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Sommario del 19/06/2010

Il Papa e la Santa Sede

  • Benedetto XVI ai vescovi brasiliani della Regione Leste 2: aiutate i vostri fedeli a vivere la gioia della fede nel Signore
  • Altre udienze e nomina
  • Cordoglio di Benedetto XVI per le vittime del maltempo in Francia
  • Il Papa nomina il cardinale Errázuriz Ossa inviato speciale alla celebrazione del centenario della diocesi di Catamarca in Argentina
  • Editoriale di padre Lombardi sulla marea nera: supertecnologie impotenti, il disastro è una lezione di umiltà
  • Il cardinale Ortega sulla visita di mons. Mamberti a Cuba: un appoggio importante da Roma per la nostra Chiesa
  • Mons. Marchetto al Consiglio nazionale forense: la religione terreno comune per favorire i rapporti nel mondo globalizzato
  • Precisazione del direttore della Sala Stampa Vaticana sulla vicenda di mons. Juliusz Paetz
  • Oggi su "L'Osservatore Romano"
  • Oggi in Primo Piano

  • Il debito estero dei Paesi poveri, quando la cancellazione è marginale o fittizia. Il parere di Riccardo Moro
  • L'appello delle Caritas del Mediterraneo all'Europa a non alzare barriere in nord Africa contro i migranti
  • Il seminario dell'Azione Cattolica e della Fuci in preparazione alla Settimana sociale italiana. Intervista con Marco Iasevoli
  • La Chiesa e il calcio, binomio consolidato: la riflessione di Edio Costantini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport
  • Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della domenica
  • Chiesa e Società

  • Colombia: alle presidenziali la Chiesa esorta a “votare liberamente e responsabilmente”
  • Forum sugli sfollati interni della Colombia che superano i 15 milioni
  • Seminario del Celam per combattere la corruzione in America latina
  • Pakistan: parlamentari minacciati e ostaggio degli estremisti per la legge sulla blasfemia
  • Filippine: 'no' dei vescovi ad un nuovo programma di educazione sessuale proposto dal governo
  • Vescovi USA: il nuovo farmaco Ulipristal è una vera e propria pillola abortiva
  • I vescovi sloveni sul crocifisso: “È simbolo di libertà”
  • Unione Europea: cresce la risposta alle domande di asilo dei rifugiati
  • In Africa è allarme morbillo
  • Kenya: i risultati di un sondaggio sulla crisi del matrimonio
  • L’America centrale è la prima regione completamente sminata
  • Bolivia: lunedì al via il I Congresso missionario nazionale per seminaristi
  • Isole Papua: il terremoto ha colpito anche le chiese locali
  • I cristiani in Irlanda del Nord per il credito solidale
  • La Chiesa in Spagna è la più grande realtà assistenziale
  • Nasce la Comunione mondiale delle Chiese riformate
  • Aperte le iscrizioni per la Giornata della Gioventù di Taiwan
  • 24 Ore nel Mondo

  • In Kirghizistan si teme la ripresa degli scontri. Appello dell’Onu: servono 71 milioni di dollari per fronteggiare l’emergenza umanitaria
  • Il Papa e la Santa Sede



     Benedetto XVI ai vescovi brasiliani della Regione Leste 2: aiutate i vostri fedeli a vivere la gioia della fede nel Signore

    ◊    Benedetto XVI ha ricevuto, stamani in udienza, un gruppo di vescovi brasiliani della regione Leste 2, in visita ad Limina. Il Papa ha esortato i presuli ad aiutare i propri fedeli a scoprire e vivere la gioia della fede. Quindi, ha messo l’accento sull’importanza della comunione tra i fedeli e i propri pastori. L’indirizzo d’omaggio al Papa è stato rivolto da mons. Walmor Oliveira de Azevedo, arcivescovo di Belo Horizonte e presidente della Regione Leste 2 della Conferenza episcopale brasiliana. Il servizio di Alessandro Gisotti:

     

    Benedetto XVI ha accolto con grande affetto i presuli della regione Leste 2, sottolineando l’importanza del “vincolo di unità, carità e pace” che lega il Papa ai vescovi. Si è così soffermato sui tre compiti essenziali dei pastori e cioè insegnare, santificare e governare il popolo di Dio. Innanzitutto, ha sottolineato che in quanto maestri e dottori della fede, i vescovi sono chiamati ad insegnare con coraggio la verità, presentandola nella sua forma autentica:

     

    “A Igreja tem a grande tarefa…”

    “La Chiesa – ha detto il Papa, richiamando il suo Discorso alla Conferenza di Aparecida del 2007 – ha il grande compito di custodire ed alimentare la fede del Popolo di Dio, e ricordare anche ai fedeli” che, “in virtù del loro Battesimo, sono chiamati ad essere discepoli e missionari di Gesù Cristo”. Al contempo, ha invitato i pastori ad aiutare i fedeli “a scoprire la gioia della fede”, la gioia di sentirsi amati personalmente da Dio. Credere, ha proseguito, “consiste innanzitutto nell’abbandonarsi a Dio che ci conosce ed ama personalmente”. Il Papa ha auspicato perciò che i vescovi brasiliani sappiano infondere nel loro popolo la fiducia nel Signore, assicurando che la fede sia sempre “custodita, difesa e trasmessa nella sua purezza e integrità”. Ha così messo l’accento sull’importanza fondamentale per i vescovi della celebrazione dei Sacramenti e in particolare dell’Eucaristia:

     

    “O munus de santificar que recebeste…”

    “Il compito di santificare che avete ricevuto”, ha affermato, vi spinge ad essere “promotori e animatori di preghiera nella città umana, frequentemente agitata, rumorosa e dimentica di Dio”. C’è bisogno di creare “luoghi e occasioni di preghiera”, è stata la sua esortazione, dove si possa ascoltare Dio e vivere l’esperienza dell’incontro con Gesù Cristo. Infine, ha rivolto il pensiero al compito di guida del popolo cristiano, che richiede ai vescovi di promuovere la partecipazione di tutti i fedeli all’edificazione della Chiesa:

     

    “Em virtude do munus de governar…”

    “In virtù del compito del governo – ha affermato – il vescovo è chiamato ad amministrare e disciplinare la vita del popolo di Dio” attraverso regole, direttrici e suggerimenti. E’ questa una funzione importante, affinché la comunità diocesana permanga unita nel suo interno e cammini in una sincera comunione di fede, amore e disciplina con il vescovo di Roma e con tutta la Chiesa. Il governo del vescovo, ha concluso, “sarà pastoralmente efficace” se poggerà “su un'autorevolezza morale, data dalla sua santità di vita”. Sarà questa, infatti, “a disporre gli animi ad accogliere il Vangelo da lui annunciato nella sua Chiesa, come anche le norme da lui fissate per il bene del Popolo di Dio”.


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     Altre udienze e nomina

    ◊    Benedetto XVI ha ricevuto nel corso della mattinata, in successive udienze, il cardinale Giovanni Battista Re, prefetto della Congregazione per i Vescovi, e l’arcivescovo Velasio De Paolis, presidente della Prefettura degli Affari Economici della Santa Sede.



    In Lettonia, il Papa ha accettato la rinuncia al governo pastorale dell’arcidiocesi metropolitana di Riga, presentata per raggiunti limiti di età dal cardinale Jānis Pujats. Al suo posto, ha nominato il sacrdote Zbigņev Stankevičs, finora direttore spirituale del Seminario e direttore dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Riga. Il neo presule, 55 anni, è diplomato ingegnere dei Sistemi automatizzati di controllo presso l’Istituto Politecnico Universitario di Riga e per 12 anni ha lavorato, prima presso un centro navale e poi presso una banca. In quel periodo, è stato Vicepresidente dell’“Unione Polacca della Lettonia”. Entrato nel 1990 nel Seminario di Lublino, in Polonia, ha compiuto gli studi filosofici e teologici presso l’Università Cattolica di Lublino, conseguendovi nel 1996 il Master in Teologia. Ordinato sacerdote, ha ricoperto gli incarichi di vicario parrocchiale, cappellano delle Suore Missionarie della Carità, assistente della Comunità carismatica “Effata”, direttore spirituale del Seminario Maggiore di Riga. Ha perfezionato gli studi a Roma, presso la Pontificia Università Lateranense, dove ha conseguito la Licenza e il Dottorato summa cum laude in Teologia Fondamentale. Parla il lituano, il russo, il polacco, l’italiano e l’inglese; conosce il francese e il tedesco.


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     Cordoglio di Benedetto XVI per le vittime del maltempo in Francia

    ◊    Profondo dolore di Benedetto XVI per le vittime del maltempo, che nei giorni scorsi ha colpito il sudest della Francia, causando la morte di almeno 25 persone. In un telegramma indirizzato al cardinale arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, presidente dell’episcopato francese, a firma del cardinale segretario di Stato, Tarcisio Bertone, il Papa esprime vicinanza a quanti sono stati colpiti da tale tragedia. Il Papa assicura le sue preghiere per quanti sono morti a causa del maltempo ed auspica che un’autentica solidarietà permetta ai familiari delle vittime di trovare un sostegno fraterno ed un aiuto adeguato alla situazione.


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     Il Papa nomina il cardinale Errázuriz Ossa inviato speciale alla celebrazione del centenario della diocesi di Catamarca in Argentina

    ◊    Benedetto XVI ha nominato il cardinale Francisco Javier Errázuriz Ossa, arcivescovo di Santiago del Cile, come suo inviato speciale alla celebrazione del centenario della diocesi di Catamarca, in Argentina, che avrà luogo il prossimo 21 agosto 2010.


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     Editoriale di padre Lombardi sulla marea nera: supertecnologie impotenti, il disastro è una lezione di umiltà

    ◊    "Esprimiamo il nostro sostegno nella preghiera per le famiglie e le persone le cui vite e cui mezzi di sussistenza sono stati così negativamente condizionati dalla marea che contamina ogni giorno l'acqua, le spiagge e la creazione di Dio nella zona del Golfo del Messico". E' un brano del messaggio di solidarietà che i vescovi degli Stati Uniti hanno indirizzato alle popolazioni colpite dalla cosiddetta "marea nera", che ha causato il peggior disastro ambientale della storia del Paese. Un disastro che porta a riflettere sulle responsabilità dell'uomo, come sottolinea in questo editoriale il nostro direttore generale, padre Federico Lombardi:

     

    Sono ormai due mesi che un fiume di petrolio si riversa nel Golfo del Messico dalla perforazione del fondale rimasta aperta dopo l'esplosione di una piattaforma della Bp. Le dimensioni del disastro sono difficilmente calcolabili, ma sono certamente enormi e continuano ad allargarsi. Vengono alla mente altri gravissimi disastri ambientali connessi alle attività umane, come quello della fabbrica chimica di Bhopal, in India nel 1984, o quello della centrale nucleare di Chernobyl, in Ucraina nel 1986, che avevano causato un numero di morti e danni alle persone anche maggiori. Ciò che in questo caso colpisce è il senso di impotenza e di ritardo nel trovare una soluzione di fronte al disastro, da parte di una delle multinazionali petrolifere più grandi e tecnicamente attrezzate del mondo, ma anche da parte del Paese più potente della terra. Ciò ha dell'incredibile, ma è un fatto. Non si tratta dell'eruzione di un vulcano, ma di un buco relativamente piccolo fatto dall'uomo nel fondo del mare. Eppure, in due mesi, scienziati e tecnici superspecializzati non sono riusciti a tapparlo.

     

    Sapremo trarne una lezione di prudenza e attenzione nell'uso delle risorse della terra e degli equilibri del pianeta? Certo, molto cambierà d'ora in poi nel campo dell'estrazione petrolifera per renderla più sicura. Ma forse possiamo trarne anche una lezione di umiltà. La tecnica farà sempre progressi. Ma se in processi produttivi relativamente semplici si manifesta così impotente, come faremo se ci scapperanno di mano processi ben più complessi, come quelli che riguardano l'energia celata nel nucleo della materia o ancor più nei processi della formazione della vita? Aveva ben ragione Benedetto XVI a concludere la sua ultima Enciclica sui grandi problemi dell'umanità di oggi con un capitolo sulla responsabilità nell'uso del potere della tecnica.


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     Il cardinale Ortega sulla visita di mons. Mamberti a Cuba: un appoggio importante da Roma per la nostra Chiesa

    ◊    Una visita che rafforza la nostra presenza ecclesiale a Cuba. E’ il pensiero con il quale il cardinale arcivescovo de L’Avana, Jaime Ortega, definisce l’importanza della presenza sull’Isola caraibica del segretario per i Rapporti con gli Stati, l’arcivescovo Dominique Mamberti. Il presule, giunto a Cuba martedì scorso, ha aperto i lavori della X Settimana sociale cubana, oltre ad aver presieduto ad altre cerimonie. Al microfono di Alina Tufani, della redazione ispanoamericana della nostra emittente, il cardinale Ortega mette in risalto i temi di una visita che cade nel 75.mo anniversario delle relazioni tra la Santa Sede e Cuba:

     

    R. – Noi abbiamo sempre avuto la possibilità di ricevere, qui a Cuba, diversi rappresentanti della Santa Sede, ma soprattutto i segretari per i Rapporti con gli Stati. Le visite sono state molto apprezzate dal governo e dalla Chiesa, anche, perché sono sempre riuscite ad approfondire la relazione della Chiesa locale con lo Stato. E questo appoggio della Santa Sede per noi è stato molto importante, soprattutto nel periodo più difficile vissuto dalla Chiesa in Cuba negli anni Settanta e forse Ottanta. Adesso, questa visita si cala in una situazione un po’ diversa: non abbiamo la stessa situazione, le relazioni sono sempre più distese, meno difficili. Questa visita serve a rafforzare la nostra presenza a Cuba come Chiesa. La Chiesa locale svolge oggi un ruolo importante in favore dei prigionieri e la Chiesa di Roma viene sostanzialmente per offrire un appoggio alla Chiesa locale a Cuba in questo dialogo speciale con lo Stato cubano in questo preciso momento. E’, dunque, una visita molto opportuna, anche per celebrare i 75 anni delle relazioni tra lo Stato cubano e la Santa Sede.

     

    D. – Questa visita si svolge in coincidenza dell’apertura della Settimana sociale della Chiesa in Cuba. Qual è l’importanza di questo avvenimento?

     

    R. – Serve ad approfondire il compito sociale della Chiesa. Per noi è stata una novità: 20 anni fa, la Chiesa in Cuba non aveva alcuna presenza sociale. Abbiamo creato la Caritas, abbiamo creato una Commissione giustizia e pace a Cuba, la Conferenza episcopale… Dunque, in questi venti anni è stato compiuto un certo cammino e la Settimana sociale offre annualmente la possibilità di fare un’analisi del cammino fatto, una prospettiva per il futuro sulla base della situazione attuale, che è un po’ “nuova”.

     

    D. – “Un po’ nuova”, in che senso?

     

    R. – Nel senso che stiamo aspettando tanti cambiamenti socioeconomici, che sono stati annunciati dal governo un po’ più di un anno fa. La Chiesa ha incoraggiato questi cambiamenti: per questo, la Settimana sociale sarà un momento speciale per guardare al futuro immediato. (Montaggio a cura di Maria Brigini)


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     Mons. Marchetto al Consiglio nazionale forense: la religione terreno comune per favorire i rapporti nel mondo globalizzato

    ◊    “Multiculturalismo (di fatto) e religione”, è il titolo dell’intervento dell’arcivescovo Agostino Marchetto, segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, pronunciato questa mattina, a Roma, nell’ambiento dei lavori conclusivi del Consiglio nazionale forense che si è tenuto in questi giorni in occasione dei sessant’anni della firma della Convenzione europea per “La salvaguardia dei diritti dell’uomo e delle libertà fondamentali”. Ci riferisce Marco Guerra:

     

    “Nella complessità della società odierna, e alla luce di una globalizzazione che è causa di una mescolanza di popoli finora mai realizzata, la religione diventa il terreno per favorire l’accettazione della mutevole realtà del nostro tempo, senza perdere la propria identità”. Il segretario del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti, arcivescovo Agostino Marchetto, illustra, davanti all’Unione forense italiana, la sola ricetta in grado di coniugare l’apertura al multiculturalismo con il recupero del “legame con il tessuto socio-culturale d’origine”. Il pluralismo, infatti, “implica il riconoscimento e la promozione delle diversità, e la religione – spiega mons. Marchetto – gioca un ruolo importante nel far crescere il rispetto verso donne e uomini di diversa appartenenza”. Soprattutto in campo religioso – sottolinea ancora il presule – vi è la possibilità di realizzare una fraternità universale in cui le differenze non sono cancellate, ma vissute nella loro “identità in relazione”.

     

    In questa prospettiva, secondo il segretario del dicastero vaticano, il fenomeno migratorio diventa un laboratorio adatto per collaudare l’accoglienza delle culture altrui, mentre valori umani e religiosi – che non sono in contraddizione – ne sostengono e motivano itinerari e tentativi. Il presule tende comunque a porre sempre l’accento sulla persona perchè, sostiene, “non esistono culture astratte, separate dall’individuo”. E questo è possibile grazie al contributo offerto dalla religione, soprattutto in Europa, alla formazione del concetto di centralità della persona umana. L’accoglienza dialogante – prosegue il presule – si esprime dunque in un incontro autentico, che si serve della difficile arte di coniugare l’aspetto personale e di gruppo, l’identità e la complementarità. La riflessione di mons. Marchetto supera, quindi, il mero incontro tra culture ma “indaga nel profondo di un pluralità che si interroga sulle grandi questioni esistenziali quali il senso della vita”. Di conseguenza - afferma in conclusione mons. Marchetto - la tolleranza non basta più, ma è necessario passare alla “convivialità delle differenze”.


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     Precisazione del direttore della Sala Stampa Vaticana sulla vicenda di mons. Juliusz Paetz

    ◊    Sulla situazione riguardante l’ex arcivescovo di Poznan, mons. Juliusz Paetz, il direttore della Sala Stampa Vaticana, padre Federico Lombardi, nel rispondere a domande di giornalisti “circa notizie apparse sulla stampa” ha precisato – si legge in una nota ufficiale – “che è infondato in questo caso parlare di ‘riabilitazione’, poiché la questione trattata nella corrispondenza con Roma riguardava esclusivamente la sua autorizzazione o meno a presiedere celebrazioni pubbliche in seguito a invito da parte di un parroco, sempre previo il necessario nulla osta da parte dell’Ordinario”.



    “I criteri e le restrizioni stabiliti nel 2002 e finora seguiti non verranno tuttavia modificati”, prosegue il comunicato della Sala Stampa Vaticana, che conclude: “Come confermato già ieri ufficialmente dal portavoce dell’arcidiocesi di Poznan, è poi del tutto infondato che l’arcivescovo di Poznan, Stanislaw Gadecki, abbia presentato o anche solo prospettato la possibilità di rinunciare al governo della diocesi”.


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     Oggi su "L'Osservatore Romano"

    ◊    La credibilità morale favorisce l'accoglienza del Vangelo: nell'informazione vaticana, il Papa ai vescovi della regione Leste 2 del Brasile.

    In prima pagina, un fondo di Ferdinando Cancelli dal titolo "Il profumo del vento e l'abbazia": memoria e preghiera per i monaci di Tibhirine.



    Il ruolo vitale della scuola per il futuro delle nuove generazioni: nell'informazione internazionale, intervento della Santa Sede alla 23.ma Conferenza dei ministri dell'Educazione del Consiglio d'Europa.

    Quanto fa bene una sana risata: in cultura, sulla medicina dell'autoironia un articolo di Hans Zollner contenuto nel numero in uscita de "La Civiltà Cattolica".

    L'onnipotenza (presunta) del narratore: Claudio Toscani sul  Premio Nobel José Saramago, morto ieri.

    Giù le mani dalla Galleria Corsini: l'intervento di Antonio Paolucci alla presentazione degli Atti della giornata di studio "Problemi e prospettive dei musei romani: il caso della Galleria Corsini".

    Un articolo di Raffaele Alessandrini dal titolo "Un malato illustre è sempre un buon affare": la tutela del Colosseo e dei monumenti secondo Umberto Broccoli, sovrintendente ai Beni Culturali del Comune di Roma.


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    Oggi in Primo Piano



     Il debito estero dei Paesi poveri, quando la cancellazione è marginale o fittizia. Il parere di Riccardo Moro

    ◊    Ventotto Paesi in via di sviluppo hanno avuto la cancellazione del proprio debito. Un buon risultato ma ancora limitato rispetto al problema del debito nel mondo. E’ quanto emerso dal Rapporto sul debito 2005-2010 presentato ieri nell’ambito del seminario promosso dal “Tavolo giustizia e solidarietà” della Cei sul tema “A dieci anni dalla Campagna ecclesiale sul debito estero”. Quali dunque i risultati principali del documento? Linda Giannattasio lo ha chiesto a Riccardo Moro, direttore della Fondazione Giustizia e solidarietà:



    R. - Dal punto di vista politico, ci dà un risultato positivo, perché se prima della campagna sul debito era un tabù parlare di cancellazione, oggi si usa il debito come uno strumento politico per favorire sviluppo attraverso le conversioni di debito, attraverso le cancellazioni e l’afflusso di nuove risorse. Ciò che è negativo è che i risultati positivi si sono determinati in un numero troppo ristretto di Paesi. Se noi guardiamo al complesso dei Paesi indebitati, che sono oltre un centinaio, solamente una quarantina sono stati presi in considerazione e 28 di questi hanno avuto una cancellazione reale. Nel rapporto c’è anche un bilancio di che cosa abbiamo fatto come Chiesa italiana, in modo particolare come fondazione “Giustizia e solidarietà” e si racconta delle operazioni in Guinea e Zambia che sono state un esempio, direi piuttosto positivo, di collaborazione tra soggetti della società civile e governativi del nord e del sud del mondo: sono stati finanziati – con la conversione del debito in questi due Paesi e l’aggiunta delle risorse raccolte durante il Giubileo da parte della campagna ecclesiale italiana – oltre 1100 progetti.

     

    D. - Il Rapporto sottolinea diverse tecniche di riduzione del debito come la riconversione...

     

    R. - L’idea fondamentale è che il Paese debitore non paga più i creditori, mettendo il denaro su un fondo che è amministrato dal governo e dalla società civile locale e questo fondo viene utilizzato per finanziare progetti di sviluppo presentati dalle comunità locali, dai soggetti, da associazioni, enti, Ong locali.

     

    D. - In alcuni casi si parla di cosiddetti "fondi avvoltoio", ovvero quei fondi speculativi che acquistano a basso prezzo i debiti dei Paesi in via di sviluppo e poi chiedono al Paese debitore il rimborso del credito, chiedendo anche gli interessi...

     

    R. - Succede che l’operatore senza scrupoli acquisti dei titoli emessi dal Paese e cerchi di rivalersi presso un giudice di uno Stato in cui quel Paese abbia delle proprietà, dicendo: io detengo questi crediti, il Paese "x" non mi paga, per favore confiscagli questa impresa e falla diventare di mia proprietà. Mostrano l’esigenza di una nuova architettura finanziaria internazionale, che serva non solo a gestire le situazioni di insolvenza, ma anche le situazioni di degenerazione come questa.

     

    D. - Quali sono gli obiettivi per costruire una giustizia economica a livello internazionale?

     

    R. - Costruire relazioni che siano umanizzanti, cioè promuovano la vita. Questo significa continuare a monitorare seriamente la dimensione finanziaria, prendere in esame anche le relazioni commerciali, c’è poi più ampiamente una questione di fiscalità internazionale, a livello internazionale il contributo in termini di aiuti è una forma di generosità. Bisognerebbe passare ad un sistema per cui è obbligatorio contribuire. Siamo un’unica comunità, sebbene sovranazionale, e tutti i membri di questa comunità, ricchi, poveri, cittadini del nord e cittadini del sud del mondo, vivono una uguale corresponsabilità di cittadinanza.


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     L'appello delle Caritas del Mediterraneo all'Europa a non alzare barriere in nord Africa contro i migranti

    ◊    Organizzare i Paesi dell’Africa settentrionale come una “barriera” per i flussi migratori che arrivano dalla fascia subsahariana o dall’Oriente, attraverso il Corno d’Africa, diretti in Europa. E’ l’idea perseguita da molti Stati del Vecchio continente, ma ritenuta un’utopia – nonché foriera di violazioni dei diritti umani – da chi vive a contatto quotidiano con questo fenomeno, nel segno della solidarietà. E’ il caso delle Caritas del Mediterraneo, che ieri hanno concluso nella città siciliana di Valderice il Forum “Migramed”. Fabio Colagrande ne ha parlato con padre Cesare Baldi, direttore di Caritas Algeria:

     

    R. – A mio parere, è un errore pensare di usare questi nostri Paesi del Nordafrica come diga, come argine al flusso migratorio soprattutto dal Sud del continente africano, anche perché non ci sono le sponde naturali, come dovrebbe prevedere una diga. Possiamo fermare un certo flusso in Libia piuttosto che in Algeria: ma in quel caso, il flusso troverà altre strade per arrivare poi in Europa.

     

    D. – Questo, tra l’altro, molto spesso provoca anche delle violazioni dei diritti umani…

     

    R. – Assolutamente! E questo è l’aspetto più grave e spesso più drammatico. Si è arrivati a dire che si rischia anche nelle acque mediterranee di violare le Convenzioni di Ginevra, di violare questo diritto – che è un diritto sacrosanto – di potersi spostare e di poter cercare lavoro là dove lo si trova, e di poter anche addirittura – e soprattutto – fuggire da situazioni di difficoltà e qualche volta perfino di terrore e di guerra.

     

    D. – Questo non crea anche dei problemi anche alle persone, agli operatori che si occupano di accogliere questi migranti?

     

    R. – Certo che crea problemi, perché spesso nei nostri Paesi siamo proprio sul filo del rasoio: dobbiamo fare molta attenzione e allo stesso tempo salvaguardare la legislazione e la volontà delle nazioni in cui operiamo e, allo stesso tempo, la solidarietà verso persone che sono in difficoltà, spesso in situazioni precarie di salute. Per cui, anche qui, attenzione a quando parliamo di persone che arrivano nel "nostro" Mar Mediterraneo, nel "Mare nostrum": nelle loro prospettive, quando arrivano sulle sponde meridionali del Mediterraneo loro si sentono già quasi alla meta! Ci illudiamo di respingerli: hanno già fatto migliaia di chilometri, hanno attraversato situazioni qualche volta inenarrabili. Se vogliamo affrontare il problema, occorre una politica di sostegno a partire dai Paesi di origine, che non sono e non possono essere – soprattutto nel caso africano – considerati soltanto come Paesi-risorsa per i nostri appetiti di carattere soprattutto energetico.


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     Il seminario dell'Azione Cattolica e della Fuci in preparazione alla Settimana sociale italiana. Intervista con Marco Iasevoli

    ◊    Si sono conclusi questa mattina a Roma i lavori del Seminario promosso dall’Istituto “Vittorio Bachelet” che ha visto protagonisti i giovani di Azione Cattolica e della Fuci. Tema scelto per la due giorni è stato "Il cammino verso la Settimana Sociale e la formazione alla Cittadinanza responsabile". Ce ne parla Davide Dionisi:

     

    Una formazione che sia all’altezza dei sogni dei giovani, un lavoro che sia espressione di un progetto di vita, una comunità solidale che sia aperta al mondo e al futuro e una cultura della legalità fondata sulla giustizia e sulla pace. Questi i punti centrali del Documento preparatorio alla 46.ma Settimana sociale che i ragazzi dell’Azione Cattolica e i giovani fucini hanno approvato questa mattina, nel corso della giornata conclusiva del seminario promosso dall’Istituto Bachelet. Il titolo del documento presentato alla Domus Mariae è eloquente: “Agenda di speranza dei Giovani di Ac e della Fuci. Osare il futuro nell’Italia di oggi”. Ma per capire meglio quale Paese sognano i ragazzi che hanno preso parte al seminario, ascoltiamo la testimonianza di uno dei promotori dell’iniziativa, Marco Iasevoli, vicepresidente nazionale per il Settore giovani dell’Azione Cattolica:

     

    R. – Sognano un Paese meritocratico che guarda al futuro, equo, solidale, che sappia guardare anche oltre il proprio naso, oltre i confini nazionali, agli scenari globali e alle istanze di giustizia e di pace che provengono da tutto il mondo.

     

    D. – L’Italia che vogliamo è un’Italia capace di impegnarsi nel contesto europeo ed in quello mondiale nella promozione di uno sviluppo umano sempre più inclusivo e nello sradicamento della povertà e dell’esclusione sociale sofferta da tanti, troppi nostri fratelli sulla terra. Quale sarà il vostro reale contributo?

     

    R. – Quello dei giovani che si impegnano nell’associazionismo cattolico è già un impegno che va oltre i confini nazionali, che stringe legami di solidarietà, legami di amicizia, legami di fraternità con altri giovani in altri Paesi del mondo. Noi chiediamo agli adulti di superare localismi, addirittura i regionalismi che adesso stanno tornando di moda, per ricompattare il Paese in un progetto di umanità migliore. L’impegno dei giovani delle associazioni cattoliche – dell’Azione Cattolica e della Fuci – è quello di inglobare in una rete più ampia di fraternità e di solidarietà i giovani, credenti e non credenti, di altre parti del mondo.

     

    D. – Parliamo della sottolineatura  critica nei confronti sistema-Italia: “Nonostante il tanto parlare di politiche giovanili – scrivete voi nel vostro documento – il nostro Paese sembra confermare la sua impostazione gerontocratica nella gestione delle sue dinamiche interne”...

     

    R. – Lo avvertiamo, questo, nel sistema dell’istruzione, nel sistema della formazione universitaria, nell’impostazione del discorso generale sulle giovani generazioni. In realtà, noi avvertiamo un grande pericolo: che a parlare dei giovani, sostanzialmente, oggi, sia la generazione adulta, mentre i giovani non hanno più il diritto di auto-rappresentarsi ed auto-definirsi. Il nostro documento vuole essere soprattutto un appello perché i giovani recuperino soggettività nel sistema-Paese e soprattutto un protagonismo: che non significa soltanto avere delle responsabilità e delle decisioni da prendere, ma essere considerati soggetti che portano una particolare identità e particolari valori, e particolari talenti a questo Paese.

     

    D. – Secondo voi, lo stile del “bene dire” e del “fare rete” sono formule vincenti per superare anche questo profondo momento di crisi. Come intendete convincere i vostri coetanei che non appartengono all’Azione Cattolica o alla Fuci?

     

    R. – Noi intendiamo convincere i nostri coetanei con uno stile che è quello della gratuità. Il nostro servizio al Paese non è ispirato ad ideologie, non è ispirato a determinati modi di intendere la politica, l’economia, il lavoro. E’ ispirato ad un criterio, ed è quello del servizio gratuito ai fratelli, è servizio gratuito alle comunità. Noi pensiamo che, oggi, il discorso sui giovani debba essere un discorso positivo e non negativo. Bisogna uscire dalla logica dei contrasti, delle giustapposizioni. Bisogna creare dei terreni in cui le persone possano confrontarsi senza pregiudizi e senza prevenzioni. I giovani cattolici dell’Azione Cattolica e della Fuci vogliono creare un terreno fertile per questo tipo di approccio.


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     La Chiesa e il calcio, binomio consolidato: la riflessione di Edio Costantini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport

    ◊    Entra sempre più nel vivo il Mondiale di Calcio in Sud Africa. Un Campionato che si sta caratterizzando per il grande equilibrio tra le squadre in campo. Intanto, la Conferenza episcopale sudafricana ha lanciato un sito web intitolato “Church on the ball”, che promuove iniziative di preghiera e solidarietà legate ai Mondiali. Sull’importanza che la Chiesa ha sempre attribuito allo sport, e al calcio in particolare, Alessandro Gisotti ha intervistato Edio Costantini, presidente della Fondazione Giovanni Paolo II per lo Sport:

     

    R. – Già Pio XII affermava, negli anni Quaranta, che lo sport è un bene educativo di cui nessun ragazzo dovrebbe fare a meno. Questo sta a significare che lo sport, e il calcio in modo particolare, è un fenomeno che in un modo o nell’altro ha aiutato a far crescere generazioni di ragazzi. Penso in questo momento all’Africa, penso a quanto possa essere suggestivo questo Mondiale di calcio per i ragazzi dell’Africa. L’allora cardinale Ratzinger disse una cosa bella: il gioco si sottomette alla regola. Adesso, è il gioco che spesso non si sottomette più alla regola. Si tratta non tanto della regola tecnica del gioco del calcio, ma la regola dei valori, quella del rispetto dell’altro… Papa Benedetto in più occasioni ha parlato al mondo dello sport e ha tenuto sempre ad evidenziare il rispetto dell’umano in questo sport che ha bisogno dell’irruzione di un nuovo umanesimo. Il Papa ci aiuta a recuperare il calcio come capacità, davvero, di aiutare la persona a crescere.

     

    D. – Al di là del dato tecnico, quali sono secondo lei gli aspetti più positivi che stanno emergendo da questo Mondiale di calcio in Sudafrica?

     

    R. – Una parte positiva è quella di rilanciare il popolo africano in generale, questa voglia di sport che è già insita nell’Africa. Noi abbiamo una serie di esperienze in Camerun e in Sudafrica con gemellaggi per quanto riguarda la parte sportiva, e vediamo già che tra i ragazzi l’attenzione è molto alta. Credo che questo Mondiale serva a ripromuovere il grande valore del calcio, cioè quello di riunire i popoli, di aiutare un popolo a riscattarsi. Ecco, noi cerchiamo di leggere ora quella parte positiva: quella di rilanciare il calcio come un valore educativo, e questo credo che interessi qualsiasi ragazzo o giovane dell’Africa e del mondo.


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     Il commento di padre Bruno Secondin al Vangelo della domenica

    ◊    Nella 12.ma Domenica del Tempo ordinario, il brano del Vangelo mostra Gesù a colloquio con i discepoli, ai quali chiede chi la gente crede che Egli sia. E dopo aver rivolto ai Dodici la stessa domanda e aver ascoltato la risposta di Pietro, parla delle sofferenze che dovrà patire e soggiunge:



    “Se qualcuno vuole venire dietro a me, rinneghi se stesso, prenda la sua croce ogni giorno e mi segua. Chi vuole salvare la propria vita, la perderà, ma chi perderà la propria vita per causa mia, la salverà”.



    Su questo brano del Vangelo ascoltiamo il commento del carmelitano, padre Bruno Secondin, docente di Teologia spirituale alla Pontificia Università Gregoriana:

     

    Oggi Gesù tenta un minisondaggio: “Le folle, chi dicono che io sia?”, chiede. I discepoli sanno che la gente è entusiasta dei gesti e delle parole di quel maestro. E che lo paragonano ormai a uno dei grandi della storia: Elia, un profeta. E loro, i discepoli, si sentono gratificati da questa fama, si sentono coinvolti in una bella avventura. “Ma voi, chi dite che io sia?”, interrompe Gesù. Pietro ha una risposta fulminante, come è solito fare lui: “Il Cristo di Dio!”.

     

    Gesù non commenta l’uscita di Pietro, ma sposta l’attenzione: la realtà è che la strada che lui dovrà percorrere non è in discesa, ma in salita. Sarà un percorso di sofferenza, di emarginazione, di violenza subita: e saranno proprio i capi a organizzare questo. Anzi lo stanno già tramando: e l’entusiasmo delle folle non fermerà i progetti omicidi.

     

    Anche per i discepoli il cammino è lo stesso: non la gloria al seguito del maestro di successo, ma la croce quotidiana, l’oscurità e il fallimento. E quindi niente entusiasmo fuori posto, ma silenzio e soprattutto stringere i denti. La vera sequela è a caro prezzo: per tutti i cristiani, nessuno escluso. Perché la grazia è stata data a caro prezzo.


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    Chiesa e Società



     Colombia: alle presidenziali la Chiesa esorta a “votare liberamente e responsabilmente”

    ◊    Mons. Ruben Salazar Gomez, presidente della Conferenza episcopale della Colombia, in un video messaggio pervenuto all'agenzia Fides, invita tutti i colombiani ad andare a votare liberamente e responsabilmente. “Domani abbiamo un appuntamento importantissimo, perché dobbiamo eleggere la persona che dovrà guidare il destino della nostra patria per i prossimi quattro anni - afferma mons. Salazar - voglio invitarvi ad andare a esprimere il vostro voto, dovete andare liberamente, andare responsabilmente, votare in coscienza per scegliere uno dei due candidati, votare per quello che voi pensate potrebbe essere il migliore presidente. E dovete votare senza nessuna pressione, non dobbiamo permettere che niente condizioni il nostro voto. Andate tutti con responsabilità.” Il presidente della Conferenza episcopale esorta: “E' molto importante che tutto il Paese si manifesti. Tutti dobbiamo dare la nostra opinione e quindi il nostro voto. Non possiamo permettere che siano in pochi a decidere a nome di tutti. Tutti noi dobbiamo partecipare a quella che sarà, domani, una vera festa della democrazia. Domani in tutta la Colombia si andrà alle urne per il ballottaggio tra due dei nove candidati che si sono presentati alle elezioni presidenziali. La scelta sarà fra Juan Manuel Santos, del Partito della U (Partido Social de Unidad Nacional), e Antanas Mockus, del Partito Verde. Come nel primo turno, una commissione dell'Osa (Organizzazione degli Stati Americani) sarà in Colombia per osservare lo svolgimento di questo secondo turno delle elezioni. La conferma è stata data dal Segretario generale dell'Organizzazione, José Miguel Insulza. Secondo la stampa locale, il ministro della Difesa Gabriel Silva ha detto che ci saranno più di 350 mila fra agenti di polizia e militari a garantire la sicurezza di questo evento nazionale. Secondo i dati delle agenzie, saranno circa 30 milioni di colombiani ad eleggere il nuovo presidente che dovrà assumere l’incarico dal prossimo agosto. (R.P.)


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     Forum sugli sfollati interni della Colombia che superano i 15 milioni

    ◊    La missione con i migranti in un Paese che conta milioni di sfollati: di questo si rifletterà il 24 giugno prossimo al Forum nazionale “Assistenza e solidarietà, la nostra missione con i migranti” che avrà luogo presso il Seminario Maggiore di Bogotà, in Colombia. La Conferenza episcopale colombiana ha fatto sapere all’agenzia Fides che a guidare la riflessione sarà l’enciclica del Papa Caritas in veritate, presa come riferimento per una corretta contestualizzazione dell’esperienza della Chiesa nell’ambito delle migrazioni. L’incontro è promosso dal Dipartimento della Mobilità umana, dal Segretariato nazionale della Pastorale sociale con la Fondazione di assistenza al migrante e la Commissione per la Mobilità umana della Regione metropolitana, che comprende la diocesi di Bogotà e quelle di Soacha, Engativá e Fontibón. In questi giorni, inoltre, è stato pubblicato il rapporto dell’Alto commissariato per i rifugiati delle Nazioni Unite che fotografa il mondo alla fine del 2009, con oltre 43 milioni di persone costrette a spostarsi. Nel Global Trends 2009, infine, c’è una novità che riguarda proprio la Colombia: il numero degli sfollati interni a causa di guerre, violenze e violazioni dei diritti umani ha raggiunto la cifra record di 15,6 milioni, con un aumento pari a 1,2 milioni rispetto all’anno precedente. (R.B.)


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     Seminario del Celam per combattere la corruzione in America latina

    ◊    La corruzione è il male assoluto delle società dell’America latina, tanto che ha spinto il Dipartimento per la Giustizia e la solidarietà del Consiglio episcopale latinoamericano (Celam) a dedicarle un seminario di cinque giorni all’interno della missione continentale della Chiesa nell’area e nel Caribe. Dal 7 all’11 giugno scorsi, infatti, vescovi, agenti pastorali, rappresentanti della società civile e funzionari pubblici di 16 Paesi si sono confrontati tra loro con l’obiettivo comune di stabilire nuove linee di azione e collaborazione tra la Chiesa e la società civile contro la corruzione che attanaglia il continente. La corruzione è stata intesa come uso e abuso del potere pubblico e privato a beneficio personale, che si concretizza in varie forme: nascita di nuovi monopoli, deterioramento etico della pratica politica, confusione tra il patrimonio statale e quello personale, crescita delle reti organizzate di narcotrafficanti. Nel documento finale, come riportato dall'agenzia Zenit, si parla dell’osservazione di nuovi modelli di corruzione accanto a quelli antichi, attivi nei processi elettorali, soprattutto nelle forme di rielezione che minano le istituzioni democratiche, nei modelli collegati alle privatizzazioni, nell’indebitamento pubblico, nell’acquisto di armi, nel contesto di una resistenza ad applicare le convenzioni internazionali contro la corruzione stessa. Molte le cause individuate: l’effetto di imitazione, la crisi di valori che vivono i popoli, la mancanza di volontà politica per punire questo male, i bassi salari, gli anacronismi amministrativi. Alla luce di tutto questo, e partendo dalla Dottrina sociale della Chiesa, si cercano ora vie di azione pastorale nel servizio al mondo, anche attraverso la Buona Novella di Gesù Cristo. La necessità più pressante è quella di stabilire con urgenza meccanismi di controllo per superare questo male e in questa direzione la Chiesa deve promuovere alleanze con altre organizzazioni per avere una presenza internazionale nella lotta contro la corruzione. (R.B.)


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     Pakistan: parlamentari minacciati e ostaggio degli estremisti per la legge sulla blasfemia

    ◊    “La legge sulla blasfemia viola i diritti umani fondamentali, è ingiusta e viene di continuo abusata: sosteniamo le petizioni a livello nazionale e internazionale per ritirarla. I parlamentari in Pakistan temono le reazioni degli estremisti e per questo non agiscono per abolirla”: è quanto dice in un colloquio con l’agenzia Fides mons. Max John Rodrigues, vescovo di Hyderabad, commentando la campagna internazionale in atto – che in Europa vede impegnata in prima linea “Aiuto alla Chiesa che soffre” – per cancellare la legge sulla blasfemia. Mons. Rodriguez ricorda che la legge viene strumentalizzata e abusata per controversie locali e personali. Soprattutto “non prevede l’onore della prova a carico dell’accusatore e questo dà via libera agli abusi. A volte avvengono vere e proprie esecuzioni sommarie in strada, ad opera di una folla inferocita”. Il vescovo che “la legge fu introdotta dal dittatore Zia nel 1986 e nessun governo, militare o democratico, è riuscito finora a ritirarla. Eppure larghi settori della società concordano nel volerla cancellare. I cristiani e le minoranze religiose stanno lottando e hanno promosso una campagna nazionale e internazionale, ma anche i musulmani ne sostengono l’abolizione. Il fatto è che pochi gruppi estremisti islamici, che vogliono mantenerla, sono pronti a mobilitarsi: quando, in passato, vi sono stati annunci o tentativi di abolire la legge, sono scoppiate proteste pubbliche che hanno bloccato questo processo. Il paradosso è che l’opinione pubblica è generalmente d’accordo sull’abolizione, ma è l’opinione di piccole frange estremiste a prevalere. L’organo che ha il potere di agire – sostiene il vescovo – è il Parlamento, dove si approvano e si possono abolire le leggi. Ma oggi molti parlamentari hanno paura: sono intimiditi e sono un possibile obiettivo di attacchi degli estremisti. Il Paese, infatti, sta combattendo anche con il terrorismo, con omicidi mirati, attacchi dinamitardi contro le istituzioni e le forze di sicurezza. Gli uomini pubblici hanno paura per la loro stessa vita e la situazione non si sblocca”. “Continueremo in questa lotta – conclude il Vescovo – sperando che il Paese sappia liberarsi dalla morsa del terrorismo e dell’estremismo ideologico e religioso”. (R.P.)


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     Filippine: 'no' dei vescovi ad un nuovo programma di educazione sessuale proposto dal governo

    ◊    In molti quartieri della società filippina parlare apertamente di sesso è ancora tabù e il governo sta cercando di apportare alcuni cambiamenti lanciando, all’inizio dell’anno scolastico appena avviato, un controverso programma di educazione sessuale che avrebbe come obiettivo la riduzione del tasso di crescita della popolazione, considerata elemento di povertà di massa nel Paese che conta circa 92 milioni di abitanti. Immediata è stata la reazione della Chiesa cattolica che ne ha chiesto l’abolizione. Il Segretario dell’Istruzione, Mona Valisno, si è dichiarata disponibile ad incontrare i leader della Chiesa per parlarne. Il progetto - riferisce l'agenzia Fides - prevede di introdurre un programma di salute riproduttiva tra gli adolescenti in 80 scuole pubbliche elementari e 79 scuole superiori, con l’intenzione di estenderlo a tutto il Paese. “Il nostro ruolo è educare i giovani su argomenti che li riguardano direttamente per renderli consapevoli nelle scelte e delle decisioni da adottare”, si legge in una dichiarazione del Segretario dell’Istruzione. Gli argomenti spazieranno dall’igiene personale alla salute riproduttiva, al sesso prematrimoniale, alle gravidanze precoci, all'Aids. Nei moduli proposti, curati da esperti e psicologi, per garantire che l’informazione venga data a livello adeguato, non si parla solo di contraccezione, i giovani devono essere adeguatamente informati su cosa è giusto per loro, sui rischi che corrono. Tuttavia, il governo si ritiene aperto al confronto con i leader della Chiesa e non si sa ancora se il programma verrà completamente applicato, rivisto o abolito. La Conferenza episcopale delle Filippine (Cbcp), che in passato è riuscita a bloccare una proposta di legge che avrebbe fornito fondi pubblici per l’informazione e l’accesso al controllo artificiale delle nascite, si è opposta e ha inoltre aggiunto che l’educazione sessuale dovrebbe e potrebbe essere meglio discussa nella privacy delle famiglie, non pubblicamente. “Questi non sono argomenti per bambini” ha dichiarato mons. Pedro Quitorio, responsabile dei media della Cbcp. “E’ meglio che se ne occupino i genitori. Il sesso dovrebbe essere considerato come un dono di Dio e non solo un aspetto fisico”. In un recente rapporto delle Nazioni Unite si legge che, visto che il 47% della popolazione delle Filippine ha una media di meno di 19 anni, c’è bisogno di aiutare questi giovani dando loro una preparazione che permetta di crescere sani e di fare le scelte giuste per loro stessi e le loro famiglie. Sempre secondo le Nazioni Unite, nel Paese il 33% dei filippini vive con meno di un dollaro al giorno. Inoltre, circa 5.2 milioni di bambini in età scolare non sono iscritti a scuola, 11 mamme muoiono ogni giorno per cause collegate con la gravidanza. Ancora più grave è il tasso di incidenza dell’Hiv tra i giovani, aumentato cinque volte negli ultimi due anni. (R.P.)


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     Vescovi USA: il nuovo farmaco Ulipristal è una vera e propria pillola abortiva

    ◊    Non un semplice anticoncezionale, ma una vera e propria pillola abortiva, per molti aspetti paragonabile alla ben nota RU-486: è questa la preoccupazione espressa dal presidente della Commissione attività pro-life della Conferenza episcopale americana, nonché vescovo di Galveston-Houston, il cardinale Daniel Di Nardo, in merito alla Ulipristal, di prossima approvazione da parte della Food and drug administration (Fda). Il porporato ha scritto una lettera a Margaret Hamburg, commissario dell’Fda, l’agenzia del farmaco statunitense che sta valutando la commercializzazione del medicinale con il nome ‘Ella’: “Milioni di donne americane, che pur userebbero anticoncezionali in alcune circostanze – si legge – non farebbero comunque la scelta di abortire”. L’approvazione del farmaco così com’è, da parte dell’Fda, secondo il cardinale equivarrebbe ad autorizzarlo per usi che esulano dall’etichetta, cioè come pillola abortiva, rischiando che si verifichino casi, come già avvenuto per la RU-486, di aborti inconsapevoli causati da uomini senza scrupoli che hanno somministrato il farmaco alle donne senza il loro consenso. Il porporato ribadisce quanto l’attuale amministrazione, come già la precedente, abbia lavorato molto affinché le leggi federali tutelassero il diritto a non abortire contro la propria volontà e ricorda che per molti anni il Congresso ha agito in modo tale da garantire che il governo non finanziasse pratiche abortive, né mettesse in pericolo o distruggesse l’embrione umano, fin dalle sue prime settimane di vita, neppure in nome della ricerca medica. L’Ulipristal si comporterebbe, invece, analogamente alla RU-486: cioè avrebbe effetti sull’andamento della gravidanza anche a settimane di distanza dal concepimento. Inoltre, il suo utilizzo sarebbe mirato a donne in cui sarebbe potuto già avvenire il concepimento, se prescritta entro cinque giorni dal rapporto: non esistono, infatti, test di gravidanza efficaci che possano stabilire con certezza un eventuale avvenuto concepimento in quell’intervallo di tempo. (A cura di Roberta Barbi)


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     I vescovi sloveni sul crocifisso: “È simbolo di libertà”

    ◊    I vescovi sloveni intervengono nella polemica inerente all’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici: “Non è un simbolo che riflette solo l’identità religiosa, ma anche culturale delle nazioni europee – scrivono in una nota firmata dal presidente della Conferenza episcopale locale, mons. Anton Stres, riportata dall'agenzia Sir – ed è espressamente sostenuto da convenzioni e accordi europei, inclusi pronunciamenti del Consiglio d’Europa e della Corte europea dei diritti umani, fin dal 1950”. I presuli sloveni ribadiscono, inoltre, la propria adesione alla posizione assunta dall’Italia e da altri Paesi in vista dell’imminente decisione della Corte europea nel merito. “I simboli non servono come forma di discriminazione o esclusione – concludono – piuttosto sono un’espressione di libertà, democrazia e rispetto per la tradizione secolare delle singole nazioni europee”. (R.B.)


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     Unione Europea: cresce la risposta alle domande di asilo dei rifugiati

    ◊    L’ufficio statistico dell’Unione Europea, Eurostati, ha reso noti i dati sulla protezione internazionale relativi allo scorso anno. Si apprende che nel 2009 sono state assunte dai ventisette Stati membri 317mila decisioni in merito, di cui 228mila di prima istanza e 89mila definite in appello. Ne risulta quindi – riferisce l’agenzia Sir - che i pronunciamenti favorevoli sono stati meno di un quarto del totale. Tuttavia il dato è positivo: “Gli Stati dell’Unione europea hanno accordato protezione a 78.800 richiedenti asilo nel corso del 2009 contro i 75.100 accordati l’anno precedente”. Tra le persone che hanno ricevuto una risposta positiva, 39.300 sono ora in possesso dello statuto di rifugiato, 29.900 della “protezione sussidiaria” e 9.600 di “una autorizzazione di soggiorno per ragioni umanitarie. I più importanti gruppi di beneficiari sono di nazionalità somala (13.400 persone), irachena (13.100) e afghana (7.100). Altro dato interessante emerso è che “Il maggior numero di persone che hanno ricevuto una forma di protezione sono state registrate nel Regno Unito (12.500), seguito da Germania (12.100), Francia (10.400), Svezia (9.100), Italia (8.600) e Paesi Bassi (8.100)”. (M.A.)


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     In Africa è allarme morbillo

    ◊    Un’epidemia di morbillo sta destando preoccupazione in Africa orientale ed australe. In Zimbabwe si è registrato il numero più alto di morti, ben 517, mentre relativamente ai contagi è il Sudafrica il Paese più esposto: i casi segnalati dalle organizzazioni sanitarie sono 15.520. Situazioni critiche anche in Malawi ed Etiopia. L’Organizzazione Mondiale della Sanità prevedeva l’eradicazione della malattia infettiva entro il 2015, invece i casi di morbillo risultano in aumento dallo scorso anno. Secondo gli esperti il moltiplicarsi dei contagi è ricollegabile ad una riduzione del 20% delle campagne di vaccinazione causata da problemi finanziari. L’organizzazione Medici Senza Frontiere (Msf) rileva l’esistenza di problemi organizzativi nella rete delle vaccinazioni e nei sistemi sanitari di Paesi che sono considerati politicamente stabili. Msf auspica l’avvio di campagne di vaccinazione a tappeto considerato anche il costo contenuto del vaccino pari a 30 centesimi di euro. (M.A.)


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     Kenya: i risultati di un sondaggio sulla crisi del matrimonio

    ◊    “Un sondaggio rivela la crisi del matrimonio tra le pressioni della vita moderna”. È il titolo di un articolo apparso sul giornale keniano “The Nation” - ripreso dall'agenzia Fides - che spiega i risultati di un sondaggio sulla vita matrimoniale nel Paese africano. Secondo il sondaggio solo il 40% dei keniani ritiene di essere felice del proprio matrimonio. L’amore non è al primo posto tra i fattori che portano due persone a decidere di sposarsi e di mantenere in piedi il matrimonio; al primo posto vi sono il denaro e i figli. Solo quattro persone su 10 hanno dichiarato di essersi sposate per amore. 6 keniani sposati su 10 affermano che l’unico vincolo che tiene unito il loro matrimonio sono i figli mentre il 45% degli intervistati afferma che la loro unione è motivata dal denaro e dai beni materiali. Le principali cause di separazione sono i litigi per questioni di soldi e le pesanti interferenze dei suoceri, mentre l’infedeltà non è più la principale causa di fallimento del matrimonio. La metà degli intervistati ha dichiarato che il denaro è la principale causa dei conflitti coniugali, seguito dalle interferenze da parte dei membri della famiglia allargata (per il 39% degli intervistati). Dove il conflitto si conclude con il divorzio e la separazione, il 64% degli intervistati imputa ai problemi relativi al denaro il fallimento dell’unione coniugale, mentre il 56% all’infedeltà. La maggior parte degli uomini, che sono già separati o divorziati accusano la moglie di essere diventata polemica e irrispettosa. La maggior parte delle mogli divorziate dall'altro versante accusano i mariti di non dimostrare sufficiente impegno nella relazione. “Oltre all’infedeltà e al denaro, la lotta per la parità sta emergendo come la “causa moderna” dei problemi matrimoniali in Kenya” nota l’articolo. La metà delle donne divorziate o separate afferma di aver divorziato perché i loro coniugi non li trattavano come partner alla pari. “Le interviste con le coppie sposate rivelano la decadenza scioccante dell'istituzione matrimoniale in Kenya, un istituto che, secondo gli avvocati di famiglia, dovrebbe costituire le fondamenta dello Stato” chiosa il giornale. (R.P.)


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     L’America centrale è la prima regione completamente sminata

    ◊    La Campagna internazionale per la messa al bando delle mine (Icbl) comunica che con la fine delle operazioni in Nicaragua, l’America centrale è diventata la prima macroarea completamente libera dalle mine antiuomo, che dalla metà degli anni Ottanta hanno causato circa cinquemila vittime nel continente, soprattutto in Nicaragua e in Salvador. Dei sette Paesi che compongono l’America centrale, riferisce l'agenzia Misna, ben cinque erano minati: Guatemala, Honduras, El Salvador, Nicaragua e Costa Rica. “Adesso è il momento di occuparsi delle vittime e delle loro famiglie”, ha detto il direttore della Fondazione ‘Rete dei sopravvissuti’ e membro della Icbl per il Salvador, Jesús Martínez. (R.B.)


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     Bolivia: lunedì al via il I Congresso missionario nazionale per seminaristi

    ◊    Con lo slogan "Seminaristi, discepoli missionari di Gesù Cristo Buon Pastore", si terrà dal 21 al 24 giugno presso il seminario San José nella città di Cochabamba, il I Congresso missionario per i seminaristi della Bolivia. Questo evento inizierà con una Messa di apertura presieduta dal cardinale Julio Terrazas, arcivescovo di Santa Cruz. Secondo le informazioni arrivate all’agenzia Fides dall’arcidiocesi di Santa Cruz, l'obiettivo generale di questo Congresso è il rafforzamento e la condivisione di spazi di sensibilizzazione nella formazione e di esperienze missionarie per far si che i seminaristi e i formatori diventino autentici discepoli missionari al servizio della Chiesa. Secondo la nota, questo obiettivo sarà raggiunto con l’impegno in 3 direzioni precise: riflettere sulle proposte di Aparecida e sulla chiamata ad essere ministri Discepoli Missionari; contribuire alla luce dei nuovi contesti sociali, economici e politici del paese, con la nostra riflessione, rendendo presente l'evento della Pentecoste nel mondo di oggi; elaborare proposte e strategie per incoraggiare e rafforzare la vocazione missionaria dei seminaristi della Bolivia. I 4 punti fondamentali del congresso saranno: Presbiteri, Ministri della Parola; Presbiteri, Ministri della Comunione; Presbiteri, inviati alla Missione; Spiritualità Sacerdotale Diocesana. (R.P.)


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     Isole Papua: il terremoto ha colpito anche le chiese locali

    ◊    La chiesa parrocchiale di santa Maria a Serui (Yapen Regency, Isola Biak) ha subito gravi danni per il terremoto di grado 7,1 che mercoledì scorso ha colpito Papua e altre isole della zona. Il parroco padre Ignatius Widodo, dell’ordine del Sacro Cuore, spiega all'agenzia AsiaNews che “l’edificio della chiesa al momento non può essere più utilizzato”. “E’ urgente – spiega – accertare con ingegneri la solidità della costruzione per consentirne l’utilizzo ed eliminare il rischio che crolli del tutto”. Serui, capitale della Yapen Regency, si raggiunge con un volo di 30 minuti con un aereo turistico dallo scalo principale dell’Isola Biak. Biak è a circa 6 ore di volo da Jakarta e a 2 dalla capitale provinciale Jayapura. In questa zona remota, vicino all’Isola Papua, ricca di risorse naturali, ma spesso considerata “sottosviluppata”, le chiese non sono edifici permanenti, sono costruite con materiale poco resistente. Il terremoto ne ha danneggiato diverse. Padre Ignatius dice che “anche la chiesa di San Pietro nel subdistretto Waropen è stata molto danneggiata”. Waropen è una località ancora più remota, ci si arriva da Serui in 2-3 ore solo su piccole barche attraverso i fiumi. “La mia congregazione – continua il sacerdote - a SP5 (Satuan Permukiman, un gruppo di case vicine) è di sole 5 famiglie. Nel SP6 ci sono oltre 20 famiglie cattoliche e alcune altre vengono da un gruppo di case vicine che appartengono agli impianti locali di pasta di legno”. A Serui manca l’elettricità e sono scarsi i generi essenziali. Alcuni aiuti sono stati portati tramite aereo da Biak. “I residenti più colpiti dal terremoto usano un generatore di elettricità, perché gli impianti elettrici sono state danneggiati in modo serio”, aggiunge il prete, che spiega che può parlare per telefono solo grazie alla batteria solare del suo telefono cellulare. Danni seri hanno subito anche molte piccole chiese protestanti. Il nucleo di Serui è piccolo, si può girare intorno alla città in appena 10 minuti. Ma la città è graziosa e ha uno splendido panorama. I cattolici e gli altri cristiani della zona sono soprattutto migranti che vengono da altre isole, da Tanah Toraja a Central Sulewesi, da Java, dall’Isola Kei nelle Molucche Sudorientali. (R.P.)


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     I cristiani in Irlanda del Nord per il credito solidale

    ◊    Le comunità cristiane in Irlanda del Nord hanno rivolto un appello a supportare gli imprenditori e i commercianti, attraverso un atteggiamento più positivo e comprensivo da parte del sistema bancario. L'Irlanda in generale e, in particolare, l'Irlanda del Nord, - riferisce L'Osservatore Romani - sta attraversando una crisi economica profonda, accentuata da rischi di tensioni politico-sociali. Dopo, infatti, il ciclo congiunturale favorevole degli anni passati, che aveva favorito un vero e proprio boom ecomico, attualmente è calata l'ombra della recessione. Le imprese e famiglie sono in difficoltà e il prezzo più alto è pagato dalle nuove generazioni: secondo le stime negli ultimi due anni la disoccupazione è pressoché raddoppiata passando al 12,5% e il 90% circa dei posti di lavoro persi ha visto coinvolti giovani della fascia di età sotto i trent'anni. Inoltre, nel 2009, circa 40.000 irlandesi hanno lasciato il Paese per cercare fortuna all'estero (nel 2008 erano stati 7.800). Le comunità religiose in Irlanda del Nord, dunque, si rivolgono al sistema bancario per assicurare il sostegno alla rete imprenditoriale e commerciale, per arginare la disoccupazione che mette a repentaglio la sopravvivenza di migliaia di famiglie. L'iniziativa ecumenica è stata lanciata da cattolici, anglicani, metodisti e presbiteriani, che rappresentano le quattro maggiori comunità religiose. Le comunità, in particolare, stigmatizzano la pratica speculativa messa in atto dalle banche, nonostante la realtà in cui versa il Paese. «Siamo profondamente preoccupati — sottolinea il cardinale arcivescovo di Armagh, Seán Baptist Brady, presidente della Irish Catholic Bishop's Conference e primate di tutta l'Irlanda — per il livello di pressione che subiscono imprenditori e commercianti, sia per l'impatto dello rallentamento economico che per il comportamento di molte banche nei loro confronti. Molti di coloro che si sono rivolti a noi hanno lamentato le inutili pressioni finanziarie alle quali sono sottoposti mentre cercano di realizzare i loro progetti e di dare lavoro alla gente». Molti istituti di credito, ha aggiunto il cardinale, «sono a loro volta imprese di affari e hanno ricevuto sostegno quando è stato necessario e ora gli utenti vorrebbero da essi un atteggiamento più comprensivo. Le banche hanno un dovere nei confronti della società, della situazione socio-economica delle persone, così come il dovere legittimo di perseguire il proprio profitto». Quella della pratica speculativa bancaria, puntualizza, l'arcivescovo anglicano di Armagh, primate di tutta l'Irlanda e metropolita della Church of Ireland, il reverendo Alan Edwin Thomas Harper, «è una delle questioni che speriamo di affrontare nei colloqui con i rappresentanti del Governo autonomo dell'Irlanda del Nord. Nessuno chiede il ritorno al facile accesso al credito degli anni passati che ha fatto precipitare il mondo in questa profonda crisi finanziaria ed economica, ma occorre trovare una via per supportare il mercato in maniera più positiva». A ribadire il concetto è il presidente della Methodist Church, il reverendo Paul Kingston: «Siamo consapevoli che le banche hanno diversi approcci al problema, ma ascoltando gli imprenditori ci sembra che il rapporto tra loro si sia rotto. Il moderatore della Presbyterian Church in Ireland, Norman Hamilton, conclude ribadendo che «è giunto il tempo per gli istituti di credito di prendere decisioni che abbiamo un positivo impatto sulle vite delle persone. (R.P.)


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     La Chiesa in Spagna è la più grande realtà assistenziale

    ◊    «Lo Stato ha risparmiato migliaia di milioni di euro e nonostante non abbia voluto fornire una cifra precisa ha garantito che la previsione di 30 milioni di euro non è lontana dalla realtà». Lo ha detto il vice segretario della Conferenza episcopale spagnola (Cee), mons. Fernando Giménez Barriocanal, durante la presentazione della «Memoria justificativa de actividades» relativa all'esercizio del 2008. Mons. Barriocanal ha difeso il lavoro della Chiesa nella cura liturgica, pastorale e assistenziale. Su quest'ultimo punto - scrive L'Osservatore Romamo - il vice segretario della Cee ha ricordato che la Chiesa è la più grande realtà assistenziale in Spagna. Mons. Giménez Barriocanal ha sottolineato che «l'importanza dell'attività caritativa nel Paese ha la sua ragion d'essere nell'annuncio e nell'esperienza vissuta della fede. Grazie al supporto di Caritas e di Manos unidas, poco meno di tre milioni di persone hanno ricevuto sostegno nei quattromilacinquecento centri di accoglienza spagnoli». Per quanto riguarda l'attività liturgica, monsignor Giménez Barriocanal ha fatto notare che «nel corso del 2008 sono stati celebrati 335.484 battesimi, 244.469 comunioni, 94.109 cresime, 104.010 matrimoni e più di cinque milioni di messe». Nell'attività pastorale sono stati coinvolti oltre ventimila sacerdoti, più di millecinquecento religiosi nelle parrocchie, cinquantacinquemila religiosi di altri ambiti e oltre settantamila catechisti. Tutte queste attività pastorali si sono svolte nelle oltre ventiduemila parrocchie che vi sono in Spagna. Inoltre, la «Memoria justificativa de actividades» ha evidenziato che i sacerdoti e gli agenti di pastorale spagnoli hanno dedicato nel corso del 2008 ai fedeli più di quarantacinque milioni di ore che, se fossero conteggiate sul mercato del lavoro, corrisponderebbero a circa 1.860 milioni di euro. (R.P.)


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     Nasce la Comunione mondiale delle Chiese riformate

    ◊    È nata ieri a Grand Rapids, negli Stati Uniti, la Comunione mondiale delle Chiese riformate (Cmer), organismo in cui si sono fuse l’Alleanza riformata mondiale (Arm) e il Consiglio ecumenico riformato (Cor). La nuova organizzazione, che raggruppa 227 Chiese che rappresentano 80 milioni di cristiani in 180 Paesi, ha visto la luce nell’ambito del raduno di circa 500 delegati che si protrarrà fino al 26 giugno. “La nascita della Comunione mondiale delle Chiese riformate è una svolta storica per le Chiese della famiglia riformata e più globalmente per la Chiesa di Cristo – ha detto il pastore Olav Fykse Tveit, segretario generale del Consiglio Ecumenico delle Chiese (Coe) – si tratta di una nuova espressione di unità visibile della Chiesa di Dio, e, in quanto tale, rappresenta al tempo stesso un dono di Dio e un segno di speranza”. Per il segretario generale del Coe, la fusione rafforzerà il contributo delle Chiese riformate all’unità, alla pace e alla giustizia. “Il termine ‘comunione’ presente nel nome della nuova organizzazione mette in luce una nuova forma di relazioni di lavoro – ha spiegato il segretario generale dell’Arm, il pastore Setri Nyomi – nella comunione noi riconosciamo il nostro battesimo comune e la nostra coesione alla mensa del Signore; cosa che fa di noi dei migliori testimoni e ci rende più efficaci per cambiare il mondo”. (T.C.)


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     Aperte le iscrizioni per la Giornata della Gioventù di Taiwan

    ◊    La diocesi di Hsinchu che ospiterà la Giornata della Gioventù di Taiwan 2010, ha iniziato a raccogliere le iscrizioni sia sul proprio sito diocesano che attraverso Facebook. Secondo le informazioni pervenute all'agenzia Fides, la Giornata della Gioventù di Taiwan, che si celebrerà dal 23 al 30 agosto nella diocesi di Hsinchu, ha lo stesso tema scelto da Benedetto XVI per la Giornata della Gioventù 2010: “Maestro buono, che cosa devo fare per avere la vita eterna?” (Mc 10, 17). Durante l’incontro dei giovani taiwanesi sono state programmate numerose iniziative, workshop, incontri di preghiera e un festival musicale incentrato sull’evangelizzazione. Fino al 15 luglio tutti i giovani interessati possono iscriversi alla Giornata della Gioventù di Taiwan sul sito diocesano o attraverso Facebook oppure rivolgendosi alla Commissione di Pastorale Giovanile presente in ognuna delle 7 diocesi di Taiwan. Mentre fervono i preparativi per la Giornata della Gioventù di Taiwan, nello stesso tempo la Chiesa locale inizia il suo cammino verso la GMG 2011 che si terrà a Madrid in Spagna, nell’agosto 2011. Il 30 giugno, il Gruppo giovanile della Commissione dell’Evangelizzazione della Conferenza episcopale regionale di Taiwan ha fissato il primo incontro organizzativo, che si terrà presso i locali del vescovado dell’arcidiocesi di Tai Pei. (R.P.)


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    24 Ore nel Mondo



     In Kirghizistan si teme la ripresa degli scontri. Appello dell’Onu: servono 71 milioni di dollari per fronteggiare l’emergenza umanitaria

    ◊    Sempre delicata la situazione in Kirghizistan. La tensione resta alta nella città meridionale di Osh, teatro delle violenze interetniche dei giorni scorsi che hanno provocato centinaia di vittime. Le strade sono presidiate dall’esercito e sono stati istituiti posti di blocco nei quartieri degli uzbeki che hanno eretto barricate nel timore di nuove violenze. I kirghizi chiedono invece l’intervento della polizia per liberare quelli che definiscono gli ‘ostaggi’ ancora in mano ai rivoltosi. Intanto, nel Paese è emergenza profughi, stimati in decine di migliaia dal Programma Alimentare Mondiale. L’Onu ha lanciato un appello umanitario per la raccolta di 71 milioni di dollari per fronteggiare la crisi, mentre sul terreno le Ong già al lavoro sottolineano il pericolo di estensione del conflitto e la difficile situazione di donne e bambini. Lo testimonia al microfono di Gabriella Ceraso la responsabile stampa di "Save the Children", Giusy de Loiro:

     

    R. – Il conflitto si sta estendendo a macchia d’olio. Da Osh a Jalalabad – che sono stati i primi centri – ai villaggi vicini. Quindi numerose persone saranno colpite da quest’ondata di violenza sempre maggiore e maggiore sarà la massa umana che si sposterà. Per il momento si può parlare della fuga di oltre 400 mila persone, in particolare sono circa 100 mila i rifugiati nel vicino Uzbekistan.

     

    D. – Proprio in questa zona, nell’Uzbekistan, la situazione si sta facendo particolarmente delicata. Ci sono degli allarmi che vengono da più organizzazioni internazionali...

     

    R. – Assolutamente sì. Parliamo di centinaia di migliaia di persone e tra di esse ci sono moltissimi bambini, donne ed anche persone anziane. Tutti loro, quindi, hanno bisogno di aiuto e protezione, in particolare questi bambini che hanno sia vissuto sulla propria pelle, sia assistito a violenze veramente terribili: molti hanno perso la propria famiglia, gli amici, le case e naturalmente sono in fuga con pochissimo cibo a disposizione e con pochissima acqua.

     

    D. – C’è anche un allarme lanciato sulle violenze contro le donne...

     

    R. – Non riguarda soltanto le donne ma anche i bambini. Molti di loro, solo per il fatto di spostarsi in questo modo così disorganizzato, possono essere abusati, sfruttati e quindi tutte le Ong devono adoperarsi sia per facilitare un intervento internazionale sia per dare immediatamente alla popolazione, dove possibile, un supporto dall’interno.

     

    D. – Voi come state pensando di agire?

     

    R. – Abbiamo proprio un team permanente per la gestione dell’emergenza sul territorio che sta organizzando i primi soccorsi in termini di acqua e di cibo. Peraltro il nostro staff ci riporta che la maggior parte degli sfollati sono rifugiati, ad esempio nelle moschee, nelle case di alcuni vicini o familiari o alcuni sono proprio rimasti barricati in alcuni luoghi di origine e sono veramente sotto assedio. Quindi bisogna veramente portar loro aiuto e ci stiamo adoperando per questo. 

     

    Turchia

    Raid dell’aviazione turca contro le postazioni del Partito dei lavoratori del Kurdistan (Pkk) nel nord dell’Iraq. L’attacco, il secondo nel giro di pochi giorni, in risposta alle azioni dei ribelli curdi che si sono intensificate nelle ultime settimane in Turchia. L’ultima è avvenuta proprio oggi contro una base militare nella parte sud orientale del Paese. Gli scontri che ne sono derivati hanno provocato almeno 20 morti, 12 ribelli e 8 soldati.

     

    Polonia

    Sono oltre 30 milioni gli elettori chiamati domani in Polonia a scegliere il nuovo presidente, che dovrà succedere a Lech Kaczynski, morto nella sciagura aerea del 10 aprile a Smolensk, in Russia. In lizza, l’ex premier polacco e gemello del presidente scomparso, Jaroslaw Kaczynski, che ieri ha chiuso simbolicamente la campagna elettorale visitando la tomba del fratello, nel giorno del loro compleanno. Sfiderà il rappresentante del partito di governo Piattaforma Civica, Bronislaw Komoroski, attuale capo di Stato ad interim e dato per favorito prima dell’incidente aereo. Sulle ragioni di un possibile cambiamento di rotta nelle preferenze evidenziato dai sondaggi pre-elettorali, il commento di Luigi Geninazzi, inviato del quotidiano "Avvenire" ed esperto di questioni esteuropee, intervistato da Giada Aquilino:  

     

    R. - Questa tragedia ha molto cambiato la Polonia, ha unito tutto il Paese nel dolore. Le divisioni, ideologiche e politiche, che erano molto aspre sono state tutte cancellate. Adesso in Polonia c’è un sentimento di grande unità nazionale. Allora le cose sono un po’ mutate, perché il candidato che è dato per favorito alla presidenza è il candidato della destra liberale del partito al governo del premier Donald Tusk, Bronislaw Komorowski, che fino a poco tempo fa era dato praticamente sicuro vincitore. Ma la discesa in campo del gemello del defunto presidente, cioè Jaroslaw Kaczynski, ha cambiato le carte in gioco: Jaroslaw ha teso la mano a tutti e si presenta come l’uomo che porta avanti la missione del presidente deceduto e chiama la nazione all’unità.

     

    D. – Invece, in caso di vittoria di Komorowski, la Polonia avrebbe al vertice rappresentanti dello stesso partito: cosa significherebbe?

     

    R. - Era lo scenario più realistico fino a due mesi fa, cioè una Polonia che mette fine ai dissidi ai vertici del potere, tra il premier Tusk e il presidente Lech Kaczynski. È interessante notare che anche Jaroslaw Kaczynski adesso dice di essere pronto a dialogare con il governo Tusk se venisse eletto. Bisogna dire però - e questa forse è l’unica cosa su cui si può scommettere alla vigilia di questa delicata elezione - che probabilmente il nome del presidente della Polonia non uscirà domani sera e si andrà invece al ballottaggio, perché nessuno dei candidati arriverà al 50% più uno delle preferenze.

     

    D. - Uno dei temi della campagna elettorale è stato il ritiro delle truppe dall’Afghanistan, ma si è parlato anche di sanità. Che Paese è oggi la Polonia?

     

    R. - La Polonia può vantarsi legittimamente e orgogliosamente di essere dal punto di vista economico veramente un piccolo miracolo, perché è l’unico Paese dell’Unione europea che non ha subito i durissimi colpi della globalizzazione e della crisi economica del 2008-2009. Ed è stato l’unico Paese Ue che l’anno scorso ha avuto una crescita del Pil. Quindi da questo punto di vista è un Paese veramente stabile, soprattutto se si pensa ai problemi non solo della Grecia, della Spagna, ma soprattutto di altri Paesi dell’est, come la Lettonia e adesso anche l’Ungheria. Ovviamente le due tragedie, la tragedia del disastro aereo a Smolensk e poi le terribili inondazioni, che hanno provocato decine di vittime e tantissimi danni nel mese di maggio in tutta la Polonia occidentale, hanno fatto davvero riflettere questo Paese. 

     

    Iraq

    In Iraq la polizia ha aperto il fuoco per disperdere una manifestazione in cui molte centinaia di persone protestavano contro i continui black-out dell’energia elettrica nella città di Bassora, nel Sud del Paese. Secondo alcune fonti almeno un dimostrante è rimasto ucciso.

     

    Afghanistan

    Allarme dell’Onu sul peggioramento della situazione in Afghanistan. In un rapporto il numero uno del Palazzo di vetro Ban Ki-moon ha denunciato che il numero di mine piazzate sulle strade nei primi 4 mesi del 2010 è aumentato del 94 per cento rispetto all’anno scorso. Nel Paese oggi almeno 7 poliziotti hanno perso la vita in diversi attentati dei talebani. Media locali riferiscono inoltre che un aereo della Nato ha lanciato per errore una bomba contro una casa nella provincia di Khost, uccidendo una madre e quattro dei suoi figli. Sull’episodio è stata avviata un’inchiesta. Nessuna presa di posizione, per il momento, da parte delle forze internazionali.

     

    Pakistan

    In Pakistan, aerei senza pilota americani sono entrati in azione oggi sul Waziristan del nord, contro presunte basi dei talebani. Il bilancio provvisorio è di almeno 13 vittime. Il raid coincide con l’arrivo ad Islamabad dell'inviato speciale degli Usa, Richard Holbrooke, che ha in programma incontri con i vertici locali per parlare dei rapporti col Pakistan e delle prospettive in Afghanistan.

     

    Yemen

    Nello Yemen stamattina uomini armati hanno assaltato la sede dei servizi segreti di Aden nel sud del Paese. Le vittime sono almeno 11, tra cui sei membri delle forze di sicurezza. Testimoni hanno riferito che il commando è riuscito a liberare alcuni detenuti che si trovavano nella struttura. Ancora da chiarire se dietro l’azione vi sia la mano di Al Qaeda.

     

    Iran

    Le sanzioni contro l’Iran decise dall’Unione Europea non impediranno a Teheran di proseguire il suo programma nucleare. Lo ha affermato il vice ministro degli Esteri iraniano, mentre la Repubblica Islamica sta valutando la revisione dei rapporti con Cina e Russia, in seguito al loro voto favorevole in seno al Consiglio di Sicurezza Onu per l'adozione di nuove sanzioni contro Teheran.

     

    Medioriente

    Prosegue la mediazione statunitense per rilanciare il dialogo fra israeliani e plestinesi. Dopo i colloqui con le parti dei giorni scorsi, oggi l’emissario della Casa Bianca, Geoge Mitchell, ha incontrato il presidente egiziano Mubarak. Sul fronte Onu il segretario generale, Ban Ki-moon continua a negoziare con Israele e gli altri Paesi, specie dal fronte arabo, per trovare un compromesso sull’inchiesta internazionale per il blitz israeliano contro la flottiglia palestinese di fine maggio. Intanto, il movimento sciita libanese di Hazbollah oggi ha affermato di non essere in alcun modo coinvolto con la flottiglia di aiuti umanitari per Gaza, che dovrebbe salpare dal Libano.

     

    Obama-Aung San Suu Kyi

    Appello del presidente Usa, Barack Obama, nei confronti della Birmania per la liberazione del premio Nobel per la pace Aung San Suu Kyi, che festeggia oggi il suo 65.mo compleanno. La stessa azione, “immediata e senza condizioni” è stata richiesta per tutti i detenuti politici nel Paese.

     

    Vescovi Usa - esecuzione

    Intervento della Chiesa americana sul caso dell’esecuzione in Utah, negli Stati Uniti, del condannato a morte Ronnie Lee Gardner, giustiziato ieri per fucilazione. Il servizio è di Elena Molinari:  

     

    “Un’esecuzione che sminuisce la nostra società e che non aiuta le famiglie delle vittime del condannato”: così, mons. John Wester, vescovo di Salt Lake City nello Utah, ha commentato ieri l’uccisione di Ronnie Lee Gardner, avvenuta nella sua diocesi. Un’esecuzione portata a termine per fucilazione, come non succedeva da quasi 35 anni negli Stati Uniti, in un modo che i giornalisti testimoni dell’esecuzione hanno definito come “un atto di brutale violenza”. Una definizione simile è emersa dalle parole di mons. Wester: “E’ un gesto brutale che espande la violenza che la nostra società subisce quotidianamente”, ha detto il vescovo. Wester ha poi detto di “pregare che la società americana possa mettersi finalmente alle spalle la pena di morte, un metodo di fare giustizia”, ha spiegato, “che viola i principi religiosi della maggior parte degli americani”. 

     

    Messico

    Continua la battaglia tra narcotrafficanti in Messico. Oggi i cadaveri di altre 12 persone sono stati ritrovati dalla polizia nei pressi della località balneare di Cancun. Secondo gli investigatori le vittime sono state torturate e poi uccise. Intanto, dopo le segnalazioni degli arrestati, si cercano altri luoghi utilizzati dai banditi per occultare i cadaveri.

     

    Somalia

    Greenpeace ha diffuso un rapporto che documenta, attraverso foto, un sospetto traffico d’armi e rifiuti tossici e radioattivi tra Italia e Somalia. Centinaia di container di dubbia provenienza sarebbero stati interrati nell’area portuale di Eel Ma'aan, a trenta chilometri da Mogadiscio, costruito da imprenditori italiani. Intanto, è salito a 18 morti e 25 feriti il bilancio degli scontri di ieri a Mogadiscio tra esercito e miliziani di Al Shabab.

     

    Cina inondazioni

    Ammontano ad oltre 950 milioni di dollari i danni provocati dal maltempo nel sud della Cina. Piogge torrenziali hanno inondato coltivazioni, interrotto il traffico e le telecomunicazioni, costringendo quasi 500 mila persone ad abbandonare le proprie abitazioni. Frane e inondazioni, questa settimana, hanno causato la morte di almeno 69 persone, mentre 44 sono date per disperse.

     

    Portogallo

    Due giorni di lutto nazionale in Portogallo, oggi e domani, per rendere omaggio allo scrittore lusitano, José Saramago, premio Nobel per la letteratura nel 1998, morto ieri nella sua casa a Lanzarote, nelle Isole Canarie. L’autore, malato di leucemia, aveva 87 anni. (Panoramica internazionale a cura di Eugenio Bonanata e Michela Altoviti) 

     

    Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 170 

     

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