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Sommario del 21/06/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Udienze e nomine
  • Mons. Negri sulle parole del Papa alla Messa per le ordinazioni: il sacerdozio è un servizio d’amore e non una serie di funzioni
  • Il 29 giugno la Messa del Papa nella solennità dei SS. Pietro e Paolo con la consegna del Pallio ai nuovi metropoliti
  • Il 23 e 24 giugno, in Vaticano, secondo incontro bilaterale del Gruppo di lavoro congiunto Santa Sede-Vietnam
  • Conclusa la visita di mons. Mamberti a Cuba con l'incontro con il presidente, Raùl Castro
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il cardinale Scola al convegno interreligioso di Beirut, promosso dalla Fondazione "Oasis": la religione non sia condizionata dall'ideologia
  • Lo yuan "flessibile", Usa e Ue soddisfatte e mercati in rialzo
  • Presentato oggi in Vicariato il VII Simposio internazionale dei docenti universitari che si svolgerà dal 24 al 26 giugno
  • La Chiesa ricorda il patrono degli studenti, San Luigi Gonzaga. Stasera concerto all'Università Gregoriana
  • In Italia la Giornata contro le leucemie, i linfomi e il mieloma per riflettere sulla qualità di vita delle persone affette da queste patologie
  • Chiesa e Società

  • L’amministratore apostolico del Kirghizistan: “Sentiamo il Papa vicino”
  • Uzbekistan: le autorità negano ai cristiani la libertà di culto
  • I portavoce delle Conferenze episcopali europee: la comunicazione sia a servizio della Verità
  • India: rimossi nuove caricature e disegni blasfemi su Gesù e sul Papa
  • Caritas Internationalis: “Nel mondo le donne rifugiate sono tre milioni”
  • La tutela dei diritti di bambini e adolescenti nei Paesi del Sud del mondo
  • Appello del Consiglio Mondiale delle Chiese sugli Obiettivi del Millennio
  • Vescovi cattolici russi: il crocifisso è "segno dell'eredità spirituale dell'Europa"
  • Vescovi ungheresi: il crocifisso è "simbolo di salvezza e libertà per tutti"
  • I vescovi polacchi sul crocifisso: “La croce ci ricorda chi siamo”
  • Slovacchia: per i vescovi il crocifisso "non ha valore di esclusione per nessuno"
  • Austria: le misure contro gli abusi al centro della plenaria dei vescovi
  • Il cardinale Sepe replica alle accuse: "Ho sempre agito con trasparenza per il bene della Chiesa"
  • Messico: la Chiesa denuncia la violenza che blocca la vita politica del Paese
  • Cile: convalescente in ospedale il sacerdote accoltellato durante la Messa
  • Bangladesh: l'importanza per la Chiesa dell'Anno Sacerdotale
  • Ghana: vittime per alluvioni ed esondazioni. Molte zone isolate
  • Sudan: il vescovo emerito di Torit esorta i sud sudanesi all’unità e alla pace
  • Deutsche Welle Global Media Forum 2010 sui cambiamenti climatici
  • Premio Colomba d’oro al giovane di Sant’Egidio ucciso in Salvador
  • 24 Ore nel Mondo

  • Ancora morti in Iraq: attentati soprattutto contro attività finanziarie
  • Il Papa e la Santa Sede



     Udienze e nomine

    ◊    Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata un gruppo di presuli della Conferenza episcopale del Brasile (Regione LESTE II), in Visita ad Limina.





    In Malaysia, il Papa ha nominato arcivescovo coadiutore dell’arcidiocesi di Kota Kinabalu il sacerdote John Wong Soo Kau, vicedirettore dell’Anno propedeutico del St. Peter’s College a Kuching. Il nuovo presule ha 42 anni ed è originario di una famiglia cinese cattolica. Nel Seminario maggiore di St. Peter’s College a Kuching ha completato la formazione filosofica e teologica. Ordinato sacerdote, ha perfezionato gli studi per la Licenza in Teologia Spirituale presso il Teresianum, a Roma, mentre ha poi ricoperto gli incarichi di vicario parrocchiale della cattedrale di Kota Kinabal, direttore del Catholic Diocesan Centre e dell’Aspirants’ Formation House a Kota Kinabalu, consigliere Spirituale della Commissione arcidiocesana per i giovani.





    L’arcidiocesi di Kota Kinabalu si estende su una superficie di 11.558 kmq e conta 3.746.000 abitanti, di cui oltre 186 mila cattolici, divisi in 17 parrocchie, servite da 38 sacerdoti (30 diocesani e 8 religiosi) e 140 religiose. Vi sono anche 17 seminaristi maggiori. L’attuale ordinario, mons. John Lee Fun-Yit Yaw, 77 anni, era stato promosso a primo arcivescovo della medesima Sede Metropolitana il 23 maggio 2008.


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     Mons. Negri sulle parole del Papa alla Messa per le ordinazioni: il sacerdozio è un servizio d’amore e non una serie di funzioni

    ◊    Il sacerdozio si fonda sul coraggio di dire sì alla volontà di Dio rifiutando di sottomettersi alle mode e alle opinioni del momento. Hanno destato ampia eco le parole di Benedetto XVI durante la Messa di ieri in San Pietro per l’ordinazione di 14 diaconi. Il Papa ha nuovamente messo in guardia dal carrierismo nella Chiesa ed ha ribadito che l’aspirazione del sacerdote deve essere l’incontro vitale con il Signore, vissuto nella preghiera e nell’obbedienza alla legge dell’amore. Su queste esortazioni del Papa ai sacerdoti, Alessandro Gisotti ha chiesto una riflessione al vescovo di San Marino-Montefeltro, mons. Luigi Negri:





    R. – L’aspirazione del sacerdote dev’essere quella di andare fino in fondo al gesto d’amore cui la vocazione sacerdotale chiama. In fondo, il sacerdozio è un amore incondizionato a Gesù Cristo di cui il celibato è l’espressione più sacrificata e insieme lieta, e dall’altro è amore verso il popolo: verso il popolo nel quale è presente il Signore e nel quale il sacerdote lo rappresenta, cioè lo rende presente. E’ sul filo dell’amore; non può essere sul filo delle condizioni psicologiche, affettive, delle circostanze storiche: tutte queste cose devono essere certamente affrontate, perché una vocazione è una vocazione che matura nella storia, ma non possono diventare le ragioni che definiscono la vocazione sacerdotale!

     

    D. – Il sacerdozio si fonda sul coraggio di dire “sì” ad un’altra volontà, si fonda nella conformazione alla volontà di Dio: questo forse è stato proprio il cuore dell’omelia del Papa…

     

    R. – Il cuore dell’omelia del Papa è questa chiamata a partecipare in modo unico all’avvenimento di Cristo e a vivere questo rapporto come amore, come dedizione incondizionata a Lui e quindi, come conseguenza, dedizione al popolo. Se non c’è questo amore a Gesù Cristo, la carità pastorale diventa una serie di funzioni…

     

    D. – Il Papa ha anche messo in guardia dall’adattarsi al mutare delle mode e delle opinioni, da parte dei sacerdoti. Li ha invitati, piuttosto, a coltivare un rapporto costante e vitale con la verità…

     

    R. – E’ la verità, cioè Cristo presente nella sua straordinaria ed unica capacità di rivelare la verità su Dio e sull’uomo: è questo, il punto di riferimento. Se perdiamo questo, diventiamo maestri del “già-saputo”, il massmediatico del “già-saputo”, del “già-voluto”, del “già-desiderato” che è sostanzialmente contingente e relativo alle mode.

     

    D. – “Solamente chi ha un rapporto intimo con il Signore viene afferrato da Lui e può portarlo agli altri”, ha detto il Papa, invitando qui in particolare alla preghiera…

     

    R. – Certamente. Alla preghiera, perché è la preghiera che, mettendoci a contatto quotidianamente con il Signore, fa passare dentro noi la forza dello Spirito Santo che è poi la più grande risorsa che noi abbiamo per reggere noi stessi e per aiutare gli altri nostri fratelli a vivere quella profonda immanenza al Signore che costituisce la strada della vita. E questo è ciò che fa finire, o meglio mette in evidenza tutta la negatività del carrierismo su cui il Papa è tornato insistentemente in questi interventi dell’Anno Sacerdotale, per dire che non può esistere un’alternativa all’amore, e la carriera non è un’alternativa all’amore: è un tradimento dell’amore.


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     Il 29 giugno la Messa del Papa nella solennità dei SS. Pietro e Paolo con la consegna del Pallio ai nuovi metropoliti

    ◊    Benedetto XVI si prepara, come da tradizione, a celebrare la prossima solennità dei Santi Pietro e Paolo. Lunedì prossimo, 28 giugno, il Papa presiederà alle 18 i Primi Vespri della vigilia nella Basilica di San Paolo Fuori le Mura. La mattina del 29 giugno, alle 9.30, nella Basilica Vaticana, il Pontefice concelebrerà l'Eucaristia con alcuni arcivescovi metropoliti, ai quali imporrà il sacro Pallio preso dalla Confessione dell'Apostolo Pietro.


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     Il 23 e 24 giugno, in Vaticano, secondo incontro bilaterale del Gruppo di lavoro congiunto Santa Sede-Vietnam

    ◊    Dopo poco più di un anno, Santa Sede e autorità vietnamite tornano a incontrarsi sul versante diplomatico. Il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, ha annunciato che mercoledì e giovedì prossimo, in Vaticano, si svolgerà il secondo incontro del Gruppo di lavoro congiunto Viêt Nam-Santa Sede. “La riunione – ha dichiarato padre Lombardi – si prefigge di approfondire e sviluppare le relazioni bilaterali, come era stato previsto al termine del primo incontro del Gruppo di lavoro, svoltosi ad Hà Nôi dal 16 al 17 febbraio 2009”.


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     Conclusa la visita di mons. Mamberti a Cuba con l'incontro con il presidente, Raùl Castro

    ◊    Si è conclusa ieri la visita a Cuba dell'arcivescovo Dominique Mamberti, segretario per i Rapporti con gli Stati, che poco prima del suo rientro a Roma ha avuto un incontro con il presidente cubano, Raùl Castro, "a conferma - ha detto la televisione cubana trasmettendo le immagini dell'incontro - dello sviluppo positivo e favorevole dei rapporti tra la nazione cubana e la Santa Sede". Mons. Mamberti era arrivato sull'Isola martedì scorso per prendere parte all'apertura della X Settimana sociale della Chiesa cubana, incentrata sul rapporto tra la Dottrina sociale della Chiesa e l'attualità economica, politica, sociale e culturale del Paese. Il servizio di Luis Badilla:

     

    Alla cerimonia di congedo erano presenti, tra l'altro il nunzio apostolico, l'arcivescovo Giovanni Angelo Becciu, e l'arcivescovo dell'Avana, il cardinale Jaime Ortega. E' stato proprio il porporato cubano a confermare alla stampa di aver chiesto a mons. Mamberti di rinnovare al Santo Padre l'invito a visitare l'isola magari nel contesto, nel 2012, delle solenni celebrazioni giubilari dei 400 anni del ritrovamento della miracolosa statuetta di Nostra Signora "de la Caridad del Cobre". Sulla visita pastorale di mons. Mamberti, l'arcivescovo della capitale ha detto di ritenerla "molto positiva" e di prospettare "buone conseguenze per il bene del Paese così come, in passato, accadde con la storica visita di Giovanni Paolo II; visita - ha aggiunto - che oltrepassò il dialogo per arrivare nel profondo del cuore di ogni cubano". Le medesime impressioni e speranze erano state esternate in un breve dialogo con i giornalisti da parte di mons. Mamberti, venerdì scorso, nel corso di un ricevimento diplomatico per ricordare i 75 anni di rapporti diplomatici fra la Sede Apostolica e la Repubblica di Cuba. "Le nostre - ha detto il presule - sono relazioni positive e ci auguriamo che arrivino altri sensibili frutti a conferma di ulteriori miglioramenti".

     

    Nelle ore della partenza da Cuba, si potevano ancora leggere sulla stampa latinoamericana diverse analisi e commenti non solo sulla presenza di mons. Mamberti a Cuba, ma soprattutto su quanto aveva detto mercoledì scorso nel suo intervento di apertura della X Settimana sociale dedicato al rapporto fra lo Stato e la laicità. E proprio su questo rapporto, mons. Mamberti ha rilevato testualmente: "Anche se la laicità viene oggi invocata ed usata non di rado per ostacolare la vita e l’attività della Chiesa, nella sua realtà profonda e positiva essa non si sarebbe neppure data senza il cristianesimo. E’ quanto è avvenuto anche per altri valori che oggi vengono considerati tipici della modernità e sono non di rado invocati per criticare la Chiesa o, in genere, la religione, quali il rispetto della dignità della persona, della libertà, dell’uguaglianza, ecc.: sono in gran parte frutto dell’influenza profonda del Vangelo sulle diverse culture, anche se poi si sono staccati e perfino opposti alle loro radici cristiane".


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     Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊    Aiuti umanitari per il Kyrgyzstan in cerca di pace e sicurezza: in prima pagina, l'appello del Papa all'Angelus.



    Garantire a tutti l'accesso alle medicine: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede a Ginevra.



    In cultura, Francesco M. Petrone e Alberto Batisti sull'universo poetico di Robert Alexander Schumann, a duecento anni dalla nascita.



    Un articolo di Roberto Pertici dal titolo "E l'antifascista in esilio apprezzò l' 'ottima' enciclica di Pio XII ": Francesco Saverio Nitti conosceva e stimava Pacelli sin dagli anni della nunziatura in Germania.



    La prefazione di Gigi Proietti al volume "Petrolini inedito. Commedie, macchiette e stornelli mai pubblicati", a cura di Claudio Giovanardi e Ilde Consales.



    Nell'informazione religiosa, la relazione del cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, al convegno, a Beirut, sul tema "L'educazione come paideia: una proposta per il nostro tempo".


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    Oggi in Primo Piano



     Il cardinale Scola al convegno interreligioso di Beirut, promosso dalla Fondazione "Oasis": la religione non sia condizionata dall'ideologia

    ◊    “L’educazione fra fede e cultura”. Nel cuore del Medio Oriente si tiene oggi a Beirut il sesto incontro della Fondazione internazionale Oasis, istituita nel 2004 dal cardinale Angelo Scola, patriarca di Venezia, per promuovere la reciproca conoscenza tra cristiani e musulmani. Presente in tutto il mondo, grazie ad una rete internazionale di rapporti, la fondazione Oasis - supportata da una rivista plurilingue, una newsletter, una collana di libri ed un sito internet - prosegue nel suo cammino iniziato a Venezia e che ha già toccato le città de Il Cairo e di Amman. Si è parlato di unità e diversità, di diritti fondamentali, di libertà religiosa, di meticciato di civiltà e culture, di tradizioni. Presenti nella capitale libanese una settantina tra ricercatori, docenti, vescovi cattolici ed esponenti islamici di tutto il mondo. Roberta Gisotti ha intervistato il porporato, che stamani ha presentato la relazione introduttiva sul tema “Educazione come paideia: una proposta per il nostro tempo”.

     

    D. - Eminenza che cosa vi ha spinto a parlare di educazione in questo critico momento storico per il Medio Oriente, che Lei nel suo intervento ha paventato “molto vicino ad un punto di non ritorno”?

     

    R. - Perché siamo convinti - e abbiamo già avuto una buona conferma nella prima mezza giornata di lavori che è stata aperta dal patriarca Sfeir e che ha visto gli interventi di due o tre autorevoli personalità islamiche - che proprio per poter porre rimedio a questa situazione che è sempre sull'orlo della caduta, è assolutamente necessario riuscire ad entrare in una prospettiva di medio-lungo periodo. Allora, è prassi di Oasis affrontare ogni anno un tema-chiave per la buona vita della persona e della famiglia umana, e avendo parlato lo scorso anno della "tradizione" abbiamo visto che la tradizione resta morta se non passa attraverso una proposta educativa che consenta a ciascuna generazione di assimilare la tradizione, aprendola alle necessarie novità. Per esempio, nel confronto tra il sistema scolastico libanese - in cui esiste il problema del dialogo, delle integrazioni non soltanto tra cristiani e musulmani, ma anche con i drusi, e dove le stesse comunità cristiane sono molto articolate in diversi riti - questo confronto ha fatto emergere taluni spunti di grande interesse per affrontare il problema della convivenza pacifica tra gli islamici ed i cristiani, tra gli occidentali e gli orientali anche in questo momento estremamente delicato.

     

    D. - Dunque, l'integrazione e il dialogo partono dai banchi di scuola...

     

    R. - Esattamente, perché c'è scuola e scuola. E qui s'è visto molto bene: nello stesso Libano, dove ci sono molte università e dove c'è un sistema talora molto avanzato di scuole, sia di tipo libero che di tipo statale, c'è scuola e scuola da dove sono venuti fuori sia i militanti violenti sia gli uomini di pace.

     

    D. - Le religioni possono dunque ancora giocare un ruolo positivo nello scacchiere mediorientale, che sempre più è assimilabile ad una "polveriera"?

     

    R. - Lo possono giocare - secondo me - più che mai. E ci sono uomini, non soltanto dal punto di vista cristiano, ma anche musulmano - per citare le due grandi religioni - che sono ben consapevoli dei problemi difficili che esistono. Il punto è sempre quello: la religione non si lasci "parassitare" dall'ideologia. La religione cade nel fondamenalismo quando non si vede con chiarezza il nesso tra la verità e la libertà e questo succede quando l'ideologia politica diventa un parassita della religione, strumentalizza la religione per il proprio progetto. E l'educazione - l'educazione autentica - è il vero antidoto contro questo rischio: ovvero che la politica, l'ideologia politica "parassiti" la religione.


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     Lo yuan "flessibile", Usa e Ue soddisfatte e mercati in rialzo

    ◊    Avvio in rialzo stamane per tutte le borse europee, dopo la chiusura brillante delle principali piazze di Asia e Pacifico a due giorni dalla decisione della Banca Centrale cinese, caldeggiata da Stati uniti e Europa, di rendere più flessibile lo yuan, che oggi ha aggiornato i massimi degli ultimi 5 anni sul dollaro e si è portato al livello più alto dalla rivalutazione del luglio 2005. Volata anche dell’oro a nuovi record sui mercati di Londra e New York. “La Cina riformerà il tasso di cambio della propria moneta in modo graduale e controllabile in relazione alla situazione economica e finanziaria del Paese”, fa sapere il Ministero del commercio. Scettica la Russia, apprezzamento invece dalla Bce e dal presidente dell’Eurogruppo, Trichet. Ma perché è così importante la maggiore flessibilità dello Yuan e quali le conseguenze sull’economia mondiale? Gabriella Ceraso ne ha parlato con l’economista Loretta Napoleoni:

     

    R. - La maggiore flessibilità è importante perché dimostra che i cinesi sono pronti ad aggiustare la propria economia alle esigenze interne, ma anche alle esigenze esterne del mercato. Sicuramente, una rivalutazione dello yuan facilita le esportazioni di altri Paesi, quindi non soltanto della Cina, per esempio degli Stati Uniti, ma anche della Germania, perché rende meno competitive le merci e i prodotti manufatti in Cina. Quindi, sicuramente è positivo per l’economia mondiale.

     

    D. - Si tratta, secondo il suo parere – perché gli analisti sono divisi in queste ore – di un vero e proprio cambiamento nella politica interna cinese, o di un gesto alla vigilia del G20?

     

    R. - Sicuramente, questa decisione è legata agli aumenti dei salari che sono in corso in Cina, il che significa che le pressioni inflazioniste create, appunto, da questo aumento dei salari, vengono neutralizzate attraverso una rivalutazione della moneta interna. Quindi, questo è in linea con una politica fiscale del capitalismo classico. Chiaramente, la decisione di farlo adesso è legata al fatto che la Cina sta andando al G20 dove si presenta con questo “dono”, di modo che non ci saranno discussioni riguardanti la rivalutazione dello yuan o la politica monetaria cinese. In altre parole, è anche una mossa diplomaticamente scaltra.

     

    D. – E questo, nell’ottica della crisi economica mondiale, conferma il fattore di equilibrio da parte della Cina?

     

    R. - Il fatto che tutti i mercati abbiano aperto al rialzo, che ci sia stato un coro di positività nei confronti di questa decisione, sicuramente conferma il ruolo fondamentale, centrale, della Cina all’interno dell’economia mondiale. Al G20, sicuramente la Cina giocherà un ruolo più importante di quello che ha giocato l’anno scorso, anche perché l’Europa si trova in una crisi profonda. Una crisi che non ha risolto tra l’altro, per cui oggi, più che mai, il ruolo della Cina è fondamentale per la risoluzione della crisi mondiale, ma anche per gli equilibri economici futuri.


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     Presentato oggi in Vicariato il VII Simposio internazionale dei docenti universitari che si svolgerà dal 24 al 26 giugno

    ◊    Saranno 250 i relatori che si alterneranno al VII Simposio internazionale dei docenti universitari sul tema “Caritas in Veritate. Verso un’ economia al servizio della famiglia umana. Persona, Società Istituzioni”, che si svolgerà a Roma dal prossimo giovedì fino al 26 giugno L’incontro, presentato questa mattina in Vicariato, è stato organizzato dall’Ufficio della pastorale universitaria della diocesi e dal Pontificio Consiglio di giustizia e pace. Il servizio di Marina Tomarro.





    In che modo mettere in pratica concretamente il messaggio dell’Enciclica Caritas in veritate, che mette la dignità della persona, al centro delle scelte economiche? Questa è la domanda a cui cercheranno di rispondere i 500 partecipanti al settimo Simposio internazionale dei docenti universitari. Mons. Lorenzo Leuzzi, direttore dell’Ufficio per la pastorale universitaria della diocesi di Roma:

     

    "Il grande compito di questo Simposio è quello di vedere se è possibile superare un’impostazione puramente etica, per entrare nelle dinamiche vere e proprie, sia dell’economia ma soprattutto della socialità in quanto tale. L’auspicio è proprio questo: che la Caritas in veritate venga accolta e soprattutto diventi sempre più oggetto di ulteriori sperimentazioni, per poter vedere se sia veramente tangibile, in scelte operative complete che richiedono una continua permanente elaborazione culturale".

     

    E nell’incontro si parlerà di finanza pubblica, cooperazione internazionale, eco-economia, senza tralasciare l’attuale crisi economica e il suo peso reale nelle famiglie e nel mondo del lavoro. Ma il bene comune influisce nelle scelte degli economisti? Marina Brogi, ordinario di Economia e tecnica dei mercati finanziari presso l'università La Sapienza di Roma:

     

    "Io credo che idealmente non solo nelle scelte degli economisti nelle aree che decidono di esplorare, ma è importante che il bene comune sia tenuto in attenta considerazione, da questo punto di vista credo siano illuminanti anche le parole di Mario Draghi, che subito a ridosso della diffusione dell’Enciclica, metteva bene a fuoco gli aspetti importanti di quello che dovrebbe essere l’azione dell’uomo, nel suo agire economico, e diceva che un modello in cui gli operatori considerano lecita ogni mossa, in cui si crede ciecamente nella capacità del mercato di autoregolamentarsi, un mondo di questo tipo non può essere un modello per la crescita a livello mondiale. Detto in sintesi, senza etica non ci può essere sviluppo.


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     La Chiesa ricorda il patrono degli studenti, San Luigi Gonzaga. Stasera concerto all'Università Gregoriana

    ◊    Patrono dei giovani e in particolare degli studenti: con questo titolo la Chiesa ricorda oggi San Luigi Gonzaga che al potere del suo ricco casato preferì la consacrazione nella Compagnia di Gesù. A Roma, se ne fa memoria con un tradizionale concerto, questa sera alle 21 alla Pontificia Università Gregoriana. A eseguirlo sarà la Banda dell’Esercito italiano, che proporrà un ampio programma con incluse musiche di Rossini, Verdi, e Bellini. I tratti salienti di San Luigi Gonzaga li ricorda il rettore della Gregoriana, padre Gianfranco Ghirlanda, al microfono di Tiziana Campisi:

     

    R. – San Luigi Gonzaga dobbiamo inquadrarlo nel contesto storico e nel contesto familiare. Il contesto storico è quello del XVI secolo, all’interno di una famiglia nobile e potente, e quindi di tutte quelle che potevano essere le attrattive che venivano a lui. E lui era il primogenito! Quindi, ciò che fa spicco nella sua personalità è di aver rinunciato a questo, ma per qualche cosa che per lui è diventato un valore ancora maggiore. La sua è una contestazione non arrabbiata del potere, dell’avarizia, della ricchezza che erano proprie della sua famiglia. Quindi, una contestazione attraverso il Vangelo.

     

    D. – Che cosa ci trasmette oggi la figura di San Luigi Gonzaga?

     

    R. – Noi viviamo oggi in una società dove tutto è basato sul successo, in qualche modo sulla onnipotenza umana che oggi potrà essere quello della tecnica, quello della scienza – allora era quello del potere e della nobiltà. Oggi l’attrazione, la tentazione del giovane è voler avere tutto immediatamente e soddisfare ogni desiderio, qualsiasi esso sia: il successo, l’apparire … Invece, se vogliamo costruire una società migliore, in che maniera possiamo contestare questo? In maniera arrabbiata o vivendo e testimoniando dei valori profondamente umani, profondamente cristiani e profondamente sociali? San Luigi è morto assistendo gli ammalati di Roma: proprio trasportando uno di questi ammalati, anche lui si è ammalato ed è morto di questo a 23 anni. Quindi, la sua è stata veramente una dedizione anche di carattere sociale, di un’assistenza sociale ai poveri, ai più abbandonati della città di Roma.

     

    D. – Vita breve, quella di San Luigi Gonzaga, ma che ha lasciato un segno forte. In particolare, di cosa fare tesoro della vita di questo santo?

     

    R. – Direi, la decisione verso qualche cosa che afferra. Che afferra come grande, non come un ideale astratto ma un ideale che diventa concreto, poi, nella propria vita e che viene percepito come qualcosa di grande e questo qualcosa di grande, poi, è Gesù Cristo, insomma. Ma è un Gesù Cristo incarnato, non un Gesù Cristo disincarnato come potrebbe sembrare anche da una certa iconografia.

     

    D. – Perché l’iconografia gregoriana ricorda particolarmente la figura di San Luigi Gonzaga?

     

    R. – Perché è stato alunno del Collegio Romano. Lui entrò nel Noviziato a Sant’Andrea al Quirinale e poi passò al Collegio Romano per gli studi di filosofia e di teologia.

     

    D. – E in che modo oggi l’ateneo ne conserva l’eredità spirituale?

     

    R. – Il nostro intento, almeno, è quello di una formazione integrale, una formazione certo intellettuale, ma una formazione intellettuale che si integri in una formazione spirituale, in una formazione profondamente umana che incarni, quindi, la fede tenendo presenti le necessità della Chiesa e della società di oggi. E volendo trasmettere dei valori che siano quei valori sulla base dei quali si può effettivamente costruire una autentica convivenza tra gli uomini, e non una società del potere o del denaro o del successo, semplicemente.


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     In Italia la Giornata contro le leucemie, i linfomi e il mieloma per riflettere sulla qualità di vita delle persone affette da queste patologie

    ◊    Una riflessione sulla “qualità della vita” dei pazienti ematologici, per capire quali difficoltà comporta la convivenza con la malattia e per fornire risposte più concrete ai suoi bisogni. E’ il tema scelto per il 2010 dall'Ail, l'Associazione italiana che combatte ogni forma di malattia ematologica, promotrice dell’odierna Giornata nazionale per la lotta contro le leucemie, i linfomi e il mieloma. Sugli obiettivi dell'Ail, Maria Antonietta Strano ha intervistato il suo presidente, il prof. Franco Mandelli:

     

    R. - Credo che l’Ail abbia un obiettivo che risale alla sua nascita, quello di migliorare la possibilità di cura dei malati affetti dalle malattie più importanti del sangue, che sono le leucemie, i linfomi e mielomi e lo fa in diverso modo. L’Ail con questa giornata cerca di sensibilizzare tutti, non solo malati, ma anche familiari, amici dei malati, al fatto che bisogna stare vicini ai malati. Stare vicini ai malati vuol dire migliorare nelle cure, ma migliorare anche nella qualità di vita di questi malati, cercando di considerare il malato un protagonista della malattia. Non è più la vittima soltanto e questo non deve succedere, perché già essere malato è grave, e se poi lo si vive come una volta, quando il malato aveva paura di farsi curare, aveva paura dei medici... ma questo l’Ail l’ha sempre combattuto. Quindi, l’Ail è vicino ai malati con tutti i suoi volontari, che sono migliaia e migliaia in tutta Italia, e i malati trovano nei volontari degli alleati.

     

    D. - C’è anche un numero verde…

     

    R. - Il numero verde, 800 226524, sono già alcuni anni che l’Ail lo ha attivato. Dalla mattina alle otto alla sera alle venti, ci sono degli ematologi provenienti da tutta l’Italia, che rispondono ai quesiti dei malati. Arrivano domande qualche volta banali, ma qualche volta sono molto impegnativi, anche per chi deve rispondere. E poi rispondiamo ai quesiti più importanti, che sono quelli dei rapporti con gli amici, i parenti e con i medici soprattutto, aiutandoli ad avere un buon rapporto.

     

    D. - La ricerca scientifica a che punto è, professore?

     

    R. - In questa giornata parliamo molto di ricerca, perché la malattia di cui si tratta in modo particolare - che è la leucemia mieloide cronica - rappresenta un salto incredibile nelle possibilità di cura: ora abbiamo a disposizione un farmaco nuovo, che vale però solo per la leucemia mieloide cronica e bisogna stare attenti a dare informazioni giuste. Quando ad un malato viene diagnosticata la mieloide cronica, io dico: “Era meglio non averla, ma è fortunato perché la cura è molto efficace”. (Montaggio a cura di Maria Brigini)


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    Chiesa e Società



     L’amministratore apostolico del Kirghizistan: “Sentiamo il Papa vicino”

    ◊    Dopo l’appello per la pace in Kirghizistan lanciato ieri dal Papa nell’Angelus in piazza San Pietro, in cui ha chiesto alla comunità internazionale “di adoperarsi perché gli aiuti umanitari possano raggiungere prontamente le popolazioni colpite”, l’amministratore apostolico del Paese, mons. Nikolaus Messmer, ha detto all’agenzia Fides di essere confortato dalla vicinanza del Pontefice. “Ci conforta e ci consola che la situazione di sofferenza che sta vivendo la popolazione sia nella mente e nelle preghiere del Papa – ha detto – noi cattolici siamo un piccolo gregge che continua a pregare per la pace e per il bene del popolo. Anche la presenza della Caritas, oggi, ci fa sentire la vicinanza della Chiesa universale”. Dopo una settimana di violenza interetnica tra kirghizi e uzbeki, il bilancio fornito dalla Croce Rossa è di almeno 191 morti e duemila feriti, con oltre 400mila profughi cui mancano cibo, acqua e riparo. I calcoli dell’Organizzazione Mondiale della Sanità non lasciano scampo: già 700mila persone sono sfollate all’interno del Paese, 300mila hanno raggiunto la frontiera con l’Uzbekistan e si potrebbe facilmente arrivare e un milione di sfollati. L’Onu, inoltre, ha detto che servono almeno 71 milioni di dollari per far fronte all’emergenza. Lo sforzo umanitario, comunque, grazie a realtà come Croce Rossa, Medici senza frontiere e Caritas Internationalis, sta dando i primi frutti e gli aiuti stanno raggiungendo almeno le città di Jalalabad e Osh. “Speriamo che nei Paesi torni la pace – conclude il vescovo – la pace è un bene da costruire e dobbiamo iniziare noi stessi in Kirghizistan”. (R.B.)


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     Uzbekistan: le autorità negano ai cristiani la libertà di culto

    ◊    “Per oltre un anno la nostra chiesa ha cercato di dimostrare quanto sia stata illegale la revoca dell’autorizzazione” statale. Ma “tutti i giudici hanno risposto che non erano competenti, o non hanno risposto nulla”. L’agenzia Forum 18 - riferisce l'agenzia AsiaNews - denuncia la sistematica strategia delle autorità uzbeke di negare l’autorizzazione ai gruppi religiosi, per poi colpirne i fedeli con sanzioni. Nel Paese ogni gruppo religioso deve registrarsi e ottenere l’autorizzazione. In assenza, è proibita qualsiasi attività comune del gruppo, perfino riunirsi in case private per pregare. Chi viola il divieto è punito con pesanti multe o anche col carcere. Fonti locali denunciano a F18 che il 27 marzo 2009 l’autorizzazione della Central Protestant Church a Samarcanda è stata revocata con il pretesto che l’edificio dove si sono incontrati per anni era una proprietà residenziale, come tale non idonea quale chiesa. Da allora il gruppo ha iniziato una battaglia legale per sopravvivere, ma un suo membro spiega che i giudici interpellati, compresa la Corte Suprema, si sono detti incompetenti o hanno taciuto. Peraltro da anni il gruppo aveva chiesto la riclassificazione dell’edificio da residenziale a luogo di culto, senza ottenere risposta. F18 osserva che questa è la settima chiesa protestante cui è stata tolta l’autorizzazione dal Dipartimento regionale di giustizia a Samarcanda, in 4 anni. Inoltre le nuove domande di autorizzazione non vengono approvate, così da tenere questi gruppi nell’illegalità. Ad esempio la Greater Grace Church di Samarcanda ha chiesto il riconoscimento dal 2000 senza ottenere risposta. Intanto i suoi seguaci sono colpiti di continuo con multe e carcere, anche lo scorso febbraio 2010. Le Chiese registrate temono che le autorità revochino il permesso con un preteso: il 16 maggio la polizia ha compiuto un’incursione presso la Protestant Church of Christ a Tashkent e ha arrestato 6 fedeli per 15 giorni. Ora i fedeli hanno paura che seguirà presto la revoca della loro autorizzazione. F18 ha interpellato varie autorità uzbeke sulla questione, senza ottenere alcuna risposta se non generici rinvii ad altri uffici. (R.P.)


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     I portavoce delle Conferenze episcopali europee: la comunicazione sia a servizio della Verità

    ◊    L’uso dei mezzi di comunicazione sociali deve essere a servizio della verità e della dignità della persona, più che del perseguimento di una comunicazione persuasiva ed efficace; la volontà di informare, inoltre, deve essere trasparente e offrire un’informazione documentata e puntuale sulle molteplici attività della Chiesa: questo è il modello di comunicazione cristiana ritratta nel convegno annuale dei portavoce delle Conferenze episcopali d’Europa sul tema “La comunicazione in tempo di crisi”. L’incontro ha avuto luogo dal 16 al 19 giugno scorsi, tra Bratislava e Nitra, in Slovacchia. La crisi cui si è fatto riferimento, riguarda gli abusi su minori da parte di sacerdoti o religiosi: un argomento particolarmente delicato e doloroso, quest’anno, che alcune Conferenze episcopali dell’Europa occidentale si sono trovate ad affrontare, mantenendo il proprio impegno a servizio della Verità. I portavoce delle Conferenze episcopali d’Irlanda e Germania hanno raccontato la propria esperienza professionale in risposta alla continua domanda d’informazione da parte dei media nazionali e internazionali. La lettera del Papa ai cattolici irlandesi è stata di grande aiuto in questo senso, e ha rappresentato una risposta completa ai pressanti interrogativi, una condanna ferma della Chiesa a questi atti e una chiara manifestazione di vicinanza alle vittime delle violenze. La riflessione guidata dal vice decano della facoltà di Comunicazione istituzionale della Pontificia Università Santa Croce, si è soffermata proprio su questo: la chiamata della Chiesa a dare risposte esaustive e immediate. Sui processi di costruzione dell’opinione pubblica, poi, è intervenuto il rettore dell’Università Cattolica slovacca di Ružomberok, Tadeusz Zasepa, che ha sottolineato come sia necessario che chi, nella Chiesa, è preposto a comunicare, lo faccia dando tutti gli elementi indispensabili a un giudizio responsabile. I portavoce delle Conferenze episcopali si sono quindi concentrati sulle modalità di miglioramento della comunicazione tra loro e con le autorità: a questo proposito il presidente della Conferenza episcopale della Slovacchia, impegnata nella formazione professionale in questo campo, ha evidenziato i buoni rapporti con lo Stato. Infine Jan Figel, già commissario europeo, ha parlato della sua visione di Europa: un mosaico di nazioni distinte, ma legate tra loro, alla ricerca dell’unità nella diversità. Importante per il futuro è dunque la riflessione sul ruolo delle religioni e delle comunità religiose in ambito educativo. (A cura di Roberta Barbi)


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     India: rimossi nuove caricature e disegni blasfemi su Gesù e sul Papa

    ◊    Caricature e disegni blasfemi su Gesù e sul Papa sono apparsi sabato scorso nella città di Shillong, capitale dello Stato indiano del Meghalaya. I disegni, riferisce l'agenzia Fides, erano sui muri di edifici governativi, istituti e pubbliche piazze. Perfino in piazza Don Bosco, sotto la statua del Santo fondatore dei Salesiani, è comparsa un’immagine del crocifisso che al posto della scritta “Inri”, sopra la testa, aveva un cartello con la scritta “92 milioni di rupie”: a tanto ammonta la cifra che, secondo alcuni, il governo avrebbe versato al Don Bosco Youth Center invece di destinarla alle case rurali. Contemporaneamente sono apparsi manifesti con una caricatura del Papa indicato come “ricercato” e con la scritta “Arrestate quest’uomo”. In breve tempo disegni e manifesti sono stati rimossi e cancellati dalla polizia locale, cui i Salesiani hanno sporto denuncia formale. Condanna per tali atti è stata espressa dal vescovo di Shillong, mons. Dominic Jala, e dal portavoce della Conferenza episcopale dell’India, padre Babu Joseph, che li ha bollati come “atti esecrabili che intendono creare disordini e disarmonia nella società. La comunità cristiana risponderà in modo pacifico, chiedendo che la giustizia faccia il suo corso”. L’area del Nordest dell’India, dove la popolazione cristiana raggiunge appena il 15% del totale, non è nuova, purtroppo, a episodi del genere: nel febbraio scorso alcune suore denunciarono la presenza di un’immagine irrispettosa della figura Cristo all’interno di un libro per bambini. (R.B.)


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     Caritas Internationalis: “Nel mondo le donne rifugiate sono tre milioni”

    ◊    Ieri, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato, la Caritas ha ricordato che le donne rifugiate a lungo termine, nel mondo sono circa 3 milioni. Si tratta di persone particolarmente vulnerabili che la comunità internazionale, riferisce la Zenit, “può fare di meglio per difenderle dalla violenza”. Il direttore delle Politiche di Caritas Internationalis, Martina Liebsch, ha ricordato che la comunità internazionale “deve mostrare la volontà politica di assicurare una difesa come garantita nei trattati internazionali”. Nel mondo oggi ci sono oltre 10 milioni di rifugiati e due terzi di essi a causa di crisi lunghe più di cinque anni. Le donne, fra questi, sono obiettivi più facili perché “spesso devono uscire dal campo per far fronte alle necessità fondamentali della famiglia, come legna per il fuoco e acqua - afferma Liebsch – se si dà, invece, a una donna la capacità di provvedere a sé e alla propria famiglia in un ambiente sicuro, non sarà costretta a correre rischi”. La Caritas, dunque, è impegnata direttamente nel garantire una migliore sicurezza nei campi e nel fare in modo che le donne vittime di violenza abbiano un accesso più semplice alle procedure giudiziarie. (R.B.)


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     La tutela dei diritti di bambini e adolescenti nei Paesi del Sud del mondo

    ◊    Secondo l’Unicef sono circa 150 milioni i bambini di età compresa tra i 5 e i 14 anni impegnati in forme di lavoro precoce, causa e conseguenza della povertà che compromette la loro istruzione e la loro sicurezza. Per contrastare questo fenomeno e promuovere l’accesso scolastico come strumento di emancipazione e di costruzione di un futuro migliore, la Ong milanese 'Intervita' promuove la campagna “Diritti alla meta” per tutelare i diritti di bambini e adolescenti nei Paesi del Sud del mondo. In particolare, - riferisce l'agenzia Fides - è prevista la promozione a favore della crescita fisica, mentale e spirituale dei bambini e la lotta allo sfruttamento economico. Attualmente tra i diversi Paesi che sono coinvolti in questo progetto, in Benin l’Ong è impegnata nella lotta alla tratta di bambini finalizzata allo sfruttamento come domestici o nel lavoro nei campi. Ne sono coinvolti complessivamente circa 9 mila che godono di diversi livelli di assistenza. In Cambogia, in 12 villaggi nella provincia di Svay Rieng, al confine con il Vietnam,'Intervita' collabora alla lotta alla tratta verso il Vietnam, dove i bambini sono sfruttati per l’accattonaggio. In India, è impegnata a favorire l’istruzione dei bambini. In particolare in alcune scuole sono stati creati programmi con orari adatti ai bambini che devono lavorare per aiutare la famiglia. A Nashik, dove è alta la percentuale di bambini di strada, i bambini che frequentano le scuole coinvolte nel progetto, ricevono istruzione, cure sanitarie e un’alimentazione adeguata. In El Salvador, nelle zone di La Libertad, San Vincente, Usultan, Morazàn e La Paz, l’Ong agisce per sensibilizzare le famiglie sui diritti dell’infanzia, promuovere i diritti civili, l’educazione e lo sviluppo e combattere il lavoro minorile. In Brasile, 'Intervita' opera in nove centri comunitari in collaborazione con l'Associazione locale Pastoral do Menor, seguendo 700 bambini con il sostegno a distanza, 200 adolescenti e le loro famiglie con interventi mirati di supporto, coinvolgendo bambini e ragazzi di strada in attività di formazione scolastica, di espressione artistica e di formazione sui diritti umani, la cittadinanza, l'affetto e l'educazione sessuale. (R.P.)


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     Appello del Consiglio Mondiale delle Chiese sugli Obiettivi del Millennio

    ◊    Occorrono “volontà politica e coraggio morale” per sradicare la povertà e raggiungere i fatidici otto Obiettivi del Millennio che vennero fissati dieci anni fa e che ‘scadranno’ nel 2015. È questo l’appello, riportato da Misna, che il Consiglio Mondiale delle Chiesa ha lanciato alle Nazioni Unite, in vista di un vertice che si svolgerà a settembre per fare il punto sulla situazione. Helen Clark, del programma Onu per lo sviluppo, ha chiesto ai governi del mondo di accelerare la realizzazione dei progetti finalizzati al raggiungimento degli Obiettivi, tra i quali figurano lo sradicamento della povertà estrema e della fame, la lotta alle malattie, la promozione dell’istruzione primaria per tutti, la parità tra i sessi e l’autonomia delle donne. In particolare nell’appello si legge che, all’inizio della crisi economica, i governi sono stati capaci di risuscitare istituzioni finanziarie malate, “mentre le spese militari continuavano ad aumentare, raggiungendo nel 2008 il picco di 1464 miliardi di dollari”, come documentato dal rapporto 2010 dello Stockholm international peace reserach institute (Sipri). È necessario, alla luce dei fatti, smantellare questo sistema che privilegia le grandi banche e l’industria bellica piuttosto che l’emancipazione dei popoli dalla fame e dalla mancanza di alloggio, spesso avanzando la scusa dell’assenza di risorse, ma anche di valori e principi morali capaci di affermare la vita. (R.B.)


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     Vescovi cattolici russi: il crocifisso è "segno dell'eredità spirituale dell'Europa"

    ◊    I vescovi cattolici della Russia ricordano all’Europa cosa significa non permettere l’ostensione dei simboli religiosi tradizionali. Lo fanno in un nota diffusa in vista del ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo. “Comprendiamo – scrive mons. Joseph Werth, presidente della Conferenza dei vescovi cattolici russi – la situazione della libertà religiosa e del pluralismo in Europa. Tuttavia i simboli religiosi come la croce - riferisce l'agenzia Sir - sono il segno non solo della religione cristiana ma anche uno dei più importanti elementi dell’identità europea”. Poi facendo riferimento alla storia recente del Paese, il vescovo scrive: “Sappiamo molto bene cosa significa l’ostensione dei simboli religiosi tradizionali. In Russia durante il governo comunista si è giunti alla persecuzione di molti credenti e ad una follia morale della società. Siamo convinti che la presenza della croce e di altri simboli cristiani religiosi non significa alcuna preferenza per le confessioni cristiane. Il diritto alla libertà di religione non esclude l'accettazione spontanea o il mantenimento di simboli tradizionali cristiani in diversi Paesi europei a causa del loro alto valore sociale”. L’augurio dell’episcopato russo è che “il pluralismo e la libertà di coscienza non implichi restrizioni dei diritti di coloro che vogliono vivere in accordo con l'eredità spirituale e culturale del nostro continente”. (R.P.)


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     Vescovi ungheresi: il crocifisso è "simbolo di salvezza e libertà per tutti"

    ◊    Sul ricorso alla Corte europea di Strasburgo riguardo alla presenza dei simboli religioni nei luoghi pubblici scendono in campo anche i vescovi ungheresi. “La presenza dei simboli religiosi cristiani, in particolare della croce – scrive in una nota il cardinale Péter Erdő, arcivescovo di Esztergom-Budapest nonché presidente della Conferenza episcopale ungherese – non ha alcuna intenzione di escludere nessuno, esprime piuttosto una tradizione che tutti conoscono e in cui ciascuno può riconoscere un insieme di alti valori che incoraggiano il dialogo e spingono a mettersi a servizio dei sofferenti e dei bisognosi senza distinzione di fede, etnia o nazionalità”. Il simbolo della croce - riferisce l'agenzia Sir - è poi l’espressione massima della “salvezza comune e della libertà dell’umanità. Esso – spiega il cardinale Erdő - non impone una religione, ma esprime la più alta forma di altruismo e generosità nonché il più profondo atto di solidarietà offerto a tutti”. “Pertanto – prosegue la nota dell’arcivescovo - le società di tradizioni cristiane non dovrebbero rifiutare l’esposizione pubblica del loro simboli religiosi, in particolare nei luoghi in cui i loro bambini sono educati; altrimenti quelle società rischiano di fallire nel compito di trasmette alle future generazioni la loro stessa identità e valori”. Da qui, l’appello affinché in Europa “i simboli religiosi siano permessi dalla legge e per spontanea accettazione”. (R.P.)


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     I vescovi polacchi sul crocifisso: “La croce ci ricorda chi siamo”

    ◊    La croce ci ricorda chi siamo e dove andiamo: così i vescovi polacchi, al termine della 352esima sessione plenaria della Conferenza episcopale polacca sono entrati nel merito della questione dell’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici, molto dibattuta in Europa. “Le società di tradizione cristiana non devono temere di esporre il crocifisso nei luoghi pubblici come quelli dove studiano i bambini e i giovani – riporta il Sir – è necessario che il crocifisso rimanga nelle scuole, negli ospedali e negli uffici perché l’indipendenza della sfera religiosa e di quella laica deve essere rispettata anche nelle relazioni tra i vari Paesi e le istituzioni comunitarie”. “Il dialogo tra le religioni e le persone con diverse visioni del mondo - concludono i presuli – potrà proseguire solo nel rispetto della libertà religiosa, dei popoli e delle nazioni”. (R.B.)


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     Slovacchia: per i vescovi il crocifisso "non ha valore di esclusione per nessuno"

    ◊    “La presenza dei simboli religiosi cristiani, e in particolare della croce, che riflette il sentimento religioso dei cristiani di qualsiasi denominazione, non ha valore di esclusione per nessuno”. E’ quanto affermano in una nota, diffusa oggi e ripresa dall'agenzia Sir, i vescovi della Slovacchia che così intervengono in vista della decisione - il 30 giugno - della Corte europea dei diritti dell’uomo sulla questione dell‘esposizione dei simboli religiosi cristiani nelle scuole pubbliche. Il crocifisso, si legge, “esprime una tradizione che tutti conoscono e riconoscono nel suo alto valore spirituale, e come segno di un’identità aperta al dialogo, di sostegno a favore dei bisognosi e dei sofferenti, senza distinzione di fede, etnia o nazionalità”. “Nella cultura cristiana – sostengono i presuli slovacchi - la croce esprime la salvezza collettiva e la libertà del popolo. Non si traduce in un’imposizione della religione, ma esprime un altruismo supremo e una grande generosità e invita alla solidarietà verso tutti”. Per tale motivo “le società a tradizione cristiana non dovrebbero rifiutare l’esposizione pubblica dei simboli religiosi, soprattutto nelle scuole pubbliche, altrimenti viene indebolita la capacità di trasmettere alle future generazioni la consapevolezza del proprio valore e della propria identità”. Parere analogo era stato pronunciato nel dicembre scorso anche dal Consiglio nazionale della Repubblica Slovacca. (R.P.)


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     Austria: le misure contro gli abusi al centro della plenaria dei vescovi

    ◊    “Gli abusi sono il principale tema di discussione della Conferenza episcopale austriaca, riunita da oggi in Assemblea plenaria a Mariazell. I vescovi - riporta l'agenzia Sir - esamineranno un documento, elaborato da un gruppo diretto dal vicario generale di Vienna mons. Franz Schuster. Il testo fissa direttive chiare per la prevenzione e la gestione di casi di abusi sessuali e violenze. “L’obiettivo è standardizzare le procedure per tutta l’Austria", ha detto Paul Wuthe, responsabile per i media della Conferenza episcopale. I provvedimenti previsti realizzano una maggior collaborazione tra Chiesa e Stato. “Tutti coloro che operano nella Chiesa saranno ritenuti corresponsabili, ancora più che in passato, affinché nella Chiesa non si verifichino più abusi e violenze", ha aggiunto Wuthe. La plenaria dei vescovi austriaci si svolgerà per la prima volta insieme con quella della Conferenza episcopale slovena. I risultati delle assemblee verranno resi noti il 23 giugno dai rispettivi presidenti, cardinale Christoph Schönborn della Conferenza episcopale austriaca, e mons. Anton Stres della Conferenza episcopale slovena al termine degli incontri dei vescovi. Le plenarie si concluderanno nella stessa data con una Messa solenne presso la Basilica di Mariazell con la partecipazione dei vescovi due Paesi. (R.P.)


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     Il cardinale Sepe replica alle accuse: "Ho sempre agito con trasparenza per il bene della Chiesa"

    ◊    Una lettera, letta pubblicamente in conferenza stampa, per ribadire la “massima trasparenza” e l’ “unico obiettivo” del “bene della Chiesa” che hanno sempre orientato la sua condotta. Così il cardinale arcivescovo di Napoli si è espresso questa mattina davanti ai giornalisti convocati nella sala delle Conferenze al palazzo arcivescovile, in seguito all’iscrizione del porporato nel registro degli indagati da parte della Procura di Perugia che indaga sul G8. Il porporato ha replicato in modo puntale e dettagliato ai tre addebiti mossi contro di lui dalla Procura perugina, assicurando di “avere sempre agito secondo coscienza” e di voler andare avanti con serenità e fiducia. (A.D.C.)


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     Messico: la Chiesa denuncia la violenza che blocca la vita politica del Paese

    ◊    L’arcidiocesi di Mexico, attraverso i suoi organi d’informazione, denuncia la continua violenza che sta subendo il Paese e che a momenti riesce a bloccare completamente la vita politica della comunità. In un comunicato della Siame (Sistema Informativo de la Arquidiocesis de Mexico), arrivato all’agenzia Fides, si afferma in tono preoccupato: “Siamo arrivati al limite quando vediamo che sono i criminali a controllare i quartieri di alcune città e la loro minaccia spaventa perfino le autorità che decidono di ridurre i loro doveri per la paura. Interi territori come Nayarit, Durango, Tamaulipas, Chihuahua, Guerrero vivono in condizioni di incertezza; ci sono autostrade e strade in Michoacan, Sinaloa, Nuevo Leon e Tamaulipas dove la criminalità organizzata si permette di avere i propri punti di controllo per l'incapacità delle autorità”. La denuncia della Chiesa vuole essere una voce che si leva per fermare tutta questa violenza. “Il livello di insicurezza che abbiamo raggiunto - si legge nel testo – ci presenta una società in decomposizione profonda dei suoi valori, del suo tessuto sociale e familiare, ma presenta anche l'indolenza di molte autorità che non adempiono alle proprie responsabilità”. Ci sono dati che veramente spaventano: 85 omicidi della criminalità organizzata in un solo giorno, venerdì 11 giugno, o l'esecuzione di 12 membri della polizia federale in Michoacan, o l'atto inumano di sparare solo per il gusto di uccidere in un centro di riabilitazione che ha lasciato 29 morti. La malavita impone la propria legge anche alla polizia, “o perché la supera nelle armi e nelle strategie, o perché la minaccia e la corrompe. Siamo arrivati all'estremo di non trascurare la possibilità che i delinquenti possano esercitare il loro potere politico nelle prossime elezioni statali, non solo imponendo i candidati in modo di assicurarsi finanziamenti o posizioni politiche, ma anche arrivando ad impedire la realizzazione della stesse elezioni e a negare il diritto dei cittadini a scegliere il candidato politico che ritengono giusto”. Diversi Stati del Messico sono chiamati alle urne il prossimo 4 luglio. Questa opportunità di partecipare attivamente nella vita politica del paese è stata incoraggiata da vescovi e sacerdoti. La Conferenza episcopale del Messico ha pubblicato un documento per incoraggiare tutti i cattolici nella costruzione di un Messico più giusto, meno violento e in pace. (R.P.)


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     Cile: convalescente in ospedale il sacerdote accoltellato durante la Messa

    ◊    E’ stato operato ed è ancora convalescente in ospedale il parroco che ha ricevuto una coltellata al collo mentre distribuiva la comunione, durante la Messa vespertina di venerdì scorso. Secondo il comunicato firmato da mons. Cristián Caro Corsero, arcivescovo di Puerto Montt e diffuso dall’arcidiocesi, di cui è pervenuta copia all’agenzia Fides, padre José Francisco Nuñez Calisto, parroco di San Michele Arcangelo di Calbuco (che si trova a circa 50 km a sud ovest di Puerto Montt), è stato aggredito con una coltellata nel collo nel pomeriggio di venerdì, mentre distribuiva la Santa Comunione durante la Messa nella sua parrocchia. Ha subito un intervento chirurgico la stessa sera dell’aggressione ed ora è convalescente presso l'Ospedale Base di Puerto Montt. “Ringrazio tutti coloro che ci hanno accompagnato - scrive l’arcivescovo - e soprattutto il personale medico e degli ospedali Calbuco e Puerto Montt, che hanno assistito con grande sollecitudine padre Francisco. L'arcidiocesi di Puerto Montt dovrà intervenire nel processo contro l'aggressore, che è stato fermato immediatamente. Preghiamo anche per lui”. Il testo si conclude chiedendo alla Madonna di intercedere per tutti i malati. (R.P.)


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     Bangladesh: l'importanza per la Chiesa dell'Anno Sacerdotale

    ◊    L’Anno sacedotale è stato l’occasione per “esporre un tesoro nascosto alla gente e alla Chiesa”. Lo afferma mons. Paulinus Costa, arcivescovo di Dhaka, che ha sottolineato l’importanza “che ha avuto per la Chiesa e per tutti noi” l’anno appena trascorso indetto dal Papa. I pastori del Bangladesh hanno condiviso la propria esperienza, ricomprendendo la bellezza di “prendere parte all’amore di Cristo come ministri scelti da Dio”. Numerosi incontri e seminari, organizzati per l’Anno Sacerdotale, hanno permesso di affrontare le tematiche della formazione dei sacerdoti. Padre Emil Moraes ha dichiarato ad AsiaNews che “è stato un'occasione per condividere con tutti la mia esperienza di padre. In uno dei miei frequenti viaggi in tutto il Paese” ha raccontato, “ho incontrato diversi musulmani che mi chiedevano quanti figli avessi. Io rispondevo di averne più di 5mila e loro rimanevano stupefatti”. Riassumendo il pensiero di centinaia di sacerdoti, ha continuato affermando: “Ho dato via tutto ciò che era mio, e ho accettato coloro che non erano miei e adesso sono la mia gente. Io sono il loro pastore perché sono ministro di Dio”. Anthony, un giovane cattolico, ha detto di essere rimasto davvero sorpreso nel vedere come “i sacerdoti ci amano e lavorano per noi, dandoci tutto ciò che hanno. Anch’io voglio ascoltare la chiamata di Dio e spero di diventare prete in futuro. Sto pregando per questo”. L’Anno sacerdotale si è concluso il 18 giugno a Dhaka con la messa nella chiesa del Santo rosario e con l’incontro “Sacerdozio e opera missionaria”, al quale hanno partecipato centinaia di preti, più di 50 suore e 500 fedeli. (R.P.)


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     Ghana: vittime per alluvioni ed esondazioni. Molte zone isolate

    ◊    È di almeno 11 vittime, inclusi quattro bambini, il bilancio ancora parziale delle forti piogge cadute ieri su varie zone del Ghana, soprattutto nel sud del Paese, che sembrano aver provocato gravi danni. Lo riferiscono stamani i principali quotidiani ghanesi, ripresi dall'agenzia Misna, precisando che il bilancio è stato diffuso dall’Organismo per la prevenzione dei disastri nazionali (Nadmo) che ha già provveduto al riconoscimento dei corpi da parte dei familiari. Le vittime si sono verificate quasi tutte nella zona ad ovest di Accra, capitale del Ghana, dove le forti piogge hanno provocato l’esondazione di una diga, con l’acqua che ha travolto le abitazioni delle zone di Tema e Ashaiman. Il timore delle autorità ghanesi è che il bilancio finale possa aggravarsi notevolmente, viste le notizie che stanno arrivando soprattutto dal sud del Paese. Secondo i media, i resoconti provenienti dalle regioni Eastern, Central e Volta riferiscono di vaste aree inondate e numerose comunità isolate, con molti villaggi in cui la popolazione è stata costretta a passare la notte sui tetti. Il Ghana soffre ogni anno di alluvioni ed esondazioni, ma secondo i media locali quelle delle ultime ore sono le peggiori della storia recente. (R.P.)


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     Sudan: il vescovo emerito di Torit esorta i sud sudanesi all’unità e alla pace

    ◊    “Un architetto dello sviluppo e un eroe della popolazione dell’Equatoria orientale e dell’intero Sud Sudan”. Così il governatore dello Stato dell’Equatoria orientale (Sudan meridionale), Louis Lobong, ha definito mons. Paride Taban, vescovo emerito di Torit. Mons. Taban si è incontrato con il neo-eletto governatore, accompagnato da una delegazione composta da alcuni sacerdoti. Il vescovo emerito di Torit ha invitato la popolazione sud sudanese a rimanere unita e a operare per la pace in vista del referendum del 2011, con il quale la popolazione locale sarà chiamata a decidere se il sud Sudan diventerà uno Stato indipendente o rimarrà unito al resto del Paese. Il governatore ha sottolineato che la sua amministrazione intende collaborare con la Chiesa per aiutare la popolazione a superare il difficile momento che sta vivendo. Il governatore ha inoltre ricordato il lavoro svolto dal vescovo emerito durante la guerra civile per aiutare le diverse comunità dello Stato, soccorrendole e creando scuole e centri sanitari. Mons. Taban ha affermato di essere fiducioso sul futuro del Paese: “il Sudan non ricadrà nella guerra né ora né dopo il referendum per determinare il futuro dei sud sudanesi”. L’opera di pace della Chiesa è tanto più necessaria nel momento in cui continuano a giungere dal sud Sudan notizie di scontri e proclami minacciosi da parte del leader di una fazione ribelle dell’Spla (Sudan’s People Liberation Army), l’ex movimento di guerriglia che, dopo gli accordi di pace del 2005, governa il sud Sudan. George Athor, questo il nome del leader dissidente, afferma che i suoi uomini si sono ripetutamente scontrati con i soldati dell’Spla. Il governo locale nega che siano avvenuti nuovi scontri dopo quelli tra i suoi soldati e quelli di Athor del 15 giugno nello Stato di Jonglei, ricco di petrolio. Un’altra area di crisi è quella di Abyei, al confine tra nord e sud Sudan, la cui popolazione verrà chiamata a votare per un referendum distinto da quello del Sudan meridionale, per decidere se il suo territorio farà parte del settentrione o del meridione del Paese. Abyei possiede ricchi giacimenti di petrolio; la sua appartenenza al Sudan meridionale accrescerebbe dunque il potenziale petrolifero del sud, a detrimento del nord che, in caso di indipendenza del meridione, perderebbe la sua più importante fonte di reddito. Visti gli interessi in gioco, sono comprensibili gli appelli e gli sforzi della Chiesa e di altri perché la situazione rimanga calma. La popolazione sicuramente desidera la pace, perché non vuole subire gli orrori sperimentati dai precedenti 25 anni di guerra. (R.P.)


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     Deutsche Welle Global Media Forum 2010 sui cambiamenti climatici

    ◊    “La sfida maggiore del nostro mondo è costituita senza dubbio dal cambiamento climatico. La frattura tra quel che sappiamo e quanto dobbiamo fare, dev’essere colmata e questo è un bisogno urgente. In questo contesto, i mezzi di comunicazione hanno un ruolo cruciale nello sviluppare una certa consapevolezza della situazione e soprattutto nel promuovere quanto può e dev’essere fatto”. Per questa ragione, il Deutsche Welle Global Media Forum 2010, ossia la stampa tedesca, ha portato in giro per tre giorni nella città di Bonn oltre 1300 tra giornalisti, scienziati, specialisti delle forze di pace in zone di conflitti e guerre, esperti dell’industria energetica, uomini politici e rappresentanti internazionali, esponenti di organizzazioni governative per discutere come organizzare azioni individuali o collettive intese a guidare il mondo lontano da un futuro catastrofico, e quindi verso una genuina sostenibilità. Tra le varie forme promosse per combattere il riscaldamento globale, verranno esaminati durante i tre giorni del convegno mondiale, il riadattamento a nuove condizioni atmosferiche, la mitigazione degli effetti del cambiamento climatico, la trasformazione di una società troppo dipendente da risorse del sottosuolo verso nuove fonti di energia, l’educazione della gente alle sfide che i cambiamenti climatici comportano. Tutto questo richiede un cambiamento radicale di atteggiamenti e stili di vita, sia a livello individuale, sia a livello politico e sociale; richiede anche conoscenza e consapevolezza di questi fatti, profondamente plasmati dai mezzi di comunicazione. (Da Bonn, Enzo Farinella)


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     Premio Colomba d’oro al giovane di Sant’Egidio ucciso in Salvador

    ◊    In occasione del 25esimo anniversario del prestigioso Premio giornalistico Archivio disarmo per la pace Colombe d’oro, la giuria del riconoscimento, presieduta dal Nobel Rita Levi Montalcini, ha deciso di assegnare un riconoscimento speciale alla memoria di William Alfredo Quijano Zetino, della Comunità di Sant’Egidio. Il giovane è stato ucciso 10 mesi fa all’età di 21 anni in un quartiere periferico di San Salvador da alcuni membri di una 'mara'. Le 'maras' sono bande criminali formate da adolescenti, poco più che bambini, latini immigrati illegalmente negli Stati Uniti e poi rimpatriati nei Paesi dell’America centrale. Nell’area, almeno 100mila ragazzi ne fanno parte. Il premio sarà ritirato dalla madre Janeth Marlene Zetino nella cerimonia che si svolgerà giovedì 24 giugno al Museo nazionale delle arti del XXI secolo, Maxxi di Roma. Le altre Colombe d’oro andranno al corrispondente di guerra della Stampa, Mimmo Candito, al fondatore di Fortress Europe, Gabriele Del Grande e all’etologa Jane Goodall. (R.B.)


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    24 Ore nel Mondo



     Ancora morti in Iraq: attentati soprattutto contro attività finanziarie

    ◊    Non si ferma l’ondata di attacchi terroristici contro istituzioni e attività finanziarie in Iraq. Ieri, un sanguinoso duplice attentato contro la "Iraqi Trade Bank" di Baghdad ha provocato la morte di oltre 30 persone. Secondo le prime ricostruzioni, non sarebbe stato rubato denaro. Soltanto una settimana prima era stata attaccata la Banca centrale nella capitale. Oggi un kamikaze è entrato in azione nella cittadina di Shirqat, nel nord del Paese, uccidendo 8 persone. Sulla situazione irachena, Giada Aquilino ha intervistato Alessandro Colombo, docente di Relazioni internazionali all’Università degli Studi di Milano:

     

    R. – È un momento naturalmente molto delicato, che purtroppo si temeva da diversi mesi. Sono almeno due le ragioni che rendono complesso il processo di transizione in Iraq. Da un lato, c’è lo stallo politico che è risultato dalle elezioni di qualche settimana fa: l’Iraq non ha ancora sostanzialmente un governo uscito da quel processo elettorale e ha al contrario un aggravamento continuo dei rapporti tra i due principali blocchi. Dall’altro lato, c’è l’avvicinarsi del ritiro americano dal Paese, anche se non totale. Queste due cose rendono il processo di transizione particolarmente vulnerabile ed è possibile che proprio in questa vulnerabilità si stia inserendo un tentativo di rialzare il livello della tensione.

     

    D. – La guerriglia potrebbe essere in un momento di riorganizzazione?

     

    R. – C’è un segnale di aggravamento delle tensioni interne, che è ciò di cui qualunque guerriglia, in qualunque contesto, vive. Quindi, è questo l’elemento fondamentale. Direi che negli ultimi mesi si sia equivocato sul significato della guerriglia e della controguerriglia. Come è ovvio la guerriglia non si combatte sul terreno strettamente militare, ma sul terreno politico. E sul terreno politico oggi la transizione è diventata molto più complessa di quanto non potesse apparire, anche un pò ingenuamente, qualche mese fa.

     

    D. – L’anno scorso a luglio era stata attaccata una banca molto importante in Iraq, la Rafidayn. Ora di nuovo gli istituti di credito sono nel mirino della guerriglia. Alcuni analisti parlano di un tentativo di autofinanziamento del terrorismo qaedista. Potrebbe essere possibile?

     

    R. – Assolutamente sì. Il terrorismo e l’insurrezione hanno bisogno ovviamente, oltre che di sostegno popolare, anche di denaro. Non hanno grandi finanziatori all’esterno e quindi il finanziamento non può che essere un autofinanziamento. Quindi, questa sicuramente è una componente. L’altra componente è naturalmente il fatto che colpire le istituzioni finanziarie significa colpire uno dei motori inevitabili dello sviluppo. 

     

    Obama incontrerà Netanyahu alla Casa Bianca

    Gli Stati Uniti hanno espresso soddisfazione per la decisione di Israele di alleggerire l'embargo nei confronti di Gaza. Di qui l'annuncio che il premier israeliano Netanyahu incontrerà il presidente Obama il prossimo 6 luglio alla Casa Bianca. Il colloquio tra Obama e Netanyahu era stato fissato per il primo giugno scorso, ma il sanguinoso blitz israeliano contro la flottiglia filo-palestinese diretta a Gaza, costato la vita a nove persone, aveva costretto il premier israeliano a ritornare precipitosamente in patria mentre era già in viaggio in Canada. La decisione israeliana di allentare il blocco di Gaza “è molto incoraggiante” anche per l'Alto rappresentante della Ue, Catherine Ashton. “Rappresenta un avanzamento significativo e, una volta attuato, consentirà un miglioramento della vita dei cittadini di Gaza”, afferma in una dichiarazione. Il capo della diplomazia Ue auspica che ora venga liberato il soldato israeliano Gilad Shalit, rapito quattro anni da gruppi di Hamas nella Striscia di Gaza.

     

    L’Iran mette il veto su due ispettori dell’Aiea, ma non nega le ispezioni

    L'Iran ha deciso di negare l'entrata nel Paese a due ispettori dell'Agenzia internazionale per l'energia atomica (Aiea), chiedendo all’organismo delle Nazioni Unite di nominarne altri due al loro posto per le prossime ispezioni. Lo ha reso noto il capo dell'Organizzazione per l'energia atomica iraniana, Ali Akbar Salehi, citato dall'agenzia Isna, lamentando che i rapporti dei due ispettori erano “non rispondenti alla realta”'. Anche se l'episodio appare come un ulteriore segnale di una tensione crescente nel braccio di ferro sul nucleare iraniano, dopo ulteriori sanzioni imposte all'Iran dal Consiglio di Sicurezza dell'Onu il 9 giugno scorso, Salehi non ha fatto alcun cenno alla possibilità che Teheran decida di mettere fine alle ispezioni ai suoi impianti. Il capo del programma iraniano ha anzi sottolineato che la Repubblica islamica intende continuare ad agire “nell'ambito del Trattato di non proliferazione nucleare” (Tnp).

     

    Bombardamenti nel nord ovest del Pakistan: almeno 20 talebani uccisi

    Almeno 20 presunti militanti talebani sono stati uccisi in bombardamenti avvenuti ieri nelle regioni tribali di Orakzai e di Mohmand, nel nord ovest del Pakistan. Lo riferisce il canale televisivo pakistano Dawn Tv, che cita fonti militari. I raid hanno distrutto quattro covi degli integralisti. Sempre in un attacco aereo, sono morti quattro civili, tra cui due donne, colpite da una bomba che ha distrutto la loro casa. L'aviazione pachistana ha condotto diverse operazioni contro presunte basi dei militanti nella zona vicino al confine afhano. I media pachistani riportano anche dell'uccisione di un capo talebano, identificato come Abid Afridi, e di altri tre militanti del gruppo Tehrik-e-Taliban Pakistan (Ttp) a causa dell'esplosione di un ordigno che stavano confezionando.

     

    Si rafforza il fondamentalismo in Somalia: la barba diventa legge a Mogadiscio

    I ribelli del Partito islamico somalo, che controllano parte di Mogadiscio, hanno reso noto di aver istituito l'obbligo per gli uomini della città di lasciare crescere la barba e di accorciare i baffi, come vuole la tradizione islamica salafita. Il gruppo estremista islamico, guidato dallo sceicco Hasan Daher Aweys, è lo stesso che lo scorso aprile ha ordinato alle radio private locali di non trasmettere più alcun tipo di musica. Il servizio di Michela Altoviti:

     

    ''A partire da oggi gli uomini devono lasciarsi crescere la barba, chiunque non rispetterà questa regola ne subirà le conseguenze''. E’ quanto ha ordinato Mohamed Farah, uno dei capi del movimento di insorti islamici somali Hezb al-Islam. Nel corso di una conferenza stampa a Mogadiscio, Farah ha affermato: ''Farsi crescere la barba è un dovere morale, ordinato dal nostro profeta Maometto e noi dobbiamo difendere questa pratica religiosa''. "Abbiamo imposto la barba agli uomini - ha spiegato lo sceicco Farah - perché in precedenza avevamo imposto alle donne di indossare il velo. Chi non rispetterà questo dettame sarà punito". Un analogo ordine riguardante le barbe era già stato imposto mesi fa da un altro gruppo di ribelli musulmani, gli Shebab, che si rifanno ad Al Qaeda. I due gruppi estremisti controllano il centro sud della Somalia e la maggior parte dei quartieri di Mogadiscio dove hanno imposto regole assai severe in nome di un'interpretazione fondamentalista dell'Islam. Da mesi i gruppi fondamentalisti hanno introdotto la sharia, la legge islamica, nella sua versione più intransigente, bandendo gli infedeli e in generale gli occidentali dal Paese, attuando rapimenti, assassini e seminando terrore. In particolare gli Shebab, che dispongono persino di una polizia religiosa, impongono come punizioni amputazioni, lapidazioni ed esecuzioni capitali. 

     

    Usa e Russia esprimono inquietudine per le tensioni in Kirghizistan

    Nel corso di un colloquio telefonico, il segretario di Stato americano Hillary Clinton e il suo collega russo Serghiei Lavrov hanno condiviso “inquietudine” per la situazione nel Kirghizistan. Violenti scontri etnici sono in corso da giorni nel sud dell’ex Paese sovietico tra uzbeki e kirghizi. Nelle ultime ore almeno due persone sono rimaste uccise e 17 ferite in un villaggio nei pressi di Osh abitato da uzbeki. Secondo alcuni osservatori locali, le violenze vogliono essere una provocazione in vista del referendum del 27 giugno sulla nuova Costituzione. Infatti, molti clan locali temono che la Costituzione riduca il loro potere. Le tensioni nel Paese preoccupano gli Usa perché il Kirghizistan è un alleato chiave per la guerra in Afghanistan, per la presenza di una importante base aerea americana alla periferia della capitale.

     

    In Polonia, sarà ballottaggio: al momento in testa Komorowski

    In Polonia, dopo il voto di ieri si andrà al ballottaggio. Stasera verranno resi noti i risultati definitivi, ma è certo che si sfideranno il liberale Komorowski e il conservatore Kaczynski. Il servizio di Giuseppe D’Amato:  

     

    Nessuno dei 10 candidati in lizza in Polonia è riuscito a superare la soglia del 50% al primo turno. Il liberale Bronislaw Komorowski ed il conservatore Jaroslaw Kaczynski andranno così al ballottaggio il 4 luglio prossimo. Il primo ha ottenuto ieri il 41,2% delle preferenze, il secondo il 36,7. Terzo è giunto il socialdemocratico Grzegorz Napieralski con il 13,7%. L’affluenza alle urne si è attestata al 54,85%. I sondaggi della vigilia assegnavano a Komorowski molti più punti di vantaggio sul gemello del presidente Lech Kaczynski, tragicamente scomparso nell’incidente aereo di Smolensk il 10 aprile scorso. La Polonia, uscita da questo turno, è letteralmente divisa in due: le regioni occidentali hanno dato il loro voto al liberale di “Piattaforma civica”, mentre quelle centro-orientali al conservatore di “Legge e Giustizia”. Secondo numerosi osservatori il ballottaggio è aperto e sarà un lungo testa a testa, come avvenne nel 2005 tra il defunto Lech Kaczynski e l’attuale premier Donald Tusk. I toni dimessi - per il disastro di Smolensk e per le recenti gravi inondazioni – sono stati la caratteristica principale di questa consultazione. Bronislaw Komorowski, alleato di Tusk, è un cattolico liberale, padre di 5 figli, speaker della Camera bassa del Parlamento. È favorevole ad una marcia più rapida delle riforme. L’euroscettico Jaroslaw Kaczynski, già premier per due anni, gode invece delle simpatie della componente più conservatrice tra i cattolici polacchi e spinge per riforme più lente. 

     

    Nuovi scioperi in Grecia

    Ricominciano gli scioperi settoriali e generali in Grecia contro il piano di austerità e contro la riforma pensionistica attesa per questa settimana in Parlamento. Il sindacato comunista Pame ha convocato per mercoledì uno sciopero nazionale di 24 ore e la sua leader Aleka Papariga si è rivolta persino al capo dello Stato Karolos Papoulias, dal quale viene ricevuta oggi, per tentare di fermare il piano pensioni e decreti presidenziali che riguardano la riforma del lavoro. Lo sciopero del Pame avrà effetti parziali sul funzionamento dei trasporti. Il 29 giugno sciopero generale invece dei grandi sindacati del settore pubblico, Adedy, e privato, Gsee, con manifestazioni nelle principali città cui si potrà aggiungere anche il Pame e che paralizzeranno verosimilmente l'intero Paese. Da domani, cominciano peraltro interruzioni di lavoro dei dipendenti delle Ferrovie (Ose) che dureranno sino a giovedì con effetti importanti sui collegamenti nazionali. I lavoratori della metropolitana che hanno interrotto il quarto giorno di sciopero, oggi, in attesa di colloqui, domani, col governo per il licenziamento di 285 dipendenti, potrebbero in caso di mancato accordo riprendere la protesta nei prossimi giorni.

     

    Il conservatore Santos presidente della Colombia

    Juan Manuel Santos è il nuovo presidente della Colombia: il "delfino" del capo dello Stato uscente Alvaro Uribe ha battuto con un forte distacco il rivale al ballottaggio il "verde" moderato Antanas Mockus. In una giornata caratterizzata da un forte astensionismo e da episodi di violenza tra le forze della sicurezza e la guerriglia, con un bilancio di dieci morti, i colombiani hanno quindi premiato, come ampiamente previsto, il 58.enne Santos. La maggioranza degli elettori ha scelto la continuità rappresentata dal'esperienza del candidato della destra, a fronte del cambiamento al quale puntava Mockus, che al primo turno, lo scorso 20 maggio, aveva ottenuto meno della metà dei voti del rivale.

     

    In Cina tragedia in una miniera mentre il maltempo continua a mietere vittime

    Un’esplosione in una miniera ad Henan nella parte centrale della Cina ha causato la morte di almeno 46 persone, mentre 26 minatori sono riusciti a mettersi in salvo. Intanto, cresce il numero delle vittime delle piogge e delle inondazioni che hanno interessato il sud della Cina la scorsa settimana. Almeno 175 persone sono morte, mentre 107 sono date per disperse. Un milione di persone a rischio sono inoltre state evacuate dalle loro abitazioni. Le province più colpite sono quelle meridionali del Fujian, Guangdong, Sichuan, Guizhou e Guangxi. Dal canto suo, il Dipartimento per la prevenzione dei disastri naturali del governo di Pechino ha affermato che il maltempo è destinato a proseguire nei prossimi giorni.

     

    Terremoto in Papua Nuova Guinea: 17 vittime

    Almeno 17 persone sono rimaste uccise a seguito del terremoto di magnitudo 7,1 che ha colpito mercoledì scorso alcune isole al largo di Papua Nuova Guinea, Stato indipendente sull'Oceano Pacifico. Il sisma ha lasciato 4.600 persone senza tetto e ha danneggiato circa 2.560 abitazioni. (Panoramica internazionale a cura di Fausta Speranza) 

     

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 172

     

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