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Sommario del 28/06/2010
Il Papa alla delegazione del Patriarcato ecumenico: in dialogo sul primato petrino e sul ruolo dei cristiani in Medio Oriente
◊ Benedetto XVI presiederà, stasera alle ore 18, la celebrazione dei Primi Vespri della Solennità dei Santi Pietro e Paolo, nella Basilica di San Paolo fuori le Mura. Quindi, domani mattina il Papa celebrerà la Messa nella Basilica Vaticana, alle ore 9.30, e imporrà il Sacro Pallio a 38 nuovi arcivescovi metropoliti. Intanto, stamani il Pontefice ha ricevuto in Vaticano una delegazione del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, inviata da Bartolomeo I per la Festa dei Santi Patroni di Roma. La delegazione è guidata dal metropolita di Sassima, Gennadios. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Abbiamo la speranza che il dialogo cattolico-ortodosso “continuerà a fare significativi progressi”: è quanto affermato stamani da Benedetto XVI nell’udienza alla delegazione del Patriarcato ecumenico, avvenuta in un clima di grande cordialità. Il Papa ha sottolineato che, nel Sinodo dei Vescovi per il Medio Oriente dell’ottobre prossimo, il tema della cooperazione ecumenica riceverà una grande attenzione, come già evidenziato nell’Instrumentum laboris, consegnato ai presuli della regione durante la recente visita a Cipro:
“The difficulties that the Christians of the Middle East…”
“Le difficoltà che i cristiani del Medio Oriente stanno sperimentando – ha osservato – sono in larga misura comuni a tutti”. E le ha sintetizzate nel “vivere come una minoranza e desiderare una libertà religiosa autentica e la pace”. Il Papa ha soggiunto che è necessario “il dialogo con le comunità islamiche ed ebree”. In tale contesto, ha quindi espresso compiacimento per la presenza al Sinodo di una delegazione del Patriarcato ecumenico. Benedetto XVI ha inoltre ricordato che la Commissione internazionale congiunta per il dialogo teologico sta discutendo sul “Ruolo del Vescovo di Roma nella comunione della Chiesa nel primo Millennio”. Un momento cruciale, ha detto il Papa, augurandosi che si possa progredire nello studio di questo delicato e importante argomento, in particolare nella prossima sessione plenaria della Commissione a Vienna:
“I thank the Lord that the relations…”
Il Pontefice ha ringraziato il Signore per il fatto che le relazioni tra cattolici e ortodossi “sono caratterizzate da sentimenti di mutua fiducia, stima e fraternità” come testimoniato dai tanti incontri che si sono tenuti quest’anno tra esponenti della Chiesa cattolica e della Chiesa ortodossa. Ed ha menzionato come segno incoraggiante di questa fase la lettera patriarcale e sinodale di Bartolomeo I del febbraio scorso in cui il Patriarca ecumenico ha messo l’accento sull’importanza del dialogo.
Il cardinale Comastri alla Messa per i dipendenti vaticani: Cristo l'unico medico capace di curare la nostra infelicità
◊ Questa mattina il cardinale Angelo Comastri, Vicario Generale per la Città del Vaticano, ha presieduto la celebrazione eucaristica per i dipendenti della Città del Vaticano nella solennità dei Santi Pietro e Paolo, all’Altare della Cattedra della Basilica di San Pietro. Il servizio di Davide Dionisi.
Dietro ogni persecuzione si nasconde lo scontro tra la luce e le tenebre, tra il bene e il male, tra la legge dell’amore e la legge dell’odio. Così il cardinale Angelo Comastri, vicario generale per la Città del Vaticano, ha rievocato questa mattina all’altare della Cattedra della Basilica di San Pietro il martirio dei due Apostoli Patroni di Roma, nella Messa per i dipendenti della Città del Vaticano. Rispondendo al perché di tanto accanimento nei confronti di coloro che credono in Gesù e che, paradossalmente, hanno per legge il comandamento dell’amore, dunque il comandamento di non odiare nessuno, il porporato ha detto:
“La prima ragione della persecuzione fu la novità inaudita che il cristianesimo portava nel mondo con l’affermazione risoluta della uguale dignità di ogni uomo. Gesù aveva lanciato un’autentica sfida nei confronti dell’orgoglio dei potenti di tutte le epoche, quando aveva affermato: ‘Qualunque cosa avrete fatto al più piccolo dei fratelli, lo avete fatto a me’”.
La novità e la bellezza del messaggio di Gesù, secondo l’Arciprete della Basilica Papale di San Pietro in Vaticano è stata colta anche da “un uomo che letteralmente ha strisciato nel fango” come lo scrittore francese premio Nobel, André Gide, e da una persona “tormentata da tanti dubbi”, come lo fu lo scrittore e filosofo russo, Dostoevskij. Perché, secondo il cardinale Comastri:
“Chi ha conosciuto Gesù, non può più fare a meno di Lui: Gesù è l’unica persona capace di dare senso alla vita ed è l’unico medico capace di curare la nostra debolezza e la nostra infelicità, curando la causa dell’infelicità stessa, che è la cattiveria”.
Parlando più propriamente dei luoghi della memoria, l'agiografia cristiana medioevale fece della cella più bassa del Carcere Mamertino e della fonte d'acqua, il luogo in cui gli Apostoli Pietro e Paolo, qui imprigionati, battezzavano i convertiti cristiani compagni di cella. Dopo mesi di chiusura al pubblico, questo importante sito riapre con una novità. Ascoltiamo mons. Ernesto Mandara, ausiliare per il Settore Centro di Roma:
“E’ stata fatta una lunga campagna di restauro, restituendo questo luogo ad una dignità per i visitatori. E poi è stato fatto anche non solo un lavoro di restauro, ma di ricerca scientifica. Per cui, nella cella inferiore si è giunti al pavimento originario e si è trovata proprio la fonte da cui sgorgava l’acqua. Probabilmente, si tratta di un antichissimo insediamento pagano, su cui poi si è costruito il carcere e il carcere poi è diventato luogo di culto, perché gli si attribuisce la presenza di Pietro. Questa presenza, in particolare, è testimoniata molto oggettivamente da alcuni affreschi: un affresco che risale all’VIII secolo e un altro affresco bellissimo che risale al XII-XIII secolo, in cui è raffigurato Gesù che tiene la mano sulla spalla di Pietro. La gestione del carcere viene affidata all’Opera romana pellegrinaggi. Speriamo che attraverso quest’opera di restauro, attraverso questa ricerca scientifica e anche questa gestione molto attenta, possa diventare luogo di pellegrinaggio e luogo tramite il quale conoscere la storia di Roma e come la storia cristiana si inserisca nella storia romana”.
Altre udienze, rinunce e nomine
◊ Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata il cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali
In Italia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale della diocesi di Alba, presentata per raggiunti limiti di età da mons. Sebastiano Dho. Al suo posto, il Pontefice ha nominato mons. Giacomo Lanzetti, finora vescovo di Alghero-Bosa.
In Indonesia, Benedetto XVI ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell'Arcidiocesi di Jakarta, presentata per raggiunti limiti di età dal cardinale Jiulius Riyadi Darmaatmadja, SI. Al suo posto, il Papa ha nominato mons. Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, coadiutore della medesima Arcidiocesi.
La Sala Stampa Vaticana sulle risorse finanziarie di “Propaganda fide”: sono al servizio dell’evangelizzazione e delle missioni
◊ Dinnanzi alle notizie che da tempo si continuano a diffondere sul conto della Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, la Sala Stampa della Santa Sede richiama alcuni dati oggettivi a “tutela della buona fama di tale importante organismo della Santa Sede e della Chiesa Cattolica”. La nota si sofferma in particolare sulle modalità attraverso le quali la Congregazione ricava le sue risorse finanziarie. E ribadisce che la Congregazione "ha meritato e merita il sostegno di tutti i cattolici". Il servizio di Alessandro Gisotti:
La nota della Sala Stampa vaticana ricorda innanzitutto che la Congregazione “De Propaganda Fide” è chiamata “a dirigere e coordinare in tutto il mondo l’opera dell’evangelizzazione e la cooperazione missionaria”. Il dicastero vaticano elargisce ogni anno alle Chiese dei territori ad essa soggetti un sussidio finanziario ordinario. Finanzia, inoltre, tutta una serie di iniziative per la formazione del clero, ma anche in favore dell’infanzia e dei poveri. Tale vasta opera, viene sottolineato, “richiede una quantità non indifferente di risorse finanziarie”. La Congregazione per l’Evangelizzazione dei Popoli, prosegue la nota, “ricava le sue risorse principalmente dalla colletta della Giornata Missionaria Mondiale, interamente distribuita tramite le Pontificie Opere Missionarie nazionali, e, in secondo luogo, dai redditi del proprio patrimonio finanziario ed immobiliare”. Tale patrimonio, rammenta la nota, “si è formato nel corso dei decenni grazie a numerose donazioni di benefattori di ogni ceto, che hanno inteso lasciare parte dei loro beni a servizio della causa dell’Evangelizzazione”.
La “valorizzazione di tale patrimonio – prosegue il comunicato – è naturalmente un compito impegnativo e complesso, che si deve avvalere della consulenza di persone esperte sotto diversi profili professionali e che, come tutte le operazioni finanziarie, può essere esposto anche ad errori di valutazione e alle fluttuazioni del mercato internazionale”. Tuttavia, informa la nota, “a testimonianza dello sforzo per una corretta gestione amministrativa e della crescente generosità dei cattolici, tale patrimonio ha continuato ad incrementarsi”. Al tempo stesso, si legge, “nel corso degli ultimi anni, si è progressivamente fatta strada la consapevolezza della necessità di migliorarne la redditività e, a tale fine, sono state istituite strutture e procedure tese a garantirne una gestione professionale e in linea con gli standard più avanzati”. La nota mette infine l’accento sul fatto che se si “considera il rapporto tra la quantità del personale impiegato e le risorse distribuite, si potrà verificare con facilità che i costi di gestione sono di gran lunga inferiori a qualsiasi organizzazione internazionale impegnata nel campo della cooperazione”.
Chiarimento tra il cardinale Schönborn e il cardinale Sodano alla presenza del Papa
◊ Un incontro di chiarimento in relazione ad alcune recenti affermazioni che avevano ingenerato “equivoci”. E’ quello che Benedetto XVI ha avuto oggi in udienza con il cardinale arcivescovo di Vienna Christoph Schönborn, presidente della Conferenza episcopale austriaca. Questi, informa un comunicato della Sala Stampa Vaticana, ha voluto aggiornare il Pontefice sulla situazione della Chiesa in Austria e in particolare chiarire “il senso esatto di sue recenti dichiarazioni circa alcuni aspetti dell’attuale disciplina ecclesiastica, come pure taluni giudizi sull’atteggiamento tenuto dalla Segreteria di Stato, ed in particolare dall’allora Segretario di Stato del Papa Giovanni Paolo II” nei riguardi “del compianto cardinale Hans Hermann Groër, arcivescovo di Vienna dal 1986 al 1995”. Successivamente, prosegue la nota, invitati anche i cardinali Angelo Sodano, decano del Collegio cardinalizio, e Tarcisio Bertone, segretario di Stato, l’udienza è proseguita con il chiarimento e la risoluzione di “alcuni equivoci molto diffusi e in parte derivati da alcune espressioni del cardinale Christoph Schönborn", che ha espresso "il suo dispiacere per le interpretazioni date”.
In particolare, ribadisce il comunicato, “si ricorda che nella Chiesa, quando si tratta di accuse contro un cardinale, la competenza spetta unicamente al Papa; le altre istanze possono avere una funzione di consulenza, sempre con il dovuto rispetto per le persone”. Inoltre, la parola “chiacchiericcio” – utilizzata dal cardinale Sodano all’inizio del saluto al Papa nella Messa di Pasqua, ndr – “è stata “interpretata erroneamente come una mancanza di rispetto per le vittime degli abusi sessuali, per le quali il cardinale Angelo Sodano – si legge nella nota – nutre gli stessi sentimenti di compassione e di condanna del male, come espressi in diversi interventi del Santo Padre. Tale parola, si aggiunge, “era presa letteralmente dall'omelia pontificia della Domenica delle Palme ed era riferita al "coraggio che non si lascia intimidire dal chiacchiericcio delle opinioni dominanti".
La nota chiude infine con il “saluto” di Benedetto XVI al cardinale Schönborn e l’“incoraggiamento” alla Chiesa austriaca ed ai suoi Pastori, affidati dal Papa “alla Celeste protezione di Maria, tanto venerata in Mariazell, il cammino di una rinnovata comunione ecclesiale”. (A cura di Alessandro De Carolis)
Il dicastero dei migranti nel messaggio per la Giornata mondiale del turismo 2010: urgente tutelare le ricchezze naturali delle mete turistiche
◊ Un turismo organizzato in maniera appropriata è una importante risorsa di sviluppo e benessere per molte popolazioni. Ma il suo impatto sulle zone interessate può causare anche gravi danni di tipo ambientale e, per questo, il turismo non può esimersi dal difendere la biodiversità. Lo affermano i massimi responsabili del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti e degli Itineranti nel messaggio per la Giornata mondiale del turismo 2010, che verrà celebrata il prossimo 27 settembre. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Savane e deserti, foreste e barriere coralline, oceani e zone polari. Le mete del turismo di massa (alla fine potrebbero essere un miliardo i turisti in giro per il mondo quest’anno secondo previsioni di esperti) rischiano di venire deturpate proprio a causa delle folle in arrivo, soggiorno e partenza. L’allarme, accompagnato dalla visione su una corretta concezione dell’attività turistica secondo il magistero ecclesiale, è il cuore pulsante del messaggio firmato dagli arcivescovi Antonio Maria Vegliò e Agostino Marchetto per la prossima Giornata mondiale del turismo, che avrà per l’appunto come tema “Turismo e biodiversità”.
Sui diversi ecosistemi del pianeta, scrivono il presidente e il segretario del dicastero vaticano per la Pastorale dei Migranti, “incombono tre gravi pericoli, che esigono una soluzione urgente: il cambiamento climatico, la desertificazione e la perdita di biodiversità”. Quest’ultima, osservano, negli ultimi anni “è cresciuta ad un ritmo senza precedenti. Studi recenti indicano che, a livello mondiale, sono minacciati o a rischio di estinzione il 22% dei mammiferi, il 31% degli anfibi, il 13.6% degli uccelli o il 27% delle barriere coralline”. Il turista – e le mete naturali sono fra le più gettonate – chiaramente fa la sua parte in questo preoccupante scenario, specie – affermano i presuli – per ciò che concerne “il consumo smisurato di risorse limitate” come l’acqua potabile, o la “grande produzione di residui contaminanti”, superiore alla capacità di assorbimento di una determinata zona. Turismo-risorsa, certamente, ma anche turismo-minaccia, dunque. Il suo “paradosso”, prosegue il messaggio, sta nel fatto che se, da una parte, esso “nasce e si sviluppa grazie all’attrazione di alcuni siti naturali e culturali, dall’altra questi stessi possono essere deteriorati e perfino distrutti dal turismo stesso, per cui finiscono per essere esclusi dalle destinazioni turistiche in quanto hanno perduto l’attrazione che li distingueva all’origine”. Ecco perché, chiosano i due responsabili vaticani, “il turismo non può sottrarsi alla sua responsabilità nella difesa della biodiversità, ma, al contrario, deve assumervi un ruolo attivo. Lo sviluppo di questo comparto economico deve essere inevitabilmente accompagnato dai principi di sostenibilità e rispetto della diversità biologica”.
RicordanDo una massima convinzione del magistero dei Papi, per cui “la tutela dell’ambiente costituisce una sfida per l’umanità intera”, perché tratta “del dovere, comune e universale, di rispettare un bene collettivo”, il messaggio ribadisce l’“urgente e necessaria” ricerca “di un equilibrio tra turismo e biodiversità, in cui entrambi si sostengano reciprocamente, di modo che sviluppo economico e protezione dell’ambiente non appaiano come elementi contrapposti e incompatibili, bensì si tenda a conciliare le esigenze di entrambi”. Di qui, l’appello anzitutto a governi e istituzioni internazionali in favore di leggi che garantiscano un “turismo sostenibile”, che sia cioè “al tempo stesso, economicamente redditizio, protegga le risorse naturali e culturali, e sia di aiuto reale nella lotta contro la povertà”. Quindi alle imprese di settore, perché concepiscano e sviluppino la propria attività “riducendo al minimo gli effetti negativi sulla protezione degli ecosistemi sensibili e dell’ambiente in generale contribuendo attivamente alla loro protezione”. Infine, un richiamo ai turisti perché rispettino i luoghi visitati e perché “in nessun caso” il territorio o il patrimonio storico-culturale delle destinazioni siano “pregiudicati a favore del turista, adattandosi ai suoi gusti o desideri”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Benedetto XVI solidale con i vescovi del Belgio: nel messaggio al presidente della Conferenza episcopale si chiedono garanzia dei diritti e reciproca autonomia.
La Congregazione per l'Evangelizzazione dei Popoli, un organismo fedele alla sua missione: in prima pagina, nota della Sala Stampa della Santa Sede.
Con la pubblicazione di "Teologia della liturgia" s'inaugura l'edizione in lingua italiana dell'Opera omnia (sedici volumi) di Joseph Ratzinger: in cultura, la prefazione del cardinale Tarcisio Bertone e l'inizio del primo capitolo.
Un articolo di Carlo Carletti dal titolo "I rozzi 'viatores' per Pietro e Paolo": il culto dei due apostoli nei graffiti della via Appia.
Appunti dal Mondiale: un articolo di Gianni Rivera dal titolo "Se il Dna ha poca fantasia".
Quanta paura per il vampiro cattolico: Silvia Guidi su "Eclipse", la terza puntata della saga di "Twilight".
La notizia della morte del vaticanista Alceste Santini. Chi difende le donne: nell'informazione internazionale, Emanuele Rizzardi sul G8 e "la salute riproduttiva".
Sostenere la ripresa e dimezzare il deficit: gli obiettivi del G20 analizzati dal prof. Deaglio
◊ Spingere sulla ripresa, sostenendo una crescita vigorosa, l'occupazione e la domanda privata senza dimenticare il rigore sui conti, con il dimezzamento del deficit entro il 2013. Proseguire, inoltre, sulla strada delle riforme del sistema finanziario e della trasparenza, ribadendo il "no" al protezionismo. Questi i principali passaggi della dichiarazione finale del vertice del G20 di Toronto, che si è concluso ieri. Un appuntamento internazionale anticipato nei giorni precedenti dal vertice G8, il cui documento conclusivo aveva stabilito solo lo stanziamento del fondo da 5 miliardi di dollari per la difesa della maternità nei Paesi più poveri. Troppo poco per le organizzazioni non governative, che avevano denunciato anche la scarsa attenzione nei confronti dei Paesi in via di sviluppo. Ma, in riferimento al documento prodotto ieri, è possibile riuscire a far convivere crescita, occupazione, rigore dei conti e riduzione del deficit? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al prof. Mario Deaglio, docente di Economia internazionale presso l’Università di Torino:
R. - Il G8 ed il G20 hanno registrato una forte differenza di posizioni. Si cercherà pazientemente di trovare un denominatore comune che faccia sì che le misure che tutti adottano non siano incompatibili. Al di là di questo è, però, difficile andare.
D. - Visti i risultati raggiunti, molti osservatori dicono che il baricentro del vertice questa volta si è spostato dagli Stati Uniti all’Europa. E’ d’accordo?
R. - Il baricentro della crisi finanziaria sta abbastanza dalla parte europea. Il baricentro economico si è spostato, invece, verso l’Asia e in modo particolare versa la Cina, che ha più del 60 per cento di tutte le riserve valutarie mondiali.
D. - A proposito della Cina, il riavvicinamento tra Stati Uniti e Pechino è stato l’unico, forse, risultato concreto e importante. Cosa possiamo attenderci nel prossimo futuro sul fronte economico tra questi due giganti?
R. - Il fronte economico è dominato da una minaccia da parte di un folto gruppo di parlamentari americani di applicare sanzioni commerciali alla Cina se non rivaluterà lo yuan. La Cina ha risposto a questa minaccia con la piccolissima rivalutazione finora fatta, ma soprattutto rimettendo in moto un meccanismo che era fermo da qualche anno di rivalutazione dello yuan. Credo che questo sia il vero punto caldo su cui non il G20, ma il G2 Cina-Stati Uniti costruirà gli equilibri finanziari mondiali.
D. - Nel documento finale del vertice si lancia anche un nuovo allarme occupazione, che in molti Paesi resta ancora a livelli inaccettabili - si legge - e l’impatto sociale della crisi è ancora ampiamente sentito. Anche in questo caso, però, non vengono proposte delle soluzioni…
R. - Quello che succede in questi vertici è di mettere sul tappeto i problemi, procedere alla loro elencazione e fare una serie di buoni propositi. Del resto, sarebbe difficile che persone così diverse e che si trovano per poche ore possano con un colpo di bacchetta magica risolvere i problemi del mondo. Questi vertici sono utili perché prima dell’appuntamento internazionale le cancellerie preparano dei documenti in cui si confrontano minuziosamente con queste posizioni. Dobbiamo, insomma, distinguere quello che è l’avvenimento largamente mediatico dei vertici, dove non succede quasi niente, dal lavorio diplomatico che c’è dietro e che è invece di grande importanza.
Il presidente dell'Ifad, Nwanze, visita la Radio Vaticana: "L'agricoltura diventi un business per rilanciare lo sviluppo in Africa"
◊ E' giunto in visita stamani alla Radio Vaticana, il dottor Kanayo Nwanze, presidente dell’Ifad, il Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, agenzia dell’Onu con sede a Roma, impegnata assieme alla Fao nel liberare il mondo dal problema della fame e promuovere lo sviluppo nei Paesi più poveri. Il servizio di Roberta Gisotti:
Ad accogliere il presidente dell’Ifad, nella Sala Marconi per un incontro con i redattori, è stato il direttore dei Programmi, padre Andrzej Koprowski, sottolineando i “rapporti costanti” tra l’agenzia dell’Onu e la Santa Sede, dall’incontro di Giovanni Paolo II nel gennaio 1988 nel decimo anniversario del Fondo internazionale per lo sviluppo agricolo, all’udienza nel febbraio 2009 di Benedetto XVI ai suoi vertici. 751 i microprogetti realizzati dollari a tutt’oggi dall’Ifad, finanziati con 9,8 miliardi di dollari, in aiuto a 310 milioni di poveri nelle aree rurali, dei quali 200 milioni distribuiti in 41 Paesi dell’Africa. Ma l’Africa non è un continente povero – ha esclamato il nigeriano presidente dell’Ifad Kanayo Nwanze – piuttosto sono gli africani che si sono resi poveri:
"Agricolture in Africa...
L’agricoltura in Africa è per la maggior parte un’agricoltura di sussistenza. Gli sforzi, il più delle volte, sono stati diretti a fare uscire la gente dalla povertà, mantenendola però a livelli di sussistenza. Ecco perché ora stiamo cominciando e ridefinire la nostra missione e la nostra visione: cioè che l’agricoltura e i coltivatori devono essere considerati come un business e come imprenditori agricoli. L’agricoltura è un business rurale e quindi, come in tutti i business, abbiamo la responsabilità di assicurarci che gli affari dei piccoli agricoltori nelle aree rurali siano proficui".
Quello che manca per risollevare l’Africa è la volontà politica, degli stessi governi africani – ha ammonito Nwanze – i cui leader dovrebbero guardare più lontano, essere dei “visionari”, per progettare lo sviluppo dei loro Paesi, superando il complesso del colonialismo, visto che vanno celebrando mezzo secolo d’indipendenza. Nwanze ha esortato a puntare proprio sull’agricoltura per emancipare l’Africa, tenuto conto che ancora oggi solo il 5 per cento dei terreni coltivabili viene sfruttato. E se i giovani africani rifuggono dal lavoro agricolo – come ha osservato un redattore ugandese – occorre attirarli rendendo questo settore un business, ha ribattuto il presidente dell’Ifad. Nwanze ha infine risposto ad una domanda sugli Ogm, una materia controversa, ha ricordato, da valutare nei diversi contesti. Ma gli Ogm – ha detto – non sono dei mostri.
"L'ultimo volo", il libro di Folco Quilici cerca la verità sull'abbattimento dell'aereo di Italo Balbo nel 1940, con a bordo il padre dello scrittore
◊ Il 28 giugno del 1940 precipitava a Tobruk, nella Libia coloniale, l’aereo di Italo Balbo. Caso ancora misterioso di “fuoco amico”, il tragico incidente non ha mai smesso di animare le interpretazioni degli storici italiani. Anche quella del documentarista Folco Quilici che perse in quell’occasione il padre e che in sua memoria ha girato “L’ultimo volo”, prodotto da Cinecittà Luce, in onda questa sera in seconda serata su Rete Quattro di Mediaset. Il regista già si concentra sul nuovo progetto dedicato ai festeggiamenti del 150.mo dell’unità d’Italia. Il servizio di Luca Pellegrini:
L’Italia di settanta anni fa e un fatto che ne ha cambiato il corso storico: sui cieli di Tobruk, nella Libia allora colonia Italia, precipitava l’aereo di Italo Balbo, comandante del fronte libico allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale. Storici e politologi hanno fin da quei giorni cercato di interpretare quanto accadde e perché: un “fuoco amico” che distrusse la carriera ambiziosa di un cosiddetto eroe dell’aria e molte domande che ancora non hanno ricevuto risposta, nell’ambito dell’interpretazione della storia coloniale italiana e dei tanti misfatti dell’era fascista. Ma uno studioso, che storico non è, rimase allora e ancor oggi colpito da vicino e negli affetti familiari per quel drammatico incidente: Folco Quilici, infatti, documentarista di fama, appassionato di natura, perdeva in giovanissima età il padre, che su quell’aereo era al seguito di Balbo come diligente redattore di un diario oggi gelosamente custodito. E’ cresciuto con l’incombere del mistero di quella morte e ora, attraverso un interessantissimo documentario preparato appositamente per la ricorrenza, cerca di trovare la verità della sua famiglia tra le pieghe della mancata verità di questo capitolo della storia italiana:
R. - Non è che cambia la storia della mia famiglia, purtroppo. E’ cambiato un po’ il destino e certamente sì, mio padre non sarebbe partito avendo 50 anni. E’ morto nella Seconda Guerra Mondiale. Tutta la famiglia sarebbe stata molto avvantaggiata ed io avrei avuto un padre che mi avrebbe guidato più direttamente di quanto, tuttavia, è riuscito a fare lo stesso.
D. - Lei dice che questo segmento nel suo documentario è qualche cosa di incredibilmente interessante per la storia italiana. In quale senso: che cosa sappiamo di più che non sapevamo, tramite il suo documentario, sulla storia?
R. - Il documentario, casomai, può essere solo uno spunto per trovare un momento molto importante: la dimostrazione che c’era una forza, in Italia, che non voleva quella guerra, che c’era una forza, in Italia, che tentava una soluzione davanti a questo fatto che tutto sarebbe stato perduto se non si fosse trovata una soluzione. Certamente, la storia d’Italia, se Balbo non fosse morto, sarebbe stata diversa. Io mi sono chiesto molte volte se mai si sarebbe arrivati al 25 luglio.
D. - Quilici, quei ricordi dell’Italia di settant’anni fa la riportano ad un passato più remoto, al 150.mo dell’unità italiana che quest’anno si festeggia e al quale lei dedicherà il suo prossimo lavoro televisivo. Dagli anni nei quali una retorica opprimente comunicava l’ideale di un’Italia indivisibile, al nostro tempo in cui proprio quell’ideale è colpito da frizioni e larvate contestazioni. Perché allora questa nuova proposta televisiva sull’unità d’Italia, scritta particolarmente per i giovani?
R. - Secondo me, ai ragazzi di oggi dovrebbero far leggere la storia dei Mille. Bisogna vedere che cos’era l’entusiasmo, il credere nell’Italia in quel momento, in maniera ingenua, in maniera certamente anche criticabile sotto certi aspetti, ma vedere quest’amore enorme del Nord per il Sud. I Mille sono quasi tutti di Bologna, Brescia, Bergamo, Como, perché c’era questo desiderio di conoscere tutti. Poi, è interessantissimo anche l’incontro con i siciliani. Ma quanto s’impara da quegli incontri. La diffidenza che diventa poi invece confidenza, che diventa una scoperta reciproca. Due mondi lontanissimi, che però scoprono di avere molto in comune.
D. - Ma quali sono, allora, i valori che emergono nel realizzarsi dell’unità italiana?
R. - Sono valori molto diversi. Chi immaginerebbe una Napoli solamente "canterina" e "pizzaiola"? Invece, Napoli arrivava, all’unità d’Italia, con l’eredità di una grossa scuola di meccanica. Avevano fatto le prime ferrovie in Italia. Oppure, la Toscana primo Stato al mondo, il Granducato di Toscana che abolì la pena di morte. Poi, soprattutto, l’agglomerarsi in un unico, enorme museo. Questa nostra ricchezza, che è unica al mondo, perché va dalla preistoria al tempo moderno, è un unico, grande patrimonio che fa sì che l’Italia, unendosi, diventi il più grande Paese al mondo che ha più patrimonio culturale, che forse è più importante del Paese che ha più soldi in banca. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Si dimette la Commissione indipendente della Chiesa belga incaricata di indagare sugli abusi
◊ La Commissione indipendente creata dalla Chiesa belga per indagare sui casi di abusi sessuali su minori, guidata da Peter Adrianssens, si è dimessa oggi nella sua totalità. Intanto il portavoce della Conferenza episcopale belga, Eric de Beukelaer, ha ringraziato il Papa per le sue parole di vicinanza ai vescovi belgi, nel messaggio di ieri inviato all’arcivescovo di Malines-Bruxelles, André Joseph Léonard: “Il Santo Padre pensa a noi, non ci abbandona. Ha avuto premura di mostrare la sua vicinanza come farebbe un padre di famiglia”, ha detto. Il portavoce ha tenuto a precisare che il Pontefice si è rivolto ai vescovi come successore di Pietro: non è stato, dunque, il messaggio del capo di uno Stato, ma un messaggio rivolto ai fratelli vescovi del Belgio. Oggi, poi, la conferma delle dimissioni della Commissione indipendente della Chiesa belga incaricata di indagare sugli abusi sessuali è stata data dalla Conferenza episcopale belga che ne chiarisce la motivazione con l’impossibilità materiale “di lavorare in quanto tutti i dossier e i documenti di lavoro sono stati sequestrati giovedì 24 giugno”, nel corso della perquisizione all’arcivescovado di Malines-Bruxelles. La Commissione ritiene, dunque, che sia venuta meno “la fiducia indispensabile fra la giustizia e la Commissione, necessarie per salvaguardare la fiducia tra le vittime e la Commissione”. Nella nota viene specificato che le dimissioni saranno ufficializzate giovedì 1° luglio a mons. Harpigny, vescovo di Tournai e vescovo referente per la Commissione. (A cura di Roberta Barbi)
Germania: incontro sul cammino futuro della Chiesa sui casi di abuso
◊ La situazione attuale e il futuro della Chiesa cattolica saranno al centro di una giornata di studi della Conferenza episcopale tedesca (Dbk) e del Comitato centrale dei cattolici tedeschi (Zdk). L'incontro - riferisce l'agenzia Sir - è stato annunciato con un comunicato congiunto diffuso ieri a Bonn, in seguito alla Conferenza comune della Dbk e dello Zdk, in cui sono stati discussi i casi di abuso nell’ambito della Chiesa e la relativa perdita di fiducia nel mondo ecclesiale. La giornata di studi, dal titolo “Il cammino della Chiesa nel futuro”, si svolgerà nel novembre prossimo e sarà incentrata sull'analisi della situazione della Chiesa e della società. "Soprattutto, dalla manifestazione dovrà scaturire un orientamento: la Chiesa dovrà, anche in futuro, rispondere del proprio compito principale, che consiste nell'annuncio del Vangelo", hanno dichiarato mons. Robert Zollitsch, presidente della Dbk, e Alois Glück, presidente dello Zdk. L'incontro di novembre si svolgerà sotto la responsabilità della Conferenza comune, composta da 10 membri della Conferenza episcopale e da 10 membri del Comitato centrale dei cattolici tedeschi. (R.P.)
Santa Sede-Vietnam: un passo avanti “frutto di 20 anni di lavoro”
◊ Il significativo passo avanti compiuto nelle relazioni fra Santa Sede e Vietnam è “frutto di venti anni di lavoro, iniziati dal cardinale Roger Etchegaray nel 1990”, afferma una fonte dell'agenzia Fides, commentando i risultati dell’incontro fra la delegazione del Vietnam e quella vaticana, conclusosi nei giorni scorsi. Nel novembre di quell’anno, una delegazione della Santa Sede guidata dal cardinale Etchegaray, giunse ad Hanoi e incontrò l’allora Primo Ministro, Do Muoi. La paziente opera di riavvicinamento era iniziata e oggi se ne raccolgono i frutti: “E’ un passo che aiuterà certamente la Chiesa locale e le autorità civili del Paese da avere rapporti effettivi con la Santa Sede”, nota la stessa fonte. Come afferma il comunicato finale rilasciato a conclusione dei colloqui, il Santo Padre potrà nominare “un rappresentante non residente” della Santa Sede presso la Repubblica socialista di Vietnam. Il “Gruppo di lavoro congiunto” ha rimarcato i progressi compiuti a partire dal primo incontro di tal genere, svoltosi nel febbraio del 2009. Oltre ad aver affrontato “temi internazionali e temi legati alle relazioni bilaterali e alla Chiesa cattolica in Vietnam”, le due parti si sono soffermate sulla questione della libertà religiosa. La delegazione vietnamita ha sottolineato “le linee costanti della politica vietnamita di rispetto della libertà di religione e di credo come pure le misure legali di garanzia della sua attuazione”. La Santa Sede ha chiesto che “vengano assicurate ulteriori condizioni che consentano alla Chiesa di partecipare con maggiore efficacia allo sviluppo del Paese” elencando alcuni ambiti, quello spirituale, educativo, sanitario, sociale e caritativo, in cui la Chiesa intende offrire un contributo specifico per il progresso del Paese. L’incontro ha rinnovato auspici e speranze per l’evoluzione dei rapporti fra Santa Sede e Vietnam. (R.P.)
Cattolici polacchi e ortodossi russi insieme per superare il passato e guardare al futuro
◊ Un documento scritto a ‘quattro mani’, cattolici polacchi e ortodossi russi, per aiutare le rispettive nazioni a superare un comune, doloroso passato e muoversi, invece, in direzione della riconciliazione. Così L’Osservatore Romano racconta l’impegno assunto congiuntamente dalla Conferenza episcopale polacca e dalla Chiesa ortodossa russa, più vicine soprattutto dopo il grave incidente avvenuto a Smolensk il 10 aprile scorso, che ha decapitato i vertici della Polonia. Dopo il disastro aereo, infatti, i governi polacco e russo si sono molto avvicinati, e la cosa non è sfuggita ai rappresentanti della Chiesa cattolica polacca e della Chiesa ortodossa russa. “Come cristiani dobbiamo riflettere sulla storia dei nostri Paesi e auspicare amore reciproco e cooperazione”, è stato il commento del vescovo ausiliare di Tarnów, Stanislaw Budzik, che è anche segretario della Conferenza episcopale polacca. Il documento sarà redatto in due parti e dedicato soprattutto alle sfere di cooperazione attuale e futura tra le due Chiese che hanno raggiunto un’intesa sul testo e hanno deciso di affrontare i problemi nello spirito della compassione di Cristo e del perdono reciproco. Così, qualche giorno fa, si è svolto un incontro a Varsavia tra mons. Budzik, l’arcivescovo emerito di Gniezno, Henryk Józef Muszyski e il presidente episcopale per l’Ecumenismo, vescovo Tadeusz Pikus e la delegazione ortodossa, composta da: il capo del Dipartimento per le Relazioni ecclesiastiche esterne del Patriarcato di Mosca, metropolita Ilarione, il suo vice, l’igumeno Filippo, e il responsabile per i Paesi esteri, reverendo Sergiy Zvonarev. Il documento, ha precisato Ilarione, non conterrà riferimenti politici, preferendo “invitare al reciproco perdono e alla riconciliazione in modo che gli errori del passato non si ripetano in futuro”. (R.B.)
Russia: il segretario del Wcc, incontra il Patriarca Kirill
◊ Si sta svolgendo in questi giorni, come scrive l’Osservatore Romano, il primo viaggio ufficiale del segretario del World Council of Churches (Wcc), il Consiglio Mondiale delle Chiese, Olav Fykse Tveit, in Russia, dove oggi ha incontrato il Patriarca di Mosca e di tutte le Russie, Kirill. Alla vigilia dell’incontro, in cui si è riflettuto insieme sul ruolo della Chiesa ortodossa russa all’interno del Wcc, l’organismo ecumenico di cui fanno parte 349 comunità religiose di oltre 110 Paesi del mondo, il segretario aveva detto di partire “per imparare di più sulla missione e sulla visione della Chiesa ortodossa russa, in particolare per quanto concerne il contributo del Patriarca Kirill al cammino ecumenico, anche come membro della Wcc”. Il Patriarca, infatti, in gioventù fu segretario personale del metropolita e docente presso l’Accademia teologica dell’allora Leningrado. Nel 1971, divenuto archimandrita, ha rappresentato la Chiesa russa al Wcc, partecipando a commissioni teologiche interortodosse e di dialogo ortodosso-cattolico e ortodosso-protestante. La Chiesa ortodossa russa è membro del World Council of Churches dal 1961 ed è diventata, negli anni, la rappresentanza più vasta all’interno dell’organismo con ben cinque membri al Comitato centrale. (R.B.)
La Chiesa indonesiana si interroga su giovani, morale e nuovi mass-media
◊ “Per i giovani indonesiani le nuove tecnologie e i nuovi mass-media sono come un ‘nuovo altare’, un luogo a cui dedicano tutta la loro passione e la loro vita: la missione della Chiesa oggi non può prescindere da questo fenomeno”: è quanto dice all’agenzia Fides mons. Ignatius Suharyo Hardjoatmodjo, neo-arcivescovo di Giacarta – appena subentrato al cardinale Julius Riyadi Darmaatmadja – commentando le ultime vicende di costume che agitano l’opinione pubblica del Paese, specialmente quella giovanile. Nei giorni scorsi uno dei “miti pop” per i giovani indonesiani, il cantante Nazril “Ariel” Irham, è stato arrestato dalla polizia per violazione della legge anti-pornografia: l’accusa è la diffusione di video a sfondo sessuale, che coinvolgono il cantante con altre due celebri modelle. I videopclip in questione hanno avuto nel paese larghissima diffusione grazie alle nuove tecnologie: sms, blog, social network e il web. La vicenda ha scosso la società indonesiana, ha provocato un dibattito politico sulla necessità di filtrare i contenuti di Internet, ha generato anche la protesta di gruppi fondamentalisti islamici: militanti del “Hizbut Tahrir” nei giorni scorsi sono scesi in corteo nel centro di Giacarta chiedendo “l’applicazione della sharia e la lapidazione degli adulteri”. Secondo alcuni sociologi, in questa vicenda si nota “un mondo giovanile in fermento e in rapido mutamento”. “Questo e altri episodi – spiega a Fides l’arcivescovo di Giacarta – ci fanno capire che la Chiesa deve continuare e prestare grande attenzione al mondo giovanile. Certo, vi è grande differenza, a livello sociologico, fra i giovani delle grandi città, come Giacarta, e quelli delle aree rurali. La pastorale giovanile della Chiesa indonesiana tiene conto di tali differenze: le diocesi istituiscono centri giovanili per accompagnarli nella crescita e nello sviluppo personale”. Due fenomeni spiccano, a detta di mons. Suharyo: “Il grande bisogno di spiritualità che i giovani manifestano; l’importanza delle nuove tecnologie che sono inscindibili dalla loro vita di ogni giorno. I nuovi mass-media racchiudono, come ogni strumento, una possibilità di bene ma anche i rischi di un uso perverso. La Chiesa indonesiana oggi si trova davanti a questa sfida, come ha ripetuto più volte il Santo Padre”. Generalmente, l’arcivescovo è molto fiducioso nei giovani indonesiani, che vede “aperti al dialogo, pronti a mettersi in discussone, attenti ai valori”. (R.P.)
Indonesia: molti sacerdoti diocesani al ritiro annuale dei Gesuiti
◊ Grande successo dell’annuale ritiro spirituale dei Gesuiti dell’arcidiocesi di Semaran, in Indonesia, conclusosi sabato e al quale hanno partecipato per la prima volta anche molti sacerdoti diocesani. Nel corso degli esercizi spirituali, che quest’anno sono coincisi con i festeggiamenti per i 70 anni di fondazione dell’arcidiocesi, è stata sottolineata l’importanza della preghiera condivisa con i fedeli, aspetto spesso trascurato dai sacerdoti impegnati nell’attività pastorale. Ad Asianews padre Noegroho Agoeng ha raccontato cosa gli ha dato questa esperienza e l’aneddoto che gli ha ispirato la partecipazione: “Un giorno sono tornato a casa dalla pastorale nelle zone rurali particolarmente stanco, ma ho trovato molti parrocchiani che dopo l’Eucarestia stavano pregando per i sacerdoti – è la sua testimonianza – allora ho realizzato che tutti i cattolici dell’arcidiocesi stavano sostenendo la mia vocazione”. Il ritiro proposto dai Gesuiti, infatti, nasce con l’obiettivo di riproporre a tutti l’importanza della preghiera come punto centrale della giornata di ciascun sacerdote, su modello di Sant’Ignazio di Loyola. (R.B.)
Il cardinale di Chicago invita le parrocchie a impegnarsi contro la violenza giovanile
◊ Le parrocchie “offrano un rifugio sicuro” e sacerdoti e fedeli lavorino “per garantire tutto questo”: così l’arcivescovo di Chicago e presidente della Conferenza episcopale statunitense, cardinale Francis Eugene George, ha scritto in una lettera indirizzata alla comunità, in occasione della chiusura dell’anno scolastico, che a volte in città significa incremento della violenza verso i giovani, tra spari nelle strade e scontri fra bande criminali opposte. “La minaccia quotidiana di violenza – prosegue il porporato, le cui parole sono riportate dall’Osservatore Romano – è maggiore nei quartieri in prossimità del centro. Molte parrocchie stanno già fornendo alle comunità spazi sicuri nelle chiese, nelle palestre e in altri edifici per i giochi, l’attività fisica e la preghiera”. Tra le parrocchie in prima linea c’è quella di Santa Sabina, nel quadrante sud della città. Il parroco, padre Michael Pfleger, da sempre impegnato per i giovani, nei giorni scorsi ha organizzato un corteo che si è snodato lungo la 79esima strada, intitolato ‘Fai tacere la violenza’, cui hanno partecipato, scandendo slogan contro la violenza, tra gli altri, il sindaco di Chicago, il sovrintendente alla polizia, il provveditore agli studi, esponenti politici e genitori di vittime. (R.B.)
Burkina Faso: campagna di Sant'Egidio per la registrazione anagrafica
◊ La comunità di Sant’Egidio, in collaborazione con il governo del Burkina Faso, sta portando avanti una nuova campagna in Africa: quella in favore della registrazione anagrafica dei bambini. A questo proposito ha organizzato per oggi nella capitale del Burkina Faso, Ouagadougou, una conferenza internazionale cui hanno preso parte ministri e rappresentanti di 12 Paesi africani, ai quali è stato presentato il modello Bravo (Birth registration for all versus oblivion), che garantisce la registrazione all’anagrafe per i nuovi nati e promuove sistemi anagrafici sostenibili dove non esistono ancora. Secondo la Comunità, ogni anno circa 51 milioni di bambini nel mondo non vengono registrati alla nascita: in pratica non esistono e quindi non hanno diritto a iscriversi a scuola, possono sparire senza che nessuno se ne accorga e quindi venire arruolati, venduti, essere vittime di traffici di varia natura. Il programma Bravo, in soli 10 mesi di vita, ha già registrato in Burkina Faso oltre due milioni di individui, non solo bambini appena nati. (R.B.)
Argentina: le conclusioni della Settimana sociale a Mar del Plata
◊ “Per noi, come discepoli e missionari di Gesù Cristo, la grande causa della giustizia sociale e l'inclusione sociale è la missione fondamentale, è l’asse centrale della Pastorale sociale”: è quanto ha dichiarato mons. Jorge Casaretto, vescovo di San Isidro, e presidente della Commissione episcopale della Pastorale sociale (Cepas), a conclusione della “Settimana Sociale”, svoltasi a Mar del Plata dal 25 al 27 giugno con l'obiettivo di lavorare, per sradicare la povertà e promuovere lo sviluppo integrale. Le finalità coincidono con quelle annunciate nelle celebrazioni del cosiddetto “Bicentenario 2010-2016”, periodo di tempo in cui diversi Paesi dell’America Latina celebrano i 200 anni di indipendenza dai colonizzatori spagnoli. “Siamo convinti che i leader del Bicentenario saranno quelli che porranno come prioritaria una intensa mistica del servizio, una passione creativa per il bene comune e un profondo impegno per il dialogo”, afferma la Commissione episcopale per la Pastorale sociale, nella dichiarazione conclusiva della Settimana Sociale, a cui hanno partecipato oltre 700 dirigenti sociali, politici, sindacali e delle imprese. Il testo finale, inviato all’agenzia Fides, è stato presentato dai Vescovi della Commissione che è presieduta da mons. Jorge Casaretto. Nel testo si legge: “Contemplare la dignità integrale di ogni persona e di tutte le persone ci aiuta a sostituire lo stile della frammentazione con lo spirito della fratellanza.” Il testo insiste nell'unità che deve esistere in Argentina: “L'unità come comunità nazionale è il modo migliore per lo sviluppo integrale e per una equa distribuzione dei beni. Creare spazi di dialogo e promuovere una cultura dell'incontro, significa anche approfondire la nostra opzione per i poveri e per lo sviluppo in Argentina.” Il testo continua: “Abbiamo bisogno di nuove strutture per facilitare il dialogo costruttivo per il necessario consenso sociale. Per sradicare la povertà e l'esclusione abbiamo bisogno di promuovere tra tutti un vero accordo sulle politiche pubbliche di sviluppo integrale.” Infine si ricorda un momento importante in questo processo d’impegno sociale: il primo Congresso nazionale della Dottrina sociale della Chiesa, che si terrà nella arcidiocesi di Rosario a maggio del 2011. (R.P.)
Al via in Bolivia l’incontro annuale degli animatori vocazionali
◊ È iniziato oggi e si concluderà sabato 3 luglio a Cochabamba, in Bolivia, l’incontro annuale degli animatori vocazionali: una settimana di preghiera, ascolto, confronto di esperienze diverse e proposte per nuove strategie di pianificazione. Promosso dalla Conferenza episcopale boliviana e gestito dall’Istituto superiore di Scienze religiose dell’ateneo Regina Apostolurum, all’incontro parteciperanno persone di vita consacrata, religiosi e religiose di voti perpetui e temporanei, novizie, cappellani, guide spirituali e persone impegnate nella ricerca e nell’orientamento vocazionale per la vita religiosa. Nel programma della settimana, come riporta la Fides, spiccano le riflessioni e i dibattiti sui seguenti temi: la finalità della Pastorale vocazionale, la formazione morale e spirituale dei giovani d’oggi, la direzione spirituale, le caratteristiche che deve avere un animatore vocazionale, il contributo dei laici alla Pastorale vocazionale, criteri di discernimento per le vocazioni. Ogni giorno, inoltre, è previsto un laboratorio sulla pianificazione della Pastorale e la giornata termina con la celebrazione dell’Eucarestia. (R.B.)
Cina: chiusura del mese del Sacro Cuore in vista della solennità dei SS. Pietro e Paolo
◊ Secondo informazioni pervenute all’agenzia Fides, il mondo cattolico cinese celebra la conclusione del mese del Sacro Cuore con grande risalto spirituale, con entusiasmo nel promuovere l’evangelizzazione e le vocazioni. Nel continente, alla vigilia della festa dei SS. Pietro e Paolo, la parrocchia di Fu Shun della diocesi di Liao Ning ha consegnato il mandato missionario a 18 catechisti della parrocchia. La parrocchia di Da Sun Zhuang della diocesi di Cang Zhou ha accolto con entusiasmo il vescovo mons. Giuseppe Li Lian Gui e nove sacerdoti. Mons. Li ha preseduto una solenne Eucaristia e la processione del Sacro Cuore, con la partecipazione di migliaia di fedeli, consacrando tutta la Cina al Sacro Cuore di Gesù. La diocesi di Tai Yuan ha concluso il mese del Sacro Cuore con una solenne Santa Messa concelebrata da 46 sacerdoti, davanti a oltre 2.000 fedeli: il tema principale della celebrazione era la preghiera per la missione e per le vocazioni al sacerdozio. Una cinquantina di giovani del Gruppo di S. Paolo e del Gruppo dell’evangelizzazione della parrocchia di Wu han, hanno compiuto un pellegrinaggio in vista della festa dei SS. Pietro e Paolo. 29 sacerdoti della diocesi di Guang Xi, guidati da mons. Tang Yan Quan, hanno vissuto 5 giorni di intensa ricarica spirituale con un ritiro dedicato al Sacro Cuore. Oltre 500 fedeli della diocesi di Feng Xiang hanno inaugurato una statua del Sacro Cuore di Gesù nel giardino della Cattedrale per ricordare questo mese del Sacro Cuore, nell’Anno sacerdotale. A Taiwan, le suore della Congregazione del Sacro Cuore di Gesù hanno celebrato il mese del Sacro Cuore festeggiando il 50° anniversario dei voti perpetui di alcune consorelle, sottolineando la preghiera per le vocazioni e lo slancio per l’evangelizzazione. (R.P.)
Spagna: modifiche alla legge sull’aborto, i vescovi continuano la protesta
◊ In Spagna il Consiglio dei ministri ha varato un regio decreto di modifica alla legge sull’aborto approvata lo scorso 24 febbraio e che dovrebbe entrare in vigore il 5 luglio prossimo. La modifica, riporta L’Osservatore Romano, prevede che le minori di 16 e 17 anni potranno sì abortire entro la 14esima settimana, come tutte le altre donne, ma dovranno dimostrare al medico di avere informato almeno uno dei genitori. In caso di conflitto con essi, che impedirà alla giovane di ottenerne il consenso scritto, sarà il medico ad autorizzare l’intervento, previa sollecitazione di un rapporto informativo sulla situazione della paziente ad opera di uno psicologo o di un assistente sociale. Le donne, inoltre, prima di sottoporsi a interruzione volontaria di gravidanza, potranno ricevere informazioni in tutti i centri sanitari pubblici o privati accreditati sugli aiuti statali, i diritti in materia di gravidanza e maternità, come gli assegni familiari e i benefici fiscali. Il decreto stabilisce, inoltre, la natura dell’assistenza clinica che deve determinare con diagnosi precoce l’esistenza di eventuali malattie del nascituro: un organo collegiale consultivo composto da specialisti in ginecologia, ostetricia e pediatria. Intanto proseguono le manifestazioni contro la legge, che di fatto depenalizza l’aborto fino alla 22esima settimana in caso di grave malformazione del feto o di rischi per la salute psicofisica della donna, da parte dei movimenti nazionali per la vita e del mondo cattolico. “Continueremo a dar voce a coloro che nasceranno per difendere il loro diritto alla vita – scrivono i vescovi spagnoli – e offrire un appoggio reale alle donne gestanti in difficoltà. (R.B.)
Gmg Madrid 2011: un video per invitare i giovani a partecipare
◊ Un video per invitare i giovani alla partecipazione alla Giornata Mondiale della Gioventù (Gmg) di Madrid nel 2011. È questa l’idea del Comitato organizzatore della Gmg, che l’ha realizzato - per ora è disponibile solo in spagnolo e in inglese – e l’ha intitolato ‘Dov’è l’anima di Madrid?’. Come riferisce l’agenzia Sir, nel filmato Madrid è definita “la capitale più aperta e accogliente d’Europa, con le sue infrastrutture preparate per l’organizzazione di grandi eventi”. I protagonisti del video sono giovani messicani, francesi, ivoriani, brasiliani, italiani e polacchi, tutti residenti a Madrid: attraverso le loro parole e le bellezze della città mostrate, s’intende attirare i giovani, secondo il direttore del Dipartimento della Comunicazione della Gmg, Yago de la Cierva. Il video sarà diffuso sul web nei siti d’informazione e in quelli delle imprese collaboratrici della Gmg, nonché sui social network, e sarà possibile scaricarlo gratuitamente dal sito ufficiale della Giornata Mondiale della Gioventù di Madrid, dove nel 2011 sono attesi milioni di giovani da 170 Paesi. (R.B.)
La morte a Roma del vaticanista Alceste Santini
◊ Si è spento sabato scorso a Roma, all'età 83 anni, Alceste Santini, uno dei vaticanisti più noti e stimati, non solo in Italia. Aveva esordito nella sua attività giornalistica con le testate “Il Paese” e “Paese Sera”, ed era poi stato per decenni firma autorevole e rispettata del quotidiano “l’Unità”, allora quotidiano del Partito comunista italiano. Negli ultimi anni era stato editorialista de “Il Mattino”, informando sempre i suoi lettori sulla Chiesa e sulla Santa Sede "con atteggiamenti - scrive l'Osservatore Romano - mai pregiudizialmente ostili". In collegamento con “Neues Forum Dialog” di Vienna, aveva fondato e diretto la rivista “Religioni Oggi Dialogo”, per favorire il confronto tra mondi politici e culturali diversi e contribuire, negli anni del gelo tra est e ovest, al superamento di un’Europa divisa in sfere di influenza contrapposte. "Uomo onesto e buono, tra i suoi meriti, - ricorda l'organo vaticano - va sottolineato la benevolenza rispettosa verso i colleghi più giovani, per i quali in molti casi è stato un punto di riferimento e di sostegno". Dopo la caduta dei muri, tra il 1989 e il 1991, Santini promosse iniziative culturali incentrate sulla “geografia del dialogo”. Tra i suoi libri, quasi tutti di argomento religioso, vanno ricordati i recenti "Giovanni Paolo II. I viaggi nel mondo. In cammino per la pace", "L’eredità di Papa Wojtyła. Le sfide ancora aperte del Papa che ha sconfitto il comunismo" e "Le sfide del nuovo Papa. Laicità, relativismo, scienza". Il presidente della Repubblica Italiana, Giorgio Napolitano, ha espresso in un messaggio sentimenti di vicinanza alla famiglia, “nel ricordo delle molte occasioni di incontro - ha scritto - che mi diedero modo di apprezzare la serietà e la misura di Alceste Santini come giornalista a lungo dedicatosi all’osservazione e al commento delle vicende della Chiesa cattolica e del suo rapporto con la società italiana”. (R.P.)
La Turchia chiude lo spazio aereo a Israele
◊ La Turchia ha deciso di chiudere il proprio spazio aereo ad Israele, in seguito al raid della Marina israeliana del 31 maggio scorso contro un convoglio di navi che portavano aiuti umanitari a Gaza e che costò la vità a nove cittadini turchi. Lo ha riferito l'agenzia turca Anadolu, citando dichiarazioni rese dal premier Erdogan. Da parte sua, il Ministero israeliano dei Trasporti afferma di non aver ricevuto alcuna comunicazione. Ma la stampa israeliana alcuni giorni fa aveva riferito del divieto di transito ad un aereo militare israeliano, diretto in Polonia. Il servizio di Fausta Speranza:
Non è chiaro se le disposizioni impartite da Erdogan si riferiscano solo ai velivoli delle Forze armate israeliane, o anche ai voli civili. Se fosse confermata la chiusura totale dello spazio aereo turco, la principale ripercussione per Israele sarebbe nei voli diretti all'Europa orientale. Sorvolare la Grecia comporterebbe costi maggiori. In ogni caso, il nodo vero è quello che il provvedimento rappresenta: il via ad un duro braccio di ferro tra Turchia e Israele, che viene ad aggiungersi ai problemi già ben evidenti in Medio Oriente. Problemi tra i quali campeggia oggi la minaccia nucleare iraniana: il capo della Cia, Panetta, afferma che a Teheran possono bastare due anni per la bomba atomica e poi spiega che sulle decisioni da prendere la linea di Washington non è quella di Tel Aviv: al momento, gli Usa hanno convinto Israele che è ancora il tempo della diplomazia e delle sanzioni, e non ancora quello delle armi. È chiaro che il contrasto tra Israele e Turchia viene ad inserirsi in questo contesto. Più in generale, i temi del nucleare ci portano anche su un altro fronte aperto per la comunità internazionale: quello della Corea del Nord. Se al G20 l’Iran è stato un tema scottante e ricorrente nei vari colloqui bilaterali, sulla Corea del Nord si è pronunciato per tutti Barack Obama: “il comportamento bellicoso – ha detto – è inaccettabile”. Per tutta risposta Pyongyang ha fatto sapere che rafforzerà il proprio arsenale nucleare. E ha lanciato accuse e minacce: gli Stati Uniti avrebbero portato armi pesanti nella zona demilitarizzata al confine con la Corea del Sud; armi che se non saranno ritirate velocemente provocheranno “pesanti misure militari”. Sappiamo che il presidente americano in occasione del G20 ha parlato del rischio Corea in modo molto franco con la Cina. Sulla questione iraniana la Cina, così come la Russia, si è unita alle sanzioni. Su Pyongyang non sappiamo quale linea adotterà nel prossimo futuro.
Pakistan
Agenti di polizia e artificieri stanno cercando di stabilire le cause dell'esplosione che ad Hyderabad, nel sud del Pakistan, ha provocato almeno 18 morti e molti feriti, alcuni in gravi condizioni. Distrutti otto negozi e danneggiata una moschea a poca distanza dal luogo della deflagrazione. Sempre nel sud del Paese vicino al confine afghano, a Chaman, stamattina due autobotti con carburante destinato alle forze della Nato in Afghanistan sono andate distrutte in un incendio. Secondo i media pachistani non ci sono vittime. Mentre almeno 12 sospetti militanti islamici estremisti sono stati uccisi in una battaglia nella regione tribale di Orakzai, nel nordovest del Pakistan. I militanti hanno attaccato un posto di blocco dell'esercito che ha risposto aprendo il fuoco.
Afghanistan
Almeno 600 militari afghani e della Nato hanno lanciato oggi un’offensiva contro basi di Al Qaeda e dei talebani nella provincia orientale di Kunar, alla frontiera con l'Afghanistan, con un bilancio di almeno 30 talebani morti. Intanto, nel sud del Paese, nella provincia di Ghazni, almeno cinque persone sono morte in un attentato. Un ordigno è esploso in un luogo affollato. Mentre quattro soldati norvegesi della Forza internazionale di assistenza alla sicurezza (Isaf) hanno perso la vita per l'esplosione di un ordigno artigianale nella provincia di Faryab, nel nord del Paese. Ieri, altri cinque militari di Oslo sono rimasti uccisi nei pressi di Meymaneh, nell'ovest del Paese.
In Kirghizistan vince il sì alla Costituzione parlamentare
Il referendum per la nuova Costituzione ispirata alla democrazia parlamentare ha riportato ieri in Kirghizistan oltre il 90% dei “sì”. In particolare, i voti a favore sono stati il 90,84%, contro il 7,84% dei “no”. L'affluenza è stata del 70%. Il Kirghizistan è reduce da una rivolta che in aprile ha portato alla destituzione del presidente, Kurmanbek Bakiev, e all'insediamento di un governo provvisorio e da recenti scontri etnici tra kirghizi e uzbeki che hanno causato un centinaio di morti. Il presidente russo Medvedev ha commentato così l'esito del voto: "Non riesco ad immaginare – ha affermato – come il modello di una democrazia parlamentare possa funzionare in Kirghizistan."
Sequestrato mercantile battente bandiera di Singapore nel golfo di Aden
Il mercantile "Golden Blessing", battente bandiera di Singapore, è stato assaltato e sequestrato da pirati somali nel golfo di Aden, nell'Oceano Indiano, tra lo Yemen e la Somalia. Lo ha reso noto il Centro per il soccorso marittimo cinese sostenendo che a bordo vi fossero 19 marinai cinesi.
Elezioni in Burundi ma con un solo candidato: l’opposizione si è ritirata
Sono tre milioni e mezzo gli elettori chiamati oggi alle urne in Burundi per le presidenziali che vedono in corsa un unico candidato, il presidente uscente, Pierre Nkurunziza. Il voto cade in un momento particolarmente delicato per il Paese africano, da poco uscito da 13 anni di devastante guerra civile, con un bilancio di 300 mila morti tra il 1993 e il 2006. Nei giorni scorsi, si sono susseguiti attacchi con bombe a mano, violenze e arresti tra i leader dell’opposizione, che a maggio non hanno riconosciuto la vittoria governativa alle elezioni comunali e si sono ritirati dalla competizione presidenziale. Stamani, c’è stato un episodio di sparatoria ad un seggio nella provincia occidentale di Bubanza. Della situazione in Burundi, parla padre Claudio Marano, missionario saveriano e direttore del Centre Jeunes Kamenge di Bujumbura, in Burundi, intervistato Giada Aquilino:
R. – È un appuntamento che rientra nel quadro di più momenti elettorali di questo 2010. Il primo momento è stato quello delle elezioni comunali: i risultati hanno sancito un 64% al partito unico al potere. Da questo dato, tutti i partiti hanno cominciato a gridare che ci sono state delle manipolazioni e l’opposizione si è ritirata dalle elezioni presidenziali. C’erano sette, otto candidati e, per protesta, l’opposizione si è chiamata fuori. C’è però sempre stato un proseguimento nei contatti e nel dialogo tra l’opposizione, il governo, le associazioni internazionali, l’Onu, per dare la possibilità a tutti di discutere del futuro del Burundi, anche perché poi a luglio ci saranno le elezioni legislative, con i deputati e i senatori da eleggere.
D. – Questo voto è arrivato dopo anni di devastante guerra civile. Che Paese è oggi il Burundi?
R. – Durante la guerra, quelli che avevano più voce erano quelli che utilizzavano le armi. Finita la guerra, c’è sempre stato l’Fnl (Forze nazionali di liberazione) che ha continuato questo gioco fino a due anni fa. Adesso la situazione del Paese è molto grave: ci sono miseria e fame, anche a causa di realtà climatiche diversificate. La situazione politica e l’impossibilità del governo di continuare a gestire il Paese a livello economico, lavorativo, produttivo, mettono poi tutto seriamente in crisi.
D. – Come siete impegnati lei come missionario e la Chiesa locale affinché questo periodo di stallo venga superato?
R. – Ci siamo impegnati a fare tutta una serie di formazioni nelle scuole, anche con degli spettacoli teatrali, per riuscire a mettere insieme la popolazione e dire che insieme si sta meglio. Stiamo facendo dei campi di lavoro dove dei giovani Tutsi e Hutu, dei giovani di ogni partito politico si sono messi insieme e vanno a lavorare nei quartieri per dire alla gente: “Siamo insieme, lavoriamo insieme e questo potete farlo tranquillamente anche voi”. Il Burundi ha bisogno di questo.
Russia
Circa 170 persone sono morte annegate nelle ultime due settimane in Russia – 32 nella sola Mosca – cercando refrigerio nei fiumi o nei laghi a causa del caldo che ha sfiorato a volte i 40 gradi. Diverse, secondo gli esperti, le cause delle morti: tuffi in zone profonde e pericolose, sbalzi di temperatura, uso di alcolici.
In Giappone resta il divieto di Internet in campagna elettorale
In Giappone, campagna elettorale senza Internet. Resta il divieto in vista del voto per il rinnovo del Senato previsto l’11 luglio. Il servizio di Michela Altoviti.
Secondo l’attuale legge, i candidati giapponesi non possono utilizzare forme scritte o visive per la propria campagna elettorale. Ciò significa che agli aspiranti senatori e ai singoli partiti è vietato aggiornare i propri siti e blog nel periodo che precede il voto. In particolare, netto è il divieto di utilizzare network come Twitter e la posta elettronica, giudicati da alcuni parlamentari strumenti “potenzialmente pericolosi” per i rischi legati alla diffamazione. Un'intesa bipartisan, raggiunta il mese scorso, aveva aperto le porte alla modifica delle restrizioni: modifica che si sarebbe dovuta decidere entro la sessione parlamentare conclusasi il 16 giugno scorso. Poi, c’è stata la scossa politica che ha interessato il Partito democratico con le dimissioni di fine maggio dell'ex premier, Yukio Hatoyama. L'evento ha stravolto il calendario parlamentare e impedito l'approvazione della bozza di legge per rimuovere il bando a Internet. Secondo l'intesa preliminare, la Dieta, la Camera dei parlamentari giapponesi, era pronta a togliere i vincoli all’utilizzo di blog e siti Internet in campagna elettorale. La "legalizzazione" del web a mezzo di propaganda elettorale è vista da molti come un'ultima spiaggia per riportare al voto l'elettorato giovane, sempre più distante dalla politica: nelle elezioni generali dello scorso anno, solo il 46,7% degli aventi diritto tra i 20-24 anni si è recato alle urne, contro l'85% nella fascia di età 65-69.(Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 179
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