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Sommario del 16/06/2010
Il Papa all’udienza generale: se la legge naturale viene negata si apre drammaticamente la via al relativismo etico e al totalitarismo
◊ La verità è accessibile alla ragione umana. Fede e ragione, anche se si avvalgono di procedimenti conoscitivi differenti, sono in accordo. E’ quanto ha sottolineato Benedetto XVI stamani in Piazza San Pietro all’udienza generale, incentrando la propria catechesi sulla figura di San Tommaso d’Aquino. La distinzione tra fede e ragione – ha aggiunto il Papa – assicura l’autonomia alle scienze umane e a quelle teologiche. Ma tale autonomia non equivale ad una separazione, implica piuttosto “una reciproca e vantaggiosa collaborazione”. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il Papa, illustrando la figura di San Tommaso d’Aquino, si è soffermato sui contenuti dell’insegnamento e in particolare sul metodo teologico dell’Aquinate, fondato sullo sforzo di discernere “la coerenza delle verità della fede cristiana con l’aiuto della ragione umana, sempre illuminata dalla fede”:
“La fede consolida, integra e illumina il patrimonio di verità che la ragione umana da sé acquisisce. La fiducia che San Tommaso accorda a questi due strumenti della conoscenza – la fede e la ragione – può essere ricondotta alla convinzione che entrambe provengono dall’unica sorgente di ogni verità, il Logos divino, che opera sia nell’ambito della creazione, sia in quello della redenzione”.
Il Santo Padre, riferendosi all’insegnamento di San Tommaso, ha quindi ricordato gli ambiti di fede e ragione: “La ragione – ha detto – accoglie una verità in forza della sua evidenza intrinseca, mediata o immediata.” “La fede – ha aggiunto – accetta una verità in base all’autorità della Parola di Dio che si rivela”. Non c’è separazione, ma “una reciproca e vantaggiosa collaborazione”:
“La fede, infatti, protegge la ragione da ogni tentazione di sfiducia nelle proprie capacità, la stimola ad aprirsi a orizzonti sempre più vasti, tiene viva in essa la ricerca dei fondamenti e, quando la ragione stessa si applica alla sfera soprannaturale del rapporto tra Dio e uomo, arricchisce il suo lavoro”.
Ma non è solo la fede che aiuta la ragione:
“Anche la ragione, con i suoi mezzi, può fare qualcosa di importante per la fede, rendendole un triplice servizio che San Tommaso riassume nel proemio del suo commento al De Trinitate di Boezio dove dice: ‘Dimostrare i fondamenti della fede; spiegare mediante similitudini le verità della fede; respingere le obiezioni che si sollevano contro la fede”.
Tutta la storia della teologia cristiana – ha osservato il Papa – è in fondo “l’esercizio di questo impegno di intelligenza, che mostra l’intelligibilità della fede, la sua capacità di promuovere il bene dell’uomo”. L’accordo tra ragione umana e fede cristiana è poi ravvisato “in un altro principio basilare dell’Aquinate: la Grazia divina non annulla, ma suppone e perfeziona la natura umana”.
“La Grazia, elargita da Dio e comunicata attraverso il Mistero del Verbo incarnato, è un dono assolutamente gratuito con cui la natura viene guarita, potenziata e aiutata a perseguire il desiderio innato nel cuore di ogni uomo e di ogni donna: la felicità”.
La Grazia – ha aggiunto il Papa – accompagna, sostiene e spinge l’impegno etico. Tutti gli uomini, credenti e non credenti, sono chiamati a riconoscere le esigenze della natura umana espresse nella legge naturale e ad ispirarsi ad essa. In caso contrario, nella storia dell’umanità si aprono drammatici scenari:
“Quando la legge naturale e la responsabilità che essa implica sono negate, si apre drammaticamente la via al relativismo etico sul piano individuale e al totalitarismo dello Stato sul piano politico. La difesa dei diritti universali dell’uomo e l’affermazione del valore assoluto della dignità della persona postulano un fondamento. Non è proprio la legge naturale questo fondamento, con i valori non negoziabili che essa indica?”.
Ricordando quanto scritto da Giovanni Paolo II nell’Evangelium vitae, Benedetto XVI ha sottolineato che “urge per l’avvenire della società e lo sviluppo di una sana democrazia, riscoprire l’esistenza di valori umani e morali essenziali e nativi (...) valori che nessun individuo, nessuna maggioranza e nessuno Stato potranno mai creare, modificare o distruggere, ma dovranno solo riconoscere, rispettare e promuovere”. Il Santo Padre, riferendosi alla profondità del pensiero dell’Aquinate, ha ricordato infine una preghiera in cui San Tommaso chiede a Dio:
“Concedimi, ti prego, una volontà che ti cerchi, una sapienza che ti trovi, una vita che ti piaccia, una perseveranza che ti attenda con fiducia e una fiducia che alla fine giunga a possederti”.
Creazione di diocesi e nomine
◊ In Brasile, Benedetto XVI ha eretto la diocesi di Salgueiro, con territorio dismembrato dalle diocesi di Petrolina e Floresta, rendendola suffraganea della Chiesa Metropolitana di Olinda e Recife. La nuova diocesi, di circa 18 mila kmq, conta 440 mila abitanti, dei quali 351.500 cattolici, distribuiti in 17 parrocchie, con 14 sacerdoti, 28 seminaristi e 16 suore. Come primo vescovo della diocesi di Salgueiro, il Papa ha nominato padre Magnus Henrique Lopes, francescano cappuccino, finora vicario conventuale ed economo del Convento “Santo Antônio” a Natal. Il neo presule ha 44 anni e ha ottenuto la Licenza in Psicologia presso il “Centro de Estudos Superiores de Maceió” e la Licenza in Teologia morale presso la Pontificia Accademia Alfonsiana a Roma. Ordinato sacerdote, ha svolto tra gli altri gli incarichi di maestro dei postulanti, economo in diverse fraternità provinciali cappuccine, vicario parrocchiale in diverse parrocchie, ministro provinciale, vicepresidente della Conferenza dei Cappuccini del Brasile.
Il Pontefice ha nominato coadiutore di Caxias do Sul mons. Alessandro Carmelo Ruffinoni, dei Padri scalabriniani, finora ausiliare di Porto Alegre. Il presule, 67 anni, italiano, ha compiuto tutti i suoi studi, dalle scuole medie fino al triennio di Teologia, nei Seminari della sua Congregazione, quindi ha partecipato al corso di aggiornamento missionario promosso dalla Pontificia Università Urbaniana. Dopo l’ordinazione sacerdotale, è stato inviato come missionario in Brasile, dove ha ricoperto, fra gli altri, gli incarichi di direttore spirituale e rettore nel Seminario minore a Casca, parroco, direttore del “Centro Misionero” a Ciudad del Este. E’ stato anche superiore provinciale della Provincia Scalabriniana “São Pedro”, con sede a Porto Alegre. Nell’ambito della Conferenza episcopale Regionale “Sul 3” è il vescovo responsabile per le Pastorali sociali e nell’ambito della Conferenza nazionale dei vescovi brasiliani è il responsabile per la Pastorale degli emigrati brasiliani all’estero.
Benedetto XVI al Convegno diocesano di Roma: Eucaristia e carità vissuta per cambiare la mentalità degli uomini e la società
◊ La centralità dell’Eucaristia e la testimonianza della carità al centro del discorso di Benedetto XVI che ieri sera nella Basilica di San Giovanni in Laterano ha aperto i lavori del Convegno diocesano che conclude l’anno pastorale. Titolo dell’incontro, che si concluderà domani: “Si aprirono loro gli occhi, lo riconobbero e lo annunziarono. L’Eucaristia domenicale e la testimonianza della carità”. Due aspetti fondamentali, questi, che sono stati approfonditi nell’anno appena trascorso. Il servizio di Debora Donnini:
(canto)
L’Eucaristia è il memoriale della morte e risurrezione di Cristo. Una parola, "memoriale", che viene dal verbo ebraico zakar, che significa non semplice ricordo di qualcosa che è accaduto nel passato, ma “celebrazione che attualizza quell’evento in modo da riprodurne l’efficacia salvifica”. Lo ha sottolineato Benedetto XVI nel suo discorso di apertura del Convegno diocesano di Roma. Nell’antichità, infatti, si offrivano in sacrificio alle divinità animali o frutti della terra. Gesù, invece, offre se stesso, diventa quel sacrificio che la liturgia offre nella Santa Messa, ha ricordato il Papa. Infatti, il pane e il vino diventano il suo vero Corpo e Sangue.
Benedetto XVI chiede quindi che negli itinerari di educazione alla fede di bambini e giovani e nei centri di ascolto della Parola si sottolinei questa presenza reale. E’ necessario che “nella liturgia emerga con chiarezza la dimensione trascendente, quella del Mistero” che “illumina anche quella orizzontale”, ossia il legame di comunione fra quanti appartengono alla Chiesa. Infatti, ha spiegato il Pontefice, quando prevale quest’ultima non si comprende pienamente la bellezza del mistero celebrato. Quindi, il Papa si è soffermato sull’importanza di partecipare alla Messa:
“E’ molto importante, per noi cristiani, seguire questo ritmo nuovo del tempo, incontrarci con il Risorto nella domenica e così ‘prendere’ con noi questa sua presenza, che ci trasformi e trasformi il nostro tempo”.
Il Papa invita quindi i sacerdoti a celebrare la Messa con intensa partecipazione interiore e tutti a riscoprire la fecondità dell’adorazione eucaristica. L’Eucaristia è quella che trasforma un semplice gruppo in comunità ecclesiale e deve essere la struttura portante della vita di ogni comunità parrocchiale.
“Esorto tutti a curare al meglio, anche attraverso appositi gruppi liturgici, la preparazione e la celebrazione dell’Eucaristia, perché quanti vi partecipano possano incontrare il Signore”.
Nutrendoci di Lui, prosegue il Papa, siamo liberati dai vincoli dell’individualismo, e diventiamo una cosa sola. Così si superano le differenze di professione, ceto, nazionalità. Ci sentiamo figli di Dio. Il nutrimento del Corpo di Cristo porta anche ad accogliere la vita di Dio. Quindi, possiamo abbandonare la logica del mondo e seguire quella del dono e della gratuità.
“La carità è in grado di generare un cambiamento autentico e permanente della società, agendo nei cuori e nelle menti degli uomini, e quando è vissuta nella verità ‘è la principale forza propulsiva per il vero sviluppo di ogni persona e dell’umanità intera’”.
Roma chiede una più chiara e limpida testimonianza della carità. Per questo il Papa si è detto grato a quanti si impegnano per i poveri e gli emarginati. Una celebrazione eucaristica, ha sottolineato, che non conduce ad incontrare gli uomini lì dove essi vivono, lavorano e soffrono per portare loro l’amore di Dio non manifesta la verità che racchiude. Bisogna dunque offrire i nostri corpi in sacrificio spirituale gradito a Dio in quelle circostanze che richiedono di far morire il nostro io. “In un tempo di crisi economica e sociale bisogna dunque essere solidali con coloro che vivono nell’indigenza, per offrire a tutti la speranza di un domani migliore e degno dell’uomo”. Ma la natura dell’amore richiede anche scelte di vita definitive e irrevocabili. Benedetto XVI ha dunque esortato i giovani a non avere paura di amare Cristo nel sacerdozio e nel formare famiglie cristiane “che vivono l’amore fedele, indissolubile e aperto alla vita.
Prima del discorso di Benedetto XVI, l’indirizzo di saluto del cardinale vicario Agostino Vallini che, a nome della diocesi di Roma, ha manifestato affetto al Papa per la sofferenza di questi ultimi mesi e gratitudine per il richiamo evangelico a combattere il peccato, il male spirituale che – ha detto – a volte purtroppo contagia anche i membri della Chiesa.
Pubblicato il programma della visita di Benedetto XVI a Sulmona di domenica 4 luglio
◊ La Sala Stampa della Santa Sede ha reso noto oggi il programma ufficiale della visita di Benedetto XVI a Sulmona, di domenica 4 luglio prossimo. Il Papa partirà in elicottero dal Vaticano alle 8.30 e circa 50 minuti dopo atterrerà al campo sportivo “Serafini” della città abruzzese, da dove raggiungerà la centrale Piazza Garibaldi per presiedere la Messa e la recita dell’Angelus. Al termine, il Pontefice si intratterrà a pranzo con i vescovi dell’Abruzzo, nella Casa sacerdotale del Centro pastorale diocesano di Sulmona. In questa stessa sede, alle 16.30, si svolgerà l’incontro tra Benedetto XVI e una delegazione della Casa circondariale di Sulmona. Quindi alle 17, nella cattedrale cittadina, il Papa incontrerà i giovani accorsi per salutarlo.
L’ultimo atto della visita sarà l’atto di venerazione che il Papa compirà alle reliquie di San Panfilo e di San Celestino V, custodite nella cripta della Cattedrale sulmonese. La partenza in elicottero per il rientro in Vaticano è fissata per le 17.45.
L'arcivescovo di Westminster, Vincent Nichols, presenta l'opuscolo sulla visita del Papa in Inghilterra di metà settembre
◊ Informare sulla prossima visita di Benedetto XVI nel Regno Unito che si terrà dal 16 al 19 settembre prossimi. E' una delle sfide di "Heart speaks unto heart", la guida presentata ieri a Londra dall'arcivescovo di Westminster, mons. Vincent Nichols, presidente della Conferenza episcopale di Inghilterra e Galles. L'opuscolo, suddiviso in domande e risposte sarà distribuito in tutte le parrocchie di Inghilterra, Galles e Scozia il prossimo fine settimana. Philippa Hitchen ha raccolto il commento dello stesso Vincent Nichols.
R. – Si tratta di domande che spesso le persone pongono alla Chiesa. Per esempio, che cos’è la Santa Sede? Che cosa fa la Chiesa in tutto il mondo? Che cosa fa la comunità cattolica per il bene comune qui in questo Paese? Perché ci sarà un incontro tra la Regina e il Papa? E perché lui vuole avere un incontro con le altre fedi e le altre religioni qui in Gran Bretagna? E qual è la visione cattolica dell’educazione? Domande come queste. In questo libretto ci sono risposte corte, ma chiare. Speriamo che questa pubblicazione avvii una preparazione più profonda per la visita del Santo Padre in settembre.
D. – Riguardo alle voci di problemi di costi di sicurezza e così via, che cosa ci può dire?
R. – Poco a poco noi arriveremo ad un nuovo punto di collaborazione con il governo e queste cose, di conseguenza, si faranno più chiare e più esatte.
Mons. Tomasi all'Onu di Ginevra sulla mortalità materna: con cure adeguate si salvano moltissime mamme e milioni di figli
◊ Un “numero impressionante”. Lo definisce così l’arcivescovo Silvano Maria Tomasi, osservatore permanente della Santa sede all’Onu di Ginevra, il dato relativo alle morti di donne partorienti che si registra ogni anno nel mondo, soprattutto nelle aree di maggior disagio del pianeta. Il presule è intervenuto nell’ambito della 14.ma sessione del Consiglio dei Diritti umani, tenutasi di recente a Ginevra. Il servizio di Alessandro De Carolis:
Trecentocinquantamila neonati vengono ogni anno alla luce orfani di madre. E milioni sono i neonati che non ce la fanno a sopravvivere poco dopo la nascita. E’ un quadro di desolante miseria quello che emerge dai dati citati da mons. Tomasi nel suo intervento a Ginevra. Lo scenario è geograficamente diverso ma comune negli esiti: dove c’è povertà, emarginazione sociale, assenza o quasi di diritti mamme e figli rischiano di essere strappati le une agli altri poco dopo il parto. Non sorprende, osserva il delegato pontificio, la “forte correlazione” che si rivela “tra le statistiche relative alla mortalità materna e quelle relative alla morte neonatale”, che indicano “che molte misure dirette a combattere la mortalità materna” contribuiscono “a un'ulteriore riduzione della mortalità infantile”. Sono purtroppo tre milioni i neonati che ogni anno non superano la prima settimana di vita, mentre oltre 2 milioni muoiono ogni anno durante il primo anno di vita”.
Ricordando come la riduzione della mortalità materna è stata resa possibile in molti casi grazie “a un più elevato reddito pro capite”, a “tassi di istruzione superiori per le donne” e a una “crescente disponibilità di cure mediche di base”, mons. Tomasi ha citato un recente studio, il quale indica che la mortalità materna in Africa “potrebbe essere notevolmente ridotta se le madri sieropositive avessero accesso ai farmaci antiretrovirali”. Non solo. La “disponibilità di cure ostetriche di emergenza, compresa la fornitura del servizio di assistenza pre e post-natale, e di trasporto adeguati alle strutture sanitarie”, la presenza di “personale ostetrico competente, un apporto di sangue pulito e l’approvvigionamento di acqua potabile”, compresa la fornitura di antibiotici specifici, e “l'introduzione di un'età minima di 18 anni per contrarre matrimonio”, sono tutte misure – ha sostenuto il presule – delle quali “potrebbero beneficiare le madri e i loro bambini”. Di qui, l’appello alla comunità internazionale: se davvero, ha concluso mons. Tomasi, si vogliono “ridurre efficacemente i tragici tassi di mortalità materna”, il rispetto e la promozione del diritto alla salute e di accesso ai farmaci “non devono essere solo a parole, ma devono essere messi in atto da parte degli Stati, come pure dalle organizzazioni non governative e dalla società civile”.
Mons. Marchetto "rilegge" il Concilio Vaticano II: non ci fu rottura né contrapposizione col passato
◊ “Rileggere il Concilio Vaticano II”, il tema affidato all’arcivescovo Agostino Marchetto nell’ambito del Programma “Leggere il Novecento”, ciclo di conferenze promosso dalla Fondazione Rubettino, che domani pomeriggio ospiterà a Roma, presso la sede della Conferenza dei Rettori a piazza Rondanini, il secondo incontro dedicato al Magno Sinodo. Il servizio di Roberta Gisotti:
“L’abbraccio fra tradizione e rinnovamento nel Magno Concilio” è stato il "filo rosso" della dotta trattazione di mons. Marchetto. “Non dovrò, credo – esordisce il presule – convincere nessuno dell’importanza e del valore dottrinale, spirituale e pastorale del Concilio Ecumenico Vaticano II”, “‘icona’ della Chiesa cattolica”, sottolinea, di ciò che “il cattolicesimo è, costituzionalmente, comunione, anche con il passato, con le origini, identità nell’evoluzione, fedeltà nel rinnovamento”.
Ricorda, l’arcivescovo, che “la risoluzione di convocare un Concilio nacque nell’animo di Giovanni XXIII dal constatare la grave crisi che il decadimento dei valori morali e spirituali aveva causato nella società contemporanea”. E certo il Vaticano II - osserva l’arcivescovo Marchetto - “ha perseguito un aggiornamento che voleva essere non rottura con il passato o contrapposizione di momenti storici ma crescita e perfezionamento del bene in atto nella Chiesa”. Dunque “Non si può ammettere” una “interpretazione semplicistica”, dei documenti conciliari “che presenti il magno Sinodo stesso come luogo di scontro tra ‘conservatori’ e ‘progressisti’”. A tale proposito, rammenta mons. Marchetto, con quale “tenacia e pazienza Paolo VI si adoperò affinché i problemi, mediante il dibattito sereno ed approfondito, fossero chiariti e si potesse raggiungere la maggioranza più larga possibile.” “Un lavoro lungo e difficile, che procurò al mite e paziente Pontefice tanta amarezza e sofferenza”, da essere appellato ‘il martire del Concilio’. Conclusa l’assise inizia l’attuazione. “Un periodo decisivo e oltremodo delicato”, spiega mons. Marchetto, poiché “nel susseguirsi di cambiamenti e di nuovi orientamenti” si ebbero “tentativi di ritorno indietro o di fughe in avanti”. “Ciascuno tendeva (ed è vero anche oggi)” – ha osservato mons. Marchetto – a prendere “quanto collimava con la propria visione, o, peggio, ‘ideologia’”, senza accettare l’insieme del corpus dei testi conciliari. Occorre invece comprendere – conclude l’arcivescovo Marchetto – che il Vaticano II “sancì uno sviluppo teologico già avvenuto e lo tradusse in approccio pastorale, in risposta alle esigenze dei tempi, nella continuità della dottrina”.
Oggi su "L'Osservatore Romano"
◊ Per una visione larga e fiduciosa della ragione umana: all’udienza generale il Papa parla del metodo teologico e filosofico di san Tommaso d’Aquino.
Lo zio Warren e i misteri del rating: nell’informazione internazionale, Luca M. Possati sulle agenzie che fanno tremare i mercati.
Comunicato congiunto della Commissione permanente di lavoro tra la Santa Sede e lo Stato di Israele.
In cultura, un articolo di Agostino Paravicini Bagliani dal titolo “Quando cominciarono a pagare le ferie”: inventariato l’archivio dei canonici del Laterano.
Asce di rame nella fortezza dei Cananei: Lorenzo Nigro sulle ultime scoperte della missione archeologica dell’università La Sapienza a Batrawy in Giordania.
Nell’infermeria dei monumenti: Silvia Guidi sui quarant’anni di restauro architettonico nell’opera di Paolo Marconi.
Marea nera: Obama incontra i vertici della British Petroleum
◊ Oggi, il presidente Barack Obama incontrerà i vertici del colosso petrolifero Bp, chiamato a risarcire i danni provocati dalla marea nera nel Golfo del Messico. Il tema è stato anche al centro del discorso alla nazione di ieri, in cui il capo della Casa Bianca ha paragonato il disastro ambientale alla lotta contro al Qaeda. Obama ha garantito durante il suo discorso alla nazione il massimo impegno per risanare la regione chiedendo inoltre al Paese di intraprendere la strada dell’energia pulita. Nonostante tutto però dalla gestione di questa crisi ambientale la sua popolarità ne esce ancora fortemente appannata. Stefano Leszczynski ha intervistato Dennis Redmont, giornalista e responsabile media del Consiglio Italia-Usa:
R. – Il problema, secondo me, è che forse la ‘location’ non era quella giusta: è stata la prima volta, infatti, che il presidente ha utilizzato la Stanza Ovale ma non ha dato indicazioni specifiche su quello che intende fare. Oggi, si incontrerà con i rappresentanti della Bp per fare il punto sulla situazione e forse avremo maggiori dettagli.
D. – Ha addirittura paragonato la battaglia contro la marea nera alla battaglia contro al Qaeda. Un paragone che ha lasciato forse qualche perplessità…
R. – Diciamo che gli americani si rendono bene conto che c’è bisogno di mobilitarsi per far fronte ad una catastrofe ambientale che tocca tutti. Perciò, se Obama, a cui non piace essere esagerato, utilizza invece frasi di questo tipo, significa che lui vuole approfittare di questa crisi per insegnare forse agli americani che devono vivere più “verde”, più pulito, e trovare risorse energetiche alternative.
D. – Come si concilia questa ricerca di risorse alternative con la necessità, però, di utilizzare ancora le risorse vecchie e quindi di autorizzare nuove trivellazioni?
R. – E’ molto interessante osservare come Obama chieda al Congresso di passare una serie di legislazioni che miglioreranno la situazione dell’energia e dell’ambiente, mentre nel discorso alla nazione non ha pronunciato la parola “carbone”, e nemmeno la parola “clima”. In questo campo, Obama si mantiene aperto ai negoziati per rivedere – forse – una serie di proposte di legge che vogliono mettere una specie di tetto alle emissioni di anidride carbonica.
D. – Se la Bp si trovasse a dover pagare veramente fino all’ultimo centesimo di danno e di risarcimento, probabilmente finirebbe sul lastrico…
R. – Abbiamo visto che molte aziende, dopo una catastrofe ambientale molto seria, sono finite. Abbiamo visto come la PanAm non abbia resistito dopo i problemi di Lockerbie, abbiamo visto come la Dow Chemical abbia dovuto cambiare identità dopo Bhopal... In questo stesso filone, secondo me, Bp come tale potrebbe avere i giorni contati. Ma è un colosso tale che si reincarnerà in un’altra azienda, la quale poi ricomincerà a trattare di trivellazione e di fornitura di petrolio, del quale il mondo, per adesso, ha assolutamente bisogno.
All'Onu simposio sulla spiritualità nelle opere di Michelangelo
◊ Nella sede dell’Onu a New York si è tenuto lunedì scorso uno speciale simposio intitolato “Un pomeriggio con Michelangelo, splendori della Cappella Sistina e della Cappella Paolina”. Sono intervenuti, davanti ad una platea di oltre 400 persone, la professoressa Elizabeth Lev ed il prof. Eric Hansen che hanno presentato i loro studi sull’arte di Michelangelo. L’incontro è stato anche l’occasione per affrontare il tema della spiritualità nelle opere dello straordinario artista italiano. Il servizio di Amedeo Lomonaco:
Il simposio ha avuto come punto di partenza la Cappella Sistina. Michelangelo, guidato dalle parole della Genesi e servendosi delle sue straordinarie capacità artistiche, ha tradotto in forme visibili l’invisibile bellezza e maestà di Dio. Proprio la dimensione trascendentale nelle opere di Michelangelo è stata il filo conduttore dell’incontro, come sottolinea il direttore della sezione statunitense dei Patrons of the Arts nei Musei Vaticani, mons. Terence Hogan:
"Nella discussione alle Nazioni Unite su Michelangelo è stata importante l’idea della spiritualità dell’umanità nell’arte".
Al Simposio, che ha voluto unire il mondo della diplomazia con quello dell’arte, hanno partecipato esponenti di diverse religioni...
"Musulmani, ebrei e cristiani: l’arte è un modo per unire tutto il mondo".
Il racconto sull’arte di Michelangelo è poi proseguito con la descrizione di un altro tesoro dei Musei Vaticani, la Cappella Paolina. Anche in questo caso si è posto l’accento sulla ricchezza dei significati teologici concentrati in affreschi, sculture e dipinti. Il Simposio si è poi concluso con la presentazione di studi storici sulla vita e le opere di Michelangelo. Ma perchè è stato organizzato un Simposio su Michelangelo nella sede dell'Onu? Ancora mons. Terence Hogan:
"E' stato organizzato un Simposio su quest’uomo, perché l’arte di Michelangelo è molto importante per tutti: è fonte di ispirazione per l’anima degli uomini. L’arte per i Paesi delle Nazioni Unite, in particolare, è una via per interpretare la pace".
Irlanda: discorso del cardinale Murphy O'Connor per la conclusione dell'Anno Sacerdotale
◊ “Alcuni hanno parlato di questo tempo come la 'notte oscura' della Chiesa in Irlanda. Eppure, anche se doloroso, sappiamo che è anche un tempo di apprendimento, di purificazione e di fiducia. Nella notte buia, tutto quello che abbiamo è la nostra fede che Dio non ci ha abbandonati e, naturalmente, ci sentiamo non solo la crudezza del nostro peccato ma anche la nostra povertà, che è un dono perché elimina le tutte le altre strutture e ci riporta alla fonte della nostra vita, la nostra identità e la nostra chiamata”. Nel suo discorso per la conclusione dell’Anno Sacerdotale, il cardinale Murphy O’Connor, arcivescovo emerito di Westminster e attuale visitatore apostolico per l'arcidiocesi di Armagh, ripercorre tutto il travaglio vissuto dalla Chiesa d’Irlanda per casi di abusi sessuali che hanno coinvolto alcuni sacerdoti e chiama tutti a intraprendere il cammino di pentimento e rinnovamento indicato dal Santo Padre, Benedetto XVI. Il messaggio, pronunciato ieri al seminario di Maynooth, si rivolge a sacerdoti irlandesi ma sopratutto alle vittime di questi scandali a cui vanno i pensieri e le preghiere di tutto il clero. “Ho cominciato a capire in modo nuovo, parlando con le vittime, il dolore e il grave danno fatto loro”, ha detto il porporato dichiarandosi “non esente da colpe”. Ma il cardinale O’Connor non si limita ad un semplice esercizio di pentimento ed esorta ad “valutazione onesta di dove le strutture e le procedure della Chiesa hanno fallito, non solo giuridicamente ma anche umanamente”. Per fare questo il porporato attinge alla lettera Di Benedetto XVI alla Chiesa d’Irlanda, in cui si chiama ad un “pentimento autentico e profondo, che richiede non solo un impegno per la verità e la comprensione, in particolare a comprendere le radici e le conseguenze di quanto è successo, ma anche un impegno ad amare”. Per recuperare la fiducia persa e rinsaldare il legame con il popolo iralndese il cardinale O’Connor chiede, infine, un rinnovamento dei vertici della Chiesa d’Irlanda basato sulla fede e il coraggio. “Quando la fiducia nell’istituzione è indebolita – conclude il porporato – possiamo solo risalire alla persona e iniziare a ricostruire da lì”. (A cura di Marco Guerra)
Amnesty international ai vertici israeliani: stop alle demolizioni di case palestinesi
◊ Amnesty International ha lanciato un appello alle autorità israeliane perché pongano fine alle demolizioni delle case, evitando che migliaia di palestinesi vivano ogni giorno nel timore di uno sgombero. La richiesta dell’organizzazione umanitaria fa leva su un nuovo documento pubblicato dall’Onu, “La demolizione delle case palestinesi da parte di Israele”, che rivela la dimensione della distruzione delle abitazioni e di altre strutture nei Territori palestinesi occupati, in quanto considerate "costruzioni illegali". Secondo le Nazioni Unite, nel 2009 oltre 600 palestinesi (più della metà dei quali bambini) sono rimasti senza tetto dopo che le forze israeliane avevano demolito le loro abitazioni. “Ai palestinesi che vivono sotto l’occupazione israeliana vengono imposte restrizioni talmente rigide su cosa e dove costruire, da essere equiparate a violazioni del diritto a un alloggio adeguato”, ha dichiarato Philip Luther, vicedirettore del Programma Medio Oriente e Africa del Nord di Amnesty international. “Nella maggior parte dei casi – prosegue l’esponente di Amnesty – le persone si vedono negare il permesso di edificazione da parte di Israele, talora al termine di procedure lunghe, costose e burocratiche. Così, non hanno molta altra scelta se non andare avanti senza permesso, consapevoli che ciò che hanno costruito potrà presto essere abbattuto dai bulldozer israeliani”. Le demolizioni vengono generalmente eseguite senza alcun preavviso della data e dunque senza alcuna possibilità per i residenti palestinesi di salvare i loro beni o cercare un’altra sistemazione. Si calcola che gli ordini di demolizione da eseguire siano 4800. Sulla base della legge israeliana, le famiglie sgomberate non hanno titolo a un alloggio adeguato o a un risarcimento. Questo significa che molte di esse si troverebbero senza casa e nella miseria, se non potessero contare su parenti, amici e organizzazioni di solidarietà. Oltre alle case, che sono le strutture più colpite dalle demolizioni, sono state raggiunte dalle ordinanze di demolizione israeliane anche scuole, ospedali, strade, cisterne per l’acqua, piloni dell’elettricità, capannoni e stalle. Nel comunicato diffuso da Amnesty international, viene citato il caso del piccolo villaggio di Khirbet Tana, nella valle del Giordano, i cui abitanti hanno dovuto ricostruire le loro case due volte in cinque anni. Nel 2005, le autorità israeliane avevano demolito la scuola del villaggio e alcune case, stalle e cisterne per l’acqua. Dopo la ricostruzione, il 10 gennaio di quest’anno le forze israeliane sono ritornate e hanno demolito 100 case (lasciando 34 bambini senza tetto), di nuovo la scuola e 12 recinti per pecore e capre, la principale risorsa del villaggio. Amnesty international chiede dunque alle autorità israeliane di porre immediatamente fine a tutte le demolizioni nei Territori palestinesi occupati, inclusa Gerusalemme Est, di trasferire alle comunità locali palestinesi la responsabilità delle politiche e dei regolamenti riguardanti i piani edilizi e la costruzione degli alloggi, nonché di fermare la costruzione e l’espansione degli insediamenti israeliani nei Territori palestinesi occupati, come primo passo verso lo spostamento dei civili israeliani che vivono in quegli insediamenti. (M.G.)
Kirghizistan: l’Unicef in aiuto dei bambini colpiti dalle violenze
◊ Il 90% dei rifugiati fuggiti dagli scontri nel sud del Kirghizistan sono bambini, donne e anziani. Da una prima, rapida valutazione, è emerso che molti bambini hanno subito violenze fisiche e psicologiche. Più di 100 mila rifugiati sono in Uzbekistan, la maggior parte dei quali concentrati nei 75 campi intorno alla città di Andijan. L’allarme arriva dagli operatori dell’Unicef che stanno monitorando la situazione dei bambini sfuggiti dalle violenze, iniziate lo scorso giovedì. L’Unicef fa inoltre sapere che invierà al più presto un’equipe specializzata per portare avanti interventi di recupero psicosociale su ampia scala. Come prima risposta, in queste ore l’Unicef ha inviato in Uzbekistan orientale sette camion con aiuti di emergenza del valore complessivo di 100 mila dollari comprendenti tende, vestiti, coperte, kit sanitari e set per cucinare. In Kirghizistan, gli aiuti dell’Unicef - con farmaci, strumenti chirurgici, forniture idriche ed igieniche per 1.600 persone – hanno raggiunto la città di Osh. Tuttavia, a causa della situazione di instabilità, in Kirghizistan le Nazioni Unite non possono ancora accedere alle zone colpite nel sud del Paese. (M.G.)
L’immigrazione nel Mediterraneo al centro del “Migramed Forum” delle Caritas
◊ Prende il via oggi a Valderice, in Sicilia, “Migramed Forum” il l’incontro delle Caritas del bacino del Mediterraneo sull’immigrazione, organizzato da Caritas Italiana e dalla delegazione regionale diretta da mons. Sergio Librizzi, direttore della Caritas di Trapani. Al termine del Forum – riferisce una nota degli organizzatori – verrà stilata la “Carta di Trapani”, per fare appello a istituzioni civili e comunità ecclesiale perché “lo spazio mediterraneo sia inteso come luogo d’incontro, non di scontro e avversione”. E in vista dell’apertura dei lavori il mensile “ItaliaCaritas” ha fornito nuovi dati sull’immigrazione irregolare per dimostrare che, nonostante le politiche repressive, “gli irregolari soggiornanti in Italia non sono affatto diminuiti”. Anzi, secondo una recente ricerca curata dall’Università Cattolica di Milano, “sono aumentati di 126 mila unità rispetto al 2009”. I “viaggi della speranza”, infatti, “riguardano solo il 10% degli immigrati” – osserva la Caritas – mentre “la stragrande maggioranza di loro arriva in Italia atterrando con un visto turistico” e poi, “non potendo dimostrare di avere un impiego regolare, diventano automaticamente clandestini”. “La tentazione di affidarsi esclusivamente alle politiche di allontanamento – commenta Oliviero Forti, responsabile del settore immigrazione di Caritas italiana – è un’operazione a perdere, sia per il migrante che per la società che se ne priva. Senza considerare che i respingimenti in mare hanno sì azzerato gli sbarchi a Lampedusa, tranquillizzando l’opinione pubblica, ma i costi umani di queste operazioni sono inimmaginabili, poiché gli "indesiderabili" respinti sono oggi rinchiusi nelle carceri libiche, privi di garanzie minime di rispetto dei diritti umani e soggetti a continue vessazioni”. Secondo Forti, per provare ad alleggerire la presenza irregolare, “forse basterebbe tentare una politica dei flussi di ingresso più realistica”, “normative meno farraginose” e “strade” rispettose dei “diritti umani” che sostengano “i bisogni dei Paesi di origine e quelli dei Paesi di accoglienza”. (M.G.)
Continua la drammatica fuga via mare dei profughi somali che scappano dalla Guerra
◊ L’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Unhcr) esprime dolore per la morte di nove richiedenti asilo somali avvenuta lo scorso 30 maggio al largo della costa mozambicana. I nove facevano parte di un gruppo di 77 cittadini somali che tentava di raggiungere il Mozambico via mare. Purtroppo, 41 di loro sono stati costretti a gettarsi in acqua. L’incidente si è verificato tra Palma e Mocimboa da Praia lungo la costa della provincia di Cabo del Gado, nel Mozambico nordorientale. Alcune persone sono state tratte in salvo dai pescatori, mentre i 36 di loro che non hanno voluto abbandonare l’imbarcazione sono stati portati a Palma. L’Unhcr esprime apprezzamento ai pescatori e alle autorità locali per aver salvato queste vite umane. Secondo una nota diffusa dalla stessa agenzia delle Nezioni Unite, continua a crescere il numero di somali che lasciano il loro Paese via mare per sfuggire alla violenza. Da gennaio 2010, sono quasi duemila i somali arrivati via mare nel Mozambico nordorientale. La maggior parte di loro racconta di essere partita direttamente da Mogadiscio e Kismayo, molti di essere scappati per evitare l’arruolamento forzato da parte dei militanti di Al Shabaab. Altri invece sono partiti via mare da Mombassa, in Kenya, con alcuni etiopi. La maggior parte dei somali si fermano solo per pochi giorni o settimane nel campo di Maratane, nel Mozambico nordorientale, prima di riprendere il viaggio alla volta dell'Africa del Sud, dove sperano di avere migliori opportunità. Dei somali arrivati quest’anno, solo 300 sono rimasti nel campo di Maratane. In Mozambico, l’Unhcr ha lavorato in collaborazione con i funzionari del governo per gestire al meglio i nuovi arrivi di somali via mare. Nella provincia di Cabo del Gado, l’agenzia Onu sta invece dando assistenza tecnica e logistica alle autorità locali per ricevere e trasferire i richiedenti asilo al campo di Maratane. Intanto, in Somalia gli scontri tra le truppe del Governo federale di transizione, supportate dai Corpi di pace dell’Unione Africana, e i gruppi armati d’opposizione, continuano a provocare la fuga di milioni di persone dalle loro case a Mogadiscio e a causare la morte di civili innocenti. Dall’inizio di maggio 2010, a Mogadiscio oltre 30 mila persone sono state costrette ad abbandonare le proprie abitazioni: 17.300 di queste sono riuscite a fuggire dalla capitale, trovando rifugio nei sovraffollati insediamenti del corridoio di Afgooye, che già ospitava 366 mila sfollati somali. La situazione umanitaria in Somalia continua dunque a deteriorarsi. Oltre tre milioni di persone hanno urgente necessità di assistenza per sopravvivere e l’Unhcr denuncia che l’accesso alla popolazione da parte delle agenzie umanitarie sta diventando sempre più difficile ed impegnativo. (M.G.)
Appello di Medici senza frontiere per le popolazioni del Ciad colpite dalla crisi alimentare
◊ La scarsità di precipitazioni, i mancati raccolti, l’aumento del prezzo delle derrate alimentari, il rapido esaurimento delle riserve di cibo e il difficile accesso ai servizi sanitari sono i principali fattori che hanno aggravato la crisi alimentare che attanaglia tutta la fascia del Sahel in territorio ciadiano. Medici senza frontiere (Msf) ha lanciato l’allarme chiedendo alla comunità internazionale di incrementare e accelerare le operazioni di assistenza umanitaria per rispondere ai bisogni della popolazione più vulnerabile, soprattutto dei bambini sotto i 5 anni di età. Secondo una nota pubblicata dalla stessa Ong nella regione di Hadjer Lamis, una recente analisi dello stato nutrizionale mostra che più del 5% dei bambini sotto i 5 anni di età soffre di malnutrizione acuta e rischia di morire. Oggi, in questa sola regione, circa cinquemila bambini hanno urgente bisogno di assistenza alimentare. “Siamo molto preoccupati per il numero di bambini gravemente malnutriti che stanno visitando i nostri operatori: quasi tremila bambini sono rientrati nei nostri programmi nel mese di maggio”, spiega Benoit Kayembe, coordinatore medico per le emergenze di Msf in Ciad. L’attuale aumento della malnutrizione appare ancora più drammatico se si considera che siamo soltanto all’inizio della cosiddetta “stagione della fame”. Molti bambini rischieranno di diventare gravemente malnutriti nelle prossime settimane, ovvero prima del prossimo raccolto previsto per il mese di ottobre. Le autorità nazionali e gli altri organismi locali e internazionali, hanno iniziato ad affrontare questa grave crisi alimentare, ma nonostante i numerosi sforzi molte comunità ancora non ricevono alimenti e assistenza nutrizionale. Dal canto suo, Medici senza frontiere sta attualmente portando avanti una serie di interventi per l’emergenza nutrizionale nelle regioni di Hadjer Lamis, Batha, Guéra, Salamat e Quaddai, così come nella capitale N’Djamena. Le attività si sviluppano nei centri terapeutici nutrizionali, attraverso visite ambulatoriali e ricoveri, e nelle prossime settimane è prevista una distribuzione di cibo per più di 60 mila bambini. Ma il Ciad non è il solo Paese attraversato dalla fascia semidesertica del Sahel che sta fronteggiando questa crisi alimentare. Il numero dei bambini malnutriti sta infatti aumentando in molti paesi ubicati in questa regione. In Niger, Mali, Burkina Faso e Sudan Msf ha iniziato programmi per l’emergenza nutrizionale e ha rafforzato quelli già esistenti. (M.G.)
Israele, il governo valuta l'ipotesi di allentare il blocco su Gaza
◊ In Medio Oriente si attende una decisione del governo israeliano sulla possibilità di allentare il blocco su Gaza, dopo il pressing della Comunità internazionale a seguito dell’attacco alla flottiglia carica di aiuti umanitari, avvenuto lo scorso 31 maggio. Francesca Sabatinelli ha intervistato Filippo Grandi, commissario generale dell’Unrwa, agenzia dell’Onu per l’assistenza e il lavoro ai rifugiati palestinesi:
R. - Da anni stiamo dicendo che questo blocco non solo è inutile ed assurdo, ma anche profondamente ingiusto verso la popolazione civile di Gaza. Certo, quello che ha provocato questa situazione è stata una tragedia, ovvero l’attacco alla cosiddetta flotta umanitaria. Ma speriamo ora che almeno dalla tragedia possa nascere l’opportunità - finalmente - di cambiare politica, come molti stanno affermando negli ultimi giorni e anche come molti israeliani stanno dicendo. E’ una decisione lungamente attesa. Speriamo possa intervenire nei prossimi giorni.
D. - Questo potrebbe risolvere la situazione o almeno parte della situazione degli abitanti?
R. - La situazione può essere risolta solo se il blocco soprattutto terrestre è levato in modo sostanziale. Posso parlare della mia agenzia, l’Unrwa, che ha il programma molto ambizioso di ricostruzione di case, scuole, centri sanitari, costruzioni e ricostruzione di cui Gaza ha un bisogno estremo. Per condurre un'operazione di questo tipo abbiamo bisogno di un sistema di importazione di merci e, soprattutto, di materiale di costruzione che sia molto vasto, molto prevedibile e molto a lungo termine per poter cominciare a ricostruire - ad esempio - le 100 scuole che pensiamo debbano essere ricostruite o costruite a Gaza. Abbiamo quindi bisogno di trasportare migliaia e migliaia di tonnellate di cemento: se non c’è un sistema che ci garantisca questa possibilità, anche se abbiamo il via libera alla ricostruzione, non possiamo metterla in atto.
D. - Il materiale da ricostruzione è visto da Israele come un materiale potenzialmente pericoloso. C’è una lista sui prodotti che possono entrare a Gaza?
R. - Sì, certo. Noi capiamo perfettamente le preoccupazione di ordine di sicurezza di Israele, ma bisogna anche che Israele capisca che una Striscia di Gaza abbandonata, marginalizzata ed isolata è più pericolosa per la sua sicurezza che lasciar passare tonnellate di cemento che vengono gestite da organizzazione come la nostra, che sanno come gestirle e che hanno sistemi di controllo comprovati anche dallo Stato di Israele. Ci vuole una lista, in realtà, delle cose proibite e non delle cose permesse. Adesso abbiamo la lista dei prodotti permessi, che è una lista cortissima di 116 prodotti e che varia continuamente, ma è e rimane sempre molto ristretta. Quello che abbiamo detto agli israeliani: “Identificate le cose che assolutamente non volete che siano portate, così tutto il resto può essere portato!”.
Israele
Un soldato israeliano sarà incriminato dalla magistratura militare ebraica per l’uccisione di due donne palestinesi durante l’operazione ‘Piombo Fuso’ condotta a Gaza contro Hamas un anno e mezzo fa. Lo ha reso noto la radio militare, precisanco che le indagini sul caso - denunciato anche nel 'Rapporto Goldstone', redatto su incarico delle Nazioni Unite - sono iniziate già alla conclusione delle ostilità, su iniziativa dei vertici militari israeliani.
Iran
L’Iran lancia una nuova sfida alla comunità internazionale dopo l’approvazione delle sanzioni da parte del Consiglio di Sicurezza dell’Onu. Questa mattina Teheran ha annunciato la costruzione di un nuovo reattore e il proseguimento del contestato programma nucleare per l’arricchimento dell’uranio. Il servizio di Stefano Leszczynski:
L’Iran costruirà un secondo reattore per la ricerca medica, oltre a quello già in funzione. Lo ha rivelato il responsabile dell'Organizzazione per l'energia nucleare iraniana, dopo il sostegno dimostrato dal Parlamento al programma nucleare del presidente Ahmadinejad. Nonostante il rafforzamento delle sanzioni internazionali, dunque, il regime degli ayatollah ha deciso che continuerà ad arricchire in proprio l’uranio utilizzato come combustibile nucleare. Un'attività che le grandi potenze temono possa essere finalizzata alla produzione di armi di distruzione di massa. Intanto il presidente Ahmadinejad parlando da Shahrekord, nella regione centrale del Paese, ha dichiarato di essere pronto a riprendere il negoziato sul nucleare, ma a determinate condizioni che saranno "presto" annunciate. Il presidente iraniano non ha infine rinunciato a lanciare l’usuale sequela di minacce agli Usa e ad Israele.
Kirghizistan
Ci spostiamo in Kirghizistan. Si è attivata la macchina degli aiuti internazionali in favore delle migliaia di profughi in fuga per le violenze dei giorni scorsi che, secondo l’ultimo bilancio, ha provocato 179 vittime. Il primo cargo umanitario è atterrato oggi nell’aeroporto di Andijan, nel vicino Uzbekistan. Numerosi camion stanno già organizzando la distribuzione, mentre in giornata sono attesi altri aerei dell'Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati.
Gran Bretagna
Pubblicato in Gran Bretagna il cosiddetto rapporto Bloody Sundey che accusa l’esercito di Londra di aver innescato le violenze in Irlanda del nord che 38 anni fa diedero il via ad una lunga stagione di sangue. Il servizio è di Sagida Syed:
I 14 repubblicani irlandesi che domenica 30 gennaio 1972 furono uccisi dai parà britannici erano tutti innocenti. Le vittime del Bloody Sunday, così come fu chiamato dai giornali dell’epoca, e che stavano marciando nella cittadina nord irlandese di Londonderry, per protestare contro la mancanza del rispetto dei diritti civili da parte delle autorità, furono attaccati dall’esercito in modo ingiustificato. Fu un errore, ha detto il premier David Cameron alla Camera dei Comuni, presentando il rapporto Saville, pubblicato ieri dopo 12 anni di lavoro e 195 milioni di sterline. L’inchiesta accusa i militari di avere aperto il fuoco per primi e di avere ucciso dei civili, dando inizio al conflitto tra repubblicani ed unionisti, che solo negli anni ’90 ha ceduto il passo ai colloqui di pace. Il coraggioso mea culpa del premier britannico, accolto con entusiasmo dagli amici e dai parenti delle vittime, non cancella una delle pagine più sanguinose della storia dell’Irlanda del Nord, ma inchioda le forze armate alle proprie responsabilità. Toccherà ora alla giustizia irlandese decidere chi incriminare.
Sciopero Grecia
Nuova giornata di sciopero in Grecia indetta da tutti i sindacati contro la riforma delle pensioni che il governo sta negoziando con una missione del Fondo Monetario Internazionale e dell’Unione Europea prima di presentarla in Parlamento. Questa sera manifestazione ad Atene, in vista del quinto sciopero generale che si terrà all’indomani dell’annuncio della misura. L’esecutivo ha annunciato nuove proposte per risolvere la crisi. I sindacati, però, denunciano misure che gravano soprattutto sui ceti meno abbienti.
Francia Pensioni
Riforma delle pensioni in primo piano anche in Francia. Nel Paese si attende la reazione dei sindacati al progetto di riforma presentato oggi dal governo che prevede l’aumento dell’età pensionabile di due anni. Si tratta di portare la soglia minima dai 60 ai 62 anni entro il 2013 con l’obiettivo di ridurre il deficit di 0,5 punti.
Spagna
Sciopero generale, in Spagna, il prossimo 29 settembre in segno di protesta contro la riforma del mercato del lavoro e contro le misure anti-deficit approvate nelle scorse settimane. Intanto l’Unione Europea ha smentito le voci, riportate dalla stampa, su un possibile piano di liquidità per Madrid da 200-250 miliardi di euro con il sostegno del Fondo Monetario Internazionale.
Italia Berlusconi
Sul versante economico italiano il premier Berlusconi ha invitato all’ottimismo precisando che il Paese è nella direzione giusta e che ha iniziato l’anno meglio di Francia e Germania. Bisognerebbe dimezzare la gente che vive di politica, non solo in Parlamento – ha detto intervenendo all’assemblea annuale della confesercenti – ma anche nelle province e nei comuni. Parlando poi delle intercettazioni, Berlusconi ha affermato che riguardano troppe persone e che per questo nel Paese “non c’è vera democrazia e non c’è tutela della libertà di parola”.
Italia Spatuzza
In Italia il pentito Gaspare Spatuzza ha fatto sapere che ha intenzione di proseguire la sua collaborazione con le autorità nonostante il Ministero dell’Interno abbia negato la concessione del programma di protezione in suo favore. La decisione continua a provocare polemiche. Il procuratore di Caltanissetta, Lari, – promotore della misura - si è detto disorientato. Il Viminale ha spiegato di ritenere non attendibili le dichiarazioni del collaboratore di giustizia. Secondo il magistrato, invece, proprio le sue dichiarazioni hanno consentito di riscrivere la verità sulla strage costata la vita al giudice Borsellino. Lari ritiene infine che sulla decisione abbia pesato la testimonianza resa da Spatuzza al processo contro il senatore dell’Utri. Partito Democratico e Italia dei Valori parlano di scelta politica.
Francia Maltempo
Eccezionale ondata di maltempo nel sud-est della Francia. Almeno 15 persone sono morte per le inondazioni provocate dalle intense piogge. Le città maggiormente colpite sono Marsiglia e Tolosa. Undici i dipartimenti in stato di allerta. Nella zona, tradizionalmente assolata, si va verso il record di pioggia negli ultimi 30 anni.
Sisma Papua Nuova Guinea
Terremoto di magnitudo 7,1 stamattina in alcune isole al largo della provincia indonesiana di Papua Nuova Guinea. Il sisma ha provocato la morte di almeno due persone e il crollo di diverse abitazioni. Le autorità locali hanno diramato un allerta tsunami. La scossa è stata localizzata ad una decina di chilometri di profondità e ad una distanza di oltre 120 kilometri dalla costa.
Bollettino del Radiogiornale della Radio Vaticana Anno LIV no. 167
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