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Sommario del 27/06/2010
Il Papa all'Angelus: l'egoismo porta a conflitti e rivalità, chi segue Gesù entra in una nuova dimensione della libertà
◊ “Libertà e amore coincidono”, obbedire al proprio egoismo “conduce a rivalità e conflitti”. E’ quanto ha affermato stamani Benedetto XVI all’Angelus soffermandosi sulla radicalità della risposta a Cristo. Una radicalità che porta a mettersi “a servizio gli uni degli altri”: “Chi rinuncia a tutto, persino a se stesso, per seguire Gesù – ha detto il Papa - entra in una nuova dimensione della libertà”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Rispondere alla chiamata di Cristo significa mettersi alla sequela di Gesù e percorrere il proprio cammino di vita sulle orme del Vangelo: “Chi ha la fortuna di conoscere un giovane o una ragazza che lascia la famiglia di origine, gli studi o il lavoro per consacrarsi a Dio – afferma il Papa - sa bene di che cosa si tratta, perché ha davanti un esempio vivente di risposta radicale alla vocazione divina”:
“E’ questa una delle esperienze più belle che si fanno nella Chiesa: vedere, toccare con mano l’azione del Signore nella vita delle persone; sperimentare che Dio non è un’entità astratta, ma una Realtà così grande e forte da riempire in modo sovrabbondante il cuore dell’uomo, una Persona vivente e vicina, che ci ama e chiede di essere amata”.
Il Papa ricorda poi il brano dell’evangelista Luca nel quale Gesù dice ad alcuni uomini che chi sceglie di lavorare con Lui “nel campo di Dio non può più tirarsi indietro”. Ad un altro Cristo dice: “Seguimi”, chiedendogli un taglio netto dei legami familiari. Queste esigenze – osserva il Santo Padre – possono apparire molto dure, ma in realtà “esprimono la novità e la priorità assoluta del Regno di Dio che si fa presente nella persona stessa di Gesù Cristo”.
“Si tratta di quella radicalità che è dovuta all’Amore di Dio, al quale Gesù stesso per primo obbedisce. Chi rinuncia a tutto, persino a se stesso, per seguire Gesù, entra in una nuova dimensione della libertà, che san Paolo definisce 'camminare secondo lo Spirito' (cfr Gal 5,16). 'Cristo ci ha liberati per la libertà!' – scrive l’Apostolo – e spiega che questa nuova forma di libertà acquistataci da Cristo consiste nell’essere 'a servizio gli uni degli altri' (Gal 5,1.13). Libertà e amore coincidono! Al contrario, obbedire al proprio egoismo conduce a rivalità e conflitti”.
Il Pontefice esorta quindi tutti a contemplare il “mistero del Cuore divino – umano del Signore Gesù, per attingere alla fonte stessa dell’Amore di Dio”:
“Chi fissa lo sguardo su quel Cuore trafitto e sempre aperto per amore nostro, sente la verità di questa invocazione: 'Sei tu, Signore, l’unico mio bene' (Salmo resp.), ed è pronto a lasciare tutto per seguire il Signore. O Maria, che hai corrisposto senza riserve alla divina chiamata, prega per noi!”.
Dopo l’Angelus, il Papa ha ricordato che stamani in Libano è stato proclamato Beato Estephan Nehmé, religioso dell’Ordine Libanese Maronita. Il Santo Padre si è rallegrato di cuore con i fratelli e le sorelle libanesi affidandoli con grande affetto alla protezione del nuovo Beato. Benedetto XVI ha anche ricordato che in questa domenica, che precede la Solennità dei Santi Pietro e Paolo, ricorre in Italia e in altri Paesi la Giornata della Carità del Papa. Il Santo Padre ha espresso “viva gratitudine a quanti, con la preghiera e le offerte, sostengono l’azione apostolica del Successore di Pietro a favore della Chiesa universale”. Salutando infine i pellegrini polacchi, il Papa ha espresso il proprio augurio per il periodo delle vacanze:
“Dla wielu będzie to czas odpoczynku.
Per tanti esso sarà tempo di riposo. Auguro che gli incontri con la natura, con nuove persone, con i frutti della creatività umana siano un’occasione non solo di recupero delle forze fisiche e dello sviluppo intellettuale, ma anche di un più intensivo contatto con Dio e di rafforzamento nella fede”.
Messaggio del Papa al presidente della Conferenza episcopale del Belgio sulle modalità delle perquisizioni nella cattedrale di Malines
◊ Benedetto XVI in un messaggio rivolto a mons. André-Joseph Léonard arcivescovo di Malines-Bruxelles, ricorda le modalità con le quali giovedì scorso forze dell’ordine belghe hanno condotto delle perquisizioni nella sede dell’arcivescovado. “In questo triste momento – scrive il Papa - desidero esprimere la mia particolare vicinanza e solidarietà a Lei e a tutti i Vescovi della Chiesa in Belgio, per le sorprendenti e deplorevoli modalità con cui sono state condotte le perquisizioni nella cattedrale di Malines e nella Sede dove era riunito l’episcopato belga in una Sessione plenaria che, tra l’altro, avrebbe dovuto trattare anche aspetti legati all’abuso di minori da parte di Membri del Clero”.
“Più volte – aggiunge il Santo Padre - io stesso ho ribadito che tali gravi fatti vanno trattati dall’ordinamento civile e da quello canonico, nel rispetto della reciproca specificità e autonomia”. “In tal senso – conclude il Pontefice - auspico che la giustizia faccia il suo corso, a garanzia dei diritti fondamentali delle persone e delle istituzioni, nel rispetto delle vittime, nel riconoscimento senza pregiudiziali di quanti si impegnano a collaborare con essa e nel rifiuto di tutto quanto oscura i nobili compiti ad essa assegnati”.
In Libano proclamato Beato Estephan Nehmé, religioso professo dell’Ordine Libanese Maronita
◊ Si è tenuta stamani a Kfifan, in Libano, la Messa di Beatificazione di Estephan Nehmé, religioso professo dell’Ordine Libanese Maronita vissuto tra la fine dell'Ottocento e la prima metà del Novecento. La cerimonia è stata presieduta da mons. Angelo Amato, prefetto della Congregazione delle Cause dei Santi, rappresentante del Santo Padre. “Estephan Nehmé - scrive il presule nel messaggio per la beatificazione del religioso libanese - con il suo lavoro e la sua preghiera diede sempre e ovunque nella sua vita una esemplare testimonianza di impegno ascetico e di fedeltà alla vocazione”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Nel messaggio, l’arcivescovo Angelo Amato sottolinea che il Libano, “la Montagna Bianca che Mosé desiderava vedere (Dt 3,25)”, è la terra natale del Beato Estephan Nehmé, uomo giusto che si è innalzato in alto, nel cielo della santità, come i maestosi “santi cedri” del Paese. E il Libano è anche “una sorta di terra Santa”. Gesù Cristo – ricorda mons. Angelo Amato – ha calpestato il suolo libanese, nei pressi di Tiro e Sidone, “quando liberò una giovane tormentata da un demonio”. La terra libanese è poi un microcosmo cristiano di “straordinaria importanza storica e religiosa”: il paesaggio è disseminato di “santuari, chiese, cappelle e monasteri” e la pietà mariana, soprattutto mediante la recita del Santo Rosario, “ha plasmato nei secoli l’anima cristiana” del Libano.
Ricordando la straordinaria figura di frère Estephan Nehmé, l’arcivescovo Angelo Amato sottolinea che il monaco dell’Ordine Libanese Maronita “lavorava molto, ma pregava anche molto e meditava a lungo. Era un angelo dal volto umano”. La fama della sua laboriosità e della sua virtù – aggiunge il presule - era tale che i superiori dei conventi chiedevano sempre di avere frère Estephan nella loro comunità, per il suo buon esempio nella preghiera, nel lavoro e nella concordia”. La sua carità si estendeva anche al di fuori del convento. Durante la prima guerra mondiale, quando la carestia flagellava la maggior parte delle famiglie, frère Estephan distrubuiva il pasto ai bisognosi. “Purezza di cuore” e “preghiera ininterrotta”, testimoniata dalla continua recita del santo rosario, sono i due pilastri della perfezione cristiana del nuovo Beato. “La sua vita terrena – conclude mons. Angelo Amato - si apriva continuamente all’eternità di Dio, con accenti di contemplazione beata della Gerusalemme celeste”.
Ad Ancona oltre 160 delegati diocesani hanno partecipato al Convegno in vista del Congresso eucaristico nazionale
◊ Avviare una stretta rete di rapporti con tutte le diocesi italiane. E' stato questo l'obiettivo che ha animato il Convegno nazionale dei delegati diocesani in vista del XXV Congresso eucaristico nazionale, che si terrà ad Ancona dal 3 all'11 settembre prossimi. Il Convegno dei delegati nazionali che si è chiuso ieri nel capoluogo marchigiano ha fatto registrare una significativa partecipazione, come sottolinea al microfono di Fabio Colagrande l'arcivescovo metropolita di Ancona-Osimo mons. Edoardo Menichelli:
R. – Il bilancio è veramente molto positivo. A questo Convegno, che naturalmente è calato in un tempo pastorale piuttosto delicato, hanno partecipato più di 160 delegati. E di questo sono veramente molto grato ai vescovi e ai sacerdoti che sono venuti.
D. – Nel suo intervento, lei ha voluto ricordare che il Congresso eucaristico è e deve diventare un avvenimento ecclesiale. Cosa significa?
R. – E’ una convocazione che la Chiesa italiana fa attorno al ministero centrale della sua vita, che è l’eucaristia. Per di più questo ha la caratteristica di essere un Congresso nazionale. Quindi c’è un convenire sentito, appassionato e credente di tutte le Chiese che sono in Italia.
D. – Ma il Congresso non coinvolgerà solamente Ancona...
R. – E’ da una parte territoriale, vale a dire sotto la metropolia di Ancona e coinvolge quindi le diocesi che fanno parte di questa metropolia. Dall’altra parte, c’è un’altra caratteristica piuttosto singolare: le giornate celebrative del Congresso verranno caratterizzate sicuramente dal tema “Signore da chi andremo?” ma con un sottotitolo che è particolarmente significativo e pastoralmente decisivo: l’eucaristia per la vita quotidiana. Allora l'altra caratteristica di questo Congresso è che le giornate saranno tematizzate. Prenderemo alcuni ambiti della vita dei nostri fratelli che condividono con noi il cammino della storia e li aiuteremo a leggere la vita quotidiana sotto cinque ambiti, che sono quelli che la Chiesa italiana ha approfondito nel Convegno di Verona: la fragilità, l’affettività, la tradizione, la festa, il lavoro, la cittadinanza. Si tratta, cioè, di ambiti della quotidianità.
D. – Quale impulso potrà dare questo Congresso eucaristico che si avvicina alla pastorale?
R. – Io credo, vedendo anche il modo con cui questi delegati hanno partecipato in questi tre giorni, che possiamo coltivare una grande speranza perché ho visto veramente un grande interesse. Una necessità di rimettere l’eucaristia al centro del nostro credere, ma anche al centro della nostra quotidiana e appassionata pastorale. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Concluso il VII Simposio internazionale dei docenti universitari incentrato sulla Caritas in veritate
◊ E’ necessario creare un capitalismo più responsabile, più equo e più sostenibile. Queste le conclusioni del VII Simposio internazionale dei docenti universitari sul tema “Caritas in veritate. Verso un'economia al servizio della famiglia umana. Persona, Società ed Istituzioni”, che si è concluso ieri sera a Roma. La tre giorni è stata organizzata dall’ Ufficio per la pastorale universitaria del Vicariato di Roma, in collaborazione con il Pontificio Consiglio Giustizia e Pace. Il servizio di Marina Tomarro:
Creare le basi per la nascita di un nuovo ordine economico che metta al centro l’uomo e la sua dignità e non soltanto decisioni basate sulle logiche della finanza. Questo è l’impegno preso dai 500 partecipanti al VII Simposio Internazionale dei docenti universitari. Ascoltiamo il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, presidente del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, presente all incontro:
“Il fatto che si siano trovati insieme tutti gli economisti è stato molto importante, perché sono proprio queste persone che con le loro decisioni e le ricerche che fanno contribuiscono in qualche modo alla vita economica. E questo non soltanto nel loro Paese, ma - per effetto della globalizzazione - il risultato delle ricerche, ovunque esse vengano compiute, si fa sentire. E’ quindi molto importante che queste persone cerchino di ispirare il loro lavoro ai sentimenti che sono espressi in questa Enciclica. C’è chi dice di non credere affatto a questa economia - diciamo - di gratuità, ma tantissimi altri trovano una grandissima ispirazione in questa Enciclica. Io so adesso che a Londra, alcuni direttori di grandi banche si sono messi insieme a studiare questa Enciclica. Già dall’inizio di quest’anno 4.000 interventi sono stati fatti su questa Enciclica. Cerchiamo, quindi, di invitare la gente almeno a considerare la possibilità di ispirare loro un sistema di pensiero partendo da alcune delle idee espresse in questa Enciclica”.
E durante la tre giorni i docenti hanno affrontato diverse tematiche alla luce della Caritas in veritate: dalle cause della crisi economica alla finanza etica, fino allo sviluppo integrale della persona nelle organizzazioni e nelle imprese. Ma quali sono le prospettive per il futuro? Prof. Michele Bagella, preside della facoltà di Economia, presso l’università degli Studi di Roma “Tor Vergata”:
“Io credo che dopo queste giornate di discussione si cominci ad intravedere una strada su cui lavorare e che è quella della finanza sostenibile. La crisi che abbiamo vissuto ci ha messo di fronte a tanti fatti che denunciano una sostanziale incertezza. Noi dobbiamo lavorare in questa direzione. E’ vero che nella finanza ci sono tante cose che non funzionano, ma ce ne sono tante altre che funzionano. Partiamo allora da quelle per migliorare e guardare verso il futuro, lavorando sul tema della trasparenza, sul tema della consapevolezza, sul tema della responsabilità, sul tema del controllo. Se si riesce, nell’ambito delle imprese e delle banche e nell’ambito dei Paesi e delle istituzioni pubbliche, a - diciamo - rifarci a questi principi, io credo che siamo sulla strada giusta”.
La testimonianza di un missionario in Kenya: i Mondiali di calcio in Sudafrica sono il segno di un'Africa che cambia
◊ Un piccolo pronto soccorso in un villaggio rurale nel nord est del Kenya trasformato nel corso degli anni in un ospedale da 140 posti letto. E’ la missione di fratel Giuseppe Gaido, religioso del Cottolengo di Torino che opera da oltre un decennio in Africa come medico. La sua storia è anche uno dei segni di speranza dell’Africa dove in questi giorni, in Sudafrica, è in corso il Campionato del Mondo di calcio. Tra le squadre nazionali africane si è particolarmente distinto il Ghana, che ieri si è qualificato per i quarti di finale. Luca Collodi ha chiesto a fratel Giuseppe Gaido se i Mondiali siano davvero un segno di novità sociale, politica ed economica per il Continente:
R. – Mi sembra che la decisione di Nelson Mandela di voler a tutti i costi il campionato mondiale di calcio in Sudafrica sia proprio un segnale dell’Africa che cambia. Un segnale di quest’Africa che sa di poter avere delle potenzialità. Io credo che il problema dell’Africa sia anche il tempo. Se noi diamo tempo, l’Africa verrà fuori. E mi piacerebbe in questo senso spezzare una lancia in favore del Continente. Penso davvero che l’Africa stia cambiando. Forse non ce ne rendiamo conto, forse siamo in qualche modo plagiati da un certo tipo di immagini mediatiche: l’Africa è sempre associata a guerre, lotte tribali, corruzione, siccità o a cose del genere. Esiste un’Africa diversa, un’Africa di gente che ha voglia di fare. Un’Africa che si rende conto delle proprie potenzialità economiche.
D.- Fratel Gaido, un medico infettivologo come può scoprire la propria vocazione missionaria?
R. – Sono stato mandato con l’idea di offrire qualche servizio sanitario in più a popolazioni rurali che non avevano possibilità di accesso alla sanità “governativa” del Kenya. Sono arrivato a Chaaria, un piccolo villaggio, con 200 anime o poco più. Il mio ruolo di medico ha in qualche modo costituito un richiamo, un tam tam, una sorta di telefono senza fili per la gente del luogo. Non mi sono mai sentito un grande medico, però forse il Signore ha avuto fiducia in me e quindi mi sono detto: Ma, sarà casuale che sono qui? Sarà casuale che sono l’unico medico nel raggio di 80-90 chilometri quadrati? Sarà casuale che questa gente comunque non se ne va? Nel mio cuore, con la preghiera, è venuta crescendo l’idea che questa potesse essere una vocazione. Ricordandomi gli insegnamenti del Santo Cottolengo, ho deciso che nei limiti del possibile non diciamo di no a nessuno di coloro che bussano alla nostra porta. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
Mons. Mandara: le 51 nuove chiese che saranno edificate a Roma saranno anche punti di aggregazione sociale
◊ Saranno 51 le parrocchie che nei prossimi mesi saranno edificate in quartieri periferici di Roma. I nuovi edifici di culto dovrebbero sorgere in aree in espansione della capitale. In una città che cresce rapidamente, sono destinate a diventare anche punti di aggregazione di interi quartieri. Ma quali sono i requisiti per l’edificazione di nuovi edifici di culto? Antonella Palermo lo ha chiesto a mons. Ernesto Mandara, vescovo ausiliare di Roma e segretario dell’Opera Romana per la Preservazione della fede e la provvista di nuove chiese presso il vicariato di Roma:
R. - I requisiti riguardano innanzitutto il numero degli abitanti. Oltre alle parrocchie, c’è bisogno di costruire quelle che noi definiamo “centri sussidiari di culto”: ci sono cioè insediamenti di circa 5 mila abitanti, per cui si costruisce una cappella e delle aule di catechesi alle dipendenze della parrocchia più vicina. In altre diocesi, 5 mila abitanti si considerano sufficienti per l’istituzione di una parrocchia. Ma a Roma si tende ad istituire delle parrocchie che siano numericamente più consistenti. Ovviamente queste aree devono avere dei requisiti baricentrici rispetto all’abitato. Ed è anche necessario compiere tutta una serie di verifiche tecniche, in particolare di natura archeologica, per verificare se su quell’area sia possibile edificare o meno.
D. - Dal punto di vista urbanistico ed architettonico, lo stile dell’architettura per i luoghi di culto spesso nell’opinione corrente desta qualche perplessità. Lei cosa ne pensa?
R. - Questo è vero. E’ logico che sia difficile creare una sintesi fra un’immagine classica della chiesa e i nuovi stili architettonici. D’altronde è una sfida, questa, che non si può non cogliere. C’è un concorso a inviti, c’è una commissione di arte sacra che seleziona gli architetti da invitare. Devo dire che questa prassi consigliata dalla stessa Conferenza Episcopale ha dato negli ultimi anni degli ottimi frutti.
D. - Cosa rappresenta oggi la parrocchia per il tessuto sociale di Roma, per gli anziani, i disabili e tutto il mondo giovanile?
R. - La parrocchia a Roma è ancora un fortissimo centro di aggregazione e non solo religioso. La funzione aggregativa è una delle cose cui noi facciamo molta attenzione nella progettazione delle chiese e soprattutto nelle periferie. Dove manca assolutamente qualsiasi spazio aggregativo come può essere ad esempio una piazza, noi cerchiamo di realizzare all’interno del complesso parrocchiale un grande sagrato. Di fatto in certi tessuti urbani è l’unico spazio libero di aggregazione. Uno spazio, che si trova nel quartiere, dove la gente può stare liberamente.
Aperte in Friuli le celebrazioni per i 650 anni del Santuario mariano del Monte Lussari
◊ “Che l’anno giubilare sia l’occasione per continuare a costruire un’Europa fraterna, solidale e cristiana”: è l'auspicio di mons. Dionisio Mateucig, rettore del Santuario mariano del Monte Lussari, in Friuli, al confine con Austria e Slovenia. Le origini del Santuario, incastonato in un panorama di incomparabile bellezza, risalgono al 1360 quando un pastore ritrovò le proprie pecore inginocchiate attorno ad un cespuglio con al centro un'immagine raffigurante la Madonna. Le celebrazioni per il 650.mo anniversario si sono aperte questa mattina con la Santa Messa celebrata dall’arcivescovo di Udine, mons. Andrea Bruno Mazzocato, insieme con i vescovi di Capodistria, Klagenfurt e l’arcivescovo emerito di Lubiana. Sulle origini di questa devozione mariana ascoltiamo mons. Dionisio Mateucig, intervistato da Adriana Masotti:
R. – La tradizione dice che qui un pastore ha trovato questa piccola immagine della Madonna, in mezzo ad un cespuglio. Questo pastore l’ha portata a valle, al parroco di Camporosso, il paese ai piedi della montagna. La tradizione dice che poi la Madonna si è ritrovata qui, più di qualche volta … Di fronte a questo prodigio l’allora Patriarca di Aquileia ha ordinato al parroco di costruire una cappellina sul Monte Lussari, dove conservare questa immagine della Madonna. Si è sparsa la voce e sono iniziati questi pellegrinaggi, prima dalla vallata, poi da Est, dall’ Impero austroungarico.
D. – La cappella è poi diventata una chiesa, ma la statuetta è quella originale?
R. – Al posto della prima cappella è stata fatta una chiesa più grande, però è stata bruciata. E' stata ricostruita un’altra chiesa, ma nella guerra del ’15–’18 è stata distrutta dai bombardamenti dell’esercito italiano, perché si pensava che ci fosse una fortezza austriaca. Questa zona era considerata territorio della Carinzia, quindi sotto l’Austria. Allora l’esercito italiano ha distrutto la chiesa e tutte le case che si trovavano in questa area. La statua della Madonna è però quella originale perché prima della guerra era stata portata lontano per salvarla. Poi, nel 1923, è stata ricostruita la chiesa attuale e la Madonnina è ritornata.
D. – Il Monte Lussari è un luogo caro non solo a italiani e friulani, ma anche a sloveni e austriaci. Che “valore aggiunto” conferisce questa particolare realtà al Santuario?
R. – Il Santuario cerca veramente di unire i popoli europei. Oggi, per esempio, avevamo la chiesa strapiena di pellegrini della Stiria, della Carinzia, da Vienna, da Lubiana e anche dall’Italia. Abbiamo già una sintesi dell’Europa. E' un Santuario che unisce i popoli europei.
D. – C’è una preghiera particolare che si fa durante le celebrazioni al Santuario, proprio per la pace, per la concordia?
R. – Al termine di ogni Santa Messa, recitiamo una preghiera speciale nelle tre lingue – italiano, sloveno e tedesco – proprio per questa intenzione: perché i popoli europei possano vivere in pace, nella fratellanza e possano soprattutto accettare quei valori cristiani che sono fondamento del popolo europeo.
D. – Quest’anno il Santuario festeggia i suoi 650 anni. Tante sono le iniziative. Ma quale impronta vuole avere questo Giubileo?
R. – Soprattutto l’impronta della misericordia, dell’incontro con il Signore misericordioso. Di fatto la preghiera, che quest’anno abbiamo un po’ cambiato, vuole richiamare i pellegrini che vengono fin quassù soprattutto all’incontro con il Signore nel Sacramento del Perdono. E’ chiaro che, se c’è questo incontro con il Signore, c’è anche l’incontro di purificazione della memoria, di tutto ciò che può essere accaduto lungo i confini in questo luogo. Confini che hanno visto guerre e qui veramente questo popolo friulano, italiano ha sofferto molto. Si cerca quindi di purificare anche la memoria di una situazione che per questi luoghi è stata tragica.
D. – Nella preghiera per la Madonna del Lussari ci si rivolge alla “Regina dei popoli d’Europa”. Ma questo titolo non è ancora riconosciuto in forma ufficiale. Voi, però, aspirate a questo e magari proprio in occasione di questo Giubileo…
R. – Sì, noi alla fine della preghiera invochiamo la “Madonna di Monte Lussari, Regina dei popoli d’Europa, prega per noi!”. E allora vorremmo che, veramente, fosse ufficialmente riconosciuto questo titolo a questo Santuario. Un Santuario che dà un’anima all’Europa! Infatti noi, in ogni predicazione, cerchiamo di dire ai pellegrini presenti che l’Europa è un’Europa un po’ 'monca', perché si basa puramente sull’economia. Ma l’Europa ha bisogno di un’anima e l’anima dell’Europa è cristiana!
La Trinità è al centro dell’ultimo libro del teologo padre Renè Laurentin
◊ Spiegare in modo chiaro e avvincente il mistero più grande, cioè la Trinità: è questo l’obiettivo del libro “Trattato sulla Trinità. Principio, modello e termine di ogni amore”, scritto recentemente dal teologo francese, padre Renè Laurentin, per le Edizioni Art. Suddivise in quattro parti, le 400 pagine del volume partono dalla rivelazione della Trinità nella Bibbia, ripercorrono la storia bimillenaria del dogma e spiegano come vivere il mistero della Trinità seguendo l’esempio di Maria. Ma qual è il significato di questo libro? Isabella Piro lo ha chiesto allo stesso padre Laurentin:
R. – La signification du livre c’est de comprendre que Dieu est amour. …
Il significato del libro è comprendere che Dio è amore. Che Egli chiama tutti ad amare. C’è in questo un’unità, un’unità tra tutti attraverso l’amore. Nello stesso modo in cui le tre Persone sono Una nell’amore, Egli rende noi tutti una cosa unica attraverso l’amore. Sembrerebbe molto semplice: è tutta la storia della nostra vita, è il nostro destino che devono andare verso Dio, verso il Padre con il tramite dello Spirito Santo, del Figlio e ci deve arrivare mediante l’amore.
D. – Che cos’è la Trinità?
R. – La Trinité, c’est Dieu qui est à la fois Un e Trois. Il est Un parce que …
La Trinità è Dio che, al tempo stesso, è Uno e Trino. È Uno perché se ci fossero tre dêi, non funzionerebbe; ma allo stesso tempo, Egli è Trino perché ci sono tre Persone. Infatti, se non ci sono più persone, non c’è amore e c’è amore soltanto se ci sono più persone. Noi lo vediamo in maniera estremamente duale: ma Lui è sostanzialmente Uno e Trino, perché le tre Persone vivono "sostanzialmente" nell’unità, vivono nella "sostanza" unica del Padre.
D. – Questo libro è solo per i credenti o anche per i non credenti?
R. – Je pense que c’est aussi pour les non-croyants. …
Credo sia anche per i non credenti, perché penso che possa portare all’unità tra scienza e fede. Tra la scienza e la fede c’è stata battaglia fin dai tempi di Galileo: i giudici del Sant’Uffizio volevano condannare Galileo perché egli sosteneva che la terra ruotasse diversamente da come affermato nella Bibbia, che diceva che Gesù aveva fermato il Sole, e per loro il sole era considerato il centro del mondo. Dopo, la scienza ha fatto progressi e poi ha trionfato, e nel 1900 [gli scienziati] hanno pensato di poter condannare la teologia in nome dello scientismo, dicendo: “Dio è un mito, la scienza potrà spiegare tutto, stiamo andando verso un’epoca in cui sarà la scienza a vincere la povertà mediante la ricchezza universale”. Tutte queste promesse del 1900 si sono sbriciolate quando ci si è accorti che questo era il mondo delle due grandi guerre, il mondo di un numero incredibile di morti, che era il mondo in cui sono nate nuove epidemie, l’ultima delle quali è l’Aids. E ci si è accorti che l’uomo è veramente molto umile e che la scienza pure è diventata molto umile… Ecco, vorrei oggi riconsiderare gli scienziati, che hanno una prospettiva molto vicina ai fatti, preoccupata di mantenere il controllo; sono un po’ – come dire – meccanicisti, relativisti. E noi, noi potremmo spiegare loro che – non certo a livello scientifico, ma ad un livello superiore – Dio che è Uno e Trino, che è amore, è Lui che fa l’unità che fissa il mondo. E che fa sì che Dio sia, al contempo, il principio creatore, il modello dell’unità cui noi aspiriamo e il termine dell’unità verso la quale noi andiamo.
I vescovi australiani: il nuovo governo si prenda cura dei rifugiati
◊ Attese e speranze del mondo cattolico e delle organizzazioni per i diritti umani per il nuovo primo ministro australiano Julia Gillard perché si occupi della questione dei profughi e in particolare degli immigranti clandestini. Proprio di recente si è svolta la Settimana Nazionale dei rifugiati e, alla sua conclusione, è arrivata la richiesta espressa dalla Conferenza episcopale australiana al Governo. La richiesta è stata quella di evitare qualsiasi demonizzazione e stereotipo o di usare i profughi come “capitale politico”. Il problema degli immigrati in attesa di asilo va affrontato con razionalità e non con emotività, ha riferito all’agenzia Fides padre Jim Carty, sacerdote marista sostenitore degli emigranti locali e di oltremare. Padre Jim è stato coordinatore del centro ecumenico sostenuto dall’arcidiocesi di Sydney a favore dei rifugiati e di quanti sono in attesa di visto. La preoccupazione espressa dal religioso è che si possa tornare alla Pacific Solution del precedente Governo, che prevedeva il processo degli immigrati clandestini sulle isole. Una pratica questa rivelatasi dannosa non solo per gli adulti ma anche per un certo numero di bambini che hanno poi riportato problemi d’infermità mentale. Il vescovo portavoce della Conferenza episcopale australiana per i rifugiati in attesa di asilo, mons. Joe Grech, ha posto in evidenza il lavoro svolto dalla Chiesa cattolica a favore di persone che vanno considerate e trattate prima di tutto come esseri umani. Nello specifico del territorio australiano il numero delle persone che arrivano in cerca di asilo è insignificante rispetto al resto del mondo e, soprattutto, si tratta pur sempre di lavoratori che contribuiscono notevolmente all’industria del Paese. (C.F.)
Appello dei vescovi dell'Uganda in vista delle elezioni
◊ “Paura e pessimismo nei cuori di molte persone”: sono questi i sentimenti che crescono in vista del 2011 ed emergono con preoccupazione nel documento pubblicato dai vescovi dell’Uganda al termine della loro Assemblea Plenaria. “Le cause della paura sono tante e vogliamo citare alcune delle più diffuse: l'insicurezza lavorativa e sulla proprietà terriera, il crescente divario tra ricchi e poveri, l’aumento delle tensioni tra i gruppi etnici, la cattiva qualità dell’assistenza sanitaria e altri problemi sociali. È pertanto di fondamentale importanza che tutti coloro che si preparano a candidarsi alle prossime elezioni siano pronti ad affrontare con determinazione le questioni indicate nella presente dichiarazione, avendo sempre presente il bene comune del popolo”. È quanto si legge nel comunicato dei vescovi, reso noto dall’agenzia Fides. Riguardo alle prossime elezioni presidenziali che si svolgeranno in Uganda nel 2011, la Conferenza episcopale ugandese auspica che si tratti di “un processo elettorale corretto, leale e gestito da un organismo elettorale credibile, che garantisca la trasparenza e l'imparzialità”. “La Chiesa – si apprende dal documentio – è impegnata a portare alla popolazione la speranza che le elezioni siano guidate dai valori e dai principi della democrazia in nome di Dio Onnipotente. Siamo inoltre impegnati a promuovere la democrazia elettorale e a rimanere sempre la voce dei senza voce, senza compromettere la nostra imparzialità”. L’appello dei presuli è rivolto non solo a una corretta e veritiera informazione da parte degli stessi operatori ma anche al Governo e al Parlamento affinché “il disegno di legge in discussione sulla libertà d’informazione, volto a prevenire e correggere gli abusi, non soffochi e violi il principio della libertà di espressione, un diritto che, in una società veramente moderna e democratica, è di tutti i cittadini, sia singoli che organizzati”. Tante altre sono le questioni che destano preoccupazioni ed emergono nel comunicato dei vescovi: le tensioni tra il Regno del Buganda e il governo centrale; la richiesta di una pace definitiva e di aiuti per gli sfollati nel nord Uganda; lo sfruttamento del petrolio; la corruzione; il sistema sanitario; l’aumento delle violenze domestiche e dei sacrifici umani; la protezione dell’ambiente, a rischio per il depauperamento delle foreste, per lo scorretto smaltimento di rifiuti pericolosi e per l’uso di auto inquinanti. (C.F.)
Decessi in Kenya per una grave epidemia di colera
◊ Una grave epidemia di colera sta colpendo il Kenya - in particolare le zone di Nairobi, della Rift Valley e della regione costiera - a causa della penuria di servizi igienico-sanitari e dell’uso di acqua non potabile. È questo l’allarme espresso dal Ministero della Salute kenyota, riportato dall’agenzia Fides. Sette decessi attestano la gravità di un momento in cui la popolazione usa gli stagni per raccogliere l’acqua, come accade a Kaloleni o nella regione di East Pokot, dove non esistono servizi igienico-sanitari. “Gli abitanti – riporta l’agenzia Fides – sono pastori nomadi che come toilet usano il bosco. Non hanno accesso a bacini di raccolta o rubinetti per l’acqua. Da gennaio sono almeno 31 i distretti contagiati, con 3.024 casi e 53 morti registrate”. (C.F.)
La Conferenza episcopale tedesca: "Distinguere tra eutanasia attiva e passiva"
◊ Distinguere tra eutanasia attiva e passiva: così la Conferenza episcopale tedesca commenta una sentenza emessa dalla Corte federale della Germania sulla legittimità dell’eutanasia qualora sia accertata senza ombra di dubbio la volontà del paziente. I vescovi, in una nota, affermano di intendere sottoporre “ad analisi accurata e differenziata” le motivazioni della sentenza che riguarda un caso di eutanasia risalente al 2007, praticata su una donna in coma da cinque anni. Tale differenziazione tra eutanasia attiva e passiva costituirà la base per un sussidio etico indispensabile per decidere: “Temiamo che questa situazione complessa possa determinare in seguito delicati problemi etici – scrivono i presuli – questi dubbi fondamentali che sollevano ulteriori problemi in caso di una paziente in coma vigile, verranno analizzati dalla Commissione per la fede della Conferenza episcopale tedesca”. (R.B.)
La comunità cristiana di Hong Kong impegnata in progetti contro la droga
◊ In occasione della “Giornata internazionale contro il traffico e l’abuso della droga”, che si è celebrata ieri, la comunità cristiana di Hong Kong ha messo a punto un progetto integrale che coinvolge la famiglia, la scuola, la parrocchia e il quartiere per combattere un fenomeno sempre più diffuso tra i giovani, l’uso di sostanze stupefacenti. Le richieste di aiuto registratesi, da luglio dello scorso anno a febbraio 2010, presso il “Centro di Sostegno ai Giovani Drogati” arrivano a 70 unità (il doppio del periodo precedente) e riguardano giovani studenti. Questi dati, resi noti dal Kong Ko Bao - bollettino diocesano in versione cinese - sono stati riportati dall’agenzia Fides che pone in evidenza quanto sia importante e urgente per la comunità cristiana locale “la formazione tra gli studenti, lanciando fondi anti-droga e programmi di formazione anti-droga degli insegnanti delle scuole”. Secondo quanto poi aggiunge il responsabile del lavoro sociale del Caritas Hugs Centre, dottor Fung Hing Kau, “ci vuole una collaborazione più ampia che coinvolga la famiglia, le scuole, i quartieri, enti come il nostro, etc. Ogni anno trattiamo circa 260 casi di studenti drogati e questa cifra è in aumento. Abbiamo bisogno del sostegno di tutti per aiutare questi giovani ad abbandonare definitivamente la droga, andando nelle discoteche, nelle feste, per prevenire l’uso di stupefacenti”. (C.F.)
Bangladesh, acqua contaminata rischia di avvelenare milioni di persone
◊ In Bangladesh, milioni di abitanti risultano avvelenati dall’acqua contaminata dall’arsenico. Lo rende noto l’agenzia Fides da uno studio pubblicato nel Lancet medical journal, secondo cui “oltre 77 milioni di persone, circa la metà della popolazione, sono cronicamente esposte a metalloidi velenosi”. Lo studio è stato condotto per un periodo di 10 anni su un campione di 12 mila persone, “esaminando le urine ogni due anni ed analizzando l’acqua di 6 mila pozzi per individuare l’arsenico”. Prima che venisse compiuta tale indagine, l’Organizzazione Mondiale della Salute aveva già predetto “un notevole aumento nel numero dei casi di malattie causate dall’arsenico, se la popolazione avesse continuato a bere acqua contaminata”. Dal rapporto emerge che la causa dell’avvelenamento di massa risiede nel programma decennale che prevedeva lo scavo di altri pozzi. “L’avvelenamento da arsenico delle acque freatiche colpisce 140 milioni di persone in tutto il mondo, comprese Tailandia, Cina e Stati Uniti”. (C.F.)
Pakistan, nuove censure in internet per contenuti ritenuti blasfemi
◊ In Pakistan la “legge sulla blasfemia”, dopo facebook, sta per provocare nuove censure su siti web a grande diffusione come Google, Yahoo, Youtube, Amazon, Msn, Hotmail e Bing (della Microsoft). I responsabili di queste piattaforme web hanno espresso forte disappunto affermando con convinzione il diritto alla “libera espressione”. “Già 17 siti Internet sono stati bloccati nelle ultime ore per link e contenuti anti-islamici e blasfemi”, riferisce l’agenzia Fides. “Se saranno rintracciati link o contenuti offensivi, quei siti dovranno essere immediatamente bloccati”, ha detto il portavoce dell’Autorità pakistana delle Telecomunicazioni, Khurram Mehran, su istruzioni del Ministero dell’Informazione e della Tecnologia. Tra i siti bloccati islamexposed.blogspot.com un blog contenente una petizione on-line anti-islam. Il social network Facebook fu bloccato lo scorso maggio, “a causa della pubblicazione di una vignetta blasfema sul profeta Maometto”. La revoca avvenne dopo due settimane dopo la protesta di centinaia di giovani musulmani, che usano il social network. Il governo e l’Alta Corte hanno fatto uso della censura appellandosi alla cosiddetta “legge sulla blasfemia”, nello specifico agli articoli 295b, 295c, 298a, 298b e 298c del Codice penale pakistano. Si tratta di provvedimenti introdotti - tra il 1980 e il 1986 - dall’allora presidente del Pakistan, Zia-ul-Haq, per garantire il rispetto del profeta Maometto e del Corano. Le minoranze religiose e la comunità cattolica da tempo combattono contro questa legge ritenuta ingiusta e discriminatoria, spesso utilizzata per colpire avversari: per questo è in corso una petizione, a livello nazionale e internazionale, per abolirla. (C.F.)
Thailandia: la riconciliazione è ancora lontana
◊ È ancora lontana la riconciliazione in Thailandia: a più di due mesi dalle proteste delle camicie rosse per le vie di Bangkok, riferisce la Fides, 435 militanti restano in carcere e i conti di 83 persone sospettate di aver organizzato i disordini sono stati bloccati dal governo. In 23 province nel nord del Paese, inoltre, è ancora in vigore lo stato di emergenza che conferisce ai militari il potere di arrestare e interrogare i sospettati e di operare tagli e censure all’informazione, così 1100 siti sono stato oscurati, quattro riviste e numerose tv ed emittenti radio vicine all’opposizione sono state chiuse. “Il governo sta violando i diritti umani elementari”, ha commentato Krittiya Archavanikul del Centro per i Diritti umani dell’università di Maihdol. Le fanno eco fonti dell’agenzia in loco: “Il governo sta cercando di ridurre al silenzio l’opposizione e questo va contro la democrazia – riferiscono – molti temono che sia una riconciliazione di facciata, che invece nasconde un pensiero unico e uno Stato di polizia”. Banco di prova saranno le imminenti elezioni amministrative a Bangkok, cui è candidato anche un esponente delle camicie rosse. Il bilancio globale delle violenze verificatesi oltre due mesi fa nella Capitale è di 88 morti e 1900 feriti. (R.B.)
“Dichiarazione di Cochabamba”: il progetto cristiano si basa sul rispetto della dignità umana
◊ Si è tenuto a Cochabamba, in Bolivia, il 17 e 18 giugno scorso, il X Simposio del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) e dell’Unione cristiana internazionale degli uomini d'affari (Uniapac), che ha visto partecipanti provenienti da diversi Stati del sud America: Messico, Repubblica Dominicana, Haiti, Colombia, Ecuador, Bolivia, Perú, Brasile, Argentina, Cile, Paraguay e Uruguay. L’agenzia Fides ha reso nota la “Dichiarazione di Cochabamba” che riguarda le conclusioni del simposio. Il documento risulta diviso in tre parti. Nella prima si ricorda il bicentenario dell’Indipendenza. "In 200 anni viene messo in risalto il passaggio dall’economia agraria a quella industriale, il debito estero e la responsabilità sociale". Nella seconda si analizza il fenomeno della globalizzazione e le conseguenze dell’apertura dei mercati. Si ricorda, in particolare, “che il progetto cristiano si basa sul rispetto della dignità umana, quindi la ricchezza privata deve contribuire al bene comune dei più bisognosi”. Nel terzo punto, infine, tra le sfide viene menzionata quella di promuovere l’impresa con senso etico ed impegno sociale. “L’imprenditore cristiano deve influire sulla politica pubblica per salvaguardare la libertà, la giustizia, la solidarietà e il bene comune”. “Occorre difendere sempre i diritti fondamentali dell’uomo, vivere i valori del Vangelo, accompagnare pastoralmente gli imprenditori cristiani e i lavoratori per costruire una società giusta, seguendo la Dottrina sociale della Chiesa”. (C.F.)
Assisi, VIII Settimana nazionale di formazione e spiritualità missionaria
◊ Dal 26 al 31 agosto presso la Cittadella di Assisi si terrà l’ottava Settimana nazionale di formazione e spiritualità missionaria. Fino al 30 giugno sarà possibile iscriversi per partecipare. Il titolo di questa edizione sarà “Un dono per la missione”, in continuità con lo slogan scelto per la Giornata missionaria mondiale del 2010, “Spezzare il pane per tutti i popoli”. Lo rende noto don Gianni Cesena, direttore dell’ufficio per la Cooperazione missionaria tra le Chiese della Cei e direttore nazionale delle Pontificie opere missionarie. “Il dono – di cui l’Eucaristia è segno tipico – è quello che l’inviato in missione porta evangelizzando, ma è anche quello che riceve nel rispondere alla chiamata del Signore e nel lasciarsi evangelizzare da Lui e dalle persone che incontra”. È quanto spiega don Gianni all’agenzia Fides. “Il riferimento all’Eucaristia nasce dal cammino di preparazione della Chiesa italiana verso il Congresso Eucaristico nazionale che si terrà ad Ancona nell’autunno 2011”. Quanto emergerà dai lavori della Settimana fungerà da sussidio alle proposte per l’anno pastorale 2010-2011. (C.F.)
Sud del Sudan: “Radio Emmanuel” festeggia il suo primo anniversario
◊ A Torit, nello Stato dell’Eastern Equatoria, è stato festeggiato recentemente il primo anniversario dell’emittente “Radio Emmanuel” - “la voce della pace” - i cui programmi vengono ascoltati in almeno quattro contee del sud Sudan. L’inizio delle trasmissioni è stato possibile grazie al sostegno della Conferenza episcopale del Sudan. In un’intervista all’agenzia Misna, il direttore padre Lounoi Santino, spiega che attraverso i programmi radiofonici s’intende “promuovere una vera riconciliazione e uno sviluppo umano integrale”, in una regione che pur tra mille difficoltà prova a ricominciare dopo gli orrori della guerra. Tra gli argomenti che vengono trattati, l’istruzione e la prevenzione sanitaria; si trasmette in 14 lingue e dialetti, mentre una fitta rete di corrispondenti nei villaggi collabora alla riuscita dei servizi. “Educhiamo alla pace e all’unità anche in vista del referendum sull’autodeterminazione dell’anno prossimo”. Si tratterà di un appuntamento delicato, perché parte degli accordi che nel 2005 misero fine al conflitto civile tra il governo di Khartoum e le forze ribelli del Sud. “La speranza – sottolinea padre Santino - è che il passato passi davvero: nell’Eastern Equatoria sono stati fatti passi avanti importanti, si comincia a ricostruire, si può anche viaggiare”. (C.F.)
Si chiude oggi il G20 di Toronto con l'obiettivo di un accordo sugli stimoli per l'economia e la riforma della finanza
◊ Giornata conclusiva oggi a Toronto, in Canada, dei lavori del vertice G20 da cui è attesa una strategia di uscita dalla crisi economica. E proprio sul tema delle politiche di sostegno alla crescita hanno provato a compattarsi, senza alcun risultato, i leader del G8 che si è chiuso ieri tra i laghi dell’Ontario. Nella dichiarazione finale del consesso ristretto agli otto grandi della terra sono stati affrontati anche tutti i controversi dossier internazionali. Ce ne parla Marco Guerra:
Le speranze per un accordo su una strategia di crescita sostenibile, stabile e duratura sono tute riservate negli odierni lavori del G20, dopo che il vertice a otto ha confermato tutte le divisioni tra gli Stati Uniti, che puntano agli stimoli per la ripresa, e l’Europa più preoccupata al consolidamento dei conti pubblici. Il G8 che si è chiuso ieri non ha portato, infatti, a nessun accordo sulle politiche per il sostegno dell’economia, ne’ sulle riforme finanziarie, ne’ tanto meno sulla tassa sulle banche voluta dalla Germania. Più sintonia si è registrata invece sui controversi dossier internazionali. “C'è profonda preoccupazione per le gravi minacce alla pace e alla sicurezza globali”, affermano gli Otto nella dichiarazione finale criticando l’Iran per la mancanza di trasparenza sulle sue attività atomiche e la Corea del Nord per gli attacchi contro la marina di Seul. Il documento esorta poi israeliani e palestinesi a passare a negoziati diretti e invita le forze afghane a fare “progressi nei prossimi cinque anni” per riprendere in mano il controllo del Paese. Ribadisce inoltre la necessità di un più ampio “approccio regionale” incoraggiando il Pakistan a snidare la guerriglia integralista. Di veramente concreto il documento stabilisce solo lo stanziamento del fondo da 5 miliardi di dollari per la difesa della maternità nei Paesi più poveri. Troppo poco per le organizzazioni non governative secondo cui si riciclano fondi già stanziati in passato.
Afghanistan
Ancora violenze in Afghanistan, due militari canadesi, un uomo e una donna, sono stati uccisi ieri dall'esplosione di un ordigno artigianale al passaggio del loro veicolo mentre pattugliavano la zona sud di Kandahar. Sempre ieri è morto un soldato britannico in seguito alle gravi ferite riportate in un’esplosione due settimane fa. E di Afghanistan hanno parlato ieri al G8 il presidente americano Obama e il premier britannico Cameron, affermando che “l'attuale momento sarà cruciale per l’andamento della guerra”.
Kirghizistan
Kirghizistan al voto per il referendum sulla riforma della costituzione. I risultati sono previsti per domani. Nel Paese centroasiatico si temono problemi di ordine pubblico dopo gli scontri interetnici delle scorse settimane che hanno causato oltre 300mila sfollati interni. Il servizio Giuseppe D’Amato:
Un referendum per voltare pagina. Se i “sì” oggi vinceranno il Kirghizistan diventerà la prima repubblica parlamentare dell’Asia centrale ex sovietica. Gli altri due obiettivi dichiarati sono quelli di riprendere la strada verso una piena democrazia ed il ritorno alla stabilità. Nelle scorse settimane il sud del Paese è stato sconvolto da gravissimi scontri interetnici, che, per ammissione dello stesso governo kirghizo, avrebbero provocato forse 2 mila morti. I quasi 100 mila profughi, riparati in Uzbekistan, sono stati nel frattempo rimpatriati, mentre alcune centinaia di migliaia sarebbero ancora gli sfollati, che non vogliono o non possono rientrare a casa. “Siamo sull’orlo di un precipizio – ha detto la leader ad interim Roza Otunbaieva al suo seggio elettorale ad Osh, epicentro degli scontri”. “Il referendum mostrerà che il Paese è unito come unito è il suo popolo, che crede in noi”. Il governo provvisorio, instauratosi dopo la sollevazione popolare di aprile contro l’ex presidente Bakiev, cerca la legittimazione popolare. Questa l’interpretazione più comune data agli esperti. La Otunbaieva dovrebbe ottenere il mandato di capo dello Stato fino al 31 dicembre 2011, senza possibilità di ricandidarsi. La consultazione è sostenuta da Onu, Stati Uniti e Russia. Si teme che il Kirghizistan possa piombare nel caos. All’ultimo momento osservatori delle organizzazioni internazionali sono stati inviati nel Paese asiatico. Solo 2 mila sono i seggi aperti per 2,3 milioni di aventi diritto. Tante sono le code formatesi. Per i 3 quesiti referendari è stato poi deciso di cancellare la barriera dei quorum.
Guinea
Urne aperte oggi in Guinea per il primo turno delle elezioni presidenziali, dopo mezzo secolo di dittature civili e militari seguite alla sua indipendenza. In corsa 24 candidati. Per quello che viene considerato un appuntamento “storico” si prevede una massiccia partecipazione dei 4 milioni di aventi diritto al voto. I militari che guidano l’attuale fase di transizione dopo il golpe del 2009 si sono detti pronti a mettersi a disposizione del presidente che verrà democraticamente eletto. Sono stati dispiegati 3.965 osservatori nazionali e internazionali. I primi risultati dovrebbero essere resi noti mercoledì.
Elezioni Somaliland
Le elezioni presidenziali a Somaliland, regione della Somalia del nord autoproclamatasi indipendente nel 1991, sono cominciate oggi senza incidenti dopo essere state posposte per tre volte dal 2008. Mentre nel resto del Corno D’Africa imperversa la guerra da oltre vent’anni, il Somaliland è una regione relativamente pacifica e tranquilla che sta cercando il riconoscimento internazionale come stato sovrano. Da un po’ di tempo però i miliziani islamici stanno cercando di estendere la propria influenza anche al nord e, qualche giorno prima del voto, il leader di al Shaabab, che controlla buona parte del sud della Somalia, ha incitato i somali a rifiutare ''i principi del diavolo'' della democrazia.
Marea nera
La tempesta tropicale “Alex” si sta avvicinando al Golfo del Messico e la compagnia petrolifera Bp ha cominciato l'evacuazione di parte del personale in tre dei suoi impianti. L'evacuazione, cominciata ieri sera, non riguarda le strutture utilizzate per il contenimento della marea nera provocata all'incidente della piattaforma Deepwater, ha precisato il portavoce della compagnia britannica. Secondo alcune indiscrezioni del Sunday Times, la Bp bloccherà la perdita di greggio nel Golfo del Messico a metà luglio, in anticipo di un mese sul previsto. Il quotidiano cita fonti del gigante petrolifero secondo cui le operazioni di perforazione dei pozzi ausiliari per intercettare il greggio stanno procedendo più rapidamente del previsto.
Anniversario strage Ustica
“Il dolore ancora vivo per le vittime si unisce all'amara constatazione che le indagini svolte e i processi sin qui celebrati non hanno consentito di fare luce sulla dinamica del drammatico evento e di individuarne i responsabili”: così il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano nel 30.mo anniversario della strage aerea di Ustica in cui persero la vita 81 persone. Dal capo dello Stato e da vari esponenti del mondo politico sono giunti nuovi accorati appelli per far emergere la verità su una vicenda nazionale ancora irrisolta e dolorosa non solo per i parenti delle vittime, ma per la società civile tutta. Il servizio di Cecilia Seppia:
45 minuti di volo al buio, in quel 27 giugno del 1980, in un cielo lampeggiante di tempesta. Poi, dopo l’ultimo contatto radio delle 20.58 del Douglas DC9, partito da Bologna e diretto a Palermo, non si è saputo più nulla. Il velivolo si squarcia in volo e i suoi resti, dispersi in mare, vengono ritrovati il giorno dopo, a pochi chilometri dalle coste dell’isola di Ustica, in Sicilia, insieme ai primi corpi senza vita delle 81 vittime del disastro, tra queste anche 13 bambini. Seguirono indagini e numerose furono le ipotesi sulla causa della tragedia. Forse una bomba esplosa all’interno dell’aereo, forse un missile sparato da un altro mezzo oppure un cedimento strutturale o una collisione con un altro velivolo, considerando che ce ne erano altri due - tra cui uno francese - quella sera nello spazio aereo del DC9. Eppure qualcuno è convinto che la verità sia già emersa e che ora manchino soltanto i nomi dei responsabili. Daria Bonfietti, senatrice e presidente dell’ Associazione parenti delle vittime della strage di Ustica:
“Noi sappiamo già dal ’99 quello che successe quella notte. Il DC9 è stato abbattuto all’interno di un episodio di guerra aerea: così dice il giudice Rosario Priore, nella sua sentenza-ordinanza. Da allora abbiamo continuato la battaglia per sapere i nomi dei responsabili e quale Paese - amico, alleato o non - ha potuto abbattere l’aereo civile caduto nel Tirreno. E’ una certezza questa, perché ce l’ha consegnata il giudice Priore, che aveva evinto i dati più importanti e significativi della presenza di altri aerei nel nostro cielo, in quel momento insieme al DC9, dai tabulati. Addirittura esperti Nato hanno contributo a dire cose che i nostri militari non ci decriptavano e leggevano. E’ un problema di dignità nazionale quello di avere voglia ancora di trovare i nomi dei responsabili”.
Tra le novità nelle indagini anche l’apertura della Francia, chiamata in causa due anni fa dall’ex presidente della Repubblica Cossiga, che si è detta ora disponibile a cooperare con l’Italia, per far chiarezza sull’accaduto, dopo tanti anni di risposte non esaustive. Fare i nomi dei responsabili diventa, dunque, fondamentale per abbattere quel muro di gomma, superando una volta per tutte gli intrecci eversivi, gli intrighi internazionali, che hanno contribuito - secondo le parole del capo dello Stato Napolitano - a non far emergere la verità su quella che è una tragedia nazionale, così come resta importante coltivare la memoria per dare dignità e conforto alle vittime. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 178
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