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Sommario del 24/06/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Il Papa in visita al Centro "Don Orione" e alle claustrali Domenicane: la Chiesa sia pura e santa
  • Il cardinale Herranz alla tavola rotonda sul caso del Crocifisso: rispettarlo è rispettare la libertà religiosa
  • Mons. Toso al Simposio internazionale dei docenti universitari: dalla "Caritas in veritate" l'impulso a rinnovare le culture
  • Dall'83.ma assemblea della Roaco, grandi aspettative per il Sinodo Speciale per il Medio Oriente
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Luci e ombre nel rapporto Onu sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio, sempre troppi i poveri e gli affamati
  • Il Bambin Gesù e la "Camillian Task Force" presentano i risultati di uno studio sulle conseguenze psichiche del terremoto nei ragazzi abruzzesi
  • Terminata la Settimana di aggiornamento pastorale. Mons. Sigalini: la comunità cristiana è una presenza che cambia la società
  • La festa liturgica di San Giovanni Battista, l'uomo di Dio per eccellenza
  • Chiesa e Società

  • Spagna: per i vescovi il Crocifisso riflette il sentimento religioso
  • Vescovi inglesi: sul Crocifisso la Corte Europea non si confomi al secolarismo
  • Per i vescovi cechi il Crocifisso è un "elemento positivo"
  • I vescovi austriaci approvano il pacchetto di norme contro gli abusi
  • Slovenia: per mons. Stres, sugli abusi "la Chiesa verrà giudicata per le sue azioni"
  • Pakistan: nuovo rapporto dei vescovi sulle minoranze religiose
  • Cuba: visita alla Chiesa locale del cardinale statunitense George
  • Il cardinale Bertone a Genova, per la festa di San Giovanni Battista, patrono della città
  • Dal Convegno Oasis a Beirut: manuale sui valori comuni alle tre religioni monoteiste
  • Congo: la Caritas Goma per le vittime della “guerra dimenticata” dell’est del Paese
  • Cina: il 27 giugno giornata di preghiera per i fedeli colpiti dalle violente piogge
  • Brasile: la preoccupazione della Chiesa per il traffico di persone
  • Bolivia: concluso il primo Congresso missionario dei seminaristi
  • India: preoccupazione della Chiesa per la legge sulla fecondazione assistita
  • L'Unhcr chiede a Kyrghizistan e Uzbekistan garanzie sul rientro degli sfollati
  • L’Unicef invia aiuti per i bambini in Kirghizistan
  • Ginevra: nuovo accordo alla Conferenza Onu sul cacao
  • Turchia: Messa al monastero di Sumela, dove il culto è proibito
  • Terra Santa: a Giaffa riaperto un Centro per la famiglia
  • 24 Ore nel Mondo

  • Cambio al vertice delle truppe Nato in Afghanistan. Il presidente Obama destituisce il generale McChrystal. Al suo posto Petraeus
  • Il Papa e la Santa Sede



    Il Papa in visita al Centro "Don Orione" e alle claustrali Domenicane: la Chiesa sia pura e santa

    ◊   “La statua restaurata della Madonna di Monte Mario è un ponte di speranza” fra il cielo e la terra e da essa “trarremo la forza per affrontare i tanti problemi difficili del nostro tempo”. Con queste parole, il Papa si è rivolto alla folla che questa mattina lo ha atteso al Centro “Don Orione” di Monte Mario, a Roma, per assistere alla benedizione della statua della Madonna, restaurata e ricollocata al suo posto dopo i danni subiti nell’ottobre scorso a causa del maltempo. Salutato da una folla festante, Benedetto XVI si è poi recato in visita alle suore di clausura Domenicane del vicino Monastero di Santa Maria del Rosario. Alle claustrali, il Pontefice ha chiesto di pregare per la purezza della Chiesa. La cronaca del nostro inviato, Federico Piana:
     
    (canto)

     
    Uomini e donne, giovani e anziani, intere famiglie. Sono state centinaia le persone giunte da ogni parte d’Italia al Centro Don Orione di Monte Mario a Roma per assistere alla benedizione della statua “Maria salus popoli romani” e stringersi con la preghiera intorno a Benedetto XVI, accolto dal sindaco di Roma, Gianni Alemanno e dal superiore degli orionini, Don Flavio Peloso. Un doppio amore, quello per la Vergine e per il Papa, sottolineato da canti di gioia e sventolio di fazzoletti, sopratutto quando il Santo Padre ha ufficialmente restituito alla città questo simbolo imponente di amore e devozione, che si temeva perduto per sempre quando un temporale, all’inizio dello scorso ottobre, l’aveva parzialmente distrutta. Una statua che - dice il Papa nel suo discorso - è legata intimamente alla storia più tragica della città eterna:
     
    “Statua che è memoria di eventi drammatici e provvidenziali, scritti nella storia e nella coscienza della Città. Infatti, essa fu collocata sul colle di Monte Mario nel 1953, ad adempimento di un voto popolare pronunciato durante la seconda guerra mondiale, quando le ostilità e le armi facevano temere per le sorti di Roma”.
     
    Ed è proprio in questi istanti drammatici che - ricorda Benedetto XVI - dalle opere romane di Don Orione partì l’iniziativa di una raccolta di firme per un voto alla Madonna cui aderirono oltre un milione di cittadini:

     
    “Il Venerabile Pio XII raccolse la devota iniziativa del popolo che si affidava a Maria e il voto fu pronunciato il 4 giugno del 1944, davanti all’immagine della Madonna del Divino Amore. Proprio in quel giorno, si ebbe la pacifica liberazione di Roma”.
     
    Per ringraziare la Madre celeste, rievoca ancora il Papa, gli Orionini vollero la statua grande e collocata in alto e sovrastante la città per rendere omaggio alla santità eccelsa della Madre di Dio, la quale, umile in terra, “è stata esaltata al di sopra dei cori angelici nei regni celesti”:

     
    “Maria, Madre di Dio e nostra, sia sempre in cima ai vostri pensieri e ai vostri affetti, amabile conforto delle anime vostre, guida sicura delle vostre volontà e sostegno dei vostri passi, ispiratrice suadente dell'imitazione di Gesù Cristo”.

     
    Tappa successiva di questa giornata all’insegna di Maria, la visita al non lontano monastero domenicano di Santa Maria del Rosario a Monte Mario. Qui, accolto dalla superiora Suor Maria Angelica Ubbriaco e dalle sue consorelle, Benedetto XVI si è soffermato sul valore della vita contemplativa:

     
    La vostra consacrazione al Signore nel silenzio e nel nascondimento è resa feconda e ricca di frutti, non solo in ordine al cammino di santificazione e di purificazione personale, ma anche rispetto a quell’apostolato di intercessione che svolgete per la Chiesa intera, perché possa comparire pura e santa al cospetto del Signore. Voi, che ben conoscete l’efficacia della preghiera, sperimentate ogni giorno quante grazie di santificazione essa possa ottenere alla Chiesa”.

    Al termine della visita, intorno alle 12.00, il Santo Padre ha fatto ritorno in Vaticano.

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    Il cardinale Herranz alla tavola rotonda sul caso del Crocifisso: rispettarlo è rispettare la libertà religiosa

    ◊   “La laicità dell'Europa non può essere concepita e vissuta in termini tali da ferire sentimenti popolari e profondi”: queste le parole del capo dello Stato italiano, Giorgio Napolitano, nel messaggio inviato alla tavola rotonda su 'Valori e diritto. Il caso del Crocifisso', che si è svolta ieri pomeriggio a Roma, su iniziativa di 'Umanesimo Cristiano'. Messaggi anche dal Segretario di Stato vaticano card. Bertone, dal presidente del Consiglio italiano Berlusconi. Hanno preso parte al dibattito, tra gli altri, il ministro del lavoro Sacconi, giuristi e il cardinale Julian Herranz, già presidente del Pontificio Consiglio per l’interpretazione dei testi legislativi, che ha ribadito che il rispetto del Crocifisso equivale a rispettare la libertà di culto. A seguire i lavori c’era per noi Fausta Speranza:
     
    Il capo dello Stato italiano, Napolitano, ribadisce la linea che è anche di molti all’interno dell’Unione Europea: sui simboli religiosi decidano i singoli Stati e non le Corti di giustizia. Questa posizione insieme con la consapevolezza che il Crocifisso non sia solo espressione di valori religiosi ma piuttosto di valori fondanti la nostra civiltà, sono due punti centrali del ricorso presentato dall’Italia in difesa del Crocifisso nelle aule. Dieci Paesi hanno formalmente preso posizione accanto all’Italia, altri quattro hanno espresso solidarietà. Il ricorso è nei confronti della Corte europea dei Diritti dell’uomo, che il 3 novembre scorso ha accolto l’istanza di una donna finlandese, residente in Italia, che rivendicava il presunto diritto a un’educazione laica per i figli, attentato – a suo dire – dalla presenza della Croce in classe. La Corte, che fa capo al Consiglio d’Europa e non all’Unione Europea, è chiamata a pronunciarsi con la Grande Chambre, composta cioè da 17 giudici invece dei 7 di prima istanza, il 30 giugno prossimo: in quella data si esaminerà il ricorso. Non possiamo sapere ora se si pronunceranno il giorno stesso o se la Corte riterrà di chiedere un’ulteriore camera di consiglio in altra data.

     
    Il cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, nel suo messaggio, ha sottolineato tra l’altro che "l'esposizione dell'icona del Cristo crocifisso è un'espressione identitaria, strettamente connessa con il sentimento religioso, la storia e la tradizione dell'Italia, come pure dei popoli europei''. Aspetti che tornano nelle parole di mons. Paolo De Niccolò, reggente della Casa Pontificia:

    "Si tratta dell’immagine di Gesù crocifisso, che fa parte, tra l’altro, non solo della nostra sostanza religiosa più profonda ed essenziale, ma anche delle radici della nostra cultura cristiana, non solo italiana, ma anche europea, a cominciare dalla Russia compresa e anche dall’Europa orientale, quindi non soltanto quella occidentale".

    Certamente, per il credente la Croce è molto di più di un fatto culturale e a questo proposito sono illuminanti le parole che Benedetto XVI ha pronunciato sulla Croce nel recente viaggio a Cipro, nella Chiesa Holy Cross di Nicosia. Qui ricordiamo solo un aggettivo che il Papa ha usato: la Croce – ha detto – è “eloquente”. Un invito altissimo e preziosissimo all’ascolto.

    E bisogna dire che dal dibattito è emerso con chiarezza il fulcro di tutta la questione: il fondamentalismo laicista deriva di una positiva laicità, cerca di farsi legge. Chiede laicità ma si impone come la nuova religione della neutralità, che è perdita di identità. Politici, uomini di Chiesa e giuristi concordano: il Crocifisso non può minare la laicità dello Stato, perchè proprio Cristo ha insegnato: date a Cesare quel che è di Cesare e a Dio quel che è di Dio. Piuttosto, è simbolo per eccellenza dei valori umani prima che religiosi della nostra società. Basti ricordare che a livello internazionale l’agenzia che più si occupa di umanità si chiama Croce Rossa. Dunque, come guardare alla prossima sentenza della Corte di Strasburgo? Lo abbiamo chiesto al cardinale Julian Herranz:

    “L’attesa dal punto di vista culturale è che vengano rispettate due cose, il fatto che i governi siano a servizio della società e che anche le organizzazioni sovranazionali siano a servizio della società europea, pertanto non per l’imposizione di una determinata ideologia. Nel caso della sentenza prevale chiaramente un’ideologia di tipo laicista, che non si può imporre ad una società che invece è fondamentalmente cristiana o comunque religiosa. Il secondo concetto è che si tenga conto che il Crocifisso non è soltanto un simbolo religioso, ma è un simbolo culturale.. Altrimenti c’è soltanto il desiderio di imporre una propria filosofia di fondamentalismo laicista e un’altra cosa è la giusta laicità positiva. E’ un segno di accanimento anticulturale. Oggi, bisogna stare attenti, perché c’è una specie di totalitarismo, di dittatura, di relativismo, ha detto il Papa – totalitarismo agnostico e totalitarismo laicista – che vorrebbe ridurre la religione alla pura intimità, alla propria coscienza, senza che ci sia una manifestazione esterna, pubblica della fede religiosa. Questo non va non soltanto contro la dottrina della Chiesa, ma va anche contro la Dichiarazione universale dei diritti dell’uomo, in cui l’art. 18 considera diritto fondamentale della persona, diritto nativo, diritto indisponibile da nessuna legislazione positiva, né nazionale né internazionale, il diritto alla libertà religiosa, il diritto a professare una religione nel foro interno e nel foro esterno. Cercare di eliminare ogni manifestazione esterna della fede è una manifestazione di intolleranza, è una manifestazione di una mentalità totalitaria.”

    Il ricorso dell’Italia si nutre di argomentazioni giuridiche. Questo fa pensare: se per tutti erano scontati lo spessore spirituale e l’elemento culturale del Crocifisso, forse non avevamo riflettuto abbastanza sugli aspetti giuridici. Da questo punto di vista, la sentenza che ha fatto male sul momento può essere una sfida che apre opportunità. Abbiamo chiesto l’opinione del prof. Venerando Marano, ordinario di Diritto e coordinatore dell’Osservatorio giuridico della Conferenza episcopale italiana:

    “E’ una sfida nuova ed è sicuramente un’opportunità, in una vicenda che per molti aspetti ha rappresentato una sorpresa negativa, perché era difficile immaginare una sentenza come quella che abbiamo avuto. Se c’è da registrare un fatto positivo, è quello a cui lei accennava: cioè che l’opinione pubblica di non pochi Paesi europei, i governi ma anche le Chiese, con un significativo momento di unità, hanno dovuto nuovamente riflettere su cose che troppo spesso si considerano acquisite definitivamente, ma che tali non sono. E io confido che il ripensamento in atto della Corte possa portare non soltanto a una revisione della decisione di primo grado, ma possa portare anche a una più diffusa consapevolezza del valore non solo religioso, ma anche identitario, culturale del simbolo del Crocifisso, e di quella che è una corretta lettura del principio di laicità, che sicuramente non esclude l’esposizione dei simboli religiosi nello spazio pubblico. Io credo che una nuova, rinnovata consapevolezza della dimensione anche istituzionale del diritto di libertà religiosa e del conseguente ruolo delle Chiese, del contributo che possono offrire in termini di libertà a tutta la società civile, potrebbe essere una ricaduta positiva di questa vicenda.”

    Al dibattito è intervenuto anche il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che ha voluto sottolineare che dalla tradizione non si scappa, ma con la tradizione ci si confronta per capire chi si vuole essere nella vita. La tradizione, in questo caso il Crocifisso nelle scuole, non è un’imposizione. Piuttosto, cancellare la tradizione sarebbe un’imposizione: si imporrebbe un taglio che negherebbe anche la libertà di misurarsi con quella tradizione e dunque la libertà di abbracciarla o rinnegarla. C’è stato poi l’intervento del ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, che ha accolto la proposta del moderatore Piero Schiavazzi di esporre il Crocifisso anche nelle aule dove vengono dibattute le questioni dell’occupazione, perché ci si ricordi che se davvero si guarda al Crocifisso, ma veramente, si può solo essere più equi. Interessante anche l’intervento del presidente dell'Associazione della stampa estera, Maarte van Aalderen, che ha ricordato che a voler far tornare il Crocifisso nelle aule italiane è stato lo statista laico, Giovanni Gentile, a conferma che il Crocifisso viene difeso anche dai laici. E il presidente dell’Associazione stampa estera ha poi sottolineato che le Corti non possono scollarsi dal sentire comune.

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    Mons. Toso al Simposio internazionale dei docenti universitari: dalla "Caritas in veritate" l'impulso a rinnovare le culture

    ◊   “La Caritas in veritate offre la speranza di una rinascita spirituale e morale” e pone “le basi di una nuova progettualità atta a superare gli squilibri globali”. E’ uno dei passaggi, anticipati dall’Osservatore Romano, dell’intervento del segretario del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace, mons. Mario Toso, in occasione dell’apertura, stamani, del VII Simposio internazionale dei docenti universitari. L’incontro, in programma a Roma fino al prossimo 26 giugno, è incentrato sul tema: “Caritas in veritate. Verso un’economia al servizio della famiglia umana. Persona, società, istituzioni”. Sull’intervento di mons. Toso, il servizio di Amedeo Lomonaco:
     
    In una società che assume “le sembianze di una convivenza senza un costrutto unificante se non quello del mercatismo e della tecnocrazia”, la Caritas in veritate – sottolinea mons. Mario Toso – può divenire la magna charta, come la Rerum novarum di Papa Leone XIII a cavallo tra Ottocento e Novecento, “di un impegno rinnovatore delle culture e della concezione dello sviluppo della famiglia umana”. In un mondo globalizzato segnato da “trasformazioni tumultuose”, si devono promuovere scelte che “non facciano aumentare in modo eccessivo e moralmente inaccettabile le differenze di ricchezza e che si continui a perseguire quale priorità l’obiettivo dell’accesso al lavoro o del suo mantenimento”. L’aumento sistemico delle disuguaglianze – fa notare il presule, riferendosi alla Caritas in veritate – “non solamente tende a erodere la coesione sociale ma ha anche un impatto negativo sul piano economico”.

     
    Altre dinamiche tese a far acquisire una maggiore competitività internazionale, come “l’abbassamento del livello di tutela dei diritti dei lavoratori e la rinuncia a meccanismi di distribuzione del reddito”, impediscono in realtà “l’affermarsi di uno sviluppo di lunga durata”. Vanno poi attentamente valutate “le conseguenze sulle persone delle tendenze attuali verso un’economia del breve, talvolta brevissimo termine”. Di fronte a queste tendenze, conclude mons. Mario Toso, si deve perseguire l’obiettivo indicato nell’Enciclica: quello di una “nuova e approfondita riflessione sul senso dell’economia e dei suoi fini, nonché una revisione profonda e lungimirante del modello di sviluppo”. Si tratta di elaborare nuove progettualità per disegnare “un’economia che ponga al centro la persona e sia, di conseguenza, al servizio del bene della famiglia umana”.

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    Dall'83.ma assemblea della Roaco, grandi aspettative per il Sinodo Speciale per il Medio Oriente

    ◊   La situazione in Terra Santa è stata al centro dell’ultimo giorno di incontro dell’83.ma assemblea della Roaco, la Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali. Il nunzio apostolico in Israele, l’arcivescovo Antonio Franco, sia il Custode di Terra Santa, padre Pierbattista Pizzaballa, sono interventi assieme ad altri esperti, informa un comunicato ufficiale, per fare il quadro delle “iniziative intraprese a sostegno dei cristiani”. Si è notata, si legge nella nota “una significativa disponibilità a garantire un futuro migliore per i cristiani in Terra Santa e nell’intera area mediorientale.

    Lo scambio di informazioni e il vivace confronto ha fatto emergere varie priorità a sostegno dell'azione pastorale, sociale, educativa ed assistenziale della Chiesa. Particolare rilievo è stato dato alla sfida ecumenica e inter-religiosa”. Grandi sono dunque, “le aspettative delle agenzie in vista del prossimo Sinodo speciale per il Medio Oriente. L’accoglienza molto attenta dell’Instrumentum Laboris – prosegue il comunicato – costituisce un auspicio apprezzabile di un’analisi altrettanto sincera e di possibili validi orientamenti per la Chiesa Universale a conferma della sua solidarietà verso i cristiani”, che cercano “di custodire il patrimonio della fede cristiana in comunità ecclesiali ‘vive’ accanto alle memorie della Redenzione costituite dai ‘Luoghi Santi’”.

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    Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊   Nell'informazione vaticana, la visita del Papa al centro don Orione, a Monte Mario, e alle domenicane di santa Maria del Rosario.

    Per chi decide Strasburgo: in prima pagina, un fondo di Marco Bellizi su credenti, non credenti e la sentenza sul crocifisso.

    Priorità ai diritti della madre e del bambino, nato o nascituro: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede a Ginevra.

    Dan Brown s'inventi qualcos'altro: in cultura, Marcello Filotei intervista monsignor Cesare Pasini, che spiega i nuovi sistemi di protezione della Biblioteca Vaticana.

    Timothy Verdon sulla predica di san Giovanni Battista secondo Giovan Francesco Rustici, con un articolo di Simona Verrazzo su una mostra, a Cesena, dedicata al Precursore.

    Religione e sangue: Anna Foa ripercorre la storia degli ebrei convertiti in Spagna tra Quattrocento e Cinquecento.

    Il mondo attratto dall'ultima cima: Marta Lago sull'imprevisto successo, in Spagna, di un film incentrato su un prete "normale".

    Riconoscersi davanti allo schermo: Gaetano Vallini sulla presentazione del Fiuggi Family Festival.

    Testimonianza del Vangelo verso tutti e senza confini: nell'informazione religiosa, il cardinale Tarcisio Bertone, nel cinquantesimo di sacerdozio, celebra a Genova la festa patronale di san Giovanni Battista.

    I vescovi degli Stati Uniti sull'aborto terapeutico: una nota esplicativa su un caso controverso.

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    Oggi in Primo Piano



    Luci e ombre nel rapporto Onu sugli Obiettivi di sviluppo del Millennio, sempre troppi i poveri e gli affamati

    ◊   Presentato ieri a Bruxelles il Rapporto 2010 sugli Obiettivi di Sviluppo del Millennio. I dati e le analisi emerse nel documento, redatto dagli esperti delle Nazioni Unite, forniscono una prova chiara che gli interventi fissati, sostenuti da fondi adeguati ed impegno politico, hanno portato a rapidi progressi in alcune aree, così come mancanza di responsabilità e dedizione insufficiente allo sviluppo sostenibile hanno creato deficit in molte aree. Salvatore Sabatino ne ha parlato con Antonio Vigilante, responsabile dell’Ufficio Onu di Bruxelles:
     
    R. – Indubbiamente, ci sono degli obiettivi che hanno dei ritardi, però il messaggio totale di questo Rapporto del segretario generale che è stato presentato in funzione e come documento di base per la riunione di settembre dei leader mondiali, non è pessimista: anzi, conferma che con l’impegno si possono ancora raggiungere quasi tutti gli Obiettivi per il 2015. Alcuni sono certamente alla nostra portata, come quello – ad esempio – della riduzione della povertà o la disponibilità dell’acqua potabile, che avanza secondo i piani, secondo il ritmo previsto.

     
    D. – Quanto la crisi economica mondiale ha influito sul mancato raggiungimento degli Obiettivi del Millennio?

     
    R. – Molto. Forse non in maniera determinante, ma mi sembra che la crisi finanziaria, ma non solo la crisi finanziaria: anche l’aumento del costo, dei prezzi degli alimenti, l’aumento del prezzo del petrolio, dell’energia, insieme anche agli effetti del cambiamento climatico abbiano prodotto una perdita di tre o quattro anni di progresso in termini di Obiettivi del Millennio. In particolare, si è stimato che ci saranno dai 70 agli 80 milioni di poveri in più, come conseguenza della crisi, rispetto a quelli che ci sarebbero stati. Se l’obiettivo di ridurre la povertà della metà per il 2015 avrebbe portato ad avere 900 milioni di persone ancora in estrema povertà in quell’anno, a causa della crisi ce ne saranno 970. Ma lo stesso succede per la fame: c’era una tendenza positiva di riduzione progressiva fino al 2005-2006, mentre addirittura adesso c’è un aumento in numero assoluto delle persone che soffrono la fame, che sono più di un miliardo, e che è un traguardo negativo: è un po’ vergognoso per l’umanità.

     
    D. – Che cosa possiamo auspicare per il raggiungimento di questi Obiettivi nel prossimo futuro? Lo stesso segretario generale dell’Onu, Ban Ki-moon, ha esortato i leader mondiali ad accelerare le politiche di cooperazione…

     
    R. – Che bisogna crederci, che bisogna mantenere gli impegni nonostante la crisi, che bisogna credere che l’investimento nello sviluppo non solo è un dovere morale, ma anche un interesse reciproco a livello economico e a livello sociale. Bisogna mantenere gli impegni, quindi, nonostante le preoccupazioni sulla parte fiscale, sugli indicatori macro-economici. E secondo me, è anche il momento di discutere degli accordi inter-partitici, in un certo senso, per dichiarare fuori dalla contesa politica alcune grosse sfide globali, come il cambiamento climatico e il relativo Obiettivo del Millennio.

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    Il Bambin Gesù e la "Camillian Task Force" presentano i risultati di uno studio sulle conseguenze psichiche del terremoto nei ragazzi abruzzesi

    ◊   Uno studio per analizzare gli effetti che le catastrofi naturali possono lasciare sulla psiche dei bambini e dei ragazzi. Lo ha realizzato la “Camillian Task Force” con il coordinamento dell’Ospedale pediatrico Bambino Gesù. I risultati dello studio – condotto sui giovani abruzzesi vittime del terremoto del 6 aprile 2009 – sono stati presentati questa mattina presso la sede del Bambin Gesù. A fornire i dati raccolti sul campo sono stati i pediatri abruzzesi, con il sostegno della Caritas italiana. Eliana Astorri ha parlato dei risultati dello studio con il prof. Alberto G. Ugazio, presidente della Società italiana di pediatria:
     
    R. - In molti bambini, per fortuna, rimane soltanto uno spavento che poi nel giro di qualche mese viene in qualche misura dimenticato e che comunque non ha effetti sulla psiche del bambini. Ma in una percentuale tutt’altro che rilevante di bambini - si calcola più del 10 per cento - viene a verificarsi una vera e propria sindrome psichiatrica che è la “post-traumatic shock disease” e quindi una malattia da shock traumatico, che è una vera e propria alterazione della psiche. Il bambino che ha vissuto questo episodio traumatico non ne esce, lo rivive continuamente e questo naturalmente ingenera tutta una serie di comportamenti anomali, perché il bambino vive nel terrore, vive nella paura e questo lo porta ad avere difficoltà nei rapporti con gli altri. E’ una vera e propria sindrome medica, che richiede l’intervento di specialisti, in particolare degli psichiatri e degli psicologi con una preparazione pediatrica. (Montaggio a cura di Maria Brigini)

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    Terminata la Settimana di aggiornamento pastorale. Mons. Sigalini: la comunità cristiana è una presenza che cambia la società

    ◊   Si deve curare la crescita e la maturazione di quanti nella comunità cristiana condividono responsabilità e prestare attenzione alla condivisione del cammino ecclesiale da parte dei laici. E’ quanto ha affermato stamani il segretario generale della Conferenza episcopale italiana, mons. Mariano Crociata, intervenendo alla Settimana di aggiornamento pastorale dedicata alle nuove forme di comunità cristiana. L’appuntamento, promosso dal Centro di orientamento pastorale, si è poi chiuso a Capiago (Como) con l’intervento del vescovo di Palestrina e presidente della Commissione episcopale della Cei per il laicato, mons. Domenico Sigalini, intervistato da Amedeo Lomonaco:

    R. – L'appuntamento è stato l’occasione per fare il punto su tutte queste nuove forme di comunità cristiana. Abbiamo fatto un’analisi e possiamo dire per la prima volta, secondo me, che questo lavoro costante e paziente, che stanno facendo le varie diocesi italiane, sta portando i primi frutti di una progettualità comune, di un'unità di vita assieme, per servire questi progetti.

     
    D. – Dio si mette in relazione con l’uomo nel territorio. Come le comunità cristiane devono valorizzare questa relazione nella società attuale?

     
    R. – La Chiesa è fatta da tante persone chiamate: ciascuno è chiamato a dare il suo contributo proprio per vocazione divina. C’è colui che è chiamato a presiedere questa comunione della Chiesa, che è il presbitero. E c’è colui che è chiamato ad essere corresponsabile dentro la realtà concreta sia della Chiesa sia del mondo, che è il laico. Quindi, questa relazione così profonda, così bella deve trovare la nostra attenzione massima, per poter tradurre nella concretezza delle nostre strutture questa proposta di Dio.

     
    D. – E in particolare oggi, le nuove forme di comunità cristiana sono anche dei presidi che possono arginare derive spirituali, etiche, economiche…

     
    R. – Sicuramente, hanno una valenza territoriale: la presenza di una comunità cristiana e quindi di persone che si appassionano per una causa - perché gli uomini possano vivere quella felicità profonda che soltanto Dio dà - è sicuramente una presenza che cambia la società.

     
    D. – Cambia, dunque la società. Ma come è cambiato in questi ultimi anni il tessuto delle comunità cristiane?

     
    R. – E’ cambiato perché anche le comunità cristiane vivono le stesse difficoltà della società. Cambiano tutte le situazioni, ma la comunità cristiana non è che si adatti. Vede questo come la carne in cui si può realizzare la salvezza e quindi con grande intelligenza e passione accoglie il dono di Dio e ritraduce la sua vita come un’offerta sponsale a Dio, a questo sposo dell’umanità.

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    La festa liturgica di San Giovanni Battista, l'uomo di Dio per eccellenza

    ◊   È l’ultimo profeta dell’Antico Testamento e il primo apostolo di Gesù, detto il Battista, perché in segno di purificazione dai peccati e di nascita a vita nuova immergeva nelle acque del Giordano chi accoglieva la sua parola, offrendo cioè un battesimo di pentimento. San Giovanni, di cui la Chiesa oggi celebra la natività, è l’unico Santo, dopo Maria, ad essere ricordato nella liturgia anche nel giorno della nascita terrena e il culto a lui dedicato ha avuto larga diffusione sia in Oriente che in Occidente. Ma qual è il motivo di questa singolarità liturgica? Tiziana Campisi lo ha chiesto a padre Italo Colombini, superiore generale della Congregazione di San Giovanni Battista Precursore, istituzione religiosa maschile che ha lo scopo di aiutare e sostenere i sacerdoti:
     
    R. – Ce lo dice Gesù: “Tra i nati di donna, non ce n’è uno più grande di Giovanni il Battista”. Mi stavo domandando: come può un Santo, che ha vissuto nel nascondimento, nel deserto, dedito alla preghiera, alla penitenza, come possa il suo esempio diventare un esempio da imitare, specialmente dai preti in attività pastorale. Poi, pensandoci bene, la prima comunità precristiana è stata la sua, con i suoi discepoli, che poi diventarono i primi apostoli del Signore, e il giorno dopo il Battesimo di Gesù lo seguirono. Allora, la preghiera, la penitenza, il deserto non sono un impedimento alla vita di comunione fra di noi: anzi, sono un incentivo alla vera comunione, perché la vera comunione non è un "fare comunella", oppure una cricca fatta solo per stare assieme, giudicando gli altri. La vera comunione può partire solo da Dio, che è comunione d’amore. La via della comunione è essenzialmente la via dell’incontro con Dio. Questa per me è la scelta di Giovanni Battista: entrare nel deserto, fare silenzio dentro di sé, nella preghiera, nella penitenza per abbandonare ogni progetto ideale terreno, prendendo le distanze da questo mondo, lasciare che Dio possa parlare al suo cuore. In questo modo Giovanni Battista è entrato nella comunione con Dio.

     
    D. – In che modo si può recepire oggi il messaggio di Giovanni Battista?

     
    R. – Scoprendo l’esigenza fondamentale, la più importante della nostra vita: l’uomo ha bisogno di Dio. Giovanni è l’uomo di Dio per eccellenza, quello che ha messo da parte tutto. Io penso che sia il secondo per eccellenza: non si è mai messo al primo posto, non ha mai cercato il primo posto. Oggi, c’è la corsa al primo posto: tutti cercano il primo posto, pensando di essere felici lì, ma noi non siamo felici quando possediamo tutto quello cui aspiriamo. Giovanni ci insegna il grande segreto della nostra felicità, perché tutti andiamo alla ricerca della felicità, ed è il primato di Dio nella nostra vita, poiché la vita del cristiano è avere sempre presente la vita eterna. Cosa deve cambiare nella nostra vita? Secondo me, prima di tutto, la smania di essere qualcuno, di farsi un nome, perché Dio è l’unico Signore dell’universo, a Lui solo appartiene l’onore e la gloria. Verificare che cosa si genera in noi, solo quando la comunione, l’amore con Dio si attuerà in noi, come il Battista, e non avremo paura di perdere la nostra vita. Chi ci toglierà la vita, non potrà toglierci ciò che abbiamo conquistato, cioè il nostro Dio. La comunione con Dio, e fra di noi, dovrà essere l’unico nostro tesoro.

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    Chiesa e Società



    Spagna: per i vescovi il Crocifisso riflette il sentimento religioso

    ◊   Insieme con altre conferenze episcopali e diverse istanze sia statali sia sociali di tutto il Continente, “la Commissione permanente della Conferenza episcopale spagnola, desidera sottolineare l'importanza del Crocifisso per le convinzioni religiose dei Paesi e per le tradizioni culturali dell'Europa”. Lo si legge in una nota della Commissione episcopale riunita fino ad oggi a Madrid. “Grazie proprio al cristianesimo – sottolinea il testo ripreso dall'agenzia Sir -, l'Europa ha saputo affermare l'autonomia dei campi spirituale e temporale e aprirsi al principio della libertà religiosa, rispettando tanto i diritti dei credenti quanto quelli dei non credenti. Questo si vede più chiaramente ai nostri giorni, quando altre religioni si diffondono tra noi sotto la protezione di questa realtà”. Per i vescovi, “la presenza di simboli religiosi cristiani negli ambiti pubblici, in particolare la presenza della croce, riflette il sentimento religioso dei cristiani di tutte le confessioni e non pretende di escludere nessuno”. Al contrario, secondo i vescovi spagnoli, la presenza dei simboli religiosi, in particolare la croce, “è espressione di una tradizione alla quale tutti riconoscono un gran valore e una grande funzione catalizzatrice nel dialogo tra le persone di buona volontà e come sostegno per chi soffre e i bisognosi, senza distinzione di fede, razza o nazione”. Nella cultura e nella tradizione religiosa cristiane, prosegue la nota, “la croce rappresenta la salvezza e la libertà dell'umanità. Dalla croce sorgono l'altruismo e la generosità più puri, così come una sincera solidarietà offerta a tutti, senza imporre niente a nessuno”. Perciò, “le società di tradizione cristiana non dovrebbero opporsi all'esposizione pubblica dei suoi simboli religiosi, in particolare, nei luoghi nei quali si educano i bambini”. Altrimenti, “difficilmente queste società potranno arrivare a trasmettere alle generazioni future la propria identità e i loro valori”. “Si convertirebbero – proseguono i vescovi - in società contraddittorie che respingono l'eredità spirituale e culturale nella quale affondano le loro radici e si chiudono il cammino del futuro. Mettersi contro i simboli dei valori che modellano la storia e la cultura di un Paese – si legge nella nota - è lasciarlo indifeso davanti ad altre offerte culturali, non sempre benefiche, e accecare le fonti basilari dell’etica e del diritto che si sono mostrati feconde nel riconoscimento, la promozione e la tutela della dignità della persona”. “Il diritto alla libertà religiosa – osservano i vescovi spagnoli - esiste e si afferma ogni volta di più nei Paesi dell’Europa. In alcuni di essi si permettono esplicitamente altri simboli religiosi, sia per legge o per la loro accettazione spontanea”. Le chiese e le comunità cristiane “favoriscono il dialogo tra esse e con le altre religioni e agiscono come parte integrante delle loro rispettive realtà nazionali”. (R.P.)

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    Vescovi inglesi: sul Crocifisso la Corte Europea non si confomi al secolarismo

    ◊   In vista della decisione della Camera Grande della Corte europea per i diritti dell’uomo, riguardante l’esposizione dei simboli religiosi nelle scuole pubbliche italiane, l’arcivescovo Peter Smith, responsabile del dipartimento per la cittadinanza cristiana della Conferenza episcopale inglese e gallese, ha diffuso una nota, in cui si sottolinea il “grande dibattito, suscitato dalla vicenda, riguardo ai rapporti tra la difesa dei diritti umani e la manifestazione della religione nei luoghi pubblici”. “Sarebbe inappropriato – scrive l’arcivescovo – commentare un caso nei dettagli prima del pronunciamento della Corte, ma dovrebbe essere chiaramente inaccettabile se la Corte prendesse una decisione con l’obiettivo di difendere la libertà degli individui dall’imposizione di una religione di Stato”. Questa presa di posizione, continua il responsabile del Dipartimento per la cittadinanza cristiana della Conferenza episcopale inglese e gallese, finirebbe per “richiedere a tutti di Paesi europei di conformarsi ad un modello di secolarismo che è contrario a qualsiasi manifestazione religiosa nella sfera pubblica”. La conseguenza di ciò, conclude la nota, “non rifletterebbe affatto il principio della libertà religiosa che la convenzione europea difende”. (I.P.)

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    Per i vescovi cechi il Crocifisso è un "elemento positivo"

    ◊   In vista dell’imminente udienza della Corte Europea sul crocifisso, il 30 giugno, mons. Dominik Duka, presidente dei vescovi cechi, ha inviato una lettera a mons. Aldo Giordano, Osservatore permanente della Santa Sede presso il Consiglio d'Europa. “Il Cristianesimo, nella forma di cultura giudaico-cristiana, è stato presente alla nascita e alla formazione della civiltà europea e americana e finora, questi valori sono gli unici in grado di mantenere l'Europa viva e forte. Questi valori sono gli stessi applicati per la formazione dell'Ue. Per continuare a trasmettere la propria identità e i propri valori alle generazioni future, le nostre società di tradizione cristiana non devono rifiutarsi di mostrare pubblicamente i propri simboli religiosi”. “Nei Paesi di tradizione cristiana, la Cristianità ha contribuito alla formazione della cultura nazionale. In questo contesto, la croce specie nelle scuole non è solo tollerabile e giustificata ma costituisce anche un elemento positivo. Il diritto alla libertà di religione esiste in tutti i Paesi europei e si estende, consentendo altri simboli religiosi”, ha osservato l'arcivescovo. “Riteniamo che non sia compito della Corte europea prendere decisioni in materia di religione e su questioni di moralità”, ha detto mons. Duka per il quale “il ruolo della Corte è operare all’interno della cornice di moralità trasmessa ai nostri tempi dalla civiltà greco-romana e cristiana”. (R.P.)

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    I vescovi austriaci approvano il pacchetto di norme contro gli abusi

    ◊   Il 22 e 23 giugno scorsi si è tenuta a Mariazell l’assemblea plenaria estiva dei vescovi austriaci contro gli abusi e la violenza nella Chiesa. Con un comunicato stampa diffuso ieri i vescovi austriaci hanno presentato i provvedimenti approvati. Le misure disposte dalla Conferenza episcopale – rende noto l’agenzia del Sir - entreranno in vigore a partire dal 1° luglio e dovranno essere pienamente realizzate in tutte le diocesi dell'Austria entro il 31 maggio 2011. Il cardinale Christoph Schönborn ha presentato l’ordinamento quadro esponendone i nuclei centrali. E’ prevista la realizzazione unitaria di centri di aiuto diocesani per fornire un primo contatto e un primo chiarimento dei casi di sospetto abuso, nonché per assistere, anche legalmente, le vittime. I centri di aiuto delle diocesi sosterranno interamente i costi per le terapie. Inoltre, la Conferenza episcopale ha istituito la "Stiftung Opferschutz", una fondazione per la tutela delle vittime, con cui "verranno messi a disposizione fondi in misura necessaria per aiutare le vittime in modo rapido, non burocratico, umano e adeguato”. Un aspetto importante è dedicato infine alla prevenzione: i vescovi hanno previsto l'attuazione di provvedimenti relativi alla selezione delle persone che svolgono il servizio ecclesiastico, alla specializzazione e all'aggiornamento, nonché l'istituzione di un centro per la tutela dei bambini e dei giovani in ciascuna diocesi. (M.A.)

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    Slovenia: per mons. Stres, sugli abusi "la Chiesa verrà giudicata per le sue azioni"

    ◊   “Solo con un atteggiamento coerente contro i casi di abuso sessuale al proprio interno, la Chiesa può conservare la propria credibilità". Lo ha affermato mons. Anton Stres, presidente della Conferenza episcopale slovena (Ces), nell'omelia pronunciata ieri a Mariazell, durante la Messa che ha concluso l'assemblea plenaria congiunta dei vescovi austriaci e sloveni. "I casi di abuso sono il pericolo più grande per la credibilità della Chiesa”, ha detto mons. Stres. “Poiché non ci presentiamo nel nostro nome, ma come inviati di Dio stesso e ne rappresentiamo l'autorità, ogni uso del Vangelo di Dio per fini umani personali ed empi è un sacrilegio”, ha aggiunto. L'arcivescovo - riferisce l'agenzia Sir - ha deplorato il fatto che "giovani affidatici per la loro formazione siano diventati preda dell'empietà di alcuni sacerdoti. Conosciamo le circostanze, i fatti sono dolorosi, così come i nostri compiti". “Se le affermazioni e l’annuncio della Chiesa non sono credibili - ha avvertito Stres - sono condannate al fallimento. Non può esistere contraddizione tra la nostra vita e i nostri sentimenti più intimi e il nostro modo di presentarci e parlare pubblicamente”, ha ammonito il capo della Chiesa slovena. (R.P.)

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    Pakistan: nuovo rapporto dei vescovi sulle minoranze religiose

    ◊   Il trend delle violenze contro le minoranze religiose “è in constante crescita nel 2009-2010”, la legge sulla blasfemia è “una spada di Damocle sulle minoranze”; la libertà religiosa “è ridotta a un mito”, e “di fronte all’ apatia del governo, urgono azioni per proteggere i diritti umani in Pakistan”: è quanto afferma il nuovo Rapporto annuale sulle minoranze religiose in Pakistan 2009-2010, presentato e diffuso dalla Commissione “Giustizia e Pace”, in seno alla Conferenza episcopale del Pakistan. Il Rapporto, riferisce l’agenzia Fides, esamina con dati ed episodi circostanziati il fenomeno della discriminazione sociale e dell’intolleranza religiosa che vigono nel Paese. “E’ un lavoro di documentazione che raccoglie tutte le informazioni sulle difficili condizioni delle minoranze religiose e in particolare dei cristiani. I problemi principali sono legati alla legge sulla blasfemia, alle conversioni forzate, alle discriminazioni, alle violenze, all’erosione della libertà religiosa. Il quadro che emerge è davvero critico e merita una grande attenzione in Pakistan e fuori dal Paese”, spiega all’agenzia Fides padre Emmanuel Yousaf Mani, direttore della Commissione “Giustizia e Pace”. Uno dei capitoli è dedicato ai danni provocati dalla “legge sulla blasfemia”, “una legge che costituisce una nostra grande preoccupazione – afferma padre Mani – perchè è ingiusta e sbagliata e fa soffrire molti tramite accuse totalmente false. L’ultimo caso del cattolico Rehmat Masih, 73enne di Faisalabad, è esemplare in proposito. Ma gli abusi sono quotidiani: per questo abbiamo lanciato una vigorosa campagna abolizionista. La società civile in Pakistan - osserva il direttore - appoggia questa campagna. Il 95% della comunità musulmana ci sostiene. Solo una ristretta minoranza estremista è contraria. Tale piccola minoranza ha il potere di condizionare e determinare le politiche nazionali perché i politici, nel governo e nel Parlamento, sono coinvolti e ne subiscono l’influenza. I gruppi fondamentalisti usano anche mezzi intimidatori. Fatto sta che manca la volontà politica di abolire tale legge”. Secondo il Rapporto, gli abusi della legge sulla blasfemia continuano a ritmi alti in tutto il Paese: nel 2009 i casi registrati sono stati 112, che hanno colpito 57 ahmadi, 47 musulmani e 8 cristiani. In totale fra il 1987 (da quando è in vigore) e il 2009 sono 1.032 le persone ingiustamente colpite. In aumento anche gli episodi diretti di intolleranza religiosa: 9 attacchi a chiese e insediamenti cristiani, alcuni molto gravi (a Gojra, Sialkot e Kasur) che hanno causato morti e feriti. Il Rapporto si sofferma poi sulle proprietà ingiustamente sottratte alle minoranze non musulmane (ne fanno le spese chiese, templi , cimiteri e istituti appartenenti ai cristiani o ad altre comunità religiose). Un capitolo è dedicato all’erosione della libertà religiosa, che avviene nella totale disinformazione dell’opinione pubblica: negati alle minoranze i permessi per costruire luoghi di culto; minacce ai musulmani che vorrebbero convertirsi ad altre fedi. Infine nel 2008 sono stati 414 i casi di conversioni forzate di cristiani e di altri credenti all’islam e, in totale, nel periodo 2005-2009 i casi censiti – che sono solo la punta di un iceberg – sono 622. (R.P.)

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    Cuba: visita alla Chiesa locale del cardinale statunitense George

    ◊   E’ da ieri a Cuba il cardinale Francis George, arcivescovo di Chicago e presidente della Conferenza dei vescovi cattolici degli Stati Uniti. Il porporato - ospite dei vescovi cubani, in particolare del presidente della Conferenza episcopale, mons. Dionisio García, arcivescovo di Santiago di Cuba - si tratterrà nell’isola caraibica per due giorni. Poco dopo il suo arrivo a L'Avana il cardinale George ha presieduto la Santa Messa nella cattedrale della capitale e si è incontrato con il cardinale Jaime Ortega, arcivescovo della diocesi "habanera" e i suoi vescovi ausiliari. Come sottolineato, nei giorni scorsi, dall'arcidiocesi di Chicago e da mons. Dionisio García, la visita del cardinale George è di carattere strettamente pastorale e segue altre fatte in passato per consolidare i rapporti di solidarietà ecclesiale con l’arcidiocesi di Santiago di Cuba, dove sono in atto numerosi progetti sostenuti finanziariamente dai fedeli statunitensi. Proprio oggi a Santiago di Cuba, il porporato statunitense concluderà la sua vita celebrando l’Eucarestia nel Santuario nazionale della "Virgen de la Caridad del Cobre", che da due anni sta preparando il grande giubileo del 2010, che segna i quattro secoli dal ritrovamento in mare della statuetta della Madonna, proclamata "Madre e Patrona di Cuba". I rapporti che intercorrono fra Chicago e Santiago di Cuba sono di vecchia data e nel 2009 mons. García fu ospite del cardinale George, in questa occasione la collaborazione ecclesiale si è rinforzata con la nascita e l’approvazione di nuovi progetti. Da ricordare che sono diverse le diocesi statunitensi che mantengono relazioni di amicizia e solidarietà con numerose diocesi della Chiesa cubana. Per valutare questi rapporti di collaborazione l'anno scorso una delegazione di vescovi statunitensi, guidati dall'arcivescovo de Los Angeles Roger Mahoney, visitò diverse città dell'isola, incontrandosi con il presidente dell'Assemblea nazionale Ricardo Alarcón. Ora, la presenza del cardinale George, dopo la visita giorni fa del segretario vaticano per i rapporti con gli Stati, mons. Dominique Mamberti, ha risvegliato l'attenzione della stampa statunitense e latinoamericana che segue con particolare attenzione le liberazioni di dissidenti politici, questione sulla quale hanno parlato la Chiesa cubana e il presidente Raúl Castro lo scorso 19 maggio. Proprio ieri è stata confermata la notizia della liberazione di un secondo dissidente, Darsi Ferrer, anche se in applicazione della norma sulla "licencia penal" per ora resta agli arresti domiciliari. (A cura di Luis Badilla)

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    Il cardinale Bertone a Genova, per la festa di San Giovanni Battista, patrono della città

    ◊   Il segretario di Stato vaticano, il cardinale Tarcisio Bertone, ha voluto celebrare il suo 50.mo di sacerdozio nella Genova che lo ha visto per anni arcivescovo prima del cardinale Angelo Bagnasco, e lo ha fatto oggi, nella giornata tutta particolare del Santo Patrono per il capoluogo ligure, San Giovanni Battista, portandovi la benedizione di Benedetto XVI. “Mi ha telefonato ieri - ha detto il cardinale Bertone suscitando il sorriso nei moltissimi fedeli presenti questa mattina in cattedrale - prima della partita della Germania, raccomandandomi di salutargli Genova”. Il porporato ha incentrato la sua omelia su due punti fondamentali: il primo, che all’uomo frammentato e svilito, a una sola dimensione materialista e consumista, la fede e la testimonianza cristiana devono poter mostrare la pienezza della vita, mentre l’uomo trova solo nella luce di Dio la forza per andare avanti, guardando il volto di Cristo. Quindi, l’evangelizzazione non accetta confini - ha proseguito il cardinale Bertone - ci rende responsabile dell’annuncio verso tutti, senza distinzioni; evita di relegare la fede a spazi e tempi delimitati. Ad accogliere il porporato, questa mattina, è stato il cardinale Bagnasco: “Genova - ha detto l’arcivescovo della città - è felice di averla qui, per il suo cinquantesimo di sacerdozio”. Questa sera, le celebrazioni di San Giovanni Battista prevedono la processione al porto antico, uno dei simboli della città, e quindi i Vespri. (Da Genova, Dino Frambati)

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    Dal Convegno Oasis a Beirut: manuale sui valori comuni alle tre religioni monoteiste

    ◊   Un manuale sui valori comuni alle tre religioni monoteiste (cristiana, musulmana ebraica) e un manuale sulla storia delle Crociate scritta da uno storico islamico e da uno cristiano. Sono alcune delle proposte avanzate durante il Convegno della Fondazione Oasis sul tema “L’educazione fra fede e cultura. Esperienze cristiane e musulmane in dialogo”, chiuso ieri a Beirut, in Libano. Proposte - di cui riferisce l'agenzia Asianews - rivolte a ricercare la verità per favorire la convivenza religiosa. Durante i lavori si sono ascoltate le esperienze educative in Libano, dove vi sono cristiani che frequentano scuole musulmane (circa l’1%) e dove vi sono istituti e università cristiane che ospitano fino al 20-30% di studenti islamici e dove ogni gruppo – sia negli istituti cristiani che in quelli islamici - ha diritto alla sua ora di religione insegnata da un docente che pratica quella fede. Ma quanto avviene in Libano è più un’eccezione che una regola nei Paesi del Medio Oriente. In Egitto, ad esempio, dove i manuali di religione sono scritti solo in chiave islamica, si tende ad istillare nella mente degli studenti che essere musulmano è l’unico modo di essere religioso. In Pakistan l’insegnamento religioso è solo islamico. Nelle scuole cristiane è persino vietato insegnare l’islam. Tanto più che chi osa potrebbe essere accusato di blasfemia, data la legge, sovente abusata, che vieta di offendere il profeta Maometto e il Corano. Secondo padre Samir Khalil, presente al Convegno, un manuale sui valori di rispetto, accoglienza dell’altro, carità, ecc. giustificati con frasi tratte dal Corano, dalle Hadith, dal Vangelo e dalla Bibbia, potrebbe aiutare i giovani del Medio Oriente a cambiare mentalità verso i membri delle altre religioni. Potrebbe essere una base anche per ripensare alla convivenza delle diverse religioni in Europa. Il Libano, con l’importanza che si dà alla dimensione religiosa nell’educazione, è un’eccezione anche per molta parte dell’occidente, in particolare europeo. Non pochi interventi, fra cui quello del prof. Duchesne e altri, hanno mostrato che la “laicità” dello Stato in Europa tende ad emarginare la religione nel privato e la “neutralità” è un mito delle scuole statali che tradiscono lo stesso percorso educativo. Non sono mancate neppure le critiche alle scuole cattoliche in Asia, che per farsi “accettare” dalla società preferiscono ridurre la loro identità cristiana, puntando più sull’efficienza tecnica, dimenticando il perché sono nate. In questo – come in Indonesia – sono spinte anche dalla poca libertà che hanno nel proporre l’insegnamento religioso cristiano, visto a priori come un tentativo di proselitismo. (R.G.)

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    Congo: la Caritas Goma per le vittime della “guerra dimenticata” dell’est del Paese

    ◊   Le vittime silenziose delle “guerre dimenticate” sono soprattutto le donne con i loro bambini. È il caso delle donne del nord Kivu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo, dove gruppi armati, locali e stranieri, da circa 15 anni seminano morte e distruzione. Ancora oggi, nonostante la presenza dei Caschi Blu (il cui numero è però destinato a diminuire) della Missione della Nazioni Unite in Congo (Monuc), gli abitanti dei villaggi a nord di Goma (il capoluogo del nord Kivu) sono costretti a passare la notte all’addiaccio, nella foresta, per timore delle incursioni notturne dei diversi gruppi armati che agiscono nell’area. Le donne sono particolarmente colpite, perché la Rdc ha il triste primato di essere uno dei Paesi con il più alto numero di violenze sessuali del mondo. Violenze che sono usate come vere e proprie “armi” per intimorire la popolazione e indurla alla fuga. La Chiesa cattolica di Goma ha avviato un progetto di reinserimento socio-economico delle donne vittime dei conflitti armati. Il progetto, finanziato dalla Caritas Australia e gestito da Caritas Goma, mira a fornire 400 donne di un kit composto da sementi di fagioli, mais, amaranto, cavoli, carote e melanzane, nonché di animali da riproduzione per riavviare l’allevamento. Caritas Goma ha inoltre avviato un programma di sostegno nutrizionale per i bambini. Questo consiste non solo nella distribuzione di viveri, con l’appoggio del Programma Alimentare Mondiale, ma anche nella somministrazione di medicinali e nell’educazione alimentare delle madri. Esiste infine un programma di emergenza per i casi di grave malnutrizione, gestito da Caritas Goma insieme all’Unicef. Purtroppo nonostante le cure, molti bambini muoiono, mentre altri subiscono danni irrecuperabili al cervello. (R.P.)

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    Cina: il 27 giugno giornata di preghiera per i fedeli colpiti dalle violente piogge

    ◊   Diverse comunità della Cina meridionale hanno stabilito che domenica prossima, 27 giugno, sia una Giornata di preghiera per la popolazione colpita dalle inondazioni, invocando dal Signore la fede, la speranza, la consolazione e la forza per superare questi momenti difficili. A causa del cedimento di diverse dighe nella zona meridionale della Cina, conseguenza delle violente piogge che dal 13 giugno hanno investito 10 province cinesi, chiese, cappelle, stazioni missionarie e luoghi di preghiera, oltre naturalmente alle abitazioni, sono state inondate dall’acqua. Sacerdoti, religiose e fedeli locali contattati da Jinde Charities, l’ente caritativo cattolico cinese, hanno lanciato un appello alla preghiera per la popolazione colpita. Secondo quanto riferisce l’agenzia Fides, le violente inondazioni hanno causato gravi danni alla comunità cattolica locale, ma nonostante tutto, la fede e la speranza resistono. Anzi, di fronte all’enorme quantità di acqua che ha invaso i centri abitati, i fedeli si sono mobilitati in massa per salvare le chiese, lasciando le proprie case. Intanto, l’allarme del Ministero degli Affari Civili per questa emergenza è salito al II grado. Sempre secondo lo stesso Ministero l’inondazione ha colpito 10 province meridionali della Cina e 29.395 persone, causando 211 morti, 119 dispersi, 2.408 persone evacuate, con danni per circa 5 miliardi di euro. Inoltre 3 autostrade, 3 strade nazionali e 9 provinciali sono interrotte, mentre diversi treni da Pechino verso il sud sono fermi. (M.A.)

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    Brasile: la preoccupazione della Chiesa per il traffico di persone

    ◊   La Commissione della pastorale della mobilità umana della Conferenza episcopale del Brasile (Cnbb), ha pubblicato in collaborazione con la Segreteria nazionale di giustizia del Ministero della Giustizia, il libro “Traffico di persone”, che fa seguito al seminario nazionale sulla lotta contro il traffico di persone tenutosi alla fine del 2008. Circa 100 persone - riferisce l'agenzia Fides - sono state presenti alla manifestazione, alla quale hanno partecipato il presidente della Cnbb, due vescovi membri del Consiglio episcopale della Pastorale della Cnbb (Consep) e altri vescovi, oltre ai rappresentanti della Segreteria nazionale di giustizia ed altre autorità. Il presidente della Cnbb, mons. Geraldo Lyrio Rocha, ha detto che questa pubblicazione esprime la preoccupazione “costante ed attuale” della Chiesa per le condizioni di migliaia di persone “sottomesse a condizioni degradanti di sfruttamento, soprattutto donne, bambini e lavoratori, coinvolti nel traffico nazionale ed internazionale di persone. Questa pubblicazione è un altro passo per una riflessione e una ricerca di alternative e modi per combattere questa pratica criminale” ha detto mons. Geraldo Lyrio Rocha, sottolineando che si “deve agire nella prevenzione di questo crimine e nel reinserimento sociale delle persone vittime di questo tipo di comportamento che degrada l'essere umano”. (R.P.)

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    Bolivia: concluso il primo Congresso missionario dei seminaristi

    ◊   Mons. Jesús Pérez, arcivescovo di Sucre, commentando il primo Congresso missionario dei seminaristi della Bolivia, ha espresso all’agenzia Fides la sua gioia e il suo entusiasmo per la presenza di seminaristi di tutto il Paese che si sono radunati per tre giorni a Cochabamba per dare l'importanza che merita alla Parola di Dio nella Missione evangelizzatrice della Chiesa. “Il primo Congresso missionario dei seminaristi della Bolivia, che ha raccolto più di 300 seminaristi - dice mons. Pérez - manifesta la vitalità della nostra Chiesa e dà maggiori possibilità di un rafforzamento nella loro vocazione. Quindi ci aspettiamo qualcosa di grande nella formazione dei nostri seminaristi. Lo spirito missionario è ciò che dà l'identità come cristiano, ma in modo speciale come seminarista e come sacerdote. Non ci saranno sacerdoti missionari se non ci sono seminaristi missionari. Non si tratta di imparare lezioni o temi importanti, attuali, ma serve la testimonianza che oggi è necessaria per tutti, e questo vale anche per i vescovi, per i sacerdoti formatori nei seminari e per i propri seminaristi. Solo in questo modo possiamo diventare servitori del Regno, con la Parola e con l'esempio. Il grande compito della Chiesa è l'evangelizzazione, la Chiesa è nata per portare il Vangelo e i ‘professionisti’ della Parola devono essere i vescovi e i sacerdoti. Prima è la parola, dopo viene il sacramento. L'importanza della parola è straordinariamente grande. La Chiesa ha il compito di annunciare il Vangelo, quello che chiamiamo il kerygma” spiega Mons. Jesús Pérez. Il Congresso è stato inaugurato con una Messa presieduta dal cardinale Julio Terrazas, arcivescovo di Santa Cruz, che ha ricordato le parole del Santo Padre sulla fede e sull'impegno dei futuri sacerdoti. Fra i vescovi partecipanti c’era anche mons. Jesús Juárez, vescovo di El Alto, che ha sottolineato come “il Congresso non è altro che il risultato della crescita della coscienza missionaria nella nostra Chiesa” ed ha aggiunto: “La Chiesa boliviana ha messo la sua fiducia in queste centinaia di seminaristi come destinatari e protagonisti privilegiati della Missione Permanente.” (R.P.)

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    India: preoccupazione della Chiesa per la legge sulla fecondazione assistita

    ◊   In India è una pratica accettata: sotto compenso, alcune donne ricevono un ovulo fecondato, lo portano fino al parto e cedono il figlio ai “compratori”. Lo scopo iniziale era quello di aiutare parenti sterili, ma ora le richieste arrivano sempre più numerose da parte di coppie straniere. Nel 2009 un documento della Law Commission ha stimato – riferisce l’agenzia Asianews - un giro d’affari pari a 4,4 miliardi di euro. L’Assisted Reproductive Technology regulation bill 2010 è stata proposta in questi giorni ed è una legge che ha lo scopo di controllare e regolamentare il business milionario degli uteri in affitto. Vieta il “commercio” degli uteri, rendendo legali solo le donazioni spontanee da parte di donne tra i 21 e i 35 anni e non a scopo di profitto. Questa disposizione consente però a chiunque il diritto di avere figli: nel testo viene utilizzata un’espressione generica ovvero “coppie non sposate”. La confusione consente ai single sia etero che omosessuali la possibilità di accedere a questo tipo di pratica con il benestare dello Stato, distruggendo in tal modo il significato della famiglia. Il cardinale Varkey Vithayathil arcivescovo siro-malabarese di Ernakulam-Angamaly nell’India meridionale, afferma: “Questa legge altera in modo radicale la nostra società e la struttura della famiglia e i suoi valori. Un bambino – aggiunge - sviluppatosi per 9 mesi in un utero potrà non avere per legge alcun legame biologico con sua madre”. Il prelato avverte che la struttura biologica di un neonato non è nelle mani della scienza, ma di Dio.  Pascal Carvalho, medico e membro del Pontificio consiglio per la vita afferma ad AsiaNews: “La proposta di legge legalizza ciò che è innaturale e immorale e separando la dimensione della procreazione dalla santità del matrimonio, portando verso un disastro ecologico umano”. Carvalho aggiunge che “la disconnessione tra procreazione e paternità non ha precedenti nella storia umana e i bambini entreranno nel mondo come degli orfani genetici”. (M.A.)

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    L'Unhcr chiede a Kyrghizistan e Uzbekistan garanzie sul rientro degli sfollati

    ◊   L’Alto Commissariato dell’Onu per i rifugiati (Unhcr) chiede garanzie sul ritorno di rifugiati e sfollati nel sud del Kyrghizistan. Secondo rapporti del governo e dei media un crescente numero di persone sta infatti rientrando nelle proprie case, provenienti sia dall’Uzbekistan che da zone interne al Paese. L’Unhcr al momento non è in grado di verificare il numero esatto di profughi sulla via del rientro, che potrebbero già superare le 30mila unità. L'Unhcr apprezza l’impegno dimostrato da entrambi i Paesi nel trovare una soluzione alla crisi attuale e nel far fronte alle esigenze delle persone che sono state costrette a fuggire. E’ importante, tuttavia, che queste persone siano messe nelle condizioni di poter far ritorno in maniera regolata, su base volontaria e in condizioni di sicurezza e dignità. L’Unhcr chiede quindi alle autorità ed alle comunità locali di rispettare queste indicazioni per i rientri, che dovrebbero avvenire soprattutto in aree in cui è permesso l’accesso alle agenzie umanitarie. (R.G.)

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    L’Unicef invia aiuti per i bambini in Kirghizistan

    ◊   In una nota diffusa oggi dall’Unicef si apprende che negli scorsi giorni oltre 40 tonnellate di aiuti umanitari sono stati fatti pervenire nelle città di Jalalabad e di Osh, nel sud del Kirghizistan. Dopo lo scoppio della crisi nel Paese, l’Unicef è stata tra le prime organizzazioni umanitarie a portare assistenza nei campi profughi, dove per il 90% vivono donne, bambini e anziani. Per rispondere ai bisogni dei rifugiati, l’Unicef sta procurando oltre 2 milioni di dollari di aiuti d’emergenza rispondendo prontamente all’appello lanciato dall’Onu per la raccolta di fondi per 71 milioni di dollari per approntare nei prossimi sei mesi un piano di risposta all’emergenza in atto in Kirghizistan. Gli aiuti Unicef comprendono 20.000 tra taniche e cisterne di varie dimensioni per la raccolta e conservazione dell’acqua; 88 kit scolastici d’emergenza e generi di prima necessità. Inoltre, nel principale ospedale di Osh, sono stati distribuiti 8 kit ostetrici contenenti medicinali di base e attrezzature mediche, medicinali d’emergenza per la cura contro la diarrea di 10.000 bambini, vitamina A e micronutrienti. Il rappresentante dell’Unicef in Kirghizistan, Jonathan Veitch, ha fatto sapere inoltre che è stato approntato un ponte aereo per permettere l’invio quotidiano di aiuti umanitari nelle due province di Osh e Jalalabad colpite dalla crisi. All’aeroporto di Osh è stato creato un centro operativo per gestire i voli con aiuti umanitari programmati. Veitch ha ricordato come sia "assolutamente cruciale" garantire che l'aiuto umanitario sia distribuito equamente. Intanto peggiorano le condizioni nei campi dei rifugiati in Uzbekistan. Ci sono tensioni causate dal sovraffollamento e dal caldo. In Uzbekistan, l’Unicef sta distribuendo aiuti per i rifugiati, tra cui tende, generi di primo conforto, insieme a medicinali e prodotti per l’igiene, quale parte della risposta integrata all’emergenza. (M.A.)

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    Ginevra: nuovo accordo alla Conferenza Onu sul cacao

    ◊   Negli ultimi mesi la domanda mondiale di cacao è cresciuta costantemente e i prezzi sul mercato sono attualmente ai livelli più alti della storia. Questa è senza dubbio un’occasione economica importante per i grandi produttori africani quali Costa d’Avorio, Ghana, Nigeria e Camerun. Tuttavia – riferisce l’agenzia Misna – i Paesi interessati si trovano in una situazione difficile a causa di cambiamenti climatici: la siccità prolungata e le successive piogge torrenziali hanno danneggiato il frutto delle fave di cacao. E’ necessaria una riorganizzazione del settore per rafforzare quest’industria locale in modo da aumentare i proventi delle esportazioni. Questo è uno dei temi centrali della Conferenza delle Nazioni Unite sul cacao che è in corso in questi giorni a Ginevra e si concluderà domani. Altri aspetti sui quali i Paesi produttori e acquirenti dovranno raggiungere un accordo sono: la trasparenza del mercato con l'introduzione di strumenti tecnici e informativi, lo sviluppo di un'industria del cacao sostenibile a livello ambientale, l'industrializzazione delle attività e la ricerca scientifica per migliorare produttività e qualità del prodotto. I delegati di 49 Paesi produttori e consumatori provengono da Africa, America Latina, Asia ma anche Unione Europea e Russia, oltre ad alcuni osservatori. Obiettivo finale sarà mettere a punto un nuovo trattato internazionale di durata decennale, un testo destinato a sostituire nel 2012 un precedente accordo risalente al 2001. (M.A.)

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    Turchia: Messa al monastero di Sumela, dove il culto è proibito

    ◊   Il 15 agosto di quest’anno sarà celebrata una Santa Messa al monastero di Sumela, dove ogni attività di culto è vietata dalle leggi turche, dato che le attività religiose vengono considerate “un ostacolo al turismo”. Il monastero di Sumela è un eremo costruito su un dirupo a strapiombo sulla valle dell'Altindere, a 1200 metri di altitudine, nella regione di Trebisonda. E’ una perla per il suo valore storico-artistico e religioso, legato alla presenza di san Barnaba e dell’altro monaco Sofronio, e alla “Vergine della Montagna Nera”, icona che, secondo la tradizione, apparteneva all’evangelista Luca. Quest’anno – informano fonti dell'agenzia Fides – il monastero sarà aperto per il culto solo per un giorno, il 15 agosto, e ciò avviene perché le stesse autorità civili turche hanno notato l’incremento del cosiddetto “turismo religioso”, cioè dei viaggi-pellegrinaggi che con l’Anno Paolino sono decisamente aumentati in tutti i luoghi cristiani della Turchia. Ma si potrò celebrare un Santa Messa a Sumela – nota la fonte di Fides – sono con un gruppo ristretto, a un data ora stabilita dalle autorità e nello spazio esterno antistante al Monastero. La celebrazione viene considerata “una speciale concessione. Questi ostacoli alla libertà religiosa - si afferma - rendono l’idea delle difficoltà che vivono quotidianamente i fedeli cristiani in Turchia". (R.P.)

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    Terra Santa: a Giaffa riaperto un Centro per la famiglia

    ◊   È stato inaugurato la scorsa settimana a Giaffa, in Terra Santa, nella parrocchia dedicata a Sant’Antonio, il centro dedicato alla famiglia. Dopo la ristrutturazione dei locali la comunità cristiana potrà usufruire di nuovi spazi in cui potersi ritrovare. I fedeli della parrocchia, particolarmente attivi e numerosi sono per lo più arabi, ma non mancano africani, indiani, filippini e cingalesi, tutti lavoratori stranieri residenti a Tel Aviv. Il sindaco di Tel Aviv-Yafo Roni Kolday ha espresso soddisfazione per l’iniziativa ed ha rivolto gli auguri all’intera comunità. Il club di Sant’Antonio della famiglia vuole accogliere arabi e stranieri. “Ognuno deve sentirsi a casa sua. E ognuno deve sentirsi allo stesso modo responsabile del centro” ha detto il parroco fra Toufik Bou Merhi. Il parroco ha anche sottolineato l’internazionalità della parrocchia di Sant’Antonio e si è soffermato sul significato che, in questo contesto, acquista l’unità della parrocchia, dove i cristiani locali appartengono a diversi riti, così come i lavoratori stranieri. “Sant’Antonio è una chiesa aperta a tutti ed al servizio di tutti” ha specificato fra Merhi. (T.C.)

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    24 Ore nel Mondo



    Cambio al vertice delle truppe Nato in Afghanistan. Il presidente Obama destituisce il generale McChrystal. Al suo posto Petraeus

    ◊   I talebani combatteranno fino a quando le truppe straniere non avranno lasciato l’Afghanistan. Questo il commento dei guerriglieri del Paese asiatico il giorno dopo l’avvicendamento ai vertici delle forze Usa e Nato tra il generale Stanley McChrystal e il generale David Petraeus, deciso ieri alla Casa Bianca. Ce ne parla il prof. Marco Lombardi, responsabile dei Progetti educativi in Afghanistan dell’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano, intervistato da Giada Aquilino:
     
    R. - C’è una certa continuità: l’amministrazione americana discuteva da almeno un anno dall’applicazione della dottrina Petraeus, usata in Iraq, anche in Afghanistan e si stava cercando il modo di adattarla. Ormai l’entrata in campo di Petraeus in Afghanistan, a sostituzione di McChrystal, si può leggere in questo senso: “andiamo avanti come abbiamo fatto in Iraq e quindi combattiamo gli oppositori, ma apriamo il massimo dialogo con le istituzioni e con la popolazione locale”. Non c’è neanche una grande discontinuità con quello che diceva McChrystal.

     
    D. - L’ultimo mese, però, è stato il più sanguinoso per le truppe straniere in nove anni di conflitto in Afghanistan. Perché ora questa recrudescenza della violenza, proprio quando sta per partire l’offensiva a Kandahar?

     
    R. - Ci sono aspetti climatici: doveva partire puntualmente l’offensiva talebana a maggio e così è stato. I talebani conoscono meglio il loro nemico e conoscono perfettamente il loro Paese. Purtroppo le guerre più si allungano più diventano difficili e sanguinose.

     
    D. - Con l’offensiva a Kandahar c’è da attendersi un peggioramento degli scontri?

     
    R. - C’è da attendersi una guerra molto pesante. E’ questa una buona ragione per concluderla velocemente.

     
    D. - Professore, lei è appena tornato dall’Afghanistan, dove con l’Università Cattolica lavorate ad un progetto che riguarda “le donne come motore di sviluppo”. Di cosa si tratta?

     
    R. - Abbiamo svolto un seminario intensivo a quindici donne della Facoltà di giornalismo di Herat, per insegnare come si realizzano i reportage. Queste quindici giornaliste, con le loro macchine fotografiche, hanno realizzato dei reportage incredibili, che documentano un Afghanistan completamente diverso da quello che siamo abituati normalmente a vedere attraverso i media.

     
    D. - Attraverso quali tappe passa il futuro delle donne e del Paese?

     
    R. - Per un riconoscimento sociale del loro ruolo. Su loro e sull’educazione bisogna puntare per far crescere l’Afghanistan.
     
    Spagna tragedia ferroviaria
    Tragedia ferroviaria in Spagna, dove un treno ad alta velocità ha travolto un gruppo di oltre 30 persone, provocando 12 morti e 17 feriti. Le vittime sono tutti giovani che tentavano di attraversare le rotaie nella stazione di Castell de fels Playa, nei pressi di Barcellona, per recarsi sulla spiaggia e celebrare la festa di San Juan. Il caso è sottoposto a inchiesta per accertare se qualcosa non abbia funzionato, ha detto il ministro degli interni catalano, Joan Saura. “Solidarietà e cordoglio” sono stati espressi dall’arcivescovo di Barcellona, cardinale Louis Martinez Sistach, che inviato ha pregare per le vittime e a celebrare le messe di domenica in suffragio dei morti.
     
    Spagna- burqa
    In Spagna, il Senato ha approvato ieri una mozione presentata dall’opposizione per mettere al bando il burqa nei luoghi pubblici. Già in alcune città della Catalogna questo divieto, contestato da diversi imam, è in vigore.
     
    Crisi gas Russia-Bielorussia
    Il colosso russo del gas Gazprom ha deciso di riprendere a pieno volume le forniture di metano alla Bielorussia dopo che Minsk ha pagato il suo debito per le forniture del 2010. Sentiamo Giuseppe D’Amato:
     
    La crisi fra i due Paesi non è però terminata. Minsk chiede adesso il pagamento, non ancora versato, per i diritti di passaggio sul suo territorio: se ciò non avverrà presto - ha chiarito il vice premier Vladimir Semashko - verranno fermati gli approvvigionamenti in transito verso ovest, ossia verso l’Unione Europea che ufficialmente si mantiene lontana dalla disputa. La Lituania ha lamentato per adesso la mancata consegna del 30 per cento di quantitativi rispetto al solito; ma la situazione - affermano a Vilnius - è sotto controllo. In Polonia e in Germania è per ora tutto normale. Siamo in estate e, quindi, l’impatto della crisi sulle due Repubbliche ex-sovietiche è minore. La Gazprom avrebbe poche ore per versare 260 milioni di dollari. Poi la Bielorussia farà valere il vantaggio della propria posizione geografica, creando non pochi grattacapi alla Russia, che sta costruendo un gasdotto sotto al Baltico per diversificare le vie di approvvigionamento verso ovest.
     
    Europa economia
    La commissione Europea starebbe pensando ad una tassa sui titoli di Stato per punire i Paesi con un debito pubblico eccessivo. Rappresentanti dei 27 – secondo la stampa specializzata – cominceranno a discutere la bozza di proposta nelle prossime ore. Ieri invece la Gran Bretagna ha approvato la nuova finanziaria e la Spagna la riforma del mercato del lavoro. In Italia il centro studi di Confindustria ha visto a rialzo le stime della crescita: +1,6% del Pil per il 2011 rispetto all'1,3%. Destinata invece ancora ad aumentare la disoccupazione.
     
    Brasile alluvioni
    Sempre drammatica la situazione nel nordest del Brasile, colpito nei giorni scorsi da piogge torrenziali ed alluvioni. Più di 1.000 i dispersi. E' salito a 44 il numero dei morti accertati. Almeno 200 mila le persone rimaste senza casa. Ed intanto è scattata la corsa contro il tempo per aiutare le popolazioni colpite. In prima linea la Caritas Brasile che ha lanciato campagna “Sos pernambuco e Alagoas”. Christiane Murray, della redazione brasiliana della nostra emittente, ha raccolto la testimonianza di mons. Antonio Muniz Fernandes, della diocesi di Maceiò, una delle aree maggiormente compite dal maltempo:
     
    R. - Ho visto proprio la distruzione totale. Ho visto città piccole che al 90-95 per cento sono state distrutte. L’acqua è passata con una tale forza che ha distrutto tutto: la gente è senza tetto, senza mangiare, i bambini sono senza latte. Questa è la situazione. La Chiesa è molto solidale, la Chiesa ha risposto in modo sorprendente. Mi trovo nel posto della colletta per il cibo e per tutto quello che serve. Il Signore sarà il nostro pastore e non mancherà nulla.

     
    D. - Mons. Antonio, lei ci diceva anche della crescita disordinata, disorganizzata di queste città, della mancanza di strutture ed anche di controllo del governo sulla crescita…

     
    R. - E’ vero. Le città crescono senza alcun sviluppo e senza alcuna pianificazione. Quindi crescono e diventano una città di 10 mila, 20 mila, 30 mila 60 mila persone che poi vivono così.
     
    Marea Nera
    I tecnici della British Petroleum hanno riposizionato il tappo sulla falla dopo che era stato temporaneamente rimosso per un incidente causato da un robot sottomarino. Una manovra che ha fatto aumentare la fuoriuscita di petrolio. Intanto si profila una battaglia giuridica in materia di trivellazioni. Ieri un giudice della Louisiana ha ordinato lo stop della moratoria disposta dall'amministrazione Obama. La Casa Bianca ha replicato annunciando ricorso in appello, e il ministro dell'Interno, Ken Salazar, ha annunciato che 'a breve sarà varata una nuova moratoria. I media americani hanno accusato il giudice in questione di conflitto di interessi poiché possiede interessi azionari in molte società petrolifere che operano nel Golfo.
     
    Australia-premier
    Per la prima volta nella sua storia, l’Australia ha scelto una donna come premier. Si tratta di Julia Gillard, esponente del partito laburista, che subentra a Kevin Rudd, in carica dal 2007. Rudd ha lasciato il suo incarico dinanzi all’ampio consenso della sua collega di partito e dopo le crescenti critiche per il suo operato.
     
    Daghestan
    Ancora violenza nelle turbolenti regioni del Caucaso russo. Due poliziotti sono stati uccisi nella Repubblica del Daghestan, nel villaggio di Karamakhi. Gli agenti stavano controllando un'auto senza targa parcheggiata vicino al commissariato locale quando gli occupanti hanno sparato contro di loro, uccidendoli. Al momento non si registrano rivendicazioni, ma in Daghestan, come nelle altre repubbliche caucasiche, sono ancora attivi i ribelli separatisti di matrice islamica.
     
    Kirghizistan-rientri
    Nonostante la situazione ancora precaria, in Kirghizistan migliaia di persone hanno fatto rientro dall’Uzbekiztan, dove si erano rifugiate per scappare dalle violenze interetniche delle scorse settimane tra kirgizi e uzbeki, che hanno provocato almeno 240 morti. Secondo fonti ufficiali sarebbero oltre 57mila, in maggioranza uzbeki, le persone rientrate negli ultimi tempi a fronte delle 75mila fuggite.
     
    Cina terrorismo
    Vasta operazione anti terrorismo nella turbolenta provincia cinese dello Xinjiang, teatro, delle violenze interetniche dell’estate scorsa, innescate dalla rivolta della popolazione uighura di fede musulmana. La polizia cinese ha arrestato più di dieci persone accusate di far parte di un ''pericoloso” gruppo terrorista che sarebbe responsabile degli attacchi contro le forze di sicurezza avvenuti nel 2008, mentre erano in corso le Olimpiadi di Pechino. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
     
    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 175

     
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