro non è precipitato nei confronti del dollari. Siamo qui ad aspettare che la polvere data dalla tempesta finanziaria si abbassi. Abbiamo già iniziato a pianificare la nuova governance economica europea che poi sarà anche il tema della presidenza belga con questo passaggio di consegne che avverrà, appunto, da domani.

     
    D. – Il semestre belga sarà anche contrassegnato da una grossa ed importante crisi istituzionale che sta vivendo il Paese. Quanto influirà sul semestre?

     
    R. – Pochissimo, perché ormai il Consiglio europeo è saldamente nelle mani del suo presidente che è la nuova figura istituzionale legata al Trattato di Lisbona. Il fatto che il presidente sia peraltro un belga – Herman Van Rompuy – farà sì che nei fatti quasi nessuno si ricorderà chi è il primo ministro belga, anche perché continuano a cambiare. Ma l’agenda è saldamente in mano a Van Rampuy.
     
    Germania
    In Germania è attesa per oggi l’elezione del nuovo presidente della Repubblica. A Berlino è in corso l’Assemblea Federale, composta dai 622 deputati del Bundestag ed altrettanti rappresentanti dei Laender. L'Assemblea dovrà eleggere il successore del dimissionario Horst Koehler. Alle prime due votazioni è richiesta la maggioranza qualificata, alla terza basta quella semplice. Grande favorito è il candidato dei partiti della coalizione di governo Christian Wulff. Il voto di oggi è considerato un test importante per la tenuta del governo Merkel.
     
    Ungheria presidente
    Da ieri l’Ungheria ha un nuovo presidente della Repubblica. Si tratta di Pal Schmitt, 68 anni, conservatore ed ex campione di scherma, votato dalla maggioranza del Parlamento. Assumerà l’incarico il prossimo 5 luglio alla scadenza del mandato del capo dello Stato Solyom.
     
    Uzbekistan rifugiati
    La crisi dei rifugiati in Uzbekistan, provocata dagli scontri interetnici in Kirghizistan, è terminata. Lo ha annunciato Peter Nicolaus, responsabile di un’equipe di soccorso dell’Alto commissariato Onu per i rifugiati. La maggior parte dei 75 mila uzbeki fuggiti dalle violenze a Osh e Jalalabad, nel sud del Kirghizistan, sono rientrati nelle loro case, almeno stando a quanto dichiarato dalle autorità di Biskek. Negli scontri di inizio giugno erano morte almeno 294 persone.
     
    Afghanistan
    Militari afghani ed internazionali hanno respinto l'attacco di un gruppo di miliziani che hanno attaccato stamani l'aeroporto di Jalalabad facendo esplodere un'autobomba, lanciando razzi e sparando con armi automatiche. Un comunicato della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) riferisce che il perimetro della base è rimasto indenne, mentre “numerosi insorti sono stati uccisi”. Feriti due militari. E oggi nel Paese asiatico è giunto il ministro della Giustizia statunitense Eric Holder con lo scopo di discutere della lotta alla corruzione. Intanto ieri il generale Petraeus, nuovo comandante Usa e Nato in Afghanistan, parlando al Senato, ha ipotizzato scontri più cruenti nei prossimi mesi.
     
    Medio Oriente
    La commissione d’inchiesta israeliana sul sanguinoso blitz della marina militare a una nave di attivisti pro Gaza il 31 maggio scorso ha chiesto poteri più ampi per lo svolgimento della sua missione. Il premier dello Stato ebraico, Benyamin Netanyahu, ha indicato che il governo risponderà favorevolmente.
     
    Cina-Google
    In Cina, è ancora aperta la querelle tra Pechino e Google. Quest’ultimo ha annunciato un nuovo sistema per restare sul mercato in vista dell’odierna scadenza della licenza. Il nuovo sistema prevede l’accesso al sito Google di Hong Kong che non è sottoposto alla censura delle autorità di Pechino. Si attende un pronunciamento delle autorità cinesi.
     
    Cina frane
    Ci sono almeno 30 bambini fra le 99 persone che sono state sepolte in uno smottamento causato dalle piogge torrenziali nel sudovest della Cina. La frana è avvenuta lunedì scorso nel villaggio operaio di Dazhai. Dalla metà di giugno una vasta porzione della Cina meridionale è stata investita da un'ondata di maltempo che ha causato la morte di 235 persone, senza contare le vittime di Dazhai, mentre cento sono quelle date per disperse.
     
    Filippine
    Benigno Aquino, figlio dell'ex presidente Corazon Aquino è da oggi il 15.mo presidente delle Filippine, dopo la vittoria di larga misura ottenuta il 10 maggio scorso alle elezioni. Il giuramento questa mattina a Manila, davanti ad un giudice della Corte Suprema. Nel suo discorso d’insediamento, il neo-presidente ha promesso di far uscire il Paese dalla povertà.
     
    India
    I ribelli maoisti hanno teso ieri un'imboscata ad un convoglio della polizia nel Chhattisgarh, in India centrale. 26 militari sono rimasti uccisi. Gli insorti hanno inoltre decretato due giorni di sciopero generale in cinque Stati dell’India nord-occidentale. Intanto, Il primo ministro Manmohan Singh ha convocato per stasera un vertice per discutere della nuova crisi in Kashmir. Da cinque giorni la vallata himalayana contesa da India e Pakistan è scossa da violenti scontri tra manifestanti e forze dell'ordine.
     
    Ghana
    Forti piogge e inondazioni hanno causato il crollo di una miniera nel Ghana centrale. All’interno almeno 32 persone. Poche le speranze di estrarle vive. Il giacimento era abbandonato e i minatori vi lavoravano in modo autogestito. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 181

     
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