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Sommario del 22/06/2010
Giovedì prossimo, il Papa in visita al Centro "Don Orione" e al Monastero domenicano di Monte Mario. La testimonianza della priora, suor Maria Angelica
◊ Grande attesa al Centro “Don Orione” di Roma-Monte Mario, dove Benedetto XVI si recherà la mattina di giovedì prossimo. L’occasione della visita è la benedizione della statua di Maria “Salus populi romani”, dopo il lavoro di restauro e la ricollocazione dell’immagine sulla torretta dell’edificio, avvenuta il 15 giugno scorso. Lasciato il Centro, il Pontefice raggiungerà il Monastero Domenicano di Santa Maria del Rosario a Monte Mario, dove incontrerà la comunità delle Monache di clausura. Proprio alla priora del Monastero, suor Maria Angelica, Federico Piana ha chiesto di raccontare come la comunità monastica si sta preparando a questo importante avvenimento:
R. – Innanzitutto c'è lo stupore per il fatto che il Santo Padre ci degni di venire qui. C'è poi una preparazione spirituale, perché, come ci diciamo sempre tra noi consorelle, il Papa non è soltanto il vicario di Cristo, ma per noi è “il dolce Cristo in terra”, prendendo le parole della nostra consorella Santa Caterina da Siena. L’attesa è di gioia, intensa gioia, di gratitudine al Signore, perché la nostra vita, la nostra comunità ha un impegno fortissimo per la preghiera per il Santo Padre ogni giorno. Per questo, non poteva farci un dono più grande il Signore: vedere il Papa da vicino.
D. – Cosa state facendo per prepararvi? Quali sono le attività che state dedicando alla visita del Papa?
R. – Intanto stiamo preparando dei doni: un reliquiario della nostra novizia iconografa. Le stiamo facendo fare una riproduzione della Madonna di San Luca.
D. – Nel monastero sono custodite le antiche icone della Vergine, detta "Madonna di San Luca", del VII secolo. Ci racconta perché è importante questa icona?
R. – Per noi è importantissima, perché l'icona è stata la prima ad entrare nella clausura, nel monastero di San Sisto Vecchio. Quindi, per noi rappresenta la Madonna e ci ha preceduto, è entrata prima di noi nel monastero. Poi, perché San Domenico l’ha portata con le sue mani in processione, a piedi scalzi, di notte da Santa Maria in Tempulo a San Sisto. Quindi, per noi l’icona della Madonna è un simbolo grandissimo, come il Crocifisso di San Damiano per San Francesco. Rappresenta tutta la tradizione domenicana per l’istituzione del Rosario da parte di San Domenico ed è stata proprio la Vergine Santa, che ha sostenuto tutta l’attività dell’opera di San Domenico.
D. – Vogliamo anche raccontare la storia in sintesi - 800 anni sono tanti - del vostro monastero?
R. – Ha avuto inizio il 28 febbraio del 1221, presso la Basilica di San Sisto, quando San Domenico ebbe come incarico dal Papa, Onorio III, di riunire insieme questi monasteri, che già esistevano a Roma, ma che non avevano più una clausura. San Domenico li ha riuniti il 28 febbraio 1221, portando questa icona, e dietro di lui tutte le monache che hanno aderito a questo progetto di rifondazione della clausura a Roma. Nel 1575 si trasferì al nuovo monastero dei Santi Domenico e Sisto, che fu costruito da San Pio V, attuale sede dell’Università Angelicum. E poi dal 1931 siamo qui a Monte Mario. (Montaggio a cura di Maria Brigini)
La gioia dell’incontro con Benedetto XVI nelle parole del vescovo brasiliano di Paracatu, in visita ad Limina
◊ Prosegue in Vaticano la visita ad Limina dei vescovi brasiliani della Regione Leste II. Ieri mattina, un gruppo di presuli è stato ricevuto in udienza da Benedetto XVI. Tra loro anche mons. Leonardo de Miranda Pereira, vescovo di Paracatu, alla sua quarta visita ad Limina. Al microfono di Cristiane Murray, mons. Pereira racconta l’emozione dell’incontro con il Papa e i frutti che potrà dare per la sua diocesi:
R. – E’ sempre la stessa emozione: la felicità di vedere il Santo Padre, una persona umile, serena, precisa, piena di sentimenti umani, accogliente … Traspare dalla persona del Santo Padre questa serenità e questa accoglienza, segno dell’amore del padre universale. Perciò, questa quarta visita “ad Limina” ha per me la stessa emozione della prima che ho fatto con Giovanni Paolo II. Porto con me le parole confortanti di Benedetto XVI. Ieri, l’ultimo gruppo di vescovi brasiliani è stato in udienza dal Papa e io ho detto al Santo Padre che la mia gente ama il Papa.
D. – Lei ha sentito che il Papa è vicino ai suoi problemi?
R. – Sì. Anche gli altri vescovi: quasi tutti hanno detto le stesse parole. “Il Papa si interessa, il Papa è vicino ai nostri problemi diocesani” …
D. – Lei è un ascoltatore assiduo della Radio Vaticana …
R. – Nel ’59 ho concluso i miei studi in seminario, ma avevo soltanto 23 anni e mezzo e secondo le leggi dei Diritto canonico non potevo essere ordinato sacerdote. Il mio arcivescovo ha fatto un programma alla Radio Vaticana, e ha comunicato – agli ascoltatori in Brasile – che Giovanni XXIII aveva permesso la mia ordinazione, nonostante i miei 23 anni e mezzo: era il 22 novembre 1959!
Il Papa nomina mons. Dal Toso segretario del Pontificio Consiglio “Cor Unum”
◊ Benedetto XVI ha nominato segretario del Pontificio Consiglio "Cor Unum" mons. Giovanni Pietro Dal Toso, finora sotto-segretario del medesimo dicastero. Nato nel 1964, a 25 anni diventa sacerdote della diocesi di Bolzano-Bressanone. Nel 1996 è nominato officiale del Pontificio Consiglio “Cor Unum”, di cui nel 2004 diviene sotto-segretario. E’ membro della Commissione speciale per la trattazione delle cause di nullità della sacra ordinazione e di dispensa dagli obblighi del diaconato e del presbiterato presso la Congregazione per il Clero. Dal settembre 2008, è membro della commissione speciale per la trattazione delle cause di scioglimento di matrimonio “in favorem fidei” presso la Congregazione per la Dottrina della Fede.
Nomine
◊ Negli Stati Uniti, Benedetto XVI ha nominato vescovo ausiliare dell’arcidiocesi di Philadelphia mons. Michael J. Fitzgerald, del clero della medesima arcidiocesi, vicario giudiziale, assegnandogli la sede titolare vescovile di Tamallula.
Sempre negli Stati Uniti, il Papa ha nominato vescovo di Harrisburg mons. Joseph Patrick McFadden, finora vescovo titolare di Orreomargo ed ausiliare dell’arcidiocesi
In Messico, il Papa ha nominato vescovi ausiliari di México i reverendi Andrés Vargas Peña, del clero della diocesi di San Luis Potosí e vicario episcopale per la pastorale e Adolfo Miguel Castaño Fonseca, del clero della diocesi di Toluca e Professore nel Seminario diocesano, assegnando loro rispettivamente le sedi titolari di Utimmira e di Vadesi.
Il Papa ha nominato membri del Consiglio direttivo della Pontificia Accademia per la Vita mons. Fernando Natalio Comalí Garib, vescovo titolare di Noba ed ausiliare di Santiago de Chile (Cile); e i prof. Mounir Abdel Messih Shehata Farag (Egitto), prof. Gian Luigi Gigli (Italia), dott. John Haas (Stati Uniti d'America), dott.ssa Mónica López Barahona (Spagna).
Al via l’83.ma assemblea della Roaco. Il cardinale Sandri: favorire un’alleanza spirituale dei cristiani in Medio Oriente
◊ Con la celebrazione della Messa nella Chiesa di Santa Maria in Traspontina, presieduta dal cardinale Leonardo Sandri, prefetto della Congregazione per le Chiese Orientali, sono iniziati oggi i lavori dell'83.ma assemblea della Roaco, la Riunione delle Opere di Aiuto alle Chiese Orientali. Il servizio di Alessandro Gisotti:
Nel suo intervento di apertura, il cardinale Leonardo Sandri ha invitato i partecipanti a valorizzare più efficacemente l’evento sinodale e mantenere l’attenzione avviata durante l’Anno Sacerdotale nei confronti dei sacerdoti. Il Sinodo, ha detto il porporato, potrebbe “stimolare una sorta di alleanza spirituale per favorire una presenza significativa là dove è iniziato l’annuncio evangelico”. Il futuro della presenza cristiana ormai drasticamente ridotta in Medio Oriente, ha proseguito il cardinale Sandri, dipenderà in misura non indifferente anche dalle Agenzie di Aiuto cattoliche. Dal canto suo, l’arcivescovo di Cipro dei Maroniti, mons. Youssef Soueif, ha offerto una panoramica ampia delle attuali condizioni dei cristiani in Medio Oriente. La difficile situazione politica nella regione, secondo il presule, influirebbe direttamente sulla vita non solo dei cristiani. Per mons. Soueif la vocazione dei cristiani sarebbe di non rinchiudersi in sé, ma di promuovere la libertà contribuendo così ad edificare una società migliore. Oltre alla difficoltà con l’estremismo islamico, il presule ha attirato l’attenzione sulla grande sfida dell’emigrazione dei cristiani e ha ribadito che l’appello alla comunità internazionale non si fa per salvare solo la presenza dei cristiani ma per salvare una “cultura dell’amore manifestata nella diversità e nel dialogo”. Alla giornata è intervenuto anche mons. Nicola Eterovic, segretario generale del Sinodo dei Vescovi, che si è soffermato sull’Instrumentum Laboris dell’assise sinodale. I lavori della Roaco si concluderanno con una udienza speciale con il Papa prevista per venerdì, 25 giugno.
La denuncia di mons. Migliore: anche grandi eventi sociali e sportivi diventano opportunità di guadagno per la criminalità organizzata
◊ Le attività delle organizzazioni criminali devono essere arginate “con urgenza in tutti i modi legittimi possibili” per consentire alle comunità di vivere in pace e prosperità e non nella paura. E’ quanto ha affermato mons. Celestino Migliore, osservatore permanente della Santa Sede presso le Nazioni Unite, intervenendo ieri a New York alla 64.ma sessione dell’Assemblea dell’Onu dedicata alla criminalità organizzata transnazionale. Il presule si è soffermato su due ambiti del crimine internazionale: la tratta di esseri umani e il traffico di droga. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Una conseguenza di un mondo interdipendente è la natura sempre più interconnessa della criminalità. La possibilità di comunicare a livello globale ha promosso il commercio ma ha anche portato ad una “escalation della criminalità oltre i confini nazionali”. Da questo scenario – sottolinea mons. Migliore - deriva una “realtà tragica e imperdonabile”: la tratta di esseri umani. Milioni di persone, in maggioranza donne, sono vittime del traffico transnazionale finalizzato soprattutto allo sfruttamento sessuale. Tale fenomeno si basa su un “equilibrio tra il numero di vittime provenienti dagli Stati di origine e la domanda nei Paesi di accoglienza”. Per dare rilevo ai diritti delle vittime - osserva il presule - si deve arginare questa domanda. Si deve anche far fronte al “degrado della dignità umana che sempre accompagna la piaga del traffico di persone”. Persino eventi sportivi e sociali, che hanno lo scopo di favorire un maggiore rispetto e armonia tra le persone di tutto il mondo - aggiunge l'arcivescovo - diventano invece delle opportunità per lo sfruttamento di donne e minori. Anche il traffico di droga – sottolinea mons. Migliore - continua ad avere effetti devastanti. Le organizzazioni criminali “utilizzano i proventi di queste attività illecite per diffondere paura e violenza, in modo da garantire la loro ricerca di avidità e di potere”. E’ necessario trovare modi per prevenire l'uso di droga e “riabilitare i tossicodipendenti in modo che possano contribuire maggiormente al bene comune”. La criminalità diventa internazionale e anche la risposta deve essere internazionale. Resta la profonda necessità di sostenere la dignità umana, “con speciale attenzione alle persone più vulnerabili della società”. Per porre rimedio ai mali causati dal crimine organizzato – conclude il presule - è necessario riconoscere i diritti e la dignità sia delle vittime sia dei responsabili di azioni criminali.
Mons. Marchetto alla presentazione del libro di don Sciortino: applicare la legislazione internazionale umanitaria
◊ In tanti Paesi europei vi è “uno scivolamento verso livelli inferiori di protezione dei perseguitati”: è quanto sottolinea mons. Agostino Marchetto in occasione della presentazione, oggi pomeriggio, del libro “Anche voi foste stranieri” del direttore di "Famiglia Cristiana", don Antonio Sciortino. Nell’intervento del presule, che anticipiamo, si mette l’accento sul contributo allo sviluppo che specie in Italia offrono i due milioni di lavoratori stranieri. Il segretario del Pontificio Consiglio per la Pastorale dei Migranti sottolinea quindi l’importanza della legislazione internazionale, che a vari livelli difende i più deboli. Tuttavia, si domanda con rammarico mons. Marchetto, “se in tempo di pace”, “non si riesce ad applicare la legislazione internazionale umanitaria, come lo si potrà fare in tempo di guerra?” Il libro di don Sciortino, rileva l’arcivescovo Marchetto, va collocato in una storia della pietà cristiana che la fa umana. E’ proprio questa pietà, infatti, che rende l’uomo partecipe di “quel Dio che è Amore, di quel Dio che rivela la pienezza della sua verità nella carità”.
Nelle Catacombe romane di Santa Tecla, svelate le più antiche icone degli apostoli
◊ Sono state presentate, stamani presso la Basilica di San Paolo fuori le Mura, nuove straordinarie scoperte archeologiche all’interno delle Catacombe romane di Santa Tecla. Alla conferenza stampa, ha partecipato tra gli altri l’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra. L’evento è stato seguito per noi da Linda Giannattasio:
Il delicato e meticoloso restauro avviato due anni fa nel cubicolo dipinto delle Catacombe romane di Santa Tecla, sulla Via Ostiense a Roma, continua ad offrire straordinarie scoperte. Lo scorso giugno regalò la prima sorpresa, proprio a conclusione delle celebrazione dell’Anno Paolino, svelando la più antica raffigurazione di San Paolo, databile agli ultimi anni del IV secolo. Oggi l’annuncio di altri significativi dipinti nel soffitto del cubicolo. Grazie alla tecnica laser, che ha eliminato una spessa patina di calcio, sono venuti alla luce altri tre clipei che accoglievano i tre apostoli, ben caratterizzati fisiognomicamente: il busto di Pietro riconoscibile dalle peculiarità tipiche dei più antichi ritratti dell’Apostolo Pescatore, la chioma e la barba bianca, il volto squadrato e le sembianze tipiche di un uomo anziano. Quindi, altri due clipei: uno che mostra l’irruenza e la potenza di Andrea; l’altro, la delicatezza e l’aspetto giovanile di Giovanni.
Si tratta delle prime immagini degli apostoli databili al IV secolo, le prime rappresentazioni, come sottolinea il prof. Fabrizio Bisconti, sovrintendente archeologico delle Catacombe. Viene svelato così il programma decorativo del cubicolo, che si propone come una suntuosa tomba di una nobildonna appartenente alla aristocrazia romana, che conosceva bene le Scritture. La tomba risale all’ultimo scorcio del IV secolo, nel momento in cui nasce il culto degli Apostoli, che questa donna scelse come suoi protettori.
“Dobbiamo fare in modo che tutti i monumenti di questo genere abbiano la capacità di parlare alla cultura contemporanea, far sì che la loro voce risuoni con i loro valori e con la loro bellezza”, è stato il commento di mons. Gianfranco Ravasi, presidente della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, fondata da Pio IX nel 1852. Il laser ha svelato anche rappresentazioni del Cristo Maestro ed un maestoso collegio apostolico. Tutti, è stato sottolineato, hanno un carattere devozionale.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Lo scandalo dei preti ordinari: in prima pagina, Juan Manuel de Prada sul film spagnolo “La ultima cima”.
Il rispetto della dimensione etica è garanzia dello sviluppo integrale: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla Conferenza internazionale del lavoro.
Il laser svela gli apostoli: in cultura, l'arcivescovo Gianfranco Ravasi, Fabrizio Bisconti e Barbara Mazzei sugli affreschi, risalenti al IV secolo, scoperti nelle catacombe di Santa Tecla (le più antiche rappresentazioni iconografiche di Andrea e Giovanni), con un articolo di Giovanni Carrù sulle attività della Pontificia Commissione di Archeologia Sacra, istituita nel 1852 per volontà di Pio IX.
Nell'informazione vaticana, un articolo di Flavio Peloso dal titolo “La Madonnina restaurata torna al suo posto”: per la Natività di san Giovanni Battista, Benedetto XVI in visita, giovedì, al centro don Orione di Monte Mario.
L'arcivescovo dell'Aquila, mons. Molinari: dopo l'emergenza, prosegue l'impegno nella fase della ricostruzione
◊ “Non vogliamo essere abbandonati, la ricostruzione deve continuare con la stessa forza dei primi momenti”: così, il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, che oggi ha invitato nella città devastata dal sisma del 6 aprile 2009 gli operatori dell'informazione ad un tour tra le strade del centro storico. Nel pomeriggio, la campagna di sensibilizzazione dell’arcidiocesi per il restauro del patrimonio artistico della città. Il servizio del nostro inviato, Massimiliano Menichetti:
E’ l’odore della polvere, l’immagine spettrale dei palazzi svuotati, dei campanili diroccati ad accogliere i circa 100 giornalisti guidati dal sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, nel tour pensato per far vedere all’Italia e al mondo i segni immutati del terremoto che ha squarciato la città il 6 aprile di un anno fa. “In 14 mesi - spiega il primo cittadino - dei circa 73 mila abitanti, oggi circa 3.500 vivono ancora in alberghi e strutture ricettive varie; 25 mila sono assistiti da un contributo per l’autonoma sistemazione; quasi 1.500 hanno trovato una casa in affitto concordato con la Protezione Civile; 614 risiedono nella Caserma 'Campo Mizi' della Scuola della Guardia di Finanza ed altri ancora sono tornati nelle proprie case”.
L’immagine della città è quella di un immenso cantiere, che diventa sempre più desolato entrando in centro. La popolazione è divisa, non parlano quelli che risiedono nelle nuove case costruite dal governo nelle immediate vicinanze delle cosiddette "new town". In centro il clima è ben diverso:
R. – Secondo me, non sta proprio andando bene.
D. – Perché?
R. – Perché non vediamo muoversi niente! Noi siamo rientrati nelle nostre case, ma non abbiamo avuto nessun aiuto, niente!
R. – La città va ricostruita! La gente ha bisogno di lavorare! Come dobbiamo fare per tirare avanti?
Da una parte c’è chi si sente abbandonato, dall’altra chi apprezza il lavoro dell’esecutivo. Al sindaco Massimo Cialente abbiamo chiesto una valutazione al riguardo:
R. - Le “new town” sono state una soluzione per parecchi ed uno degli aspetti positivi. Il problema è che oggi ci sentiamo abbandonati, perché doveva partire la “ricostruzione”. Quella è una città temporanea. E la ricostruzione non solo non parte, ma si è anche inceppata. Questo è il problema. Non vedo una differenza. Il piano casa ha sistemato complessivamente - credo - 16 mila persone: sono rimasti fuori circa 1.500 persone che stanno aspettando una casa. Abitazioni che non sono state fatte. Il problema, però, non è questo. Il problema è che ora sarebbe dovuta partire la vera ricostruzione della città ed anche delle case delle circa 32 mila persone che abbiamo ancora fuori dalle abitazioni. Tutto si è fermato per mancanza di soldi e non per nostri problemi burocratici, anzi noi stiamo correndo.
Il sindaco ribadisce che per le opere di messa in sicurezza servono altri 40 milioni di euro. Preoccupazione c’è per le tasse che dovranno essere pagate in cinque anni a partire dal prossimo luglio. Altro fronte, quello del patrimonio monumentale, quasi nella sua totalità andato distrutto. E per sensibilizzare a donazioni e restauri, l’arcidiocesi dell’Aquila ha organizzato per oggi pomeriggio un incontro. Presente, tra gli altri, l’arcivescovo Giuseppe Molinari e il ministro per i Beni e le Attività Culturali, Sandro Bondi. Ai nostri microfoni, l’arcivescovo dell’Aquila, mons. Molinari:
R. – Adesso, dopo la fase dell’emergenza, comincia quella più delicata, importante, difficile, costosa della ricostruzione, e questo – lo sappiamo – non è semplice, anche perché il contesto in cui ci troviamo dal punto di vista dell’economia, è una situazione molto, molto difficile. Noi abbiamo promosso questo incontro per dire qual è il nostro progetto. Sono tre i filoni sui quali ci muoviamo: la fase della diagnostica e quindi riuscire a valutare bene i danni degli edifici che fanno parte dei beni culturali, architettonici e storici della diocesi; la fase della progettazione e, poi, la fase vera e propria della ricostruzione fisica. Vogliamo lanciare questa campagna di sponsorizzazione e questo proprio per trovare solidarietà ed aiuti concreti per poter ripartire.
D. - Per quanto riguarda, invece, il sostegno spirituale al tessuto sociale di questa città, alle persone, ai parrocchiani, ai fedeli, come sta andando?
R. - Alcuni sacerdoti hanno con tanta generosità saputo rimane sul posto, anche nei momenti più difficili e speriamo di riuscire a fare sempre meglio. Naturalmente, poi, continua tutta l’opera che riguarda proprio l’organizzazione pastorale, incontri con i sacerdoti, incontri con le varie zone pastorali. Il fine poi è sempre quello in un tempo difficile come quello del post terremoto: annunciare Cristo, morto e risorto. Questo è l’annuncio più bello ed importante. Io lo ho ripetuto anche recentemente dicendo: “Guardate che la fede è la cosa più importante!”.
D. - Anche il Papa venendo qui ha di fatto testimoniato questo ed ha pregato con l’intera comunità. Si è fatto anche pellegrino nella città. Come i fedeli di questa città rispondono?
R. - Vedo delle comunità che sono sempre attaccate alle loro tradizioni religiose più belle e più profonde, soprattutto legate a Gesù Cristo, essendo viva la loro fede e la loro voglia di partecipare, di sentirsi protagonisti nella vita della Chiesa. Quello che io vedo è molto bello, è molto positivo. La nostra gente, spesso, da questa tragedia è rinata ancora con una coscienza cristiana più robusta, più forte.
Appello dell'Oms: intensificare gli sforzi per far fronte all'emergenza umanitaria in Kirghizistan
◊ Le autorità kirghize hanno deciso di anticipare di un mese, il prossimo settembre, le elezioni legislative. La data esatta dello scrutinio sarà annunciata dopo il referendum di domenica sulla nuova Costituzione. La speranza è quella di stabilizzare la situazione del Paese centro-asiatico, teatro in questi ultimi mesi di sanguinose violenze, prima legate al regime del deposto presidente Bakiyev, poi alle lotte interetniche con la minoranza uzbeka nelle settimane scorse. In questi giorni, nel Paese sembra tornata la calma ma i numeri relativi alle persone coinvolte proprio negli ultimi scontri restano allarmanti. Per fare il punto anche sullo stato dei soccorsi, Gabriella Ceraso ha raggiunto telefonicamente a Ginevra Giuseppe Annunziata, responsabile del coordinamento degli aiuti di emergenza dell'Oms:
R. – La popolazione che, direttamente o indirettamente, è stata colpita da questa crisi si aggira intorno al milione di persone, sia in Uzbekistan che in Kirghizistan. Questo include anche le famiglie che ricevono i rifugiati e in genere tutte le famiglie che vivono nella stessa area, che in qualche maniera, indirettamente, sono state colpite.
D. – Quali sono le zone più critiche ad oggi, poiché sembra che la calma sia tornata...
R. – La parte meridionale del Kirghizistan, dove vivono ancora gruppi militari di uzbeki. Per quanto riguarda l’Uzbekistan, nella zona di confine con il Kirghizistan, soprattutto nella zona di Andijan, dove ci sono dei campi per rifugiati, che sono stati allestiti dal governo uzbeko. In Kirghizistan, la situazione della sicurezza è certamente migliorata, ma rimangono sempre dei problemi di accesso. Ci sono ancora poche organizzazioni internazionali che sono dentro la zona del conflitto e ancora non ci sono le condizioni per verificare con completezza quali sono i bisogni primari.
D. – Si parla anche di devastazione, di macerie ovunque. Si continua a scavare per cercare le vittime?
R. – Il numero delle vittime, così come il numero dei feriti, è ancora prematuro dirlo. Ci sono i dati ufficiali che parlano di circa duecento vittime e di circa duemila feriti, ma ci sono stati circa mille di questi feriti, che sono stati ospedalizzati. Queste sono cifre iniziali. Per quanto riguarda la presenza di massicce distruzioni, questi si riferiscono maggiormente a case di privati, ma per quanto riguarda le strutture pubbliche, e soprattutto ospedaliere, noi non abbiamo dei rapporti di devastazione, di danni. Avranno bisogno di essere rinforzati, ovviamente, ma già i due governi stanno procedendo a fare questo e in più stanno arrivando gli aiuti internazionali.
D. – Ci può dare un’idea di quanti sono gli assistiti ad oggi?
R. – Per quanto riguarda l’Uzbekistan si va dalle 70 alle 100 mila persone, che sono attualmente in una cinquantina di piccoli campi di rifugiati. Sono due gli aspetti da tenere presenti, per quanto riguarda l’assistenza sanitaria: molti di questi rifugiati sono anziani, quindi si tratta di provvedere alla continuità delle cure, soprattutto per le malattie croniche e poi c’è una speciale attenzione alle donne ed ai bambini, perché purtroppo sono stati riportati diversi casi di violenza sessuale. Quindi, c’è uno specifico bisogno di assistenza sia psicologica sia medica.
D. – In generale, ci può fare un quadro di possibili sviluppi, anche sui tempi...
R. – Siamo tutti in attesa che migliori la situazione della sicurezza. Si parla di settimane, per il momento, in cui l’intervento umanitario sarà necessario con una velocità, con un’intensità particolarmente alta. Quindi, la situazione poi dovrebbe nel giro di qualche mese ritornare, più o meno lentamente, nella norma.
Mons. Nozza: la risposta ai flussi migratori è nell'accoglienza e non nel respingimento
◊ Migrazioni transcontinentali, politiche di sviluppo e accoglienza, rischi connessi alle politiche di chiusura e respingimento. Sono alcuni dei temi su cui si sono confrontati, dal 16 al 18 giugno scorso, i partecipanti al forum “Migramed”, organizzato a Valderice (Trapani) da Caritas Italiana in collaborazione con la Delegazione regionale delle Caritas della Sicilia. È stato lanciato un appello perché il Mediterraneo sia strumento di arricchimento reciproco sui versanti culturale e spirituale, oltre che economico e sociale. Sulle giornate del Forum il commento, al microfono di Fabio Colagrande, del direttore di Caritas Italiana, mons. Vittorio Nozza:
R. – Sono state giornate intense, molto ricche, soprattutto caratterizzate dalla presenza delle Chiese della Sicilia, dalla presenza del Coordinamento nazionale di Caritas italiana, ma in modo particolare dalla presenza di questi direttori responsabili delle Caritas del sud del Mediterraneo. Storie molto intense, molto cariche di tentativi di accompagnamento di questo fenomeno, ma anche rivelatrici di tristi, pesanti situazioni di dignità e di umanità non considerata, non accompagnata nel tentativo di darsi un futuro.
D. – Le Caritas nazionali, le Caritas diocesane, ormai da molti anni assistono le tragedie, che riguardano l’immigrazione. E’ arrivato il momento di fare un salto di qualità...
R. – Il salto di qualità sta innanzitutto nel fatto che questo fenomeno ha bisogno, più che di respingimento, di accompagnamento. Questa è una parola molto impegnativa poiché chiede più di una scelta. Una prima scelta è soprattutto quella di investire molto nella cooperazione, nello sviluppo. Una seconda scelta è quella di accompagnare questo fenomeno, tentando di far sì che non sia oggetto di sfruttamento perché purtroppo è un fenomeno costantemente soggetto a sfruttamento, soprattutto quello delle donne e dei minori. In terzo luogo, c’è bisogno di fare una scelta di vera integrazione.
D. – In questa prospettiva è importante anche il messaggio che è arrivato dal tavolo “Giustizia e solidarietà” della Cei: una critica per la diminuzione dell’aiuto allo sviluppo da parte del governo italiano...
R. – Se vogliamo che anche diversi di questi cittadini possano costruire il loro futuro, questo è fattibile solo nella misura in cui da parte dei governi, quindi anche da parte della realtà italiana, venga investito maggiormente in termini di cooperazione e sviluppo. Purtroppo si assiste ad un decrescere sempre maggiore di questo investimento.
D. – Questa collaborazione fra le Caritas del Mediterraneo può creare anche una sorta di nuovo interlocutore rispetto alle istituzioni europee e al modo in cui gestiscono il fenomeno delle migrazioni?
D. – Sì, soprattutto si deve continuare insieme a monitorare l’andamento dei flussi dell’area nel Mediterraneo. Si deve trovare anche la possibilità di promuovere azioni congiunte a sostegno del cammino delle Chiese e andare ad assumere alcuni azioni congiunte. Azioni che comunque abbiano sempre al centro la persona di colui che è costretto a cercarsi il futuro altrove.
Convegno a Roma sul Crocifisso: a confronto valori e diritti del simbolo del cristianesimo
◊ “Valori e diritto: il caso del Crocifisso”. Questo è il tema del convegno che si svolgerà domani pomeriggio a Roma presso la Sala del Consiglio dei Beni Culturali. Il convegno è stato presentato stamani dal sottosegretario Gianni Letta e dal presidente di “Umanesimo cristiano”, Claudio Zucchelli, e vedrà domani la partecipazione, tra gli altri, dei ministri Bondi e Sacconi, del cardinale Julian Herranz nonché di professori di diritto. Il dibattito è stato voluto in vista del 30 giugno, giorno in cui si pronuncerà in modo definitivo la Corte Europea dei diritti umani di Strasburgo sul caso del Crocifisso nelle aule. Ricordiamo che il 3 novembre scorso la Corte, che fa capo al Consiglio d’Europa e non all’Unione Europea, aveva accolto l’istanza di una cittadina residente in Italia e di nazionalità finlandese, che aveva chiesto la rimozione della Croce dalle scuole perché avrebbe leso – a suo dire – il diritto ad un’educazione laica per i figli. In seguito al ricorso presentato dall’Italia, la Corte si dovrà pronunciare il 30 giugno con la Grande Camera, cioè 22 giudici e non sette come quelli che si sono espressi il 3 novembre. E bisogna dire che, nel frattempo, almeno dieci Paesi hanno formalmente espresso sostegno alla vicenda giudiziaria dell’Italia in nome dei valori profondi e fondanti che il Crocifisso esprime. Valori che, d’altra parte, appartengono alla storia dell’Occidente, in particolare dell’Europa. E proprio all’equilibrio tra valori e diritto viene dedicato il dibattito di domani. Vengono in mente le parole di Benedetto XVI nel suo recente viaggio a Cipro: “Il mondo – ha detto il Papa – sarebbe meno equo senza la Croce”. (A cura di Fausta Speranza)
Cina: comunità cattolica e Caritas coordinano i soccorsi per la popolazione colpita dall’alluvione
◊ La comunità cattolica continentale è di nuovo in prima linea per i soccorsi alle vittime delle violente inondazioni che dal 13 giugno hanno sconvolto diverse zone della Cina del sud, causando finora 199 morti e danni per circa 5 miliardi di euro, oltre a migliaia di sfollati. Secondo le informazioni raccolte dall’agenzia Fides, il direttore di Jinde Charities, l’ente caritativo cattolico cinese, ha contattato subito mons. Tan Yan Quan, vescovo della diocesi di Nan Ning della provincia di Guang Xi, la zona più colpita dall’alluvione, per coordinare i soccorsi. Il vescovo ha mandato i suoi sacerdoti ed altro personale in alcune delle zone più critiche, per verificare la situazione reale e le esigenze della popolazione. Gli operatori di Jinde Charities stanno ora studiando i piani da adottare per ogni singola comunità locale, a seconda delle esigenze. Secondo le ultime statistiche fornite dal Ministero degli Affari Civili, l’inondazione ha colpito 10 province meridionali cinesi con 29.135 persone coinvolte, causando 199 morti, 123 dispersi, 2.376 persone evacuate da terreni agricoli e case distrutte, con danni per circa 5 miliardi di euro. Inoltre Jinde Charities insieme al Catholic Social Service Center of the Diocese di Xi An, a Charitas International e alle Charitas di tanti Paesi, continuano la loro missione di soccorso nella zona della Regione Autonoma dello Yu Shu, nella provincia di Qing Hai, colpita dal violento terremoto del 14 aprile. Dal 17 al 19 giugno hanno distribuito integratori alimentari per 658 bambini da 0 a 5 anni, per un valore di 10.012 euro, dal momento che questi bambini a causa del terremoto soffrivano di malnutrizione. (R.P.)
Kenya: i vescovi condannano la profanazione dell'Eucarestia a Nairobi
◊ Un forte appello all’unità e una condanna di tutte le forme di violenza: questo, in sintesi, il contenuto della dichiarazione della Conferenza episcopale del Kenya. Il documento arriva dopo due avvenimenti che hanno turbato il Paese africano nei giorni scorsi: domenica 13 giugno, due esplosioni hanno provocato cinque morti durante una manifestazione organizzata dalle Chiese protestanti evangeliche a Nairobi, per protestare con il progetto di una nuova costituzione, che sarà sottoposto a referendum popolare nel mese di agosto. Lunedì 14 giugno, invece, alcuni atti vandalici sono stati perpetrati nella Basilica della Sacra Famiglia della città. “Condanniamo nella maniera più forte possibile – scrivono i vescovi nella loro dichiarazione – gli atroci crimini che hanno colpito cittadini innocenti raccolti in preghiera. Esprimiamo la nostra solidarietà ai vescovi ed ai pastori che hanno organizzato l’evento”. Quindi, i presuli lanciano un appello, chiedendo al Paese di pregare per “i fratelli e le sorelle che hanno perso la vita nell’esercizio di un diritto democratico” e si dicono “sorpresi e scioccati dal fatto che qualcuno abbia deciso di escludere il governo da questo atto barbarico, senza aspettare prima la fine delle indagini”. Quanto agli atti vandalici compiuti nella Basilica della Sacra Famiglia, in particolare contro il Santissimo Sacramento, la Conferenza episcopale leva una “vibrante protesta contro queste azioni e condanna categoricamente gli istigatori di tali gesti”. “Non ci lasceremo intimidire – scrivono i vescovi – Piuttosto, esprimiamo la nostra preoccupazione riguardo agli attacchi personali di cui i leader religiosi sono stati oggetto attraverso i mass media semplicemente perché, in coscienza, hanno scelto di opporsi al progetto di una nuova costituzione ed hanno invitato i cittadini e rifiutare un documento che non è a favore del bene comune del Paese”. Secondo la Chiesa locale, infatti, nella bozza della nuova Costituzione sono presenti anche norme che creano problemi di ordine morale, come la clausola che sposta l’inizio della vita dal concepimento alla nascita, e quella che istituisce il riconoscimento delle corti civili musulmane, le cosiddette "Kadhi courts". “Come nazione – si legge ancora nella dichiarazione dei presuli – siamo già stati testimoni diretti di dove ci possono condurre la violenza e l’intolleranza. Chiediamo quindi a tutti i cittadini di resistere contro qualsiasi fattore di divisione, mantenendo la calma e cercando una soluzione tra i due punti di vista differenti, a favore o contro la riforma della Costituzione”. Quindi, la Conferenza episcopale ribadisce: “Non dovremmo dimenticare che dobbiamo continuare ad essere una nazione, qualunque decisione prendiamo nel referendum del 4 agosto, e Dio ci continuerà sempre a guidare nel nostro cammino”. Di qui, l’appello conclusivo: “La Chiesa cattolica del Kenya chiede a tutti i cittadini di restare uniti e di parlare con una sola voce, quella dell’amore, manifestando rispetto e comprensione per qualsiasi posizione nei confronti della riforma costituzionale, al di là della razza, della religione o della tribù di appartenenza. Invitiamo, inoltre, tutti gli uomini di buona volontà a ricordare il nostro Paese nelle loro preghiere, affinché possiamo imparare a vivere tutti insieme in armonia ed unità”. (I.P.)
In Niger è allarme siccità: a rischio 380 mila bambini
◊ Padre José Collado, vicario generale della diocesi meridionale di Maradi, in Niger, lancia un allarme attraverso l’agenzia Misna: “La crisi alimentare causata dalla siccità persistente è la peggiore degli ultimi anni. Intere famiglie di contadini e agricoltori si sono avvicinati alle periferie della grandi città perché nelle campagne la situazione è drammatica.” La crisi è confermata dalle organizzazioni umanitarie locali e internazionali che parlano, per il Niger, di oltre sette milioni di persone “in grave difficoltà”. Secondo l’organizzazione Save the children sarebbero addirittura 380.000 i bambini al di sotto dei cinque anni che rischiano di morire di fame a causa della siccità. Ad aggravare la situazione della carestia, comune ad altri Paesi della fascia del Sahel, è l’instabilità politica di cui il Paese ha risentito nell’ultimo anno. Il governo del contestato presidente Mamadou Tandja, rovesciato con un colpo di Stato nel febbraio scorso, aveva più volte negato agli agricoltori la necessità di aiuti di Stato, contribuendo a creare le condizioni in cui nei mesi scorsi si è sviluppata la crisi. Padre Collado spiega che “la stagione delle piogge non è cominciata dappertutto e in particolare nella zona nomade, a nord di Maradi, i campi sono secchi e i pascoli insufficienti. Ai raccolti rovinati si sta aggiungendo il problema della moria dei capi di bestiame”. Il religioso sottolinea come la Chiesa locale abbia “avviato da alcune settimane la distribuzione di cibo e sementi per consentire alle persone di far ritorno alle campagne sperando che la prossima stagione delle piogge riequilibri un po’ la situazione. Quello che dobbiamo evitare a tutti i costi è che le campagne restino abbandonate e che anche i prossimi raccolti vadano perduti”.(M.A.)
Usa: Giornata di preghiera per l'ambiente in Louisiana contro la marea nera
◊ Grande partecipazione, domenica scorsa, alla giornata di preghiera, in Louisiana, contro la macchia nera che continua a minacciare il Golfo del Messico. Il Congresso dello Stato finora più colpito dal disastro ambientale ha proclamato nei giorni scorsi una giornata di preghiera chiedendo a tutti i cittadini di invocare l’aiuto divino per combattere la marea. Apprezzamento per l'iniziativa dei legislatori della Louisiana è stata espressa dall'arcivescovo di New Orleans, mons. Gregory Michael Aymond. «Questo è l'evidente segno che tutti abbiamo bisogno di Dio. I nostri cuori e le nostre preghiere vanno alle vittime dell'esplosione, ai familiari e a tutti quelli che hanno subito perdite economiche. La marea nera avrà effetti negativi in futuro sulle nostre comunità e sull'ambiente, in particolare il settore della pesca. Dobbiamo reagire con forza e aiutare tutti quelli che sono stati colpiti più da vicino. Preghiamo — ha aggiunto l'arcivescovo — affinché non perdiamo la speranza. Dio sarà sempre al nostro fianco e ci aiuterà a trovare una soluzione che possa porre fine a questo disastro. Dobbiamo continuare ad avere fiducia perché Dio non ci abbandonerà mai, Egli cammina con noi durante i momenti difficili della nostra vita». La Giornata di preghiera è stata celebrata non solo nella Louisiana, ma anche in altri Stati degli Stati Uniti. «Visto che finora gli sforzi umani per risolvere il problema sono stati vani — ha spiegato il senatore della Louisiana Robert Adley — è giunto chiaramente il momento di invocare un miracolo». La risoluzione, che è stata approvata all’unanimità dal Congresso della Louisiana, riferisce L'Osservatore Romano, invitava i cittadini di tutte le religioni che vivono nel Golfo del Messico «a pregare per porre fine a questa emergenza ambientale, salvandoci dalla distruzione della nostra cultura e del nostro modello di vita». (R.P.)
I cattolici argentini contro il progetto di legge sulle unioni gay
◊ La Camera dei deputati argentina ha approvato a maggio la legge che ammette i matrimoni omosessuali, ora la norma deve passare all'esame del Senato. La comunità cattolica locale torna a mobilitarsi in questi giorni contro quello che si annuncia come un provvedimento storico per tutta l'area latinoamericana. Mons. Marcelo Raùl Martorell, vescovo di Puerto Iguazú, esprime – si apprende dall’Osservatore Romano - un giudizio fortemente negativo sulle unioni tra persone dello stesso sesso e rilancia il ruolo insostituibile del matrimonio tra un uomo e una donna e della famiglia, cellula primaria della società. Il presule sottolinea come “la cosa più grave è che queste coppie omossesuali possano adottare figli.” In particolare egli sostiene che “il bambino ha il diritto di crescere e di svilupparsi nella sua dimensione psicosessuale attraverso la complementarità tra l'uomo e la donna.” Sull’argomento si pronuncia anche mons. Aguer Héctor Rubén, arcivescovo de La Plata. Secondo il presule è inviolabile il diritto dei bambini argentini e delle generazioni future, dai quali dipende in larga misura il futuro del Paese, “di essere educati e cresciuti da un padre e una madre. Non si tratta – dice - di una questione religiosa, tipica della visione cattolica. In questo campo, ci sono altre religioni che concordano con l'ordine naturale delle cose, percepito da una coscienza formata correttamente e che una minoranza ideologica militante cerca di distorcere, di alterare.” Intanto, il Dipartimento dei laici della Conferenza episcopale con il sostegno del cardinale Jorge Mario Bergoglio, arcivescovo di Buenos Aires e primate di Argentina, ha organizzato una manifestazione che si svolgerà il 13 luglio nella capitale. Lo slogan dell’evento sarà: “Vogliamo una mamma e un papà per i nostri figli.” (M.A.)
El Salvador: la Chiesa chiede di risolvere il problema degli ambulanti allontanati dalla capitale
◊ “Le autorità capitoline devono fare di tutto per cercare il dialogo e l’intesa”. E’ questo l’appello lanciato domenica scorsa, da mons. Gregorio Rosa Chávez, vescovo ausiliare di San Salvador, nell’omelia della Messa celebrata nella cattedrale, dopo i gravi incidenti dei giorni scorsi scoppiati, quando la polizia municipale ha tentato di cacciare dalle strade del centro i venditori ambulanti. L’operazione, che secondo il Comune aveva lo scopo di garantire alla capitale decoro e pulizia, si è trasformata in una grande rissa, che ha coinvolto numerose persone, alcune delle quali sono rimaste ferite negli scontri. “Questi disordini - ha detto il presule - sono un grido di disperazione che esige da parte di tutti uno spirito di dialogo che permetta la formulazione di politiche pubbliche adeguate, capaci di rispettare la vita e l’integrità delle persone, che poi sono il vero centro di ogni problema”. Mons. Rosa Chávez, ha sottolineato che il problema complesso e delicato dei venditori ambulanti non può essere ridotto ad “una questione di ordine pubblico, di pulizia paesaggistica o decoro cittadino; sarebbe troppo facile, ha aggiunto ricordando che “tutto nasce dalla mancanza di lavoro e dal caro vita che colpisce in particolari i settori più poveri”. Secondo l’analisi del vescovo ausiliare almeno tre fattori, molto più profondi delle ragioni di un immediato interesse economico, concorrono a mantenere vivo il fenomeno delle vendite stradali: in primo luogo il deterioramento del tessuto familiare che colpisce l’intera società formata da famiglie; la scarsità e la cattiva qualità dell’educazione che dovrebbe fare di ogni cittadino uno strumento autentico della propria realizzazione; e, infine, i diversi gradi di violenza che serpeggiano nel tessuto sociale salvadoregno. Mons. Gregorio Rosa Chávez ha quindi condannato l’uso della forza e i gesti violenti. E’ importante, ha precisato, avere una città bella e pulita, ma è anche importante che si risolvano i problemi delle persone che vivono nella capitale. Occorre dunque una diagnosi oggettiva, che tenga conto della complessità della questione; che non sottovaluti le insidie del crimine organizzato e del narcotraffico e che non sia mai una risposta contro il cittadino”, ha concluso il vescovo che ha offerto la disponibilità della Chiesa per rasserenare gli animi e creare le condizioni per il dialogo. (A cura di Luis Badilla)
Bolivia: imprenditori cristiani latinoamericani riuniti a Cochabamba
◊ “Non dobbiamo dimenticare che bisogna lavorare per i poveri”, quindi un “grazie a tutti coloro che offrono il loro contributo di tempo, talenti e mezzi, mettendosi al servizio del Regno di Dio!” Così il cardinale Julio Terrazas Sandoval, arcivescovo di Santa Cruz de la Sierra, presidente della Commissione giustizia e solidarietà del Celam, a margine del Simposio, organizzato in collaborazione con l’Unione cristiana internazionale degli uomini d'affari (Uniapac). “Sfide dell'impresa a 200 anni dell'indipendenza dell'America latina e dei Caraibi”, questo il tema del Convegno svoltosi lo scorso fine settimana a Cochabamba, in Bolivia, al quale hanno partecipato 50 delegati, tra vescovi, sacerdoti e imprenditori, di 12 Paesi dell'America latina: Argentina, Bolivia, Cile, Uruguay, Paraguay, Messico, Perù, Brasile, Colombia, Ecuador, Haiti e Repubblica Dominicana. Obiettivo dell'Incontro - di cui riferisce “l’Osservatore Romano - è stato di riflettere, alla luce dell'enciclica di Benedetto XVI, Caritas in Veritate, sulle numerose e difficili sfide che sono costrette ad affrontare le imprese. “Non vi è un altro punto di partenza e di arrivo che il Signore della Vita e della Storia, per un contributo da parte dell'identità cristiana per lo sviluppo politico, economico e sociale”, ha sottolineato, nel corso del suo intervento, il cardinale Julio Terrazas Sandoval. Pascual Rubiani, presidente dell'Uniapac latinoamericana, ha centrato il suo discorso sui rischi degli imprenditori. È cresciuta la consapevolezza dell'importanza che assume per l'impresa la redditività, la competitività e la corsa nel mercato, richiesta dal modello di sviluppo attuale. “Tutto questo non deve farci perdere di vista che abbiamo impegni per il bene comune e per le necessità delle persone. L'impresa - ha spiegato Rubiani - deve impegnarsi con la società, non solo per i risultati economici. Le imprese sono oggi delle protagoniste privilegiate per cambiare il mondo: non sono solo capaci di trasformare i beni, ma anche la vita, seguendo l'esempio di Gesù”. Il presidente dell'Uniapac latinoamericana ha rivolto, infine, a tutti i partecipanti un invito a costruire un mondo più fraterno e giusto e a cercare nuovi modi per santificare il lavoro. (R.G.)
Francia: appello dei vescovi al G20 per ridare fiducia ai poveri
◊ Un appello ai leader dei paesi del G20 perché incontrandosi a Toronto il 26 e il 27 giugno agiscano subito a favore di un’economia in grado di “ridare fiducia” soprattutto alle persone e alle famiglie che a causa della crisi vivono in situazione di precarietà. A lanciarlo sono i vescovi francesi del Consiglio episcopale per la famiglia e la Società che in vista del G20 sono scesi in campo con una dichiarazione. Nel testo, ripreso dall'agenzia Sir, i presuli esprimono una grande preoccupazione per il diffondersi di “un pericoloso clima di sfiducia” nei mercati finanziari, nei “cittadini nei confronti dei poteri politici e nei dipendenti nei confronti delle imprese”: “Interveniamo in quanto pastori, non come specialisti dell’economia ma come testimoni”. Nella dichiarazione i vescovi presentano due considerazioni. La prima è “se il debito pubblico è preoccupante e non può essere riversato sulle future generazioni, le prime vittime dei piani finanziari di rigore sono sempre le persone e le famiglie in situazione di precarietà”. Da qui l’invito dei vescovi ai capi di Stato affinché prendano “sul serio” sintomi come la crisi degli alloggi, la disoccupazione, la difficoltà di accesso al lavoro dei giovani e degli over 50. “Sono situazione che inducono alla ingiustizia e alla violenza”. La seconda considerazione è sul punto di vista finanziario: “si può legittimamente domandare – scrivono i vescovi francesi – se sono state messe in atto e con l’autorità necessaria tutti i provvedimenti necessari perché non si ripetano gli errori che hanno condotto al disastro del 2008. La situazione dei mercati finanziari e dei sistemi bancari permane confuso. Nei Paesi emergenti riappaiono nuovi giochi speculativi per cui rimane tuttora un rischio reale se non si fa nulla per orientare convenientemente le liquidità monetarie”. “Agire – concludono i vescovi – è possibile. Bisogna il più possibile incoraggiare la ripresa delle attività e dirigersi verso una riforma europea della fiscalità affinché essa pesi di meno sulle entrate del lavoro e di più su altre voci. La marginalizzazione o la precarizzazione dei più deboli non è una soluzione accettabile. Una cattiva ripartizione degli sforzi compiuti per arginare la crisi, mette in pericolo la coesione della nostra società. Riforme e regole sono necessarie perché l’economia e la finanza siano al servizio di tutti”. (R.P.)
Canada: da ieri a Winnipeg, il V Summit mondiale delle religioni, in vista del G8 e del G20
◊ Si è aperto ieri a Winnipeg, in Canada, il V Summit mondiale delle religioni, al quale partecipano un'ottantina di leader provenienti da tutto il mondo, tra cui cristiani di diverse confessioni, ebrei, musulmani, buddisti, zoroastriani, indù. L’incontro – di cui riferisce l’agenzia Sir - giunge a pochi giorni dai Summit del G8 e del G20 previsti quest’anno a Muskoka e a Toronto, dal 25 al 27 giugno, ai quali parteciperanno tra gli altri anche i presidenti di Stati uniti, Russia e Cina. In agenda dei lavori: diritti umani, libertà religiosa, eliminazione della povertà, ambiente sostenibile, pace e sicurezza. Sul sito /a> è già possibile sottoscrivere una petizione in cui i leader religiosi incoraggiano i leader mondiali a “prendere misure coraggiose e concrete contro la povertà e per la nostra Terra e investire nella pace”. “Vi esortiamo – si legge nel testo – a soddisfare le esigenze immediate dei più vulnerabili, mettendo in pratica cambiamenti strutturali che permettano di coprire il fossato che separa i ricchi dai poveri”; “di privilegiare la sostenibilità a lungo termine dell’ambiente”, mettendo in atto piani concreti in modo che la temperatura media mondiale non superi di più di 2 gradi Celsius i livelli attuali”. I leader religiosi chiedono ai capi di governo e di Stato di “investire nella pace e eliminare i fattori che alimentano i circuiti dei conflitti violenti e dei militarismi costosi”, nonché un impegno per rimettere in carreggiata “gli Obiettivi del Millennio per lo sviluppo, affinché si possa dimezzare la povertà entro il 2015”. “Noi ci impegniamo – conclude l’appello – a nome delle comunità religiose e spirituali, a fare tutta la nostra parte per ridurre la povertà, proteggere l’ambiente e promuovere la pace, sia in seno alle nostre comunità che a livello mondiale”. Il Summit si concluderà il 23 giugno: tra gli interventi, sono attesi Romeo Dallaire, senatore canadese che fu tra i primi a denunciare il genocidio rwandese nel 1994, e il pastore statunitense Jim Wallis, direttore della rivista "Sojourners" e noto attivista per la giustizia sociale. L'idea di un G8 delle religioni è stata proposta per la prima volta da alcune personalità dell'Accademia delle Scienze di Mosca ed è stata prontamente adottata dalla Chiesa ortodossa russa: la sua prima edizione si è svolta in occasione del Summit nella capitale russa nel luglio del 2006. Quello di Winnipeg segue gli incontri di Roma (2009), Sapporo (2008) e Colonia (2007) svoltisi in concomitanza dei precedenti G8 (R.G.)
Congo: per i missionari, diversi i moventi per l’uccisione dell'attivista Chebeya
◊ Molti sono i moventi che potrebbero essere alla base dell’assassinio di Floribert Chebeya, l’attivista dei diritti umani, presidente dell'Organizzazione non governativa “La Voce dei Senza Voce” (Vsv), sparito nella serata del 1° giugno insieme al suo autista a Kinshasa, capitale della Repubblica Democratica del Congo (Rdc), dopo essere andato nella sede dell'Ispettorato generale della polizia nazionale congolese dove avrebbero dovuto, secondo quanto riferito da Vsv, incontrare l’Ispettore capo, il generale John Numbi. Il cadavere di Chebeya è stato ritrovato nella notte tra il 2 e il 3 giugno in un quartiere di Kinshasa, nella sua auto, mentre l’autista è ufficialmente scomparso (ma si teme che sia stato ucciso). “Chebeya aveva intenzione di depositare un'inchiesta e di costituirsi parte civile a proposito della repressione condotta nel 2007 dalla polizia nazionale, contro il movimento politico religioso Bundu dia Kongo, nel Bas Congo” afferma una nota inviata all’agenzia Fides dalla “Rete Pace per il Congo”, promossa dai missionari che operano nel Paese. “A proposito dell'est del Paese - prosegue la nota - Chebeya aveva criticato molto vivamente le operazioni militari condotte congiuntamente con l'esercito rwandese contro i ribelli hutu rwandesi delle Forze Democratiche di Liberazione del Rwanda (Fdlr) nel 2009, operazioni concordate direttamente da John Numbi e dall’attuale ministro della Difesa rwandese, James Kabarebe. In occasione dei 50 anni dell’indipendenza, che si festeggiano il 30 giugno, Chebeya stava preparando un'iniziativa per richiedere l'amnistia di 51 detenuti, condannati a morte per essere stati giudicati colpevoli dell'assassinio di Laurent Désiré Kabila, il padre dell’attuale Presidente Joseph Kabila”. La Vsv l’associazione di Floribert Chebeya, aveva inoltre chiesto al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite un’indagine internazionale simile a quella che è stata istituita dopo l'assassinio del Primo ministro libanese Rafic Hariri, sull’assassinio del Capo di Stato congolese. Le cause della morte non sono state ancora ufficialmente accertate. Un’equipe di medici legali olandesi ha effettuato l’autopsia e si attende il rapporto finale entro 3 o 5 settimane. Nel frattempo l'ispettore generale della Polizia nazionale, John Numbi Banza Tambo è stato sospeso perché coinvolto nelle indagini sulla morte dell’attivista per i diritti umani. (R.P.)
A Kinshasa nasce l' “Università per la pace” nella regione africana dei Grandi laghi
◊ “Offrire uno sbocco accademico alla cultura della pace in una regione, quella dei Grandi Laghi, da tempo tormentata da conflitti”. Da qui l’idea di fondare un “Istituto della pace” rivolto a studenti del Burundi, del Rwanda e della Repubblica Democratica del Congo (Rdc). Il progetto - di cui riferisce l’agenzia Misna - maturato tra i vescovi dell’Africa centrale, si è concretizzato presso l’Università cattolica di Bukavu, nell’est della Repubblica Democratica del Congo. Ateneo nato nel 1989, che oggi conta circa 1500 iscritti. La decisione, annunciata in questi giorni, è stata presa durante la X Assemblea dell’Associazione delle Conferenze episcopali dell’Africa centrale (Aceac), svoltasi il 7 e l’8 giugno scorsi a Kinshasa, capitale della Rdc. (R.G.)
Afghanistan: in aumento del 45% il numero dei bambini afgani migranti
◊ “L’espulsione forzata dei bambini immigrati afgani dal Regno Unito e da altri paesi dell’Europa li mette in serio pericolo e questa pratica deve finire”: è la richiesta di un gruppo di attivisti. Il Regno Unito, che nel 2009 ha accolto domanda di asilo per oltre 1500 minori afgani, ha stanziato 6 milioni di dollari per costruire un centro di recupero e accoglienza a Kabul per i bambini deportati dal Paese britannico. L’Agenzia delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), insieme ad altri paesi europei come Norvegia, Svezia, Danimarca e Paesi Bassi, hanno deciso di mandare i bimbi migranti a Kabul e stanno organizzando il rientro di ragazzi afgani tra i 16 e i 17 anni di età nel loro Paese. Secondo l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (Iom), negli ultimi quattro anni il numero dei profughi afgani è aumentato notevolmente. Nel 2009 - riferisce l'agenzia Fides - hanno chiesto asilo in 39 Paesi occidentali 26.803 afgani, circa il 45% in più rispetto alle 18.453 richieste fatte nel 2008 a 44 Paesi. I principali fattori che hanno determinato questa rapida crescita sono la mancanza di sicurezza, la disoccupazione, la penuria di opportunità socio-economiche e la disillusione totale di un miglioramento delle condizioni per il futuro, mentre sono fattori di attrazione la prospettiva di migliori condizioni di vita in Europa e Australia. La maggior parte dei migranti sono giovani o teenager che pagano grandi cifre di denaro ai contrabbandieri per essere portati in Europa. Circa l’80% di tutte le migrazioni è verso i Paesi del sud e quelli industrializzati. Migliaia di afgani, compresi i bambini, attraversano le frontiere del Pakistan e dell’Iran ogni giorno, alcuni senza documenti di viaggio, alla ricerca di lavoro e altre opportunità economiche. Negli ultimi tre anni, l’Iran ha deportato centinaia di migliaia di migranti afgani. La migrazione irregolare continua, ed è aumentata vertiginosamente dal 2008. Secondo l’Unhcr, Pakistan e Iran, dal 2002 avevano rifiutato di registrare rifugiati afgani, e il 55% delle richieste di asilo rivolte ai Paesi Bassi nel 2009 sono tornate indietro. Nel mese di aprile, l’Australia ha sospeso le richieste di asilo dall’Afghanistan per sei mesi. Nel 2002-2005 sono stati rimpatriati milioni di rifugiati afgani da Pakistan e Iran. Tuttavia, nel 2009, 1.7 milioni di rifugiati afgani registrati sono rimasti in Pakistan e circa 935 mila in Iran. (R.P.)
Appello dei vescovi per l’unità del popolo coreano: aiuti e dialogo con Pyongyang
◊ Domenica si è celebrata in ogni diocesi della Corea la Giornata di preghiera per la riconciliazione e l'unità del popolo coreano. In questa occasione, il presidente della Conferenza episcopale, il vescovo di Cheju, Peter Kang U-il, ha sottolineato come occorrano con urgenza nuove strade per il dialogo con il Nord. La Chiesa ha chiesto ufficialmente al governo di riprendere gli aiuti umanitari verso il Nord in quanto essi non solo “sono un atto benefico e molto positivo” ma possono rappresentare un canale per attenuare l'atmosfera di tensione che c'è oggi nel Paese. Il vescovo – riferisce l’agenzia Fides - ha espresso “preoccupazione per l'imminente catastrofe umanitaria al Nord” e per “il rischio della guerra, che sarebbe un’immane tragedia”, chiedendo anche ai cattolici di tutto il mondo di unirsi alla preghiera per la pace e la riconciliazione. Allo stato attuale la Caritas locale non è nelle condizioni di agire e tutte le sue attività di aiuto verso il Nord sono bloccate. La priorità per la Chiesa è quella di tutelare i civili innocenti, specialmente i bambini. Il dialogo diretto con il Nord — ha detto il presidente della Conferenza episcopale coreana — è molto difficile per vari motivi: per la tensione che si è creata a livello del governo e nella società; inoltre quello del Nord è un interlocutore che non risponde a canoni convenzionali. Per questo è fondamentale il dialogo indiretto, tramite altri Paesi, come la Cina, che possono avere un'influenza determinante su Pyongyang. Penso inoltre alla necessità di un maggiore coinvolgimento delle istituzioni internazionali come l'Onu». La tensione fra le due Coree ha avuto un'improvvisa, recente escalation con le sanzioni decise da Seul contro Pyongyang, capitale del Nord, accusata dell'affondamento di una corvetta sudcoreana che ha causato la morte di 46 persone. Alla base dei contrasti, il controllo delle acque territoriali nel mar Giallo. (M.A.)
Sud Corea: continua a crescere il numero dei cattolici
◊ Per la prima volta, il numero dei cattolici in Corea supera quota 10% rispetto alla popolazione complessiva. Sono 115.997 in più i cattolici rispetto al 2008. È la Chiesa a testimoniare il sensibile aumento di fedeli in Corea, oggi il 10,1% dell’intera popolazione. Le statistiche - riferisce l'agenzia AsiaNews - sono state compilate sulla base di documenti pastorali raccolti da 16 diocesi, sette università cattoliche e numerosi istituti religiosi coreani. Delle 15 diocesi, che contano in totale 5 milioni e 120mila fedeli, la più grande è l’arcidiocesi di Seoul, dove risiede il 27,4% dei cattolici. Il numero dei battezzati nel 2009 è salito a 157mila, il 10,9% in più rispetto al 2008. Se il numero dei bambini battezzati è cresciuto del 7,5% in un anno, preoccupa il dato di quelli battezzati prima di compiere un anno, che sono diminuiti sensibilmente, segno che è ancora necessario promuovere il battesimo dei bambini appena nati. Nel 2009 sono stati ordinati 149 sacerdoti, 21 più del 2008 e il 69% dei 4913 preti presenti in Corea ha tra i 20 e i 40 anni. Secondo le statistiche, confrontando il numero dei sacerdoti con quello dei fedeli, in Corea c’è un prete ogni 1171 fedeli. (R.P.)
Svizzera: appello dei vescovi per l’Obolo di San Pietro
◊ In vista della Solennità dei Santi Pietro e Paolo, i vescovi svizzeri lanciano un appello ai fedeli perché contribuiscano all’Obolo di San Pietro, la colletta che verrà raccolta durante le Sante Messe di domenica 27 giugno. “Papa Benedetto XVI – scrive la Conferenza episcopale svizzera in una nota – ha il compito di assicurare l’unione dei cattolici di tutto il mondo. Per poter portare a compimento la sua missione apostolica, ha bisogno del nostro sostegno. L’Obolo di San Pietro dona al Papa la possibilità di sostenere delle opere di carità e di promuovere le attività della Santa Sede”. Quindi, i presuli ribadiscono: “La situazione mondiale e la miseria dei più indigenti richiamano la solidarietà. In quanto Pastore della Chiesa universale, il Santo Padre si fa carico, ugualmente, della povertà materiale delle diocesi, delle comunità religiose e delle persone più disagiate”. Ed è proprio “grazie alla colletta per l’Obolo di San Pietro – prosegue la nota – che il Papa può portare aiuto ai cristiani dell’Europa dell’Est, dell’Africa, dell’America del Sud e dell’Estremo Oriente”. Di qui, l’invito finale dei vescovi svizzeri affinché “tutti i fedeli del Paese contribuiscano generosamente a questa colletta”. (I.P.)
Rapporto Caritas Italiana: nel 2009, 32 milioni di euro per progetti in Italia e nel mondo
◊ Circa 32 milioni di euro (31.713.990) utilizzati nel 2009 per progetti e attività in Italia e nel mondo, per rispondere alle grandi emergenze economico-sociali e umanitarie e ad una quotidianità di vicinanza a chi soffre. Sono le cifre contenute nel Rapporto annuale 2009 di Caritas italiana, presentato oggi a Roma durante la riunione di presidenza Caritas. Di questi 32 milioni, 19.542.041 sono stati utilizzati in Italia, 8.725.797 nel mondo, 3.446.151 per le spese complessive di gestione. Caritas italiana ha cercato di concretizzare, nel corso del 2009, il tema dell’anno pastorale: “Scegliere di animare. Percorsi di discernimento per parrocchie e territori”. Dai numeri contenuti nel Rapporto - riferisce l'agenzia Sir - emerge che il 97% delle Caritas diocesane ha attivato un Centro d’ascolto, mentre il 71% ha attivato un Osservatorio delle povertà e il 69% il Laboratorio Caritas Parrocchiali. Sono stati 3.089 i volontari inviati dalle 16 Delegazioni regionali Caritas nelle tendopoli e tra le popolazioni abruzzesi terremotate, da aprile 2009 a marzo 2010. 23.032 persone hanno fatto offerte a Caritas italiana per il terremoto in Abruzzo, consentendole di raccogliere e impiegare (anche per gli anni futuri) 32.075.520 di euro. Tra le strutture realizzate o in fase di realizzazione, centri di comunità, edilizia sociale abitativa, scuole, edifici per servizi sociali e caritativi, centri sociali parrocchiali. In Italia 1.273 giovani prestano servizio civile in 82 Caritas diocesane, a cui si aggiungono 56 all’estero, mentre in autunno sono stati immessi in servizio altri 987 giovani in Italia e 76 all’estero. Sono stati invece 195 i progetti otto per mille presentati da 114 Caritas diocesane, per un valore di circa 12 milioni di euro richiesti alla Cei e una compartecipazione delle diocesi di 9,5 milioni di euro. 125 progetti specifici sono stati monitorati da Caritas italiana e realizzati dalle Caritas diocesane nel 2009, per fare fronte alle conseguenze della crisi su persone e famiglie. Sono state, inoltre, organizzate 50 giornate di formazione. Sul fronte “comunicazione” spicca l’aumento del 109,5% degli accessi al sito www.caritasitaliana.it rispetto al 2008 (pari a una media di 1.521 utenti unici quotidiani) e le oltre 3 mila presenze Caritas su carta stampata, radio-tv e internet. Sul versante delle politiche sociali, è entrata nel vivo l’attività dei tavoli di lavoro su Aids; rom, sinti e camminanti; salute mentale e ospedali psichiatrici giudiziari. Nel 2009 sono state condotte due ricerche sul rapporto tra giovani e volontariato e tra famiglie e crisi. E’ stato anche promosso, insieme a Fondazione culturale Responsabilità etica e Centro culturale Ferrari, l’Osservatorio regionale e nazionale sul costo del credito, promotore di una ricerca sull’accesso al credito legato ai mutui per la casa. Riguardo al complesso fenomeno dell’immigrazione, un evento significativo è stato, in maggio, l’incontro del Coordinamento nazionale immigrazione a Lampedusa, proprio nel periodo delle discussioni più infuocate sull’approvazione del “pacchetto sicurezza”. Il 2009 è stato anche l’anno della preparazione, nell’ambito della rete di Caritas Europa, della campagna “Zero Poverty”, lanciata in vista del 2010, Anno europeo di lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Sul versante internazionale, in 80 Paesi del mondo sono stati realizzati decine di progetti e 280 microprogetti. Caritas italiana ha anche aderito all’iniziativa “Stand Up!”, della Campagna Onu del millennio, che ha portato 820.800 di italiani ad alzarsi alzandosi in piedi contro la povertà nell’ottobre 2009. Il lavoro di animazione ha trovato espressione anche nella partecipazione alla campagna “Crea un clima di giustizia”, dedicata alle relazioni tra crisi ambientali, povertà e conflitti e lanciata da Caritas internationalis e Cidse su scala globale. La campagna è culminata nelle azioni di sollecitazione e pressione sui governi partecipanti alla Conferenza Onu sul clima, svoltasi in dicembre a Copenaghen. (R.P.)
Premio alla libertà 2010 all'astrofisico padre Coyne e Rebiya Kadeer, leader del popolo Uyghuro
◊ Padre George Coyne, astrofisico di fama mondiale, già direttore della Specola Vaticana, è tra le personalità insignite del Premio internazionale alla libertà 2010, giunto all’VIII edizione, ospitato quest’anno dalla città di Lucca. Suddiviso in quattro sezioni, oltre alla Ricerca scientifica, che ha visto distinguersi il sacerdote gesuita, il Premio è stato assegnato per la Cultura a Gabriella Battaini Dragoni, prima donna direttore generale del Consiglio d'Europa; per il Giornalismo ad Ettore Mo, inviato del Corriere della Sera; per l’Arte al fotografo Federico Scianna. Premio speciale alla libertà è andato a Rebiya Kadeer, attivista dei diritti umani, leader mondiale del popolo Uyghuro, nel nord ovest della Cina, arrestata nel 1999 dalle autorità di Pechino e detenuta in carcere fino al 2005, riparata quindi negli Stati Uniti con lo status di rifugiata. A rappresentare la signora Kadeer, è stata la figlia, la quale ha rievocato tra le lacrime la dolente storia della sua famiglia, che vede altri due figli di Rebiya tutt’ora incarcerati ed altri membri ancora perseguitati in Cina. La manifestazione svoltasi venerdì scorso, allestita in piazza, con grande partecipazione di pubblico, sarà trasmessa stasera su Rai 2 alle 23.45. Tra gli ospiti i cantanti Edoardo Bennato, Samuele Bersani e Mariella Nava. (A cura di Roberta Gisotti)
Mondiali di Calcio: blog dei medici del Cuamm per raccontare storie di vita quotidiana in Africa
◊ I Mondiali di calcio in Sudafrica offrono un’occasione per accendere i riflettori sul continente africano. Nasce così www.mondialiconlafrica.wordpress.com, un blog che con il pretesto del calcio vuole raccontare storie del vivere quotidiano in Africa. L’idea - di cui riferisce l'agenzia Sir - nasce dal Cuamm (Collegio universitario aspiranti e medici missionari), organizzazione non governativa, sorta nel 1950, impegnata nel campo sanitario nei Paesi in via di sviluppo, soprattutto dell’Africa. Coordinatore editoriale del progetto è il giornalista Stefano Citati, che da Beira, in Mozambico, sta seguendo insieme ai volontari Cuamm la prima parte del campionato. Il blog raccoglie le testimonianze di chi è sul campo per raccontare in modo diretto come si vive l’evento calcistico giorno dopo giorno, insieme ai tanti “fratelli africani”. Impressioni, fotografie, racconti brevi di come la vita di tutti i giorni procede in concomitanza, e talvolta anche nonostante, i Mondiali di calcio. “Avevo voglia di vedere i Mondiali, ma da un altro punto di vista – commenta Citati – con uno sguardo che fosse più vicino al continente che li ospita per la prima volta e non perdesse d’occhio (e di senso) tutto quello che succede attorno a un evento che sembra fermare il mondo (almeno il nostro)”. Con la “scusa” dei mondiali, quindi, “un osservatorio speciale sul fare cooperazione di ieri, di oggi e le speranze per il domani di Medici con l’Africa Cuamm”, spiega una nota dell’Ong. (R.G.)
Mondiali di Calcio: appello di Unicef e di Amref a tutti i tifosi italiani
◊ Alla vigilia di Italia-Slovacchia che deciderà le sorti della Nazionale italiana di calcio ai Mondiali del Sudafrica, Unicef ed Amref rivolgono un appello a tutti i tifosi che si stringeranno attorno alla squadra italiana giovedì prossimo. "C’è un modulo vincente che gli azzurri stanno portando avanti con le nostre organizzazioni e fortemente voluto dalla Figc, - affermano - che serve a dare una speranza ai bambini africani: è il 4-5-5-0-3. Chiediamo ai tifosi italiani di inviare un Sms Solidale al 45503 a sostegno della campagna “Un Gol per l’Africa”, che ha come ambasciatori proprio gli azzurri di Lippi". La campagna di raccolta fondi “Un Gol per l’Africa” è stata promossa dalla Federazione Italiana Giuoco Calcio per sostenere gli interventi di Amref e Unicef su temi come la prevenzione medico-sanitaria, il diritto all’istruzione e l’accesso all’acqua delle popolazioni del continente. Per tutta la durata dei Mondiali (fino all'11 luglio) tutti possono sostenere “Un Gol per l’Africa” inviando un sms al 45503 da cellulari Tim, Vodafone, Wind, 3 e Coop Voce, o telefonando allo stesso numero da rete fissa Telecom Italia, per donare due euro a sostegno dei progetti di educazione e formazione di Amref e Unicef in Africa. È anche possibile sostenere la campagna attraverso il sito www.smsazzurri.it, effettuando una donazione online e partecipando così all’estrazione delle magliette azzurre autografate dai giocatori della Nazionale italiana. (R.P.)
Dalla Conferenza di Bonn sul clima l’appello ad un’informazione senza allarmismi
◊ Il mondo continua a vedere i cambiamenti climatici come una minaccia e la maggior parte della gente vuole essere non solo informata, ma anche educata dai mezzi di comunicazione. Sono questi i risultati di un’inchiesta condotta in 18 diverse nazioni sulle possibili minacce dei cambiamenti climatici. Secondo Erik Bettermann, direttore generale di Deutsche Welle, l’informazione internazionale tedesca via etere, “c’è bisogno che i mass media sappiano informare senza creare allarmismi. I giornalisti devono affrontare problemi difficili, facendo ricerche serie e facendo capire a tutti che essi possono essere di aiuto. Essi possono creare consapevolezza delle conseguenze disastrose per tutti e per l’ambiente, causate dai cambiamenti climatici. Ma essi hanno anche il dovere di far vedere gli aspetti positivi di una ecologia verde”. Bettermann ha dichiarato che "nelle nazioni industriali i mezzi di comunicazione spesso non presentano le misure di sicurezza e protezione che nazioni in via di sviluppo mettono in atto, ma gli stessi cambiamenti vengono sperimentati anche tra loro ed essi vogliono anche, come noi, proteggere il loro futuro". Circa 1.500 persone, provenienti da 95 nazioni stanno prendendo parte ai lavori del terzo incontro sui cambiamenti climatici, che si sta svolgendo a Bonn e che si concluderà domani. (Dal Deutsche Welle Global Media Forum in Bonn, per la Radio Vaticana, Enzo Farinella)
Turchia, scontri tra ribelli ed esercito. Ad Istanbul attentato rivendicato dai separatisti curdi
◊ Tensione in Turchia. Nel corso di alcuni scontri tra ribelli curdi ed esercito di Ankara al confine con il Kurdistan iracheno, sono rimasti uccisi 7 ribelli ed un militare. A confermare la notizia fonti dell’esercito. Ma il terrore è tornato anche ad Istanbul, dove un ordigno comandato a distanza è esploso al passaggio di un autobus militare, causando la morte di 4 persone, tra le quali una bambina, figlia di un soldato. L'azione è stata rivendicata dai separatisti curdi del Pkk che, la scorsa settimana, dopo alcuni scontri con l’esercito di Ankara, avevano minacciato attacchi. A questo punto, quale la risposta che ci possiamo attendere da parte del Governo turco? Salvatore Sabatino lo ha chiesto al collega Alberto Rosselli, esperto dell’area:
R. – E’ probabile che si registri un certo irrigidimento, nonostante i buoni uffici di Washington, che si sforza in tutti i modi di far trovare un accordo fra Barzani, Gul, Erdogan e soprattutto il ministro degli esteri, Ahmet Davutoğlu, che è praticamente l’artefice di tutta la strategia politica turca nella zona. L'attentato di oggi è, purtroppo, una prova dell’instabilità congenita dell’area mediorientale e di un non perfetto coordinamento a livello politico-diplomatico fra gli artefici di questa politica.
D. – La Turchia si conferma un Paese che convive con grandi divisioni e tensioni interne. Questo attacco non rischia di innescare una vera e propria escalation di violenza?
R. – E’ possibile. E’ possibile anche perché la reattività da parte di quei movimenti nazionalisti e fondamentalisti che in questi ultimi anni hanno acquistato un notevole seguito, soprattutto fra le grandi masse, è verosimile che possa indurre elementi oltranzisti ad azioni di vendetta nei confronti della minoranza curda che vive sul territorio turco.
Brasile alluvioni
Almeno 39 morti accertati, un migliaio di dispersi, oltre 100 mila evacuati. Questo il bilancio, ancora provvisorio e che potrebbe rivelarsi ben più pesante, delle forti precipitazioni che per cinque giorni si sono abbattute su due Stati del nordest del Brasile. Predisposto dal presidente Lula, che ieri si è recato nelle zone disastrate, un piano speciale di aiuti.
Cina inondazioni
Situazione drammatica nel sud della Cina, dove le inondazioni dei giorni scorsi hanno causato 199 morti e oltre 120 dispersi. Almeno 145 mila persone sono state evacuate nella provincia del Jangxi, dove uno degli argini del fiume “Fu” ha ceduto, mettendo a rischio diversi villaggi. Altre 68 mila persone sono state evacuate, sempre nel Jangxi, dalle vicinanze della diga di Changkai, dove l' acqua raccolta nel bacino ha raggiunto il livello critico.
Bangladesh inondazioni
Decine di migliaia di persone costrette a lasciare le loro case per le inondazioni che hanno colpito il nord est del Bangladesh. Si registrano anche crolli di ponti, argini, strade e abitazioni. Ingenti i danni alle coltivazioni. Le principali vie di comunicazione tra l'area alluvionata e i principali centri sono bloccate rendendo quindi difficili i soccorsi. Non si hanno informazioni sul numero delle vittime.
Iran nucleare
La Turchia e il Brasile avvieranno lo scambio di uranio con Teheran, nonostante la nuova tornata di sanzioni approvata dal Consiglio di sicurezza dell'Onu. La decisione, annunciata stamani da Ankara, alimenta ulteriori polemiche dopo che ieri l’Iran ha rifiutato l’ingresso a due ispettori dell’Aiea, accusandoli di aver fornito false informazioni sul dossier nucleare. Lo stop ai due esperti dell’agenzia dell’Onu ha infatti suscitato la preoccupazione di buona parte della comunità internazionale e in particolare degli Stati Uniti che, dal canto loro, stanno mettendo a punto un nuovo testo di legge che prevede nuove sanzioni unilaterali nei confronti di Teheran.
Iran, terrorismo
Il gruppo armato sunnita iraniano denominato 'Jundullah' minaccia una vendetta esemplare contro il regime di Teheran per l'impiccagione del suo leader, avvenuta domenica scorsa. La notizia è apparsa su alcuni siti jihadisti.
Afghanistan
Non si ferma la violenza in Afghanistan. Nove civili hanno perso la vita in due distinti attacchi dinamitardi nelle province afghane di Herat e Ghor. Vittime anche tra le truppe della coalizione internazionale: un militare britannico è morto per un’esplosione nella provincia nella provincia di Helmand. Gli odierni attentati arrivano a meno di 24 ore da una delle giornate più cruenti dall’inizio del conflitto che ha visto almeno 10 vittime tra i militari della Nato. Scampato ad un attentato il nuovo inviato Usa per l’Afghanistan, Richard Holbrook.
Medio Oriente
Il Quartetto dei mediatori per il Medio Oriente ha accolto come “uno sviluppo positivo” l'allentamento del blocco di Gaza deciso da Israele, ma ha insistito per un “cambiamento fondamentale” della situazione nell'enclave palestinese, che resta “insostenibile e inaccettabile”. Intanto desta preoccupazione la decisione della Mezza Luna rossa iraniana di organizzare una nave destinata a portare aiuti a Gaza, forzando il blocco israeliano, che salperà domenica dal porto di Bandar Abbas, sul Golfo Persico.
Mercati e tasso yuan
Avvio di seduta in calo per le principali Borse europee che si allineano alla chiusura debole di quelle asiatiche, per nuovi timori sul sistema bancario del Vecchio Continente. Lo Yuan scende nonostante il lieve rialzo del tasso di riferimento deciso dalla banca centrale, mossa che comunque conferma la volontà asiatica di maggiore flessibilità per la sua valuta. Gesto apprezzato dalla Bce e dalla Casa Bianca.
Gas Russia
Cresce la tensione sulle forniture di gas tra Bielorussia e Russia che si accusano reciprocamente di non aver rispettato le scadenze dei pagamenti. Il presidente bielorusso Lukashenko ha ordinato di chiudere il transito del gas russo verso l'Europa finché Mosca non pagherà i diritti del passaggio. Dal canto suo la Russia pretende che Minsk paghi 200 milioni di dollari per consumi di gas. La Commissione europea ha invitato le parti a rispettare “gli obblighi contrattuali”.
Stati Uniti: aperto processo a fallito attentatore
Faisal Shahzad, autore del mancato attentato di Times Square del primo maggio scorso, è comparso ieri in un tribunale di New York per dichiararsi colpevole di tutti i dieci capi di accusa, tra cui i gravissimi tentato atto di terrorismo, possesso di arma da fuoco e tentativo di utilizzare un’arma di distruzione di massa, per i quali è prevista la reclusione a vita. Shahzad ha ammesso di essersi preparato in Pakistan sui modi per fabbricare ordigni esplosivi e di aver ricevuto 12 mila dollari dal gruppo Tehrik-e-Taliban per mettere in pratica l'attentato. (Panoramica internazionale a cura di Marco Guerra)
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 173
E' possibile ricevere gratuitamente, via posta elettronica, l'edizione quotidiana del Bollettino del Radiogiornale. La richiesta può essere effettuata sulla home page del sito www.radiovaticana.va/italiano.